Anywhere in time and space

di Athilik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inventore e la cabina blu -Parte 1- ***
Capitolo 2: *** L'inventore e la cabina blu -Parte 2- ***
Capitolo 3: *** L'inventore e la cabina blu -Parte 3- ***
Capitolo 4: *** Hello, I'm The (Sixth) Doctor -Parte 1- ***
Capitolo 5: *** Hello, I'm The (Sixth) Doctor -Parte 2- ***
Capitolo 6: *** Hello, I'm The (Sixth) Doctor -Parte 3- ***
Capitolo 7: *** La luna del pianeta Eylo -Parte 1- ***
Capitolo 8: *** La luna del pianeta Eylo -Parte 2- ***
Capitolo 9: *** Il cinque è il mio numero fortunato -Parte1- ***
Capitolo 10: *** Il cinque è il mio numero fortunato -Parte 2- ***
Capitolo 11: *** Il cinque è il mio numero fortunato -Parte 3- ***



Capitolo 1
*** L'inventore e la cabina blu -Parte 1- ***


27-04-2005

Pagina 1

Ciao, mi chiamo Julie Jenkins (per gli amici JJ) e vivo a Londra. Ho quindici anni, gli occhi scuri, i capelli lunghi e castani, mi piacciono molto i cavalli e i delfini, ma cosa più importante, ho deciso di nominare questo diario: "Il diario delle cose belle". Non voglio che questo sia un diario di viaggio, cioè sì, voglio che sia un diario di viaggio... Ma solo delle cose belle. Perché poi saranno queste le esperienze che voglio ricordare, solo quelle che lasciano dentro un emozione forte e positiva.

13-09-2010

Pagina 72

Oggi ho incontrato un tipo buffo, anzi, penso sia l'uomo più strano che io abbia mai visto. Strano in senso buono ovviamente, ma tutto di lui è particolare, a partire dal suo nome: si fa chiamare semplicemente "il Dottore" e alla domanda che gli ho fatto-

Il Dottore chiuse velocemente il diario color verde acqua quando sentì il cigolio familiare che faceva la porta del Tardis mentre si apriva.

"Sono tornata!" sorrise Julie entrando nella nave spazio-temporale "Lo sai, avevi proprio ragione, queste ciambelle sono la fine del mondo!"

"E pensare che tra i due sei tu quella che vive in questo pianeta! Com'è possibile che tu non abbia mai provato le ciambelle del signor Thomas? Quando dico che è la migliore colazione del pianeta terra, non esagero mica!"

"Non sapevo nemmeno che esistes- ehi, quello è il mio diario?"

"Oh, si!" il Dottore si finse sorpreso "Non è mica un diario segreto? Dovresti stare più attenta a dove metti le tue cose, l'ho trovato sul pavimento. Va a finire che poi non resta più un diario segreto, se è così facile da trovare."

La ragazza rise.

"Non è un diario segreto! È solo un diario delle cose belle."

"Oh, quindi posso leggerlo?"

"Assolutamente no!" Julie strinse gli occhi con aria accusatoria "O lo hai già letto, per caso?"

Il Dottore fece finta di offendersi
"Certo che no! Sono cose tue private, non potrei mai!"

"Si, certo!" rise ancora la ragazza strappando via il diario dalle mani dell'amico e dirigendosi nella stanza in cui teneva tutte le sue cose "Non ho dubbi a riguardo."

"Guarda che sono serio, eh! Mai stato più serio!" le urlò dietro lui. 
Beh, a sua discolpa, il diario era stato davvero lasciato in giro. Il Dottore lo aveva trovato sopra ad una sedia e aveva pensato di darci una breve occhiata, tutto qui. Non era di certo un crimine quello, no?

"Comunque!" la voce allegra di Julie interruppe i pensieri dell'uomo "Dove siamo diretti ora?" chiese sistemandosi la grande felpa color girasole sopra ai leggins neri.

Il Dottore sorrise.

"Non lo so! Dove vuoi andare? Passato... presente... no quello è noioso, futuro... Ovunque tu voglia!"

"Che ne dici di andare nel pianeta più bizzarro che conosci?"

"Come scusa?"

"Ma si! Il pianeta più strano che tu abbia mai visto, che ne so, magari con il cielo giallo, la terra blu, le nuvole verdi..."

"Non esiste un pianeta del genere..." il Dottore ci pensò su un attimo "...ma conosco un pianeta abbastanza assurdo da piacerti, vedrai!"

Gli occhi della ragazza si illuminarono di gioia.

"Che stiamo aspettando allora? Com'è che dici sempre? Alon... Alis.. Al.."

"Allons-y!" esclamò contento lui mentre iniziava a correre intorno a tutta la console della macchina del tempo per tirare leve e premere pulsanti colorati. 
Il Tardis iniziò subito a fare il suo familiare rumore metallico e il sorriso sul viso di Julie si allargò ancora di più.

Non poteva essere più felice. Non viaggiava da molto con il Dottore, ma anche se in poco tempo, la ragazza aveva già visto tantissime cose che l'avevano affascinata un sacco. Nuovi pianeti, stelle, nuove specie con cui aveva stretto amicizia. Si beh, non con tutte aveva stretto amicizia. Specie come i Dalek avevano cercato di ucciderla. Lei e il Dottore viaggiavano in giro per l'universo, e spesso capitava che si imbattessero in qualcuno che era alla disperata ricerca di un aiuto. E quando qualcuno aveva bisogno di aiuto, quasi sempre venivano trascinati in un'avventura piena di azione ed emozioni, ed anche estremamente pericolosa. Come quella volta in cui si imbatterono nei Dalek in una cittadina che sembrava tranquilla ed innocente. O quando i Cybermen li attaccarono perché volevano distruggerli mentre erano su un pianeta ad aiutare un vecchio amico del Dottore. Tutti nemici di lunga data, aveva detto lui. Ma insieme, loro due erano sempre riusciti ad uscirne interi e, cosa più importante, vivi. Lo sapeva, lo sapeva bene, ma per quanto la cosa fosse pericolosa, Julie non riusciva a farne a meno. Non poteva fare a meno di seguire quest'uomo nelle sue più folli avventure, anche se di lui conosceva ben poco, anzi, quasi nulla. Forse un giorno sarebbe riuscita a cavargli qualcosa di bocca, chissà. Ma già al tempo in cui si erano conosciuti, la situazione era stata bizzarra. Lui si era presentato come "il Dottore" e alla domanda di Julie per avere più spiegazioni, quando lei le aveva chiesto "Si ma... Dottore chi?" lui le aveva risposto semplicemente "Solo: il Dottore." e Julie non aveva più fatto domande, le andava bene così. Per una concatenazione assurda di eventi che a lei sembravano ancora impossibili, era finita dentro questa incredibile nave spaziale capace di volare ovunque nel tempo e nello spazio: il Tardis. O "Tempo E Relativa Dimensione Nello Spazio" aveva spiegato tutto fiero lui. Fuori, una semplice cabina telefonica blu della polizia. Dentro, la nave spaziale più vasta, tecnologica e bella che avesse mai potuto immaginare. 
"

Ma è più grande all'interno!" aveva esclamato lei, sorpresa. Una nave così immensa, e dentro solo quel bizzarro, giovane uomo... Beh, giovane, diceva di avere più di novecento anni, ma Julie non gliene dava più di trentacinque. 
In poco tempo si era trovata a provare una profonda stima ed un profondo affetto per quello strano e divertente tipo e la sua cabina, sviluppando con loro una nuova amicizia, e ora Julie non riusciva più a farne a meno. Avrebbe seguito il Dottore ovunque, se glielo avesse chiesto. Avrebbe viaggiato nel Tardis per sempre, se avesse potuto scegliere lei.

All'improvviso, una forte scossa fece perdere loro l'equilibrio. Le luci della nave spaziale iniziarono a lampeggiare furiosamente e un allarme scattò da qualche parte nella console principale.

"Che cosa sta succedendo?" chiese la ragazza aggrappandosi alla prima cosa solida che trovò vicino a lei.

"Non ne ho idea!" rispose il Dottore guardando lo schermo e continuando a premere vari pulsanti "È come se qualcosa ci avesse afferrato, ma non rilevo nulla intorno a noi!"

Un'altra scossa, più forte questa volta, li fece cadere sul pavimento violentemente.

"Tieniti stretta alla cosa più vicina che trovi, Julie!" ordinò il Dottore "Sembra che balleremo ancora per un po'!"

"Ricevuto!" annuì lei mentre si aggrappava forte alla ringhiera delle scale vicino all'entrata della cabina blu. Vide il Dottore rialzarsi di nuovo e iniziare ancora una volta a lottare contro la console.

Un meccanismo esplose vicino a loro.

"Non riesco a capire cosa sta succedendo!" gridò lui "Sembra quasi che qualcosa ci stia attirando, come un raggio magnetico. Il Tardis sembra impazzito completamente. Sto provando a uscire dalla linea di attrazione, ma non sembra funzionare!"

Una terza scossa lì colpì, facendo cadere di nuovo il Dottore a terra. Julie strinse di più la presa sulla ringhiera.

E poi tutto si fermò, e il silenzio più totale li circondò. Julie sbattè gli occhi un paio di volte, come se dovesse mettere a fuoco qualcosa e poi la sua mente provò ad elaborare cosa era appena successo.

"Dottore!" lo chiamò "Dottore, stai bene?"

"Si si, non preoccuparti per me, sono tutto intero." rispose lui massaggiandosi la testa "Tu invece? Niente di rotto?"

"Sto bene, sono solo un po' scossa."

"Si beh, ti sfido a non esserlo, al momento." disse il Dottore mentre si alzava da terra "Vediamo un po' che cosa è successo."

Si diresse alla console ancora una volta, esaminando il piccolo schermo.

"Sembra che sia tutto al suo posto, il Tardis non ha rilevato malfunzionamenti o guasti. Ma... A quanto pare siamo finiti in Italia." spiegò "Nell'anno 2018. Il 17 febbraio del 2018, per la precisione, e... oh! Sono le tre di notte."

"2018?" chiese Julie alzandosi "Ma è fra otto anni, come mai siamo finiti otto anni nel futuro?"

"Non ne ho idea. Qui dice che siamo a Firenze, davanti ad una delle gallerie d'arte più famose del mondo: gli Uffizi."

Julie alzò le sopracciglia sorpresa. Aveva sempre sognato di poter visitare tutti i musei più famosi al mondo. Amava l'arte, in tutte le sue forme e quella italiana non ne era di certo esclusa. C'erano un sacco di artisti italiani da cui era rimasta affascinata e che si era divertita a studiare durante la scuola.

"Lo conosco questo posto" disse "dentro ci sono un sacco di opere che appartengono al periodo storico e artistico chiamato Rinascimento. Anni che vanno dal 1400 al 1600, se non sbaglio."

"Esattamente." confermò il Dottore "Per la tua gioia ci sono un paio di opere anche di Leonardo da Vinci. Non mi avevi detto che lui ti piaceva molto? Ricordami perché non te l'ho mai fatto conoscere..."

"Perché non te l'ho mai detto, Dottore. Ma l'ho scritto nel mio diario." la ragazza ridacchiò "Questo significa che lo hai letto, quindi!"

L'uomo sbarrò gli occhi. 
"Cosa- no! Sono piuttosto sicuro che me lo abbia detto tu in persona!"

Julie incrociò le braccia al petto con aria accusatoria.

"Ma perché non andiamo a dare un occhiata fuori?" chiese frettolosamente il Dottore dirigendosi verso le porte della cabina blu. La ragazza sorrise di nuovo e lo seguì, ma appena fuori quasi sbattè contro la schiena dell'amico, che si era fermato di colpo.

"Mi correggo." disse lui "Non siamo davanti agli Uffizi, siamo dentro gli Uffizi."

"Ma che..."

Julie rimase a bocca aperta. Davanti a lei si trovava un lungo corridoio illuminato debolmente da luci attaccate alle pareti. Ai lati del corridoio si trovavano statue antiche di teste o figure divine e mitologiche risalenti tutte al periodo romano. Alzando la testa, rimase incantata dalla incredibile decorazione che si estendeva per tutto il soffitto del corridoio.

"Beh, Julie" disse allegro il Dottore "Benvenuta agli Uffizi! Ora cerchiamo di capire che cosa ci ha portati qui e come mai."

E con quelle parole, l'uomo s'incammino per il lungo corridoio.

"Aspetta!" la ragazza gli corse dietro "Dottore, aspetta! E cosa succede se ci vedono? Ci saranno delle telecamere! Guardie notturne... Allarmi... Non possiamo girare come se nulla fosse!"

"Una cabina si è appena materializzata in uno dei più importanti musei d'Italia e non lo senti? "

"Cosa? Non sento niente..."

"Esatto! Nulla di nulla! Nessun allarme né uomini della sicurezza. Il che è un bene per noi... Ma allo stesso tempo un male. È palese che qualcuno ci voglia qui, quindi occhi aperti e andiamo avanti, cerchiamo di capire che cosa succede. E nel mentre, perché non vai a dare un'occhiata alla parte dedicata a Leonardo? Dai un'occhiata e poi torni da me, in fondo mica capita tutti i giorni di trovarsi qui, no?"

"Ma io... "

Il Dottore fece l'occhiolino.

"Non gli dispiacerà ricevere una visita da parte di una sua fan, vedrai."

Julie annuì e cominciò a correre per il lungo corridoio.

"Ma massima attenzione, okay?" urlò l'uomo. Poi estrasse il suo inseparabile cacciavite sonico color argento e dalla punta blu. 
"Bene" affermò "Si comincia, a quanto pare."

Julie non fece fatica a trovare la stanza che stava cercando. La scritta a caratteri cubitali che diceva "Leonardo da Vinci" si trovava sopra l'entrata. La ragazza non perse tempo ed entrò nella zona a lui dedicata. Si trovò davanti a soli tre quadri, ma tutti e tre di una straordinaria bellezza. Uno in particolare la attirò. Si trattava di un quadro piuttosto grande, sviluppato in larghezza più che in altezza e che rappresentava una scena biblica: L'angelo Gabriele, con le mani giunte in preghiera, annuncia a Maria la futura nascita di Gesù. Julie conosceva quel quadro, era stato fatto da Leonardo quando aveva poco più di soli vent'anni. Rimase per lunghi momenti a guardare il dipinto, affascinata, ma poi si ricordò delle parole del Dottore: avevano un mistero tra le mani e non poteva certo permettersi di perdere altro tempo!

"Beh, una foto non ti farà di certo male no?" sussurrò la ragazza.

Rapidamente, tirò fuori il suo telefono dalla tasca e scattò una foto al dipinto, poi controllò lo schermo per vedere se la fotografia era venuta bene. Sorrise soddisfatta: si era venuta decisamente bene.
Quando alzò lo sguardo però, le si fermò il cuore: il dipinto era cambiato. L'angelo, che prima guardava direttamente la figura di Maria, ora stava guardando verso di lei. 
Spaventata fece un passo indietro. Provò a chiamare il Dottore, ma nessun suono riusciva ad uscire dalla sua bocca. 
Controllò di nuovo la foto che aveva scattato pochi secondi prima: il quadro ritratto era esattamente il quadro famoso che tutti conoscevano. Julie alzò di nuovo lo sguardo, il quadro era cambiato di nuovo, ora l'angelo stava puntando il dito verso il cielo del dipinto. 
Le gambe di Julie quasi cedettero dalla paura, ma trovò la forza di avvicinarsi per vedere che cosa stava indicando l'angelo.

E poi lo vide.

Il suo respiro si fermò.

Ritratto nel cielo del dipinto, Julie lo vide, vide cosa stava indicando l'angelo. Piccolo, ma era lì.

Ed era il Tardis.

"Dottore..." gracchiò, ma uscì più debole di quanto credesse.

Fece un'altra foto al dipinto.

"Dottore!" urlò questa volta.

Nessuna risposta.

"Devo tornare da lui, devo trovarlo!"

La ragazza corse fuori dalla stanza, cercando di capire da che parte era arrivata.

"Verso destra sì, ne sono piuttosto sicura." pensò.

Ma poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Alla sua sinistra, in fondo al lungo corridoio si trovava una statua che era piuttosto certa di non aver visto all'andata. Era una angelo di pietra, con la testa china e che si copriva il viso con le mani, come se stesse piangendo. 
Era molto bello e per alcuni istanti la ragazzo lo fissò affascinata, ma poi, scosse la testa.

"Dai Julie, resta concentrata. Devi trovare il Dottore, adesso!"

La ragazza si diresse verso destra, quando un rumore alla sua sinistra attirò di nuovo la sua attenzione.

Con orrore, si rese conto che la posizione dell'angelo era cambiata: ora aveva la testa alta e sorrideva, le braccia si trovavano lungo i fianchi e i palmi delle mani erano rivolti verso l'alto.

"Ma che cosa..."

Julie continuò a fissare la statua sconvolta, non riusciva a muoversi, si sentiva le gambe completamente congelate.

E poi si rese conto che l'angelo si era avvicinato a lei.

"Che cosa sei tu?!" urlò alla statua.

Nessuno rispose.

Stava per girarsi ed iniziare a correre quando due mani la afferrarono per le spalle e la mantennero in quella posizione. Julie sussultò dalla paura, ma si rilassò immediatamente quando capì chi si trovava alle sue spalle.

"Continua a fissarlo!" ordinò la voce familiare del Dottore "Non distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo, si possono muovere solo se non visti!"

"Che cos'è quello?" chiese lei spaventata.

"Un angelo piangente." spiegò il Dottore iniziando ad indietreggiare e tirando Julie con sé "Una delle creature più pericolose dell'universo."

"E come..."

"Continua a fissarlo! Non devi nemmeno sbattere le palpebre, o riuscirà a muoversi!"

"Ma è impossibile non sbattere le palpebre!"

"Tu fallo e basta! Mi chiedo che cosa ci faccia qui..."

"La sala di Leonardo..." iniziò a dire Julie "Uno dei dipinti è strano, Dottore!"

"Che vuoi dire?"

"Ho visto il Tardis dipinto nel quadro dell'Annunciazione."

Il Dottore si fermò.

"Perché ci siamo fermati?"

"Devo andare a vedere."

"Che? No! Non puoi lasciarmi qui da sola!"

"Ce la farai. " Julie sentì la presa lasciare le sue spalle "Continua ad indietreggiare e continua a fissare l'angelo. Presto ti troverai al Tardis. Appena ci arrivi, entra dentro e chiudi le porte."

"Ma le porte del Tardis non si aprono se non ci sei tu!"

"Si apriranno, non ti preoccupare."

"Oh andiamo! Non hai mica detto che è una delle creature più pericolose dell'univers- si sta avvicinando!"

"Ti ho detto di non sbattere le palpebre!"

"Ci sto provando!"

"Continua a camminare, ti raggiungerò presto, lo prometto. E mi raccomando, non sbattere le palpebre. Sbatti le palpebre e sei morta. Buona fortuna."

E con quelle parole, Julie sentì il Dottore che camminava e con la coda dell'occhio lo vide dirigersi verso la stanza da cui era appena uscita lei. Tutti e due continuavano a tenere lo sguardo fisso sulla statua, fino a che il Dottore non sparì dentro la sala dedicata al celebre pittore.

" Ottimo." sbuffò la ragazza seccata "Morirò qui, oggi. Mi vuole decisamente morta."

Julie continuò a camminare all'indietro, sperando di sentire prima o poi il tocco sicuro della cabina blu. E se ce fossero stati altri? E se le fossero arrivati alle spalle? Come aveva potuto il Dottore lasciarla da sola in questo modo, in quella situazione?! Gliene avrebbe dette tante se fosse riuscita ad uscirne viva, questo era poco, ma sicuro.

Le sembrò di camminare per ore, teneva lo sguardo fisso il più possibile, ma non sbattere mai gli occhi non era una cosa tanto semplice da fare e sentiva l'angelo avvicinarsi a lei sempre di più, lo vedeva arrivare. La faccia della statua si deformava mano a mano che si faceva più vicina, rivelando denti aguzzi e pericolosi. Le braccia si allungavano verso di lei sempre di più ad ogni passo, le mani si stavano trasformando a poco a poco in pericolosi artigli.

Dopo quella che sembrò un'eternità, Julie colpì qualcosa di solido con la schiena. 
Tirò un sospiro di sollievo e si girò per vedere ciò che sperava di vedere: il colore blu. Ma subito si rese conto del suo errore e quando si girò di nuovo, si trovo faccia a faccia con l'angelo. 
Julie aprì la bocca per urlare, ma ancora una volta, non uscì alcun suono. 
La statua si trovava a meno di un metro da lei, un ghigno mostruoso sulla sua faccia. Per alcuni lunghi secondi gli occhi di Julie si persero nello sguardo assente, ma pesante dell'angelo, non riusciva a staccare gli occhi da quelli della statua.

"Ti prego apriti, ti prego apriti, ti prego apriti!" piagnucolò la ragazza riprendendosi "Ti prego, fammi entrare, non lasciarmi qui da sola anche tu!"

La porticina dietro di lei si aprì e Julie cadde di schiena dentro la macchina spazio temporale. Veloce come non mai, come si era aperta, la porta si chiuse, lasciando l'angelo fuori.

"Il Dottore!" esclamò la ragazza "Dobbiamo andarlo a prendere non potrà di certo entrare con quel coso davanti alla porta!"

Si diresse alla console e guardò la miriade di tasti e leve.

"Cosa dovrei fare ora?!" si chiese, presa dall'ansia più totale.

Si scoprì che non doveva fare nulla. Da solo, il Tardis iniziò a fare il suo famosissimo rumore e pochi istanti dopo, il Dottore si materializzò dentro la cabina.

"Oh, questo è curioso, davvero, davvero curioso!" esclamò in tono grave. Aveva addosso i suoi occhiali da vista con la montatura nera e sembrava perso nei suoi pensieri, tanto da non prestare attenzione a Julie ancora sconvolta da quello che le era appena successo.

"Tutti questi eventi sono uno più curioso dell'altro!" continuò a dire il Dottore dirigendosi verso la console del Tardis e cominciando ad armeggiarci come faceva sempre.

Julie si schiarì la voce.

"Ehm.. Dottore?"

"Si?" l'uomo alzò lo sguardo e sorrise divertito "Oh ciao Julie! Come stai? Vedo che sei riuscita a raggiungere il Tardis senza problemi!"

"Senza problemi? Senza problemi?!" esplose lei "Dottore credevo di morire! Mi hai lasciato da sola con quel... Quel..."

"Angelo piangente."

"Si, ecco! Angelo piangente! Credevo che sarei-"

"Si, si, si, hai ragione." la interruppe lui "Hai ragione, scusa, mi dispiace, ma ora non c'è tempo, dobbiamo andare."

"Per... Perché? Andare dove? Cosa dobbiamo fare?"

Il Dottore le mise di nuovo le mani sulle spalle e sorrise di nuovo giocosamente.

"Bisogna tornare indietro nel tempo. C'è qualcuno con cui dobbiamo assolutamente parlare."

"E chi?"

"Ma come? Non è ovvio?"

"Ehm... No?"

"Leonardo da Vinci!"

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Capitolo 2
*** L'inventore e la cabina blu -Parte 2- ***


"Leonardo Da Vinci?"

"Si! Leonardo Da Vinci!"

"Quel Leonardo Da Vinci?"

"L'unico e il solo!"

"Oh. Sarà strano."

"Devo capire che cosa sta succedendo." riflettè a voce alta il Dottore mentre si toglieva gli occhiali e li metteva in una tasca della sua giacca blu "Che collegamento possono avere gli angeli piangenti, uno straordinario pittore ed inventore rinascimentale e la qualsiasi cosa sia che ci ha afferrato e portati qui?"

Julie stava per aprire la bocca, ma il Dottore la bloccò.

"No, non dirlo. Non parlare, se non so io la risposta, come potresti saperla tu?"

"Grazie eh!" rispose lei seccata.

La ragazza guardò il suo amico correre intorno alla console esagonale, premere tasti e leve in continuazione e poi sentì il Tardis che iniziava a fare il suo solito rumore metallico, mentre le luci intorno a loro lampeggiavano ovunque.

"Eccoci qui!" disse il signore del tempo dopo pochi secondi "Firenze, anno 1474. Ora non ci resta che andare là fuori."

"Come troveremo Leonardo?" chiese Julie.

"Oh, sarà facile vedrai, so esattamente dove andare." rispose lui avviandosi verso le porte della cabina seguito a ruota dalla ragazza "Ma prima!" s'interruppe girandosi talmente di colpo che Julie quasi andò di nuovo a sbattergli addosso "Non puoi uscire vestita così."

"Come hai detto, scusa?"

"Oh dai Julie, lo sai come funziona! Bisogna mimetizzarsi! Forza, vai a cercare qualcosa nell'armadio del Tardis, io ti aspetterò fuori."

"Tu non ti cambi? Non puoi di certo uscire in giacca e cravatta!"

"Certo che posso!"

"E la storia della mimetizzazione?"

"Per me non vale perchè- senti, mio il Tardis, mie le regole, okay?"

Julie ridacchiò divertita.

"Sù sù, muoviti! Vai a cambiarti!"

"Come vuoi tu, Dottore!"

Il signore del tempo uscì dalla nave spazio-temporale per aspettare che la sua compagna di viaggio si cambiasse. Rimase lì, a guardarsi attorno mentre si perdeva nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni, tentando di capire in che situazione si erano cacciati questa volta. Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a collegare i vari punti tra loro. Oh beh, evidentemente era ancora troppo presto per giungere alle conclusioni. Avrebbero dovuto indagare ancora, a partire da uno dei dipinti più famosi del celebre pittore.

"Ecco fatto!" dopo una decina di minuti la voce di Julie s'intromise nei suo pensieri "Così può andare?"

Il dottore la guardò, la ragazza indossava un lungo vestito verde smeraldo decorato al centro con fiori colorati ricamati e del pizzo bianco, mentre i bordi del capo erano colorati di un colore verde molto più chiaro.

Il Dottore sorrise ampiamente.

"Direi che è perfetto!"

"No, non lo è." ribatté seccata lei "Odio i vestiti lunghi, non riesci mai a muoverti bene perché s'impigliano dappertutto. Ma davvero andava di moda sta roba?"

"Guarda in giro e giudica tu stessa."

La ragazza fece come le era stato detto. In effetti, era proprio così.

"Oh, e va bene!" si arrese lei "Dai andiamo, abbiamo già perso troppo tempo."

"Su questo concordo." disse il Dottore "Bene. Siamo a Firenze, in primavera, alle nove esatte del mattino. Direi che possiamo incamminarci."

I due lasciarono la vietta mezza buia in cui il Tardis era stato parcheggiato ed iniziarono a girare per le strade della Firenze rinascimentale.

"Sai, sono già stato in questo periodo storico" iniziò a dire il Dottore "Ma mai a Firenze, solo a Roma."

"E come mai?" chiese Julie.

"Ho aiutato Michelangelo a dipingere la cappella sistina."

La ragazza sbarrò gli occhi.

"Hai fatto cosa?"

"Non crederai davvero che quell'uomo abbia progettato tutto il giudizio universale da solo, vero? Gli serviva una mano!" poi il signore del tempo fece una pausa e sorrise "Anche se, a dire il vero, dopo decise di dipingerlo tutto da solo. Tipo particolare Michelangelo, scorbutico, ma di buon cuore. Alla fine siamo diventati amici." 
Julie continuava ad ascoltare con occhi sgranati e passati un paio di secondi di silenzio, parlò.

"Scusa se mi ripeto ma... Come troveremo Leonardo? Che cosa stiamo cercando esattamente?" chiese.

"Una bottega." spiegò il Dottore "In questi anni Leonardo è ancora molto giovane, dovrebbe avere più o meno la tua età. A quel tempo lavorava e studiava in bottega da un altro pittore che gli fece da maestro."

"Capisco." Julie fece una pausa e sospirò debolmente "Ehm... Posso chiederti un altra cosa?" chiese poi.

"Beh, fare domande è una delle cose che ti riesce meglio, visto che non stai mai zitta..."

"Ehi!"

"... quindi chiedi pure."

"Che cosa sono esattamente gli angeli piangenti? Perché ci hanno attaccato? Li hai già combattuti prima?"

Il Dottore la guardò alzando le sopracciglia.

"Quella non era una domanda, erano tre."

Julie arrossì dall'imbarazzo e questo fece ridere il signore del tempo. Poi però, si fece improvvisamente serio.

"In ogni, caso, la risposta è sì, li ho già combattuti in passato." disse in tono grave "E quando dico che sono molto pericolosi, dico sul serio. Devi stare molto attenta se mai dovessi imbatterti in loro, Julie. Capisci perché ti ripeto sempre che non ti devi mai allontanare da me, quando viaggiamo? "

"Sì, ma allora perché alla galleria degli Uffizi mi hai lasciata sola?"

"La situazione era diversa. Dovevo assolutamente controllare di persona quel dipinto, e poi sapevo che non ti sarebbe accaduto nulla. Il Tardis era vicino e tu non sei di certo un stupida, sapevo che saresti riuscita a raggiungerlo." il Dottore si mise le mani nelle tasche dei pantaloni "Ed io non chiedo mica alla prima persona che capita di viaggiare con me. Sei in gamba Julie, devi solo fidarti delle mie parole."

"Io mi fido di te." disse la ragazza.

"Puoi stare tranquilla, non capiterà mai che io ti lasci ad affrontare da sola una situazione di estremo pericolo." aggiunse il signore del tempo facendole l'occhiolino. Dopo pochi attimi però, il Dottore sembrò notare qualcosa e il suo viso s'illuminò "Oh, ma guarda un po'! Siamo arrivati!"

Julie guardò nella direzione in cui stava guardando l'amico. Si erano fermati vicino a quella che sembrava una mini villetta tutta rossa. Su di un lato, crescevano edere che si arrampicavano per tutta l'altezza del muro. 
Il Dottore non perse tempo e bussò alla porta. Pochi istanti dopo un'uomo venne ad aprire: doveva avere circa quarant'anni, non era molto alto e aveva degli strani baffi marroni.

"I signori desiderano?" chiese.

"Salve! Io sono il Dottore e questa è Julie." rispose allegramente il signore del tempo mentre la ragazza salutava con la mano.

"Salve, il mio nome è Andrea del Verrocchio, posso esservi utile? Avevate commissionato un dipinto o una statua nella mia bottega?"

"No no, non siamo clienti" rispose subito il Dottore "Stiamo cercando una persona, abbiamo sentito che è allievo in questa bottega. Il suo nome è Leonardo Da Vinci."

"Oh, il giovane Leonardo!" si stupì l'uomo "Sì sì, studia qui da me, ma ahimè, al momento non si trova qui. È andato a ritirare dei colori a mio nome per la bottega nel negozio qua vicino. Siete suoi amici?"

"Sì, esatto." continuò il Dottore "Non abitiamo in questa città, e siccome siamo venuti fin qui a causa di un viaggio molto importante, avevamo pensato di passare almeno a salutarlo."

"Oh, capisco." continuò l'artista "Beh, il ragazzo non è uscito molto tempo fa, quindi potete raggiungerlo tranquillamente."

"Grazie mille." sorrise Julie "Ha detto che è andato in un negozio qua vicino?"

"Si, esattamente." continuò Verrocchio "È verso destra, a sole due strade dalla mia bottega."

"Grazie infinitamente per le informazioni, le auguro una buona giornata!" annuì il Dottore sorridendo.

"Grazie, anche a voi." rispose l'altro uomo chiudendo la porta.

"Wow, incontrerò davvero uno degli artisti più famosi della storia dell'arte?" chiese Julie ancora incredula mentre avevano ripreso a camminare.

"Proprio così!" rispose il Dottore "Potrai chiedergli di persona tutto quello che vuoi!"

Dopo pochi minuti di camminata, i due s'imbatterono in una scena particolare: Due ragazzi sui venticinque o trent'anni stavano spintonando e ridendo di un ragazzo poco più giovane di loro. Julie fissò la scena, mentre il Dottore in un primo momento sembrò non notare nulla e continuò a camminare. 
La ragazza si guardò attorno. Possibile che nessuno vedesse la scena? Perché qualcuno non decideva di intervenire?

"Julie che stai- oh." il Dottore apparve accanto a lei.

"Ho affrontato una nave di Dalek." disse la ragazza "Posso affrontare due bulletti da quattro soldi, no?"

Non aspettò una risposta dell'amico, nel momento in cui vide che uno dei due uomini aveva preso per il bavero il giovane, Julie scattò in avanti.

"Ehi voi!" urlò dirigendosi a passo talmente spedito verso il gruppetto che quasi inciampò nel suo stesso abito "Stupido vestito!" imprecò, poi rivolse di nuovo la sua attenzione ai ragazzi "Giù le mani!"

Tutti e tre si girarono a guardarla.

"Ho detto: toglietegli le mani di dosso!"

I due bulli risero, erano più alti del povero ragazzo maltrattato e di lei, ma a Julie non facevano paura.

"Scusami, ma queste non sono situazioni adatte ad una ragazzina carina coem te." disse quando lei li raggiunse.

"Ragazzina? Come osate, sono benissimo in grado di affrontarvi!" sbuffò "Ma chi vi credete di essere, non si maltrattano le persone in questo modo!"

I due ragazzi non risposero e tornarono a fissare la loro vittima.

"Oi! Parlo con voi, non provateci nemmeno ad ignorarmi!" sbottò Julie lanciandosi sul tipo che teneva ancora il ragazzo più giovane per il bavero e cercando di staccarlo. Ci riuscì, se non per il fatto che ora l'attenzione era passata tutta su di lei.

"Ma che ragazza intraprendente!" ghignò il tipo schioccandosi le nocche.

"Okay, okay, emozionante! Ma ora basta così." s'intromise la voce del Dottore. Pochi secondi dopo il signore del tempo di parò davanti a Julie, fronteggiano i due uomini.

"E tu chi saresti?" chiese uno di loro.

"Qualcuno con cui non vorresti avere a che fare, credimi."

Julie corse dal povero ragazzo vittima degli altri due, che fissava la scena con occhi increduli.

"Stai bene?" chiese.

"Sì... Sì, grazie. Ma voi chi..."

"Dopo, prima pensiamo ad uscire da questa situazione."

"Sei strano." continuò l'uomo "I tuoi vestiti sono strani." poi fece un passo avanti con aria minacciosa "e la tua faccia non mi piace."

Il Dottore non si scompose.

"Sì, a volte la mia faccia non piace neanche a me. Sarà perché mi ci devo ancora abituare e perché sono anni che spero di rigenerarmi con i capelli rossi... " ribatté "Sono piuttosto convinto di averne avute di migliori di facce e oh, santo cielo, mi sono di nuovo messo a parlare troppo." poi prese un respiro "Comunque! Basta distrarmi! Quello che volevo dire è che, signori, penso sia il caso che voi ve ne andiate da qui."

"Tu non mi dici cosa devo fare."

"Come vuoi allora. Resta pure lì, c'è ne andiamo noi."

Il Dottore si girò e s'incamminò facendo segno a Julie e all'altro ragazzo di seguirli.

"Ehi!" urlò ancora l'uomo "Tu! Non ti permetto di prenderti gioco di me, ora ti faccio a pezzi!"

Julie lo vide iniziare a camminare minacciosamente verso il suo amico, con il pugno chiuso e pronto a colpirlo. Ma il Dottore, con agilità, estrasse il cacciavite sonico e lo puntò contro di lui, facendolo bloccare sul posto.

