Resta con me

di inulena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 (Parte 1) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 (Parte 2) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Extra ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Scendo dalla macchina. In mano il mio zaino e i pochi libri che non sono entrati nelle varie scatole.
"andiamo" guardo mia madre che con le maniche alzate apre lo sportello del bagagliaio.
"abbiamo un sacco di cose da fare oggi!". Sbuffo per l'ennesima volta.
"ricordarmi perché siamo venute qua?". Il suo volto compare da dietro lo sportello.
Mia madre, Giulia, è sempre stata una donna attraente, o almeno lo è per me. Una coda dietro alla testa, un viso ovale, una piccola bocca e due grandi occhi nascosti dietro un paio di occhiali. Sono felice che qui con me ci sia lei. So che è da sfigati dirlo, ma mia madre è la mia migliore amica.
"perché tuo padre ha bisogno della sua famiglia" mi risponde in modo ovvio.
"come io adesso ho bisogno che tu vada ad aprimi la porta di casa" continua mettendomi davanti alla faccia un paio di chiavi.
Alzo gli occhi al cielo afferrando le chiavi e mi incammino verso la mia nuova casa. È molto più grande di quella precedente, non so se sia una cosa positiva. Metto la chiave nella toppa e girandola la porta si apre. Non entro subito ma mi sporgo leggermente e guardo l'ingresso...niente di che. Vengo spintonata da mia madre che in grande fretta appoggia per terra la prima scatola.
"bhe... è una casa" dice alzandosi e togliendosi dagli occhi alcune ciocche di capelli. La guardo male.
"wow mamma, non ti sfugge niente".
Non so se si è capito ma non sono esattamente felice di essermi trasferita. Abbiamo dovuto seguire mio padre e il suo lavoro. Sono felice di potergli star vicino però avevo una vita e non è stato il massimo lasciarla.
"ti stai lamentando... come sempre, vuol dire che stai bene" la guardo male. Detto ciò riprende a portare gli scatoloni in casa. Sbuffo sonoramente entrando finalmente nella mia nuova dimora.
"bhe... eccoci qua". Mi manca già casa. Prima abitavo in Italia, in un piccolo paese vicino a Firenze. Non era tanto, ma era quello di cui avevo bisogno. Non credo di essere portata per le grandi città o per la massa di persone, credo di essere piu un tipo da... da paesino, ecco. Appoggio per terra le poche cose che ho in mano iniziando cosi ad aiutare mia madre con i vari scatoloni.
Tutta la mattina passa a trasportare oggetti o metterli in ordine sugli scaffali. Non faccio caso all'orario che abbiamo già superato mezzogiorno.
"entro domani dovrebbero arrivare anche tutti i mobili" mia madre mi sorride per poi abbracciarmi.
"lo so che per te è dura, ma questa è la scelta giusta per tutti". Ricambio l'abbraccio. Alla fine sarebbe stato peggio stare senza la mia famiglia. Mio padre lavora nel campo automobilistico, vende automobili antiche nel mercato dei collezionisti. In poco tempo la sua attività si è allargata e cosi ha dovuto seguire la domanda del mercato fino ad approdare in Canada, dove sembra che tutti vogliano acquistare questo tipo di macchine. Evviva! Canada... già. Mio padre è stato lontano per ben 2 anni, lo vedevo di rado e mia madre ci stava male, per questo non ho potuto dire niente quando mi hanno annunciato che ci saremo trasferiti. Era veramente orrendo vedere mia madre triste per la lontananza di mio padre e alla fine... anche a me mancava.
"grazie di non aver detto niente". Gli occhi di mia madre risplendono.
"non c'è di che" dico alzando le spalle e staccandomi da lei.
"vedrai che qui ti farai tanti nuovi amici. Il Canada poi è molto bello, molte foreste, cascate... sciroppo d'acero... Il profumo della natura!". Sorrido all'idea di mia madre in mezzo alla natura. Non saprebbe nemmeno come entrare in un bosco. Mia madre è molto urbana... se cosi si può dire. Lei vive in citta, punto. Lei adora la città, punto. Infatti guardando la sua faccia si può benissimo vedere il disgusto mentre sfoglia un libro sul Canada che abbiamo comprato in aeroporto.
"maledizione nemmeno un singolo pezzo di cemento in queste foto... vabbe ci faremo andare bene le foglie". Scoppio a ridere. Adoro mia madre.
"e foglie siano".
La città che abbiamo scelto è molto simile a quella di prima, un piccolo centro vicino ad una grande metropoli, una via di mezzo tra quello che serve a mio padre e quello che vorrebbe mia madre. Mio padre è una persona molto distinta, molto chiara, sa sempre quello che vuole e sa sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato. Mio padre non consiglia, sentenzia e anche se questo a volte può dar fastidio, per me è solo un modo per capire al meglio cosa la persona davanti a me vuole. Chiarezza... ci vuole chiarezza nella vita, e mio padre è molto chiaro, sia in ciò che vuole, sia in quello che fa. Non credo di aver superato ancora la fase del "mio padre è un supereroe", e credo che sarà molto difficile che la superi. Sono sempre stata innamorata di mio padre, quando ho qualcosa che non va lui mi abbraccia. Più di una volta è capitato che mi stringesse forte mentre piangevo, per una qualsiasi cosa che mi mettesse paura o ansia. Insomma... credo di essere messa bene per quanto riguarda il settore famiglia, per questo eccomi qui in Canada... non per me, ma per loro. Dovrebbe essere questo, in fondo, l'amore, no?
Il mio stomaco comincia a brontolare.
"hai fame?" mia madre mi sorride. Un secondo dopo anche il suo stomaco fa uno strano verso.
"si hai fame... adesso guardo se riesco a trovare qualcosa negli scatoloni". In tutta furia comincia a guarda per trovare qualcosa che sia commestibile.
"hai detto che i mobili arriveranno stasera?"
"no, domani" la sua voce è ovattata perché ha, letteralmente, la testa dentro ad uno scatolone.
"tua padre farà arrivare tutte le sue cose dall'altra casa, cosi ci saranno un po' di mobili e non sembrerà tutto cosi spe... trovato!" alza in aria un barattolo di fagioli.
"fagioli" dico guardandola male
"fagioli" mi risponde seria.
"mamma non possiamo mangiare solo fagioli"
"ti faranno crescere bene, vedrai" dice tutta contenta.
"mamma non ho intenzione di mangiare fagioli e poi... dov'è papa?".
"aveva del lavoro, lo vedrai stasera". Sbuffo. Siamo venute per lui e guarda... lui non si va nemmeno vedere.
"vado a vedere se riesco a trovare un supermercato" dico prendendo il giubbotto e il telefono cercando di impostare il navigatore. Mentre lo imposto però mi viene in mente una cosa
"mamma ma qui ce l'avranno la coop?". Sento una piccola risata dall'altra stanza.
"amore mio non credo che la coop sia ultracontinentale" urlo internamente... un mondo senza la coop. Faccio per uscire prima che mia madre mi richiami
"Ah Livia ecco i soldi... sta attenta ok?". Annuisco sorridendo
"cercherò di non insultare nessuno in Italiano" dico prima di uscire.
Ok niente coop... supermercato generico sia. Mi metto le cuffie avviando il navigatore. Si, mi chiamo Livia, mia madre si chiama Giulia, mio padre Antonio, mia nonna Ottavia e mio nonno Massimo. In famiglia abbiamo la fissa per i nomi romani. Entrambi i miei nonni materni sono due appassionati di storia, in particolare mia nonna è un'archeologa e mio nonno è un professore universitario di Storia medievale. Molte volte da piccola passavo il tempo con loro ed è inevitabile che mi sia appassionata anch'io alla storia. A molti non piace, io la trovo molto istruttiva e semplice, alla fine tutto si ripete, la vita è un ciclo. In più è molto curioso vedere come la gente se la cavasse con niente, rispetto alle macchine robotiche che abbiamo adesso. Si insomma, mi piace la storia e a quanto pare anche alla mia famiglia. Mamma è diventata una scrittrice per questa passione, cominciando la sua carriera proprio con un romanzo storico, l'ho letto tutto di un fiato. Può essere che sembri di parte, ma mia madre è veramente brava.
La voce metallica del navigatore mi indica di girare a destra
"girare a destra" ripeto meccanicamente... adoro prendere in giro la vocina del navigatore. Attorno a me tante persone camminano. La cittadina non sembra grande ed è interamente contornata dal bosco. Penso già alle urla di mia madre quando si accorgerà della presenza di tante piante attorno a lei. In Italia non eravamo immerse in un bosco come questo. Gli alberi sono alti e possenti, dall'aspetto quasi secolare, le cortecce sono di un forte color marrone, nonostante lo smog che le dovrebbero rendere nere. Strano. Il navigatore mi indica che sono finalmente arrivata a destinazione. Un piccolo supermercato mi si para davanti. Non è la coop. Sospiro. Ti prego Dio fa arrivare la coop anche qua, infondo la Coop sei tu. Rido. Ok, basta. Non posso sembrare strana il primo giorno che sono qua.
Prendo un piccolo cestino vicino all'entrata e mi avvio per i vari scaffali. Cerco di trovare le cose che conosco. Non credo che sia il momento di provare delle cose nuove. Con un po' di fortuna riesco a trovare della pasta e anche un condimento, anche se in barattolo. Dopo aver preso altre due o tre cose essenziali mi fermo nella corsia delle caramelle. Io vado matta per quelle alla coca-cola. Mentre guardo lo scaffale alla ricerca delle mie preferite vengo spintonata in avanti. Il mio equilibrio non è proprio affidabile, quindi cado addosso allo scaffale il quale fa uno strano verso ma non cade, anche se molte caramelle sono finite a terra. Ma porca... mi giro infuriata e in un italiano molto arrabbiato grido
"ma che diavolo fai?". Davanti a me ci sono tre ragazzi che mi guardano straniti. Dietro di loro un altro ragazzo che sembra disinteressato. Mi continuano a guardare tra l'incuriosito e il divertito, e solo dopo mi rendo conto che non hanno capito una sola parola. Sbuffo buttando gli occhi al cielo. Certo di non dargli più importanza. Comincio a raccogliere le varie caramelle che sono sparse a terra. Un paio di mani entrano nella mia visuale. Uno dei tre ragazzi mi aiuta riponendo le varie confezioni sui ripiani. Mi sorride, cerco di ricambiare anche se sono sicura che sia uscita una smorfia. Non sono molto brava a mentire.
"scusa non volevamo". Annuisco. Lo guardo... è a maniche corte. Si rende conto che fuori è quasi sotto zero? Al solo pensiero rabbrividisco. Mi manchi Italia! Io ho una felpa, una maglia a maniche lunghe e un'altra maglia sotto. Sono imbottita e invece questo qui sembra appena uscito da Baywatch.
Vede che lo guardo male e si allontana leggermente.
"ho detto che mi dispiace" dice in modo più lento. Ah! Crede che io non abbia capito.
"avevo capito la prima volta" dico in un inglese molto ostentato. I suoi occhi verdi risplendono.
"Erik andiamo". Uno delle compagnia lo richiama. Lui mi sorride ancora, per poi andare verso i suoi amici. Diciamo che il primo contatto con la popolazione non è stato molto convincente. Ok... non so parlare molto bene l'inglese, però mi sono fatta una buona esperienza nell'ascolto, grazie al milione di serie tv che mi sono vista. Non parlo, ma cavolo, capisco! Prendo due pacchetti di caramelle alla coca cola, sono nervosa, in più ho fame. Al diavolo! Mi avvio alla cassa, mettendomi in coda e cercando di fare la lista mentale delle cose che dovevo prendere. Mentre sto pagando incontro gli occhi di un ragazzo, lo stesso che se ne stava in disparte prima. I suoi occhi sono neri. Sono costretta a distogliere lo sguardo. Che cavolo vuole questo adesso? Faccio un passo in avanti dato che la fila si muove e ributto di nuovo lo sguardo verso di lui che ancora mi sta fissando. Mi sono rotta cavolo. Lo fisso anch'io alzando un sopracciglio. Lui assottiglia gli occhi per poi andarsene. AH AH AH Livia 1 Mr. Maniche corte 0. Palla al centro, si gioca.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"emozionata per oggi? Sai dov'è la scuola? Forse è meglio se ti portiamo noi eh?". È mattina è mia madre non fa altro che riempirmi di domande. Io adesso vorrei solo essere ancora sul cuscino.
"Giulia lasciala stare" la brontola mio padre. Gli sorrido. Ormai è una settimana che siamo qui e tranne i mobili che adesso adornano casa, niente è cambiato. Ho passato molto tempo in casa, non sono uscita molto nonostante le continue insistenze di mia madre. Devo dire che l'ho presa peggio di quanto pensassi.
Le poche gioie sono state le telefonate con i miei amici in Italia. Spero di rimanere in contatto con tutti loro. Non sono una che ha tanti amici ma credo che sia meglio cosi, quando hai tanti amici intorno non riesci mai veramente a legare con nessuno. Ho provato ad essere la ragazza contornata da persona, amica di tutti, ma mi sono accorta che alla fine non riuscivo a stringere nessun legame con nessuno di loro. Adesso cerco avere buoni amici, anche se pochi e scelti, e di essere gentile con tutti... su questa ultima parte ci sto ancora lavorando. Mio padre è impegnato a controllare alcune macchine sul tablet.
"oggi sarà il suo primo giorno di scuola" mia madre quasi saltella da quanto è felice.
"e non ti pare strano che tu sia più emozionata di me?" le chiedo alzando un sopracciglio. Mio padre inzuppa il biscotto nel latte, ma siccome è troppo attento sul dispositivo, la parte di sotto finisce per inumidirsi troppo e cadere dentro la tazza. Appena vede che il biscotto è caduto mi guarda
"è terribile questa cosa qua"
"adesso la tua giornata andrà sempre peggio". Mi sorride.
"sta attenta ragazzina" mi dice dandomi una piccola spinta.
"potrei peggiorare drasticamente la tua situazione"
"in che sen...". Non finisco nemmeno la frase che mio padre si alza e si mette accanto a mia madre.
"Effettivamente non hai tutti i torti cara, è il suo primo giorno in un posto che non conosce." mio padre sa essere cosi teatrale.
"dobbiamo assolutamente accompagnarla a scuola" dice soddisfatta mia madre.
"ma che dici in classe" ribatte mio padre.
"caro forse dovremmo parlare direttamente con il direttore". Co.. Co.. Cosa sta succedendo? Notando la mia faccia inebetita, scoppiano a ridere.
"sai ragazzina siamo stati giovani anche noi""sarebbe un suicidio sociale accompagnarti in classe". Detto ciò ognuno ritorna a fare quello che stava facendo, mio padre a leggere e mia madre a togliere le cose in eccesso sul tavolo. Rimango invredula. C'è da dire che la mattina non riesco a capire niente di quello che succede, sono molto lenta nei ragionamenti. Sospiro, alzando le spalle. Sono fatti cosi... che ci vuoi fare? 

Finito di fare colazione prendo lo zaino. Ci saranno gli armadietti? Mi metto le scarpe con una lentezza disumana. A me piace la scuola, anche se sembra una prigione agli occhi di tanti, per me è un luogo dove poter vedere tutti i giorni i miei amici, bhe lo era. Mantenere rapporti non è facile se non c'è una quotidianità, le persone dimenticano molto facilmente. Ho perso molte amicizie e ho rischiato di perderne altre, molto care, perché non ero attenta a mantenere rapporti. Non è facile stare con gli altri. Siccome non sono una persona che riesce a stare bene con tutti, sono molto preoccupata per questo primo giorno di scuola. Ho paura di restare sola. Sospiro. Spero di non entrare in un film americano, l'unico esempio di scuola straniera che ho... anche se qui siamo in Canada.
"stendili e divertiti" mio padre mi lascia un bacio sulla testa.
"buon primo giorno di scuola amore". Il sorriso di mia madre mi rilassa, anche se so che varcata la soglia di casa l'ansia mi pervaderà di nuovo.  È una gioia immensa vivere in un costante stadio d'ansia... seeee... sospiro.
"fanculo" sussurro. Esco di casa e cerco di orientarmi al meglio in questa cavolo di cittadina per trovare la scuola. Non dovrebbe essere tanto distante da dove abito. 15 minuti dopo sono davanti allo stabilimento. Non è tanto diversa da quella che immaginavo... credo che ci sia in ogni paese un prototipo di scuola. Quello canadese sembra molto simile a quello americano. Una grande scuola con campo atletico annesso, un'edificio il triplo di quello che avevo in Italia. Oddio... mi dovrò iscrivere ad un cavolo di club dopo scuola? Ansia... non sono brava a fare niente che non sia mangiare e guardare la televisione lamentandomi del comportamento dei personaggi. in più dopo la scuola di torna a casa! Perfetto sarò quella strana.
Con questi pensieri mi dirigo verso l'entrata. Non sembra che qualcuno mi noti, il che mi fa tirare un sospiro di sollievo. Primo giorno, prima regola...nessun casino. Rincuorata dal fatto di essere invisibile mi dirigo verso quella che penso che sia l'entrata. Ci sono un sacco di ragazzi e sembra che si conoscano tutti. Ovvio qui c'è il cambio di classi, in molti seguono corsi diversi. Questo significa che non avrò la mia classe e cosa peggiore non avrò il mio compagno di banco. Sorrido al pensiero di tutti i disegni sul banco che facevo alla mia compagna di banco in Italia, Sofia.
Una ragazza molto tranquilla e pacata, mai arrabbiata, dai grandi occhi e dal profumo di buono. Io chiacchieravo tutto il tempo, lei non parlava affatto, ma con il tempo ci siamo affezionate l'una all'altra. Mentre penso a Sofia e alla sua bravura nel disegnare personaggi dei manga, mi si para davanti una ragazza dai grandi occhiali e dai capelli a caschetto. Cerco di evitarla ma lei mi si para di nuovo davanti. Sospiro. La guardo e lei di risposta svia lo sguardo
"ciao" le dico in italiano, dimenticandomi che non sono a casa mia. Lei infatti mi guarda incuriosita e poi eccitata.
"lo sapevo che eri tu la nuova arrivata" mi dice sorridendo.
"il preside mi aveva avvertito che sarebbe arrivata una nuova ragazza straniera" wow il preside... mai visto il preside nella mia vecchia scuola, tranne per quella volta che venne a sgridarci perché avevano fatto arrivare una pizza con pizza runner direttamente a scuola... oh, avevamo fame!
"benvenuta nella nostra scuola" continua a sorridermi e sinceramente mi fa sentire un po' meglio.
"grazie" rispondo in modo molto imbarazzato.
"io faccio parte del comitato d'accoglienza, quindi per oggi sarò la tua ombra e ti mostrerò tutto la scuola" la sua parlata è molto veloce e cerco di starle dietro.
"perfetto" rispondo annuendo. Cominciamo a camminare e noto che è una chiacchierona... meno male.
"quello è il laboratorio di Scienze" mi dice indicandomi una semplice porta... non riuscirò mai a ritrovarla.
"quello invece è l'auditorium e... avrai sicuramente un corso nella stanza di letteratura straniera". Sicuramente. Continuiamo a camminare. Ci sono un sacco di persone per i corridoi, alcune mi guardano. Oddio no... dov'è il mio superpotere dell'invisibilità?
"questo è il tuo armadietto. Ti insegno ad aprirlo" alzo un sopracciglio.
"so come aprire un armadietto..." sai quante escape Room ho fatto... tze. Non che sia uscita da molte...
"oh non volevo offenderti" mi dice facendo un passo indietro.
"nessuna offesa. Tanto non credo di utilizzarlo". Dico guardo male il pezzo di metallo grigio.
"ah giusto... voi non li utilizzate" le sorrido. Alla fine non sembra male.
"comunque la combinazione la trovi sullo stesso foglio che ti indica l'ordine dei corsi" aspetta, foglio? Quale foglio? Vedendo la mia espressione lei mi guarda male.
"perché sei già passata in segreteria a ritirare il foglio delle lezioni vero?".
"certo è stato il primo pensiero da quanto sono entrata" dico alzando gli occhi al cielo. Lei mi guarda storto, cazzo... devo smetterla di parlare in italiano.
"ehm no" 
"allora dobbiamo andare subito, tra poco le lezioni inizieranno". Comincia a correre e cerco di starle dietro, non è facile scansare tutte queste persone. Si ferma davanti ad una porta rossa e quando la raggiungo la apre.
"buongiorno Signora Mills" una donna dall'aspetto di mezza età sorride alla ragazza, che mi rendo conto adesso non mi ha ancora detto come si chiama.
"Salve Charlotte"
"questa è la ragazza nuova e ancora non ha l'orario delle lezioni".
"come di chiami?" mi dice sorridendomi.
"Livia, Livia Minelli" rispondo imbarazzata. Mentre la donna cerca il mio orario mi giro verso la ragazza.
"allora ti chiami Charlotte" lei mi sorride.
"scusami parlo talmente tanto che alcune volte mi dimentico di dire tutto".
"piacere Charlotte Havans" mi tende la mano e la stringo sorridendo.
"Livia Minelli" "Livia... bel nome" sospiro.
"nella mia famiglia sembra che tutti siano fissati con i nomi dell'antica Roma"
"per me è una cosa molto carina". Le sorrido. Forse... e dico forse... può restarmi simpatica.
"ecco a te" la donna mi porge un foglio con sopra una tabella.
"ecco a te e benvenuta"
"grazie" le rispondo. Charlotte si accosta e guarda il foglio.
"alla prima ora hai storia, perfetto no?"
"credo di si" dico. Storia alla prima ora, gioco in casa.
"andiamo". La campanella suona e gli studenti si affrettano ad entrare nelle varie classi.
"ci vediamo alla quarta ora... ho visto che hai scienze. Ti aspetto fuori dall'aula cosi andiamo a pranzo insieme e ti faccio vedere la scuola".
"ohh grazie" le dico abbracciandola... oggi non starò solo come immaginavo. Lei mi scosta e mi guarda imbarazzata.
"cavolo... allora è vero che voi italiani amate il contatto fisico". Dopo ciò mi saluta e se ne va. In che senso? L'ho abbracciata... oddio ho sbagliato. Sospiro.

 Entro in classe e trovo già alcune persone sedute. Molte altre stanno entrando. Cerco di andarmi a sedere nella fila nel mezzo accanto alla finestra... perché il miglior posto non è infondo e ne in cima, ma nel mezzo. Sorriso soddisfatta di aver preso il posto e aspetto che entrino anche gli altri. Percepisco che alcuni sguardi sono posati su di me. Logico, queste persone devono conoscersi da una vita, un volto nuovo deve essere facilmente riconoscibile. Sospiro. Cavolo!
"Ehy" mi giro verso il ragazzo che si è appena seduto accanto a me. Mi sembra di riconoscerlo.
"sono il ragazzo del supermercato" mi dice indicandosi. Ripasso mentalmente quello che ho fatto durante la settimana. Ah... lo stronzo che mi ha spinta. Lo guardo male.
"si" dico solamente. Lui mi fa un sorriso.
"scusa ancora per l'altra volta" mi dice. Alzo le spalle.
"non ti preoccupare". Mi porge una mano.
"piacere mi chiamo Erik" mi giro e gli stringo la mano
"Livia" è un ragazzo dai tratti ordinari, l'unica cosa che stupisce è il colore vivido dei suoi occhi, un bel marrone caldo, quasi nocciola. Ha veramente degli occhi stupendi. Noto che anche oggi porta la cavolo di maglia a maniche corte.
"ma non ti fa freddo?" gli chiedo incuriosita. Lui sorride.
"ci sono abituato al contrario di te a quanto pare" dice indicando la mia felpa... e dire che oggi mi sono vestita più leggera del solito.
"In Italia non ci sono queste temperature" ribatto sistemandomi meglio la felpa.
"non ci sono mai stato quindi non saprei". Mi scappa un sorriso.
"io credo che sia il posto più bello del mondo" ribatto. Credo di essere molto patriota. Adoro l'Italia, il clima, il cibo e perfino le persone. Anche se riconosco che ci sono un sacco di problemi non sarei mai voluta nascere in nessun altro posto.
"spero che anche qua tu riesca a trovarti a tuo agio" mi risponde. Gli sorrido.
"ohhh mi hai sorrido. Visto? Non ci vuole tanto". Se aveva acquistato un punto l'ha subito perso. Mentre chiacchieriamo entra una ragazza che punta subito gli occhi su di noi. Mi lancia uno sguardo di fuoco e si dirige verso Erik.
"buongiorno Amore" dice baciandolo mentre mi guarda. Mi volto da un'altra parte sorridendo. Non sopporto le ragazze che si comportano in questo modo, mi sembrano dei cani che fanno pipì sull'albero per marcare il territorio. Erik l'allontana.
"Ciao Allison". Allison, ovvio, nome da stronza. In tutti i film ci sono delle ragazze stronze e hanno su per giù tutte gli stessi nomi: Allison, Kristen, Cassidy... tutti nomi da stronza insomma. Allison ha anche l'aspetto da una che riuscirebbe a romperti i coglioni anche dopo una sessione di massaggi alla spa. Capelli lunghi biondi, labbra carnose e due occhi blu. Una barbie.
"lei è Livia, si è appena trasferita qua". Allison non mi degna di uno sguardo.
"dopo Brutus e gli altri vanno al lago. Volevo andarci anch'io e magari portare qualche birra..." non seguo più il discorso e mi concentro sul professore che è appena entrato. La lezione comincia e per fortuna non c'è il rituale di presentazione della ragazza nuova alla classe. Primo giorno, zero problemi. La lezione passa velocemente, il professore parla delle civiltà pre-colombiane, cosa che non ho mai fatto in Italia, il che risulta molto interessante. Questa lezione piacerebbe molto alla nonna Ottavia. Mi manca la nonna. Quando la lezione finisce la campanella suona e tutti si alzano... porca miseria devo cambiare classe anch'io! La prossima lezione dovrebbe essere matematica. Esco di tutta fretta perché non sono sicura di trovare subito la stanza della lezione, quindi devo sbrigarmi se non voglio rimanere chiusa fuori.


 

La mattina passa velocemente, alla fine sono solo lezioni che non riesco a seguire totalmente perché i professori parlano velocemente. Alcuni mi hanno fermato a fine lezione per chiedermi se avevo bisogno di aiuto e di andare da loro se non mi era chiaro qualcosa, il che è stato veramente carino. Esco dal laboratorio di Scienze e mi spunta davanti Charlotte.
"ciao!" esclama di punto in bianco spaventandomi.
"ma porc... Charlotte, ciao" dico ridendo. Lei mi guarda sorridendo.
"andiamo" annuisco pronta a seguirla quando vengo fermata da Erik con dietro Allison che mi manda uno sguardo di fuoco. Se questa non la smette gli arriva in faccia una sberla.
"Ehi straniera" per essere il primo giorno di scuola ho conosciuto più persone di quanto mi aspettassi, io pensavo di rimanere sola in un angolo.
"ciao". Sento Charlotte trattenere il fiato.
"mi stavo chiedendo se ti piacerebbe venire a pranzo con noi e i nostri amici"
"ma Erik..." Allison fa un passo in avanti mettendo un mano sul braccio di Erik. Lui la ignora e mi continua a guardare.
"scusa ma ci vado con Charlotte, dopo mi deve far vedere la scuola... poi non credo di essere la benvenuta" dico avvicinandomi in modo che possa sentirmi solo lui.
"sarà per un'altra volta" gli sorrido, prendo Charlotte per il braccio e ci allontaniamo. Lei fa un sospiro e io cerco di capire dove cavolo sia la mensa... perché c'è una mensa vero a scuola?
"Charlotte dove dobbiamo andare?" le chiedo.
"di...di la" mi dice. Entriamo in mensa e in silenzio prendiamo i vassoi con il cibo per poi trovare posto. Una volta seduta osservo il mio pasto... sono andata sul semplice: un panino. Il primo giorno non me la sentivo di prendere la brodaglia. Charlotte mi guarda mentre lo addento. Alzo un sopracciglio quando inizia a innervosirmi.
"che c'è?" le chiedo schietta.
"ehm... tu hai appena rifiutato un invito di Erik Sullivan" scoppio a ridere per la faccia indignata che fa, sembra che abbia appena rifiutato una cena con Brad Pitt.
"e allora?" chiedo alzando le spalle.
"tu non capisci. Lui e i suoi amici sono i più popolari della scuola" dice a bassa voce. Oh no... no no no.
"non ci credo" dico.
"cosa?"
"allora avete davvero il gruppo dei ragazzi più belli della scuola". Lei ride.
"non li chiamerei proprio cosi e poi non è una nomina ufficiale" sospiro.
"credevo che fosse una cavolata dei film".
"bhe qui sono molto conosciuti per il fatto che se ne stanno sempre per i fatti loro. Non scambiano tante parole con la gente del posto" comincia anche lei a mangiare.
"oltre che ad essere molto bravi negli sport, sono anche molto belli". Ahhhh, i ragazzi e la bellezza.
"ah si? Erik mi sembra molto ordinario". Lei apre gli occhi, stupita.
"normale? Erik normale? Ma che gusti hai?". Alzo le spalle.
"per me è un ragazzo molto normale... mi piacerebbe vedere gli altri però" dico per far continuare il discorso. Noto che parlare le fa bene e adesso sembra più sicura con me.
"sono quelli laggiù" dice indicandomi con gli occhi una tavolo nel fondo della stanza. Sono i ragazzi del supermercato... gli stronzi. Tra di loro c'è anche quello che mi fissava, se ne sta in disparte e in silenzio mentre osserva tutti gli altri. Noto Erik con Allison vicino e gli altri due ragazzi con accanto due ragazze.
"a me non sembra che se ne stiamo per i fatti loro" dico quando vedo che un sacco di persone che si fermano a parlare con loro.
"parlano con tutti, ma dentro il loro cerchio c'entrano solo poche persone". Annuisco dando un altro morso al panino. Alzo le spalle. Non me ne può importare un fico secco. Charlotte sospira guardandoli.
"sono proprio belli, peccato che siano già tutti fidanzati" rido. Mi piace questa sua ammirazione.
"vabbe fidanzati, non incatenati con delle pietre. A me non sembra che tu non abbia nulla a di meno di quelle ragazze". Si gira verso di me stupita e mi guarda sorridendomi.
"grazie Livia".
"di nulla Charlotte".
"voi in Italia non avete i più belli della scuola?". Alzo le spalle. "Mi sembra che avessi detto che non fosse una nomina" lei mi fa la linguaccia e io sorrido.
"Bhe se ci sono io non li ho mai notati" rispondo. Ho dei gusti strani per quanto riguarda la bellezza maschile. Lei ride.
"chi è quello che sta solo?" chiedo ritornando al discorso di prima.
"lui è Brutus. Non parla tanto ed è il più taciturno ma dove va lui vanno anche gli altri. Non c'è un passo che lui fa senza avere i suoi amici dietro" 
"lui sembra solo" lei alza le mani.
"oh no, con uno come lui non potrei mai stare e anche se fosse non mi noterebbe mai. Lui è il più strano di tutti". Sospiro.
"forse perché non lo conosci". Non è facile, ma non ci si può fermare alle prime impressioni, certe volte si deve andare più a fondo per vedere se la prima impressione è sbagliata o per capire se era giusta.
"forse... ma c'è da dire che anche lui non si fa conoscere" risponde gonfiando le guance.
"Vabbé cambiando discorso... questo pomeriggio ti farò vedere gli esterni della scuola.... " la smetto di ascoltare sentendo un brivido che mi parte lungo la schiena. Mi volto e ritrovo gli occhi di Brutus puntati su di me. Che cavolo.... Che vuole questo? Distolgo lo sguardo.
"... e per finire il campo di atletica". Finisce Charlotte.
"mi sembra perfetto" dico prendendo il mio vassoio e alzandomi per portarlo a posto. Guardo per l'ultima volta Brutus alzando il dito medio. Mi giro ed esco dalla mensa. Ma vaffanculo. 


 

Rientro a casa e trovo mia madre intenta a parlare al telefono. Mi padre non c'è. In effetti è ancora presto. Vado in cucina cercando qualcosa da mangiare. Charlotte mi ha fatto vedere tutto quello che era possibile vedere, anche la sala degli inservienti. Charlotte è molto simpatica. Mi sembra una brava ragazza. Ci siamo scambiate anche il numero di telefono. Credo di poter stringere amicizia con lei. Prendo una sottiletta quando entra mia madre.
"allora com'è andato il primo giorno di scuola?". Si mette a sedere come una bambina.
"bene. Ho conosciuto una ragazza... credo di poter andar d'accordo con lei".
"ohh che bello! Hai visto? E tu che credevi di non restare sola in un angolo" mordo la sottiletta. Mia madre ha la capacità di ricordarmi tutto quello che le dico contro di me.
"altro da riferire?" mi chiede.
"si... hanno il gruppo dei ragazzi più popolari". Mia madre batte un pugno sul tavolo
"lo sapevo... lo sapevo. I film non posso mentire, un fondamento di verità ci deve essere sempre". Nella mia famiglia guardiamo molti film e con il tempo è nata la tradizione dei cliché. Proviamo a dire cosa succederà nella scena successiva guardando gli sguardi dei personaggi e ascoltando quello che dicono. È molto divertente perché mio padre azzecca sempre. Il mago dei cliché. Come quando un personaggio arriva alla soluzione di un problema ma muore prima di svelarla. Alzo le spalle.
"si Charlotte parla di loro come se fossero degli dei scesi in terra".
"siete delle ragazzine, bambina. Anche ti dovresti avere gli occhi a cuore". Sospiro.
"non per questi ragazzi. Tu sai per chi ho gli occhi a cuoricino". Mia madre si alza sbuffando.
"Livia sono morti anni fa... non possono piacerti uomini come Ottaviano o Alessandro Magno... tua nonna Ottavia ha avuto un brutto ascendente su di te". È vero... mi piace della gente morta... e morta anche di millenni. Al solo pensiero di Alessandro Magno sopra il suo cavallo Bucefalo, o dell'imperatore Augusto imperatore del mondo al tempo conosciuto non posso fare a meno di sospirare. Uomini degni di questo nome.
"Augusto per favore. Ottaviano era il nome prima che diventasse imperatore" dico piccata. Mia madre sospira.
"Prima o poi ti piacerà un ragazzo in carne ed ossa ed io sarò qui a godermi lo spettacolo". Dice facendomi l'occhiolino.
"in realtà oggi a scuola ho visto un ragazzo". Vedo mia madre bloccarsi.
"e..."
"e sembra in tutto e per tutto un botolo ringhioso".

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



È una settimana che frequento la scuola e devo dire di non aver avuto poche difficoltà. Sono stata sgridata per le cose più assurde
"non si può mangiare in classe"
"quella è la macchinetta degli insegnanti"
"si deve indossare la tuta della scuola nelle ore di ginnastica" tutte cavolate per conto mio. Sospiro mentre guardo le ragazze correre nel campo di atletica. Qui prendono lo sport in modo un po' troppo serio. Per me le ore di ginnastica sono sempre state un fai come vuoi, hai due ore per restare in palestra e fare qualcosa che sia simile a un'attività fisica. Mi ricordo ancora quando la professoressa apparve in palestra con uno stereo e un cd di musica latina cominciando a ballare la salsa... e non sto scherzando... episodio successo veramente. Un piccolo sospiro esce dalla mia labbra. Sto sospirando sempre di più. Davanti a me sfrecciando una serie di ragazze nella loro divisa scolastica che consiste in pantaloncini e una maglietta.
Io mi domando ancora se qualcuno in questa città abbia la minima idea di cosa sia un termometro... o se ne abbia mai visto uno. Anche oggi sono vestita a strati, come una cipolla. Loro invece corrono tutte tranquille... cioè corrono e parlano... una cosa che a me ammazzerebbe la milza. Non sono una ragazza a cui non piace lo sport, intendiamoci, però preferisco quelli in cui c'è una squadra, in cui le persone si incitano e si tirano su di morale a vicenda.
In Italia giovano a pallavolo e anche se non eravamo cosi tanto brave, mi sono molto divertita. Ho conosciuto delle persone che sono rimaste nella mia vita e a cui oggi tengo moltissimo. Mi sistemo meglio sulle gradinate degli spalti che danno sul campo. Mi sono nascosta qui per non correre, sperando che il professore non mi veda. Non può farci correre per due ore, è da mostri. Ci dovrà pur essere uno sport diverso dalla corsa che questi ragazzi praticano... cavolo hanno un intero campo a loro disposizione. Appoggio il mento sopra la mano. Ho scoperto che ci sono un sacco di corsi dopo scuola a cui, sfortunatamente, mi devo segnare. Credo che seguirò il corso che fa Charlotte, cosi almeno avrò compagnia. Mi spezza il cuore sapere che non tornerò a casa dopo le canoniche 5/6 ore di scuola. Sento il cellulare vibrare. Guardo lo schermo e vedo un messaggio.

Li-Lu ci manchi!

Sotto una foto dei miei amici. Ci sono tutti: Anna, Daniele, Benedetta, Camilla, Giacomo e Marco. Tutti in una foto davanti a delle pizze, in mezzo un posto vuoto... il mio. Guardo una delle tante pizze...

Anche voi... più di tutto, però, mi manca quella pizza!

Rispondo. Ancora non sono riuscita a trovare qualcuno che faccia una pizza decente qua, abbiamo provato a farla a casa, ma non è la stessa cosa. Guardo la foto. Stanno bene, sorridono tutti. Sospiro. Spengo il telefono e lo rimetto in tasca. Adesso la mia vita e qui. Una folata di vento più forte mi costringe a stringermi nella felpa. Ormai non indosso altro. Le ragazze mi ripassano davanti per quello che sarà il 5 giro di corsa. In mezzo al campo si è riunito un gruppo di ragazzi.
"non ce la faccio più" Charlotte si avvicina ansimando.
"Ci credo... da più di mezz'ora che stai correndo"
"dovresti farlo anche tu" contro ribatte mettendosi a sedere accanto a me.
"sono troppo furba per correre" le faccio l'occhiolino. Sorride leggermente. Non indossa gli occhiali e il suo volto sembra meno tondo. Sta bene anche in questa versione. È molto carina, tutta caschetto e chiacchiere. Anche lei sta indossando la divisa da ginnastica.
"io non capisco perché indossi dei pantaloncini corti quando fuori ci sono, si e no, 10 gradi".
"altra cosa che stai trasgredendo". Sorrido. Col cavolo che mi metto dei pantaloncini d'inverno! Per non morire di ipotermia ho scelto dei semplici pantaloni lunghi.
"Secondo me il professore mi sta odiando" dico ridendo.
"anche secondo me" ribatte. Sospiro.
"sono arrivati" Ormai dal suo tono di voce ho già capito di chi stia parlando. Dagli spogliatoi maschili escono gli stronzi... so che dovrei chiamarli in un'altra maniera, ma ormai ci ho fatto l'abitudine. Charlotte sospira.
"aspetta, aspetta- dico avvicinando una mano verso il suo mento- ti è caduta un pò di bava" lei spinge via la mia mano e io mi metto a ridere. È veramente divertente vedere come perde il suo tempo dietro a quei ragazzi. Ancora non ho capito perché le piacciono cosi tanto. Vedo che si riscaldano cominciando a correre. "
sono tutti degli ottimi atleti".
"sai Charlotte certe volte penso che potresti arrivare a scrivere un libro su di loro". Un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra.
"alla fine non è altro che una ossessione adolescenziale... come le boy band... solo che io li posso vedere tutti i giorni a scuola". Il suo tono di voce diventa più pesante, come se anche lei si rendesse conto che è una cosa stupida.
"vabbè allora a fine allenamento andiamo da loro e gli chiediamo un bell'autografo". Per fortuna sorride, per un attimo un'ombra, le era passata sul viso. Un fischio mi distrae, hanno cominciato a giocare. Chiudo gli occhi. Non è possibile.
"stanno giocando a calcio"
"si, perché?". Ovvio... che giocano a calcio. Ma che cavolo! Non sono un'amante del calcio, una delle poche cosa che non rimpiango dell'Italia. È uno di quei pochi sport che i media sono riusciti a rendere insopportabile, non perché sia brutto lo sport in se stesso, ma perché ha il monopolio dell'intera televisione sportiva.
"ho delle opinioni contrastanti sul calcio". Sono strana, lo so... però credevo che almeno qui ci fossero degli sport diversi dal solito e, ormai prevedibile, calcio.
"sai qui non è uno sport che tutti praticano" mi spiega Charlotte.
"per una scuola avere una valida squadra di calcio vuol dire poter giocare a livello nazionale con altre squadre scolastiche". Annuisco poco interessata.
"tutti i nostri atleti hanno degli allenamenti serrati, la scuola tiene molto alla loro condizione fisica". Come prendono tutto cosi seriamente qua.
"qui siete cosi seri in tutto... i miei amici il giovedì sera avevano quello che loro chiamano calcetto ignorante." lei mi guarda storto.
"in pratica una partita in cui giocavano a calcio ma secondo le loro regole. Quindi finiva sempre tutto in un grande baccanale". Sono più le volte che quei tre sono tornati con dei lividi... più che una partita a calcetto sembrava che si prendessero a botte. Ma loro ridevano e ci raccontavano i loro aneddoti e quindi... perché non ridere?
"te l'ho detto siamo una delle poche scuole nel Canada... "
"... ad avare uno squadra di calcio". Intanto gli stronzi fanno un gol. Li guardo giocare. Non ho tanta esperienza ma vedo un gran gioco di squadra. Sembrano che capiscano le mosse degli altri prima che questi le facciano. Vedo Brutus che si avvicina ad un ragazzo dandogli il cinque dopo un buon assist.
"giocano bene vero?" troppo...
"sai da quanto si conoscono?" le chiedo.
"ehm... in realtà non lo so. Prima è arrivato Brutus e poi tutti gli altri, però sembrava che si conoscessero già". Strano... sempre più strano.
"non è che sono famigliari?"
"hanno tutti cognomi diversi" Charlotte alza le spalle. Sospiro. In fondo che me ne frega. Alla fine è solo un buon gioco.
"Minelli, Havans!"
"porc..." il professore si avvicina con passo sicuro a noi.
"vedo che facciamo un po' di tifo eh" Charlotte si alza di scatto. Sorrido imitandola.
"Minelli non sorrida e sono altri tre giri di campo". Il sorriso scompare subito. Col cavolo che mi faccio tre giri di campo.
"e si levi quella felpa, non siamo in Alaska!". Perché tutti ce l'hanno con la mia felpa?



La lezione di Scienze è noiosa. Essendo più portata per le materie umanistiche, quelle scientifiche mi risultano difficili. La matematica spiega tutto... e questo è un bene? Non è meglio che qualcosa rimanga oscuro? Non sono proprio le cose che non conosciamo che ci incuriosiscono di più? Siamo portati ad avere risposte solo quando una cosa non la conosciamo. Una cosa conosciuta diventa sicura, è vero, ma ormai completamente noiosa. Nonostante ciò devo studiarla quindi... Il professore continua a parlare di alcune cellule o roba simile, io guardo fuori dalla finestra.
Questa è l'ultima ora e siccome non mi sono iscritta ancora a nessun corso, posso tornare subito a casa. Sorrido mentalmente.
"bene ragazzi, per approfondire l'argomento vi assegnerò un compito per domani da fare a coppie". Mi giro verso il professore. Come? Credo che mi abbia sentito in miei pensieri. Comincia a dire cognomi fino ad arrivare al mio.
"Minelli con Sullivan". Alzo gli occhi al cielo, ovvio. Porca miseria! Cosi no però! Il mio pomeriggio... il mio bellissimo pomeriggio fatto di divano e serie tv. Erik si gira verso di me sorridendomi... questo ride sempre, non gli faranno male le guance? La campanella suona e tutti si alzano.
"bhe dobbiamo farla entro domani" Annuisco leggermente. Erik mi sorride.
"possiamo andare in biblioteca" propongo. Sinceramente non ho nessuna voglia di passare del tempo a fare una ricerca di scienze...
"mmm che ne dici se andiamo a casa mia" mi propone guardandomi. Sorrido.
"certo... magari vengono con un vestitino e dei preservativi in tasca" rispondo acida. Che vuole questo da me?
"ehi ehi piano... ho una cosa da fare e la biblioteca della scuola oggi chiude prima" alza le mani guardandomi storto.
"non ti scaldare". Sospiro. Non mi piacciono i ragazzi come lui... mi sembra uno che è abituato ad avere tutto quello che vuole.
"se ti può far star meglio non saremmo soli, ci sarà sicuramente anche Allison"
"ohhh allora si che è meglio" lui fa una risata. Allison mi odia e non so perché. Credo che pensi che le voglia rubare il ragazzo.
"ok... dammi il tuo telefono". Lo tiro fuori e lui lo prende.
"bene questo è il mio indirizzo e questo il mio numero. Alle quattro!" detto ciò mi restituisce il telefono e si avvia verso l'uscita.
"ah... tu porta il vestito, i preservativi ce li ho già io" mi fa un sorriso e poi scompare. Sbuffo. Si lo so... sono molto irascibile, ma non mi piace, non mi piace per niente, soprattutto adesso che so qualcosa in più su di lui e i suoi amici. Faccio un respiro cercando di calmarmi. Non devo giudicare... non devo giudicare. Una volta uscita dalla classe mi avvio verso la mensa dove Charlotte è già seduta ad un tavolo con davanti il suo vassoio. Appena mi vede mi saluta, la raggiungo.
"che c'è oggi?" le chiedo guardando il suo piatto.
"oggi c'è l'hamburger" mi informa felice.
"te ne ho preso uno" mi informa, in effetti noto che sul suo piatto ce ne sono due.
"grazie" dico sedendomi e levandomi lo zaino dalle spalle. Sono un po' nervosa... sono nella fase pre-ciclo. Credo che sia per questo che ho risposto male a Erik prima. Sono scattata per nulla. Sospiro.
"siamo già al primo sospiro... wow" dice Charlotte guardandomi.
"oggi non è giornata" le dico.
"ho dovuto correre, mi sono sorbita due ore di scienze e per di più io e Erik sorrisoperenne dobbiamo fare una ricerca insieme" dico scocciata. Charlotte tossisce alle mie parole, le passo un bicchiere d'acqua. "cioè... tu ed Erik dovete fare un compito insieme?" Annuisco.
"a casa sua... la biblioteca chiude davvero prima oggi?" non mi avrà detto una bugia per fregarmi vero?
"a casa sua?" il tono della voce di Charlotte è sempre più alto. Sorrido.
"si... evviva!"
"mai stata a casa sua"
"puoi andarci tu al posto mio... ti cedo volentieri il posto" Lei mi guarda sorridendo leggermente.
"non capisco perché ti rimangono cosi antipatici" Alzo le spalle. "non mi rimangono antipatici... tra poco ho il ciclo" Lei sorride. Chiamatela scusa, ma prima del ciclo mi trasformo in un piccolo cane scontroso... un cane che però piange alla prima cosa triste. Charlotte scoppia a ridere.
"ok ok... la smetto" dice quando vede che le lancio un'occhiata truce. Oggi non è proprio giornata.


 

Sono le quattro e sono davanti ad una specie di baita... nel bosco... cioè questo vive nel bosco, letteralmente. Ho dovuto percorrere un lungo viale all'interno di un fitto manto boscoso prima di arrivare a questa casa. È sempre più strano. Salgo dei gradini in legno. Devo ammettere che è carina però... la classica casetta in legno, con le tende ricamate alle finestre. Quel genere di casa che quando la guardi ti fa venire in mente la cioccolata calda, le grandi nevicate e i libri letti davanti al fuoco. Sorrido. Mi piace...anche se sono più un tipo da occhiali da sole, letture sotto l'ombrellone e schizzi in acqua. Ma questi sono tutti dettagli.
Mi avvicino alla porta e busso. Non c'è un maledetto campanello. Mi apre un Erik sorridente... ovvio.
"prego" mi fa spazio ed entro.
"Questo è ricco" bisbiglio quando vedo l'intero. Da fuori sembra una piccola casetta ma invece è molto più grande di quanto uno può pensare. Sulla destra c'è un enorme tavolo da pranzo e dietro una grande cucina con isola centrale, sulla destra un'enorme divano con davanti un camino in pietra.
"come?" chiede Erik. Scuoto la testa e lui mi precede.
"da questa parte". Sul fondo della cucina c'è una scala che porta al piano di sopra e una che porta al piano di sotto.
"spero che tu non viva da solo" lui sorride, i capelli gli ricadono davanti agli occhi. Con una mossa abile se li porta indietro. I suoi occhi si illuminano. Si, ha veramente degli occhi bellissimi.
"no, certo che no. Con me vivono i miei genitori e... altre persone" dice evasivo. Annuisco.
"non te la passi per niente male" dico riguardando il salotto. Lui ride.
"no devo dire di no". Si dirige verso il tavolo da pranzo che sta proprio davanti ad una grandissima finestra. Il tavolo è in legno e molto largo, uno di quei tavoli che vedi solo nei pranzi di natale, quando tutta la famiglia si riunisce. Mi siedo e apro lo zaino alla ricerca dei libri.
"aspetta, vado a prendere i miei" si alza e si avvia verso la scala che porta al piano di sopra. Ok è il momento buono. Avete presente quelle persone che quando vengono lasciate sole cominciano ad aprire cassetti o sportelli? Ecco, una di queste sono io. Sono una cavolo di ficcanaso. Mi ricordo di aver, almeno una volta, in casa dei miei amici, sbirciato cosa ci fosse dentro i cassetti del bagno. Non so perché ma mi piace curiosare. Non ho mai preso niente, non sono una ladra, ma mi piace sapere cosa la gente mette nei propri cassetti. Sono molto strana... fidatevi, lo so. Veloce mi avvicino ad una libreria sulla parete destra al tavolo. La parte alta è piena di libri, leggo alcuni titoli... enciclopedie, libri sulla natura... libri su esseri magici. Ooook... sulla parte bassa invece ci sono alcuni cassetti.
Ne apro uno e dentro in modo ordinato ci sono le posate in argento. Sorrido. Questi sono proprio ricchi. Deve essere il servito che i signori Sullivan hanno ricevuto come regalo di nozze dal ricco e potente padre di uno dei due sposini. Rido tra me e me alla scena.
"vedo che siamo molto curiosi" mi si gela il sangue nelle vene. Beccata. Mi giro alzando le mani.
"guardo... ma non tocco" dico.
"sei una ficcanaso vero?" faccio una smorfia.
"mi definirei più curiosa". Poggia i libri sul tavolo.
"iniziamo?" mi guarda male e fa anche bene. Mi avvicino.
"scusa" dico sussurrando. Lui alza la testa di scatto.
"intendo... sia per aver curiosato che per oggi. Non dovevo attaccarti cosi" dico sedendomi. È tutta colpa del ciclo porca miseria! In un altro periodo del mese, non gli avrei risposto in modo cosi acido.
"tu pensi che io sia un donnaiolo vero? " si che lo penso. Adesso che ho visto la sua casa, penso anche che sia un riccone annoiato dalla vita, perché nessuno gli dice di no.
"assolutamente no" rispondo invece.Mi sento un pò falsa... ma almeno una falsa educata. Lui mi fissa.
"facciamo questa ricerca" dice soltanto. Credo di aver esagerato questa volta. Alla fine io non lo conosco. Non posso basarmi solo sul parere di Charlotte. Sto zitta e comincio a lavorare. Meglio stare zitti in certe occasioni. Il tempo passa e nonostante sento che è teso, riusciamo a produrre qualcosa di decente. Non voglio che ce l'abbia con me. In realtà quando litigo con una persona mi ritrovo sempre a pensare che la colpa sia mia... anche se sono nel pieno della ragione. Come una babbea sto per richiedergli scusa quando in casa entra Allison. In mano ha un sacco di borse firmate e sorride in modo gioioso. È molto più bella quando sorride. Erik alza la testa e guarda Allison in modo truce. Non mi piace. La guarda in modo strano, come se la volesse mangiare... o peggio, punire.
"ciao" dico salutando Allison. Lei mi guarda male.
"ah... è ancora qui". Fanculo! Alzo gli occhi girandomi... e pensare che la stavo trovando carina. Allison è proprio un nome da stronza. Lei si avvicina ad Erik pronta a dargli un bacio, quando lui si scosta.
"ti avevo detto che non dovevi andare... tu dovevi rimanere con me" dice alzandosi. Lo fa in modo lento e controllato incombendo sulla figura di Allison. Non mi piace... non mi piace per niente. Un piccolo brivido corre per tutta la schiena. Allison intanto si ritrae... davvero, ritrae, nel vero senso della parola... come se si rendesse conto di aver fatto una cosa sbagliata solo perché è lui che glielo sta dicendo.
"avevamo bisogno di te e tu mi hai disobbedito" Disobbedito? Strabuzzo gli occhi e guardo male Erik alzandomi dalla sedia. Lui sembra ricordarsi della mia presenza. Mi guarda male... adesso non sta più sorridendo. Anche se non mi sta guardando, lo sfido con lo sguardo.
"ci vediamo domani a scuola" dice continuando a guardare Allison, che intanto ha perso tutta la sua spavalderia. Erik esce dalla stanza e tiro un respiro di sollievo. Un dubbio nasce nella mia mente. Sono un po' paranoica ma vorrei evitare una situazione spiacevole per Allison. Lei continua a guardare per terra come se fosse ferita... come se non riuscisse a respirare. Tutto questo è molto strano. Ormai il sorriso con cui è entrata non c'è più e al suo posto, ci sono solo delle grandi lacrime. Rimetto a posto tutti i miei libri non sapendo bene cosa dire. Mi giro pronta ad andarmene quando noto Allison, ancora impalata in mezzo alla stanza, con le grandi buste ormai ai suoi piedi e le guance piene di lacrime. Ecco perché mi piacciono gli uomini morti. Cerco di nuovo nel mio zaino e tiro fuori un Bueno. Mi avvicino e glielo porgo. Lei mi scansa. "non lo voglio". Faccio un respiro profondo... qui i Bueno sono introvabili e questo fa parte della mia scorta speciale pre-ciclo, mi costa molto darglielo. Ci riprovo.
"prendilo... è buono". Lei mi fissa per poi prendere timida la barretta di cioccolato. Si siede al grande tavolo e la scarta. Mi avvicino.
"senti... ti voglio fare una sola domanda, perché senza la tua risposta, non posso tornare a casa libera dai sensi di colpa". Parlo veloce e lei mi guarda male.
"ti picchia?" chiedo di getto. Il suo atteggiamento è stato molto strano e io sono un'ansiogena di prima categoria, quindi voglio levarmi ogni dubbio possibile. Dopo alcuni secondi in cui mi fissa scoppia a ridere. "macché no...no" continua a ridere. Tiro un respiro di sollievo. Meno male... avevo già in mente degli scenari in cui dovevo andare dalla polizia con Allison che sanguina... mamma mia, il sangue mi fa vomitare. "grazie a dio" dico sollevata mentre lei ride e mangia il Bueno. Sono proprio esagerata cavolo, non ho misure. Allison continua a sorridere e mi rallegro anch'io... almeno adesso ha smesso di piangere.
Mi alzo.
"vado" dico. È meglio uscire alla svelta, se la vedrà lei con Erik.
"perché sei così gentile con me?" vengo fermata dalle sue parole. Perché mi chiede... in realtà non lo so.
"non mi piacciono le persone che piangono" rispondo solamente. Lei mi fissa e anche se non me lo dice, posso vedere che le dispiace di essere stata odiosa con me. La saluto con la mano, ma quando sto per uscire mi fermo.
"senti io te lo devo dire" torno indietro.
"tu non puoi farti trattare cosi da lui" dico di getto. Lei strabuzza gli occhi e io continuo.
"non mi disubbidire? Ha usato proprio il verbo disubbidire... come si fa con i bambini. Io non so cosa sia successo, ma lui non ha nessun diritto di parlati in questo modo. Se gli ha dato fastidio un tuo comportamento te lo deve dire in modo tranquillo e non facendoti piangere". Questo è il mio pensiero. Non ce l'ho con Erik, ma ha esagerato. Alla fine non credo che Allison abbia fatto una cosa cosi grave da essere trattata in quella maniera e di essere intimorita poi. Alzo le spalle.
"questo è il mio pensiero" dico solamente. Allison mi fissa.
 "lo so... ma tu non puoi capire" dice solamente.
"io potrò anche non capire, però questo non è un atteggiamento giusto" le cose giuste lo sono a discapito della situazione.
"lui è tutto per me" dice solamente. Mi siedo.
"allora dovresti fargli capire che anche tu sei tutto per lui" dico solamente.
"sei bellissima Allison, i ragazzi farebbero la fila per te" non so perché lo sto dicendo, ma lo sto dicendo. Sembro suo padre.
"poi andiamo... non puoi avere solo lui. Sembri una di quelle ragazze disperatissime dei film" lei mi fissa alzando un sopracciglio.
"oh ti prego non mi lasciare, ho bisogno di te, tu ed io resteremo sempre insieme" prendo a recitare in modo melodrammatico. Lei sorride.
"sembri pazza". Alzo le spalle.
"Staccati un po' da lui e vedrai che comincerà a capire che vuol dire non averti". Non si può vivere per un'altra persona... non si può.
"la prima volta che ti ho vista mi sei sembrata un cane che fa pipi sull'albero" dico per sdrammatizzare la situazione. Lei ride.
"un cane... davvero..." un piccolo sorriso compare sulle sue labbra.
"grazie" dice infine guardandomi. Faccio un breve cenno con la testa. Non sarò stata di tanto aiuto, ma ci ho provato. Non sono brava a consolare. La saluto con la mano e stavolta esco per davvero. Scuoto la testa. Ma cosa diavolo è appena successo? Avevo ragione questi ragazzi sono molto strani... molto, ma molto strani. Scendo le scale pronta ad andarmene quando vengono bloccata da un battito di mani. Mi giro e vedo che sulle panchine della veranda c'è un ragazzo. Brutus. Si alza fissandomi. Oddio... ci mancava solo lui. I suoi occhi sono verdi... un verde molto strano, sembra che abbiano la stessa brillantezza che caratterizza quelli di Erik. Ha la solita maglietta a maniche corte e un paio di jeans. I capelli sono marroni, un bel marrone, come quello delle castagne. So che è un paragone strano, ma il colore dei suoi capelli è uguale a quello delle castagne. Un bel colore, uno di quelli caldi che ricordano la fine dell'estate. Alcuni riccioli gli ricadono sulla fronte. Il fisico è proporzionato e atletico, ma non muscoloso... oserei dire snello, flessuoso. Tutto spigoli e grazia.
"complimenti" dice passandosi una mano in mezzo ai capelli. Non lo avevo mai sentito parlare... di solito si limita a fissarmi.
"ah... quindi parli" dico cercando di trattenere un sorrido. Mi guarda strano... come un genitore che guarda il proprio bambino dopo che ha fatto una marachella.
"cosi causerai l'insurrezione" dice stupendomi. Mi sarei aspettata decisamente altro. Insurrezione?
"che?" dico incrociando le braccia al petto. Ma io dico... sa almeno come mi chiamo?
"si, insurrezione... la dovresti capire questa parola nella mia lingua" dice continuando a guardarmi. Stavolta è il mio turno di guardarlo male.
"si, la capisco" dico tra i denti. Mi ritiene stupida?
"ottimo... cosi capirai anche quello che sto per dirti: gli affari degli altri appartengono solo agli altri. I tuoi consigli non sono stati richiesti e sinceramente fanno piuttosto schifo... quindi la prossima volta che vedrai una scena del genere prenderai la tua roba e ti leverai dalla palle" dice guardandomi negli occhi e con voce dura.
Sta cercando di spaventarmi. Ci fissiamo... senza dire niente, per parecchi minuti. Mi sfida con lo sguardo a contraddirlo... forse si aspetta che da un momento all'altro scoppi a piangere. Passano altri secondi di silenzio finché non scoppio a ridere... che ha detto? Rido... una risata vera e forte... come non ne facevo da tanto. Provo a smettere ma ricomincio... ma che diavolo! La sua espressione sbalordita mi fa ancora più ridere.
"io... io..." non ce la faccio a parlare perché la risata persiste.
"hai finito?" dico cercando di trattenere la risata.
"finito cosa?" dice lui guardandomi come se fossi una pazza.
"il discorsino... quello da ragazzo cattivo" dico facendo il segno delle virgolette.
"da Badboy" rido ancora di più. Peccato, se avesse dei tatuaggi e una sigaretta in bocca sarebbe perfetto.
"Se vuoi fare le cose nel modo più giusto adesso dovresti andartene, lanciandomi un'occhiata suicida scomparendo in mezzo alla nebbia e io tornerò a casa con il pensiero fisso su di te, perché, anche se mi hai trattato male ed io non ne capisco il motivo, non riesci ad uscire dalla mia mente". Lui mi guarda sempre peggio.
Credo che sia la prima persona che lo prende in giro in modo cosi esplicito. Alzo una mano per zittirlo quando vedo che sta per parlare.
"no fermo... hai detto quello che volevi, adesso tocca a me. Io ho detto quello che pensavo e sarà solo Allison a decidere se prestare attenzione alle mie parole. Quindi adesso segui il tuo cazzo di consiglio e torna a farti gli affari tuoi. Non puoi controllare tutto Brutus" vedo che i suoi occhi cominciano a brillare ancora di più, ma sono troppo arrabbiata per pensare a quanto sia strano. Alzo le spalle.
"io non so cosa ti è successo da piccolo, forse i tuoi genitori non ti volevano bene o forse hai perso tua madre e tuo padre ha troppe aspettative su di te, il che spiegherebbe la tua assenza di tatto e il tuo bisogno di controllare tutto. Ma non mi faccio intimorire da un ragazzo che non conosco e di cui non mi importa niente". Sono cattiva con le persone che sono cattive con me. Lui è stato veramente maleducato.
"per questo mi sento libera di dirti: vaffanculo" Stavolta lo dico ed è un peso che mi si leva dal petto. Sorrido, mi volto e torno a casa. Livia 2, botolo ringhioso 0.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




*Attenzione Spoiler sul film la Quinta Onda. Se qualcuno di voi vuole vedere il film, gli consiglio di farlo prima di leggere il capitolo*

"mi sento in colpa" sbatto la testa contro il tavolo della mensa.
"come diavolo mi è venuto in mente di dire delle cose del genere" altra testata al tavolo. Charlotte intanto mangia una patatina... arrivando a fregarmene qualcuna dal piatto. Ribatto la testa.
"ancora non ho capito per cosa" dice lei risistemandosi gli occhiali sul naso. Quando sono tornata a casa ero ancora arrabbiata e sentivo scorrermi nelle vene la soddisfazione di aver detto quello che pensavo senza incepparmi... ma una volta finita questa sensazione, mi sono sentita in colpa. Alla fine gli ho detto delle cose orribili.
"ho attaccato la sua famiglia Charlotte. Io non lo conosco nemmeno, se l'avessero fatto a me avrei reagito sicuramente male" dico non guardandola. Avevo ragione, ma mi sento in colpa lo stesso. Non dovevo... per rimediare adesso dovrei andargli a chiedere scusa, ma il solo pensiero mi fa contorcere lo stomaco. Non ho voglia di parlare con lui e ricevere, molto probabilmente, un'occhiataccia e qualche frase scortese. "se quello che mi hai detto è vero se l'è meritato" Charlotte continua a rubarmi le patatine. Le dò un piccolo schiaffetto sulla mano quando prova a riprendere un'altra.
"eh basta... sono mie quelle" lei mi fa la linguaccia. 

