Io sono nessuno

di Dragon mother
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1^capitolo ***
Capitolo 3: *** 2^capitolo ***
Capitolo 4: *** 3^capitolo ***
Capitolo 5: *** 4^capitolo ***
Capitolo 6: *** 6^capitolo ***
Capitolo 7: *** 7^capitolo ***
Capitolo 8: *** 8^capitolo ***
Capitolo 9: *** 9^capitolo ***
Capitolo 10: *** 10^capitolo ***
Capitolo 11: *** 11^capitolo ***
Capitolo 12: *** 12^capitolo ***
Capitolo 13: *** 13^capitolo ***
Capitolo 14: *** 14^capitolo ***
Capitolo 15: *** 15^capitolo ***
Capitolo 16: *** 16^ capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao ragazze ed eccomi qui con la sorpresa di cui vi avevo parlato mercoledì.
Ero indecisa tra questa e un’altra nuova storia ma ho preferito farvi leggere prima questa.
Ho pensato a questa trama anni fa, proprio durante il periodo di Natale ed ora eccola qui che dai miei pensieri si trasforma in parole.
Spero che vi possa piacere, non tratto una tematica da ritenersi estremamente delicata ma parlo di quello che siamo abituati a vedere nelle vie delle nostre città, non solo a Natale.
Se vi piace, l’aggiornamento sarà una volta a settimana, mercoledì o sabato, insieme alle altre due storie.
Credo che la lunghezza non supererà comunque i 10 capitoli, salvo imprevisti.
Vi aspetto per un parere anche se dal prologo potete farvi solo un’idea.
Buona lettura.
 
 
 
Bella


Natale.

Il mio periodo dell’anno preferito.
Ci si ritrova tutti insieme, attorno ad una tavola imbandita e a mezzanotte, come da tradizione, si va a messa.
Il sonno, almeno per i più piccoli, fa fatica ad arrivare e si va a letto sì, ma in trepidante attesa dei doni che Babbo Natale avrà, si spera, consegnato, calandosi dal comignolo durante la notte.
Li troveranno sotto l’albero, avvolti nelle loro carte scintillanti, con grossi fiocchi ad abbellire il pacco.
 
Natale.

Il mio periodo dell’anno preferito, che mi fa tornare bambina, che ci offre l’occasione di essere più buoni, di fare quello che non si può fare mai, come recita la canzoncina.
Il mio periodo dell’anno preferito ma anche il più triste per chi ha perso qualcuno, per chi non ha nessuno con cui condividerlo; per chi, per un motivo o un altro, è costretto a vivere per strada.
Ma si sa che l’amore e la magia che avvolgono questo giorno, possono rendere possibile ogni storia.

E questa è la nostra storia.

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Capitolo 2
*** 1^capitolo ***


Buongiorno ragazze ed ecco qui il primo capitolo di questa altra mia storia.
Il prologo ha avuto una discreta visualizzazione e spero che vi piaccia anche il seguito.
Come sempre vi aspetto per un commento e vi ringrazio per l’affetto che dimostrate.
Poi vorrei dirvi che ho postato una favoletta intitolata Pippo,lo gnomo e la lumaca.
E’ una leggerezza, scritta in un pomeriggio dopo aver postato su FB una foto del mio cagnolone Pippo.
Mi è stato detto che questa frase con cui ho descritto la foto “Sembra il titolo di una favola per bambini” e da qui è partita l’idea di creare qualcosa.
Se volete perdere 10 minuti per leggerla, ne sarei felice.
Un bacio
 
 
 
 
Bella
 
E’ quasi Natale.
 
Un’altra giornata di lavoro sta iniziando per tutta New York e come tanti anche io, a quest’ora, sono già fuori casa.
Le vetrine scintillano, illuminate a festa da mille lucine appese ovunque.
Una coppia mi passa accanto, frettolosa, mentre due ragazze si specchiano nella vetrina di una gioielleria, sognando quale gioiello farsi regalare sotto l’albero.
Nei vicoli le persone si accalcano, ritardatari, alla ricerca degli ultimi regali mentre agli angoli delle strade suonano orchestrine di artisti di strada e per le stesse strade, pittori ambulanti nomadi si dilettano a disegnare immagini, in attesa di un offerta da qualche passante di buon cuore.
E li ritrovo, qui, ogni giorno, da ormai due settimane.
Con il loro strumento intonano canti e in questo periodo si dilettano soprattutto in quelli natalizi;
poco più in là c’è chi, a terra, disegna con gessetti colorati, dando vita a capolavori, proprio a pochi passi da dove sto passeggiando io in questo momento.
Ed ogni giorno uno in particolare attira la mia attenzione: sceglie spesso gli angeli o la figura della Beata Vergine, a volte con il Bambino, a volte da sola; è molto bravo e mette una gran cura nei particolari, senza curarsi che, al primo temporale, dei suoi disegni non resta più niente.
Ed anche oggi mi trovo a rimirare un altro suo capolavoro, lasciandogli una mancia nel suo cappello sgualcito.
Non manca mai di ringraziare ed io che ormai sono una frequentatrice assidua, mi guadagno anche un suo sorriso.
Scambiamo due parole, mentre sta terminando di colorare il suo ultimo disegno.
Mi racconta che gli piacerebbe cambiare zona, visitare altri paesi.
Ascolto le sue parole e penso che tutto questo è molto triste.
Accidenti, è davvero giovane, avrà sì e no la mia età ed è così solo, soprattutto ora che è quasi Natale.
 
Nessuno dovrebbe essere solo, a Natale.
 
“Ecco, ho terminato, che te ne pare?” mi chiede soddisfatto, alzandosi in piedi.
E’ molto più alto di me; indossa vestiti ormai da buttare, scarpe che a guardarle bene sembra abbiano avuto giorni migliori;
nonostante la sua barba incolta, i capelli piuttosto lunghi che ricoprono anche parte del suo viso e non mi permettono di vederlo bene, mi sembra di aver comunque intuito che ha gli occhi chiari.
Non conosco il suo nome ma l’unica volta che ho provato a carpirglielo, dopo avergli rivelato il mio, mi ha risposto
 
Io sono nessuno.
 
Da lì ho capito che non avevo nessun diritto di indagare oltre, soprattutto in una situazione così delicata come la sua.
Mi sono sempre chiesta quali possano essere le cause che ti costringono a vivere per strada, ai margini della società, in balìa di pericoli ai quali non sei preparato.
 
“E’ davvero stupendo, credo che sia il mio preferito tra tutti quelli che hai disegnato fino ad ora” gli rispondo davvero colpita da quel disegno raffigurante un angelo su di una nuvola.
“Mi fa piacere” mi risponde lui sorridendo.
Come sempre gli lascio un soldo ma oltre a quello oggi gli ho portato anche la colazione.
“Tieni, oggi ti ho portato qualcosa per colazione”
Gli allungo il sacchetto e lui lo afferra ringraziandomi.
“Ti ringrazio, sei molto gentile. Sai, non ci sono molte persone che mi offrono qualcosa da mangiare, che si avvicinano così tanto come fai tu; tendono tutti a lasciarmi un offerta, allungando un braccio e scappando via subito dopo, neanche fossi un appestato” sussurra l’ultima frase abbassando il capo, amareggiato.
Le sue parole mi colpiscono e allo stesso tempo mi rattristano.
Mio dio, quanta ignoranza c’è al mondo; prima di giudicare una persona, bisognerebbe sempre conoscerne la storia.
Molto spesso chi ci sta di fronte è una vittima.
 
“Sai che c’è, bisogna essere superiori” gli dico io cercando di tirarlo su di morale.
Le mie parole lo fanno sorridere debolmente, confermando che sono riuscita, almeno un pò nel mio intento.
Poco dopo, i rintocchi dell’orologio mi ricordano che non mi è servito a niente uscire prima se poi perdo troppo tempo.
Così lo saluto dandogli appuntamento al giorno dopo.
 
Arrivo in ufficio e trovo tutti già intenti al loro lavoro.
Tra una riunione, una videoconferenza e la correzione di alcuni bozzetti, si è già fatta l’ora di tornare a casa.
Come sempre io sono l’ultima ad andar via e spenta la luce del mio ufficio, chiudo anche il portone alle mie spalle.
Il traffico a quest’ora di punta è micidiale e impiego più del previsto per arrivare al mio appartamento.
Spero che Alice sia già a casa, vorrei proporle di uscire per una pizza, ho bisogno di svagarmi un po’.
Già, convivo con la mia amica d’infanzia Alice da quando insieme, abbiamo deciso di diventare indipendenti.
Con lei mi trovo davvero bene anche se è un po’ particolare come carattere e a volte ci scontriamo a causa delle nostre diverse idee di pensiero.
Finalmente parcheggio in garage e noto la sua auto, quindi è già tornata, penso tra me e me.
Apro la porta di casa e la sua voce squillante mi investe.
“Ciao Bella, bentornata. Com’è andato il lavoro?”
“Ciao Alice, tutto bene grazie e tu? Sei libera stasera, volevo uscire per una pizza, ti va?”
“Ah Bella mi dispiace ma non riesco; sono tornata prima ma ho un progetto da finire per venerdì. Che ne dici se la ordiniamo da asporto?”
“Ma sì dai, meglio, così stiamo anche più tranquille”
Mi faccio una doccia e un’ora dopo sto ordinando una bufalina e una capricciosa dal nostro pizzaiolo di fiducia.
Non ci mettono molto a consegnarla e quando apro la porta, James, il pizzaiolo mi saluta come se non mi vedesse da giorni.
“Ciao Bellina, ecco le vostre pizze. Dov’è quella pazza della tua amica, che ieri si è messa ad urlare con un mio cliente abituale, dentro la mia pizzeria, sostenendo che lui le avesse toccato il sedere” urla tutto in un fiato.
Davvero Alice ha fatto una cosa del genere?
“Ciao James, aspetta che te la chiamo, è salita un attimo in camera”
Ma non faccio in tempo a chiamarla che lei è già in fondo alle scale e ha sentito tutto.
“James, quello là ha davvero toccato le mie chiappette e anche se è un tuo assiduo cliente io non potevo starmene zitta” borbotta incrociando le braccia al petto.
Ma senti questa come è diventata gelosa di sé.. fino a qualche anno fa non si faceva tutti questi problemi.
“Va bene dai, non importa. Buona serata ragazze e buon appetito”
James la liquida velocemente, divertito dal modo di fare di Alice.
Lo salutiamo e ci gustiamo la pizza in santa pace, parlando un po’ del nostro lavoro e di quello che ci è successo in quella giornata.
E non so perché ma il mio pensiero vola subito a lui.
Viaggio pensando a chissà cosa starà facendo, se avrà mangiato qualcosa oltre alla colazione che gli ho portato, se avrà un posto abbastanza caldo dove ripararsi in queste fredde notti.
“Bella, Bella tutto bene?”
Alice mi riporta nella cucina, qui con lei.
Alla mia amica non ho mai detto niente di questo ragazzo, non ho mai condiviso i miei pensieri con lei ma forse è davvero arrivato il momento.
“Alice, vorrei parlarti di una cosa, però vorrei che tu mi ascoltassi fino in fondo, prima di partire a dare giudizi e sentenze” la avviso subito, conoscendo il suo carattere severo e il suo essere a volte un po’ troppo bacchettona.
Sia chiaro, è una cara e brava ragazza, anche generosa, vado molto d’accordo con lei, ma su certe cose ha idee un po’ tutte sue; a parere mio forse è perché la sua è una famiglia molto ricca e potente e lei è abituata ad avere sempre tutto e subito.
“Ok” mi dice lei” semplicemente, scrutandomi un attimo prima di aggiungere
“Prometto che ti ascolterò, fino alla fine e poi ti dirò il mio pensiero”
“Ok bene. Ti ringrazio Alice.”
Inizio a raccontarle di come a Natale, la città si riempia di artisti e orchestrine di strada.
Mi guarda con un cipiglio stranito in viso, non capendo bene dove voglio arrivare ma non mi interrompe e di questo le sono grata.
Poi decido che è il momento di parlare di lui.
Le racconto della prima volta, quando distrattamente mi sono fermata per lasciargli una moneta, attirata dal disegno di un angelo con le ali spezzate; poi proseguo fino al nostro ultimo incontro di quel mattino.
Le spiego come mi sono sentita davanti ai suoi capolavori ma anche davanti alla sua condizione di vita e le chiedo se secondo lei potrei fare qualcosa per aiutarlo più concretamente.
Mi sta fissando da alcuni minuti ma non mi sta rispondendo, posso quasi vedere le rotelline nel suo cervello che girano in cerca di una risposta.
Ma quando parla, non è esattamente ciò che volevo sentirmi dire.
“Senti Bella, so che tu hai un cuore grande e che vorresti aiutare tutte le persone in difficoltà ma a volte non è possibile. Ci sono delle associazioni, dei percorsi da poter seguire per queste persone, non devi per forza fare qualcosa tu.”
Mi mordo un labbro per evitare di risponderle perchè credo potrei offenderla.
Questa non è la parte di Alice che pensavo avrebbe parlato, questa è la Alice rigida e intransigente, la Alice influenzata fin da piccola dalla madre a non mischiarsi con chi è di un ceto inferiore.
“Certo Alice, hai ragione tu. Credo sia il modo migliore per aiutarlo. Senti sparecchi tu qui, io vado a letto, sono un po’ stanca. Buonanotte”
Le rispondo così, non dandole il tempo per ribattere e mi infilo in camera mia, girando la chiave nella serratura perché voglio essere sicura di non vederla fino a domattina.
Non è di certo vero che sono stanca, piuttosto mi sento come ferita, anche se a me non ha fatto niente, ma quelle parole mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca.
Mi metto il pigiama e vado a letto cercando di riposare.
 
Il mio sonno è agitato e più di una volta mi sveglio tutta sudata e scoperta.
Il mattino dopo, in casa non si sentono rumori e una volta pronta scendo come sempre a fare colazione credendo che Alice sia già andata a lavoro.
E invece me la trovo seduta in cucina, a sorseggiare il suo caffè.
Vorrei non guardarla, non salutarla e non parlarle ma mi è impossibile perché è lei a mostrare tutte quelle attenzioni verso di me.
“Ciao Bella.. caffè? Senti io.. vorrei innanzitutto chiederti scusa per ieri sera. Non dovevo essere così indifferente né tanto meno frettolosa verso il tuo racconto”
La fermo subito, non voglio che lei debba chiedermi scusa se non pensa davvero di aver dato un giudizio sbagliato.
“Alice non preoccuparti, ognuno di noi è giusto che abbia le sue idee e se tu pensi davvero quello che hai detto ieri, non devi cambiare idea solo perché mi hai ferita. E’ tutto ok, ti perdono, davvero” le dico avvicinandomi a lei.
Mi guarda con quei suoi grandi occhioni marroni e di slancio mi abbraccia.
“No Bella, sul serio mi dispiace, è che mi sembri così presa da quel ragazzo che ho paura tu ti possa cacciare in qualche guaio. Tutto qui” mi dice abbozzando un sorriso.
E’ in pensiero per me, la mia dolce e tenera amica del cuore.
“Ti ringrazio Alice ma non devi preoccuparti, non può succedere niente di brutto”
“Allora pace?” mi chiede alzando il mignolino della mano destra per suggellare l’atto.
“Pace” le rispondo io, attorcigliando il mio mignolo al suo.
Il mio cuore si alleggerisce: non avrei potuto passare una buona giornata senza fare pace con lei.

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Capitolo 3
*** 2^capitolo ***


Buongiorno a tutte, come state? Oggi triplo aggiornamento!
Non ho molto da dirvi oggi, se non grazie come sempre e la richiesta di aiuto per un’idea su una serie di storie: su cosa potrei imbastire una serie? Se vi va, datemi un aiuto.
Ora vi lascio.. buona lettura.
 
 
 
 
 
Bella
 
Mancano cinque giorni a Natale e il mio conto all’arrovescia è ufficialmente iniziato.
Sto correndo come una pazza tra i negozi, perché come mia personale tradizione natalizia, sono in ritardo con i regali.
Mi prenderò di certo un malanno, entrando e uscendo dai negozi che hanno il riscaldamento al massimo mentre fuori ci sono 0 gradi.
Vorrei passare un attimo dal mio artista di strada preferito per lasciargli un paio di cose che gli ho comprato, per rendere questo periodo un pochino migliore.
Quando raggiungo la sua postazione, mi accorgo che si è spostato sotto i portici per ripararsi dalla corrente.
Con un gesto della mano lo saluto e mi avvicino.
“Ciao” gli sorrido
“Ciao” mi risponde lui, contraccambiando.
Noto che si è legato i capelli, ormai troppo lunghi per lasciarli sciolti e ha cambiato il giaccone, ormai troppo logoro per fare ancora il suo dovere.
“Ti ho portato un paio di cose per riscaldarti un po’ e qualcosa di caldo da mangiare. Spero ti piaccia tutto” allungo il braccio da cui pendono le due borse e il sacchetto con la cena per lui; le afferra indeciso se accettare o no.
“Io ti ringrazio tanto ma non dovevi disturbarti. Questi sono stati giorni buoni, ho messo da parte un po’ di soldi e spero che anche le prossime settimane possano essere così proficue”
Mi si stringe il cuore a sentirlo parlare così e vorrei fare di più.
Cerco di non farmi vedere così afflitta per lui, una volta mi ha confessato che non gli piace quel sentimento di pena che solitamente provoca un mendicante come lui.
Così cambio argomento e gli dico di guardare cosa c’è all’interno delle borse.
In una c’è una spessa coperta di lana, rossa, ottima per coprirsi soprattutto in questi giorni.
La tocca, se l’avvolge sulle spalle e dai suoi occhi che brillando posso capire che la gradisce.
Poi afferra l’altra borsa da cui estrae due paia di calze con il pelo all’interno.
Non conosco il suo numero di scarpe e spero di non aver sbagliato di troppo.
Mi guarda e sorridendomi mi sussurra un “Grazie”
Gli sorrido anche io e lo invito a gustarsi la cena prima che tutto si raffreddi.
Ci salutiamo e mentre mi allontano gli dico che sarei passata a trovarlo il mattino seguente.
 
Poi succede tutto in un attimo, sto per raggiungere l’auto e tornare a casa, quando vengo strattonata e buttata per terra; sbatto la testa più volte e all’improvviso il buio mi coglie.
 
Apro debolmente gli occhi e un fastidioso odore di disinfettante e medicine mi colpisce le narici.
Dove diavolo sono finita?
Sono morta?
Forse sì, perché sulla terra non esistono creature così belle come quella che in questo momento mi sta tastando diverse parti del corpo.
Diavolo, devo aver battuto davvero forte la testa, se penso in questo modo.
“Signorina mi sente, riesce a parlare?” mi chiede avvicinando il suo viso al mio.
Accidenti com’è bello ed è anche gentile.
Però è meglio rispondere alle sue domande.
“Sì, sì la sento” rispondo anche se a fatica.
Mi fa male tutta la faccia, se becco quello che mi ha conciata così lo faccio fuori.
“Bene e sa dirmi anche come si chiama? Non aveva la borsa con se”
Ah ecco ora capisco tutto, mi hanno aggredita per rapinarmi.
“Isa.. Isabella Swan” dio che dolore anche solo muovere la mascella.
“Bene. Dobbiamo avvisare qualcuno, genitori, fratelli? Deve ringraziare quel ragazzo che sta là fuori se ora lei è qui. Ha assistito alla scena ed è intervenuto subito. Ci ha chiamati lui ma non credo sia un suo familiare”
Quel ragazzo? Quale rag..
Oddio, il ragazzo di strada!
Volto piano la testa e incontro il suo sorriso; mi saluta alzando una mano e io vorrei tanto che entrasse per poterlo ringraziare.
“Faccia.. lo faccia entrare” dico al dottore.
“Va bene, ma solo per pochi minuti. Prima però mi dica chi dobbiamo avvisare”
Gli dico di cercare Alice Brandon e mio fratello Jacob, sono le uniche persone che mi sono rimaste in questo mondo.
Un attimo dopo il ragazzo è accanto a me.
Lo ringrazio come riesco e lui mi dice che avrebbe voluto fare di più.
Mi informa che ha già parlato con la polizia ed è riuscito ad indentificare l’aggressore.
Mi sento stanca e stordita e credo che fra poco mi addormenterò.
Lui resta accanto a me e sedendosi su di una sedia, mi stringe una mano tra le sue.
Ora posso riposare un po’, sapendo di essere al sicuro.
 
Non so quanto ho dormito ma al mio risveglio, il ragazzo non c’è più e al suo posto c’è un Alice alquanto scossa.
“Bella, oh Bella ma cosa è successo? Stai bene ora?” mi chiede accarezzandomi una guancia.
“Sto bene Alice, non preoccuparti, ho solo un gran mal di testa” la rassicuro.
“Sì per fortuna non hai danni neurologici, hai solo preso delle belle botte in testa”
Sorrido alle sue parole: solo delle botte in testa.
Sembra che voglia scoppiarmi da un momento all’altro, per quanto male mi fa.
“Ho incontrato il tuo salvatore, è stato molto bravo” mi dice puntando gli occhi nei miei.
“E da come parlava di te, ci tiene molto a questa specie di amicizia che c’è tra di voi”
Non so dove voglia andare a parare e in questo momento francamente non mi interessa.
Mi fa troppo male dappertutto anche se sembra che l’unica parte del corpo ammaccata sia la testa.
Mi viene in mente che Jacob non c’è, così chiedo informazioni ad Alice.
“Jacob sta arrivando, ha lasciato il ristorante in mano a James ed è partito subito. Sarà qui a momenti, tranquilla”
Mio fratello e la sua passione per la cucina, il suo ristorante aperto da poco e già molto frequentato.
Avrei dovuto passare il Natale con lui, al suo rinomato ristorante e invece credo proprio che me ne resterò a casa mia.
Quando Alice se ne va, mi viene portata la cena.
Non ho molta voglia di mangiare e vedere quella pappetta che sta sul vassoio mi fa passare ancora di più l’appetito.
“Dovresti mangiare qualcosa, non puoi prendere le medicine a stomaco vuoto”
Alzo lo sguardo e il mio salvatore mi osserva dalla porta.
E’ rimasto qui, per me, non se ne è ancora andato.
Voglio ringraziarlo ancora e non lo farò mai abbastanza per essersi preso cura di me quando sono svenuta e nessun altro è venuto in mio soccorso.
“Entra ti prego, voglio ringraziarti ancora per avermi aiutata e aver chiamato i soccorsi. Non so come sarebbe finita” gli sorrido per quanto mi concede il dolore.
“Non mi devi ringraziare ancora, tu mi hai aiutato tante volte e poi, se posso essere d’aiuto, non mi tiro mai indietro” mi dice avvicinandosi al letto e accarezzandomi una mano.
“Come ti senti? Cosa ha detto il dottore?” mi chiede gentile.
“Ha confermato che non ci sono danni neurologici e anche dalla TAC non risultano complicazioni, per fortuna, ma si sa, io ho la testa dura” affermo convinta delle mie parole.
Scoppiamo a ridere della mia battuta e posso dire che era da tempo che non mi sentivo così leggera e un po’ è anche grazie a lui.
Ad un tratto un’idea si fa spazio tra i miei pensieri ma avrò bisogno dell’aiuto di Alice anche se non sono convinta che lei sia d’accordo.
 