"Lo vedi questo?" chiese con la voce fredda "Questo è un oggetto molto potente che ti ridurrà in cenere se solo provi a fare un altro passo." e con quelle parole, il signore del tempo puntò il cacciavite contro un gancio lì vicino a cui era legato un cavallo e lo attivò. Il gancio esplose con un botto e mille scintille, il cavallo s'impennò nitrendo e poi corse via.

"Erano dieci minuti che continuava a dire che non sopportava più di vivere la sua vita legata a quell'affare." spiegò sotto gli occhi increduli di tutti i presenti "Ora. Spero che questo vi sia stato utile come dimostrazione di quello che posso fare. Non lo ripeterò una terza volta: Andatevene."

"Tu.... Tu... Sei uno stregone!" balbettò l'uomo.

"Oh, sono molto peggio." continuò il Dottore con voce grave "Sono un signore del tempo."

"Ci dispiace!" la voce del secondo uomo si inserì nella conversazione mentre afferrava l'altro ragazzo per le braccia e lo allontanava "Chiedo scusa! Mio fratello ed io non volevamo arrecare danni a nessuno, di nessun tipo."

Il Dottore alzò le sopracciglia in segno di avvertimento e i due uomini scapparono in mezzo alle vie.

"Allora? Come sono andato?" chiese giocosamente sorridendo e facendo roteare il suo prezioso cacciavite sonico in mano, per poi rimetterlo in tasca "Niente male, eh?"

Julie rise divertita.

"Niente male davvero!"

Ma il ragazzo vicino a loro non la pensava allo stesso modo. Continuava a far rimbalzare lo sguardo sconvolto tra le due strane persone che erano venute in suo soccorso.

"Voi... Voi chi siete?" chiese debolmente.

Julie lo guardò. Era un ragazzo giovane, della sua età forse. Abbastanza alto, magro e con i capelli ricci biondissimi.

"Stai bene?" chiese subito dopo "Ti hanno fatto del male?"

Il ragazzo non rispose, e al suo sguardo preoccupato lei si affrettò a dire:

"Non ti devi preoccupare! Quella che hai visto non era magia, erano solo giochi di luce!"

Il ragazzo continuò a guardarla incredulo.

"Giochi di luce?" si offese il Dottore "Giochi di luce? Come osi dire questo del mio amato cacciavite-"

"Dottore!" lo sgridò lei "Vuoi stare zitto, per favore?"

"Ma hai appena dato del 'giochi di luce' al mio cacciavite!"

La ragazza sospirò seccata, poi però il suo sguardo si addolcì e tornò a rivolgersi al giovane che si trovava lì con loro.

"Dico davvero, non devi avere paura di noi. Quella non era magia e noi non siamo qui per farti del male. Ecco, mi presento, io mi chiamo Julie e questo è il Dottore."

"Il... Dottore?"

"Esatto, sono il Dottore! Salve!"

"Dottore.... Chi?"

"Solo il Dottore."

Il ragazzo trattenne il respiro.

"Sembri sorpreso di vedermi." disse il signore del tempo.

"È solo..." iniziò a dire lui "No, ecco. Vi credo. Anzi, grazie per avermi aiutato. Il mio nome è Leonardo, Leonardo Da Vinci."

"Leonardo?" chiese Julie.

"Leonardo!" esclamò subito dopo il Dottore andando a stringergli la mano "È davvero un onore incontrarti, siamo tuoi fans! Ti stavamo giusto cercando!"

"A-Ah sì?" balbettò lui, preso alla sprovvista dall'energia travolgente del signore del tempo "E come mai?"

"Oh, è una storia lunga!" continuò a dire il Dottore "Penso che ne dovremo parlare da qualche parte che non sia qui."

"Lo credo anche io." concordò il ragazzo "Penso sia una storia più lunga del previsto."

"Che vuoi dire?"

"Vi spiegherò tutto. Prima però ho una commissione da fare per il mio maestro. Potete venire come, se volete."

"Sarebbe un vero piacere." sorrise Julie.

Leonardo sorrise debolmente in cambio e iniziò a fare strada, seguito a ruota dagli altri due.

Dopo aver comprato dei colori a tempera i tre tornarono alla bottega dove il giovane studiava e lavorava. Leonardo li condusse in un piccolo studio che faceva anche da camera da letto al giovane, con al centro un tavolo e delle panche di legno. I tre si sedettero e cominciarono a parlare.

"Quindi... Perché mi stavate cercando?" chiese Leonardo incuriosito.

"Noi siamo viaggiatori, veniamo da lontano e durante uno dei nostri viaggi ci è capitata una cosa particolare." iniziò a dire il Dottore.

"Io vengo da Londra!" interruppe Julie con gli occhi che brillavano.

"Londra? È molto distante!" osservò Leonardo "Eppure parlate tutti e due benissimo la nostra lingua!"

"Io sono un insegnate di italiano" si affrettò a dire il Dottore "Julie qui è la mia allieva e avevamo pensato che fare una visita in Italia sarebbe stato un buon esercizio per apprendere bene la lingua. Inoltre lei è un'amante dell'arte italiana."

"Ma... Non avevi detto di essere un dottore?"

"Si beh.... Diciamo che io sono tante cose. Comunque, non è questo il punto." guardò il ragazzo negli occhi "Ti è mai capitato qualcosa di strano ultimamente? Strani incontri, ti sei sentito osservato, insomma, qualcosa di inusuale?"

"Beh, a dire il vero sì." rispose il giovane pittore "Ma dubito fortemente che riuscirete a credermi, se ve lo racconto."

"Dovresti metterci alla prova" affermò Julie "Io e il Dottore saremmo in grado di raccontare storie che nessuno sulla terra sarebbe disposto a credere. Forse la tua storia non è così diversa dalle nostre, alla fin fine."

Questo sembrò convincere il ragazzo, che prese un profondo respiro e cominciò a raccontare.

"Quando mio padre mi mandò qui per studiare mi disse che avrei imparato molto da questo suo amico. Ed è così, in effetti. Il signor Verrocchio è un maestro fantastico. Ma vedete..." Leonardo sospirò "Il mio maestro non è solo un pittore, anzi è principalmente uno scultore. Ed ultimamente l'ho visto osservare delle statue un po' strane."

"Erano forse delle statue di angeli?" chiese frettolosamente il signore del tempo.

"Sì... Come lo sai?"

"Perché è il motivo per cui siamo venuti qui."

"Davvero?"

"Te lo avevo detto, no?" aggiunse Julie "Qualunque cosa sia, a noi puoi dirla. Ti crederemo."

"Quante ne hai viste?" incalzò il Dottore.

"Un paio credo. Forse di più. La cosa strana però, è che ultimamente non riesco molto a dormire. Sogno quelle statue."

Le sopracciglia del Dottore si corrugarono, sempre più interessato al discorso del giovane artista.

"Le sogno ogni volta che chiudo gli occhi. In un primo momento hanno le mani davanti al viso, come se stessero piangendo, ma poi cambiano, diventano mostruose e con posizioni aggressive. Le sogno avvicinarsi a me, sogno i loro volti e poi mi sveglio di colpo."

"Interessante...." riflettè l'uomo.

"Davvero?" Leonardo ridacchiò, ma la sua risata non aveva nulla di divertente dentro "Perché la cosa più interessante deve ancora arrivare allora."

"Ti prego di andare avanti, in questo caso."

"Certo. Vedete, non ho mai detto a nessuno dei miei sogni. Il mio maestro ultimamente mi ha confessato di essere preoccupato per me perché mi vede molto stanco, ma... A lui non ho detto nulla. Non ho detto nulla a nessuno. Una sera sono uscito per conto mio, per riflettere, quando un bambino si è avvicinato a me e mi ha consegnato una lettera davvero strana. Aspettate, dovrei avercela ancora." e con quelle parole, il ragazzo si alzò per aprire un cassetto di un mobile lì vicino ed estrasse una lettera di carta giallognola che poi consegnò ai due amici. Il Dottore l'aprì, Julie si sporse per leggere. Era scritta a mano, con una calligrafia piuttosto elegante e diceva:

Per il giovane Leonardo Da Vinci,

So che cosa ti sta succedendo e so che ultimamente fai strani sogni. Non posso rivelati la mia identità e sfortunatamente io non posso aiutarti, ma conosco qualcuno che avrà sicuramente la soluzione al tuo problema. 
Caro ragazzo, sai cosa si fa quando si sta male? Si va da un dottore. E tu al momento, hai bisogno di vedere un dottore. Ma ricorda bene, non hai bisogno di un dottore qualsiasi, hai bisogno di un uomo in particolare. Abita in una grande casa blu diversa da tutte le altre case. Quando lo troverai, capirai che è lui perché probabilmente ti starà già cercando. 
So che non ho rivelato il mio nome e potresti pensare che questo sia tutto uno scherzo, ma ti devi fidare delle mie parole.

Firmato

Un amico. 

"All'inizio non credevo ad una sola parola di quella lettera. Ma per qualche strana ragione, ho deciso di conservarla. Dopo pochi giorni incontro voi due. Ed ora ringrazio il cielo per aver deciso di tenerla."

"Dottore, che cosa significa questa lettera?" chiese Julie confusa.

"Significa che sono sempre più convinto che tutto il nostro viaggio sia stato voluto da qualcuno. Ed è mia intenzione scoprire da chi." rispose il signore del tempo. Poi si rivolse al giovane artista "Grazie per averci dato tutte queste informazioni, Leonardo. Ora so quello che devo fare. Noi ti aiuteremo."

"Davvero? E per quale motivo lo fareste, se posso chiederlo? Forse sono solo pazzo."

"Tu non sei pazzo, Leonardo." ribatté Julie.

Il signore del tempo annuì.

"Vuoi sapere perché? Perché sono io il dottore che stavi cercando."

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Capitolo 3
*** L'inventore e la cabina blu -Parte 3- ***


"Io posso aiutarti, Leonardo." disse il Dottore "Solo che al momento ancora non capisco. Perché proprio te? Perché proprio ora?"

"Io non..."

"Che cos'hai di speciale che può interessare agli angeli piangenti?" continuò a riflettere a voce alta il signore del tempo mettendosi di nuovo gli occhiali addosso ed avvicinandosi a Leonardo, che si alzò indietreggiando a disagio.

"Ehm, Dottore..." provò a chiamarlo Julie.

Ma l'uomo non stava ascoltando. Alzandosi dal tavolo, estrasse il cacciavite sonico e si avvicinò al giovane pittore, scannerizzandolo con il piccolo oggetto metallico dalla punta blu.

"Perché proprio tu, eh? Me lo sai dire? Eppure sei umano al cento per cento!"

"Dottore, lo stai mettendo a disagio!" esclamò Julie.

Il signore del tempo ritrasse il cacciavite.

"Gli angeli stanno arrivando. E io non so ancora tutto quello che vorrei sapere sulla situazione. Io odio non sapere."

"Ma che cosa sono questi... Angeli, o come li hai chiamati."

"Gli angeli piangenti sono ciò che che gli umani definiscono alieni. Creature provenienti dallo spazio."

"Gli alieni non esistono."

"E chi lo dice, tu? Con che prove? Solo perché non hai mai visto una cosa non significa che non possa esistere."

Il ragazzo non rispose.

"Gli angeli piangenti sono tra le creature più pericolose dell'universo." continuò a spiegare il Dottore "Si muovono solo quando non vengono visti da altri esseri viventi, ma quando si muovo, lo fanno ad una velocità impressionante. Gli basta un battito di ciglia e per loro è abbastanza, riescono a muoversi per metri. Sono veloci e silenziosi. Ma nel momento in cui vengono guardati da qualcuno, si bloccano, diventano letteralmente pietra."

"Ma è assurdo!" esclamò il giovane pittore, che stava trovando molto faticoso credere a questo genere di cose.

"Tanto assurdo quanto vero." disse Julie "Li ho visti con i miei occhi e lo hai fatto anche tu, Leonardo."

"Al museo Julie" continuò il signore del tempo "Non è scattato nessun allarme, nessuno della sicurezza ci ha visto attraverso le telecamere. Molto probabilmente tutti gli addetti erano già morti quando siamo arrivati. Uccisi dall'angelo che abbiamo incontrato."

"Ma è terribile..." sussurrò la ragazza.

"Non dovete mai farvi toccare da loro." continuò a dire il Dottore "Gli angeli hanno un modo insolito di uccidere: si nutrono di energia, mandano la vittima indietro nel tempo ad ancor prima della sua nascita e poi si cibano dell'energia con cui quella vittima avrebbe vissuto nel suo presente."

"Quindi se ci toccano..." ragionò Julie.

"Si, siete morti."

"Non vi credo." sbottò Leonardo "Tutto questo non può essere vero, sono solo fantasie e sinceramente, come storia è piuttosto inquietante."

"Ti assicuro che è tutto vero." ribatté il Dottore "E per qualche strana ragione tu li percepisci... I tuoi... Sogni, tu li senti arrivare. Sogni che gli angeli vengono verso di te e cercano di prenderti, perché è quello che stanno facendo nella realtà. Quando sono cominciati questi sogni?"

"U-Una settimana fa... Forse due... Non lo so con precisione...."

"E allora perché non sei già morto Perché aspettare il nostro arrivo? Anzi, no no, domanda sbagliata, perché aspettare? Che cosa stanno aspettando?"

"Secondo te stanno aspettando qualcosa in particolare? Tipo... un evento particolare? Un giorno diverso dagli altri?" chiese Julie incredula.

"Sì sì! Potrebbe essere! Ma perché?" il signore del tempo ci pensò su un paio di secondi "Devo tornare al Tardis." disse improvvisamente "E se non ti dispiace, porto con me la tua lettera, Leonardo."

"Ehm... No certo, fai pure."

"Bene! Tornerò il prima possibile, voi fate amicizia intanto!" e con quelle parole, uscì velocemente dalla stanza.

"Dottore, aspetta!" lo chiamò inutilmente Julie "Ah, niente da fare, è andato."

"Okay..." iniziò a dire incerto Leonardo "Come può essere tutto vero?"

"Suppongo che per credere a certe cose devi per forza vederle con i tuoi occhi."

"Allora... Se posso chiedere, che cos'è un Tardis?"

"Oh, ehm, è complicato."

"Beh, ho tempo, a quanto pare." sorrise debolmente lui.

"Era sarcasmo quello che ho sentito nella tua voce, Leonardo Da Vinci?" rise la ragazza.

"Chissà, forse."

"Beh, allora preparati per la storia più assurda e stravagante che tu abbia mai sentito."

"Sono pronto ad ascoltarti. Solo... Ti va di uscire? Conosco un posto molto bello e tranquillo in cui possiamo parlare quanto vogliamo."

"Certo, molto volentieri!"

Dopo circa quindici minuti di cammino i due ragazzi si trovarono fuori da Firenze, in cima ad una collina poco distante dalle mura.

"Wow..." Julie ammirò la città che si estendeva davanti ai suoi occhi "È bellissima."

"Vengo qui spesso." spiegò il giovane sedendosi vicino a lei "Ogni volta che devo prendere ispirazione o allenarmi a disegnare. Mi aiuta e mi rilassa allo stesso tempo."

"Potrei stare a guardarla per ore."

"Scusa Julie, ma devo proprio saperlo." disse Leonardo pochi istanti dopo "Chi siete voi veramente? Ti prego, niente bugie questa volta."

"Come vuoi." la ragazza non distolse lo sguardo dalla meravigliosa città davanti a lei "Non ti abbiamo proprio mentito su tutto. Siamo davvero viaggiatori, e io vengo davvero da Londra. Il resto invece, è un po' diverso. Vedi, io vengo dal futuro, sono più o meno cinquecento anni avanti rispetto ad oggi. So tutto su ciò che farai più avanti nella storia."

"Ma che stai dicendo?"

"Il Tardis è una macchina capace di muoversi nel tempo e nello spazio a suo piacimento. Funge da casa per me e il Dottore.

"Un Dottore con una casa blu diversa da tutte le altre case..." Leonardo ricordò le parole della lettera misteriosa.

"Sì, penso si riferisse proprio al Tardis."

"Tu vieni... Dal futuro? Mi sembra così impossibile da credere."

"Eppure è così. Ti assicuro che è così. Io sono umana, mentre il Dottore... Beh lui è..."

"Un alieno." concluse il giovane pittore.

"Esatto. Pensa che a differenza nostra lui ha due cuori e ha una cosa come novecento anni! Ma ti assicuro che nonostante sia un alieno, non è cattivo! Anzi, lui aiuta in continuazione chi è in difficoltà. Va in giro per l'universo e salva le persone, l'ho visto con i miei stessi occhi un sacco di volte. Sai, ha salvato anche me."

"Da cosa?"

Lo sguardo della ragazza si fece cupo.

"Da un mostro terrificante." si limitò a dire e il giovane pittore capì che era un argomento su cui lei non si voleva soffermare, quindi cambiò direzione.

"Ma se il Dottore non è del nostro pianeta, allora da dove..."

"Gallifrey. Si chiama Gallifrey. Viene definito come un signore del tempo."

"Signore del tempo? Si chiama così perché viaggia nel tempo e nello spazio quindi?"

"Esattamente."

Dopo quelle parole, Julie si stiracchiò.

"Beh, che tu ci creda o no, ora sai tutto." sorrise "Come ti senti? Qualche altra domanda?"

"È davvero la storia più assurda che io abbia mai sentito." rise lui buttandosi a terra e coprendosi il viso con le mani "Alieni e gente che viene dal futuro... Io non- Aspetta. Aspetta un secondo. Hai detto che sai tutto di me. Significa che sai che cosa mi succederà! Diventerò un bravo pittore? La gente si ricorderà di me?" 

"Non posso dirti nulla, mi dispiace."

"Cosa? E perché? Non è giusto!"

"Non ci è dato sapere il nostro futuro. Non conosco il mio e non posso farti conoscere il tuo, rischio di cambiare tutta la storia e non voglio." spiegò la ragazza.

"Ma allora che senso ha che tu venga dal futuro se poi non puoi dirmi niente! Così non vale!" ribatté l'altro.

"Sono le regole! Anche noi ne abbiamo, eh!" rise lei.

Quando le risate dei due ragazzi si placarono, Julie si fece seria.

"Promettimi che non racconterai a nessuno di quello che ti ho detto oggi, okay? Ti prego"

"Te lo prometto. E poi anche se fosse, chi vuoi che mi creda, se lo dico in giro? Mi prenderebbero per pazzo e basta!"

In quel momento, un pettirosso atterrò vicino a loro, saltellò sull'erba per pochi secondi in cerca di cibo e poi spiccò di nuovo il volo sotto gli occhi dei due ragazzi.

"L'uomo riuscirà mai a volare? Nel futuro intendo. Sai, sono fermamente convinto che questa cosa sia possibile." chiese Leonardo rompendo il silenzio.

"Scusa ma..."

"... Non puoi dirmelo, okay, ho capito."

"Mi dispiace davvero." sospirò la ragazza "Credimi, ci sono un sacco di cose che vorrei dirti, ma rischio di riscrivere la storia."

"È davvero così pericolosa come cosa?"

"Sì, abbastanza. Quello che posso dirti però è questo: io appartengo ad un punto della linea temporale dove determinate cose sono già accadute e altre devono ancora accadere. Tu fai parte di questa stessa linea, ti sei solo trovato un po' più indietro. Il mio passato è il tuo futuro, Leonardo. Devi fare quello che desideri fare, devi credere in quello che vuoi credere, perché ti posso assicurare che i tuoi sforzi non saranno vani. Non devi mai smettere di provarci, capito? Per qualsiasi cosa, qualsiasi cosa tu decida di fare, continua a provarci, promettimelo.

Gli occhi di Julie brillavano, pieni di ciò che Leonardo riconobbe come ammirazione. Il ragazzo si rimise a sedere sorridendo.

"Lo prometto."

"Ti ringrazio. Ora tocca a me farti una domanda."

"Certo, chiedi pure."

"Perché quei due tipi ce l'avevano con te questa mattina?"

Lo sguardo del giovane si abbassò ed il sorriso svanì dal suo viso.

"Stai bene?"

"Sì sì, solo... Tu... C'è qualcuno nella tua vita? Qualcuno che ti piace?"

"Piacere in che senso? In quel senso?"

"Sì, in quel senso. Oltre l'amicizia."

La ragazza arrossì.

"In effetti c'è, un amico d'infanzia a cui sono molto legata, ma lui non sa di piacermi. Come mai me lo chiedi?"

"Perché è il motivo per cui quei ragazzi mi deridevano oggi. Mi hanno visto insieme ad un altra persona, qualcuno con cui le cose vanno oltre all'amicizia."

"E non capisco, che c'è di male in questo?"

"Non era una ragazza, era un ragazzo."

Leonardo si nascose il viso tra le mani.

"Non credevo che ci stessero osservando, ero piuttosto sicuro che vossimo soli, nonostante fossimo all'aperto. Evidentemente, mi sono sbagliato."

"Non ti devi vergognare per questo." disse Julie "Non c'è nulla di male."

"Tu... Non pensi che io sia strano?" chiese incredulo il ragazzo. Lei scosse la testa.

"Assolutamente no." rispose "Nemmeno un po'."

"Io... Ti ringrazio Julie."

"Va tutto bene, io e te siamo..." ma poi s'interruppe.

"Stavi per dire 'amici'?"

"Sì, scusa."

"Penso che potremmo esserlo, se vuoi."

"Ma mi conosci da appena un giorno! Ne sei sicuro?"

"E tu mi conosci da circa cinquecento anni. Per quanto assurda sia tutta questa storia, sento che posso fidarmi di voi."

Julie ridacchiò, quando il suo sguardo cadde su una cosa strana. Vedeva la sua ombra proiettata dal sole vicina a quella di Leonardo, ma ne notò improvvisamente una terza che si stagliava più alta, sopra le prime due, e aveva la forma di...

Julie si girò di scatto ed urlò appena vide cosa si trovava alle loro spalle.

"Leonardo via! Alzati! Allontanati da lì!" ordinò scattando in piedi e tenendo gli occhi fissi sull'angelo che si trovava a pochi passi dietro di loro.

"Oh santo cielo!" gli occhi del giovane artista erano spalancati con puro terrore "Da quanto tempo è lì? Ci stava osservando?"

"Non ne ho idea." rispose lei "Continua a fissarlo, non sbattere gli occhi, non dobbiamo lasciarli muovere."

"Quindi questi sono gli angeli piangenti..."

Julie fissò la statua: l'angelo li stava fissando con un sorriso freddo e terrificante stampato sulle labbra, il braccio destro che indicava le porte della città.

"Poteva ucciderci." ragionò la ragazza "Se è come ha detto il Dottore allora avrebbe potuto toccarci, ma non l'ha fatto. Perché?" poi si rivolse all'angelo anche se sapeva che non avrebbe ottenuto alcuna risposta "Potevi ucciderci, perché hai deciso di non farlo?"

"Ce ne sono altri due, Julie!" la voce di Leonardo attirò la sua attenzione "alla nostra destra! Ma quando sono apparsi?"

"Continua a fissarli, più che puoi!"

"Che cosa facciamo adesso?"

"Indietreggiamo, e facciamo come dice l'angelo. Torniamo dentro alle mura della città."

"Guarda... Non ci stanno seguendo osservò il ragazzo dopo un po' che si erano allonati e gli angeli erano ormai scomparsi dal loro campo visivo.

"Corri, torniamo verso la bottega, dobbiamo trovare il Dottore." ordinò Julie. I due si misero a correre e la ragazza quasi imciampò di nuovo sul suo abito.

"Stradannatissimo vestito!" imprecò.

Quando arrivarono alla bottega, i due avevano il fiatone e dovettero prendersi un momento per riuscire a respirare regolarmente di nuovo.

"Voi due, eccovi qui!" esclamò il Dottore appena li vide, stava parlando con Andrea del Verrocchio "Dove siete stati?"

"Gli angeli Dottore..." provò a spiegare Leonardo mentre si riprendeva "Gli angeli ci hanno trovati."

"Vi hanno attaccati gli angeli? Quanti? Quanti ce n'erano?"

"Tre." rispose Julie "Ma è questa la cosa strana, non ci hanno attaccati. Uno di loro è apparso alle nostre spalle, avrebbe potuto toccarci facilmente, ma non l'ha fatto."

"Questo è davvero strano." riflettè il signore del tempo "Non è decisamente da loro."

"Che cosa sei andato a fare nel Tardis?" chiese la ragazza al suo amico.

Il Dottore fece rimbalzare lo sguardo tra i due ragazzi.

"Oh, non ti preoccupare." disse lei "Leonardo sa tutto."

"Ah sì? E ti ha creduto?"

"Sono disposto a credere a tutto ora. Ho visto questi famosi angeli con i miei stessi occhi."

Il Dottore annuì e continuò a parlare.

"Ho controllato la lettera per vedere se riuscivo a risalire a qualcuno, a trovare una traccia... Ma nulla. Chiunque l'abbia scritta, non è di certo un principiante."

"Inoltre..." Leonardo si schiarì la voce "C'è una cosa che non vi ho detto. A proposito di giornate diverse ed eventi speciali."

I due lo guardarono incuriositi.

"E sarebbe?"

"Domani è il mio compleanno. Compio ventidue anni."

"Domani?"

"Sì, domani è il 15 Aprile."

Questo fu sufficiente per il signore del tempo. Julie vide il suo viso illuminarsi, come se avesse finalmente unito tutti i pezzi del puzzle che stava cercando.

"Oh, santo cielo!" disse mentre le sue labbra si aprivano in un sorriso "Oh, Leonardo Da Vinci, tu sei davvero il genio che la storia descrive!"

"C... Cosa?"

"Dottore, ma che stai dicendo?"

"Andiamo al Tardis, ora! Vi spiegherò tutto quando saremo lì."

Pochi minuti dopo, i tre si trovarono davanti alle porte della nave spazio- temporale.

"Che... Che cos'è?" chiese Leonardo stupito.

"Il Tardis!" disse tutto fiero il Dottore "Forza, non abbiamo tempo da perdere."

"Prego, dopo di te." esortò Julie inchinadosi con una posa teatrale e cedendo il passo al suo nuovo amico.

Appena entrò, Leonardo rimase a bocca aperta.

"Ma come... Come è possibile?" sussurrò "Questo è assurdo... Fuori era solo... Dentro..."

"Eh già." disse Julie "Forte no? Ora credi negli alieni?"

"Ma è.... Questo è.... Insomma, è...."

"Sì forza, dillo." incalzò il Dottore "Stiamo aspettando tutti solo quello."

"Ma è.... Insomma non è fisicamente possibile!"

"Che cosa non è possibile?"

"È più grande all'interno!"

"Molto bene, molto bene!" esclamò il signore del tempo applaudendo "Stavamo aspettando solo che tu lo dicessi!"

"Benvenuto nel Tardis." aggiunse Julie.

"Bene, ora! Passiamo alle cose importanti!" Scattò il Dottore "Vedi Leonardo, nell'universo esistono degli esseri viventi molto particolari, sono rari, anzi moto più che rari. Sono individui speciali, che anche se solo leggermente, riescono a percepire una cosa che solo i signori del tempo, quindi quelli come me, possono percepire chiaramente. "

"E di che cosa si tratta?"

"Dello scorrere dell'universo stesso." spiegò l'uomo "Io posso percepire il movimento di ogni pianeta, di ogni stella, di ogni essere vivente. Io posso sentirli tutti e per qualche strana ragione, per qualche antico mistero di questo infinito universo, a volte nascono indivui con questo dono. Tu sei uno di quegli individui, Leonardo. Tu li puoi percepire, ecco perché sentivi gli angeli piangenti arrivare. Si manifestava sottoforma di sogno, ma erano solo il tuo corpo e la tua mente che captavano i loro movimenti attorno a te. Se ti concentri e con molto allenamento, potresti essere capace di sentire il movimento della terra stessa.

"Tu... Parli sul serio?" chiese il ragazzo sbalordito "Ne sarei davvero capace?"

"Penso di sì."

"Ma questo è incredibile!" si stupì Julie "È fantastico!"

"Bello fino ad un certo punto, però." continuò il Dottore "Questo ti rende una preda davvero appetitosa per gli angeli. Pensa quanta energia potrebbero ricavare da te. Inoltre, come ciliegina sulla torta, domani tu compi gli anni."

"E questo cosa dovrebbe significare?"

"Come ho detto, gli angeli si nutrono di energia e ti uccidono mandandoti indietro nel tempo a prima che tu nascessi. Ogni volta che festeggiamo il nostro compleanno, la nostra energia si fa più forte perché è una ricorrenza, un giorno diverso, un nostro anniversario personale, non so, chiamatelo come volete. Fatto sta che gli angeli stanno aspettando solo quello."

"Un bel regalo di compleanno, insomma." sbuffò Julie "Ma perché qui è perché ora?"

"Vanno molto bene durante questo periodo storico, Julie."

"E come mai?"

"Pensa a quando ti ho detto di cambiarti i vestiti prima di uscire dal Tardis, quando siamo arrivati qui. Ti ricordi le mie parole?"

"Si, mi hai detto che lo dovevo fare per mimetizzarmi."

"Esatto!" esclamò il Dottore "Quale periodo storico migliore per mimetizzarsi se non il Rinascimento! La religione e l'adorazione sono forti in questi anni. Un paio di statue di angeli non destano certo sospetti, considerando il contesto storico e la fiorente cultura artistica. E con la presenza di un individuo speciale come Leonardo, immaginate." disse il signore del tempo "Immaginate quanta energia potrebbero prendere."

"È piuttosto spaventoso, a dire il vero." rabbrividì il ragazzo.

"Solo che è strano, gli angeli non riuscirebbero mai a fare qualcosa di così elaborato. Gli angeli non aspettano, loro.... Loro uccidono e basta."

"Che cosa faremo ora, Dottore? Non possiamo certo lasciare che facciano del male a Leonardo!"

"Mai e poi mai!" esclamò "Tranquillo Leonardo, risolveremo questa situazione."

"Si Dottore, io ti credo." rispose lui.

"Okay, da dove cominciamo?"

"Andando a domani, ovviamente!" e con quelle parole, il Dottore si mise al lavoro sulla console della macchina. Tardis si attivò sotto gli occhi del giovane arista che si guardava attorno sempre più emozionato.

"Ecco fatto." disse il signore del tempo appena la nave smise di fare rumore "Ora dovete ascoltarmi bene, tutti e due."

I due ragazzi annuirono, la voce del Dottore era più seria che mai.

"È molto importante che vuoi vi fidate  di me, in qualsiasi caso, okay?" iniziò a dire "andremo là fuori e affronteremo gli angeli, ma voi dovete fare esattamente tutto ciò che vi dico io, chiaro? Ho un piano e sono convinto che funzionerà."

"Va bene, facciamolo allora." esclamò Julie con tono deciso.

"Facciamolo." concordò il giovane pittore.

I tre uscirono dalla macchina spazio-temporale con il Dottore alla guida del gruppo. Era mattina presto, molto presto, abbastanza da fare chiaro, ma non abbastanza perché le persone fossero già sveglie. Si erano incamminati verso la bottega, quando il signore del tempo si fermò.

"Sono qui." disse piano.

Julie si affrettò a girarsi per tenere d'occhio cosa succedeva alle loro spalle.

"Uno si trova davanti a me, Dottore." disse la ragazza quando vide la statua comparire in lontananza.

"Uno sta arrivando da quel vicolo laggiù!" esclamò Leonardo.

"E uno si trova qui." concluse il Dottore. "Continuate a fissarli!" ordinò "Non dovete sbattere gli occhi."

"Ed ora che si fa?" chiese Leonardo con la voce insicura.

"Esattamente tutto quello che ti dico." poi si rivolse agli angeli "Molto bene! So cosa volete!"

"Si stanno avvicinando!" strillò Julie.

"Ti ho detto di non sbattere gli occhi!"

"Ma è impossible non sbattere gli occhi!"

Le facce degli angeli erano cambiate, Julie vide che erano diventati come quella del museo, grottesche ed aggressive, con le mani che si protraevano verso di loro e con le unghie simili ad artigli.

"C'è una cosa che non riesco ancora a capire!" urlò loro il Dottore. "Chi vi manda? Gli angeli piangenti si sono davvero alleati con qualcuno? Chi ha elaborato questo piano? Voi ne avreste ricavato un sacco di energia da mangiare, uccidendo il famoso Leonardo Da Vinci, ma chi si è alleato con voi invece? Su avanti, ditemi, chi voleva me qui? Con chi state lavorando?

I volti degli angeli diventavano sempre più aggressivi, le statue si avvicinavano lentamente, ma sempre di più.

"Dottore..." sussurrò Julie.

"Quando ve lo dico, dovete chiudere gli occhi, chiaro?"

"Ma non è esattamente ciò che noi non dovremmo fare?" protestò Leonardo "Così moriremo!"

"Vi ho detto di fidarvi di me, ricordate?"

"Sì Dottore, ma..."

"Julie, fidati e basta."

"Speriamo in bene."

"Al mio tre dobbiamo chiudere gli occhi tutti insieme, è fondamentale, capito?"

"Sì."

"Leonardo?"

"Sì, ho capito."

"Okay, allora... Uno, due, tre!"

In quel momento tutti e tre chiusero gli occhi contemporaneamente.

In quel momento, il Dottore alzò il cacciavite sonico e lo attivò, puntandolo verso il cielo.

Successivamente, per alcuni minuti, regnò il silenzio più assoluto.

"Uh, ci siamo riusciti! Avevo paura che non sarei riuscito a portarvi qui tutti interi, metti che perdevo qualche arto per strada... Forza! Potete aprire gli occhi ora!"

"Ma cosa..." iniziò a dire Leonardo.

"Siamo nel Tardis..." concluse Julie.

"Proprio così!" rispose il signore del tempo con il suo solito tono giocoso "Ringraziate pure i miei 'giochi di luce', vero?" aggiunse sfoggiando il cacciavite sonico.

"Leonardo, stai bene?" chiese la ragazza.

"Tutto intero, grazie." rispose lui, poi si rivolse all'altro uomo "Dottore, e gli angeli?"

Ma il Dottore non si trovava più dentro la cabina blu.

I due ragazzi si affrettarono ad uscire per raggiungere il loro amico. Lo trovarono nel luogo del loro scontro precedente.

"Gli angeli non ci sono più." disse con tono tranquillo "Ci ho smaterializzato nel momento in cui si sono lanciati su di noi. Si sono toccati a vicenda e ora sono dispersi nello spazio in milioni di particelle. Non torneranno più."

"E quella cos'è?" chiese Leonardo indicando una scritta che era apparsa sul pavimento dove prima si trovavano loro tre.

"Quella è la risposta alla mia domanda."

La scritta diceva semplicemente: 
Con Nessuno

"Tu lo sapevi, vero?" chiese Julie "Avevi pianificato tutto fin dall'inizio!"

"Sono il Dottore, che cosa ti aspetti?" poi si rivolse a Leonardo "Potrai dormire sonni tranquilli ora, non li vedrai mai più."

"Grazie, avevo decisamente bisogno di un Dottore, a quanto pare."

"Così sembra. Comunque sia, il nostro lavoro non è ancora finito. Dobbiamo andare più a fondo in questa storia."

"Quindi ve ne state già andando? Così, di punto in bianco?"

"Temo proprio di sì."

"Restate ancora un po', per favore." li pregò il ragazzo.

"Solo qualche ora." aggiunse Julie "Ti prego, Dottore."

Il signore del tempo sorrise.

Nelle due ore successive i tre si divertirono a chiacchierare e visitare la città.