"dovrei andare a chiedergli scusa" le dico infine. Lei alza le spalle leccandosi gli ultimi residui di patatina dalle dita.
"per me invece dovresti restare qui e gioire della tua vincita... nessuno parla mai male a Brutus". Lei la vede come una specie di vittoria, finalmente qualcuno a fatto il culo al ragazzo tenebroso. Io la vedo invece come una mancanza di tatto e di rispetto verso una persona che, anche se scortese, non doveva sentir insulti rivolti alla propria famiglia. Sospiro.
"ma si... alla fine chi lo rivedrà più"
"appunto"
"penso che sia l'ultima volta che vedo quella brutta faccia da botolo ringhioso"
"mmm mmm". Ribatto la testa contro il tavolo. Ormai non riesco nemmeno ad autoconvincermi. 

Mentre sono ancora con la faccia contro il tavolo sento un vassoio poggiarsi a pochi centimetri della mia testa.
"ehm... ciao" dice Charlotte imbarazzata. Ho scoperto che anche se è una grande chiacchierona, in realtà ha delle difficoltà con le persone che non conosce. Con me è stata costretta a dover parlare... ma non sembrava che fosse impacciata o imbarazzata... forse perché sapeva già di cosa parlare. È una ragazza molto simpatica, ma parla in genere di cose che non riguardano la sua vita... parla di tutto tranne che di se. Per me va bene, le persone si aprono solo quando si sentono pronte a farlo... io aspetto quel momento. Alzo la testa e noto un fascio di capelli biondi raccolti in una coda. Allison. Si siede guardandoci. Charlotte la guarda come se fosse un essere divino, mentre io sono ancora a sentire il senso di colpa... povero Brutus... sono veramente eccessiva.
"tu... tu che ci fai qui?" le chiede Charlotte. 

Di solito Allison si siede sempre insieme al gruppetto degli stronzi e sembra che non riesca a notare nessuno, tranne che il suo prezioso ragazzo. Alzo un sopracciglio quando vedo che non le risponde. Sbaglio o è imbarazzo quello che vedo?
"io... bhe io... sto solo cercando di seguire il tuo consiglio" dice guardandomi brevemente prima di voltare lo sguardo gonfiando le guance.
"wow... bhe... ok" non so che dire... di solito i miei consigli fanno schifo, ma lei sembra davvero intenzionata a seguirli
"consiglio... quale consiglio?" chiede Charlotte lasciando perdere l'imbarazzo, troppo presa dalla sua curiosità. "Livia mi ha consigliato di staccarmi da Erik" dice guardando il tavolo degli stronzi.

 Appena li guardo anch'io noto che ci stanno fissando. Sguardi di fuoco e di stupore, come se considerassero il gesto di Allison un tradimento. Lei assottiglia gli occhi e poi si rigira.
"ho finito di stare ai loro ordini" sussurra. Ordini? La guardo. Ha qualcosa che non va, ma accetto la sua decisione di fare di testa sua. Tutti hanno il diritto di pensarla a modo loro, lei sta facendo una cosa che vuole e sembra anche la prima volta da tanto tempo. La rispetto per questa sua decisione. Un piccolo sorriso mi affiora sulle labbra mentre la guardo.
"cosi si fa ragazza" le dico facendola sorridere. Nella mensa entra Brutus e fin da subito nota Allison insieme a noi. Anche lui apre gli occhi, fulminandola con lo sguardo. Si dirige al suo tavolo e tutti sembrano concitati a parlare a bassa voce.
"sembrano agitati" commenta Charlotte.
"cavoli loro" Allison comincia a mangiare il suo pranzo. Io risbatto la testa sul tavolo. 

Vedere Brutus mi ha ricordato la colossale figura di merda che ho fatto ieri.
"che le succede?" La voce di Allison sembra allarmata.
"ohh niente oggi l'è presa male" dice Charlotte con non curanza. Mi sento in colpa. Alzo la testa guardandola male.
"che c'è?" mi chiede lei alzando le spalle. Sospiro.
"quando sono uscita da casa di Erik ieri, ho visto Brutus che mi ha detto senza tante cerimonie che quello che ti avevo detto avrebbe portato all'insurrezione e che dovevo levarmi dalle palle" alla mie parole Allison sussulta ma io continuo a parlare.
"e dopo che mi ha praticamente ucciso con gli occhi io... bhe io... mi sono messa a ridere e gli ho detto... bhe si... che non poteva controllare tutto e gli ho offeso la famiglia" dico contorcendo le maniche della felpa. "esagerata" Charlotte interviene "non gli ha offeso la famiglia, gli ha solo detto che molto probabilmente da piccolo gli è mancato un po' di affetto... tutto qua... cosa ben visibile anche" Allison ascolta attentamente. "e per chiudere in bellezza l'ho mandato a quel paese" finisco il racconto. Allison scoppia a ridere. "
cosa hai fatto?" dice allegra. I suoi occhi si illuminano. Perché tutti i loro occhi brillano?
"l'ho mandato a fanculo" gli ripeto.

 Lei continua a ridere. I suoi amici intanto ci continuano a guardare malissimo. Sembrano stupidi che Allison possa arrivare a ridere con qualcuno che non sono loro. Per fortuna Erik oggi non c'è... cosa molto sbagliata da parte sua, dato che mi ha costretto a ripetere la ricerca di scienze da sola, davanti a tutti. Il mio super potere dell'invisibilità non ha funzionato. Allison continua a ridere alzando una mano
"batti qua... sei una grande" dice. Le batto il cinque.
"vero? Gliel'ho detto anch'io ma sembra che non voglia credermi" dice Charlotte con un piccolo sorrido sulle labbra.
"nessuno parla male a Brutus" dice Allison. Anche a Charlotte si illuminano gli occhi.
"le stesse parole che ho usato io". Sospiro. Forse sto davvero esagerando, alla fine quando è entrato non mi ha degnata di uno sguardo... speriamo che si sia dimenticato di tutto, alla fine che cosa dovrebbe importargli di una ragazzina italiana che lo insulta? 

Alzo le spalle.
"non è stato comunque carino" dico riprendendo a mangiare le mie patatine che Charlotte punta. La minaccio con gli occhi. Mie patatine!
"tu non capisci... Brutus è un leader, una di quelle persone che comanda perché sa sempre come affrontare una situazione, una di quelle persone che ti convincono a fare ciò che vogliono perché possiedono carisma" dice Allison. Alzo un sopracciglio. Quello di ieri non sembrava carisma, sembrava solo maleducazione, non sembrava un leader, sembrava un ragazzo che aveva bisogno di un ceffone.
"tu non puoi capire" dice di nuovo quella frase. Sento che c'è tipo un muro tra me e lei, un qualcosa che non mi permette di capire appieno quello che mi vuole dire.
"anche io la penso come te" dice Charlotte guardandola.
"l'anno scorso ero nel club di atletica e c'era anche Brutus. Eravamo in palestra per alzare qualche peso, in modo da rafforzare i muscoli nella corsa. Un ragazzo esagerò e cercò di sollevare un peso troppo grande che gli ricadde sul piede. Una scena davvero orribile. Si mise a gridare dal dolore e non smetteva di muoversi. Il peso gli aveva frantumato alcune ossa del piede" Posso solo immaginarmi la scena. Non deve essere facile vedere un'altra persona soffrire, io mi sarei bloccata a guardarlo cercando di capire cosa stesse succedendo. 

"tutti eravamo in preda al panico ma non Brutus. Si avvicino al ragazzo, tolse il peso e comincio a dare ordini che tutti eseguirono come marionette". Sospiro. Bhe... ora è anche un eroe... ho offeso un eroe. Ottino, no? Ieri però non sembrava per niente il ragazzo controllato che stanno descrivendo.
"Ieri non era cosi" dico stupendomi che le parole mi siano uscite dalla bocca. Loro mi guardano.
"forse stava cercando di proteggere Erik e Allison" dice Charlotte rigirandosi una ciocca di capelli attorno al dito. "forse sa che le tue parole sono giuste ma non vuole che le cose cambiano... insomma guarda il risultato. Adesso Allison, senza le tue parole, si troverebbe al tavolo con loro come tutti i giorni" dice. Un minuto di silenzio. Ci sta. Bho... che ne so. Non sono brava in queste cose.
"Charlotte sei molto empatica" le dico finendo tutto il mio pranzo.
"oh... grazie" dice arrossendo. Non è facile capire cosa le persone provano, o possono sentire. È molto difficile per me, di solito sono troppo impegnata a capire cosa provo io, ma apprezzo chi riesce a vedere oltre. Allison gonfia le guance.
"io sarei qui anche senza il suo consiglio" dice tagliando un pezzo di carne in modo energico. Seee certo, come no. Guardo Charlotte e decidiamo di tacere. 

"ok... stasera usciamo" dico d'improvviso. Mi è già venuto a noia questa monotonia.
"quello che volete... pub, discoteca, biliardo, cinema o film sul divano" dico. Non ho fatto molto ultimamente tranne andare a scuola... adesso anche basta. Loro mi guardano.
"qui non c'è tanto da fare" mi dice Charlotte.
"bhe allora lo inventeremo" le dico. Charlotte annuisce e poi mi sorride soddisfatta. Voglio creare un'amicizia stretta con Charlotte, è una ragazza intelligente e gentile, timida ma non incline a farsi trattare male, mi piace. Le faccio l'occhiolino. Mi giro verso Allison. Lei mi fissa stupita.
"ormai fai parte del nostro gruppo" le dico... sorrido al pensiero che mi si forma in mente. Io che le premo un timbro sulla testa dicendogli "sei stata approvata... benvenuta". Lei guarda il tavolo degli stronzi. Alcuni ci guardano ancora. Lei si rigira come se avesse appena litigato con qualcuno.
"ci sto" dice solamente. Un sorriso mi si forma sulle labbra. 


 

Esco di casa. Allison è davanti alla mia porta.
"sei già arrivata?" le chiedo inclinando leggermente la testa.
"ehm si..." risponde evasiva. Annuisco piano. Ci guardiamo. Non mi sono ancora abituata ad Allison... è una presenza strana.
"bella casa" mi dice. "mmm" in realtà non è niente di che. È una casa come tante... non è casa mia.
"si bhe... non è come quella di Erik... quella è una reggia, sembra una di quelle case costruite per le famiglie numerose" dico sovrappensiero. In effetti a guardarla era veramente grande, il tavolo, il divano, la grandezza della cucina... non è una casa per tre o quattro persone. Lei assottiglia gli occhi.
"quella chi è?" dice puntando la finestra della cucina. Appena mi volto noto mia madre che si nasconde dietro la tenda. Sospiro. Non ho avuto pace per tutto il pomeriggio. Mia madre è troppo curiosa della mia vita. Mi avrà chiesto un milione di volte dove vado stasera e con chi.
"Giulia" rispondo con un sospiro. Lei sorride. Intanto mia madre esce. Io la guardo male.
"tanto ormai mi ha visto" dice alzando le spalle. Il sorriso è luminoso... non riesco ad essere arrabbiata con lei, non so come mai.
"ma che bella ragazza" mia madre è una di quelle persone che tramette calore appena la vedi. Ha un'aurea genuina e dolce, tu la guardi e annuisci... a tutto. Scopro che neanche Allison è immune al suo fascino. Anche se non ha capito cosa ha detto, arrossisce. 

"mamma se gli parli in italiano non capisce". Lei si batta una mano sulla testa.
"ah già... sono veramente rincretinita... troppe piante" detto ciò la invita ad entrare in casa.
"abbiamo un sacco di cose, patatine, dolci... se volete vi faccio pane e nutella" va bene... mia madre è partita. Adesso non la ferma più nessuno.
"mamma non abbiamo cinque anni... poi sono quasi le nove di sera" lei mi guarda male.
"la nutella va bene a qualsiasi ora". Allison sorride e si siede su una delle sedie del tavolo in cucina.
"con piacere" risponde al contrario di me. Intanto scende mio padre. Stavolta sono a me che brillano gli occhi... ne sono sicura. Lui si avvicina e mi da un bacio sulla testa.
"ohhh che bello finalmente un'amica" dice guardando Allison.
"benvenuta in casa Minelli. Piacere Antonio" mia madre intanto si è messa a fare pane e nutella. Alza il coltello pieno di nutella
"io sono Giulia". I miei genitori sono molto amichevoli con tutti i miei amici, certe volte troppo.
"ho saputo che stasera andate a fare baldoria" mentre parla mio padre si avvicina al barattolo della nutella infilando un cucchiaio per poi metterselo in bocca.
"che schifo" lo rimbecca mia madre. "si signor Minelli" risponde Allison. Alle sue parole a mio padre va di traverso il boccone.
"oddio... signore... ma sono cosi vecchio?" si rivolge a mia madre che intanto ci mette davanti il piatto con due fette di nutella. Ne prendo subito una. Ho detto che non avevano cinque anni, no che non mi andasse. Mia madre non risponde troppo impegnata a farsi i cavoli miei. 

"ho saputo da Livia che la scuola è molto bella e che voi siete molto gentili" non ho mai detto che loro sono gentili, ho detto che Charlotte è gentile. Allison infatti si gira verso la mia direzione stupita. Alzo le spalle. "ehm... ci siamo trovate subito bene" dice guardandomi. Mia madre saltella sulla sedia. Non è vero... non ci siamo trovate subito bene, ma in nome di questa nuova conoscenza, sono disposta a dimenticare quei due o tre giorni in cui mi odiava.
"io non sono vecchio" borbotta mio padre che ormai ha in mano il barattolo di nutella. Mi giro verso di lui, mentre mia madre e Allison parlano e gli mimo un no. Lui sorride e mi fa l'occhiolino.
"certo che non sono vecchio" sorride soddisfatto.
"... mi anche parlato di un ragazzo" riesco a captare solo la fine della frase ma mi basta.
"MAMMA!" dico alzandomi. Lei sorride e continua il suo discorso. "credo che ancora a te non ne abbia parlato...ti conosce da troppo poco... fa finta di nulla, ma io so che le piacciono i ragazzi normali" mia madre continua nel suo intento di rendermi la vita difficile.
"normali?" chiede Allison. Tutte queste cose sono estremamente confidenziali, accidenti ai miei genitori. 

"si Allison, sappi che a nostra figlia piacciono gli uomini morti. Augusto, Alessandro Magno, Riccardo III... insomma tutti uomini morti tanto tempo fa" adesso ci si mette anche mio padre. Allison scoppia a ridere voltandosi verso di me.
"davvero?" mi chiede. Chiudo gli occhi. Accidenti a me e quanto l'ho fatta entrare.
"bhe... diciamo che li trovo... bravi" dico infondo. L'unico aggettivo che mi viene in mente... bravi. Anche mia madre mi guarda male.
"lei li trova sensazionali... da piccola l'ho trovata a guardarsi interi documentari e a sbavare sulle statue... come se fossero poster di gente famosa" mi alzo dalla sedia. Il pane è finito, la figura di merda l'ho fatta quindi adesso non ci resta che andarcene.
"andiamo" dico andando verso la porta.
"sta attenta" dice mio padre seguendomi. Annuisco.
"se la mamma evitasse di mettermi in imbarazzo" sussurro. Lui alza le spalle.
"sai com'è fatta... è tutto nuovo anche per lei" risponde piano. In effetti non deve essere semplice nemmeno per lei. Io almeno vado a scuola... lei rimane a casa a scrivere, dopo un po' deve essere pesante. Faccio un sospiro.
"brava ragazza" dice mio padre capendo che ho mollato. Non abbiamo bisogno di parlare, io e mio padre ci capiamo anche stando zitti. Allison e mia madre ci raggiungono proprio davanti alla porta.
"perfetto, non tornate tardi" dice mia madre sorridendomi e passandomi il cappotto. Annuisco. Mio padre mi fa l'occhiolino e poi saluta Allison.
"torna quando vuoi" mia madre intanto ci guarda sorridendo.
"è stato un piacere conoscerti".

 Esco di casa. Sospiro.
"sono fantastici" dice Allison indicando la porta.
"certo... finché non li hai come genitori" rispondo infine. Guardo l'orologio. Sono le 9.00. Charlotte dovrebbe arrivare tra poco.
"scusa per loro..." dico voltandomi a guardarla. Lei alza le spalle.
"non ti preoccupare... ci hanno pure fatto mangiare il dessert" sorride. È nervosa.
"è la prima volta che esci senza di lui vero?" Lei sussulta, poi sorride.
"si vede cosi tanto". "no" mento. Ma vedo che capisce il mio tentativo di renderla più tranquilla.
"non hai amiche?" lei scuote le testa.
"si... ma sono... bhe loro fanno... loro non sono come te" dice infine. Come me? E questo che vorrebbe dire?
"in che senso come me?" gli chiedo un po' offesa. Che ho che non va? Apre la bocca
"ehi ragazze!" Charlotte si sta avvicinando sorridente.
"eccomi! Scusate il ritardo" le sorrido.

 "non ti preoccupare. Allison le rivolge un fugace sguardo, ma poi si riprende e sorride. No... non è proprio abituata a stare con le persone. Mi chiedo che cos'abbia... insomma un'uscita con le sue amiche l'avrà fatta in vita sua.
"dove andiamo?" chiedo cercando di far superare questo imbarazzo. Siamo tre ragazze che si conoscono veramente da poco e quindi c'è quella imbarazzante sensazione di incertezza, paura di dire la cosa sbagliata, paura di esagerare nei comportamenti, ognuno di noi cerca di mostrare la parte migliore di se. Sorrido. Di solito Marco dice sempre "io mi presento al peggio di me... cosi sono sicuro che quelli che rimangono mi vogliono veramente bene". Marco sta con Anna da non so quanto tempo ed è un ragazzo che parla un sacco ed ha un'opinione su tutto. Adesso più che mai mi tornano in mente le sue parole.
"bhe come ti ho detto, qui non c'è tanto da fare" dice Charlotte.
"potremmo andare a bere qualcosa" propone Allison. Annuisco, per me non ci sono problemi. Anche Charlotte annuisce. 



 

Arriviamo davanti al locale. Un po' di persone sono posizionate fuori a fumare e parlare. Creano una cappa nebulosa proprio davanti all'entrata. Fuori fa freddo e mi maledico per non aver indossato qualcosa di più pesante. Allison si muove con destrezza in mezzo a tutti, io e Charlotte un po' meno. Riusciamo ad entrare e fin da subito una ventata di area calda mi riscuote i sensi. Finalmente. Il locale non è ancora pieno ma Allison ci promette che ben presto si riempirà di persone. Non che me ne freghi qualcosa. Per me è un sollievo quando non ho tante persone attorno. Intravediamo un tavolo e mi fiondo a occuparlo. Sennò stiamo in piedi tutta la sera e sinceramente mi fa schifo bere in piedi.
"che vi prendo" ci dice Allison una volta sedute.
"per me una birra" dice Charlotte. "ma possiamo?" chiedo riferendomi all'età. Allison sorride.
"conosco il tipo al bancone" Charlotte batte la mani.
"per me... succo di pompelmo" dico. Loro mi guardano male.
"succo..."
"... di pompelmo" inizia una e finisce l'altra. Sospiro alzando gli occhi al cielo.
"Ok... io ho un problema" dico seria.
"a me danno noia le bolle" dico seria.
"quando bevo qualcosa di gassato tutte le bolle mi risalgono e finisco per far uscire tutto dal naso" dico veloce e imbarazzata. Altra storia vera per la cronaca.

 Io non posso bere la coca cola, mi esce dal naso. Le bollicine mi fanno lacrimare gli occhi e finisce che tutto mi esce dal naso.
"mi succede con quasi tutte le bibite gassate, Coca cola, Fanta, aranciate di vario tipo, vino e anche birra" dico facendo l'elenco. Loro si scambiano un breve sguardo per poi scoppiare a ridere. Sospiro. Adesso mi prenderanno per il culo per il resto della mia vita. Non è la prima volta che succede. Tutti mi prendono in giro per questa cosa... ormai c'ho fatto l'abitudine. Vederle cosi felici mi fa sorridere. Alzo le spalle.
"voi ridete ma la mia è quasi una malattia" loro continuano a ridere. Allison si appoggia al tavolo mentre Charlotte si copre la bocca. Alcuni sguardi si girano verso la nostra direzione.
"v-va bene... ti prendo un'analcolico allora" dice Allison riprendendosi.
"non so neanche se ce l'hanno un succo di pompelmo" dice per voi avviarsi verso il bancone. Charlotte continua a ridere.
"è inutile che prendi per il culo..." lei continua a ridere. I suoi cappelli sono ancora più lisci del solito, forse se li è piastrati. Mi guardo intorno e non vedo il banco da biliardo... peccato, in Italia giocavamo sempre. Al suo posto c'è una console con due grandi casse e davanti un grande spazio... servirà per ballare. 

Allison torna con i nostri bicchieri. Mi posiziona davanti qualcosa di verde.
"che cos'è" chiedo guardandolo.
"questo è un Frozen Mela Kiwi, dentro c'è mela verde, kiwi, succo di lime e prova ad indovinare... Pompelmo!" dice soddisfatta sedendosi. Stavolta rido io.
"ben fatto". Anche se è verde lo bevo. Non è male. Cominciamo a parlare. Noto che anche se non ci conosciamo la conversazione va avanti. Mi fa piacere. Forse qui non è tanto male... ma niente potrà sostituire casa... l'Italia.
"ma che dici... dai, tutti preferiscono Jacob" risponde Allison. Mi risveglio dai miei pensieri.
"io no... a piace molto di più Edward" rispondo Charlotte piccata. Non ho idea di come siano arrivate a parlare di Twilight. Sospiro.
"ragazze non potete ancora parlare di questa disputa ... è una cosa passata ormai".
"tu dici?" chiede Allison prendendo un sorso dalla sua birra.
"finché ci saranno ragazze che tifano per Edward la battaglia non sarà mai finita" sospiro.
"Edward era meglio sotto ogni punto di vista" risponde Charlotte. Stavolta la guardo male anch'io. Non voglio espormi, ma devo dire che sto con Allison. Edward era bello si... ma Jacob era proprio bono, un bel pezzo di ragazzo... Charlotte nota il mio sguardo.
"anche tu stai dalla parte del male allora" dice aprendo di più gli occhi. Alzo le spalle "diciamo che sto dalla parte del caldo... insomma già la notte i miei piedi sembrano dei ghiaccioli, pensa te dover dormire con qualcuno che è sempre freddo... d'estate andrebbe anche bene... ma li erano in Alaska... faceva sempre freddo" dico disperata.
"come qua". "visto... Jacob sopra di tutti... poi è lincantropo" dice entusiasta Allison.
"un fico di lincantorpo" finisco io per lei. Mi guardano male. Mi sa che qui non si dice fico per indicare un bel ragazzo. 

Charlotte sembra abbandonare la partita.
"non posso vincere, siate in maggioranza" dice piccata. Sorrido. Perché finiamo per parlare sempre di ragazzi? Si vede che siamo nel periodo puberale. Intanto alla console si è posizionato un Dj che ha fatto partire della musica, creando un bel sottofondo. Il pub si è riempito, adesso siamo molti più di prima. L'aria si sta scaldando e al contrario di prima, ringrazio di essermi messa qualcosa di leggero.
"ma sai Charlotte, io sono stupita" dice Allison mettendosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. Charlotte la guarda con curiosità.
"in che senso?"
"sai ho saputo che a qualcuno qua non piacciono molto i ragazzi... vivi" oh no... Mamma giuro che ti uccido. Allison mi guarda da dietro il bicchiere di birra.
"allora... chiariamo una cosa... non sono necrofila" dico ridendo, non voglio che qualcuno possa fraintendere.
"penso che voi non abbiate mai letto le vite dei Cesari di Svetonio" dico. Loro mi guardano incuriosite.
"no" risponde Allison, mente Charlotte scuote la testa.
"Ecco, quindi non sapete della battaglia tra Marco Antonio e Ottaviano... " dico perdendomi nei miei ragionamenti.
"Marco Antonio?" chiede Charlotte alzando un soppraciglio.
"chi è?" Apro la bocca... come?
"come chi è?" chiedo... noto delle espressioni confuse sulle loro facce.
"dai Marco Antonio e Cleopatra... lei si uccise con un serpente per non farsi prendere viva e anche lui" dico spiegando una cosa ovvia per me, ma non per loro.
"ma non vi fanno storia romana qua?" Allison alza le braccia.
"no, solo americana" Cerco di restare calma. Ovvio... non siamo in Italia. 

"bhe per farvi capire...mmm... Augusto è Edward, alto composto, uno che sembra anemico, ma molto potente. Marco Antonio è Jacob pieno di emozioni, molto abbronzato e bello... Bella è Roma" dico sorridendo. "loro lottano per conquistare Roma e alla fine vince Edward... quindi Augusto". Vedo ancora più confusione nelle loro facce.
"vabbe lasciamo perdere" dico infine.
"sappiate solo che gli uomini del passato alcune volte sono più belli di quelli del presente"
"certo non possono parlare" dice Charlotte sorridendo.
"e non ti possono dare ordini" finisce Allison. Cade il silenzio. Un pò di imbarazzo ritorna. Non sappiamo bene cosa sia successo con Erik, Allison non ce ne ha parlato. Sotto parte Dance Monkey. Mi alzo. Cominciando a muovermi. Loro mi guardano. Seguo le note. Anche se non c'è nessuno, io sto ballando da sola. Dovete sapere che io sono una di quelle persone che in pista non si risparmia. Anche a costo di fare figure di merda, io seguo il ritmo.
"Andiamo" dico guardandole, continuando a ballare. Allison si alza per niente impaurita. Io intanto comincio a fare delle mosse strane che fanno ridere Charlotte, ancora seduta al suo tavolo. 

Allison si affianca a me cominciando a ballare. Sento il suo calore vicino al fianco destro. Tendo una mano verso Charlotte.
"dai... alla fine siamo qui per divertirci" le dico. Nei suoi occhi scatta qualcosa. La ragazza perfetta stasera si divertirà. Si alza imbarazzata. Cominciamo tutte e tre a ballare. Non mi guardo attorno per vedere chi ci sta fissando, non penso a niente se non a divertirmi con le mie, ormai, amiche. Tutte e tre ci muoviamo in modo imbarazzante, sono sicura che da fuori sembriamo qualcosa di mostruoso. Ma chi se ne frega. Ridiamo. La musica continua. Io comincio a ballare la Tectonic. Comincio a muovere le mani in cerchio. Loro mi guardano ridendo a crepapelle.
La Tectonic è un ballo che andava molto un tempo, mi ricordo che mio cugino me la ballava sempre a casa insieme a mia nonna. Si metteva in salotto e cominciava a fare queste mosse strane. Sembrava un vero cretino ma mi faceva ridere... da li l'ho imparata. Loro cercano di imitarmi e in poco tempo ci troviamo circondate da persone che come noi stanno ballando. Sorrido vedendo che anche loro si stanno divertendo. Bastava solo qualcuno che cominciasse le danze. Parte la canzone dopo e tutti ricominciano a ballare. Mi avvicino al Dj parlandogli all'orecchio. Quando torno sia Allison che Charlotte mi guardano.
"che cosa gli hai detto?" mi urla Allison per sovrastare la musica.
"vedrai" le riurlo. Tempo che finisca la seconda canzone che la voce del Dj irrompe. 

"e adesso la richiesta della giovane ragazza italiana". Dice indicandomi. Tutti gli sguardi si piantano su di me. Grazie tante genio... lo guardo male. La canzone parte.
"vespe truccate, anni 60, girano in centro sfiorando i novanta..." comincio a cantare a squarcigola. Questa è una canzone che non si può fare a meno di cantare. Comincio a saltellare al ritmo della canzone. Tutti mi guardano ma io continuo a cantare e siccome il ritmo della canzone è contagioso ben presto tutti ricominciano a ballare. Io sono scatenata...
"Esco di fretta dalla mia stanza. A marce ingranate dalla prima alla quarta. Devo fare in fretta devo andare a una festa. Fammi fare un giro prima sulla mia Vespa..." metto un braccio attorno al collo di Charlotte e un altro attorno al collo di Allison che anche se non sanno le parole stanno cercando di cantare seguendo un grosso monitor posto sopra la console, che noto solo adesso. Rido e canto, salto e ballo. Mi sto divertendo un mondo. Allison mi stringe la mano e Charlotte si avvicina  ancora di più a me... sembro la loro ancora.
"ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi..."


 

"ma quando ha cominciato a fare quel ballo stupido". Allison sta ridendo da troppo tempo. Tra un po' credo che cadrà per terra.
"ehy ehy... porta rispetto alla Tectonic" dico ridendo. Ormai c'è presa la ridarella e non riusciamo più a smettere. Anche Charlotte sembra essersi lasciata andare. Siamo tutte sudate perché abbiamo ballato troppo. Allison ricomincia a ballare la tectonic e io la seguo mentre Charlotte batte la mani. Sembriamo ubriache ma non lo siamo... non abbiamo avuto il tempo, eravamo troppo impegnate a ballare. Siamo ubriache di felicità.
"Venite a casa mia" dice Allison all'improvviso.
"ci guardiamo un bel film" dice sorridendo. Guardo il telefono. È mezzanotte.
"dai oggi è venerdì" continua quando vede le nostre facce. Charlotte storce la bocca.
"io dovrei tornare a casa... " si sente che in realtà vorrebbe restare.
"dai... "dice Allison avvicinandosi e prendendole le mani. Charlotte sorride.
"va bene" Si girano verso di me.
"ok" rispondo annuendo. Mando un veloce messaggio ai miei e poi seguo Allison. Meno male che mi avevano raccomandanto di tornare presto.
"Ma quando è bello andare in giro..." inizia Charlotte a squarciagola.
"...con le ali sotto ai piedi" Allison fa finta di essere sopra un surf. Io scoppio a ridere... la loro pronuncia fa veramente schifo. Dopo un pò mi accorgo che la strada è la stessa che ho percorso ieri per andare da Erik. 

"ma tu vivi da Erik?" le chiedo fermandomi a metà strada. Il viale per arrivare qua è immerso nel bosco e non c'è nemmeno un lampione quindi mi sento un attimo esposta. Allison si ferma.
"si" risponde soltanto. Charlotte intanto ha affrettato il passo, la luce del telefono accesa davanti a lei. Certo non vede l'ora di vedere la casa dove vive Erik. Vivono insieme. Quanti ragazzi di 17 anni vivono già insieme? Mi chiedo... una percentuale veramente bassa... mi rispondo. Cammino lo stesso, fino ad arrivare alla piccola casa della volta scorsa.
"ohhh che carina" dice Charlotte emozionata in piena isteria da fan. La casa è silenziosa.
"non daremo noia? Sai... coi i suoi genitori e tutto il resto"
"oggi non sono in casa" risponde evasiva. Tira fuori una chiave ed apre la porta. 

Salgo le poche scale che mi portano alla veranda e poi entro in casa. Tutto è rimasto come l'ultima volta. Il grande tavolo, la grande cucina, il divano e il caminetto.
"prego... fate come a casa vostra" ci incita Allison. Charlotte non se lo fa ripetere due volte. Si siede sul divano levandosi le scarpe. Stasera si sta veramente lasciando andare, di solito è cosi composta. Io rimango impalata davanti alla porta. La solita sensazione mi pervade... qui tutto è troppo strano.
"vieni?" Charlotte picchietta una mano vicino a lei, invitandomi a sedermi sul grande divano. Appena mi siedo le sussurro.
"non ti sembra strano?"
"in effetti si" risponde lei con il mio stesso tono di voce. Mi brillano gli occhi... meno male non sono pazza.
"fino a ieri l'altro non mi aveva mai guardato e guarda adesso... siamo in casa sua" mi batto una mano sulla fronte. Charlotte è in piena fase fan.
"non credevo che avesse una casa del genere"
"è quello che sto cercando di dirti... questa è casa di Erik... loro vivono insieme"
"e allora?" come allora... Allison torna e sorride nel vederci entrambe sul divano. Si siede anche lei ma per terra, poggiando la schiena sul divano.

"potete mettere quello che volete" ci dice passandoci alcune patatine e qualche nocciolina. Vengo distratta dai miei pensieri e afferro subito le noccioline. Charlotte accende la televisione. Per fortuna ci sintonizziamo subito su un film che sta per iniziare. La sensazione scompare e mi concentro sul film.
"che film è?" chiedo.
"La Quinta Onda" dice Allison guardando le informazioni sullo schermo.
"parla degli alieni" continua concentrata a leggere.
"sicuro che vengono da voi" dico prendendo qualche nocciolina.
"no da noi..." risponde Charlotte.
"...dagli americani". "stai sicuro che se domani compare un'astronave in cielo, il primo paese che viene colpito è l'America" non funziona cosi? Allison ridacchia.
"poi mi chiedo perché... tra tutti i pianeti che ci sono nell'universo... vengono a rompere proprio al pianeta terra" Charlotte prende seriamente la mia domanda.
"è un film Livia... se non attaccano noi, non possiamo empatizzare e capire la morale finale" Alzo gli occhi al cielo... la cavolo di morale finale. Sicuramente ci vorrà dire che noi umani dobbiamo sperare... perché la speranza è quella che ci mantiene in vita. Sospiro. Il film comincia e come immaginavo sta rispettando in pieno le aspettative. Non è male però è sempre la solita storia. 

"ciao" una voce maschile interrompe la nostra discussione. Ci voltiamo e vedo un ragazzo in piedi.
"ciao Scott" Allison lo saluta. Charlotte sta zitta e io lo risaluto. Questo adesso chi è?
"vuoi vedere con noi il film?" chiede Allison. Lui annuisce e si siede accanto a me. Ben presto mi accorgo che questa non sarà una normale serata tra ragazze. Nemmeno 10 minuti dopo si aggiunge un altro ragazzo e una coppia. Ben presto siamo in 7 a guardare questo film. Ma quanti diavolo sono... spuntano come degli insetti. Vivono tutti nella stessa casa? Oddio mi sto fondendo il cervello. Charlotte accanto a me è impegnata a guardare il film. Esplosioni, spari e fumo. Questo film è molto americano. Arriviamo alla scena dove la protagonista viene salvata.
"lui è un alieno" dichiaro. Ricevo alcuni popcorn addosso.
"buuu" Damian, il ragazzo arrivato dopo Scott, mi guarda male.
"non vogliamo spoiler"
"poi come fai ad esserne certa?" stavolta parte Katherine, la ragazza di quello che ho capito si chiama Lucas.
"come perché? Vive da solo in mezzo ad una foresta piena di alieni che uccidono le persone... l'avrebbero già scoperto... poi guarda strano la salva proprio lui... no dai, lui deve essere un alieno. Scommetto che lei ci andrà anche a letto" questo per me ormai è uno sport. Se ci fosse mio padre mi darebbe il cinque.
"nooo, io avrei tanto voluto che si mettesse con quel bel ragazzo dell'inizio" Allison mette il broncio. Non sono come mai, ma mi sto trovando bene. Ci sono persone che non ho mai visto in vita mia, ma riesco ad andarci d'accordo. Io non sono esattamente una persona che va d'accordo con tutti. Ben presto arriva la scena dove la protagonista e l'alieno finisco a letto insieme. Sorrido.
"bhe ragazzi... che dire... per me ormai è un'abitudine avere ragione" mi becco addosso un sacco di popcorn, qualche nocciolini e addirittura una barretta di cioccolato.

 "bene bene bene" ci blocchiamo tutti. L'aria si congela, come se fosse successo qualcosa. Brutus. I suoi occhi verdi fissano tutto, si vedono comparire dalle tenebre. Dietro di lui Erik che punta subito il suo sguardo su Allison, la quale si avvicina a me. Sembra non farci caso, come invece fa Brutus. I suoi occhi si puntano su di me. Mi sento colpevole e non so perché. Poi realizzo... mi sento ancora in colpa. Porca miseria. Mi giro verso Charlotte che sposta il suo sguardo su di me.
"mi sento in colpa" sussurro. Le scappa un sorriso.
"fuori" la voce di Brutus è chiara e feroce. Tutti si alzano. Rimaniamo solo io, Charlotte, Allison, Erik e Brutus. Cerco di salutare tutti i ragazzi ma sono troppo impegnati a scappare. Noto che non escono di casa ma si rifugiano al piano di sopra. Quindi vivono tutti insieme.
"che ci fanno loro qua?" stavolta è Erik a parlare rivolto ad Allison. Lei si alza.
"loro sono mie amiche" dice seria. Awww che carina... allora è ufficiale. È sempre bello quando una persona, che hai appena conosciuto, dichiara apertamente che sei suo amico... ti fa sentire accettato. Piena del calore delle parole di Allison ritorno alla discussione.
"amiche?" chiede stupito Erik.
"loro non possono essere tue amiche" dice serio.
"loro non sono come noi" Adesso basta cavolo. 

"in che senso?" chiedo facendomi avanti. Charlotte intanto si mette in disparte. Vedo i loro sguardi... sembrano che stia parlando ma dalle loro bocche non esce nessuna parola.
"dovete andare via da qui" stavolta è Brutus a parlare.
"non siete le benvenute" Charlotte si avvia velocemente alla porta. Io resto ferma.
"ci ha invitate Allison" dico a denti stretti guardandolo.
"questa, da quanto ho capito, è anche casa sua" marco bene la parola anche per far arrivare il concetto che tutta questa situazione è strana. Lui sembra furioso.
"Brutus calmo" dice Erik.
"Allison portala via" si rivolge ad Allison. Sono agitati. Sento una mano che prende la mia.
"andiamo Livia". Qualcosa mi dice che sia meglio andare con lei. Gli occhi di Brutus si stanno infiammando passando dal verde foresta ad un verde sempre più accesso, quasi fosforescente. Mi fa paura... per la prima volta, mi fa paura. Seguo Allison. Non voglio più entrare in questa casa. 

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Per farvi avere un'idea della Tectonic vi lascio un video... è molto imbarazzante... vi avverto. 
https://www.youtube.com/watch?v=OIUmnfuxUkU&t=52s

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




Ok lo ammetto... Livia 2, Botolo ringhioso 1. L'ultima l'ha vinta lui anche se non per merito suo. Sono stata portata via di forza da quella casa. Mi ricordo ancora il brivido di paura che mi è salito su per la schiena alla vista del volto di Brutus... giuro che stava cambiando.Sentivo la sua furia verso di me. Scorbutico. Batto un piede per terra. Sto andando a scuola. Per tutto il weekend non ho sentito nessuno. Allison si è volatilizzata non appena mi ha accompagnato a casa, Charlotte non pervenuta. Sono sicura che se chiedessi a lei mi direbbe che mi sto preoccupando troppo. Ribatto il piede per terra. Quei maledetti occhi. Sono diventati di un verde completamente diverso. Mi ritorna in mente anche il tono preoccupato di Erik "Brutus calmo". Attraverso la strada... ovviamente non sulle strisce pedonali. Sospiro. Mi sono svegliata male, non ho fatto niente per tutto il weekend, quindi ho avuto un sacco di tempo per pensare e questo non è stato un bene. Intravedo la scuola sul fondo della strada. Molti ragazzi stanno andando nella mia stesa direzione. Evviva... si comincia una nuova settimana di persone che non conosco e di occhiatacce da parte di gente che mi resta antipatica.
Vedo Charlotte da lontano ferma davanti al cancello della scuola. Si guarda attorno. Ho notato che non ha molti amici e non capisco perché... mi sembra la classica ragazza che può andare d'accordo con tutti, anche con l'ordine superiore delle piante. In questa settimana si è sempre seduta a mangiare con me e a salutato solo poche persone, quando le incontravamo nel corridoio. Non le faccio tante domande perché a me sta bene che stia con me... però mi sembra strano. La città mi sembra strana, cristo santo!
Tutto qui è poco chiaro, spiegato male o nascosto. Sembra che la città sia sempre avvolta nella nebbia, riesci a vedere i contorni delle persone ma mai i particolari. Sono curiosa di natura... le cose poco chiare di solito mi spingono in un casino di guai.
"ciao" la saluto e lei mi rivolge uno dei suoi sorrisi. Venerdì sera non sono venuti a prenderla i suoi genitori, se n'è semplicemente andata via da sola... alle 2 di notte... nel bel mezzo di un bosco. Allison ha proposto di accompagnarci entrambe ma Charlotte ha rifiutato.
"non ti preoccupare, non abito molto lontano" ha detto per poi avviarsi. Ho subito pensato che fosse una balla. Chi diavolo vivrebbe immerso nella natura? Io no... e sicuramente no mia madre.
"ehy" allargo le braccia.
"vieni qua..." dico aprendo e chiudendo le mani. Lei mi guarda male.
"no, Livia" dice imbarazzata.
"invece si... il lunedì mattina ne ho bisogno" dico chiudendo gli occhi e aspettando. La sento sospirare... alcune volte penso che le ho attaccato questo vizio, poco dopo sento le sue braccia intorno al busto. Mi stringe. L'abbraccio.
"ohhh, un bel abbraccio di prima mattina è quello che ci vuole" le dico staccandomi. Le sue guance sono completamente rosse. So che non è abituata a questo tipo di contatto, ma io le abbraccio le mie amiche... che si abitui.
"che lezioni hai oggi?" mi chiede. Alzo le spalle.
"non lo so" ancora non mi sono imparata a memoria le varie lezioni e non ho intenzione neanche di farlo.
"io oggi ho la giornata piena" mi fa presente.
"ci vediamo in mensa no?" le dico guardandomi attorno.
"certo". Intravedo i lunghi capelli di Allison. La cerco con lo sguardo ma lei mi ignora. Si gira verso Erik e il gruppo degli stronzi. Intravedo anche Scott, Lucas con Khaterine e anche Damian. Nessuno di loro mi saluta anche se io alzo la mano. Mha...
"ci ignorano" dice Charlotte. Sento che è dispiaciuta... una bambina con i sogni infranti. Assottiglio gli occhi. Deve essere successo qualcosa questo fine settimana. Entriamo nella scuola, trasportate dal fiume di corpi adolescenziali. Accompagno Charlotte all'armadietto. Sospira.
"secondo te ce l'ha con noi?" mi domanda. Mi appoggio agli armadietti mentre lei ha la testa quasi sepolta dentro il suo.
"non lo so" dico un po' preoccupata.
"non abbiamo comunque fatto niente di male" le ricordo. Non può avercela con noi, alla fine ci ha invitato lei a casa sua... o meglio di Erik. Non è colpa nostra.
"si lo so... però... "
"non la conosciamo Charlotte" la interrompo, alla fine io non conosco cosi tanto bene neanche Charlotte. Inutile farsi tutti questi problemi... Allison non la conosciamo, punto.
"sembrava che volesse essere nostra amica" chiude gli armadietti ed in mano ha i suoi libri. Alzo le spalle.
"credo che abbiamo entrambe interpretato male le sue intenzioni" le rispondo. Mi giro aprendo lo zaino alla ricerca del foglio con su scritto gli orari... io non uso gli armadietti. Mentre sto frugando dentro lo zaino però sento una forte spinta che mi fa cadere. Mi ritrovo con la faccia a terra... di prima mattina... di lunedì mattina. Sento delle voci e delle risate.
"ma che cazz..." mi giro e vedo Charlotte inferocita. Sembra un piccolo batuffolo arrabbiato. Per un secondo mi scappa da ridere. Charlotte urla contro un ragazzo che la ignora e continua a guardarmi.
"perché l'hai spinta?" Charlotte lo spinge all'indietro ma lui non si muove di un millimetro. Dietro il ragazzo ci sono Allison, Erik, Scott e soprattutto Brutus. Quest'ultimo mi guarda con la sua solita faccia impassibile, ma lo ignoro. Ciò che veramente mi fa male e vedere Allison che ride. Il ragazzo che mi ha spinto si avvicina a me.
"stai al tuo posto, pivella" pivella... mi ha appena chiamato pivella... scoppierei a ride se Allison non stesse guardando la scena in modo soddisfatto.
"sennò?" gli chiedo mentre cerco di levarmi un po' di polvere dai vestiti. Non mi fanno paura queste cosa da bulli.
"sennò rimpiangerai di aver lasciato l'Italia"
"quello lo rimpiango già, non ti preoccupare" dico con un piccolo sorrido. Non ha idea di quanto mi manchi casa. Allison si mette una mano tra i capelli ed Erik le mette un braccio intorno alle spalle. Tutti loro ridono... ridono.... ah ah ah, si, effettivamente vedere qualcuno spinto a terra è molto divertente... già. Ma che vadano al diavolo. Brutus è l'unico che, come sempre, resta impassibile ed in disparte, anche se sono sicura che questa sia una sua idea. Ma nonostante il fatto che sia appena stata spinta a terra, che un grosso bestione mi stia maltrattando nel corridoio, che tutti si siano disposti in cerchio per vedere la scena, io mi arrabbio per il sorrisetto che intravedo sulla faccia di Allison. Io mi arrabbio perché pensavo che ci fosse una possibilità... mi arrabbio perché mi sono fidata, anche se per poco tempo. Mi sono accorta che da quando ho lasciato l'Italia mi aggrappo a tutto quello che mi sembra normale... tutto quello che riconosco e che riesco a ricondurre a casa, l'amicizia in primis. Non può ridere per una cosa del genere poi, non si può ridere davanti all'umiliazione di un altro essere umano.
"perché ridi?" ignoro il bestione e alle sue misere minacce e mi rivolgo direttamente ad Allison. Lei sembra interdetta e per un secondo la vedo vacillare, ma poi è come se riprendesse la sua parte... la parte di una stronza.
"è molto divertente quando una persona cade" risponde semplicemente...
"lui mi ha spinta" dico indicando il ragazzo.
"E allora?" Chiede alzando gli occhi al cielo, come se fosse annoiata. Ma chi diavolo è la ragazza che ho davanti? Quella che si divertiva a cantare Vespa Special o il monolite di ghiaccio incurante che ho davanti? Allison è proprio un nome da stronza... vorrei precisarlo.
"ti meriti uno come lui" rispondo cattiva indicando Erik. Sono arrabbiata... e sono anche la classica persona che quando prova rabbia non pensa alle parole che dice.
"Sei una ragazza che sogna di lasciarlo ma alla fine non hai le palle per farlo... hai troppa paura di non essere accettata dagli altri... ormai hai solo lui" i miei occhi sono fissi su di lei. La vedo sussultare... gli avevo detto che non poteva avere solo lui, ma adesso credo che lei voglia stare solo Erik. Si è creata una gabbia, spero che si trovi bene dietro alle sbarre. Nel corridoio è calato il silenzio. Sono cattiva con chi è cattivo con me. Questa è una frase che ho sempre in testa quando vedo cattiveria... sono come un serpente, attacco quando mi sento minacciata.
"eri nostra amica..." le dico infine. Questa è la scelta... devo solo rispettarla. Mi volto verso Charlotte.
"andiamo" le dico riprendo il mio zaino da terra. Mi giro e Charlotte mi fa un timido sorriso. Le persone sono ancora fisse, come paralizzate. Non mi importa. Adesso mi brucia solo il fatto di aver interpretato cosi male il carattere di una persona.
"non avrei mai potuto essere amica di due sfigate come voi, abbiamo riso sai... tutti noi vi abbiamo preso in giro. Forse tu e la tua schifosa famiglia fareste bene a tornavene nel posto di merda che chiami casa" mi giro verso di lei. I suoi occhi sono diversi, tristi... ma sono troppo arrabbiata. Puoi offendere me, i miei amici, quello in cui credo... ma mai... mai offendere la mia famiglia, la mia casa. Mi avvicino di scatto e le tiro quello che penso sia lo schiaffo più forte che tirerò mai in tutta la mia vita. Ci metto rabbia e potenza, prendo anche la rincorsa come quando schiacciavo a pallavolo. Mi immagino che la perfetta testa bionda di Allison sia una palla da pallavolo e la schiaffeggio con tutta la forza che ho.
"vaffanculo" le urlo prima di sentire della mani che mi tirano indietro.