 
E’ il 23 dicembre e sto tornando a casa.
Ho convinto il dottore, sotto la mia responsabilità e insistendo fino a sfinirlo, a dimettermi, così almeno potrò passare il Natale a casa mia.
Jacob è rimasto con me in quei due giorni, delegando la guida del ristorante a James, il suo braccio destro.
Ed ora è qui che mi sta riaccompagnando a casa.
“Sei sicura che non vuoi venire a stare da me finchè non ti rimetterai? Alice andrà a passare il Natale dai suoi, non mi fido a lasciarti da sola.” mi confida mentre mi apre la portiera e mi aiuta a scendere.
Poi ricomincia.
“Saresti dovuta restare in ospedale”
“Oh basta Jacob, ho capito che ti preoccupi, ho preso una botta non sono mica mezza morta!” borbotto infastidita.
Sono stufa di essere trattata come una bambina, se mi sentirò male chiamerò aiuto.
“Ok come preferisci, testa dura, ma non venirmi a dire che non ti ho avvisato” mi rimbocca lui.
Finalmente sono a casa e mi sembra già di stare meglio.
Alice domani pomeriggio partirà per raggiungere i suoi genitori e Jacob dovrà tornare al ristorante ma io starò bene, anche da sola.
 
Il mattino dopo mi sveglio infastidita da una luce che filtra dalle tapparelle.
Porto una mano alla testa e sollevata mi accorgo che per ora, non sento dolore.
Sento i passi di Alice fuori dalla porta e la chiamo.
Ma che diavolo sta facendo?
“Alice ma che cosa stai facendo? Sono le 7 del mattino e fra poche ore devi partire” borbotto prendendo poi fiato per continuare  “e poi oggi è la vigilia di Natale” le dico scoprendomi delle lenzuola, per scendere dal letto.
“Non parto più, resto qui con te” mi dice gelandomi sul posto.
“Co..come non parti più? Ma i tuoi ti aspettano?” sono allibita e non comprendo perché non voglia andare a passare il Natale dai suoi.
“Resto con te Bella, Jake se n’è andato e non voglio che resti sola” mi dice avvicinandosi al letto e prendendo una mano tra le sue, poi continua.
“Ti voglio troppo bene Bella e se ti accadesse ancora qualcosa e io non fossi qui.. io non so cosa farei” la mia cara dolce Alice.
Si prende cura di me in tutti i miei momenti difficili e anche adesso è disposta a sacrificare il Natale a casa dei suoi genitori per stare con me.
Ma io potrei non dover restare qui da sola.. e ho intenzione di chiederle quel favore, anche se so che sarà difficile convincerla.
“Alice ascoltami bene non devi preoccuparti, io starò alla grande e anzi a questo proposito vorrei appunto chiederti una cosa..” lascio la frase in sospeso per vedere come reagisce e poi sgancio la bomba.
“Senti, io vorrei che tu mi dessi il permesso di portare qui a casa il mio salvatore, stasera sputo fuori tutto d’un fiato.
Devo avere il suo permesso, è anche casa sua e comunque non ho intenzione di fare niente alle sue spalle.
Mi guarda con una espressione stranita sul viso ma so bene che ha capito ogni singola parola.
Spero solo che non la prenda troppo male e mi aiuti.
“Tu vorresti passare la vigilia di Natale, qui in casa nostra, con lui? Con uno sconosciuto, che sì ti ha salvato la vita ma non sai praticamente niente di lui?” mi chiede allargando gli occhi a dismisura.
“Sì, proprio così. E’ Natale Alice, nessuno dovrebbe essere solo a Natale e lui.. Alice se non ci fosse stato lui non so come sarebbe finita” le dico appoggiando l’altra mano sulle sue che ancora stringono la mia.
Mi guarda, osservando la mia espressione del viso, che proprio ora le sta esprimendo quanto io ci tenga a fare questa cosa.
Per cercare di convincerla ulteriormente le dico che così non sarei più da sola, se avessi bisogno di aiuto e lei potrebbe raggiungere i suoi genitori.
“E’ un buon compromesso, no?” le dico sorridendole, sperando che accetti.
Tira un lungo sospiro e poi sussurra
“Ok” sto per saltarle addosso dalla contentezza ma lei mi blocca, con una mano alzata.
“Io ti do il mio consenso ma pretendo che tu mi mandi un messaggio ogni tanto e ogni volta che ti chiamo dovrai rispondere, intesi?”
“Sì, sì, sì.. tutto quello che vuoi” le dico felice come una bambina davanti al suo giocattolo nuovo” poi finalmente ci abbracciamo.
“Ah Alice, un’altra cosa..” mi guarda un po’ di traverso, preoccupata per quello che sto per chiederle ma mi invita a proseguire
“Dovresti andare a prenderlo”

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Capitolo 4
*** 3^capitolo ***


Buongiorno ragazze.
Comincio col ringraziarvi per le recensioni e per aver inserito questa storia tra le seguite e le ricordate.
Ora, spero che nessuna di voi si senta a disagio o urtata da quello che leggerà nel capitolo: Bella fa esattamente quello che avrei fatto io, se potessi.
E’ per metà un pov Alice e metà pov Edward, così capiremo meglio come si sentono entrambi in questa situazione.
Detto questo vi lascio alla lettura e come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate.
Un bacio e a presto.
 
 
 
 
Alice
 
Mi sono fatta convincere da Bella a fare questa cosa ma non sono molto tranquilla.
Lei lo conosce un po’ più di me, se per conoscere può valere il parlargli ogni mattina per un quarto d’ora da forse tre settimane ad oggi, ma per come sono fatta io, non avrei mai minimamente pensato di portarlo a casa mia.
Bella ha un cuore grande e tanta fiducia nel prossimo, io un po’ meno.
 
Nella mia vita non ho mai faticato per avere qualcosa e forse è proprio per questo che non ho avuto molti amici: pochi hanno saputo guardare oltre le apparenze e Bella è una di quelli che ci è riuscita.
Quindi se lei vuole compiere questo gesto verso il ragazzo che l’ha salvata, va bene.
 
Parcheggio l’auto poco distante dal centro e mi immetto tra la folla che si accalca per le vie.
Anche io adoro il Natale ma Bella mi batte 3 a 0 quando si tratta di addobbare casa.
Lascio sempre fare a lei che si diverte come una bambina e ha anche un gran gusto in fatto di decorazioni.
Persa in quei pensieri mi accorgo solo ora di aver raggiunto il posto descritto da Bella, dove avrei trovato il ragazzo.
Lo intravedo, chino a terra mentre disegna con i suoi gessetti; quando finalmente alcuni passanti si spostano, mi avvicino e paleso la mia presenza.
“Ciao”
Lui alza la testa, sorpreso da quel saluto, forse nessuno lo fa, penso, a parte la mia amica.
Mi riconosce, avendomi già vista passeggiare con Bella nei giorni addietro e subito si alza in piedi, salutandomi a sua volta.
“Sono qui per conto di Bella, mi ha detto di venirti a prendere e di portarti a casa da lei. Ti invita a casa, a passare il Natale con lei” sta per interrompermi, forse per rifiutare l’invito ma io lo fermo.
“Mi ha anche detto che non accetta un no come risposta perché si offenderebbe a dismisura” concludo aspettando una sua risposta.
Mi scruta e si prende un po’ di tempo prima di rispondere.
“Isabella è una cara ragazza e io sono felice che lei abbia pensato a questo gesto ma..” lo fermo alzando un dito
“Ricordi cosa ho appena detto, non accetta un no come risposta” ripeto canzonando la mia voce.
“Allora sono costretto ad accettare. Prendo alcune cose e possiamo andare”
 
In pochi minuti raggiungiamo casa e quando apro la porta, troviamo Bella sul divano, avvolta dalla sua coperta natalizia preferita: sopra sono disegnate le renne di Babbo Natale, tanti regali dai grossi fiocchi e un Babbo sorridente.. solo lei può comprare cose del genere anche se devo dire che un po’ la invidio per come sa entrare nel perfetto clima natalizio: nessuna è come lei.
Scuoto la testa mentre lei si apre in un grosso sorriso ma so che non è per me bensì per il ragazzo che mi segue e che proprio ora sta entrando nel nostro salotto.
Si salutano, come se si conoscessero da una vita e subito lo invita a sedersi accanto a lei.
“Sono contenta tu abbia accettato e che sei qui”
“Non avresti accettato un no come risposta, quindi eccomi” le sorride sincero, negli occhi un luccichio felice.
“Non devi essere in imbarazzo, sentiti come se fossi a casa tua. Oggi pomeriggio Alice ci lascerà, per passare il Natale con i suoi e noi resteremo qui. Non c’è nessun’altro in questa casa, puoi stare tranquillo” le dice allungando una mano per posarla sulla sua.
Pensavo che data la sua timidezza e riservatezza, si sarebbe sottratto al suo tocco e invece ha addirittura appoggiato l’altra sua mano su quella di lei.
Questo ragazzo mi stupisce sempre più.
 
E’ quasi mezzogiorno e decido di preparare qualcosa per pranzo anche perché a breve dovrò mettermi in viaggio.
Mentre cucino sento Bella parlare con lui, invitandolo a seguirla in bagno, dove so che lei gli ha preparato un cambio pulito, degli asciugamani e un set per farsi la barba e tagliare i capelli.
E’ già da qualche giorno che vedo girare roba maschile in quel bagno e mi convinco sempre di più che lei avesse in mente questa cosa già da un po’.
 
Quando esce dal bagno, pulito e con barba e capelli fatti, non sembra neanche più lui.
E’ veramente un ragazzo giovane e anche carino e dentro di me sale un moto di compassione per la sua vita così disagiata.
 
Pranziamo tranquilli e un po’ in silenzio, gli argomenti da trattare non sono tanti.
 
Quando per me è ora di mettersi in viaggio, l’abbraccio che mi dà sembra voler imprimere sulla mia pelle il bene che prova per me.
“Non preoccuparti per noi Alice, staremo bene e se avremo problemi chiameremo aiuto. Goditi questa meravigliosa festa e salutami i tuoi” le dico incoraggiandola a fidarsi.
“Ok, bene, allora io vado. Vi ho lasciato qualcosa di pronto nel frigo per stasera e domani a pranzo. Se non dovesse bastare trovi delle pirofile nel congelatore. Ciao Bella, ti chiamo domattina” poi mi rivolgo a lui
“Ciao e mi raccomando te la affido. Per qualsiasi problema chiamatemi o chiamate qualcuno. Buon Natale a entrambi” e con un gesto della mano li saluto, afferrando il mio trolley e uscendo di casa.
E così rimangono da soli.
 
 
Edward
 
Quando mi sono trovato di fronte l’amica di Isabella, mi sono domandato se le fosse successo qualcosa, preoccupandomi per lei in un modo che non mi accadeva da tempo.
E invece mi aveva cercato per portarmi a casa loro, per evitarmi di passare questo giorno di festa solo come un cane.
Sono molto felice del suo gesto, e allo stesso tempo mi sento in imbarazzo, però non so perché ma non riesco a considerare pena nei miei confronti, quello che ora sto leggendo nei suoi occhi.
 
Siamo qui in salotto e da poco la sua amica ci ha lasciati soli.
Abbiamo davanti un pomeriggio intero per conoscerci ma non ho la più pallida idea di come comportarmi.
Non sono più abituato ad avere contatti di questo tipo, a relazionarmi con le persone e anche se lei è così gentile e premurosa, fatìco un po’ a lasciarmi andare.
“Che ne dici di guardare un po’ di tv?” mi chiede riportando la mia attenzione in quella stanza.
La tv.. quanti anni sono che non seguo un programma, che mi godo un film o provo a indovinare le risposte di un quiz?
Tanti, troppi, ho perso il conto.
Però un documentario mi farebbe piacere vederlo..
“Sì, volentieri.. a te che programmi piacciono?” le chiedo cercando di instaurare un dialogo tra persone che vorrebbero conoscersi almeno un po’.
“Mmh.. io adoro i programmi di cucina ma anche i film romantici da carie ai denti e quelli di quiz ma lascio volentieri scegliere a te, per questa volta” mi dice facendo una risatina per le sue ultime parole.
“Ok, allora ti ringrazio e penso che cercheremo un bel documentario” propongo soddisfatto.
“E documentario sia” mi allunga il telecomando e inizio a fare un po’ di zapping finchè incappiamo su Focus che proprio ora sta trasmettendo un filmato sulle foche.
Volto un attimo lo sguardo su di lei per chiederle se questo può piacerle e la trovo già molto interessata alla tv.
Non posso non fermarmi un attimo ad osservarla: sembra così piccola, avvolta in quella coperta pesante.
Sorride appena, seguendo le scene tipiche delle foche in tv.
Se penso all’aggressione che ha subìto mi si stringe il cuore, per fortuna sono intervenuto e ora sta bene.
E’ stata così gentile e generosa nell’ospitarmi qui, a casa sua, nessuno mai aveva avuto un gesto così cortese nei miei confronti.
Ma lei è diversa, si vede e lo sento anch’io, nel mio cuore.
 
Riporto l’attenzione sul documentario quando è lei a interrompere la visione, chiedendomi se ho sete o se voglio una coperta.
E’ così cara, sarei io a doverla servire dato il suo stato.
“No ti ringrazio, Isabella, per ora sono a posto così. Tu piuttosto, ti serve qualcosa? Hai dolori?” le chiedo guardandola ancora.
“No, stranamente la testa ha smesso di pulsare e non ho neanche fastidi alla vista. Tutto bene” mi ringrazia regalandomi un sorriso dolcissimo.
 
Finito il documentario, ci mettiamo a guardare un quiz, molto divertente, facendo a gara a chi risponde per primo.
Di molte domande non conosco risposta, sono fuori dal mondo da praticamente una vita e per non metterla in imbarazzo più di quanto non sia già, faccio finta di non ricordarmi le risposte.
Sembra non accorgersi di questo mio stratagemma anche se so che è una ragazza molto discreta; ho imparato un po’ a conoscerla in tutte le volte che è venuta a trovarmi al mio posto di lavoro ed è anche per questo motivo che trovo sintonia con lei.
Non è invadente, non si atteggia a salvatrice del mondo e ha sempre preferito portarmi qualcosa da mangiare o per coprirmi piuttosto che buttarmi alcuni spiccioli come offerta.
Ma in alcuni casi ricordo che ha fatto entrambe le cose.
E’ una cara ragazza, mi sento molto affine a lei e anche questo momento che stiamo condividendo, è come se lo passassi insieme ad un’amica di vecchia data.
Nella mia vita ricca di dolore e di abbandono, non sono mai stato un gran credente ma adesso mi sento di ringraziare chiunque abbia messo Isabella sulla mia strada.
Quanto sono fortunato ad averla incontrata?
 
L’ora di cena arriva in un attimo e nonostante io sia abituato a mangiare solo una volta al giorno, mi accorgo di avere fame.
“Dunque, da tradizione noi la vigilia di Natale prepariamo una cena a base di pesce, se però non ti piace abbiamo diverse valide alternative” mi informa lei, sbirciando nel frigorifero.
Non deve preoccuparsi per me, già il fatto di essere in una casa al caldo è bellissimo, quello che ci sarà in tavola andrà benissimo.
“Quello che preferisci tu, io non ho nessun problema.” sorrido e lei mi sorride di rimando.
Estrae una pirofila, due contenitori e poi ancora una ciotola.
“Ok allora la cena a base di pesce è servita” dice trionfante.
L’aiuto ad apparecchiare e tra una portata e l’altra, mi rinnova i complimenti per i miei disegni, senza però fare mai domande troppo personali.
Lo so che vorrebbe sapere di me, del mio passato e come ho fatto a finire in mezzo ad una strada ma non mi sento ancora pronto a parlarne, nonostante credo fermamente che lei sia la persona più adatta a cui raccontare ogni minimo dettaglio.
Dentro di me la ringrazio per questo suo modo così discreto di rivolgersi a me, rispettandomi e lasciandomi i miei spazi.
 
Abbiamo assaggiato tutto e devo fare i complimenti alla cuoca Alice perché tutto era veramente ottimo.
So che detto da me non ha molto valore ma lo esterno anche a Isabella
“Beh mi fa molto piacere, quando tornerà potrai dirglielo tu stesso, vedrai come sarà contenta” mi dice orgogliosa dell’amica.
Si vede lontano un miglio quanto si vogliono bene e un po’ le invidio perché io non ho mai provato per qualcuno quello che loro provano l’una per l’altra.
“Ehm.. devi scusarmi.. io adesso devo proprio andare a sdraiarmi e dormire un po’. E’ stata una giornata lunga per me ma tu stai pure sul divano o leggi un libro o quello che vuoi per tutto il tempo che vuoi, fai come se fossi a casa tua” mi dice ripiegando la sua coperta sul divano.
“Ti lascio anche la coperta.”
“Buonanotte Isabella e grazie” le dico felice.
“Non devi ringraziarmi ehm.. sì.. buonanotte anche a te..” sembra che voglia aggiungere qualcosa o forse.. certo, ho capito.
“Edward, il mio nome è Edward” le confesso sorridendole.

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Capitolo 5
*** 4^capitolo ***


Buongiorno ragazze.
Oggi ho una comunicazione importante da farvi: sto facendo dei lavori di manutenzione a casa, quindi per questa settimana e le prossime due, gli aggiornamenti di tutte le storie saranno di un solo capitolo a settimana invece di due.
Mi dispiace di questo inconveniente ma tra una cosa e l’altra si ridurrà il tempo per scrivere.. poi tornerà tutto come prima.
Ora vi lascio al capitolo..buona lettura e grazie per la vostra comprensione.
Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
Non ci posso credere, mi ha confidato il suo nome.
Non era obbligato a farlo, ho sempre rispettato i suoi sentimenti e la sua riservatezza e avrei continuato a farlo finchè lui ne avesse sentito il bisogno.
“Oh..” riesco solo a dire, abbozzando un sorriso.
“Tu mi hai rivelato il tuo nome il primo giorno che ci siamo incontrati e io sono stato così scortese nel risponderti in malo modo. Volevo che tu lo sapessi, così ora sai come chiamarmi” mi dice compiendo un passo verso di me.
“Grazie, sono molto felice che tu ti sia in qualche modo aperto con me, puoi fidarti” gli rispondo cercando un modo per stemperare l’imbarazzo che si è venuto a creare.
“Ne sono certo, Isabella” mi sorride.
“Bene, ora però temo proprio di doverti lasciare solo, sto crollando. Vieni, ti mostro la tua camera da letto e alcune cose che ti ho preparato”
 
Apro la porta e sulla sedia all’ingresso, ho posato degli abiti, alcuni comprati e alcuni di mio fratello, che lui lascia qui da me per ogni evenienza.
Gli avevo comprato anche dell’intimo e per quello mi ero vergognata molto, degli asciugamani e dei prodotti per il corpo.
Gli mostro tutto, tralasciando ovviamente l’allusione agli indumenti intimi.
“Ti ringrazio Isabella, tutto questo è molto più di ciò che mi aspettavo da una giornata così. Sei una ragazza speciale e io sono tremendamente fortunato ad averti incontrata  e ti ringrazio per questo tuo modo così discreto di rivolgerti a me, rispettandomi e lasciandomi i miei spazi.” si avvicina e mi avvolge le mani tra le sue, accarezzandole.
Il suo tocco gentile e delicato mi rilassa e per un attimo chiudo gli occhi assaporando quel contatto.
Quando li riapro, due pozze azzurre e un sorriso mi accolgono.
Gli sorrido di rimando e a malincuore sciolgo la presa sulle mani.
Mi avvicino alla finestra e tiro la tenda per abbassare la tapparella ma uno strano chiarore colpisce i miei occhi, una coltre bianca vela il paesaggio esterno: sta nevicando.
La neve a Natale.. non potrebbe esserci un Natale più magico di così.
Felice come una bambina, quasi inizio a saltare sul posto e richiamo subito l’attenzione di Edward su di me.
Inizio ad agitare le braccia neanche fossi una gallina che ha appena fatto le uova e lui, che inizialmente mi guarda stranito, una volta vicino a me, scorge il motivo del mio stato, fuori dalla finestra.
“La neve” sussurra ammaliato come me.
“E’ la prima neve.. dobbiamo esprimere un desiderio.. Prima tu” lo invito posando lo sguardo sul suo viso.
Sembra pensarci un attimo e poi chiude gli occhi, come a suggellare quella richiesta.
“Fatto. Ora tocca a te”
Io lo imito ed esprimo il mio, pregando con tutto il cuore che si avveri.
“Vai a dormire Isabella, hai l’aria molto stanca” mi dice osservandomi in viso.
Ha ragione, sento la stanchezza pesarmi sulle spalle e le gambe farsi sempre più deboli.
“Sì ora vado. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno tu fai come se..”
“..fossi a casa mia, grazie Isabella” termina la mia frase con un sorriso.
“Ok bene.. allora buonanotte Edward e buon Natale” gli dico mentre mi avvicino alla porta.
“Buonanotte a te e buon Natale Isabella”
“Puoi chiamarmi Bella, se vuoi” lo invito.
Mi rivolge un sorriso e annuisce
“Mi piace molto di più” mi conferma mentre io mi avvio alla mia camera.
 
Il mio risveglio è causato da rumori provenienti dalla cucina.
Padelle e posate, frigo che si apre e si chiude mi invitano a infilarmi la vestaglia e andare a controllare cosa succede di là.
Come un flash mi torna alla mente che Alice è andata dai suoi genitori e io sono qui a casa con il mio salvatore-Edward.
Raggiungo la cucina e quello che trovo mi fa sbarrare gli occhi: sul tavolo una abbondante colazione con ampia scelta di delizie.
Non voglio spaventarlo, intento com’è a terminare di cuocere non so cosa, quindi prima di varcare la soglia della cucina cerco di fare un po’ di rumore per avvertirlo della mia presenza.
Si volta a controllare da dove proviene il rumore e nel momento in cui si accorge di me, un grande sorriso compare sul suo volto.
“Oh ciao Bella, buon Natale e ben svegliata, come ti senti?” mi chiede spostando dalla padella al piatto quello che credo sia un pancake.
“Ciao Edward, buon Natale anche a te, tutto bene grazie. Da quanto sei sveglio e ti sei messo ai fornelli, non dovevi disturbarti”
“Non preoccuparti, mi piace e poi volevo in qualche modo contraccambiare la tua gentilezza”
Mi invita a sedermi al tavolo e a servirmi con ciò che preferisco.
“Io ho cucinato solo i pancake e il caffè, il resto era tutto pronto in frigo, spero ti piacciano”
Mi guardo intorno e penso che ha fatto tutto da solo, per me.
“Sciroppo d’acero o salsa al cioccolato?” mi chiede sventolando i barattoli per farmi scegliere.
“Mi dispiace tradire il cioccolato ma i pancake sono da gustare rigorosamente con lo sciroppo”
Mi sorride, allungandomi quel dolce nettare.
“Anche io li preferisco con quello” mi confessa con un sorriso.
Stamattina lo trovo più rilassato e forse anche un po’ meno timido rispetto a ieri.
Deve essergli costato molto anche solo il fatto di dirmi il suo nome.
Questo suo bisogno di tenere tutti lontani all’inizio un po’ mi spaventava, mi sono sempre chiesta perché non voglia relazionarsi con nessuno.
Deve aver sofferto tanto in tutta la sua vita.
 