"Leonardo diventerà l'artista che la storia descrive." affermò il Dottore mentre stavano per entrare nel Tardis "Starà bene, vedrai."

Julie annuì.

"Dottore! Julie! Aspettate un secondo!" la voce del ragazzo li chiamò da poco distante "Un'ultima cosa!"

"Che cosa succede?" chiese la ragazza.

"Ho fatto questo per voi." disse lui "Vorrei che lo teneste, come ricordo da parte mia." e così dicendo allungò una pagina di un quaderno all'amica, che lo prese e lo guardò.

"Wow, ma è bellissimo Leonardo!" commentò lei.

La pagina conteneva un disegno fatto a matita di lei e il Dottore ritratti mentre si parlavano sorridendo spensierati in mezzo alle strade del città di Firenze. In fondo alla pagina c'erano due righe che dicevano:

Per i miei carissimi amici: Julie e il Dottore

Firmato
Leonardo Da Vinci

"L'unico uomo capace di rappresentare le emozioni attraverso il disegno. Grazie, lo custodiremo con gelosia." concordò il signore del tempo.

"È scritto al contrario!" rise la ragazza

"Eh già, io sono mancino." sorrise lui, ma poi il sorriso cadde "Non vi rivedrò più, vero?"

"Credo proprio di no." confermò il Dottore.

"Mi dispiace, Leonardo. Mi mancherai."

"Mi mancherai anche tu, Julie."

"A proposito, abbiamo anche noi un regalo per te!" esclamò il signore del tempo.

"Ah sì? Ne abbiamo uno?"

"Proprio così. Angie! Vieni qui!" chiamò. Pochi secondi dopo, il cavallo che l'uomo aveva liberato durante lo scontro che avevano avuto con i due uomini, apparve da una vietta lì vicino "Questa è Angie." la presentò il Dottore "Per sdebitarmi di averla liberata ha accettato di stare al tuo fianco e di accompagnarti nei tuoi futuri viaggi. A patto che tu te ne prenda cura."

Gli occhi del ragazzo s'illuminarono.

"Lo farò, lo giuro." disse contento "Ne avrò la massima cura."

"Molto bene, tempo di ripartire, forza!" e con quelle parole il Dottore sparì nella cabina.

"State attenti là fuori, mi raccomando."

"Come sempre." sorrise Julie "Addio, Leonardo Da Vinci, non smettere mai di rimanere affascinato dal mondo."

"E tu non dimenticarmi."

"Mai."

E con un ultimo sorriso, la ragazza entrò nella cabina blu chiudendo le porte alle sue spalle. 
Dopo pochi secondi il Tardis sparì sotto gli occhi sorridenti di un giovane artista. 

"Andiamo, Angie." disse poi al cavallo "Abbiamo del lavoro da fare, devo finire questo quadro piuttosto grande che rappresenta l'annunciazione..."

"Ah, Leonardo Da Vinci. Un uomo geniale."

"Avremmo potuto portarlo con noi." disse Julie mentre riponeva con cura il disegno nel suo diario color verde acqua, dopo essere tornata nei suoi soliti vestiti. 
Più tardi avrebbe aggiornato il diario con la nuova esperienza fatta.

"Non credo." mormorò il Dottore "Leonardo è stato un uomo troppo importante per la storia, le sue scoperte e i suoi studi hanno aperto la strada a molte discipline conosciute oggi. Leonardo da Vinci è ciò che viene considerato un punto fisso nel tempo."

"Pensi che il quadro agli Uffizi sia tornato normale?"

"Credo di sì. Tu devi averlo visto cambiare davanti ai tuoi occhi perché in quel momento la storia era appena stata riscritta. Si era creata una nuova versione degli eventi in quel momento. Ma abbiamo corretto il paradosso ed ora tutto è tornato come doveva essere. La storia è salva."

Julie guardò il suo amico.

"Mi mancherà, però."

"Gli scritti lo descrivono come una persona di buon cuore a cui tutti quanti volevano bene. È stato un granduomo sotto tutti i sensi. Mancherà anche a me." ma quando vide lo sguardo malinconico della ragazza il Dottore sbattè forte le mani tra loro "Noi abbiamo altro a cui pensare, dobbiamo capire chi ha scritto quella lettera."

"Da dove cominciamo?"

"Ho già una mezza id-"

Ma il signore del tempo venne interrotto da una forte scossa.

"Oh no! Sta succedendo di nuovo!" gridò Julie.

Dalla console del Tardis esplosero delle scintille.

"Non avevo impostato nessuna rotta!" urlò di rimando il Dottore "Si sta spostando perché qualcuno la sta forzando, ma ancora una volta, non riesco a rilevare nulla!"

Un altra scossa li fece cadere a terra.

"Tieniti Julie! Stiamo per ballare di nuovo!"

Ma questa volta Julie non ci riuscì, stava per raggiungere la ringhiera quando una terza scossa, più forte delle altre, li colpì. La ragazza perse l'equilibrio e venne sbalzata sia avanti che indietro, andando a sbattere forte la testa sul metallo lì vicino.

L'ultima cosa che sentì prima di svenire fu il Dottore che urlava il suo nome.

Julie non seppe dire dopo quanto tempo riaprì gli occhi.

Ma quando lo fece la prima cosa che vide fu il colore bianco. Lentamente, si mise a sedere, massaggiandosi la testa nel punto in cui era stata colpita.

"Ahi, che botta." mormorò "Meno male che non sta sanguinando."

Poi, si rese conto che qualcosa non andava. Non si trovava più nel Tardis. O meglio, sembrava il Tardis, ma era tutto diverso. Era più spoglio, con le pareti tutte bianche e la console esagonale grigia molto meno appariscente.

"Cosa è successo qui?" si chiese incredula.

Nel momento in cui si alzò però, di fronte a lei, esattamente dall'altra parte della console, un uomo apparve dal basso massaggiandosi anch'egli la testa dolorante. Era alto, con i capelli biondi ricci ed era vestito con gli abiti più strani che Julie avesse mai visto: portava un lungo cappotto colorato con tantissimi colori diversi sopra ad una specie di camicia con panciotto e dei pantaloni con le bratelle lunghi color senape a righe verticali.

"Chi sei tu?" chiese l'estraneo confuso appena la vide "Che cosa ci fai qui nel Tardis?"

"Chi sei tu, e cosa ci fai tu, qui nel Tardis!" rispose lei "Io posso benissimo stare qui... Anche se improvvisamente è tutto diverso da come me lo ricordavo..."

"Non credo proprio che tu possa stare qui." ribatté seccato l'uomo.

"Stammi bene a sentire. Il Tardis è del Dottore e io viaggio con il Dottore, ergo io posso stare qui."

"Ah, ma davvero?" chiese l'altro con tono di sfida e alzando le sopracciglia bionde.

"Sì, davvero. Ora dimmi, lui dov'è? Che cosa gli hai fatto?"

"Dov'è chi?"

"Il Dottore! Dov'è? Che cosa gli hai fatto?"

L'uomo misterioso sospirò e si prese i bordi del lungo cappotto tra le mani, tirandoli un po' per lisciarsi l'abito e poi alzò il mento con fierezza.

"Devo dire che su una cosa hai ragione, il Tardis è del Dottore."

"E su questo siamo d'accordo, vedo."

"Sì, ma il punto è, mia cara, che io sono il Dottore."

"Cosa?"

"E sono piuttosto sicuro di non averti mai vista prima."

"Cosa???"





















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L'angolo dell'autore:

*Doctor Who outro starts to play*

Oh Hey, Salve!
A quanto pare sembra che sia appena entrata in scena una nuova faccia!
Si inizia ad entrare nel vivo della storia! ;D





 

 

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Capitolo 4
*** Hello, I'm The (Sixth) Doctor -Parte 1- ***


"Come sarebbe a dire che tu sei il Dottore?"

"In carne ed ossa, aggiungerei. E tu sei dentro al mio Tardis senza invito. Come ci sei arrivata, eh? Lo sai che siamo in mezzo allo spazio, vero?"

"Ero già dentro al Tardis, perché io viaggio con il Dottore! Me lo ha proposto lui!"

L'uomo misterioso fece una smorfia con la faccia, per nulla impressionato.

"Te lo ha chiesto lui?" disse "Beh, allora devo proprio aver abbassato i miei standard."

"Oi! Non ti permettere!"

"Sei umana? Dimmi dove abiti, che ti riporto a casa."

"Non voglio andare a casa!"

"E io non ti voglio nel mio Tardis."

"Basta scherzare, dimmi dove si trova il Dottore!"

"Sono io il Dottore. Sono l'unica persona che potrai trovare qui, al momento."

"Non ti credo, e anche se fosse, allora non assomigli per niente al vero Dottore."

"Sì beh, e tu non assomigli per niente a qualcuno in grado di sopravvivere qua fuori nello spazio. Quanti anni hai, quindici? Sedici? In qualsiasi caso, sei troppo giovane."

"Ne ho venti, prego. Tu invece non verresti mai preso sul serio, ma ti sei visto?"

"Ehi! Guarda che io sono un-"

"Prova solo a dire che sei un signore del tempo e ti prendo a schiaffi in faccia. Sai, quella che conosco io è molto più bella, ti rende più simpatico e decisamente meno irritante."

"Ah sì? Non ti piace la mia faccia quindi? Vogliamo allora parlare di te e di quella felpa assurda che hai addosso? Ha un colore osceno e ti sta malissimo."

"Disse arlecchino. E comunque il tuo Tardis è bruttissimo."

L'uomo spalancò gli occhi e la bocca, profondamente offeso.

"Non ti permettere di parlare male del mio Tardis." disse "Non osare dire una sola parola sul mio Tardis, chiaro?"

"Beh, è vero." ribatté Julie "Quello in cui viaggio io è molto più colorato ed interessante. Ed ha anche molte più decorazioni. Il tuo è semplicemente... Bianco. È un Tardis triste. E deprimente."

L'uomo si avvicinò alla ragazza con passo svelto e deciso, la quale indietreggiò, leggermente intimorita.

"Ho detto" ripeté "Che non ti devi permettere di dire una sola parola sul mio Tardis."

Julie questa volta non rispose. Rimase a fissarlo negli occhi per un paio di secondi con aria di sfida.

"Molto bene" continuò l'uomo tornando verso la console è cominciando ad armeggiarci "dimmi dove abiti e anche l'anno preciso, ti riporto a casa così puoi restarci per il resto della tua vita."

"Ti prego, no!" la voce della ragazza si fece improvvisamente frenetica "Per favore, non voglio tornare a casa. Mi dispiace per quello che ho detto sul tuo Tardis, okay? Ma ti prego, ti prego, non riportarmi sulla Terra."

"Ah-ah! Quindi sei umana!"

"Sì. Sì, sono umana. E tu... Tu sei davvero il Dottore?"

"Sì, sono proprio io."

"Ma sei completamente diverso... Il Dottore che conosco io non ti somiglia minimamente. Come puoi essere lui?"

"Mai sentito parlare di rigenerazione, mia cara?"

Sì, in verità sì, Julie ne aveva sentito parlare. Il Dottore (quello con cui era solita viaggiare) le aveva accennato qualcosa sul fatto di cambiare faccia e che si stava ancora abituando a quella nuova. Al tempo non aveva capito tanto il significato di quelle parole, ma ora le cose nella sua testa stavano iniziando a collegarsi tra di loro.

"Il Dottore- Volevo dire, tu, beh, me ne hai parlato un po'. Mi hai detto che ti stavi ancora abituando alla tua nuova faccia. Subito, quando me lo dicesti, non capii molto il significato di quelle parole. Ma ora che lo vedo con i miei occhi ha già tutto più senso, credo. "

"Beh, è sempre così. Ogni volta che cambi faccia devi scoprire chi sei. Nuove abitudini, nuovi gusti, nuovo carattere. Ma sempre il Dottore."

"E allora perché non ti ricordi di me?"

"Non è che io non mi ricordi di te, credo piuttosto che io ti debba ancora incontrare."

"Significa che io..."

"Sei parte del mio futuro, esatto. Motivo per cui ora ti riporto a casa."

"No, no aspetta! Non puoi tipo... Riportarmi nel futuro? Dal te del futuro?"

"Stai scherzando? E come dovrei fare? Il me con cui viaggi tu potrebbe essere ovunque nel tempo e nello spazio! E poi chi vorrebbe mai conoscere il proprio sé del futuro? No, grazie." argomentò spazzolandosi la giacca.

"Quanti volti può avere un signore del tempo?" chiese Julie curiosa.

"Tredici." rispose lui "Possiamo rigenerarci dodici volte, quindi avere tredici facce in tutto. Tredici versioni del Dottore."

"E tu quale sei?"

"Il sesto."

"Capisco."

Per alcuni momenti, calò il silenzio. Poi il Dottore parlò.

"E tu invece? Con quale viaggiavi?"

"Non lo so. Non me lo hai mai detto."

"Oh. Suppongo di aver perso il conto allora."

"Non credo. Penso piuttosto che tu, come tutti quanti, abbia paura di invecchiare e quindi non vai in giro a dirlo agli altri."

"Oh beh, potrebbe anche essere." il Dottore si sistemò ancora una volta la giacca "Su forza. Ora, dimmi da dove vieni."

"Ti prego, non farlo, sono seria quando dico che non posso tornare a casa." lo pregò ancora una volta lei.

"Perché non puoi?"

"Perché io... Senti, non è questo il punto. Non vuoi scoprire come sono finita qui? Che cosa è successo? Perché io non ne ho la più pallida idea e non voglio limitarmi semplicemente a tornare a casa. Stava andando tutto bene, io e te viaggiavano tranquillamente insieme e ci divertivamo un sacco, non posso accettare che finisca tutto così, in questo modo."

Ma il signore del tempo fu irremovibile.

"È inutile che ci provi, temo che non ci sia altra soluzione."

Julie sospirò rassegnata.

"Londra." disse poi arrendendosi "anno 2010. Parcheggia pure vicino al London Eye, da lì troverò la strada di casa da sola, non abito distante."

Annuendo, il Dottore impostò la rotta nel Tardis e la macchina spazio temporale si attivò.

"Ecco, siamo arrivati." disse quando il suono che faceva sempre il Tardis si placò "Lontra è la fuori che ti aspetta."

"Non ti ho nemmeno salutato." mormorò Julie abbassando lo sguardo "Il te del futuro, intendo, non siamo riusciti nemmeno a salutarci."

"Fallo adesso, allora."

"Cosa?"

"Salutami adesso."

La ragazza sorrise debolmente.

"Addio, Dottore. Grazie per tutte le avventure che mi hai fatto vivere, sei stata la cosa migliore che mi sia mai capitata."

"Addio, ehm..."

"Julie. Sono Julie Jenkins, JJ per gli amici."

"Addio, Julie. Ti auguro una bella vita."

"Lo spero anche io. Non dimenticarti di me."

Il signore del tempo annuì ancora una volta e poi fissò la ragazza mentre apriva le porte del Tardis ed usciva.

Nel momento in cui la porticina di legno si chiuse, Julie sentì le lacrime salire agli occhi, poi alzò lo sguardo e il respiro le si bloccò in gola.

"Dottore!" urlò bussando con forza sulla porte della cabina blu "Dottore, aspetta! Non ripartire! Vieni qui, devi venire qui subito!"

La ragazza sentì dei passi che si avvicinavano, poi una delle porte del Tardis si aprì ed una testa bionda e riccia fece capolino.

"Che succede? Perché url...oh."

Il Dottore uscì dalla cabina e si guardò attorno. Era atterrati in mezzo ad una distesa enorme di verde, l'unica cosa che la attraversava in lungo era un sottile sentiero di ghiaia.

"Dove siamo finiti?" chiese Julie stupita.

"Io non..."

Il signore del tempo corse di nuovo dentro la macchina spazio-temporale, seguito a ruota dalla giovane ragazza londinese.

"Non capisco." disse lui "La rotta impostata era giusta, ed anche l'anno. È come se qualcosa..."

"... Ci avesse trascinati qui." concluse lei.

"Sì." riflettè il Dottore "Sì, esattamente, ma tu come lo sai?"

"Perché è già successo." spiegò Julie "È quello su cui stavamo indagando prima che apparissi dentro il tuo Tardis. E dove siamo finiti di preciso?"

"Scozia. Anno 1042."

"Okay allora, che stiamo aspettando? Imposta la rotta di nuovo ed andiamocene, no?"

Ma il Dottore non si mosse.

"No." disse "Se qualcuno ci ha trascinati qui ci sarà un motivo, ed io voglio scoprire di che si tratta." poi si rivolse a Julie, guardandola negli occhi "Sembra che oggi sia il tuo giorno fortunato, non è ancora arrivato il momento di tornare a casa."

La ragazza sorrise e poco dopo i due uscirono dalla cabina.

"Molto bene." cominciò a riflettere il Dottore mentre si allontanava di pochi metri dalla sua nave "Per quale assurdo motivo siamo finiti qui, in questo posto e questo anno, più precisamente in mezzo al nulla più totale?"

"E se fosse stato tutto semplicemente un errore di navigazione?" propose Julie.

"Oh, non credo." ribatté il signore del tempo fermandosi di colpo "Il Tardis non commette errori di navigazione."

"Okay, quindi-"

"Non muovetevi." ordinò improvvisamente una voce maschile e fredda alle loro spalle "Provateci solo e siete morti."

Julie sentì qualcosa di freddo, appuntito e metallico appoggiarsi sul retro del suo collo. Con la coda dell'occhio, vide il Dottore alzare le mani in segno di resa e lei lo imitò.

"Non siamo una minaccia." spiegò il signore del tempo "tutto questo non serve."

"Io e i miei uomini abbiamo visto quella cosa apparire dal nulla con i nostri stessi occhi." continuò la voce "È stregoneria, voi siete altamente pericolosi."

"No no!" continuò il Dottore "Non è vero e se me ne darete la possibilità ve lo dimostrerò!"

"Come?"

"Prima di tutto, abbassate le armi."

"Non sei nella posizione di dare ordini, straniero!"

"Okay, va bene, ma non serve mica urlare!"

L'uomo che fino ad ora era stata solo una voce si spostò nel campo visivo dei due viaggiatori. 
Era un uomo di circa quarant'anni, alto e con le spalle larghe, i capelli lunghi neri ed una barba incolta dello stesso colore. Addosso aveva un armatura medievale di colore nero ed argento. Era un soldato.

"Chi siete voi?" chiese, fissando i due con occhi scuri e freddi.

"Giusto, presentiamoci prima: Salve, io sono il Dottore e questa ragazzina qui è Julie."

"Non sono una ragazzina!"

"Silenzio! Parlerete solo quanto verrete interpellati."

I due fecero come gli era stato ordinato.

"Come spiegate ciò che abbiamo appena visto?" chiese ancora l'uomo dai capelli scuri "Come avete fatto ad apparire dal nulla? E che cos'è quella cosa di colore blu?"

"Si ecco, non credo si possa spiegare con facilità." si giustificò il signore del tempo "Ma posso assicurarvi che non era magia."

"Teneteli fermi." ordinò l'uomo.

A quelle parole, Julie sentì una mano dalla presa fermissima afferrarla per un braccio, mentre altri due uomini si occuparono di tenere fermo il Dottore. 
L'uomo misterioso, che sembrava essere il capo del gruppetto di soldati, fece un cenno ad un quarto uomo. I due si avvicinarono minacciosi al Tardis sguainando le spade. 
Il capo provò senza risultati ad aprire le porte della cabina blu, dopodiché, perse la pazienza ed iniziò a calciarle.

"Non si apre!" ringhiò stringendo i denti "Se non vuole collaborare, allora la butterò giù."

Con quelle parole, provò a calciare più forte le porte, ma ancora senza risultato.

"Vuoi le maniere forti? E va bene."

Insieme all'altro soldato, i due cominciarono a colpire con le spade la povera cabina, senza nemmeno riuscire a scalfirla.

"Basta! Non funzionerà!" ordinò il Dottore "Non riuscirete ad aprire quelle porte!"

I due uomini lo ignorarono.

"Basta ho detto! Le fate male!"

Pochi secondi dopo, la luce in cima alla cabina iniziò ad illuminarsi di azzurro e facendo il suo solito rumore metallico, il Tardis iniziò a svanire.

"No!" urlarono insieme sia Julie che il signore del tempo.

"Ma che diavoleria è mai questa?" I due uomini indietreggiarono spaventati, gli altri tre invece, strinsero più forte le prese sui loro prigionieri.

"Complimenti, l'avete fatta arrabbiare!" sbottò il Dottore quando la macchina spazio-temporale fu scomparsa del tutto.

"Fantastico! Ora siamo pure bloccati qui!" aggiunse Julie con sarcasmo "Un applauso a Mr. Soldatino dell'anno! Davvero intelligente!"

"Ho detto di fare silenzio, stupida ragazzina!" gridò l'uomo dai capelli scuri sempre più irritato e a quell'ordine, Julie sentì la lama affilata della spada appoggiarsi sul suo collo "Non tollero che ci si prenda gioco di me, chiaro?"

La ragazza si zittì.

"Non so chi siate voi." continuò a dire l'uomo "Ma ora verrete con noi alla nostra città e sarete giudicati. La stregoneria è un crimine molto grave."

"Vi ho già detto che quella non era magia!" ribatté seccato il Dottore "Ma verremo volentieri alla vostra città, sono sicuro che sarà di aiuto per cercare di capire in che situazione siamo capitati. Ora, se non vi dispiace, ci lascereste andare? Posso assicurarvi che non scapperemo."

L'uomo li guardò con occhi da falco, ma poi annuì.

"Lasciatelo." ordinò, e i due uomini mollarono la presa, liberandolo.

"Grazie. Ora anche la mia amica." ribatté il signore del tempo.

"Per lei è diverso. Si è presa gioco di me, quindi adesso è mio il diritto di decidere cosa farne." ringhiò l'uomo.

"Sì, è stata decisamente sconsiderata, ma come ho già detto, posso assicurarvi che non è una minaccia." lo sguardo del Dottore si fece freddo e tagliente mentre sfidava quello dell'uomo dai capelli scuri "Oh andiamo, credete davvero che una ragazzina possa abbattere cinque soldati tutta da sola? Avete davvero così tanta paura di lei?"

Nessuno rispose.

"Lasciatela andare. Adesso."

"Fate come dice." si arrese alla fine il capitano, senza mai cedere sotto lo sguardo del signore del tempo.

Il soldato che tratteneva Julie la rilasciò e la ragazza, istintivamente, si avvicinò rapidamente al Dottore, sentendosi più al sicuro vicino a lui.

"Stai bene?" chiese senza mai distogliere lo sguardo dal capitano.

"Sì, grazie Dottore." rispose lei toccardosi leggermente la parte del collo dove fino a pochi secondi prima c'era la lama affilata della spada. Fortunatamente, non sentì alcuna ferita nella pelle.

"Forza allora, fateci strada!" esortò dunque il signore del tempo "Da che parte dobbiamo andare?"

"Da questa parte." istruì il capitano "Ma vi avverto, se solo provate a fare qualcosa..."

"Siamo morti, sì sì, l'ho sentita un sacco di volte quella frase." lo interruppe il Dottore "Ora andiamo, forza!"

I dieci minuti successivi trascorsero nel silenzio più totale, con il capitano che apriva la strada, seguito da due uomini, il Dottore e Julie ed infine gli altri due uomini che chiudevano la fila.

Non troppo tempo dopo arrivarono alle porte di una città. 
Quando entrarono la ragaza non perse tempo nel guardarsi attorno: la città non sembrava grandissima, ma era davvero di una bellezza fuori dal comune. Le strade erano ben curate ed alternate a graziosi spazi di verde, le case erano decorate tutte con fiori colorati e costruite con una simmetria quasi maniacale ed infine, sopra ad una collinetta al centro della città si stagliava alto e maestoso un bellissimo castello tutto in pietra grigia.

"Ma che cos'è questo posto?" chiese stupita.

"Non mi sembra per nulla familiare." rispose il Dottore "Scusate se chiedo, ma come si chiama questa città?"

"Idonville." rispose il capitano.

"Mai sentita..." sussurrò Julie.

"Forse è una di quelle piccole città di cui la storia poi si è dimenticata." sussurrò di rimando il Dottore.

"Giusto per curiosità.... Dove ci stanno portando?"

"Non ne ho idea." poi il signore del tempo si rivolse ai soldati "Dove ci state portando?" chiese.

"In prigione." rispose freddo il capitano.

"Ed ecco la risposta alla tua domanda, Julie."

"Dottore, guarda, ci stanno fissando tutti."

"Ci credo, con quei vestiti!"

"Senti chi parla!"

I soldati condussero i loro prigionieri dentro le mura del castello, passato il primo grande spiazzo all'aperto dopo le porte principali, li portarono giù per una rampa di scale. Si trovarono quindi dentro un lungo corridoio pieno di celle ai lati e venne loro ordinato di entrare in una di quelle vuote. Il capitano chiuse le porte a chiave e prima di andarsene disse loro.:

"Ci rivedremo presto."

"Grazie, non vedo l'ora!" gli urlò dietro il Dottore mentre l'uomo si allontanava "Devi ancora rispondere ad un sacco di domande!"

"Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui." disse Julie quando furono soli.

"Non potete, nessuno può uscire da qui." disse una voce proveniente dalla cella alla loro sinistra. 

"E perché no?" chiese il Dottore riluttante.

"Perché il posto è sorvegliato al massimo livello." continuò la voce ed in quel momento una faccia spuntò dalla piccola finestra che collegava le due celle. Era un ragazzo, leggermente più giovane di Julie, con i capelli rossi e gli occhi chiari.

"Ho visto delle persone provarci e venir uccise." continuò a dire "Non vi consiglio di provarci, morireste di sicuro."

"Tanto a quanto pare saremo condannati a morte lo stesso." osservò il Dottore "Quindi perché limitarsi ad aspettare senza provare a fare nulla?"

"Vabbè, fate quello che volete allora." il ragazzo fece spallucce "Io vi ho avvertito." e con quelle parole, il suo volto sparì dalla finestra.

"No, aspetta!" lo fermò Julie "Ti prego aspetta. Il Dottore ha parlato a vanvera, non volevamo sembrare arroganti."

Il viso del ragazzo tornò a fissarli.

"Ciao, io sono Julie." si presentò lei "E quello qui con me è il Dottore. Tu chi sei?"

"Billy. Mi chiamo Billy."

"E come mai sei qui, Billy?"

"Preferirei non dirvelo. È personale. Voi invece?"

"Credono che pratichiamo la magia."

Il volto del ragazzo sbiancò.

"Allora mi dispiace." sussurrò Billy "Verrete dati in pasto allo Sterminatore."

"Lo Sterminatore? E che razza di nome è?" chiese per nulla impressionato il Dottore "Un po' di fantasia con i nomi, dai!"

"Zitto, Dottore!"

"Uccide senza pietà, ma nessuno lo ha mai visto." spiegò il ragazzo "Chiunque venga accusato di magia nera viene dato in pasto a lui. Dargli da mangiare è l'unico compromesso che abbiamo per fare in modo che non distrugga la nostra città."

"È un essere soprannaturale, quindi?" chiese Julie.

Billy annuì.

"Il soprannaturale non esiste." ribatté seccato il Dottore "Però vi dirò che ora sono curioso, voglio incontrare questo terrificante Sterminatore."

"Ci tieni proprio a morire.... Ehm.. Come hai detto che ti chiami?"

"Sono il Dottore."

"Il Dottore? Questo è il tuo nome?"

"Precisamente."

"Che nome strano."

"Lo sono tanti nomi nell'universo, credimi."

Billy fece di nuovo spallucce e sparì ancora una volta nella sua cella.

"Dottore, sinceramente, detto tra me e te, io non voglio morire. E in più, il Tardis è sparito, come ce ne andiamo da qui?"

"Se quelle scimmie primitive non l'avessero colpito, il Tardis sarebbe ancora qui, ma si offende piuttosto facilmente." rispose il signore del tempo sbuffando "E stai tranquilla, non moriremo, lo capiranno che non pratichiamo magia nera o qualunque cosa sia. Risolveremo la questione tranquillamente. Quello che mi incuriosisce è questa cosa chiamata lo Sterminatore."

"Pensi sia una creatura proveniente da un altro pianeta?"

"Con molta probabilità, sì. Vorrei sapere chi è come è arrivato qui."

In quel momento, i due sentirono le porte delle segrete aprirsi di nuovo e il capitano che li aveva portati lì dentro apparve davanti alla loro cella.

"Voi due, stranieri." annunciò "Per ordine del decreto reale, siete condannati a morte immediata con l'accusa di favoreggiare e praticare le arti oscure. La vostra esecuzione si svolgerà oggi, al tramonto."

E senza aggiungere altro, l'uomo se ne andò.

"Beh, Julie." disse il Dottore sorpreso "Sembra proprio che io abbia sopravvalutato ancora una volta gli esseri umani. Avevi ragione. Ci hanno appena condannati a morte." 










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L'angolo dell'autore

 

 

Ehilà, salve a tutti carissimi lettori e carissime lettrici! Finalmente faccio "sentire" anche io la mia voce haha!

Volevo solo prendermi un momento per ringraziare tutte le persone che hanno deciso di seguire questa storia o che hanno deciso di dedicarmi anche solo un po' del loro tempo per leggere un capitolo. Significa molto per me! Grazie mille a tutti!

Inoltre, volevo scusarmi se nel capitolo precedente avete trovato tanti errori grammaticali, ho scritto quel capitolo molto tardi e ora ho provato a sistemarlo, spero di non aver lasciato indietro roba.

Detto questo, restate sintonizzati, le avventure non finiscono qui! Ora che è entrato in scena il sesto Dottore ne vedremo delle belle e finalmente inizieremo a scoprire un po' di più su che cosa sta succedendo ai nostri eroi :D

E voi avete un Dottore preferito? Se sì, quale?

Io non riesco mai a scegliere haha! Li amo tutti troppo.

Per qualsiasi domanda o commento non siate timidi, scrivete pure! ;D

See you soon!

*Doctor who outro starts to play *


 

 

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Capitolo 5
*** Hello, I'm The (Sixth) Doctor -Parte 2- ***


"Lo sai, non è che io ci tenga molto a morire in questo modo."

"Oh, nemmeno io, se è per questo."

"E allora perché non fai qualcosa? Di solito questo è il momento in cui usi il cacciavite sonico."

"Il cacciavite sonico? Non uso cacciaviti sonici, io."

"Fantastico. Morirò qui, allora. In questa città dimenticata dalla storia e in un epoca insulsissima." poi si rivolse al Dottore "E se tu muori qui con me io non ti incontrerò mai, nel mio futuro!"

"Esattamente." annuì l'altro con tranquillità "Il tempo può essere riscritto."

Julie alzò gli occhi al cielo. Questa rigenerazione del Dottore era decisamente diversa da quella che lei conosceva.

"Che cosa sta leggendo?" chiese la ragazza all'amico indicando con la testa un uomo con in mano una lunga pergamena.

I due si trovavano nel grande spazio ghiaioso davanti al castello, con le mani bloccate dietro la schiena da delle corde e circondati dai soldati reali.

Dall'alto del castello, un uomo di mezz'età con i capelli e la barba grigio scuro, che il Dottore ipotizzò essere il governatore della città, osservava tutto quanto seduto su una maestosa sedia.

"Le nostre accuse." rispose lui "Con molta probabilità pensano che tu sia la strega e che io, sotto qualche incantesimo, obbedisca ai tuoi ordini. Il che non è assolutamente vero perché non sei tu a dare gli ordini tra noi due, chiaro?"

"Perché devo essere io la strega scusa? Sei tu che guidi il Tardis, tu lo hai fatto apparire dal nulla!"

"Non sono io la ragazza tra me e te."

"Stramaledetta società maschilista."

"... Ed è per questo motivo che i due stranieri, dichiarati colpevoli, verranno giustiziati ed offerti in pasto allo Sterminatore." concluse l'uomo.

"Oh, ecco la parte interessante." commentò il Dottore come se fosse lì solo in veste di spettatore anziché come condannato.

"Non sembri per nulla spaventato dal fatto che... Fammi pensare... Ah sì! Stiamo per morire!"

"Lo so!" ribatté il signore del tempo, sembrando offeso "L'ho capito, sai?"

Subito dopo, il capitano apparve davanti a loro, con un ghigno malvagio stampato in faccia.

"Qualche ultima parola?" chiese.

"Sì, a dire il vero." rispose il Dottore con tranquillità "Chi o cos'è esattamente questo Sterminatore? Possiamo saperne di più?"

"Certo che potete, anzi, lo scoprirete di persona tra pochi secondi."

"Okay, cambio domanda allora, da quanto tempo convivete con questo essere?"

Ma il capitano non stava più prestando attenzione.

"Aprite le porte." ordinò.

Quattro guardie, due per lato, si avvicinarono a delle grandi porte metalliche posizionate sul terreno e le sollevarono. Appena le due ante si aprirono, dall'interno fuoriuscì una potente folata di calore e del fumo nero cominciò a spuntare dall'interno dell'enorme botola. 
I soldati spinsero i loro prigionieri verso il luogo della loro esecuzione, quando una freccia volò nell'aria e si conficcò nel terreno, ai piedi del signore del tempo e facendo fermare tutti.

"Ma cosa..." iniziò a dire il capitano, ma non finì mai la frase. Urla e grida di ribellione iniziarono a sollevarsi da dove erano situate le prigioni. Poco dopo, tutte le persone rinchiuse iniziarono a scappare dalle proprie celle. In qualche modo, erano tutti armati e si stavano scagliano su tutte le guardie che trovavano sulla loro strada. Nel giro di pochi secondi iniziò una battaglia.

"Dottore! Julie!" chiamò una voce familiare. Era Billy. "Da questa parte, seguitemi!"

"Forza, è la nostra occasione!" esclamò il signore del tempo mentre slegava la ragazza dalle corde "Andiamocene da qui!"

"Ma quando ti sei liberato?"

"Dopo pochi secondi che mi avevano legato, ora basta domande però, andiamo!"

I due, senza avere alternative migliori, corsero dal ragazzo che li stava aspettando e lo seguirono. 

"Cosa sta succedendo?" chiese Julie mentre correvano.

"I miei amici. Hanno approfittato della distrazione dovuta alla vostra esecuzione e hanno aperto tutte le celle. Una missione di salvataggio per me."

"E ora dove stiamo andando?" continuò il signore del tempo mentre uscivano dalle mura del castello.

"In un posto sicuro." rispose Billy "La nostra base. Adesso siamo tutti ricercati."

Quando la lotta al castello si placò, i tre erano ormai lontani.

"Molto bene." ringhiò il capitano delle guardie mentre si rialzava da terra "Se volete le maniere forti, così sia." si guardò attorno cercando di capire quanti soldati erano riusciti a sopravvivere. Si avvicinò ai primi due che trovò e ordinò: "Liberate lo Sterminatore. Che dia loro la caccia. Voglio le teste di tutti i ribelli."

Nel mentre, dall'altra parte della città, Billy, Julie ed il Dottore avevano finalmente raggiunto una piccola casetta.

"Entriamo, qui non ci troveranno." disse il ragazzo. I tre entrarono e Billy non perse tempo nel spostare una grande credenza, la quale rivelò una pesante porta in legno. Ci fece girare una chiave nella toppa e dopo aver acceso una candela, invitò gli altri due ad entrare. 
Il gruppo scese per un freddo e buio corridoio per un paio di minuti, fino a che non arrivarono davanti ad un'altra porta di legno.
Billy la spinse e i tre si trovarono dentro una grande stanza. Era illuminata da varie fiaccole, decorata alle pareti ed al centro si trovava un grande tavolo di legno con sotto un pesante tappeto rosso e nero. Da un lato, si trovavano anche un divano e due poltrone. 
Sedute al tavolo, c'erano quattro persone, una ragazza e tre ragazzi, che si alzorono non appena videro i gruppetto entrare.

