il viaggio dell'eroe (*provvisorio)

di XI Dottore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL GIORNO IN CUI SONO MORTO ***
Capitolo 2: *** LA CITTA' DEL FUTURO ***
Capitolo 3: *** ASTRONOMIA, TECNOLOGIA, MAGIA ***
Capitolo 4: *** L'ADDESTRAMENTO ***
Capitolo 5: *** LA BESTIA SELVAGGIA ***
Capitolo 6: *** IL MEETING ***
Capitolo 7: *** IL CENTRO ADDESTRAMENTO ***
Capitolo 8: *** UN ARRIVEDERCI LUNGO CINQUE MESI ***
Capitolo 9: *** LO STATO DEI GUERRIERI ***
Capitolo 10: *** IL PIANO PER SALVARE IZO ***
Capitolo 11: *** LA FINE DELLO SCORPIONE ***
Capitolo 12: *** IL CONFRONTO TRA CHULUUN E IGOR PT.1 ***
Capitolo 13: *** IL CONFRONTO TRA CHULUUN E IGOR PT.2 ***



Capitolo 1
*** IL GIORNO IN CUI SONO MORTO ***


Lascio queste parole, in questo diario, per le persone che cercandomi lo troveranno sopra la scrivania situata in camera mia. Per tutti quelli che non mi conoscono mi chiamo Igor (se pensate che sia straniero vi sbagliate, ma i miei genitori avevano la passione per i nomi russi), adesso ho 28 anni vivo in Italia nella città di Rimini e andavo all'università; mi piace starmene in casa rintanato in camera mia e passare il tempo sui videogame non sono particolarmente pieno di amici o altro. Sono un ragazzo moro con i capelli ricci, alto circa 1,75 di 80k, ho una corporatura a metà tra il muscoloso e il magro, ma con la pancetta.

 

Arrivo subito al punto, il giorno del 12 marzo 2015 mentre andavo all'università il pullman ha avuto in incidente per colpa di un pazzo al volante (o almeno credo, dato che è passato con il semaforo rosso a quello che credo fossero i 100km/h)...il mio corpo è rimasto in coma per ben 5 anni sul letto di un ospedale dopo l'incidente, a detta dei miei i medici avevano perso le speranze, cosa che loro per fortuna/sfortuna non hanno fatto.

 

Molta gente si domanda cosa succeda durante un coma...c'è chi dice che si ripercorre tutta la propria vita fino al momento della morte, c'è chi dice che si possa sbirciare nell'aldilà, chi invece che sia tutto nero e in realtà non c'è niente e chi dice che è come quando ci si addormenta passa il tempo e per te è come essersi risvegliati dopo 8 ore di sonno. Magari, ognuno di questi racconti è vero o magari solo gente che si inventa cose; io personalmente devo dire di avere avuto ben altro tipo di esperienza in quanto non rientro in nessuno dei casi citati. Durante gli ultimi momenti ricordo solo che mentre guardavo fuori dal finestrino dell'autobus ho visto la macchina che ci veniva in contro e poi...buio. Il mio corpo fluttuava nel niente, non si vedeva niente...non c'era niente...avevo gli occhi aperti ma c'era solo buio. Non potevo muovermi ero come un'astronauta che fluttua nel vuoto cosmico dello spazio e la mia voce si perdeva nel nulla come se fossi nel mezzo di una caverna deserta.

 

Improvvisamente risuonò una voce dal tono basso e profondo: “Benvenuto...nella zona delle anime perdute...ti starai domandando...cosa sia questo posto...ti basti sapere...che la tua permanenza...qui...sarà breve”. Così chiesi:

“Ma sei appena arrivato da una corsa? Ti sento abbastanza affannato”.

Dopo una pausa abbastanza breve la voce rispose:

“ Non sei simpatico...piccolo uomo...tu sei qui per colpa...della tua morte prematura...e quindi...puoi scegliere...la tua prova...”

“La mia prova, ma poi scusa chi sei tu esattamente? Dio? Un alieno? Un frutto della mia immaginazione?”

“Io sono...una semplice entità cosmica...delle tante...che si occupa del ricollocamento delle anime...nei vari universi...e cerco di dare un po' di giustizia...alle anime che arrivano dinnanzi a me”

“Ok. Cioè. Lol. Non so che cosa dire. A si. La prova. In cosa consiste la prova?”

“Puoi fare due cose...aspettare per diversi centenari...nell'obilio...il tempo della tua rinascita...come una persona diversa...e non ricordarti niente del tuo passato...o...posso darti una missione...in un nuovo mondo...e decidere se vuoi rinascere subito...o...tornare al tuo corpo...e alla tua vita. Se decidessi...di non fare niente...o...nel caso morissi...ti aspetterà...l'oblio.”

“Cos'è? Una specie di quest da videogame? Pure pericolosa. Interessante. Suona bene. Ci Sto. Quindi? Adesso? Mi darai anche un equipaggiamento? Punti statistica? Magie?”

“Ti darò...solo...una scelta...Conoscenza Magica...o...Conoscenza del chi...anche se...la conoscenza di una...non preclude...l'altra...in futuro.” “Oh be, se la metti così, ho sempre avuto un debole per la stregoneria nei videogame, scelgo quella.”

“Bene...piccolo umano...preparati...stai per partire...e per andare...in un mondo...che nel tuo...definireste...strano...completa la tua missione...e...ti riporterò...a...casa.”

“Ok...ma cosa devo...”

 

Prima che potessi finire le domanda, intorno a me si creò un enorme sfera luminosa, mi sentii compresso e lanciato come una palla di cannone verso l'ignoto.

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Capitolo 2
*** LA CITTA' DEL FUTURO ***


Il viaggio fu abbastanza breve, ma la sensazione di compressione su ogni singola parte del corpo lo rese un'esperienza traumatica; è come se ogni singolo arto sia stato preso a bastonate.

Finalmente l'arrivo. La sfera rallenta ad un metro di altezza per poi sparire nell'iperspazio, lasciandomi cadere come un salame sulla dura terra.

 

Okey okey, prendo una piccola pausa dal racconto per una precisazione...faccio schifo a scrivere, ho sempre odiato italiano e con i verbi al passato remoto ho un brutto rapporto, quindi mi vedrete cambiare tempo verbale di frequente; abbiate pazienza e godetevi al meglio il racconto <3.

 

Lo schianto sul terreno è stato leggermente attutito da un sottile manto erboso, di un verde bellissimo; prima di chiudersi dal portale esce una sacca che mi sbatte sulla testa e cade per terra. Dopo pochi minuti mi sono alzato in piedi e...stranamente sono vestito...come? Dove li ho presi? Suppongo che tale entità abbia voluto darmi un minimo di decenza...pure le scarpe mi ha lasciato; che poi...sembravano delle espadrillas, non proprio le mie preferite, ma pur sempre meglio di niente. I vestiti sono dei pantaloni lunghi blu molto stretti in quello che sembrava cotone, una maglietta bianca anch'essa leggera e un mantello molto pesante (si moriva quasi di caldo ad una certa) con un grosso cappuccio tutto di colore marrone.

Guardandomi intorno si notava solo una sconfinata pianura verdeggiante con delle colline all'orizzonte, una strada in terra battuta, il cielo azzurro ed il sole alto nel cielo; il tutto mi fece venire una qual certa nostalgia di casa. Al che, un dubbio mi si insinuò nel cervello: “Ma io respiro? Wait what? Il sole è giallo. Okey. Va tutto bene. Ma che lingua parleranno qua? Non è che quel tizio mi ha trollato e semplicemente mi sono svegliato da qualche parte sul mio vecchio mondo?”. Una volta risolti i dubbi esistenziali sul dove e perché fossi li ho pensato che aprire la sacca (di un colore bianco sporco, che dalla botta ricevuta, sembra abbia qualcosa di spigoloso dentro) poteva essere una buona idea; cioè, è una banale sacca di stoffa chiusa da una corda. Dentro ci sono un foglietto piegato in quattro parti ed una coppia di libri (il primo di colore rosso molto più grande rispetto al secondo, che invece era grigio)...okey, questi li teniamo per dopo.

Se ve lo chiedete...si, ero un tizio dolorante, in piedi in mezzo al niente che guardava dentro una sacca cose che non capiva cosa fossero.

 

Apro il bigliettino, dentro c'è una piccola pastiglia gelatinosa, sul bigliettino una scritta molto semplice: “il mondo sulla quale ti ho mandato è molto simile al tuo, ma la lingua è completamente diversa...la pastiglia che ti ho lasciato serve per farti capire e capire quello che dicono”.

Sembra “guida galattica per autostoppisti”, vabbè, se proprio serve la mando giù, ma almeno poteva darmi anche un po' di acqua. Deglutisco la pastiglia, giro il fogliettino, frugo nella sacca in cerca di dettagli della missione...ma di indizi neanche l'ombra; persino in dark souls almeno ti dicono che devi suonare le campane...

 

Il dilemma adesso è: seguo il sentiero? Mi incammino per la campagna? Questi libri sono completamente bianchi e non mi dicono niente.

Decido tirando un sassolino, trovato li per terra, che è meglio incamminarsi per il sentiero con i monti alle spalle e sperare di arrivare da qualche parte entro sera; perché dormire all'aperto non è di certo il mio passatempo preferito.

Dopo due ore circa di camminata lunga ed estenuante inizio a vedere qualcosa in lontananza...palazzi che spuntano da un muro? What? Incredulo e cercando di mettere bene a fuoco ciò che stavo vedendo, uno strano oggetto simile ad una autovettura, mi sfreccia a fianco ad una velocità discretamente elevata. Ad occhio e croce a me ci voleva un'altra oretta di camminata, mentre quello strano oggetto, che riuscivo a seguire con lo sguardo, nel giro di poco è riuscito ad arrivare.

 

sarebbe proprio bello avere uno di quelle “macchine”.

 

Man mano che mi avvicino lo spettacolo è sempre più sbalorditivo: “grattacieli” alti e squadrati, “macchine” volanti, qualche sporadica persona vestita in maniera strana con stoffe di colori improbabili e lucidi...ed è solo l'entrata...la città è circondata da un alto e solido muro, quasi quanto i palazzi, in quello che sembrava acciaio scuro con postazioni di guardia ogni tot metri; la cosa strana è che le guardie sembrano...disarmate...niente fucili o altro.

 

Arrivando al cancello, quella che penso sia la guardia della dogana mi si avvicina e dopo un cenno di saluto mi ferma.

“Buongiorno straniero, controllo di routine per i visitatori, da dove arriva? Mi dia i documenti?”

A quanto pare quella pastiglia ha funzionato davvero

 

“Salve, ehm, è un po' difficile da spiegare...non ho documenti.” A sentire quella frase la guardia inizia a guardarmi male.

“Nel senso, mi sono ritrovato sballottato a circa 3 ore di camminata da qui, posso dire di essere stato lanciato qui...nel vero senso della parola”.

Al che la guardia diventa bianca in volto.

“Di grazia, come ti avrebbero lanciato qui???”

 

Stavo dimenticando di descrivere la guardia...praticamente indossa una divisa abbastanza normale potrei dire, rispetto a quello che è l'abbigliamento che si vede agli abitanti al di la del cancello: in testa ha una visiera che gli copre gli occhi e si estende orizzontalmente su tutta la circonferenza della testa. Un lungo cappotto nero lucido alla matrix, maglia scura con un simbolo sul petto, pantalone e scarponi; a quanto pare qui vestono molto simile a noi.

 

Da sotto il cappotto tira fuori un bastone in metallo (alquanto strano direi), puntandomelo dritto in faccia.

“Ripetimi esattamente chi è lei, da dove viene straniero e che cosa ha nella sacca. Non faccia scherzi o la arresto per tentata intrusione illegale.”

Ciò non è bello da sentirsi dire, sono arrivato da mezza giornata in questo mondo e già mi minacciano, che fortuna.

“Allora, stiamo caldi...ehm...calmi, con un'arma in faccia mi si impasta la lingua. Mi chiamo Igor, vengo da...molto lontano...si può dire; nella borsa ho solo 2 libri...bianchi...niente di che.”

La guardia mi ispezione la sacca e mi dice, con un tono più pacato e cauto “Tu non sei di questo mondo, vero? Questi sono libri di magia potente, non comuni in questa regione del continente, ma neanche inusuali da vedere. Ti guardi in torno in maniera troppo circospetta, il tuo linguaggio è molto strano. Dovrò trattenerti. Ti scorterò dall'astronomo del Re”.

“Non sono in arresto quindi? Non mi frustate o torturate? Vero?” “No. Tranquillo. Ero stato avvisato che qualcuno di strano sarebbe

arrivato. Sei stato fortunato a capitare qua. Ti metto questo bracciale solo per sicurezza”.

 

Il bracciale è una specie di orologio metallico, anche abbastanza freddo oserei dire, con il quadrante interamente illuminato di rosso.

A quel punto, salgo sulla “macchina” della guardia e partiamo per andare da questo famoso astronomo.

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Capitolo 3
*** ASTRONOMIA, TECNOLOGIA, MAGIA ***


Le macchine qua hanno la forma di canotti da mare in metallo, con delle cupole in vetro, fluttuano a pochi centimetri dal terreno.

 

un po' come la navicella di Oxide in CTR

 

Tutte di varie dimensioni in base all'utilizzo...la cosa curiosa è che queste “navicelle” non volano nel cielo...per qualche strano motivo.

Dopo aver attirato l'attenzione della guardia gli chiedo “Ma come le costruite queste macchine volanti? E perchè non volano libere nel cielo ma le tenete così basse?”

Lui molto sbrigativo: “Noi li chiamiamo vettori; per evitare il caos aereo li abbiamo progettati in modo che circolino solo a bassa quota però abbiamo anche altri vettori specializzati nel volo verticale per i lavori in quota.”

“Delle gru insomma.”

Con un leggero sorriso l'autista “Abbiamo superato le gru decenni di anni fa, con i vettori verticali facciamo lo stesso lavoro con metà della fatica.”

Durante la conversazione il vettore si ferma, mi dicono di scendere, a quanto pare siamo arrivati, così la guardia guardandomi divertito mi dice: “Questo ti piacerà di sicuro”.

Preme un bottone sul vettore che improvvisamente diventa delle dimensioni di un modellino da collezione.“Però, non male” dico incredulo e divertito all'autista.

“Mia mamma sbottava sempre nelle giornate di traffico: mica posso mettere la macchina in tasca. Con questa potrebbe tranquillamente farlo. Prima di salire, mi potrebbe togliere questo coso dal polso che è inquietante?”

“Certamente, il localizzatore da qui in poi non servirà più.”

 

Il grattacielo davanti alla quale sono, è molto in tema con gli altri: alto, squadrato, pieno di finestre; si distingue solo per un gigante telescopio che spunta da una cupola sulla cima del palazzo.

 

Giustamente mi sta portando dall'astronomo quindi è normale che ci sia un telescopio, mi sembra onesta come cosa.

 

Salgo su un vettore, improvvisamente parte in verticale e in dieci secondi siamo arrivati sulla cima al palazzo che avrà avuto almeno venti piani.

Ad aspettarmi ci sono due persone: un signore che sembra di mezza età, brizzolato, che indossa una lunga tunica grigia con in vita con una corda e scarpe dorate; sul davanti della tunica c'è inciso un occhio verticale con strani simboli attorno. L'altra persona è un ragazzo biondo con i capelli “sparati” verso l'alto, una camicia bianca tenuta completamente aperta a mostrare i muscoli scolpiti di addominali e pettorali, dei pantaloni scuri tenuti su con una cintura (che definirei tamarra) e delle scarpe eleganti.

La guardia mi mette una mano sulla nuca e mi spinge la testa in avanti per farmi piegare. “Inchinati davanti a sua maestà!”

“Ma nessuno ha la...”

Il ragazzo biondo prende dal tavolino dietro di se una corona e se la mette in testa. “Così va meglio?”

“Mi scuso, non volevo essere scortese, ma avevo capito che ci dovesse essere solo l'astronomo.”

L'astronomo fa cenno alla guardia di congedarsi per poi indicarmi un tavolo vicino a me, invitandomi a sedere, dopo di che anche gli altri presenti si accomodano. “Non faccio caso a questa reazione ormai, tranquillo. Qui la situazione è grave, da quanto mi ha spiegato il qui presente astronomo Jeff; la città imperiale si prepara alla conquista del continente e sembra che anche i negromanti lo aiuteranno.”

 

Questa cosa suona così GDR fantasy, ma non vi preoccupate...

 

Mentre cerco di capirci qualcosa Jeff prende la parola. “Quello che Re John cerca di spiegarle è che qui siamo sull'orlo di una guerra ma penso di doverla prima informare della situazione...come posso chiamarla?”

 

Sono partiti a cannone qua...partono subito con querre e conquista. Partiamo bene.

 

Con un tono decisamente confuso rispondo

“Igor...mi dia pure...del tu, il lei mi suona troppo formale...se posso.”

“Bene Igor, parto dalle basi geografiche dato che non sei di questo mondo...a quanto ho capito così perdiamo meno tempo possibile. L'intera superficie del pianeta è diviso in 4 continenti più o meno grandi, separato dagli altri. Noi ci troviamo in quello che i nostri antenati definivano il continente delle “Anime Penitenti”, che si estende per svariati milioni di chilometri quadrati. I nostri antenati stipularono un patto con i membri degli altri continenti per sigillare ermeticamente con la magia i confini, onde evitare guerre e mire espansionistiche. Questo continente è diviso in sei Stati diversi, ognuno con la sua capitale, le sue città satellite e tutto il resto del territorio è chiamato “territorio d'influenza”: paesi, campagne, foreste insieme alle zone non abitate che sono assoggettate alla città principale. Nella capitale vive la famiglia sovrana, che legifera tutto lo Stato e vi risiede il grande tribunale che si occupa di mantenere pace e ordine. Queste sono le caratteristiche che accomunano tutti gli stati.”

“Perché vi siete divisi in più stati? Vi odiate o altro?”

Sorridendo Jeff continua la sua descrizione.

“Nel corso dei secoli le popolazioni si sono isolate le une dalle altre e ormai tengono solo rapporti strettamente commerciali. Inoltre in questo continente c'è chi ha il dono della magia, chi ha il dono del dominio del chi e chi invece non ha nessun dono o lo ha perso e si adatta a sopravvivere come meglio può.”

Re John schiarendosi la voce lancia un'occhiataccia a Jeff fulminandolo.

 

Neanche avesse i raggi laser al posto degli occhi.

 

Dopo aver alzato gli occhi al cielo Jeff riprende.

“Prima di adirarsi mi lasci spiegare quello che intendevo. Dicevo. C'è chi sopravvive come può, noi ad esempio abbiamo sviluppato la tecnologia tramite lo studio e la scienza, c'è chi invece ha sviluppato una connessione con gli spiriti, chi con la natura e via dicendo. I sei stati sono denominati così: lo Stato Futuristico (il nostro), lo Stato della Natura, lo Stato Guerriero, lo Stato della Magia Eterna, lo Stato Non Morto e per finire lo Stato Imperiale; nei nostri archivi si parla di una città che galleggia nel cielo che noi chiamiamo La città delle Stelle ma nessuno ai giorni nostri l'ha mai vista, però continueremo a cercarla”.

Mentre Jeff parla quello che sembra un cameriere, entra con tanti vassoi pieni di cibo, quindi John prende la parola.

 

Mi sembra di essere tornato agli aperitivi con gli amici, il cibo è identico.

 

“Lo Stato Imperiale dieci anni fa ha perso il proprio Re e come di consueto il figlio ha preso la corona, Viktor...quest'ultimo decise che avrebbe riunificato il continente e l'avrebbe assoggettato al suo dominio, così stracciò tutti gli accordi commerciali con le altre città ed iniziò a costruirsi armi ed esercito...il problema che il suo esercito vanta soldati da ogni parte del continente, questo fa si che abbiano ogni singolo tipo di arma o magia esistente. Noi Dobbiamo fermarlo prima che la guerra distrugga tutto per poi espandersi negli altri continenti.” Interrompo la frase del Re strozzandomi con l'acqua dopo aver sentito la parola “guerra”; dopo innumerevoli colpi di tosse la domanda che mi preme di più fare è una sola. “E io cosa c'entro?”

Jeff mi guarda con aria divertita.

“Tu vieni dalle stelle, sei stato mandato sicuramente da una delle Entità cosmiche che controllano l'universo per aiutarci a mantenere la pace.

Ho visto la scia luminosa nel cielo e come dicono le scritture, in caso di pericolo per la pace un uomo arriverà dalle stelle per salvare la situazione. Quella persona sei tu.”

Con una gocciolina di sudore che scende dalla fronte, provo ad abbozzare una risposta “Cosa? Davvero? Aspetta....COSA? Non pensavo si parlasse di guerra.”

Re John mi guarda, poi si gira verso Jeff, sorride, si gira verso di me e infine di nuovo verso Jeff. “Vai a prenderlo, penso sia il momento”.

“Si, mio signore”.

Dopo un breve cenno della testa si alza ed esce dalla stanza.

“Intanto che Jeff ritorna finisco di spiegarti un paio di cose. Fermare la guerra non sarà facile, dovrai convincere gli altri stati ad allearsi con noi oppure dovrai far si che non possano essere contro di noi; l'esercito di Viktor è già forte senza l'aiuto degli altri. Per prima cosa dovrai sviluppare i tuoi poteri, e su questo possiamo aiutarti, poi dovrai incamminarti verso gli altri stati e parlare con i Re del nostro piano per fermare Viktor; se saremo fortunati e veloci non ci sarà nessuna guerra...”