Mentre facciamo colazione e negli attimi in cui non mi guarda, mi perdo ad osservarlo.
Lo avevo già notato ieri sera ma da quando non ha più la barba e i capelli a ricoprire gran parte del volto, posso dire che quei suoi occhi azzurri sono di un colore così intenso da perdercisi dentro mentre li guardi.
Il suo volto è squadrato e la fronte alta gli conferiscono un’aria elegante e il solo pensiero di dove io l’ho incontrato, mi stringe il cuore in una morsa.
Vorrei poter fare di più per lui ma nonostante stia cercando di inventarmi qualcosa, proprio non mi viene in mente niente.
Mi piacerebbe così tanto che lui si aprisse con me, sapere se è solo al mondo, dove ha trascorso la sua vita fino ad oggi, come è finito a New York, forse così potrei trovare un modo per migliorare la sua vita.
Ma una cosa che non farò mai è quella di insistere per intrufolarmi nei ricordi di una vita che lui custodisce con tanto fervore e gelosia.
“Allora che dici, sono promosso per i miei pancake?” mi chiede impaziente di sapere il mio verdetto.
“Non sei promosso, sei superpromosso! Sono eccezionali Edward, davvero bravo” mi complimento con lui allungando una mano a coprire la sua appoggiata al tavolo.
Segue i movimenti della mia mano e mi sorride alzando il viso per guardarmi.
“Sei una ragazza speciale Bella, ti sarò sempre grato per avermi permesso di passare una notte e un Natale lontano dalla strada”
Copre la mia mano con la sua e il calore di quel gesto arriva fino al mio cuore.
Sono semplici carezze che hanno il potere di scaldarmi il cuore e penso che se tutti facessero un gesto come quello mio e accogliessero chi è in difficoltà, beh il mondo sarebbe decisamente un posto migliore.
“Non mi devi ringraziare ma sono felice che tu sia felice” rido e lui con me, del mio gioco di parole ma adesso non me ne vengono altre per descrivere i nostri stati d’animo di questo momento.
 
Con la scusa di non farmi stancare, lui si è gentilmente offerto di sistemare la cucina ripulendo tutto e ora siamo sul divano.
“Beh, dato che è Natale e a Natale ci si scambiano i regali, io ne ho uno per te” gli dico scatenando in lui un no di protesta.
Mi avvicino al mio albero di Natale e da sotto prendo un pacchetto tutto rosso, con un grande fiocco verde e glielo porgo.
Mi guarda contrariato, senza allungare le mani per afferrarlo.
“E’ per te Edward, prendilo” lo invito sorridendogli.
“Non dovevi disturbarti oltre Bella, mi hai già fatto così tanti regali e io non ho niente con cui contraccambiare” mi confessa cedendo e afferra il pacco con entrambe le mani.
“Siamo a posto così. Avanti aprilo, sono curiosa di sapere se ti piace”
Sposta lo sguardo da me al pacco per poi riportarlo su di me e dirmi
“Sono sicuro che sarà perfetto e speciale, come te”
“Ah, strappa la carta che porta bene” gli dico prima che lui con un colpo secco l’afferri e apra il pacco su un fianco.
Prende tra le mani quel mio regalo e un gran sorriso si dipinge sul suo volto.
“Oh Bella, questo è il regalo più bello che potessi farmi, ho sempre desiderato avere un maglione con le renne di Babbo Natale” mi confessa, felice come un bambino.
“Davvero? Vuoi dire che non ho sbagliato regalo?”
“No, è stupendo, grazie mille” di slancio mi abbraccia, senza darmi il tempo di prepararmi a quel gesto.
E’ un contatto senza malizia, puro, tra conoscenti, carico di affetto e riconoscenza per quel dono inaspettato.
“Beh allora ne sono molto felice” dico appena scioglie l’abbraccio.
“Sai, è un tradizionale regalo natalizio quello del maglione con le renne, se poi ci aggiungi che è rosso, con i fiocchi di neve bianchi e le renne sorridenti beh.. ho scelto proprio bene allora!” gli dico scoppiando a ridere insieme a lui.
E’ così piacevole il clima che si è creato e quando tutto finirà so che ne sentirò la mancanza.
Magari però potrei trovare una maniera per non farlo finire..
“Ehi Bella, Bella.. ti sta suonando il telefono?” mi dice sventolandomi una mano davanti alla faccia.
Ero così sopra pensiero che non me ne sono accorta.
Afferro il telefono e il nome sul display mi informa che è Alice a chiamarmi.
“Ciao Alice, buon Natale” le urlo prima ancora di sentire la sua voce.
“Ciao Bella, auguri anche a te.. ma come sei felice stamattina, è successo qualcosa di così bello?” mi chiede, forse immaginandosi una risposta positiva.
“No Alice, niente di che, sono solo di buon umore, sarà lo spirito del Natale” le dico sincera.
“Ok, sarà come dici tu. Volevo informarti che io tornerò domani. Ne approfitto per stare un giorno in più con i miei. Non ti dispiace vero?”
“No no figurati, tu che puoi cerca di passarci tutto il tempo possibile” le dico rattristandomi un po’ al pensiero dei miei genitori che non ci sono più.
“Scusami Bella, non volevo incupirti, mi dispiace, non ho pensato prima di parlare” si scusa ma non deve.
“Alice, Alice frena, non preoccuparti, è tutto a posto” non deve preoccuparsi per me, deve pensare a godersi ogni attimo che le è concesso con i suoi genitori, finchè può.
“Va bene, seguirò il tuo consiglio. Ci vediamo domani pomeriggio Bella, salutami il tuo salvatore”
Si chiama Edward” le dico felice di averlo scoperto.
“Ah ok.. beh allora salutami Edward. Ti voglio bene, sorellina
“E tu salutami i tuoi. Ti voglio bene anche io. Un bacio, a domani”
 
 
Per tutto il tempo che sono stata al telefono con Alice, ho sentito addosso gli occhi di Edward.
Ascoltava le mie parole e so per certo che quando ho rivelato ad Alice il suo nome, dalle sue labbra è uscito un sospiro.
“Perdonami se le ho riferito il tuo nome, è che sono felice tu me lo abbia detto” dico cercando di scusarmi.
“No, va bene, non ci sono problemi. Avete fatto tanto per me, mi sembra il minimo almeno dirvi come mi chiamo o meglio come mi faccio chiamare”
Afferro le sue parole e comprendo sempre più che in qualche modo si sta lasciando andare per rivelarmi un piccolo particolare, poco alla volta.
“Non devi sentirti obbligato a raccontarmi niente, è la tua vita ed ognuno può dire ciò che vuole, tenersi stretto a sé i suoi ricordi, evitando di condividerli con altri. E’ un metodo di autodifesa, una corazza che si costruisce con gli anni ma una volta fatta l’abitudine, non è poi così male” sussurro triste.
Mi ero accorta di stare parlando di me, di tutto il dolore che ho provato dalla morte dei miei genitori, di quanto Jacob mi sia stato accanto ma niente è servito a migliorare la mia esistenza.
Mi sono buttata sul lavoro, sul volontariato, sul coro della chiesa di padre Frank, su qualunque cosa che mi tenesse impegnata ed evitasse alla mia mente di ritornare a quel maledetto giorno del loro incidente.
Uno sfioramento alla mia mano mi fa alzare il volto, immersa in quei ricordi che tanto cercavo di scacciare.
“Tutto bene?” mi chiede accarezzandomi la mano.
“Sì, sì grazie solo un momento un po’ triste”
“Sai credo che tu abbia ragione”
“Riguardo a cosa?”
“Riguardo a quel discorso di non raccontare le proprie cose se non si vuole.. e credo che quel discorso valesse per me ma anche per te”
Come fa a capirmi così? Sono così facile da leggere?
“E ovviamente, come tu rispetti me, io rispetto te” mi confessa spiazzandomi.
Gli regalo un gran sorriso non sapendo come rispondergli.
Ad un tratto, una folle idea mi attraversa i pensieri e spero con tutto il cuore che lui accetti.
“Edward, senti ti va di fare un pupazzo di neve?”
All’inizio mi guarda dubbioso poi con gran piacere mio e anche suo, accetta.
Così ci vestiamo ben pesanti, infilando anche guanti, sciarpa e cuffia e usciamo a giocare con la neve come fossimo bambini.

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Capitolo 6
*** 6^capitolo ***


Buon sabato ragazze e scusate il ritardo.. speravo di fare prima ma non ce l’ho fatta.
Vi lascio subito alla lettura e vi auguro una buona serata.
Un bacio
 
 
 
 
Bella
 
Siamo fuori già da un po’ ed il nostro pupazzo è quasi terminato.
“Dobbiamo fargli il sorriso e il naso e magari mettergli anche una sciarpa, che dici Edward?” gli chiedo mentre lui sta posizionando due noci al posto degli occhi.
“Sì, mettiamogli anche la sciarpa, c’è freddino oggi” mi risponde soffocando una risata.
Sorrido anch’io.
Mi piace quando è così rilassato e sembra anche più sereno rispetto a ieri.
Non voglio peccare di presunzione ma credo che tutto sia dovuto al mio invito e se penso che questo prima o poi finirà, mi si stringe il cuore.
 
Una palla di neve mi colpisce in pieno, ridestandomi dai miei tristi pensieri.
Un Edward divertito che si tiene la pancia dalle risate mi lascia senza parole: ma è lo stesso ragazzo che ho conosciuto per strada?
Mi ripulisco dalla neve rimasta sul giaccone e afferro un po’ di neve facendone a mia volta una palla.
 
Se vuole la guerra allora l’avrà.
 
Lancio la prima palla con scarso successo perché lui la scansa senza fatica.
“La tua mira fa un po’ schifo” comincia a dirmi.
In effetti non sono mai stata brava negli sport e neanche in uno così banale.
“Non la scamperai in eterno” borbotto cercando di fargli paura.
 
Gesto inutile.
 
Raccoglie altra neve e me la tira, evitandomi per un pelo.
“Ora sei tu ad avere una pessima mira” lo canzono io.
Non faccio in tempo a preparare il contrattacco che una palla enorme mi colpisce sulla schiena, facendomi quasi cadere con la faccia nella neve.
Ok, adesso si fa sul serio, penso.
Mi volto a guardarlo e lo trovo che ride felice.
Mascalzone, adesso me la paghi.
Mi avvicino a lui, battagliera, facendolo arretrare fino al punto giusto e poi mi fermo.
“Che c’è Bella, non vuoi più prenderti la rivincita?” mi chiede non capendo perché me ne sto lì a fissarlo senza fare niente.
“Oh no, tutt’altro, ci sei proprio sotto alla mia rivincita” detto questo, do un calcio all’albero e mi sposto in fretta, lasciandolo lì a riempirsi di neve che cade giù inesorabile..
Ora sono io a ridere a crepapelle anche se le mie risate durano poco: Edward, ripulito dalla neve, sta ora venendo verso di me come un predatore punta la sua preda.
“Oh no, no, no” borbotto cercando di scappare.
Affondo nella neve e ben presto i miei sforzi risultano completamente vani: mi afferra e senza che nessuno dei due se ne accorga, cadiamo in quella neve fresca.
Sento un po’ di freddo ma ciò che sento maggiormente è il corpo di Edward che preme lieve sul mio.
Il suo viso ad un palmo di naso, i suoi occhi così vicini, quelle sue labbra rosse per il freddo.
Non abbiamo parole, solo sguardi che parlano una lingua tutta loro.
Una situazione strana, inverosimile, in cui mai mi è capitato di trovarmi soprattutto perché quelle due gemme azzurre continuano a vagare dai miei occhi alle mie labbra, come a chiedere il permesso per qualcosa.
Ma ciò non accade, le sue labbra fredde si posano semplicemente sulle mie, accarezzandole e sembra che dentro di me una tempesta si stia agitando.
Non esiste più niente, tutto attorno svanisce e anche se il mio stupore è alle stelle, non mi sottraggo a ciò che sto provando.
Lento si stacca da me e come scottato da quello che è appena successo si alza in piedi dandomi le spalle.
Inizia a farfugliare qualcosa e poi mi allunga un braccio per aiutarmi ad alzarmi.
Lo afferro, pronta anche a chiedergli motivo di quel suo cambiamento così repentino, ma lui mi precede.
“Dovremmo rientrare, siamo fuori da un po’ e non vorrei che tu ti sentissi male” mi dice dirigendosi verso la porta.
Lo lascio fare, per ora, convinta di ritornare sul discorso.
 
Una volta in casa, ci asciughiamo e ci cambiamo d’abito, per ritrovarci poi in sala, seduti uno di fronte all’altro.
Non perdo tempo e chiedo una spiegazione al suo comportamento.
“Credo dovremmo parlare di quello che è successo fuori, perché te ne sei andato così?”
Ha lo sguardo basso e non accenna a rispondere.
Si è forse pentito?
Crede di aver fatto qualcosa di sbagliato?
Io non sono arrabbiata o dispiaciuta per quel bacio, forse dovrebbe saperlo.
“Senti Edward io non..”
“Non avrei dovuto permettermi, non so cosa mi è preso, ti prego di perdonarmi. Ho anche pensato che è meglio io me ne vada oggi stesso, non voglio crearti problemi” mi dice sempre guardando in basso.
Ma che diavolo sta farneticando?
“Non mi crei nessun problema Edward, di questo puoi star tranquillo e non hai bisogno di essere perdonato. Se non avessi voluto ti avrei fermato ma non l’ho fatto e comunque non credo ci sia il bisogno di andare via oggi”
Alle mie parole alza lo sguardo e quegli occhi mi trapassano come una lama.
“E invece sì, non avrei dovuto abusare della tua cordialità e disponibilità. Non doveva accadere e basta”
Mi sembra di avere a che fare con Jacob quando si intestardisce su di una cosa.
E quindi mi comporto come faccio con lui, alzando un po’ la voce.
“Dunque, puoi fidarti di me quando ti dico che non hai fatto niente di male, non è accaduto niente di male e non è necessario che ora tu ti senta così perché io non ti ho fermato e in fondo non mi è dispiaciuto”
Sussurro le ultime parole, mentre lui mi osserva e ne assimila il significato.
“Quindi è tutto a posto?” mi domanda ancora dubbioso.
“Certo, è tutto a posto”
Lo raggiungo, sedendomi accanto a lui e gli accarezzo una guancia.
“Voglio comunque chiederti scusa Bella, non so cosa mi è preso, ti giuro che non succederà più. Non voglio pensi che io sia un poco di buono, un approfittatore”
“Questo non potrei mai pensarlo, Edward” dico sorridendogli.
 
Dopo quel momento di tensione e imbarazzo, entrambi cerchiamo un modo per ritornare al clima di qualche ora precedente.
Lui mi stupisce, facendomi una proposta che non mi sarei mai aspettata..
“Ti va se ti faccio un ritratto? Mi bastano un foglio ed una matita”
“Oh sì, ok.. aspetta, te li prendo subito”.
 
Passiamo due ore così e il risultato è qualcosa di eccezionale.
Ogni minimo dettaglio del mio viso, dei miei capelli e la mia espressione è perfettamente disegnata su quel foglio.
“Oh Edward è meraviglioso, sei davvero bravissimo anche nei disegni a matita”
“Ad essere sincero devo confessarti che anche il soggetto aiuta molto, in queste cose” mi dice scrutandomi il viso.
Gli sorrido, un po’ in imbarazzo per quel suo complimento per niente velato.
“Ti ringrazio” sussurro cercando di dissimulare quella sensazione.
Sembra capire anche lui il mio imbarazzo e prende una mano tra le sue.
“Non volevo metterti a disagio, questa è semplicemente la verità ma se ciò è accaduto allora ti chiedo scusa. Non era mia intenzione” mi dice con un sorriso.
“Non preoccuparti, sei stato molto gentile e ti ringrazio. Ora che ne dici di fare qualcosa?”
“Certo, che vorresti fare? Tv, film mentre preparo qualcosa per pranzo, ormai è ora?”
“Potremmo parlare un po’ se ti va oppure..” non riesco a terminare la frase che il mio telefono inizia a squillare.
Guardo lo schermo dove compare il nome di Jane, la mia assistente a lavoro e dopo aver chiesto scusa ad Edward, rispondo”
“Ciao Jane, buon Natale come stai?” le chiedo gentile.
“Buongiorno signora Isabella e buon Natale anche a lei. Mi scuso se la disturbo proprio la mattina di Natale ma devo darle una brutta notizia: James ha avuto un incidente mentre era sulla pista da sci. E’ in ospedale e pare che si sia fratturato il polso destro e una gamba ma non è in pericolo di vita” mi comunica affranta.
“Oh povero James, chissà che dolore ma come è successo?” chiedo preoccupata.
“Pare che stesse affrontando un fuori pista e abbia perso il controllo, mi dispiace ma non so dirle altro, non mi hanno detto di più” borbotta affranta.
“Va bene Jane, grazie, lasciamo passare questi giorni di festa e quando torneremo a lavoro ci organizzeremo. Passerò in ospedale a trovarlo ma intanto se lo senti salutamelo. Ci sentiamo presto. Ciao.”
“Certo signora, non mancherò. Buona giornata”
Riaggancio e la mia espressione sulla mia faccia la dice tutta: abbiamo una campagna da portare a termine ed era James ad occuparsene, il migliore.. e adesso come faccio?
“Bella, tutto bene? Mi sembri un po’ pensierosa”
“Eh, ah sì scusa, è che è successo un guaio a lavoro. James, il nostro migliore modellista della mia azienda, purtroppo è caduto sulla neve e si è ferito. La sua assenza sarà un bel problema per me” borbotto preoccupata.
“Mi dispiace, posso fare qualcosa per aiutarti?”
“Ti ringrazio tanto ma in questo momento non è necessario occuparci di questo.. invece potremmo prepararci qualcosa da mangiare e poi penserò ad una soluzione per il mio problema”.
 
Pranziamo tranquilli, con le cose che ci ha lasciato Alice in frigorifero e parliamo un po’ del mio lavoro.
Gli spiego di cosa mi occupo e che fare la stilista di moda è sempre stato il mio sogno fin da bambina.
Si rivela preoccupato per il mio problema.
“Troverò una soluzione, la campagna era a metà ed era solo James ad occuparsene perché è il più bravo nel suo lavoro, preciso, attento ai dettagli e molto puntuale con i lavori. Non sarà facile per me trovare qualcuno che lo sostituisca e lui non tornerà di certo molto presto. So cosa significa fratturarsi un polso e non è stato per niente piacevole”
Alle mie parole un pensiero riaffiora dal profondo del mio cuore, quel giorno in cui mentre pattinavo in cortile, sono caduta e i mei genitori mi hanno portata di corsa al pronto soccorso.
La diagnosi: frattura del polso.
Come ogni volta affogo in quei ricordi, rivivendoli e una lacrima abbandona i miei occhi.
Solitamente non mi permetto di mostrare questo mio lato ma a volte mi è inevitabile.
Siamo ancora seduti a tavola quando lui si alza e si avvicina per abbracciarmi.
Resto immobile e assorbo ogni suo gesto: una sua mano mi accarezza la schiena mentre l’altra avvicina la mia testa al suo petto.
“So cosa stai provando Bella, l’ho capito dal momento in cui mi hai fatto quel discorso sul tenersi stretti i propri ricordi ma con me non ne hai bisogno, ti posso comprendere più di quanto tu non creda”.
Mi stringe in quell’ abbraccio e come non succedeva da tempo mi lascio andare a quella sensazione di pace e comprensione che mi mancava.
E ad un tratto, un’idea completamente estranea a tutta la situazione, appare nella mia mente.
Come ho fatto a non pensarci prima.
Sciolgo con dispiacere l’abbraccio, sperando che in futuro si riproponga e gli faccio la proposta.
“Edward, ti andrebbe di lavorare per me, nella mia azienda?”

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Capitolo 7
*** 7^capitolo ***


Buonasera ragazze, scusate il ritardo ma ho avuto un attimo di blocco.. volevo scrivere un sacco di cose in questo capitolo che alla fine mi sono anche bloccata.
Comunque ce l’ho fatta.
Vediamo se Edward accetta e cosa succederà.
All’inizio vi avevo detto che sarebbe stata una storia da 10 capitoli ma ora credo che ce ne saranno un po’ di più.
Grazie a tutte coloro che stanno aggiungendo questa storia alle preferite. Un bacio e buona lettura.
 
 
 
 
Edward
 
La proposta di Bella mi lascia stupito, senza parole tanto che all’inizio resto fermo a guardarla.
Mi ha chiesto di lavorare per lei, con lei, sta cercando in tutti i modi di aiutarmi ed io non potrei non provare immensa gratitudine per il suo gesto.
“Bella io.. vedi ti ringrazio tanto ma.. credi davvero che io possa esserti d’aiuto in qualche modo? Io non ho esperienza in quel campo” le domando un po’ dubbioso.
Mi fissa un attimo negli occhi e poi mi dice
“Edward, tu non avrai esperienza ma hai talento e tanta voglia di fare ed è questo che a me serve e che mi piace di te. Se vorrai posso farti seguire dei corsi di formazione ma sono certa che non ne avrai poi tanto bisogno” afferra le mie mani e le stringe tra le sue.
Mi perdo ad osservare il suo viso, così sereno e sincero e la voglia di dirle che accetto è tanta.
“Edward davvero, ho bisogno di te, del tuo aiuto, non so quando James potrà tornare a lavoro e ho delle scadenze tassative. Se non ti piacerà o non ti troverai a tuo agio, potrai smettere ma ti prego, non dirmi di no adesso”
Davanti a quella richiesta così esplicita ed accorata non posso dirle di no e così accetto.
Lei ha tante qualità ed una di certo è quella di metterti sempre a tuo agio.
“D’accordo, accetto” le rispondo con un sorriso.
“Oh ti ringrazio tanto Edward, non sai quanto tu mi faccia felice” mi risponde lei.
Di slancio mi abbraccia e un senso di calore mi avvolge.
 