 

Sono seduta in presidenza. Mai stata in presidenza. Mi guardo i piedi. Sospiro ma poi sorrido. Le ho dato una di quelle sberle. SBAM! Mi viene da ridere... adesso ci penserà due volte prima di offendere la mia famiglia. Penso di essere scattata per una combinazione di più cose. Prima di tutto lo spintone, seconda di poi il sorrisetto di Allison ed infine il suo voltafaccia con offesa annessa.
"voglio provare a seguire il tuo consiglio" mimo la sua voce, prendendola in giro.
"fanculo" sussurro calciando l'aria. Chissà cosa diranno i miei non appena sapranno che sono stata chiamata dal preside. Non ho mai dato particolari problemi nella mia vecchia scuola, non ho mai preso nemmeno una nota e invece adesso eccomi qua, seduta fuori dall'ufficio del preside in attesa della mia punizione. Sospiro. Ha offeso i miei genitori... nessuno deve provare ad offenderli... loro sono le persone più care che ho. Se ripenso alle sue parole sento ancora più rabbia. Poi se non bastasse ha offeso anche la mia casa. Insomma ha fatto una bella combo. Quella stronza. Eppure... eppure, non posso aver visto cosi male. I suoi occhi non erano sicuri e dietro di lei c'erano sempre quei ragazzi, quelli stronzi... anche loro.
"stronzi" ripeto. A quanto pare tirare uno schiaffo ad una ragazza nel bel mezzo di un corridoio pieno di gente, non è stato un gran colpo d'astuzia. Un professore è intervenuto e mi ha alzato di peso per poi trascinarmi qui. Sento ancora la rabbia che ribolle nelle vene. Ha offeso la mia famiglia... ha offeso casa. Sento delle lacrime agli occhi. Mi stupisco... io non piango quasi mai. Mi capita di rado di essere veramente triste, di solito piango per rabbia, non per dolore. Stavolta mi brucia essere stata tradita. Eppure.... La porta del preside si spalanca e un uomo sulla cinquantina compare. È molto alto. La sua faccia è avvolta nell'ombra. "prego signorina Minelli" si fa da parte lasciandomi entrare dentro l'ufficio che è molto buio. Tutte le tende sono tirate e la poca luce del mattino ancora non riesce a penetrarle. Mi siedo sull'unica sedia che c'è, proprio davanti alla scrivania. Sento i passi del preside e poco dopo si va a sedere sull'unica altra sedia disponibile proprio davanti a me.
"ho saputo" dice solamente. Porca merda... questo incute timore. I suoi occhi sono verdi... scuri... profondi... penetranti. Mi sento inchiodata alla sedia. Annuisco. Non so che altro dire. Questa giornata è iniziata male e non sta migliorando. Il preside si passa una mano tra i capelli sale e pepe. Si vede che sta iniziando ad accusare i segni del tempo.
"non deve accadere più" mi dice solamente.
"non permetto che nella mia scuola succedano episodi del genere". Bhe... ad essere sincera non ho iniziato io la discussione... io stavo solo cercando il dannato orario scolastico.
"non... non è stata solo colpa mia" dico. Effettivamente lo schiaffo è partito da me, ma sono stata provocata e prima ancora sono stata spinta.
"se davvero vuole che questi episodi non si ripetano... dovrebbe punire anche i ragazzi che mi hanno portato a fare una cosa del genere" dico guardando per terra. Non mi piace quest'uomo.
"ha ragione" è un'uomo di poche parole.
"le prometto che anche loro avranno la loro punizione" dice severo. Rabbrividisco.
"ma anche lei verrà punita" dice soltanto. Questa è una città di matti.
"per questo passerà l'intero pomeriggio a pulire i bagni della scuola" dice prendendo una penna e iniziando a firmare dei fogli.
"siccome è nuova non chiamerò i suoi genitori" mi passa un foglio.
"una volta che avrà finito passi dalla segreteria e faccia firmare il foglio dalla signora Mills" si alza. I suoi occhi mi fissano, cercano di ispezionarmi, come se avessi qualcosa di difettoso e lui dovesse per forza trovarlo. Rabbrividisco di nuovo.
"può andare" dice aprendomi la porta.
"ricordi... è una follia parlare di pace ad un lupo". La sua faccia entra nella luce e vedo chiaramente i tratti del suo volto. Si avvicina leggermente e assottiglia gli occhi.
"ci siamo capiti?" mi chiede. No... non ci siamo capiti per niente. Glielo vorrei dire ma mi fa troppa paura.
"Brutus" urla. Nooo... lui no. Brutus è seduto su una sedia. Guarda per terra mentre tiene le braccia sulle ginocchia. Appena il preside lo chiama scatta in piedi, attento.
"accompagna la signoria Minelli, credo che avrà bisogno di qualcuno che gli insegni a seguire le regole".
"si" risponde lui. Ma porca miseria. Appena sento la porta dell'ufficio del preside chiudersi lascio un respiro di sollievo.
"quell'uomo a qualche problema" sussurro guardando la porta. Alla fine ho solo tirato uno schiaffo ad una ragazza... non ho fatto niente di che.
"andiamo" dice Brutus voltandosi. Lo seguo. Proprio quello che mi ci voleva... un pomeriggio a pulire i cessi con Brutus. Evviva. Mi metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Camminiamo lungo i corridoi. "cominceremo subito" mi dice con la sua voce ferma.
"ma ancora le lezioni non sono finite" gli ricordo guardando l'orologio.
"prima inizi e prima finirai" mi dice continuando a camminare e a darmi le spalle.
"stronzo" sbotto sussurrando. Lo seguo fuori dalla scuola e poi negli spogliatoi dei maschi del campo d'atletica.
"ecco qua" dice indicandomi con la testa i bagni.
"parti da questi" mi dice serio. Oggi i suoi capelli sono tirati indietro da un po' di gelatina, i suoi riccioli sono ancora più definiti. Gli occhi sono di un verde coloro bosco, anche se mostra dei segni di stanchezza. Anche oggi indossa una maglietta a maniche corte. Penso al suo armadio... mi immagino file interminabili di magliette nere e lui davanti impegnato a scegliere quale mettersi. Mi scappa da ridere.
"sei hai le forze di ridere sicuramente potrai pulire anche i bagni dello spogliatoio femminile" mi dice stavolta arrabbiato. Non so come mai, ma più lui si arrabbia e più io mi diverto... forse perche tutti lo vedono come uno ragazzo irreprensibile, come uno che ha sempre la situazione sotto controllo. Con me perde le staffe invece.
"dove posso prendere i saponi e roba varia?" gli chiedo guardandomi intorno. Lui indica con la testa una porta. Mi incammino, apro la porta e prendo tutto quello che mi serve. L'idea di toccare i water sporchi non mi entusiasma per niente. Per fortuna riesco a trovare anche un paio di guanti. Comincio il mio lavoro... naturalmente lamentandomi.
"che palle" dico versando un po' di liquido dentro il wc che per fortuna trovo privo di qualsiasi cosa all'interno, se non l'acqua.
"siete tutti dei farabutti... ma pensa te se io posso trovarmi qua, a fare queste cose" continuo prendendo lo scopino per poi buttarlo dentro. Siccome mi fa molto schifo me ne sto alla larga e lo tocco solo con due dita.
"se fai cosi non verrà pulito" mi ricorda Brutus che intanto mi fissa attaccato alla parete.
"bhe... questo è il massimo che posso fare" ribatto guardandolo male.
"se vuoi puoi farmi vedere come si fa... ti cedo volentieri il mio posto". Sulla bocca gli spunta un piccolo sorriso.
"tu hai colpito Allison, la colpa è tua... e così anche la punizione. È cosi che funzionano le cose. Azioni e conseguenze". Lascio stare lo scopino e mi dedico invece al pavimento. Wow... pure filosofo.
"non ho iniziato io"
"ma hai finito" replica. Bagno un panno e lo poggio a terra cominciando a strusciare grazie ad uno spazzolone.
"non ce ne sarebbe stato bisogno se quel burbero del tuo amico non mi avesse spinta". Non è colpa mia, io mi sono solo difesa. Lui sta zitto. Mi fissa. Sento i suoi occhi sulla schiena, sulle braccia, sulle gambe... sembra una specie di pianta che non ha mai visto. Continuo a pulire gli altri due wc. Alzo la tavoletta di uno dei due e tra poco non vomito.
"ma che diavolo fate in bagno?" chiedo cercando di fare il più in fretta possibile.
"giuro che vi denuncio tutti" dico sempre più arrabbiata. Non so se la punizione mi deve far capire che ho sbagliato, so solo che più pulisco e più mi arrabbio. Penso solo una cosa: non è colpa mia.
"prima parto da quella barbie dipinta, poi passo a quello scimmione che mi ha spinta, e poi a quel preside mezzo psicopatico" verso in un secchio un po' di detersivo.
"sai quello psicopatico è mio padre" Brutus mi risponde. Mi giro verso di lui di scatto.
"tu... tu parli italiano?" gli chiedo. Stavolta sul volto gli spunta un sorriso completo. Mi sta prendendo in giro... e si sta divertendo.
"poco... capisco qualcosa di quello che dici" mi dice infine. Porca miseria! Quindi ha capito tutto.
"bhe... meglio che tu sappia quello che penso" gli dico imbarazzata. Di solito uso l'italiano per non essere capita, per sfogarmi. Ritorno a fare quello che stavo facendo... solo per rigirarmi verso di lui di scatto.
"tuo padre? Cioè tuo padre è il preside della scuola?" lui annuisce. Incrocia le braccia e i fasci muscolari si tendono. Ha un fisico atletico, snello. Lo fisso e lui mi fissa.
"capisco" dico dando gli ultimi colpi di spazzolone. Ho quasi finito per quanto riguarda la zona wc.
"cosa capisci?" mi chiede curioso. Per la prima volta sento una nota diversa nella sua voce, che non sia indifferenza o rabbia.
"con un padre cosi, tutti sarebbero diventati come te" un piccolo sorrisetto compare sulle mie labbra.
"sono stata con lui solo per 10 minuti e avevo voglia di spalancare la porta e darmela a gambe." Dico togliendomi un guanto e levandomi alcune ciocche di capelli dalla faccia. In pratica mi stavo mangiando i capelli.
"tu non lo conosci" risponde solamente tornando serio. Passando minuti di silenzi, in cui gli unici rumori, sono quelli prodotti dal mio lavoro. Una volta finito passiamo ai bagni delle ragazze che non sono molto meglio. Le attività sono state sospesa perché fuori, intanto, è iniziato a piovere. Mentre pulisco sento gli occhi di Brutus addosso. Io intanto ho ripreso a lamentarmi, il silenzio mi disturba. Vedo che lo sto innervosendo e la cosa mi spinge a continuare. Mi lamento cosi tanto che alla fine sbotta
"la vuoi smettere un secondo di lamentarti? Ma sopratutto vuoi smettere di parlare?" dice scocciato. Mi giro verso di lui.
"scusa... effetto collaterale dovuto all'intelligenza". Mi rigiro verso lo specchio che stavo pulendo. Lo sento sospirare.
"mi fai impazzire" dice solamente passandosi le mani sulla faccia.
"bene allora va via... finiamo questa tortura" gli dico continuando a pulire lo specchio.
"mio padre vuole che ti segua e io farò come mi ha detto" dice serio. Ovvio... Brutus è un ragazzo che segue le regole a quanto pare. Sospiro.
"smetti di sospirare" mi dice. Sbatto il panno a terra.
"non posso lamentarmi, non posso sospirare... dimmi tu cosa posso fare!" dico alzando il tono di voce. Questo mi sta veramente innervosendo adesso.
"puoi continuare a pulire tenendo la bocca chiusa" dice serio avvicinandosi.
"non puoi dirmi cosa devo fare" lo fisso negli occhi sempre più arrabbiata.
"sei tu che mi hai chiesto cosa potevi fare" un piccolo luccichio compare nei suoi occhi. Si sta divertendo... e io ho perso la discussione. È molto vicino. Sento il calore del suo corpo sul mio. Oggi non ho nessuna felpa, pensavo che non avrebbe piovuto, che non avrebbe fatto freddo. Invece per tutto il tempo della mia punizione ho provato delle piccolo fitte di gelido a causa della pioggia che sta cadendo... ma adesso non ho più freddo. Brutus è una piccola stufa. Mi giro allontanandomi.
"non saresti qui con me se non avessi detto ad Allison di dirmi quelle cose" gli rinfaccio. So per certo che lui abbia parlato con Allison e l'abbia convinta che stare con me e Charlotte è un male, che si deve allontanare. Ce l'ho con lei, perché le parole sono uscite dalla sua bocca, ma sono anche sicura del fatto che sia stata convinta ad allontanarsi. Attimo di silenzio. Mi rigiro verso di lui.
"pensi che sia stato io?" mi dice quasi triste. Annuisco.
"ti avevo detto di andartene" mi ricorda la discussione che abbiamo avuto fuori dalla casa di Erik la prima volta che mi ha rivolto la parola.
"questa è solo colpa tua" mi dice puntandomi un dito contro.
"se tu avessi fatto come ti avevo detto, tutto questo non sarebbe successo" mi dice arrabbiato.
"ah adesso è colpa mia... non ho seguito un tuo dannato ordine... ecco cos'è" dico infuriata. Lui ce l'ha con me perché non faccio come dice, sono l'unica cavolo di persone che dentro questa scuola non pende dalle sue labbra e questa cosa lo disturba, cosi ha deciso di mettere Allison contro di me.
"tu mi odi perché non faccio come dici, perché ti sfido e cosi hai convinto Erik a mettermi contro Allison" lui fa un passo indietro come se lo avessi colpito.
"non sono cosi meschino"
"davvero?" lo guardo negli occhi.
"non lo sei?"
"no" risponde lui convinto.
"tu non puoi capire di cosa stai parlando. Tu non sai niente..." si avvicina tantissimo al mio volto.
"...non sai niente" ripete. Mi perdo dentro i suoi occhi che adesso sono di diverse sfumature, un misto di grigio, verde e marrone.
"aiutami a capire" sussurro. Mi fissa. Voglio sapere... voglio capire. Sento il suo calore, sento la sua mano vicino alla mia, il suo respiro che va a sbattere contro la mia guancia. È vicino... come mai nessun ragazzo è mai stato. Poi tutto ad un tratto di allontana.
"puoi andare" dice solamente. Aprendo la porta del bagno e indicandomi con la testa lo spogliatoio. Non mi guarda più, anzi evita proprio il mio sguardo.
"vattene" dice serio.
"hai finito". Lo fisso.
"codardo" dico prima di uscire. 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



"In presidenza? Davvero Livia?" Mia madre si passa una mano tra i capelli. Sono seduta in cucina mentre guardo mia madre che va avanti e indietro con uno straccio in mano. Davanti ho un piatto di pasta quasi finito. Mio padre accanto a me mi guarda serio.
"non pensavo che ci avresti dato problemi" continua sgridandomi. Abbasso gli occhi. Ovviamente non appena sono tornata a casa i miei era già stati informati della mia piccola disavventura a scuola. Inutile dire che non sono stati esattamente contenti di quello che è accaduto, anzi....
"io non volevo" dico a bassa voce.
"ma che ti è preso?" continua mia madre stavolta mettendosi al mio pari e fissandomi.
"mi hanno spinta" dico infine.
"non è quello che ci hanno detto" continua lei, adesso con voce perplessa.
"ma è la verità... io stavo in corridoio con Charlotte e lui mi ha spinto a terra, poi una ragazza vi ha offeso e non ci ho visto più" dico soltanto. Sento la mano di mio padre sulla mia. Lo guardo e vedo comprensione nei suoi occhi. Mi giro verso mia madre, adesso il suo sguardo è più dolce. Non voglio dirgli che la persona che li ha offesi fino a pochi giorni fa era proprio qui... davanti a loro.
"scusate" dico soltanto. Si scambiano una rapida occhiata e sul volto di mio padre compare un sorriso.
"dovremo metterti in punizione signorina..." dice serio. Mia madre lo affianca.
"certo una bella punizione" contro ribatte. Cerco di trattenere una risata. Questo è il loro modo di dirmi che è tutto a posto, che non sono arrabbiati con me... anche se tecnicamente mi stanno mettendo in punizione.
"ehm... a letto senza cena" mio padre mi guarda dritto negli occhi indicando con un dito la mia camera, al piano superiore. Nonostante tutto il suo tono di voce è scherzoso.
"ottimo caro" mia madre annuisce.
"peccato che io abbia già mangiato" dico riferendomi al piatto di pasta.
"oh... bhe allora..."
"... allora niente televisione per stasera".
"siete seri? Io non ce l'ho la tv in camera". Ma abitiamo nella stessa casa? Non sono quasi mai stata in punizione e loro non sono abituati a darmele. Sorrido. Mi alzo da tavola, tanto ormai abbiamo finito.
"bene ragazzina, non si esce... stasera non si esce con gli amici" mio padre fa la voce grossa.
"credo che la mia mancanza di fasciano abbia vanificato anche questa punizione" dico alzando le spalle.
"potrei pulire il bagno... ormai sono diventata brava in quello" dico cominciano a salire le scale.
"il bagno?" sento la voce di mio padre e poi le loro risate. Sospiro. Entro dentro la mia camera buttandomi sul letto. Rispetto a quella di prima questa camera è molto più grande, il che mi trasmette una sensazione di disagio. Quando dormo mi piace avere il letto attaccato al muro... cosi se dovesse entrate un ladro ho meno lati scoperti. So che è una cavolata ma da piccola avevo il terrore di queste cose. Sono un essere umano che adora la luce... il buio mi trasmette ansia. Ancora oggi ho paura a mettere fuori dal letto qualsiasi arto mentre dormo, come se il materasso fosse la zona sicura. Abbraccio il cuscino. Ormai fuori è buio. Oggi è stata veramente una giornata da dimenticare. La spinta, Allison, la punizione e poi Brutus e quella maledetta frase "tu non capisci"... forse mi sono persa il fatto che questo è il motto cittadino perché tutti ripetono questa dannata frase. Cosa non capisco? Credono che al posto del cervello abbia una nocciolina? Sospiro affossando la testa. Il telefono vibra.

Stai meglio?

Dopo che sono tornata a casa mi sono sfogata con Benedetta raccontandole tutto. Ovviamente non può capire appieno la situazione, perché è lontana, ma sentire una voce familiare mi è stato d'aiuto.

No.

Rispondo. Sono ancora arrabbiata e infastidita, anche se non so da cosa.

Ti avverto, ho raccontato la tua avventura agli altri.

Mi riscrive. Oddio no...

Grazie tante genio...

Adesso non mi lasceranno tregua. Cinque secondi dopo mi arriva un messaggio di Daniele.

Benedetta mi ha detto tutto. Stai bene? Ti ha colpita?

Daniele è il classico ragazzo che si preoccupa prima degli altri e poi di se stesso. Ha sempre un pensiero rivolto verso il prossimo e certe volte, questo, è stato argomento di discussione tra di noi. Certe volte esagera dimenticando di pensare a se... ad esempio nelle relazioni è sempre quello che ci rimette.

Sto bene Dani, davvero. Penso che stia peggio lei.

Mentre cerco di rispondere a Daniele mi arrivano anche messaggi da Marco, Camilla, Anna ed infine Giacomo. Porca miseria ma perché non scrivono nel gruppo? Sento bussare alla porta. Ignoro una chiamata che mi sta arrivando da Anna e mi metto seduta. Dalla porta fa capolino mia madre. Mi sorride e mi rilasso.
"tutto a posto tesoro?" dice sedendosi sul letto, proprio accanto a me. Il suo profumo mi avvolge... non saprei descriverlo è dolce, delicato... sa di mamma. Annuisco.
"tutto bene" dico soltanto.
"so che per te non è facile stare qua" attacca prendendomi una mano.
"non è facile nemmeno per me, ma dobbiamo cercare di fare del nostro meglio... è questa la strada che abbiamo scelto". Annuisco sorridendo. Apprezzo lo sforzo ma non sono arrabbiata per il fatto che ci siamo trasferiti. Non ho mai opposto resistenza e loro non mi hanno costretto. È stata una decisione presa insieme... ci mancava babbo. Lei crede che il mio sia una tipica ribellione adolescenziale... ma non è così.
"non è questo" dico guardandola negli occhi.
"e allora cosa c'è?". Mia madre è la mia migliore amica. Con lei mi posso sempre confidare e riesce sempre a capirmi.
"bhe... qui sono tutti strani mamma" dico alzandomi di nuovo carica.
"se li potessi vedere mamma... viaggiano sempre tutti in gruppo, come se non potessero staccarsi l'uno dall'altro, vivono tutti insieme, sembra che facciano riferimento tutti a Bru..." mi blocco. Non ho mai parlato seriamente di Brutus a mia madre che intanto mi guarda stranita. Se ne parlassi con lei sono sicura che partirebbe alla carica. Mi farebbe mille domanda e sarei costretta ad inventarmi delle risposte per non farla curiosare ancora di più.
"Brutus" finisco la frase.
"il botolo ringhioso" dice lei ricollegando i pezzi. Annuisco.
"e poi mi ripetono tutti questa ridicola frase... non puoi capire..." dico arrabbiata. Batto un piede a terra trattenendo un urlo. Odio essere trattata da scema.
"mmm" mia madre si sistema gli occhiali sul naso.
"non credo che ci sia niente di particolare tesoro, sono soltanto dei ragazzi diversi da quelli che hai sempre conosciuto... non li capisci e quindi ti arrabbi" alza le spalle... proprio come faccio io. Mi avvicino.
"se non fosse cosi?" dico risedendomi. Sento la sua mano che mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"tu e la tua infinita curiosità... prima o poi finirai nei guai". Sorrido.
"per ora ancora non ho in progetto di andare dalla polizia... se ti può consolare" le dico cercando di sdrammatizzare. Mi sto facendo un sacco di domande senza senso... vero? Lei si alza ridendo
"una madre è sempre felice di sapere che sua figlia non ha intenzione di finire dentro una prigione... comunque tesoro non credo che abbiamo nulla che non va" dice.
"come fai a saperlo?" lei si avvicina alla porta.
"la scuola non gli avrebbe accettati" dice alzando le spalle.
"per l'iscrizione si devono dare un sacco di informazioni... non te lo ricordi? Siamo state un intero pomeriggio a compilare i moduli". Oddio... mi viene in mente un'idea.
"sicuramente se questi ragazzi fossero sospetti la scuola lo saprebbe" sorrido alzandomi e andando ad abbracciare mia madre.
"grazie Mamma... sei la migliore". Mia madre ricambia l'abbraccio e io mi sento avvolta in una nuvola d'amore. Il suo odore è il più buono che ci sia. Mi stringe forte.
"mamma basta adesso" le dico divincolandomi.
"altri cinque secondi" dice stringendomi.
"eh basta!" le dico staccandomi. Lei ride ed esce dalla stanza solo per tornare dopo pochi secondi. Mi punta un dito contro ed esclama.
"qualunque cosa ti sia venuta in mente ricordati di non metterti nei guai" sorrido. Troppo tardi.
"Livia no" prendo per mano Charlotte guardando il corridoio. Tiro un sospiro di sollievo quando mi rendo conto che è vuoto.
"ho detto che non ho voglia di farlo" tira verso di se la mano che intanto stringo.
"non dovrai fare niente Charlotte... devi solo avvertirmi se arriva qualcuno" le dico cercando di calmarla. Svolto l'angolo. Ormai tutti sono tornati a casa oppure sono impegnati nelle varie attività pomeridiane.


È giovedì... è da una settimana che sto pensando a questo piano... adesso chiamarlo piano mi sembra esagerato... però ci ho pensato parecchio. Sorrido leggermente a Charlotte, ma vedo che non è convinta. "Livi... stiamo esagerando" dice solamente.
"se qualcuno ti scopre... ti cacciano dalla scuola" dice come se fosse un peccato mondiale. Sospiro. So a cosa vado incontro ma ormai sono in ballo... quindi balliamo.
"Vabbe tornerò in Italia" dico soltanto. Dio solo sa quando mi piacerebbe. Lei si ferma di blocco. Se prima riuscivo a spostarla con semplicità adesso sempre diventata un pesante masso di pietra.
"non lo dire" dice arrabbiata.
"tu non puoi... andare via" la guardo. Non lo mai vista cosi.
"si... ehm... dicevo cosi, per scherzare". La guardo male. Che le prende? Sento delle voci e mi appiattisco contro il muro, portando con me Charlotte. Noi non dovremmo essere qui a quest'ora. Per fortuna sento che le voci si allontanano... devono aver preso un'altra strada.
"Livia è una cavolata" riprende il suo tono normale.
"non eri tu quella che voleva sapere tutto su di loro?" le chiedo prendendole le mani
"si ma non cosi" i suoi occhi sono fermi, convinti di quello che dice.
"aiutami Char... ti prego" la fisso sorridendogli.
"ormai siam amiche no?" le chiedo quasi titubante. Se anche Charlotte mi voltasse la faccia mi spezzerebbe il cuore. La sento sospirare e sorrido vittoriosa. Mi seguirà.
"bene, ma se lo dobbiamo fare, seguiremo le mie regole" Annuisco. Stavolta è lei che mi prende per mano e ci dirigiamo verso la presidenza. Appena arriviamo davanti alla porta lei si riblocca.
"io starò qui... tu intanto entra e guarda quello che riesce a trovare. Al minimo rumore, ce ne andiamo subito" sorrido annuendo.
"grazie Charlotte" le do un bacio sulla guancia per poi entrare dentro l'ufficio del preside. Mi stupisco che la porta non sia chiusa a chiave... molto probabilmente nessuno ha la ragione, o il coraggio, di entrare di nascosto in questa stanza. Mi metto una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Ok... devo cercare dei fascicoli o delle cartelle dentro cui il preside tiene le informazioni degli studenti. La stanza è uguale all'ultima volta che l'ho vista... sembra che nessuno sia entrato da quella volta.
"Ok..." comincio da un mobile sulla destra. Avrà sicuramente uno schedario o una cosa del genere. Apro cassetti a caso. Non sono molto precisa perché ho molto paura di essere beccata. Per ora ancora nessuna parola da parte di Charlotte. Sbuffo quando faccio un altro buco nell'acqua. Controllo cassetti e mobili... non che ce ne siano tanti qua. Sto per mollare la presa quando guardo la scrivania. Cavolo! Il computer! Ovvio.
Ma quali fascicoli e fascicoli... adesso tutto è digitale. Mi avvio dietro alla scrivania e mi siedo sulla sedia. Prima di accendere il computer però mi concentro sui cassetti della scrivania. La mia curiosità mi aiuta... anche se la mia ansia mi frena. Apro il primo cassetto ma non trovo niente. Passo al secondo, dove ci sono molti fogli , qualche penna e un pacchetto di sigarette. Ok... il preside fuma.
La cosa che mi colpisce però è un piccolo angolo di colore che stona con il resto delle cianfrusaglie. Una foto! I bordi sono consumati, come se fosse stata utilizzata e sono i chiari i segni dove è stata piegata. Più che una foto sembra un'amuleto. La prendo in mano. Ritrae il preside che sta abbracciando da dietro una donna che sorride. La donna indossa un colorato maglione rosa. Li guardo. Sembrano felici. Guardo la donna e il suo sorriso mi ricorda molto quello di qualcuno... quello di Brutus... deve essere sua madre.
"Livi sbrigati" La voce di Charlotte mi rimette ansia. Ripongo la foto nel cassetto e accendo il computer. L'altro giorno non c'era. Non appena si accende mi chiede la password . Ovvio... non sono mai stata fortunata nella mia vita, perché iniziare proprio adesso? Quale password userebbe mai uno come lui?
Provo a digitare il nome della scuola. La schermata che compare mi dice errato. Sbuffo sempre più agitata. Brutus, riprovo. Errata. 0000, errata, 1234 errata. "accidenti" mi appoggio allo schienale della sedia. Quale password potrà mai usare uno come lui? Mi vengono solo aggettivi che io userei per descriverlo, ma non una parola che lui potrebbe usare... io non lo conosco.
Sto per abbandonare tutto quando mi ritornano in mente le sue parole. "ricordi... è una follia parlare di pace ad un lupo". Eccitata digito Lupo. Errata. Ma porca miseria. Non posso mettere tutta la frase... l'ultima possibilità. Provo con Pecora. Il computer si sblocca. Sto quasi per mettermi ad urlare dalla gioia. Pecora... ma che cavolo di password è? Io l'ho detto che questo è matto.
Non ho tempo da perdere. Cerco le cartelle relative agli studenti della scuola. Non ci metto tanto a trovarle. Intravedo tutte quelle del gruppo degli stronzi, la mia, quella di Brutus e quella di Allison.
"Livi" sento la voce di Charlotte. La ignoro... sono cosi vicina. Scarico tutte le cartelle e le invio alla mia email. Cancello anche ogni prova che sia entrata in questo computer.
"Livia" sento l'allarme nella sua voce. Sto per chiudere tutto quando l'occhio mi cade sulla cartella di Charlotte. La scarico e invio alla mia casella anche quella. Basta segreti. Spengo il computer e sto per uscire quando però delle voci all'esterno mi bloccano.
"cosa ci fai qui?" Brutus. Porca merda.
"ni-niente" questa è Charlotte.
"io stavo solo... pensavo che ci fosse il preside... dovevo parlargli al riguardo... dei... dei sassofoni della banda della scuola". Se non fossi presa dall'ansia scoppierei a ridere. I sassofoni della banda?
"i sassofoni?" dice infatti Brutus. La sua voce è attutita.
"si... ehm... alcuni si sono rotti" dice solamente. I sassofoni si possono rompere? La situazione si sta facendo sempre più ridicola. Sembra che anche Charlotte se ne accorga, tanto che cambia in fretta argomento. "potrei parlarne con te! Potresti venire a vederli e magari parlarne a tuo padre" Brava Charl... cosi io potrò uscire da qui. Ma Brutus cambia i piani.
"io non sono il preside. Adesso non c'è. Quando tonerà potrai parlargli. Adesso scusami ho delle cose da fare" la maniglia dell'ufficio di abbassa. Scatto e vado a nascondermi sotto la scrivania. Sento la porta che si apre e trattengo un sospiro. Se mi becca qua dentro è la fine. Alcune gocce di sudore cominciano a scendermi lungo la schiena. Da quando sono qui non ho mai sudato... troppo freddo, quindi è una sensazione nuova ma familiare.
Sento che Brutus si muove. Aspetto solo di vedere entrare dentro la mia visuale le sue gambe, di vedere i suoi occhi verdi che mi fissano e mi giudicano. Al contrario sento che si appoggia alla scrivania dalla parte opposta rispetto a dove sono nascosta, a dividerci solo un pannello di finto legno. Sospira. Non capisco cosa stia facendo. Il silenzio sembra regnare sovrano. Il suo respiro è pesante... come se non ce la facesse più.
"Brutus" una voce irrompe nella stanza. Trattengo ancora il respiro. Erik.
"novità?" dice Brutus.
"no... per ora". Brutus impreca.
"quando credi che la farà finita?" gli chiede arrabbiato.
"sta a te controllarla... parlarle, alla fine è la tua compagna, dovreste avere un legame forte" dice serio. Mille domande mi si formano in testa... stanno parlando di Allison.
"lo abbiamo... solo che ultimamente è diversa, da quando quella ragazza gli ha parlato è più... incline a fare di testa sua" Stanno parlando sicuramente di Allison. Adesso sento le gocciole scendere anche tra il solco dei seni. Oddio... ma di cosa parlano?
"Livia" Brutus pronuncia il mio nome... non gliel'ho mai sentito dire. Dalle sue labbra acquista tutta la musicalità tipica italiana. Di solito il mio nome pronunciato dai canadesi suona meccanico, non riescono a pronunciare bene tutte le sillabe, invece lui ci riesce. Mi stupisco... bhè alla fine sa l'italiano.
"si lei" risponde Erik. All'inizio pensavo di rimanere simpatica ad Erik... adesso non ne sono così tanto sicura. Da quando ho capito crede che abbia fatto il lavaggio del cervello alla sua ragazza.
"sei tu che l'hai invitata a casa... altra cosa che vi avevo vietato... gli umani non ci possono entrare... lo sai, cavolo lo sanno tutti. L'Alpha lo ha vietato" umani? Alpha? Che... cosa?
"perché nessuno di voi mi da ascolto?" sbatte una mano contro la scrivania. Trattengo un gridolino... porca miseria! Non me lo aspettavo.
"come posso sperare di diventare Alpha se i miei beta non mi danno ascolto? Se quando do un comando non viene ascoltato?" urla.
"Allison ti ha dato ascolto" risponde Erik pronto a difendere la sua ragazza. Dalla sua voce trasuda ammirazione e amore per Allison.
"da quando le hai parlato si è allontanata da quelle ragazze... hai visto anche tu cosa è successo lunedì!" lo sapevo! Porca miseria, lo sapevo! Sorrido. Mi darei una pacca sulla spalla se non fossi bloccata dalla paura di essere scoperta. Le ha parlato davvero... Brutus ha parlato ad Allison. Watson caso risolto!
"si ma il risultato qual'è stato? Vederla scappare non appena mi avvicino o vedere come si rattrista quando le guarda durante il pranzo?" la sua voce è affranta.
"io non voglio essere come mio padre" dice solamente. Me lo immagino con la testa rivolta verso terra. Gli occhi tristi, i riccioli che ricadono proprio davanti alla sua faccia. Erik sta zitto.
"con gli umani non abbiamo niente a che fare... la regola è tenerli alla larga" la tristezza scompare dalla sua voce. Adesso è di nuovo decisa, ferma, la sua voce di tutti i giorni.
"ci siamo capiti?" non riesco a vedere niente ma dal tono di voce credo che Brutus stia fissando minaccioso Erik... come la prima volta che mi parlò. Sto ascoltando qualcosa di totalmente diverso da quello che mi ero immaginata. Pensavo che fossero una gang criminale, dei ragazzi che nascondevano un po' di erba nel garage... no questo.
"anche tu devi ricordarti questa regola" gli risponde Erik in modo deciso.
"ho visto come la guardi..."
"Ragazzi" la voce di Scott. Tiro un respiro di sollievo. Sento le guance rosse e anche le orecchie. Stavano ancora parlando di me. Perché? Perché ci sono delle regole da seguire? Perché gli "umani" e "loro" non possono interagire? Come mi guarda Brutus?
"che c'è Scott?" "l'Alpha ha richiamato tutti a raccolta. Vuole parlarci" dice solamente. Ohhh sia benedetto l'Alpha e qualsiasi cosa sia. Se se ne vanno potrò uscire da questa trappola.
"perfetto" gli risponde Erik.
"voi potete andare io finisco di fare una cosa" risponde Brutus. Oh no. Succede tutto alla svelta, in pochi secondi mi ritrovo le sue lunghe gambe nella visuale e i suoi occhi puntanti nei miei... esattamente come avevo immaginato. Gli sorrido e gli faccio un ciao con la mano. Lui mi fissa, gli occhi spalancati, come se si stesse chiedendo da dove cavolo sono comparsa.
"Brutus tutto bene?" chiede Erik vedendo la sua espressione. Brutus annuisce
"si vai" dice solamente.
"ok..." Erik esce, anche se dal suo tono di voce sento che non è convinto. Non appena la porta si chiude sento le mani di Brutus che mi prendono per le spalle facendomi alzare.
"che cosa cazzo ci fai tu qui?" dice minaccioso. I suoi occhi sono scuri. Cavolo è arrabbiato. Che ci faccio qui? Eh, sto solo rubando delle informazioni private per capire cosa cavolo state combinando.
"io... bhe io..." lo guardo.
"tu... tu hai parlato davvero ad Allison" gli dico puntandogli un dito contro. Le sue mani mi stanno ancora stringendo. La mia tattica consiste nel cambiare discorso.
"che... che diavolo dici?"
"hai parlato davvero con Allison... mi avevi detto che non eri cosi meschino" aveva negato.
"non provare a cambiare discorso" dice sulla difensiva. Mi avvicino al suo volto.
"mi hai mentito"
"si e allora? Sai qualche volta nella vita si mente" dice semplicemente allontanandosi.
"poi non capisco perché te la prendi cosi tanto? La conosci da meno di un mese". Non lo so nemmeno io, ma credo che Allison abbia bisogno di un amica, una vera amica. Io ci sono.
"non lo so" Ammetto. Mi ricordo il suo sorrido, il modo in cui si divertiva, il suo imbarazzo, non era abituata ad uscire con delle amiche, vere almeno.
"ma lei ha bisogno di me... e io non lascio le amiche" rispondo decisa. Lui sorride... un ghigno.
"ovvio... tu non abbandoni le amiche... peccato che lei non sia tua amica"
"questo non sta a te deciderlo" si passa una mano tra i capelli.
"dopo quello che ho sentito sono ancora più convinta che lei abbia bisogno di me" lo provoco. Quello che ho sentito non è solo strano, è anche pauroso... di cosa diavolo parlavano? Di scatto si riavvicina.
"non provare a farmi incazzare Livia" dice serio, il tono minaccioso. Mi fa paura... come quella sera.
"smettila di ficcarti nei nostri affari". Mi fissa. Gli occhi scuri.
"stammi alla larga" non lo capisco. Cinque secondi fa sembrava calmo, adesso invece mi sta facendo tremare.
"no" cerco di ignorare la paura.
"non posso". Mi fissa le labbra. Oddio. Muoviti! Ordino al mio corpo ma rimango ferma.
"perché mi sfidi?" dice alla fine. Alzo le spalle.
"lei è mia amica" ripeto come una babbea. Scuote la testa.
"sei testarda" la tensione si allenta.
"senti chi parla" gli rispondo. Perché ogni volta è sempre più vicino? Mi sposto riprendendo il controllo del mio corpo.
"che ci facevi qua?" riprende in mano il discorso. Sto per rispondere ma vengono bloccata.
"Brutus che diavolo stai facendo?" Erik entra dentro l'ufficio per poi bloccarsi quando mi vede.
"lei che ci fa qua?" dice serio. Mi viene da ridere. Non lo sa nessuno di noi... nemmeno io so perché sono qui. Perché ho fatto questa cosa assurda e senza senso... solo per scoprire delle informazioni su dei ragazzi con cui non ho mai avuto nessun contatto.
"se ne stava andando" risponde per me Brutus. Annuisco. Lo guardo. I suoi occhi sono tornati verdi, un verde tranquillo. Gli sorrido... non so come mai. Mi giro e me ne vado. Non vedo l'ora di essere a casa per vedere il suo fascicolo. 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***



Popcorn presi. Coperta, presa. Acqua a portata di mano. Computer in carica e porta della camera chiusa. Sono pronta. Mi sono organizzata per bene, finalmente avrò delle risposte. Mi siedo sul letto coprendomi con la coperta. Sono emozionata, mi sembra di essere in un film. Sono una detective che cerca di risolvere un caso... bhe una detective in pigiama e con in mano una manciata di popcorn... ma questi sono solo dettagli. 
Il computer si accede e vado subito sulle email. Stavolta questi stronzi gli becco. 
"Livia vuoi il caffè?" urla mio padre dal piano di sotto.
"nooooo" rispondo urlando. Eccole qua... le cartelle con le informazioni. Mi trattengo da aprire subito quella di Brutus. Al contrario guardo quella di Erik. Passo le informazioni generali come nome e cognome. Come luogo di residenza c'è l'indirizzo della sua casa... più in basso sono segnati i nomi dei suoi genitori... gli stessi che pagano anche la retta scolastica. Non noto niente di strano... Sospiro, porca miseria, pensavo di trovare di più. L'unica cosa che mi fa sospettare è il fatto di non aver mai visto questi fantomatici genitori... anche a casa loro non c'era una singola foto. 
Mi copro la testa con la coperta. Non so come mai ma sentire che sono al chiuso, mi aiuta a concentrarmi meglio. Apro la cartella di Allison e noto subito che la sua è molto diversa. Vado alla residenza... compare l'indirizzo della casa di Erik... ormai questo era appurato. Guardo i genitori e vedo che sono ignoti... oook. Mi percorre un brivido... questo significa che Allison è un'orfana? Scorro ancora e vedo che la retta scolastica è pagata annualmente da un certo Donald Sullivan, lo stesso nome che compare anche sotto la voce "tutore". 
Guardo meglio il nome del tutore... Donald Sullivan... porca miseria! Torna sulla cartella di Erik e noto che è lo stesso nome che compare sotto la voce "genitori". Co..cosa? Cioè... Allison è la sorellastra di Erik? Blah che schifo... questo si può chiamare incesto? Nel senso... non hanno sangue in comune però sono tipo... fratellastri? Scuoto la testa... allora riordiniamo le idee. I genitori di Allison non si conosco... ha come tutore il padre di Erik, lo stesso uomo che gli paga la retta scolastica e che in pratica le da vitto ed alloggio nella sua casa. Ditemi se questo non è strano... La cartella di Allison è molto più strana rispetto a quella di Erik... in pratica ci sono metà delle informazioni e molte incomplete. 
A questo punto sono sicura che anche il preside fa parte del gruppo degli stronzi... non solo per anche lui mi sembra un grandissimo stronzo, ma anche per queste cartelle. Come può accettare nella scuola, una ragazza di cui non si sa niente? In questa cartella è segnato solo il nome, il cognome e poche altre informazioni di nessuna rilevanza. Questa ragazza non sembra avere un passato e non sembra avere nemmeno qualcuno che si occupa di lei... penso anche che questo Donald Sullivan non esista in realtà, forse è solo una copertura.
Sempre più arrabbiata e confusa apro la cartella di Charlotte.
"e allora ditelo..." dico quando vedo che anche questa cartella è praticamente vuota. Se di Allison non si sapeva niente di Charlotte c'è scritto ancora meno. Non si sa dove risiede... la retta è pagata da un anonimo, l'attestato di nascita non c'è. Guardando questa cartella Charlotte non esiste... solo una parte mi colpisce, i genitori sono morti. Eccoci... in partica sono capitata nella città degli orfani. Alla grande! Nonostante tutto però mi dispiace ... non riesco nemmeno ad immaginarmi una vita senza i miei genitori... deve essere stato davvero difficile per loro.Certe volte mi capita di pensare che sono stata fortunata. Sospiro prendendo un'altra bella manciata di popcorn.... Il miglior modo per gestire lo stress è mangiare, no? 
Il preside sta chiudendo gli occhi sull'intera questione, questo è più che evidente. Apro anche la mia cartella mettendole al confronto. La mia cartella è piana di informazioni, addirittura hanno una fotocopia del mio passaporto. Com'è possibile che a me abbiano chiesto anche quante volte vado in bagno ed invece a questi ragazzi manca perfino l'indirizzo di casa? 
"il preside sta con gli stronzi" sussurro. E te pareva... questa è una storia molto più grande di quanto pensassi. Oddio... e se sono delle giovani spie? Se lavorano per la CIA? FBI? Sorrido... dai, adesso sto volando con la fantasia. Se fossero davvero delle spie sarebbero le peggiori di sempre... si sono fatte beccare da una ragazzina. Ok... è il suo turno. Clicco sulla cartella di Brutus.
"Livia!"
"AHHHH!" mi esce fuori un urlo per la paura. Anche mia madre urla. Mi levo di testa la coperta e chiudo il computer. 
"mi hai fatto prendere un colpo" dico a mia madre mettendomi una mano sul cuore. 
"vuoi farmi morire d'infarto per caso?" le chiedo arrabbiata.
"no, tu mi vuoi far morire, sono anche più vecchia di te... perché hai urlato?" mi chiede. Sospiro. Ero talmente tanto presa dalla lettura e dalle mie congetture che mi sono influenzata da sola.
"mi è scappato" le rispondo alzando le spalle. Lei scuote la testa esasperata.  
"hai visite" mi informa. 
"visite?" ripeto... chi  mai potrebbe venire a trovarmi? Lei annuisce eccitata. 
"già... mi sa che ti sei fatta un'amica... brava amore mio" dice prendendomi per le spalle e cominciando a scuotermi. Un'amica? Deve essere Charlotte. Esco dalla stanza seguita da mia madre.
"hai visto brontolona" la lascio stare. Scendo le scale e proprio davanti alla porta d'ingresso c'è Allison. Mi blocco e mia madre sbatte contro la mia schiena.
Ok... questa non me l'aspettavo.
"ciao" dice lei. 
"ehm... ciao" le rispondo restando ferma sulle scale.
"che ci fai qui?" le chiedo dopo secondi di silenzio. Mia madre intanto osserva tutta la scena. 
"volevo parlarti" si guarda i piedi. Non regge il mio sguardo... e fa bene cavolo! Ha offeso la mia famiglia. Anche se so che non è colpa sua, mi ha dato comunque fastidio il suo atteggiamento.
"non la fai entrare?" chiede mia madre.
"no" le rispondo in modo deciso. L'aria si fa tesa. Mia madre mi da un pizzicotto sul sedere. La guardo male, per poi sospirare. Questo è il suo modo per dirmi "sii gentile". Sospiro. Che palle!
"che ne dici se facciamo una passeggiata?" Allison alza lo sguardo annuendo felice. 
"Andiamo" scendo di fretta le scale. Risolviamo questa situazione.
"Livia cara... vuoi uscire con il pigiama?" mia madre indica i pantaloni con le facce di Pluto e Topolino che sto indossando. Ridacchio imbarazzata. 
"ehm... no" risalgo velocemente le scale, indosso una tuta, prendo anche la felpa e il cappotto per poi riscendere.
Allison è ancora davanti alla porta, mentre mia madre gli sta dando una busta con dentro qualcosa.
"portala ai tuoi genitori... questo è il mio favoloso tiramisù. Sono sicura che gli piacerà" dice sorridendogli. Credo che mia madre abbia capito prima di me che questa ragazza non ha genitori. Adesso che conosco la sua situazione, mi è più facile notare la sua espressione triste quando fuarda mia madre. Deve mancarle tanto. 
"grazie signora Minelli" dice prendendo il dolce. Mia madre le sorride. 
"oh di nulla cara" dice dandole un abbraccio. Allison imbarazzata esce dalla porta e io la seguo. 
"non fare l'antipatica" mi sussurra mia madre prima di uscire. Le faccio una linguaccia e poi seguo Allison. Ormai il sole è calato e la strada è illuminata solo dai lampioni. Il vento è gelido... Come cavolo mi è venuto in mente di andare a camminare? Passano dei minuti ma nessuna delle due dice niente. Il silenzio mi disturba alquanto. 
"sai che i tacchi si usano fin dall'antico Egitto?" le dico di getto. Un piccolo sorriso le si forma sulle labbra. Scuote la testa.
"beh si... se li mettevano i macellai quando dovevano tagliare la carne dei coccodrilli. Cercavano di non sporcarsi i piedi con il sangue" chiudo gli occhi. Questo è il mio problema... non penso, lascio andare. Lei scoppia a ridere. 
"blah... che schifo" Alzo le spalle.
"bhe avevano uno scopo molto pratico... si può dire che erano molto utili... insomma quante persone vorrebbero camminare nel sangue di coccodrillo?". Lei si ferma e mi guarda senza dire niente.Non posso stare con questo silenzio...
"guarda se non parli tu, io non comincio di certo..."
"scusa" mi dice seria.
"io ho... mmm... esagerato". Sembra convinta e anche tanto imbarazzata. Non è facile scusarsi, ammettere la propria colpa. La guardo per poi riprendere a camminare. Non dico niente.
"davvero Livia... io non so cosa mi sia preso... i tuoi sono cosi gentili e io... "
"ti ha mandato Brutus?" Vedo sorpresa nei suoi occhi.
"so che non è colpa tua Allison... è colpa sua, anche se, si, hai sbagliato" lei è sempre più stupita.
"tu... come... come fai a saperlo?" mi chiede. Alzo le spalle.
"lo so e basta". Noto una panchina e mi ci siedo. Allison rimane in piedi.
"accetto le tue scuse" le dico infine. È più facile perdonare qualcuno che riconosce i proprio sbagli.
"però non riesco a capire perché lo difendi. Cosa ti lega a lui? A tutti loro?" mi viene in mente la sua cartella. Cosa nascondo tutti quanti?
"Livia tu non pu..." "non dirmi che non posso capire perché sennò mi riprendo il dolce" le dico incavolata.
"non mi puoi dire semplicemente che non capisco. non è cosi che funziona". Allison si siede vicino a me. Sulle ginocchia il tiramisù.
"io vorrei dirtelo Livi davvero... vorrei potermi confidare con te, ma questa è una cosa troppo grande che non coinvolge solo me" "intendi dire che riguarda anche Erik e gli altri?" lei annuisce.
"hai mai dovuto custodire i segreti degli altri?" mi chiede guardando davanti a se. Nego con la testa. Io vivo una vita molto semplice... non ho mai avuto segreti se non i classici pettegolezzi, che tanto dimentico subito. Io non voglio avere tutte queste complicazioni. Credo che la normalità sia una delle cose più speciali che una persona possa avere.
"allora mettiamola cosi... tu metteresti in pericolo le persone a cui vuoi bene?". Più che parla e più che si incasina... adesso c'è qualcuno che è in pericolo... perfetto!
"no" rispondo.
"bene allora adesso puoi capirmi" dice solamente. Fa freddo. Mi stringo meglio nel cappotto e nella felpa. Tra poco sarà autunno ed io credo di non essere pronta. Oddio nevicherà! Che bello...  uno dei pochi aspetti positivi di questo clima.
"non ti devi preoccupare Livia" mi poggia una mano sulla spalla. Il suo calore attraversa i vari strati dei vestiti. È cosi calda.
"tutto quello che dici mi fa preoccupare Allison" lei sorride. I suoi capelli biondi sono di molte tonalità più scure al buio.
"io non volevo dire quelle cose comunque" mi ripete. Alzo una mano fermandola.
"ti ho provocato... insomma, nemmeno io sono stata esattamente gentile" le sorrido alzando le spalle.
"eh no...  ci sei andata giù pesante" ridiamo. Mi fa piacere che abbiamo risolto.
"credi che Charlotte ce l'abbia con me?" mi chiede ritornando a guardare per terra. Le do una piccola spinta.
"Charlotte capirà... Lunedi ti ha protetta sai? È fatta cosi.... almeno credo" mi viene in mente la sua cartella... io non conosco affatto Charlotte... cosi come non conosco Allison. La guardo. Questa cosa di non sapere com chi ho a che fare mi fa uscire di testa. Come fai a fidarti di una persona se non ti permette di conoscerla?
"perché vivi da Erik?" le chiedo di getto. Lo so... mi ha appena detto di farmi i cavoli miei, in pratica, ma queste sono informazioni su di lei... non dovrebbe mettere in pericolo nessuno... oh al diavolo!
"sei tremenda" dice scuotendo la testa. Alzo le spalle. "io non so chi siano i miei genitori" dice infine. È un'orfana.
"sono cresciuta in un'orfanotrofio fino a che non mi ha trovato il padre di Erik e tutto è cambiato" mi risponde.
"in che senso ti ha trovata?" la mia curiosità non ha fine.
"Livia" mi riproverà. Le prendo il dolce dalle gambe.
"bene... questo dolce viene a casa con me" mi alzo girandomi.
"è stato un piacere... ci vediamo lunedi a scuola" comincio a camminare. Sento che sospira.
"Ok ok..." mi blocco sorridendo.
"non ho avuto esattamente un'infanzia felice... avevo bisogno di scappare da quel posto" . Mi riavvicino alla panchina mettendomi a sedere. Il suo tono di voce è serio, quindi sto zitta mentre lei continua.
"non potevo rimanere li un secondo di più... eravamo in tanti e non eravamo trattati esattamente bene... mi ricordo che le razioni di cibo non arrivavano mai... " razioni di cibo? Sbaglio o si parlava di razioni durante la guerra?
"ci rinchiudevano per giorni... quando tutto tramava, non avevo nessuno a cui aggrapparmi...la gente urlava" non sta più parlando a me... sembra persa nei suoi ricordi. Mi si accendono tutti i sensori... anche quelli che non pensavo di avere. Se fossi fatta di lucette rosse a questo punto sarei un'insegna vivente che urla "pericolo!". Questa ragazza è veramente strana. Tutto questo è strano.
"in quei giorni nessuno era in se... " le vengono le lacrime agli occhi. Lascio perdere ogni sospetto e l'abbraccio. La stringo. Poverina...
"mi dispiace" le dico. Anche lei mi stringe. Non so cosa abbia passato... e ci sto capendo veramente poco ma sono pronta a lasciar perdere, se parlarne gli fa tanto male. Mi allontano guardandola.
"adesso è tutto finito" le dico. Non so esattamente a cosa mi sto riferendo, ma adesso sono sicura è qui e non ci sono posti bui o nessuno a cui aggrapparsi... qualsiasi vosa voglia dire. 
"adesso sei a casa" le dico. Lei sorride.
"si... adesso si". tira su con il naso. Le rimetto il tiramisù sulle gambe.
"te lo sei meritato" dico facendola ridere. Non ho intenzione di chiederle più niente. Adesso dovrebbe solo mangiare quel dannato dolce... lo zucchero aiuta sempre. Mi alzo.
"vieni"
"come?" mi chiede stupita. Si asciuga le ultime lacrime.
"andiamo a casa mia... andiamo a mangiare il tiramisù... se non ti tira su quello" rido della mia stupida battuta. Lei mi guarda male.
"tirami su" continua a non capire... mi accorgo solo dopo che Tiramisù è una parola italiana e lei non la può capire.
"ahhh lascia stare... voi canadesi non sapete apprezzare la bellezza di una bella battuta scadente" la prendo per un braccio e la trascino verso casa mia.
"tu ci viene domani alla partita di calcio?" mi chiede mentre camminiamo.
"c'è una partita di calcio domani?"
"si domani pomeriggio... gioca la nostra squadra"
"la mia squadra è la nazionale italiana" lei sospira.
"devi sempre fare la difficile?" sorrido.
"ci sarò... tiferò per la scuola" rispondo solenne mettendomi anche una mano sul cuore.
"canteremo insieme l'inno". Arriviamo davanti casa e mia madre apre la porta... in mano due cucchiaini.
"c'avete messo poco".

 

 

Un ragazzo mi spintona.
"eh che cavolo!" Charlotte mi guarda male.
"che c'è? È il terzo" le dico alzando le spalle. Siamo arrivate alla partita e al contrario di quanto pensassi è pieno di gente. In effetti qui ci tengono a questa cosa.
"Livia! Charlotte" Allison sventola una mano, è già seduta sugli spalti. Charlotte si gira verso di me.
"ah... adesso ci riparla?" mi chiede dubbiosa.
"te ne parlerà lei" le dico guardandomi intorno alla ricerca di una via facile per raggiungere Allison.
"è venuta a casa mia ieri sera e si è scusata" le spiego velocemente.
"si è scusata?" la sua voce è stupita. Annuisco.
"wow". La spingo verso un varco che si è aperto e cominciamo a salire le scale. Charlotte mi guarda.
"come ci dobbiamo comportare?" mi chiede mentre ci avviciniamo ad Allison.
"come sempre" alzo le spalle. La vedo nervosa.
"Calma Charl" le stringo la mano e lei mi sorride.
"eccovi" Allison ci fa spazio e noi ci possiamo sedere. Gli spalti sono pieni di gente, in campo i giocatori si stanno già riscaldando. Ci sono tutti... Scott, Damian, Lucas, Erik e Brutus. Lo vedo sorridere mentre spinge Erik. Devo ammettere che è bello quando sorride.
"ciao Alli" dice Charlotte. Allison la guarda e le sorride.
"ciao Charl" si guardano. Alla fine loro non hanno litigato... come me ed Allison. Tutta questa situazione è stata colpa di Brutus che non si fa gli affari suoi, ma vuole dire la sua su tutto. Come se mi avesse sentito si gira verso di me. Anche se siamo a metri di distanza sento i suoi occhi puntanti addosso. Alla fine non ho guardato la sua cartella. Non ho avuto il coraggio. Se quella di Allison e Charlotte erano cosi complicate immaginiamoci la sua. Credevo che quelle informazioni mi avrebbero chiarito le idee e invece mi hanno fatto venire solo più domande.
"FORZA!" urla Allison.
"che urli?! Non hanno nemmeno iniziato a giocare" le dico guardando il campo. Manca poco alla partita, tra poco si gioca. Guardo la folla sugli spalti... nemmeno uno striscione... strano.
"perché non ci sono striscioni?" insomma per delle persone che ci tengono cosi tanto mi aspettavo una tifoseria sfegatata.
"non l'abbiamo mai usati" risponde Charlotte alzando semplicemente le spalle.
"oook". Sarà una semplice differenza tra paesi. Le due squadre di allineano sul campo pronte a cominciare. Fischio di inizio e via! Le due squadre cominciano a giocare. Fin da subito la partita è ben equilibrata. Come l'altro volta al campo, anche oggi i nostri mostrano di avere un ottimo feeling. Si passano la palla come se sapessero esattamente dove questa andrà. Sono molto bravi. Si bravi però... il resto della squadra non sta giocando. Nel senso la chimica si avverte solo tra Brutus e i suoi amici... il resto della squadra non possiede la stessa alchimia di gioco, il che crea un grosso squilibrio. Il tempo passa e la situazione non si sblocca fino a quando la squadra avversaria non ci fa un goal.
"Accidenti!" Charlotte batte un pugno sul suo ginocchio.
"ehi ehi calma" sorrido vedendo la sua frustrazione.
"questa non ci voleva" dice Allison. La squadra avversaria è molto più equilibrata, per questo hanno segnato, nella nostra c'è troppo squilibrio tra i vari giocatori. La nostra tifoseria devo dire che non aiuta la situazione. Non è una differenza tra paesi... qui proprio non sanno cosa voglia dire tifare. Sono tutti zitti, un "forza" urlato ogni tanto, battone le mani... ma che schifo è? Pochi minuti e ci segnano un altro Goal. "mmm... non avete detto che erano bravi?" chiedo alle ragazze perplessa.
"ehm si..." dice Charlotte.
"in teoria" finisce Allison. Sospiro. Qui è arrivato il momento di svegliare un po' gli animi. Mi alzo in piedi e comincio a gridare
"FORZA RAGAZZI" battito di mani.
"FORZA RAGAZZI!" ribatto le mani. Allison mi tira per la maglia, cercando di farmi sedere.
"che diavolo stai facendo?" mi chiede.
"tifo". Mi rialzo in piedi.
"FORZA RAGAZZI!".
"Livi... qui non lo facciamo" Charlotte è imbarazzata, tutti ci stanno guardano in effetti.
"bhe... io lo faccio... FORZA RAGAZZI". Urlo ancora più forte. Charlotte si alza e comincia ad imitarmi.
"FORZA RAGAZZI" le sorrido. E che cavolo! Poco dopo si aggiunge anche Allison e dopo ancora qualche altro ragazzo. Adesso comincia a sembrare una partita di calcio. In poco tempo la nostra squadra segna... e non sono stati gli stronzi, ma gli altri ragazzi. Sorrido... certe volte basta veramente poco. Immaginate una partita di calcio senza pubblico... orribile... è come andare andare a San Pietro e non vedere i papa... non ha senso. Si deve far sentire il proprio tifo... per me è essenziale. Quando giocano a pallavolo lo facevo anche per chi mi guardava... sentire l'incitamento mi aiutava a fare sempre meglio. Non credo che sia tanto diverso anche per questi ragazzi.
"evviva!" saltella Charlotte. Allison mi abbraccia.
"raga... la tifoseria è l'anima dello sport". I nostri continuano a giocare e adesso il tutto è molto più divertente. La gente urla cose a caso, piccoli cori prendono vita. Rido... timidi tentativi. L'arbitro segna la fine del primo tempo. Meno male devo andare in bagno.
"vado in bagno" annuncio cercando di farmi largo tra le persone.
"vengo con te?" mi chiede Charlotte.
"no no non ti preoccupare". Mi faccio spazio tra la folla e riesco ad arrivare in fondo alle scalinate. Conosco solo i bagni dello spogliatoio femminile quindi mi avvio verso quelli. Cavolo mi scappa la pipi. Entro in bagno correndo e faccio... bhe quello che devo fare. Una volta finito mi lavo le mani ed esco. Mentre esco dallo spogliatoio vedo la squadra avversaria rientrare in campo seguito dalla nostra. La puzza di sudore mi investe. Che schifo... blah. Li lascio passare... i ragazzi con i pantaloncini da calcio non sono niente male però. Mi spunta un piccolo sorriso. Ormoni... su, fate i bravi.
"che guardi?" un sussurro al mio orecchio. Mi giro di scatto. Proprio mentre stavo pensando ai miei ormoni ecco che spunta Brutus. Mi metto una ciocca dietro all'orecchio.
"i culi dei ragazzi" rispondo di botto. Oddio... non posso averlo detto. Cavolo! Devo cominciare a controllare il mio cervello o finirò nei guai primo o poi. Stavolta sorride, un sorrido vero... mi ricorda quello di sua madre, quello che ho visto nella foto.
"bhe... viva la sincerità". Anche lui indossa maglietta e pantaloncini, alcune gocciole di sudore sono incastonate tra i ricci. Gli occhi di un verde vivo, con qualche chiazza di marrone.Faccio un passo indietro. Mi sorride e poi si avvia verso il campo.
"grazie" urlo d'istinto. Lui si blocca girandosi.
"intendo per Allison" gli dico. Il suo sguardo si fa subito serio. Perché cambia subito umore? So che non dovrei ringraziarlo per una cosa del genere... alla fine Allison fa quello che vuole, ma devo anche fare i conti con questo grande segreto che non mi vogliono dire e che, a quanto pare, condiziona tutte le loro vite. L'unico dato di fatto è che adesso Allison mi parla, è seduta con noi e mi ha chiesto scusa. Brutus deve aver cambiato rotta.
"non l'ho fatto per te" dice solamente confermando tutti i miei sospetti. Sorrido.
"ovvio che non l'hai fatto per me... tu sei un badboy". Scuote la testa mentre cerca di trattenere un sorriso.
"bel tifo" dice solamente.
"non l'ho fatto per te" ripeto quello che mi ha detto lui. Stavola scoppia a ridere.
"certo, come no" mi fa l'occhiolino, per poi girarsi e correre verso il campo. 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




Alla fine abbiamo vinto. Non so come hanno fatto, ma ci sono riusciti. Devo ammettere che non sono cosi bravi come mi aspettavo. Tutti a dire "guarda quanto sono bravi!" "sono una delle squadre più brave di tutto il distretto" "non ho mai visto giocare cosi" e poi mi tocca vedere queste mezzecalzette. Sospiro scuotendo la testa.
Charlotte urla mentre scuote le mani verso il campo, mentre Allison manda un bacio ad Erik che è in campo. Io sto ferma. Abbiamo vinto... seeee! Bene adesso posso tornare a casa e guardarmi un bel film con i miei. I giocatori della nostra squadra si prendono per mano e corrono verso gli spalti saltando. Esibizionisti... manco avessero finto la Champions League. Ennesimo sospiro.
"Livi la smetti? Mi fai entrare l'ansia" mi sgrida Charlotte guardandomi male. I capelli neri del suo caschetto sono in disordine a causa del tifo sfegatato che ha fatto. È la prima volta che la vedo cosi... di solito è sempre perfetta. Le sorrido e le metto una mano sulla testa scuotendole i capelli.
"ti faccio venire l'ansia?" la prendo in giro sorridendo. Lei mi da uno schiaffetto sulla mano.
"eh basta! Mi spettini" rido. Mi piace dare noia a Charlotte è una di quelle persone che ti da soddisfazione e non se la prende... perfetta per un tipo fastidioso come me.
I giocatori rientrano negli spogliatoi e per fortuna le persone cominciano ad allontanarsi, in molti scendono dagli spalti e in poco tempo ci sono la metà delle persone.
"adesso che fate?" ci chiede Allison. Sorpasso Charlotte cominciando a scendere le scale.
"torno a casa" dico alzando le spalle... anche perché si sta facendo sera. Qui la notte scende molto presto, alle 5 è già buio molte volte.
"credo che andrò anch'io, domani ho un test importante e vorrei prepararmi." Allison mi guarda e mima con la bocca
"studia?" le sorrido. Arrivo in fondo alla scalinata, dietro di me Charl e Allison.
"Ragazze vi rendete conto che è sabato sera?" ci dice alzando un sopracciglio. Annuisco.
"già... domani è domenica... io odio la domenica" dico assottigliando gli occhi. Lunedi e Domenica sono i giorni peggiori della settimana. Il lunedì perché è il primo giorno della settimana e la domenica perché è il giorno che urla "domani è lunedì!".
"non è quello che volevo dire" risponde Allison. "perché odi la Domenica?" mi chiede Charlotte interdetta.
"bhe è una giornata un po' di merda... il giorno dopo è lunedì" le spiego.
"ragazze non volevo dire questo"
"che vuol dire? Allora anche il martedì è un giorno di merda perché il giorno dopo è mercoledì" mi spiega Charlotte.
"no... non è esattamente cosi..." continua
"abbiamo perso il filo del discorso... "
"non puoi paragonare il martedì al Lunedì è come paragonare un Godzilla con un cane... il lunedì non ti mostra la fine della settimana... di martedì almeno puoi pensare... bhe domani è mercoledì sono a metà settimana..."
"RAGAZZE!" Allison urla interrompendo la nostra discussione. Alzo un sopracciglio scuotendo la testa.
"che c'è?" le chiedo un po' arrabbiata... ero nel pieno di uno dei miei monologhi creativi.
"volevo solo dire che è sabato sera... andiamo a divertirci" dice lei prendendo per un braccio Charlotte.
"mi piace molto la vostra discussione sui giorni della settimana... ma vi assicuro che il Sabato... e anche il venerdì, ci sono le feste migliori" Feste... se... ma la domenica fa schifo.
"a cui tu vuoi andare" finisce Charlotte. Allison annuisce euforica.
"Erik di solito fa un piccolo raduno a casa sua dopo le partite" ci spiega.
"Erik?" le chiedo dubbiosa. Cioè a casa sua? "bhe... si... so che l'ultima volta non è andata bene... ma possiamo riprovarci" mi dice di fretta. Sospiro... no, l'ultima volta che sono stata in quella casa sono dovuta fuggire.
"ci divertiremo" mi rassicura. Certo, come l'ultima volta. Sorrido... forse posso chiudere un occhio per questa volta. La sua espressione è felice... ahhh, al diavolo... come si fa a dire di no davanti a tanta felicità. Sospiro.
"dai andiamo". Fa gli occhi da cucciolo.
"vi preeeego" sospiro. Guardo Charlotte la quale mi fa un piccolo sorriso alzando le spalle.
"ok... ma dovrai accompagnarci a casa tu" le dico subito.
"AWWW GRAZIE!" mi abbraccia. Il suo profumo mi invade le narici. Ricambio l'abbraccio, non succede tutti i giorni qua. La stringo.
"grazie Livi" sento che non mi sta ringraziando solo per la festa... forse mi sta ringraziando anche per aver lasciato perdere. Certe volte si deve lasciare perdere... non credete? Ci stacchiamo e mi rivolge di nuovo quel grande sorriso. Spero di non star arrossendo... sarebbe molto strano. Distolgo lo sguardo, cercando di calmarmi. Mi piace vedere le persone felici. 