"Billy!" urlò lei correndo incontro al ragazzo per abbracciarlo "Sei vivo!"

"Billy, meno male, temevo il peggio." aggiunse uno dei ragazzi raggiungendolo ed abbracciando a sua volta. Sembrava essere il più grande di tutti, aveva capelli corti biondi e gli occhi azzurri. 
Julie li analizzò. Tutti loro non dovevano avere più di venticinque anni, dedusse.

"Rick, Lily, che bello vedervi!" rispose Billy quasi soffocato dagli abbracci.

"E questi due chi sono?" chiese un altro ragazzo, dai capelli neri, puntando la sua balestra su i due nuovi ospiti "Billy, perché li hai portati qui?"

"Stavano per essere giustiziati."

"Con quale accusa?"

"Stregoneria."

Nella stanza, tutti trattenero il respiro.

"Oh andiamo!" ribatté il Dottore seccato "Non ci crederete davvero! La magia non esiste!"

"Chi siete voi?" chiese con cautela il ragazzo di nome Rick.

"Io sono il Dottore." si presentò con voce calma il signore del tempo "E questa qui accanto a me è Julie."

"Grazie per averci salvato." aggiunse lei.

"Il piano non era quello." sbottò Rick con freddezza "Stavamo solo salvando Billy."

"Beh, grazie comunque."

"Che motivo abbiamo per fidarci di voi?" continuò il ragazzo con la balestra senza mai abbassare la guardia "Chi ci dice che non siete spie?"

"Non abbiamo prove, effettivamente." riflettè il Dottore "Ma vi posso assicurare che non stiamo dalla parte di quelli che volevano giustiziaci."

"Questo lo deciderò io." disse freddamente Rick.

"Vi presento la mia squadra." continuò Billy "Questo è Richard, ma noi lo chiamiamo tutti Rick, mio fratello più grande e quella vicino a lui è Lily, sua moglie. Quello con la balestra è Markus, mentre quello là in fondo è Matt. Lui non parla mai."

"Ci staranno cercando ovunque." spiegò Rick "Qui siamo al sicuro, ma dobbiamo stare attenti. E di voi due io non mi fido."

"Vogliamo aiutarvi." disse il Dottore "E siamo pronti ad aiutarvi in ogni modo possibile, ma prima voi dovete aiutare me. Puoi parlarmi dello Sterminatore?"

Nella stanza calò un silenzio tombale, poi Rick sospirò.

"Non sappiamo molto, tranne che è una creatura spaventosa. Nessuno lo ha mai visto veramente." cominciò a dire "E chi lo ha visto non è più qui per testimoniarlo. I colpevoli di magia nera vengono dati in pasto a lui per mantenere calma la sua ira."

"E da quanto tempo questa cosa va avanti?" chiese curioso il Dottore.

"Da anni. Da quando l'attuale governatore ha spodestato la famiglia legittima di questa città."

"Davvero? E chi sarebbe la famiglia legittima?"

Lo sguardo di Rick si fece ancora più freddo, mentre fissava il signore del tempo dritto negli occhi.

"Si tratta della mia famiglia. Io sono il leggittimo successore."

"Tu?!" esclamò Julie sorpresa "Ma allora questo significa che anche Billy fa parte della discendenza!"

"Esatto" annuì il ragazzo "Nostro padre era governatore, si viveva sereni ed in pace, ma poi l'attuale governatore lo ha ucciso, salendo al potere e nessuno ha fatto niente! Il re di Scozia non ci ha aiutati neanche un po'."

"Ci dovrei essere io in quel castello." ringhiò Rick con rabbia mentre Lily lo confortava delicatamente "ma oggi rovesceremo l'attuale governatore."

"E come pensate di fare?" chiese Julie.

"Beh... Su quello ci stanno ancora lavorando." ridacchiò Billy.

"Oh, quindi non avete un piano!" li prese in giro il Dottore.

"Non è vero!" si difese Markus "Ce lo abbiamo il piano, guardate qui."

Il ragazzo indicò una mappa stesa sul tavolo.

"Lì vedete questi cinque punti?" spiegò "sono pietre, pietre particolari. Sono posizionate in luoghi precisi della città e per la nostra gente hanno una profonda valenza simbolica."

"E cosa c'entrano con il governatore?"

"Lo Sterminatore in qualche modo obbedisce solo al governatore, ma si dice anche che quell'essere sia legato a quelle pietre. Noi vogliamo scoprire come, magari sono il modo che ha per controllarlo."

"C'è una rete di tunnel sotterranei qui sotto. Vogliamo usarla per arrivare alle pietre." continuó a dire Lily.

"E come avete intenzione di distruggerle?" chiese Julie.

"Non vogliamo farlo." rispose Rick "Sono comunque un simbolo importante per la nostra gente. No, noi siamo convinti che scoprendo cosa siano veramente quelle pietre saremo in grado di controllare lo Sterminatore. Da lì poi, riprenderemo ciò che è nostro di diritto.

Il Dottore alzò le sopracciglia, per nulla impressionato.

"Se non altro" disse "Nel caso voi riusciate ad ottenere il controllo su questo Sterminatore allora io potrei finalmente parlarci e capire cosa o chi è."

"Vi aiuteremo." concluse Julie "Se voi lo volete, ovviamente. Ma penso che per una rivolta più persone ci sono meglio è no?"

"Non mi fido di voi." ribatté Rick "Ma hai ragione. E il popolo ci aiuterà, il loro malcontento si fa sentire ultimamente. Appena scopriranno cosa vogliamo fare, ci appoggeranno, vedrete."

"Fuori ormai si sarà fatto buio." disse il Dottore "E noi siamo ricercati, ma l'oscurità potrebbe venire in nostro aiuto."

"Vuoi uscire là fuori?" chiese Julie "Credevo avremmo usato le gallerie."

"Tu sì, con molta probabilità sono più sicure della superficie." rispose il signore del tempo "io voglio controllare con i miei occhi un paio di cose in questa città."

"Come posso sapere che non andrai ad avvisare le guardie, che non sei una spia?" chiese Rick, con sguardo accusatorio.

"Ti devi fidare e basta. Davvero ti sembro una spia?"

"Non sai mai che faccia hanno le spie."

"Ti posso assicurare che non abbiamo niente a che fare con le guardie reali o il governatore." s'intromise Julie "Ti ricordo che stavamo per essere giustiziati."

"Rick, ci serve tutto l'aiuto possibile." lo persuase Billy "Perché negarlo a chi ce lo offre?"

"Va bene." si arrese il fratello più grande "Ma Markus porterà la sua balestra con lui, e la userà, se necessario. Chiaro?"

"Cristallino." sbuffò la ragazza.

"Dottore, io verrò con te." continuò a dire il ragazzo "Voglio tenerti d'occhio." poi si rivolse alla moglie "Lily, amore mio, tu invece vai con loro."

La donna annuì.

"Stai attento, Richard."

"Sempre."

Dieci minuti dopo, Julie, Billy, Markus, Lily e Matt stavano camminando silenziosamente per delle gallerie sottoterra.
Matt, che a detta di tutti era il migliore della città quando si trattava di orientarsi, apriva la strada, con in mano la mappa ed una fiaccola. 
Dietro di lui si trovava Lily, seguita da Billy, Julie, ed infine Markus, che chiudeva la fila tenendo i suoi occhi su ogni movimento della ragazza davanti a lui.

"Perché Matt non può parlare?" chiese timidamente Julie a Billy.

"È nato così." la liquidò Markus.

"Sì, è un problema che ha sempre portato con sé, fin dalla nascita." annuì piano Billy.

"Dove stiamo andando?" chiese ancora la ragazza "Alle pietre?"

"No, prima abbiamo un altra tappa." rispose Billy arrossendo.

"E sarebbe?"

"Il castello." ridacchiò Lily "Billy deve andare a prendere qualcuno, non è vero?"

"Oh, sta zitta!"

"E chi?"

"La sua ragazza, ovviamente?"

"Sophie non è la mia ragazza!"

"Non ancora, amico." lo prese in giro Markus "Ma ci siamo vicini. Ora ha diciotto anni, presto la sposerà!"

"Chiudete la bocca, tutti quanti."

Poco dopo, Matt si fermò ed indicò il soffitto.

"Okay, saliamo." ordinò Lily.

Il gruppo obbedì ed usando una scala di legno lì vicina e spostando una grande pietra dal terreno, si trovarono esattamente dentro il cortile del grande castello reale, nella parte posteriore.

"Vai rubacuori." Markus fece l'occhiolino a Billy "Questo è il tuo momento."

A quelle parole, il ragazzo estrasse dalla giacca un piccolo fischietto di legno intagliato a forma di pettirosso e ci soffiò dentro. L'oggetto emise un, delicato fischio, particolarmente acuto. 
Pochi secondi dopo, da una delle finestre si affacciò una figura. A causa dell'oscurità, Julie non riuscì a vederla chiaramente, ma gli altri ragazzi lì con lei sembravano conoscerla bene. 
Pochi minuti dopo, di nascosto e con passo silenzioso come quello di un gatto, una ragazza della stessa età di Billy, con le trecce bionde ed un delicato vestito bianco spuntò nel cortile. 
Il ragazzo corse ad abbracciarla.

"Sophie! Ci sei riuscita!" esclamò.

"Sì, ora andiamocene prima che qualcuno ci veda."

E il gruppo rientrò nelle gallerie.

"Sapevo che saresti venuto a prendermi." sorrise lei quando furono di nuovo tutti al sicuro.

"Te lo avevo promesso, no?"

"Grazie, grazie a tutti voi." sorrise la ragazza, poi il suo sguardo si posò su Julie "Non ti ho mai vista... E tu chi sei? Che strani abiti porti!"

"Sì ehm... Ciao, io sono Julie, sono nuova, vengo da fuori città, un posto molto distante da qui."

"Oh. Capisco."

"E tu chi sei invece, se posso chiedere?"

"Sono Sophie, figlia dell'attuale governatore."

"Ecco perché ero in prigione, Julie." spiegò Billy abbassando lo sguardo "Le guardie reali ci avevano trovati insieme, di nuovo."

"Amore proibito." sospirò Lily "Il più pericoloso, ma anche il più adrenalinico. Ora andiamo, abbiamo molto altro di cui occuparci."

"Hai ragione." annuì Markus "Forza Matt, aprirci la strada... Matt?"

Il gruppo si guardò attorno. Ma il ragazzo non si vedeva da nessuna parte.

"Matt?"

"Matt, amico, dove sei?"

"È rimasto in superficie? E se lo avessero preso?"

"No, l'ho visto scendere con noi, ne sono sicuro."

"Ragazzi, guardate."

Tutti seguirono le parole di Billy e si votarono verso la direzione da lui indicata. Poco più avanti, stropicciata sul terreno, si trovava la mappa delle gallerie.

La mappa che teneva Matt.

In quel momento, un ringhio feroce tagliò il silenzio.

"Oddio..." Lily trattenne il fiato.

"È lui. È qui." la voce di Sophie tremava.

"Chi?" chiese Julie, congelata sul posto.

"Lo Sterminatore." sussurrò di rimando la figlia del governatore "e penso che Matt ormai sia morto..."

"Correte." ordinò Markus, ma nessuno si mosse "Correte ho detto! Adesso!"

E quello fu abbastanza. Il gruppo iniziò a scappare nella direzione opposta.

"Lo hanno liberato!" pianse Sophie "Lo hanno liberato per darci la caccia, non lo fanno mai!"

"Ora non c'è tempo, correte e basta!"

Il ringhio si faceva più potente e più vicino ogni secondo che passava.

"Ci prenderà!" urlò Billy.

"No, non lo permetterò!" rispose Markus e si fermò sul posto.

"Che stai facendo?" chiese Lily sbarrando gli occhi.

Markus alzò la balestra verso la direzione da cui proveniva lo Sterminatore.

"Sono l'unico armato tra di noi. Billy, tuo fratello è stato anche mio fratello." disse poi il ragazzo "Siamo migliori amici da quando eravamo bambini. Gli ho promesso che avrei fatto tutto il possibile per proteggervi e tenervi al sicuro, sempre. E manterrò la mia promessa. Tratterò questo mostro il più a lungo possibile. Voi correte e non voltatevi mai."

"Markus...."

"Markus, no! Non c'è bisogno di sacrificarsi!" esclamò Julie "Troviamo il Dottore, lui saprà come-"

"Non c'è tempo, andate!" poi si rivolse di nuovo a Billy "Vi voglio bene, a tutti voi. Fatelo sapere anche a Rick. Sono sicuro che un giorno sarà un grande governatore."

Billy annuì, con le lacrime agli occhi.

"Andiamo." la voce di Lily si ruppe "Andiamo, forza!"

L'ultima cosa che sentirono uscire dalla bocca di Markus fu un:

"Avanti, bestia del demonio, affrontami!"

E poi, urla di dolore tagliarono l'aria.

"Senza una mappa continueremo a girare alla cieca!" urlò Sophie.

"Non abbiamo altre alternative." rispose Lily "Ma appena troviamo un luogo per risalire usiamolo ed usciamo in superficie."

"Concordo, siamo come dei topi in trappola qui."

Poco dopo, i quattro arrivarono ad un bivio.

"Ed ora da che parte?" chiese Julie.

"Io..." mormorò Billy "Io... Io non lo so..."

"Voi tre andate a sinistra." ordinò Lily "Io andrò a destra."

Un altro forte ringhio fece venire loro i brividi.

"E porterò lo Sterminatore con me."

"No!"

"Non osare Lily, non perderò anche te!"

"Non c'è altra soluzione."

"C'è sempre un altra soluzione!"

"Non questa volta, Billy!"

"Ma..."

"Andate. Io lo tratterò."

"Devi tornare da me, Lily." la pregò Billy "Da me e da Rick, hai capito?"

Lily sorrise.

"Andate ora, o non potrò darvi abbastanza vantaggio."

Billy abbracciò velocemente la donna, di nuovo con le lacrime agli occhi.

"Coraggio, dobbiamo proseguire." esortò Julie.

Mentre si allontanavano, sentirono la voce di Lily urlare:

"Andiamo, Sterminatore dei miei stivali, da questa parte!"

Dopo quella che sembrò un'eternità, i tre arrivarono ad un spiazzo e videro una scala di legno appoggiata in un angolo.

"Ci siamo riusciti! Saliamo, presto!" esclamò Sophie.

Julie annuì ed obbedì. Salì sulla scala di legno e spostò la pietra.
Sospirò soddisfatta appena percepì l'aria della notte sfiorarle il viso. 
Poi fu il turno di Billy, ed infine quello di Sophie.

Ma quando il ragazzo si girò per aiutarla ad uscire dalle gallerie, lei urlò.

"Mi ha presa." sussurrò terrorizzata, con lo sguardo pieno di paura.

Gli occhi di Billy si spalancarono.

"Non posso muovere le gambe." continuò lei con le lacrime agli occhi "Lui è qui, mi ha presa, lo sento. E se lui è qui allora significa che Lily..."

"Oddio..." mormorò Julie.

"No..." protestò Billy "No, no no no no no! Ti prego, no!"

"Mi dispiace, Billy."

"No! Ascolta Sophie, andrà tutto bene. Prendi la mia mano. Ti tireremo fuori da lì, lo prometto."

"È troppo tardi."

Julie assisteva alla scena completamente congelata.

"Non è troppo-"

"Si, invece." poi la ragazza sorrise "Billy, ascolta questa parole, perché sono molto, molto importanti: Io ti amo."

Nell'oscurità, per un solo secondo, Julie vide due occhi di un terrificante colore rosso, ed un istante dopo, Sophie venne tirata con forza di nuovo dentro le gallerie, un urlo di puro terrore che usciva dalla sua bocca.

"No!" urlò Billy con le lacrime che iniziavano a cadergli sul viso "Sophie, no!"

Julie si coprì la bocca con una mano, completamente scioccata.

"Billy..."

Ma il ragazzo non le prestava ascolto. Se ne stava inginocchiato a singhiozzare vicino all'uscita delle gallerie.

"Billy, dobbiamo andare." si fece forza Julie quando tutto si fece silenzioso "Qui è troppo pericoloso."

"Se n'è andata..." mormorò lui alzandosi lentamente "Farò sapere a quel maledetto di suo padre che il suo mostro si è portato via la sua unica figlia!"

La tristezza ora si era trasformata in rabbia.

"Gliela farò pagare cara!"

"Billy, guarda!" indicò Julie "È una delle cinque pietre!"

Il ragazzo si voltò a guardare nella direzione da lei indicata.

"Hai ragione." disse "Ma cosa facciamo adesso? Lo Sterminatore potrebbe tornare a momenti e..."

"Troviamo il Dottore, lui saprà cosa fare. Lo sa sempre."

Il ragazzo annuì, asciugandosi gli occhi con la mano.

"Julie! Julie eccoti, finalmente ti ho trovata!" s'intromise una voce familiare.

"Dottore!"

Il signore del tempo aveva il fiatone, quasi come se avesse appena corso una maratona intera, e la preoccupazione era dipinta su tutto il suo viso.

"Julie, ascoltami." disse lentamente l'uomo "Devi allontanarti da Billy."

"No no! Ascoltami tu, lo Sterminatore è qui e ha preso..."

"Lascia perdere lo Sterminatore!"

"Ma..."

"Dottore, dov'è mio fratello? Perché non è con te?" chiese Billy con preoccupazione.

"Tuo fratello è morto."

Julie rimase senza parole.

"Dottore, ma cosa..."

"Stai mentendo, lui non può essere-"

"È morto, e l'ho ucciso io."

"Come hai osato!"

"Dottore ma che stai dicendo? Tu non uccidi mai!"

"Ascoltami, Julie. Ti prego, ascoltami perché è molto importante. Ti devi allontanare da Billy. Vieni qui da me, avanti."

"Perché? Ma che stai dicendo?"

"Perché questa non è la Scozia, non siamo nel 1042. Ora ti prego, per l'ultima volta, allontanati da lui."

Julie continuava a far rimbalzare i suoi occhi tra il signore del tempo e il giovane ragazzo accanto a lei con sguardo confuso.

"Non ti capisco..."

"Billy è pericoloso Julie, più pericoloso di qualsiasi altra cosa qui in questa città. Uno tra gli esseri più pericolosi dell'universo."

"Dottore, ma che stai dicendo?" chiese il ragazzo, completamente scioccato dalle accuse.

"Basta fingere! So cosa sei veramente, chi sei veramente! Ti ho smascherato!" poi si rivolse alla ragazza "E se non mi credi Julie, sta a guardare, perché ora te lo dimostrerò."











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L'angolo dell'autore

 

Volevo solo dire a tutte le persone che si stanno chiedendo che fine abbia fatto il decimo dottore che non dovete preoccuparvi, tornerà presto, è parte integrante di questa storia!

Uhuhuhu che cosa succederà ora ai nostri eroi? Chi mai sarà Billy veramente?

Restate sintonizzati per scoprirlo!

See ya!

*Doctor who outro starts to play*


 

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Capitolo 6
*** Hello, I'm The (Sixth) Doctor -Parte 3- ***


Un'ora prima...

Il Dottore e Richard uscirono dalla piccola casetta, venendo subito avvolti nell'oscurità della notte.

"Che cos'è che vuoi vedere esattamente?" chiese scettico il ragazzo al signore del tempo.

Ma l'uomo non rispose.

"Non conosci queste strade, eppure ti stai muovendo con sicurezza tra di esse." continuò l'altro.

"Ho guardato la mappa e l'ho memorizzata."

"Ma l'avrai guardata per non più di cinque secondi, come-"

"Non per vantarmi, ma ho un cervello davvero niente male. Ora, vuoi stare zitto? Non vorrai farci scoprire, spero."

"Certo che no."

I due continuarono a camminare per le strade poco illuminate della città, fino a che non arrivarono davanti a ciò che il Dottore stava cercando: una delle cinque pietre.

"È questa che stavi cercando?"

"Esattamente."

Il signore del tempo si avvicinò all'oggetto misterioso.

"Stavo cercando questa pietra per esaminarla, voglio capire in che modo è collegata al mostro che semina panico in questo posto."

"Non è raccomandato toccarle." avvertì Richard "Nessuno sa di cosa siano veramente capaci queste pietre."

"Penso sia tempo di scoprirlo, allora."

Il Dottore s'inginocchiò davanti alla pietra e la esaminò. 
Non era molto grande, di forma esagonale e con la superficie piatta piena di strani segni astratti color argento e verde, che brillavano debolmente nella notte.

"Strano... Davvero strano..." mormorò il signore del tempo, completamente assorto. Segui con lo sguardo gli strani segni dall'inizio, in cima alla pietra, fino alla fine, in fondo all'oggetto. Li tracciò con le mani ed alla fine capì.

"Richard, ho bisogno del tuo aiuto." disse poi, senza alzare lo sguardo "Devi farmi da palo e controllare che non arrivi nessuno. Dobbiamo essere pronti a correre se ci trovano."

Il ragazzo annuì e poi si voltò dall'altra parte per controllare le strade vicine a loro.

Quando Richard fu di spalle, il signore del tempo sorrise debolmente. Controllò il retro della pietra finché non trovò quello che stava cercando e il suo sorriso si ampliò.

"Trovato qualcosa di interessante?" lo interruppe una voce.

"No, no. Nulla di nulla." si affrettò a dire il Dottore "Anzi, sai che ti dico? Andiamocene da qui."

"Torniamo alla base?"

"Assolutamente no. Voglio trovare le altre pietre. Qui non ho trovato alcun indizio, ma forse con le altre avrò più fortuna."

Finirono per girare quasi tutta la piccola città. Ogni volta, per tutte e tre le pietre successive, il Dottore chiese a Richard di fargli da palo, mentre lui controllava ed analizzava la pietra. Ma ogni volta era sempre la stessa storia, il signore del tempo finiva col dire di non aver trovato nulla.

"Se non troviamo mai alcun indizio, perché continuiamo a cercare?" chiese il ragazzo dopo che il Dottore ebbe finito di esaminare la quarta pietra."

"Ne manca solo una." rispose il signore del tempo.

"Solo una cosa?"

"Di pietra. Ne manca solo una."

"Okay quindi... Pensi che troverai lì quello che cerchi?"

"Oh andiamo." il Dottore si fece più serio che mai "Basta prenderti gioco di me, non funziona."

"Non... Non capisco, Dottore. A cosa ti riferisci?"

"Lo sai bene, invece."

Il signore del tempo si avvicinò al ragazzo sempre di più, con aria minacciosa.

"Il teatrino è finito, ragazzo."

"Dottore, davvero. Non so di cosa tu stia parlando."

I due ora si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro.

"Sai esattamente di cosa sto parlando, ed ascolta attentamente le mie parole perché non mi ripeterò: Julie è con gli altri. Spero per il vostro bene che sia sana, salva ed illesa. Non so cosa abbiate in mente, ma è mia intenzione scoprirlo e se vengo a sapere che i tuoi amichetti le hanno fatto del male, ve la farò pagare cara, chiaro?"

Richard non rispose, né provò più a difendersi.

Il signore del tempo appoggiò la mano sul petto del ragazzo e spinse. La mano sparì al suo interno.

"Ho capito il vostro trucchetto da quattro soldi."

Pochi secondi dopo, il corpo di Richard cadde a terra inerte, con gli occhi spalancati.

"E ora troviamo l'ultima pietra e poi la ragazzina, prima che sia troppo tardi."

Il Dottore cominciò a correre e si fermò solo nel momento in cui si trovò davanti alla quinta pietra. Quando arrivò però, vide due sagome accovacciate a terra.

"Hai ragione." stava dicendo una "Ma cosa facciamo adesso? Lo Sterminatore potrebbe tornare a momenti e..."

"Troviamo il Dottore, lui saprà cosa fare. Lo sa sempre." rispose l'altra.

La prima sagoma annuì, asciugandosi gli occhi con la mano.

"Julie! Julie eccoti, finalmente ti ho trovata!" s'intromise lui appena riconobbe la ragazza e Billy.

"Dottore!"

Il signore del tempo aveva il fiatone e la preoccupazione era dipinta su tutto il suo viso.

"Julie, ascoltami." disse lentamente "Devi allontanarti da Billy."

"No no! Ascoltami tu, lo Sterminatore è qui e ha preso..."

"Lascia perdere lo Sterminatore!"

"Ma..."

"Dottore, dov'è mio fratello? Perché non è con te?" chiese il giovane allarmato.

"Tuo fratello è morto."

Il signore del tempo vide lo stupore riempire il viso di Julie.

"Dottore, ma cosa..."

"Stai mentendo, lui non può essere-"

"È morto, e l'ho ucciso io."

"Come hai osato!"

"Dottore, ma che stai dicendo? Tu non uccidi mai!"

Il signore del tempo prese un lungo respiro.

"Ascoltami, Julie. Ti prego, ascoltami perché è molto importante. Ti devi allontanare da Billy. Vieni qui da me, avanti."

"Perché? Ma che stai dicendo?"

"Perché questa non è la Scozia, non siamo nel 1042. Ora ti prego, per l'ultima volta, allontanati da lui."

Vide che la ragazza continuava a far rimbalzare i suoi occhi tra loro due con sguardo confuso.

"Non ti capisco..."

"Billy è pericoloso Julie, più pericoloso di qualsiasi altra cosa qui in questa città. Uno tra gli esseri più pericolosi dell'universo."

"Dottore, ma che stai dicendo?" chiese Billy, completamente scioccato dalle accuse.

"Basta fingere! So cosa sei veramente, chi sei veramente! Ti ho smascherato!" poi si rivolse alla ragazza "E se non mi credi, sta a guardare, perché ora te lo dimostrerò."

Nel tempo presente...

"Dimostrare? Cosa vorresti dimostrare?" sbuffò Julie "Se Billy avesse voluto uccidermi avrebbe potuto farlo un sacco di volte, eppure mi sembra di essere ancora qui- Dottore, mi stai ascoltando?"

Il signore del tempo aveva superato velocemente i due ragazzi per dirigersi verso la pietra che si trovava alle loro spalle.

"Abbiamo perso tutti gli altri e ora dobbiamo andarcene, o lo Sterminatore prenderà anche noi!"

"Ragazzina, gli altri non sono morti e non esiste alcun Sterminatore." ribatté il Dottore mentre si accovacciava per esaminare la pietra."

"Quante volte te lo devo dire che non sono una ragazzina?!"

"Dottore, ti rendi conto che stai delirando, vero?" chiese Billy.

"Me lo dicono un sacco di volte, sì. Ma tu ragazzo, devi stare zitto. Sei l'ultimo ad avere il diritto di parlare, qui. Lasciamelo dire però, un piano davvero niente male, molto ben architettato."

"Non riesco a seguirti...."

"Ora ti spiego tutto, Julie." continuò a dire il signore del tempo senza mai distogliere l'attenzione dalla pietra luminosa "Non siano mai atterrati sulla terra, con molta probabilità non ci siamo nemmeno mossi tanto dal punto in cui eravamo nello spazio. Qualcosa ci ha afferrato e ci ha trascinati qui, in questo posto creato apposta per noi. Tutto quello che vedi, tutto ciò che ci circonda, è stato creato solo ed esclusivamente per noi. Ed in maniera molto accurata, oserei dire."

Il Dottore trovò quello che stava cercando sul retro della pietra.

"Cinque pietre. Dovevano coprire una grande porzione di spazio per darci il senso di essere in un luogo aperto, quando, in verità, siamo in un luogo chiuso. Potevano mascherare tutto, tranne i filtri di percezione stessi. Cinque pietre poste il luoghi equidistanti l'una dall'altra. Non avrebbe funzionato, altrimenti."

Il Dottore tirò i cavi sul retro dell'oggetto, rompendoli.

La pietra tremolò e poi si spense.

"Cinque filtri di percezione, che io sono riuscito a disattivare, però."

"Ma che..."

Julie sbarrò gli occhi in un misto di confusione e stupore. Intorno a lei le cose cominciarono a svanire, ritornando al loro vero essere.

"Pensavamo di aver girato l'intera città, ma in verità siamo solo andati avanti ed indietro per questa nave, come dei criceti su delle ruote."

Il cielo, il sole, la città, le strade, era tutto sparito. Ora ciò che li circondava era solo il colore grigio. A destra, a sinistra, sotto di loro e sopra di loro. Solo metallo. Il metallo di una nave spaziale enorme e molto avanzata.

"E da quando i Cybermen sono dei così bravi attori?" chiese il signore del tempo alzandosi da dove si trovava e girandosi a guardare Julie e Billy.

Lentamente, la ragazza si voltò verso sinistra. Billy non c'era più, al suo posto si trovava un mostruoso umanoide di metallo.

"Ci hai scoperti, Dottore. Ma non ci importa." disse con voce improvvisamente meccanica e monotona.

Prima che Julie potesse fare qualsiasi mossa e scappare, il Cyberman le posò una mano sulla spalla, stringendo forte e facendola urlare dal dolore. Era come se una scarica elettrica stesse passando attraverso tutto il suo corpo.

"Ehi!" ribatté il signore del tempo arrabbiato, camminando velocemente verso loro due "Toglile le mani di dosso!"

"Non ti muovere, Dottore" ordinò l'altro "O la ucciderò."

Il signore del tempo si fermò.

"Okay, farò come vuoi, ma smettila di farle del male!"

L'umanoide obbedì e Julie riuscì a prendere un respiro profondo.

Dalla loro sinistra e dalla loro destra apparvero come dal nulla altri quattro Cybermen, due per lato.

"Ci hanno scoperti." disse uno.

"Dobbiamo portarli dal comandante, questi sono gli ordini." disse un altro.

"Ordini ricevuti." rispose un terzo.

"Sì grazie, ci terrei a parlare con il vostro comandante." sbuffò il Dottore.

"Il Dottore verrà portato dal comandante."

"E la ragazzina verrà con me."

"La forma di vita umana resterà con noi."

"La forma di vita umana verrà con me, ho detto, oppure non mi muoverò da qui."

"Sei in minoranza, Dottore. Devi obbedire."

"Sono sempre stato in minoranza, e vi ho sembre battuti. Ho sempre vinto io."

I Cybermen non risposero.

"La ragazzina verrà con me. Fine della questione."

Dopo alcuni secondi di silenzio, il robot che teneva Julie prigioniera la lasciò andare e lei corse al fianco dell'amico.

"Stai bene?" chiese lui con sguardo preoccupato.

"Sì, il dolore sta già sparendo."

"Molto bene."

"Dottore, che cosa sta succedendo? Non capisco."

"Tranquilla, ti spiegherò tutto più tardi, lo prometto."

"Basta parlare." ordinò uno dei robot mentre puntava una pistola contro i due amici "Il comandante vi aspetta."

"Andiamo." mormorò il Dottore appoggiando una mano confortante sulla schiena della ragazza "Ma resta sempre vicina a me."

Julie annuì e seguì il signore del tempo. I Cybermen li condussero attraverso vari corridori che sembravano tutti uguali, fino a quando il gruppo raggiunse una porta che si aprì su una grande zona a prua della nave spaziale. 
Un Cyberman venne verso di loro e si fermò davanti al Dottore.

"Immagino che tu sia quello che ha provato a darci in pasto allo Stermintore, vero?" chiese il signore del tempo.

"Informazione irrilevante." rispose il robot.

"Sì okay, te lo concedo. Passiamo alle domande serie: che cosa volete?"

"Distruggere il Dottore."

Il signore del tempo alzò le sopracciglia, non molto impressionato dalla cosa.

"Ma non mi dire, che novità. Voi non cambiate mai."

"Hai perso, Dottore. Sei giunto alla tua fine." continuò a dire con voce metallica il Cyberman.

"Io non credo proprio." ribatté con tono sarcastico lui. Poi si rivolse all'amica "Ehi Julie! La vuoi sentire una storia interessante?"

"Ehm... Non so se questo sia proprio il momento adatto..."

"Oh sì che lo è! Non c'è momento più adatto di questo! E voi miei cari Cybermen? Volete sentire questa storia?"

Nessuno rispose.

"Parla di un gruppo di robot su una nave spaziale" iniziò a dire il signore del tempo "che decise di inscenare un bellissimo teatrino usando cinque filtri di percezione tutti insieme, convinti di poter ingannare il loro più grande nemico. Peccato che questo nemico sia riuscito a smascherare i loro piani." il Dottore si mise a camminare in giro per la plancia osservando con occhio acuto tutte le postazioni dei vari comandi mentre il gruppo di robot seguiva ogni sua mossa minuziosamente "Una bellissima messa in scena, ve lo concedo. Una città inesistente dal nome inventato, con personaggi accuratamente costruiti... peccato che mi siate caduti in una cosa banale come lo Sterminatore. Che nome assurdo poi. Ehi Julie, sai cos'era veramente lo Sterminatore?"

La ragazza scosse la testa.

"Il motore." rispose l'altro sorridendo "Nient'altro che il motore di questa nave. Quella botola che avevano aperto, era il motore mascherato dal filtro di percezione."

"Questo significa..." riflettè Julie "Che non era reale, e che nessuno è morto a causa sua...."

"Nessuno, esatto. Solo un piccolo dramma teatrale ben architettato. Ma la vera domanda è: come è stata possibile questa cosa? Come avete fatto ad imitare così bene i comportamenti umani? Era sempre parte del filtro di percezione?"

"Informazione irrilevante." ripeté il Cybermen comandante.

"Suppongo che la risposta sia sì. Filtri di percezione potenti direi. Non troppo complicati in termini tecnici, molto facili da disattivare, ma decisamente potenti. Dubito che voi siate riusciti ad architetture un piano così elaborato. Sono piuttosto sicuro che qualcuno vi abbia aiutati." il signore del tempo era ritornato faccia a faccia con il capo dei Cybermen "Quindi forza, ditemi, chi è? Con chi lavorate? Chi vi ha aiutati? "

"Nessuno." rispose il robot.

"Oh, quindi lavorate da soli? Mi devo congratulare allora, da voi non me lo sarei mai aspettato." poi il Dottore si rivolse ancora una volta a Julie "Piaciuta la storia, ragazzina?"

"Faccio fatica a crederci... Ma sì, direi di sì." rispose lei con voce tremante.

Il Dottore si sistemò il cappotto colorato.

"Peccato che ora io sia qui apposta per fermarvi."

"Tu non puoi fermarci." ribatté ancora una volta il capo dei Cybermen "Eliminate il Dottore" ordinò subito dopo.

"No!" urlò Julie cercando di correre verso l'amico, ma venne trattenuta da due robot che l'afferrarono per le braccia.

"Va tutto bene." la tranquillizzò lui "Non spareranno davvero. Non ti devi preoccupare."

"Eliminare il Dottore."

"No, vi prego! Lasciatelo stare!"

"Eliminare il Dottore."

"Vi ho detto di fermarvi!"

"Eliminare il Dottore."

"Eliminare il Dottore!"

"Eliminare il Dottore!"

Gli altri due Cybermen puntarono le loro pistole sul signore del tempo e fecero fuoco.

"No!"

Julie sentì le lacrime salire agli occhi. Guardò impotente mentre l'amico veniva colpito in pieno dai laser e cadere a terra inerme. 
In fondo, dove poteva scappare? Provò a dimenarsi, ma le mani su di lei erano come morse d'acciaio. Non stava nemmeno prestando attenzione a quello che stava accadendo attorno a lei. Il suo sguardo era fisso sul corpo del signore del tempo.