 
Bella
 
E’ pomeriggio inoltrato quando scopro che entrambi ci siamo addormentati sul divano.
Fuori dalla finestra ha ripreso a nevicare e il paesaggio è davvero da fiaba.
Edward, poco distante da me, dorme ancora, la testa appoggiata allo schienale del divano e un braccio proteso nella mia direzione.
I capelli sparsi sulla stoffa del divano disegnano il contorno del suo viso, ora rilassato e sereno.
In questi due giorni passati insieme, tanti pensieri hanno affollato la mia mente, pensieri riguardanti i miei genitori e pensieri riguardanti lui.
Sono sempre stata una ragazza con i piedi per terra e mi sono sempre permessa di sognare solo a Natale.
Una ragazza riservata e un po’ timida verso gli altri, restia a far conoscere il mondo che c’è dentro di me.
Solo il mio lavoro mi ha permesso e solo a lui l’ho concesso, di mostrare la vera Bella, ciò che si nasconde dentro di me.
Solo Alice e mio fratello Jacob conoscono il grande lavoro che ho fatto su di me per non sprofondare e non morire, affogata dai miei stessi dolori.
Ma ora, questo ragazzo senza chiedermi niente, mi sta portando ad avere fiducia per potermi confidare con una terza persona.
Sono così felice che abbia accettato la mia proposta e non vedo l’ora di portarlo in azienda a mostragli il mio lavoro.
Si sveglia, mentre i miei occhi vagano su quel viso perfetto e presto il suo sguardo si posa su di me.
“Bensvegliato” gli dico con un sorriso.
“Grazie, ho dormito tanto?” mi chiede stropicciandosi gli occhi per svegliarsi meglio.
“No tranquillo, ti ho fatto compagnia, anche io mi sono addormentata, sarà stato a causa della lotta di questa mattina” gli dico ricordando i momenti passati a costruire il pupazzo di neve.
“Già” sussurra voltando lo sguardo altrove.
Immagino a cosa sta pensando e mi dispiace che ancora si senta a disagio.
“Ti prego, dimmi che non stai pensando quello che penso io..” gli chiedo allungando una mano a prendere la sua.
Riporta gli occhi su di me e quello che vi scorgo mi dà la conferma.
“Se ti dicessi di sì..”
“Ti direi che non devi più pensarci, non mi hai turbata con quel gesto, come devo spiegartelo?” cerco di convincerlo nuovamente.
“Mi devi scusare Bella ma è proprio più forte di me, mi sono sentito e mi sento tutt’ora un po’ a disagio”
“Va bene, lo so, facciamo così, non parliamone più e vedrai che poi tutto si sistemerà da sé, va bene?” propongo sperando di poterlo aiutare.
“Ok va bene”
Ci scambiamo un sorriso d’intesa e gli chiedo poi se, in attesa della cena, è interessato ad avere informazioni su ciò che dovrà fare in azienda.
Domani tornerà Alice e fino al suo ritorno avremo tempo di organizzare il lavoro e anche la sua permanenza qui a casa.
E’ entusiasta della mia idea e durante tutta la mia spiegazione non ha mai perso occasione di fare domande.
Capisce al volo cosa vorrei e come vorrei venisse fatto e come immaginavo andiamo d’accordo su molti punti.
Quindi ben presto la discussione si esaurisce ma io so che devo parlargli anche di altro.
“Senti Edward, dato che per un po’ lavorerai da me, ho pensato che avrai bisogno di una giusta sistemazione. Sarei molto felice se tu restassi qui, hai la tua stanza, andremmo a lavoro insieme. Potremmo uscire a fare un po’ di shopping per acquistarti degli abiti nuovi e tutto ciò che ti serve, che ne dici?”
Mi lascia finire di parlare e poi mi dice
“Bella, io ti ringrazio davvero tanto per tutto quello che hai fatto per me e che stai facendo ma davvero credi che sia il caso che io rimanga qui? Domani tornerà Alice e da quanto ne so non credo sarà molto felice di trovarmi ancora qui. Posso trovarmi un’altra sistemazione, ti sarò grato se mi aiuterai ancora ma restare qui, non credo sia il caso”
Che stupida, non mi ricordavo più di Alice.
Lui ha ragione ed è stato molto giusto nel farmi notare quel particolare.
Presa dalla foga e dalla contentezza mi sono completamente dimenticata della mia amica.
“Alice.. sì in effetti hai ragione ma vedrai che non sarà un problema, si sistemerà tutto” gli dico per tranquillizzarlo.
“Non voglio causarvi problemi ma in ogni modo sei tu che la conosci bene e tu sai come la pensa”
“Sì, ci penso io, non preoccuparti. Ma ora lasciamo questi discorsi, vai pure a farti una doccia, io intanto controllo cosa è rimasto per cena, che ne dici?”
“Sì, perfetto così poi ti aiuto ad apparecchiare”
 
Non impiego molto tempo a pensare a cosa mangiare per cena, molte cose preparate da Alice sono rimaste intatte; ho acceso la musica e le note di Home, la mia canzone preferita, risuonano nell’aria.
Mi ritrovo intenta a ballare e a cantare quando Edward torna e si appoggia al muro della cucina per osservarmi.
Non mi accorgo subito della sua presenza ma quando, facendo una giravolta i miei occhi incontrano i suoi, di colpo mi blocco per la vergogna.
Da quanto tempo è lì ad osservarmi?
“Oh..ma.. da quanto tempo sei lì?” gli domando sentendo le mie guance farsi rosse.
“Abbastanza” mi risponde sogghignando.
“Oddio, che vergogna, perché non mi hai chiamata, potevo risparmiarmi questa figura”
“E’ stato interessante e posso garantirti che avresti una gran carriera anche come cantante e ballerina”
E’ stato interessante?
“Ok dai, direi che per oggi entrambi, abbiamo fatto il pieno di imbarazzo. Quindi ora è il tuo turno di farti una doccia mentre io preparo il tavolo e la cena.”
Saggia decisione, una bella doccia sarà sicuramente d’aiuto ai miei nervi.
Oggi è proprio stata una giornata impegnativa e ho bisogno di rilassarmi un po’.
“Sì, cercherò di rilassarmi, ti ringrazio”
Invece della doccia decido di fare un bagno, con qualche olio profumato e il bagnoschiuma preferito.
Resto nella vasca per una mezz’ora e dopo essermi asciugata, mi vesto per andare a cena.
“Eccomi qui, scusa se ti ho fatto aspettare un po’ ma questo bagno si è rivelato un vero toccasana”
“Bene mi fa piacere, ora siediti e godiamoci la cena”.
La serata prosegue tranquilla tra una chiacchiera e l’altra e alla fine siamo talmente stanchi che entrambi andiamo a dormire subito.
Prima di addormentarmi il mio pensiero va a quel ragazzo che dorme nella stanza accanto, che è capitato così per caso nella mia vita, del quale non so praticamente niente ma a me sembra di conoscerlo da sempre.
 
Oggi torna Alice e infatti la stiamo aspettando con ansia; voglio parlarle subito delle novità e spero che lei sia felice almeno la metà di quanto lo sono io.
“Bella, ma davvero sei sicura di voler chiedere ad Alice quella cosa?” mi chiede Edward ancora dubbioso.
“Sì non preoccuparti, vedrai che andrà bene” cerco di infondergli coraggio anche se serve più a me che a lui.
Conosco la mia amica e so che certe volte è un osso duro.
 
Sentiamo girare la chiave nella toppa ed entrambi saltiamo su dal divano come molle.
Appena lei entra in casa, un urlo di bentornata prorompe dalle nostre bocche.
Lei resta un attimo spiazzata, con un piede dentro casa e uno sul pianerottolo ma ben presto si riprende, tirandosi dietro la valigia.
Chiude la porta e poi corre ad abbracciarmi.
“Ciao Bella, mi sei mancata così tanto!” borbotta infilando il naso nei miei capelli.
“Anche tu Alice, anche tu” le rispondo stringendola nell’abbraccio.
Poi si volta a guardare Edward e saluta anche lui.
“Ciao Alice, bentornata” la saluta lui.
“Vedo con piacere che siete sopravvissuti” dice per poi scoppiare a ridere, seguita anche da noi.
“Abbiamo gradito molto le cose buone che ci hai lasciato, vero Edward?”
“Oh sì, tutto molto buono” borbotta sorridente.
“Bene mi fa piacere. Poso un attimo la valigia in camera e poi parliamo un po’, ok?” propone lei salendo le scale.
“Certo Alice, fai pure con comodo, anche io ho alcune cose da chiederti” rivolgo uno sguardo d’intesa ad Edward che subito mi capisce e sorride.
Alice di rimando ci osserva, stupita da quella nostra intesa ma non dice niente e scompare su dalle scale.
 
Alcuni minuti dopo ci raggiunge in cucina ed io, senza girarci troppo intorno, decido di comunicarle le notizie.
“Alice, ho chiesto ad Edward di venire a lavorare nella mia azienda”
Lei mi osserva, per niente stupita e poi mi dice
“Lo immaginavo” mi sorride.
Reazione strana per lei ma decido di proseguire senza pensarci troppo, la mia richiesta potrebbe non essere accolta così bene.
“E poi.. volevo chiederti se in questo periodo possiamo ospitare Edward qui a casa”
“Immaginavo anche questo, per me va bene” sorride di nuovo.
Ok, c’è qualcosa che mi sfugge.
“Alice ma non mi dici altro, solo che va bene.. mi sembra così strano che tu non aggiunga altro e..”
“Bella, Bella fermati. In questi giorni di festa ho avuto molto tempo per riflettere e ho capito tante cose. Sono stata cresciuta in un certo modo ma ciò non significa che io possa cambiare il modo di vedere le cose. Non voglio essere come mia madre”
Di nuovo le sue parole mi lasciano di stucco, non so cosa le sia successo ma più tardi glielo chiederò.
Edward, che è sempre stato in silenzio, la ringrazia.
“Non devi ringraziare me Edward ma lei, è grazie a Bella se tu ora stai avendo una nuova possibilità per la tua vita. Goditela e prenditi tutto ciò che verrà” gli dice lei con un sorriso.
A quelle parole Edward si alza dal divano e si avvicina ad Alice per abbracciarla.
E non potrebbe esserci scena più bella di quella che stanno vedendo i miei occhi.

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Capitolo 8
*** 8^capitolo ***


Buonasera ragazze, devo chiedervi scusa per l’immenso ritardo ma ho passato un fine settimana di relax con mio marito a festeggiare il nostro anniversario di matrimonio.
Così l’aggiornamento è slittato ad oggi.
In questo capitolo abbiamo una svolta e capiremo alcune cose su Alice. Buona lettura. Un bacio.
 
 
 
Bella
 
Alice mi ha piacevolmente stupita, col suo comportamento è stata in grado di lasciarmi senza parole.
Sono felice che anche lei stia provando ad avvicinarsi ad Edward.
E’ un bravo ragazzo, sfortunato nella vita ma con tanta voglia di rimettersi in gioco.
 
E’ proprio quando ognuno raggiunge la propria camera, che io mi intruffolo in quella di Alice: mi deve quantomeno una spiegazione a ciò che ho visto solo qualche ora prima.
“Sono contenta che sei qui Alice, mi sei mancata” le dico sincera.
Mi guarda dubbiosa, non crede forse che sia così?
“Perché mi guardi così? Credi di non essermi mancata?” le chiedo incuriosita dalla sua espressione.
“Ma dai Bella sei seria, con quel pezzo di ragazzo in casa hai avuto il tempo di pensare a me, davvero?” chiede puntandomi un dito contro.
Ma questa è Alice? Che ne è stato della mia Alice?
“Alice, sei sicura di stare bene?” le chiedo allungando una mano alla sua fronte.
Ha capito il senso della mia domanda e una sua spiegazione non tarda ad arrivare.
“Bella, so che il mio comportamento ti sembrerà strano, non ti sembro più io e ad essere sincera neanche io mi sembro più io” mi dice abbassando lo sguardo.
Mi sta facendo preoccupare.
“Alice, vuoi spiegarmi per favore, è successo qualcosa?” le chiedo afferrandole una mano.
“No tranquilla, non preoccuparti, non è successo niente di grave, ho solo parlato con mia madre, ho respirato ancora l’aria di casa, quella casa in cui sono cresciuta e ho vissuto per così tanti anni. Mi ha raccontato cose delle quali non mi aveva mai neanche accennato. E’ stato molto impegnativo, molto pesante per me starla a sentire ma il suo racconto mi ha aiutata tanto a capire perché mi ha cresciuta così, inculcandomi idee e punti di vista che tu non hai mai condiviso. All’inizio non volevo crederle, stupita e incredula alle sue parole, messa davanti a quella storia così strana ma allo stesso tempo reale.”
L’ascolto, rapita dalle sue parole e i dubbi su cosa le abbia raccontato sua madre crescono minuto dopo minuto.
Conosco abbastanza bene la signora Cullen ed è per questo che mai avrei pensato potesse avere degli scheletri nell’armadio.
“So che ti stai facendo mille domande e hai nella testa tanti dubbi, proprio come quando mia madre ha sganciato la bomba”
Ok, mi sta facendo preoccupare: cosa mai le avrà potuto dire di tanto sconvolgente?
Prende fiato o forse coraggio, prima di ricominciare a parlare.
“Ho finalmente scoperto il perché dei comportamenti di mia madre, perché è così categorica sul non mischiarsi con chi non è del nostro ceto sociale, alla nostra altezza.
Mi ha raccontato quando da ragazza si era follemente innamorata di un ragazzo del paese; si piacevano a vicenda e quando la voce del loro amore giunse ai miei nonni, le proibirono categoricamente di rivederlo.
Era uno scandalo abbassarsi a frequentare gente poco abbiente.
Mia madre non ne volle sapere, loro continuarono a frequentarsi finchè un giorno mia madre scoprì di essere incinta.
All’inizio si tenne la notizia per sé ma quando non potè più restare in silenzio, fu costretta a raccontare tutto ai genitori.
Sarebbe stato un doppio scandalo e per nascondere tutto, i miei nonni trovarono una soluzione drastica.
Da lì mi disse che iniziò la sua agonia: venne allontanata dal paese con la scusa di una scuola prestigiosa all’estero ma passò gli altri mesi della gravidanza rinchiusa in un convento di suore dove alcuni mesi dopo partorì.
Vide il suo bambino appena nato una sola volta e poi le fu strappato dalle braccia.
Da allora non ha più avuto sue notizie.
Si è chiusa nel suo dolore e si è ripromessa che non avrebbe più avuto a che fare con persone estranee al suo ceto sociale.
Mi disse che il padre del bambino fu il suo unico grande amore e che neanche mio padre riuscì a farglielo dimenticare completamente.
Anche di quell’uomo perse le tracce e quando solo pochi anni dopo sposò mio padre e nacqui io, ogni sua speranza anche solo di rivederlo svanì nel nulla.
Mi disse che ne soffrì da morire: in un colpo perse il suo amore e poi il suo bambino”
Conclude il suo racconto mentre una lacrima solca il suo pallido viso.
Posso solo immaginare quanto abbia sofferto nell’apprendere quella notizia e mi domando come mai sua madre abbia atteso così tanto per dirle tutto.
L’abbraccio forte, cercando di consolarla; si lascia andare tra le mie braccia e si fa cullare.
“Tesoro mi dispiace tanto, avrà sofferto molto anche lei, costretta a comportarsi così. Ha dovuto lasciarlo, l’ha tenuto con sé solo pochi minuti” le dico cercando di consolarla.
“Già..” borbotta tra le lacrime.
“Ma non ti ha saputo dire altro tua madre, non sa chi si è preso cura di lui da quel giorno, dove possa essere oggi?” le chiedo cercando di capire come poterla aiutare.
“L’unica cosa che ha saputo prima di ritornare a casa con i miei nonni è che le suore di quel convento si sarebbero prese cura di lui fino a quando qualcuno lo avesse adottato. Poi mi ha detto che quando lo ha lasciato, sconvolta dalle lacrime e uscendo dal convento, ha urlato alle suore il nome del suo grande amore: sperava che loro sentendo la sua richiesta, lo avrebbero chiamato così”
“E tu pensi che l’abbiano fatto?” le chiedo speranzosa.
“Non lo so ma da qualche giorno non riesco a togliermi dalla testa la possibilità che quel bambino ora uomo, mi sia più vicino di quanto io pensi”
Rifletto alle sue parole e un brivido mi attraversa il corpo.
“Alice, che cosa vorresti dire con questo? Tua madre ti ha per caso detto quel nome?” le chiedo un po’ preoccupata nel vederla così scossa.
“Sì” mi risponde guardandomi negli occhi.
“E qual è?”
Tira un lungo respiro prima di rispondermi
“Edward, quell’uomo si chiama Edward”
Il mio cuore si ferma, il sangue smette di circolare e il pensiero che quell’Edward sia l’Edward che ora dorme nella stanza accanto mi si para davanti come un fulmine a ciel sereno.
In quegli attimi fatti di dialoghi silenziosi, anche i miei occhi si gonfiano di lacrime e ben presto le mie guance si inondano di quelle calde perle.
“Alice, tu credi che..”
“Non so Bella, non so.. ma se fosse così credo che sarebbe meraviglioso e comunque io non voglio fare gli stessi errori di mia madre. Non ha avuto abbastanza forza d’animo per opporsi, lasciandosi sopraffare dalle decisioni altrui e rimanendoci incastrata dentro. Dovevi vederla, ha sofferto davvero tanto e ancora adesso, per colpa di quel modo di pensare, tende a chiudere fuori chiunque non faccia parte della sua cerchia; capisco che è stata costretta a rinunciare a tutto ma comportarsi ancora così non la porta da nessuna parte e questo a me non va proprio giù. Sono comunque convinta che sarebbe meraviglioso se fosse davvero lui il nostro Edward”.
Sarebbe meraviglioso sì, lui potrebbe avere una famiglia, una dignità, una nuova vita, lei invece troverebbe un fratello.
“Alice, cosa intendi fare ora?” le chiedo un po’ preoccupata.
“Non lo so, a mia madre ovviamente non ho raccontato
nulla di questo Edward, finchè non ho delle informazioni sicure”
“Hai ragione. Secondo te potremmo andare in quel convento e farci dare delle informazioni? Di certo non possiamo chiedere a lui” le propongo io.
“Sì, a lui non possiamo fare domande tanto esplicite però anche agire alle sue spalle non sarebbe giusto.. però non credo che al convento ci diano informazioni così private”
Ha ragione anche lei, argomenti così delicati, scatta subito la privacy.
“Però se andasse tua madre? Con lei parlerebbero, non credi?” propongo speranzosa.
“Sì, con lei parlerebbero. Glielo avevo già accennato e mi era parsa un po’ titubante ma non mi aveva detto di no”
“Bene, allora prova a chiedere ancora. Dobbiamo fare qualcosa, entrambe e anche Edward avete bisogno di questa verità” le dico abbracciandola ancora.
“Ti ringrazio Bella, se non avessi te non so come potrei fare. Mi dispiace se a volte ti ho trattata male, davvero, avere accanto una persona speciale come te e non apprezzarla pienamente.. che stupida sono stata, perdonami” mi dice stropicciandosi gli occhi.
“Alice per favore, non dire queste cose, il passato è passato. Il mio affetto per te non è mai cambiato e mai cambierà. Ora andiamo a fare un bel sonno di bellezza, domani ci aspetta una giornata pesante”
Ci abbracciamo ancora, non siamo solo amiche, siamo sempre state due sorelle che si sono scelte.
 
A metà del mattino seguente, Alice ha già chiamato la madre per parlare della nostra proposta.
Sono giorni dell’anno un po’ particolari ma la situazione va sistemata il più presto possibile, per la felicità di tutti.
Ha accettato senza pensarci su troppo, forse convinta e desiderosa di voler dare un volto a quel bambino che non vede da una vita.
Si accordano per il giorno seguente, mi dispiace solo che a quell’ incontro io non possa prendere parte ma in fondo è giusto così.
Domani io porterò Edward in ufficio con me e inizierò a fargli vedere il lavoro che dovrà svolgere.
Sono sicura che gli piacerà e insieme riusciremo a fare grandi cose.

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Capitolo 9
*** 9^capitolo ***


Buonasera ragazze.. vi chiedo scusa per questo nuovo ritardo.. non è stato un buon fine settimana.
Comunque vi lascio a questo capitolo che spiega un po’ di cosucce di Bella e di Edward.
Buona lettura.. un bacio.
 
 
 
Bella
 
Nel momento esatto in cui la sveglia suona, i mei occhi si aprono su questa nuova e importante giornata.
Edward avrà il suo primo giorno di lavoro e forse una svolta anche nella sua vita privata e se va tutto bene io parteciperò a quella che spero sia per lui una grande gioia.
Mi preparo in fretta e raggiungo la cucina dove trovo Edward che sta preparando il caffè.
Tutto questo sa così tanto di casa, di famiglia, anche se fra quelle mura non siamo soli e tra noi non c’è nessun legame d’amore.
Mi soffermo un attimo a pensare a quanto mi piacerebbe trovare una persona che la mattina mi prepara il caffè, qualcuno con cui passare il tempo libero, con cui addormentarsi la sera e svegliarsi la mattina.
Mi soffermo ad osservarlo un attimo, non sembra neanche più lui, quel ragazzo di strada, ora fasciato in un abito blu scuro che gli calza a pennello, con quei suoi capelli sempre un po’ scompigliati e quella voglia di famiglia bussa di nuovo al mio cuore.
Non ci ho mai riflettuto più di tanto ma il mio uomo ideale assomiglia molto a questo ragazzo che nella mia cucina, proprio ora sta versando il caffè in un paio di tazze.
Sembra tutto così vero che fatico a ritornare alla realtà e mi do della stupida per averlo immaginato anche solo per un attimo.
Ma cosa sto fantasticando, non è il caso di spingersi in pensieri così audaci, perché una volta che ogni tassello sarà al suo posto, non è detto che lui voglia ancora vedermi.
Stiamo comunque agendo alle sue spalle e temo che le conseguenze potrebbero essere diverse da ciò che vorremmo tutti.
Una voce che mi chiama mi riporta in quella cucina.
Edward, la mano tesa a porgermi una delle due tazze di caffè riempite poco prima, mi sorride dandomi il buongiorno.
Osservo la scena da fuori, come se fossi una terza persona ad assistere a quello che sembra un vero e proprio quadretto familiare.
Basta Bella, devi smetterla di pensare a queste cose perché non ti porteranno da nessuna parte.
Agito una mano davanti al mio viso come a scacciare quei pensieri e afferro la tazza di caffè, ringraziandolo.
Edward mi sta fissando e posso immaginare cosa gli passa per la testa: penserà sicuramente di abitare con una pazza.
“Ciao Edward, grazie per il caffè. Mi stai viziando, lo sai?” gli dico riservandogli un sorriso.
“Sai Bella, niente potrà mai ricompensarti abbastanza per tutto quello che hai fatto, che fai e che so farai ancora per me, non basta prepararti il caffè qualche mattina o aiutarti a cucinare o tenerti compagnia la sera.. forse non basterebbe neppure una vita intera.. però per ora comincio con queste piccole cose” mi dice abbracciandomi con i suoi occhi acquamarina.
Mi ci perdo ogni volta in quelle pietre così espressive e faccio fatica a ridestarmi dalle emozioni che provo.
Mette intensità in quelle parole che in questo momento smuovono in me mille pensieri.
“Alice non c’è? Di solito a quest’ora è già sveglia” mi domanda forse intuendo il mio momentaneo disorientamento.
“Ah no, Alice è uscita presto stamani, aveva alcune commissioni da sbrigare fuori città ed è uscita molto presto”
Se solo sapessi di cosa si tratta Edward, non oso immaginare quanto ti arrabbieresti.
Ma ora abbiamo altro a cui pensare e dopo aver finito il mio caffè, finalmente usciamo per andare a lavoro.
 