Il rumore della porta interrompe Re John. Jeff tiene in mano una pergamena parecchio consumata rilegata con una corda argentata e alle estremità del rotolo, due cilindri di metallo argentato.

“Questa Igor, è la pergamena del patto di pace che gli antichi sovrani dei sei stati firmarono quando si spartirono il territorio per evitare un massacro di proporzioni bibliche. Essi sancirono che chiunque avrebbe infranto il patto sarebbe dovuto essere fermato da tutti gli altri e chiunque si fosse rifiutato essere marchiato come traditore e consegnato al tribunale dei custodi della pergamena...ossia...*colpo di tosse* noi *colpo di tosse*. Quindi dovrai andare di stato in stato a parlare con i sovrani e ricordargli il patto firmato con gli antenati...con qualsiasi mezzo. La pergamena ha un antico incantesimo che reagisce al sangue reale, quindi dovranno firmarlo con esso.”

“Se mi è consentito Re John avrei un paio di cose da dire. La storia sembra molto interessante, e piena di colpi di scena, ma io a parte questi due libri bianchi inutili non ho niente: non so combattere, non so usare le armi, non so usare la magia, non conosco niente di queste terre...sono stato lanciato qui da un tizio ansimante che parlava in una stanza buia...non sono Rambo che da solo stermino eserciti interi quasi senza sudare.”

“E chi sarebbe questo Rambo? Potrebbe tornarci utile. Comunque noi ti addestreremo, ti formeremo sul combattimento e ti daremo tutto il supporto necessario; ovviamente questa missione sarà da svolgere il più possibile in segreto, motivo per il quale non posso mobilitare l'esercito. Tutto quello che so grazie alle cimici piazzate in giro per gli stati è che Viktor non muoverà l'esercito per almeno sei mesi, come esplicitamente richiesto dal suo alleato Re Kentur, per un qualche incantesimo che stanno progettando.”

“Insomma sei mesi per: allenarmi, viaggiare per il continente e spaccare qualche testa...facile no? Li prenderò a librate con il mio inutilissimo libro bianco di incantesimi.”

Qui Jeff dopo una grassa risata prende la parola.

“Quelli non sono libri, sono catalizzatori, una volta attivati ti permettono di usare i tuoi poteri.”

“Oh, quindi vanno solo “attivati”...”

“Sappi che la magia non è vincolato strettamente ai catalizzatori, però se ce lo permetterai noi potremo anche condensarli in cristalli da collegare per via neurale al tuo corpo per usarli al meglio...infondo scoprirai, che ognuno ha un catalizzatore diverso in base alle proprie caratteristiche.”

Dopo un attimo di pausa “Facciamo così...lasciaci la sacca e vai a riposarti, devi ancora digerire tutte queste informazioni...domani mattina faremo qualche test sul campo.”

“Grazie mille, allora ci vediamo domani.”

Un subordinato di Re John, dopo un suo cenno, mi fa strada per la mia camera. L'arredamento è tutto molto minimale, corridoi stretti e porte anonime, pareti bianche, dopo qualche secondo finalmente giungiamo davanti la mia camera. La porta si presentava esattamente uguale alle altre se non fosse che era di un blu intenso, con una maniglia scura. Entro dentro e il servitore si congeda andando per la sua strada. La stanza dentro è come tutto il resto del palazzo che ho visto, scarno e poco arredato; un letto matrimoniale al centro della stanza con un piccolo armadio, un bagno e quella che sembra una tv...poco importa...tutto ciò che mi interessa è affondare la faccia nel cuscino e dormire.

Senza neanche togliermi i vestiti, tranne le scarpe, mi butto sul letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto.

 

Ok che ho accettato io di fare la missione, ma fermare un guerra...mi sono preso una bella fregatura. Maledetto imbroglione...speriamo che qualcuno mi aiu...ti...dura..nte..il...

 

Tre bruschi colpi alla porta mi svegliano di soprassalto, dopo una notte passata piena di brutti sogni e agitazione.

“LA COLAZIONE SI TERRA' NELLA STANZA DA PRANZO, SI SBRIGHI PERCHE' VERRA' SERVITA ANCORA PER DIECI MINUTI.”

“Si ma non c'è bisogno di urlare...arrivo.”

“NELL'ARMADIO C'E' IL CAMBIO, E' PREGATO DI CAMBIARSI.”

“Si arrivo...arrivo...”

 

Ma questo deve proprio urlare di prima mattina?

 

Il cambio comprende una strana divisa: un paio di anfibi, un pantalone scuro e pesante, una maglia bianca ed una felpa scura, anch'essa pesante con inciso l'occhio verticale dell'astronomo sul cappuccio.

In mezzo ai vestiti c'è un biglietto.

“Questa è la divisa per l'allenamento, ti metteremo sotto torchio, quindi mangia bene e preparati.

Jeff”.

La colazione trascorre veloce, quasi normale per essere in un mondo diverso dal mio, ciò mi fa quasi venire nostalgia di casa, degli amici, la famiglia...ma dopo aver messo da parte quel momento mi preparo psicologicamente per i test.

Una persona alta e distinta, vestita di tutto punto, mi prende alle spalle e mi dice con fare distaccato: “Re John e Jeff la attendono, seguimi.”

Ancora corridoi e un ascensore che scese almeno 20 piani.

Uscito dall'ascensore ci sono Jeff e Re John con la mia stessa tenuta da battaglia ad attendermi davanti una porta aperta che da accesso ad una stanza sconfinata dalla quale esce una fortissima luce bianca.

 

“Che il test abbia inizio.”

 

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Capitolo 4
*** L'ADDESTRAMENTO ***


Entrando nella stanza, Jeff prende la parola.

“Benvenuto nella stanza da allenamento, una volta iniziata la sessione la stanza può mutare per creare ostacoli e pericoli; prima di entrare però devo ridarti il tuo catalizzatore.”

Jeff tira fuori dalla tasca un cristallo bianco, grande non più di pochi centimetri, a forma di rombo, collegato ad un paio di aghi molto corti e sottili che fuoriescono dal centro.

“Questo, Igor, è la condensazione tecnologica dei tuoi catalizzatori, si innesta sulla fronte in modo da collegarlo direttamente al tuo cervello...in questo modo dovrebbe essere più semplice per te attivarlo e usarlo.”

Senza indugiare mi innesta il cristallo in pieno centro della fronte, non lo sento neanche perforare la pelle, mi accorgo del suo avvenuto innesto solo per il contatto del freddo cristallo sulla mia fronte.

“Bene, adesso prendi qualche arma dal tavolo laggiù e seguimi nella stanza”

Mi giro verso il suddetto tavolo, che è lunghissimo, mi accorgo che è una vera e propria rastrelliera di armi del più vario e disparato tipo: spade, lance, pistole, archi. Sono presenti anche armi che dalla mia esperienza di film e giochi futuristici sembramo: cannoni laser, jet pack, armi congelanti, strani cubi luminosi che solo loro sanno a cosa servono...insomma...qualsiasi tipo di arma che si possa desiderare. Mi limito a prendere una spada, un paio di pistole laser e qualche granata di vario genere che non si sa mai possa servire. Fatta la scelta Jeff e John, dopo un rapido sguardo verso di me si guardano e...fanno la conta per decidere chi deve testare la mia abilità in battaglia.

“...toc-ca-pro-prio-a-te!”

Jeff vede il dito puntato su di lui ed esulta vittorioso

“Mi dispiace mio Re, questa volta è stato sfortunato. Si accomodi nella stanza accanto così che possa assistere in tutta sicurezza alla mia vitto...ehm, al test.”

Poi girandosi verso di me: “Non ti preoccupare Igor, ci andrò piano con te. Il test di oggi consiste in una simulazione di lotta a tutto campo tra di noi; cercherò di non farti troppo male e difenditi come riesci. La nostra tecnologia medica ci permette di curare le ferite anche di grave entità sia magiche che non, nel giro di pochi giorni. Ti ho fatto scegliere delle armi in attesa che tu sblocchi il tuo vero potere, per lo meno potrò testare la tua capacità di prendere decisioni. Io userò il mio sistema Jet-pack per il movimento rapido, pistola e i miei due coltelli Elija e Layla.”

“Ho una domandaa, non sarebbe più comodo usare armi innocue così da evitare che qualcuno ci rimetta la pelle? Ok la vostra tecnologia medica, ma non sono comunque molto tranquillo...Non ho mai neanche fatto a pugni figurati se so combattere con le armi.”

“Come accennavo prima, abbiamo la migliore tecnologia medica del continente, ti resusciterebbero anche solo se di te fosse rimasto la testa...stai tranquillo.”

“Sarà...tanto sappiamo tutti che fine ha fatto tranquillo...”

 

Entrambi entriamo, la porta si chiude automaticamente, la luce cala di intensità fino a quasi spegnersi lasciando solo una luce fioca su tutta la stanza. La stanza come detto in precedenza cambia, si creano colonne, ostacoli che simulano rocce, dietro la quale nascondersi, buchi nel terreno nella quale mimetizzarsi;

 

A quanto pare la cosa migliore è sparare per distrarlo e nascondersi in modo da vedere come si muove ed organizzarsi.

 

Con la coda dell'occhio vedo che ormai siamo distanti una decina di metri schiena contro schiena, preparo le pistole, improvvisamente risuona la voce di Re John:

“INIZIATE!”

Lo spavento della voce mi distrae, maledico la mia tensione, mi giro e alzo le pistole per sparare e scappare ma Jeff è già sparito...i miei colpi attraversano la leggera foschia lasciata da Jeff...sento il rumore del suo jet-pack in maniera molto chiara ma non lo vedo. Ho capito. Alle spalle...trucco classico. Non faccio in tempo a girarmi che mi ritrovo Jeff che mi accoltella entrambe le gambe mentre mi rifila una spallata a piena velocità. Volo per 3 secondi prima di schiantarmi contro qualcosa. Non vedo più niente. Sento di non avere più le gambe. Il dolore è talmente forte da non essere niente in paragone a qualsiasi cosa provata in passato. Cerco di rialzarmi...”Fortuna...che...*sputo di sangue*...dovevi andarci piano.”

“Esatto, ma poi ho pensato, ad andarci piano non si conclude niente. Devo spingerti al limite estremo se voglio veramente aiutarti ad attivare il tuo potere. La magia reagisce alle emozioni forti. FORZA!!! FAI QUALCOSA!! Salvati la vita, usa la magia, tirami delle palle di fuoco! Congelami! Schiacciami con la forza di gravita!”

Mentre parla si avvicina. Sento la sua voce farsi sempre più bassa, mi rendo conto che nella mano destra ho ancora la pistola, non so come, la alzo e cerco di sparare senza neanche guardare. Jeff ride dato che il colpo neanche gli passa vicino. Mi spara alla spalla sinistra. Urlo e lo maledico come poche volte ho fatto con qualcuno, la testa diventa pesante. Mi ritrovavo accasciato contro il muro con due coltelli nelle game ed un buco in spalla. Non ho la minima speranza di vincere e Re John neanche si sogna di intervenire a quanto pare. Cerco di sparare di nuovo ma questa volta due colpi rapidi arrivano verso di me, uno mi disarma e l'altro mi colpisce il braccio. Sono talmente malridotto che non distinguo neanche più quale braccio mi abbia colpito. Vedo solo macchie nere che mi offuscano la vista.

Jeff ormai a due passi esclama: “Che delusione.”

Inizia ad estrarre i coltelli in maniera molto lenta dalle mie gambe, quasi divertendosi, inizio a sentire le voci.

“Lascia partecipare anche a me! Vedrai che io posso fare molto meglio rispetto a te, patetico idiota.”

“CHI SEI? Adesso sento anche le voci, che pena...fortuna che devo salvare il continente.”

Jeff si ferma...percepisco il suo stupore...io neanche riesco a vedere me stesso, sento solo il sangue uscirmi dalle ferite e le voci nella testa.

“Io sono quella vocina che sentivi tutti i giorni che ti faceva immaginare tutte quelle scene di omicidio delle persone che avevi vicino; sull'autobus, dentro l'aula, al supermercato...tu finivi sempre per pensare come poter uccidere tutti e scappare. Bene. IO ero e SONO l'origine di tutto. Quel cristallo che ti hanno impiantato ha trasformato tutti i tuoi pensieri lontani e fiochi in una persona reale...LASCIAMI COMBATTERE!!”

“Va bene, ti lascierò combattere allora...”

Jeff sempre più stupito: ”Chi deve lottare? Con chi stai parlando?”

“Basta che non uccidi nessuno, devi solo dimostrare che possiamo farcela, dato che sei così sicuro di fare meglio di me.”

“Certo piccolo coglione che farò meglio di te...io posso usare il nostro potere...e...solo per questa volta cercherò di non ucciderò nessuno.”

“Bene. Hai sentito Jeff...ora si combatte ad armi pari.”

 

Dopo di che tutto diventa nero.

 

Apro gli occhi e urlo. Sono sopra un letto. Dopo pochi secondi realizzo di essere nella mia stanza. Sono coperto di bende, il cristallo sulla mia fronte è sparito se non fosse per il dolore lancinante potrei pensare che fosse stato solo un incubo.

Sento che ho qualcosa sulle orecchie, provo a toccarle ma non riesco a capire cosa siano

Ma più importante, cosa è successo?

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Capitolo 5
*** LA BESTIA SELVAGGIA ***


Ho la testa pesante, qualsiasi parte del mio corpo fa male. Non riesco ad alzarmi tanto è forte il dolore...entrambe le gambe sembrano come non voler rispondere ai miei comandi, solo le dita dei piedi rispondono

 

Bene...almeno non dovrò completare la missione su una sedia a rotelle.

 

Non finisco di realizzare la situazione che entra Re John insieme ad una scorta armata fino ai denti, incazzati come le faine.

“SEI ANCORA POSSEDUTO DA QUELLA BESTIA??? RISPONDI O TI FACCIAMO SALTARE IL CULO.”

“Ehi aspetta...mi fa ancora male la testa, che è successo? Ricordo solo di essere stato infilzato come uno spiedino da Jeff e che stavo per svenire...poi tutto buio...chi mi avrebbe posseduto?”

“Ma come? Non ricordi niente? Ti sei trasformato in una bestia sanguinaria ed hai praticamente ucciso Jeff e reso invalidi alcuni dei miei uomini migliori...hai usato la magia oscura...ho visto l'oscurità solo una volta come elemento e non è stata una bella esperienza.”

Ogni singola parola mi rimbomba nella testa come se stessi ricevendo delle martellate.

“Non mi ricordo veramente niente...sono solo io...”

Re John fa cenno alla scorta di uscire.

“Ma spiegami, come praticamente ucciso??? Come ho fatto? Io non ho poteri magici come avrei potuto usare della magia?”

“A quanto pare i poteri li hai eccome...anche molto potenti se posso permettermi. In tutto il regno Jeff è secondo solo a me in fatto di abilità e potenza combattiva, quindi i tuoi poteri sopiti sono belli grandi.”

“Ok, ma come è successo? Io non ricordo niente...è tutto avvolto da una fitta oscurità.”

“Abbiamo dei video di sorveglianza, monitoriamo sempre la sala allenamenti, io e Jeff ci registravamo combattere per analizzare e migliorare le nostre abilità. Ma te riesci almeno a guardarlo? Mi sembri abbastanza stordito nonostante tutto.”

“Si, si, inizio a mettere a fuoco le immagini adesso. Le tue parole hanno smesso di rimbombarmi nella testa però non muovo le gambe, quindi mi dovrete dare una sedia a rotelle o quello che usate qua per muovere gli infermi”.

“Con il mio livello di priorità, posso accedere alla registrazione anche dallo schermo che hai qui in camera, quindi puoi tranquillamente stare sul letto e riposarti. Per quanto riguarda le tue gambe, Jeff ti ha ferito in modo da non renderti invalido per troppo tempo, quindi a breve tornerai a usare le gambe come hai sempre fatto.”

Re John accende il monitor e toccando la parte un pulsante dietro lo spigolo spigolo basso del monitor fa apparire un tastierino luminoso proiettato a mezz'aria dallo schermo, dopo alcuni secondi passati a inserire codici e aprire file, trova il video.

“Ti anticipo che ho già visto almeno altre tre volte questo video. Non riesco proprio a capire come una persona come te possa usare un elemento come l'oscurità, nei nostri libri è sempre stato accostato a quelle persone che tentarono di conquistare il continente, non coloro che dovrebbero salvarlo.”

Detto ciò il video parte...

 

Ah ecco come mi è arrivato alle spalle, è partito a palla con quel jetpack...non poteva andarci più leggero?

 

“Ecco, qui è dove ti ha messo all'angolo...ma con chi stai parlando?”

“E' un discorso lungo, voglio prima vedere cosa è successo, poi ti racconto.”

Le immagini mi colpiscono come un paletto nel cuore. Subito dopo aver lasciato spazio alla mia seconda personalità (dato che non lo stavo più sentendo mi ero quasi dimenticato di lui), del fumo nero inizia ad uscire dalla bocca, denso e compatto, il catalizzatore sulla fronte si illumina mentre la nube continuava ad avvolgermi e poco distante da me c'è Jeff che mi guarda esterrefatto; come impietrito da quello che vede.

Dopo pochi secondi la nube si dirada...e nemmeno riesco a riconoscermi, i miei capelli sono diventati lunghi fino alle scapole e bianchi, la carnagione chiara, gli occhi neri come la pece e al posto del catalizzatore c'è un occhio verticale spalancato, che lacrima sangue, la cui pupilla è rossa come il sangue.

“Ciao Jeff, piacere di conoscerti, io sono l'altro Igor, chiamami Aleksander. Hai conciato questo corpo veramente male, ma posso batterti anche da qui seduto. Lasciami solo dare una risistemata alla stanza, c'è troppa luce.”

Protraendo il braccio verso Jeff una nube oscura inizia ad invadere tutta la stanza oscurandone le luci.

Jeff spaventato: “John mi senti??? Attiva il protocollo di emergenza, non pensavo il suo potere fosse questo.”

Re John interrompendo il video, inizia a spiegare: “Il video ovviamente proseguirà agli infrarossi, ma quello che vorrei farti capire è che il potere dell'oscurità non vuol dire semplicemente usare le ombre o nuvole scure ma a livelli molto alti può voler dire innanzi tutto manipolare la gravità stessa ma poi vuol dire anche infliggere alle persone disperazione, paura, è come se tutto ciò che è positivo venga eliminato che siano emozioni, sensazioni...tutto. Improvvisamente esiste solo disperazione e tormento.”

Il video riparte.

Mentre Jeff da l'allarme sparo un proiettile all'orecchio di Jeff.

“No no...non si chiamano i rinforzi, giochiamo un po' da soli..dai.”

I colpi improvvisamente diventano più precisi e colpiscono Jeff di striscio varie volte prima che lui riesca ad attivare le lenti a contatto che gli permettono di vedere nel buio.

“Jeeeeff...dove scappi? Lo sai che non puoi scappare, la porta l'ho bloccata...permettimi innanzi tutto di restituirti il favore.”

La katana vola verso la gamba destra di Jeff trapassandola.

“AHAHAHAHA, visto come riesco a muovere gli oggetti con la mia oscurità.”

La spada si estrasse dalla gamba per infilzare l'altra; dopo questo colpo Jeff emise uno stridulo grido di dolore.

“Ohh...sii...continua, musica per le mie orecchie, vero che fa male? Ora ti toglierò la cosa che forse per te è più importante.”

Jeff scatta via con il suo Jetpack mentre schivava colpi a destra e a manca della katana volante, ma dopo numerose schivate, un fendente lo colpisce al viso...esattamente agli occhi. Cade all'istante tra grida strazianti, imprechi e maledizioni.

“Ops...adesso suppongo tu non possa più guardare le tue preziose stelle...astronomo due palle, ora vedrai solo l'oscurità più profonda e penserai sempre a me AHAHAHAHAH.”

Improvvisamente un tonfo sordo ed una luce...John aveva sfondato la porta, insieme ad una manciata di uomini, armati fino ai denti.

“Il divertimento è appena iniziato a quanto pare.”

Re John usando un arpione attaccato ad un cavo estensibile prende Jeff, che nel mentre è rimasto privo di sensi e lo scaraventa fuori dalla stanza urlando “Portatelo subito in infermeria”. Nel mentre tutti iniziano a spararmi, o meglio, a sparare ad Aleksander. I colpi sbattono contro uno spesso muro oscuro creato sul momento.

“Altra cosa divertente dell'oscurità, accumula tutti i vostri colpi...e ve li rimanda indietro.”

I colpi escono dal muro colpendo e ferendo tutti i soldati.

Mentre i soldati Reali continuavano ad entrare dentro per cercare di trannere l'oscurità di Aleksander, Re John riparato nelle retrovie tira fuori un coltello con la quale si taglia la mano, per poi cospargere di sangue un libro preso dalla tasca della sua tuta da combattimento.

Il libro inizia quindi ad illuminarsi, creando un simbolo magico sotto i piedi di Re John: “ASCOLTAMI BENE BESTIA, IO CON QUESTO INCANTESIMO TI RIMANDO NELL'ABISSO DALLA QUALE PROVIENI. TI MALEDICO NEL NOME DELL'ANZIANO SALVATORE E FONDATORE DI QUESTA PATRIA CON LA MAGIA DEL SANGUE TRAMANDATA SU QUESTO TESTO SACRO. INVOCO GLI ANTICHI SIGILLI DELLA TERRA E TI PROIBISCO DI PRESENTARTI ANCORA A NOI”

 

Una spada di luce compare sulla testa di Re John che scaglia immediatamente contro Aleksander, fendendo il muro oscuro che usava per difendersi, conficcandosi in pieno petto e risucchiando tutta l'oscurità presente.