"Rigenerati..." pregò sottovoce "Avanti rigenerati... È così che funziona no? Perché non ti rigeneri?"

Il corpo del Dottore continuava a rimanere a terra, immobile.

"Ho detto che ti devi rigenerare, stramaledetto signore del tempo!"

"Il Dottore è stato sconfitto. Missione compiuta." s'intromise la voce meccanica del capo dei Cybermen "Iniziare la sequenza di miglioramento della forma di vita umana."

"Sequenza di miglioramento? Ma che state..."

Quelle parole fecero tornare Julie alla realtà.

"No, no! Fermi! Che state facendo? Lasciatemi andare!"

La ragazza provò ancora una volta a dimenarsi nella presa salda, mentre i due robot la trascinavano verso un' armatura di metallo vuota collegata a dei cavi.

"No! Lasciatemi andare!"

I due Cybermen la forzarono dentro l'armatura, che si chiuse automaticamente su tutto il suo corpo, tranne che sulla testa.

"Iniziare sequenza di miglioramento." disse uno.

"Sequenza avviata." rispose un altro.

"No! Non voglio diventare come voi!"

"Tu verrai migliorata."

"No!"

All'inizio lottò cercando di aggrapparsi a tutto quello che aveva. Ripensò ai suoi amici, alla sua famiglia, al Tardis, a tutte le meravigliose avventure che aveva vissuto nello spazio e al volto del Dottore. Il suo Dottore, quello con cui era solita viaggiare. Ma pian piano, Julie iniziò a sentirsi come se la sua mente stesse andando alla deriva. Era come se il suo cervello si stesse addormentando. Non riusciva più a parlare, non riusciva nemmeno più a connettere i pensieri...

"Interrompere subito la sequenza di miglioramento. Questo è un ordine!"

Una voce decisa si fece strada nella sua mente. No, non nella sua mente, era reale!

"Ho impostato l'autodistruzione. Vi ho detto di interrompere subito la sequenza! Farò saltare in aria tutta la nave!"

"Il Dottore è ancora vivo."

"Il Dottore è ancora vivo."

"Il Dottore è ancora vivo."

La ragazza alzò lo sguardo.

Il Dottore era vicino ai comandi, vivo e vegeto, con il cappotto colorato, i riccioli biondi spettinati ed uno sguardo di sfida sul viso. 
Improvvisamente, Julie si sentì piena di energia, l'armatura che la conteneva si aprì e lei inciampò fuori da tutto il metallo che la conteneva.

"Dottore, ma come...?"

"Filtro di percezione, mia cara." ghignò lui "Avete visto solo quello che io volevo vedeste."

Alla sua sinistra, la ragazza riconobbe una delle cinque pietre che tremolava e che si spegneva. Era sempre stata lì?

"Ho avuto tutto il tempo di impostare l'autodistruzione di questa nave e credetemi, se non ci lascerete andare via, ci farò esplodere tutti."

"Tu stai mentendo." affermò il capo dei Cybermen.

"Guardami negli occhi." lo sfidò ancora il signore del tempo "E poi guarda la leva che sto stringendo nella mia mano. Ti sembra che io stia scherzando?"

Ci furono alcuni secondi di silenzio assoluto.

"No." rispose poi il capitano.

"Esattamente."

Julie corse dall'amico.

"Sono così contenta di vedere che stai bene." sorrise lei.

"La cosa è reciproca."

"Autodistruzione?"

"C'è sempre il bottone dell'autodistruzione."

"Sei incredibile." rise lei.

"Lo so! Ora andiamocene da qui."

"Ma il Tardis è sparito, ricordi?"

"È sparito perché gli stavano facendo del male, ma non ci ha mai abbandonati" sorrise di rimando lui "Non è vero?" gridò poi, come se stesse parlando alla macchina spazio- temporale stessa.

"Eliminate il Dottore!"

"Dottore, attento, dietro di te!"

Un colpo di laser esplose vicino a loro e li costrinse a buttarsi per terra, facendo sì che il signore del tempo mollasse la presa sulla leva.

Dopo pochi secondi, la battaglia esplose tutto intorno a loro.

Colpi di laser venivano scagliati a destra e a sinistra, non c'era posto per nascondersi, quando un suono familiare riempì l'intera stanza e una cabina blu iniziò a materializzarsi dal nulla.

"Ecco la nostra via d'uscita!" urlò il Dottore in mezzo ai colpi, mentre scappava dai robot "Forza ragazzina, corri!"

"L'autodistruzione!" urlò di rimando lei.

"Lascia stare! Dobbiamo pensare a metterci in salvo!"

"A quanto l'hai impostata?"

"Dieci secondi!"

"Saranno più che sufficienti! Dottore, il Tardis! Preparati a partire!"

"Ma che vuoi fare?! Torna indietro! Torna qui!"

"Fidati di me!"

Il signore del tempo sembrò esitare in un primo momento, ma quanto vide i rinforzi dei Cybermen entrare delle porte della plancia annuì e corse nella cabina blu.

Continuando a correre per schivare i colpi, Julie tornò dove si trovava la leva.

Un colpo esplose vicino a lei.

Raggiunse il suo obiettivo.

Prese il comando tra le mani.

E poi l'abbassò con forza.

Un conto alla rovescia cominciò a partire da dieci.

Autodistruzione tra dieci, nove, otto, sette...

La ragazza continuò a correre e schivare colpi. Un colpo laser la sfiorò.

... Sei, cinque, quattro...

Julie si lanciò nel Tardis.

"Via!" urlò al Dottore, che abbassò una leva e li smaterializzò giusto in tempo, mentre una nave intera piena di Cybermen esplodeva alle loro spalle.

"Tu sei pazza!" esclamò il signore del tempo mentre fermava il Tardis nello spazio.

"Ho imparato dal migliore!" rise lei.

"Stai bene?"

"Alla grande, tu? Tutto okay?"

Il Dottore ghignò soddisfatto.

"Ora capisco perché il futuro me ha deciso di portarti con lui. Sei in gamba, ragazzina."

"Smettila con questa storia della ragazzina!"

"Come vuoi, ragazzina."

Julie ridacchiò divertita.

"Era un piano davvero elaborato..." riflettè a voce alta il Dottore subito dopo "Non me lo sarei mai aspettato dai Cybermen."

"Come sono riusciti dei robot ad imitare così bene gli esseri umani?" chiese Julie "Insomma... Sembrava tutto così reale..."

"Conosci il passato dei Cybermen?"

La ragazza scosse la testa.

"Quei robot non sono altro che esseri umani che si definiscono migliorati." continuò il Dottore "Le emozioni, tutte quelle cose da... Umani. Loro in fondo le conoscono. Loro stessi un tempo lo erano. Forse hanno solo dovuto scavare un po' nel loro passato per ritrovarle. Mischiati al filtro di percezione. Beh, penso che tutti noi abbiamo visto solo ciò che volevamo vedere, proprio come ho fatto io prima con voi."

"Incredibile... Esseri umani migliorati. Perché qualcuno vorrebbe volere una cosa simile?"

"Perché per voi non è mai abbastanza. Cercate sempre di migliorare e di creare cose nuove, ma spesso i risultati che ottenete sono controproducenti. Non vi accontentate mai."

Julie annuì piano.

"Il non accontentarsi. La maledizione della razza umana."

Poi alzò lo sguardo sull'amico.

"Come hai fatto a capire il trucco?"

"Sia la storia delle pietre che dello Sterminatore non mi hanno mai convinto. Tanto meno il nome inventato della città. Tutto aveva un tempismo troppo perfetto. Ed esaminando le pietre ho avuto una visione chiara delle cose. Le ho disattivate una una, facendo indebolire sempre di più il filtro di percezione. E quando ho disattivato l'ultima tutto si è rivelato per ciò che era veramente."

"Sei davvero incredibile!"

"In qualsiasi caso" il Dottore cambiò discorso "Abbiamo ancora del lavoro da fare."

"Che vuoi dire?"

"Non volevi mica scoprire come abbiamo fatto ad incontrarci io e te? O mi stai dicendo che vuoi già tornare a casa?"

Gli occhi di Julie s'illuminarono di gioia.

"Posso restare quindi?"

"Certo che puoi. Abbiamo un mistero per le mani che sono determinato a risolvere, sei con me?"

"Certo che sì!"

"Non c'è tempo da perdere allora." il Dottore ghignò soddisfatto ancora una volta "Julie Jenkins" disse poi "Benvenuta a bordo." 
 

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L'angolo dell'autore 

Chiedo scusa a tutti voi se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma ho dovuto mettere studio e lavoro al primo posto. In qualsiasi caso, now I'm back! Gli aggiornamenti torneranno ad essere più frequenti, lo prometto!

Mi raccomando, state attenti la fuori, l'autunno sta arrivando e con lui la stagione dell'ammalarsi facile e il covid è sempre in agguato che aspetta. State sempre attenti!

Se la storia vi sta piacendo non siate timidi e non vergognatevi di lasciare un commento, tanto per farmi avere qualche feedback! :D

A presto bella gente! ❤️

*Doctor Who outro starts to play*

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Capitolo 7
*** La luna del pianeta Eylo -Parte 1- ***


"Quindi, fammi capire bene: Hai incontrato il me del futuro, avete iniziato a viaggiare insieme ed era tutto emozionante e bello, avete visto un sacco di cose, vissuto un sacco di avventure, fino a quando un giorno qualcosa vi ha portato di nuovo sulla terra, in Italia."

"Esatto."

"E lì avete incontrato degli angeli piangenti, siete tornati indietro nel tempo per salvare Leonardo da Vinci e quando pensavate che tutto fosse finito, delle forti scosse hanno colpito il Tardis. Tu hai sbattuto la testa e sei svenuta. Quando hai ripreso conoscenza ti sei ritrovata qui."

"Descrizione accurata degli eventi recenti, direi."

"Curioso. Decisamente curioso. Vedi, anche il mio Tardis è stato colpito da delle forti scosse. Sono caduto a terra e quando mi sono rialzato, ti ho vista dall'altra parte della console."

"Cosa potrebbe aver causato quelle scosse?"

"Questa è una bella domanda, ragazzina. Davvero una bella domanda. Comunque, direi che c'è una cosa piuttosto evidente da far notare."

"E sarebbe?"

"Che se analizziamo ogni situazione con attenzione, possiamo vedere che queste misteriose scosse sono tutte collegate al fatto di venire trascinati in giro. Sono come un'enorme mano che ci afferra e ci porta in un luogo preciso. In Italia, come è stato per il futuro Dottore, dai Cybermen, come è successo con me."

"Ma la seconda volta non è stato un semplice spostamento nello spazio. Io mi sono mossa nel tempo."

Il Dottore si sistemò la giacca colorata.

"Giusta osservazione. Altra domanda importante da tenere in considerazione."

"È stato come se mi avessero fatto uscire dal Tardis per mettermi dentro ad un altro."

"In verità, credo che tu non ti sia mai mossa da dentro il Tardis. Credo piuttosto che il tempo intorno a te si sia riavvolto, ecco perché ci siamo incontrati."

"Stesso Tardis, ma faccia diversa del Dottore."

"Io faccio parte del tuo passato, ma tu fai parte del mio futuro."

"Che casino, se continuiamo così mi verrà sicuramente il mal di testa." sbuffò la ragazza massaggiandosi le tempie.

"Però ho una buona notizia!" esclamò sorridendo il Signore del tempo.

"Del tipo?"

"So chi ci può aiutare!"

"Davvero?"

"Sì, un mio vecchio amico, anche lui è un Signore del tempo. Non vive a Gallifrey, ma in una delle tre lune di un pianeta chiamato 'Eylo'. Lui saprà aiutarci, vedrai."

Julie annuì.

"Muoviamoci allora!"

Il Dottore cominciò freneticamente a premere pulsanti e leve nella console della macchina spazio-temporale, che fece il suo solito rumore metallico.

"Ecco, siamo arrivati." disse dopo pochi minuti "Forza, seguimi."

I due amici uscirono dalle porte del Tardis.

"Wow..." mormorò Julie, completamente incantata dal paesaggio che si trovava danti a lei.

Intorno a loro non c'era vegetazione, solo terreno roccioso di colore bluastro, ma non era quella la cosa affascinante, la cosa che l'aveva sorpresa di più è che nel cielo color blu acceso si potevano chiaramente vedere un pianeta enorme di colore verde ed altre due lune: una rossiccia e l'altra giallognola. Era uno spettacolo da togliere il fiato.

"Ma è incredibile..."

Il Dottore ridacchiò e s'incamminò verso una direzione precisa.

"Attenta a dove metti i piedi" disse "Se continui a guardare in alto va a finire che inciampi e cadi."

"Ma questo posto è incredibile!" esclamò la ragazza raggiungendo velocemente l'amico.

"Lo è davvero! Benvenuta nel pianeta Eylo! O almeno... Nella sua luna blu."

"Sei già stato qui?"

"Una volta, sì. Questo è un pianeta relativamente giovane e sconosciuto, infatti i suoi abitanti sono estremamente pacifici e gentili. Credimi, in duemila anni non hanno mai fatto una guerra."

"Wow... Devono andare davvero molto d'accordo tra di loro."

"Sì, è nella loro natura." continuò a spiegare il Dottore "Come avrai sicuramente notato, la sua particolarità sono le sue tre lune: una blu, una gialla ed una rossa, i colori sono dati da una determinata composizione naturale del terreno. Ora noi ci troviamo sulla luna blu."

"Come mai siamo su una delle lune e non sul pianeta?"

"Vedi, gli Elysiani sono una razza che vive le proprie tradizioni mettendo il suo pianeta al primo posto. Sono estremamente sviluppati come razza, specialmente per quanto riguarda la tecnologia e preferiscono costruire le stazioni di ricerca sulle loro lune per non danneggiare il resto delle specie abitanti sul pianeta. Le lune sono fatte solo di roccia e acqua, lavorando qui non arrecherebbero alcun danno al loro pianeta natale o a chi ci vive."

"Prendono molto seriamente la salute del pianeta."

"Oh sì, lo fanno davvero. Anche perché sotto molti aspetti il pianeta Eylo è un pianeta molto simile alla terra. Per composizione ad esempio, oppure per grandezza o densità."

"Sono in molti a vivere qui?"

"Rispetto alla vostra razza no. Voi siete più di sette miliardi, loro non arrivano nemmeno a tre. Infatti moltissime parti del pianeta non sono minimamente abitate."

"Capisco."

"Ah ecco! Siamo arrivati!" esclamò allegro il Signore del tempo "Avamposto di ricerca BXS419."

Davanti a loro si trovava un'enorme edificio bianco di forma rettangolare e pieno di vedrate. 
Appena entrarono però, vennero fermati da due figure. Julie le guardò meglio: sembravano normali persone di sesso maschile, se non fosse stato per la pelle di un colore rosa molto più acceso rispetto al suo, delle orecchie leggermente a punta e degli strani disegni astratti e argentati presenti su tutte le parti visibili del loro corpo. 
Erano vestiti con semplici abiti bianchi e candidi e scarpe dello stesso colore.

"Non siete di questo pianeta." disse uno dei due "Vi chiedo di identificarvi."

"Nessun problema" rispose con tono calmo e gentile il Signore del tempo "Ci presentiamo subito: Io sono il Dottore e vengo dal pianeta Gallifrey, mentre questa ragazzina accanto a me si chiama Julie e viene dal pianeta Terra."

"JJ per gli amici." aggiunse lei "E mi arrendo definitivamente alla storia della ragazzina." sospirò rassegnata.

"Stiamo cercando un mio vecchio amico, il suo nome è Otu."

"State cercando il maestro Otu?"

"Sì, sì esatto. Ditegli pure che è il Dottore che lo cerca, lui capirà. Aspettiamo tranquillamente qui, se volete."

"Ci fareste un favore." rispose uno dei due uomini, annuendo"Vado subito a chiamarvi il maestro."

Dopo pochi minuti l'Elysiano tornò dai due amici seguito da un uomo alto, di poco più di mezza età, con i capelli corti grigi, una barba incolta e dei vispi occhi marroni.

"Dottore? Sei davvero tu?" chiese l'uomo sorridendo quando li raggiunse. Poi si rivolse ai due Elysiani "Va tutto bene, è un amico. Potete andare."

I due uomini annuirono e lasciarono gli altri tre soli.

"Otu! Sono proprio io! Ho cambiato faccia, ma sono sempre il solo ed unico Dottore!" rispose il Signore del tempo abbracciando l'amico "Vedo che anche tu hai cambiato faccia!"

"Eh sì." sospirò Otu "In fondo, quanti anni sono passati dall'ultima volta che ci siamo visti? Duecento forse?"

"Più o meno, sì."

"Mi ci devo ancora abituare a sentire certi discorsi" pensò la ragazza ridacchiando mentalmente. 

Poi lo sguardo di Otu si posò su Julie.

"E lei chi è?"

"Oh, una mia amica, viaggia nel Tardis con me. Il suo nome è Julie, viene dal pianeta Terra."

"JJ per gli amici." sorrise la ragazza stringendo la mano all'uomo.

"Umana, eh? Piacere di conoscerti. Ho sentito molte cose sulla tua razza."

"Spero solo cose cose belle!"

"No, a dire il vero no. Solo cose terribili. Ci tenete proprio a distruggere il vostro pianeta, eh?"

"Oh. Ehm... Non proprio quello che mi aspettavo di sentire..." arrossì dall'imbarazzo lei.

Otu ridacchiò.

"Cosa vi porta qui, Dottore?" chiese poi.

"Cose importanti, sfortunatamente." rispose il Signore del tempo "Dimmi, c'è un posto in cui possiamo parlare, magari in privato?"

"Certo, seguitemi, vi porto nel mio laboratorio."

"Otu è venuto qui tanto tempo fa, adora gli Elysiani e la loro devozione al loro pianeta natale." sussurrò il Dottore a Julie mentre seguivano l'altro Signore del tempo "Si può dire che è un ambientalista, lo è sempre stato."

"Oh, ora capisco il significato delle parole che ha detto prima."

I tre camminarono per pochi minuti tra i vari corridori della struttura di ricerca fino a quando arrivarono in un'area riservata. Era un vasto spazio pieno di strumenti scientifici.

"Benvenuti nel mio laboratorio." li accolse Otu sedendosi alla sua scrivania "Qui possiamo parlare quanto volete."

"Ti ringrazio." annuì il Dottore guardandosi attorno con curiosità.

"C'è qualcosa che ti preoccupa, vero? Conosco quello sguardo. Avanti, dimmi tutto."

"Ho ragione di credere che qualcosa stia interferendo con la mia linea temporale." sospirò il Signore del tempo continuando a curiosare tra gli strumenti scientifici "Ho bisogno del tuo aiuto per capire di che si tratta."

"La tua linea temporale?"

"Esatto. Vedi, Julie qui viaggiava con una rigenerazione diversa dalla mia. È parte del mio futuro."

"Davvero, Julie?" Otu alzò le sopracciglia sorpreso "E cosa è successo esattamente?"

"Ha viaggiato indietro nel tempo nella mia linea temporale. Crediamo che la questione sia collegata a delle scosse che più volte hanno colpito il mio Tardis."

"Julie, potresti aver creato un paradosso temporale nella linea del Dottore. Spiegherebbe le scosse." affermò Otu "L'unico modo per risolverlo è rimandarti nel futuro."

"Ma penso siano state proprio le scosse a mandarmi indietro nel tempo." ribatté la ragazza "Non sarebbe più saggio provare a scoprire cosa le sta causando?"

"Giusta osservazione, ragazzina. Che ne pensi, amico mio?"

"Sì, concordo. Avete ragione. Dovrò esaminare la tua linea temporale, Dottore. Controllare che non ci siano lacerazioni in essa... Ma sai cosa significa, vero?"

La faccia del Dottore si rabbuiò.

"Non tornerò a Gallifrey e no, non mi sottometterò al consiglio. Ne restituirò il Tardis."

"È l'unico modo, lo sai. Solo il consiglio del tempo ha il permesso di interferire con le linee temporali degli altri esseri viventi."

"Ma porranno delle condizioni! Potrei dover rimanere bloccato su Gallifrey! Ecco perché sono venuto qui a chiederti aiuto! Non c'è un altro modo?"

Otu sospirò.

"Sì, sì c'è." si arrese "Ma non sarà per nulla facile."

"Sto ascoltando."

"Ho portato con me della tecnologia da Gallifrey. Potrò esaminare la tua linea temporale... Ma sarà doloroso, molto doloroso."

Il Dottore e Julie si scambiarono uno sguardo dubbioso.

"È l'unico modo, maestro Otu?" chiese lei.

"Temo di proprio di sì."

"Facciamolo."

"Ma Dottore..."

"Ho detto: facciamolo. Non abbiamo altre alternative."

Julie annuì.

Otu li guardò per un lungo momento con occhi estremamente preoccupati.

"Se è quello che volete, non vi fermerò." disse alla fine "Seguitemi."

I tre uscirono dal laboratorio e si diressero verso un altro laboratorio poco distante.

"Va bene Dottore, devi salire su quella pedana laggiù." spiegò il Signore del tempo indicando una piattaforma rotonda di metallo su cui prendevano dall'alto due grandi meccanismi a punta.

Otu di sedette davanti ad un grande computer, mentre l'altro Signore del tempo di posizionava sul piedistallo. Julie guardava tutto in silenzio.

"Sono pronto."

"Ti devo avvertire però, Dottore. Non sarà per nulla piacevole." avvertì.

"Lo so. Ma ci aiuterà a capire cosa c'è che non va nella mia linea temporale no?"

"Lo spero proprio."

Julie continuava a fissare l'amico con aria preoccupata, e poi i meccanismi si accessero. Delle scosse azzurre colpirono il Signore del tempo, che urlò dal dolore.

"Non avremmo dovuto farlo..." mormorò Julie inorridita dalla scena.

"Ma sta funzionando" ribatté Otu premendo freneticamente i tasti del computer "Il Dottore ha ragione, c'è qualcosa che non va nella sua linea temporale, ci ho trovato uno squarcio, come se qualcuno l'avesse tagliata."

"Puoi capire cosa l'ha causato?"

"Ci sto provando. Se lo isolo forse- ma che cosa succede?!"

All'improvviso una luce dorata li stava accecando e i due furono costretti a coprirsi il viso con le braccia. Julie attese che i suoi occhi si abituassero un po' e poi li socchiuse riuscendo a vedere quanto bastava: davanti a loro si trovava una sfera di luce, e veniva emanata proprio dal corpo del Dottore, il quale continuava a gemere dal dolore.

"Ma che..."

"Ehi! Che cos'è quella? Sembra... Sì, sembra proprio una finestra temporale! Ehilà? C'è nessuno?"

Julie conosceva quella voce. La conosceva bene.

"Dottore!"

"Julie! Oh Julie, grazie al cielo! Stai bene? Che cosa è successo?"

"Sto bene, ma non so cosa sia successo di preciso." rispose la ragazza "Sembra che io sia stata mandata indietro nel tempo proprio sulla tua linea temporale!"

"Nella mia linea temporale?! Ma come è possibile? "

"Sì! Ora mi trovo con una tua rigenerazione passata! Devi stare attendo Dottore, pensiamo che qualcosa stia interfernedo con la tua linea del tempo! Ci abbiamo trovato uno squarcio ed improvvisamente siamo riusciti a metterci in contatto con te."

"Sì, quella che avete appena creato si chiama 'finestra del tempo'. È una cosa molto seria allora. Ma aspetta, hai detto una mia rigenerazione passata? Sono sue queste grida di dolore?"

"Proprio così... Dopo quelle scosse fortissime ho sbattuto la testa e ho perso conoscenza, quando mi sono rialzata ho trovato un'altra versione di te! Mi dispiace farti questo, mi dispiace! Ma tu hai detto che volevi farlo per poter esaminare la tua linea temporale!"

"Julie, dimmi dove ti trovi, verrò a prenderti e risolveremo questa cosa insieme. E intendo tutti insieme, anche con l'altro me."

"Okay, mi trovo sul pianeta E- No!"

La finestra temporale si era appena chiusa all'improvviso. Julie si girò verso Otu, che però stava guardando preoccupato il Dottore.

"Mi dispiace Julie, mi dispiace, ho dovuto chiudere il collegamento. Lo avrebbe ucciso."

In quel momento, Julie realizzò che le urla si erano placate. Rivolse la sua attenzione al piedistallo: il Dottore giaceva a terra inerme.

"Oh Dio... Che cosa abbiamo fatto..." sussurrò e corse ad inginocchiarsi al fianco dell'amico "Dottore? Dottore! Dottore ti prego, svegliati! Maledizione, non avrei mai dovuto lasciarglielo fare!"

"Dobbiamo portarlo in infermeria." ordinò Otu raggiungendoli "Ho già chiamato i soccorsi."

Dieci minuti dopo, erano tutti dentro una stanza bianca seduti vicino ad un letto, mentre un Elysiano visitava il Signore del tempo, ancora incosciente.

"Starà bene." disse l'uomo mettendo via gli strumenti medici "I due cuori battono entrambi regolarmente. Ha solo bisogno di riprendere le forze, ma tornerà in forma presto, non preoccupatevi."

Julie e Otu tirarono un lungo sospiro di sollievo.

"Se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato... Avrei dovuto insistere di più." disse la ragazza.

"Non l'avresti comunque avuta vinta." ridacchiò l'altro Signore del tempo "Quando il Dottore si mette in testa qualcosa, non puoi fargli cambiare idea. È l'essere più cocciuto che io abbia mai conosciuto, lo è sempre stato."

"Vi conoscete da tanto?"

"Da secoli."

"Quindi sai molte cose di lui?"

"Potrei dire sì, sì."

"Anche il suo nome? Intendo... Il suo vero nome?"

"Ti piace proprio fare domande, eh?"

Julie arrossì.

"Sì ehm... Me lo dicono in tanti. Ma è più forte di me!"

"Attenta a cosa chiedi allora, mia giovane amica. Certe domande hanno una risposta, altre no. Altre ancora invece, hanno sì una risposta, ma essa non può essere rivelata. Il nome del Dottore fa parte di quest'ultima categoria. È un terreno pericoloso, più pericoloso di ogni cosa. Non ti ci avventurare, lo dico per te."

"Ma perché-"

Otu alzò le sopracciglia.

"Okay... Allora... Come vi siete conosciuti voi due?"

"Vedi... Lui non è solo un amico per me, ma è stato anche un mio allievo, tanto tempo fa."

"Un tuo allievo?" si sorprese la ragazza.

"All'accademia dei Signori del tempo."  sorrise stancamente Otu "Molte delle cose che ha appreso gliele ho insegnate io. Ma non è mai stato uno studente comune, che sprofondava la testa sui libri e studiava normalmente come tutti gli altri. Oh no, lui apprendeva attraverso la pratica. Quando voleva provare qualcosa, semplicemente lo faceva. Per questo motivo ci ha messo nei guai un sacco di volte. Il consiglio era sempre esasperato." ridacchiò.

Julie ricambiò la risatina, poi fisso il Dottore.

"Non mi sorprende." disse "Sarebbe proprio da lui. Non riuscirebbe a stare nell'ordinario. Senti... Potrei chiederti un altro paio di cose?"

"Certamente."

"Perché hai deciso di andartene da Gallifrey e hai preferito venire qui?"

"Questo pianeta e la sua razza hanno molto da offrire, ne esistono poche buone come la loro. Inoltre mi trovo molto in sintonia con questo posto. Mi hanno accolto sin da subito e sono stati sempre gentili e disponibili con me. Mi sono sentito in dovere di aiutarli nel progresso. E poi, qui mi lasciano studiare quello che voglio senza chiedere nulla in cambio. Ho tutto ciò che posso desiderare."

"Capisco. Ehm... E... E perché il Dottore ha deciso di andarsene invece?"

"Oh, lui? Perché come ti ho detto prima, è un uomo estremamente cocciuto. Te lo vedresti mai stare dietro ad una scrivania per tutta la vita? Oh no. Lui non è mai stato alle regole, si è sempre ribellato. Un vero e proprio spirito libero. Ecco perché appena ne ha avuto l'occasione, ha rubato un Tardis e ha deciso di vedere l'universo. L'accademia gli ha dato le conoscenze per muoversi attraverso di esso e lui è scappato via appena ha potuto."

"Aveva paura di rimanere bloccato nella monotonia, evidentemente."

Otu rise.

"Chi non lo sarebbe, eh?"

"Già."

"Che mi dici di te invece? Come ci è finita un umana giovane come te nel Tardis?"

"Oh... Nulla di speciale. La mia storia non è nulla di che." Julie abbassò lo sguardo "Un giorno il Dottore, un altra faccia del Dottore a dire il vero, mi ha trovata. Ero in difficoltà, mi ha salvata da una brutta situazione. In un certo senso, sono scappata anche io. Sono scappata dalla mia famiglia, dai miei amici, da tutto, dalla Terra. Stavo solo aspettando un'opportunità, evidentemente. E lui è stata quella opportunità." Julie sospirò, ripensando al suo passato "Il Dottore combatte i mostri e quello con cui ero intrappolata era proprio un mostro. Un mostro terribile. Lui è stato semplicemente il Dottore, ha risolto la situazione e alla fine ha deciso di portarmi con sé."

"Due amici che scappano dai loro problemi presenti sul loro pianeta natale. E per quanto pensate di poter correre? Quanto distante pensate di poter scappare?"

"Non lo so. Forse un giorno dovremo affrontare le conseguenze di questa decisione... Ma per ora, sono solo contenta che sia così. Io avevo bisogno di lui, ho ancora bisogno di lui. E non me ne sono resa conto finché non l'ho conosciuto.

Otu annuì.

"È un uomo buono. E un buon amico, te lo posso assicurare."

Julie sorrise.

"Maestro Otu." sintromise una voce femminile "Mi dispiace interrompervi, ma è importante."

Una giovane Elysiana era appena entrata nella stanza.

"Nessun problema." rispose Otu "Dimmi pure tutto, Lym."

"Quella cosa che ha richiesto è pronta maestro, è in laboratorio."

"Oh, grazie. Andrò subito lì allora." poi si rivolse a Julie "Se vuoi scusarmi, devo andare assolutamente. Ho delle faccende urgenti da sbrigare."

"Nessun problema, starò io qui con lui." disse la ragazza.

Otu uscì dalla stanza.

"Non preoccuparti per il tuo amico." sorrise Lym "È forte, si riprenderà in fretta."

"Ti ringrazio. A proposito, io sono Julie, un amica del Dottore. Vengo dal pianeta Terra."

"Sono Lym, piacere mio. Sono l'assistente del maestro Otu."

"Non ti annoi mai, allora."

"Proprio così! Scusami se chiudo la conversazione in fretta, ma devo raggiungere il mio maestro."

"Si certo, nessun problema. Ci vediamo in giro!"

Quando rimase sola, Julie pensò a cosa avrebbe potuto fare. Voleva vegliare sull'amico, ma allo stesso tempo era troppo curiosa di dare un'occhiata in giro alla struttura di ricerca. 
Dopo un paio di minuti, la curiosità ebbe il sopravvento su di lei.

"Tornerò tra pochi minuti, lo prometto Dottore." pensò.

E con passo silenzioso, uscì dalla stanza bianca.

Camminò in giro per i corridoi, fermandosi di tanto in tanto davanti alle grandi vetrate per ammirare il meraviglioso panorama al suo esterno. Otu e il Dottore avevano proprio ragione: questo pianeta e le sue lune erano davvero particolari. In senso buono, ovviamente.

Stava per girare l'angolo quando sentì una porta aprirsi bruscamente.

"No ti prego!" implorò una voce maschile, tremante "Non farmi del male! Ho fatto tutto quello che volevate, ora lasciatemi andare!"

Julie si appiattì contro il muro, ascoltando lentamente ogni parola. Sbirciando, vide due scienziati Elysiani, poi tornò a nascondersi dietro l'angolo.

"Il mio collega ha ragione!" disse la seconda voce maschile, terrorizzata "Abbiamo fatto tutto quello che ci avete detto, ora lasciateci liberi! Non abbiamo alcuna intenzione di attaccare voi o il vostro popolo! Siamo esseri pacifici!"

Ma le preghiere dei due scienziati furono inutili.

Quello che sentì subito dopo, fece congelare il sangue nelle vene alla ragazza. Era solo una parola, ma era più che abbastanza per capire chi è che stavano implorando i due poveretti.

Una voce metallica tagliò l'aria.

"Sterminare!"




 

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L'angolo dell'autore 

Ciao a tutti! 
Le avventure dei nostri eroi non sono ancora finite! Che cosa succederà ora? :D

 

Nel prossimo capitolo...
 

"Come sarebbe a dire che hai finito le rigenerazioni?" 

 

"È incredibile! Davvero incredibile! Non so come sia possibile, ma quella che vedo è energia rigenerativa! No, anzi! Energia del vortice del tempo!"

"Io... Non so di cosa stai parlando, Otu!" 



 

"Mi sono sbagliato prima. Guarda Julie. Guarda il tuo caro amico Dottore. Non è un uomo buono. È malvagio, spietato. Alla fin fine, non è così diverso dai Dalek!" 


 

"Tu sei ora una prigioniera dei Dalek!" 


 

"La guerra arriverà Dottore e nessuno ne uscirà vincitore!" 



 

"Io ti fermerò! Fermerò tutti voi e i vostri piani! Io sono il Dottore!"




 

"Sterminare! Sterminare!" 
 

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Capitolo 8
*** La luna del pianeta Eylo -Parte 2- ***


"Sterminare!"

Julie si coprì la bocca con le mani per non urlare.

Da dietro l'angolo in cui si stava nascondendo, la ragazza sentì il rumore di due corpi che cadevano a terra. I corpi morti dei due poveri scienziati Elysiani.

"Dalek." pensò rapidamente subito dopo "Ci sono dei Dalek qui! Cosa faccio adesso? In quanti sono? Come sono arrivati? Il Dottore si sta ancora riprendendo, tocca a me evacuare la zona, ma come posso fare?"

E poi lo vide.

Un grande bottone rosso attaccato al muro, esattamente all'estremità opposta del corridoio in cui si trovava.
Una delle cose che Julie aveva imparato è che non importa dove o quando si trovasse, in che pianeta o in che struttura. Il pulsante rosso era sempre il pulsante delle emergenze.
Senza perdere altro tempo si mise a correre lungo il corridoio, pregando di arrivare in tempo all'altra estremità.
E quando raggiunse il suo obiettivo sorrise debolmente e tolse la plastica protettiva attorno al pulsante delle emergenze.

Ma la sua mente cantò vittoria troppo presto.

"Non ti muovere." ordinò una voce robotica. Una voce che avrebbe riconosciuto ovunque nell'universo.

Julie si congelò sul posto e poi guardò alla sua sinistra. Da dietro l'altro angolo era spuntato un secondo Dalek e le stava puntando la sua arma addosso. 
Da in fondo al corridoio era spuntato il Dalek che aveva ucciso i due ricercatori, e ora si stava dirigendo verso di loro.

"Non mi muovo." disse Julie alzando le mani in segno di resa.

"Tu ti arrenderai e farai come ti verrà ordinato."

La ragazza provò a mandare giù il nodo di paura che le si era formato in gola.

"Mi arrendo." affermò cercando di far tremare il meno possibile la sua voce.

"Tu sei ora una prigioniera dei Dalek."