Edward si cala subito nella parte e anche se non ha l’esperienza di James, ho già capito che a modo suo è sicuramente alla sua altezza.
Mi sembra molto sereno e tranquillo, anche quando appena entrati, ho provveduto a presentarlo ai suoi colleghi: l’hanno subito accolto con calore, soprattutto le ragazze, e questo un po’ mi ha infastidita.
Passato il momento di tensione, al quale ho provveduto trascinandolo via in malo modo dalle grinfie di quelle smorfiosette, l’ho portato nel mio ufficio.
Ho chiesto che venisse aggiunta una scrivania nel mio studio, accanto alla vetrata che tanto amo e dalla quale ho accesso ad un meraviglioso skyline di New York.
Penserete che l’ho fatto per tenerlo d’occhio o perché voglio tenerlo tutto per me ma non è così o meglio non è solo per questo: voglio che si senta a suo agio, accanto a qualcuno che conosce ed evitargli così che gli vengano rivolte domande scomode e poi in questo modo gli sono accanto per ogni dubbio o chiarimento che gli possa servire.
Lo lascio libero di ambientarsi anche se dobbiamo sfruttare al massimo questi ultimi giorni dell’anno per partire al meglio con l’anno nuovo.
Si guarda intorno, tocca i libri, sfoglia riviste e osserva i miei diplomi e i quadri in cui sono appesi i riconoscimenti per il mio lavoro.
Ma è quando sposta lo sguardo sulla mia scrivania che mi accorgo di non aver pensato di nascondere quella cornice, la cornice che ora lui sta fissando con l’espressione di chi ha mille domande ma non sa se è il caso di farle.
Non posso più rimediare, forse è giunto il momento per me di parlarne, di esternare il mio dolore e chi meglio di lui può stare ad ascoltarmi?
Sposta lo sguardo su di me ora che anche io lo sto guardando e abbozza un sorriso.
“Non devi, se non vuoi” mi dice ancora prima che io apra bocca.
Ormai non si tratta più di doverlo fare ma piuttosto di volerlo fare: ad un tratto mi ritrovo che voglio parlarne, adesso è diventato un bisogno, una necessità e so che lui è la persona giusta con cui aprirmi.
“Voglio” sussurro con un filo di voce.
Mi siedo sul divano accanto alla scrivania e lo invito a fare lo stesso.
Ho bisogno di un attimo per raccogliere le idee ma soprattutto le forze: solo Alice sa tutta la storia ma non sono stata io a raccontargliela bensì Jacob.
 
Questa per me è la prima volta in assoluto.
 
Tutti abbiamo nella nostra vita tante prime volte, ogni cosa è una prima volta se non l’abbiamo mai compiuta prima: il primo passo, il primo giorno di scuola, la prima rovinosa caduta dalla bici, il primo amore tante prime volte ma alcune sono più difficili di altre e questa è decisamente molto difficile per me.
Prendo un respiro di sollievo e inizio a raccontare dall’inizio.
Racconto di quanto eravamo felici noi 4 insieme, una famiglia piena d’amore, senza mai litigi, una famiglia unita come poche, spezzata da quel dannato incidente.
Ero a lavoro quel maledetto giorno di 5 anni fa in cui un pazzo ubriaco si è scontrato con l’auto dei miei genitori, catapultandola in un canale a fianco della strada.
Si era ribaltata più volte su se stessa, per finire la sua corsa rovesciata sulla fiancata.
Il conducente dell’altra vettura, nonostante il violento scontro, non era ferito in modo grave e all’arrivo dell’ambulanza, dopo averlo visitato, i paramedici hanno constatato che aveva fatto uso di droga e alcool.
Quando sono giunta sul luogo dell’incidente, i vigili del fuoco avevano appena estratto mamma e papà: erano ancora vivi ma in condizioni molto gravi.
Ho appena fatto in tempo a salutare papà prima che lo portassero in ospedale: aveva perso molto sangue da una ferita all’addome.
L’ho abbracciato per quanto la situazione lo permettesse e gli ho sussurrato che mi avrebbe trovata accanto al suo letto.
Quella fu l’ultima volta che gli parlai: papà non arrivò vivo in ospedale, il suo cuore si fermò a metà strada, a bordo dell’ambulanza.
Mamma non fu più fortunata, anche lei aveva delle ferite gravi e se anche riuscirono a portarla in ospedale, non fecero in tempo a salvarla.
Durante tutto il mio racconto non ho fatto altro che guardare il pavimento e torturare le mie povere mani, sentendo addosso lo sguardo addolorato di Edward.
E’ una situazione in cui non servono parole, è difficile trovare quelle giuste e forse neanche esistono, per alleviare un dolore così grande.
E Edward lo sa perché non perde tempo e mi abbraccia stretto, scontrando i nostri corpi come a farne uno solo.
E’ un abbraccio che ha qualcosa di diverso, nella sua forza, nella sua intensità e mi trasmette un dolcissimo senso di pace.
Lente le sue mani mi accarezzano la schiena, delicate e direi amorevoli, compiono movimenti circolari come a voler rilassare i miei muscoli tesi.
“Vorrei dirti che nella mia vita ho sofferto più di te ma mi accorgo che non è così: credo che non si possa soffrire per qualcosa che non si è mai conosciuto, se non ne hai mai sperimentato la gioia e il piacere di possederla. Tu hai conosciuto i tuoi genitori, li hai amati e ci hai vissuto accanto e poi ti sono stati portati via: il tuo è un dolore molto più grande del mio”
Sussurra quelle parole tra i miei capelli, ancorato al mio corpo, come se in questo momento fosse lui quello da consolare, quello che sta cercando di non finire spaccato in mille pezzi.
E da ciò che ha appena detto, credo di aver capito che il suo dolore dura esattamente da quando è nato.
Scioglie l’abbraccio e percepisco che di lì a poco, quelle quattro mura accoglieranno una seconda prima volta.
Ed è esattamente così.
Sull’onda delle rivelazioni, Edward mi racconta la sua triste e difficile vita.
 
Comincia col dirmi di essere stato abbandonato.
Quella sua prima rivelazione mi lascia stupita anche se già nei miei pensieri si era fatta spazio questa idea.
Dalla nascita è cresciuto in un convento di suore, dove è rimasto fino all’età di 10 anni.
Da lì mi racconta che la sua vita è decisamente peggiorata: se dalle suore si era trovato bene e aveva stretto amicizia con altri bambini, una volta lasciato il convento erano iniziati i problemi.
Dall’orfanotrofio in cui era stato trasferito, lo avevano affidato ad una famiglia dopo l’altra, nelle quali, per un motivo o per un altro, lui non era riuscito a rimanere.
Mi racconta quelle cose senza mai togliere i suoi occhi dai miei, forse per cercare la forza per continuare.
E io davvero sono senza parole: come hanno potuto tutte quelle persone non affezionarsi ad un bambino così bisognoso d’affetto e attenzioni?
Non si dilunga molto nei particolari anche perché da come mi parla di quegli anni, l’unico filo conduttore è il disagio della solitudine e del non essere amato.
“Ho passato anni sbattuto da una famiglia all’altra, da una casa all’altra, cambiando fratelli, sorelle e genitori non so quante volte ma il mio senso di vuoto e di solitudine non sono mai cambiati. Mi sentivo un oggetto più che una persona e questo ha contribuito a danneggiare la mia già precaria personalità. Così ho deciso che sarei scappato.”
Mi si avvicina afferrando le mie mani, vedendo il mio sguardo un po’ sconvolto, poi prosegue.
“Dall’ultima famiglia a cui ero stato affidato all’età di 16 anni, una notte, sono scappato. Non ne potevo più di quella vita a singhiozzo, sapevo come sarebbe finita anche quella volta e sapevo che una volta compiuti i 18 anni, nessuna famiglia mi avrebbe più preso in casa con se.
Ho raccolto le mie cose e ciò che poteva essermi utile in un borsone e me ne sono andato. Gli ho lasciato un biglietto solo per scusarmi.”
Non posso credere che l’abbia fatto veramente, lasciare un tetto sicuro per vivere solo in strada.
Posso però comprendere quanta disperazione c’era in quel suo gesto.
“Da allora vivo per strada, all’inizio è stata dura, non hai amici perché le persone come te che incontri, sono nella tua stessa situazione e raramente sono disposti ad aiutarti. Ma sono stato fortunato ad incontrare un vecchio con cui sono stato per alcuni anni e che quando è morto mi ha lasciato i suoi averi. E’ lui che mi ha insegnato a dipingere con i gessetti e per questo gliene sarò sempre grato. Da allora mi sono arrangiato come potevo, vivendo proprio alla giornata, ho girato alcune città, fino a quando ho raggiunto New York e da come stanno andando le cose credo che ci resterò per un bel pezzo”.
Termina così il suo racconto, con una strana inflessione nella voce, lasciandomi un po’ scossa da quelle parole; poi mi sorride e dice
“Allora, quando iniziamo a lavorare?”

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Capitolo 10
*** 10^capitolo ***


Buonasera ragazze, buona domenica!
Ecco a voi l’atteso nuovo capitolo.
Alice avrà buone notizie?
Ci sarà un bel momento tra Bella ed Edward.. non dico altro.
Buona lettura e come sempre grazie a tutte.
Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
Sto ancora pensando a ciò che mi ha appena detto Edward, che lui mi domanda
“Allora, quando iniziamo a lavorare?”
La tranquillità con cui ha affrontato questo discorso, raccontandomi della sua vita fatta solo di sofferenza mi lascia un attimo stranita.
Come fa a mostrarsi così distaccato da tutto ciò che gli è successo?
“Edward ma.. come fai ad essere così tranquillo, quasi indifferente a tutto il dolore che hai provato in questi anni? Davvero non so come tu ci riesca” gli domando per cercare di avere le idee un po’ più chiare.
“Non sono affatto indifferente e tranquillo, ho solo imparato a convivere con tutto questo, ho dovuto imparare e anche in fretta, là fuori non c’era tempo per piangersi addosso. Può sembrare da insensibili questo comportamento ma non credere che non abbia avuto dei momenti di debolezza, dei momenti in cui la tristezza prendeva il sopravvento e ne venivo inghiottito. Ho faticato molto per far convivere col mio dolore al quale non avevo rimedio, non so perché la mia vita abbia avuto questa piega ma una cosa posso dirtela: non provo rancore per chi mi ha costretto a passare una vita di stenti e dolore, non mi permetto di giudicare un gesto tanto estremo anche se mi ha causato e mi causa ancora tanta sofferenza.
In fondo al mio cuore spero da sempre che un giorno io possa conoscere chi mi ha messo al mondo”
Non prova rancore, come può non provarne per quello che ha subìto?
Che persona speciale è questo ragazzo che ho davanti?
Una lacrima mi sfugge ma la scaccio via prima che lui se ne accorga.
“Sei una bella persona Edward, speciale e voglio aiutarti nel tuo intento. Se posso, vorrei chiederti una cosa, poi non ti farò più domande”
“Chiedi pure Bella”
“Ecco mi chiedevo, ti chiami Edward ma questo nome da chi ti è stato dato?”
Mi auguro con tutte le mie forze che mi risponda come spero ma ciò che mi dice non mi aiuta più di tanto.
“Da che ho memoria, le suore mi hanno sempre chiamato così, non so altro ma perché mi chiedi questo?”
“Ogni indizio potrebbe essere utile” gli rispondo quasi pentendomi della mia domanda, poi aggiungo
“Vedrai Edward, si sistemerà tutto, me lo sento” gli sorrido dolce.
“Sarebbe davvero bello” mi risponde illuminandosi.
Decido di spostare il discorso sul lavoro, è meglio e così proseguiamo fino all’ora di pranzo.
Scendiamo al bar a prenderci qualcosa e gustiamo il nostro pasto seduti ad un tavolino vicino al bancone.
Ne approfitto per mandare un messaggio ad Alice perché ancora non si è fatta sentire; non mi risponde prima di 3 ore ma ciò che leggo mi fa comparire un sorriso da orecchio a orecchio.
“Ottime notizie. Ti spiego tutto stasera quando torno. Un bacio”
Vorrei saltare per la gioia ma devo trattenermi, Edward è qui vicino a me e non voglio dare troppo nell’occhio.
Le rispondo Ok e ritorno a lavorare insieme a lui.
 
E’ tempo di tornare a casa e non vedo l’ora di parlare con la mia amica, sono impaziente di sapere ciò che ha scoperto oggi al convento.
Entriamo a casa e capisco dal silenzio che Alice non è ancora tornata, probabilmente è rimasta a parlare un po’ con sua madre.
Edward stasera mi sembra molto più sereno del solito, merito forse della nostra chiacchierata mattutina.
Anche io mi sento bene, più leggera e in pace e devo solo ringraziare lui.
“Edward senti io vorrei ringraziarti per oggi, per avermi ascoltata” gli confesso mentre ci togliamo i cappotti e li appendiamo.
Mi guarda e con un sorriso mi afferra una mano
“Tu ringrazi me, io ringrazio te, siamo una squadra ormai, Bella e questo mi piace molto, non serve che tu mi ringrazi. Io ti sarò per sempre debitore, hai migliorato la mia vita, hai sollevato il mio viso dalla polvere e il legame che si è creato tra di noi beh anche quello mi piace molto”
C’è qualcosa di strano in quelle sue parole, lo sento da come pronuncia l’ultimo mi piace molto.
Aleggia nell’aria una leggera tensione, piacevole ma che non riesco a comprendere.
E poi accade, lento ma deciso, mi attira al suo petto e mi bacia.
Niente a che vedere con il nostro primo bacio.
Adesso è più audace, non si limita ad accarezzarmi le labbra, le esplora e chiede il permesso a qualcosa che non gli negherò.
Ben presto anche le nostre lingue iniziano una danza alla quale per ora non voglio sottrarmi.
Capisco a cosa si riferisse pochi istanti prima e ad essere sincera anche io ho sempre avvertito una certa elettricità tra di noi.
Le sue braccia non lasciano mai la mia schiena, tenendomi salda al suo petto e solo quando scioglie il bacio, una sua mano raggiunge la mia guancia ad accarezzarmi.
“Questa volta non ti chiederò scusa né tanto meno perdono, è successo perché lo volevo e non voglio più negare e nascondere ciò che sento dentro. So che potrebbe sembrarti tutto calcolato ma credimi non è affatto così. C’è qualcosa come un filo che mi attira a te e non riesco a trovare il modo per spezzarlo.. ma forse neanche lo voglio.” mi dice continuando ad accarezzarmi la guancia.
“Sai Edward devo confessarti che mi trovi in perfetta sintonia con ciò che hai appena detto e non voglio perdere attimi che potrei trascorrere insieme a te. Non sono esperta e non so dove ci porterà tutto questo ma so che vorrei scoprirlo insieme a te”.
Il tempo di un altro veloce bacio e la porta si apre, rivelandoci una sorridente Alice ma costringendoci allo stesso tempo a sciogliere l’abbraccio: è ancora presto rivelare cosa ci è successo poco fa anche perché neanche noi ne siamo a conoscenza molto bene.
“Ciao Alice” diciamo insieme guadagnandoci un’occhiata sospetta della mia amica.
“Ciao..che avete voi due, sembrate strani. E’ tutto ok?” ci domanda forse avendo già fiutato l’aria.
“Tutto a posto e tu?” le domando sviando la domanda e  riferendomi al suo incontro di stamani.
“A meraviglia, meglio del previsto” mi dice aprendosi in un gran sorriso.
Veniamo interrotte nel nostro dialogo silenzioso da un Edward alquanto stranito, che dice andrà a farsi una doccia prima di cena.
Per un attimo il mio pensiero va a lui sotto la doccia ma lo ricaccio subito da dove è venuto, rendendomi però conto che effettivamente sto messa proprio male.
“Ah ragazzi, ho ordinato dalla rosticceria, spero non vi dispiaccia, ho voglia di festeggiare” esordisce Alice lasciandoci entrambi stupiti.
Edward, che non si è ancora allontanato, sta per chiederle qualcosa ma intuendo la sua domanda lo precedo.
“E’ un po’ che non ti facevi venire questa mania, Alice, sei sicura di stare bene?” le dico guardandola di traverso.
“Sì sì sto alla grande” borbotta felice, quasi saltellando.
“Beh in effetti qualcosa da festeggiare c’è” se ne esce Edward che è ancora lì.
Mi volto a guardarlo e dalla sua faccia credo proprio che voglia spiattellare quella cosa che c’è tra di noi.
E’ tutta una congiura ai miei nervi stasera?
Sorregge il mio sguardo e quando credo che stia per aprire di nuovo la bocca, invece ci volta le spalle e se ne va verso il bagno.
Ok, se non mi viene un infarto stasera non mi viene più.
“Che intendeva dire Edward?” mi domanda quella volpe di Alice.
“E’? Ah no niente, non lo so..” borbotto non molto convincente e infatti..
“Dì, mi starai mica nascondendo qualcosa eh” mi chiede lei puntandomi un dito contro.
Chi? Io? Ma va sono trasparente come l’acqua.. sì credici Bella, che ultimamente ne stai facendo di tutti i colori.
“No no niente” borbotto cercando di dargliela a bere e sembra funzionare.
Borbotta un ok e mi fa segno di seguirla nella sua stanza.
Non me lo faccio ripetere due volte, sono troppo curiosa di scoprire tutto.
Socchiude la porta e mi invita a sedermi sul letto.
“Allora Alice parla, siete riuscite ad avere tutte le informazioni che vi servivano?” le domando a bassa voce, in ansia per la risposta.
“Sì, anche se all’inizio è stata dura. Sono passati tanti anni e la madre superiora non era più quella che accolse mia madre e poi si occupò di quel bambino, non voleva darci notizie di quel giorno.”
“Però..” la incito a parlare.
“Però poi mossa da compassione, ha recuperato il registro di quell’anno e abbiamo potuto confrontare i pochi dati dei quali è in possesso mia madre con quelli dei loro documenti; le firme, il nome, tutto combacia; siamo riuscite a farci stampare anche una lista di tutte le famiglie affidatarie del bambino, che le suore stesse avevano richiesto agli assistenti sociali.
Le suore novizie che allora erano all’inizio del loro cammino, ci hanno raccontato tanti aneddoti interessanti su quel bambino, sono state molto gentili”
Mi sembrano notizie confortanti anche se questo non ci dà la certezza del 100%.
“Ma come facciamo ad essere certe che sia lui? Stamattina mi ha raccontato della sua vita e anche io ora sto trovando una connessione con quello che mi hai raccontato però..”
“C’è una postilla tra le note che ha catturato la mia attenzione: questo bambino ha una voglia a forma di cuore sulla scapola destra”
Non arrivo subito al nesso tra le sue parole ed Edward ma poi come un flash mi ricordo di lei e sua madre in piscina: Alice ha esattamente una voglia a forma di cuore ma sulla scapola sinistra.
Non può essere una mera coincidenza.
E l’unica cosa che mi sento di dirle la dico senza pensare oltre
“E’ lui”
In quel momento suonano alla porta e mentre usciamo per andare ad aprire, Edward, il nostro Edward ci ha precedute e sta ritirando la cena.
Mi sembra di vederlo sotto un’altra luce e mi accorgo che anche Alice lo osserva con un sorriso sulle labbra e sta morendo dalla voglia di saltargli con le braccia al collo e urlargli
 
ciao Edward, tu sei mio fratello e sei parte della mia famiglia.

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Capitolo 11
*** 11^capitolo ***


Ciao ragazze! Ecco un nuovo capitolo..
Secondo voi Edward è davvero il fratellastro di Alice oppure è solo una serie di coincidenze?
Buona lettura e un bacio.
A presto.
 
 
 
 
Bella
 
Ho passato una notte d’inferno.
Ero agitata e allo stesso tempo elettrizzata dalla conversazione avuta con Alice la sera prima.
Avevamo cenato e tra noi tre si era creato un clima che aveva proprio il profumo di famiglia.
E mi era piaciuto tanto.
Vedevo le occhiate amorevoli che Alice gettava ad Edward e mai come in quei momenti ho desiderato che i nostri sospetti fossero fondati.
Anche io mi sono persa ad osservarlo, ricordando ciò che era accaduto solo poco prima che Alice entrasse in casa: sento una forza invisibile che mi attira a lui, qualcosa che non mi era mai capitato di provare prima d’ora.
Alice ed io, parlando anche con sua madre, ci siamo concesse un paio di giorni per pensare a come poter affrontare questa situazione e abbiamo pensato ad una cena qui a casa.
Il fatto che si incontrino per la prima volta qui, in un luogo che lui considera casa, credo che possa aiutare, almeno in parte.
Sono comunque un po’ in apprensione, nonostante Edward mi abbia detto che non prova rancore per chi l’ha abbandonato, l’argomento rimane comunque molto delicato.
 
Ed oggi che è arrivato quel giorno, i miei nervi sono tesi come una corda di violino.
Non sono riuscita a concentrarmi neanche a lavoro, quando Edward continuava a ripetermi le frasi perché non lo stavo a sentire; quando poi siamo arrivati a casa, per giunta uscendo prima del mio solito orario, la situazione è oltre modo peggiorata.
Con l’avvicinarsi della cena, il mio sistema nervoso è andato in tilt.
Ieri sera poi con Edward ho lasciato tutto in sospeso, avremmo dovuto parlare ma l’arrivo di Alice ci ha interrotti e poi non c’è stata più occasione.
 