“Come fai a possedere questo incantesimo...MaLeDeTtO...lA pAgHeReTe TuTtI...lO sAi ChE qUeStO iNcAtEnAmEnTo NoN è PeRmAnEnTe...”

Mentre l'ombra parlava la lama di luce si propaga dentro il mio corpo che riprende l'aspetto naturale. Risucchiata tutta l'oscurità appaiono in un ultimo sprazzo di luce otto placche di ferro sulle orecchie.

Re John cadde a terra stremato mentre altri uomini continuano ad entrare.

“Portatelo in infermeria, curatelo e avvisatemi appena si sveglia.”

A questo punto Re John spegne il video. “Domande? O vuoi raccontarmi di quella bestia?”

“Aspetta...ma sei sicuro che quello sia veramente io? Non è un montaggio o qualcosa di simile?”

“Assolutamente no, non scherzerei mai su queste cose.”

“Scusa una cosa allora ...come hai fatto ad usare la magia se come mi avevate anticipato voi, non potete usarla?”

“Molto semplice, quello è un testo antico lasciatoci in eredità dai nostri antenati...usando il sangue e la propria energia vitale, un discendente del fondatore può attivarne l'incantesimo su di esso impresso che permette di incatenare l'oscurità.”

“Non pensavo ci fossero anche oggetti magici oltre ad i catalizzatori.”

“Diciamo che potresti vederlo come un catalizzatore per un incantesimo vincolato ad una linea di sangue precisa.”

“Capito. Allora, ti spiego brevemente di Aleksander. Nel mio mondo sono stato un ragazzo comune, senza niente di straordinario, senza talento o altro. Un'infanzia dettata da genitori sempre in lite, violenti che non si davano mai pace tra di loro. Quindi nonostante io sia sempre stato un ragazzo altruista e gentile, ho sempre coltivato un lato oscuro, diciamo, che ho sempre avuto paura di usare, perchè aprendo quel lucchetto della mia personalità ho sempre temuto di diventare completamente un altro tipo di persona...ed a quanto pare ho sempre fatto bene.

Ho sempre avuto una vocina che mi diceva “Ma se li sgozzassimo tutti. Ma se li ammazzassimo, dici che riusciamo a scappare via senza farci vedere?” E cose simili. Quindi ho sempre pensato fosse una cosa mia stupida...E invece il potere donatomi dal celestiale ha dato forma a quella voce che sentivo nel mio mondo.”

“Capisco...dovrai imparare a controllarlo. Quei sigilli limitano i tuoi poteri oscuri, ma non fermeranno la sua voce che cercherà di convincerti ad usarli. Appena ti riprenderai dovrai riprendere gli allenamenti.”

“Non potrei semplicemente non usare la magia ed addestrarmi nel combattimento come voi?”

“No, è troppo importante che impari ad usarla...Viktor non può essere battuto senza i tuoi poteri...e tu ne hai assoluto bisogno.”

“Ok bene...ma prima di questo voglio assolutamente vedere Jeff...mi sento in colpa per averlo ridotto in quello stato, okei che ci è andato pesante, ma comunque non volevo fargli quello.”

“Per adesso riposa, domani ti porterò da lui.”

Re John esce dalla porta e io torno a dormire.

 

Ho bisogno di riprendermi il più in fretta possibile.

 

Data la quantità di ore di sonno ho passato tutta la notte tra il sonno e la veglia, senza telefono o altro ho provato ad alzarmi e muovermi un pochino, a quanto pare le mie gambe funzionano ancora e discretamente bene; le cure di questo posto sono davvero eccellenti come diceva Jeff.

Il sole è alto nel cielo già da un po' e io aspetto solo che Re John venga a chiamarmi.

*toc toc*

“Posso entrare?”

Finalmente la voce di John, è arrivato. “Entra pure.”

“Vedo che sei in piedi...deduco che le tue ferite si siano rimarginate.”

“Diciamo di si, è tutta la notte che sto facendo esercizi per poter per lo meno camminare. Diciamo che non avevo molto sonno, ho già dormito anche troppo.”

“Bene allora...ti porto da Jeff, così potrai vedere tu stesso in che condizioni versa.”

Usciamo dalla struttura, Re John estrae una capsula dalla tasca, schiaccia il bottone e la tira a terra. Il vettore che ne esce è una versione limousine dei vettori, di colore rosso fuoco; appena entrati Re John imposta la destinazione tramite comandi vocali e poi dice: “Hai già in mente come poter usare i tuoi poteri per combattere...se il tuo potere è l'oscurità dovrai trovare il modo di usarla senza andare in berserk ogni volta.”

“Ti dirò la verità Re John...”

“Chiamami solo John per favore...sempre questo appellativo di “RE” davanti al nome, non sono solo la mia corona, sono una persona che deve governare un paese nel miglior modo possibile.”

“Ok...John...allora, come ti stavo dicendo...onestamente...non ne ho la minima idea. Ho solo una sensazione...una speranza se così la vogliamo chiamare; ho sempre pensato che non ci sia Oscurità senza Luce...quindi spero di tirar fuori da me qualcosa di utile.”

“Spero solo che tu ci riesca.”

Il viaggio dura poco, per il resto del tempo si parlò di Jeff, di come fosse stato il tutore di John sin dalla sua infanzia per poi dover interrompere il discorso per l'arrivo alla destinazione.

L'ospedale è a tema con i grattacieli che lo circondano: squadrato, verniciato di bianco...sulla facciata principale c'è dipinta una gigantesca croce rossa...rispetto agli altri palazzi la struttura occupa una superficie grande quanto 4 di essi, ma rimane più basso rispetto agli altri.

“E' bello vedere come certi simboli rimangono invariati in realtà completamente diverse della galassia.”

“A cosa ti riferisci Igor?”

“Alla croce rossa sulla parete principale...anche nel mio mondo gli ospedali hanno la croce rossa come simbolo.”

Veniamo accolti sull'ingresso da un uomo distinto, brizzolato, barba curata, camice bianco lungo e ciabatte da lavoro. Dalla conversazione con John, capisco che è il Primario che gestisce l'ospedale e che si occupa personalmente delle condizioni di Jeff.

“Se volete seguirmi vi porterò dall'astronomo Jeff...se posso permettermi, sua maestà...è lui?”

Mentre pone la domanda mi guarda con aria spaventata; mentre John fa per parlare prendo la parola: “Si certo, mi chiamo Igor piacere, puoi stare tranquillo...non mordo.”

John sorride, io tendo la mano verso il primario che mi guarda esterrefatto.

Ricambia la streatta di mano.

“Piacere tutto mio. Come dicevo poco fa, se mi volete seguire vi porto dall'astronomo; purtroppo a causa della magia oscura non migliora è sempre fermo nel limbo nella quale si trova da quando è arrivato e non riusciamo a farlo migliorare.”

Prendiamo un “ascensore”, saliamo di qualche piano in verticale per poi partire in orizzontale e infine fermarsi ed aprire la porta...tutto ciò ad una velocità disturbante. Non pongo domande e ci fiondiamo nella camera di Jeff.

La struttura ha un arredamento molto diverso...prima dell'ascensore che smista verso le varie aree dell'ospedale c'è una hall di ricevimento per gli ospiti molto sfarzosa: tappeto verde che copre tutto il pavimento, la reception vanta una struttura in quello che sembra marmo bianco, sedie con cuscini morbidi adibite a chi fa la fila...sembra quasi più la hall di un hotel di lusso che di un ospedale; le varie stanze invece sono molto spartane, c'è solo il minimo indispensabile che può servire ai vari infermieri per assistere i pazienti. Finalmente entriamo, anche qui camera dipinta di bianco, una televisione davanti al letto (a due piazze) con Jeff, palesemente molto sudato, al centro di esso collegato con dei tubi a varie macchine mediche.

“Puoi lasciarci soli? Forse Igor può curarlo...o almeno, questa è la mia speranza.”

“Con tutto il rispetto...”

“No, per favore...lasciaci soli.”

“Ma...”

“E' un ordine del tuo sovrano.”

“Come sua maestà ordina...con permesso.”

Con aria molto scocciata il primario esce dalla stanza lasciando me e John soli con Jeff.

“Bene Igor, metto la vita del mio uomo migliore nelle tue mani...”

Penso e ripenso a come poterlo curare, la mia speranza è di poter usare l'elemento della luce per curare Jeff, dato che i catalizzatori erano due e che un elemento era l'oscurità, magari l'altro può essere la luce.

 

In molti dei fumetti che ho letto e come ribadito anche da Jeff la magia dipende dalla propria volontà.

 

Provo ad imporre le mani su di lui e visualizzare nella mente l'immagine di lui che guardisce...ma non succede niente. Improvvisamente l'occhio oscuro nel centro della mia fronte si apre, quasi entrando in risonanza con qualcosa.

“Igor, questa cosa sta prendendo una brutta piega” dice John da dietro di me.

Del fumo oscuro inizia ad uscire dal corpo di Jeff, lui inizia ad urlare, il fumo viene assorbito dal mio occhio...a quanto pare il mio occhio ha reagito con l'oscurità che avevo impiantato nel suo corpo, riprendendosela.

Dopo alcuni attimi che sembrano infiniti, Jeff apre gli occhi e ci guarda

“Dove sono? John, Igor...che succede?”

Re John con le lacrime agli occhi: “Sei in ospedale, hai preso una brutta batosta ma ora che ti sei svegliato andrà tutto bene...sono qui con te.”

“Sei sempre il solito ragazzino...un Re non deve piangere, devi essere forte.”

“Stai zitto vecchio testardo...”

“Jeff mi dispiace per quello che è successo...”

“Ragazzo...non ti devi dispiacere...capitano gli incidenti...”

Improvvisamente Jeff diventa pallido, gli occhi gli si girano all'indietro prima di chiudersi, partono allarmi di ogni sorta dai macchinari alla quale è collegato, dopo tre secondi di numero entra il primario con altre quattro persone: “TOGLIETEVI DAL MEZZO, AVETE PEGGIORATO LA SITUAZIONE.”

Jeff ci sta abbandonando. John sta subendo un crollo psicologico, se ne sta accasciato con lo sguardo perso nel vuoto in un angolo della stanza.

“TOGLITI PRIMARIO DI CUI NON RICORDO IL NOME...JEFF ANCORA NON SE NE ANDRA', FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO NELLA MIA VITA. SE NON SALVO LUI COME POSSO SALVARE TUTTO IL CONTINENTE.”

Sposto il primario prendendolo per il colletto e scaraventandolo indietro, metto le mani sul corpo di Jeff, una sulla fronte e una sul cuore, le lacrime che escono da tutti e tre i miei occhi come un fiume in piena.

“Ascoltami Jeff, col cazzo che tu morirai oggi, io ti salverò...devi vivere, hai ancora cose da insegnarmi e sopratutto voglio farti il culo di persona...IO MI AFFIDO ALLA LUCE CHE ALBERGA CON L'OSCURITA DENTRO DI ME, CURA LE FERITE DI QUESTA PERSONA E RIPORTALA DA ME, IO TE LO ORDINO.”

Dalle mani inizia ad uscire una luce gialla, molto intensa, il mio terzo occhio inizia ad emettere una luce intensa anch'esso. Dopo pochi secondi tutto si ferma, la luce sparisce e l'occhio si chiude; io sono letteralmente stremato, tanto da crollare a terra. Jeff si alza di scatto dal letto. Tutti increduli nella stanza. John cade sulle ginocchia, la corona gli cade dalla testa, scoppia in un pianto ancora più rumoroso.

“Bravo Igor...sembra che tu sia riuscito a salvarmi, la tua magia non è solo oscura dopo tutto...John...ti prego alzati, ti è caduta la corona, ciò non è molto regale.”

“Beh Jeff...ricordati che me ne devi una...”

Non riesco a finire la frase che svengo stremato dallo sforzo.

 

Per l'ennesima volta mi risveglio dopo essere svenuto (inizia a diventare seccante), questa volta in ospedale. Sulla sedia di fianco il mio letto c'è John che sonnecchia con la bocca ampiamente aperta.

“ATTENZIONE ARRIVANO GLI IMPERIALI”

Re John salta dalla sedia cadendo per terra spaventato.

“Vedo che ti diverti Igor” mi dice, mentre era ancora a terra, con aria scocciata.“Senso dell'umorismo ne abbiamo anche dopo aver perso i sensi vedo...”

Si rialza, si da una scrullatina, si sistema la corona.

“Come ti senti Igor? Ci hai fatto preoccupare, sei svenuto ed hai dormito per tutta il giorno.”

“Io sto bene, devo aver usato troppe energie, non so ancora controllare quanta energia mettere nella magia e devo aver esagerato...Jeff come sta? È guarito?”

“Jeff dopo il tuo intervento è tornato a camminare e correre come un ragazzino, anzi, anche meglio di prima...la tua magia sembra averlo giovato. Anche se in realtà, nonostante sembri più vecchio, lui ha 35 anni, io 22.”

“Io avrei detto almeno 40 o 50.”

Entrambi scoppiamo in una fragorosa risata.

“Direi che appena mi alzo da questo letto dobbiamo pianificare il viaggio per il continente e fare un po' di pratica. Magari questa volta facciamo un po' di sparring noi due.”

“A proposito, io ho 23 anni...sono anche più vecchio di te, quindi se combattiamo abbi un po' di cautela per gli anziani.”

Tutti e due torniamo di nuovo a ridere come due ragazzini.

“Sai Igor, tu non lo sai, ma Jeff non è un semplice suddito o consigliere; Jeff è di fatto mio fratello maggiore.”

“Cos...davvero?”

“Già.”

“Ma non sembra...cioè, effettivamente avete tratti simili, ma addirittura fratelli...”

“Posso assicurarti che è sangue del mio sangue.”

“Ecco perchè eri così disperato ieri, quando ho estratto l'oscurità da lui.”

“A proposito di ieri...”

“Non hai nulla da giustificare...chiunque avrebbe reagito così...questo semplicemente dimostra come tu abbia a cuore tuo fratello.”

“Sai, sin da piccoli è stato sempre Jeff a prendersi cura di me, i nostri genitori prima di essere assassinati, erano quasi sempre impegnati per le questioni legate al regno; siamo praticamente cresciuti con i domestici. Nelle poche giornate in cui eravamo insieme ci educavano per essere un giorno dei bravi sovrani.”

“Parlando di questo...non dovrebbe essere Jeff il Re...essendo il fratello più grande? Da dove vengo io, quando esistevano i Re la corona veniva sempre data al figlio maschio più grande.”

“Anche qua funziona così. È stato Jeff che ha chiesto ai nostri genitori di lasciare a me la corona, ha sempre pensato di non essere all'altezza del compito, vedendo in me un Leader migliore, più capace e carismatico. La realtà è che senza i suoi consigli il mio carisma servirebbe a poco.”

“Secondo me entrambi fate un grande duo...ma, se posso chiedere...come sono morti i vostri genitori?”

Il volto di John diventa leggermente rosso, serrando i pugni con la fronte corrugata. “Assassinati. Nella notte. Da un uomo soltanto. La cosa che mi fa rabbia è che non riuscii a catturarlo; scappò lasciando dietro di se un cimelio...che appartiene ai negromanti. Se mai dovessi mettere le mani su quella persona, soffrirà le peggio pene...la morte per lui sarà un sollievo che arriverà dopo ore di torture.”

“Capisco il tuo dolore e la tua rabbia John...non posso dire di aver provato una situazione simile alla tua. Ha un tratto caratteristico che posso riconoscere se mai me lo ritrovassi davanti durante il mio peregrinaggio?”

“Ha i capelli bianchi come la neve...e una ciccatrice che va dall'orecchio al labbro...come regalino per quella sera.”

“Fatta da te?”

“No, fu Jeff ad accorgersi di lui...io fui messo al tappeto in pochi secondi...non ho potuto fare niente di niente.”

John è palesemente frustrato...

 

Se avesse avuto anche solo un bracciolo sulla sedia lo avrebbe distrutto a pugni.

 

“Quanti anni fa è successo?”

“Dieci anni fa...”

“Ma eri piccolo, non puoi prendertela per non aver sconfitto un assassino professionista.”

“Infatti da allora ho iniziato ad addestrarmi ogni giorno nel fisico e nelle armi per ringraziare quel soggetto misterioso se mai lo incontrassi...sono anche più forte di Jeff adesso, non ho paura di nessuno.”

“Insomma...modesto dai...”

Mi lascio andare ad una risatina. “Comunque se mai lo incontrerò, stai pur sicuro che sarai il primo a saperlo. Senti una cosa, io adesso riesco a muovermi senza problemi, che ne dici di incontrarci con Jeff in un posto più appropriato così da organizzarci per il viaggio?”

“Va bene...allora ti lascio cambiare. Sopra la sedia ti lascio la tua sacca con dentro il cambio, tra 10 minuti ti manderò a prendere da un vettore che ti porterà a palazzo, li potrai mangiare quanto vuoi e poi ci incontreremo per finire di spiegarti un po' di cose per organizzerci.”

“Ok.”

“Io ti precedo che devo andare in un paio di posti prima dell'incontro. Ci incontreremo a palazzo.”

“A dopo allora.”

Re John esce dalla stanza, io mi alzo e tiro fuori i vestiti che mi ha portato.

 

E' bello vedere come nonostante sia una città futuristica assomiglia così tanto al mondo dove vengo io...Macchine più tecnologiche, armi migliori, tecnologie mediche stratosferiche...eppure sembra di vedere una foto di New York con un pizzico di Futurama.

 

I vestiti non sono altro che pantaloni lunghi, maglia a maniche lunghe con il collo alto e un cappotto lungo di pelle e degli anfibi. In fondo alla sacca c'era un bigliettino:

 

“I vestiti hanno un tessuto che gli permette di cambiare colore in base a quello che più preferisci, ti basta usare il regolatore sulla manica della maglia. Mentre il cappotto ha una funzione secondaria che si trasforma in una cappa lunga con cappuccio, nel caso in altri paesi possa servirti.

Re John”

 

Insomma John o mi legge nel pensiero o non so come abbia azzeccato il vestiario che mi piace, devo ringraziarlo più tardi.

 

Mi vesto, imposto il regolatore dei vestiti: è un piccolo tasto sulla manica che fa partire un ologramma dalla quale puoi scegliere i colori. Scelgo il colore nero, per tutto, e mi dirigo all'ingresso dell'ospedale dal taxi mandato da John.

 

Salgo e parto per il palazzo reale, John e Jeff mi aspettano.

 

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Capitolo 6
*** IL MEETING ***


Il viaggio scorre abbastanza in fretta, rimango tutto il tempo con la faccia incollata al finestrino per vedere la città al crepuscolo.

 

“Scusi...autista...dove ci troviamo? Qui è pieno di insegne luminose...sembra Las Vegas”.

“Non conosco il luogo di cui parli, comunque questo è il quartiere dello svago; tutti i negozi o le attrazioni sono aperti ventiquattro ore su ventiquattro ed offrono qualsiasi tipo di cosa possa servirti: cibo, un posto dove ballare, dove cantare, dove dormire e tanto altro”.

“La ringrazio...ma...quanto manca al palazzo?”

“Stasera fortunatamente non c'è molto traffico...in una decina di minuti dovremmo arrivare”.

“Grazie”.

Il sole sta calando e mentre sopraggiunge la notte, tutte le persone iniziano a riversarsi per i marciapiedi o in strada con i propri vettori (forse per tornare a casa, immagino che lavorino anche qua) per andare chissà dove.

La velocità del mezzo non è troppo elevata, saranno circa sessanta o settanta chilometri orari delle macchine che ci sono nel mio mondo; durante il tragitto intravedo un sacco di strutture interessanti, non sono proprio tutti grattacieli a quanto pare. Da quello che riesco a capire negozi, ristoranti e chioschi vari hanno la dimensione di una normale casa, mentre i grattacieli sono le abitazioni. Arriviamo. Mentre scendo dal Taxi mi guardo intorno e riconosco l'osservatorio di Jeff; a quanto pare l'osservatorio è anche il palazzo reale.

 

Furbo Jeff a farsi costruire il telescopio gigante in casa...neanche la voglia di uscire dal palazzo...beh, essendo un nobile forse è anche normale...

 

Saluto il tassista che a quanto pare è già stato pagato, questa volta non c'è nessun vettore verticale ad aspettarmi, quindi passo dall'ingresso. Ai lati della porta ci sono due guardie in quella che sembra una tenuta da combattimento, con un'auricolare nell'orecchio sinistro; mentre entro mi squadrano dalla testa ai piedi senza dire una parola. Passata la prima porta trovo una piccola reception, due uomini ai lati della porta, un ascensore a destra, una scala a sinistra e un uomo dietro al banco della reception di fronte a me, tutti con la stessa divisa; al che mi avvicino al banco per chiedere informazioni, quando vengo anticipato dall'uomo di fronte a me.

“NOME?!”.

“I-Igor”.

“La stavamo aspettando, sala da pranzo, decimo piano”.

“No guardi, sono troppo agitato per mangiare, magari dopo...”.

“La sala da pranzo chiude tra trenta minuti, la prego di accomodarsi al decimo piano”.

“Ma io...”.

“Senti ragazzo, ho avuto ordini precisi di mandarti la, quindi prima di andare dal Re devi andare al decimo piano, se non hai fame prendi qualcosa, mettila nella sacca che hai e mangiala dopo”.