L'altro Dalek li aveva raggiunti.

"Forma di vita umana identificata." analizzò l'alieno "Riconosciuta forma di vita umana come la compagna del Dottore."

"Ah ecco, ma non mi dire!"

"Dove si trova il Dottore?" chiese il secondo Dalek.

Julie prese un respiro profondo.

"Non lo so."

"Dicci dove si trova il Dottore o verrai sterminata."

"Ma io non so dove si trova il Dottore, ve lo giuro!"

"Dicci dove si trova il Dottore!"

"Non lo so!"

"Sterminare!"

Julie chiuse gli occhi, pronta al peggio.

"Non dobbiamo disobbedire agli ordini." la voce del primo Dalek fermò l'attacco del secondo "Devi tenere in vita la compagna del Dottore."

La ragazza aprì gli occhi.

"Ecco sì, questo mi farebbe molto piacere." disse.

Per un paio di secondi nel corridoio calò il silenzio totale.

"Tu verrai con noi ora." continuò a dire il Dalek.

"Okay. Farò come ordinate voi."

Intanto, nell'infermeria...

Il Dottore aprì lentamente gli occhi e si mise a sedere, guardandosi attorno confuso. 
Era da solo, in una stanza completamente bianca, su un letto che sembrava decisamente un letto d'ospedale. 
Con una mano si ascoltò il battito di entrambi i cuori.

"Molto bene. Battito regolare per tutti e due."

Si tastò la faccia con curiosità e poi trovò uno specchio lì vicino appeso ad un muro, e si guardò. Stessa bocca, stesso naso, stessi occhi, stesse orecchie e stessi capelli biondi e ricci. Niente rigenerazione. Beh, meno male, meglio così.

Il Dottore strinse gli occhi e si guardò qualche secondo in più.

Cavolo, mai una volta che ci azzeccasse con le orecchie.

"Sempre terribili" ripeteva continuamente a sé stesso.

Il Signore del tempo fece spallucce. Sarebbe andata meglio la prossima volta. Forse. 
Facendo un respiro profondo, cercò di fare mente locale sugli eventi che erano appena accaduti e su ciò che riusciva a ricordare.

Erano andati da Otu.

Linea temporale.

Uno squarcio nella sua linea temporale.

Una finestra del tempo.

Julie che parla con qualcuno attraverso la finestra.

Un dolore così forte da farlo svenire.

Julie.

Dov'era Julie?

E dov'era Otu?

Perché lo avevano lasciato solo?

Senza perdere altro tempo il Dottore scese dal letto. In una sedia non lontana individuò il suo cappotto colorato e lo indossò.

"Meno male che non si è rovinato!" sorrise "Ora! Vediamo quante cose mi sono perso."

Il Signore del tempo si diresse verso la porta, l'aprì lentamente e sbirciò all'esterno. Guardò a destra e a sinistra, e poi si ritrasse di colpo, chiudendo la porta.

Quello stava venendo verso di lui da in fondo al corridoio era un Dalek!

"Mi sono decisamente perso un bel po' di cose! Troppe direi."

Attese qualche minuto e poi sbirciò di nuovo.

Via libera.

Pochi minuti dopo, nel laboratorio di Otu...

"Il Dottore non era dove dicevi tu! La stanza era vuota!"

"Mi dispiace! Si sarà svegliato e sarà uscito dalla stanza! Vi giuro che non ne sapevo niente!"

"Abbiamo preso la ragazza umana, i Dalek la stanno portando qui."

"Spero per voi che non sia ferita. Non era negli accordi che le venisse fatto del male."

"La ragazza umana è illesa."

"Molto bene."

In quel momento, la porta del laboratorio si spalancò.

"Otu!" esclamò sollevata Julie appena entrò, seguita da due Dalek.

"Julie! Meno male, stai bene!"

Il Signore del tempo corse dalla ragazza e l'abbracciò velocemente.

"Ce ne sono altri due..." mormorò lei guardandosi attorno nella stanza e vedendo gli altri.

Quattro in totale, quindi. Quattro Dalek con l'armatura di colore bronzeo e pieni di pura malvagità.

"Come sono arrivati qui? Io non..."

"Tranquilla Julie, andrà tutto bene. Non ti faranno del male, te lo prometto."

"Abbiamo rispettato l'accordo, maestro Otu." disse uno "Ora tu devi rispettare la tua parte o noi ti stermineremo."

Julie sbarrò gli occhi confusa.

"Di cosa stanno parlando?"

"Di nulla, non ti devi preoccupare."

"Devi dirci dove si trova il Dottore."

"Vi ho già detto dove si trova il Dottore, ma se non lo avete trovato significa che se ne è andato prima che voi arrivaste!"

"Hai venduto il Dottore a loro!" ribatté inorridita Julie, allontanandosi dall'uomo "Hai venduto un tuo amico ai Dalek!"

"L'ho fatto per salvarti la vita, Julie! Ti avrebbero ucciso senza farsi troppi problemi! E se ti fosse successo qualcosa, come lo avrei spiegato al Dottore?!"

La ragazza continuò a guardare il Signore del tempo con sguardo confuso.

"Cosa?"

"So che il Dottore avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerti, ho cercato di fare lo stesso mentre lui era svenuto!"

"Ma lui non avrebbe mai consegnato uno dei suoi amici ai Dalek per salvarne un altro!"

"Julie devi credermi, io-"

"No!" lo interruppe lei "No, qualunque cosa tu dica, io non ti credo! Non dicevi di volergli bene, che era tuo amico e che era importante per te? E poi lo consegni così ad una razza malvagia come la loro?! No, io non ci posso credere, chi sei tu veramente?!"

"Fate silenzio!" ordinò un Dalek "Fate silenzio, o verrete sterminati."

Improvvisamente un allarme cominciò a suonare in tutta la struttura e una voce meccanica parlò.

"Misure di contenimento attivate."

"Misure di contenimento attivate."

"Ma cosa..."

"Sono stato io." sospirò Otu "Ho detto a Lym di attivare l'emergenza contenimento. La struttura di ricerca è sigillata ora. Nessuno può entrare o uscire."

Julie quasi non sentiva più la paura, era stata sostituita tutta dalla rabbia.

"E che cosa farai quindi? Vuoi uccidermi?"

Otu scosse la testa stancamente.

"Chiedo il permesso ai Dalek di parlare."

"Permesso accordato."

"Quando ho detto che non volevo che ti accadesse nulla, ero serio." spiegò il Signore del tempo "Sapevo che il Dottore sarebbe venuto qui, solo... Non mi aspettavo che con lui ci fosse anche un essere umano." poi si rivolse ai Dalek "Il Dottore arriverà, non preoccupatevi, non lascerà questo posto senza l'umana. Dobbiamo solo aspettare."

"Tu... Tu ti sei alleato con i Dalek..."

"Era la cosa migliore da fare."

"Ah davvero? E chi te lo avrebbe detto, il tuo fantastico cervello gallifreyano?"

"No, nessuno..."

"Il Dottore si fidava di te!"

A quelle parole, lo sguardo di Otu s'indurì.

"Scusami Julie, sono sinceramente dispiaciuto, ma ora devo chiederti di salire sul piedistallo."

La ragazza guardò la macchina, quella che aveva usato Otu per esaminare il Dottore poco tempo prima.

"Che c'è, vuoi dare un'occhiata anche alla mia linea temporale?"

"No, non alla tua linea temporale. Solo a te. Dimmi un po', come hai fatto a viaggiare nella linea del tempo di un Signore del tempo?"

"N-Non lo so..."

"Sali sul piedistallo, per favore."

"No."

"Fai come dice." La voce robotica dei Dalek tagliò l'aria ancora una volta.

"Fai come dice. Devi obbedire ai Dalek." le intimò un altro.

"Devi obbedire ai Dalek."

Un brivido di paura la scosse da cima a fondo.

"Okay, okay. Farò come dite, obbedisco ai Dalek."

E sempre tenuta sotto tiro dalle armi aliene la ragazza salì nel piedistallo della macchina gallifreyana.

"Dico davvero Otu, non so come io abbia fatto a viaggiare indietro nel tempo! Forse con una finestra temporale, come quella che abbiamo visto prima?"

"Forse, o forse sei veramente un paradosso temporale."

"Otu, ti prego-"

Ma il Signore del tempo accese la macchina e delle scariche emanate dalle due punte metalliche colpirono direttamente il corpo di Julie. La ragazza urlò, era questo che aveva provato prima il Dottore? Julie si sentiva svenire dopo pochi secondi, come aveva fatto lui a sopportare quel dolore così a lungo?

Otu sembrò trovare quello che stava cercando, fissando affascinato il monitor del suo computer. Poi guardò Julie e le parlò:

"È incredibile! Davvero incredibile! Non so come sia possibile, ma quella che vedo è energia rigenerativa! No, anzi! Energia del vortice del tempo!"

"Io... Non so di cosa stai parlando, Otu!"

Il Signore del tempo spense la macchina, facendo cadere a terra la ragazza, che ansimò e tossì, cercando di respirare il più a fondo possibile.

"Forse è stato il tuo viaggiare nella linea del Dottore... Ma è come se avessi lasciato una traccia. Un minuscolo pezzettino dell'energia del vortice del tempo si è attaccata a te. Come ci sei riuscita? Tu sei solo umana!"

"Non... Non lo so..." Julie tossì di nuovo, alzandosi in piedi "Non sento nulla di diverso in me."

"Affascinante." sorrise Otu "Davvero affascinante."

In quel momento, la porta del laboratorio si spalancò ancora una volta.

"Vi ho trovati, finalmente!" tuonò una voce.

Gli occhi della ragazza s'illuminarono quando vide entrare una massa di ricci biondi ed una giacca piena di colori nel laboratorio.

"Dottore!"

"Il Dottore è qui." disse uno dei Dalek.

"Sì, sì sono qui." rispose lui "E sono venuto a fermarvi. Avete toccato davvero livelli bassissimi, attaccare un popolo pacifico, che non conosce la guerra. Non vi vergognate?"

"Dottore, tu ti arrenderai ai Dalek."

"Prima voi lasciate liberi i miei amici e poi forse noi potremmo parlare riguardo questo punto."

"Arrenditi."

"Dottore non farlo! I Dalek lavorano con Otu!"

"Cosa?"

Il Signore del tempo si girò verso il maestro con sguardo estremamente confuso.

"Che significa?"

Otu si limitò a fissare il terreno.

"No... Non può essere vero..."

"Arrenditi o noi stermineremo la ragazza umana."

Senza smettere di fissare l'altro Signore del tempo, il Dottore parlò. La sua voce era molto più grave, piena di delusione.

"Voi non sterminerete proprio nessuno. Mi arrendo."

"No!"

"Fate salire il Dottore sul piedistallo." ordinò Otu, continuando ad evitare lo sguardo dell'amico.

I due Dalek che erano vicino a Julie la riportarono al computer centrale, mentre gli altri due spinsero il Signore del tempo sulla macchina gallifreyana.

"Un signore del tempo alleato con i Dalek, ora le ho davvero viste tutte." rise il Dottore, ma nella sua risata non c'era nulla di genuino.

"Mi dispiace, era l'unico modo." rispose Otu senza guardarlo, continuando a premere i tasti del computer.

"L'unico modo per cosa?"

"Per ottenere più rigenerazioni!" urlò alzando la testa di scatto.

Nel laboratorio calo un silenzio di tomba per alcuni secondi.

"Ho finito le rigenerzioni, Dottore."

"Come sarebbe dire che hai finito le rigenerazioni?" chiese Julie.

"Nemmeno i Signori del tempo vivono per sempre." spiegò lui "Possiamo rigenerarci per un numero limitato di volte. Io ho finito le mie, questa è l'ultima faccia."

"E da me cosa vuoi?" ringhiò l'altro Signore del tempo.

"La tua energia rigenerativa. Non voglio morire, ho tanto da fare ancora, tanto da studiare, tanto da scoprire. Non posso morire!"

"Rubare l'energia rigenerativa... Ma è terribile..."

"Ho promesso ai Dalek che avrei dato loro ciò che ambivano di più se mi avessero aiutato a trovare la formula giusta per sviluppare il siero che stavo cercando. Avrei dato loro il Dottore. E su questo pianeta, ho trovato tutto quello che mi serviva. Così li ho portati qui attraverso questa macchina. "

"Ti sei abbassato a chiedere aiuto ai Dalek, Otu! E li hai addirittura condotti qui tu?!"

"Lo so Dottore, ma otterremo tutti ciò che vogliamo. Io più rigenerazioni, loro invece, te."

"E gli Elysiani? Che mi dici di loro? Ho visto questo posto, ho visto i loro corpi! Sterminati dai Dalek! Erano tutti innocenti!"

"Solo stati solo un piccolo effetto collaterale, proprio come la tua amica umana qui. Non mi aspettavo che viaggiassi con qualcuno sinceramente. Comunque sia, non mi importa di che cosa succederà a questo posto. I Dalek possono farne ciò che vogliono, per quanto mi riguarda."

Gli occhi del Dottore erano diventati di ghiaccio.

"Io ti fermerò! Fermerò tutti voi e i vostri piani! Io sono il Dottore!"

Otu prese una siringa piena di un liquido color grigio opaco e si diresse verso il piedistallo.

"Questo siero mi permetterà di trasferire l'energia rigenerativa dal tuo corpo al mio. Allunga il braccio, per favore."

"Otu, non devi farlo."

"Maestro?" si intromise una nuova voce "Maestro, che sta facendo?"

Tutti si girarono a guardare l'entrata del laboratorio.

"Lym!" esclamò Julie.

"Lym! Cosa ci fai qui? Ti avevo detto di non entrare!"

Ma la ragazza Elysiana lo ignorò.

"È questa cosa che l'ho aiutata a creare? Un siero che uccide?" continuò a dire "Aveva detto che avrebbe contribuito al progresso!"

"E infatti è così, Lym! Questo siero sarà il progresso stesso."

"A me non sembra, maestro. Ho sentito tutto di quello che detto. Mi dispiace, ma mi rifiuto di essere complice di un assassino!"

"No, non sono un assassino!"

"Sì invece. E sta provando a giustificarsi con delle misere scuse. Saremo anche un popolo pacifico, ma non siamo certo degli stupidi! Prendete questo, Dalek!"

E con quelle parole la giovane Elysiana lanciò una specie di pallina di gomma viola, grande quanto un palmo di una mano, su uno dei Dalek che stavano vicino a Julie. La pallina si attaccò allarmatura e dopo pochi secondi esplose, facendo esplodere anche l'alieno.

"Sterminare!" urlarono gli altri Dalek.

"Lym, scappa!" ordinò il Dottore.

"Sterminare! Sterminare!"

Ma la ragazza non riuscì nemmeno a muoversi. I Dalek spararono due colpi che la centrarono in pieno. 
Lym urlò per il dolore e poi cadde a terra, morta.

Il Dottore spalancò gli occhi e la bocca, sconvolto.

"No!" pianse Julie.

"Lym!" fece eco Otu, correndo al fianco della ragazza ed inginocchiandosi lì vicino "Non doveva morire, non doveva!" urlò poi ai Dalek.

"Ha attaccato i Dalek ed è stata sterminata."

Senza pensarci troppo, Julie approfittò del momento di distrazione. Prese una bottiglietta contenente un liquido azzurro sopra il tavolo del laboratorio e lo lanciò sull'altro Dalek che le stava vicino, colpendolo esattamente al centro del lungo occhio meccanico. I circuiti al suo interno continuarono a scoppiettare e a fumare.

"Allarme! Allarme!" gracchiò l'alieno "Non riesco a vedere! Non riesco a vedere!"

"Qualunque cosa fosse quel liquido, ti sta bene." schernì la ragazza umana.

"Allarme! Allarme!" fecero eco gli altri due.

E poi la battaglia nel grande laboratorio esplose. Colpi laser iniziarono a sfrecciare dappertutto. 
Julie si buttò di lato, schivandove uno e riuscendo ad arrivare dove voleva: all'arma del Dalek che Lym aveva fatto esplodere. 
La prese e senza pensarci due volte sparò al Dalek che aveva accecato poco prima, facendolo esplodere ed uccidendolo.

Contemporaneamente, il Dottore era corso via dal piedistallo e ora si trovava accanto al corpo di Lym. Frugò nelle tasche del camice della giovane Elysiana e trovò altre due palline viola. Subito dopo le lanciò sugli altri due Dalek, che passati pochi secondi esplosero a loro volta.

"Che cos'erano quelle?" chiese Julie

"Bombe appiccicose" spiegò il Dottore "Si attaccano all'obiettivo e poi Boom!"

"Fico!"

"Ragazzina, occupati di Otu, non lasciarlo scappare." ordinò il Signore del tempo mentre si dirigeva verso il computer della macchina Gallifreyana.

"Ricevuto." rispose lei, puntando l'arma Dalek sull'altro Signore del tempo.

Otu alzò le mani in segno di resa.

"Alzati." scattò il Dottore appena finì di disattivare la terribile macchina "Ho detto: Alzati. Otu, non mettere ulteriormente alla prova la mia pazienza: Alzati. In. Piedi."

Il maestro obbedì e guardò dritto negli occhi del Dottore.

"Tutti gli Elysiani che sono morti oggi... Io e Lym siamo riusciti a portarne in salvo il più possibile, ma tutti quelli che sono stati uccisi dai Dalek... Lym..." cominciò a dire con rabbia "Il loro sangue, è tutto sulle tue mani!"

"Te lo giuro Dottore, non era questo quello che volevo ottenere."

"Silenzio!"

"Dottore..." provò a dire anche Julie.

"Ho detto che dovete stare zitti, tutti e due!"

Il Signore del tempo sospirò e poi guardo con tristezza il corpo senza vita di Lym. Infine, si rivolse di nuovo ad Otu.

"Cosa dovrei farne di te?" chiese con voce improvvisamente molto grave e seria, così calma da fare paura "Riportarti a Gallifrey e lasciare che i signori del tempo ti giudichino? O dovrei lasciarti qui, a marcire tra le tue ricerche? Ma se ti lascio qui, chi mi dice che non proverai a rubare l'energia rigenerativa di qualcun altro?"

Il Dottore si avvicinò a Julie e le strappò l'arma Dalek dalle mani e la puntò alla testa del suo ex maestro.

"O forse, dovrei semplicemente ucciderti io. Qui, in questo momento. In questo modo avrei la certezza che non farai più del male a nessuno."

"Dottore, ma che stai dicendo?!" chiese sorpresa la ragazza.

"È l'opzione migliore."

"No! No che non lo è! Dottore tu non uccidi!"

"E perché non dovrei?!"

"Perché tu li combatti i mostri, non sei uno di loro!"

In quel momento, Otu cominciò a ridere in modo isterico.

"Mi sono sbagliato prima. Guarda Julie. Guarda il tuo caro amico Dottore. Non è un uomo buono. È malvagio, spietato. Alla fin fine, non è così diverso dai Dalek!"

Gli occhi del Signore del tempo diventarono due fessure.

"Dottore non ascoltarlo!"

"Avanti Dottore, uccidimi! Tanto comunque questa è la mia ultima vita!"

"Non farlo!"

"Che cosa stai aspettando?! Avanti, spara!"

Ma il Dottore lasciò cadere l'arma Dalek a terra.

"No." rispose "Io non sono come te. Sono migliore. Vivrai la tua ultima vita qui. Invecchierai qui, morirai qui. Lontano da tutti, dimenticato da tutti. Solo... Dimmi dove si trova il tuo Tardis, lo disattiverò per sempre.

"Non c'è." sospirò stancamente Otu.

"Che cosa dovrebbe significare?"

"Il mio Tardis è sparito poco tempo fa. Forse ha capito prima di tutti cosa stavo diventando, e ha deciso di scappare da me."

"Come faccio a sapere che è la verità?"

"Mi conosci meglio di chiunque altro, Dottore. Guardami negli occhi e poi dimmi: sto forse mentendo? Ti prometto che farò esattamente tutto ciò che mi dirai di fare."

Il Signore del tempo fece come gli era stato chiesto.

No, Otu non stava mentendo, quella era la verità.

"Riporterai tutti i corpi degli Elysiani, a partire da quello di Lym, dalle loro famiglie. E passerai il resto dei tuoi giorni con una macchia sulla coscienza che non potrai mai lavare. Questa sarà la tua punizione e ci dovrai convivere. Sarà molto peggio della morte, vivrai con la consapevolezza che altri sono morti a causa tua, sarà il fardello più grande di tutti. "

A quelle parole, il respiro di Julie si bloccò e Otu lo vide. 
Il Signore del tempo più anziano sorrise debolmente.

La guerra del tempo.

"Mi sono fidato di te." continuò il Dottore "Eri un modello per me, un punto di riferimento. Non solo un maestro, ma anche un amico prezioso. Mi hai insegnato così tanto... Ma ora, non riesco nemmeno a guardarti negli occhi senza provare disgusto. Come hai potuto fare una cosa simile, cosa speravi di ottenere?"

Otu aprì la bocca per parlare.

"No, non rispondere." lo bloccò l'altro  "Sono domande di cui non voglio sapere la risposta." poi, il Dottore sospirò un ultima volta, si chinò sul corpo della giovane Elysiana e lo prese tra le braccia, spostandola e facendola sedere con la schiena contro il muro. Le accarezzò dolcemente una guancia ormai fredda e si rialzò in piedi "Lym" disse "Mi dispiace, perdonami. Non meritavi tutto questo."

Infine, il Signore del tempo si diresse verso l'uscita del laboratorio.

"Forza ragazzina, ce ne andiamo da questo posto."

"La guerra arriverà Dottore e nessuno ne uscirà vincitore!" urlò improvvisamente Otu, mentre l'altro usciva dalla stanza, senza fermarsi ed ignorandolo.

Julie invece, si fermò a guardarlo.

"Come sai della guerra del tempo?" chiese.

"Ho visto la sua linea temporale, ricordi? Ho visto tutto di lui, tutto quello che è, tutto quello che sarà, tutto quello che farà. E lo sai anche tu. Quindi perché non glielo dici?"

"Perché nessuno dovrebbe conoscere il proprio futuro."

"Ma potresti salvare le vite di un pianeta intero."

"Lo so! Credi che non ci abbia mai pensato?! Ma non sta a me decidere."

"Capisco." ridacchiò il Signore del tempo.

"Che cosa hai visto della guerra del tempo?"

"Oh, ma io non mi riferivo a quella guerra. Oh no, quella guerra è ancora distante. Io parlo di un'altra guerra, una che si trova proprio dietro l'angolo. Una guerra che riguarda solo ed esclusivamente il Dottore."

"Ma di che stai..."

"Julie!" tuonò la voce del Dottore, improvvisamente di nuovo nel laboratorio "Ho detto che ce ne andiamo, ora!"

La ragazza obbedì, seguendo l'amico fuori dalla stanza, senza voltarsi per guardare Otu nemmeno un'ultima volta, iniziando a camminare in giro per la struttura di ricerca.

"L'edificio è sigillato, come ne usciamo?" chiese timidamente.

"Io e Lym prima abbiamo fatto uscire più personale possibile da una porta di emergenza, non dovrebbe essere molto distante da qui."

Dopo un paio di minuti di camminata nel più totale silenzio, i due si trovarono nuovamente fuori dalla struttura, circondati dalle distese rocciose blu della luna.

Nel frattempo, nel laboratorio di Otu...

"Oh Lym... Lym... Non sarebbe mai dovuta finire così!" pianse il Signore del tempo sul corpo della giovane assistente.

In quel momento, un rumore metallico riempì la stanza e dopo pochi secondi una cabina blu della polizia si materializzò dentro il laboratorio. Una delle porticine si aprì.

Otu alzò lo sguardo dal corpo morto dell'Elysiana.

"Tu..."

"Ogni guerra che si rispetti inizia con la morte di un martire innocente." disse freddamente una voce maschile "Sembra che noi abbiamo appena trovato il nostro. Lym, giusto?"

"Non è così che doveva andare!"

"Forse, ma è così che è andata. Ironia della vita. No scusa, pessima battuta."

"Mi avevi promesso-"

"Non ti ho promesso proprio un bel niente." continuò calma la voce "Ah Otu, sei così... Inutile. Ti guardo e non provo nulla se non pena nei tuoi confronti. Un vecchio Signore del tempo troppo aggrappato alla vita per accettare la morte. Sembra che il tuo piano sia fallito, no?"

"Io ho provato ad ottenere più rigenerazioni e ci sarei anche riuscito, ma il Dottore e la sua amica umana sono riusciti a fermarmi."

La figura maschile ridacchiò malvagiamente.

"Sono proprio un bel duo, eh? Da non sottovalutare affatto. Riguardo a te invece, mio caro Otu, non preoccuparti, sono qui per aiutarti."

"Aiutarmi?"

"Sì, sono venuto qui per aiutarti ad affrontare la tua paura della morte."

E con quelle parole, la figura prese l'arma Dalek dal terreno.

"C-Che vuoi fare?" chiese Otu terrorizzato "No! Aspetta! Ti prego, aspe-"

Un colpo di laser esplose nel laboratorio.

Pochi secondi dopo, il corpo senza vita del Signore del tempo si accasciò vicino a quello della sua assistente, gli occhi spalancati a fissare il nulla, nel terrore più totale.

"Con te invece, Dottore, la partita continua." rise la figura.

E poco dopo la cabina blu sparì, esattamente come era apparsa. 

Intanto, nel Tardis...

"Stai bene?"

"No Julie, per niente. Tu? Sei ferita? Stai bene?"

"Fisicamente sto bene, emotivamente invece..."

"Mi dispiace, ragazzina."

"Non è colpa tua."

"No, dico per tutto. Mi dispiace che tu sia stata coinvolta in questa storia. Sembra che qualunque cosa sia quella con cui combattiamo ce l'abbia con me e con me solo. Non saresti dovuta finire in mezzo."

"Otu ha detto che ti stava aspettando. Sapeva che saresti arrivato, solo che non si aspettava di trovare anche me."

"Qualcuno ci voleva lì in quel preciso momento. Anzi, voleva me. Se lo avessi capito prima, avrei potuto evitare la morte di tutti quegli innocenti... E di Lym."

Julie sorrise tristemente all'amico.

"Va tutto bene." disse poi "Noi due siamo una squadra, e con 'noi due' intendo io e qualunque tua faccia, ovviamente. Troveremo una soluzione, come abbiamo sempre fatto."

Il Dottore sorrise di rimando.

"Forza, dimmi, dove andiamo ora? Come scopriamo di più sullo squarcio della tua linea temporale e su cosa lo causa?"

"Non lo so. Per ora mi basta solo allontanarmi da questo posto."

"Sì, concordo." annuì Julie.

Il Dottore attivò il Tardis, ma dopo pochi secondi, una forte scossa li fece vacillare.

"No! Non di nuovo!" urlò la ragazza.

"Questa volta le combatterò!" rispose il Signore del tempo aggrappandosi il più forte possibile alla console e cercando di premere i tasti.

Un ingranaggio vicino a loro esplose e delle scintille caddero dal soffitto.

Un'altra scossa, questa volta più violenta.

Da qualche parte nel Tardis si accese un allarme.

"Tieniti, ragazzina!"

Una terza scossa li colpì. Julie perse l'equilibrio e cadde a terra, venendo sbalzata lontano. 
Nella caduta, chiuse gli occhi e si protesse la testa con le braccia. Dopo pochi secondi, riaprì le palpebre. 
Strisciando, riuscì a tornare alla console e ci si tenne aggrappata, riuscendo a mettersi almeno in ginocchio.

Ma quando il suo sguardo passò oltre la console esagonale, la ragazza vide un'altra testa fare capolino. 
Era sì bionda, ma non aveva i familiari capelli ricci.

"Ma che diavolo sta succedendo?!" esclamò una voce che non aveva mai sentito prima, mentre due mani provavano freneticamente a premere i pulsanti della macchina spazio-temporale.

E poi gli sguardi dei due s'incontrano.

"Ma che..." mormorò lei quando incontrò un viso giovane, con i capelli biondi e gli occhi azzurri.

"Ma che..." fece eco il giovane uomo, sbarrando gli occhi.

"Oh ti prego, non di nuovo!"

"E tu chi sei?!"

"No, no, no! Non di nuovo!"

Un'altra scossa ancora li colpì, facendoli cadere di nuovo a terra. L'allarme continuava a suonare.

"Chi sei?! Cosa ci fai nel mio Tardis?!" urlò ancora lui.

"A dopo le domande, ora pensa a non farci uccidere!" urlò di rimando la ragazza.

"Ci sto provando, ma sembra proprio che i motori siano improvvisamente fuori uso, stiamo precipitando!"


 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'angolo dell'autore

Oh beh, che dire?! A quanto pare sembra che sia appena entrata in scena un'altra faccia ancora! 
Povera Julie, mai un attimo di pace haha

Restate sintonizzati per altri aggiornamenti!

*Doctor Who outro starts to play*

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Capitolo 9
*** Il cinque è il mio numero fortunato -Parte1- ***


"Stiamo precipitando!"

L'allarme del Tardis continuava a suonare, le luci non smettevano di accendersi e spegnersi, come impazzite, e scintille esplodevano in continuazione dentro la macchina spazio-temporale.

Julie si tenne il più stretta possibile alla console esagonale, mentre tutto intorno a lei tremava.

"Forza! Forza!" urlò il giovane uomo che si trovava di fronte a lei alla macchina "Andiamo, riprenditi!"

E dopo aver tirato verso il basso una grossa leva, il Tardis si fermò bruscamente, facendo cadere nuovamente a terra i suoi due passeggeri.

Per alcuni secondi calò il silenzio e tutte le luci si spensero, per poi riaccendersi di colpo.

"Ahi, che botta..." mormorò piano la ragazza, mettendosi lentamente a sedere e spostandosi i lunghi capelli castani dalla faccia.

Ma appena alzò lo sguardo, i suoi occhi marroni ne incontrarono un paio di azzurri.

"Chi sei tu?" chiese l'uomo.

"Posso spiegarti..." rispose lei alzandosi in piedi "Credimi, noi due ci conosciamo."

"Io non ti ho mai vista."

"No, non ancora. Ma accadrà in futuro."

"In futuro?"

"Esattamente, io sono parte del tuo futuro."

"E io come faccio a crederti?"

"Ehm..."

L'uomo alzò le sopracciglia, decisamente non impressionato.

"Ehm..." Julie pensò velocemente a cosa dire "Io so che tu sei il Dottore, sei un Signore del tempo, hai parecchi... Ehm, parecchi anni, non so quanti di preciso però, vieni dal pianeta Gallifrey e hai due cuori. Ah! E questo è il Tardis. Siamo sul Tardis, una macchina capace di viaggiare ovunque nel tempo e nello spazio. Oh, ed è più grande all'interno!"

Il Dottore sbarrò gli occhi confuso.

"Questo non prova niente. Avresti potuto acquisire queste informazioni da qualcuno."

Julie sospirò seccata.

"Cosa?! Ma ti pare?! Amico, io viaggio con te! Con una tua rigenerazione del futuro."

Il Dottore non sembrava per nulla convinto.

"Senti, credi a quello che vuoi, okay?" continuò Julie "Però abbiamo un problema molto serio tra le mani e dobbiamo risolverlo. Quelle scosse, quello che è appena successo, non è casuale. Qualcosa sta interferendo con la tua linea temporale, le scosse ci afferrano e continuano a portarci in posti diversi. Dove siamo finiti questa volta?"

Il Dottore tornò silenziosamente alla console.

"Da nessuna parte." disse poi.

"Come? No, non è possibile..."

"Siamo in mezzo allo spazio, sono riuscito a fermare il Tardis in tempo."

"Non è mai successo..."

Il Signore del tempo fissò la ragazza con occhi di pietra.

"Mi vuoi dire chi sei veramente? Come sei finita qui?" chiese con voce grave.

"Te l'ho già detto, io sono un' amica. Il mio nome è Julie, Julie Jenkins, ma i miei amici mi chiamano semplicemente JJ. E ti posso assicurare che io e te siamo amici. Ottimi amici, oserei dire."

Il Dottore sembrava ancora molto dubbioso.

"E hai detto di far parte del mio futuro?"

"Esatto. Guardami, sono umana! Viaggiavo con una tua rigenerazione futura, poi le scosse hanno aperto una finestra sulla tua linea temporale e sono finita con un'altra tua rigenerazione, la sesta per esattezza, ed ora è successo di nuovo! Non so che rigenerazione sia tu del Dottore, ma sicuramente fai parte delle prime cinque."

"Esatto... Hai ragione. Io sono il quinto."

"Rigenerazione numero cinque, eh? Ecco perché ancora non mi conosci." rise Julie.

"Sì... Ma cosa c'è di tanto divertente?"

"Niente... Solo, il cinque è il mio numero fortunato."

Finalmente, il Dottore sorrise debolmente alla ragazza e si mise le mani in tasca.

"Hai detto di essere umana?"

"Esatto, vengo dal ventunesimo secolo. Tu invece? Hai appena finito una partita di cricket?" rise ancora osservando i vestiti dell'amico.

"Che hanno di male i miei vestiti?"

Julie osservò la lunga giacca beige, lo strano maglioncino bianco e i buffi pantaloni a righe rosse e gialle. Oh! E...

"Quella è una gamba di sedano?" rise più forte.

"Che hanno di male i miei vestiti?! E sì, questo è sedano, e allora? Mi sembra che abbia stile! Sicuramente più di quella tua felpa giallo canarino!"

Ma nonostante le proteste, Julie sentì il sorriso nelle parole del Signore del tempo.

"So che non mi conosci" riprese a dire la ragazza quando le risate si calmarono "ma ti assicuro che io e te siamo una bella squadra. Sono un'amica, di me puoi fidarti."

"Hai detto di chiamarti Julie?"

"Sì, JJ per i miei amici!"

"JJ... JJ... Mi piace come suona!"

La ragazza ridacchiò divertita ancora una volta.

"Sai, non ti ho mai visto così giovane." disse improvvisamente lei.

"Come prego?"

"Le altre tue rigenerazione che ho incontrato... Ora hai un aspetto davvero giovane, sembri poco più grande di me."

"Oh... Ehm, suppongo di doverlo prendere come un complimento." rise il Dottore grattandosi i capelli biondi con imbarazzo.

"Ascolta... Qualcosa di pericoloso sta accadendo e se la sta prendendo con te." continuò seria Julie, cambiando discorso "E io voglio aiutarti a farmarlo. Qualunque cosa sia."

Il Dottore annuì.

"Le scosse giusto? Con le altre mie rigenerazioni, avete mai provato a risalire alla fonte? Tipo tracciandone il segnale."

"Sì." risposte la ragazza "Sì, ci abbiamo provato, ma il Tardis non riusciva a rilevare nulla."

"Affascinante..." mormorò il Signore del tempo. Poi si guardò attorno confuso "A proposito, hai visto il mio cappello? Dov'è finito il mio cappello? Ah eccolo!" e raccolse da terra un cappello rotondo dello stesso colore della giacca, per poi metterselo in testa allegramente.

"Riproviamo, ti va?" chiese poi sorridendo.

"Riprovare cosa?"

"A tracciare la fonte delle scosse! Ti va di riprovare?"

"Sì, certamente!"

Ma prima che anche solo uno dei due potesse fare qualcosa, una forte scossa colpì nuovamente la macchina spazio-temporale, sbilanciando entrambi i suoi passeggeri.

"Ironia della vita eh?!" urlò il Dottore.

Un'altra scossa li colpì.

"Puoi provare a contrastarle?" urlò di rimando Julie.

"Ora ci provo!"