Sto sistemando le ultime cose in tavola quando non so come, un bicchiere mi cade dalle mani e si frantuma in mille pezzi.
La Bella di una volta sarebbe corsa a prendere scopa e paletta e avrebbe pulito, la Bella di oggi resta fissa con lo sguardo al pavimento senza capire cosa realmente è accaduto.
“Bella, ti sei fatta male?” mi chiede Edward raggiungendo la cucina.
“Io.. no.. no.. mi è caduto un bicchiere, ora pulisco” gli rispondo come un automa.
“Lascia stare, faccio io.. piuttosto vieni qui e parliamo un attimo, per favore. E’ tutt’oggi che sei strana, abbiamo ancora un po’ di tempo prima di cena ed Alice è uscita, siamo soli” mi trascina sul divano e mi fa sedere accanto a sé.
“Allora, vuoi dirmi che cosa ti prende oggi? Non riconosco più la mia Bella”
Alzo gli occhi verso di lui per la prima volta da quando mi trovata in cucina e trovo un grande sorriso ad accogliermi.
Ha detto la mia Bella?
“Sì Bella, non serve più nasconderlo, c’è qualcosa tra noi ed è anche molto forte e so che lo sentiamo entrambi”
Mi prende le mani tra le sue e ne accarezza il dorso.
“Ma ora voglio sapere cosa ti passa per la testa oggi, anche se è da ieri sera che sei strana. Vi ho sentite parlottare voi due” mi dice riferendosi ad Alice e me “Ma non sono affari miei e quindi non ho origliato e sì, non fare quella faccia ma non sono tonto, ho capito che è successo qualcosa anche se non me ne hai parlato” mi dice vedendo la mia faccia stupita.
Oh Edward, se tu sapessi quanto invece sono completamente affari tuoi.
“Allora, vuoi dirmi qualcosa oppure no? Tanto lo sai che prima o poi lo scopro” mi dice facendomi l’occhiolino.
E adesso che faccio?
Glielo dico o sto zitta?
In fondo non sono proprio affari miei, dovrei tacere.
“Bella per favore, mi fai preoccupare” insiste lui.
Posso dirgli una mezza verità, cercare di indorare la pillola senza fare riferimenti agli ospiti di stasera.
Sì farò così, neutrale, palla al centro.
“Ecco vedi, ehm.. forse Alice ed io abbiamo delle novità per te, riguardo la tua famiglia intendo.. ma non so se potrà farti piacere, se abbiamo fatto bene a…”
“Bella” mi chiama interrompendo le mie parole.
Aspetto una sfuriata che però non arriva, anche se la sua espressione non è certo di rabbia.
“S..sì?” provo a chiedere.
“Bella tu.. voi.. avete davvero cercato notizie su chi mi ha abbandonato?” mi domanda stringendo le mie mani.
Non so se ho fatto bene a dirglielo, è strano, si agita sul divano e sbatte le palpebre irrequieto.
“S..sì”
Resta in silenzio dopo il mio sì ma quel silenzio fa più rumore di una batteria.
Ho davvero paura di aver fatto una cazzata a dirglielo così ma non riuscivo più a starmene zitta.
Spero solo di non aver rovinato niente.
Ma a quanto pare non è così.
In uno slancio mi abbraccia, stritolandomi contro il suo petto.
“Avete davvero fatto questo per me, per uno sconosciuto, per.. per uno come me?”
Uno come me, uno sconosciuto?
“Da quando sei entrato in questa casa non sei più uno sconosciuto, perché usi questi termini per definirti?” gli domando ancora stretta nell’abbraccio.
“Non potrò mai ripagarvi abbastanza per tutto quello che mi avete dato, una vita non basterà ma intendo comunque
provarci” mi dice sciogliendo l’abbraccio.
“Edward ne abbiamo già parlato, non vogliamo niente in cambio, siamo felici se tu sei felice, ti basti sapere questo”
Ed è la verità.
“Beh allora permettimi almeno di dirti che è lo stesso per me per te: se tu sei felice lo sono anche io e renderti felice sarà la causa della mia vita”
E poi mi bacia.
Ed anche questa volta niente è lasciato al caso, con le sue mani che mi accarezzano il viso, le sue labbra si modellano alle mie e se non fosse perché ci manca il respiro, non ci saremmo interrotti.
Ora, fronte contro fronte, posso godermi questi pochi minuti con lui.
“Edward.. dovremo parlare, di questo” indico il bacio appena finito “e anche di altro. Spero che tu non ce l’avrai con me per quello che ho fatto a tua insaputa” gli dico non nascondendo la mia preoccupazione in merito.
Alla fine abbiamo agito alle sue spalle e anche se ora non sembra arrabbiato, quando scoprirà tutto non lo so se sarà ancora così.
Prende il mio viso tra le sue mani e a fior di labbra sussurra
“Non potrò mai avercela con te, mai e per nessun motivo” poi appoggia le labbra sulle mie.
Mi sento una ragazzina al primo bacio, con tanto di farfalle nello stomaco.
Pochi minuti dopo arrivano Alice e i suoi genitori.
Appena sua madre entra in casa, con lo sguardo va a cercare Edward.
Lui non se ne accorge e mentre io saluto Esme e Carlisle, Alice lo raggiunge in cucina.
“Ciao Edward, scusami se stasera c’è un po’ di confusione qui, ci tenevo a farti conoscere i miei genitori”
Sento le parole di Alice e vorrei sentire di più e quando escono dalla cucina, lo sguardo della madre di Alice si illumina all’improvviso.
Gli si avvicina e allunga una mano che risulta tremante.
“Tu devi essere Edward, piacere io sono Esme, la madre di Alice” si presenta lei, mentre Edward allunga la mano e la stringe nella sua, grande e calda.
“Sì, sono io. Piacere mio signora” risponde lui cordiale.
Si guardano per alcuni istanti, lei osserva quei profondi occhi azzurri e lui quel viso così dolce e materno.
“Bene vogliamo sederci, io ho fame” sbotta Alice per stemperare quel clima strano che si è creato.
Edward non sospetta niente e non sa che prima della fine della serata verrà a conoscenza di alcune cose.
La cena prosegue tranquilla, allietata dal vino e da Alice che tiene insieme questo gruppetto di persone solo apparentemente slegato.
Il marito di Esme, Carlisle, non parla molto.
Forse neanche ci voleva venire a questa cena, c’è solo per accontentare la moglie alla ricerca del figlio.
Quest’ uomo che è stato una vita all’ombra del grande amore della moglie, porta il peso dell’essere l’eterno secondo.
Esme d’altro canto, lancia lunghe occhiate ad un Edward che invece non ha occhi nient’altro che per la sottoscritta.
Ma è quando Alice porta in tavola il dessert ed il vino che fa l’annuncio che tanto attendevo con ansia
“Edward, abbiamo una cosa da dirti e speriamo che faccia felice te tanto quanto ha fatto felici noi”

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Capitolo 12
*** 12^capitolo ***


Ciao ragazze, vi chiedo immensamente scusa ma ieri sera questo capitolo mi è scappato e non ho fatto l’aggiornamento, per cui rimedio subito.
Vi avviso solo che per questa settimana tutti gli aggiornamenti saranno fatti probabilmente venerdi con un solo capitolo.
Scusate ancora. Un bacio e grazie come sempre.
 



 Bella
 


Alle parole di Alice, Edward volge lo sguardo su di me ed io come una ladra, lo sfuggo per evitarlo e lo sposto sulla mano appoggiata sul tavolo.
E’ una silenziosa domanda la sua ed io da codarda non ho voluto accettarla.
Un delicato tocco, inaspettato mi fa riportare lo sguardo su di lui e all’improvviso le altre persone sedute a questo tavolo scompaiono.
“Ha a che fare con ciò che mi dicevi prima?” mi domanda gentile, sorridendomi.
“Sì” rispondo incatenando gli occhi ai suoi e vergognandomi tremendamente per il mio precedente comportamento.
“Ok” dice solo.
Poi riporta l’attenzione su Alice che lo accoglie con un gran sorriso.
“Prima del tuo arrivo Bella mi ha accennato ad una cosa che avete fatto per me e voglio dirvi che in qualunque modo vada, vi ringrazio già da ora”
Esordisce con quelle parole e già il mio cuore perde un colpo.
Gli ho detto che forse abbiamo trovato chi lo ha messo al mondo e subito dopo lo ha abbandonato ma non gli ho detto che questa persona potrebbe essere molto più vicina di quanto pensa.
Abbiamo fatto tutto alle sue spalle e anche se mi sembra di aver capito che per lui ritrovare i suoi genitori sarebbe una gioia, non posso togliermi di dosso questo senso di colpevolezza.
“Oh non devi ringraziare Edward, per noi è bello poterti aiutare” pigola Alice quasi in adorazione verso di lui.
In risposta Edward le riserva un sorriso ed uno sguardo carico di gratitudine e di affetto.
Più passo del tempo insieme a lui e più mi domando come il destino sia stato così ingiusto nei suoi confronti, come un animo così gentile ed estraneo al rancore possa aver sofferto una delle più dolorose mancanze in una vita.
Lancio uno sguardo ad Alice che proprio ora sta aprendo la bottiglia di vino, facendo un sonoro boom.
C’è un’atmosfera leggera, felice e probabilmente solo io non sto avvertendo questa sensazione.
“Ora ci gustiamo la torta accompagnata da un bel bicchiere di vino e poi parleremo” sentenzia lei decidendo quando e in che modo la serata sarebbe proseguita.
 
La torta nel mio piatto è quasi intatta, in compenso mi sono presa due bicchieri di vino per cercare aiuto almeno in esso.
Alice non nasconde di certo le occhiate che mi lancia e anche se vorrebbe parlare, so che non dirà una parola.
Probabilmente attendo più io il momento fatidico, il momento in cui potremo gioire per aver almeno in parte restituito la vita a questo ragazzo che ora mi sta stringendo una mano tra le sue.
Il mio cuore spera con tutto sé stesso che sia davvero lui il nostro Edward.
 
“Bene Edward, dato che Bella ti ha già accennato a ciò che abbiamo fatto, posso proseguire col dirti che appunto abbiamo fatto delle ricerche, risalendo al luogo in cui sei nato e ricostruendo un po’ la tua vita, anche grazie ai tuoi racconti”
Edward ascolta Alice come rapito dalle sue parole e sicuramente impaziente di saperne di più.
“Mi dispiace dirti però che per ora abbiamo trovato solo notizie su chi potrebbe essere tua madre ma in ogni caso faremo altre ricerche, è sicuro”
“Io vi ringrazio tanto Alice, a te e a Bella sarò sempre grato per quello che avete fatto e fate per me e niente potrà mai ripagarvi abbastanza”
Un singhiozzo che non è mio e neanche di Alice, si libera nell’aria: è Esme.
La situazione inizia a farsi un po’ tesa e quando Alice tira un profondo respiro per poi riprende, capisco che siamo arrivati alla svolta della storia di Edward.
“Abbiamo scoperto che sei nato in un convento di suore fuori città; che sei passato per diverse famiglie affidatarie e che dall’ultima sei scappato tu; ciò che sappiamo in più sono gli aneddoti che tu stesso hai raccontato a Bella ma una cosa scritta nei documenti che solo tu puoi sapere, è un indizio molto importante, la chiave di tutto”
Edward guarda Alice curioso e poi le chiede
“Che cosa vorresti sapere, Alice?” domanda lui, portando tutta la sua attenzione su di lei.
“Ecco.. io.. hai una voglia a forma di cuore sulla scapola destra, Edward?” sputa fuori lei tutto d’un colpo.
Edward resta un attimo stranito dalla domanda, non capendo il motivo della domanda.
Poi però, inizia a slacciare la camicia
“Puoi controllare tu stessa se vuoi” dice facendo scivolare l’indumento giù dalla spalla e scoprendo quel pezzo di pelle che tanto ci interessa, quel pezzo di pelle sul quale svetta una perfetta voglia a forma di cuore.
Alice caccia un urlo di gioia, Esme inizia a piangere mentre io vorrei abbracciarlo e baciarlo per la felicità.
In tutta questa gioia, l’unica nota stonata è Carlisle che resta impassibile davanti a tanto euforismo.
Per un attimo mi perdo a pensare che la sua non è stata proprio una vita piena d’amore anzi, lui sarà sempre l’eterno secondo in amore con Esme.
Intendi questa Alice?“ le chiede lui sorridendo.
“Oh sì Edward, intendo proprio questa” risponde lei agitandosi, incapace di stare ferma per la gioia.
Poi, con un rapido movimento, imita il gesto di Edward e anche lei si scopre la scapola, quella sinistra per mostrargli la sua voglia praticamente identica.
“E’ uguale alla mia” esulta lei sotto lo sguardo stupito di Edward.
Ci mette un pò a collegare il tutto ma quando capisce, in un attimo Alice è stretta nell’abbraccio di Edward.
“Lo sentivo e poi l’ho capito davvero, non è un caso se sono finito in casa vostra ma è destino” borbotta lui ancora abbracciato ad Alice.
Lei singhiozza per la felicità, io cerco di togliere le lacrime da davanti gli occhi per vedere la bellissima scena che si sta svolgendo in questa stanza.
“Edward..” pigola Esme ad un tratto.
I due fratelli sciolgono l’abbraccio ed entrambi spostano l’attenzione sulla loro madre.
Non c’è bisogno di parole, non serve spiegare niente in quel momento fatto solo di abbracci e baci.
Edward si avvicina ed ora prende lei tra le sue braccia e non potrebbe esserci scena più bella di questa.
Non c’è spazio per il rancore, non c’è spazio per il dolore adesso, adesso l’unica cosa che conta è l’essersi ritrovati.
Verrà il tempo del chiarimento, delle domande e del risentimento se ne resterà lo spazio, ma ora l’unica cosa che si sente nell’aria è l’amore.
“Ciao mamma” borbotta Edward titubante.
Esme in risposta scoppia a piangere.
“Oh piccolo mio, ho aspettato una vita per sentirtelo dire e non c’è parola più bella di questa” pigola tra le lacrime.
Mi sento un po’ un’estranea in quel bellissimo quadretto, un po’ come Carlisle che come me sta guardando tutto come fosse uno spettatore seduto a teatro.
Ma è un momento tutto loro e non abbiamo nessun diritto di interferire.
All’abbraccio di loro due si unisce Alice che li circonda, godendosi quei primi attimi insieme.
E’ una scena bellissima ed io non potrei essere più felice di aver contribuito a mia insaputa, a renderla possibile.
Ma ora ho bisogno di prendere un po’ d’aria, quindi senza attirare attenzione mi alzo e vado in camera mia.
Apro la finestra e inspiro l’aria pungente di fine dicembre.
La neve là fuori ricopre tutto, rendendo il paesaggio fiabesco.
Ho sempre amato così tanto questo periodo dell’anno, gioioso e triste allo stesso tempo e quest’anno è tutto ancora più speciale.
 
Sussulto quando due braccia mi avvolgono da dietro e una voce dolce mi parla..
“Perché te ne sei andata via, volevo condividere questo momento anche con te perché anche tu hai contribuirlo a renderlo possibile” mi sussurra posando le sue labbra sulla mia guancia.
“Volevo lasciarvi un po’ da soli e poi avevo bisogno di un po’ d’aria”
Mi volto per guardarlo negli occhi, quelle pozze azzurre delle quali mi sono innamorata la prima volta che vi ho posato sopra lo sguardo.
“Mi dispiace di non averti detto niente Edward ma non eravamo sicure che fosse lei, non volevo darti una delusione, volevo..”
Ferma il flusso delle mie parole con un bacio, un bacio così carico e denso d’amore, forse tutto l’amore che sta sentendo lui ora è concentrato in questo bacio.
Ed io piango, anche se non dovrei ma le mie sono lacrime di felicità e sorrido, sorrido perché tutto sta andando come deve.
“Non dispiacerti per ciò che non devi, prova dispiacere solo se non provi e resti immobile davanti alle situazioni ma questo non accadrà mai, non saresti tu e anche se ti conosco da poco so che sei così” mi dice lui prendendomi il viso tra le mani.
Vorrei che il tempo si fermasse, cristallizzasse lì per sempre, in una bolla colma d’amore, il nostro amore, quello che proviamo l’uno per l’altra.
“Grazie per questo regalo di Natale un po’ in ritardo, è un bellissimo regalo e sommato a te è davvero speciale”
Assimilo le sue parole e mi sento così felice e grata per questo suo amore che non potrei volere di più.
“Domattina comunque andiamo in ospedale per fare alcuni esami, voglio la conferma definitiva e voglio che tu venga con noi.” mi dice guardandomi negli occhi.
Sostengo il suo sguardo e mi ci perdo, come ogni volta ma quando mi parla di nuovo, il mio cuore inizia a battere all’impazzata nel mio petto.
“Potrà sembrare avventato, giungere al momento sbagliato ma io non posso più nascondere ciò che alberga nel mio cuore già da tempo, ciò che gli fa fare gli straordinari, ciò che è scolpito dentro di esso..sei tu Bella e ci sei dal primo giorno, sei entrata in punta di piedi ma da lì non te ne sei più andata e non voglio che questo accada mai. Ti amo Bella e per me sarà così per sempre” mi confessa tutto in un attimo, lasciandomi stordita alle sue parole.
L’unica cosa che posso dirgli ora è la verità: che anche io lo amo da morire e voglio lui per sempre.
“Edward, se può sembrare avventato non m’importa, se arriva al momento sbagliato neanche, ma io so che il mio cuore è con te, batte per te e insieme al tuo e tutto quello che voglio sei tu per il resto dei miei anni. Quindi non hai scampo Edward, sei intrappolato nel mio cuore finchè la morte non ci separerà”
Sorride alle mie parole e mi stringe più forte nell’abbraccio, dove entrambi abbiamo ritrovato la nostra casa, dove entrambi costruiremo il nostro futuro e la nostra vita; poi unisce le nostre labbra ed un sorriso si dipinge sulle mie, un sorriso che per nessun motivo mi vorrò mai togliere di dosso.

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Capitolo 13
*** 13^capitolo ***


Buon venerdì ragazze, tutto bene?
In questo capitolo Esme ed Edward passeranno del tempo da soli e parleranno un po’.. vi lascio alla lettura.
Grazie a tutte voi che mi seguite sempre e un bacio.
 
 
 
Edward
 
“Edward caro, mi farebbe molto piacere se oggi tu venissi a trovarmi a casa, potremmo parlare e approfittare per conoscerci un po’”
Siamo appena usciti dall’ospedale e mia madre mi sta proponendo di passare del tempo insieme.
Abbiamo fatto una serie di esami e tra al massimo 2 giorni avremo i risultati, anche se in cuor mio so già che saranno positivi.
Abbiamo richiesto la procedura d’urgenza e dopo un po’ di insistenza fortunatamente ci hanno accontentati.
Alice, in attesa di una mia risposta affermativa, ha già iniziato a muoversi impaziente.
“Certo, verrò molto volentieri, se il mio capo me lo permette” dico sorridendo verso Bella e lasciandole un delicato bacio sulla guancia.
“Non devi neanche chiederlo Edward, puoi andare subito se lo desideri, il lavoro può aspettare. Inoltre pensavo di finire prima anche io oggi, mancano pochi giorni al 31 dicembre e devo ancora organizzare tutto per il cenone. Esme, ovviamente tu e Carlisle siete invitati, se non avete altri impegni” le domanda gentile il mio amore.
“Sai Bella, volevo proprio farvi lo stesso invito: perché non ci troviamo tutti a casa da noi, inviteremo pochi amici intimi e voi porterete chi vorrete. Siamo sempre così soli Carlisle ed io in quella grande casa e poi sarà l’occasione per stare insieme come una grande famiglia.”
 
Famiglia.
 
Ho così tanto desiderio di averne una tutta mia che in questo momento sarei disposto a fare di tutto.
Bella ci sta riflettendo su ed io egoisticamente sto pensando che magari aveva in mente di organizzare qualcosa solo per noi due, per stare un po’ con me.
Sì, io ho già di queste idee e la famiglia di cui parlo la vorrei proprio con lei.
Lei e dei bambini che scorrazzano allegri per casa, magari rincorrendo a piedi nudi un cane, con le mani sporche di cioccolata.
Ammetto che la mia fantasia sta galoppando ma questo per ora è il mio più grande desiderio e sarà quello che esprimerò alla mezzanotte del 31 dicembre.
Non avrei mai immaginato che la vita mi avrebbe regalato tanto e tutto in una volta, dopo avermi lasciato senza ogni singola cosa.
“Credo che sia un’ottima idea Esme però vorrei aiutarti, se per te va bene” le risponde Bella sorridendole.
“Ne sarei molto felice, sarà una festa bellissima ne sono certa, sarà l’inizio di una nuova vita per tutti” sentenzia mia madre con gli occhi lucidi.
 
Lascio Bella che raggiunge l’azienda mentre io, Alice e nostra madre ci rechiamo subito a casa.
 
Il vialetto che conduce all’abitazione è molto curato, abbellito da alcune alte piante e già dall’esterno la casa si presenta elegante e lussuosa.
Entrambe mi precedono e mi conducono per un giro panoramico delle stanze.
E’ una casa da ricchi, molto ben arredata e curata nei minimi particolari.
“Vieni Edward, ti va un thè in veranda?” mi propone mia madre guidandomi verso una grande portafinestra.
“Sì grazie, molto volentieri”
Mi rendo conto che non sto parlando molto e posso sembrare scortese ma tutte queste novità insieme mi hanno un po’ destabilizzato.
Non sono timido e generalmente non resto mai senza parole ma in questa occasione mi riesce difficile fare altrimenti.
“Vieni, sediamoci qui” mi invita lei; poi mi passa una coperta per il freddo, nel caso ne abbia necessità.
E’ premurosa, proprio come dovrebbe essere una madre e questo mi fa pensare al suo comportamento di tanti anni fa.
Non provo rancore né rabbia, solo mi concedo di essere triste, addolorato ed un po’ amareggiato per ciò che ho dovuto passare lontano da lei, perché lei mi ha abbandonato.
“Grazie” sussurro afferrando la coperta e appoggiandola sulle gambe.
La vista da lì è spettacolare: davanti a noi il giardino interno della villa sembra quello di un castello reale, con tanto di fontana al centro.
 