Varchiamo la soglia della casa che è piena di gente. Alla faccia del raduno... questa è una festa in piena regola. Sembra che tutta la scuola si sia riunita a casa di Erik... no che ci siamo problemi di spazio eh.... Mi immagino solo la faccia dei signori Sullivan quando vedranno la confusione. Non che mi riguardi... ah e poi secondo me non esistono, tra parentesi.
"Livi aspettami" dice Charlotte rincorrendomi. Mi fermo guardandomi indietro.
"dai cazzotti Charl" dico spintonando un ragazzo, che mi guarda male. Se mi lasciasse passare...
"non tutti sono come te, che ti fai spazio a spinte". Mi raggiunge.
"perché tu non sei mai andata la domenica mattina al mercato... li devi fare la lotta contro i vecchi che vogliono fregarti la frutta più fresca" immagini di vecchietti super agguerriti al mercato mi tornano in mente. Possono sembrare docili... ma niente li può dividere dal loro cesto di insalata fresca. Perché poi se tu li spingi sei maleducato... ma se ti spingono loro, sei invadente. Mi manca anche questo...
Charlotte mi guarda stranita.
"pff lascia perdere" le dico sventolando una mano. Lei mi spintona sorridendo.
"visto sei brava! non è tanto difficile" mi fa una linguaccia. Mi guardo attorno. Allison è proprio davanti a noi, mano nella mano con Erik. La casa è veramente piena di gente. Ci sono dei ragazzi seduti sul divano, alcuni radunati attorno al grande tavolo, molti altri in piedi.
"FORZA RAGAZZI!" urla Erik e tutti gli altri cominciano a battere le mani. Le batto anche io. Erik si gira e mi fa un occhiolino. Alzo un sopracciglio... ma gli sto sul culo a questo o no? Mi sfodera una dei suoi smaglianti sorridi... alzo un dito medio.
"ehi ehi" dice alzando le mani. Allison mi guarda male. Alzo le spalle.
"mi stai simpatica tu... non lui" le spiego.  La simpatia non è una proprietà transitiva. Lei scuote la testa.
"andiamo a prendere da bere" Charlotte si avvicina alla cucina dove ci sono dei grandi fusti di birra proprio sopra l'isola. Molti ragazzi stanno spillando la birra. Erik riempie dei bicchieri passandomene uno. Guardo storto il bicchiere.
"che c'è?" chiede Erik confuso. Allison scoppia a ridere e Charlotte mi leva il bicchiere dalle mani.
"lei non la beve" risponde Allison continuando a ridere. AH AH AH... si prendiamo in giro l'handicap di Livia. Alzo gli occhi al cielo.
"vado a sentire se abbiamo del succo di pompelmo?" mi chiede Allison cercando di trattenere una risata.
"sai a chi puoi chiedere?" lei mi guarda confusa.
"a chi?"
"a sto cazzo". BOOOM! Ok... non è originale ma... BOOOM lo stesso! Mi sento molto soddisfatta delle mie battutine e sorrido compiaciuta, anche se nessuno ha capito cosa ho detto.
La serata procede bene, mi sto divertendo dopo tutto. Mi guardo attorno, riconosco molte persone che vengono alla nostra scuola. Avevo capito che questa casa fosse off-limits per tutto gli "umani"... invece qui vedo un sacco di gente che non fa parte del gruppetto degli stronzi. Sospiro... devo aver capito sicuramente male. La conversazione che ho sentito doveva essere tutta in codice, perché hanno detto davvero un sacco di cavolate. Mi tornano in mente parole come Alpha... o Beta... Brutus agitato. Mi guardo attorno e non lo vedo. Sospiro... ma si, che me ne frega!
Charlotte mi da un piccolo colpo sulla fianco.
"che ne dici di dare un po' di brio alla festa?" ha uno sguardo sbarazzino. La guardo male.
"io?" alzo un sopracciglio.
"si... l'ultima volta ci sei riuscita bene" mi ricorda.
"ohhh... mi ero dimenticata la tecktonik" mi metto una mano davanti alla faccia. Che cosa imbarazzante. Allison comincia a muovere le mani cercando di ballarla.
"si... alla fine ci siano divertite, no?". Scuoto la testa... ok che sono un po' matta, ma non funziono a comando. Le guardo. Sorridono. Accidenti... Sospiro.
"siii!" esclama Charlotte. Mi alzo.
"innanzitutto cambiamo musica" Allison mi prende per mano trascinandomi
"da questa parte". Un ragazzo passa con una serie di bicchieri in mano. Ne prendo uno al volo bevendone il contenuto.
"ehi! Che maniere!" chiudo gli occhi. Cavolo... se era forte! Scuoto la testa. Non so cosa ho bevuto, ma ringrazio il signore che non fosse gassato. Un po' di coraggio liquido mi aiuterà. Allison mi passa un telefono collegato a delle grandi casse. L'alcool comincia a farsi sentire. Altro piccolo segreto... sono intollerante all'alcool... mi basta veramente poco per uscire di testa. Comincio a ridere. La mia intenzione era di mettere una canzone italiana allegra... ma adesso ho cambiato idea... qui ci vuole qualcosa che tutti possono cantare. Ridacchiando e clicco sul tasto di avvio.
"Yo listen up, here's the story. About a little guy that lives in a blue world, and all day and all night and everything he sees is just blue. Like him, inside and outside..." mi meraviglio quando in molti cominciano a cantare... è proprio questo l'effetto che volevo. Allison canta mentre Charlotte si guarda attorno
"mai sentita" dice cercando di sovrastare il volume delle casse. Allison apre la bocca.
"ma come?"
"Charl esattamente da dove vieni?" le chiedo alzando un sopracciglio. Lei sorride.
"dal mondo delle persone normali?". Sorrido pendendola per mano. Comincio a ballare, Allison mi imita. Balliamo come quella volta... ancora noi, ancora imbarazzanti. Siccome stavolta sono circondata da persone che lunedi a scuola rivedrò, mi bevo un altro bicchiere.
Butto giù in un solo sorso. Oh cavolo! Gassato. Mi paro il naso. che imbarazzo.
"oddio no!" ride Allison, anche Charlotte scoppia a ridere.
"allora è vero". Rido anch'io, cercando di pulirmi il naso. Gli occhi mi lacrimano.
"ovvio che è vero" Charlotte mi passa un fazzoletto. La ringrazio silenziosamente.
"secondo voi mi ha vista qualcuno?" chiedo guardandomi intorno.
"no... " mi dice Charlotte.
"tutti" risponde invece Allison. Ma porca miseria! Perfetto.
"ma che te ne frega?" sorrido ad Allison... in effetti.... La canzone sotto sta ancora andando.
"i'm blue da ba dee da ba daa Da ba dee da ba daa, da ba dee da ba daa, da ba dee da ba daa. Da ba dee da ba daa, da ba dee da ba daa, da ba dee da ba daa". Balliamo. Sto sudando un sacco... sorrido. L'alcool sta facendo il suo dovere... bravo! Sorrido. Le canzone si susseguono ma noi continuiamo a ballare. Anche se loro hanno bevuto molto più di me, sono ancora molto vigili. Che rabbia! Sono sempre cosi perfette! Fanculo! Stasera sono in gioco. Bevo un altro bicchiere.
"Calma Livi" mi dice Allison. La guardo sorridendo.
"perché tu non sei come me?" lei strabuzza gli occhi.
"co... come?" mi chiede... scuoto la testa.
"i tuoi capelli sono come la paglia... ma non come quella che si dà da mangiare agli animali... più quella che viene descritta in modo poetico... come grano... capisci?" se da normale non so tenere la bocca chiusa, da brilla non ho filtri. Allison sorride
"certo" metto un braccio sulle spalle di Charlotte.
"anche tu... caschettina" le spettino i capelli.
"Livi!" mi rinprovera. Sorrido.
"anche tu sei sempre perfetta... anche tu sei diversa" la vedo interdetta. Sorrido. Sono tutti cosi strani, cosi suscettibili. Di solito le persone suscettibili nascondono qualcosa.
"ti porto su ok?" mi dice Allison.
"siiii!" rispondo avvicinandomi alle scale per poi farle a corsa. Vedrò il piano di sopra. Questa casa è immensa. Allison mi raggiunge guidandomi verso una stanza.
"questa è la stanza degli ospiti". Non so neanche com'è fatto un ospite... loro hanno pure una stanza. Allison mi stende sul letto. Non sono cosi ubriaca... ho il controllo del mio corpo, ma sento che sono... invincibile. Charlotte è appoggiata allo stipite della porta.
"sai Livi riesci sempre a stupirmi" dice sistemandosi meglio gli occhiali sul naso. Apro le braccia. Le lenzuola sono molto morbide e sopratutto calde.
"almeno non si puoi dire che sono noiosa" sento la sua risata.
"Eh no... per niente".
"ti lasciamo un po' qui, per farti passare il giramento di testa" dice Allison.
"a me non gira la testa" le rispondo.
"certo" mi fa l'occhiolino e chiude la porta. Ok... mi gira la testa. Rimango sola. La musica continua ad andare. Guardo il soffitto. Mi annoio. Ok è arrivato il momento di attivare la mia curiosità. Mi alzo e mi guardo attorno. Comincio ad aprire un po' di cassetti a caso, ma dentro non trovo niente. Sospiro. Deve essere davvero la stanza degli ospiti. Ridacchio mentre esco dalla stanza. Il corridoio è vuoto. Meno male. Noto un sacco di stanze. Questa non è una casa, è un hotel.
Prendo la prima maniglia che mi trovo davanti. Apro di botto la porta. Dentro noto un sacco di scarpe, varie cappotti, qualche scatola con su scritto dei nomi. Sospiro chiudendo. Ok.. Non mi arrendo. Prossima stanza. Apro la porta e noto subito che è una camera da letto. Bingo! Sorrido soddisfatta richiudendomi la porta alle spalle.
"adesso mi diverto" al centro della stanza c'è un grande letto, sulla destra una finestra aperta. Davanti al letto, accanto alla porta, un armadio. Lo apro.
Magliette... magliette ovunque. Deve essere la stanza di un maschio... di sicuro non è quella di Allison. Vado verso la libreria. Ci sono molti di libri anche qua... in questa famiglia leggono tutti tantissimo. Guardo alcuni titoli... qui ce ne sono molti famosi.
"non potevi altro che essere tu" faccio un urlo indietreggiando. Sulla porta Brutus. Anche se per poco non avevo un infarto sorrido. Ormai sento che so solo sorridere.
"esagerato... poteva essere chiunque" dico alzando le mani.
"ma guarda strano non è qualcun altro" entra dentro la stanza sedendosi sul letto. Trattengo un sorriso. Indossa la solita maglietta. Prendo la prima cosa che trovo e gliela lancio. Un libro vola nella sua direzione. "ehi! Ma che ti prende?" mi chiede scansandolo.
"ti vuoi coprire quelle dannate braccia?" gli chiedo.
"non capisco come fai ad andare a giro a mezze maniche quando ci sono 4 gradi fuori". È una cosa così strana! Che ha nel sangue... benzina? Lui sospira... sorrido, anche lui lo fa. Eheheh.
"e tu credi che posso coprirmi con un libro?" annuisco.
"Anna Karenina... libro perfetto per far capire il freddo" gli dico leggendo il titolo sulla copertina.
"l'hai letto?" annuisco.
"però non sempre riuscivo a ricollegare i nomi ai personaggi... cambiavano sempre... quindi alla fine saltavo i nomi" Quel libro è molto complicato anche perché l'autore usa nomi e titoli nobiliari russi... alla fine ti trovi con una minestra di nomi e non sai chi sia chi... ovviamente tutti tranne Anna. Lui ride.
"se hai saltato i nomi, come hai fatto a seguire la storia?". Sorrido picchiandomi un dito sulla testa.
"intelligenza mio caro". Guardo di nuovo la libreria.
"Madame Bovary, Delitto e Castigo, Il Grande Gatsby... wow di chiunque siano questi libri non è una persona a cui piace l'allegria" sono tutti libri che in qualche modo finiscono male.
"sono miei" dice. Mi giro.
"sei una persona triste" gli punto un dito contro.
"ma questo lo sapevamo già" rido.
"e tu sei un po' ubriaca".
"diciamo che sono dignitosamente brilla" si alza, viene verso di me e rimette il libro al suo posto. Mi si avviciana, sento il suo profumo.
"io non sono triste". Faccio un passo indietro.
"ah no?" lui scuote la testa.
"sicuramente hai letto Cime Tempestose" lui alza un sopracciglio.
"e questo cosa c'entra?"
"e anche Orgoglio e Pregiudizio... vedi questi sono tutti libri da ragazzo triste" gli dico sorridendo. Sono libri che ho letto anch'io... però finivano sempre in modo cosi triste. Quei classici libri che attraverso la sofferenza ti vogliono insegnare una morale... alcune volte va anche bene, ma secondo me si può insegnare anche attraverso dei racconti felici, infatti cerco di leggere sempre cose che mi fanno ridere.
"sei un cattivo ragazzo Brutus... fattene una regione" rido alzando le spalle saltellando e guardandomi attorno cercando altri cassetti da aprire.
"la vuoi smettere?" "di fare cosa?" punto un piccolo mobile accanto al letto.
"di dire che sono un cattivo ragazzo... tu non mi conosci" lo guardo. Noto solo adesso che i capelli sono tutti disordinati. I ricci sono un groviglio sulla testa, ha delle occhiaie sotto gli occhi. Mmm... forse è stanco a causa della partita.
"e non ho voglia nemmeno di conoscerti" gli dico aprendo il cassetto. Lui mi prende il braccio e mi tira indietro.
"la smetti di guardare tra la mia roba?" i suoi occhi sono chiari... il colore del bosco... il colore del legno. Ah già... questa è la sua stanza... oddio sono nella stanza di Brutus. L'alcool non mi aiuta a fare pensieri veloci.
"perché?" la sua presa non è forte, mi sta solo tenendo il braccio, ma è calda... lui è caldo.
"perché non è educato... ma chi ti ha insegnato a vivere?" sorrido. Mi sto divertendo.
"eddai... tutti noi abbiamo delle stranezze... io sono solo più propensa a farle vedere" dico alzando le spalle. Brutus lascia la presa. Si passa una mano tra i capelli e penso subito: castagna!
"io non ho stranezze" alzo un sopracciglio.
"se, come no!" ripeto le sue parole di poche ore fa. Un piccolo sorriso mi spunta sulle labbra. Ora lo stuzzico un po'... vediamo a che punto arriva.
"secondo me non mi vuoi far aprire quel cassetto perché dentro ci sono le tue porcate" dico avvicinandomi al suo volto. Lui fa un passo indietro... come se gli avessi invaso lo spazio personale.
"porcate?" ripete.
"certo... il cassetto dove tieni i preservativi, i giocattolini..." sto cercando con tutta me stessa di trattenere una risata quando vedo la sua espressione scandalizzata.
"sai fruste o roba del genere" non ce la faccio più e scoppio a ridere quando vedo la sua faccia. Oddio questo ragazzo mi fa morire! Adesso vado li e gli faccio il solletico... solo per vederlo scomposto. Mi immagino lui con un frustino in mano mentre recita Cime Tempestose e continuo a ridere ancora più forte.
"tu non stai bene" mi dice solamente.
"lo so" dico stendendomi sul letto... mi è ripreso il capogiro. Passano dei minuti di silenzio. Sento il materasso che si abbassa accanto a me. Apro un occhio e vedo Brutus seduto che mi guarda.
"non sei per niente normale" ripete stavolta a tono più basso. Ridacchio alzando le spalle.
"si che lo sono" dico guardando il soffitto.
"tu non lo sei". Sento che si irrigidisce. Batto una mano accanto a me
"vieni qua... facciamo una conversazione profonda" dico ridendo. Lui scuote la testa. Gli tiro il dietro della maglietta cercando di farlo sdraiare accanto a me. Dopo un po' di insistenza si stende.
"conversazione profonda?" annuisco.
"non lo sai? Tutte le migliori conversazione iniziano da ubriachi... sdraiati su un letto mentre al piano di sotto è in corso una grande festa" in tutti i film funziona cosi... i protagonisti si estraniano dalla realtà creandosi il loro bozzolo di confidenze.
"cosa ti dovrei dire di profondo?". Io saprei cosa chiedergli ma non oso... nemmeno nelle mie condizioni. Guardo il soffitto.
"vuoi sapere un segreto?" gli chiedo di botto.
"ehm... no" rido.
"io te lo dico lo stesso... l'altro giorno ero nell'ufficio del preside per rubare le vostre cartelle personali... ho preso quelle di tutti, anche quella di Charlotte" ammetto. Non m'importa se si arrabbia... mi è venuto da dirglielo e gliel'ho detto. Lui sta zitto.
"lo immaginavo" anche lui guarda il soffitto.
"e cos'hai scoperto?" mi chiede sospirando.
"niente in pratica... la tua non ho avuto nemmeno il coraggio di aprila" lui ride girandosi verso di me.
"perché rubarla allora?" Alzo le spalle.
"certe volte le persone fanno solo cose stupide" in effetti ho rischiato di essere espulsa dalla scuola solo per delle informazioni che poi non ho avuto il coraggio di guardare... sono stupita. Lui continua a ridere scuotendo la testa.
"sei arrabbiato?"
"si" risponde. Sospiro.
"vuoi sapere un mio segreto?" mi dice lui. Mi paralizzo. Oddio... forse mi dirà tutto... finalmente saprò! Lo guardo
"avevi ragione" dice bloccandosi. Strano... io raramente ho ragione. Lui continua.
"mia madre se n'è andata quando ero piccolo... e mio padre... mio padre è uscito di testa". Non mi aspettavo una cosa del genere. Non capisco nemmeno perché lo stia dicendo a me... alla fine non ci conosciamo per niente. Il senso di colpa ritorna... lo sapevo che non dovevo toccare la sua famiglia... nessuno dovrebbe mai insultare i genitori di qualcun altro. Si gira verso di me... i suoi occhi incontrano i miei.
"ho dovuto crescere alla svelta..." una frase che vuole giustificare il suo comportamento. Lo guardo. Allungo una mano e prendo la sua... la stringo e gli sorrido.
"non so se ti può aiutare... ma quando ero nell'ufficio di tuo padre, ho trovato anche una foto di tua madre... oggi quando mi hai sorriso, ho pensato che fossi uguale a lei" non sono brava a consolare... anzi sono proprio una frana. Non so mai cosa dire, oppure ho il terrore di dire la cosa sbagliata, anche perché io non ho mai provato la perdita di qualcuno di cosi importante... posso solo immaginare. Lui mi stringe ancora di più la mano.
"si mi aiuta" sussurra. Sorrido soddisfatta. Guardo di nuovo il soffitto.
"Livia... tu... tu tornerai mai in Italia?" anche so ho gli occhi chiusi posso immaginare la sua faccia delusa... o almeno dal tono sembra deluso, anche se non so perchè.
"ovvio!" dico soltanto.
"ti manca tanto?" apro gli occhi e mi giro completamente verso di lui. Ormai il mal di testa è passato. Alzo un sopracciglio.
"perché?"
"rispondi!" ma quanto può essere dispotico?
"ehm... si, mi manca tantissimo... sai qui è tutto diverso" dico sospirando.
"la mia casa non è proprio in centro... io abito fuori città questo mi permette di vedere tutti i giorni le colline verdi...o almeno, mi permetteva" mi manca casa... parlarne non è facile.
"continua" mi sprona.
"mi manca l'odore del sole... sai quello che senti sulle lenzuola appena asciutte, mi manca la brezza estiva, il sapore della pasta al pomodoro di mia nonna, la risata di Benedetta, le chiacchere di Marco, la passione per i giochi di Anna, mi manca il mare dell'Isola d'Elba, il calore del sole sulla pelle, le distese di girasoli che vedo quando andiamo al mare, quei pochi fiocchi di neve che cadono da noi... mi mancano persino le numerose buche che ho sotto casa" rido. Sotto casa mia ci sono un sacco di buche... saranno li dall'84 e passarci sopra sia con la macchina che con il motorino è un'impresa. Sento la sua mano che si appoggia sulla mia guancia. Mi guarda intensamente. Alzo le spalle.
"mi dispiace" dice accarezzandomi.
Ci fissiamo, resto immobile. I suoi occhi si illuminano, ma a differenza delle altre volte questa volta mi sento protetta. Mi sento al sicuro, come se gli potessi parlare di tutto. Lui deglutisce. Il suo calore mi raggiunge.
"non ti bacierò Livia" sussurra guardandomi le labbra. Sorrido.
"chi ti ha detto che voglio essere baciata?" mi rigiro sbadigliando. Sento la sua risata.
"io non ti bacerei" Chiudo gli occhi.
"nemmeno io" mi risponde. Ho sonno... le nostre mani sono ancora intrecciate.
"Livia" mi chiama. Non rispondo... ora gli faccio uno scherzo...
"Livia" riprova, ma tengo gli occhi chiusi e non gli rispondo. Cerco in tutti i modi di trattenere la ridarella, sennò mi scoprirebbe.
"non dirmi che ti sei addormentata..." sospira. Passano pochi minuti e sento i suoi occhi addosso e poi, leggere, le sue labbra che mi sfiorano la guancia.
Un brivido mi attraversa. Apro di scatto gli occhi.
"beccato!" urlo alzandomi e puntandogli un dito contro. Lui fa una faccia sorpresa.
"non stavi dormendo!" gli faccio una linguaccia.
"ho vinto io! Mi hai dato un bacino" gli dico sdraiandomi di nuovo sul letto.
"no" ribatte. Chiudo gli occhi sorridendo.
"si"
"no"
"si". 


 

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Vi lascio il Link della canzone cantata durante la festa, per quelli che non la conoscono. 
https://www.youtube.com/watch?v=68ugkg9RePc

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***





Entro in mensa. Oggi non fa freddo... si congela. Ho il naso tutto rosso, credo di essermi presa un raffreddore e le dita dei piedi ormai sono dei ghiaccioli. Forse esagero... ma dovete capire che io sto bene quando fuori ci sono 40 gradi. Cerco di stringermi ancora di più nella felpa, voglio che diventi la mia seconda pelle, cavolo! Mi siedo, aspettando Charlotte. Ormai è diventata una specie di rito, mangiamo sempre insieme. Questa cosa di non poterla vedere tutte le ore in classe mi disturba, insomma è molto più divertente stare sempre insieme che vedersi solo all'entrata, al pranzo e all'uscita. Sospiro, paese che vai usanze che trovi... non le faccio io le regole.
Guardo il telefono per vedere l'orario, tra poco dovrebbe arrivare. Alzo di poco la testa guardando il tavolo degli stronzi. Ok... ero brilla, ma mi ricordo tutto. Mi ha dato un bacio sulla guancia. Quasi quasi mi metto a ridere per l'imbarazzo. Sono quel tipo di ragazza che cambia canale quando i due protagonisti si stanno per baciare, o quando sta per spuntare fuori il fantasma nei film dell'orrore. Mi faccio prendere dall'emozione e quindi preferisco non guardare.
Pensare che Brutus mi abbia raccontato le sue cose, che stiamo stati cosi vicini mi fa... emozionare. Forse riesco a farmelo amico! Alzo mentalmente un pugno verso il cielo.
"ce la farò" sussurro convinta. Io e gli stronzi diventeremo migliori amici! Al tavolo c'è solo Damian, forse sta aspettando tutti gli altri. Starnutisco.
"salute" la voce di Charlotte. Tiro sul con il naso e le sorrido.
"grazie" si siede davanti a me con il suo vassoio. Come sempre è perfetta... non ha un singolo capello fuori posto, i suoi vestiti sono tutti stirati e i capelli piastrati.
"tu non mangi oggi?" mi chiede vedendo che non ho preso il vassoio. Apro lo zaino e tiro fuori un contenitore con dentro un bel po' di pasta.
"non ce la faccio più... devo mangiare la pasta!" dico tirando fuori la forchetta ed impugnandola come fosse una coltello. Charlotte sorride scuotendo la testa. Inforchetto un fusillo e me lo porto alla bocca. Pasta mi sei mancata!
"ma come fate a mangiare tutti i giorni la pasta?" mi chiede guardandomi male. Alzo un sopracciglio.
"questo è uno stereotipo" le dico puntandole contro la forchetta.
"non mangiamo solo pasta... ma qualche volta ci vuole. Poi scusa, io potrei chiederti come fai tutti i giorni a mangiare gli Hamburger".
"touché" risponde lei. Le sorrido. Visto? Charlotte non se la prede mai. Le sorrido. Anche lei comincia a mangiare una zuppa di formaggio... blah! Qui va tanto... la mangiano in molti. Vabbé, come ho detto paese che vai, usanze che trovi.
"alla fine l'altro giorno come hai fatto a tornare a casa?" mi chiede guardandomi da dietro i suoi grandi occhiali. Alzo le spalle. Non ho niente da raccontare. No Comment Charl.
"Livia... quando siamo tornate a vedere come stavi non c'eri più" mi dice con un piccolo sorriso. Non ho raccontato niente a nessuno delle due... anche perché non ne ho avuto occasione. Poi... bho... credo che quello che mi ha detto Brutus debba rimanere tra di noi, mi sembra una cosa troppo privata, si è fidato di me e io non tradisco la fiducia delle persone, tranne quella della scuola, quella l'ho tradita quando ho rubato quelle cartelle private.
"Allison? Non viene?" gli chiede cercando di cambiare discorso, una tattica ormai consolidata.
"arriva tra poco, l'ho incontrata in corridoio. Cosa hai fatto sabato sera?" Accidenti! Con lei le mie tattiche fortissime non funzionano. È come se io fossi Superman e lei la Criptonite.
"oggi i capelli ti stanno davvero bene" prendo un altro fusillo.
"hai combinato qualcosa" continua sempre più concentrata a stanarmi.
"per non parlare di quella maglietta. FA-VO-LO-SA!" cerca di trattenere una risata.
"oddio!" dice entusiasta. Sposta il vassoio con lo schifo giallo e mi fissa.
"deve essere qualcosa di davvero interessante se per ben tre volte hai cercato di cambiare discorso" mi sorride.
"ho cambiato discorso perché non ho niente da dire" come sono buoni questi fusili.
"bugiarda" Sento gli occhi di Charlotte che mi fissano.
"perché sarebbe una bugiarda?" alzo gli occhi al cielo. Ci mancava solo Allison.
"perché sabato sera ha fatto qualcosa, ma non mi sta dicendo cosa". Altro fusillo. Ma perché dovrei raccontare gli affari miei agli altri?
"Io so cosa ha fatto" dice Allison con un sorriso furbo. Ha i capelli sciolti e le lunghe ciocche gli ricadono morbide sulla schiena. Mi giro di scatto.
"ti ho visto uscire dalla stanza di Brutus" Charlotte apre la bocca e si gira verso di me.
"cosa?" l'eccitazione è evidente nei suoi occhi.
"poi sono saliti in macchina e sono spariti" dice Allison continuando a fare un sorrisino. Alzo le mani... mi hanno sconfitto.
"ok ok... volevo curiosare e sono finita nella camera di Brutus... abbiamo parlato e poi mi ha riaccompagnato a casa. Fine" mangio con più foga. Se ho la bocca piena non posso parlare... eh eh eh, altra tattica infallibile. 
"hai capito la nostra Livia" Charlotte annuisce facendomi un occhiolino. Sospiro...
"avete solo parlato quindi?" mi chiede Allison. La sua voce è seria. Annuisco.
"si... ". Il suo sguardo è serio, troppo serio.
"perfetto" dice sorridendomi e ricominciando a mangiare. Mha... questi sbalzi di umore proprio non li capisco. Un attimo prima è seria, quello dopo mi sorride. Io non la capisco proprio, più mi sforzo e più non capisco.
"non credevo che fossi il tipo di Brutus" dice Charlotte riprendendo a mangiare. Alzo le spalle.
"non credo di essere il suo tipo... forse gli ho fatto solo compassione" ci sta, insomma, ero nella sua stanza e stavo aprendo tutti i cassetti, ero mezza brilla e mi sono appropriata del suo letto... se fosse successo a me mi sarei presa a schiaffi da sola.
"Non sei il tipo di Brutus" sentenzia Allison. Annuisco.
"lui è destinato ad altro..." mi blocco. Capite? Come si fa a non rimanere interdetti davanti ad una frase del genere? Brutus è destinato... a cosa? Non si puo sapere. Perché? Nessuno me lo dirà mai.
"destinato?" provo a chiedere... so che non mi risponderà ma ci provo. Lei sembra accorgersi che ha detto qualcosa di troppo. Mi sorride imbarazzata
"si... ehm... volevo dire che fin da piccolo suo padre ha sempre voluto che studiasse tanto per andare in una grande e prestigiosa università" parla veloce. È agitata. Assottiglio gli occhi.
Sono dovuto crescere in fretta  le parole di Brutus mi tornano alla mente.
"suo padre ha ragione, è importante andare in una buona università" Charlotte parla a bocca piena, rompendo la tensione. Sorrido. Allison si tranquillizza. Per quanto potrà continuare a tenermi nascosta la verità? Quanto potranno tutti loro continuare a mentire?
"Livi ricordati che abbiamo il coro dopo pranzo" mi batto una mano sulla testa.
"porca miseria! Me ne ero dimenticata!"
"coro?" chiede Allison alzando un sopracciglio. Mi sono dovuta iscrivere ad un'attività pomeridiana... qua funziona cosi. Non potrò più tornare a casa dopo le lezioni ma dovrò rimanere qua... insieme alla banda. Mi sono iscritta perché c'era Charlotte e sinceramente penso anche di potermi divertire, poi è molto poetico saper suonare uno strumento... peccato che io non ne sappia usare uno e mi abbiano messo a suonare lo strumento più innocuo di tutti, il triangolo. Ebbene si, signore e signori, sono diventata la suonatrice di triangolo ufficiale della banda della scuola. Sospiro, certe volte senso che le figure di merda mi cerchino... oh ecco la! Livia Minelli, andiamo a torturarla finche non avrà più una vita sociale.
"mi sono dovuta iscrivere" Allison ride.
"non ti ci vedo per niente" alzo le spalle.
"quando sentirai tin durante una canzonecercami, sarò quella con un triangolo in mano" dico facendole l'occhiolino.

 

Charlotte mi prende per mano ed insieme andiamo verso la sala musica. Ho iniziato da una settimana, ma ancora non mi ricordo tutti i nomi dei miei compagni. Entriamo dentro la stanza e sento alcune voci che salutano Charlotte. Lei suona il sassofono, uno degli strumenti più belli ssecondo me, quando sento gli assoli di sassofono, mi vengono i brividi. Ovviamente non è una cima, ma chi se ne frega, l'importante è che sappia mettere in fila due note e per me sa già suonare! Un ragazzo alza la testa e mi saluta.
 "Ciao Livia" sorrido.
"ciao... grande!" dico imbarazzata, porca miseria, non mi ricordo il suo nome. Mi sento una merda.
"Evan" mi sussurra Charlotte.
"si chiama Evan" già, già Evan... il primo con cui ho parlato anche.
"grazie, mia salvatrice" Charlotte sorride.
"di niente". Appoggio tutte le mie cose su una sedia e vado verso gli scaffali che tengono i vari strumenti. Sorrido quando vedo luccicare il triangolo.
"vieni dalla mamma" sussurro sporgendomi per arrivare a prenderlo. Riesco ad afferrarlo.
"oggi ho proprio voglia di suonare" dice Charlotte tirando fuori il suo sassofono.
"Anch'io" dico sventolandole davanti il bastoncino che uso. Lei sorride.
"eddai Livi... è provvisorio, appena imparerai a suona un altro strumento farai anche tu la tua parte"
"guarda che a me piace" dico alzando il triangolo e battendolo. Tin.
"devo tenere il ritmo... se non faccio il Tin nel momento esatto, tutto l'effetto scompare... ho un ruolo di prim'ordine io... tze" Charlotte scuote la testa.
"Charlotte ce l'hai l'ultimo spartito?" chiede ad Evan a Charlotte.
"certo" Charlotte prende la sua borsa ed inizia a cercare. Cerca, cerca, cerca... ma non trova.
"l'avevo messo qui" dice continuando a frugare nella borsa.
"mi sa che me lo sono dimenticato Evan, scusa" gli dice Charlotte dispiaciuta.
"non ti preoccupare" le sorride lui
"non ho neanche il computer per poterlo scaricare" sospira.
"puoi prendere il mio" le dico indicando il mio zaino.
"oggi avevo una specie di ricerca e l'ho dovuto portare... se vuoi puoi usarlo" le dico andando a prenderlo. Tiro fuori il mio bellissimo computer... io lo chiamo Meraxes... ho scelto questo nome perché mi sembra il nome di un drago e il mio computer vola in internet come un drago... eh eh eh... sono simpatica. Lo porgo a Charlotte che mi ringrazia.
"io intanto vado in bagno" le dico inserendo la password. Lei annuisce
"per fortuna l'ho salvato nel drive..." esco dalla stanza alla ricerca del bagno... porca miseria, ultimamente la vescica mi sta abbandonando... oddio di già?
Arrivo al bagno e faccio pipi. Esco dal bagno e mi lavo le mani. Sempre lavarsi le mani. La tasca posteriore dei pantaloni vibra. Prendo il telefono e vedo un messaggio da Camilla. 

Non ci sentiamo da un po'... sei già stata sommersa dallo sciroppo d'Acero? In più so che hai fatto a botte... GRANDE RAGAZZA! 

Oh Camilla... mi manchi! Camilla è una mia vecchia amica d'infanzia. È molto decisa ed è un mix esplosivo tra Sicilia e Puglia... la prendiamo sempre in giro per la sua pronuncia. Adoro Camilla, mi fa sempre ridere. 

Cami... le ho tirato uno di quelle sberle che se le ricorda finche viveStasera ti chiamo.

Con Charlotte ed Allison non me la sento di parlare di Brutus, per due motivi, il primo è che le conosco da troppo poco e voglio proteggere la confessione di Brutus, e per secondo loro con me hanno un sacco di segreti... perché dovrei fidarmi di persone che mi tengono all'oscuro dei loro pensieri? No! La fiducia deve essere ripagata. Ovvia! Esco dal bagno cercando di asciugarmi le mani scuotendole in aria. Appena esco vedo Charlotte parlare con Brutus in fondo al corridoio. Charlotte è molto animata scuote le mani... è arrabbiata, non l'ho mai vista cosi. Charlotte di solito è molto posata e tranquilla. Mi avvicino.
"... non pensavo che fossi cosi, tu dovresti tenerla alla larga. Si è messa a fare ric..." si blocca non appena mi vede, si blocca. Mi guarda piena di rabbia. Eccoci! Che ho fatto? Lo sguardo di Brutus è molto meno severo... quasi preoccupato.
"che succede ragazzi?" gli chiedo facendo un piccolo sorrido.
"succede che non ti fai gli affari tuoi Livia" dice Charlotte con le lacrime agli occhi.
"succede che non ti rendi conto che la tua curiosità mette in pericolo tutti noi" faccio un passo indietro. Che? Scuoto la testa.
"aspetta... che cosa stai dicendo?"
"hai rubato anche la mia cartella!" mi urla contro. Ok... stiamo calmi. Alzo le spalle.
"volevo sapere di più" le rispondo. So di non averla fatta pulita, ma arrabbiarsi cosi tanto mi sembra esagerato.
"volevi sapere di più... tu hai tradito la mia fiducia... nessuno ti da il diritto di andare a frugare nel passato di una persona, se questa non te lo vuole raccontare... è la mia vita Livia. Stanne fuori" continua ad urlarmi contro. La stessa cosa che mi disse Brutus... stanne fuori. Questi ripetono tutti le stesse frasi, come se leggessero un copione. Inizialmente rispettavo il riserbo di Charlotte... volevo aspettare il momento in cui si sarebbe fidata di me, ma poi ho notato che non vuole fidarsi di nessuno... che lei vuole stare sola, lei nasconde un segreto, esattamente come ogni singolo abitante di questo paese.
"Calma Charl... non c'è scritto un cazzo su quelle cartelle" incomincio ad alterarmi anch'io, se non la smette tra poco le urlo contro.
"non sono le cartelle il problema Livia... è la tua curiosità morbosa, la tua capacità di intrufolarti in ogni cosa e anche la tua insistenza non richiesta. Tu non sai niente, ci metti tutti in pericolo cosi! Stanne fuori!" detto ciò mi spintona e se ne va. Ok... Sono arrabbiata. Brutus è rimasto in silenzio da una parte. Mi guarda. Allunga una mano ma poi l'abbassa. Posso capire di averla ferita, di aver tradito la sua fiducia, di essere troppo curiosa... ma cazzo non so proprio in che modo posso metterla in pericolo. Io ho rubato le informazioni, non lei... forse ha paura di essere messa in mezzo, di essere espulsa. Non lo so... non lo so... cavolo non so più niente.
"io te l'avevo detto fin dall'inizio di non impicciarti" Pessima scelta di parole. Alzo lo sguardo e lo fulmino con lo sguardo.
"sei stato tu, vero? Gliel'hai detto tu a Charlotte che avevo rubato anche la sua cartella" lui alza un sopracciglio.
"che? No!" si passa una mano tra i ricci. Castagna vai a fanculo!
"Povero angelo... tu non hai fatto niente" lo prendo in giro.
"Io mi sono fidata di te Brutus. Ti ho detto che era un segreto... mi sono fidata" cerco di ucciderlo con lo sguardo, solo perché se lo facessi con le mani finirei in galera.
"non sono stato io" ripete più fermo.
"perché dovrei crederti? Mi avevi detto che non avevi parlato neanche con Allison ed invece poi si è scoperto che lo avevi fatto". Adesso anche lui è arrabbiato
 "con Allison era diverso" lo spintono.
"smettila di dire che era diverso!" gli urlo contro.
"Smettila di cercare di separarmi dalla persone a cui voglio bene..." stringo i pugni. È veramente uno stronzo.
"io non ho raccontato a nessuno quello che mi hai detto..." sussurro guardandolo. L'ho colpito. Lo vedo in modo in cui indietreggia, lo vedo da come mi guarda, da come cerca di avvicinarsi. L'ho colpito, ma lui ha colpito più duramente me.
"non ti avvicinare" gli dico.
"lascia che ti spieghi tutto"
"no! Non voglio sapere più un cazzo... non voglio sapere più niente su tutti voi" mi giro e corro. Voglio andare via, voglio tornare a casa. Voglio tornare in Italia. Fanculo!

 

Entro in camera sbattendo la porta. Butto lo zaino per terra e mi lascio andare sul letto. Ma che... Ma come osa? Ma come si permettono? Ma ci stanno con la testa? Prendo il cuscino e comincio a tirarci sopra dei pugni. "ma-che-cazzo-hanno-questi-tizi" una parola, un pugno. Continuo a picchiare il cuscino, finche non me lo metto sulla faccia e comincio ad urlarci dentro. Questi segreti mi fanno arrabbiare... mi fanno uscire di testa. Devo scoprire cosa fanno, devo scoprire chi sono. È strano, ma più mi impediscono di sapere la verità e più che io mi impegno per scoprirla. Colpisco un'altra volta il cuscino. Sento la porta di camera aprirsi.
"questi sembrano rumori di due persone che fanno sesso, ma so che è impossibile perché tu non hai un ragazzo" ad affacciarsi è mio padre. Entra ad occhi chiusi per poi aprirli.
"meno male... non c'è davvero un ragazzo" la sua espressione si fa più seria quando vede che non rido alla sua battuta.
"che c'è ragazzina?" mi chiede entrando in camera. Si leva gli occhiali e se li porta sulla testa. Lo guardo.
"sei arrabbiata" annuncia. Annuisco.
"mmm" mi guarda strano, un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra.
"vieni con me" dice uscendo dalla stanza. Alzo un sopracciglio e lo seguo. Scende le scale, esce dalla porta ed entra in quello che è il nostro garage. Essendo un rivenditore di auto antiche, mio padre ha anche sviluppato una certa passione per la meccanica. Certe volte scompare per delle ore dentro il garage e torna con delle chiazze di olio sulla faccia, o con del sapone per i tergicristalli sui capelli. Il garage è il suo regno. In casa comanda mamma, ma in garage comanda babbo. Mi fermo sulla soglia mentre lui accende la luce e comincia ad armeggiare con alcuni scatoloni.
"ma dove l'ho messo... dove si sarà cacciato?" continua a cercare fino a che non esclama un
"eccolo!" prende uno scatolone e me lo mette davanti.
"ok... questo è il servito da cucina vecchio... tua madre l'ha voluto portare qua perché ci teneva... ma in realtà non serve... e quindi è qui, a prendere polvere e spazio" mi dice alzando le spalle. Riconosco questo movimento... lo faccio anch'io.
"perciò... uniamo l'utile al dilettevole" prende un piatto e lo scaraventa a terra.
"BOOM" esclama sorridendo. Mi porge un piatto.
"fallo anche tu" mi incita. Lo guardo male.
"mi fai paura" gli dico sorridendo. Ha gli occhi aperti e i fini capelli neri scompigliati.
"eddai... prendevi a pugni un cuscino... questo non può essere tanto diverso" mi dice facendomi un occhiolino. Sospiro, certe volte mio padre è più giovane di me. 
"fallo per tuo padre... non ce la fa più a vedere questo scatolone che prende solo spazio" impugno il piatto e sorrido.
"vai!" lo scaravento a terra e devo dire che è liberatorio... si è molto liberatorio. Ne prendo un altro e lo scaglio a terra.
"oh si" urla mio padre buttando a terra un bicchiere. Mi giro di scatto verso di lui.
"anche i bicchieri prendono solo spazio" dice alzando le spalle. Rido. E cosi cominciamo, spacchiamo tutto quello che troviamo dentro lo scatolone, urliamo e ridiamo... e devo dire che mi sento già meglio. Guardo mio padre sorridente e mi sento molto felice. Adoro mio padre. Prendo l'ultimo bicchiere dello scatolone e lo butto contro la parete, si frantuma in tanti piccoli pezzi che finiscono a terra. Il pavimento del garage, solitamente grigio, adesso è tappezzato da una serie di piccoli frammenti bianchi. Io continuo a ridere e mio padre pure.
"vedi Livia... sfogarsi è un bene, ti aiuta a sentirti più leggero, ti libera la mente... ma poi c'è da ripulire" mi indica il pavimento. Guardo il casino che abbiamo fatto e non sorrido più cosi tanto.
"capisci?" mi chiede alzando un sopracciglio.
"credo di si" annuisco. Puoi arrabbiarti quanto vuoi, urlare, scalpitare, tirare pugni... ma alla fine della tempesta c'è sempre da rimettere apposto quello che è stato distrutto. Io mi sono arrabbiata con Charlotte, mi sono arrabbiata con Allison e poi con Brutus... non ho capito il loro punto di vista, non ho cercato nemmeno di comprenderlo. Ho solo pensato a me... e adesso devo rimettere a posto tutto, devo ripulire e fare chiarezza. Mio padre mi sorride e mi porge una scopa.
"adesso ripuliamo" dice solamente. Sorrido, mio padre e i suoi modi alternativi per insegnarmi le cose. Credo che lui abbia capito cosa provassi, siamo molto simili e certe volte ci esprimiamo nello stesso modo, forse anche lui alla mia età ha dovuto affrontare e gestire la rabbia fulminea che ci caratterizza. Prendo la scopa e sospiro, ormai pulire è diventato il mio passatempo preferito. Il resto del pomeriggio passa cosi, io che aiuto mio padre a rimettere a posto tutto quello che abbiamo rotto. Ripulire non è esattamente bello come rompere... è molto più facile distruggere qualcosa che ricostruirlo. Wow... oggi sto davvero facendo la filosofa... mi sento Yoda. La verità è che ho capito la lezione... ma applicarla sarà tutto un altro paio di maniche. 



Rientro in camera dopo cena. Il cuscino è ancora appallottolato sul letto. Mi sono calmata rispetto a prima, quello che è successo con mio padre mi ha fatto riflettere, ma soprattutto mi ha tranquillizzata. A differenza di mio padre, mia madre ha voluto sapere per filo e per segno cosa fosse accaduto. Ho cercato di spiegargli a grandi linee il motivo della discussione, cercando di omettere che sono entrata di nascosto nell'ufficio del preside per rubare informazioni personali. Ci ha creduto per fortuna, consigliandomi di parlare meglio con Charlotte e di non saltare subito a conclusioni affrettate. In effetti credo che sarà proprio quello che farò... devo parlare con Charlotte e scusarmi con lei, mi sono fatta gli affari suoi e questo non va bene... se poi vuole anche dirmi altro, non sarò di certo io a fermala, ma dovrà essere lei a dirmelo e non io ad insistere. Mi suona il telefono. Camilla.
"Weila bella ragazza"
"ciao Cami" la voce di Camilla è calda e piacevole.
"dimmi subito una cosa... gli hai tirato un ceffone sulla tetta?" mi chiede emozionata. Rido.
"no Cami, credo di avergli preso la guancia destra" mimo il tiro... eh si gli ho preso la guancia destra.
"peccato... avevo puntato tutto sulla tetta destra!"  mi dice rammaricata.
"mi dispiace deluderti..." le dico.
"che c'è Li-Lu... ti sento giù" porca miseria... si sente cosi tanto?
"ho litigato con una ragazza di qui oggi" mi sento in colpa verso Charlotte, alla fine è una ragazza a cui mi sono legata e che ho trovato subito simpatica... la mia prima amica canadese, non la voglio perdere per un errore.
"colpa sua o colpa tua?" mi chiede Camilla mettendo il dito nella piaga.
"mia" "uhhhhh... allora c'è solo una cosa da fare" mi dice ridendo.
"scappare in Messico?" le chiedo cercando di scherzare.
"no... quello solo se sei Pablo Escobar... no, amica mia, scusarsi" ahhh che parola brutta. Detta dentro la mia testa suonava molto meno brutta.
"lo so... lo so, scusarsi è una seccatura e richiede anche un grosso sforzo ma... certe volte è necessario" sorrido. Ha ragione... richiede un grosso sforzo, devo ammettere i miei errori davanti ad un'altra persona e poi chiedere scusa... per una persona orgogliosa come me questo non è esattamente facile. Riconosco che per alcuni questa è una cosa quasi banale, ma per me... no.
"senti un po'... ma ci sono un po' di maschioni li... perché sennò ti vengo a fare visita anche ora" Sto per rispondere quando sento un rumore.
"aspetta Cami... "
"che c'è?" di nuovo il rumore. Viene dalla finestra. Dei piccoli sassi si infrangono sul vetro. MI avvicino lentamente. Sassolino. Faccio un altro passo. Sassolino.
"dei sassi mi stanno picchiando alla finestra" Cami scoppia a ridere.
"embè... quando i sassi chiamano... io risponderei" apro la finestra e mi becco un piccolo sasso sul naso... ahia. Guardo in basso e vedo Brutus. Spalanco gli occhi. Che... che?
"scusa" dice lui ridendo.
"Brutus"
"chi?" risponde Cami.
"posso salire?" mi chiede Brutus.
"si"
"si chi?" mi chiede Camilla
"come Cami?"
"si chi?" ripete. Oddio che confusione! Brutus si arrampica su un'albero che si trova proprio dietro alla mia casa.
"Livia mi puoi spiegare cosa sta succedendo?"
"un ragazzo si sta arrampicando su un'albero per raggiungere la mia finestra" dico imbambolata.
"oddio... chiudila allora... magari è uno stupratore, ma in che cavolo di posto sei andata a vivere?" la sua voce è allarmata. Brutus intanto sale agilmente, arrivando sempre più vicino ai rami che si avvicinano alla mia finestra.
"lo conosco" le dico.
"dov'è?" mi chiede lei.
"spostati" mi avverte Brutus. Faccio un passo indietro e lui riesce con un balzo ad entrare in camera.
"qui" sussurro.
"cos... "
"Cami scusa ti richiamo" spengo il telefono senza aspettare nemmeno una sua risposta. Guardo Brutus che si erge in tutta la sua altezza nella mia camera. Oddio... nessun ragazzo è mai entrato nella mia camera... è strano, è una presenza nuova. Non avendo mai avuto fratelli e non avendo mai fatto entrare i miei amici in camera, è strano vedere qualcuno che non sono i miei qua dentro. Lo guardo male.
"che ci fai qui?" gli chiedo arrabbiata... ohhh fanculo la lezione di mio padre.
"sono venuto a spiegarmi" dice serio.
"non ce n'è bisogno" dico indicandogli la finestra.
"puoi andare" lui sorride. Come sempre ha la dannata maglietta a maniche corte... ora prendo le fobici e gliela taglio... cosi, per divertimento. Ha il volto arrossato e gli occhi più splendenti del solito. gli occhi però come sempre sono stanchi, ha le occhiaie... ma dorme la notte? Gli spigoli del suo corpo risaltano ancora di più. È... bello... molto bello. Ok, se ne deve andare. Lui continua ad avere un fastidiosa sorrisetto sulla faccia.
"perché ridi?" gli chiedo arrabbiata.
"questo è quello che provo io ogni vota che mi sfotti" gonfio le guance. Giro le spalle.
"devi andartene" gli dico guardando il muro.
"lascia che ti spieghi" mi dice sospirando.
"posso?" mi giro e lui sta indicando il letto.
"no... stai in piedi" gli dico sedendomi sul letto. Mi guarda. Alzo un sopracciglio.
"vai" gli dico seria.
"io non ho detto niente a Charlotte... te lo giuro. stavo camminando per il corridoio e me la sono trovata davanti" mmm... adesso Charlotte gli è caduta sui piedi.
"se certo". Incrocia le braccia sul petto.
"perché dovrei crederti?"
"perché... si" risponde soltanto. Mmm perché si... molto bene, motivazione valida.
"No! Adesso mi dici perché dovrei fidarmi di te, cosa voleva dire Charlotte e cosa sta succedendo" le parole mi escono una dietro l'altra. Sospira passandosi una mano sulla faccia. È stanco.
"che c'è Brutus?" gli chiedo stavolta più calma.
"io non... posso". Mi guarda, sta cercando di dirmi qualcosa che però, non riesco a capire.
"se non mi parli non posso aiutarti". Mi sposto leggermente e picchio il posto accanto a me sul letto. Porca miseria... son proprio fatta male, cinque secondi fa gli volevo tagliare la maglietta ed invece adesso mi viene da consolarlo. Forse Brutus ha delle responsabilità che non so... sembra sempre stanco, come se non riposasse da tanto. Lui si siede.
"non ce la faccio più" dice solamente. Oddio... cosa faccio adesso? Si prende la testa tra le mani strofinandosi la faccia.
"ehm... vuoi un pezzo di torta?" gli chiedo di botto.
"credo di avere ancora un po' di nutella... forse ho anche dei Bueno... si, aspetta qua" scendo velocemente al piano di sotto, vado in cucina e inizio ad aprire cassetti cercando tutto quello che riesco a trovare al cioccolato.
"Ragazzina stasera c'è Batman, Il Cavaliere Oscuro, vieni a guardarlo?" dal salotto arriva la voce di mio padre. Con le braccia piene di dolcetti, caramelle e altre cose al cioccolato vado in salotto. Cavolo! Il Cavaliere Oscuro è il mio film preferito... ma devo aiutare Brutus. Mio padre è steso sul divano, mia madre distesa sopra di lui. Di solito rido quando sono in questa posizione, perché mia madre si muove sempre e mio padre la brontola perché gli fa male.
"no scusa... devo... suonare il triangolo" ok... non sono mai stata brava a creare scuse.
"e pensi che ti verrà cosi tanta fame?" mi chiede mia madre indicando le braccia piene di dolcetti.
"ehm... quello è per... per il ciclo... Fatevi i cavoli vostri!" breve sorriso, linguaccia e salgo velocemente le scale. Brutus è ancora sul letto. Abbandono tutti i dolcetti sulla scrivania e prendo una coperta dall'armadio e la poggio sulle sue spalle.
"vuoi vedere con me un film?" Brutus alza la testa e la felicità che vedo nei suoi occhi mi riempie il cuore. Sembra felice che non l'abbia mandato via.
"si... grazie". Sospiro. Lascio perdere la mia rabbia, ma non le mie domande... forse devo solo creare un legame più forte con Brutus.  Mi siedo sul letto con il computer in mano. Appoggi la schiena al muro e Brutus si siede proprio vicino a me. le nostre spalle si toccano. Non capisco perché abbia preso una coperta, dato che lui è sempre cosi caldo, e non capisco nemmeno perché non se la tolga, fatto sta che mi ritrovo anch'io ricoperta. Imbarazzata accendo il computer e vedo che l'ultima finestra aperta  è quella delle cartelle che ho rubato. Porca Miseria! Ecco come ha fatto Charlotte a capirlo! Mi batto una mano sulla faccia.
"visto? non sono stato io" mi dice Brutus soddisfatto. Sono proprio scema... le ho lasciato le prove della mia colpevolezza direttamente in mano. Sono cretina. Mi giro verso Brutus sospirando.
"scusa" dico a denti stretti. Adesso la mia colpa è ben visibile, in pratica ho scritto sulla fronte "scema". 
"io... bhe... io, mi sono... sba-sbagliata... e ti ho... attaccato senza un reale motivo" tutto ciò mi esce con molto difficoltà e mi rimane anche difficile guardarlo. Mi prende per mano da sotto le coperte. Mi guarda e sorride.
"io voglio guardare Spiderman" dice sorridendo. Sospiro. Sono felice che abbia lasciato perdere le mie scuse molto imbarazzanti. Gli sorrido e mi sporgo e prendo un Bueno.
"Spiderman sia! 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***





 *Anche per questo capitolo vi consiglio di vedere prima il film The Amazing Spiderman, anche se in questo caso non ho rivelato informazioni relative alla trama del film*


 

"La coerenza è l'ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione."