Il Signore del tempo si arrampicò sulla console e iniziò a premere i tasti colorati.

Una terza forte scossa fece tremare il Tardis.

"Allora?" chiese Julie.

"Niente da fare!" rispose il Dottore "Non riesco a risalire alla fonte, ma come mai?"

"Di nuovo! Che diavolo sono queste scosse?" ringhiò la ragazza frustrata "Perché non riusciamo a capirci nulla?!"

Un'altra scossa ancora fece cadere entrambi a terra.

E poi di colpo, tutto si fermò.

"Stupide scosse." gemette Julie mentre prendeva dei respiri profondi. Aveva battuto la schiena, ed era sicura che sarebbe spuntato un livido prima o poi dopo tutte le volte che era stata sballotata di qua e di là nel Tardis, come una pallina da ping pong.

"JJ! Stai bene?" chiese una voce maschile sopra di lei.

"Tutta intera." rispose aprendo gli occhi e trovando una mano tesa davanti alla sua faccia "Oh, grazie." sorrise mentre la afferrava.

"A quanto pare siamo atterrati questa volta." spiegò il Signore del tempo aiutando l'amica ad alzarsi da terra.

"E dove?"

"Non ne ho idea. Ti va di scoprirlo?"

"Ovvio che sì!"

"Andiamo allora!"

Io due uscirono lentamente dalle porticine di legno blu. Si trovavano in un corto e stretto corridoio con le pareti grigie. Dietro di loro era parcheggiato il Tardis, appoggiato ad una parete esattamente dietro le loro spalle. 
Alla fine del corridoio si trovava un altro corridoio ancora, molto più grande e con le pareti di velluto rosso.

"Wow... Davvero molto elegante!" esclamò la ragazza guardandosi attorno quando uscirono dal piccolo corridoio buio.

"Affascinante, davvero molto, molto affascinante..." fece eco il Dottore.

"Da che parte andiamo?"

"Uhm... Bella domanda."

"Io propongo a sinistra."

"Allora io dico di andare a destra."

Julie si girò a guardare l'amico, confusa.

"Come scusa?"

"Tu hai detto sinistra... E quindi io ho detto destra. Semplice."

"Ma... Perché?"

"Perché tu hai detto sinistra."

"Quindi andiamo a sinistra?"

"No, andiamo a destra."

"Okay. Sta iniziando a diventare personale la cosa: andiamo a sinistra."

"Oh no. Andiamo a destra."

"No!"

"Facciamo così: lanciamo una moneta."

"Okay, ci sto. Lanciamo una moneta."

E con quelle parole, il Dottore tirò fuori dalla tasca un penny.

"Come fai ad avere un penny qui?"

"Che hai contro il mio penny?"

"Niente, solo-"

"Testa andiamo a sinistra, croce andiamo a destra."

"Va bene, fallo."

Il Signore del tempo lanciò in aria la moneta, poi la riprese al volo ed infine appoggiò il penny sul dorso dell'altra mano.

"Testa! Ho vinto io, si va a sinistra!"

Il Dottore fissò dubbioso la moneta, poi la prese tra le dita e la girò.

"No, qui dice a destra, vedi? È uscita croce."

"Cos- no! Hai barato!"

"Forza! Andiamo!"

"Ma hai barato!"

"E voi chi siete?" s'intromise una nuova voce. Davanti a loro si trovava una ragazza alta, con i capelli lunghi biondi, di circa venticinque o trent'anni e vestita con uniforme blu scuro.

"Eeeehhhmmm..."

"Ecco..."

"Siete ospiti della nave?"

"Sì! Sì lo siamo!" rispose frettolosamente il Signore del tempo "Solo... Ehm... Ci stiamo ancora orientando."

"Capisco." Sorrise lei fissando il Dottore con occhi un po' troppo sognanti per il parere di Julie "Ecco... Scusate se mi permetto, ma i vostri vestiti non sono molto adeguati."

"Oh sì, sì." continuò lui "Hai totalmente ragione! Ma vedi, eravamo usciti a curiosare e non ci abbiamo proprio pensato."

"Oh. Sì, certamente. Non si preoccupi." sorrise ancora lei continuando a fissare il Dottore con occhi a cuoricino e senza nemmeno accorgersi di Julie "Vi consiglio di portare l'invito con voi allora, qualcuno del personale potrebbe pensare che siete saliti clandestinamente se continuate a vagare per la nave vestiti così."

"Oh, allora lo andremo subito a prendere, lo abbiamo lasciato in cabina."

Il sorriso della ragazza si affievolì.

"Condividete una cabina quindi?"

Julie non si accorse nemmeno delle parole che uscirono dalla sua bocca subito dopo, semplicemente non ne ebbe il controllo.

"Sì esatto, siamo qui insieme, lui è il mio fidanzato."

Come per magia, la ragazza si girò a guardarla, arrossendo, improvvisamente consapevole della presenza di Julie nella conversazione. 
Contemporaneamente, il Dottore sbarrò gli occhi nello shock più totale, alzando le sopracciglia mentre fissava l'amica.

"Oh. Chiedo scusa, non sapevo foste una coppia."

Realizzando il significato delle sue parole, Julie cominciò a balbettare.

"N-Non preoccuparti... I-Io... Ehm... Eh... In verità volevo chiederti se ti andava di farci da guida, stavamo esplorando il posto e come hai potuto vedere anche tu, ci siamo persi. Ti andrebbe di aiutarci?"

"Sei dello staff della nave, giusto? Ci farebbe molto piacere e ci sarebbe molto di aiuto!" incalzò il Dottore, sorridendo.

A quelle parole, gli occhi della ragazza si illuminarono.

"Certamente! Vi farò da guida! Piacere di conoscervi, io sono Anita."

"Piacere nostro! Io sono il Dottore e questa qui accanto a me è JJ."

"Julie per i miei... Aspetta, non era così! Oh, fa niente."

"Da questa parte, venite." Anita fece loro cenno di andare a destra.

"Fidanzati?!" sussurrò seccato il Dottore subito dopo.

"Scusa! Non so perché l'ho detto!" sussurrò Julie di rimando "Solo... stai al gioco, okay?"

"E comunque ho vinto io, sta andando a destra!"

"Oh, ma stai zitto!"

"Vai avanti tu, forza. Dobbiamo capire dove siamo finiti."

Julie annuì e raggiunse velocemente l'altra ragazza.

"Questa è una nave grande, è molto facile perdersi." spiegò Anita "Poco più avanti raggiungeremo delle grandi porte, sono l'entrata della sala pranzo. Ogni pasto verrà consumato lì."

"Capisco."

"Se dalle porte poi girate a sinistra raggiungerete delle scale: quelle portano verso i piani delle cabine. Come avrete capito anche voi, i tre piani successivi sono tutti riservati alle cabine."

"Sì, certo. La nostra cabina si trova proprio al terzo." mentì Julie.

"Oh ecco le porte di cui parlavo poco fa."

"Wow..."

Julie guardò la struttura che si trovava davanti a lei: due alte, grandi e spesse ante di legno erano interamente decorate da fantasie astratte in rilievo di colore oro e nero, su uno sfondo si un rosso davvero profondo.

Anita sorrise.

"Se andiamo a destra invece, ci troveremo direttamente alla sala da ballo."

"Mi piace ballare!" commentò Julie.

"A chi non piace?" fece eco Anita sorridendo.

Dopo aver sorpassato anche l'enorme sala da ballo e aver svoltato per un paio di volte in mezzo ad altri corridoi, Julie si trovò dinnanzi ad una cosa che la lasciò senza fiato dalla bellezza.

"Immagino sia questo quello che stavate cercando prima, vero?"

"Sì... Sì, esatto..." sussurrò distrattamente la ragazza, talmente presa dal panorama che quasi non sentì Anita parlare.

Davanti a lei si trovavano delle altissime e spaziose vetrate. Fuori si vedeva solo lo spazio più assoluto. La nave stava passando vicino ad una bellissima nebulosa con i colori che andavano dal viola, al blu e all'azzurro.

"Che spettacolo stupendo..."

Julie era così presa dal panorama che non registrò nemmeno le occhiatacce lanciate dagli altri passeggeri sui suoi vestiti. 
Erano tutti vestiti in modo elegante, con abiti lunghi, colorati e vistosi, come se fossero tutti ad una serata di gala.

"Siamo quasi sulla prua della nave, al momento." spiegò ancora Anita "Voi eravate quasi arrivati alla poppa."

"Direzione completamente diversa..."

E poi Julie notò una cosa.

Una cosa parecchio strana.

C'era troppo silenzio.

"Ehm... Scusa se lo chiedo..." disse Anita "Ma che fine ha fatto il tuo ragazzo?"

Julie si guardò attorno freneticamente.

"Dottore? Dottore? Dottore, dove sei finito?"

"Non lo vedo da nessuno parte..."

"Uff... No. Ovvio che no. Conoscendolo, ti dico che quel tipo se ne è andato già da un bel po'. So come è fatto." commentò seccata la ragazza.

"E da quanto se ne è andato precisamente?"

"Dall'inizio."

"Che vuoi dire?"

"Ti ricordi quando ci hai detto di seguirti e di andare verso destra?"

"Sì, e allora?"

"E allora è andato a sinistra." 

 

Poco tempo prima... 
 

Il Dottore finse di seguire Julie ed Anita, poi cambò improvvisamente direzione, andando dalla parte opposta. 
Seguì gli eleganti corridoi, vagando tra di essi senza una metà precisa e sorridendo gentilmente a tutte le persone che incrociava.

Continuando a vagare, il Signore del tempo si trovò di fronte ad una grande porta con un cartello sopra che diceva:

"Riservato! Solo staff!"

Il Dottore rimase a fissare la scritta per alcuni secondi, poi guardò sia a destra che a sinistra e vedendo che non c'era nessuno nelle vicinanze, decise infine di aprire la porta ed entrarci.

Scese una lunga scala grigia, circondata da fredde pareti di metallo, fino a che non arrivò davanti ad un altra grande porta. 
Il Signore del tempo oltrepassò anche la seconda porta e fu subito investito da aria calda, un sacco di vapore e rumori di grandi macchine che lavoravano freneticamente.

Iniziò a muoversi tra di esse quando una mano si appoggiò sulla sua spalla destra.

Il Signore del tempo si voltò di scatto, tutto il corpo teso completamente in allarme. Davanti a lui si trovava un uomo di circa cinquant'anni, con i capelli corti marroni, gli occhi scuri e dei corti baffi non curati.

"Chi sei tu?" chiese l'uomo.

"Salve, sono il Dottore, sono-"

"Non sapevo ci fossi anche tu nel personale medico, dovresti stare in infermeria allora."

"Sì... Sì, lo comprendo, mi sono perso."

"Primo viaggio nello spazio, eh?" sogghignò l'altro.

"Eh già..."

"Sei molto giovane e siccome è il tuo primo viaggio, ti perdono. Ma non dovresti stare qui, questa è la sala motori."

"Capisco... Motori molto avanzati vedo... Scusa la domanda strana... Ma tutte le persone qui... siete umani, vero?"

L'uomo guardò il Signore del tempo con sguardo confuso.

"Ragazzo mio, ma che domande sono? Ovvio che siamo umani!"

"Sì, sì ovvio, domanda stupida." rise il Dottore.

"Sei davvero un tipo strano, come sei finito nello staff della nave del Conte Wilson?"

"Fortuna, credo?" rispose il Dottore alzando le spalle con fare innocente.

L'uomo rise di gusto.

"Hai proprio ragione, sai? Ne abbiamo tutti bisogno nella vita. Sei un Dottore quindi?"

"Sono IL Dottore. E tu invece sei...?"

"Mi chiamo John, e sono il capoingeniere di questa nave. Questa è la sala macchine."

Il Dottore si guardò attorno.

"Tecnologia potente, direi del... Quarantasettesimo secolo sì. Sì, decisamente."

"Con tutto il viaggio che dobbiamo fare, conviene proprio a questa tecnologia di essere potente!" esclamò John.

Il Dottore guardò l'uomo con sguardo interrogativo.

"Il viaggio intorno alla nebulosa di K'hrat!"

"Ah sì sì! Ovvio!"

Gli occhi del Signore del tempo s'illuminarono come quelli di un bambino davanti ad un sacchetto di caramelle. 
Conosceva quella nebulosa, a suo parere era uno degli spettacoli più belli ed ipnotizzati dell'universo intero.

"Perché non indossi l'uniforme come tutto lo staff?"

La voce di John interruppe i suoi pensieri.

"Oh. Mi piacciono molto questi vestiti, e ho ottenuto il permesso di tenerli. Penso sia sempre per il fatto del primo viaggio, sai. O roba simile."

"Devi piacergli molto allora, di solito non fanno trasgressioni con nessuno."

"Ah. Capisco." poi il Signore del tempo guardò di nuovo la sala macchine "Mi puoi dire qualcosa di più su questo viaggio?"

John gli lanciò uno sguardo perplesso, ma poi gli fece cenno di seguirlo tra i macchinari.

"Il Conte Wilson e sua moglie stessi hanno voluto la costruzione della nave. Hanno deciso di invitare i loro più cari amici e altre persone aristocratiche per questo viaggio intorno alla nebulosa. Noi dello staff, come ben saprai, siamo qui per assicurarci che vada tutto bene. E che ci paghino."

"Giustamente. Quindi... Davvero i Conti stessi hanno voluto la costruzione di questa nave?"

"Per caso vieni forse da un altro pianeta?! Come fai a non saperlo?"

"Io... Io... Mi dispiace, solo che-"

John sospirò.

"Che ragazzo disinformato che sei. Sì, sono stati loro. D'altronde questa tecnologia è stata creata proprio grazie al padre dell'attuale Conte. Quello di oggi non è solo un viaggio. No, tutto questo è anche una scommessa, una prova da superare, una sfida. L'uomo che finalmente riesce a viaggiare nello spazio."

"Davvero incredibile, vero?" annuì il Dottore con finta convinzione.

"Sì... Ho sempre voluto aver la possibilità di vedere oltre la semplice terra su cui cammino ogni giorno, quindi ho colto l'occasione quando mi è stata data."

"E penso che tu abbia fatto bene."

"Comunque sia, i motori per ora reggono e tutto procede senza intoppi. Sono fiducioso che possiamo farcela con totale successo."

"Certamente! Ne sono più che certo anche io."

Dopo alcuni secondi di silenzio, il Dottore parlò ancora.

"John... Solo un'altra domanda..."

"Certamente, di che si tratta?"

"Come hai detto che si chiama questa nave?" 


 

Nello stesso momento, a prua della nave... 
 

Julie sbarrò gli occhi e la bocca nello stupore più totale.

"Cosa? Ma sei seria? Anita, dici davvero?" chiese la ragazza.

"Certo! Ha scelto il nome il Conte in persona!" rispose sorridendo l'altra.

"Mi vuoi dire che siamo davvero a bordo dell'Olandese Volante?" 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'angolo dell'autore

Chiedo umilmente scusa a tutti per questo secondo ritardo nella pubblicazione del nuovo capitolo, recentemente il Covid è venuto a bussare anche alla nostra porta. 
Fortunatamente, nessuno in famiglia mia è positivo, ma è risultata positiva una delle migliori amiche di mia sorella e quindi ora ce ne staremo tutti in quarantena forzata per un po'.

Se non altro ora avrò più tempo per scrivere i nuovi capitoli. 
Con la scuola continueremo con la didattica a distanza, quindi non perdo nemmeno lezioni.

Mi raccomando, fate attenzione e proteggetevi dal virus!

A presto, miei carissimi lettori!

* Doctor who outro starts to play*

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Capitolo 10
*** Il cinque è il mio numero fortunato -Parte 2- ***


"Come mai ha scelto proprio l'Olandese Volante come nome? Questa è per caso una nave popolata da fantasmi?" chiese Julie ad Anita, ridacchiando.

"Da quel che ho capito il Conte è molto affascinato dalle storie di fantasmi, e la sua passione per i velieri ha fatto il resto." sorrise l'altra "Ed ecco come è nato il nome."

"Interessante." annuì Julie.

"Pensa che l'intero apparato di motori è stato progettato dalla sua famiglia." continuò Anita entusiasta "Un progetto iniziato ancora da suo nonno e concluso ora con lui. È davvero una persona intelligente. L'unico al mondo ad essere riuscito in questa impresa impossibile. Incredibile, vero?"

"Decisamente."

"Tutti questi complimenti mi lusingano, Anita." commentò una voce profonda ma suadente alle spalle delle due ragazze, che si girarono di colpo sorprese.

"C-Conte Wilson!" arrossì il membro dello staff, mentre Julie fissava l'uomo in silenzio.

Era molto più giovane di quanto si aspettasse. Un uomo non troppo alto, vestito elegantemente in smoking e farfallino, di non più di trentacinque anni e con i capelli marrone scuro raccolti in un codino, un accenno di barba e dei penetranti occhi scuri.

"Apprezzo molto i tuoi complimenti, mia cara." continuò l'uomo "È sempre bello sapere di essere amato dalle persone del proprio staff."

Anita arrossì ancora di più.

Poi il Conte si girò per fissare Julie e sorrise in maniera palesemente finta.

"Ma che delizioso fiorellino che abbiamo qui."

"Un vero onore, Conte Wilson." rispose la ragazza inchinandosi leggermente e con una punta di sfacciataggine nella voce, che l'uomo puntualmente notò subito.

Il Conte tese la mano a Julie.

"Anita, sai di quel mal di testa di cui mi parlavi?" improvvisò subito dopo la ragazza senza distogliere lo sguardo dall'uomo davanti a lei "Sembra qualcosa di serio, dovresti proprio andare a cercare il Dottore di cui ti parlavo prima per chiedergli una mano, lui saprà sicuramente cosa fare."

Anita capì al volo tutto.

"Certo, sicuramente." rispose. Poi si scusò educatamente con i due e proseguì lungo il corridoio rosso.

"Attento, il fiorellino ha le spine."

Julie prese la mano che il Conte le stava ancora tendendo. Nel momento in cui lo fece, l'uomo si portò la mano della ragazza alla bocca e la baciò delicatamente, con galanteria.

"Un vero gentiluomo." ridacchiò lei ritraendo la mano.

"Valori che mi hanno insegnato in famiglia." rispose lui "Andrew Wilson, al tuo servizio."

"Julie Jenkins. Un onore."

"Julie Jenkins. E dimmi, cosa ne dovrei fare di te? Consegnarti alla sicurezza? Farti uscire dalla nave e lasciarti cadere nello spazio, facendoti morire così?"

Il corpo della ragazza si tese di colpo.

"Conosco i volti di ogni persona invitata qui. So riconoscere un clandestino quando lo vedo." sussurrò Andrew "Inoltre, non ti sei sprecata molto per mimetizzarti. Quei vestiti sono decisamente fuori luogo."

"Tu non mi fai paura." ribatté Julie decisa.

"Non ne è mia intenzione. In ogni caso, ero stato comunque avvisato dal mio fidato braccio destro che due clandestini sarebbero saliti a bordo dell'Olandese volante." il Conte ridacchiò "Solo non mi aspettavo che uno di loro fosse una ragazza così splendida. Se me lo permetti, vorrei avere la possibilità di conoscerti meglio."

"Ma tu non sei sposato?" chiese Julie maliziosamente incrociando le braccia al petto.

"Assolutamente sì! Con una moglie a dir poco incantevole, la più bella donna che io abbia mai visto. Ma non hai molta scelta: o vieni con me, o io ti denuncio alla sicurezza."

"E va bene allora." si arrese lei "Lasciami solo il tempo di mettermi dei vestiti più adatti. In fondo, questa è una crociera di gala, no?"

Il Conte Wilson sorrise.

"Ci vediamo tra venti minuti davanti alle porte della sala da ballo. Se non ti vedo entro questo limite di tempo, ti denuncerò alla sicurezza."

"Non mancherò."

Il Conte si inchinò rispettosamente.

"A dopo, Mademoiselle."

Non appena l'uomo sparì dalla sua vista, Julie si mise a correre per i corridoi, cercando un modo per tornare al Tardis.

Dopo quella che sembrò una vita, la ragazza riuscì a trovare il posto in cui avevano parcheggiato la cabina blu. 
Quando provò ad aprire le porte però, fallì miseramente.

"Oh no, no no no! Ti devi aprire! Forza, fammi entrare! Devo scoprire cosa sta succedendo, come mai siamo finiti qui!" supplicò la giovane.

Scosse con forza le porticina di legno, ma ancora senza risultati.

"Ti prego! Viaggiamo insieme da un po' ormai, no? Okay... il viaggio nella linea temporale... forse anche tu come il Dottore in questo momento non mi hai mai vista prima... Ma te lo assicuro, noi due siamo amiche!"

Ancora nulla.

Julie sospirò e appoggiò la fronte su una delle due porte blu, sconfitta.

"Ti prego. Ho bisogno di te in questo momento."

E un secondo dopo, la ragazza quasi perse l'equilibrio, inciampando dentro la macchina spazio-temporale.

Le luci del Tardis si accesero.

"Grazie..." Sorrise Julie "Grazie! Grazie! Ti prometto che scoprirò cosa sta succedendo alla linea temporale del Dottore, te lo giuro, non ti deluderò!" poi si guardò attorno "Okay... Dove terrà mai l'armadio con i vestiti il Dottore?"

In lontananza, una porta bianca si aprì.

"Oh, ecco!" rise lei "Forza, mi devo preparare per una serata di gala!"

Dieci minuti dopo, Julie uscì dalla cabina vestita con un elegantissimo e lungo vestito blu, i capelli pettinati e legati con cura dietro la testa, delle scarpe argentee con un tacco non troppo alto e una bella collana addosso dello stesso colore.

"Bene." disse decisa alla macchina "Si va in missione. Scopriamo perché siamo finiti qui."

Con molto più senso dell'orientamento questa volta, Julie riuscì facilmente ad arrivare davanti alla sala da ballo. Il conte Wilson era già lì che aspettava.

"Venti minuti esatti." commentò l'uomo "Hai proprio spaccato il secondo."

"Faccio del mio meglio."

Wilson sorrise.

"Allora, entriamo?" chiese porgendo alla ragazza il braccio con galanteria.

I due varcarono la soglia dell'elegante sala da ballo.

"Vuoi davvero portarmi a ballare?"

"Perché, non ne sei capace?"

"Certo che ne sono capace!"

"Ci divertiremo, vedrai."

I due entrarono nell'enorme e ben decorata stanza. 
Era praticamente mezza vuota, con alcune coppie che ballavano lentamente su una dolce musica suonata da una piccola orchestra posizionata su un piccolo palco lì vicino.

"Mi concedi questo ballo?" chiese Wilson educatamente.

Julie ridacchiò mentre accettava l'invito e i due iniziarono a danzare delicatamente a tempo di musica.

"Te lo richiedo: non sei mica sposato? Perché non c'è tua moglie qui al posto mio?"

"Aveva altro da fare. Una faccenda importante da concludere."

"Beh, io sono fidanzata, quindi non farti strane idee."

"Stai mentendo."

"Sono serissima invece."

"E chi è il fortunato? L'altro clandestino?"

"Esattamente."

"Non porti anelli però."

"Non servono anelli per provare qualcosa."

"Sì, invece. E una cosa è ho imparato è che le donne portano gli anelli con fierezza proprio per poterli sfoggiare. Quindi non mentire a me."

"Basta giocare, allora. Dimmi, cosa vuoi? Cosa volevi dire quando hai detto che il tuo braccio destro sapeva che saremmo arrivati? Chi è?"

"Frena! Frena! Quante domande!"

Julie sorrise con sfida.

"Avanti, dammi delle risposte."

"Ero sinceramente curioso di passare un po' di tempo con te. Ma a te non sembra interessare."

"Ma che uomo acuto, signor Wilson."

"Puoi chiamarmi Andrew."

"Va bene, Andrew. Allora, che cosa vuoi? Se non volessi qualcosa mi avresti già denunciato alla sicurezza."

"La persona che mi ha detto tutto. Lui sapeva che sareste arrivati. Mi ha detto anche dove trovarvi e che dopo averlo fatto avrei dovuto dirvi che lui voleva vedervi."

"Lui?"

"Sì, esatto. Ti aspetta nel suo ufficio perosnale. A prua della nave."

Quando il brano finì, Wilson li fece fermare entrambi e poi si allontanò dalla ragazza.

"Un ottimo ballo direi. Ti ringrazio. Ora andiamo, forza."

Senza aggiungere altro, il Conte si avviò verso l'uscita della grande sala, tallonato da Julie.

"Chi è questo 'lui'?" chiese la ragazza.

Wilson ridacchiò.

"Lo vedrai presto, tranquilla."

I due camminarono per pochi minuti tra i corridoi rossi della nave, fino ad arrivare davanti ad una porta grigia. 
Il conte Wilson l'aprì e con galanteria fece cenno a Julie di oltrepassarla. 
Dietro la porta si trovava una breve scalinata che saliva verso una seconda porta. 
Wilson bussò alla seconda porta, che si aprì lentamente, come per magia.

I due entrarono.

Si trovavano in una grande stanza. 
Era ben decorata e in fondo, di fronte a loro, si trovava una spaziosa scrivania di legno con tre monitor sopra. 
Nascosto dietro ai monitor, seduto su una grande ed elegante sedia girevole, si trovava un uomo.

Appena l'uomo li vide, si alzò dalla sua postazione e si avvicinò ai due. 
Era alto, di circa quarant'anni con il viso a punta, i capelli, barba e baffi neri.

"Grazie Andrew, hai fatto un ottimo lavoro. Puoi lasciarci soli ora?"

"Certo, nessun problema." rispose il Conte inchinandosi educatamente, poi si rivolse a Julie "È stato un piacere conoscerti. Arrivederci fiorellino."

"Arrivederci, Andrew."

Appena il Conte uscì dalla sala, Julie si girò verso l'altro uomo. I suoi occhi la fissavano con sguardo freddo e malvagio.

"Salve, Julie. Finalmente ci incontriamo, è un onore."

La ragazza alzò le sopracciglia, non troppo sorpresa.

"Scusi... Ci conosciamo?"

L'uomo ridacchiò.

"No... Effettivamente no. Ma ero più che convinto che non saresti stata da sola."

"Non lo sono."

"Giusto, giusto. Dimmi un po': Dove si trova il Dottore?"

"Come conosci quel nome?"

"È un nome che conosco da molto tempo. Dai tempi dell'accademia."

"Accademia?"

"Certo! Eravamo in accademia insieme."

"Quindi sei anche tu..."

"...un Signore del tempo, esatto. Ora te lo chiedo di nuovo, ma attenta, la mia pazienza si esaurisce facilmente: Dove si trova il Dottore?"

"Non lo so. Ci siamo separati prima."

"Allora non ci resta che aspettare che ci raggiunga qui. Tranquilla, sono sicura che ci troverà in poco tempo."

"Scordatelo!"

Julie si girò e corse verso la porta dell'ufficio, provando a scappare, ma la porta era chiusa a chiave.

"Non ci provare, non si aprirà." disse l'uomo tornando a sedersi tranquillamente alla sua scrivania.

"Chi sei tu?!"

Il misterioso Signore del tempo sorrise freddamente.

"Comincia il secondo atto." 


 

Poco tempo prima...

Anita lasciò Julie e il Conte Wilson da soli e si diresse in cerca del Dottore.
Cercò attentamente in tutte le zone comuni, senza però trovare nessuno.

Stava passando davanti alla porta che conduceva alla sala motori, quando essa s'aprì di colpo.

"... No John! Ti prego, aspetta! Dammi più informazioni!" stava supplicando una voce "Quei motori non posso essere di tecnologia umana!"

"Mi dispiace ragazzo, ma queste sono informazioni riservate!" ribatté il capoingenire spingendo fuori dalla porta il Dottore.

Appena videro il Signore del tempo, gli occhi di Anita si illuminarono.

"Dottore!" esclamò felice la ragazza "Ti ho cercato per tutta la nave!"

"Anita!" esclamò di rimando lui "Ciao, che bello rivederti!"

"Anita, conosci questo ragazzo?" chiese John perplesso.

"Sì sì, non ti preoccupare è tutto in regola. È solo un tipo estremamente curioso."

"Lo affido a te, allora. Tienilo d'occhio, mi raccomando! Non voglio più ch si intrometto tra i miei affari!"

E con quelle parole, John ritornò al suo lavoro chiudendosi la porta alla spalle.

"Che cosa stavi facendo lì dentro?" chiese Anita al Signore del tempo.

"Oh, come hai appena detto tu, sono molto curioso. Stavo dando un'occhiata in giro per conto mio. Scusa se prima ho lasciato te JJ da sole. A proposito, dov'è JJ?"

"Oh... Ehm..." Anita arrossì "Non ti arrabbiare ma... È con il Conte Wilson."

"Perché dovrei arrabbiarmi?"

"Perché lei è la tua ragazza?"

"Ah no no, quella era solo una bugia che si è inventata lei sul momento."

"Quindi voi... Non state insieme?"

"Oh no, no. Siamo solo amici. Sai dove si trova quindi?"

"Penso sia ancora con il Conte, se troviamo lui, troveremo anche lei."

"Andiamo allora! Vuoi aprire tu la strada? Dove li hai visti l'ultima volta?"

"Farò strada, ma vedi di non sparire questa volta, va bene?"

"Lo prometto!"

I due attraversarono nuovamente tutta la nave, fino ad arrivare davanti alle grande vetrate.

"Affascinante!" esclamò il Signore del tempo quando vide la bellissima nebulosa "Uno spettacolo davvero affascinante."

"Erano qui quando me ne sono andata... Il Conte e Julie..."

"State cercando mio marito?" chiese una voce femminile vicino a loro.

Anita e il Dottore si voltarono. Davanti a loro si trovava una bellissima donna con i capelli rossi raccolti, gli occhi chiari con addosso un lungo ed elegante vestito nero.

"Contessa!"

"Sì, li stavamo cercando. Per caso lei li ha visti?"

"Chi sei tu? Non ti ho mai visto e ti posso assicurare che noi conosciamo ogni invitato qui presente."

"Contessa, le presento il Dottore." spiegò Anita "Dottore, questa è la Contessa Louise Wilson."

"Un vero onore." sorrise il Signore del tempo inchinandosi leggermente.

"Mio marito mi aveva parlato di clandestini nella nostra nave. Mi aspettavo gente più rude però." 

"Con rispetto Contessa..." si scusò Anita "Sa per caso dove si trovano suo marito e Julie?"

"L'ho visto poco tempo fa ballare nel salone con una ragazza."

"JJ si sta facendo dei nuovi amici a quando pare." commentò il Dottore incrociando le braccia al petto.

"Dottore, posso chiederti una cosa?"

"Tutto quello che vuoi."

"Perché stavi discutendo con John prima?"

"Per la tecnologia dei vostri macchinari. Capisco che voi umani siate evoluti nel quarantasettesimo secolo, ma quella tecnologia era troppo evoluta." poi il Dottore si rivolse a Louise "Questa tecnologia l'ha costruita vostro marito?"

"L'ha completata lui. Ma aveva iniziato a costruirla ancora suo nonno."

"Qualcuno deve averlo aiutato allora."

"Quell'uomo. Da quando l'ha incontrato Andrew non è più lo stesso." sospirò Louise.

"Quale uomo?" incalzò il Dottore.

"Il suo consigliere personale. Colui che definisce il suo braccio destro."

"Cos'altro mi può dire di lui, Contessa?" continuò a chiedere il Dottore, improvvisamente molto incuriosito dalla questione.

"Nulla. Non so nulla di lui. Ma se parlate con mio marito sicuramente potrete ottenere più informazioni."

"La ringrazio." sorrise il Dottore.

"Perché siete saliti a bordo?"

"Non siamo saliti volontariamente. Qualcuno ci ha costretto. E io scoprirò il perché." poi il Signore del tempo si girò verso Anita "Vieni con me?"

La ragazza annuì sorridendo.

"Andiamo allora!"

I due s'inchinarono ancora una volta davanti alla Contessa e poi si incamminarono verso la sala da ballo.

Ma tra i corridoi si imbatterono proprio nel Conte Wilson.

"Oh!" disse lui "Anita, ciao di nuovo." poi si voltò verso il Dottore "Sembra che io abbia finalmente incontrato il secondo clandestino."

"Conte, salve." rispose il Dottore "Dove si trova la mia amica JJ?"

"Oh, quella ragazza deliziosa! Al momento sta parlando con il mio consigliere. A proposito, voleva parlare anche con te. Sapeva che tu e la ragazza sareste saliti a bordo."

"E come lo sapeva?"

"Non lo so. Lui sa sempre un sacco di cose. Non per nulla è il Maestro."

A quelle parole, il Dottore impallidì di colpo.

"Scusi Conte, può ripetere quello che ha appena detto?"

"Che il mio braccio destro sa un sacco di cose."

"No no, le parole dopo."

"Che non a caso è il Maestro."

"Il Maestro..."

"Sì, lui si fa chiamare così."

"Oh no... E JJ al momento si trova con lui?"

"Perché Dottore?" chiese Anita sorpresa "Che cosa succede?"

"Succede che la mia amica è in grave pericolo. Conte, dove si trova il Maestro?"

"Nel suo ufficio. La porta è poco più avanti, ci sono appena uscito." 
 

Nello stesso momento...

"Il... Maestro?" chiese Julie.

"Così ci facciamo chiamare. Lui il Dottore, io il Maestro." rise l'altro.

"Ma perché?"

"Ti sei mai chiesta quale sia il suo vero nome?"

"Ogni giorno."

Il Maestro rise ancora.

"Perché nascondete i vostri nomi?"

"Quante domande!"

"Sei tu la causa di tutto questo? Sei tu che ti diverti ad incasinare la linea temporale del Dottore?!"

"Ti stai arrabbiando?"

"Sì. Non mi piace chi si diverte a trattare gli altri come se fossero dei giocattoli. Tu non mi fai paura."

"Dovresti averne invece. Dovresti avere molta paura."

"Il Dottore è mio amico. Il mio migliore amico. Non ti lascerò fargli ancora del male."

"Che ragazza davvero coraggiosa!" rise il Maestro alzandosi dalla sedia e dirigendosi con fare minaccioso verso la ragazza "O forse solo molto sfrontata."

Dei forti colpi provenienti dall'esterno interruppero la conversazione.

"JJ!" urlò all'improvviso una voce da dietro la porta "JJ! Sei lì dentro?! Parla con me!"

"Dottore!"

"Stai bene?"

"Sì!"

"Maestro! Fammi entrare, so che ci sei anche tu! Fammi entrare, ho detto!"

"Se proprio ci tieni, Dottore."

La porta dell'ufficio si aprì di colpo e il Dottore corse dentro la stanza, seguito a ruota da Anita.

"JJ, allontanati da lui!" ordinò il Signore del tempo alla ragazza.

Julie tornò al fianco dell'amico in pochi secondi.

"Oh, vedo che ti sei cambiata i vestiti!" commentò poi.

"Dobbiamo parlarne proprio adesso?!"

"Dottore, che bello vederti!"

Il Signore del tempo tornò serio.

"Ma guarda, il Maestro. Che cosa ci fai qui?"

"Mi stavo annoiando, e così ho deciso di divertirmi un po'."

"Dottore è lui!" esclamò Julie "È lui che sta causando problemi alla tua linea temporale!"

"Linea temporale?" si intromise Anita "Ma di che state parlando?"

"Stupida ragazza umana, non parlare a sproposito!" ringhiò l'altro.