Alice arriva poco dopo con due tazze fumanti di tè e alcuni biscottini ma non resta lì con noi, si dilegua inventando di dover fare qualcosa in città che neanche ho ben capito.
Ci saluta entrambi con un bacio e dalla sua espressione è facile intuire che se ne va per lasciarci tranquilli a parlare e in fondo le sono grato per questo.
So bene perché Esme ha voluto questo incontro e so anche che sperava in un mio sì, per poter parlare un po’ da soli.
“Edward, io vorrei cominciare col chiederti perdono, anche se so che non vale niente, non vale tutta la sofferenza che hai provato in tutta la tua vita, in tutti i giorni in cui ti sei guardato attorno e non hai trovato la tua mamma e il tuo papà accanto.
Per tutte le volte che ti sei sentito solo e abbandonato e non avevi nessuno a cui confidare le tue paure e i dubbi sul tuo fututo. Ti chiedo perdono Edward e devi credermi, è stato tutto molto più grande anche di me”
Una lacrima le solca una guancia e non voglio che pianga, troppe lacrime sono state versate nelle nostre vite, d’ora in poi voglio che sul suo viso ci sia sempre il sorriso.
Allungo una mano e le asciugo quella calda perla che ancora si trova sul suo volto.
“Non devi piangere più e sappi che se anche gli esami fossero negativi, potrai sempre contare su di me, potrò sempre essere il tuo Edward se lo vorrai” le dico facendomi più in là sulla panchina e avvicinandomi a lei.
Mi prende le mani tra le sue e quel contatto mi fa capire che in qualunque caso tra noi c’è un legame.
“Grazie figliolo. Ora gustiamoci il te e dopo ti racconterò com’è iniziata la tua storia”
 
Inizia il racconto parlandomi di mio padre, di quanto lei ne fosse innamorata e lui di lei, nonostante la diversità sociale e di quanto erano felici quando avevano scoperto di aspettare un bambino.
“Eravamo felicissimi all’idea e anche se non eravamo sposati, avremmo provveduto a farlo presto. Ma la nostra gioia si è spenta il giorno in cui non ho più potuto tacere e ho dovuto dirlo ai miei genitori. Per loro questo era un disonore doppio, la gravidanza e per di più con un ragazzo di un ceto inferiore.”
Assimilo le parole di mia madre e già posso intendere la piega della mia storia.
“Mi hanno costretta a lasciare la città e a rifugiarmi in un convento dove avrei portato a termine la gravidanza. La scusa per tutti era lo studio fuori città.
Quando sei nato ti ho tenuto tra le mie braccia una volta sola, poi mi sei stato strappato e di te non ho più avuto notizie.
Ho perso i contatti con tuo padre il giorno che ho varcato le porte del convento e di lui non ho più saputo niente, come lui non sa di te.
Quando sono tornata a casa dopo il parto, venivo controllata a vista e sono caduta in un brutto periodo di depressione.
Mi hanno detto che lui aveva lasciato la città ma non ci ho mai creduto; credo invece che i miei genitori l’avessero minacciato se avesse anche solo osato avvicinarsi a me.
Tempo dopo mi hanno fatto conoscere Carlisle, non lo amavo ma l’ho dovuto sposare e solo con il tempo ho imparato ad apprezzarlo.
Quando poi è nata Alice, le cose sono andate migliorando ma il mio pensiero per te era sempre lì, al mattino quando mi alzavo e alla sera quando andavo a dormire. Carlisle, suo malgrado, era consapevole della mia situazione e l’ha sempre accettata ma io in tutta la mia vita ho amato tanto un solo uomo e quello era tuo padre.
Non so se è ancora vivo e dove si trova ma voglio provare a cercarlo, a costo di litigare con mio marito e di scoprire che in fondo anche lui si è rifatto una vita.
In ogni caso è giusto che sappia di te” conclude spazzando via l’ennesima lacrima dal suo viso.
La guardo e sul suo volto posso vedere tutta la sofferenza che ha provato nel vedersi strappare un figlio dalle braccia; sofferenza parallela alla mia che sono cresciuto senza genitori.
“Una cosa posso dirti Edward: hai gli occhi di tuo padre” aggiunge poco dopo.
Porta una mano al mio viso per lasciarvi una carezza e appena prima che l’allontani da me, la fermo appoggiandola alla mia guancia: quante volte avrei voluto una carezza del genere, quante volte mi è mancato il calore di una mano materna sul mio corpo di bambino ed ora che ne ho la possibilità non voglio più farne a meno.
“Porti con te tanta sofferenza ed io di certo non ne voglio aggiungere; non sono un giudice, non ne ho il diritto, siamo stati tutti vittime di qualcosa molto più grande di noi.
Non ho odio, né rabbia, né rancore verso di te perché tale è la tua sofferenza come lo è per me, l’unico sentimento che posso provare è la tristezza, l’amarezza di essere stato privato di te e di mio padre ma sono anche addolorato perché siamo stati trattati in questo modo, come se non ci meritassimo di vivere e amare liberamente.
Ora che ti ho trovata e qualunque sia il risultato degli esami, non ho intenzione di privarmi più del tuo amore e stai certa che mi troverai sempre accanto a te, qualunque sia la strada che prenderà la nostra vita”.
L’abbraccio stretta, mentre i nostri corpi sono scossi da singhiozzi e all’orecchio lei mi sussurra
“Benvenuto nella mia vita, figlio mio”
 

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Capitolo 14
*** 14^capitolo ***


SORPRESA!
Buon pomeriggio ragazze.
Avevo un capitolo pronto e ho deciso di farvi una sorpresa, aggiornando un giorno prima.
Vi annuncio che per questa storia siamo ormai arrivati alla fine.. credo che con due capitoli al massimo oltre a questo metterò il the end.
Intanto andiamo a scoprire se Edward è il nostro Edward o se è tutto frutto di una serie di coincidenze.
Voi su cosa scommettete?
Buona lettura e grazie a tutte.
Un bacio.
 
 
 
Bella
 
E’ la mattina del 31 dicembre quando dall’ospedale ci chiamano per i risultati degli esami.
Edward è tranquillo, ha ribadito più volte che qualsiasi sia l’esito non perderà i contatti con Esme ed Alice.
Io sono agitata, non per paura che sia stato tutto un gran bel sogno bensì per l’emozione che sarà nello scoprire che lui è proprio l’Edward figlio di Esme e fratello di Alice.
 
Siamo tutti qui riuniti, nella sala d’attesa dell’ospedale, ad attendere il dottore che ci chiamerà per i risultati.
La più tesa sono io, Esme ed Edward si scambiano dolci sguardi tenendosi per mano mentre Alice parlotta allegra con suo padre.
Sì, c’è anche Carlisle con noi, è giusto che sia qui in fondo sua moglie è la diretta interessata e come è giusto che sia, il suo posto è accanto a lei, sempre.
Lui, che nonostante sapesse di quell’amore e di quel figlio fin dal giorno del loro matrimonio, le è rimasto accanto senza lamentarsi ma soffrendo comunque per quella storia.
Non è sicuramente da giudicare se non partecipa così attivamente alla nostra gioia perché credo che comunque lui si sia sempre considerato l’eterno secondo, nonostante Esme in tutti i loro anni insieme, l’abbia sicuramente amato.
“I signori Brandon?” chiama l’infermiera leggendo da una cartellina e rivolgendo lo sguardo verso di noi.
“Sì, siamo noi” risponde Esme tradendo un po’ di emozione nella voce.
“Prego venite con me, il dottore vi aspetta nel suo studio”
Seguiamo la ragazza che ci conduce lungo un corridoio per poi aprirci una porta.
“Dottore, i signori Brandon”
“Entrate pure” ci invita poi, lasciandoci al cospetto del dottore.
Mi sento sempre più agitata, mi sudano le mani e quando il dottore allunga la sua per stringerla ad ognuno di noi, la sfrego prima sui miei pantaloni.
“Accomodatevi” ci invita lui, così
prendiamo posto sulle sedie di fronte alla sua scrivania e attendiamo che sia lui a parlare.
E’ un uomo di bell’aspetto, brizzolato, sulla cinquantina; deduco sia sposato dalla fede che porta all’anulare della mano sinistra.
“Allora” esordisce sicuro.
“Ho qui l’esito di tutti gli esami fatti al nostro ragazzone qui presente. E’ inutile che io ci giri intorno per cui signora” dice rivolgendosi ad Esme anche con lo sguardo
“Posso dirle che per il 99% Edward è suo figlio”
Segue un attimo di silenzio in cui tutti e 5 siamo impegnati a metabolizzare la bellissima notizia.
La prima a riprendersi è Alice che salta addosso ad Edward e lo strapazza di baci.
“Lo sapevo, lo sapevo” continua a ripetergli come a confermare la notizia.
Esme ha gli occhi pieni di lacrime e ben presto si aggiunge ai due fratelli, stringendoli in un unico grande abbraccio.
Perfino Carlisle non resta indifferente alla situazione e sul suo volto compare un sorriso.
Io me ne resto in disparte, anche se sono stata io a dare il via a tutto questo mi sento comunque un estranea, di troppo, per far parte del momento.
“Vi lascio una copia dei documenti così potrete conservarla. Sono contento per la vostra gioia e vi auguro una vita serena” ci dice lui accompagnandoci alla porta per congedarci.
“Grazie dottore e buona giornata” gli risponde Esme ancora abbracciata ad Edward.
Usciamo dall’ospedale e solo ora mi sembra di poter tornare a respirare.
Mi ritrovo a pensare che oggi è il 31 dicembre e domani darà il primo giorno di un nuovo anno, proprio quando anche noi stiamo vivendo un nuovo inizio.
Un brivido mi attraversa la schiena quando un braccio si stringe attorno alla mia vita: è Edward che si è avvicinato, senza che io me ne accorgessi.
“Ehi, sei stata silenziosa e in disparte, ti senti bene?” mi domanda premuroso.
“Sì, sì sto bene non preoccuparti”
“Bene allora vieni con me, voglio portarti in un posto” mi dice invitandomi a salire in auto.
“Ma.. non vuoi stare con tua madre, tua sorella..insomma hai appena saputo della tua famiglia e..” mi zittisce poggiando l’indice sulle mie labbra.
“Shh, quello che voglio è passare del tempo solo con te, adesso”
Mi porta a pranzo in un ristorante italiano e poi a passeggiare per le strade di New York.
E mi sembra di vivere in un sogno.
 
Torniamo a casa a pomeriggio inoltrato e subito ci prepariamo per la serata a casa di Esme e Carlisle.
 
Per questa occasione ho comprato un vestito lungo, di colore nero, con una profonda scollatura che mi lascia scoperta una buona parte di schiena.
Edward non l’ha ancora visto ma sono certa che quando accadrà gli verrà un colpo di sicuro.
Indosso la pellicciotta dello stesso colore e scendo ad aspettare Edward.
Alice è rimasta con sua madre per aiutarla negli ultimi dettagli per la festa.
Mi sto dando un’ultima occhiata allo specchio in sala quando alle mie spalle vedo comparire Edward.
“Sei meravigliosa ma questa sera ancora di più” mi sussurra ad un orecchio.
Mi volto sorridente, per poterlo guardare meglio e anche lui è davvero elegante.
Indossa un completo anch’esso di colore nero, con camicia bianca profilata in nero e la cravatta.
A lato dei pantaloni, in tutta lunghezza, una banda di raso ad impreziosirli.
“Anche tu non sei male, Edward”
Mi schiocca un veloce bacio sulle labbra e poi usciamo per dirigerci alla festa.
 
Casa Brandon è illuminata a giorno da una miriade di lucine.
Esme quest’anno si è superata perché quando varchiamo la soglia di casa, anche io sono stupita per come ha decorato il salone.
“Wow” mi lascio scappare camminando tra gli ospiti che già sono presenti.
“Bella, Edward finalmente siete arrivati” ci saluta Esme baciandoci e abbracciandoci.
“Ciao Esme, dov’è Alice?” le domando sciogliendo l’abbraccio.
“Oh tesoro, lo sai com’è fatta, sarà da qualche parte a rimproverare il personale, è più forte di lei!” borbotta mettendo una mano di fronte alla bocca per nascondere una risata per niente contenuta.
E’ felice, raggiante ed io sono contenta di aver contribuito a questa sua gioia.
“Vado a cercarla prima che esageri” mi allontano ma non prima di essermi tolta la pelliccia ed aver dato un casto bacio ad Edward.
Non ha ancora notato lo scollo del mio vestito ma fra poco quando mi volterò, gli prenderà un colpo di sicuro.
Sorrido soddisfatta e mi giro per allontanarmi ma non faccio in tempo a compiere due passi che una mano mi afferra un polso e sento la mia schiena sbattere contro il suo petto.
“Bella, dove credi di andare conciata in questo modo?”
Colpito e affondato.
Lo sento deglutire e il mio sorriso si fa più ampio.
“Mi chiedevo quanto ci avresti messo ad accorgertene” borbotto soddisfatta.
“Vai da Alice e fatti dare qualcosa con cui cambiarti”
“No”
“Come sarebbe -no-?”
“No, non intendo cambiarmi ed ora devo andare, scusami”
Sguscio via dalla sua presa, gustandomi l’espressione stupita del suo volto.
Trovo Alice con un bicchiere di vino in mano e mi rendo conto che anche io ho bisogno di bere.
“Ehi Alice, ciao che fai?”
Si volta a guardarmi e subito si apre in un sorriso.
“Oh Bella che bello vederti” borbotta prendendo un altro sorso di vino.
“Alice non credi dovresti andarci piano con il vino? Fra poco dobbiamo andare a tavola ma tu sembri già a metà festa” le dico cercando di usare un tono di rimprovero, ma con lei non mi riesce quasi mai.
“Sì in effetti hai ragione, basta va, prendiamo posto in salone”
 
La cena inizia dopo un breve discorso di Esme che saluta e ringrazia tutti per la loro presenza.
Non accenna ad Edward, vuole tenerselo per sé e non caricare l’attenzione di tutti sulle sue spalle, mettendolo poi in imbarazzo.
I commensali parlano allegramente tra loro, si conoscono quasi tutti essendo amici di lunga data dei coniugi Brandon e in un batter d’occhio arriviamo al dolce.
Tra poco più di mezz’ora saremo nell’anno nuovo e tutto ciò che voglio è cominciarlo tra le braccia di Edward.
 
“Tre, due, unooo BUON ANNOOO!” gridiamo tutti insieme in un tripudio di coriandoli, urla e botti di bottiglie.
“Buon anno amore mio” mi sussurra Edward stringendomi stretta tra le sue braccia.
“Buon anno a te, amore” gli rispondo.
“Sai dove ci troviamo proprio adesso?” mi chiede lui.
Lo guardo stranita non capendo a cosa si riferisce..
Ma che domanda mi fa?
“Ma.. non capisco Edward, che intendi?”
“Dove siamo, guarda un po’ su” mi indica con un dito sopra le nostre teste.
Alzo lo sguardo seguendo il suo invito e noto un ramoscello di vischio che pende sopra le nostre teste.
Adesso capisco a cosa si riferiva..
“Dovremmo baciarci” borbotta lui iniziando ad avvicinarsi al mio viso.
“Sì, dovremmo baciarci” gli rispondo io mentre lui si avvicina ancora.
“Sì, dovremmo proprio farlo” ribatte ancora lui, senza togliere lo sguardo dalle mie labbra.
E poi annulla le distanze tra di noi, dando vita all’ennesimo bacio d’amore, ma il primo di quest’anno, che già dal primo giorno si preannuncia ricco di felicità e cambiamenti.

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Capitolo 15
*** 15^capitolo ***


Buon lunedì ragazze.
Vi chiedo scusa per il ritardo ma questa volta i capitoli di questa storia e delle altre due, proprio non ne volevano sapere di essere scritti.
Entro la giornata li avrete comunque tutti e tre.
Dunque, qui abbiamo un piccolo salto temporale, siamo al giorno di San Valentino.. un giorno importante per tutti gli innamorati e in particolar modo per i nostri Edward e Bella.
Curiose di sapere che cosa accadrà?
Correte a leggere.. un bacio a tutte e grazie come sempre.
 
 
Edward
14 febbraio
 
In queste ultime settimane la mia vita è cambiata radicalmente: sono passato dal vivere per strada all’avere una famiglia in così poco tempo e poi ho trovato il mio amore.
Sono stato trascinato in un vortice di emozioni che ancora adesso mi lasciano scosso perché mai mi sarei aspettato che tutto cambiasse e così in fretta, poi.
La scoperta che Esme è mia madre, ritrovarla dopo tanti anni senza aver mai potuto conoscerla, mi ha riempito il cuore di felicità.
Non le porto rancore, in tutte le nostre chiacchierate in cui ci siamo chiariti e raccontati dei nostri rispettivi passati, ho spiegato anche a lei come mi sento e come mi sono sentito nel crescere senza figure di riferimento ma le ho anche detto che da ora in poi non l’avrei più lasciata.
Scoprire di avere anche una sorella ha aggiunto altra felicità, un tassello in più alla mia vita.
 
Qualche giorno dopo l’inizio dell’anno, mamma mi ha confidato la sua intenzione di voler cercare mio padre.
All’inizio mi è sembrata un’idea un po’ avventata, voglio dire, dopo tutti questi anni in cui lei si è rifatta una vita e così potrebbe aver fatto lui, la possibilità di ritrovarlo potrebbe essere un evento un po’ impegnativo un po’ per tutti, Carlisle compreso.
Mamma però mi ha assicurato che gli ha parlato e anche lui stranamente si è rivelato d’accordo sulla sua decisione.
Con tutto questo sono davvero felice ma manca ancora qualcosa a completare il meraviglioso quadro della mia vita e credo che ormai è giunto il momento di prendermi anche lei.
Sorrido al pensiero di ciò che farò stasera e mi infilo la giacca per andare a lavoro; mentre esco dalla mia ormai vecchia camera, trovo Bella ad aspettarmi.
“Possiamo andare, sono pronta” mi dice avviandosi prima di me.
E’ bellissima fasciata in quel completo gessato che lascia poco all’immaginazione delle sue forme.
E’ passato più di un mese dalla festa di capodanno, a casa di mia madre e se possibile, in questo tempo ci siamo innamorati ancora di più.
Più di un mese dalla nostra prima volta, nella notte più significativa dell’anno, in cui il passato lascia il posto al futuro, noi l’abbiamo passata fondendoci in un unico amore; una prima volta che resterà impressa nella mia mente e nel mio cuore per il resto della mia vita.
Mi chiedo spesso se le cose tra noi siano state un po’ affrettate, dettate dal nostro bisogno di avere qualcuno accanto, qualcuno che riempisse quel posto nei nostri cuori, io per lei e lei per me.
Ma la risposta è sempre no.
Ci siamo avvicinati subito, scoprendo di essere indispensabili l’uno per l’altra e da lì niente ha più potuto fermare ciò che nasceva in noi, giorno dopo giorno.
Alice aveva già capito tutto, inutile dire quanto fosse felice per noi quando ha saputo che stavamo insieme; ma la reazione più emozionante l’ha avuta mamma ma non quando le abbiamo detto che eravamo una coppia bensì qualche giorno fa, quando le ho chiesto di accompagnarmi per comprare un anello a Bella.
Ha iniziato a piangere e anche se so che erano lacrime di gioia, mi ha comunque intristito un po’, ripensando a tutte le lacrime che aveva versato per me.
E così oggi andremo in gioielleria a scegliere l’anello.
 
La mattinata a lavoro passa veloce; Bella è soddisfatta di me e nonostante James sia tornato in azienda, lei ha insistito perché io lo affiancassi comunque.
Per il momento ho deciso di accontentarla e restare perché in fondo mi piace il clima di questo posto, giovane, dinamico e i colleghi sono molto simpatici ma vorrei cercare un altro lavoro, iniziare a cavarmela da solo per non dipendere sempre da Bella.
So già che quando gliene parlerò, lei non ne sarà molto contenta e farà di tutto per farmi cambiare idea.
 
“Amore, andiamo a mangiare qualcosa? Sai, poi ho quell’ impegno con mamma e non vorrei fare tardi” le dico cercando di essere il più possibile dispiaciuto perché la lascio da sola in ufficio.. ma lei non sa che cosa ho in mente e che mi serve del tempo per preparare tutto.
“Oh amore, ti dispiace se vai da solo, anzi vai pure adesso da tua madre tanto qui per oggi abbiamo finito; io mangerò qualcosa al volo dal distributore, voglio finire questi progetti prima di sera, così poi possiamo uscire a cena tranquilli”
Si alza dalla sua sedia e si avvicina per darmi una serie di baci che subito alzano la temperatura della stanza.
“Bella..”
La ragazza sa bene come colpire il mio autocontrollo e ai baci aggiunge dei piccoli morsi.
Contraccambio, cercando di mantenere però un po’ di contegno.
“Ti aspetto a casa per la nostra cena..non fare tardi” mi dice con un sorriso malizioso.
Cerco di riprendermi prima di uscire da lì, per evitare occhiate dai colleghi ma quando la saluto posandole un casto bacio sulla guancia, mi colpisce una natica con una mano, azzerando ogni mio sforzo.
“Spero di poter apprezzarle un po’ meglio stasera, mi mancano e mi manchi tu” sorride maliziosa, di nuovo.
Raccolgo le mie forze per evitare di dare spettacolo qui e con la voce roca per il momento vissuto, le rispondo dicendole
“Fatti trovare pronta per le 20. Ed ora è meglio che me ne vada sul serio”
Esco di lì senza aspettare una sua risposta che non avrei avuto comunque perché troppo occupata a ridere di me.
Streghetta, stasera ti farò vedere io se riderai ancora.
 
Siamo in gioielleria e da 10 minuti sono incantato davanti alla vetrina: vorrei comprarle tutto ma per stasera devo limitarmi a scegliere un anello.
Quando il gioielliere mi mostra l’espositore con gli anelli, uno in particolare mi colpisce subito e capisco di aver già deciso.
“Quello” dico indicando il primo anello in alto a destra.
“Vedo che ha già deciso e che ha anche buon gusto. Potrei fargliene vedere altri ma non insisto, d'altronde il primo che colpisce è sempre quello giusto”
“Sono più che convinto” rispondo sorridente.
E’ stupendo: oro bianco con un diamante al centro, contornato poi da tanti piccoli brillantini, come a formare un fiore.
Spero le piacerà.
“Non preoccuparti, le piacerà sicuramente”
Come se leggesse la mia mente, mia madre risponde al mio pensiero, tranquillizzandomi almeno in parte.
“Grazie mamma, è bello che tu sia qui” le dico abbracciandola.
“Anche per me tesoro, anche per me e vederti così felice è un’ulteriore gioia per me. Bella è una ragazza speciale e per voi non potevo desiderare niente di meglio” mi scocca un bacio sulla guancia, sotto gli occhi sorridenti del gioielliere.
 
Mi faccio confezionare un bel pacchetto regalo, in una scatolina di velluto rosso a forma di cuore.
Le scriverò anche un bigliettino che comprerò appena uscito da lì e lo aggiungerò al tutto.
Una volta fuori, il mio telefono suona per l’arrivo di un messaggio: è Alice, mi avvisa che la seconda parte del regalo è già a casa, in camera nostra.
Le mando un messaggio vocale per ringraziarla e le dico che le farò sapere presto com’è andata.
Non torno a casa mia ma mi fermo da mia madre, voglio andare a prendere la mia principessa come se fossi il suo principe.
Mi preparo e poi mi reco dal mio amore per dare il via a questa serata speciale.
 
Bella
 
Ho appuntamento con Edward alle 20 e se non mi sbrigo non riuscirò a prepararmi in tempo.
Entro in casa e mi fiondo sotto la doccia, senza guardarmi in giro.
Non ho neanche pensato a cosa indossare stasera e mentre il getto caldo mi accarezza la schiena, mi maledico per non averlo fatto.
“Accidenti Bella, sempre all’ultimo momento”
Esco dalla doccia avvolta nell’accappatoio e vado in camera ma appena prima di aprire l’armadio, il mio sguardo si posa sul letto.
Due scatole bianche, con un grande fiocco sopra, una piccola e una un po’ più grande sono appoggiate in fondo ad esso.
Un biglietto con la scritta
Per Bella
è appoggiato sulla scatola più grande.
Mi tremano le mani per l’emozione e la curiosità mentre sciolgo il primo fiocco.
Alzo il coperchio e spostando la carta bianca, ai miei occhi compare un vestito blu.
Mi porto le mani alla bocca per lo stupore ed estraggo il vestito per poterlo vedere meglio.
E’ lungo e dalle forme sinuose, di un blu intenso ed ha una spalla sola.
Lo scollo a cuore gli conferisce un’aria romantica e il morbido velluto con cui è confezionato l’abito, lo rende davvero meraviglioso.
Afferro il bigliettino, anche se non serve per sapere chi me lo manda.
Indossami
è il semplice contenuto del biglietto.
Apro anche l’altra scatola dove all’interno trovo un paio di scarpe e una pochette in tinta con il vestito.
Non so per quanto tempo resto imbambolata davanti a quei regali ma so che devo darmi una regolata e vestirmi se non voglio fare tardi.
Scelgo l’intimo, mi trucco con cura con un trucco leggero e per i capelli scelgo una cosa semplice, raccogliendoli appena e lasciando qualche ciocca ricadere sulle spalle.
Infilo il vestito, le scarpe e il giacchino e dopo una rapida occhiata allo specchio, vado in salotto ad aspettare Edward.
Sono soddisfatta del risultato e quando con un sorriso osservo la mia immagine riflessa nel vetro, il campanello mi avvisa che il mio cavaliere è arrivato.
Apro la porta senza aspettare e ciò che trovo dietro di essa mi fa perdere un battito.
“Sei una favola” mi dice ancora prima di salutarmi.
“Anche tu non sei niente male” e dire così è davvero riduttivo.
Indossa un completo blu come il mio che gli fascia quel corpo perfetto che si ritrova e un cappotto scuro a completare il tutto.
“Ciao amore” mi dice avvicinandosi per baciarmi.
“Ciao amore” rispondo facendogli eco.
“Vogliamo andare, altrimenti faremo tardi” mi invita lui allungando la mano per afferrare la mia.
 