- Oscar Wilde


 

"vai più in la" spintono Brutus, cercando di mettermi più comoda sul letto. Dopo una lunga battaglia ho potuto scegliere quale Spiderman guardare. Lui voleva guardare i primissimi film, quelli con Tobey Maguaire, ma io volevo vedere quelli con Andrew Garfield. Parere non comune, ma credo che quelli con Andrew siano i migliori Spiderman prodotti... anche se in molti non sono d'accordo... tra questi c'è anche Brutus a quanto pare.
"sei tu che ti avvicini sempre" vedo un piccolo sorriso comparire sulle sue labbra.
"ah io! Ma se sei tu che cerchi sempre un modo per starmi vicino" vuole scherzare? E allora scherziamo.
"non è vero!" ribatte cambiando posizione. Il mio non è un letto molto grande, in realtà è fatto solo per me, per questo si sta molto stretti in due. Il film è iniziato da un po' e devo dire che Brutus mi sembra più calmo rispetto a prima. Molto spesso sorride per i miei vari commenti e il cioccolato credo che abbia aiutato molto.
Mangia come un bue! Si è quasi spolverato tutto quello che gli avevo portato... io avrò mangiato al massimo due o tre caramelle alla Coca Cola, il resto le ha spazzate via tutte lui. Che palle... quelle caramelle mi piacciono da morire. Ho notato anche che cerca sempre un modo di avvicinarsi... non so come, ma mi ritrovo sempre ad avere un contatto con lui... e io non lo cerco, lo giuro! Guardo Brutus che è concentrato sullo schermo. I riccioli gli ricadono sulla fronte in modo disordinato, donandogli un'aria da ragazzino. Gli occhi sono attenti, gli zigomi ben definiti, le labbra carnose... sorrido mentre lo guardo.
Non mi è piaciuto per niente vederlo come prima... cosi insicuro e stanco. Sembra sempre che abbia il controllo di tutto, tutti credono che sappia gestire ogni situazione, ma in realtà anche lui deve avere delle insicurezze, tutti noi le abbiamo. Appena lui gira la testa per guardarmi, distolgo lo sguardo. Okkk... spero che non mi abbia visto.
"questo film manca di tutta la bravura attoriale di cui invece è dotato il film di Maguaire" mi fa notare per l'ennesima volta. Sospiro.
"casa mia, computer mio, la decisione la prendo io" dico piccata. Questo film è bellissimo! Brutus si sistema per l'ennesima volta e mi ritrovo un suo braccio dietro al collo. Lo guardo male.
"che ti ho detto sul contatto fisico?"
"sto scomodo Livia... tu sei piccola e riesci ad entrare in questa scatola per sardine, io no" dice stendendosi. Non mi piace questa situazione.
Allora, io sono una ragazza e sono in preda agli ormoni, lui è un ragazzo ed è in preda agli ormoni... non ci vuole un disegnino per capire dove questa cosa può portare... io non ci voglio finire a letto con lui a fare Fiki Fiki. Sono esagerata... lo so, però con gli ormoni non si scherza. Come se mi avesse letto nel pensiero sposta una mano con quel fastidioso sorrisetto sulle labbra.
"non ti salterò addosso Livia" ora si becca un pugno.
"ecco bravo... stai dalla tua parte allora" lo spintono di nuovo, ormai si è disteso completamente e mi ha ridotta in un piccolo angolo del letto.
"Vieni qui Livia... non ti mordo" dice indicando il posto libero accanto a se. Cioè, lui vuole che mi stenda accanto a lui? Mi porto una ciocca di capelli dietro all'orecchio scuotendo la testa.
"Livia se non vieni qua non riesco a vedere niente" dice indicando il computer sulle mie ginocchia. Gli faccio una linguaggia.
"cavoli tuoi!" io non mi stendo, ovvia!
"ok" tutto succede in fretta. Mi prende per la vita e con un minino sforzo mi posiziona accanto a lui.
"ma che diavolo fai?" dico iniziando a schiaffeggiargli il braccio.
"tu non mi davi retta" dice solamente. Sento il suo odore... arriva chiaro e nitido. Sa di detersivo per panni... è buono, mi piace la gente pulita. Mi ritrovo con la schiena poggiata sul suo petto il suo braccio sotto la testa e le sue gambe vicine alle mie. Oddio... siamo troppo vicini. Ok, ok... Livia respira. Ma che cavolo! "e tu sei quello che non mi salterebbe addosso" dico cercando di mettermi più comoda. Rimane in silenzio. Bingo! Forse... e dico forse... un pochino posso piacergli... nel senso buono del termine, credo che si trovi bene a parlare con me... ecco. Come ho già detto il lato fisico può essere dato dalla tempesta ormonali dentro i nostri corpi.
Il calore del suo petto mi arriva dritto sulla schiena... è piacevole, soprattutto per una come me che muore sempre di freddo. Mi avvicino ancora di più. Non dico che sia bello ma... piacevole... si piacevole. "Brutus... posso farti una domanda?" gli chiedo continuando a guardare il film. Ha appoggiato la faccia sulla mia spalla per poter vedere lo schermo del computer.
"perché ho la sensazione che me la farai lo stesso a discapito di come ti risponderò?" ridacchio.
"perché sei sempre cosi caldo?" sembra febbricitante, queste temperature di solito le hanno le persone che stanno male. Lui si sistema meglio ma non mi risponde.
"io ho... diciamo, una specie di malattia" dice solamente. Alzo un sopracciglio.
"una specie?" chiedo continuando a non guardarlo forse se non lo guardo si sentirà più libero a raccontarmi la verità.  Intanto il film va avanti e siamo arrivati alla scena in cui Peter Parker chiede a Gwen Stacy di uscire... oddio adoro questa scena, sono cosi carini!
"si... ho una temperatura corporea molto alta" mi risponde vago. Ok... sento che sono entrata nel campo degli argomenti proibiti. Sospiro. Solo per stasera mi morderò la lingua. Il film continua ad andare avanti... mi piace!
"qual è il tuo personaggio preferito?" mi chiede Brutus spezzando il silenzio.
"ehm... sai credo che mi stia simpatico il Dottor Connors" dico di getto.
"ti piace il cattivo?" mi abbraccia la vita sistemandomi meglio... come se non pesassi niente. Grazie al cielo non può vedere che sono arrossita. Siamo davvero troppo, troppo vicini.
"fammi capire... ti piace il cattivo?" mi chiede ridendo. Annuisco.
"si è il più... umano" dico cercando di trovare l'aggettivo più adatto.
"quello che si trasforma in lucertola? Non mi sembra esattamente umano" gli tiro una gomitata prendendo la sua pancia.
"ahia" non credo di avergli fatto male davvero.
"si la grande lucertola... fa scelte... umane" dico solamente.
"spiegami" insiste. Sospiro... certo che non sta zitto un attimo... e detto da me è tutta una storia.
"prendi Peter o Gwen... loro sono coerenti... sono personaggi positivi... sempre in pratica. Prendono decisioni coerenti con la loro natura di personaggi volti al bene" dico cercando di esprimere al meglio il mio concetto, che vorrei precisare è ancora in fase di lavorazione. Ho molte teorie, su una vasta gamma di argomenti, ma quasi tutte sono ancora da sviluppare o da migliorare.
"Connors invece è preso dalla smania di riottenere quello che ha perso... sbaglia è vero, ma in fondo si pente... questo lo rende più umano ai miei occhi" dico alzando le spalle.
"nella vita reale non si può essere sempre coerenti... l'incoerenza permette di sperimentare" io credo che l'essere umano sia molto incoerente e questo gli permette di variare in molte cose, di cambiare pelle, di accorgersi dei proprio errori, di confermare le proprie paure.
"alcuni credono che il mondo sia fatto di bianco o nero... ma io credo invece che sia fatto di sfumature di grigi" cinquanta sfumature del mondo... maledetto film che ha rovinato la mia teoria sulle sfumature. Quando ne parlo mi prendono sempre tutti in giro quando arrivo a questa parte. Alzo le spalle.
"wow... e tutto questo dal Dottor Connors?" dice stringendomi ancora di più. Rido.
"si... anche se è una teoria ancora tutta da sviluppare..." ancora non ho ben delineato bene questo concetto delle sfumature ma ci sto arrivando. Solo il confronto con le altre persone mi aiuterà a migliorare la mia teoria.
"quindi le persone che sbagliano e prendono decisioni incoerenti sono giuste?" Annuisco.
"la coerenza è la gabbia dell'intellettuale" dico . Quando faccio queste uscite filosofiche me la sento proprio... se avessi degli occhiali da sole adesso mi sentirei ancora più figa. Non so da dove escano, ma escono e anche se faccio una figura di merda, perché sembro scema, le dico. Brutus ride.
"mi piaci Livia" dice solamente, stupendomi.  Oddio... in che senso?
"co...come?" gli chiedo in preda al panico. Come gli piaccio? Cioè come amica... si... vero? Oddio.
"mi piaci" ripete convinto. Mi giro verso di lui guardandolo. Mi fissa.
"io... bhe... ehm... io... devo... si... perché?" tutto quello che riesce ad uscirmi dalle labbra... un minestrone di parole.
"perché credo che tu riesca a vedere le cose in un modo diverso" risponde continuando a guardarmi. Adesso sono io che vado a fuoco. Non sono mai stata cosi vicina ad un ragazzo.
"diverso da chi?" gli chiedo. Lui si avvicina al mio volto.
"da tutti" risponde.
Ormai siamo a poca distanza. Riesco a vedere i dettagli del suo volto come il piccolo neo che ha proprio sul lato destro della mascella o le increspature delle labbra. Piace anche a me Brutus... nel senso che è... veramente...ok. Guardo i suoi occhi, il marrone è completamente scomparso, lasciando spazio ad un verde molto intenso. Poggio la mia mano sulla sua guancia.
"avevi detto che non mi avresti baciata" sussurro a pochi centimetri dalla sua bocca.
"mentivo". Sorrido. Mi avvicino ancora di piu...
"Ragazzina buonanott..." mi allontano di scatto da Brutus ma siccome il letto non è tanto grande mi ritrovo con il culo per terra. Ahia! Mi rialzo alla svelta mentre mio padre accende la luce. Oh miseriaccia! Anche Brutus si alza. Mio padre sta in silenzio guardandoci, il che mi mette ancora più ansia.
"buonanotte Amore mio" anche mia madre entra in camera. Ovvia... adesso siamo tutti qua. Evviva!  Appena nota Brutus il sorriso scompare, si gira verso mio padre che guarda male Brutus impassibile.
"genitori... lui è Brutus... un mio amico" dico cercando di spezzare la tensione.
"oh... che meraviglia!" mia madre si avvicina a Brutus e gli prende le mani. Grazie Mamma di essere sempre cosi cordiale con tutti. 
"è un piacere conoscerti" dice cominciando a scuoterle.
"anche per me Signora" risponde lui in modo calmo. Come fa ad essere cosi calmo? Io vorrei buttarmi di sotto dalla finestra dall'imbarazzo.
"che ne dici se scendiamo al piano di sotto e ti preparo qualcosa da mangiare?" se la mia tattica è quella di cambiare discorso, quella di mia madre è offrire da mangiare.
"si... cosi almeno vedi le scale... e la porta principale" la voce di mio padre ghiaccia tutti. A me scappa da ridere... solo perché sono molto nervosa. Brutus allunga una mano verso mio padre che intanto la guarda. "piacere di conoscerla Signor Minelli" anche con lui il tono di Brutus è calmo. Mio padre lo guarda per un po' e poi guarda me. Io gli sorrido e lui fa un sospiro. Allunga una mano e stringe quella di Brutus. Anche mia madre lascia andare un grande sospiro e sorride cordiale a Brutus.
"vieni caro... ti faccio una bella cioccolata calda" lo prende per mano e lo trascina fuori dalla stanza.
"Ragazzina... perché c'era un ragazzo in camera tua?" mi chiede mio padre guardandomi male.
"bhe... oggi avevo litigato... anche con lui e voleva solo spiegarmi meglio la situazione... alla fine me lo hai detto tu di ripulire quello che avevo rotto" scendiamo le scale. Brutus ormai è nelle grinfie di mia madre. "ok, primo non usare le mie parole contro di me, e secondo...  perché non ha usato la porta di casa... l'hanno costruita per un motivo sai?" gli do una piccola spinta.
"stavamo solo guardando un film" mi giustifico alzando le spalle.
Mio padre mi prende una mano e ci fermiamo poco prima di entrare in cucina.
"lo sai che mi fido di te... ma la prossima volta... almeno, dimmelo che c'è un ragazzo in camera tua, ok?" Annuisco e lo abbraccio. Awww... mio padre è geloso.
"stai tranquillo comunque è solo un amico" gli dico alzando le spalle.
"ovvio..." sussurra prima di entrare in cucina.
Mia madre sta parlando con Brutus che intanto è già a sedere. Nonostante l'orario e la stranezza di aver trovato un ragazzo sconosciuto dentro la mia camera, i miei genitori sono molto cordiali... anche mio padre. Strano. Mi fa piacere però vedere che riescono a parlare tranquillamente. Brutus è molto cordiale e bravo nella parola, risponde a tutte le domande di mia madre e riesce a scherzare sulle frecciatine che gli lancia mio padre. Sembra tranquillo... mi piace. Mi ritrovo anch'io molte volte a sorridere mentre lo guardo. Il tempo passa e ben presto sono quasi le 23.00.
"scusate il disturbo Signori Minelli... ma adesso devo proprio andare" dice Brutus alzandosi.
"ohh caro non dirlo nemmeno per scherzo, anzi torna a trovarci presto" dice accompagnandolo alla porta.
"magari stavolta prova ad entrare dalla porta principale" gli ricorda mio padre. Trattengo un sorriso.
"babbo" gli dico riprendendolo. Povero Brutus! Il ragazzo non sembra scomporsi ma anzi fa un piccolo sorriso. Brutus esce dalla porta e io lo saluto con la mano, ma sento che mia madre mi spintona leggermente. "che fai non lo accompagni?" mi chiede guardandomi male. Alzo le spalle
"dove lo dovrei accompagnare?" che vuole mia madre? non se li sa fare i cavoli suoi?
"alla sua macchina... aspetti mentre aspetta i suoi genitori, che ne so" mi dice spintonandomi e chiudendo la porta dietro di se. Faccio un passo in avanti mentre Brutus mi guarda.
"devo accompagnarti a quando pare". Mi stringo nelle spalle, non ho avuto nemmeno il tempo di prendere il giubbotto... mia madre non me lo ha permesso.
"hai freddo?" mi chiede Brutus. Annuisco
"aspetta entro a prendere qualcosa" neanche il tempo di dirlo che mia madre esce e mi lancia il mio giubbotto.
"fai la brava" dice solo prima di richiudere la porta. Mia madre è una spiona pettegola... non si fa mai gli affari suoi! Sospiro.
"ehm... mi dispiace per i miei" dico stringendomi meglio nel giubbotto cercando calore. La sera se è possibile, fa ancora più freddo. Lui alza le spalle.
"ehm... ti viene a prendere qualcuno o... " chiedo cercando di vedere se c'è una macchina che lo aspetta oppure se ha portato la sua. È strano da pensare ma qua chi ha 17 anni può già guidare una macchina... credo che Brutus abbia già la patente.
"ehm... ho mio padre che mi aspetta poco lontano da qua" mi dice evasivo. Annuisco. Ok...
"ti accompagno" faccio un passo avanti ma lui mi blocca.
"non importa, fa freddo, puoi rientrare in casa... me la so cavare da solo" ecco il tono freddo... il tono di Brutus. Sorrido annuendo.
"certo sei grande, forte e vaccinato" non posso evitare di prenderlo in giro... è cosi facile. Anche lui mi sorride. Mi fissa. Quando fa cosi mi mette paura... sembra che sia qualcosa che non ha mai visto... qualcosa che lo incuriosisce ma che lo spaventa. Sento puzza di guai...
"Livia domani ti andrebbe di venire in un posto con me?" mi chiede fissandomi. Il sorriso mi scompare dal volto. Che?
"co-come?" chiedo imbarazzata.
"si... vorrei portati in un posto, domani" sembra che stia parlando ad una scema e in questo momento mi ci sento, perché non riesco a ragionare.
"detta cosi sembra o un appuntamento o un modo per ammazzarmi" scoppia a ridere.
"lo scoprirai solo se accetti" mi fa un occhiolino e si passa una mano tra i capelli. Oh che bello... finire ammazzata e sepolta in uno di quesi boschi... ma come è simpatico!
"io credo... nel senso... credo che se mi porto dietro lo spary al peperoncino posso anche sopravvivere" Ok... ho accettato un invito da parte di Brutus... il ragazzo cattivo... mi sto convertendo alla massificazione. "perfetto" dice sorridendo... un bellissimo sorriso.
"ti vengo a prendere domani allora" detto ciò si gira e comincia a camminare verso la strada buia. Le mani in tasca, le maniche corte e i pantaloni scuri.
Sento la porta aprirsi e mia madre si mette accanto a me cominciando a fissarlo.
"ora capisco... è strano davvero" dice mettendomi un braccio sulle spalle. Annuisco girandomi ed entrando in casa. Ahhh calduccio.
"si lo è". Non ho voglia di spiegargli ogni dettaglio, quindi cerco di scansare ogni suo tentativo di investigazione andando dritta a letto, ma vengo comunque fermata dalle sue parole.
"ah Livia... sono arrivati i biglietti per il concerto... tra poco torniamo a casa... e con tra poco intendo una settimana" mi dice mia madre tirando fuori dalla busta i biglietti per il concerto di Laura Pausini. Porca Miseria si! Lei saltella felice e io prendo il mio biglietto esaltata. Oddio torno a casa! Abbraccio mia madre che comincia a fare un balletto strano.
"andremo a vedere Laura... andremo a vedere Laura..." canticchia felice. Rido.
Lo so... Laura Pausini non è il massimo della modernità, ma a noi piace. C'è chi fin da piccolo ascolta in macchina i Beatles, i Queen, i Rolling Stones... a me facevano ascoltare Alex Britti, Vasco Rossi, Renato Zero e ovviamente Laura Pausini. Per il compleanno abbiamo deciso di regalare a mamma i biglietti perché voleva vederla dal vivo almeno una volta nella vita ed io ho accettato di accompagnarla... anche perché cosi avevo il pretesto per tornare a casa e vedere sia i miei nonni che i miei amici.
Comincio a ballare anch'io.
"andremo a vedere Laura... Andremo a vedere Laura..." mia madre fa una giravolta.
"bene... adesso che vi siete scatenante e io ho visto mia figlia a letto con un ragazzo... possiamo andare a dormire?" chiede disperato mia padre che fino ad adesso è stato seduto sulle scale che portano al piano di sopra. Sorrido avvicinandomi verso di lui. "si andiamo!" dico dandogli un bacio sulla guancia per poi superarlo.
"buonanotte" rispondono loro. Mi chiudo in camera, spengo il computer e mi metto a letto. La luna è quasi piena e riesce ad illuminare quasi tutta la stanza. Sorrido. L'odore di Brutus è ancora sulle coperte. Oddio... mi sono quasi baciata con lui... ma che diavolo mi prede? Sorrido ancora. Ho quasi baciato il ragazzo più scontroso che abbia mai visto. Sorrido come una scema... perché non riesco a smettere di sorridere? Alla fine non è cosi cattivo come sembra o meglio, riesce anche ad essere gentile quando vuole. Il telefono vibra sul comodino. Lo prendo e vedo un messaggio da Charlotte.

Dobbiamo parlare. Domani. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 (Parte 1) ***




Aspetto. Si già... aspetto. Volete sapere cosa sto aspettando? La mia morte. Sono davanti alla mia porta di casa da non so quanto tempo. Sto aspettando Brutus. È il mio primo appuntamento con un ragazzo... in assoluto. Di solito in Italia uscivo con i miei amici e mi bastava, non ho mai pensato ai ragazzi. Certo, fantasticavo e li guardavo ma sempre a debita distanza e senza mai realmente provare ad interagirci. Sorrido.
Ne parlo come se fossi uno scienziato che ha appena trovato qualcosa di assolutamente fuori dal normale. Per tanti versi i ragazzi sono fuori dal normale... io non riesco sempre a capirli. Non riesco a capire Brutus per esempio... non riesco nemmeno a capire Erik. A dirla tutta riesco a capire solo mio padre. Lo stomaco brontola... cavolo mi fa male la pancia! Quando sono agitata o emozionata lo stomaco inizia a farmi male. Devo ammetterlo, sono emozionata per l'uscita con Brutus. L'altra sera mi ha fatto battere il cuore... il che credo vada bene quando sei con un ragazzo, almeno ho letto che alle ragazze succede spesso nei libri o anche nei film. Credo che Gwen abbia provato questo quando Peter l'ha invitata ad uscire... sospiro.
Non ci capisco niente... farò sicuramente un sacco di figuracce finirà per prendermi in giro. Lo stomaco continua a brontolare.
"zitto" gli dico mettendoci una mano sopra.
"calmo su... non mi aiuti sai?" sembro pazza. Guardo l'ora... sono passati solo 5 secondi. Porca miseria. Sembro scema... sono impalata davanti alla porta come un candela. Si... questo pomeriggio andrà sicuramente male. Ha detto che mi sarebbe venuto a prendere subito dopo la scuola... il posto in cui mi vuole portare deve essere visto finche c'è il sole. Ho sabotato la banda per lui... non che la cosa mi dispiaccia. Senza Charlotte non è poi cosi divertente.
Oggi non si è presentata a scuola. Non so cos'abbia... da quando la conosco non ha saltato un singolo giorno. Strano. Dobbiamo parlare... dobbiamo parlare... che schifo. Questa è una frase di merda, tutti sanno che annuncia qualcosa di disastroso. Dopo questo messaggio me ne è arrivato. Mi ha chiesto se ci incontriamo stasera... altra persona che mi vuole uccidere a quanto pare. Gli ho risposto che mi sarei presentata solo se fossi sopravvissuta all'uscita con Brutus. Stavo cercando di scherzare ma a quanto pare lei non lo ha capito, perché non mi ha più risposto. Ultimamente Charlotte si sta comportando in modo davvero strano. È più irascibile e non riesco a capire davvero come mai.
Guardo l'ora... è passato solo un minuto. Sospiro. Mi siedo per terra... proprio davanti alla porta. Lo stomaco continua a brontolare. Se non arriva tra cinque minuti gli spezzo il malleolo. Non è in ritardo, ma io non ce la faccio più ad aspettare. Mi sistemo meglio la gonna... idea di mia madre. Io e il termine  "gonna" non possiamo stare nella stessa frase. Odio le gonne... non sono per niente pratiche. Appena ho detto a mia madre che sarei uscita con Brutus è iniziata una discussione. Lei voleva che mi vestissi come una piccola principessa e io volevo vestirmi come sempre. Non che non mi abbia sfiorato l'idea di vestirmi meglio del solito, anche solo per provare a sorprenderlo un po', poi però l'idea di impegnarmi cosi tanto solo per un ragazzo mi ha fatto cambiare idea.
Non è niente di importante... stiamo solo andando a vedere un posto... questa potrebbe essere la mia ultima notte, vorrei ricordarlo. Alla fine ho dovuto fare una concessione, perciò mi sono messa un gonna, ma ho le scarpe da ginnastica e una camicia di Jeans sopra, il tutto condito con una bella coda di cavallo. Una contadina si sarebbe vestita meglio di me. Faccio schifo... sono sicura di assomigliare ad una tovaglia da pranzo... una tovaglia di natale. Sembra che mi abbia vestito un Ezio Miccio sotto effetto di droghe e soprattutto cieco. Mi sento una stupita... ora rientro in casa e mi cambio... provo a non farmi vedere da mia madre.
"ciao" mi blocco. Troppo tardi. Mi giro e vedo Brutus. È fresco di doccia... ha i capelli ancora umidi e i riccioli gli ricadono sulla fronte. Gli occhi brillanti e per la prima volta riposati. È vestito completamente di nero... cosa che mi fa arrabbiare... lui è perfetto.
"ciao" dico a denti stretti non muovendomi di un millimetro. Lui mi squadra da capo a piedi.
"stai..." cerca di trovare le parole.
"... di schifo" finisce trattenendo una risata. Sospiro.
"tu non conosci LEI" apro gli occhi quando pronuncio lei.
"lei chi?" mi domanda allarmato.
"mia madre" sorride.
"è come le canzoni delle pubblicità... all'inizio ti fanno schifo ma poi ti entrano in testa e non ne riesci più a smettere di cantarle" mi avvicino. È tranquillo... gli occhi sono un misto tra verde e marrone.
"spero che tu sia pronta". Pronta? Per cosa?
"tranquillo... ho messo le scarpe buone" dico indicando le mie super comode scarpe da ginnastica. Lui le guarda alzando un sopracciglio.
"see... brava" si gira e va verso una macchina che potrebbe essere di mio nonno.
"è tua?" dico indicando una Peugeot 205 GTI 1.9... lo so, cado troppo nel tecnico ma mio padre vende macchine come questa. È una classica macchina degli anni 70... non so nemmeno se è ancora possibile usarla.
"che c'è?" mi chiede aprendo il suo sportello e appoggiandosi con le braccia al tettuccio.
"credevi che andassi a giro con una BMW nera vero?" annuisco. Certo... lui è un cattivo ragazzo... tutti i cattivi ragazzi sono ricchi. Sospira.
"mi dispiace deluderti, ma questa è la macchina di mio nonno, passata a mio padre e adesso è mia" Sorrido. È fantastica. Mi avvicino.
"è bellissima" gli dico guardandola.
"devi tenerci tanto... è veramente vecchia" cavolo... a mio padre piacerebbe un sacco.
"Brutus è verament..." mi blocco quando incrocio il suo sguardo. Mi sta guardando... direi più che è imbambolato, un piccolo sorrido sulla faccia e gli occhi che brillano. Oddio... mi sento... mi sento... bella. Mi sento bellissima... si.
"speravo che ti sarebbe piaciuta" sorride e poi entra in macchina. La magia finisce e io sento che si potrebbe cuocere due uova sulle mie guance. Rimango imbambolata.
"non vieni?" mi chiede sporgendosi fino a comparire dal finestrino del passeggero. Mi affretto a risvegliarmi ed entrare in macchina. Mi sistemo meglio e lui mette in moto. La macchina fa qualche verso strano ma poi, per fortuna, parte.
"non rimarremo a piedi... vero?" gli chiedo preoccupata. L'ultima cosa che voglio fare è finire a camminare per lungo e largo... io odio camminare.
"non credo..." dice preoccupato. Mi giro di scatto ma vedo che sta sorridendo. "scemo... non prendermi in giro" gli dico tirandogli un piccolo pugno sul braccio. Lui sorride. Ah... ha ancora la solita maglietta a maniche corte.
"ma hai qualcosa di diverso da indossare?" gli chiedo indicando la maglietta.
"dovresti saperlo" mi risponde continuando a guardare avanti. Arrossisco... ah già... io sono stata in camera sua... diciamo che ho frugato tra le sue cose.
"ma siccome so che non ti piace questo look ho trovato qualcosa di alternativo... guarda dietro" mi giro e sui sedili posteriori vedo una camicia. Scoppio a ridere.
"mitico!" mi sbilancio dal mio posto per prenderla. È semplice... blu. Niente di che.
"deve essere stato uno shock per te indossare qualcosa di diverso da una t-shirt" gli dico cercando di piegarla. Le camicie sgualcite sono proprio brutte.
"lo sforzo più grande della mia vita" ammette in modo drammatico. Intanto la macchina continua ad andare. Certe volte fa dei rumori strani, ma cerco di non darci peso.
"addirittura"
"già... per questo sforzo dovrò essere premiato... non credi?" che... è... che ha detto? Tossisco agitata guardando fuori dal finestrino. Ridacchia.
"dove andiamo?" cerco di cambiare discorso.
"lo vedrai". Mmm non mi convince. Sono sospettosa di natura, soprattutto con loro che sono persone cosi tanto misteriose... cosi piene di segreti.
Guardo fuori dal finestrino. La strada è contornata da alberi. Abbasso il vetro e metto fuori un braccio. L'aria di fresca di ottobre si scontra con la mano. Mi è sempre piaciuta questa sensazione, sentire la corposità del vento sulla pelle. Qui è pieno di alberi... non credo di esserci mai stata... a dirla tutta non è che sia mai uscita dalla piccola citta in cui vivo.
"sembri una bambina" mi giro verso di lui. Alzo le spalle. Io sono una bambina, sotto quasi tutti i punti di vista. Non vorrei mai crescere. Se fosse per me tornerei a quando avevo 10 anni.
"faresti meglio a guardare la strada" gli ricordo alzando un sopracciglio. Lui sorride.
"come vuole capitano!". Stiamo in silenzio per alcuni minuti, finche non ne ho abbastanza.
"ok!" batto le mani sulle gambe. Mi levo le scarpe ed incrocio le gambe. La gonna lunga mi para.
"provo ad indovinare dove vuoi portarmi".
"vai!" dice mettendo la freccia e girando a destra. Il finestrino è ancora aperto e il vento mi scompiglia i capelli. Alcuni mi finiscono in bocca. Blah...
"mi stai portando... al cinema" dico convinta. Classico luogo da primo appuntamento.
"no" risponde secco.
"parco" riprovo.
"no" si ferma ad un semaforo.
"acquario"
"ehm ...no"
"luna park?"
"direi proprio di no"
"cimitero?"
"adesso stai esagerando... perché ti dovrei portare in un cimitero?" in effetti...
"per uccidermi? Ormai so troppo... mi dovete eliminare" io volevo scherzare ma lo vedo irrigidirsi.
Quando tocco questo argomento si mette in allarme. Mi rimetto a guardare fuori dal finestrino. La macchina riparte quando scatta il verde. Stiamo entrando in un centro abitato... gli alberi sono sempre meno e cominciano a comparire marciapiedi e case. Alcune persone camminano tranquille.
"posso chiederti un favore?" la sua voce interrompe il silenzio. Mi giro verso di lui.
"si" "solo per oggi nessun problema... niente domande... ok?" stringe forte il volante. Qualunque cosa nasconda non lo rende felice. Fin dalla prima volta che l'ho visto ha sempre avuto un'aria da duro ma anche... stanca, io l'ho visto sempre stanco. Anche ieri sera è crollato. Oggi è la prima volta che l'ho visto più rilassato e non voglio che torni come prima, lo voglio vedere tranquillo e sereno e se per far ciò devo mettere da parte la mia curiosità... bhe, sono disposta a farlo.
"ok" gli rispondo convita. Nessun problema.
Rilassa la presa e tira un sospiro, quasi di sollievo.
"perfetto allora questa è la prima tappa" dice parcheggiando. Siamo arrivati.
"wow... carina" dico indicando quello che penso sia il centro della città. Mi sorride e scende dalla macchina. Mi rimetto le scarpe ed esco anch'io.
"questa tappa non era programmata a dire il vero... ma dato il tuo abbigliamento credo che ti possa servire" dice cominciando a camminare. Che?
"in che senso?" si mette le mani nelle tasche e comincia a camminare.
"andiamo dai" giuro che lo strozzo... dove cavolo mi sta portando? Lo seguo anche se non sono del tutto convinta. Poco dopo si ferma proprio davanti ad un negozio di vestiti. Non dirmi che...
"oh che carino... andiamo a fare shopping?" lo prendo in giro.
Di solito non mi piace comprare vestiti... gli devo scegliere e provare... uno strazio totale, in più oggi non ci sono i miei, questo vuol dire che dovrò pagare tutto quello che compro con i miei soldi e sinceramente vorrei spenderli per altro. Brutus fa un cenno verso l'entrata, con un grande sorriso. Ma porca miseria! Ok... niente problemi. Sospiro per poi entrare. Il negozio non è grande e per fortuna non ci sono tante persone.
"sai che non ho il minimo senso dello stile vero?" cerco di dissuaderlo dalla sua idea.
"non ti devi preoccupare". Sembra molto più a suo agio lui di me in questo posto. Non ho mai avuto un senso del gusto molto spiccato, a dire la verità mi metto sempre le solite cose. Comincia a guardare un po' di vestiti e a mettermeli sulle braccia.
"questo... mmm questo no.... Ti piace il giallo? Ma si..." in poco tempo mi ritrovo le mani piene di vestiti.
"perfetto... prova a vedere se ti piace qualcosa tra questi" ma che...
"no" dico piccata cercando di non far cadere la pila di vestiti che ho tra le mani. Lui alza un sopracciglio.
"non sono una bambola da vestire". Si avvicina e mi guarda con un piccolo sorrisetto.
"prova a fare a modo mio? Solo per questa volta" mmm... questo non è un ordine, è una richiesta... molto bene, con le buone si ottiene di più che con le cattive. Annuisco imbarazzata. Lui sorride e gli occhi si illuminano. Mi giro cercando i camerini quando mi viene in mente un'idea. Mi giro verso di lui sorridendo cattiva.
"oddio no" sussurra lui.
"io mi proverò questi vestiti se tu ti proverai quelli che io sceglierò per te" sorrido maligna. Per un periodo io e le ragazze ci divertivamo ad entrare nei vari negozi e a sceglierci i vestiti a vicenda da provare. Era molto divertente. Certe volte si prendevano cose totalmente a caso, altre volte invece capitavano anche dei bei vestiti. Sorrido al pensiero di Camilla con addosso soltanto un poncho giallo fosforescente che gli aveva scelto Giacomo. Brutus sorride scuotendo la testa. Magliette a maniche corte... ciao! Eccitata comincio a guardare i vari vestiti. Alcune cose le scelgo completamente a caso, altre invece le scelgo cercando di trovare qualcosa che gli possa piacere.
Ben presto anche lui si trova con la mani piene di vestiti. Ridendo come due ragazzini ci avviciniamo ai vari camerini. Scelgo un camerino e mi ci fiondo dentro. Prima di chiudere la tenda vedo Brutus che mi fa un'occhiolino. Gli sorrido e gli faccio una linguaccia. Guardo un pò delle cose che ha preso per me. Che cavolo ... ci sono delle cose che non mi sono mai messa in vita mia... top, gonne corte corte... Sorrido. È proprio scemo. Prendo la prima cosa che trovo. Mi levo la gonna ed indosso dei pantaloni di pelle nera. Argh. Esco e trovo Brutus davanti a me con una maglietta con le facce di topolino. Scoppio a ridere. Lui mi guarda serio.
"spero che non mi veda nessuno" dice solamente guardandosi allo specchio. Io intanto continuo a ridere.
"aspetta aspetta" dico entrando nel suo camerino.
"questa maglia va con questo" dico mettendogli in testa un cappello con le orecchio da topo.
"adesso sei..." scoppio a ridere.
"lo strumentopolo misterioso!" anche lui scoppia a ridere.
"sono ridicolo" poggio una mano sulla sua spalla per sorreggermi... oddio da quanto sto ridendo mi fa male la pancia.
"tu invece che ti sei messa?" mi prende la mano e si allontana per vedermi meglio.
"con questi pantaloni mi sento Catwoman" gli dico facendogli vedere gli artigli. Lui sorride. Mi guardo allo specchio. Sono strettissimi.
"però mi sento ingessata con questi cosi" mi piego e si sente un forte strappo. Momento di silenzio. Oddio.... Oddio, oddio. Ci guardiamo.
"è... era..." comincia a balbettare. "credo che la taglia sia sbagliata" dico rimanendo immobile. Lui scoppia a ridere. Di scatto mi giro verso lo specchio e vedo uno spacco... proprio sul culo, sotto si vedono le mutande bianche. Cazzo gli ho rotti! Intanto Brutus ride. Ahhh...
"ho il culone!" dico entrando nel camerino e levandomeli subito. Ok... ok. Li ripiego per bene... occhio non vede cuore non duole. Intanto continuo a sentire Brutus ridere.
"non e divertente" gli urlo prendendo un top arancione, sotto mi metto un paio di pantaloncini tutti rotti. Ma io dico perché vedere roba già rotta? Ho capito che è di moda, ma cavolo, a tutto c'è un limite. Esco dal camerino e poco dopo anche Brutus. Stavolta indossa un lungo cappotta alla Matrix e sotto una canottiera bianca. Anche stavolta è ridicolo. Ci guardiamo e ridiamo.
"tu non sei tanto male" dice guardandomi.
"awww... come sei gentile, penso che ogni ragazza voglia sentirsi non tanto male". Non so per quanto tempo restiamo chiusi dentro i camerini a provarci i vari vestiti e a ridere. Ad un certo punto arriva anche una commessa che comincia a guardarci male.
"io ho l'ultimo" dico da dietro alla tenda. Mi sto divertendo tantissimo.
"vai!" mi dice. Esco e stavolta è... nel senso... sta... bene. Indossa una camicia bianca chiusa e dei jeans chiari.
"Livia..." mi guarda imbambolato. Distolgo lo sguardo dal suo, non voglio che capisca che vestito cosi mi piace. Mi guardo allo specchio. Sto indossando un vestito. È molto carino... bianco, semplice. Faccio una giravolta e la gonna si allarga... perfetto! Quando i vestiti fanno cosi mi piace un sacco. Sento ancora gli occhi di Brutus addosso. Lo guardo dallo specchio.
"aspetta" scompare per cinque minuti. Intanto mi guardo... non sono brutta. Nel senso, ci sono ragazze molto più carine di me ma... ce ne sono anche di molto più brutte... posso essere una via di mezzo... una grigia. Sorrido. La teoria delle sfumature si può adottare a più situazioni a quanto sembra.
 Brutus ricompare in mano ha un paio di sandali. Sorrido.
"in effetti le scarpe da ginnastica non ci stanno bene" dico guardandomi i piedi. Mi affretto a toglierle e ad indossare i sandali.
"ecco qua!" salto in piedi. Intanto Brutus continua a guardami. Sembra che voglia mangiarmi. Deglutisco. Faccio una risatina nervosa.
"si... bello. Questo è bianco, il colore della purezza... per noi... in Oriente è considerato il colore della morte... sai ricorda il cielo, gli angeli, le nuvole" sono imbarazzata e quindi comincio a dire cose senza senso. Brutus sorride e si avvicina. Riesco a vederlo dallo specchio. Si mette proprio dietro di me. Prende il laccino che mi lega i capelli e lo toglie. Tutti i capelli mi ricadono sulle spalle. Ci passa una mano dentro partendo dalla base fino alla punta.
"lasciali sciolti... sei più bella". Ecco... mazzata finale. Colpo di grazia. Ha detto che sono bella... bella... eh già. Deglutisco.
"anche tu... non sei... proprio, insomma, brutto". Sorride.
"felice di saperlo" ci guardiamo dallo specchio. È ancora dietro di me. Sento il suo calore sulla schiena... proprio come ieri sera.
"avete finito?" nello specchio compare anche la commessa di poco fa. Mastica in modo rumoroso una gomma e ci guarda annoiata. Questa non ha tanta voglia di lavorare.
"si abbiamo finito" risponde Brutus in modo freddo. Si gira verso di lei... dallo specchio scompare la sua faccia. La commessa cambia espressione e da annoiata passa a nervosa.
"vi... vi aspetto alla cassa" detto ciò scappa via. Brutus si rigira verso di me... mi sorride.
"andiamo" dice rientrando nel suo camerino. Che è appena successo? Perché è fuggita via cosi? Entro dentro il camerino e riprendo tutte le mie cose. Mi rivesto. Sto per farmi di nuovo la coda... ma all'ultimo decido di lasciarli sciolti. Esco e Brutus è gia vestito e mi sta aspettando.
"andiamo". In mano ha una busta. Lo guardo.
"hai comprato qualcosa?" gli chiedo curiosa.
"ti prego dimmi che è il capello con le orecchie di topolino" cerco di vedere quello che c'è dentro la busta. Lui sorride, la apre e dentro vedo che c'è il vestito bianco. Lo guardo.
"Brutus..."
"è per te... ti stava davvero bene" dice porgendomi la busta.
"tu... tu non dovevi" dico imbarazzata. Alza le spalle e guarda l'orologio.
"se non ci sbrighiamo non riuscirò a farti vedere quel posto" dice incamminandosi verso la macchina e facendo cadere il discorso. Lo seguo... guardando per terra. Gli renderò i soldi... questo è troppo. Sospiro. Devo rendergli i soldi... si, si. Apro lo sportello della macchina e salgo. Brutus mette in moto.
"per fortuna c'è ancora il sole... abbiamo fatto molto più tardi di quanto pensassi" riflette a voce alta.
"dove andiamo adesso?"
"lo vedrai". 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 (Parte 2) ***




Alla fine Brutus si è comprato anche un paio di occhiali da sole neri. Non so a cosa possano servigli, dato che qui il sole non c'è quasi mai, tranne oggi a quanto pare. Un raggio mi colpisce gli occhi. Poggiata sulle gambe ho la busta con dentro il vestito. Sospiro.
"una volta conterò quante volte sospiri al giorno" mi fa presente.
Prende una buca e dondoliamo a destra e a sinistra.
"cavolo.... devo cambiare gli ammortizzatori" sussurra. Mi piace questo Brutus, tranquillo e naturale. Non credevo che mi sarei divertita cosi tanto... ed invece. Alzo le spalle.
"non sospiro tanto" non credo di farlo molto... vero?
"ah no?"
"no".
Continuo a guardare fuori dal finestrino. L'aria mi colpisce facendomi alzare i capelli.
"Tranquilla, tra poco siamo arrivati". Annuisco. Mi piace stare in macchina, non so perché. Mi trovo molto bene con Brutus e questo mi fa pensare. Fino a poche settimane fa non facevamo altro che insultarci... ed invece adesso sono in sua compagnia e mi trovo bene... davvero bene. È impressionante come i rapporti tra le persone possano cambiare con tanta facilità... un giorno nemici ed il giorno dopo amici.
Mi giro e lo guardo con la coda dell'occhio. Tiene una mano sul volante e l'altra sul bordo del finestrino aperto. Il vento gli alza i riccioli, lo sguardo nascosto dietro gli occhiali da sole. È rilassato ed è rilassante starlo a guardare.
È un bel ragazzo... sarei falsa a dire il contrario. Mi vengono in mente i pomeriggi passati con Camilla, Benedetta e Anna. Ricordo le ore infinite passate con loro a parlare dei ragazzi con cui stavano al tempo. Mi riempivano le orecchie con i loro lunghissimi discorsi sulla loro bellezza e i suoi loro modi sopraffini. Poi però quando me li presentavano erano degli sgorbi. Non voglio essere cattiva ma mi sembravano brutti... non capivo il perchè... poi ho realizzato.
Non è vero che la bellezza è oggettiva, in nessun caso. La bellezza è molto soggettiva, ad ognuno di noi piacciono cose diverse. Mi viene in mente uno dei  detti popolari che mia nonna mi recitava spesso "non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace". Questo concetto lo posso applicare anche a Brutus, potrà non essere bello per molte ragazze, ma per me... è bellissimo e questo basta.
"Livia... tutto bene?" mi ritrovo i suoi occhi addosso e la macchina ferma. Cavolo mi sono incantata a guardarlo. Mi giro di scatto guardando dove siamo. Ha parcheggiato in un vialetto in mezzo al bosco.
"mi stavi fissando eh" un piccolo sorrisetto gli si forma sulle labbra. Imbarazzata lo spintono. Lui ride ed esce. Si stiracchia. Vedo che la maglietta si alza lasciandomi intravedere la pancia. Distolgo subito lo sguardo. Esco anche io e mi arriva un piacevole venticello addosso. Mi ricorda casa. Sorrido chiudendo gli occhi.
"è bello qua" dico prendendo una grossa boccata d'aria.
"Livia... potresti indossare il vestito?" apro di scatto gli occhi e mi giro a guardarlo. È impazzito? Il bosco non è esattamente il luogo in cui indossare un vestito... bianco per giunta.
"io... io non credo che sia il caso" tiro un calcio ad un ramo che sporge da un cespuglio. Quanto sono violenta?
"potrei sciuparlo" non voglio che si rovini... non ho un vestito del genere a casa... e poi me lo ha regalato lui.
"fallo per me" si porta gli occhiali da sole sulla testa. Ci guardiamo. Sorrido. Che cosa mi costerà mai?
"dovrai ricomprarlo... lo sai vero?" gli punto un dito contro.
"ne varrà la pena" Lui rimane impalato a fissarmi... ehm...
"ok girati" gli ordino quando vedo che non si muove dalla sua posizione. Non avrà intenzione di restare qua vero?
"su su... girati" lui ride.
"ok, ok" mi da le spalle e comincia ad incamminarsi nel bosco.
Entro in macchina, sedendomi sui sedili posteriori e comincio a spogliarmi. Faccio più in fretta che posso. Ok... è come se mi vedesse in costume... però per me, c'è differenza. Quando vado al mare non ho delle mutande bianche ad esempio... o un reggiseno scolorito, le lavatrici non sono il forte di mia madre.
"fatto?" urla.  Sento che è vicino. Finisco di fare il laccio alle scarpe da ginnastica... i sandali sono rimasti in negozio. Esco dalla macchina e me lo ritrovo davanti.
"andiamo" dice solamente prendendomi una mano. Che cavolo gli prende?
Mi trascina in mezzo al bosco. Il bosco è ricoglioso, non ci sono piante secche, tutto è verde. Si sente l'ordore della selvaggina e della piante. Mi do un piccolo schiaffo sul braccio quando vedo una zanzara. Ecco questo è il brutto dei boschi, gli insetti. Continuiamo a camminare e vedo che Brutus è sicuro di se mentre gira a destra o a sinistra.
"come fai ad orientarti cosi bene?" io non mi ricordo nemmeno da dove siamo entrati.
"ehm... da piccolo ho fatto gli scout" oddio era una coccinella... una giovane marmotta, che carino. Mi immagino Brutus da piccolo con la sua divisa verde e le sue spille sul petto. Sicuramente era bravo a fare tutto. Mi viene da ridere.
"perché ridi?"
"ho pensato a come dovevi essere... tutto soddisfatto delle tue spille" Non so come mai ma me lo immagino tutto vestito di verde, con una giacca con mille spille sopra e un grande sorriso sul volto... tutto riccioli e denti.
Continua a camminare tenendomi per mano. Ad un certo punto si blocca e alza la testa. Sembra che annusi l'aria... oook. Inciampo su una radice sporgente.
"vaffanculo" sussurro al povero pezzo di legno. Non è possibile che incimpi cosi tante volte, in più mi fanno già male i piedi. Non faccio molto sport quindi mi stanco molto velocemente. Porca miseria... sono una vecchietta dentro un corpo da giovane. Ora comincio a fare sport... seee come no, non riesco nemmeno a convincermi da sola.
"ok... ci siamo" si ferma di colpo. Vado a sbattere contro la sua schiena.
"che diavolo...". Si gira verso di me. Gli occhi illuminati e un gran sorriso. Ok... siamo arrivati. Mi guardo attorno ma continuo a vedere solo il bosco, gli alberi, le foglie... siii! Bello....
L'unica cosa diversa da prima è che gli alberi e i rami si sono fatti più fitti e bassi, sembra che ci sia un tetto fatto di foglie proprio sulle nostre teste. Chissà quanti insetti ci saranno là dentro... oddio rabbrividisco al solo pensiero. Uno degli incubi più brutti che abbia mai fatto è stato quello in cu imi trovavo in letto pieno di insetti che mi camminavano tutti sopra il corpo o sulla faccia. Odio gli insetti.
"grande... wow..." non capisco perche fare tanta strada per vedere un pezzo di bosco, più fitto ok, ma sempre bosco è. La sua espressione cambia di botto facendosi seria.
"Livia perché sei cosi prevenuta?" Detto ciò alza una serie di rami e un fascio di luce mi investe.
"entra" mi incita. Sorrido e passo sotto il suo braccio. Comincio a ridere... una di quelle risate fatte di pancia e felici.
"ti piace?" mi giro verso di lui e di slancio lo abbraccio.
"grazie Brutus". Illuminati dai raggi del sole si stende una piccola raduna di girasoli, dei bellissimi girasoli alti e sani. L'odore di Brutus mi arriva al naso, sa di buono. Questa è una delle cose più carine che una persona abbia mai fatto per me. È bellissimo. Per un primo momento sento Brutus esitare, forse non si aspettava che lo avrei abbracciato, ma poi le sue braccia mi stringono i fianchi.
"mi hai detto che ti mancava casa... e quando mi hai parlato dei girasoli mi è venuto in mente questo posto" mi stacco.
"erano soltanto cavolate" mi giro verso i fiori che intanto osservano muti la scena. Un leggero venticello ne smuove alcuni.
"bhe... io ti ho ascoltato" eh si... mi viene ancora da ridere. Non sono mai entrata in un campo di girasoli... certo li vedevo dal finestrino della macchina ma... questo è diverso e bellissimo.
In un impeto di gioia comincio a correre. I robusti gambi dei fiori mi arrivano fino alla vita. Sono molto belli. Mi allontano da Brutus. Non credevo che mi avrebbe fatto questo tipo di sorpresa... è stato molto carino. Mi sento a disagio... e felice. Io non mi merito queste sorprese... con lui sono sempre stata scortese ed indifferente, ed invece lui... Tocco un petalo giallo.
"ti piace?" annuisco guardando il fiore. Io non mi merito tutto questo.
"perché mi hai portato qua?" cosa vuole da me? Oddio, lo so cosa vuole da me... credo di averlo capito... nessun ragazzo farebbe una cosa del genere per amicizia. Non so se voglio essere sua amica... no! Non voglio. Si avvicina e mi prende una mano.
"te l'ho detto... volevo portarti in un posto che ti ricordasse l'Italia... voglio che ti senta a casa anche qua" comincia a massaggiarmi le nocche della mano. il suo tocco è gentile e caldo. La tiro indietro. Cosa gli prende? Cosa mi prende? Fino a pochi giorni fa non ci parlavamo nemmeno mentre adesso mi dice cose carine e mi prende le mani, si presenta a casa mia, si appropria della mia camera... cosa diavolo sta succedendo?
Faccio un passo indietro. Mi ha fatto piacere che mi abbia portato qua... ma sta succedendo tutto troppo in fretta e non capisco se è sincero dato che inizialmente non ero esattamente la sua migliore amica. Lui fa una faccia dispiaciuta.
"Brutus... cosa stai facendo? Cosa stiamo facendo?" come ho detto ci vuole chiarezza nella vita. Questo non è chiaro... non so cosa vuole da me... posso immaginarlo, ma non lo so e siccome non possiedo il potere di leggere nella mente, dovrà dirmelo.
Il sole mi riscalda la pelle... tutto ciò mi ricorda casa e mi fa acquistare più sicurezza e soprattutto mi riscalda il cuore perché mi ricorda il suo gesto gentile. Sono divisa a metà, da una parte sono confusa dal suo atteggiamento cosi contraddittorio, dall'altra sono molto felice di quello che ha fatto per me e vorrei di nuovo abbracciarlo.
"cosa vuoi da me?"  Lui si irrigidisce alla mia domanda. Assume un'espressione fredda e seria, come se si fosse aspettato una domanda completamente diversa. Vedendo questo cambio di atteggiamento gli prendo le mani. Deve capire che con me può stare tranquillo, che mi fido di lui e non andrei mai a dire i suoi segreti agli altri, non l'ho fatto la sera della festa e non lo farò adesso.
"mi avevi promesso niente problemi" sussurra lui guardando per terra e stringendo la presa. Sospiro.
Poggio una mano sulla sua guancia e gli alzo la testa.
"tu devi spiegarmi tutto... solo quando mi avrai detto tutta la verità non ci saranno più problemi". Mi siedo a terra. Fanculo il vestito, fanculo il fatto che mi sporcherò tutte le mutande con la terra e che molto probabilmente sotto di me ci sono un sacco di insetti. Lui mi guarda. "vieni" gli dico. Passano alcuni minuti ma lui sta fermo. Oddio s'è bloccato... Error 404. Ad un certo punto si scongela e si siede accanto a me. Tiro un sospiro di sollievo.
"io ti ascolto Brutus... e cercherò di non giudicarti" ridacchia... meno male, se ride posso ancora sperare di riuscire a convincerlo.
"cercherai?" alzo le spalle.
"purtroppo ho il vizio di giudicare un po' troppo... ma sto cercando di migliorare" ho notato che giudico molte persone, non so come mai, mi viene naturale e lo faccio. La prima impressione per me conta molto, ma si deve andare oltre... lo si deve fare per forza. Anche con Brutus la prima impressione aveva fallito. Pensavo che fosse un ragazzo pieno di problematiche, abituato a prendersi quello che vuole con la forza, invece adesso vedo davanti a me un ragazzo molto deciso ma gentile... molto gentile.
Forse è troppo presto per cambiare opinione, ma quello che mi sta mostrando mi spinge a fidarmi. Gli prendo una mano e la stringo.
"non sei solo" gli ricordo quando vedo che fa fatica a parlare. Sorride.
"si che lo sono... solo che tu non puoi capirlo" sospiro. Ormai non so quante volte ho sentito questa frase. Ogni volta che inizia un discorso mi ricorda che non posso capire... ma io mi chiedo, ho per caso scritto stupida sulla testa? Lo guardo negli occhi. Per favore, per favore... fidati di me... per favore.
"io... io ho... una specie di malattia" dice infine. Vedo che sta cercando le parole giuste. Annuisco.
"la stessa che ti fa essere cosi caldo?" gli chiedo portandomi la sua mano sulla guancia. Emana sempre calore... è molto bello. Anch'io lo vorrei... è come se il sole fosse sempre con lui... è una cosa stupida vero? "si" mi guarda cercando di dirmi di più ma io non lo riesco a capire.
"Brutus... non ho il super potere della telepatia... ti giuro, vorrei tanto, ma non ce l'ho, l'unica cosa che puoi fare è continuare a parlarmi" non sopporto le persone che mi dicono che riescono a leggere gli occhi... che significa? Io non riesco a capire nemmeno le parole alcune volte.
"questa malattia mi fa cambiare... mi rende una persona che non sono" fa fatica a parlarne. Gira leggermente la testa come se fosse percorso da un brivido, gli occhi si illuminano leggermente. 
"io divento un'altra persona, non riesco a riconoscermi, non mi sento più... me stesso" continua. Sospira e si sdraia per terra guardando il cielo.
"Tutto è cominciato quando mia madre se n'è andata ... credo che questo abbia scatenato qualcosa in me... cosi mi sono ammalato. Da quel momento tutto è cambiato, non solo come mi sentivo ma anche le persone che mi circondavano... mio padre era irriconoscibile e anche gli altri..."  gli altri? chi? Non voglio innervosirlo con le mie domande, cosi sto zitta. Quindi lui è malato... dall'aspetto non lo sembra... per niente. Ci sta che sia qualcosa di mentale... oddio è matto? No, no, no, non giudicare... devo provarci. Forse sotto c'è altro, forse sta parlando per metafora, come quella volta nell'ufficio del preside.
"anche adesso stai male?" gli chiedo preoccupata guardando le nostre mani intrecciate. Oggi mi sembra più rilassato, mi sembra che stia bene e che non abbia le solite preoccupazioni... incosciamente spero che sia io che lo faccia sentire cosi. Si gira verso di me e si avvicina soprattutto al mio volto.
"no Liv... no" scuote la testa. Mi ha chiamata Liv... nessuno mi ha mai chiamato cosi... ma quanto posso essere scema? Mi emoziono per un soprannome.
"voglio questo da te" mi dice riferendosi alla domanda che gli ho fatto prima. Mi sposta una ciocca di capelli dalla faccia.
tu mi fai essere come voglio... quando sono con te mi sento bene, la malattia scompare e divento... solo Brutus" non riesco a capire... ha ragione.
Sento che sta facendo una cosa più grande di lui, sento che tutto quello che mi sta dicendo è troppo, che non si è mai esposto cosi tanto... per questo quello che mi sta dicendo va più che bene. Non voglio forzarlo, molto probabilmente, come per Allison, anche lui sta nascondendo dei segreti altrui.
"io sono diviso tra quello che sono e quello che voglio essere".
Alzo un sopracciglio. Lui ridacchia.
"lo so... lo so è complicato" continua a ridere guardando davanti a se. Una nuvola si sposta e un raggio di sole lo colpisce in pieno. Cazzo... è bellissimo. Gli occhi risplendono e non di quella strana luce che di solito gli illuminano le iridi, il verde attorno alla pupilla risplnde cosi anche il marrone che lo circonda. Vedendo che lo sto fissando sposta lo sguardo su di me, alzando un sopracciglio.
In un moto di coraggio mi avvicino e lo bacio. Fanculo! Purtroppo però non sono brava... essendo il mio primo bacio, quindi gli do più una dentata che altro.
"ahia!" dico portandomi una sulle bocca. Che male!
"dovevo aspettare te... porca miseria" dico succhiandomi il labbro inferiorie. Che dentata gli ho tirato! Alzo lo sguardo e vedo che mi fissa con gli occhi aperti.
"tu... tu... " sbaglio o è arrossito. Imbarazzata distolgo lo sguardo. Ennesima figura di merda... che cavolo mi è preso?
"tu mi ha baciato" sembra sconvolto, come se non se lo sarebbe mai aspettato. Maledetti ormoni del cavolo! Ridacchio.
"c'ho provato, ma ti ho tirato più una testata a quanto pare" rispondo vergognandomi. Oh cavolo che imbarazzo! Ma che... io... vado a scavarmi una fossa... si dai, ci sta, bella profonda e capiente. Comincia a ridere di gusto.
"oddio Liv... " si porta una mano alla pancia chiudendo gli occhi. Nonostante tutto mi viene da ridere. Mi piace vederlo cosi.
"bravo ridi, ridi, prendimi in giro" dico cercando di fare l'offesa... però pensandoci potrei anche cambiare identità... Cassandra Cassio mi chiamerò, si!
Brutus finalmente smette di ridere e piano piano si riavvicina.
"Adesso ti faccio vedere cosi si fa... ok?" mi chede il permesso. Lo fisso annuendo leggermente. Dopo ciò posa le labbra sulle mie. Oh cavolo... cavolo, cavolo, cavolo! Sto baciando Brutus! Le sue labbra sono delicate, leggere. Non è un bacio passionale, sta cercando di tranquillizzarmi, di farmi capire come devo fare.
Si stacca e mi guarda. Ho rovinato il mio primo bacio con Brutus, il mio primo bacio in generale... alla grande.
"ti piace?" mi chiede spostando lo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi. Annuisco, non riesco a parlare... non riesco neanche a guardalo da quanto sono imbarazzata. Per sfuggire alla situazione mi nascondo poggiando la testa sul suo petto.
"Liv..." cerca di farmi alzare la testa, ma mi rifiuto. Sono in imbarazzo... lui mi ha baciata... io... non sento più lo stomaco, mi è uscito dal corpo? Il cuore va a mille e mi sento... felice.
"si... mi è piaciuto" finalmente riesco a parlare e poi a guardarlo. I suoi occhi sono luminosi, sembra anche lui al settimo cielo.
"era il tuo primo bacio?" annuisco.
Chi cavolo l'ha mai baciato un ragazzo? Io no! Dopo ciò mi sposta sulle sue gambe, in pratica sono seduta su di lui. I nostri volti sono di nuovo vicini e i girasoli ci nascondo dal mondo esterno. Wow... scena da film.
"anche per me" mi sussurra. Rido.
"bugiardo" lo spintono ma lui non si muove di un millimetro.
"dico davvero" mi risponde serio.
"nel senso... vuoi contare anche Samantha Collins in prima media?... Si? Bhe... allora sei la seconda, ma con lei è stato... blah... abbastanza disgustoso" dice muovendo le mani davanti alla bocca e facendo un'espressione disgustata.
"non sapevamo bene come fare" ammette infine. Rido.
"bhe... io ti ho tirato una dentata" non credo di essere andata meglio di Samantha Collins. Sorride.
"si ma con te non è stato disgustoso... anzi..." si avvicina di nuovo. Mi vuole ribaciare? Lo guardo e mi avvicino anch'io... e chi glielo impedisce?