“O-okey, la ringrazio”.

Un po' sconcertato dalla rigidità con la quale la guardia mi ha trattato entro dentro l'ascensore, ma non trovo il tastierino per usarlo, così mi sporgo verso l'uomo della reception: “Scusi...ma...non ci sono tasti, come faccio salire?”.

L'uomo si fa una risatina, anche i colleghi sghignazzano sotto i baffi; dopo alcuni secondi si avvicina all'ascensore

“Decimo piano”.

Una voce computerizzata risponde: “Prossimo piano, decimo, sala da pranzo e sala ricevimenti”.

“Grazie”.

“Non c'è di che straniero”.

Le porte si chiudono e l'ascensore inizia a salire.

 

Insomma qui si divertono a vedere quanto non capisco ancora questa tecnologia...

 

L'ascensore smette di salire:

“decimo piano, sala da pranzo, buona permanenza”.

 

Certamente l'ascensore è più educato del tizio della reception

 

Vengo accolto da una persona in camicia, pantalone e scarpe eleganti nere, e guanti bianchi...sembra la stessa persona che ci ha servito il cibo durante la prima riunione, mi fa cenno di seguirlo. Dopo un breve corridoio entriamo dentro la sala da pranzo: la stanza è arredata come se fosse la sala di un ristorante, una decina di tavoli con tovaglia e coperti, sedie con fodere bianche, le pareti sono di un colore rosso mattone, a terra ci sono piastrelle che sembrano una pietra molto colorata. Al lato della stanza un tavolo molto più grande con un buffet pieno di cibo di vario tipo; nessuno però seduto ai tavoli.

 

Più vedo il cibo che mangiano più sembra il mio mondo, almeno non devo stare ad impazzire su cosa mangiare e cosa no, alcune cose non le riconosco, o mio d...qui hanno la pasta, EVVIVA!

 

Il cameriere mi indica un tavolo.

“Puo sedersi qua e mangiare quello che più l'aggrada, questa è la sala da pranzo per le riunioni del nostro Re, ma viene usata anche come mensa dallo staff, quindi se vede altre persone non si allarmi; se qualcosa finisce prema il bottone dal telecomando sul tavolo del cibo e verremo a rifornire le scorte”.

“Grazie mille, se avessi bisogno di un bagno?”.

“Deve uscire dalla porta e proseguire il corridoio, lo troverà di fronte, non può sbagliare”.

“Perfetto allora, grazie ancora”.

“Con permesso”.

Il cameriere esce dalla stanza, io all'inizio pensavo di non voler mangiare niente, ma poi scelgo di prendere qualcosina. Una voce irrompe come un fulmine a ciel sereno: “IGOR!!! Come stai??”.

Ero talmente assorto nei miei pensieri che mi spavento tantissimo, mi giro e vedo davanti a me Jeff, con abiti informali; mi alzo in piedi di scatto per andargli in contro, non avevo pensato che avrei potuto incontrarlo nella mensa. Arrivatogli vicino non sapevo se stringergli la mano, fare un inchino stile giapponese, abbracciarlo, fare ciao con la mano...ma neanche il tempo di fare qualcosa che mi mette le mani sulle braccia, poco sotto le spalle in segno di saluto.

“Ti trovo bene ragazzo, ti sei ripreso? Sei svenuto in maniera piuttosto pesante oggi”.

“Sono in piena forma, sto mangiando qualcosa prima di salire...in realtà volevo venire direttamente sopra senza mangiare, ma le guardie di sotto hanno insistito”.

Jeff ride fragorosamente

“Si, scusa, gli ho ordinato io di farti venire qua, volevo incontrarti assolutamente prima che arrivasse John e sono stato abbastanza severo con loro. Poi devo mangiare anche io, sono a digiuno da quando ci siamo visti oggi, dove sei seduto che ti faccio compagnia molto volentieri; così chiacchieriamo un po'”.

Indico il tavolo, Jeff quindi si avvia al buffet, prende un piatto ci mette dentro di tutto un po' e si siede, io ancora un po' rintronato dal fiume di entusiasmo con la quale mi ha accolto Jeff, lo raggiungo al tavolo.

“Allora Igor, ti piace la città? So che per venire qua sei passato dal quartiere del divertimento...ci sono sale giochi,casinò, negozi, cinema...divertimenti per i grandi...se capisci cosa intendo...divertimento di ogni genere insomma. Che ne pensi?”.

“Dalla macchina...ehm...dal vettore sembrava molto bella come zona. Ma siamo passati piuttosto in fretta, magari ci farò un salto con più calma prima di partire. Ma prima di questo Jeff, come stai te? Ho visto le registrazioni, mi volevo scusare per quello...”.

Jeff alza la mano per interrompermi:

“Guarda, io ho esagerato ed ero impreparato a quel tipo di potere...e ne ho pagato le conseguenze; se qualcuno deve scusarsi sono io. Spero che per il mio comportamento non deciderai di desistere dall'aiutarci”.

“Dopo vi spieghero i dettagli, comunque continuerò la missione. Tu non hai niente da scusarti, pensandoci a mente lucida questo mondo ha le sue regole immagino, se era necessario un'azione violenta per risvegliare i miei poteri sopiti allora hai fatto bene ad agire così. Solo che li per li ero un po' arrabbiato ed ho finito per tirarti contro il mio demone interiore...a quanto pare”.

“Luce ed Oscurità dunque...hai una combinazione di magia interessante...nei nostri libri non ho mai letto di persone con quei poteri uniti, neanche gli antichi dalla quale derivano le famiglie reali avevano questo tipo di potere. Purtroppo sulla magia abbiamo un conoscenza limitata ai libri, nessuno qui può usare la magia...però grazie a questo abbiamo sviluppato tecnologie militari molto forti, almeno abbiamo ridotto il gap che ci separa dagli altri. Devi sapere che dato le nostre carenze in fatto di “poteri” chi fa parte dell'esercito è addestrato al combattimento corpo a corpo, con armi ravvicinate e da fuoco; inoltre tutti sappiamo usare il sistema di movimento rapido”.

“Sistema di movimento rapido?”.

“Si, dai...il Jet Pack...a proposito, proprio in questi giorni stiamo studiando la nuova versione...vedrai...sarà fantastico”.

 

Mentre parliamo e mangiamo vediamo che nella stanza rientra il maggiordomo: “Mi dispiace interrompervi, ma Re John mi ha mandato a chiamarvi dato che Jeff non risponde al telefono e che la riunione era fissata dieci minuti fa”.

 

Hanno anche i telefoni quindi, chissà quanto saranno evoluti.

 

Dal braccio di Jeff parte un ologramma a forma di elenco

“Uhm...Dieci chiamate...ops...MA E' GIA' COSI' TARDI??? Cortesemente dica al Re che arriviamo subito”.

Il cameriere esce dalla stanza con aria rassegnata.

“Mi ero dimenticato il telefono in silenzioso accidenti, svelto Igor, andiamo o John ci uccide tutti e due”.

Velocemente ci alziamo e ci avviamo verso l'ascensore, entriamo: “ Ascensore, ventesimo piano”.

Una voce computerizzata risponde: “Prossimo piano, ventesimo, ufficio dell'astronomo”.

 

Ci ho preso, sono venti piani...sono un mago...beh, in effetti...

 

Entrati nella stanza sento una specie di sensazione di orgoglio, non so spiegare perchè, è come se la consapevolezza dei miei poteri magici mi facesse sentire più importante, fino a che seduto a capotavola si vede John con sguardo truce che ci fissa.

“Alla buon ora...da Jeff me lo aspettavo il ritardo, ma da te Igor...pensavo che almeno te fossi puntuale...”.

“Scusa, è che ci siamo persi in chiacchere e...colpa mia. Scusa. Cercherò di evitare di fare ritardo ancora”.

John si alza dalla sedia sbattendo la mano aperta sul tavolo.

“Almeno se vuoi essere perdonato devi prostrarti e chiedere perdono...in ginocchio...comune mortale...”

Chino la testa in avanti, faccio per inginocchiarmi quando Re John, scoppia a ridere fragorosamente.

“Dai che ti prendo in giro, stai sereno, per dieci minuti non muore nessuno...così impari a farmi saltare dalla sedia mentre dormo”.

“Mi piace vedere quanto non porti rancore per niente...”.

Ci sediamo tutti e Re John riprende la parola.

“Ok, torniamo seri. Dobbiamo preparare un piano d'azione. Le informazioni in nostro possesso sono le seguenti...”.

“Non voglio interrompere subito, ma la mia memoria fa abbastanza schifo, ci sono dei fogli e una penna per scrivere o qualcosa di simile?”

“In realtà sarebbe meglio che tenessi tutto a mente, perchè non possiamo permetterci che queste informazioni cadano in mani nemiche, non siamo gli unici che abbiamo spie in tutto il continente. Anzi, ora che mi ci fai pensare dimenticavo una cosa. Attivare protocollo di sicurezza informazioni”.

Voce robotica “Ricevuto. Sigillazione stanza attivata”.

“Così chiunque all'infuori di questa stanza non potrà sentire o far fuoriuscire informazioni in nessun modo. Anche se ci fosse un incantesimo spia non riuscirebbe a far uscire le informazioni”.

Con aria abbastanza stupita, cerco di concentrarmi sulle parole di John in modo da tenerle impresse.

“Abbiamo 6 mesi. L'unica ragione plausibile per la quale Viktor sta aspettando questo periodo di tempo è l'eclissi solare; a quanto mi riporta Jeff. I negromanti devono avere qualcosa in mente per aiutare Viktor in battaglia. Ciò vuol dire, Igor, che hai 6 mesi per riunire più Stati possibili e fermare Viktor...in qualsiasi modo possibile. Quindi Igor, passeremo il prossimo mese ad allenarti e insegnarti ad usare le nostre armi, un po' di arti marziali ed il sistema di movimento rapido; saremo io e Jeff in persona i tuoi istruttori...questa volta senza scatenare stragi però”.

“Certamente, direi che è meglio evitare...per fortuna, i sigilli dovrebbero limitare i miei poteri oscuri”.

“Esatto, poi avrò modo di spiegarti meglio il loro funzionamento, perchè sono sigilli che funzionano in base alla tua volonta; cioè puoi rimuoverli anche solo temporaneamente volendo. Poi. Il patto degli antichi per unire le fazioni. Funziona in questo modo: dovrai farti ricevere dal sovrano, esibire la pergamena e chiederne la firma. Ma attento, perchè i sovrani potranno sottoporvi ad una prova per verificare se sei degno di portare la pergamena e se sei degno di ricevere il loro giuramento di fedeltà. Se invece ti trovassi costretto per una qualsiasi ragione a dover uccidere un sovrano, dovrai poi prendere il loro sangue e apporlo sulla pergamena, in questo modo sarà come se avesse firmato lui stesso...anche se spero tu non debba mai farlo”.

“Altre prove?”.

“Già, purtroppo questo viaggio non sarà facile”.

“Una domanda, ma una volta arrivato da Viktor, mancherà solo la sua firma...come funziona? La esibisco e Viktor muore? Viene incatenato?”

“Ottima domanda...questa cosa non la so nemmeno io...dalla sua creazione non è mai stata usata. La leggenda narra che quando sarà il momento, la pergamena rivelerà il suo potere”.

“Mi sembra legittimo dai...l'ultima domanda è: come imparerò tante cose in 4 settimane?”.

Re John fa un leggero sorriso, seguito da quello di Jeff:

“Te lo lascio spiegare da Jeff, che è lui l'esperto”.

Jeff prende la parola tra una risata e l'altra:

“Ma in realtà dovrei dilungarmi in discorsi matematici complicati, spiegarti come tramite elettrodi e simulazione virtuale la mente si trova in uno stato rallentato che permette...dimmi”.

Jeff mi nota con la mano alzata e si blocca.

“Scusa ma...deduco sia una specie di unione tra Matrix e la stanza dello spirito e del tempo...?”.

Tutti e due mi guardano male.

“Cose del tuo mondo immagino...spiegati meglio”.

“In pratica mi collegate in una realtà virtuale dove il tempo scorre più lentamente rispetto alla realtà?”.

Jeff con aria un po' stupita:

“Molto semplicisticamente parlando si, non è che un giorno vale un mese, ma un ora di simulatore equivale a mezz'ora qui. Un rapporto 1:2 niente male dire...però il tuo fisico sarà messo a dura prova”.

“Suppongo sia meglio di niente, se poi posso avere anche solo un ora al giorno per impratichirmi nella magia, sarebbe il massimo”.

“Speravo me lo avresti chiesto, domani avrai la tabella di marcia, quindi preparati, perchè inizieremo con un po' di allenamento fisico vecchio stampo. Per tua gioia il resto della serata sarà libera.”.

 

 

Il resto della serata passò in maniera molto serena, forse anche per colpa dei liquori tipici che mi facevano assaggiare, chiacchierammo tutti e tre un pochino delle nostre vite; io onestamente ero anche in imbarazzo tanto la mia vita era stata noiosa a paragone delle loro. Rimanevano comunque i regnanti di una nazione, ma per un motivo o per l'altro sembrano avermi preso in simpatia. Parlano con me con estrema semplicità, come ci conoscessimo da sempre, ma sempre senza mai dimenticare la posizione che ricoprivano.

 

Quando l'ora ormai è tarda, il mio problema è solo dove dormire.

“John, dove posso dormire stasera...e le prossime notti in generale?”.

“Per stasera dormirai qua, domani mattina partiremo tutti insieme e andremo al centro di addestramento...li ci sarà il dormitorio e varie stanze da allenamento, simili a quelle dell'altro giorno”.

“Ok perfetto. Se per voi va bene, io vi chiederei il permesso di andare a dormire perchè sono un po' stanchino”.

“Ma figurati non c'è problema. Ci vediamo domani mattina. Buonanotte”.

“Disattivare protocollo di protezione informazioni ...avvisa anche il maggiordomo di venire qua”.

“Voce robotica: disattivazione completata. Maggiordomo in arrivo”.

Dopo pochi secondi nella stanza entra il maggiordomo: “Di cosa ha bisogno, mio Re?”.

“Fammi una cortesia, accompagni il qui presente Igor alla sua stanza. Domani mattina ci sposteremo al centro addestramento centrale, quindi fai trovare un vettore qui fuori. Grazie”.

“Sarà fatto. Signor Igor, mi segua per favore”.

“Buona notte Re John...Jeff...a domani mattina”.

Re John e Jeff insieme “Buona notte”.

 

Uscito dalla stanza, prendiamo l'ascensore per scendere all'undicesimo piano, di li entro nella mia stanza, mi spoglio immediatamente e mi butto sul letto molto stanco; riesco appena in tempo a coprirmi che mi addormento.

 

 

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Capitolo 7
*** IL CENTRO ADDESTRAMENTO ***


Mi sveglio sudato ed agitato, nell'oscurità più totale, saranno le 5 del mattino. Vado nel bagno, mi do una lavata al volo e decido che piuttosto che tornare a dormire è meglio prepararmi, nel giro di 10 minuti mi lavo, mi vesto, prendo la mia sacca semivuota ed esco dalla stanza, in corridoio c'è un orologio: “Le 05:25, interessante orario”.

Mi dirigo istintivamente verso l'ascensore, la cosa divertente è che non ricordo nemmeno come funziona quel coso, giro e prendo le scale.

Scendo di un piano e vado verso la sala da pranzo per fare colazione, non ho molta fame, però meglio mangiare qualcosa piuttosto che rischiare di arrivare a digiuno fino chissà che ora.

Entro dentro la sala da pranzo e trovo due sudatissimi John e Jeff in tuta da ginnastica, entrambi, con un asciugamano sulle spalle.

“Buongiorno!”.

Jeff per primo si gira e risponde:

“Buongiorno a te Igor, vedo che sei mattiniero”.

“Ma in realtà di solito no, però sono così agitato che non sono riuscito a dormire. Così ho preferito alzarmi e farmi trovare pronto piuttosto che stare nel letto a rigirarmi a vuoto”.

“Vedrai che nei prossimi giorni sarai così stanco da non aver tempo per essere agitato”.

Entrambi si lasciano sfuggire una risatina.

“Almeno dormirò bene”.

Tutti iniziamo a ridere. Consumiamo la colazione, in maniera più o meno silenziosa, John e Jeff hanno i loro affari di cui discutere a quanto pare, confabulavano a bassa voce in un tavolo posto in un angolo abbastanza lontano sia da me che dalle poche persone che sono presenti.

Verso la fine della colazione John e Jeff passano davanti il mio tavolo

“Igor tra 10 minuti arriva il vettore, fatti trovare fuori”.

“Perfetto, sono praticamente già pronto”.

John e Jeff escono, dopo pochi minuti lascio la stanza anche io dirigendomi all'entrata, rigorosamente prendendo le scale; saluto le guardie all'ingresso ed esco in strada. Il sole sta sorgendo, l'orologio della reception indica le 06:05, l'aria è fresca e c'è tranquillità...è un'atmosfera davvero surreale, il misto di felicità, voglia di fare, ansia, mischiate tutte insieme nello stomaco mi fanno sentire come mai in vita mia. Posso sentire una vocina, quasi in lontananza, dentro di me che dice “Non fare la femminuccia e picchia tutti”...a quanto pare qualcuno inizia a farsi sentire...spero solo che questi sigilli reggano bene.

Vedo arrivare in lontananza un vettore verso il palazzo, parcheggia di fianco il palazzo; l'autista scende e si posiziona di fianco alla portiera.

Mentre sto per muovermi verso di lui, sento una mano sulla spalla, salto dallo spavento e mi giro di scatto; era John che mi guardava sorridendo:

“Dai su, non essere agitato, vedrai che sarai all'altezza della missione che i celestiali ti hanno dato, altrimenti non ti avrebbero scelto”.

Quelle parole risuonano nel mio animo in maniera inaspettata, sembra una frase di circostanza ma il suo tono ed il suo sguardo sono talmente convinti al punto da scuotermi nel profondo accendendo la mia motivazione. Istintivamente protendo il mio pugno verso di lui:”Non vi farò rimpiangere di aver puntato su di me”.

“Così si parla”.

John batte il suo pugno contro il mio, mentre sto per girarmi verso il vettore arriva Jeff trafelato, che appoggia il pugno di fianco i nostri:

“Non dimenticate che ci sono anche io nel team, sarò vecchio ma sono ancora utile”.

John risponde ironicamente.

“Pronto per la pensione”.

Io e John ridiamo con Jeff vistosamente basito per alcuni secondi, finche risponde con aria ironica:

“Questa te la concedo solo perchè c'è Igor, altrimenti ti facevo vedere chi è pronto per la pensione”.

Tutti ridiamo fragorosamente.

Ci dirigiamo verso il vettore, lasciamo i bagagli all'autista, entriamo nel vettore; dopo pochi secondi entra anche lui e accende il vettore.

John a bassa voce mi sussurra:

“Igor, ti ricordi quando dicevamo che i vettori sono specializzati in base alla funzione che devono svolgere?”.

“Si”

“Bene, tieniti forte, perchè questo viaggio sarà un po' più veloce di tutti quelli fatti fin'ora.”

Il vettore si solleva leggermente da terra, ma mentre pensavo stesse per partire come tutti gli altri vettori su cui sono salito fin'ora, improvvisamente inizia a prendere quota con una velocità sostenuta per poi iniziare a volare in mezzo alla cima dei palazzi tagliando tutta la città.

“Ma cosa su....OMMIODDIO STIAMO VOLANDO!!! CHE FIGATA!!! Ne ho presi di aerei ma in questo modo non mi è mai capitato di volare...specialmente ad una quota così bassa”.

“Te lo avevo detto di tenerti forte”.

Il vettore vola leggermente sopra le cime dei palazzi, che ad occhio e croce avranno avuto tutti dai 20 ai 40 piani, non dei colossi di palazzi (contando che quelli sparsi nel mio mondo arrivavano anche a 100 piani) però è bello viaggiare così appena sopra la città.

 

Dopo circa 15 minuti di viaggio usciamo dalla capitale, superando il muro che circondava la città.

Ci dirigiamo verso la periferia della città, poche abitazioni sparse, strade ben curate e altre strutture varie finchè non iniziamo a sorvolare una zona delimitata con transenne e quelli che sembrano vettori militari.

“Scusami Re John, come mai la zona sotto è tutta recintata e piena di soldati?”.

“E' per delimitare la zona del centro di addestramento. Non voglio che dei civili vengano coinvolti accidentalmente in esercitazioni militari o scambiati per spie nemiche e incarcerate”.

“Capisco. Quindi a breve inizieremo la discesa suppongo”.

“Esatto, allacciati bene la cintura perchè la discesa sarà breve ma intensa”.

“In che sens...”

Il vettore inizia a scendere in verticale improvvisamente, se non fosse per la cintura di sicurezza indossata sarei già con la testa attaccata al soffitto del vettore, finchè dopo pochi secondo si ferma per poi appoggiarsi al suolo.

L'autista cono tono atono esclama

“Arrivati”.

Scendo dal vettore. Vomito qualsiasi cosa ho mangiato a colazione. Tutti tranne John e Jeff ridono. Mi rialzo cercando di fare finta di niente, anche se avrei mandato a quel paese un po' di persone, detesto questo ridere canzonatorio che hanno.

“Non ti preoccupare Igor, la prima volta fa così a tutti. Mandate qualcuno a pulire e piantatela di ridere se non volete esercizi extra durante la settimana”.

Jeff cerca di confortarmi mentre guarda male le poche persone presenti vicino la zona di atterraggio che dopo le sue parole si dileguano.