In auto ridiamo e parliamo ma non mi rivela dove stiamo andando.
Quando arriviamo al ristorante e mi guardo attorno cercando di capire che posto è, mi sembra che ci sia qualcosa di strano.
Il parcheggio è deserto, nonostante l’interno del ristorante sia completamente illuminato.
“Vieni entriamo” mi dice lui aprendomi la portiera.
Persa in quei pensieri non mi ero neanche accorta che lui era già sceso dall’auto ed ora mi tendeva una mano.
 
L’interno del ristorante è molto elegante e accogliente.
Un cameriere ci accompagna subito al nostro tavolo e poi si avvia verso quella che credo sia la cucina.
“Ti piace?” mi domanda afferrando la mia mano.
“Molto, è meraviglioso, solo..” tutto questo mi sembra sempre più strano.
“Solo..?” mi domanda lui aiutandomi a togliere il giacchino.
“Non lo so, è sabato sera e ci siamo solo noi, è completamente vuoto” gli dico guardandomi attorno.
In quel momento mi accorgo di un piccolo complesso, posizionato in un angolo, che come richiamato dal mio sguardo inizia a suonare una dolce melodia.
E allora capisco.
“Edward, non avrai per caso prenotato questo posto tutto per noi?” lo guardo mentre gli porgo quella domanda e sul suo volto compare un gran sorriso.
“Potrei averlo fatto”
Lo guardo sbarrando gli occhi.
“Ma tu sei pazzo?” gli dico saltandogli con le braccia al collo.
“Sì è vero, ma sono pazzo di te” mi risponde dandomi un bacio in fronte.
“Vieni, sediamoci, inizio ad avere un po’ fame e poi la sorpresa deve continuare” mi dice facendomi l’occhiolino.
Non so cosa abbia ancora in serbo per me stasera ma so che sarà una serata speciale, come quella di capodanno, in cui siamo diventati una cosa sola.
 
La cena è stata fantastica, tutto squisito, accompagnato da del buon vino e dalla musica dolce dei musicisti.
“Spero che ti sia piaciuta la serata fino ad ora perché c’è un’ultima sorpresa per te, amore mio”
Non posso dire di non essere curiosa ma altrettanto un po’ in ansia per questa sorpresa.
“E’ stato tutto meraviglioso, tu sei meraviglioso e ti do il permesso per quest’ultima sorpresa che hai per me” gli dico allungando la mia mano sul tavolo per afferrare la sua.
“Non te ne pentirai” mi dice.
Si alza dal suo posto e si mette accanto a me.
Mi osserva con sguardo innamorato ed io non posso fare a meno di contraccambiare.
Sono perdutamente innamorata di quest’uomo e per lui farei di tutto.
“Sai Bella, *non credevo di poter essere di nuovo felice ma dopo che sei apparsa nella mia vita, mi sono reso conto che non importa quello che si è vissuto, è importante non perdere la speranza.
In un momento inaspettato, può rivelarsi solo un sogno.
Stare insieme è il mio e il tuo destino.
Sei il mio destino*, Bella”
E mentre estrae una scatolina rossa dalla tasca della giacca, si inginocchia davanti a me.
Ho capito cosa sta accadendo e le mie mani hanno già iniziato a tremare.
Apre la scatolina e mi chiede
“Isabella Swan, vorresti farmi l’immenso onore di diventare la mia compagna per la vita, vuoi sposarmi?”
Non aspetto neanche un attimo che sono tra le sue braccia, lo ricopro di baci e nella foga finiamo stesi sul pavimento e scoppiamo a ridere.
“Che matti che siamo” borbotto senza smettere di baciarlo.
“Lo prendo come un sì”
“Sì, sì, sì e ancora sì” gli dico abbracciandolo stretto.
Afferra la mia mano per mettermi al dito quel bellissimo anello, che sancisce non l’inizio del nostro amore ma il completamento di un sogno, il completamento del nostro destino.
 
p.s.: Le frasi all’interno dell’asterisco sono prese da una serie tv. Mi sono piaciute e credo che siano molto adatte a questa storia.

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Capitolo 16
*** 16^ capitolo ***


Ciao ragazze.
E’ stato un anno difficile quello appena concluso, un anno che ci ha tolto tanto ma che credo ci abbia lasciato qualcosa in cambio.
Il mio augurio a voi per il 2021 è la serenità ed io spero di contribuire riprendendo ad aggiornare tutte le storie lasciate in sospeso.
Dopo tutto questo tempo finalmente sono riuscita a riprendere in mano questa storia.
Ricomincio da qui oggi, cercando di darle una degna fine; una storia iniziata e buttata giù senza pensarla troppo, dettata solo dal cuore.
So che vi è piaciuta e so che a molte dispiacerà non avere più aggiornamenti ma se volete potrò scrivere alcuni capitoli extra.. se avete delle richieste particolari chiedete pure.
Ora vi lascio al capitolo finale e spero che anche questo vi piaccia come vi sono piaciuti tutti gli altri.
Buona lettura, un bacio e grazie per la vostra pazienza.
 
 
 
 
Bella
 
“Sorellina, sei davvero stupenda” mi dice mio fratello abbracciandomi.
 
E’ il giorno del mio matrimonio e sono agitatissima.
Mi sono svegliata all’alba e sono stata subito investita dal tornado Alice, visibilmente più emozionata di me.
Sono passati 6 mesi dalla proposta di matrimonio di Edward ed oggi finalmente potremo coronare il nostro sogno d’amore.
Ho preparato due sorprese per lui e sono certa che entrambe gli riempiranno il cuore di gioia.
“Ehi principessa, sei quasi pronta e devo dire che sei davvero bellissima” mi dice la mia migliore amica nonché futura cognata, scoccandomi un bacio sulla guancia ma stando attenta a non rovinarmi il trucco appena fatto.
“Grazie Alice, davvero” le sorrido cercando di trattenere le lacrime che provano a guadagnarsi una via d’uscita.
Non voglio piangere, non ora, ma il pensiero che in uno dei giorni più felici per una donna, io debba festeggiarlo senza i miei genitori, mi fa tremare il cuore dalla tristezza.
Alice si accorge subito del mio malumore e si affretta a confortarmi.
“Oggi è un giorno di gioia, non permettere che i brutti pensieri lo rovinino.
I tuoi genitori sono sempre con te e non vorrebbero vederti triste proprio oggi” mi dice stringendomi a sè.
So che ha ragione perciò le sorrido, ringraziandola silenziosamente.
“Ora vado a prepararmi anche io. Fra poco arriva mia madre, così non resterai sola. Ci vediamo più tardi”
Mi lascia lì, portandosi dietro anche Jacob, commosso come non lo vedevo da tempo;
mi lascia lì, sommersa dalle emozioni di questo giorno, dall’amore per Edward e per ciò che ho preparato per lui.
 
Guardo la mia immagine riflessa nel grande specchio e mi accarezzo il vestito, soffermandomi sull’arricciatura sul ventre.
Un sorriso appare sul mio volto e quando la porta si apre, rivelandomi una Esme elegantissima, la saluto invitandola ad entrare. L’abbraccio forte, ringraziando Dio di poter avere accanto almeno lei.
“Sei bellissima, tesoro. Sono così felice per voi” sussurra, accarezzandomi dolcemente i capelli.
“Grazie Esme, anche tu stai davvero bene, sei elegantissima”
 
Indossa un vestito lillà con scarpe e accessori abbinati, i capelli raccolti in un morbido chignon.
Anche lei è visibilmente emozionata, credo che mai avrebbe potuto immaginare di poter vivere questo giorno, rassegnata all’idea di aver perso suo figlio per sempre.
 
“E’ tutto pronto per la sorpresa di Edward?” mi domanda sottovoce e con fare circospetto, come se nella stanza ci fosse qualcun altro a origliare.
Vorrei riderle perché il suo modo di fare è davvero buffo ma evito per non metterla a disagio.
“Certo, tutto come previsto”
In realtà questa è la sorpresa che sua madre, Alice ed io abbiamo progettato insieme per lui; poi io ho preparato un mio personale altro regalo per il mio amore.
Sorrido e di nuovo le mie dita si posano su quell’arricciatura del vestito.
Nessuno sa di questo regalo ma sono certa che tutti ne saranno prima stupiti e poi immensamente felici.
 
Quando alcuni minuti dopo Alice torna da noi, ci avvisa che è ora di scendere.
 
Abbiamo deciso di sposarci nella villa di sua madre e ho lasciato carta bianca ad Alice per l’allestimento e l’organizzazione di tutto, fatta eccezione  per il colore guida del ricevimento: caldamente richiesto il bianco, con alcune note di rosa.
 
Ed ora che sto per varcare la soglia di casa e raggiungere il giardino dove si terrà il ricevimento, le mie gambe sembrano di gelatina.
Jacob, al mio fianco, mi sorregge, notando un mio lieve cedimento.
L’agitazione per ciò che sto per vivere sommata a ciò che i miei occhi stanno vedendo, mi crea decisamente qualche problema.
 
“Bella, ti senti bene?” mi chiede Jacob avvicinandosi per guardarmi in viso.
“Sì, sì tutto bene, solo un po’ di emozione. Proseguiamo.”
Lo rassicuro, raddrizzando il corpo più di quanto già non fosse.
 
Mi hanno tenuta allo scuro di tutto, senza poter neanche minimamente sbirciare ed ora sono davvero impaziente ed emozionata di scoprire tutto.
Ma sono ancora più impaziente ed emozionata di vedere Edward di fronte a me che mi aspetta sorridente.
La sua prima sorpresa è arrivata, lo so perché Alice ha acceso le lucine appese tra gli alberi del giardino, segnale che agli occhi di tutti poteva sembrare insignificante ma per noi due no.
Stringo il bouquet nella mano libera, passandovi attorno le dita come per paura di farlo cadere, di perderlo ma la mia è solo pura agitazione da .
Poco prima di svoltare l’angolo della casa e trovarci così nel vivo del ricevimento, George, il maggiordomo di casa, ci avvisa della presenza di Edward senior.
 
Alle sue parole il mio cuore perde un battito, agitata e al tempo stesso felice per questo incontro.
 
Quando i miei occhi si posano sulla sua figura, è come se stessi guardando il mio Edward.
La somiglianza è molta e al sentire la sua voce per la prima volta, è come se lo conoscessi da tempo.
 
“Buongiorno e congratulazioni” mi dice abbozzando un sorriso.
 
E’ visibilmente imbarazzato ed emozionato, come del resto lo siamo tutti, ma per lui è tutto amplificato.
 
“Buongiorno a lei. Sono molto felice che sia riuscito a venire, anche se mi dispiace doverla incontrare e salutare in questo modo, ma so che avremo tempo per parlare e conoscerci” gli rispondo, stringendo la mano che prontamente mi porge.
“Ne sarei davvero lieto”.
Fa una pausa ma so che vuole aggiungere altro e infatti..
“Lui.. lui non sa niente di questa mia comparsa?” chiede tentennante.
“No, non ne è a conoscenza, è una sorpresa. D'altronde non eravamo certi di trovarla e perciò abbiamo preferito non creare false speranze. Ma ora che lei è qui, sarà felicissimo di conoscerla, non deve temere”
Lo rassicuro e lui sembra tranquillizzarsi.
Lo invito a posizionarsi dietro Jacob e me, così da restare semi-nascosto, per poi mostrarsi una volta giunti davanti ad Edward.
 
Mai nessun percorso mi fu più greve ed allo stesso tempo gioioso.
Sento il peso del mio impegno d’amore per la vita con Edward, della sorpresa di suo padre, della mia di sorpresa ma quando finalmente la marcia nuziale scandisce le prime note e i miei occhi trovano Edward, ogni pesantezza, ogni paura, ogni dubbio sparisce, volatilizzata, dissolta nel nulla.
Non esiste più niente, non c’è più nessuno intorno, nessun invitato, nessun problema, nemmeno Jacob che si scusa per avermi pestato l’orlo del vestito.
Ogni suono è ovattato, lontano ma l’unica cosa, la più importante è quella che mi aspetta a pochi passi e che ora mi sta sorridendo innamorata.
E il suo sorriso cambia nel momento in cui scorge l’uomo alle mie spalle.
E’ come se capisse, senza sapere, di chi si tratta perché i suoi occhi si velano di lacrime.
Non so se Edward senior ha avuto la stessa sua reazione ma so che voglio mettermi un attimo da parte, voglio che prima di prendermi come sua sposa, possa finalmente incontrarlo e vivere questo giorno con la consapevolezza di avere accanto non solo sua madre ma anche suo padre.
E come pensavo, non c’è bisogno di presentazioni, Edward ha immediatamente riconosciuto in lui suo padre.
Un attimo dopo si perdono in un abbraccio, stupendo spettacolo per tutti noi fermi ad osservarli.
Edward non piange anche se so che vorrebbe, anche se i suoi occhi sono lucidi e gonfi di lacrime; suo padre invece non riesce a contenersi e tra una stretta di braccia, una parola sussurrata, il suo viso si riga di quelle calde perle.
Ed è lui stesso a sciogliere l’abbraccio per riportare il figlio da me, rassicurandolo sul fatto che in futuro avrebbero passato molto tempo insieme.
 
Quando Edward riporta lo sguardo su di me, il suo viso è raggiante ed io non posso esserne che felice.
Mi prende le mani tra le sue e si avvicina per sussurrarmi qualcosa all’orecchio
“Ti amavo già da impazzire ma scopro che ogni minuto che passa il mio cuore è colmo di te”
Poi mi lascia un delicato bacio su una guancia, proprio quando la musica si dissolve nell’aria.
 
E quando il celebrante pronuncia quelle fatidiche parole
-Vi dichiaro marito e moglie-
le labbra di Edward sono sulle mie, in un bacio atteso dall’inizio della cerimonia.
Si scosta leggermente dal mio viso solo per portare i suoi occhi nei miei e bisbigliare
“Ti amo immensamente Isabella Cullen, sei il mio nuovo inizio”.
Gli sorrido felice mentre una mano sale ad accarezzargli il viso.
“Anche io Edward, molto”
Siamo sospesi in una bolla d’amore e felicità che purtroppo esplode a causa di Alice.
Alice, che da quando ha scoperto l’esistenza di un fratello, è cambiata radicalmente.
La vecchia Alice è stata spazzata via da questa nuova che a dirla tutta non è poi così male.
Una Alice più aperta verso gli altri, meno bacchettona e formale, che non guarda solo alle apparenze e che sa divertirsi facendo anche cose un po’ sceme come quella che sta facendo adesso…
inondarci di petali di rose mentre altri tre ragazzi, forse tre suoi amici, stanno stappando finte bottiglie di Champagne piene di coriandoli per buttarceli addosso.
Adoravo già la vecchia Alice ma questa, se possibile, mi piace ancora di più e adoro la sua risata cristallina che in questo momento si sta librando nell’aria.
 
Passiamo la mezz’ora successiva ad abbracciare e baciare gli invitati: in molti si congratulano con noi pur non sapendo chi siano e quando, poco prima di sederci ai tavoli mi guardo attorno in cerca di mia suocera, la scorgo poco lontano accanto al padre di Edward.
Anche loro hanno bisogno di parlare, è giusto che sia così e quando mi volto verso Edward per andare a pranzo, lo trovo a guardare nella mia stessa direzione.
Gli accarezzo un braccio per riportarlo a me e lui subito mi guarda.
“Hanno bisogno anche loro di parlare, nonostante tutto, hanno sofferto per decisioni dettate da altri ed ora forse possono cercare di spiegarsi e raccontarsi un po’ della vita lontani da loro”.
Non mi risponde ma so che la pensa come me, si limita a prendermi per mano e a trascinarmi al nostro tavolo.
 
La festa continua in allegria, la musica risuona nell’aria.
Non ho mangiato molto, complice il fatto che gli sposi non riescono mai a mangiare e complice il fatto che non mi sento molto bene.
So di dover resistere fino alla fine della cerimonia ma non avevo previsto che andasse così.
Anche Edward se ne accorge, proprio mentre mi sto alzando per andare a prendere il suo secondo regalo.
“Amore stai bene? Sei così pallida”
Mi accarezza una guancia con fare delicato, posandomi un bacio in fronte.
“Tutto bene Edward sono solo un po’ stanca” cerco di rassicurarlo nel migliore dei modi e lui sembra crederci.
“Vado un attimo al bagno, torno subito” gli dico abbozzando un sorriso.
“Vengo con te”
No assolutamente, così mi rovina la sorpresa.
“No resta qui, non possiamo lasciare gli ospiti da soli” provo a giocarmi questa carta per convincerlo.
“Ma Bella, non credo che..”
Non lo lascio finire.
“Davvero Edward sto bene, cercherò Alice e mi farò accompagnare” provo così e forse mi lascerà andare.
Nessuno sa di questo regalo e nonostante so che mi sentirò in imbarazzo a darglielo davanti a tutti, voglio che sia così.
Si convince e mi lascia andare.
 
Non vado da Alice ma subito mi avvio, sgattaiolando, nella stanza dove mi sono preparata e dove ho nascosto il mio regalo.
Ho cercato di impacchettarlo nel miglior modo possibile e anche se il risultato non è dei migliori sono certa che avrà comunque l’effetto che spero.
Lo afferro e rapida torno in giardino, impaziente di consegnarlo ad Edward.
I piedi mi dolgono a causa delle scarpe che ho portato fino a qualche ora fa e nonostante Alice mi abbia, seppur controvoglia, dato un paio di ballerine, li sento pulsare per il gonfiore.
Quando finalmente raggiungo la festa, trovo Edward intento a parlare con suo padre.
D’istinto blocco i miei passi per osservarli: sono felice di aver contribuito al loro ritrovo e non posso evitare di sorridere a quella scena.
“Sono bellissimi, vero?” sento dire alle mie spalle.
Non serve voltarmi per vedere che ha parlato, riconosco la voce di Esme, emozionata come me per i nostri due Edward.
“Sì, è proprio così” le rispondo e mi volto verso di lei.
Mi scruta in viso e poi i suoi occhi cadono sul pacco che ho in mano, curiosi.
“E’ un regalo per Edward, anche se credo che sarà un regalo un po’ per tutti” le dico, anticipando ogni sua possibile domanda.
So di essere enigmatica con questa frase ma per ora non voglio dare troppi indizi.
Lei, per tutta risposta mi osserva nuovamente, ancora più incuriosita e le sue parole mi sorprendono.
“E’ da qualche giorno che ti osservo Bella e c’è qualcosa di diverso in te. Poi oggi sei davvero raggiante e qualcosa mi fa pensare che non sia solo perché è il giorno del tuo matrimonio..”
Lascia volutamente la frase in sospeso ed io come lei abbiamo capito a cosa ognuna di noi si riferisce.
Esme ha capito quale sarà il mio vero regalo per Edward.
Accenna un sorriso e mi bacia una guancia prima di allontanarsi e prendere posto accanto ad Alice.
Sa che fra poco ci sarà una sorpresa e vuole godersela appieno.
 
Riprendo tentennante il mio cammino verso il mio sposo, emozionata per ciò che sto per fare.
“Amore, eccoti qui, ma dov’eri finita? Ci aspettano per la torta e poi per scartare alcuni regali”
Mi viene incontro e mi bacia delicatamente sulle labbra, afferrando la mano libera dal pacchetto.
“Oh oh ma qui c’è un regalo.. è per me?” mi domanda con sguardo da furbetto.
“Sì, anche se il vero regalo non sarebbe questo..” gli rispondo lasciandolo nel dubbio.
Non gli lascio il tempo di ribattere, incalzandolo.
“Dai, andiamo a tagliare la torta e a fare il brindisi e poi ti prometto che potrai aprirlo”
 
Due fette di torta e un piccolo sorso di vino dopo, al quale non mi sono sottratta per non destare sospetti, Edward ha finalmente tra le mani il suo regalo.
“Forza aprilo” lo incito sorridendogli.
Sono più impaziente di lui e quando finalmente strappa la carta, si ritrova tra le mani un aquilone rosso, con sopra incise le nostre iniziali.
Il suo sguardo si fa vacuo per quello che sembra un attimo ma nel momento in cui rialza il viso e punta i suoi occhi nei miei, mi accorgo che ha capito.
E il ricordo di quel giorno ci invade.
 
Il giorno in cui mi aveva parlato della sua vita e di quello che aveva passato per restare vivo, dei suoi desideri, dei suoi sogni, della vita che avrebbe voluto e della famiglia che avrebbe voluto costruirsi.
E cosa avrebbe voluto fare se avesse avuto dei figli..
far volare un aquilone rosso con sopra incise le nostre iniziali.
 
I miei occhi si riempiono di lacrime quando in un sussurro mi chiede
“C’è una parte di me dentro di te?”
Annuisco, incapace di proferire parola, mentre lui si alza e mi trascina in un abbraccio, iniziando a farmi volteggiare.
“E’ il più bel regalo che tu potessi farmi” mi dice guardandomi negli occhi.
 
Attorno a noi, gli invitati ci osservano incuriositi e in attesa ma ben presto, anche senza una vera spiegazione, capiscono cosa sta accadendo ed iniziano a congratularsi con noi.
 
Quando Edward mi riporta con i piedi per terra, sono costretta ad appoggiarmi a lui per non cadere.
Non perde tempo e porta le sue mani sul mio grembo.
“Oh Bella, non potrei essere più felice di così. Mi hai reso un uomo, un marito e un padre in un istante solo e non mi basterà una vita per adorarti per questo” mi dice afferrandomi il viso tra le mani.
“E’ così che succede quando si ama, quando si condivide una vita. Come due strade che si uniscono, due fiumi confluiscono in uno solo dando vita a qualcosa di magico.
E’ la nostra storia, perché è così che succede nelle favole e questa Edward è la nostra favola”.
 
 
 
Note finali
Non metto la parola fine a questa storia perché non escludo un extra in futuro ma ci tengo comunque a dirvi che sono arrivata fin qui come avevo previsto.
Probabilmente non ho dato risposta ad alcune vostre domande e ho sorvolato su alcuni dettagli ma l’ho fatto per dare spazio ai nostri due piccioncini.
In ogni caso posso rimediare in futuro e so che voi ne sarete felici.
Vi ringrazio per averla seguita e per averla apprezzata e vi comunico che andrò comunque a riprendere anche le altre storie lasciate in sospeso.
Un bacio grande a tutte e buona befana!!!
 

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