 

Mi lascia proprio davanti a casa mia.
"grazie per oggi" gli dico riferendomi al vestito, alla sorpresa e paradossalmente, anche ai baci. Si sporge dal suo posto e mi da un altro bacio. Siamo migliorati molto... nessuna dentata questa volta. Mi piace baciare Brutus. Porta una mano dietro alla mia testa cosi avvicinandomi sempre di più. Sorrido quando ci stacchiamo. Allora è cosi che ci si sente? Sono al settimo cielo.
"di niente" sussurra. Stavolta lo bacio io... mi stancherò? Spero di si. Stavolta ride lui.
"mi piaci Liv" mi ripete. Sento di nuovo le farfalle nello stomaco.
"anche tu" mi piace Brutus, si! Lo ammetto, alla fine cedo. Ridiamo insieme. Ma quanto ridiamo? Qualcosa comincia a vibrare. Lui si guarda le tasche.
"ti stanno vibrando le palle" dico senza pensarci. Lui ride.
"sta zitta" prende il telefono e guarda lo schermo.
Il suo sguardo si fa subito serio. Eccoci!
"stasera che fai?" mi chiede continuando a guardare lo schermo. Guardo fuori dal finestrino. Ormai il sole è calato, tra poco si cena! Lo stomaco comincia a brontolare, ho fame. Chissà cosa avrà cucinato mamma? Mi immagino la sua faccia quando gli racconterò di questo appuntamento... sicuro mi darà un preservativo. Mi riconcentro su Brutus che perà non ha più la stessa espressione di prima.
La luce della luna piena gli illumina i tratti. Gli accarezzo un ricciolo cercando di tranquillizzarlo.
niente di che... stasera dovrei vedermi con Charlotte... sai per chiarire la questione dell'altro giorno" gli dico girandomi verso casa. Alcune luci sono accese e vedo il profilo di mio padre che compare dietro alle tende di cucina.
"stasera?" la sua voce è allarmata. Si irrigidisce e mi guarda serio.
"Tu non puoi vederla stasera" Lo guardo male, cos'è questo cambio di tono?
"perche no?" sorrido cercando di non litigare con lui.
"perché te lo dico io... tu stasera non vedrai Charlotte" chiude il telefono e lo getta. Cosa... perché fa cosi? Cosa diavolo gli prende? Scuoto la testa.
"io devo chiarire... ci tengo a lei... poi è stata proprio Charlotte a fissare per stasera... dai, adesso devo andare" mi avvicino per dargli un ultimo bacio ma lui si scansa.
"no Livia... non posso permetterlo. Farai come dico io" Adesso non solo è serio ma anche autoritario. Lo guardo male. Ma che cavolo? Ecco il Brutus di sole poche settimane fa... ecco il Brutus che comanda.
"no! Non farò come mi dici... brutto botolo ringhioso" Ho cercato di restare calma, ma la pazienza è un virtù che non possiedo, purtroppo. Stava andando tutto cosi bene, perché adesso deve rovinare tutto?
Mi prende per un braccio e comincia a stringere.
"tu non andrai" scandisce bene ogni parola. I suoi occhi cambiano colore... come quella volta a casa di Erik, quando mi aveva spaventata. Cosi diversi da quelli di oggi... cosi poco umani.
"mi...mi sta facendo male" sussurro guardandolo. Lui sembra risvegliarsi da un sogno ... guarda la sua mano e poi me.
"Liv... io... scusa". Scusa un cazzo!
Esco dalla macchina sbattendo la porta.
fai pace con il cervello Brutus!" gli urlo cominciando a correre. Entro in casa lasciando lì e senza voltarmi. Stasera andrò a tutti i costi! Che mi potesse cadere un meteorite in testa... se non lo faccio. Ma chi cavolo si crede di essere? Mi ha fatto pure male. Imbecille!
Vedi... i maschi... prima sono tutti carini, gentili e alla fine pensano di poter avanzare pretese solo perché li baci. Ma che diavolo! Dalla cucina compare mio padre. Mi squadra da capo a piedi.
"wow Ragazzina... quel vestito da dove viene fuori? Anche se la scelta delle scarpe è opinabile..." lo abbraccio affondando la faccia nei suoi vestiti. Senza dire niente anche lui ricambia il mio abbraccio. Quando ho bisogno, lui c'è... sempre. L'unico uomo che può dirmi cosa devo fare.
"devo andare a spezzare qualche gamba?" mi chiede dandomi un bacio sulla testa. Rido.
"non ancora". Dalla cucina spunta mia madre con uno straccio in mano.
"che succede?" chiede quando ci vede abbracciati. La guardo... credo di avere i lucciconi agli occhi. Come ho detto io piango dalla rabbia, anche in questo caso è cosi, piango perché stava andando tutto bene... e alla fine lui ha rovinato tutto. Fanculo!
Quando incontro Charlotte mi farà una foto e gliela invio... lo giuro! Gne Gne.
"oh amore mio" dice lei avvicinandosi e abbracciandomi. Le braccia dei mie genitori mi racchiudono, sono in un bozzolo di calore... lo stesso di oggi, lo stesso di Brutus.
"i primi colpi dell'amore" mia madre... e le sue uscite. Adesso mi sento decisamente meglio... si...
"sai cosa facevo io quando tuo padre mi faceva soffrire?" mi chiede mia madre guardandomi negli occhi. Scuoto la testa. Mio padre alza gli occhi al cielo.
"mangiavo" ridacchio.
"e guarda che fortuna... ho appena sfornato la pizza... questa volta credo che mi sia venuta più buona" mi sorride. Adoro mia madre. 
"ci ho messo anche il salame piccante" Lei si che mi capisce... tutti e due ci riescono. Sento l'inconfondibile odore della pizza e lo stomaco comincia a brontolare.
"vieni" si avvia verso la cucina scomparendo.
"esagerata... io non l'ho mai fatta soffrire" mi sussurra mia padre. Rido. Racchiudo Brutus io in un piccolo cassetto e mi godo la mia famiglia. 


 

Esco di casa. Dopo una bella doccia sono tornata come nuova. Ovviamente andrò da Charlotte, devo chiarire questa situazione di merda, non posso certamente sottostare agli ordini di quel botolo.
Non sono dispiaciuta di averlo baciato, anzi... lo rifarei, anche adesso, Brutus mi piace, ormai l'ho ammesso, ma non capisco perché abbia reagito cosi. Altri segreti, di sicuro. Mentre mi facevo lo shampoo ho pensato alle parole che mi ha detto questo pomeriggio. È malato... diventa una persona che non vuole essere... forse è successo proprio questo, forse in quel momento era la malattia a parlare e non lui... non lo so... non lo so.
Sospiro calciano un sassolino. Attraverso il vialetto di casa... prima qui stavo aspettando Brutus. Sorrido. Fanculo la rabbia e l'orgoglio... dopo lo chiamo... anche solo perché mi possa spiegare meglio la situazione. Non possiamo litigare subito... e poi per cosa? Devo solo parlare con lui e tutto si aggiusterà. 
Mi arriva un messaggio di Charlotte che mi avverte che è arrivata. Comincio a camminare più svelta per avviarmi verso il luogo dell'incontro. Il posto non è molto lontano da dove abito però se continuo a camminare cosi lenta, la farò aspettare. Prima di questo messaggio mi compare anche quello che mi ha mandato ieri sera... Dobbiamo parlare. Devo risolvere questa situazione con lei. Non capisco perché se la sia presa così tanto. Non è normale... lei non è normale.
Mostra di essere timida, ma con me ha parlato subito, è ossessionata da dei ragazzi del liceo... del liceo, molto probabilmente tra pochi anni saranno già tutti stempiati e lavoreranno in un posto che non gli piace. Non ha famiglia, non ha casa... chi è Charlotte? Dovrei essere più arrabbiata io di lei. Lei mi ha mentito, mi ha tenuto nascoste delle cose, pensavo che non conoscesse Brutus ed invece l'altro giorno gli stava parlando come se niente fosse. Che cosa mi nasconde anche lei?
"ahhh" faccio un urlo... non ce la faccio più con tutti questi segreti. Certo che sono strana, quando sono da sola non vorrei altro che mi raccontassero tutto, ma quando sono con loro e vedo la loro difficoltà a raccontarmi della loro vita, mi ammorbidisco e lascio stare tutti i miei obbiettivi. Io non funzione bene, ve lo dico io. Non sono mai coerente...
Finalmente arrivo ma non vedo Charlotte. Mi guardo attorno. Sono all'ingresso di un parco, una lunga via entra dentro un cancello di ferro e numerosi alberi si affaccaino sul cammino. Sono sicura che di giorno è un luogo bellissimo ma adesso mi fa paura... ci sono solo io. Mi stringo nella felpa. Per fortuna ci sono i lampioni e i raggi della luna piena riescono ad illuminare anche l'interno del bosco. Perché ha deciso di venire qua?
"che cavolo di situazione..."
"adesso parli anche da sola?" mi giro di scatto. Charlotte è proprio di fronte a me.
"oddio mi hai fatto paura" le dico con un sorriso tirato. Lei mi guardo seria. Non ha una bella cera. Ha delle profonde occhiaie, la pelle è cianotica e sta sudando molto, tanto che alcune ciocche di capelli sono appicciate alle fronte.
"stai bene?" le dico preoccupata avvicinandomi con una mano. Lei si scansa.
"non mi toccare" dice aggressiva. Ritraggo la mano. Che le prende? Di solito è sempre calma.
"che cos'hai Char?" lei chiedo seriamente preoccupata. Lei scuote la testa.
"sono... " non finisce la frase. Cerco di avvicinarmi di nuovo. Stavolta mi permette di toccarle un braccio. Sta scottando.
"vieni... vieni con me" le dico prendendola sotto la spalla, cercando di assumere un tono di voce tranquillo e rilassante. Non ho idea di come abbia fatto ad arrivare fino a qui in queste condizioni.
"se stavi cosi male non dovevi venire... potevano fare un'altra volta" le dico cercando di portarla verso delle panchine che sono vicine all'entrata del parco. Rido realizzando in che situazione mi trovo. Ahhh... doveva rimanere a casa.  Per fortuna non pesa tanto e con facilità riesco a trasportarla fino alle panchine. Sembra che non abbia la forza di fare niente.
"dovevo dirti che mi dispiace" sussurra. Awww... ok, la adoro. Arriviamo e la faccio sedere. Mi siedo affianco a lei.
"ho sbagliato io Charl... non dovevo rubare quelle informazioni... la tua vita privata deve rimanere privata" tiene la testa rivolta verso il basso, strano. Respira in modo affannoso. Mi fa paura.
"tu... tu non hai fatto niente" ripete più convinta... con una voce rabbiosa.
"Charlotte cominci a farmi paura" cerco di scherzare... ma in realtà mi sta davvero impaurendo. Se mi collassa qui non so come reagire... dovrei chiamare l'ambulanza. 911, giusto? Oddio forse si usa solo in America.
"Livia... sto bene" fa un profondo sospiro e si mette dritta con la schiena.
"l'altro giorno mi sono comportata male... ma... " gira la testa in modo strano... come se un brivido le avesse appena attraversato tutto il corpo. La luce della luna piena la illumina. Riesco finalmente a vedere i suoi occhi... sono... sono... fosforescenti.
"Charl... tu hai... hai... " non riesco a spiegare bene il colore dei suoi occhi. Mi alzo di scatto dalla panchina, cominciando ad indietreggiare. Questa non è influenza.
"che cavolo... " che sta succedendo?
"io... voglio..." altro piccolo scatto con la testa... ora gli esce un alieno dal corpo. Ok... come posso scherzare in un momento del genere?
"Charlotte... davvero tu non stai bene"
"STO BENE" si gira di scatto verso di me tirando un pugno sul legno che comincia a scricchiolare. La voce è totalmente diversa e la bocca... dalla bocca vedo chiaramente i canini... sono più grandi e affilati. Mi allontano di scatto.
"Charl... " anche lei si alza. La luna la illumina. Lei alza la testa e la guarda. Mi allontano lentamente. Sta per succedere qualcosa, me lo sento. Non posso stare qua... io sento di dovermene andare. Casa mia non è molto lontana...
Mi sento una preda... in piena regola... Charlotte riporta di scatto i suoi occhi su di me, come se avvertisse la mia paura. Adesso la faccia è completamente sfregiata da un ghigno, un rivolo di saliva le esce dalle labbra. "ahhhh" tiro un urlo e comincio a correre. Ma che cazzo! Corro, più veloce che posso. Oddio! Oddio! Oddio! L'adrenalina comincia a scorrermi nelle vene.
Cosa diavolo? Sento la paura e questo mi porta a correre ancora più veloce. Non mi guardo mai indietro, col cazzo! Cerco di visualizzare casa mia, se continuo a correre cosi veloce tra poco sarò salva... i miei pensieri vengono interrotti quanto sento un ringhio e delle mani mi prendono per i fianchi. Tiro un altro urlo e comincio a tirare pugni e calci a caso. Qualcosa mi ha afferrata. Charlotte... no... non è Charlotte... ma che diavolo è? La faccia è completamente diversa... ha dei peli attorno alla faccia, gli occhi si sono allungati... sembra... un lupo... continuo ad urlare.
"lasciami!" Lei sembra non capire, non sembra neanche sentire. Gli tiro una gomitata al mento e sento al sua presa allentarsi... mi libero e ricomincio a correre, ma sono troppo lenta. Sento degli artigli entrare in contatto con la mia gamba. Inciampo a causa del dolore. Sulla polpaccio sono comparsi dei graffi da cui esce del sangue.
Charlotte mi afferra e mi porta verso il bosco. Col cazzo, brutta bestiaccia! Mi divincolo ma lei è più forte di me... lei? No... non è Charlotte... devo essermi confusa... cosa sta succedendo? Mi prende la gamba ferita e ci tira sopra un pungo. Urlo e vengo storida dal dolore. Approfittando della situazione la cosa ricomincia a trascinarmi nel fitto del bosco, allontanandomi cosi dalla strada... lontano dalla speranza e dalla luce.
"NO!" cerco di opporre resistenza con le mani, ma senza successo. Mi prende per i fianchi conficcando gli artigli nella carne. Urlo. Fa male. Mi esce una piccola lacrima. Chi diavolo pensava che sarebbe finita cosi? Io volevo solo risolvere... io volevo solo che fosse mia amica.
Sento le forze venire meno. Mi lascia andare e cado a terra inerme. Aveva ragione Brutus... aveva ragione lui... la cosa comincia ad annusarmi e lecca il sangue che mi esce dalla gamba. Un'altra lacrima. No! Non è ancora finita. Si avvicina al mio collo e vedo che tira fuori i denti pronta a mordermi.
"col cazzo!" gli tiro una testata e mi rialzo. Ho poco tempo... spero di averla stordita abbastanza... corro verso la luce dei lampioni... corro verso la strada. Sento dei rumori... è dietro di me... sicuramente. Cado... queste maledette radici del cazzo. Vedo dietro di me gli occhi della cosa, risplendono nel buio, un giallo agghiaggiante... quella non può essere Charlotte.
Si avvicina e si lecca le labbra. Sorride. Sono la preda... questa è la sua caccia. Mi sono messa in pericolo da sola. La guardo. Sono a terra... lei è più forte di me... in tutto... non so cosa sia... cosa... queste cose non esistono. Deve essere tutto un sogno... si. Si avvicina. Lentamente... inizio a tremare... cosa... ho paura. Noj riesco a pensare lucidamente. Lei sorride come se gli piacesse sentire il mio terrore.
Mi abbraccio le gambe. Io non voglio morire qua... io non voglio... io...
"Charl... " provo a chiamarla come ultima risorsa. La cosa continua a camminare verso di me... ormai è vicina.
"Charl..." riprovo, la faccia è completamente diversa, adesso riesco a vedere bene gli occhi allungati, la bocca fregiata da denti affilati, il volto più grande e le orecchie appuntite. È un mostro.
Non mi sente... questa non è lei... queste non è Charlotte. Alza la mano, anzi, gli artigli... mi sta per colpire. Chiudo gli occhi aspettando di non sentire più niente ma il colpo non arriva. Apro gli occhi e vedo una macchia marrone... non riesco a vedere bene... questo bosco del cazzo! Assottiglio gli occhi... non è una macchia, è un lupo... un lupo più grande del solito. Fanculo.
Mi alzo e comincio a correre. Scappo... grazie lupo per il tuo sacrificio. Non sono coraggiosa... le persone coraggiose sono stupide, sono le prime a morire, io scappo finche ne ho la possibilità. Corro. Intanto dietro di me sento arbusti che si spezzano, righi e guaiti. Sorrido di felicità vedendo la luce della strada, sono quasi arrivata!
Sto per uscire dal bosco quando davanti a me si parano altri due lupi... uno dal manto grigio mentre l'altro nero... cazzo... stasera devo morire... qualcuno ha deciso cosi. Mi ringhiano... non mi hanno salvata... hanno solo lottato per aggiudicarsi il pasto... se non mi mangia la cosa... bhe lo faranno loro.
Indietreggio.
"buoni" cerco di calmarli... sono cani infondo, cani affamati ma pur sempre cani.
"buoni" metto una mano davanti. Il corpo comincia ad accusare le ferite, la gamba mi fa male anche se è meno grave di quanto pensassi... riesco ad appoggiarla per terra. Indietreggio ancora... sento la schiena che si scontra contro un albero.
Guardo le luci della strada. Cazzo c'ero cosi vicina... ero vicina alla salvezza. Ti prego Dio... ti prego non farmi mangiare da queste bestiacce. Il lupo dal manto nero ringhia facendomi vedere i denti... non è un buon segno.
"FERMI" sento una voce dietro di me. Dal nulla spunta Brutus. Mi sento sollevata ma anche confusa, ma sopratutto non mi sento più sola. Si mette davanti a me ed alza una mano. I due lupi continuano a ringhiare.
"non le farete del male" mi stupisco di vederlo qui... da dove cavolo è spuntato? Che ci fa qui? Oddio non riesco a capirci niente. Perché parla a dei lupi?
"Brutus..." lui mi ignora.
"Allison no... " sussurra lui. Che? Mi prendo la testa tra le mani.
"nononono" non ci capisco più niente, credo di impazzire.
"Liv... non..." Sento le mani di Brutus su di me. Il tocco di questo pomeriggio. Mi leva le mani dagli occhi.
"guardami... piccola guardami" Apro gli occhi e vedo i suoi occhi. "mi dispiace... io..." dietro di lui il lupo dal manto grigio... si... trasforma... io... io non riesco a credere ai miei occhi... io mi sto sognando tutto... questo non è possibile. Scuoto la testa. Davanti a me vedo Erik... Erik...
"sa troppo!" urla a Brutus. Brutus continua a guardarmi, non sembra ascoltarlo. Non riesco a... io... Brutus viene spinto e davanti a me compare Allison.
"scusa" detto ciò mi prende la testa e la sbatte contro l'albero. Vedo nero. 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***




"NOOOO!" Spalanco gli occhi presa dalla paura. Di scatto mi metto seduta sul letto.
"oddio" sussurro passandomi una mano tra i capelli e notando che ce li ho completamente bagnati dal sudore.Ma che diavolo di incubo era? Mi passo una mano sulla faccia cominciando a strusciare e prendo un grosso respiro ricadendo sul letto. Affondo la faccia nel cuscino e comincio a ridere. Avete presente quando vi svegliate e capite che tutto quello che avete sognato, era solo un sogno e sentite una bellissima sensazione di sollievo? Ecco io ringrazio Dio che era solo un sogno. Certo che ho un bel subconscio... che cavolo... ho capito che ho paura di avere un confronto con Charlotte ma non pensavo che il mio subconscio, sarebbe arrivato a trasformarla addirittura in un... un... lupo? cos'era?
Affondo ancora di più la testa nel cuscino sospirando felice. Il cuore mi va a mille. Me li sono sognati proprio tutti poi... c'era Erik, Allison e anche Brutus... il suo tocco, era cosi reale, sentivo il suo calore che mi penetrava le ossa impietrite dalla paura. Un brivido mi percorre il corpo ricordando quello che ho sognato.
Annuso le coperte... questo non è il mio odore. Mi muovo e sento una fitta al fianco... mi alzo di scatto ma appena metto il polpaccio a terra una fitta mi parte per tutta al gamba. No... no... mi guardo il polpaccio e vedo inconfondibili cinque graffi... cinque graffi profondi.
Corro davanti allo specchio alzandomi la maglietta e sull'intero fianco ci sono dei fori... non sono tanto grandi ma ci sono. Comincio a sentire il battito del cuore nelle orecchie. Inevitabilmente sento le gambe cedermi. Cado a terra cominciando a scuotere la testa.
"no... non è possibile..." sussurro riguardando la gamba. Queste cose non esistono... queste sono cose da libri thriller, da serie TV o da film... no! Non esistono!
Devo essere stata stordita, drogata... qualcosa del genere. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco... io non sono mai impaurita, in ansia si, in paranoia continuamente, ma mai terrorizzata. Adesso quando chiudo gli occhi vedo quelli di Charlotte che compaiono dal fitto bosco scuro.
I capelli mi ricadono davanti alla fronte scompigliati. Non ho più gli abiti di prima, adesso indosso i vestiti di Brutus, una maglietta nera a maniche corte e dei pantaloncini da ginnastica. Io... mi tocco una guancia e sposto una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Cosa è successo? Non... io, non... cerco di fare un sospiro profondo. Questo non sta accadendo a me!
Faccio un altro respiro, prendo più aria possibile. Mi guardo intorno e noto subito che sono nella stanza di Brutus... oddio... allora quello... quello non era un sogno! Porca miseria... Charlotte era... un lupo.
Un... mi tocco la testa trovandoci un bernoccolo.
"cavolo Allison" borbotto quando, passandoci la mano sopra, mi fa male.
"che modi!" in pratica mi ha stesa. Faccio un altro sospiro guardandomi intorno... qualcuno mi porti un cavolo di sacchetto di carta.
"ok... ok. Niente panico Livia" mi alzo in piedi e per fortuna mi sento forte... ok non hanno gli artigli impregnati di veleno... oh tutto può essere, fino a poche ore fa credevo che fossero dei liceali problematici ed invece sono dei... licantropi? Come Jacob... quello di Twilight?
Oh cristo... mi avvicino alla sveglia sul comodino e noto con piacere che sono passate solo poche ore dall'accaduto. Perfetto. Ritorno a guardarmi attorno. Sono giù? Mi potranno sentire? Staranno ascoltando il battito del mio cuore? Che ne so... mi rigetto sul letto sconfortata. Che dovrei fare adesso?
Una domanda però risuona prepotente nella mente. Dovrei avere paura? Io conosco quei ragazzi... ho passato l'ultimo mese in loro compagnia, mi sono fidata di loro... ok, in alcune occasioni abbiamo litigato, ma alla fine siamo sempre riusciti ad andare d'accordo. Io ho... baciato uno di loro.
L'occhio mi cade sulla gamba. Già... io volevo solo chiarire, volevo solo che fosse mia amica... e questo è quello che mi è successo. Ecco quello che sono riuscita ad ottenere a fidarmi delle persone, una gamba graffiata, degli artigli sui fianchi, una notte passata nella paura... e la consapevolezza che gli esseri sovrannaturali esistono.
Io stavo cosi bene prima! E chiunque dica che me la sono cercata, mente... perché avrebbero potuto spiegarmi prima la situazione, avrebbero dovuto dirmi la verità! Non so cosa avrei fatto, ma sicuramente sarebbe stato meglio delle ferite e delle urla di poche ora fa.
Mi alzo dal letto decisa. Io ho paura... ma sono anche arrabbiata e non voglio rimanere un secondo di più a contatto con queste persone... no, mostri! Tutti loro sono dei mostri, tener nascosta una cosa del genere... ma cosa hanno nel cervello? Dovrebbero chiamare un dottore, ma uno di quelli bravi, ma molto bravi.
Fanculo... mi poteva ammazzare, anzi lo voleva fare, Charlotte era pronta a darmi il colpo finale, non mi sentiva, non ragionava, e anche se la considero mia amica, io voglio ancora vivere cazzo! No! Sono tutti dei mostri.
In un moto di rabbia prendo la piccola lampada che c'è sopra il comodino. Passo di nuovo davanti allo specchio di prima e adesso mi riconosco. Voglio andarmene e me ne andrò... anche a costo di impugnare un fucile e diventare un cazzo di cacciatore di lupi!
Apro lentamente la porta, cercando di fare il minor rumore possibile... non ho tutte le informazioni perciò mi affido a quello che ho letto nei libri o quello che ho visto nei film... oh sticazzi, sicuramente qualcosa di vero ci dovrà essere.
Dovrebbero avere un udito più sviluppato e anche un olfatto da cani. Ma che discorsi faccio? Mai mi sarei immaginata di arrivare a fare questi pensieri.
Faccio un passo nel corridoio. Per fortuna mi ricordo com'è organizzata la casa. La porta accanto a quella di Brutus è uno sgabuzzino, a poca distanza c'è quella degli ospiti e a metà corridoio ci sono le scale che mi porteranno al piano di sotto. Stringo la lampada come un'ancora di sicurezza.
Mi guardo i vestiti portando al naso la maglietta... sa di Brutus... una fitta mi colpisce al cuore. Mi compare in mente il ricordo di lui che mi bacia in una distesa di girasoli. Scuoto la testa. Ok... il mio odore è mascherato dal suo. Mi lego i capelli in una coda alta.
Non ho un piano preciso ... anzi per ora sto pensando solo a capire dove sono, cosi poi da capire come e da dove poter uscire. Mi avvicino alle scale e sento chiaramente delle voci... anzi delle urla. Butto giù un bel po' di saliva. Che cavolo sto facendo? Forse è meglio se torno in camera e salto dalla finestra.
"che cazzo Brutus!" sento urlare dal piano inferiore.
"un'umana!? Davvero? Come hai potuto essere cosi stupido" mi avvicino fino accucciarmi a terra. Dalle scale riesco a vedere alcune ombre. Sono tutti molto agitati. Appoggio la guancia alla lampada... la mia arma micidiale.
"zitto Erik!" Brutus... questa è la sua voce, la sua voce autoritaria.
"non sono affari tuoi" ribatte piccato.
"ed invece sono affari nostri... Charlotte stava per ucciderla. Se non fossimo intervenuti noi adesso sarebbe morta e saremmo tutti nella merda" sarei morta... lo sapevo, ma sentirlo dalla bocca di altri rende la cosa più reale. Stavo per morire.
"che ci faceva Charlotte li?" la voce soffice e femminile di Allison mi arriva alle orecchie. Ci sono proprio tutti eh...
"credeva di farcela... non si trasformava da mesi, era riuscito a controllarlo... ieri sera dev'essere andato storto qualcosa" replica Brutus. La sua ombra è più grande delle altre, significa che è più vicino alle scale rispetto agli altri.
"è colpa di Livia" di nuovo Allison. Certo è colpa mia! Ovvio... io sono stata quasi uccisa e la colpa è mia. Sento rompersi qualcosa. Sussulto.
"Brutus che fai?" non riesco a capire la situazione... forse ha rotto qualcosa.
"non è colpa di Livia" il tono di Brutus è roco e basso... fa paura. Un brivido mi attraversa il corpo. C'è un momento di silenzio come se nessuno osasse replicare.
"Brutus lei non è la tua compagna" di nuovo Erik.
"e non potrò mai esserlo, non è come noi. Hai delle responsabilità" Un goccia di sudore mi scende per la schiena. Ecco di cosa parlavano quella volta nell'ufficio del preside, stavo parlando di questo.
Ammettiamo per un secondo che queste cose esistono davvero, perché ancora io non ci credo... se fosse cosi, loro sarebbero tutti dei guardiani della foresta? Dei protettori? A cosa diavolo servono i licantropi... a sconfiggere i vampiri... oddio ... allora esistono anche i vampiri?
"non è accettato dal branco che l'Alpha stia con un umana... non piu" stavolta parla Allison con un tono più leggero e dispiaciuto, come se le dispiacesse per Brutus. Mi sta scoppiando il cervello... ok, quindi... quindi che? Una risata interrompe il silenzio.
"voi credete davvero che la ragazza mi piaccia?" oh no...
"credete davvero che potrei stare con una stupida umana? Io? Sapete benissimo cosa gli umani hanno fatto alla mia famiglia" ti prego Brutus sta zitto, non rovinare tutto... mi vengono le lacrime agli occhi.
"io sono uscito con lei solo per farla smettere di curiosare... avendola sotto controllo avrebbe fatto tutto quello che gli dicevo... avete visto tutti come pende dalle mia labbra" una lacrima scende sulla guancia.
"lei non mi è mai piaciuta e mai potrà" ecco... mazzata finale. Perfetto. Altre lacrime mi escono dagli occhi.
Meglio sapere prima come stanno le cose... no? Chiarezza nella vita... più chiaro di cosi non poteva essere. Continuo a piangere silenziosamente non ascoltando più le voci. Sono una stupida... ci sono caduta come una cretina... è vero... sono solo una stupida umana. Lui mi ha preso in giro... stava cercando di proteggere la sua famiglia. Logico... lo avrei fatto anche io... anzi ho intenzione di farlo, non lascerò che questi mostri facciano del male alle persone che amo.
Un piccolo sorriso mi spunta sulle labbra quando mi pulisco le guance... ci voleva un ragazzo per farmi piangere dal dolore. Mi alzo di scatto... ci voleva un cazzo di ragazzo per farmi piangere! Scendo le scale di furia.
"VAFFANCULO!" dico lanciando la lampada. Non so chi prendo ma tutti gli sguardi si puntano su di me... io però noto solo quello di Brutus. Lui mi guarda stupito.
I suoi occhi mi feriscono... sono un misto tra legno e bosco... traditore!
"Livia" Allison mi chiama mettendo le mani davanti a se e avanzando piano. Mi giro verso di lei.
"non mi toccare psicopatica del cazzo" gli urlo contro. Mi fanno paura e sono arrabbiata, un mix esplosivo.
Allison fa un passo indietro come se l'avessi ferita davvero.
"ohh non fare quella faccia adesso... sei una bugiarda schifosa! Perché dovrei crederti adesso... non te n'è mai fregato niente di me" scarico tutta la rabbia che ho sulle persone che ho intorno. Noto che ci sono un sacco di ragazze e ragazzi tra cui riconosco Scott, Damina, Lucas e Katrine... il branco.
"ti avevamo avvertito tutti di starne alla larga" Erik fa un passo avanti mettendosi davanti ad Allison, come se volesse proteggerla da me... capito da me? Io che schiaccio con violenza solo i ragni.
"oh davvero Erik?" alzo gli occhi al cielo aprendo le braccia.
"sei stato tu a portarmi qua la prima volta... o forse te lo sei dimenticato?" gli domando sorridendo cattiva.
"e davvero osi dirmi che avrei dovuto starvi alla larga?" Io mi sono incuriosita a causa loro... se fossero stati sinceri fin dall'inizio tutto questo non sarebbe successo.
Certo non è un argomento da bar... ma io avrei cercato di capire... io avrei fatto in modo di non pensare male di loro... di lui.
"voi siete dei bugiardi... dei mostri" dico sussurrando. Non potrò mai dimenticarmi degli occhi di Charlotte... quegli occhi cosi splendenti dell'oscurità della notte.
Alle mie parole Brutus chiude gli occhi... come se non credesse alle sue orecchie. Gli occhi di Allison si riempiono di lacrime. Erik le mette un braccio attorno al collo guarandomi male. Fanculo Erik!
"volete sapere la cosa più assurda? Io avrei capito, se mi aveste detto come stavano le cose... avrei cercato di capirvi... ma voi siete solo del codardi" punto lo sguardo su Brutus.
"solo dei codardi" mi asciugo con rabbia le lacrime e corro verso la porta della casa.
Non voglio più stare in questa casa... non voglio più vederli. Comincio a correre lungo il viale... cercando di allontanarmi il più possibile dalla casa e soprattutto da chi la abita.
"Livia" sento urlare da dietro. Aumento il passo... non ho mai corso cosi tanto in vita mia... i polmoni mi stanno scoppiando, ma non voglio cedere.
"cazzo Livia!" Brutus... lo sento proprio dietro di me.
Le immagini di Charlotte che mi insegue mi tornano in mente e involontariamente urlo dalla paura. Sento che mi prende per un braccio strattonandomi all'indietro.
"stammi lontano" urlo impaurita... mi vuole fare del male?
"calma Livia... sono io" mi abbraccia mentre io continuo a muovere le braccia avanti ed indietro colpendo l'aria.
"calma" le sue braccia mi stringono calde e sicure. Riprendo a piangere.
"shhh" comincio a tremare e affondo la faccia sul suo petto. Piango tutto quello che ho in corpo... non capisco la mia reazione ma... cazzo vorrei vedere chi non scapperebbe davanti a delle persone che si trasformano in lupi... soprattutto quando uno di questi cerca di ucciderti.
Nonostante tutto le sue braccia mi donano sicurezza, perché Brutus mi piace, perché con lui mi diverto. Lo sento vicino e questo non va più bene ormai. Mi stringe forte, come se da un momento all'altro potessi fuggire ed ha ragione... voglio andarmene.
"mi dispiace Liv..." mi sussurra per poi baciarmi la testa. Adesso è lui che non può capire... il mio mondo è stato capovolto.
"io non volevo che succedesse questo" continua. Il tono della sua voce è dolce e anche se mi sta stringendo protettivo... io... lo spintono.
"non toccarmi" non posso cedere cosi.
"tu sei quello che mi ha fatto più male di tutti" lo guardo negli occhi decisa... non crollerò davanti ad uno come lui.
"tu volevi esattamente questo... volevi ridurmi cosi, volevi che mi sentissi, come hai detto? Ah si... una stupida umana... bravo ci sei riuscito" gli dico battendo le mani.
"Liv..."
"zitto! Tu non meriti di chiamarmi cosi... tu sei un bugiardo" gli dico cattiva. Ricordo che mi è piaciuto questo soprannome, solo lui mi ha chiamata così. Era una cosa nostra, una cosa carina e speciale. Sentirlo adesso invece mi fa pensare a quanto sia stato falso.
"chi diavolo farebbe una cosa del genere? Solo un mostro" gli dico avvicinandomi. "e tu lo sei" ve l'ho detto quando sono arrabbiata divento cattiva. Lui sta zitto guardando per terra... non cerca nemmeno di giustificarsi.
Dopo poco allunga la mano e mi porge il mio telefono, tirandolo fuori dalla tasca.
"torna a casa" mi dice solamente. Gli strappo il telefono dalle mani vedendo che ci sono un sacco di chiamate perse da mia madre. Riporto lo sguardo su Brutus che mi fissa.
"addio" mi dice girandosi e incamminandosi verso la casa.
"lo vuoi sapere un segreto?" gli urlo. Lui si ferma girando leggermente la testa e annuendo.
"certe persone sono solo dei mostri esternamente... altre invece lo sono anche dentro". Rigira la testa e riprende a camminare con le mani in tasca... senza dire niente.


Entro in macchina. Finalmente torno a casa, mi lascerò dietro questo posto e le persone che lo abitano, anche se per poco. Se potessi rimarrei in Italia per sempre. Ovviamente sono in punizione da quella notte, i miei si sono preoccupati tantissimo non vedendomi tornare... ho dovuto inventare una balla per non subirmi un interrogatorio.
La cosa mi ha fatto arrabbiare ancora di più perché io non mento ai miei genitori, io non vado in punizione, io non sono cosi. Sto difendendo delle persone che non si meritano la mia fiducia, il mio tempo e nemmeno la mia considerazione. Sono dei bugiardi, dei mostri, non vedo l'ora di mettere quanti più kilometri di distanza possibili.
Anche se per pochi giorni potrò rivedere i miei amici e i miei nonni, avendo cosi una boccata di aria fresca. La paura con i giorni è calata... l'adrenalina ha lasciato il posto alla ragione, ma il mio pensiero non è cambiato. Mi hanno mentito... tutti loro e non riesco a perdonarli per questo.
"sei contenta?" mi chiede mia madre sorridendomi. Gli occhi marroni oggi sono più visibili da dietro gli occhiali. Annuisco sorridendo. Naturalmente non ho potuto dirle niente... non so cosa raccontarle, in realtà, perché ancora non sono disposta nemmeno io ad accettarlo. Ancora non ci credo che esistono i licantropi, anche se effettivamente io ho visto Charlotte diventare un'altra cosa proprio sotto i miei occhi e non posso ignorare la realtà.
Ormai è successo e devo fare pace con me stessa, ma non sono disposta ad accettare di averli attorno, soprattutto dopo quello che mi hanno tenuto nascosto e soprattutto dopo aver rischiato la vita. Non capisco quelle persone che si vanno a mettere in pericolo... davvero. Come quando in un film horror sentono un rumore ed escono a controllare... ma che cavolo fai? Se io sento un rumore sospetto fuori casa, alle 3 di notte, metto allarmi, controllarmi, chiamo polizia e guardia nazionale. Bene io voglio restare al sicuro e non mi metto in situazioni pericolose. Purtroppo questa ha tutta l'aria di essere una situazione pericolosa. Sospiro.
"amore... da quella sera sei un po' strana" non posso nascondere molto a mia madre. Credo di essere una persona facile da leggere, nel senso che le emozioni che provo sono facilmente visibili sul mio volto o nel mio atteggiamento.
"tutto bene?" mi chiede mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"si mamma tutto bene" le parole mi escono dalle labbra automaticamente, non posso dirglielo... io non so perché, ma me ne sto zitta.
"sai... ci stai scatenando un tantino l'ansia a me a tuo padre" sorrido.
"è per quel ragazzo?" la guardo e lei mi sorride tenera. Annuisco.
"ohhh... tesoro" mi abbraccia. Oltre ad essere rimasta quasi uccisa, quella sera, c'è stato anche il tradimento di Brutus... io non so in che altro modo chiamarlo. Lui mi ha presa in giro, non gli piacevo davvero, voleva usarmi... voleva rendermi come Allison, schiava del suo ragazzo. Col cazzo! Ed io che ci stavo anche cascando.
"piccola non vale la pena stare cosi... è solo un ragazzo" annuisco. Lo so... è solo un ragazzo, però io ci tenevo.
"ne verranno altri... vedrai" annuisco. Speriamo... sennò mi faccio suora, lo giuro!
Mia madre mi mette un cappello in testa e mi porge gli occhiali da sole.
"adesso torniamocene a casa, che dobbiamo andare a vedere Laurona" sorrido vedendo la felicità di mia madre. Ha ragione... anche se Brutus mi ha preso in giro... io non sto messa cosi male, ho una famiglia che mi ama, degli amici che mi stanno aspettando ed un tetto sulla testa... dai potrebbe andare peggio.
Allontano tutti questi problemi dalla testa, problemi che, vorrei sottolineare, non sono miei, io non sono come loro... io sono sincera e di sicuro non mi trasformo in un essere che uccide altre persone. Io non sono un mostro. Mia madre parte e la macchina si mette in moto. Guardo fuori dal finestrino e capto un movimento nel bosco. Per un piccolo ed effimero momento vedo due occhi ed un manto castano. Lo fisso. Brutus... deve essere lui. Velocemente lo perdo di vista. Credo che sia venuto a dirmi addio. 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***




"Oh Gesù, Giuseppe e Maria" un urlo... un solo urlo assodante. Nonna. Le corro incontro e l'abbraccio forte. Lei mi stringe.
"ohhh la mia principessa" mi lascia un bacio sulla fronte perché è più bassa di me... lei dice che con la vecchiaia si è ristrinta, come fanno i panni in lavatrice... se, certo.
La nonna mi chiama sempre cosi... credo che sia un soprannome di quando ero piccola. Mi ricordo che d'estate, i miei lavoravano sempre, cosi mi trovano molte volte a casa della nonna, arrivavo a dormire da lei anche per intere settimane. Ogni mattina lei mi svegliava con un "buongiorno principessa" riprendendo il film di Benigni, da li non ha mai smesso. Ancora oggi quando la chiamo la mattina lei mi risponde sempre con un "buongiorno principessa".
Mi stacco e la guardo. Per fortuna non è cambiata di una virgola. La mia nonnina.
"eccola la bambina" dalla porta di casa esce anche mio nonno.
Gli occhiali sul naso e la figura alta e distinta. Mia madre mi spintona e abbraccia la sua di madre. La guardo male, maledetta! Abbraccio anche il nonno. Mi è mancato anche lui. La nostra casa è due strada sotto quella dei nonni, quindi è molto semplice per noi andare a trovarli.
"dai dai... venite dentro e raccontateci com'è stato questo concerto". Fuori è notte, siamo state fino ad adesso al concerto di Laura. È stato molto bello, non credevo che ci fossero cosi tante persone... ed invece era pieno.
Devo ammettere che in fin dei conti mi sono divertita molto. Ho cantato a squarciagola insieme a mia madre e adesso mi ritrovo con la voce fioca. Anche se il concerto è finito tardi i nonni ci hanno aspettato.
Siamo arrivate stamani e dopo un rapido sonnellino siamo subito andate al concerto. Devo dire che non sono stanca... di più! Poi devo aggiungere anche il jet leg.
"chi lo avrebbe mai detto che i concerti mettessero cosi tanta fame" annuisco alle parole di mia madre, in effetti mi mangerei una balena... oddio no, forse una balena no... ma un piatto di pasta si!
Mia nonna batte le mani e si dirige in cucina. La casa di mia nonna è fantastica... almeno per me. Essendo entrambi degli studiosi di storia la loro casa è piena di oggetti antichi, quadri, libri... se si guarda bene tra i vari scaffali si ritrovano anche delle pergamene.
Mio nonno è un professore universitario di storia medievale e ogni volta che partecipa a qualche convegno riesce a prendere un libro o un qualche oggetto.
Al contrario mio nonna prendeva sempre qualcosa dai vari scavi archeologici che faceva... adesso è diventata troppo vecchia, non la lasciano più scendere sul campo, anche se lei vorrebbe.
Sorrido accarezzando un'anfora greca... naturalmente è una copia, non potrebbe mai essere l'originale... sennó la finanza sarebbe già arrivata alla nostra porta.
Mi ricordo che da piccola ho quasi rischiato di romperla e mia nonna mi ha inseguito per tutta casa con un pugnale etrusco. Scene da pazzi... lí avrebbe potuto farmi davvero male.
Mi siedo al tavolo, mio nonno si mette sul divano a guardare i vari programmi. Mi è mancata la televisione italiana... anche Barbara d'Urso... si anche Barbarella, almeno capisco cosa dice.
I programmi di discussione in Canada sono tutti cosi calmi, nessuno che urla, nessuna scena paradossale o imbarazzante. Da una parte è un bene, tutto è più serio ed elegante, però mi faccio la metà delle risate. Secondo me i programmi trash servono in televisione... non tutti i programmi devono essere cosi, però qualche volta uno guarda la televisione solo per spengere il cervello dopo una lunga giornata di lavoro o di studio. Invece mio nonno sembra che gli usi per addormentarsi.
Guardo nonna che mi sorride e mi passa una mano tra i capelli.
"com'è il Canada?" mi chiede con gli occhi dolci. Mia madre e mia nonna hanno gli occhi molto simili, buoni e gentili.
Altra cosa che mi ricordo è l'anniversario dei 50 anni di matrimonio dei miei nonni. Per l'occasione i miei genitori hanno deciso di fargli una sorpresa affittando un'intero locale ed invitando tutta la nostra famiglia. Mia nonna ha 10 sorelle, tutte hanno almeno 2 figli, i quali sono già tutti sposati con 2 figli al seguito, vi lascio immaginare le nostre comunioni o i nostri matrimoni.
Per l'occasione hanno ricercato anche il video di matrimonio dei miei nonni e quando hanno inquadrato mia nonna si sono girati tutti verso di me, perché io sono la sua esatta copia solo con qualche anno di meno. Certe volte glielo dico pure "se voglio sapere come sarò da vecchia nonna basta che guardi te ed il gioco è fatto".
"normale" dico alzando le spalle. Non mi va di ricordare quel posto, soprattutto non mi va di ricordare chi ci vive... cosa ci vive.
"solo?" dice perplessa. Intanto mia madre apparecchia la tavola, mettendomi davanti un piatto e un bicchiere. Mi lancia uno sguardo accusatorio per poi girarsi. Sospiro.
"si... diciamo che è ok" dico infine alzandomi per prendere le posate.
"oh... bhe ok è molto buono" dice sorridendomi. La guardo... lei sa, mi giro di poco verso il salotto e vedo che il nonno svia lo sguardo... tutti sanno, i maledetti.
"mamma!" urlo guardandola. Lei sorride e alza le spalle.
"che c'è? Non lo potevo dire?" mi chiede alzando le spalle. La guardo male. Ha raccontato a tutti di Brutus... ed io che pensavo che avrebbe tenuto una conservazione privata, privata.
"vedi... il concetto di amore è molto superfluo... nel medioevo non esisteva nemmeno... non l'amore che intendiamo noi almeno... guarda forse qualche inizio nella poetica cortese..." mio nonno comincia a parlare ma non lo ascolto. Questa è una sua tipica degressione accademica.
"neanche gli antichi greci avevano il nostro concetto di amore. Quindi perche soffrire per un costrutto della società capitalistica?" Ok nonna... non mi serve a niente ragionare sul concetto di amore nella società moderna, mi serve... mi serve solo capire.
Scuoto la testa risedendomi a tavola. Sorrido. Che ci vuoi fare, sono fatti cosi... e gli adoro per questo. Ora nonna mi dirà una curiosità delle sue, che poi riferirò anche ai miei amici... come una specie di passaparola.
"lo sai che la festa di San Valentino è stata creata per puri scopi commerciali?" si avvicina con un mestolo in mano puntandomelo contro.
"è vero!" ribatte mia madre con la bocca piena di pane.
"a Roma nel giorno si San Valentino si festeggiavano i Lupercalia... ovvero si ammazzavano pecore e ci si sdraiava sui loro velli per ricevere dei responsi divini" sorrido, i paradossi della storia... prima era una festa che ad oggi il WWF avrebbe cancellato immediatamente, e ai nostri giorni un'occasione per essere più romantici del solito.
Già... Brutus era romantico, mi ha portato in un posto che mi ricordasse casa e mi ha... mi ha salvato da Charlotte... quel lupo era lui, ecco perché subito dopo è comparso dalla foresta, proteggendomi anche da Erik ed Allison.
Ma che? Scuoto la testa. Perché diavolo mi viene in mente Brutus adesso? La tasca destra dei jeans vibra. Guardo lo schermo e ci trovo un messaggio di Charlotte.

Mi dispiace

Non è la prima volta che mi scrive... quando ero sull'aereo mi è arrivato un altro messaggio simile, che ovviamente ho ignorato.
Molto probabilmente devono aver raccontato tutto a Charlotte una volta che questa ha finito di farsi i suoi bei giretti per il bosco, al chiaro di luna. Subito dopo mi arriva un altro messaggio.

Non puoi ignorarmi per sempre, prima o poi dovrai parlare con me

Mi trattengo dal risponderle male. Io volevo già parlare con te e mi sono ritrovata a strisciare per terra implorando per la mia vita. No, non ci voglio più parlare con te! Non credo di riuscire a perdonare Charlotte, a quanto ho capito lei sapeva cosa sarebbe successo e non ha pensato a me, non ha pensato a mettermi al sicuro.
Lei lo ha controllato per mesi, almeno cosi ha detto Brutus, e guarda strano... proprio la sera in cui la dovevo incontrare io non è riuscita a controllarsi. Eh si... sono proprio sfortunata, la sfiga come compagna di vita. Sospiro.
Intanto mia nonna e mia mamma chiacchierano. Dopo poco ho un piatto di pasta davanti alla faccia. Il tempo passa bene, è difficile non essere felice dopo che sono tornata... adesso sto bene, sono vicina alle persone che amo e sono a casa. Io credo... credo di non volerci più tornare in Canada, io non voglio più vederli, non so nemmeno se ho il coraggio di guardarli in faccia. Cosa gli dovrei dire?
"ohh ciao... l'ultima volta sono stata abbastanza chiara, non vi voglio più vedere, spero che mi ignoriate e che non mi mangiate... ah gia Charlotte le tue orecchie da lupo sono veramente carine" no dai... non posso! Meglio se rimango qua... tanto sono sicura che come io non voglio vedere loro, loro non vogliono vedere me. Quindi perfetto, amici come prima, addio, ciao!
Una volta finito di mangiare mi dirigo verso il salotto, prima però vengo fermata da mia madre che mi tira un orecchio.
"Non si aiuta la nonna a sparecchiare?" mi rimprovera.
"mi fai male!" le dico quando continua a tirare. Mi lascia andare e si rigira. Sospiro prendendo il mio piatto e le posate e mettendole dentro la lavastoviglie. Ma quando cavolo rompe! Ci sono già loro due. "contenta?" le chiedo una volta finito.
Lei annuisce e riprende a sorseggiare il suo caffe. Finalmente mi lasciano andare. Sono molto stanca... il concerto, l'aereo, insomma non è stata una giornata esattamente facile.
Sbadiglio sdraiandomi sul divano. Nonno intanto è sulla poltrona con gli occhi calanti dal sonno.
Mio nonno è molto intelligente, sa un sacco di cose su svariati argomenti, ha sempre tenuto il naso in mezzo ai libri e questo lo ha limitato a livello di esperienze, ma la sua fantasia ha sempre sopperito a questa mancanza.
Sta guardando Lo Hobbit. Adoro gli Hobbit... l'ho sempre detto, se dovessi vivere nella Terra di Mezzo vorrei essere un Hobbit. Mangiano tutto il giorno, fumano l'erba pipa e vivono in pace in un posto bellissimo... cosa si potrebbe chiedere di più?
"Tolkien ha veramente realizzato un capolavoro" la voce di mio nonno mi distrae. Annuisco leggermente.
"hai letto il libro?" gli chiedo curiosa.
"ovvio" risponde lui.
"devo ammettere che però all'inizio mi confondevo molto con tutte quelle creature magiche" mi dice con voce assonnata.
Questo è il momento in cui parla di più, non so come mai ma la stanchezza lo fa parlare a macchinetta.
"penso che Tolkien si sia rifatto a precisi testi antichi... tutte queste creature hanno una precisa matrice storica" punta un dito contro il televisore indicandolo. Mi si illumina una lampadina.
"quindi nella storia ci sono dei precisi riferimenti a questo genere di... ehm... di creature?" chiedo curiosa. Lui annuisce azionando la poltrona. Lo vedo piano piano scendere... piano, piano, piano... oddio.
Una volta arrivato in fondo ed essersi steso ricomincia a parlare.
"ehhh è pieno... fate, dei, vampiri... pieno! Tutte emanazioni del diavolo. Nel medioevo si sono scatenanti" chiude gli occhi.
"e anche... licantropi?" dico in un sussurro. Non so se voglio davvero sapere, ma la domanda mi esce dalla bocca come se avesse vita propria.
"ovvio... lupi mannari, bestie della notte, figli della luna secondo alcuni, cannibali secondo altri"
"cannibali?" dico alzandomi a sedere sul divano. In effetti Charlotte mi voleva proprio mangiare... mi ha leccato anche il sangue, blah.
"l'etimologia del nome viene proprio dal greco... una combinazione tra uomo e lupo" inizia a raccontare.
"al riguardo c'è proprio un mito che ci racconta Ovidio, in cui Zeus scende in terra per punire il tiranno Licaone  per la sua crudeltà. Questo, già punito in precedenza dallo stesso dio, lo ospita in casa sua, ma con uno scopo, ovvero dimostrare la natura maligna di Zeus".
Adoro quando mio nonno mi racconta storia del genere, mi fa tornare a quanto ero una bambina e lui mi raccontava i miti greci e romani per farmi dormire... oh funzionava alla grande a detta sua.
"cosi Licaone prima di incontrare il dio fa uccidere un suo uomo e lo cucina, con lo scopo preciso di farlo mangiarea Zeus, ma quest'ultimo, ovviamente, non cade nel tranello"
"ovviamente" rido. Anche lui fa un piccolo sorriso.
"cosi condanna sia Licaone che gli uomini che lo hanno aiutato, distruggendo, prima, la loro casa e poi condannandoli a trasformarsi in dei lupi, costretti per sempre a cibarsi della carne umana". Deglutisco... oddio.
Di solito i miti servono a spiegare fatti inspiegabili. Ad esempio c'è il mito di Prometeo per spiegare l'origine del fuoco, la figura di Ares per spiegare le guerre, Apollo per il sole ecc.
Tutti eventi reali ma impossibili da spiegare, almeno per gli uomini del tempo, che cosi hanno elaborato una narrazione fantastica per dare una motivazione a questi fenomeni
Questo vuol dire che i licantropi ci sono fin dall'antica Grecia.
"ma... quindi sono... malvagi?" chiedo con un filo di voce. Ho paura della risposta che mi potrebbe dare... credo in realtà di non volerla ascoltare.
"le fonti a nostra disposizione sono pressappoco tutte uguali. Mostri che arrivano di notte, rapinatori di bambini, emanazioni diretta di Satana... tutto il pacchetto del male al completo insomma" sospira. Deglutisco.
La storia insegna... no? Però... Charlotte è sempre stata gentile con me, Allison mi sorrideva e Brutus... Brutus mi ha protetta, mi ha fatto ridere, mi ha tenuto al sicuro... davvero delle persone cosi, possono diventare dei cannibali? Si, lo so, gli ho dato dei mostri solo pochissimi giorni fa... però... ero scossa, avevo appena subito un'attentato cristo santo! Ovvio che non ragionavo.
Ad oggi scopro che quasi mi da fastidio paragonare i soggetti di queste storie con le persone che conosco.
"io non credo che queste storie siano vere" dico decisa.
"anche perché sono mezzi uomini e mezzi lupi... sicuramente la loro parte umana deve essere ancora li... da qualche parte" comincio a ragionare. Perché Charlotte mi manda quei messaggi? Perché mi sta chiedendo scusa? Che si senta in colpa? Che sia proprio questa la sua parte umana?
"bambina mia... allora non ti ho insegnato proprio niente" mio nonno si gira verso di me.
"ascolti ancora la versione ufficiale e ci credi... le fonti non sono mai affidabili completamente, certo ci danno una chiave di lettura e possono anche darci delle informazioni in più... ma raramente raccontano la verità". È vero... prima lezione di storia... ogni fonte va contestualizzata... si deve sempre capire in che situazione, in che società, in che periodo la fonte viene creata... chissà se posso fare lo stesso con Brutus? Perché ha fatto quello che ha fatto?
Forse ho reagito troppo male... forse non dovevo dirgli quelle cose. Scuoto la testa... ecco... succede cosi ogni cazzo di volta. Mi sento in colpa anche se sono nel pieno della ragione.
"Livia!" mia madre mi chiama cosi rompendo la bolla di riflessione in cui ero caduta. Mio nonno mi guarda sorridendo.
"hai una mente curiosa" sorrido. Ci alziamo e dopo esserci salutati a dovere ritorno a casa.