Seguo il gruppo mentre camminiamo verso un posto a me sconosciuto, intanto Jeff prende la parola.

“Allora Igor, la struttura è molto semplice: la superificie del centro di addestramento è rettangolare, abbiamo un perimetro con doppia recinzione con 20 metri tra la recinzione più esterna e quella più interna.

Il campo interno è diviso in quattro blocci con al centro la zona di atterraggio dei vettori; ossia dove siamo noi adesso.

I blocchi sono divisi in: A dormitorio delle reclute, B armeria e campo prova armi, C zona di addestramento con realtà virtuale, se così vogliamo chiamarla, e D zona di addestramento reale. I blocchi C e D sono praticamente un blocco unico perchè da una parte si fa pratica con i vari simulatori dall'altra invece le reclute mettono in pratica quello che hanno imparato, ma per una questione amministrativa abbiamo separato le zone”.

“E' una divisione piuttosto semplice quanto efficace. Ma questo posto è immenso...ci si deve muovere a piedi? Per andare da un blocco all'altro ci vorrà mezz'ora a piedi...”

“L'estensione totale del centro è di circa 2 chilometri quadrati...grazie ai vettori abbiamo potuto ridurre di molto, al tempo dei miei nonni era di 10 chilometri quadrati...per l'altra domanda si e no, nel senso che per muoversi tra i blocchi ci si muove a piedi, ma nel caso tu abbia particolare fretta, ci sono delle zone dove ci sono dei mini vettori che ti portano dove vuoi. Tipo adesso stiamo andando in una di quelle zone, andremo al dormitorio dove ti daranno l'equipaggiamento standard e poi andremo subito al blocco C per iniziare l'addestramento”.

“Chiaro”.

Mentre Jeff parlava arriviamo in una zona delimitata da una circonferenza rossa, senza sedie o altro.

“Adesso tu non puoi, ma nel bracciale che ti verrà dato, quando entrerai in queste zone, che oltretutto saranno segnate sulla cartina che ti verrà data, potrai chiamare il vettore che arriverà nel giro di pochi secondi... Ultima cosa, questi sono completamente automatizzati, ma hanno inserito nel loro database migliaia di riferimenti...è quasi impossibile perdersi...eccolo infatti...”

Non fa in tempo a finire la frase che arriva questo vettore di dimensione notevolmente ridotta paragonato ai soliti: siamo io, Jeff e John a salire...e...ci stiamo appena, tutti stretti.

“Suppongo che sia per una persona sola...”.

“Già...ma ci stiamo discretamente comodi dai...vettore...al Dormitorio, grazie”.

Una voce meccanica risponde: “Destinazione, Blocco A, Dormitorio”.

In pochi minuti arriviamo al Dormitorio, sembra un enorme condominio di appartamenti di dimensioni notevoli, sviluppato sia un larghezza che in altezza, ci staranno almeno duecento appartamenti, divisi in macro gruppi, come tante palazzine una a fianco all'altra, ognuna con il suo ingresso.

“Ma quanta gente ci vive qui?”.

“Tra reclute, addestratori, ufficiali, piloti, staff e qualche tecnico...saremo all'incirca trecento persone...ma qui dorme solo lo staff militare, tecnici e staff civile vengono giornalmente riaccompagnati a casa tramite vettore; quindi solo duecento persone”.

Entriamo nel primo blocco e subito andiamo nell'area per la consegna dell'equipaggiamento. Sembra di entrare in una lavanderia, la stanza è molto corta, c'è un uomo dietro un bancone lungo tutta la stanza, che sta leggendo quello che sembra un giornale, affianco a lui dietro il bancone una porta che porta al deposito (suppongo).

 

John entrando si schiarisce la voce, l'uomo sussulta in quanto sembra distratto da quello che legge. Istantaneamente si esibisce in quello che sembra un saluto militare, John e Jeff rispondono facendo lo stesso saluto.

“Re John, consigliere reale Jeff...Benvenuti...non vi aspettavo così presto”.

 

Sentire le persone che si rivolgono a loro in maniera così formale mi fa strano, mi sono abituato a chiamarli come stessi parlando con degli amici.

 

“Ditemi, come posso servirvi?”.

“Ti presento Igor, si addestrerà qui per tutto questo mese, ha bisogno dell'equipaggiamento standard da recluta. Igor, quando ti sarai cambiato, metti i tuoi vestiti nella sacca e dalli a loro, tanto non ti serviranno. Poi te ne daremo di nuovi quando partirai”.

Faccio cenno di assenso con la testa, quell'aria di formalità mi faceva sentire un po' fuori luogo. L'uomo prende dei vestiti da diversi punto sotto il bancone e li ripone uno sopra l'altro.

“Ed ecco tutto. La tuta da allenamento, il bracciale con comunicatore e computer incorporato, le scarpe, la chiave della tua stanza, la divisa del dormitorio (il pigiama e ciabatte), asciugamani, accappatoio e la divisa con gli scarponi per eventuali eventi ufficiali della caserma; ricordati che dovrai farti il bucato da solo. Il bracciale ha diverse funzioni, quando lo indosserai, il programma autoinstallerà le funzioni base”.

“Giusto un paio di domande, questi sono semplici vestiti o anche questi hanno delle nanomacchine incorporate? E...come arrivo al dormitorio?”.

“Semplici vestiti, hanno giusto un tessuto adattivo che ti ammortizza un minimo il troppo caldo o il troppo freddo...il clima fortifica il corpo”.

“...Okey...”.

Jeff mi passa un dischetto, tirato fuori dalla tasca.

“Quando indosserai il bracciale, installa questo, dentro c'è il programma di addestramento e tutti i vari libri che abbiamo sulla magia, così potrai allenarti in autonomia”.

Il soldato riprende la parola: “Il tuo dormitorio è nel blocco 12, stanza 10; non ti puoi sbagliare, i blocchi sono numerati, c'è un cartello ad ogni blocco e le stanze sono dieci a piano”.

“Grazie mille...vado subito a cambiarmi”.

Jeff, mentre esce con John, mi guarda facendo un gesto con le dita, facendomi capire che mi avrebbe aspettato.

Raccolgo tutti i vestiti, tenendoli come meglio riesco, esco dalla stanza salutando e mi dirigo molto in fretta nella mia stanza, dato che Jeff mi aspetta subito per l'allenamento. Dopo cinque minuti passati a camminare cercando i vari cartelli dei blocchi, trovo il mio, mi ci fiondo dentro, cerco la camera dieci al piano terra ed entro; con sommo piacere butto tutta la roba sul letto in modo da potermi sbrigare.

Capisco di trovarmi in una caserma, ma un buco del genere non me lo sarei mai aspettato...quindici metri quadrati di camera: lettino singolo nell'angolo, un mobiletto per poter riporre gli indumenti e un piccolo bagno dove potermi lavare; almeno c'è una finestra che mi permette di guardare fuori. Mi cambio, metto il bracciale al polso sinistro: non è molto grande, è lungo circa una spanna, con un piccolo monitor al centro. Installo il dischetto che mi ha dato Jeff, al messaggio di avvenuta installazione, esco, chiudo la stanza e mi precipito fuori. Solo che non so dove mi aspetta Jeff, provo a consultare il bracciale, così trovo il mio programma di allenamento:

 

alle 04:30, sveglia colazione e quattro ore di addestramento virtuale per il sistema di movimento rapido con Jeff nella zona lambda del blocco C;

alle 9:00, due ore di riposo per il fisico segnato come “allenamento magia solitario” nel blocco C;

alle 11:00, due ore di studio e allenamento con le armi con le reclute nel blocco B;

alle 13:00, c'era un'ora di pausa pranzo nel blocco A;

alle 14:00, c'erano quattro ore di allenamento in combattimento corpo a corpo con Re John nel blocco D;

alle 18:00, tre ore segnate come svago;

alle 21:00, coprifuoco.

 

Interessante questo orario, comunque data l'ora c'è ancora tempo per allenarmi un paio di ore con Jeff, corro al blocco C, sembra un'enorme fabbrica che si estende per una superficie notevole, entro dentro, seguendo la cartina sul bracciale trovo la zona lambda ed entro dentro la stanza.

 

Detto tra noi, sembra di stare da Ikea...questo edificio è un percorso a serpentina dove ci sono le varie aree, tutte nominate tramite lettera greca. Chi conosce la conformazione delle aree si muove anche senza il percorso centrale, ma penso che io per un po' non riuscirò a non usarlo.

 

Nella stanza ci sono diverse persone, tutte collegate al “simulatore virtuale” (lo chiamerò così per comodità d'ora in poi), vedo Jeff che guarda verso la porta dalla quale sono entrato con aria di attesa, come si accorge che sono io mi fa cenno con la mano di sbrigarmi.

“Sei stato anche abbastanza veloce dai, ora sbrigati, che oggi abbiamo poco tempo”.

Mi fa stendere su un lettino e mi collega degli elettrodi sul corpo, dopo di che mi mette un visore in faccia, che mi copre gli occhi.

“Tempo di sistemarmi anche io e farò partire la simulazione. Le simulazioni sono collegate a gruppi di solito, ossia un numero fisso di terminali sono collegati allo stesso server, per permettere all'istruttore di insegnare agli allievi; nel nostro caso saremo solo io e te. Quindi appena avvierò il programma verremo catapultati dentro il simulatore; preparati perchè la prima volta ti sentirai male”.

Dopo pochi secondi davanti agli occhi mi viene proiettata una luce bianca, si forma una specie di tunnel nella quale mi sembra di cadere, è senza fondo, urlo tantissimo spaventato. Nel giro di pochi secondi mi rendo conto di essere in una stanza bianca completamente vuota e sconfinata, con un sistema di movimento rapido sulle spalle e Jeff davanti a me.

“Benvenuto...questa è...struttura. No, in realtà questa è la stanza di volo per principianti. Ci sono tre livelli, come puoi immaginare: principianti, intermedio e professionista. Più il livello è alto, più la stanza è programmata per essere simile alla realtà. Qui, se cadessi anche da dieci metri di altezza, cadresti sopra un cuscino gigante che attutisce la caduta...se cadi nella stanza professionista...beh...spero che tu non sia troppo in alto. L'obbiettivo è che tu riesca a muoverti decentemente al livello più difficile per poi spostarci nella realtà; vedremo”.

“Una domanda, ma noi, qui...come ci siamo arrivati, ho visto le altre persone immobili arrivando qui, ma...se io mi faccio male qua, si fa male anche il mio corpo nella realtà?”.

“Ottima domanda, si. Spiegarti nel dettaglio come funziona il collegamento del cervello al simulatore è complesso...vedila come se noi mandassimo impulsi che ingannano il cervello facendogli credere che tu adesso stia vivendo questo nella realtà mentre in realtà sei sdraiato; proprio per questo motivo se ti ferisci qua, il tuo cervello crederà che ti sia ferito nella realtà e riporterà il danno sul tuo corpo. In decenni di esperimenti non siamo mai riusciti a togliere questo malus”.

“Una bella invenzione nonostante il malus, sarebbe comoda nel mio mondo...permetterebbe tante cose interessanti”.

“Torniamo a noi, non c'è tempo di chiacchere...Il sistema di movimento rapido ti permette di muovere in tutte le direzioni. Se ti guardi bene addosso hai una specie di zaino sulla schiena, che in realtà ha dei mini reattori puntati in tutte le direzioni tranne che contro la tua schiena ovviamente. Questo è uno dei pochi punti deboli di questo modello...per scattare indietro devi inclinarti indietro e sfruttare il reattore che punta verso il basso”.

“Quindi se non sto attento rischio di bruciarmi le gambe?”.

“No, la propulsione è data da uno spostamento di aria dovuta ad una combustione e accelerazione interna al sistema, quindi a te arriva aria calda praticamente. Una buona notizia per te è che stiamo mettendo appunto un nuovo sistema integrato alle nanomacchine nella divisa da combattimento, quindi se tutto va bene potremo testarla prima che uscirai da qui, ma fino ad allora dovrai allenarti con questo. Ultima cosa, qui dentro non li vedi perchè sono già integrati nella simulazione, ma nella realtà avrai dei sensori sulle mani con la quale dovrai manovrare il sistema”.

“Ma con delle armi in mano come faccio a manovrarlo? Non è un po' scomodo?”.

Jeff sospira.

“Altro punto debole, almeno una mano libera ti serve, a meno di integrargli un sistema di controllo mentale, dove in base agli impulsi che gli mandi usando i pensieri lui si muove, ma è veramente molto difficile usarlo, un pensiero sbagliato e voli nella direzione sbagliata. Se ti ricordi quando abbiamo combattuto avevo le mie due armi in mano...”.

“Quindi tu usavi il controllo mentale?”.

“Si, ma ci ho messo un anno per imparare ad usarlo, inoltre io lo spengo e lo accendo in base a quello che mi serve non...”

“Per favore, insegnami questo metodo di guida...ho bisogno di tutto quello che si può avere per essere il più forte possibile...”

“Ok...cominciamo allora”.

Tutte le due ore successive sono state io che mi sollevo da terra faccio due metri e cado malamente a terra, manovrare il sistema con il pensiero è veramente complicato. Vedere la naturalezza di Jeff mi fa pensare che sia una passeggiata, invece è un vero inferno.

“Ok Igor, basta così per oggi. Domani ricominciamo da qui. Ora farò il log out, di fianco a te c'è un secchio che ti aspetta. Usalo”.

La stanza sparisce, vengo risucchiato in un altro tunnel, questa volta tutto nero, fino a che non mi rendo conto di essere nella stanza, Jeff mi toglie il visore...vomito nel secchio che trovo di fianco al lettino.

“Le prime volte saranno sempre così. Ora, la stanza di fianco a te è vuota. Non so se hai già visto, ma se hai già installato il dischetto che ti ho dato, sul tuo bracciale troverai dei testi sulla magia, hai 2 ore di pratica al giorno...studia e prova; purtroppo nessuno di noi sa usare o spiegarti la magia...dovrai fare da solo”.

“Proverò...istintivamente sono già riuscito ad attivarla con successo, vedrò di non deludere”.

“Bene così! Ti lascio, devo andare adesso. Buon allenamento”.

Jeff esce dalla stanza lasciandomi da solo, in una stanza illuminata da due luci sul soffitto. Inizio a leggere il primo scritto sulla magia che vedo in elenco, triste vedere come non hanno un titolo, ma sembrano solo appunti presi ed elencati. La prima parte parla di come ci sono persone che non sono per niente predisposte a sentire o manipolare alcun tipo di energia...e questo viene deciso alla nascita; puoi essere figlio dei più potenti maghi del continente, ma potresti non essere in grado di usare la magia. Un tratto che mi ha incuriosito è la spiegazione di come la magia si differenzia dal chi, a quanto c'è scritto la differenza si divide in due fattori: la predisposizione naturale della persona (e grazie al ca...so) ed il tipo di energia che si riesce a manipolare. La seconda degli appunti parla di come i maghi sfruttano l'energia della natura e di tutto ciò che li circonda incanalandola tramite i catalizzatori (che la rendono stabile), mentre gli utilizzatori del chi usano l'energia interna del proprio corpo; entrambi però necessitano di meditazione e concentrazione per usare il proprio potere. Inoltre la magia si può avvalere di alcuni trucchi al contrario del chi per essere usata, ossia il mago può usare nomi per i propri incantesimi in modo da concentrare meglio la mente sulla magia voluta.

Alla fine delle due ore sono riuscito solamente a leggere un quarto delle voci presenti in memoria e riuscito a fare un piccolo test per vedere a quale tipo di magia sono predisposto. Disegnando un simbolo strano per terra (si, ho dovuto usare il sangue) in mezzo a due candele accese, contrentrandomi e attivando il catalizzatore, appare un simbolo equivalente al tipo di magia alla quale si è predisposti...io ne ho 3...luce, oscurità...e Fuoco!!! Gli appunti mostrano anche una varianza ben fornita di tutti i tipi di magia esistente e specifica che la magia non è unica, cioè più persone possono manipolare lo stesso tipo di magia.

Passando alla lezione nel blocco B, si propetta molto bella, un istruttore che urla come se dovesse parlare a centomila persone ci spiega in maniera introduttiva le varie tipologie di armi che verranno date in dotazione, come funzionano, come sono costruite e come faremo pratica con ognuna di esse. Le altre reclute sono più simpatiche del previsto, dato come hanno riso di me questa mattina, mi aspettavo nonnismo o cameratismo, invece, ho scoperto che quel tipo di comportamento viene punito con l'umiliazione pubblica e l'espulsione con disonore; per fortuna il mio carattere da chiacchierone potrebbe aiutare con il fare amicizia.

Finita la lezione nell'armeria c'è la pausa pranzo, ho una fame tale da voler mangiare l'equipaggiamento...la mensa è enorme...piena di tavoli tutti uniti, senza zone dove le persone potessero stare isolate...tutto sembra utile per fare gruppo tra le reclute. Dopo la pausa pranzo...la lezione più brutta di tutte: l'addestramento con Re John. Arrivato nel blocco D, vengo separato dal resto delle reclute in quanto il dojo allestito per il nostro allenamento è in un'area diversa da quello degli altri. John tiene lo sguardo serio mentre mi guarda:

“Allora Igor, brevemente ti spiegherò come ci alleneremo in questo periodo, pochi convenevoli e lavoreremo sodo; il tempo è tiranno”.

“Certamente Re John. Sono pronto a sudare come non mai”.

“Vedremo alla fine se riuscirai a ripeterlo. Prima di tutto ti spiegherò il principio del mio stile di combattimento, come mi approccio agli scontri fisici, come ragiono e come uso la testa. Successivamente passerò ad insegnarti i movimenti, le tecniche e come vanno sferrati gli attacchi. Infine...faremo combattimenti tutto il tempo, la pratica è l'unica tua alleata e noi ne faremo tanta”.

“Certamente!”.

Il resto delle ore passano tra le spiegazioni delle mosse e la mia schiena per terra. Finito l'allenamento, dove sono stato sbattuto gratuitamente come uno straccio appeso al sole, esco dal dojo e decido di andare in camera a farmi una doccia bollente. Finita la doccia mi spalmo sul letto come fossi un stato investito da un treno.

 

 

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Capitolo 8
*** UN ARRIVEDERCI LUNGO CINQUE MESI ***


Devo dire che dopo la prima settimana il vuoto cosmico non mi sembrava poi così male in confronto a questo allenamento; il pomeriggio era la parte peggiore, ma a salvarmi la vita era il dispositivo medico che permetteva al corpo di recuperare, durante il sonno, tutta la fatica accumulata. Il mio allenamento doveva progredire 10 volte più velocemente di quelli delle altre reclute. All'inizio della seconda già iniziavo a vedere i risultati, iniziai a volare senza cadere ogni tre secondi e ad usare qualche piccola magia senza svenire, così scoprii di avere un talento dato il poco tempo impiegato per destreggiarmi senza maestro nella magia.

Ultima cosa prima di passare all'ultimo giorno, sono riuscito a fare molte amicizie all'interno del campo...dopo la prima settimana in cui crollavo dopo l'incontro con Re John, sono riuscito ad incominciare ad andare in mensa la sera a bighellonare un po' con gli altri ragazzi; sono diventato anche il campione di rutti...beh...non si butta via niente dai.

 

Il mattino dell'ultimo giorno c'è nell'aria un'atmosfera elettrica, so che oggi Re John mi dovrebbe consegnare la pergamena e domani partirò per il prossimo stato. Come al solito mi sveglio alle 04:30 e mi trovo un messaggio da John stesso che oggi avrei avuto la mattina libera ed alle 9:00 sarei stato atteso nel blocco D per un po' di allenamento prima della partenza. Faccio un po' di riscaldamento e decido di fare le prove con la magia; in questo mese durante i miei allenamenti da autodidatta sono riuscito a ottenere discreti risultati: ho imparato a manipolare meglio il fuoco, a sopportare lo sforzo subito dal togliere due sigilli su otto e usare qualche incantesimo oscuro di base. Aleksander non è felice di darmi il suo potere, le prime volte quando rimuovevo i sigilli sentivo la sua voce nella testa, gli insulti e le invettive...dopo un po' ho imparato ad andare avanti senza ascoltarlo. Usare la luce, al contrario dell'oscurità, mi prosciuga delle forze, lasciandomi stremato. Ci ho messo tutto il tempo qui dentro ad imparare a dosare bene le forze per usarla...è come un cavallo imbizzarito che non vuole sottomettersi.

 

Sono le 08:50, mi avvio al blocco D vedo che ci sono tutti gli ufficiali dell'esercito, John e Jeff intorno alla zona dove si fa sparring per il combattimento corpo a corpo. Appena si accorgono di me, tutti si girano e si esibiscono nel saluto militare, istintivamente ricambio il saluto, come da etichetta dell'esercito: gambe unite, braccio sinistro dietro la schiena e pugno destro dritto sul cuore.

La folla si apre e Jeff mi accoglie:

“Sei in anticipo Igor...bravo. Allora oggi ti consegneremo la pergamena, e l'equipaggiamento per il viaggio; John però prima voleva dirti due parole di cui anche io sono allo scuro”.

John prende la parola:

“Igor, vorrei iniziare dicendo che è stato un piacere ed un onore allenarti. Sei migliorato notevolmente in un solo mese, sono orgoglioso di aver potuto assistere al tuo addestramento. Domani partirai per il tuo viaggio, loro sono i massimi ufficiali dell'esercito come sai e sono informati di tutto, sono persone fidate, quindi vorrei encomiarti con un piccolo applauso per il tuo diploma presso il centro addestramento”.