"È vero quello che dice? Stai creando problemi alla mia linea temporale? Sei tu la causa di tutto?" chiese freddamente il Dottore.

"No. Non sono io, Dottore."

"Ma sapevi che saremmo arrivati qui."

"Oh beh... Sì."

"E come? Come facevi a saperlo?!"

"A questo non posso risponderti, mi dispiace."

"Non giocare con me!" urlò il Dottore, improvvisamente arrabbiato "Dimmi come facevi a saperlo!"

Gli occhi del Maestro si illuminarono con malvagità.

"Non serve urlare, sai?" disse poi "E comunque al momento tu e le tue amichette qui avete altro di cui occuparvi."

"Che cosa intendi?" chiese Julie con voce tesa.

"Da te non mi aspetto nulla, non ci arriveresti comunque... Ma mi aspettavo un po' di più da lui, a dire il vero."

"Non so di cosa tu stia parlando."

"Sì invece. Hai già notato tutto, Dottore. È solo che non hai ancora collegato i pezzi, quindi ti darò una mano io."

"A cosa ti stai riferendo?"

"Andiamo, hai incrociato molte persone venendo qui. Con quante di loro hai parlato?"

"Solo con Anita, il Conte e la Contessa, e John, il capoingeniere."

"Ah John!" esclamò il Maestro "Uno dei miei preferiti. Come lo hai trovato, Dottore? Come erano i suoi movimenti?"

Il Dottore ripensò a quando l'uomo gli aveva appoggiato la mano sulla spalla. Era stranamente pesante, lo aveva fatto sobbalzare...

Il Dottore ci pensò e ripensò.

Le persone che aveva incontrato nei corridoi. Erano sempre le stesse facce.

Aspetta.

In ogni corridoio ritrovava sempre le stesse facce.

Perché nei corridoi non trovava mai facce diverse? Eppure gli invitati erano tanti.

"Julie, tu hai ballato con Andrew." continuò il Maestro "Come erano le altre coppie di ballerini? Te lo ricordi?"

Julie ci pensò.

Erano silenziosi.

Nessuno interagiva con nessuno.

Nemmeno i musicisti interagivano tra loro.

"Gli ospiti." mormorò piano il Dottore "Tutti loro, seguono dei percorsi programmati."

"Come scusa?" chiese Anita che era sconvolta dal momento in cui aveva sentito questi discorsi assurdi.

Il Dottore si girò a guardare Julie con sguardo molto serio.

"JJ..." disse in tono grave "Rispondi a questa domanda: Quando una persona non è viva?"

Lì vicino, il Maestro rise con malvagità.

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L'angolo dell'autore

Il quinto Dottore è una patata.

Change my mind. 

*Doctor who outro starts to play*

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Capitolo 11
*** Il cinque è il mio numero fortunato -Parte 3- ***


"JJ... Rispondi a questa domanda: Quando una persona non è viva?"

Julie strabuzzò gli occhi, completamente confusa e stordita dalla situazione intorno a lei.

"Io... Io non saprei..." mormorò "Quando è morta? Perché se è morta allora non può essere viva, è palese."

"Ti sbagli invece."

"Sì, ovvio che mi sbaglio! Ti pare che la cosa fosse così semplice."

Il Dottore continuava a fissare il Maestro con sguardo gelido.

"Hai chiamato la nave 'Olandese Volante'. Quello era il primo segnale, vero?"

"Vedo che finalmente stai cominciando a collegare tutti i pezzi."

"Scusate... Ma di che state parlando?" li interruppe Anita.

"Non fingere di non sapere!" scattò il Dottore avvicinandosi a lei con fare minaccioso "Ho capito tutto, vi ho scoperti, è inutile che continui a fingere!"

"No Dottore, lei non lo sa." spiegò il Maestro.

Il Signore del tempo si girò a fissarlo.

"Che cosa hai detto?"

"Ho detto che lei non sa nulla. Quella ragazza è umana."

"Non capisco... Perché? Perché lei?"

Il Maestro fece spallucce.

"Oh, non so bene. Divertimento, credo. Noia. Lei voleva vedere l'universo, era palese quanto ci tenesse. Così ho pensato di usarla per i miei piani. Sapevo sareste arrivati e così ho fatto in modo che vi incontraste."

"Tu... Lo sapevi?" chiese Julie perplessa.

"Diciamo che sono stato informato della cosa."

"E chi te lo avrebbe detto?!" sbottò Julie.

"La stessa persona che ci ha mandati qui. La stessa persona che si sta divertendo a giocare con la mia linea temporale." concluse il Dottore.

Il Maestro rise ancora.

"Non c'è niente da ridere!" ringhiò l'altro Signore del tempo "Dimmi, chi è questa persona? Tu la conosci, non è così? Avanti, rivelami il suo nome!"

"Proprio tu vuoi parlare di nomi?" lo prese in giro il primo "Tu, che ti ostini così duramente a nascondere il tuo? Perché dovrei rivelati un nome così importante, quando tu per primo ne nascondi uno? Non hai il diritto di fare questo tipo di discorsi, Dottore."

"Non lo chiederò una terza volta: Chi ti ha detto che saremmo venuti qui?"

"Nessuno."

"Nessuno?"

"Si esatto. Nessuno. Nessuno di importante."

"Dottore lascia stare." Julie perse la pazienza "Parlare con lui non serve a nulla, stiamo solo sprecando il nostro tempo. Non ci dirà mai il suo nome."

"Tempo prezioso, aggiungerei." continuò a dire il Maestro "Tempo che non avrete perché non riuscirete ad uscire vivi da qui."

"Io continuo a non capire..." mormorò spaventata Anita.

"Quanti altri umani hai portato su questa nave?" chiese con voce roca un Signore del tempo all'altro.

"Solo lei. E il Conte e la Contessa, ovviamente."

"Ma se loro sono umani... Allora gli altri cosa sono?"

"Vuoi sapere quando una persona non è viva JJ? Quando, come hai detto anche tu, è morta. Oppure, quando non è mai esistita."

"Mai esistita? Che significa?"

"Che non è mai stata viva, almeno non nel modo in cui intendete voi umani. Tutte le persone di questa nave non sono mai state vive, perché in verità sono androidi."

Anita sbarrò gli occhi.

"Ma non è possibile!" esclamò "Io ho parlato con loro! Le ho viste provare emozioni, parlarmi del loro passato!"

"Non era vero. Erano tutti ricordi impiantati, emozioni simulate. Le persone seguivano percorsi preprogrammati. Niente di tutto quello che hai visto era reale. Il passato che hai creduto di avere con loro è stato modificato. Creato artificialmente."

"Complimenti!" applaudì il Maestro "Anche questa volta sei riuscito a capire tutto! Peccato che sia troppo tardi."

E con quelle parole il Signore del tempo tirò fuori un piccolo telecomando dalla tasca e premette un pulsante.

"JJ! Porta Anita con te. Trova il Conte e la Contessa e porta tutti al Tardis!" ordinò subito dopo il Dottore.

"Ma..." provò a protestare Anita.

"Correte! Andatevene da qui!"

"E tu?" chiese Julie.

"Ho detto di andarvene!"

Le due ragazze corsero fuori dal grande ufficio, in cerca dei due Conti.

"Che cosa ha attivato quel telecomando?" chiese piano il Signore del tempo quando i due rimasero soli.

"Gli androidi." rispose l'altro "Ora tutti loro si concentreranno sulle forme di vita non robotiche. Tranne che su di me, ovviamente."

"Ma perché? Perché fare tutto questo?" chiese con fredda curiosità "Cosa speravi di ottenere?"

"Ho fatto un accordo." ghignò il Maestro "Un accordo con un altra persona e che avrebbe soddisfatto entrambi le parti. E che si sarebbe concluso con la tua morte."

"E tu cosa ne avresti ottenuto?"

"Che mi sarei divertito a guardarti morire! E una parte di universo. Credimi per ora sta funzionando. Ah, l'idea della serata di gala è stata mia! Che ne pensi? Carina, eh?"

"Con chi hai..."

In quel momento la porta dell'ufficio si aprì e nella stanza entrarono tre grossi uomini, anzi tre grossi androidi.

Da qualche parte, un allarme iniziò a suonare freneticamente.

"Oh!" il Maestro si finse sorpreso "Sembra proprio che ci sia un problema ai motori. Sarà meglio andarsene prima che questa nave si schianti!"

E con quelle parole, il Signore del tempo si affrettò verso la porta d'uscita. 
Il Dottore provò ad in seguirlo, ma venne fermato dai tre androidi che si pararono davanti a lui con fare decisamente minaccioso.

"Buongiorno signori. Possiamo forse parlarne in modo civile?" 
 

Nello stesso momento...

"Stupide scarpe!"

Julie interruppe la sua corsa per togliersi le fastidiose scarpe col tacco argentee e le prese tra le mani.

"Mi vuoi spiegare che diavolo sta succedendo qui?!" urlò esasperata Anita mentre le due ragazze riprendevano a correre per i corridoi.

"Adesso? Perché ora non mi sembra un buon momento!"

Anita si fermò di colpo.

"Sì. Adesso." ordinò "Voglio che mi spieghi tutto ciò che sta accadendo."

Julie sospirò rassegnata.

"La farò breve." cominciò a dire "Mi chiamo Julie, sono umana e vengo dal ventunesimo secolo. Viaggio attraverso il tempo e lo spazio in una cabina telefonica blu chiamata Tardis insieme al Dottore, una alieno proveniente dal pianeta Gallifrey. Quelli come lui vengono definiti 'Signori del tempo'. Anche il Maestro appartiene alla stessa razza. La differenza è che lui è estremamente pericoloso."

"Io..."

"Possiamo andare ora?"

"Io... Non ti credo..."

"Ovvio che non mi credi, questa è una storia dannatamente assurda, lo so, ma credi pure al fatto che se non escogitiamo un modo per fuggire da questa nave moriremo di sicuro, chiaro?"

Anita si ammutolì.

"Sì, chiaro." sussurrò poi.

"Ora proseguiamo, dobbiamo trovare il Conte e la Contessa!"

"Ma se il Maestro è davvero molto pericoloso come dici, allora non possiamo lasciare che il Dottore lo affronti da solo!"

"Lo so! E sono d'accordo con te! Ma il Dottore è la persona più intelligente che conosca, lui riesce sempre a togliersi dai guai. Ora noi dobbiamo fare come ci ha detto e proseguire, forza!"

"Ma se ti stessi sbagliando? Se il Dottore fosse in pericolo? O se fosse ferito?"

"Anita fidati di me! Lui se la sa cavare, starà bene! Andiamo avanti!"

Ma la ragazza fu irremovibile.

In quel momento, un allarme cominciò a suonare imperterrito per tutti i corridoi.

"Prosegui tu." affermò con tono grave lei "Io tornerò indietro e poi ci ricongiungeremo tutti quanti."

E senza aspettare una risposta da Julie, Anita si voltò e cominciò a correre nella direzione opposta, da dove le due erano arrivate.

"No Anita! Aspetta!"

Ma la ragazza continuò ad ignorarla.

"Ahhhgg, maledizione!!!" imprecò Julie.

Senza perdere altro tempo, riprese a correre lungo il corridoio, quando due membri dello staff le sbarrarono la strada.

"Arrenditi. Non ti muovere." ordinò uno dei due.

"Arrenditi." fede eco l'altro.

"Mai!" ribatté Julie lanciando con forza le scarpe argentee su uno dei due androidi, prendendolo alla sprovvista. 
La ragazza ne approfittò per lanciarsi in pieno sull'altro e riuscì così ad aprirsi una breccia.

"Prendete questo!" esclamò felice mentre ricomincia a correre in cerca dei suoi due obiettivi.

Guardò ovunque nei corridoi, nella sala da ballo e nella sala da pranzo. Stava per salire le scale e dirigersi verso i piani delle cabine quando sentì delle urla poco lontano.

"Louise!" stava urlando una voce maschile.

"Jenn! Leo!" gridò poi un'altra voce, femminile questa volta "Siamo amici! Ma che cosa state facendo?!"

Julie corse in direzione delle urla.

Svoltò un angolo verso destra solo per trovare due androidi, uno dalle sembianze maschili e uno dalle sembianze femminili, intenti nell'aggredire proprio il Conte e la Contessa. 
Le due macchine stavano dando le spalle alla ragazza e quindi non si accorsero della sua presenza. Tutta la loro attenzione era concentrata sui loro obiettivi e si stavano avvicinando lentamente ai due.
Il Conte puntava loro una pistola e dietro di lui si trovava Louise, completamente scioccata e spaventata dalla situazione.

"Andrew, faccia fuoco!" ordinò Julie senza pensarci troppo "Avanti, spari!"

Tutta l'attenzione ora era cambiata, si trovava su di lei.

Gli androidi si girarono e iniziarono a camminare nella sua direzione.

"Faccia come le ho detto, Andrew!"

"Non posso! Loro sono miei amici!"

"No! Non lo sono! Non sono nemmeno persone reali! Ora spari, avanti!"

Gli androidi continuavano ad avvicinarsi.

"Andrew!" 


 

Nello stesso momento, in un altra zona della nave... 

 

Anita continuò a correre fino a che non si trovò ancora una volta di fronte alla porta dell'ufficio in cui erano tutti prima.

Quando entrò nella grande stanza fu lieta di trovarci dentro ancora il Dottore, solo per poi rendersi conto che non era da solo.

Tre uomini androidi con la divisa dello staff lo stavano attaccando. Due di loro lo stavano tenendo fermo per le braccia, mentre un terzo si stava avvicinando con un grosso taser elettrico in mano.

"Aspettate, aspettate!" stava dicendo il Dottore "Sono sicuro che ne possiamo parlare in modo civile!"

Anita si lanciò verso l'androide armato e lo colpì alla schiena con tutto il suo peso, facendolo sbilanciare e facendogli cadere di mano l'arma.

Velocissima, la ragazza raccolse il taser e lo usò sulla macchina ancora a terra, che si contorse in preda alle convulsioni per pochi secondi mentre deboli scintille sprizzavano da tutto il suo corpo. Poi si disattivò, gli occhi spalancati a fissare il nulla.

Improvvisamente, gli altri due androidi lasciarono andare il Signore del tempo e si diressero verso di lei con fare molto aggressivo.

"Dottore!" urlò lei lanciando il taser verso l'uomo "Prendi!"

Dietro di loro, agile e veloce come un gatto, il Signore del tempo afferrò l'arma e la usò velocemente su entrambe le due macchine, creando nei loro corpi un corto circuito e facendoli cadere a terra, completamente disattivati.

"Anita! Ti avevo detto di andare con JJ!" la rimproverò subito dopo il Dottore.

"Mi dispiace, ma non potevo lasciarti da solo! E a quanto ho visto, ho fatto bene a tornare."

"Non avresti dovuto farlo comunque! Ma ti ringrazio per avermi aiutato."

"Di niente, figurati!" arrossì improvvisamente lei.

"E JJ?"

"È andata a cercare il Conte e la Contessa."

"Ottimo. Ci ritroveremo tutti al Tardis allora. Adesso devo assolutamente trovare il Maestro e fermarlo prima che ci faccia uccidere tutti. Non è andato via molto tempo fa, forse possiamo, ancora raggiungerlo."

"Possiamo?"

"Vieni con me?" sorrise il Dottore alzando le sopracciglia in modo giocoso.

"Contaci!"

"Forza allora!"

I due uscirono dall'ufficio e iniziarono a correre tra i corridoi di velluto rosso.

"È vero quello che dice Julie su di te?" chiese Anita urlando per sovrastare il fastidioso allarme che continuava a suonare imperterrito.

"E cosa dice su di me?" urlò lui di rimando.

"Che sei un viaggiatore! Che attraversi tutto lo spazio e il tempo!"

"Sì, è vero!"

"E dimmi, è sempre così nello spazio?"

"Solo il martedì e il venerdì. Gli altri giorni è anche peggio!"

Anita rise di gusto.

"Allora lo spazio è davvero fico come me lo immaginavo!"

Improvvisamente, una violenta scossa colpì tutta la nave.

"Che cos'era quello?" chiese la ragazza con improvvisa preoccupazione.

"Il tempo scorre." riflettè il Dottore "Muoviamoci!"

"Secondo te Julie sta bene?"

"Sì starà alla grande, non preoccuparti."

"Come lo sai?"

"Perché dobbiamo avere fiducia in lei."

"E ti basta questo?"

"Anita, ferma!" ordinò il Dottore prendendole improvvisamente la mano "Nascondiamoci!"

Fecero appena in tempo a nascondersi dietro l'angolo di un corridoio quando due androidi passarono loro vicino nel corridoio adiacente.

"Appena in tempo!" sussurrò Anita quando gli androidi furono lontani. 
Poi notò che il Dottore la stava ancora tenendo per mano e diventò rossa in faccia come un pomodoro.

"Da che parte ora?" chiese la ragazza sciogliendo la stretta.

"Da questa parte, seguimi." fece cenno il Signore de tempo aprendo la strada.

"Come sai dove è andato il Maestro?"

Nessuna risposta.

"Stai andando a caso, vero?"

Il Dottore si fermò.

"Chi, io?" chiese fingendosi offeso "Assolutamente no!"

Anita roteò gli occhi.

Riuscendo ad evitare un altro paio di androidi i due finirono per ritrovarsi davanti alle grandi vetrate della nave.

E proprio lì, a guardare la bellissima nebulosa mentre tutto intorno cadeva a pezzi, ci trovarono anche il Maestro.

"Lo sai..." cominciò a dire freddamente il Signore del tempo mentre il Dottore si avvicinava lentamente a lui "All'inizio volevo semplicemente andarmene. Volevo vederti bruciare da lontano insieme a questa nave e ai tuoi preziosi umani e poi volare via nel mio Tardis."

"E cosa ti ha fatto cambiare idea?" chiese il Dottore cautamente "O non mi diresti tutto questo."

"Il fatto che voglio essere io quello che ti distruggerà. Io e nessun altro."

"Allora dimmi di più! Dimmi chi è la mente dietro tutta questa storia!"

Il Maestro si girò a guardare il Dottore dritto negli occhi e poi sorrise malvagiamente.

"Credi forse che io sia stupido? Non ti dirò nulla. Non è mia intenzione. Ma tu vedi di uscirne vincitore, così che poi possa essere io quello che ti distruggerà in modo definitivo. Ascolta attentamente le mie parole: Per scoprire la verità, devi guardare il passato. Il tuo passato, Dottore. Il nostro passato. Preparati, perché domande a cui solo una persona in tutto l'universo può dare risposta verranno poste. E quella persona sei tu."

"In che modo tutto questo dovrebbe essermi di aiuto?" sbottò seccato l'altro Signore del tempo.

"Credevo che mi sarei divertito, ma alla fine tutto questo si è rivelato più noioso del previsto."

Con quelle parole, il Maestro tirò fuori dalla tasca il telecomando con cui aveva attivato gli androidi e lo lanciò al Dottore, che lo prese tra le mani al volo. Ma quando lo guardò, vide che l'apparecchio era distrutto e ormai inutilizzabile.

"La nave ha iniziato a seguire la rotta verso la nebulosa." continuò a dire il Maestro "Tra non più di dieci minuti esploderà."

"Ma se la nave esplode all'interno della nebulosa, essa si deformerà! Non puoi distruggere una delle meraviglie più rare dell'universo!"

"Tu dici?" rise il Maestro, poi sospirò "Bene, pensò che per me sia giunto il momento di andarsene da qui." infine, si rivolseai due "Ma non preoccupatevi! Vi lascio in buona compagnia." 

Altri tre androidi, due dalle sembianze femminili e uno dalle sembianze maschili, spuntarono alle spalle del Maestro. Tutte e tre erano armati con delle pistole.

"Addio!" urlò scomparendo alle spalle delle macchine.

"Siamo nei guai di nuovo!" esclamò Anita preoccupata.

"Il telecomando è rotto, la nave non si può fermare." analizzò il Dottore "E noi abbiamo meno di dieci minuti per andarcene da qui." la voce del Signore del tempo si fece improvvisamente triste e colpevole "Mi dispiace Anita. Mi dispiace davvero."

Gli androidi alzarono le armi su i due amici.

"Ti... Ti dispiace per cosa?" chiese la ragazza.

"Mi dispiace, perché non so cosa fare. Questa volta, abbiamo perso." 



 

Poco tempo prima... 
 

Due forti spari riecheggiano per i corridoi e poco dopo due corpi caddero a terra con un tonfo sordo.

"Andrew, Louise, state bene?!" chiese Julie con preoccupazione.

"Sì." rispose il Conte abbassando la pistola e tenendo lo sguardo fisso sui due androidi ormai inattivi.

"Non capisco... Erano nostri amici... Li conoscevo da tempo." mormorò la Contessa.

"No, ti hanno fatto credere di conoscerli da tempo. Vi hanno modificato i ricordi a vostra insaputa." spiegò la ragazza.

"Ma è... Terribile. Perché qualcuno dovrebbe fare tutto questo?"

"Perché sapevano che il Dottore sarebbe arrivato e avrebbe provato a risolvere la situazione. È quello che lui fa sempre."

All'improvviso, una forte scossa colpì la nave facendoli quasi cadere a terra tutti e tre.

"E quello che cos'era?" chiese Andrew.

"Non lo so, ma sicuramente nulla di buono. Dobbiamo trovare il Tardis, forza!" rispose Julie.

"Il Tardis? Cos'è il Tardis?"

"Ve lo spiego più tardi, ora andiamo!!!"

I tre cominciarono a correre in mezzo ai corridoi, con Louise che dava indicazioni per arrivare più velocemente a dove Julie ricordava essere la macchina spazio-temporale e Andrew che abbatteva tutti gli androidi che si trovava davanti.

Ad un certo punto, poco distante da lei, Julie sentì il comune suono metallico che solo un Tardis sapeva fare e il suo cuore si fermò.

Il Dottore era andato via?

Senza di lei?

L'aveva davvero abbandonata e lasciata a morire qui?

Senza badare ad altro corse in direzione del rumore, solo per vedere una grossa ombra che spariva nel nulla.

"No..." mormorò sconvolta "Non può avermi lasciata qui..."

Julie sentì le lacrime salire e chiuse gli occhi.

Poi fece un respiro profondo.

"Anita, attenta!"

Gli occhi della ragazza si aprirono di scatto.

La voce del Dottore.

"Da questa parte!" ordinò la ragazza ai Conti, che la seguirono senza fare domande.

Il trio arrivò davanti alle grande vetrate, dove il Dottore e Anita stavano cercando di sopravvivere a tre androidi armati.

"Dobbiamo aiutarli!" esclamò la Contessa.

"Ci penso io." disse il Conte. Poi si rivolse agli altri due "Ragazzi state giù!"

Anita e il Dottore si voltarono verso la voce e poi obbedirono. 
Con tre colpi precisi, il Conte stese le tre macchine.

"Wow..." mormorò con ammirazione il Signore del tempo "Che mira!"

"Ero il miglior tiratore della mia squadra mentre facevo il militare." spiegò Andrew mettendo via l'arma.

"Dottore! Credevo te ne fossi andato senza di me!" esclamò Julie, felice di vedere l'amico "Ho sentito il rumore di un Tardis."

"Con molta probabilità era quello del Maestro." rispose lui "È scappato via." poi notò i piedi di Julie "JJ che fine hanno fatto le tue scarpe?"

"Le ho tirate addosso a due androidi."

"Hai fatto cosa?"

"Dovevo pur rallentarli in qualche modo!"

"È molto bello vedere che stai bene Julie ma... ora noi che facciamo?" chiese Anita.

"La nave esploderà in meno di cinque minuti e io non so come fermarla." rispose con frustrazione il Signore del tempo.

"Ma tu trovi sempre una soluzione!"

"No, invece."

"Da quando hai perso fiducia in te stesso in questo modo?! Ti conosco, ti ho visto all'opera! Abbiamo poco tempo, ma sono sicura che-"

"Non questa volta JJ!"

Julie si zittì.

"Questa volta ha vinto chiunque stia dietro a tutta questa storia. Non so come salvare questa nave, io non so come..."

"Cosa sta succedendo alla nave? Sta per esplodere?" lo interruppe il Conte Wilson "Come ce ne andremo da qui?"

"Non salvare la nave allora." disse Julie seria.

"Come?"

"Torniamo tutti al Tardis e andiamocene da qui. Se per la nave non si può fare più nulla, allora così sia. Non ci sono altri esseri umani oltre a noi e tutti gli androidi qui presenti cercando di ucciderci. Lascia pure che la nave si distrugga."

La faccia del Signore del tempo si rabbuiò.

"La nave si sta dirigendo verso il centro della nebulosa." spiegò con voce grave "Se ci esplode dentro potrebbe modificarne la sua composizione, io... Lascerei che una delle bellezze più incredibili dell'universo si deformi nello spazio."

"Dottore non abbiamo più tempo! Dobbiamo andarcene!" esclamò Anita.

"Dottore, anche se la nave esplode, nessuno morirebbe. Nessuno si farebbe male. Torniamo al Tardis, forza."

Il Signore del tempo annuì.

"Faccio strada io, seguitemi." mormorò sconfitto lui.

I cinque ripresero a correre nei corridoi rossi fino a quando arrivarono davanti alla cabina della polizia blu.

"E quello che cos'è?" chiese Andrew.

"È la nostra via di fuga." rispose il Dottore.

"Una piccola cabina blu sarebbe la nostra scialuppa di salvataggio?"

"Sì. Ora entriamo, forza!"

Il Dottore entrò per primo nel Tardis, seguito a ruota da Anita, Julie ed infine dai Conti.

"Wow..." mormorò la ragazza dello staff, affascinata.

"Ma è più grande all'interno!" esclamò Louise.

"Mai vista una cosa simile in tutta la mia vita!" fece eco Andrew.

"JJ dobbiamo muoverci, abbiamo meno di un minuto." spiegò il Dottore mentre cominciava a premere tasti nella console e ci correva tutto intorno con i capelli biondi svolazzanti che seguivano ogni suo movimento.

"Dimmi cosa devo fare e io lo farò." disse la ragazza.

"Non devi fare niente di particolare, solo... Resta al mio fianco, ti prego."

Julie camminò velocemente fino alla console esagonale e si posizionò alla destra del Signore del tempo.

"Non mi muoverò da qui."

"Tutti voi, venite qui." ordinò poi il Dottore agli altri tre passeggeri "Aggrappatevi forte, perché balleremo un po' probabilmente."

Il Signore del tempo tirò una leva ed la macchina spazio-temporale si attivò gracchiando. 
Dopo pochi secondi però, venne colpita da una forte scossa che fece perdere l'equilibrio a tutti i suoi passeggeri.

"Questa era l'onda d'urto dell'esplosione!" spiegò il Dottore rialzandosi "Ma non preoccupatevi, ora dovremmo essere al sicuro."

"Siamo... Salvi?" balbettò Andrew.

"Dottore, che cos'è questo posto?" chiese Anita curiosa.

"Questo è il mio Tardis, la mia nave spaziale e sì, siamo salvi. Anzi, Conte e Contessa se mi date le coordinate vi riporto a casa, nel vostro tempo.

Louise annuì.

"Sì grazie, Dottore. Questo viaggio spaziale è durato anche fin troppo per i miei gusti."

Dopo aver riferito le giuste coordinate, il Signore del tempo riportò i passeggeri alla loro casa.

"Ecco, vi basta solo uscire dalla porta." istruì quando la cabina blu atterrò.

Andrew annuì riconoscente.

"Grazie Dottore, ti dobbiamo la vita. Tutti noi."

Il Signore del tempo sorrise rassicurante.

"Mio marito ha ragione. Grazie per averci salvato la vita. E grazie anche a te, Julie."

"Non ci dovete niente." rispose lei sorridendo "Dico davvero."

I Conti s'inchinarono educatamente e salutarono ancora una volta, poi uscirono dalla cabina blu.

"Ora tocca a te, Anita." affermò il Dottore mettendosi le mani nella tasche dei pantaloni.

"Vivete spesso questo tipo di avventure?" chiese lei "Provate sempre questo tipo di adrenalina, queste emozioni? Là fuori, lo spazio, è sempre così?"

Il Dottore annuì.

"Allora fammi venire con te, ti prego. Ho sempre sognato di vedere l'universo. Di diventare una viaggiatrice."

Il corpo di Julie si tese improvvisamente. Il sorriso sparì dalle sue labbra.

"No, mi dispiace, non puoi." disse frettolosamente la ragazza "Non c'è posto per una terza persona."

"JJ, questo non è vero!" ribatté il Signore del tempo, seccato "E poi sono io che decido chi può stare a bordo e chi no."

"Ma-"

"Niente ma. Decido io."

Le due ragazze si guardarono negli occhi per un breve momento. Lo sguardo gelido di Julie tagliava l'aria.

"JJ perché non vai a cambiarti intanto che io parlo con Anita?"

Julie non si mosse, il suo sguardo che scrutava ancora la ragazza.

"JJ!"

"E va bene! Vado, vado!"

Sbuffando, la ragazza se ne andò.

"Non mi vuole a bordo, eh?"

"In verità ti stavo per dire che se vuoi puoi unirti a noi."

Anita sorrise caldamente.

"Vedere lo spazio... " sospirò "Che cosa magnifica. Con te poi, sarebbe ancora tutto più interessante." Anita ridacchió "Ma no. Ho capito che non posso venire con voi."

"Come ho detto prima, sono io che decido. Non di certo JJ."

"Lo so, ma renderei lei estremamente triste. Dottore, non vedi? Sei il suo tesoro più prezioso. Non vuole condividerti con altri. E la capisco. Nemmeno io vorrei."

"Che vuoi dire? Io non sono un oggetto."

"Lo so, lo so! Quello che intendo dire è... Sono arrivata troppo tardi. Tu hai già qualcuno con cui vivere le tue avventure. Va bene così. Non è questo il mio momento. Ma prima o poi arriverà. Magari non è con te il mio posto, ma prima o poi lo troverò, ne sono sicura."

Il Dottore annuì.

"Sei in gamba, Anita. Davvero una ragazza brillante. Sono sicuro che in futuro riuscirai a fare tutto ciò che vorrai."

"Ti ringrazio." arrossì lei "E ti ringrazio anche per questa avventura. Sarà sicuramente qualcosa che non dimenticherò." la ragazza si diresse verso l'uscita "Addio Dottore. Grazie di tutto."

Il Signore del tempo guardò le porte della macchina spazio-temporale chiudersi alle sue spalle, poi sospirò pensieroso.

"Eccomi, sono tornata." disse con tono piatto Julie, apparendo di nuovo nella sua felpa gialla, i leggins neri e le scarpe da ginnastica bianche.

"Vuoi vedere la Terra nel quarantasettesimo secolo? Non è la Terra che conosci tu, gli umani hanno colonizzato un nuovo pianeta Terra, ma se vuoi vederlo questo è il momento giusto.

"No grazie. Per me possiamo ripartire." poi la ragazza si guardò attorno "Ma dov'è Anita?"

"È tornata a casa." il Dottore si diresse di nuovo alla console.

"Penso che si fosse presa una piccola cotta per te. Sei riuscito a fare colpo!"

"È per questo che ti sei comportata da gelosa in quel modo? Sai, non c'era bisogno di essere così cattiva con lei."

Julie abbassò lo sguardo.

"Scusa. Non volevo. È solo che..."

"Solo che cosa?"

"Che mi piace così, okay? Io e te contro l'universo intero. A salvare pianeti e sconfiggere Dalek. Non... Volevo una terza persona a bordo, avrebbe rovinato il nostro equilibrio. Tutto qui."

"Io le ho detto che poteva venire con noi." ribatté serio il Dottore.

La testa di Julie si alzò di scatto.

"E cosa le ha fatto cambiare idea?"

"Ha pensato a come ti saresti sentita tu. A differenza tua, non è stata egoista. Sei riuscita a farla sentire di troppo, complimenti."

"Mi dispiace."

"Sai, non ti credo molto al momento."

Julie non rispose.

Non le dispiaceva affatto che Anita avesse rifiutato di unirsi a loro.

"Se vuoi rimanere a bordo dovrai stare alle mie regole." continuò il Dottore con tono serio e tagliente "E anche alle mie decisioni, che ti piacciano oppure no. Tutto chiaro?"

"Sì. Tutto chiarissimo."

"Bene." poi il Signore del tempo cambiò discorso "Ora vediamo di trovare chi ha causato questo enorme casino. Chiunque sia, è sicuramente una persona senza scrupoli. Era disposto a sacrificare la vita di persone innocenti completamente a caso. Aveva allestito uno spettacolo intero apposta per me ed è riuscito anche a coinvolgere il Maestro. E io non ho potuto fermarlo. Ho lasciato che distruggesse una delle nebulose più belle e antiche dell'universo."

Il Dottore strinse i pugni sulla console e sospirò tristemente.

Julie non sapeva come consolarlo, le faceva male vedere il suo più caro amico triste così.

E poi, senza saperne il motivo, una frase riecheggiò nella sua mente.

"La guerra arriverà e nessuno ne uscirà vincitore!"

"È vero. Hai perso una battaglia." disse poi la ragazza "Ma non hai perso la guerra. Questo è stato solo il primo, ma ci saranno altri scontri con questa misteriosa persona in futuro, nel tuo futuro, io li ho visti. Io li ho vissuti. Le scosse hanno già colpito altre volte. E tu ne sei sempre uscito vincitore, te lo posso assicurare."

Il Dottore fissò la ragazza negli occhi.

"Perché parli di guerra? Non mi piacciono le guerre. Perché qualcuno dovrebbe volere una guerra con me?"

"Non lo so." rispose lei "Ma sicuramente è qualcuno che prova tanto rancore verso di te."

"Per questo credevo fosse il Maestro. Ma a quanto pare, mi sbagliavo. Io non riesco proprio a capire. Chi potrebbe essere e che cosa potrò mai avergli fatto? Non mi viene in mente nessuno!"

"Non ci resta che continuare ad indagare allora."

Il Signore del tempo annuì e iniziò a premere tasti alla console. 
Stavano per ripartire, quando furono nuovamente colpiti da una forte scossa che fece perdere loro l'equilibrio.

"Oh no! Eccole di nuovo!" urlò Julie.

"Ti sbagli! Questa volta è diverso!" disse il Dottore guardando il piccolo schermo della macchina spazio-temporale.

"In che senso?"

"Stanno costringendo il Tardis a viaggiare!"

"Chi? Chi lo sta costringendo?"

"Fermi, vi prego!" implorò il Dottore "Inseme a me c'è anche un'umana! È mia amica! Lasciate almeno che la riporti sulla Terra!"

"Non voglio tornare sulla Terra!"

"JJ questo non è il momento per discutere!"

Un'altra forte scossa lì colpì.

"Dottore cosa sta succedendo? Dove stiamo andando?"

"So benissimo chi ci ha afferrato questa volta. Ascoltami, è molto importante: Dovrai fare tutto quello che ti dico io e stare sempre vicino a me, chiaro?"

"Va bene, ma... Ti prego, spiegami, cosa sta succedendo?"

"Il consiglio dei Signori del tempo ci ha trovati e ora ci stanno richiamando sul mio pianeta. Stiamo andando a Gallifrey!" 




 

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L'angolo dell'autore

Ciao a tutti!

Un capitolo un po' più lungo del solito questa volta haha

In ogni caso, dal prossimo capitolo comincerà il tanto atteso arco finale! Tutti i misteri verranno finalmente svelati!

Oh! E ovviamente, a chi manca il decimo Dottore? ;D

Restate sintonizzati! La storia continua!

*Doctor who outro starts to play*

 

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