"Li-Lu adesso te la puoi anche levare questa felpa" Benedetta mi tira su il cappuccio.
"che modi!" dico spingendola e riacquistando la vista. Lei mi sorride porgendomi un pacchetto di patatine.
"ormai l'abbiamo persa... prima di partire avevi... quante felpe? Due? Adesso invece ci vivi" continua Anna. Facile per loro parlare... anche se è Ottobre qua fa caldo rispetto al Canada... Daniele e Marco sono ancora in maniche corte... le odio le maniche corte!
Daniele si avvicina mettendomi un braccio sulle spalle.
"non deve essere semplice vivere con quel freddo... soprattutto per te, che sei sempre sotto il sole".
Adoro Daniele... se hai un problema lui ti ascolta... sempre, non importa se ha da fare, lui c'è. Annuisco guardandolo come il mio salvatore.
"ecco... qua ci sono 20 fottuti gradi ad Ottobre, potete cavarvela con una manica lunga. Laggiù di notte si raggiungono già delle temperature sotto 0" un brivido mi percorre la schiena al solo pensiero di tutto quel freddo. Anna alza un sopracciglio. Siamo tutti a casa di Benedetta per la cena... dopo credo che andremo a bere qualcosa o una partita di biliardo.
Non appena sono scesa dall'aereo mi sono sentita come rinata. Sono tornata a casa! È stato bellissimo... anche mia madre era visibilmente contenta. Credo che anche a lei sia mancata l'Italia... a me sicuro, porca vacca!
"senti un pò..." Giacomo si avvicina a Marco che è impegnato ai fornelli. Marco ha fatto l'alberghiero e gli è sempre piaciuto cucinare... gli piace anche sperimentare... forse un po' troppo alcune volte.
"... cosa c'hai messo in questa pasta?" gli chiede sporgendosi.
"bhe... pasta panna e maiale stasera!" dice sorridente. Mi batto una mano sulla faccia.
"nooo quella nooo" dico. Daniele ride mentre Anna scuote la testa.
"ne avevamo già parlato amore... pasta panna e maiale no" gli dice correndo per vedere il contenuto delle varie pentole, sopra i fornelli.
Pasta panna e maiale consiste principalmente in panna con tutto quello che hai nel frigo a base di maiale... quindi prosciutto cotto e crudo, salsicce, speck, pancetta, wurstel, guanciale se c'è.
Benedetta scuote la testa.
"... e adesso un po' di panna" Marco versa una bella quantità di panna nella padella che comincia a sfrigolare.
"stasera ho la brutta sensazione che non mangeremo" mi sussurra Camilla all'orecchio.
"oppure diventeremo noi dei maiali" alzo le spalle.
Anna intanto brontola Marco che continua a ridere e girare quell'intruglio che lui chiama sugo.
"Li-Lu mi aiuti ad apparecchiare?" Giacomo ha un po' di piatti in mano. Annuisco avvicinandomi e togliendoglieli dalle mani. Giacomo è molto calmo, pacato... sempre sorridente... ma non si fa mai mettere i piedi in testa... un po' mi ricorda Charlotte.
Mi trovo bene con lui, non mi sento giudicata. A differenza di Daniele che ascolta ed è più riflessivo, Giacomo esprime subito la sua opinione.
"sai cos'ho letto?" gli chiedo mentre posiziono le varie posate sul tavolo, intanto le voci degli altri, arrivano dall'altra stanza.
"cosa?" "che bilancia e scorpione sono un'ottima coppia di amici" lui sorride. Giacomo ha dietro l'orecchio un tatuaggio che riprende la costellazione dello scorpione. Io ovviamente sono bilancia.
"wow... siamo due amiconi" mi prende in giro. Sorrido. Appoggio anche i bicchieri.
"l'ha detto Paolo Fox oh"
"bhe se lo dice Paolo... ci dobbiamo credere per forza". Una volta finito di apparecchiare, Giacomo si mette a sedere e tira fuori il tabacco. Giacomo sta sempre a farsi dei drum. Mi metto accanto a lui e lo osservo.
"allora dimmi com'è questo Canada" perché tutti mi fanno la stessa domanda? Come credono che sia... piovoso, freddo... pieno di bugiardi. Alzo le spalle.
"mmm..." dice lui leccando la cartina.
"normale" ripeto le stesse cose di ieri sera, non saprei come altro descriverlo il Canada. Non sono mai uscita dal piccolo paese, di amicizie ne ho fatte poche e il cibo non è poi questo gran che.
"normale, quindi... ti dico cosa penso io, ok?" si accende il drum e mi fissa.
"in queste poche settimane, hai fatto a botte con una ragazza e da quanto ci ha raccontato Camilla uno sconosciuto, con intenzioni molto maligne, ti è saltato in stanza... non mi sembra normale" alza un sopracciglio facendo uscire una nuvola di fumo.
Sospiro. Perché in questo gruppo nessuno si fa mai i cavoli suoi? Mi porto le mani sulla faccia.
"in effetti non è proprio normale" scuoto la testa.
"chi è questo ragazzo?". Non voglio parlare di Brutus... quando penso a lui mi sento male, mi viene un buco allo stomaco... non so se mi sento ancora impaurita oppure se mi sento in colpa per come l'ho trattato. Forse entrambe... mio nonno ieri non ha di certo aiutato.
"un ragazzo" dico vaga. Lui mi passa il drum ma rifiuto. Ho provato a fumare ma non mi piace. Avete presente quella sensazione di sentire il gusto di quello che si annusa... come se l'odore passasse in bocca e ne sentiste il gusto... ecco, questo mi capita con le sigarette, sento il gusto del fumo in bocca e non mi piace.
"Li-Lu da quando ti conosco non sei mai andata dietro a nessun ragazzo...quindi adesso sono piuttosto curioso" sorrido.
"In poche parole, ti vuoi fare i cavoli miei?" mi viene da ridere.
"certo io sono una pettegola di prima categoria" scoppio a ridere. Mi immagino Giacomo dal parrucchiere con i bigodini in testa, una rivista di gossip in mano a sparlare con le altre vecchiette.
"Voilà... pasta panna e maiale" veniamo interrotti dagli altri. Marco posa la pentola al centro tavolo, mentre il resto del gruppo si mette a sedere. Anna mi porge il mestolo, sono io l'addetta alle porzioni. Tutti cominciano a mangiare e cosi anch'io. Ci divertiamo e finalmente mi sento bene.
Tutto è a posto, sono con persone che conosco da anni, che non mi hanno mai mentito, persone che mi conoscono e che sanno capirmi... però... eh... però!
C'è sempre sto cavolo di però, sto bene, sono felice, però... mi son divertita però... però penso a Charlotte e ad Allison, ma soprattutto penso a Brutus. Lo penso sempre.
Perché? Cavolo ci siamo dati solo un paio di baci... che cosa saranno mai? Ci sono un sacco di ragazze che baciano un ragazzo e non provano nulla... oppure lo dimenticano il giorno dopo... perché non posso essere come quelle ragazze?
Perché mi faccio coinvolgere in ogni cosa? Perché non so fregarmene degli altri? Certe volte penso che fregarsene degli altri sia una dote... non farsi influenzare dagli altri o dai loro problemi.
Io purtroppo non ci riesco... è come se fossi il capitano del Titanic, vado affondo insieme alla nave. Per quanto l'intera situazione mi abbia spaventata e mi abbia portata a credere di dover assumere psicofarmaci... io sento di doverli... capire!
Sento di dover spulciare ogni minima parte di questa situazione, di eviscerare ogni questione finché non ne avranno abbastanza di me, capire cosa sono e perché sono cosi. Non posso scappare dai problemi.
Ho detto che chi scappa è intelligente... e lo penso ancora, ma solo nelle situazioni in cui la vita è in pericolo, non credo che fuggire dalle discussioni o dai problemi sia consigliabile, anche perché quelli rimangono... se invece ti insegue qualcuno con un coltello... bhe quello è tutto un altro paio di maniche. Guardo il telefono e rispondo a Charlotte.

Quando torno ne parliamo... in un posto affollato e di giorno però.

Non voglio che si trasformi di nuovo, se siamo circondate da tante persone forse ci penserà due volte prima di mangiarmi.
Scorro la rubrica per cercare anche il numero di Brutus. Lo guardo per un paio di secondi.
"il messaggio non si invierà da solo sai?" alzo la testa e vedo Daniele che mi fissa.
"che?" chiedo
"il messaggio, se vuoi mandarlo devi prima scriverlo... è uno dei passi essenziali. Prima scrivi e poi premi la freccia in basso, questa qua" gli faccio una linguaccia quando mi indica il tasto invia.
"non prendermi in giro" gli dico per poi bere un sorso d'acqua.
"non ti sto prendendo in giro... vuoi scrivergli?" scuoto la testa.
"ma di chi stiamo parlando?"
"Livia... mi credi cosi scemo?" alza un sopracciglio.
"ci credi cosi scemi?" la voce di Marco. Giro la testa e vedo che tutti mi stanno guardando. Si... non è sempre un bene stare tra persone che ti conoscono come le loro tasche. Adesso sono fastidiosi.
"se hai un problema... basta dirlo" Camilla.
"tranne se si tratta di erba... " inizia Anna.
"perché quella ce la vogliamo fumare" finisce Marco. Benedetta li guarda male.
"in questa casa non entrerà niente di vagamente illegale". Giacomo intanto si sta facendo un altro drum mentre mi guarda. Sospiro.
Che palle! Ma i cazzi loro no?
"dai spara" Camilla comincia a scuotermi per le spalle.
"bhe... io ho... ho conosciuto un ragazzo" mi sento come se fossi sotto accusa. Non capisco perché devo confessare le miei cose in modo cosi plateale.
"e fino a qui c'eravamo arrivati tutti" dice Daniele appoggiandosi allo schienale della sedia.
"lo stesso dell'albero?" sussurra Benedetta ad Anna, la quale annuisce.
"si chiama Brutus" alzo le spalle
 "e...." mi sprona Marco.
"cavolo Livia sembra che stai partorendo" mi brontolano pure! E che cazzo!
"e va bene, va bene, siete tutti dei ficcanaso. L'ho conosciuto a scuola... all'inizio mi stava sulle palle, ma poi si è dimostrato gentile, mi capisce e mi fa ridere. Poi però, non si chi dei due, ha rovinato tutto".
Lui mi ha mentito e io non l'ho ascoltato... non l'ho voluto ascoltare.
"The end, brutte vecchiacce che non siete altro". Sospiro guardandomi i piedi.
Minuti di silenzio.
"Livia scherzi? Non ci hai detto un cazzo lo stesso" Sbotta Benedetta. Da li parte la discussione. Tutte voci insieme.
"io non ho capito di chi è la colpa"
"ma ha detto perché è gentile?"
"poi Brutus... che cavolo di nomi hanno in Canada?".
"non c'ho capito una sega!" ovvia! Ed ecco cosa intendo con Baccanale. Tutti parlano con tutti e non si capisce niente. Forse è meglio cosi.
"è lui?" mi chiede Daniele porgendomi il suo telefono. Vedo che è andato sul sito della mia scuola canadese ed ha trovato una foto di Brutus... forse dentro l'annuario digitale.
Gli strappo il telefono dalle mani e guardo il volto di Brutus. È lui! È bello. Mi scappa un piccolo sorriso. Intanto Daniele continua a fissarmi.
"come... come hai fatto?"
"mi hai detto tu il nome della tua scuola, da li è stato molto semplice... Brutus non è un nome cosi usuale... il sistema l'ha trovato subito" ritorno a guardare lo schermo.
Ciao botolo ringhioso.
"si è lui" sussurro. Gli altri intanto si avvicinano.
"vedere vedere vedere" Marco prende il telefono e tutti si mettono a commentare la foto esprimendo pareri personali e non richiesti!
"dovresti scrivergli" mi consiglia Daniele.
"ho fatto un casino, forse è troppo tardi." ammetto guardandolo. Lui alza le spalle.
"a 17 anni chi cavolo non gli fa?" sorrido. In effetti. Forse è tardi... forse invece no! Oddio... grazie Laura! Un testo della Pausini recita proprio così. Fanculo.
"fanculo!" dico. Lui sorride alzando un pungo.
Prendo il telefono in mano e comincio a scrivere il messaggio.

Mi dispiace... credo di aver sbagliato. Ti andrebbe di vederci non appena ritorno?

Premo il tasto di invio. Cazzo!
"l'ho inviato!" dico con il cuore a mille. Oddio oddio oddio... che cavolo ho fatto? Nooo mi prenderà per scema, per una lunatica... gli ho dato del mostro e poi... gli scrivo. Scema, scema, scema.
"eh si!" accidenti a te Daniele
! "inviato?" Camilla si avvicina alle nostre parole.
"inviato cosa?" ci si mette anche Benedetta.
"prendile il telefono". Stavolta è Giacomo a prendermi il telefono.
"ragazzi avete rotto il cazzo" gli dico alzandomi.
"fermi fermi fermi... ha risposto" tutti si bloccano. Strappo dalle sue mani il mio telefono e guardo lo schermo.
"leggi ad alta voce" mi brontola Anna.
"che ne dici di ora?" leggo il messaggio. Alzo la faccia e incrocio lo sguardo di tutti.
"che vuol dire?" urla Camilla.
Suona il campanello. Rimaniamo tutti fermi... come se ci avessero frizzato al grande fratello.
"è lui?" sussurro.
"che ne so" mi risponde Benedetta.
"sarà il postino?" riprovo.
"si alle 9.00 di sera" Camilla alza gli occhi al cielo.
"ragazze mi dite perché stiamo sussurrando?" chiede Giacomo con un sussurro.
"oh bhe! Qualcuno vada ad aprire" urla Camilla spanzientita.
"vado io" dice Benedetta. Io mi siedo lentamente. Non può essere lui...
"chi è?" sento la voce di Benedetta arrivare ovattata.
"oh... ehm... ok" sento il suono di sblocco del portone al piano inferiore e poi la porta di casa aprirsi.
"Li-Lu è per te"

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Capitolo 15
*** Extra ***



*Sono felice perché ho finalmente finito tutti i miei esami... quindi... ecco un capitolo Extra prima di quello di domani!*

Riusciva a sentire tutto. Riusciva a percepire i rumori di un allodola che costruiva il suo nido, i piccoli passi delle numerose formiche che correvano sotto ai suoi piedi. La sua vista poteva vedere la linfa vitale degli alberi, i fasci della luna che riuscivano a superare la chioma degli alberi e anche le tracce lasciate poco prima da un gruppo di cervi, prede che stava cacciando.
Nella sua forma da lupo, Brutus, riusciva a percepire tutto questo. Una sensazione di potere gli scorreva forte nelle vene e tutto quello che voleva era raggiungere il suo obbiettivo... uccidere.
A sinistra.
 
Non era mai solo, non poteva esserlo, il suo branco era sempre con lui.
Cominciò a correre nella direzione che un suo compagno gli aveva indicato. Tutti loro erano a caccia, l'unione era tutto. Durante l'inverno il lupo solitario muore, ma il gruppo, sopravvive. Questo era il concetto che fin da piccoli gli avevano insegnato e ripetuto, questo era il modo di vivere del branco e anche se potevano trasformarsi e mangiare in modo umano, la caccia riusciva a creare legami più forti tra i lupi del branco. Tutti lo sapevano e tutti lo accettavano. Non avevano fatto altro da quando erano nati, altri lupi si erano uniti dopo, ma tutti facevano le stesse cose da anni.
Girò lo sguardo e accanto a lui notò Erik. Un minimo cenno e si capirono, non c'era bisogno di parlare, c'era solo da agire. Cominciarono a correre.
La sensazione più bella del mondo, il senso di libertà, la velocità, il cuore che scoppia nel petto e il terreno che entra a contatto con le zampe.
Sensazioni che vivevano in lui, facevano parte del suo essere e lo avevano portato ad essere quello che era. Non aveva paura, accanto a lui c'erano i suoi compagni, c'era un solo obbiettivo da raggiungere, il cervo. L'odore della preda gli arrivo al naso.
Finalmente. Arrestò la sua corsa, Erik dietro di lui. Si abbassarono al suolo cercano di nascondersi e di essere silenziosi.
I cervi, ignari del pericolo, mangiavano i pochi germogli rimasti dall'estate. 
Circondiamoli.

Un'ordine, un solo ordine e tutti i lupi cominciarono ad occupare le proprio postazioni. Il branco vince sempre. Uno o due lupi avrebbero attaccato e i cervi impauriti sarebbe scappati proprio nella direzioni in cui c'erano i suoi compagni. Alcuni cervi sarebbero riusciti a scappare, questo Brutus lo sapeva, ma altri sarebbero caduti nella trappola, sarebbero stati catturati dal branco, questo importava. La tecnica aveva sempre funzionato, si erano sempre comportati cosi ed erano sempre riusciti nel loro intento.
Erik cominciò a ringhiare, impaziente di partire alla carica, ma un basso ringhio di Brutus lo calmò. Non era Alpha, ma sapeva come tener fermi i membri del branco, conosceva ognuno di loro e sapeva come prenderli, erano cresciuti insieme.
Ci siamo.

Era il momento di agire. Brutus uscì dagli arbusti. Subito i cervi alzarono la testa e presero a fuggire.
Erik partì all'inseguimento. Era il momento, cominciò a correre cercando di spingere i cervi verso i suoi compagni, in modo da riuscire a prenderne i più possibile. I rumori dei suoi compagni ormai riempivano l'intero bosco, rumori che per lui erano simili a parole, significavano lotta e bramosia. Erano animali, questo facevano, la natura ha poche regole, crudeli, si, ma anche molto semplici. Il respiro dei cervi arrivava chiaro ai suoi sensi, come anche i denti che affondavano nella carne dei poveri animali, ma non c'era spazio per la pietà, il branco aveva fame.
Continuò a correre fino ad arrivare al corpo morente di due cervi.
Non sapeva perché ma il morso finale era sempre il suo, era lui che dava il colpo finale alle prede ed era sempre lui a mangiare per primo. Non sapeva perché ma succedeva. Quando era in forma di lupo tutto era molto più chiaro, i lupi non complicano tutto con le parole, gli umani si.
Era difficile fasi accettare quando era umano, ma quando era lupo, tutto si sistemava e tutto diventava chiaro.
Si avvicinò alle prede, due cervi stesi a terra con numerosi morsi e dei rigoli di sangue.
Una scena mostruosa per ogni essere umano, ma non per un lupo. Intanto tutto il branco lo circondava, qualcuno ululava, altri ringhiavano mostrano le fauci verso altri membri del branco, per chiarire chi si sarebbe aggiudicato il secondo morso. Tutto questo lo aveva lasciato sempre indifferente, era la loro natura, erano fatti cosi, non poteva cambiare ciò che la natura aveva creato. Si avvicino ad una delle prede. Negli occhi neri del cervo era visibile la paura, il terrore puro, ormai conosceva quello sguardo a memoria.
Non gli importava, era un lupo, questo doveva fare. Stava per mordere la preda quando lo sguardo gli cadde su un piccolo fiore. I petali erano gialli, tutti aperti, il fiore non era riuscito a sopravvivere e in poche ore i petali si sarebbero rovinati soccombendo al freddo della notte. Il fiore sembrava un girasole. Livia.
Si fermò tirandosi indietro. Livia. Cominciò a fare dei passi indietro, gli sguardi dei suoi compagni su di lui. Non era mai successo che si fermasse davanti al cibo, che si fermasse compiendo quella che era la sua natura. Quando era lupo non agiva con il suo pensiero, agiva secondo natura

 
È vostro.

Indietreggio lasciando il branco a cibarsi dei cervi. Tutte le teste erano abbassate, intente a mangiare, ringhi e spinte, solo una testa era alzata, quella di Erik che lo fissava. Sapeva che il suo comportamento era sbagliato. I lupi non si comportano cosi, lui non si era mai comportato cosi. Ma Livia... Livia se n'era andata, gli aveva dato del mostro e dopo tanto tempo, anche lui ci aveva creduto. A Brutus mancava Livia, la parte più umana di lui. Intanto Erik lo continuava a guardare, lui sapeva.
Con Erik non poteva mentire, lui lo capiva e sapeva che Livia era... diversa.
Quella ragazza lo aveva colpito fin dall'inizio e anche se la sua parte animale richiedeva di unirsi al branco, la parte umana pensava a Livia, pensava al suo sorriso e alle sue teorie strane, pensava al suo accento musicale e ai suoi modi goffi, ma sempre decisi. Non c'era bisogno di parole, non c'era mai stato bisogno. Brutus si volto e cominciò a correre con un solo pensiero in testa: Livia.

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 ***


"Livia cara" la mamma di Benedetta mi da due baci sulla guancia. Mi guardo intorno e vedo tutti i miei amici ridere sotto ai baffi. Alla porta non era Brutus... ovviamente... come cavolo mi è venuto in mente? Non poteva essere lui.
"Benedetta non ci aveva detto che saresti tornata". I genitori di Benedetta sono veramente fantastici e siccome io e lei giocavamo a pallavolo insieme, li conosco bene. Mi ricordo che siamo andati molte volte a mangiare fuori.
"non lo sapevo nemmeno io" dice Benedetta. La guardo male. Per un secondo mi ha fatto credere che fosse Brutus. Lei alza le spalle sorridendo.
"mi sembrava molto divertente" scherza. Anche gli altri quando hanno visto i genitori di Benedetta hanno tirato un sospiro di sollievo. Penso che tutti ci aspettassimo un ragazzo sui 17 anni e non due adulti di 50.
I suoi genitori si tolgono il cappotto e cominciano a parlare con tutti. Sono molto socievoli e questo è un loro grande pregio.
"per un attimo ho pensato che fosse il tuo bello" Camilla si sporge dalla sua sedia e mi sussurra ad un orecchio. Mi scanso velocemente. Ho sempre sofferto il solletico alle orecchie, odio che qualcuno mi ci soffi dentro o qualunque cosa che mi sfiori le orecchie, non so come mai, ma mi da altamente fastidio. Guardo male Camilla.
"scusa me ne ero dimenticata" sorride. Alzo gli occhi al cielo e annuisco.
"si... per un secondo l'ho creduto anch'io" ammetto. Intanto tutti gli altri stanno parlando con i genitori di Benedetta. Se fosse stato realmente Brutus non saprei come avrei reagito, insomma... la prima reazione sarebbe stata sicuramente di shock, la seconda di felicità... si, felicità. Mi sono resa conto, guardando la sua immagine sul telefono, che mi è mancato.
Anche se la nostra conoscenza è basata sul niente, lui mi manca, anche se tutto mi sembra altamente strano, lo ammetto, almeno a me stessa, lo ammetto. Certo che sarebbe veramente strano ritrovarselo qui... in Italia... sarebbe come vedere un alce che attraversa piazza del Duomo in pieno centro a Firenze.
"ma noi vogliamo sapere com'è questo Canada!" ma porca... Basta! Ora faccio un audio in cui spiego cosa ho trovato in Canada ed ogni volta che mi fanno questa domanda lo faccio partire... eh basta! Ma le persone sono fatte con lo stampino? "ehehe bella" dico grattandomi la testa. Gli altri intanto continuano a ridere... bravi, bravi, prendetevi gioco del mio imbarazzo... stronzi!
La serata continua tra chiaccherate e sorrisi. Mi fanno molte domande a cui rispondo. Mi è mancato parlare e scherzare cosi facilmente. mi guardo attorno e vedo tutti volti amici e mi sento bene, la sensazione tipica di essere a casa.
Dopo aver salutato i genitori di Benedetta che sono andati a dormire, abbiamo deciso di concludere la serata. Volevamo uscire ma siamo tutti dei ciccioni faticoni, ed in più io sento ancora il Jet leg, quindi mi stanco molto velocemente, anche se adesso dovrei essere con gli occhi super aperti, perché in Canada dovrebbe essere pieno giorno.
Saluto Benedetta abbracciandola.
"grazie per stasera" lei mi stringe e poi mi sorride.
"dovrai raccontarmi di più su questo ragazzo, lo sai vero?". Annuisco alzando gli occhi al cielo.
"non è nessuno di importante" le ripeto per l'ennesima volta. Giacomo mi da un piccolo abbraccio da dietro.
"questo dice lei... buonanotte straniera" lo saluto con la mano. Giacomo vive proprio davanti a Benedetta, per lui è molto semplice tornare a casa.
Sospiro uscendo dalla casa, seguita da tutto il resto del gruppo. Scendiamo le scale e una volta fuori saluto gli altri. Camilla mi fa un occhiolino, mentre Anna mi saluta con una mano. Se dovessi spiegarvi com'è Anna la paragonerei ad un gatto... ti guarda sempre male, finché non gli dai qualcosa da mangiare, dice di non voler abbraccia e baci ma se ti avvicini non ti allontana... è una ragazza molto dolce, ma non lo vuole dare a vedere. In effetti è dolce solo con Marco ed è un piacere vederli insieme, perché l'uno completa l'altro.
Al contrario, infatti, Marco si avvicina e mi stringe in un abbraccio.
"tanto ci vediamo nei prossimi giorni... quando parti?". Marco ha dei lunghi capelli che tiene sempre legati dietro ad un codino, in più si tiene sempre una folta barba perché ritiene, a detta sua, che sbarbato sembra un bambino. Io ho visto delle foto di quanto aveva i capelli corti ed era rasato e devo dire che stava meglio ma... oh, alla fine deve piacersi lui.
"parto tra due giorni". Con mia madre abbiamo deciso di stare un po' di giorni qui, come se fosse una specie di ricarica, dobbiamo respirare un po' dell'aria d'Italia, facendo quasi la scorta, prima di tornare in Canada. Ora... non è che mi trovi cosi male in Canada... però l'Italia è l'Italia, il paese più bello al mondo.
Vorrei che anche qui ti sentissi a casa... cosi mi ha detto Brutus, e per un secondo, mi ci sono sentita... ma era tutta una bugia.
Già... c'è anche il fatto che mi ha mentito... anche se non sono così stupida da credergli. Molto probabilmente ha dovuto creare una scusa... una giustificazione del suo comportamento da dare ai suoi amici. Ma io non credo ad una sola parola.
Di solito nei film d'amore i protagonisti credono sempre alle balle che il partner dice... come se fosse legge... io, non ci credo... eh no, non ci credo. Ci sono molti motivi che mi spingono a credere che lui abbia mentito ai suoi amici.
Primo, io non sono una ragazza facilmente malleabile e lo deve aver capito anche lui, dal fatto che quando ha cercato di salvarmi da Charlotte, io non ho seguito il suo pseudo ordine... e lì devo ammetterlo sono stata una cogliona... ma, alla fine, cosa diavolo ne potevo sapere io?
Secondo, anche lui era preso, anche io gli piaccio, come mi ha detto più volte... mi avrebbe potuto mentire, è vero, ma non l'ha fatto, io lo so, me lo sento, ovvia! In più non ha cerato di baciarmi... nel senso, l'ho baciato per prima io, in un modo molto imbarazzante e aggressivo, ma avrebbe potuto andare subito al punto portandomi in un posto scontato e provandoci spudoratamente, invece ha cercato un posto speciale, mi ha comprato un vestito ed ha spettato il suo momento chiedendomi anche il permesso di baciarmi... non è un cattivo ragazzo, non può esserlo.
Gli crederò solo quando saremo l'uno davanti all'altro e mi guarderà negli occhi... sennò continuerò ad avere il mio pensiero.
"andiamo?" Daniele si sporge entrando nella mia visuale. Mi risveglio dai miei pensieri. Anna sta salendo in macchina con Marco, mentre Camilla si incammina verso casa sua, anche questa molto vicina a quella di Benedetta.
"ehm... si" gli dico cominciando a camminare. Daniele mi affianca. Tutti noi viviamo molto vicini, anche se io e Daniele siamo un po' più fuori dal centro, rispetto agli altri, le nostre case sono facilmente raggiungibili a piedi. Daniele parte subito a chiacchierare.
Mi racconta di quello che ha fatto in questo mese, della scuola che è riniziata, delle stranezze dei professori, dei pettegolezzi sulle varie persone... il che mi interessa particolarmente. Devo proprio ammetterlo... io sono una grande pettegola, mi piace sapere i cavoli di tutti, anche se poi non li riferisco a nessuno, perché me ne dimentico subito.
Non so come mai, ma mi piace molto la chiacchiera... il bello? Piace tanto anche a Daniele. Non è vero che i pettegolezzi sono solo una cosa da donne, anche gli uomini si divertono molto a sentire i cavoli di tutti, solo che poi non lo riferiscono agli altri e quindi il pettegolezzo muore lì.
So che è brutto spettegolare, ma certe volte è più forte di me. Mi cospargerò la cenere sul capo dopo.
"... e quindi si sono lasciati perché lui deve aver trovato un'altra" finisce Daniele. Apro la bocca.
"non ci credo... ma mentre stavano insieme?" lui annuisce dando un piccola calcio ad un sassolino. Mi piace parlare mentre cammino, mi libera la mente.
"già... l'ho saputo da Elisa... anche lei non ci poteva credere... chi se lo sarebbe mai aspettato da Lorenzo"
"no infatti" scuoto la testa. Non si conosco mai davvero le persone... eh già... io lo so molto bene. Non conoscevo Allison, non conoscevo Charlotte e per quanto mi costringa a credere a quello che ho visto e a quello che ho sentito, non conosco neanche Brutus.
So di essere molto altanelante nei miei pensieri, però tutte le volte che ci penso entrano in discussione nuovi argomenti che modificano la mia idea iniziale. Lo credevo un mostro, un bugiardo, uno che si era preso gioco di me, poi mi sono resa conto che mi è mancato, che tutto quello che ha detto poteva essere dovuto alla situazione e mi sono costretta a credere alla visione che io ho di lui... ed adesso mi rendo conto che è uno sconosciuto e che effettivamente io non so chi sia... è un lupo? È un uomo... anzi un ragazzo? Bho, cazzo! Bho.
Sospiro sconfitta. Non sono abituata a fare tutti questi pensieri.
"eccoci" dico quando intravedo il cancello di casa. Non vedo l'ora di essere a letto e strusciarmi contro il mio cuscino. Daniele annuisce.
"ci vediamo domani" gli dico trattenendo uno sbadiglio.
"a domani" sorrido. Mi sto per girare quando Daniele mi prende la mano. Mi stupisco... Daniele sta sempre molto attento a non toccarmi, non so come mai, ma non lo fa.
"Li-Lu... ehm... io volevo... si insomma... chiederti..." è imbarazzato. Mi giro verso di lui preoccupata. Daniele pensa sempre molto... tanto, tanto, tanto, io non so come faccia. Io non sono una persona riflessiva, cerco di esserlo e lo dico quando voglio fare bella figura, ma la verità è che agisco d'istinto e poi me ne pento, perché mi accorgo che, in realtà, avrei dovuto pensarci. Lui invece fa il contrario, pensa troppo e agisce poco. Per questo è molto difficile vederlo in imbarazzo, perché sono situazioni in cui lui non si trova mai.
"io... si... nel senso..."
"Daniele prendi un grosso respiro... balbettando mi fai venire l'ansia" dico ridendo. Lui sorride scuotendo la testa.
"giusto... volevo solo dirti di pensarci bene... su quel ragazzo intendo" sospiro.
"non voglio pensare a lui adesso".
C'ho pensato abbastanza a quel botolo ringhioso. Cosa diavolo voleva dire poi quel messaggio? Mi voleva mettere di sicuro in difficoltà. Bastardo. Che messaggio senza senso.
"ci credo" mi lascia andare la mano.
"buonanotte Livia" mi sorride.
"buonanotte" gli rispondo.



"non era necessario che venissi anche tu" Anna mi spinge mentre sbadiglio.
"lo so però avevo voglia di rivedere quella catapecchia di scuola". Mi sono svegliata presto oggi per accompagnarli ... lo so, detta cosi sembro la loro mamma, ma ho poco tempo, solo pochi giorni, poi tornerò in Canada.
Hanno lo zaino in spalla e si stanno dirigendo verso la scuola con passo stanco. Stamani fa freddo, anche se non è quello che di solito c'è in Canada.
"in effetti potevi rimanere a dormire" annuisco per la centesima volta.
"lo so raga, me lo avete ripetuto un migliaio di volte". In effetti ho sonno, mi viene spesso da sbadigliare e da strusciarmi gli occhi, ma come ho detto mi andava di passare un po' di tempo con loro.
"poi oggi siete entrati anche un'ora dopo" giriamo l'angolo. Saluto un paio di ragazzi da lontano. Venivo a scuola qui prima di trasferirmi... ahhh, sento il richiamo della decadenza. Sorrido quando intravedo l'edificio scolastico. Non so come non faccia a cadere a pezzi, secondo me è stato costruito prima della guerra... sicuro.
"sia ringraziato chiunque metta religione alla prima ora" Daniele alza le mani verso il cielo. Stamani sono solo con Daniele e Anna. Noi andavamo tutti nella stessa scuola anche se non nella stessa classe. Abbiamo tutti scelto di andare al liceo classico, io sono stata spinta dalla mia passione verso la storia e naturalmente dalla mia famiglia, totalmente votata alle materie umanistiche.
Al contrario gli altri hanno scelti indirizzi diversi, Benedetta lo scientifico, Marco l'alberghiero, Camilla il liceo delle scienze umane ed infine Giacomo che ha scelto Agraria... che coraggio ha Giacomo!
"eccoci qua" gli dico una volta arrivati davanti. Ci sono un sacco di piccoli gruppi tutti intenti a parlare. L'inizio di una nuova giornata di scuola non è emozionante per nessuno di loro. Per fortuna io stamani non ho da fare niente... le poche gioie nell'essersi trasferita. Alcuni ragazzi salutano Daniele mentre Anna comincia a parlare con altre ragazze, presumo che siano tutti compagni di classe.
"ci vediamo dopo" gli dico cercando di levarmi di torno. Anna annuisce mentre Daniele mi prende di nuovo la mano come ieri sera.
"a dopo Li-Lu" mi sorride e io ricambio.
"Liv" oh cazzo... non... no, ho sentito male.
"a dopo Dani" ripeto mentre gli sorrido. Sulla sua faccia compare un'espressione di stupore, mentre noto che anche Anna si gira, il suo sguardo cade proprio dietro di me. Continuo a ridere e comicnio anche a scuotere la mano di Daniele. Non può essere lui.
"Livia... faresti meglio a girarti" mi consiglia Daniele.
"perché dovrei?" ho sentito male. Sicuro.
"Liv" porca merda... Sospiro.
"è lui?" chiedo agitata ad Anna.
"dalla foto sembrava più basso e aveva meno capelli... ma si, credo che sia lui". Lo squadra per bene... oh mio dio.
Piano piano mi giro e proprio dietro di me vedo Brutus. È proprio come l'ultima volta che l'ho visto... alto, spigoloso, atletico, con una massa di ricci sulla testa e gli occhi verdi marroni. Ha le mani in tasca mentre si guarda intorno... come se fosse tutto normale, come se anche lui avesse frequentato questa scuola... che rabbia!
"Li-Lu calma" mi intima Daniele che mi tiene ancora per mano.
"non lo uccidere" Anna scoppia a ridere.
"oddio... è venuto davvero" si avvicina a Brutus che la guarda male.
"ciao io sono Anna" allunga una mano verso di lui. Brutus mi guarda e poi le stringe la mano.
"Brutus" dice solamente.
Anche Daniele è più pronto di me e dopo avermi lasciata, mi supera e si avvicina a Brutus.
"io invece sono Daniele... benvenuto in Italia" gli dice in modo dolce, il modo di Daniele. Io invece lo continua a guardare male. Tutto quello che avevo pensato di provare quando lo avrei rivisto era falso... io non sono ne sotto shock, ne felice... io sono ancora arrabbiata e non per quello che è successo prima di andare via dal Canada, ma perché è venuto fino a qui... lui è qui, come un cavolo di stalker.
Brutus ignora completamente Daniele e viene verso di me. Si avvicina. Non so cosa si aspetta da me... ora gli tiro un ceffone. Sto per partire quando Anna mi fa segno di restare calma, mentre Daniele mi guarda accusatorio. Sospiro.
"cappuccino" dico solamente. Lo supero.
"lo strozzo" Daniele ride mentre Anna mi saluta.
"a dopo"
"se non sono in galera".
Brutus mi segue mentre mi avvio verso ad uno dei bar che si trovano qui vicino. Sento la sua presenza dietro di me e questo mi da fastidio. Porca miseria! Che cavolo ci fa qui? Perché è venuto in Italia?
"Liv" mi richiama. Cavolo non gli darò retta. Entro dentro il bar e mi metto in fila. Ancora non ho intenzione di guardarlo... ma nemmeno morta cristo santo! Che ci fa qui?
"non vuoi parlarmi?" avanzo di un passo.
"e nemmeno guardarmi?" scuoto al testa. Lui sospira. Aspettiamo in rigoroso silenzio fino a che non arriva il mio turno.
"buongiorno cosa vi posso portare?" mi ricordo di questa ragazza, è molto carina e sorride sempre.
"io voglio un cornetto alla crema e un cappuccino" gli dico sbrigativa. La comparsa di Brutus mi ha messo fame.
"perfetto... e per te?" si rivolge verso Brutus il quale apre la bocca ma lo interrompo.
"scusa non parla la lingua... per lui nulla" sorrido alla ragazza che fa un sorriso imbarazzato.
"io parlo la lingua" mi ricorda Brutus. È meglio se in questo momento non parla... deve stare muto e a stomaco vuoto... ovvia! Ben presto ho tutto quello che ho ordinato e dopo aver pagato mi dirigo verso i tavoli che sono proprio fuori al bar.
Mi siedo e comincio a mangiare, ovviamente Brutus si siede davanti a me e mi guarda in rigoroso silenzio. Pensavo che sarei stata felice di rivederlo, pensavo che la rabbia fosse ormai passata e che avesse lasciato lo spazio alla mancanza, ma a quanto pare non è cosi.
Do un grosso morso al cornetto macchiandomi il naso con la crema. Fanculo.
"fanculo" dico cercando un fazzoletto. Brutus me ne porge uno. Sono quasi tentata di non prenderlo ma lui alza un sopracciglio sfidandomi. Con rabbia gli strappo il fazzoletto dalle mani.
"stronzo" gli dico guardandolo male.
"mmm... sempre meglio di niente" dice appoggiandosi allo schienale della sedia. I suoi occhi sono molto belli oggi... ecco qua il botolo ringhioso... ahhh che rabbia! Do un altro morso al cornetto.
"pensavo che non mi avresti più parlato"
"ed infatti non ho intenzione di farlo" gli dico. Lui alza un dito verso di me con un grande sorrido.
"eh... e questo? Fregata, mi hai appena parlato" ahhhhhh lo uccido!
Lui sorride vedendo la mia rabbia. Il suo sorriso è luminoso... sembra che non sia stato per più di 12 ore su un aereo. Distolgo lo sguardo quando mi accorgo che lo stavo fissando. Lui è qui... è davvero qui. Ok... ora sono proprio sicura che ha mentito ai suoi amici... dai chi spenderebbe tutti quei soldi per venirsi a scusare con una persona di cui non gli importa niente? Ecco... qui ho ragione.
Sento la sua mano sulla mia. Lo guardo negli occhi.
"mi sei mancata" mi sorride. Sospiro togliendo la mano dalla sua stretta.
"perché sei qui?" gli chiedo lasciando andare un sospiro. Si passa una mano tra i capelli.
"mi hai inviato quel messaggio" mi ricorda. Mi nascondo dietro la grande tazza del cappuccino . È vero... il messaggio.
"si ma mi ricordo anche che avevo espressamente scritto quando torno..." lo avevo scritto vero?
"si ma... ormai ero già partito" dice alzando le spalle. Ovvio...
"quindi sei partito ancora prima di dirti che ti volevo parlare" sono scioccata.
"ti rendi conto che questo è il tipico atteggiamento da stalker?" gli chiedo sospirando. Lui alza le spalle.
"volevo chiarirmi con te" sembra un bambino... un piccolo bambino che non capisce perché viene sgridato.
"dovevi rispettare i miei spazi e i miei tempi Brutus" gli ricordo cercando di calmarmi. Ormai è qui... non ci posso fare niente, ma deve capire che con la forza e la prepotenza non riuscirai mai ad avere una conversazione normale con me. Per come sono fatta con me prevarranno sempre i modi gentili a quelli bruschi.
Stavolta è lui a distogliere lo sguardo.
"avevo... avevo solo bisogno di farti sapere che non sono un mostro". Un brivido mi attraversa la spina dorsale. Lo guardo e stavolta sono io che gli prendo la mano. Lui gira di scatto la testa.
"lo so... io... non credo che tu sia un mostro" sussurro.
"io sono scappata perché ero impaurita... e vi ho accusato perché non sono riuscita a capirvi... tutt'ora non riesco a capirvi... a capirti, ma credo... credo di volerci provare" sono arrabbiata è vero, mi ha stupita che sia arrivato fino a qui... è vero anche questo, ma mi è mancato e mi sono resa conto che non gli ho fatti parlare, che non si sono potuti spiegare con me... non posso saltare subito a conclusione affrettate.
Brutus poi mi vuole bene, mi piace e sono disposta a credergli... sempre. Mi sorride e mi stringe la mano.
"quindi non sei più arrabbiata?" mi chiede sorridendo. Distolgo lo sguardo e gli lascio le mani.
"certo che sono arrabbiata con te... sono sempre arrabbiata con te" faccio una smorfia ma lui ride.
"certo certo" un raggio di sole mi colpisce gli occhi. Le nuvole sono portate via dal vento, lasciando spazio al sole.
"Stavolta sono io che voglio portarti in un posto" gli dico sorridendo.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 15 ***



*Scusate tanto il ritardo ma mi sono data alla pazza gioia. Buona Estate!*

 
"non ci credo" Brutus si gira verso di me. Appena sento le sue parole cambio espressione. Pensavo che gli sarebbe piaciuta come idea.
"perché no?" avanzo nel buio del garage.
"perché sicuramente mi ucciderai" si passa una mano tra i ricci. Davanti a noi la mia vespa... la mia bellissima vespa gialla. Lo so è scontato... una vespa in Italia, ma fin da piccola ne ho sempre voluta una...
"non ti ucciderò" sospiro levando la polvere che si era posata sul sedile. Mi è dispiaciuto tantissimo non poterla portare in Canada, ma far fare un viaggio oltreoceano ad un motorino, non è esattamente economico.
"c'entriamo comodamente in due" gli ricordo tirando fuori dalla tasca le chiavi. Oggi avevo intenzione di farci un giro, per questo prima di uscire di casa avevo preso le chiavi.
"questo lo dici tu". Non lo vedo sicuro e la cosa mi diverte.
"no... questo lo dice la concessionaria Piaggio" mi guarda male e io sorrido.
"Brutus... vieni con me" spero proprio che mi segua. Alla fine è venuto qua per me... sospiro quando lo vedo incerto... si fida davvero cosi poco di me?
"Cosa farai oggi se non vieni con me? Starai tutto il giorno a sistemarti i riccioli? Starai a pensare al senso della vita... ah no! Leggerai uno di quei libri tristissimi che ti piacciono tanto" sorrido. Mi piace prenderlo in giro.
"sta zitta" mi spinge. In mano ho i panini che abbiamo preso prima di arrivare qui. Per arrivare in quel posto ci vorrà molto e credo che ci verrà sicuramente fame.
"tu non sai... "
"niente... si lo so" metto dentro il bauletto i nostri panini... sicuramente li ritroverò stracotti... vabbè le fame è fame. Inserisco le chiavi e faccio partire il motore.
"mmm senti che musica" dico chiudendo gli occhi. Mi piace guidare, prendere il motorino e andare chissà dove. Il periodo che preferisco ovviamente è quello estivo, durante l'inverno fa freddo e il motorino è solo un mezzo comodo da usare... in estate è un piacere guidarlo. Sentire il sole che batte contro la pelle mentre il vento ti alza i vestiti.
"Sali dai" gli porgo il casco che lui guarda male.
"prendilo come uno scambio di favore... tu mi hai portato nel tuo posto bellissimo e adesso sono io che ti voglio portare nel mio" Sorrido alla mia idea geniale. So esattamente dove portarlo, ci sono andata un milione di volte anche se per arrivarci si deve fare molta strada. Per fortuna è spuntato il sole... sotto la pioggia o al freddo sarebbe stato molto peggio, se non impossibile. Dopo un attimo di esitazione prende il casco.
"adesso si che ci capiamo" mi allaccio meglio il mio di casco. Non ho certo voglia di rompermi la testa.
"non posso credere che stia succedendo" sorrido alle sue parole.
"che c'è ti senti in imbarazzo perché a guidare è una donna?". Sento che si mette a sedere dietro di me.
"posso?" chiede guardandosi le braccia... oddio... vuole abbracciarmi? Cioè si deve tenere per forza a me? Non può aggrapparsi come tutti ai manici? Alzo le spalle...
"fa come vuoi" dico. Il rumore del motorino riempie il garage. Sta per abbracciarmi quando però cambia idea.
"non ti preoccupare".
"ok" cerco di non darlo a vedere ma ci rimango leggermente male... non so cosa sento per Brutus... mi piace e questo lo abbiamo capito tutti, però sono anche sconcertata dal fatto che si può trasformare in un lupo... e questo... bhe questo manderebbe tutti nel panico.
Cerco di non pensarci. In questi giorni il pensiero di Charlotte che si trasforma in un lupo cannibale, non è stato cosi opprimente ed insistente. Adesso mi rendo conto di avere meno paura, di essere più razionale e di voler capire.
Lascerò parlare Brutus e poi bhe... capirò se... se mi può baciare di nuovo. Oddio al pensiero arrossisco. Io non bacio i ranocchi... io bacio i lupi... porca miseria! Faccio uscire il motorino dal garage per poi chiudere il bandone.
"sei pronto?" gli chiedo mettendomi gli occhiali da sole.
"ho un'altra scelta?" mi chiede alzando un sopracciglio. Sorrido.
"effettivamente no". Pochi minuti dopo siamo già in viaggio. Le numerose buche, che cerco di evitare, ci fanno sbilanciare a destra e a sinistra.
"ohhh attenta" mi urla. La sua voce attutita dal rumore del vento.
"non ho mai trasportato una persona con il tuo peso" effettivamente è veramente strano, di solito porto Anna o al massimo Camilla... non esattamente 80 kg come quelli di Brutus.
"e stai zitto... che se parli mi metti ansia". Non voglio darmi delle arie ma sono veramente brava a guidare. L'aria mi colpisce la faccia e mi maledico per non aver messo prima la visiera. chissà quanti moscerini mangerò oggi. Non vado veloce, anche perché il motore della vespa non ce la fa.
Sento la sua risata. Meno male che si sta divertendo. Continuo a guidare... ci vorrà un bel po' di tempo. L'aria è calda e limpida, per fortuna non ci sono tante macchina, anche perché questo è un giorno lavorativo. Passiamo la piana di Firenze e i campi cambiano colore.
Ho sempre adorato il modo in cui il paesaggio cambia di città in città. Se vai a Firenze vedi solo viti ed olivi ma se vai verso Siena tutto cambia, vedi piane distese di grano dorato. Da piccola avevo la presunzione di ritenere la Toscana la regione più bella d'Italia... poi sono cresciuta ed ho cominciato a viaggiare, cosi ho cambiato idea.
L'Italia è tutta meravigliosa... e anche se parliamo dialetti diversi, abbiamo dei cibi caratteristici, diverse abitudini e perfino modi diversi di scherzare e di relazionarci... siamo comunque tutti meravigliosi e credo che sia proprio questa la forza e la bellezza dell'Italia, la sua diversità.
"è meraviglioso" sento la voce di Brutus sul collo.
"se alzi le braccia diventa ancora più bello". È una sensazione bellissima. Lui le alza, cerco di accelerare per fargli arrivare ancora più vento. Sento un suo urlo... che quasi quasi mi spaventa.
"ohhh che cavolo fai?" gli domando impaurita. Lo sento ridere... ed è bellissimo. Mi piace sapere che non ha preoccupazioni. Le sue braccia circondano la mia vita e mi stringe.
"è liberatorio". Anche se lui non lo può vedere, arrossisco. Non sono abituata ad avere le attenzioni dei maschi... nel senso... non attenzioni che scopro di volere... è strano. Non ho mai voluto le attenzioni maschili... ma quelle di Brutus mi fanno piacere.
Nonostante quello che è successo io voglio che mi abbracci... che gli interessi quello che penso di lui... mi fa molto piacere... e questo non mi era successo con nessuno. Sospiro. Doveva succedere prima o poi. Mi fermo ad un semaforo. Anche lui poggia i piedi a terra perché è troppo alto.
"dove mi stai portando?" mi chiede. Mi sta guardando... lo vedo dallo specchietto del motorino. Ha gli occhi chiari... tiro un sospiro di sollievo... non vorrei che si trasformasse in un lupo da un momento all'altro. "siamo quasi arrivati" gli dico.
Ringrazio il cielo che indosso gli occhiali da sole, almeno non può notare che lo sto fissando. Scatta il verde e riparto. Barcollo un po' perché non sono abituata ad avere un macigno dietro. Ma porca vacca!


Fermo il motorino.
"siamo arrivati" gli dico guardando davanti a me.
"allora che ne dici?" metto le mani sui fianchi e sorrido guardando il panorama davanti a me.
"è...è davvero..." mi giro verso di lui e lo vedo con gli occhi aperti. Il sole lo colpisce in pieno. Sorrido.
"lo so... è bellissimo" mi appoggio al motorino. Siamo vicino a Siena ... in uno dei numerosi campi pieni di grano... può sembrare una cavolata ma è un posto bellissimo... il cielo è chiaro, il grano è dorato, i cipressi sono ancora verdi splendenti.
Mi era mancato questo posto. Lo trovo ancora bellissimo. Una domenica i miei mi portarono a Siena e durante il tragitto mi venne in mente il film del gladiatore e la scena dove Massimo arriva nei campi elisi... cosi ho convinto i miei a ritrovare quel posto. Da quel giorno vengo sempre qui... o almeno venivo... mi mette tranquillità.
"non ho mai visto un posto del genere" dice alla fine continuando a guardare l'orizzonte.
"ci credo... avete solo alberi e boschi da voi" intanto appoggio il casco al manico del motorino.
"non è vero" indietreggia fino ad appoggiarsi anche lui al motorino. Gli tolgo il casco dalla mani.
"abbiamo anche campi di girasoli" si gira e mi sorride. Rido anche io.
"touché". Ritorno a guardare il magnifico panorama. Ok... è il momento. Non so bene come cominciare... ma in qualche modo devo introdurre l'argomento. Gli dovrei fare una domanda diretta oppure dovrei prenderla larga, cercando di introdurre piano piano l'argomento... oddio, la cosa più complicata che abbia mai fatto. Ok... posso provare cosi.
"quindi... se ti lancio un osso lo vai a prendere?" lui si gira di scatto. Oh cazzo... nella mia mente suonava molto più intelligente come domanda. Mi fulmina con gli occhi e io mi faccio piccola piccola, perché effettivamente ha ragione.
"eheheh... è troppo presto per scherzarci sopra?" gli dico mettendo le mani davanti ed alzando le spalle. Si incupisce e ritorna a guardare davanti a se. Ok... era troppo presto per scherzarci sopra. Sospiro e mi siedo a terra. Siamo in un campo quindi anche questa volta mi macchierò tutti i pantaloni... vabbé, oh, c'è la lavatrice.
Passano dei minuti di silenzio in cui mi rodo il fegato per trovare una possibile via di comunicazione con lui. Adesso deve dirmi la verità e spiegarmi per bene cos'è. L'ho accettato e sto cercando di capirlo senza paura... adesso il prossimo passo lo deve fare lui.
"no... sono un lupo... non un cane" dice infine. Alzo un pugno verso il cielo.
"si cavolo" urlo. Lui si gira di scatto verso di me.
"pensavo che non avresti più parlato... meno male che l'hai fatto, perché sennò avrei detto sicuramente un'altra cavolata" mi gratto la testa e mi giro a guardarlo. Ha un sorriso tranquillo e pacifico... mi guarda come... come... qualcosa di prezioso. Distolgo immediatamente lo sguardo... oddio, che vuole?
Si siede proprio vicino a me, sento il calore del suo corpo e mi ricorda l'obbiettivo di questa conversazione... capire cos'è.
"cosa vuoi sapere" mi chiede infine. Si passa una mano tra i capelli. Mi piacciono i suoi riccioli... sono definiti... sembro un parrucchiere o una delle pubblicità della Garnier. I suoi capelli color castagna... mi viene ancora da ridere a pensarci.
"tutto" dico alzando le spalle. Io voglio sapere tutto di lui. Mi hanno tenuto nascosta la verità per un mese... non è tanto. In effetti sono pessimi a tenere i segreti, c'è da dire anche che sono una grande ficcanaso. "tutto" ripete.
"tutto" dico più decisa. Fa un lungo sospiro... come se non si fosse aspettato questa domanda. E che cavolo! Viene fino a qui dopo tutto quello che è successo e non si aspetta delle domande da parte mia? Ma come ragione... con il culo?
Alzo un sopracciglio.
"ok... ehm... non so da dove iniziare" dice infine. Si sistema per trovare una posizione migliore. È nervoso... che carino! Lo so che è brutto trovare carina una situazione di disagio per un'altra persona ma è qui, tutto impegnato a trovare le parole che non hai mai trovato il coraggio di dire e questo lo trovo... molto carino.
"ok inizio io" cerco di dargli una mano. Faccio mente locale su tutte le domande che ho da fargli.
"come... come sei diventato cosi? Ne senso è una malattia che si attacca?" lui scoppia a ridere. Che ho detto? Pensa te se fosse una malattia contagiosa... oddio sono già infettata? Brutus si gira verso di me e mi sembra più umano che mai... non ha gli occhi fosforescenti e non è arrabbiato, non è cupo... è Brutus.
Istintivamente mi viene da ridere anche a me. Il suo sorrido è contagioso... oh cavolo... sono già a questi livelli?
"no Liv... non è contagiosa, sta tranquilla, ci sono nato cosi" dice semplicemente". Annuisco spronandolo a continuare.
"ci sono persone che nascono con il gene della licantropia e persone invece che lo diventano" mmm... in effetti Erik ed Allison erano lupi a tutti gli effetti... mentre Charlotte...
"Charlotte è stata morsa?!" dico di getto. Lui annuisce.
"Si ed è stato... traumatico per lei..." rimango in silenzio... persa nei ricordi di quella sera.
"le persone come lei subiscono la trasformazioni sotto l'influenza della luna... lei non voleva colpirti, sono sicuro che non lo voleva" annuisco. Adesso ne sono un pò più convinta anch'io. Mi ricordo la sua rabbia, il fatto che ha incrinato un asse di legno... la sua trasformazione e anche i discorsi di Brutus e i suoi amici la sera stessa.
"voi li chiamate Lupi Mannari" continua a spiegarmi.
"ma ci sono anche i lupi che ereditano il gene, i licantropi... ti ricordi quando ti ho detto che ero malato? Bhe... ehm... mia madre... mia madre era una donna complicata" scuote la testa. Non trova le parole. Non credo che si sia mai aperto cosi con nessuno. Mi avvicino leggermente.
"non ti sforzare... non devi dirmi tutto... dimmi solo quello che ritieni necessario" fa un piccolo sorrido e mi guarda.
"grazie" sorrido e alzo le spalle. Per cosi poco...
"bhe... se ne andò e questo ha scatenato qualcosa in me... ad un certo punto non avevo più voglia di giocare, non avevo più voglia di correre sotto la pioggia o di disegnare ero solo... arrabbiato" stringe i pugni... le nocche diventano bianche, come se fosse ancora arrabbiato... e credo che lo sia.
"ero pieno di rabbia, pieno di furore, di calore. Una sera sono andato normalmente a dormire, ma quando mi sono svegliato ero nel bosco... la mani si erano trasformate in zampe, il corpo era pieno di peli, la vista era più acuta e il naso sensibile. Ero un lupo... ero diventato un lupo vero e proprio, Brutus era scomparso" lo racconta come se fosse successo ieri.
"dopo anche i miei amici si sono trasformati... Erik, Scott, Damian... tutti... siamo diventati un branco, la mia famiglia" nei suoi occhi per un secondo passa un lampo fosforescente.
"quando sono un lupo mi dimentico di Brutus, mi dimentico di chi sono e agisco come un animale, agisco secondo natura, non ho più coscienza, non ho più morale, sento solo la natura che mi spinge e mi guida ed è... è veramente fantastico" non so cosa prova, ma lo racconta come se fosse una specie di droga.
"ma quindi anche tuo padre..." cerco di essere discreta perché non vorrei ferirlo o essere troppo invadente. Gli chiedo del padre perché a quanto pare la sezione madre è da scansare.
"si anche mio padre è un lupo... lui è l'Alpha del branco" dice dopo un sospiro.
"Alpha?"
"si bhe... il capo" non capisco tanto di ruoli all'interno del branco. Conosco solo una tipologia di branco, ovvero, la mia famiglia, dove tutti facciamo finta che il capo sia mio padre, ma in realtà siamo tutti i capi e siamo tutti i sottoposti, siamo in un regime democratico... ecco!
"mio padre è colui che prende le decisioni per il branco, quello che durante le cacce era il più forte, quello che riusciva per primo ad atterrare la preda... era anche il più spietato". Era... era... quindi adesso non lo è più? "sei tu l'alpha adesso?" chiedo ingenuamente. Guarda l'orizzonte e un lieve venticello gli alza i riccioli.
"no, io... adesso non potrò più" alzo un sopracciglio... in che senso? Perché non potrà più... adesso?
"io faccio parte del branco... cosi come Erik e Allison" al nome della ragazza mi illumino.
"una volta Allison mi ha fatto un discorso strano... mi ha parlato di razioni di cibo e di persone che urlavano o roba del genere... ha a che fare con questa situazione?" quel discorso mi era veramente sembrato strano... al tempo lascai perdere perché era molto scossa... ma adesso le sue parole mi tornano alla mente.
"alcuni di noi vivono per anni... Allison credo che abbia più di 110 anni... il nostro invecchiamento è più lento rispetto a quello umano" oh cazzo... quindi Brutus...
"non ti preoccupare io ho 17 anni" dice riuscendo a capire i miei pensieri. Tiro un sospiro di sollievo... oddio... meno male!
"Allison ha passato le pene dell'inferno... era a Parigi quando arrivarono i nazisti durante la seconda guerra mondiale" mi informa.
"non ne parla molto volentieri... quindi credo che sia già un miracolo che te ne abbia, solo, accennato" Cosa? Come? Io... non ci credo. Mi alzo di scatto in piedi.
"mi stai dicendo che Allison ha vissuto la seconda guerra mondiale?" gli chiedo con la bocca aperta. Lui annuisce come se nulla fosse.
"questo... questo è meraviglioso" alza un sopracciglio.
"bhe non intendo che è meraviglioso per lei... per lei deve essere stato orrendo ma... per la storia è una cosa senza paragoni... una persona che può ancora raccontare quello che ha vissuto in un perido cosi distante dal nostro... è... wow" mi rimetto a sedere di botto. Sono sconvolta da questa rivelazione.
Quindi ci sono licantropi che sono nati nell'800? Si può arrivare anche a parlare con licantropi che hanno vissuto nel 700? Io... la mia anima da storica scalcia come una bambina che ha appena ricevuto un gelato. Ahhhh... sono insensibile cavolo!
Concentriamoci sul vero problema... qui c'è gente che vive per più di 120 anni... Povera Allison... la seconda guerra mondiale... non posso nemmeno immaginarmi quello che ha passato.
"è arrivata nel nostro branco prima della mia nascita e ci è rimasta... anche per Erik"
"che c'entra Erik?" gli chiedo. Lui si gratta la testa come se fosse un argomento delicato.
"per noi lupi è... ehm... complicato... intendo il repertorio amore" mima le virgolette quando dice repertorio amore. Scuoto la testa perché non sto capendo. Lui sospira.
"noi sentiamo qualcosa quando troviamo la nostra anima gemella... la nostra compagna... sentiamo un senso di appartenenza... sentiamo di essere capiti nel profondo, essere in piena sintonia con una persona" oh... bhe... deve essere... orrendo. Si, una cosa veramente da malati... io non vorrei mai essere collegata con una persona. Mai. Io sono io. Mi basto.
Aspetta ma quindi... io... mmm... ho paura a chiederglielo.
"e... bho... tu... per caso, in senso platonico... ma proprio... non importa che me lo dica adesso... ma mi chiedevo..."
" no Liv... con te non è successo" oh... perfetto, si va... bene. Ho fame... si, meglio se inizio a mangiare prima di scoppiare a piangere. Mi alzo di scatto e apro il bauletto per prendere i panini.
Come... ovvio è un lupo... perché ci rimango cosi male dannazione. Ho appena detto che mi basto, no?
Non sono dispiaciuta per non essere collegata a lui... più che altro... non so cosa mi da fastidio... però sono infastidita e un pò delusa. Forse se ci penso un pò di più mi verrà in mente anche il motivo. Ora come ora non lo capisco. Che palle! I panini sono caldi... blah. La sua mano tocca la mia. Mi giro e lo vedo accanto a me. Mi prende entrambe le mani e me le stringe.
"Liv questa cosa può succedere solo con un altro lupo. Non può succedere con un umana"
"e io sono umana" sussurro. Io sono diversa da lui. Lui può correre veloce, lui può vivere per più di 100 anni e sembrare ancora giovane, io ho... un panino caldo.
"ricordi quando ti ho detto che con te sono solamente Brutus?" annuisco.
"quando sono con te il lupo scompare... non sento più il richiamo della natura, non sono più un animale... sono umano e ho sempre voluto sentirmi umano... sentirmi cosi" dice chiudendo gli occhi e godendosi una ventata di vento. Gli stringo le mani.
"non voglio che sia un legame a dirmi con chi devo stare, con chi devo dividere la mia vita... voglio essere io a decidere e ho scelto te" riapre gli occhi e mi osserva serio. Lo abbraccio. In queste occasioni, per me è sempre molto difficile trattenere l'emozione, devo far capire alla persona che ho davanti, quello che provo, senza usare le parole.
Con questo abbraccio voglio dirgli che ci sono, che sono orgogliosa che abbia scelto me, che lo ammiro per il suo coraggio e che ho sbagliato a giudicarlo. Non voglio usare le parole perché sarebbero troppo riduttive, voglio che lo capisca dal calore del mio corpo e dalla forza con cui lo stringo.
Voglio che lo capisca. Poco dopo però ci stacchiamo e mi rimane la spiacevole sensazione di non essere riuscita ad esprimere quello che volevo.
"per ora" gli ricordo... ora, tutta la vita mi sembra esagerato. Cerco di sdrammatizzare. Lui sorride.
"per ora... un buon inizio comunque" dice spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi.
"ecco perché non hai mai baciato nessuna" faccio due più due... mi ha detto che ha baciato solo una ragazza prima di me e dopo questa spiegazione credo di capire anche il perché.
"si, non ne avevo motivo, non sentivo nessuno tipo di attrazione... nessun coinvolgimento... quindi perché?" Sorrido quando mi accarezza la guancia.
"non avere paura di me" mi ricorda.
"mai" gli rispondo. Ci guardiamo e poi sorridiamo.
"tieni" gli dico porgendogli il suo panino.
"non sarà buono ma è pur sempre qualcosa" lui lo prende e ritorna a sedersi sorridente.