Tutti applaudono per pochi secondi.

“Però ho la necessità di chiederti un favore se così vogliamo chiamarlo, quindi, vorrei che tutti tranne te, usciste dal ring”. Il ring non è simile a quello di pugilato, sembra più tatami da arti marziali con il tappetino morbido.

Le parole di John mi preoccupano, mentre Jeff con voce stranita replica:

“John non vorrai...”.

“Esattamente Jeff, Igor dovrà affrontare sfide vere e persone forti almeno quanto me, quindi ho bisogno di insegnargli un'ultima lezione. Igor, questa è la pergamena, come vedi la mia firma non c'è, se la vuoi dovrai guadagnartela”.

“Ma cos...”

Inizio a sudare freddo, Jeff mentre si allontana con aria contrariata scuote la testa.

“Io sono il sovrano possessore di questo artefatto, per quanto hai il 100% della mia fiducia devi capire cosa vuol dire combattere sul serio con un sovrano o con una qualsiasi persona che vuole ucciderti”.

Mentre parla John si toglie la maglia e tutti i vari accessori che indossa, rimanendo solo con i pantaloni a torso scoperto...mettendo in mostra il suo fisico statuario.

“Ora, se vuoi la pergamena dovrai colpirmi con un colpo pulito. Niente armi. Niente magia. Niente tecnologia. Uno contro uno corpo a corpo. Oggi ti onorerò mostrandoti il 100% della mia potenza. Hai trenta minuti. Se entro questo limite di tempo non riuscirai a colpirmi avrai perso e non ti darò la pergamena, ma anzi...andrò io a convincere gli altri sovrani”.

“Ma?...non puoi dire sul serio...”

Non so cosa dire, in più vedo in lontananza Jeff che tra se e se parlotta, ho capito solo il labbiale della parola “testone”; decido di raccogliere il coraggio e provo una mossa a sorpresa:

“Va bene, se non riesco a colpire te come posso pretendere di combattere contro chiunque altro. Ci sto. Voglio rilanciare...dieci minuti e userò tutto quello che ho imparato senza trattenermi”.

John sorride.

“Mi piace il tuo spirito...e dieci minuti siano”.

Non faccio in tempo a mettermi in posa che una stretta mi afferra il cuore, vedo John in posa...il suo sguardo è gelido, sembra il ritratto della concentrazione; posso sentire il suo spirito combattivo fin dentro le viscere...i peli sul corpo si raddrizzano come fossero a contatto con dell'elettricità statica...ogni parte del mio corpo vuole fuggire.

“Non basterà così poco a farti desistere...”

La sua frase scatena in me una reazione competitiva, così decido di dargli un po' della sua stessa medicina e di fargli sentire quanto forte è la mia risolutezza. La cosa che più mi sconvolge è che davanti a me non sembra neanche più ci sia John, ma un leone; fiero e maestoso pronto ad azzannare la sua preda.

Studio la sua posa, la sua attenzione ed il suo sguardo. Mentalmente provo a immaginarmi diversi modi per attaccarlo, ma memore degli allenamenti passati, ogni volta ne esco malmenato.

“Diamine John, anche solo il pensare di attaccarti mi fa prendere schiaffi...”

“Allora dovresti venire a prenderne un po'...tic toc Igor...hai già perso il primo minuto”.

 

Diamine, ha ragione, devo darmi una mossa

 

Decido di avvicinarmi con passo attento, provando un po' di combattimento ravvicinato, vecchio stile. Arrivatogli vicino la pressione aumenta. Appoggio il dorso del braccio destro, all'altezza del polso contro il suo, mentre lo faccio mi sorride. Inizio a sferrare la prima raffica di pugni, sinistro destro, a ripetizione, tutti colpi frontali e veloci, con una tecnica simile a quella insegnatomi da John. Para tutto, neanche indietreggia. Aumento il ritmo, cambiando anche alcune traiettorie, ma la storia non cambia; finchè non decide di contrattaccare: mi afferra un polso si abbassa e con una leva mi proietta con la schiena al tappeto, fermando il pungo a un soffio del mio naso; per poi alzarsi ed indietreggiare.

“Ti sei protratto troppo verso di me per cercare di mettermi in difficoltà...se avessi avuto intenti omicidi, ora saresti morto...o per lo meno avresti il naso rotto”.

Mi rialzo, lo guardo e mi rimetto in posa.

“E allora perchè il mio naso è tutto intero? Colpiscimi in faccia...sono in debito di un pugno....”.

Non faccio in tempo a finire la frase che John con uno scatto fulmineo mi tira un pugno in faccia, facendomi volare per almeno un metro.

“Giusto, avevo detto che non sarei stato morbido; hai perso un altro minuto”.

Mi rialzo, il sangue mi cola dal naso, faccio quasi fatica a respirare. Raddizzo il naso con le dita e mi rimetto in posa.

Provo un'approccio più dinamico, inizio a sferrare calci provando a mirare alle gambe e mentre sono basso con il corpo cerco qualche pugno verso l'alto. Mentre io mi prodigo in questi stratagemmi John, ancora senza indietreggiare para colpo su colpo, lascio un'apertura, John abbocca e cerca di contrattaccare con un pugno, così lo schivo di lato e appoggiando la mano sinistra a terra cerco di colpirlo al volo con un calcio; John schiva, ma per farlo fa un passo indietro.

“Ahah...hai fatto un passo indietr...”.

Un calcio al busto mi tronca la frase; l'ho parato all'ultimo secondo, ma nonostante tutto mi ha tagliato il fiato a metà.

“E tu ti distrai troppo facilmente, ti restano...”.

Mi avvento contro di lui, con un calcio volante...sferro calci rotanti come fossi Chuck Norris, colpi precisi che però John riesce a parare. Improvvisamente i miei attacchi iniziano ad avere effetto, John inizia a muoversi per parare i miei colpi e comincia a contrattaccare più spesso. Ogni suo pugno fa male come ricevere una sassata, i suoi calci sembrano bastonate con tubi di ferro. Il mio corpo duole dal primo all'ultimo centimetro. Potessi usare la magia sarebbe un'altra storia...forse.

“Ti resta un minuto Igor...cosa farai? Ti sei battuto bene ma ancora non mi hai colpito”

“Non lo sai che il bello viene sempre nei secondi finali; quando si è alle strette?”.

“Mostrami allora”.

Riprovo la strategia del combattimento ravvicinato, inizio a sferrare pugni rapidi e veloci, senza espormi troppo, lui para e contrattacca; ci muoviamo in cerchio. Al che, apro la guardia di John deviando il suo pugno e sferro il mio, dritto al mento...lui lo capisce e velocemente fa per colpirmi cercando di anticiparmi...decido di protrarmi in avanti contro il suo pugno in modo da anticipare la sua contromossa. Mentre sento il suo pugno colpirmi in pieno volto, vedo solo la stanza intorno a me diventare buia ed i sensi che se ne vanno.

Cado a terra. Due minuti dopo mi riprendo e mi alzo in piedi. John e li in piedi che mi guarda, con il sangue che gli esce dal labbro. Mi aiuta a rialzarmi. Vedo la gente intorno a me, tutti preoccupati.

“Igor...non so come dirtelo...hai combattuto bene...ma...”

“Immagino di non avercela fatta...”

“Eh già...ora ritirati nella tua stanza...e rifletti...domani partirò per andare dalla Regina Fuyuko...”

Scoppia a ridere...io a momenti comincio a piangere.

“Devi essere più sicuro di te, non vedi il sangue dal mio labbrio??? Quel pugno è arrivato proprio ad un secondo dalla fine!!! Non mi aspettavo saresti andato con la faccia contro il mio pugno per prendermi in controtempo”.

“Oddio...c'è l'ho FATTAAAAAAA!!!!!”

Inizio ad esultare come un pazzo, tutti vedendomi capiscono che l'esito è posivo; iniziando un breve ma soddisfacente applauso.

Jeff mi viene incontro quasi correndo.

“ Bravissimo Igor...bella strategia quella di aspettare l'ultimo secondo...John non se lo aspettava, ma sappi che in uno scontro mortale non potrai usarla”.

“Si...strategia...”.

John mi stringe la mano.

“Ancora complimenti, vai a riposarti, stasera al banchetto ti consegnerò la pergamena e qualche regalino extra, così domani potrai partire”.

Mentre sto per andarmene, ci penso un attimo e fermo tutti.

“ASPETTATE!! Ho una cosa da mostrarvi”.

Tutti si fermano e mi guardano.

“Mi avete sempre lasciato solo a provare la magia, penso sia il caso di mostrarvi cosa sono riuscito ad imparare da solo”.

Tutti mi guardano incuriositi.

Apro la mano verso l'alto ed esclamo: “Palla di fuoco!”.

Un globo infuocato si crea nella mia mano ed inizia a fluttuare leggermente sopra il mio palmo. John e Jeff all'unisono esclamano quasi sarcastici. “Fuoco? Poi? Altro?”.

“Si, speravo me lo chiedessi. Chiedo cortesemente che rimaniate solo voi due, questa cosa non posso veramente mostrarla a nessun altro”.

John fa cenno agli altri di uscire e dopo pochi secondi la stanza si svuota.

“Bene, ora preparatevi e se li avete, mettete gli occhiali da sole”.

Dopo aver mormorato alcune parole un raggio di luce abbagliante mi avvolge e gli mostro quello che ho definito la mia “arma segreta”, John molto candidamente esclama “Porca....”, Jeff lo ferma con un cenno della mano. “Come? Cosa? Che cos'è quella cosa???”.

“Dura pochi minuti. Di più non so neanche io. Prosciuga la mia magia e mi impedisce di usarla per un'ora intera”.

“Bene allora...sembra scontato ma...mi raccomando, non mostrare questa cosa mai a nessuno, a meno di estrema necessità, può essere un'arma a doppio taglio”.

“E sia. Con permesso ora, vorrei andare a riposarmi. I tuoi colpi mi fanno sentire fitte di dolore anche solo a respirare”.

“AHAHA, si hai ragione. Vatti a riposare. Te lo sei meritato”.

“Dove ed a che ora stasera? Almeno so quando e dove presentarmi”.

“Si giusto, ci incontreremo qui alle 21.00, allestiremo la stanza per un rinfresco. Faremo diramare la notizia che stasera non c'è coprifuoco e che ci sarà una rinfresco in tuo onore”.

“Ok, grazie, ci vediamo dopo allora”.

Saluto tutti e mi allontano. Sono veramente stanco ma al contempo anche felice di essere riuscito nell'impresa di aver colpito John, in allenamento non era mai successo neanche per sbaglio. Prendo la navetta per arrivare agli alloggi, sono troppo stanco per camminare. Anche da seduto tutti i miei muscoli dolgono, i lividi che ho sul corpo fanno male anche solo per camminare ed il naso è praticamente fuori uso, ci respiro per grazia concessa. Ho circa una mezza giornata di riposo, ne approfitto per riposarmi e recuperare un minimo di presentabilità dopo le botte prese. Dopo pochi minuti riesco ad entrare in camera, mi collego il macchinario e mi butto sul letto; pieno di pensieri e dubbi.

 

Chissà che tipo è la Regina Fuyuko. Sarà una persona come Re John, giusta e leale, che pensa sempre agli altri...così giovane...oppure sarà una tiranna? Magari vecchia e decrepita. Riuscirò a sconfiggere i miei prossimi avversari? A malapena ho colpito John in uno scontro non letale dove secondo me neanche si impegnava...Viktor sarà altrettanto forte? O forse di più...come percorrerò il percorso che mi porterà in giro per il continente...sarò tutto solo, in un posto che vorrà solo uccidermi e sbarazzarsi di me, già...tutto...solo...

 

Senza neanche capire quando mi sono addormentato, mi sveglio di soprassalto. L'orologio sul bracciale segna le 20:00. Giusto in tempo per prepararmi e uscire. Nonostante il sonno riesca sempre a rinfrancarmi l'animo, sono ancora preso da tanti dubbi; pensieroso mi preparo e decido di uscire e di incamminarmi a piedi. L'aria serale è piacevole, un leggero venticello fresco accompagna i miei passi mentre mi dirigo al rinfresco; ogni tanto qua e la vedo altri cadetti dirigersi verso la mia stessa meta, salutandomi in maniera molto fragorosa mentre mi passano vicino.

Dopo qualche minuto arrivo, devo dire che sembra tutto molto più silenzioso di quanto pensavo; da fuori l'edificio si vede qualche luce colorata, si sente una leggera musica...niente di eccezionale.

 

Per un momento speravo in luci strobo e musica a palla...evidentemente è troppo informale per un centro di addestramento militare.

 

Entro nell'edificio e poi dentro la stanza dove poche ore prima sono riuscito a sferrare il colpo che mi ha permesso di fare il primo passo verso il compimento della missione. La stanza è decisamente diversa, ai lati della sala è pieno di sedie vuote, al centro ci sono due tavoli con vivande di vario tipo e in un angolo la zona dove è stata montata la consolle del DJ. Le persone devo dire che sono divise tra i cadetti che sono quelli un po' più rumorosi e ciacaroni, poi ci sono le alte cariche più composte che sorseggiano e parlottano tra loro. Poi lui. Re John entra nel mio campo visivo come una palla da demolizione mentre parla con Jeff e altre due persone. Non l'ho mai visto in tenuta formale ma devo dire che mi ha lasciato a bocca aperta: Corona in testa (lui che addirittura si presentò a me senza, quasi a non volersi mettere troppo in mostra), una giacca bianca ricamata con intarsi e bottoni dorati, pantaloni bianchi con gli stessi ricami della giacca con scarpe e guanti dello stesso colore. La sua maestosità mi ha colto talmente impreparato da imbambolarmi per qualche secondo. Successivamente il mio sguardo cade su Jeff in piedi di fianco a lui, anche lui maestoso come mai visto prima ma con uno stile diverso dal fratello: la sua giacca è nera con bottoni e ricami argentati, pantaloni coordinati con la giacca e le scarpe eleganti nere; sembrano letteralmente lo yin e lo yang.

Dopo pochi secondi entrambi mi vedono, si congedano dagli interlocutori e mi vengono incontro con aria molto felice.

“Finalmente sei arrivato!!! Ma guardati, sei un figurino”.

John mentre mi saluta mi stringe la mano quasi a stritolarla.

“Grazie...dai...rispetto a voi due...non sono gran chè...lasciatemi dire che state veramente bene in abiti da cerimonia”.

“Te sei troppo modesto. Per noi questi sono solo un pro forma, a me onestamente non piacciono neanche. Preferisco la mia camicia informale”.

Jeff interrompe.

“Bevi qualcosa, non fare complimenti. Dato che sei arrivato a breve inizieremo la cerimonia di passaggio della pergamena”.

I due si allontanano andando verso il DJ, io mi prendo un bicchiere di quello che sembra vino bianco che sorseggio piano piano. Mi intrattengo in qualche chiacchera con i cadetti che mi salutano mentre passeggio solitario per la stanza ascoltando la musica di sottofondo, fino a che non inizia ad abbassarsi...

“Prova...bene, si sente. Benvenuti a tutti. Vi chiedo di prendere posto nei posti predisposti ai lati della stanza”.

Cerco una sedia e prendo posto sperando di non dover andare a fare qualche discorso davanti a tutti; una volta seduto vedo che John nel mentre ha indossato un microfono ad archetto appoggiato all'orecchio.

“Bene. Siamo qui stasera per festeggiare il diploma del cadetto Igor, che ha sostenuto l'addestramento intensivo presso questa struttura”.

Un applauso risuona nella stanza.

“Vorrei chiamare Igor qui vicino a me per porgergli un attestato speciale per il suo diploma; dai coraggio non essere timido”.

Tutti puntano lo sguardo verso di me, mi alzo e raggiungo Re John da dove sta parlando.

Si avvicina anche Jeff con un cofanetto rosso dalle sembianze piuttosto antiche.

“Bene Igor eccoti qua, innanzi tutto ti porgo i miei più sinceri complimenti per il tuo traguardo”.

John mi porge la mano e io ricambio la stretta.

“Ora ti passo il tuo attestato di diploma che potrai tenere con orgoglio”.

Jeff apre lo scrigno, dentro c'è la pergamena del patto, lo guardo con aria sbigottita di rimando mi fa l'occhiolino a far intendere che tanto nessuno sa cosa sia realmente. John prende la pergamena e me la porge sussurrando delle parole che stranamente non si sentono dal microfono, complice il DJ sicuramente.

“Questa è l'antica pergamena del patto, in qualità di custode, suggellando la mia volontà di perseguire la pace con il sangue io la passo a te, Igor, affidandoti la missione di raccogliere le firme degli altri regnanti...accetti la missione?”

“Accetto!”

Prendo la pergamena, il microfono a quanto pare si riaccende.

“Perfetto! Ora che hai ricevuto il tuo pezzo di carta possiamo tornare ai festeggiamenti. Dai, alza la musica!”

La stanza cambia atmosfera e partono le luci strobo e la musica altissima che mi aspettavo all'inizio della serata...meglio tardi che mai.

“Igor, ci rivediamo a fine serata nella tua stanza che ho bisogno di darti altre cose”.

“Certo, come vuole”.

La festa prosegue fino a tarda notte, i cadetti tornano nei loro dormitori. La serata è andata bene, mi sono divertito a ballare, era tanto che non lo facevo.

 

Ritorno al dormitorio, sono molto stanco e domani mattina dovrò partire. Entrando in stanza trovo John e Jeff seduti sul letto che mi aspettano...ovviamente non ricordando più che John mi doveva parlare ho preso un mezzo infarto.

“Oddio scusate, mi era passato di mente; di cosa mi dovevi parlare John”.

“Sarò breve che è tardi. Domani mattina dovrai passare in lavanderia che ti daranno gli indumenti per il viaggio. Seconda cosa, gli spostamenti non posso lasciarteli fare a bordo di un vettore, solo i mercanti possono guidarli fuori dal regno, la tua copertura sarà quella di un medico itinerante che vuole scoprire come i medici lavorano all'infuori del nostro stato; i medici sono sempre ben accetti e in più ti daremo documenti fatti per poter passare tutte le frontiere senza problemi”.

“Quindi camminerò tutto il tempo?”

“No, ti possiamo dare un cavallo. Inoltre ti daremo delle provviste tutte rimpicciolite e pronte per il viaggio. Avrai in dotazione anche un bracciale leggermente diverso: ha una cartina olografica che ti indicherà la strada, ti permetterà di controllare le nanomacchine dei vestiti, l'orario e niente più”.

“Ma io non so andare a cavallo...”.

“Tranquillo, il cavallo è sia addestrato che geneticamente modificato per essere mansueto, obbidiente e resistente, ci farai presto l'abitudine...in più può fare scatti molto rapidi per brevi lassi di tempo da far invidia ai vettori. Il cavallo sarà pronto domani mattina fuori dal centro vicino il confine, ti ci accompagneremo noi”.

“Non sarà più difficile che imparare il sistema di movimento rapido suppongo...”.

“No, direi di no. Ultima cosa. Sto per consegnarti la seconda cosa più preziosa che io posseggo dopo la pergamena...un'arma ancestrale”.

“Una cosa...?”

“Hai capito bene, un'arma ancestrale...fa parte di un set di sei armi che risale ai tempi dei fondatori, non si sa molto di loro, solo che ad ogni casata reale ne è stata affidata una e che non bisogna per forza essere di stirpe reale per usarne il pieno potere”.

Jeff tira fuori da sotto il letto una katana dall'elsa argentata con i ricami blu dentro un fodero completamente blu.

“Questa è tua. È una lama di una fattura che non siamo mai riusciti a replicare, quindi anche se non dovessi riuscire a sbloccare il suo potere rimane un'ottima arma”.

Mi passa la katana, la guardo ammirato dalla sua bellezza, provo a sfoderarla giusto quello che basta per vedere il colore della lama, che era di un grigio metallico brillante e lucido.

“Fanne buon uso”.

“Lo farò. Quindi sarò un Dottore itinerante, immagino che dovrò usare un po' di magia per mantenere la copertura”.

“No no, anzi, quella meno la usi meglio è. Tra le provviste ci sono diversi tipi di medicine catalogate e ordinate in maniera molto chiara, insieme ad un manuale consultabile tramite bracciale. Ora ti lasciamo riposare e togliamo il disturbo. Buona notte”.

Guardandoli mentre si alzano per uscire.

“Un'ultima cosa, ma non darò nell'occhio con una katana addosso? Non dovrei avere un'arma più diffusa in questo stato per sembrare meno sospetto?”

John e Jeff si fermano un secondo a riflettere, finchè Jeff risponde:

“Ti daremo un paio di pistole comuni di ordinanza, seppur medico, da solo in giro per il continente dovrai difenderti...no?”

“Penso possa andare bene...”

John e Jeff escono dalla stanza, dopo essermi cambiato mi butto sul letto. Tenendo la katana in mano con il braccio rivolto verso il soffitto, la guardo cercando di carpire qualche dettaglio che possa suggerirne i segreti, ma poco dopo la appoggio contro il muro vicino a me e mi addormento.

 

L'indomani mi presento di buon ora in lavanderia, come piace chiamarla a me, per ritirare i vestiti. Il ragazzo dopo un breve saluto mi porge la mia sacca, bianca come sempre, e riempita più di quello che avrei pensato.

“Ora puoi andarti a cambiare; ricordati quando andrai via di lasciare divisa e vestiti sul letto in modo che potremo prenderli e lavarli”.

“Ok, grazie mille”.

“In bocca al lupo”.

Esco con un cenno di ringraziamento e mi dirigo in camera. I vestiti sono: scarponi, pantaloni lunghi neri, maglietta, cappotto lungo e bracciale. Mi cambio e mi dirigo verso la zona di atterraggio dei vettori, con la spada legata in spalla sotto il cappotto in maniera che non spunti fuori dal colletto...sembra quasi fatto su misura il cappotto. Arrivato all'eliporto vedo Jeff senza John che mi aspetta.

“Buongiorno Jeff, come stai? Come mai non c'è John?”.

“Buongiorno a te Igor, detto tra noi ho ancora un po' di postumi da ieri sera...John è stato trattenuto da questioni importanti e non è potuto venire”.

“Peccato, mi sarebbe piaciuto salutarlo...non lo vedrò per molto tempo”.

“Anche John si rammarica e si scusa...”.

Saliamo sul vettore e partiamo.

“So di non essere più importante dell'amministrazione dello stato, però...insomma...capisco...”

“Ma cosa stai dicendo, dalla tua riuscita dipendono non solo il nostro stato ma anche tutto il continente, quindi non dire certe sciocchezze. Prima che mi dimentichi, ho delle cose da dirti che John ha tralasciato. I tuoi vestiti sono potenziati con le nanomacchine, quindi come quelli che avevi prima possono cambiare aspetto e colore, in più il cappotto può diventare un mantello con cappuccio impermeabile...in caso di pioggia. Inoltre i vestiti hanno il nuovo sistema di spostamento rapido incorporato; troverai tutto spiegato nel bracciale, tanto ormai sai come funziona”.

“Si, ormai le istruzioni guidate sono di routine”.

“Ultima cosa, la più importante, se la situazione dovesse diventare tragica in maniera irrimediabile, c'è il comando di estrazione, ossia, se dirai “attivazione codice di emergenza, bottone antipanico”, arriverò io in persona con un plotone per prelevarti e portarti via...inutile dire che dev'essere l'ultima spiaggia, perchè ciò comporterà un cambio radicale del piano”.

“Certamente. Immagino non potremo comunicare, vero?”

“No. Se qualcuno captasse qualcosa sarebbe la fine. Nessuno dovrà sapere della tua missione”.

“Perfetto”.

Il vettore inizia la disciesa in una zona completamente isolata, solo una grande pianura sconfinata attraversata da una strada. Ad aspettarci un uomo con un cavallo color cioccolato con due grosse borse sui fianchi ed una sella già montata.

Scendo dal vettore. Mi avvio verso il cavallo, metto la sacca dentro uno dei borsoni e mi giro verso Jeff.

“Ma siete sicuri io possa essere all'altezza di questa missione? E se fallissi? E se...”

Jeff mi interrompe, cercando di nascondere l'emozione (senza riuscirci troppo).

“Sarai grandioso e tra sei mesi saremo tutti insieme a festeggiare il ritorno della pace”.

Con le lacrime agli occhi abbraccio Jeff.

“A presto Jeff, mi raccomando, tieni d'occhio John da parte mia!”

“Lo farò. Tu sii prudente e non correre rischi inutili; ricorda l'addestramento”.

Finito l'abbraccio mi asciugo le lacrime e monto a cavallo, un po' titubante. Vedo con la coda dell'occhio una lacrima scendere dall'occhio di Jeff poco prima di girarsi verso il vettore.

“Ti devo confessare una cosa, ma non dirlo a John, lui ha avuto la tua stessa reazione per quello non è venuto...ha il cuore troppo tenero quel ragazzo...Ma ora va, non indugiare oltre...”

Finita la frase sale sul vettore che parte. Lo guardo alzarzi e partire verso l'orizzonte. Sorrido al pensare alla frase di Jeff. Ora non mi resta che andare avanti e camminare con le mie gambe.

 

Arrivederci...John...Jeff...non vi dico addio; addio è per sempre. Se il destino lo vorrà...ci vedremo tra 5 mesi. Così potremo tornare a festeggiare un ultima volta prima di tornare nel mio mondo. Già. Il mio mondo. Ormai sembra così lontano. Chissà se tornerò. Arrivederci.

 

Do un leggero colpetto al cavallo con i talloni e inizio a cavalcare seguendo la strada, verso lo stato dei guerrieri.

 

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Capitolo 9
*** LO STATO DEI GUERRIERI ***


E' passata circa un'ora da quando mi sono separato da Jeff, cavalco seguendo una strada che serpeggia in mezzo a pianure incontaminate: erba verde, qualche gruppo di alberi qua e la con gli animali che girano liberi. A quanto pare sono in una zona libera da case, persone o una vera e propria civiltà. So che Jeff mi ha lasciato molte cose da studiare durante il viaggio, ma per questo primo giorno voglio godermi un po' il viaggio, la sensazione di libertà da ogni pensiero che questo paesaggio mi regala: niente paura di fallire una missione, di morire in qualche combattimento o altro...solo il vento tra i capelli e il mio cavallo...lo chiamerò Rell, suona bene come nome. All'orizzonte inizio a vedere delle sagome sia a terra che in aria, mentre mi avvicino inizio a metterle a fuoco, ci sono due guardie posizionate davanti ad un passaggio a livello. Dei droni volano in linea retta lateralmente al posto di blocco, mai uno di fianco all'altro, tutti con la propria zona assegnata. Mi fermo poco prima del passaggio a livello in una zona delimitata da un rettangolo disegnato per terra mentre una guardia mi si avvicina.

“Buongiorno”.

“Buongiorno, scenda dal cavallo e favorisca i documenti”.

“Si certo, sono nel borsone”.

Scendo da cavallo e inizio a cercare nel primo dei due borsoni posti sui lati del cavallo, agganciati alla sella.

“Ha una ragione particolare per attraversare il confine? Non è consuetudine vedere qualcuno cambiare stato”.

“Si, sono un Dottore, mi è stato accordato un viaggio per poter imparare meglio il mio lavoro...”.

“Si si, mi dia il documento, così potrò accertare la sua versione”.

“Solo un attimo che non ricordo dove l'ho messo”.

Nel cercare dentro le borse a momenti inizia venirmi l'ansia. Non ho la minima idea di che forma abbia il documento. Finchè trovo un portadocumenti con dentro una tessera e un documento cartaceo. La guardia a momenti mi strappa di mano tutti i documenti con fare molto spazientito.

“Finalmente. Aspetti qui che controllo e torno”.

Torna dal suo collega con il quale controlla tutti i documenti minuziosamente; per poi tornare da me.

“Allora...Signor Ivanov Igor...consiglio personale, il documento di identità lo tenga separato dai documenti per la dogana, potrebbero chiederglielo molto di frequente”.

Con la mano mi passa la tessera, la prendo e la metto nella tasca interna del cappotto.

“Vedo che ha tutti i documenti in regola e anche quelli per entrare in tutti gli altri Stati; eravamo stati preallertati che un certo Igor sarebbe passato di quà. Altro consiglio personale, tenga un profilo basso, gli stranieri negli altri Stati non sono ben visti né dalle guardie né dalle persone”.

“Lo terrò a mente, la ringrazio. Giusto per essere pronto, non mi hanno spiegato le dogane come funzionano. Quando dovrò cambiare di nuovo stato, troverò una zona simile?”.

“Praticamente si, ovviamente non saranno così tecnologiche da avere droni o altro però diciamo che ognuno ha dei posti di blocco sulle strade e delle pattuglie che perlustrano il resto del confine. Sono passati anni da quando l'ultimo nostro ricognitore ha viaggiato per studiare le frontiere degli altri Stati, magari le cose sono cambiate, quindi non so darti informazioni precise”.

“Grazie mille in ogni caso, se i documenti sono a posto non dovrò preoccuparmi”.

“Dovere. Superato il passaggio a livello ci sono i nostri colleghi dello stato dei Guerrieri che ti faranno qualche domanda e poi potrai procedere”.

“Perfetto. Grazie ancora per le informazioni e buona giornata”.

“Buona fortuna a te per il tuo viaggio...ne avrai bisogno”.

La guardia mi ridà i documenti e si allontana, quella che era rimasta un po' più lontana alza il passaggio a livello e mi fa cenno di passare, data la vicinanza delle guardie straniere, attraverso il passaggio a livello a piedi portando il cavallo con la briglia e mi fermo nella successiva zona delimitata per il controllo. Una guardia esce dalla torretta posta a qualche metro dalla dogana e mi viene in contro.

“Buongiorno signore”.

Il suo accento come il suo abito è completamente diverso da quello a cui ormai mi sono abituato, sembra un asiatico uscito da un film sui samurai: i capelli sono legati in un codino alto e molto lungo, gli occhi a mandorla, la bocca è coperta da una mascherina legata dietro la testa; indossa un'armatura leggera di color rosso sopra a quello che sembra un kimono da uomo con una katana legata al fianco sinistro.

“Buongiorno a lei”.

“Mi può consegnare i documenti?”.

“Certamente”.

Gli passo i documenti.

“Igor...bene...Motivo del viaggio?”.

“Formazione professionale, sono un medico...vorrei studiare i vari tipi di medicina presenti nel continente”.

“E' armato? Data la sua professione non sarà così ingenuo da non sapersi difendere...”.

“Si, certamente. Ho due pistole standard e una katana con me”.

Mentre sto per prendere le pistole dalle fondine ai miei fianchi, noto che la guardia mi scruta molto attentamente. Dopo di che si pronuncia in un piccolo inchino dicendo: “Non serve che me le mostri, non sta mentendo, non vedo variazioni nel suo chi. Può passare signor Igor e benvenuto nella nostra patria”.

(Forte questa cosa del chi, spero di imparare come può essere usato in campo medico).

“La ringrazio e buona giornata”.

 

Risalgo a cavallo e mi rimetto in viaggio lungo la strada. Passo tutta la giornata a cavalcare fino a che il sole non inizia a calare. Non avendo trovato né un ostello né un paesino cerco un posto dove accamparmi. Poco più avanti vedo che la strada si addentra in una foresta piuttosto rada, decido di seguire il sentiero che prosegue tra gli alberi. Al completo calar del sole mi fermo per la notte e mi appoggio sotto la chioma di un albero, accendo un fuocherello e studio qualcosina prima di mettermi a dormire. Ho sempre preferito la notte al giorno, ma penso che per le persone di questo luogo sia sospetto che qualcuno viaggi di notte. Lego il cavallo ad un alberello non troppo grosso, raccolgo qualche rametto trovato in giro e accendo il fuoco (usando un piccolo incantesimo, ma non ditelo a John). Mangio qualcosina dalle razioni che mi hanno dato in dotazione e mi metto a studiare un po' gli appunti di Jeff sulla medicina. Ovviamente non essendo in un'ospedale non potrei mai capire al cento percento che malattia possa avere una persona senza degli strumenti adatti, ma per il primo soccorso penso possa bastare. Mentre leggo gli appunti mi torna alla mente come la guardia alla dogana mi abbia letto il chi per capire se dicevo la verità o meno, chissà quanti tipi di utilizzi diversi possa avere. Improvvisamente sento un rumore provenire alle mie spalle non troppo distante. Mi alzo di scatto, chiudendo gli appunti. Mi guardo intorno cercando di vedere la presenza di nemici, ma non vedo nulla; sento un altro rumore. Decido di andare a controllare, in maniera furtiva inizio a dirigermi verso l'origine del rumore, che si sposta mentre mi avvicino, quasi stesse scappando da me, ad un certo punto inizio a vedere una fioca luce. Arrivo al limitare della foresta, e li lo vedo...un lupo nero contornato da una leggera luminescenza, intento a guardare verso l'orizzonte in cima ad una sporgenza che da su un precipizio.

“Ti aspettavo Igor, finalmente ci incontriamo”.

Dice senza girarsi; mi ha sentito senza neanche guardarmi.

“Chi sei? Come fai a parlare?”.

“Presto lo capirai, sappi solo che sono un amico ed un alleato”.

“Non mi hai risposto alle domande, come ti chiami?”.

“Il mio nome è...”.

Si gira verso di me, noto che ha un occhio giallo e uno azzurro, sulla quale c'è una ciccatrice; le sue labbra si muovono, ma io non sento cosa dice, come se la sua voce non raggiungesse le mie orecchie.

“Scusami...non ho capito...potresti ripetere?”.

Il lupo abbassa la testa e si gira per tornare a guardare verso l'orizzonte.

“A quanto pare non sei ancora pronto, quando conoscerai meglio te stesso torna a cercarmi; forse allora riuscirai a sentirlo”.

“Cosa?? Semplicemente non ho sentito; potresti ri...”.

“Non è questione di sentire o meno, è che non sei pronto alla risposta e quindi non potresti udirlo anche se lo ripetessi cento volte. C'è una persona che vuole parlarti, girati e vai”.

“Ma cosa?”.

Mi giro di scatto e dietro di me non c'è nessuno, mi rigiro ma il lupo è sparito. Che strano. Faccio per tornare indietro ma stranamente non trovo più la strada. L'ansia inizia a salire. Che mi abbiano rubato cavallo e tutto il resto? L'ansia la paura e l'angoscia iniziano a salire, tutto intorno a me diventava sempre più buio e una leggera nebbia inizia a salire. Più cammino più mi sento perso, la foresta rada è diventata fittissima e dall'aria spettrale. Quando mi torna in mente una cosa, questa sensazione è molto familiare. Mi do una manata in fronte perchè solo uno stupido ci avrebbe messo tutto questo tempo a riconoscerla...Aleksander. A quanto pare devo essermi addormentato, ecco perchè quello strano lupo e questo cambiamento nella foresta. Togliendo la mano dalla mia faccia, alzo lo sguardo e lo vedo davanti a me, come quando lo incontrai e tolsi due sigilli per la prima volta. Aleksander se ne sta li, impalato su un albero trafitto da otto paletti bianchi che lo perforano in punti diversi del corpo: due alle caviglie, due ai polsi, uno allo stomaco, uno al cuore, uno sulla gola e l'ultimo in bocca. La foresta è sparita per lasciare posto ad una zona buia priva di qualsiasi cosa. L'unica luce proviene dall'albero alla quale è impalato. È talmente grande da riuscire a tenerlo crocifisso. Come i nostri sguardi si incrociarono, inizia subito a lamentarsi, senza però riuscire a dire parole sensate, farfuglia e basta; gli tolgo i due sigilli che già rimossi ai tempi dell'accademia: bocca e gola. Tossisce e si schiarisce la voce.

“Ma che strani incontri si fanno a notte fonda, ti sei almeno divertito un pochino a vagare nella mia foresta?”.

“Sei una seccatura, ci stavo quasi per cascare nel tuo tranello, non mi renderai mai schiavo del tuo potere così; sappilo”.

“AHAHAHA. Quello era solo un passatempo. Volevo attirare la tua attenzione per liberarmi un pochino da questi sigilli fastidiosi”.

“Ma quale fastidiosi, sono i migliori che ci siano. Contando che li ho leggermente spostati dalla loro posizione per silenziarti un pochino, sono quelli che preferisco”.

“Simpatico. Ma toglimi la curiosità, hai già pensato a come stermineremo tutti i Re per poi uccidere Viktor e ridarmi la libertà?”.

“Dovresti saperlo che non mi dimentico delle promesse fatte. Ma so anche che se ti lascio troppo spazio, te ne approfitteresti per cercare di sottomettermi e liberarti prima del tempo”.

“Così mi offendi...come potrei mai fare una cosa del genere? Io poi? Sono un angioletto, non vedi l'aureola?”.

“Noooo...per niente. Seconda cosa, non uccideremo i Re, li porteremo tutti dalla nostra parte”.

“Lo sai...che con quel gingillino che ti porti sulla schiena...potremmo ucciderli tutti...in un colpo solo...vero?”.

“Preferisco comunque di no”.

“Mi dispiace interrompere la nostra conversazione. Ma penso che dovresti svegliarti adesso...o morirai”.

Mi sveglio di soprassalto, il sole appena sorto, Rell nitrisce per attirare la mia attenzione. Il fuocherello che avevo acceso è spento, il bracciale ancora acceso, ma la cosa più strana è che c'è una nube di fumo diffusa per tutta l'area. In lontananza si sentono delle grida. Salgo su Rell e mi dirigo a gran velocità verso le grida, sperando che la confusione copra il mio arrivo. Dopo una manciata di minuti esco dalla foresta e li vicino vedo un piccolo villaggio, composto da una manciata di case, alcune delle quali vanno a fuoco. Una piccola recinzione in legno circonda il villaggio, non è molto alta, ma abbastanza da provare a capire cosa succedesse senza essere visto. Lego Rell ad un albero e furtivamente mi avvicino. Scavalco il recinto dietro una casa abbastanza alta che mi permette di non essere visto. In un carretto ben appartato, c'è uno strano tizio, che puzza tremendamente di vino e dorme russando leggermente sotto una coperta. Lo ignoro e continuo ad avvicinarmi. Sulla via principale ci sono una cinquantina di persone tutte legate e inginocchiate in piccoli gruppi. In piedi ci sono una decina di uomini, tutti in kimono nero e armatura rossa, con il volto coperto e armati. Al centro della contesa ci sono due persone: un brigante in kimono nero, senza armatura, con il volto scoperto e due katane, una per fianco e un'altra persona vestita con abiti poveri, inginocchiato a testa china.

“Signor capo Izo...Allora...è scaduto il termine. Io ed il mio gruppo...stiamo aspettando da voi il pagamento per la vostra protezione”.

“Ma quale protezione, l'unica cosa che fanno i vostri uomini è arrivare al villaggio, pretendere cibo e bevande gratis. Per non parlare che importunate sempre le nostre donne...e se ciò non bastasse voi pretendete un tributo troppo alto per il nostro piccolo villaggio”.

Il capo dei briganti ridacchia e dietro di lui partono tutti i suoi uomini.

“Su su, queste sono cose normalissime...il vostro villaggio è sotto la mia giurisdizione; è normale che i miei uomini debbano rifocillarsi. Poi senza di noi, voi non potreste far fronte ad eventuali briganti. Siete un piccolo villaggio sul confine, cosa potete pretendere in caso di aggressione; la capitale non manderebbe mai uomini così lontano”.

“Siete voi i briganti, noi non abbiamo mai chiesto la vostra protezione e non pagheremo questa volta. Sono pronto a combattere”.

Il capovillaggio Izo seppur tremante si alza e abbozza una posa da combattimento aspettandosi una reazione dal capo dei briganti, che puntualmente scoppia a ridere.

“Sei simpatico sai? Tu verme senza spina dorsale vorresti combattere contro di me? AH! Facciamo così, ti manderò contro uno dei miei uomini, se vinci per questa volta vi lascerò andare e ci rivedremo tra un mese. Se perdi prenderemo tutto quello che avete e ci prenderemo anche qualche donna...Sai, i miei uomini non hanno bisogno solo di cibo e bevande”.

Tutto il gruppo di briganti scoppia a ridere. Uno degli uomini vicino a lui esclama: “Bravo capo. Così si parla, facciamogli il culo alla svelta”.

L'uomo a volto scoperto lo fulmina con lo sguardo, spegnendo il suo entusiasmo.

Al che Izo esclama: “Va bene, accetto”.

Il capo dei briganti fa un cenno con la testa e uno degli sgherri di soppiatto lo prende alle spalle colpendolo con l'elsa della katana sulla nuca, stendendo Izo. Mentre se la ride inizia a colpirlo con una serie di calci prima al fianco, poi sulla schiena.

“E tu volevi combattere, sei solo spazzatura”.

Mentre il tizio mascherato continua a malmenare il poveretto a terra, il capo dei briganti si avvicina sguainando una katana.

“Mi dispiace ti è andata male, adesso mi prendo le donne...il cibo...e la tua vita”.

Le persone legate iniziano a urlare e piangere disperati. L'uomo alza la katana per sferrare il colpo finale...vengo attraversato da un istinto molto forte. La mia mente pensa solamente a frasi di scusa verso John e Jeff. Le mie mani estraggono le pistole, scatto in avanti correndo, sparo allo sgherro vicino a Izo prendendolo sulla spalla, facendogli cadere la katana, e al capo dei briganti che però para il colpo con la spada. Altri colpi viaggiano verso qualsiasi soggetto mascherato che si posa sulla mia vista; sparo con una cadenza di fuoco bassa per non colpire gente innocente, ma dopo i primi due colpi a sorpresa gli sgherri iniziano a scappare evitando i colpi e contrattacando con le frecce. Durante la corsa sfondo la porta di una casa da usare come riparo.

“Calma, calma...FERMATEVI TUTTI”.

Mentre il tipo parla, ricarico le pistole; purtroppo non sono in un film dove i caricatori sono infiniti. Mi apposto appoggiando la schiena leggermente in diagonale contro il muro che mi separa dai briganti, in modo da controllare sia loro di fuori che l'interno della casa.

“Tu nella casa, di grazia, chi saresti? Con le tue strane armi...hai ferito i miei uomini...ne sei consapevole?”.

I briganti nel mentre si sono schierati tutti dietro il loro capo, in formazione pronti a scagliarmi una pioggia di frecce.

“Per te sono l'uomo sbagliato nel posto sbagliato e nel momento sbagliatissimo a quanto pare...”.

(cerco di darmi un tono importante, magari lo spavento e va via)

“Facciamo così, non so chi sei e non mi interessati saperlo, quindi alza i tacchi e vattene...magari non verrò a cercarti in futuro”.

“Facciamo che TU lasci in pace questa povera gente e io non vi ammazzo tutti dove siete”.

“AHAH! Sei simpatico, mi piaci, hai fegato. Se non sai nemmeno chi sono queste persone, che te ne frega di loro. Vai via, dammi retta, siamo dieci contro uno, ma anche se fossi solo io sarebbe più che sufficiente”.