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Capitolo 18
*** Capitolo 16 ***




*attenzione piccolo spoiler su Game of Thrones. Tutti avvertiti"

 

"Allora ragazzi quelli che stanno per i Lannister sul divano a destra, quelli che a favore dei Targaryen sul divano di sinistra mentre i sostenitori degli Stark sul divano centrale" scuoto la testa... ogni volta è questa storia.
"Ma non possiamo metterci a caso?" Chiede Anna precedendomi.
"Sappiamo tutti come va a finire no? Così siamo divisi in fazioni, non ci sono litigi e si sta piu comodi". Questa è la serata Game of Thrones.
Non so esattamente come si sia creata, ma ad un certo punto abbiamo tutti cominciato a riunirci per guardare una puntata a caso del Trono di Spade.
Naturalmente siamo tutti molto appassionati e non tutti tifiamo per la stessa Casata, quindi è successo più di una volta che si finisse per discutere.
Io mi siedo sul divano dei Targaryen, ovviamente. Adoro Daenerys! Daniele va verso quello degli Stark insieme a Benedetta e Camilla. Anna e Giacomo si siedono su quello dei Lannister.
Marco si siede vicino a me... bravo! Rimane solo Brutus che credo non abbia capito una sola parola. Poverino!
"Hai mai visto il Trono di Spade?" Gli chiedo con voce dolce. Non deve essere facile stare a contatto con persone sconosciute e per di più che parlano un'altra lingua.
"Ehm no" risponde passandosi una mano tra i capelli.
"COSA?!" urlano insieme Camilla e Anna. Devo ammettere che hanno accolto Brutus in un modo che non mi aspettavo. Ci conosciamo da tanto e succede spesso che i nuovi arrivati si sentano... come dire,  esclusi. Credo che sia una cosa che succede in molti gruppi di amici. Scherzi e parli su cose successe in passato, riporti episodi e annedoti di cui, solo chi l'ha vissuti, può parlare e riderci sopra. Non è cattiveria, ma certe volte succede.
Pensavo che sarebbe successa la stessa cosa con Brutus ed invece non è stato così. Forse perché è mio... amico? Fida... no, che dico no... Fidanzato non è possibile. Ehm... lo definirei il mio ragazzo... ehm... castagna... si!
Comunque finché non DTR (definiamo il tipo di relazione) non posso dargli nessuna etichetta. Io per lui non credo di essere tanto... ha detto che con me sta bene, ma anche la tachipirina è qualcosa che ti fa star bene quando hai la febbre... quindi bho.
"Devi rimediare assolutamente" gli dice più tranquillo un Giacomo armato di telecomando.
"Per ora siediti qui" gli dico picchiettando il posto accanto al mio sul divano. È strano averlo qui. Questa di solito è la nostra serata... non sono ammessi sconosciuti, quindi è molto strano. Sorrido comunque.
Oggi si è aperto e sono riuscita a capirlo molto piu di prima. Ho capito cosa gli è successo e cos'è... cosa sono. Anche gli altri sono come lui.
Ho scoperto che Allison è una vecchia decrepita... anche se non sembra e che Charlotte una volta al mese esce completamente fuori di testa... ottimo no?
Lei è stata morsa e Brutus mi ha detto che i primi tempi per lei è stato traumatico... quindi doveva esserci... intendo Brutus doveva essere li con lei... per assisterla.
Quindi lei è stata morsa... almeno cosi mi ha detto Brutus...a questo punto la domanda sorge spontanea... da chi?
Mi giro verso Brutus d'istinto. Sta sorridendo a Camilla. Gli occhi sono più scufi rispetto al solito. Il marrone predomina sul verde questa volta. Ha un po di barba ma niente di speciale... in fondo ha 17 anni.
Camilla sorride quando Brutus sbaglia una parola in italiano. Mi viene da ridetr anche a me. Come sempre mi ritrovo a pensare che è bello. Proprio un bel ragazzo. È sempre tranquillo e rilassato... ti da l'impressione che riuscirebbe a gestire anche un attacco degli alieni... che come abbiamo già detto accadrà in America.
No... non può essere stato lui... come potrebbe? Poi che motivo avrebbe? Perché mordere una ragazza come Charlotte? No dai... ma... forse... non ha bisogno di un motivo, forse è stato spinto dalla natura... come ha detto lui.
Sento il suo braccio dietro alla testa... si sta sistemando meglio sul divano ed in pratica mi sta abbracciando. Lo fa involontariamente... come se non se ne fosse accorto, troppo concentrato sulla lezione di italiano che intanto si sta svolgendo.
Sento il calore della sua pelle... un piccola stufa... oddio piccola, diciamo molto alta. No... non puo essere stato lui. Mi rifiuto di pensarlo.
Ok... ansia... dopo glielo chiedo.
"Siccome abbiamo un novizio io partirei dalla prima puntata" dice Giacomo. Abbiamo una specie di scatola, da cui di solito peschiamo dei foglietti su cui c'è scritta una puntata e una stagione. Annuisco ritornando a guardare Brutus... prima o poi la smetto, giuro! Sembra tranquillo e quasi divertito.
Considerando che è per metà un lupo forse dovrebbe stare nel divano degli Stark. OK... basta scherzarci sopra. Ho accanto un ragazzo che sfonda ogni barriera razionale... se si sapesse che esistono davvero i licantropi non so cosa potrebbe accadere.
La luce si spenge mentre sento la voce di marco
"SANGUE E FUOCO!!!" e poi un
"Marco sta zitto" che invece proviene da Benedetta.
"Spero di non aver creato casino... dal tono sembrano tutti arrabbiati" mi sussurra in inglese Brutus. Sento che è proprio vicino al mio orecchio. Butto giu un pò di saliva. In effetti stiamo parlando tutti in italiano e dal tono non siamo esattamente cordiali.
"Non preoccuparti, non è per te. È solo Marco che fa un grande casino" rispondo cercando di non fare rumore.
La puntata inizia e mi concentro subito.
"Cavolo... qui sono ancora tutti vivi" dico di botto. In pochi secondi mi ritrovo coperta di insulti.
"Ma che cavolo?"
"Brava Lilu"
"poverino adesso sa tutto" mi porto una mano alla bocca tappandomela. Mi giro di scatto verso Brutus che mi guarda alzando un sopracciglio.
"Scusa" dico mortificata... anche se non ho detto come, ho comunque rivelato un pò di trama.
"Per cosa?" Il suo italiano non è buono, si sente che è molto incerto. Tiro un sospiro di sollievo quando mi rendo conto che non ha capito. Siano ringraziate le differenze culturali.
"Falso allarme raga... non ha capito" sospiro generale e poi di nuovo silenzio mentre si sente solo il rumore della televisione.
"Siete molto strani" altro sussurro in inglese.
"Detto da quello che si trasforma in un lupo" gli ricordo. Noi strani? Noi siamo... noi, che agli altri piaccia o meno, sono affari loro. L'opinione delle persone di solito mi importa, non sono una di quelle che riesce ad essere abbastanza forte da fregarsene dei pareri altrui, ma sicufamente non cambio in base a questi.
Ci rimango male, ci rifletto e non cambio... in pratica sto male per niente.
Stessa cosa per i miei amici, noi siamo fatti cosi, o ci prendi cosi oppure puoi girare i tacchi e andare da altri.
"In realtà io muto forma" specifica facendomi arrabbiare. Mi giro di poco e oltre a vedere che sta sorridendo, noto che si è sporto in avanti ed è veramente vicino.
Perche si avvicina sempre cosi tanto? Chi gli da il permesso? Io? In effetti non lo sto spingendo via. Forse perché non voglio.
Lo guardo male e lui ritorna al suo posto sorridendo. Gli piace prendermi in giro... farmi arrabbiare. Scemo!
Torno a guardare la televisione. Adoro questa serie Tv, una delle meglio mai prodotte, secondo il mio modesto parere.
Intrigo, guerre, tradimenti, segreti e passioni... mannaggia ho appena descritto la mia serie tv ideale.
Nonostante i piccoli commenti alle varie scene, la puntata continua ad andare avanti. Per fortuna è la prima puntata e non ci sono ancora grandi risvolti di trama, per questo non ci sono state discussioni o roba simile. Però è sempre un piacere vedete questo episodio... quando erano tutti spensierati e felici.
"Ammettiamolo la prima puntata non è niente di che" dice Daniele riaccendendo la luce quando la puntata finisce. In effetti...
"ho sentito che molto persone si fermano alla prima puntata... insomma succede poco rispetto a... bhe... tuto il resto della serie" dico riflettendoci. In effetti la prima puntata è bella solo per chi ha visto come va a finire... per chi la guarda la prima volta è un po piatta... ma infondo non tante serie tv iniziano subito con il botto. Si devono presentare i personaggi, una situazione di relativa tranquillità che poi verrà rotta a fine puntata... insomma quella roba li.
"A me è piaciuta molto" risponde Brutus entusiasta. È stato sempre molto attento. Forse gli piace... speriamo.
"Allora guardiamo la seconda" Anna salta sul divano tutto contenta. In effetti anche a me va di vederne un'altra... in realtà mi va sempre di vedere un'altra puntata.
"Agli ordini" Giacomo riprende il telecomando e fa partire la seconda puntata. Da quanto siamo fogati ci siamo scaricati tutte le puntate.
"Spero che ti stia divertendo" stavolta sono io che mi avvicino. Lui mi sorride e mi stringe una mano.
"Certo" mi rigiro imbarazzata. La mia mano ancora strinta nella sua.
Mi sa che entro stasera lo ribacio eh si... oh anche noi donne abbiamo gli ormoni e come diceva mia nonna, che ormai non c'è più, la vita è una. Non sarà sicuramente un bacio ad un ragazzo a rovinarmela... in più non credo che mi dira di no... poi oh se mi bacia lui anche meglio. Mi ha incuriosito anche la storia della compagna. Mi ha spiegato che ogni alpha ha una Luna... vabbe una regina, e che la sceglie secondo la volontà della loro dea... la Luna, cioè la Luna Luna quella che sta in cielo. Ora, io sono cattolica e ci credo anche in Dio. Nonostante non creda tanto nella chiesa. Chiunque studia storia sa che la chiesa non può essere la rappresentante di Dio sulla terra, ne ha fatte troppe. Prima le crociate, poi le indulgenze, poi la caccia alle streghe... insomma non troppo affidabile. Per questo motivo mi definisco una credente non osservante, ci credo e lo prego ma... non vado a messa ogni domenica, non mi confesso e non prendo l'ostia... insomma c'ho ragionato un attimo.
Lui invece me ne ha parlato come una fede sicura e indiscussa. La dea esiste, loro esistono grazie a lei e si basano su delle leggende che testimoniano la sua esistenza. Tipo un vangelo... non secondo Dio ma secondo Luna.
Una delle prove della sua esistenza è proprio il ritrovamento della propria compagnia. Sia i lupi maschi che le femmine sanno perfettamente chi sia la propria compagna/o e per tutta la vita sono alla costante ricerca di questa dolce metà.
Mha... preferisco il mio libero arbitrio e a quanto pare piace anche a Brutus perché mi ha detto che vuole essere lui a scegliere la sua compagna... ha detto anche che ha scelto me... non so se prenderla come una specie di DTR.
Per gli umani è diverso... in genere uno dei due ci prova, si esce un po insieme, si vede se c'è interesse, ci si mette insieme, poi passano dai 3 ai 6 anni e ci si sposa... insomma totalmente diverso.
Da quanto mi ha detto, loro sanno subito che è la persona giusta, la dea Luna gli mette insieme e tutto il resto vien da se. Io credo che non ce la farei... ecco, forse non credo nel colpo di fulmine, non credo che si possa conoscere una persona al primo impatto.
Comunque questa dea sembra più un sito per coppie solitarie. Allison ha dovuto aspettare più di 100 anni prima di trovare il suo compagno... cioè cose da pazzi. Io avrei perso ogni tipo di speranza oppure la fede.
Fatto sta che Brutus ci crede e io lo devo rispettare... perche anche il mio Dio è evanescente quanto la sua Dea quindi....
Sono legati, hanno qualcosa che gli unisce nel profondo e questo rende molto sicure le persone. Sapere che hai accanto una persona, non solo scelta da un'entità superiore, ma anche perfetta per te deve essere veramente un colpo di sicurezza personale.
Sai che non sarai mai solo, che potrai sempre contare sulla persona che hai accanto, che in ogni situazione saprai a chi rivolgerti per un consiglio o per un aiuto.
Deve essere veramente qualcosa di speciale. Forse è per questo che mi è dispiaciuto quando mi ha detto che non siamo legati... non ho avuto il timbro di approvazione della Dea... non sono stata scelta da nessuno.
Mi sento un po come quando alle elementari si formavano le squadre per giocare a pallavolo e rimanevo l'ultima... li potevo accettarlo perché mi faceva fatica giocare... ma essere intorate dalla Dea fa un po male...
Forse per me non c'è un destino delineato e da una parte è un bene... ma dall'altra mi mette molta ansia. Ok... sto divagando. Tutti questi pensieri non servono a niente... vaneggio e basta.
Mentre Ned Stark parte con tutto il suo seguito verso Approdo del re io mi avvicino al petto di Brutus e mi ci appoggio contro. Anche se non sono stata scelta dalla Dea, io sono guidata dal mio cuore.


"Allora a domani ragazzi" Anna ci saluta con una mano. Stasera siamo andati a casa di Anna. Non possiamo sempre rompere da Benedetta. Abbraccio Anna e Marco, dietro di me Brutus che saluta con un cenno della testa. Come l'altra volta il gruppo si disperde e rimaniamo io, Brutus e Daniele. L'atteggiamento di Brutus verso Daniele è strano... come se non gli tornasse qualcosa. In silenzio ci avviamo verso casa. Brutus mi segue... forse vuole accompagnarmi. Non mi sono mai domandata dove abbia intenzione di dormire.
"Scusa Brutus ma tu dove dormirai?" Gli chiedo curiosa. È arrivato stamani ma non gli ho visto una valigi ne tantomeno so come si è organizzato per la notte.
"Io... ehm... avevo intenzione di prendermi un hotel" dice evasivo. Mmm... non è che voleva dormire nel bosco? Alla fine i lupi riescono a dormire molto bene nel bosco... senza alcuna difficoltà.
"Se vuoi puoi venire da me, i miei si sono presi una specie di vacanza infrasettimanale. Ho un sacco di posto" gli dice Danile. Awww è sempre cosi carino. Guardo Daniele e sorrido.
"Ottima idea" gli batto una mano sulla spalla. Lui mi guarda e sorride dolce. Ti adoro Daniele! Sento una specie di ringhio e mi volto subito verso Brutus che cammina guardando avanti. Sarà stato un cane dietro uno dei  cancelli lungo il marciapiede. Sono molto aggressivi alcune volte.
"Che bella idea Dani... che ne dici Brutus? Ti assicuro che starai beni..." mi blocco subito quando vedo che gli occhi di Brutus stanno diventando di un verde più acceso... un verde che non mi piace.
Oddio oddio oddio. Cambio subito rotta di marcia.
"Lascia stare Dani... grazie della proposta ma avevo già detto a mia madre che Brutus sarebbe rimasto da noi... sai alla fine è un nostro ospite" dico ridendo... non sono brava a dire balle.
"Ma lui ha detto che voleva andare in un hotel" Daniele è sospettoso di natura... porca miseria! "Non glielo avevo ancora detto... poi me ne sono dimenticata ehehehe... sai come sono, mi dimentico pure quanti anni ho". Per fortuna Daniele ride e mi pizzica una guancia.
"Si lo so" mi sta toccando troppo... questa cosa non è ma successa in 4 anni che lo conosco. Per fortuna arriviamo davanti casa sua... oddio non vedo l'ora che sia a casa, prima che veda Brutus diventare un lupo.
"Allora ciao Li-lu" lo saluto con la mano ma lui mi prende di sopresa e mi abbraccia. Ok... adesso c'e qualcosa che non va.
"Ehm... buonanotte" gli dico imbarazzata.
"Buonanotte Brutus" dice mentre è ancora abbracciato a me. Mi allontano di scatto e di furia lo saluto portando via Brutus che adesso ha completamente gli occhi verdi.
"Dimmi che non lo stai per fare" gli dico trascinandolo per una mano e camminano veloce.
"Oddio... che ansia... mi verranno un sacco di rughe" continuo a camminare veloce... sperando di arrivare al più presto a casa.
Nel frattempo Brutus non emette una singola parola. Non dice niente, anche se sento che fa dei lunghi respiri per calmarsi... che cavolo gli è preso? Ben presto intravedo casa mia e tiro un sospiro di sollievo. Dovrà fare piano perché abito ad un terzo piano di un condominio e la mia finestra da sul nulla... l'opzione di arrampicarsi qui non è praticabile... tranne che non abbia i superpoteri di spiderman.
Arrivo vicino all'androne di casa e in tutta fretta comincio a cercare le chiavi.
"Io vorrei sapere davvero cosa diavolo ti è pre..." non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo con le spalle al muro.
Brutus davanti a me mi guarda serio mentre tiene la mani ai lati del mio viso.
"Cosa mi prende? Davvero?" Sorride strafottente. Non mi piace quando fa cosi. Nonostante tutto però sono una codarda e quindi mi trovo ad annuire.
"Quel tizio ha una cotta per te... l'ho sentito non appena l'ho visto" Daniele... Daniele ha una cotta per me? Impossibile.
"Se certo... e gli asini volano... guarda ce n'è uno la" dico indicando un punto nel cielo. Lui mi prende la mano e la porta giù con uno scatto.
"Gli piaci... lo so. Lo sento. Il problema è che... è un altro. Io non voglio dormire da Daniele..." dice avvicinandosi e con voce roca. Istintivamente mi avvicino di più al muro dietro di me.
"... non voglio che tu lo tocchi ne tantomeno vedere che vi abbracciate" si avvicina sempre di più.
Il cervello mi va in confusione e mi concentro solo su di lui.
"Io voglio abbracciarti, io voglio toccarti e sicuramente voglio dormire con te"
Oh cazzo...
"Ah si?" Gli chiedo come una povera scema.
"Si" dice per poi baciarmi.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 17 ***


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Non so a cosa pensate mentre baciate qualcuno... ma io non riesco a pensare a niente. Sento le sue braccia che mi stringono e le sua mani sulla schiena che mi spingono verso di lui... sempre di più. Sento il suo profumo e il suo calore ma...non riesco a pensare.
Mi sta baciando... di nuovo. Stringilo anche tu Livia! Mi ordina il mio cervello ma rimangono solo con le mani lungo il corpo... come una cavolo di rincoglionita.
Per essere uno che non ha baciato tante ragazze è bravo... non che io abbia un parametro di giudizio valido, dato che lui è il solo ragazzo a cui ho mai permesso di avvicinarsi cosi tanto.
Si stacca e apre gli occhi... sono marroni, un bel marrone caldo.
"Liv..." mi richiama. Apro lentamente gli occhi passandomi la lingua sulle labbra. Cerco di riprendere fiato perché sinceramente non me lo aspettavo... fino a cinque secondi fa eravamo... cos'eravamo a fare?
"non ti va di abbracciarmi?" mi chiede con un piccolo sorriso. È sicuro di se lo stronzo... ed ha ragione porca miseria. Butto giù un po' di saliva e annuisco. Alza un sopracciglio quando vede che non sto muovendo un singolo muscolo.
Sbatto gli occhi e con un certo imbarazzo lo abbraccio. Oddio mi sento un impedita sociale... io abbraccio veramente poche persone in questo modo... nel senso un abbraccio intimo, non quello che puoi dare ad un amico per salutarlo o quello che si da per scherzo. No no, io intendo un vero e proprio abbraccio, quel tipo di abbraccio che ci si scambia tra parenti o quello che dai ad un amico per consolarlo... quel tipo di abbraccio.
"Liv non lo devi fare per forza" mi ricorda perdendo un po' della sua sicurezza, il che mi mette più a mio agio. Sapere che anche lui è stordito dalle sue emozioni, che non riesce a capire, mi fa stare meglio. Insomma non può essere cosi controllato anche in situazioni del genere e non può essere cosi sicuro che a me sia piaciuto... anche se mi è piaciuto.
"no... non è quello" dico mettendogli le braccia attorno al collo.
"allora che c'è?". È ancora molto vicino... e capitemi... moooolto vicino.
Mi ricordo che durante le medie abbracciai un mio compagno di classe, una cosa da niente, un semplice saluto che in precedenza ci eravamo scambiati numerose volte. Quella volta però il mio inguine andò a sbattere contro il suo e lui si imbarazzo tantissimo e scappò via... all'inizio non capii, insomma lo avevo solo abbracciato, non pensavo che c'entrasse qualcosa il contatto tra i nostri bacini... bhe adesso sono cresciuta e so perfettamente perché si imbarazzò, anch'io adesso sono imbarazzata... nel senso, si riesce a sentire tutto laggiù ai piani bassi...
Oddio ma senti che discorsi! Mi scaverei una fossa da sola... lui è preoccupato che questo mi stia dando fastidio ed invece penso a tutt'altro...
"io... mi sento confusa" dico infine guardandolo.
"perché? Ci siamo già baciati" faccio un piccolo sorrido quando lui mi fa l'occhiolino.
"si infatti non è per quello... è solo che..." mi fermo. È solo che non so cosa sono io per te... questo gli vorrei dire.
Vorrei chiarire questa situazione. Tutto quello che non è chiaro mi mette un'ansia pazzesca... come quando vai alla stazione e aspetti che un treno passi, perché tanto un treno passerà... e no porca miseria! Io devo sapere quando passa, in che binario e anche quanto cavolo costa il biglietto, solo cosi sto tranquilla, altrimenti vivono nella perenna ansia di sapere se sono nel posto giusto al momento giusto. Lo so... sono strana.
Non sono quel tipo di ragazza che prende, parte e via! Per niente... e certe volte questa cosa mi dispiace anche perché cosi prenderei le cose con più leggerezza. Stessa cosa qui... ho bisogno di etichettare cosa siamo, ho bisogno di una definizione, altrimenti si perde solo tempo... almeno per me. Anche gli scopamici si danno una definizione... la relazione più libera e spensierata che ci sia! Se ce la fanno loro porca miseria...
Ma ovviamente non mi esce una singola parola di tutto ciò. Anche perché mi sta fissando in quel modo... che sto cominciano a capire significa che sta per ribaciarmi. Si avvicina.
"che pensi Liv?" il suo naso sfiora il mio e sento il suo respiro sulla pelle. Eh... a cosa penso...
"a niente" rispondo automaticamente.
Mi guarda sorridendo aspettando che io faccia qualcosa ed è proprio questo che fa scattare qualcosa. Come l'altra volta, il suo rispetto e il suo aspettare il mio permesso, mi spinge a volerlo.
"oh fanculo" annullo la minima distanza tra le nostre labbra e lo bacio.
Fanculo tutto. Ci sta! Basta pensare, è un male!
Lo stringo per avvicinarlo di più a me e anche lui fa lo stesso. Nella foga sento la schiena appoggiarsi alla parete dietro di me.
"ahia" dico quando sento premere sulla schiena i campanelli. Ridiamo e poi ci baciamo... ed è... fantastico. Lui mi fa sentire... bella. Una sua mano passa al fianco e mi tiene ferma mentre io con le mani ed in punta di piedi cerco di raggiungerlo. È tutto ripiegato su di me... io sono troppo bassa e lui è troppo alto.
Gli passo le mani nei capelli e sembra apprezzare perché fa un verso strano.
"chi è?" una voce metallica interrompe il momento. Apro gli occhi ed incontro quelli di Brutus a soli pochi millimetri.
"chi è?" di nuovo. Mi giro di scatto verso i campanelli.
Oh cazzo! Per sbaglio devo averne premuto uno mentre ci baciavamo.
"scusi Signora Rosa... ho sbagliato campanello, mi dispiace averla disturbata ad un orario simile" per fortuna ho riconosciuto la voce. Brutus intanto se la sta ridendo. Farabutto.
La signora Rosa è una donna di 85 anni, è ancora molto sveglia ed ha una notevole parlantina... quando inizia non si ferma più. Abita un piano sotto casa nostra.
"oh Livia... sei tu... non preoccuparti ero a vedermi Porta a Porta... sai, in televisione non danno tanto ultimamente". Sorrido... anche se lei non mi può vedere.
"scusi ancora il disturbo" cerco di tagliare corto... non vorrei cominciasse a parlare... una volta iniziato, non la ferma più nessuno.
Mi dirigo velocemente verso la porta d'ingresso e la apro trascinandomi dietro Brutus. Entriamo dentro l'ascensore.
"questa è tutta colpa tua" lo rimprovero mentre lui continua a ridere.
Gli tiro un piccolo pugno.
"ehi ehi... mi fai male" dice quando ne tiro un secondo. Cavolo... povera signora Rosa, non vorrei averla svegliata. Sento gli occhi di Brutus addosso. Lo guardo con la coda dell'occhio... alla fine sorrido anch'io e lui scoppia a ridere. Ridiamo insieme mentre l'ascensore sale.
"Che figura di merda" dico ridendo mentre lui mi porta dietro all'orecchio una ciocca di capelli. Le porte si aprono e arriviamo davanti al mio portone di casa.
"Ok... devi fare veramente piano... speriamo che Dio ce la mandi buona e mia madre stia dormendo" dico girando piano la chiave nella toppa della porta. Non ho mai fatto entrare qualcuno di nascosto a casa mia. Diciamo che non ho mai fatto venire a dormire nessuno a casa mia... non ho una casa molto grande.
Faccio un passo dentro casa e tutto è spento. Tiro un sospiro di sollievo e faccio un cenno con la testa a Brutus che chiude la porta. Porca miseria... non ci vedo più niente. Cerco di avanzare con le mani, sperando di non scontrarmi con niente.
Ad un certo punto sento la mano di Brutus entrare in contatto con la mia. Sussulto.
"Ti guido io" mi sussurra all'orecchio. Comincia a camminare ed in poco siamo nella mia stanza. Chiude la porta ed accende la luce.
Le nostre mano ancora unite. Alzo un sopracciglio interrogativa.
"Occhi e naso da lupo tesoro" dice sorridendo. Cavolo... questo potrebbe essere utile... riesce a vedere nel buio. Mi siedo sul letto guardandolo.
"Quindi mantieni i tuoi... ehm poteri... anche quando sei umano?" Gli chiedo curiosa. Lui annuisce.
"Non tutti ma riesco a sentire molti odori... riesco a sentire le emozioni degli altri..." si gratta la testa imbarazzato.
Si vede che non è a suo agio a parlare di queste cose. Sorrido... non voglio metterlo a disagio.
"Fai come se fossi a casa tua" gli dico indicando la camera.
"Mi dispiace ma stasera dovrai dormire per terra". Anche qua il mio letto è molto piccolo ed incastrato in una piccola nicchia nel muro.
"Ho dormito in posti peggiori". Posso immaginarlo... voleva dormire in un bosco. Ci guardiamo imbarazzati per pochi secondi. Che situazione strana... porca miseria.
Mi alzo di scatto e mi avvicino all'armadio tirando fuori il pigiama e un lenzuolo per lui. Intanto lui si muove dietro di me.
Sento di essere divisa in due... tutto questo è nuovo per me, mai avuto un ragazzo in camera, mai baciato qualcuno, tutto è talmente nuovo che mi sembra strano viverlo... non fa parte della mia quotidianità preparare due letti e nemmeno far entrare qualcuno di nascosto a casa.
Dall'altra parte però sono felice di stare con lui, mi fa piacere quando mi racconta di se, sono curiosa di quello che fa e di sicuro mi piace quando mi bacia... povera signora Rosa!
Mi giro e gli lancio una maglia.
"Tieni... dovrebbe essere abbastanza grande per te... me l'hanno data ad un torneo di pallavolo tanto tempo fa... mi sta tre volte". Lui l'afferra al volo.
"In realtà io dormo in mutande"
"no stasera" gli dico uscendo dalla stanza per andare in bagno. Mi porto dietro il pigiama... non mi cambio davanti a lui. Cerco di fare piano anche quando sono in bagno. Mi cambio e poi mi lavo i denti mentre mi guardo allo specchio. Mhe... gli andrò bene con la coda e il pigiama di Winnie The Pooh? Spero proprio di sì... perché ormai mi sono messa questo.
Mi guardo un'ultima volta... mi annuso... perfetto non puzzo. Esco dal bagno e mi impaurisco quando sento la voce di mia madre.
"Livia?" Mi chiama con voce assonnata dalla camera.
"Si mamma" le rispondo sperando che non abbia sentito niente.
"Mmm" un mugugno e poi più niente. Sorrido scuotendo la testa.
Mia madre fa sempre cosi, si addormenta con il pensiero che debba tornare e al minimo rumore che sente pronuncia il mio nome. Rientro in camera e vedo Brutus per terra.
Ha trovato un cuscino ed è steso a terra. Mi dispiace... un pochino... un pò tanto.
"Vuoi una coperta più pesante? Un altro cuscino?" Gli chiedo scavalcandolo e sedendomi sul letto.
"No grazie" si gira verso di me e mi sorride.
"È molto di più di quello che avevo pianificato" continua.
"Cosa avevi pianificato? Non hai nemmeno una valigia" gli dico sospirando... ha intezione di fare il barbone?
"Sono partito senza pensare..." il sorriso scompare. Ok... argomento scottante... il che mi rende solo più curiosa. Faccio finta di sbadigliare.
"Ok... io dormo" spengo la luce e mi sistemo meglio nel letto. Passano alcuni minuti di silenzio in cui aspetto che apra bocca. Comincio a contare 1, 2, 3, 4...
"Liv... sei ancora sveglia?" Eccolo, puntualissimo...120 secondi mica male.
"Si" rispondo con un piccolo sorriso. Non so perché ma quando sono immersa nel buio mi viene da parlare con piu sincerità... forse perche non mi sento osservata... non giudicata.
"Sono partito perché è successa una cosa" mi confessa. Mi giro nel letto verso di lui.
"Cosa?" Sussurro nel buio. Sento che si muove anche lui.
"Io e gli altri eravamo a caccia... avevamo appena abbattuto tre cervi... erano li davanti a me..." si ferma. Non voglio interrompere quello che sta ricordando... quindi sto zitta, certe volte si deve capire anche quando non dire niente.
"Ti ho già detto che quando sono un lupo sento solo l'istinto naturale? Non sono più Brutus?"
"Si...".
Devo ammetterlo, questa cosa mi fa paura. Perdere se stessi... non ricordarsi più chi si è, deve essere brutto. In piu mi ricordo bene Erik ed Allison, con le fauci in bella vista, pronti ad attaccarmi, per fortuna c'era Brutus... ed adesso capisco anche perché era in forma umana.
"Stavo per ucciderli... non gli avrei risparmiati, nessuno, questo è quello che facciamo" la sua voce diventa più roca. Deglutisco e comincio a sudare. Avete presente i conigli che vedono dal macellaio? Quelli interi, che hanno ancora l'occhio? Bene, quelli non li posso vedere, mi fanno proprio senso. Lui è un lupo, lui uccide quando ha fame... e se ci penso... anch'io, non uccido il coniglio ma pago affinché qualcun altro lo faccia per me. Non siamo così diversi, se avessi fame e avessu davanti un coniglio, lo ucciderei anch'io, schifo o no.
Una volta mio nonno mi portò con se al bar del paese, un bar pieno di vecchi. Mi ricordo che parlavano della seconda guerra mondiale, chi era stato un partigiano, chi era stato imprigionato e chi era stato un Balilla, ma il racconto che mi è rimasto più impresso è quello dei cani e dei gatti... mi dissero che era impossibile, in quel periodo trovare un cane o un gatto nelle città... troppa fame ma poco cibo.
"Ma quella volta non ci sono riuscito... io sono sempre il primo a mordere, quindi quello che uccide. Non mi fermo mai davanti al cibo" cala il silenzio. Sembra la confessione di un omicida.
"Nemmeno io... finisco sempre quello che ho nel piatto" cerco di sdrammatizzare... non mi piace parlare di queste cose... per fortuna ride. Grazie Dio.
"Vieni qui" gli faccio spazio sul letto.
"Io ti dico che uccido gli animali e tu mi fai spazio nel tuo letto?" Non posso vedere l'espressione ma dal tono semba stupito.
"Che vuoi farci? Sono una ragazza moderna"  alzo le spalle.
Momento di silenzio... è morto? Sento il materasso affondarsi e poco dopo la sua presenza. La sua pelle calda mi fa sudare ancora di piu... è di nuovo vicino. Ma perché ho queste idee del cavolo? Ahhh non lo posso nemmeno spingere per farlo cadere dal letto... è troppo pesante.
"Ciao" mi dice quando il suo naso tocca il mio.
"Ciao" gli rispondo imbarazzata. Mi abbraccia, un suo braccio mi circonda il fianco. Lo lascio fare... sento che ha bisogno di essere capito, non me lo dice, ma io credo di capirlo comunque.
"Lo sai perché mi sono fermato?" Mi sussurra sulle labbra.
"No" rispondo... voglio concentrarmi sul discorso ma non vedo l'ora che mi ribaci.
"Per te... mi hai dato del mostro e poi te ne sei andata... e quando stavo per ucciderli, mi sono sentito... orrendo... un mostro" mi dispiace... io non volevo chiamarli in quel modo.
Ero arrabbiata e ferita, in piu avevo paura. La paura è un sentimento orrendo, ti blocco o ti fa reagire, ma alla fine non ne deriva niente di buono. Io ho agito ed ho fatto male, non ho pensato alle conseguenze delle mie parole... ed invece adesso me le ritrovo davanti... il risultato, il senso di colpa. Gli accarezzo la guancia.
"Scusami... io non dovevo dirlo, avevo paura... di tutti voi... capiscimi, Charlotte aveva appena tentato di staccarmi la testa" cerco di giustificarmi, perché alla fine le mie parole hanno avuto una causa, non è che me le sono inventate.
"Io avevo cercato di avvertiti" mi risponde serio. Qui devo ammetterlo... ho fatto una cavolata, potevo dargli ascolto ma... chi se lo poteva immaginare?
"Se mi avessi detto la verità" gli rispondo. Lui se ne sta zitto... tutti e due abbiamo sbagliato in qualcosa... qui siamo pari.
"Per tornare al discorso di prima...  ho pensato che alla fine siamo molto simili. Anche noi uccidiamo quando abbiamo fame... il fatto che non lo faccia io non mi giustifica. Quindi se non fate male a nessuno... se non uccidete umani... non siamo tanto diversi tu ed io... ho solo meno peli".
Io spero, con tutto il mio cuore, che non attacchino esseri umani, anzi lo do quasi per scontato. I lupi non attaccano se non minacciati... vero? Lui non mi risponde... sento solo che mi stringe di piu.
I nostri corpi completamente attaccati... come poco fa sento tutto. Mi da un bacio sulla testa.
"Grazie Liv"
"per cosa?"
"Per cercare di capire" Lo abbraccio anch'io.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 18 ***



"Livia?" mi rigiro nel letto. Con il cavolo.
"Liviaaaa" di nuovo... non mollo, ancora cinque minuti.
"aoooo Livia" mi sento scuotere per le spalle. mi sveglio e trovo mia madre davanti a me. Alza un sopracciglio e si mette le mani sui fianchi.
"mamma... ti ricordo che oggi non c'è scuola" abbraccio di nuovo il cuscino e richiudo gli occhi.
"non è per quello signorina"
"allora per cosa?" la mia voce è attutita dal cuscino.
"per lui" apro gli occhi di scatto e vedo Brutus seduto per terra che mi guarda.
Alza le spalle e cerca di trattenere un sorriso. Porca vacca!
"ehm..." mi gratto la testa mentre lei guarda prima me e poi Brutus. Ha ragione... ieri sera non ho avvertito nessuno... ma non la volevo svegliare. Mi metto seduta sul letto a gambe incrociate e cerco di trovare una scusa. non sono molto brava a mentire, infatti mi viene in mente solo la verità.
"non sapeva dove dormire" le dico alzando le spalle. Brutus comincia a guardare per terra colpevole. Non è colpa sua...  anche se poteva organizzarsi meglio... come farà per tornare a casa?
Mia madre mi rivolge uno sguardo accusatorio. So di non esserci comportata bene, ma alla fine sono stata anche gentile perché potevo anche lasciarlo senza un tetto sulla testa, andando contro tutto quello che mi hanno insegnato. Se un amico è in difficoltà si deve aiutarlo.
"andiamo a fare colazione" dice per poi uscire dalla stanza. Non è finita qui... con mia madre non lo è mai. Poco dopo spunta la sua testa dalla porta.
"ringrazia che non sia suo padre ragazzo" guarda Brutus seria, decisa... certe volte riesce veramente a far paura. Mia madre può sembrare un piccolo agnello ma si trasforma in una leonessa quando deve.
Brutus annusce e si alza.
"grazie dell'ospitalità" risponde solamente. Mia madre riscompare dietro alla porta e tiro un sospiro di sollievo. Oddio... che buongiorno. Osservo Brutus che sta ancora in piedi.
"tutto bene?" gli chiedo strofinandomi gli occhi.
"mi dispiace... appena sono riuscito a sentirla, sono solo riuscito a scendere dal letto" alzo le spalle e gli sorrido.
"non ti preoccupare... è un cane che abbaia ma non morde" lui storce la bocca.
"da adesso sono vietati tutti i riferimenti ai cani" l'angola della bocca si alza leggermente.
"e perché mai? io ho cominciato adesso" gli rispondo sorridendo. Lo abbraccio inspirando il suo odore. Ieri notte mi sono promessa di vivere quello che succede senza troppe paure. Io sto bene con lui, lui sta bene con me, perché farsi dei problemi? Gli do un bacio sulla guancia ed esco dalla camera.
Lui mi segue, ha ancora la maglia che gli ho dato ieri sera. Abbiamo dormito per tutta la notte insieme. Io in genere sono una che si muove molto, non sto un attimo ferma perch devo trovare la posizione e non sopporto avere qualcuno accanto a me. Stanotte è stato lo stesso, ho sempre dormito da sola e avere qualcuno che mi alitava sul collo non è stato il massimo, però non l'ho voluto nemmeno allontare.
Entro in cucina e vedo mia madre persa dietro ai fornelli. Sta preparando il latte e il caffé, l'odore di quest'ultimo riempe tutta la stanza. Mi metto a sedere sulla prima sedia che trovo e sbadiglio. Cavolo che sonno! Brutus rimane in piedi davanti al tavolo. "puoi sederti Brutus" gli dico indicando la sedia. Lui guarda mia madre e poi esegue.
Ho notato che ha molto rispetto per gli adulti, sta sempre attento ad eseguire quello che gli dicono ed è molto preciso quando deve svolgere qualsiasi compito. Che sia una cosa da lupi? Alla fine mi ha detto che suo padre è l'Alpha... una personalità molto autoritaria quindi... se c'ho capito qualcosa... Forse fin da piccolo doveva fare tutto quello che glli dicevano.
"guardalo mamma... l'hai impaurito" gli dico prendendo una tazza e ponendogliela davanti.
"non era mia intenzione caro..." gli passa una mano sulle spalle.
"caffelatte?" gli chiede con un sorriso. Brutus annuisce e mia madre lascia cadere un po di latte nella sua tazza, dopo ciò mette anche il caffè ed infine si siede.
"sei sempre il benvenuto Brutus... solo, la prossima volta avvertite ok?" punta il suo sguardo su di me... questo non è un avvertimento a lui ma a me.
La guardo anche io e annuisco leggermente. La prossima volta la sveglio. Detto ciò mi sorride e si rivolge a Brutus chiedendogli se ha delle preferenze per il pranzo di oggi, come ha intenzione di tornare e se ha una valigia... gli chiede tutto, tranne perché è qui... strano.
"noi domani torniamo a casa Brutus... spero che tu venga con noi" gli dice mia madre. Lo guardo con la coda dell'occhio mentre mi riempio un bicchiere d'acqua.
"certamente signora... tornerò con voi..." mia madre annuisce alzandosi e comincia a sparecchiare. Mi sembra un pò rigida stamani.
Finiamo di mangiare e Brutus si alza andando in bagno. Appena sento la porta chiudersi mia madre si gira di scatto verso di me.
"amore mio... che ci fa questo ragazzo qui?" sussurra prendendomi per le spalle. Sorride e ha una strana luce negli occhi. Eccola qua mia madre... mi pareva che fosse troppo remissiva e poco curiosa.
"lui è qui... è qui... per me" io dico la verità, anche questa volta, le dico la verità.
"per te... oh Dio! Chi diavolo si farebbe 15 ore di volo per una ragazza?" chiede stringendomi le mani. Conosco la risposta... ma non voglio dirla. Io so perché è qui... lui non vuole sentirsi un mostro.
"uno che ha molti soldi?" azzardo sorridendo, anche lei mi sorride.
"no piccola mia..." mi da un pizzicotto sul naso e mi guarda in modo strano.
La porta del bagno si riapre e mia madre si stacca ritornando ad asciugare le tazze. Mi giro verso di lui che subito scompare dentro la mia camera.
"è anche un bel ragazzo" sussurra di nuovo mia madre. Si lo è... 


"vieni" lo prendo per mano e lo spingo a sedersi per terra.
"non fare il musone"gli dico quando vedo che mi lancia un'occhiataccia. Sorrido. Davanti a noi un bel falò, i ragazzi disposti a cerchio. Domani partirò... già, evviva. Non vedo l'ora, guarda. Lasciare casa, amici e nonni... tutto per... il Canada. Sospiro. Non mi va... devo essere proprio sincera, ma devo. Non è stata una mia scelta ma l'ho condivisa, quindi... devo accettare che la mia vita ormai è là.
"raga ma il permesso del comune?" chiede Benedetta preoccupata con un piatto tra le mani su cui svetta una bella fetta di torta.
"siamo in una zona Pic-Nic B... tranquillizzati" gli dice Giacomo che come sempre si sta girando un Drum. Anna si appoggia a Marco con la testa mentre ride alla faccia che fa Benedetta.
Tra Benedetta e Giacomo c'è un'amicizia molto forte, sono cresciuti insieme e anche se hanno prese vie diverse, non si sono mai allontanati... certe volte quando sono in loro compagni mi sento quasi di troppo. A loro basta davvero poco per capirsi. Benedetta si siede accanto a Giacomo.
Daniele è accanto a me con la chitarra in mano. Non è bravissimo, ma se la cava, devo dire... si impegna tanto. Lo osservo e sorrido. Quando si concentra si crea una specie di ruga sulla fronte... è carino. Mi piace guardare Daniele che si impegna... ci mette sempre tutto se stesso. Camilla intanto mette le mani in avanti per riscaldarsele.
Essendo la mia ultima serata hanno deciso di fare una specie di festa di addio. Ci siamo tutti riuniti in un giardino vicino casa mia e abbiamo accesso un piccolo fuoco per terra... oh qui è consentito.
Adoro i miei amici... anche se ci sono problemi e qualche incomprensione, posso sempre contare su di loro. Non importa avere tanti amici, basta avere quelli giusti. Sento il braccio di Brutus sopra la mia spalla.
Oggi è stato molto strano averlo attorno. Gli ho fatto vedere un pò il centro di Firenze, siamo stati tutti il giorno a battibeccare, ma è stato... bello e dolce. Non pensavo che sarebbe stato cosi... pensavo che stare con una persona significasse cambiare... cercare di trovare un compromesso tra quello che si è e quello che l'altro vorrebbe che tu fossi... invece non è cosi. Stare con Brutus è facile... quasi come respirare.
Sembra di stare con una mia copia, ma al maschile... è strano, ma bello.
Ci siamo tenuti per mano... in pubblico... io, che ho sempre e solo tenuto la mano di mia mamma per attraversare la strada. Ci siamo abbracciati e baciati mentre eravano davanti ad una vetrina o in fila per prendere da mangiare. Tutto è cosi spontaneo che mi sembra naturale... e mi spaventa al tempo stesso.
Lui è cosi qui... ma quando torneremo cosa accadrà? Qui è un normale ragazzo, ma là... là è un lupo... posso accettare di stare con un ragazzo che muta forma? Non lo so... siamo cosi simili ma cosi diversi. Sento di essere in armonia con l'essere umano... ma in totale disaccordo con il lupo. Ancora non mi sono dimenticata lo scherzetto che mi ha giocato Charlotte...
"non posso credere che domani te ne vai" dice Camilla abbracciandomi da dietro e con voce triste.
"non è giusto" ripete strizzandomi. Sorrido. Brutus intanto leva il braccio. Camilla è un elefante in una cristalleria.
"dovresti rimanere qui con noi" ripete. Alzo le spalle... sento gli occhi di Brutus addosso.
"i miei sono là" le dico guardando le fiamme. Sono nostalgica stasera... come quando sai che la vacanza sta per finire... il giorno prima di partire fa sempre schifo.
"ci sentiremo" dice Anna. Le sorrido... sappiamo entrambe che non è la stessa cosa.
"tornerò ancora prima che ve ne accorgiate" li guardo. Daniele mi sorride e poi ritorna ad accordare la chitarra. Giacomo e Beatrice annuiscono. Camilla si stacca e ritorna a sedersi davanti al fuoco sospirando.
Alzo le spalle... ormai è cosi che va. Con la coda dell'occhio guardo Brutus che fissa il fuoco... c'è qualcosa che non va. Appoggio la testa sulla sua spalla e poco dopo sento le sue labbra sfiorarmi la fronte.
"mi dispiace" mi sussurra.
"per cosa?" gli chiedo continuando a guardare le fiamme.
"qui tu... sei a casa... ti vogliono tutti bene... sento la vostra tristezza". Già... mi ha detto che quando è umano sente le emozioni degli altri... quindi in questo momento sta percependo la tristezza dei miei amici... e la mia.
"tu cosa senti?" gli chiedo guardandolo. Continua a guardare il fuoco.
"sincero?"
"no, mentimi" sorride e si gira verso di me. Ha gli occhi completamente marroni.
"non lo so... sento che sto bene" le parole gli escono come se si stupisse anche lui di quello che sta dicendo.
"si, sto davvero bene" mi guarda.
Non posso capire cosa prova, non so cosa sta sentendo, ma spero con tutta me stessa che con me si trovi sempre bene.
"Bene no?" alzo le spalle e sorrido. Anche lui sorride. Ci siamo solo noi, non vedo più i confini delle cose attorno a me. Posa le labbra sulle mie... son oleggere e morbide.
"woooo" "cercatevi una stanza". Mi stacco da Brutus e vedo tutti i miei amici che mi guardano, chi con espressione maliziosa, chi ridendo e chi rosso in faccia. Purtroppo noto anche il sorriso tirato di Daniele... che Brutus abbia ragione? Se veramente gli piaccio... perché non me ne sono mai accorta? Oddio... ho il prosciutto sugli occhi.
Brutus ride mentre gli altri gli danno delle piccole spinte. Anche lui è imbarazzato. Mi piace questo suo lato timido, riesce a sembrare un generale pronto alla battaglia un minuto prima e subito dopo può diventare un piccolo bambino che arrosisce... lo trovo molto tenero. A me piacciono i ragazzi teneri... e Brutus lo è... spero che lo rimanga anche quando torneremo.
Mi sono accorta che so ancora troppo poco su di lui. Alla fine non mi ha più raccontato di sua madre, non gli ho chiesto se uccidono gli esseri umani, non so se ha morso Charlotte e non abbiamo nemmeno DTR... insomma ci sono un sacco di cose ancora ad chiarire, ma adesso siamo qua... Carpe Diem, sti cazzi!
"ahhh l'amore" dice Anna dando un piccolo bacio sulla guancia a Marco che intanto è intento ad attizzare il fuoco con un bastone di legno... mmm, legno e fuoco non vanno tanto d'accordo o sbaglio?
"ad avercelo" sospira Camilla guardando il fuoco. Le fiamme le illuminano il volto andando a creare un gioco di colori rosso e arancione. Camilla è una ragazza molto vivace, sempre allegra, però le sue esperienze con i ragazzi non sono state delle migliori... diciamo che l'hanno presa sempre in giro.
Ogni volta lei ci stava male, fino a che non ha deciso di stare alla larga da ogni uomo finché non arriverà quello giusto, scelta che rispetto, dato che per 17 anni non ho fatto altro. Sinceramente non me la sento di dire che tutti gli uomini sono stronzi... anche perché nella mia famiglia ho solo esempi di uomini estremamente gentili e premurosi, in primis mio padre.
Però non posso escludere che ci siano certi uomini che fanno di tutto per ottenere quello che vogliono, come ci sono delle donne che non guardano in faccia nessuno... insomma ci sono uomini e donne molto cattivi, ma ci sono anche persone estremamente buone.
Io personalmente frequento solo persone che mi fanno stare bene. So che è un'affermazione scontata, chi diavolo vorrebbe accanto qualcuno che lo fa soffrire? Io no, ma non è sempre così, non lo è.
"arriverà" la rassicura Giacomo dandole una piccola pacca sulla spalla. Lei sospira.
"che ne dici se ci mettiamo insieme io e te?" gli chiede lei sorridente. A Benedetta va di traverso la torta mentre Giacomo comincia a ridere.
"se me lo chiedi cosi non posso che accettare... vieni qui topolotta mia" la prende in collo e fa finta di baciarla.
Ridiamo tutti insieme. Malgrado tutto è una bella serata. Una leggero venticello mi scompiglia i capelli e sento un brivido risalire per tutta la spina dorsale. I peli si rizzano sulle braccia.
"tieni" dice Brutus mettendomi una felpa sulle spalle.
"grazie" alzo un sopracciglio quando stringo la felpa.
"perché l'hai portata? Non sei una specie di stufa con le gambe?" gli chiedo curiosa.
"sapevo che qualcuno si sarebbe vestita troppo leggera... e avrebbe avuto bisogno di una felpa"
Arrosisco... l'ha fatto per me... l'ha portata per me.
"Grazie" riesco a borbottare facendolo ridere. Intanto Daniele ha finito di sistemare la chitarra e ha cominciato a produrre qualche nota. Appoggio la testa sulla spalla di Brutus guardando Daniele che si impegna a trovare una canzone da cantare.
"posso suonare La Canzone Del Sole di Battisti" propone iniziando a pizzicare le corde.
"nooo già sentita" rispondo annoiata.
"allora posso provare con Home sweet home Alabama" mi piace quella canzone.
"ma io conosco solo il ritornello" dice Bendetta... in effetti. "andiamo con qualcosa di italiano?" propone Marco.
"ce l'ho" Daniele si mette più comodo ed inizia a suonare. Da prima non capisco che canzone sia ma poi mi illumino cominciando a cantare.
"Buon viaggio, che sia un'andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno, che sia per sempre o un secondo..." Daniele mi indica
"ce l'hai" ricomincia a suonare e io ricomincio a cantare accompagnata dagli altri.  
"Coraggio lasciare tutto indietro e andare, Partire per ricominciare, che non c'è niente di più vero di un miraggio, e per quanta strada ancora c'è da fare, amerai il finale... share the love, share the love..." guardo Brutus che mi fissa incantato. Lo fisso
"questa parte la sai anche tu" gli dico riferendomi alle parole in inglese. Lui sembra risvegliarsi e comincia a cantare.
"share the love, share the love..." sento Camilla urlare, mentre Anna ride e Benedetta le guarda sorridendo. Giacomo ha un piccolo sorrisetto sulle labbra, Marco è intento a sistemarsi meglio Anna sulle gambe, Daniele suona e Brutus canta mentre mi stringe ... ditemi voi chi può stare meglio di me?

"share the love..."

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