“Mi dispiace amico, non posso”.

(ma che diamine mi passa per la testa, devo essermi rimbecillito tutto di un colpo).

Sparo un colpo verso di lui, sporgendomi per un secondo dal buco dove prima c'era la porta. All'ultimo secondo riesce a defletterlo con la katana ed il proiettile colpisce uno dei suoi uomini dietro di lui, trafiggendolo al collo.

“Perchè continui a fare la testa di cazzo? Dimmi solo questo”.

“Perchè è gentile...e misericordoso...solo questo. Non posso sopportare i bulli che aggrediscono e uccidono della povera gente”.

“Insomma perchè sei una testa di cazzo...secondo me non sei neanche della zona straniero. Non sai chi sono io. Facciamo così, tu metti giù quelle armi esci fuori e mi affronti uno contro uno. Se vinco io ti uccido, se vinci tu ce ne andiamo per la nostra strada; ci stai?”.

“Te sei bravo a proporre accordi che poi non rispetterai, come minimo verrò attaccato da...”.

Un uomo aveva fatto il giro della casa ed entrando dal retro mi aggredisce armato di katana urlando. Lo sento all'ultimo secondo, schivo il fendente per miracolo che finisce per incastrarsi contro il muro, lo colpisco con il calcio della pistola dietro la nuca e lo scaravento di fuori con un calcio.

“Come volevasi dimostrare non sei di parola”.

“Non puoi biasimarmi per averci provato. Parola di samurai che non ci saranno altri trucchetti del genere”.

A quanto pare mi ha preso per fesso.

“Va bene, esco fuori. Fai riporre le armi ai tuoi sgherri e fagliele calciare via”.

“Fatelo. In fretta”.

“Ma capo...”.

“Fallo o ti taglio la testa all'istante”.

Tutti gli sgherri lasciano via gli archi e si allontanano. Rinfodero le pistole ed esco allo scoperto. Mi avvicino guardandomi intorno, scavalcando il tizio steso prima.

“Un'altra condizione per te bandito, combatteremo a mani nude, non mi piace la spada”.

“Va bene ragazzino. Finalmente ti vedo in faccia. Non dovresti stare a casa a succhiare il latte, ancora?”.

“Mi stai dando del poppante? Quando te le avrò suonate non farai più lo sbruffone”.

Mi avvicino a lui con passo sicuro, ci separano una trentina di passi, lui bisbiglia qualcosa al suo secondo e tutti si allontanano.

“Bene ragazzino, mostrami quello che sai fare”.

Mi metto in posa da combattimento.

“Ti lascio la prima mossa dato che sei il grande capo della banda”.

“Te ne pentirai ragazzino, ti farò fuori in un colpo solo”.

Non conoscendo la sua forza e dalla sua stazza, meglio evitare colpi diretti. Adesso ci dividono una ventina di passi. Inizia a correre e sferra un calcio volante, lo schivo di lato, lui continua con dei pugni indirizzati al viso, li paro tutti e poi lo colpisco al ventre, indietreggia, ma sembra di aver colpito il portone della casa di prima.

“Ma quella carezza cos'era? Sarà uno spasso ucciderti”.

“Mi sto solo scaldando”.

Il combattimento va avanti per molti minuti, il mio avversario è più lento di me, la sua tecnica è rozza, sferra pugni e calci in maniera imprecisa ma la sua stazza li fa sembrare come macigni che si abbattono su di me; il solo schivarli o pararli non basta. Inizio ad essere stanco. Dato che i colpi sembrano non avere effetto, colpisco a ripetizione sempre nello stesso punto: il viso. Ad ogni suo pugno, calcio o testata seguiva uno o due dei miei colpi al suo viso.

“Sai ragazzino, mi sto divertendo con te, sei forte. Sapessi sfruttare il chi come me probabilmente avrei già perso. Ma...ahimè...non lo sai fare, quindi ho vinto io. Se ti arrendi e mi giuri fedeltà ti risparmierò, uno come te può tornarmi utile”.

“Devi aver preso troppi pugni in faccia se pensi che mi unirò a te”.

“Hai il fiatone ormai, sei sicuro di voler continuare?”.

“Sicurissimo”.

Devo eventualmente provare ad accecarlo e provare un colpo sul naso e sulla nuca...magari funziona. Improvvisamente il capo estrae le katane e mi guarda.

“Ma se estrai le armi è sleale, lo sapevo che non avresti rispettato i patti”.

Qualcuno mi colpisce alle spalle facendomi cadere a terra. Prima che possa fare qualsiasi cosa per difendermi, mi immobilizza a pancia in giù stando sopra di me puntandomi una katana sulla schiena. Il capo dei briganti si avvicina e mi appoggia le katane sulla collottola; facendo il minimo della pressione necessaria per farmi sanguinare e sentire dolore.

“Bene straniero, vedo che se ti stanchi i tuoi sensi perdono di acume. Hai combatuto bene, ma ora devi andare all'altro mondo”.

Alza una spada verso il cielo e guardando i cittadini esclama:

“Vedete, questo è quello che succede a chi si mette contro di me”.

Prima di morire sarebbe il caso di usare la magia. Mentre sto per scagliare un incantesimo sento una voce strascicata dietro di me esclamare:

“Dieci passi in linea retta: pugno spezza montagne”.

Il tizio che dormiva sul carro dietro la casa, colpisce il capo dei briganti con un pugno fulmineo in pieno viso, spuntando dal nulla, facendolo volare via, per poi alzare di peso l'uomo sopra di me e scaraventarlo verso gli altri briganti. L'uomo indossa una kesa arancione mostrando mezzo busto scoperto(come se fosse un monaco shaolin) con un pantalone giallo e dei sandali di paglia. Da terra vedo che è pelato, porta una collana con grosse perle al collo ed ha una folta e lunga barba scura. Sulla fronte un pallino rosso. Dopo pochi secondi inizia a barcollare.

“Ne Hai Avuto Abbastanza...O...hic...Devo Ricominciare?”.

Il capo dei briganti si rialza palesemente dolorante e sanguinante dal naso.

“C'è ne andiamo, ma sentirete ancora parlare di noi. Andiamocene”.

Tutti i briganti iniziano a scappare senza neanche raccogliere le armi; sparendo all'orizzonte. Il pelato cade a terra faccia avanti. Inizia a russare... Almeno vuol dire che sta ancora bene.

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Capitolo 10
*** IL PIANO PER SALVARE IZO ***


Mi rialzo lentamente. C'è...silenzio. Mi guardo intorno Izo è ranicchiato a terra che rantola dal dolore, il tizio dorme a terra dopo averci salvato e tutti gli abitanti che mi guardano stranamente in silenzio.

Sono un po' imbarazzato, non so come comportarmi. Mi sento osservato e oltre all'imbarazzo inizia a salire anche un pochino di ansia.

“Ehm...state...tutti bene? C'è qualche ferito?”.

Mentre parlo tutti continuano a fissarmi senza fiatare, come se non si fidassero di me. Abbasso lo sguardo, istintivamente passo la mano destra sul collo grattando qualcosa che in realtà non mi prude.

Mentre evado il muro del silenzio con lo sguardo, mi soffermo su Izo. Giusto. Mi avvicino preoccupato.

“Signor Izo, sta bene? Riesce ad alzarsi?”.

Lo aiuto a girarsi. Non è svenuto, provo a vedere se è vigile, in assenza di una torcia gli apro leggermente le palpebre e provo a vedere se reagisce agli stimoli.

“Se mi sente, segua il dito con lo sguardo”.

Muovo il dito in varie direzioni e le sue pupille seguono il mio dito, bene, sembra non ci siano danni.

“Ora la lascerò due minuti qui, vado a prendere il mio cavallo, ho delle medicine che potrebbero aiutarla per il dolore. Non si muova”.

Corro verso il cavallo poco fuori dal villaggio, lo slego, salgo in sella e parto. Pochi minuti mi bastano per fare ritorno al villaggio. Vedo Izo che nel mentre si è tirato su, mettendosi seduto, ha le gambe leggermente piegate e il capo chino tenuto tra le mani.

Fermo Rell appena arrivatogli affianco, scendendo molto velocemente, inizio a cercare le medicine nel borsone, mentre lascio lo sguardo su di lui. (fortuna che ieri sera ho studiato un po' altrimenti adesso sarei in difficoltà)

“Eccomi di ritorno, non deve alzarsi, se ha qualcosa di rotto potrebbe aggravarsi, potrebbe avere delle lesioni interne...”.

Izo si alza in piedi, sempre tenendo lo sguardo basso. Una volta completamente in piedi, alza lo sguardo, guarda la sua gente, guarda il dormiente a terra e poi...infine...me...

“Io sto benissimo...ma sarei stato meglio senza la vostra intromissione”.

Tolgo le mani dal borsone. Quelle parole mi hanno preso di sorpresa.

“Se non fosse stato per noi, ora lei sarebbe morto e il suo villaggio saccheggiato”.

“Lui non lo avrebbe veramente fatto. È già successo in passato, avrebbe continuato a picchiarmi e se ne sarebbe andato. Tu così invece li hai fatti infuriare e ora la loro ira si abbatterà su di noi e infine mi hai disonorato rendendo vano il mio sacrificio”.

“Gli si leggeva negli occhi che ti avrebbe tagliato la testa senza pensarci due volte. Non c'è onore in una morte senza senso”.

“Cosa ne sai tu di onore straniero? Con la mia morte avrei soddisfatto la loro sete di sangue, successivamente i miei cittadini avrebbero eletto un nuovo capovillaggio e...”.

“Che poi sarebbe stato a sua volta minacciato, picchiato e ucciso...in un ciclo senza fine?”.

“Cosa potremmo fare contro quella gente? Le guardie della capitale sono lontane e dalla città vicina non ci mandano soldati perchè sono già impegnati per i loro affari...Almeno morendo sarei riuscito a proteggere...”.

“Questo lo hai già detto...ma...io non potevo stare a guardare una persona venire uccisa senza motivo. Non fa parte del mio carattere. Ti ho dato la possibilità di vivere ancora e trovare una soluzione definitiva al problema”.

“Soluzione? AH! Quelli erano solo una parte della banda...cosa pensi che faranno...torneranno...e...saranno molto più infuriati di oggi”.

“Ma una cosa, chi ha detto che dalla capitale non manderanno aiuti?”.

“Abbiamo mandato dieci uomini, nove sono morti qui vicino per colpa di quei briganti. Solo uno è riuscito ad arrivare alla capitale...e quella è stata la risposta”.

Mentre parla Izo respira pesante, si sente del dolore nella sua voce. Lo sguardo truce.

“Signor Izo mi ascolti. Lei non mi conosce, so che qui c'è l'usanza di diffidare degli sconosciuti e che secondo lei morire era l'unico modo di sopravvivere. Ma ora quello è il passato io ed il vostro amico steso li a terra vi aiuteremo. Mi sembra molto forte e non penso si rifiuterà di aiutarvi”.

“Sciocco. Moriremo tutti invece, tu non sei così forte senza quelle strane armi, che sono poco efficaci contro il chi oltretutto...e comunque...quello non è amico nostro, pensavo fosse con te”.

“Ehm...beh...non ho usato tutta la mia forza...comunque...quando si sveglierà gli chiederemo chi è. Ora. Mi permetta di curarla, liberiamo le persone e poi penseremo ad un piano”.

“Io sto bene, non ho bisogno di cure. Sleghiamo le persone”.

Lo sguardo di Izo, le sue parole, trasudano rassegnazione. Mentre sleghiamo le persone, non mi toglie quasi mai lo sguardo di dosso. Gli abitanti al mio tocco quasi saltano dallo spavento, come se temessero di essere nuovamente malmenate o uccise. Finito di slegare le persone Izo mi fa cenno di tirar su lo straniero addormentato a terra. Me lo carico in spalla a peso morto.

“Tornate nelle vostre case. Per oggi penso sia abbastanza. Chi è rimasto senza casa sarà ospite per la notte da chi ha posto, domani penseremo a qualcosa di più stabile. Tu...straniero...come ti chiami?”

“Igor”.

“Bene Igor, lui lo metteremo dentro casa mia, ho un po' di posto, lega il cavallo al palo e seguimi”.

“Bene”.

Le case del villaggio sono tutte disposte vicino l'una all'altra a formare due semicerchi attraversati a metà dalla strada principale e circondate dal piccolo recinto esterno. Entriamo dentro casa e appoggio lo straniero sopra una specie di materassino sottile e morbido sopra il quale c'è una coperta rettangolare sul pavimento. L'arredamento della casa è molto povero e spartano, quasi assente.

“Bene Igor, stasera potrai stare da me. Anche lui. Basta che domani ve ne andiate entrambi. Vi chiedo solo questo. Con i briganti me la vedrò io”.

“Ma non ci penso neanche...”.

“No Igor, tu non sei di qua. Quando andrai via, non sarà più un tuo problema, quindi non discutere”.

“Facciamo così, prima di tutto voglio sentire chi è lui. Una volta capite le sue intenzioni deciderò. Ti prego. Lasciati aiutare”.

Izo inizia a camminare avanti e indietro pensieroso grattandosi la testa.

“So già che me ne pentirò...va bene. Ma entro l'alba di domani voglio sapere tutto. Ora perdonami ma ho delle cose da fare”.

Con fare preoccupato e stizzito Izo esce di casa senza neanche aspettare una mia risposta.

Incominciamo bene...suppongo di dover portare pazienza...non pensavo che aiutare le persone fosse così difficile.

Mi siedo nell'angolo della stanza, intanto che aspetto che si svegli mi studio un po' di appunti che può sempre tornare comodo. Passano le ore e ancora dorme; ormai siamo a pomeriggio inoltrato. Stanco di aspettare esco di casa, prendo l'acqua dalle provviste e torno dentro...fuori di casa non c'era anima viva. Entro in camera faccio per tirare l'acqua in testa al pelato ma improvvisamente...

“Ehi...che cosa vuoi fare con quella?”.

Sobbalzo, a quanto pare è già sveglio.

“Da quanto sei sveglio?”.

“Da quando sei uscito dalla camera. Ho fatto finta di niente per studiare la situazione ma non mi piace che mi si tiri l'acqua addosso appena sveglio”.

Lo straniero si mette seduto, sbadigliando rumorosamente, per poi alzarsi in piedi. Sempre sbadigliando si gratta la folta barba mentre allunga tutti gli arti a turno per sgranchirsi un pochino.

“Chi sei tu esattamente? Ti ho visto dormire su quel carretto oggi...come ci sei arrivato all'insaputa di tutti?”.

“Io mi chiamo Chuulun, vengo dalla capitale. Faccio parte della guardia del palazzo della Regina Fuyuko, sono stato inviato qui a seguito della richiesta di aiuto di questi abitanti”.

“Caspita, ecco perchè sei così forte. Ma...come mai la regina manda addirittura una guardia del suo palazzo per un villaggio così remoto e sperduto?”.

“Prima di tutto, tu come ti chiami invece straniero? Da dove vieni? Mi sembri lontano da casa...”.

“Io mi chiamo Igor. Vengo dallo Stato del Futuro, sono in viaggio per formarmi come Dottore. Dimmi di più di te”.

“Sono stato allontanato da palazzo su ordine del capo delle guardie per cattiva condotta, questa missione è solo una delle tante che mi sono state affidate ai confini dello stato, dovrebbe servire a farmi riscattare per il disonore arrecato al corpo delle guardie”.

“Che cosa hai fatto per disonorare tutto il corpo delle guardie?”.

“Prima dimmi la verità...se pensi che mi beva quella pessima bugia hai bassa considerazione di me; magari attacca con la gente comune. Se vuoi mentire in questo Stato a cariche pubbliche o guardie di alto livello dovrai imparare a non increspare così tanto il tuo chi...ti avrei scoperto anche da addormentato”.

“Anche te sai leggere il chi per capire se uno mente quindi?”.

“Eh già...è una dei requisiti minimi per noi guardie di palazzo”.

“Scusami, ma non posso dirti il vero motivo che mi spinge a viaggiare...ma posso assicurarti che ho intenti pacifici...”.

“Adesso stai dicendo la verità...capito. Comunque...sono...diciamo che sono stato allontanato in quanto sono stato trovato ubriaco di guardia...ripetute volte. La Regina mi ha visto una volta ed è bastata per farla infuriare con il mio capo che a suo volta si è infuriato con me”.

Come colpito da un'idea geniale Chuulun si fruga sulla cintura, prende una fiaschetta, che non avevo visto, toglie il tappo e cerca di bere...il disappunto sul suo volto si manifesta sotto forma di smorfia di stizza nell'apprendere che la fiaschetta è vuota. Così la chiude e la riattacca alla cintura”.

“Scommetto che ti sei fatto un goccetto anche venendo qua, vero?”.

“Il viaggio mi ha messo sete, così ho bevuto un sorso”.

“Come hai fatto a svegliarti giusto in tempo per stendere il brigante e poi tornare a dormire? Di solito da ubriachi si crolla nel sonno profondo e basta...”

“Ho attaccato qualcuno? Suppongo che il mio Inconscio abbia percepito una minaccia e abbia reagito mentre dormivo...oppure non ricordo perchè ero ubriaco, non saprei”.

Non riesco ad inquadrarlo, non so se fa il finto tonto perchè non si fida o se lo è veramente.

Gli tiro la borraccia con l'acqua.

“Tieni, bevi questa. Dopo una sbronza bisogna idratarsi”.

Beve trangugiando l'acqua fino a quasi finirla tutta, per poi ritirarmi indietro la borraccia. Si siede in un angolo.

“Allora, dimmi che è successo oggi e com'è la situazione”.

Gli racconto tutti gli avvenimenti della mattinata, dei briganti, del suo intervento e delle parole di Izo. Chuulun si gratta il mento facendo passare le dita tra la barba mentre rifletteva sulla situazione; ha lo sguardo di uno scacchista che pensa alla prossima mossa.

“Da come racconti i tuoi movimenti, sembra che tu abbia ricevuto un vero e proprio addestramento militare...pari quasi al mio. Se non fosse per la piccola differenza nell'uso del chi li avresti anche sbaragliati da solo”.

“Suppongo sia inutile mentire per ora, quindi...si...ho ricevuto una sessione accellerata di addestramento per poter sopravvivere durante il mio viaggio. Prima di andare avanti ti chiedo una cosa, dato che sei una delle guardie di palazzo...se io dovessi incontrare la Regina, come posso farmi ricevere?”.

Chuulun scoppia in una risata fragorosa.

“Ahahaha...mi piace la tua innocenza...davvero...sei simpatico. La Regina non riceve mai nessuno. L'unico modo che avresti sarebbe irrompere a palazzo, eludere tutte le guardie e presentarti al suo cospetto...ed avresti giusto il tempo che passa da quando ti vede al suo attacco per parlare. So che al Nord Re Marcus riceve solo chi è abbastanza forte da sconfiggere la sua guardia...ma li sono dei barbari quindi forse li avresti più fortuna”.

“Aspetta...Re Marcus? Ma...quanti governanti ci sono qua?”.

“Ahahahaha...Vedo che hai molte domande. Facciamo così, pensiamo ad un problema alla volta altrimenti mettiamo troppi discorsi sulla tavola. Pensiamo prima a questo villaggio, dobbiamo escogitare un piano. Tu dammi supporto e io risponderò alle tue domande...il tuo chi...mi da una sensazione di fiducia...quindi voglio seguire il mio istinto”.

“Certo che ti darò supporto, anzi, speravo che tu mi potessi aiutare a salvarli. Izo mi ha dato fino all'alba per escogitare un piano”.

“Lascia fare a me, sono bravo con i piani”.

“Mi Fido. Anzi, aspettami qui un attimo che forse ho una cosa per te”.

Esco dalla stanza e poi di casa, faccio una carezza sul muso di Rell. Il sole inizia a calare e Izo dovrebbe tornare a breve. Metto il cibo di Rell nella musetta e gliela lego dietro la testa così che possa mangiare, in seguito penserò al bere, frugo nella sacca in cerca di qualcosa per il mio compagno, la trovo; ritorno in casa.

“Tieni, questa è per te. Fortunatamente nessuno si è accorto della mia aggiunta alle provviste”.

Gli lancio la bottiglia trovata nella sacca.

“Cos'è questo?”.

“Vino”.

“Davvero? Cosa ci fai te con il vino?”.

“Me lo tenevo in caso di serate fredde o festeggiamenti...ma...prendilo come regalo per una nuova collaborazione”.

“Questa la apriremo domani dopo aver sbaragliato quei briganti”.

Il tempo passa, il sole cala e arriva la notte, io e Chuluun accendiamo le luci sparse per casa, torniamo a sederci a terra in camera e ci confrontiamo su come sia meglio agire, dato che saremo due contro tanti dovremo essere più che preparati. Finchè non sentiamo aprirsi la porta. Entra Izo, con la stessa preoccupazione con la quale era uscito. Chuluun appena lo vede si alza e fa un breve e corto inchino in sua direzione come cenno di saluto.

“Buona sera signor Izo, la ringrazio per l'ospitalità”.

Izo ricambia l'inchino.

“Non mi ringraziare, non è necessario. Chi sei?”.

Chuluun si presenta e descrive brevemente il motivo per il quale si è presentato al villaggio.

Diciamo che non gli abbiamo detto proprio tutto tutto, Chuluun ha omesso qualche dettaglino scomodo.

Appena appreso che è l'uomo mandato dalla capitale per loro Izo cade sulle ginocchia in un pianto a metà tra la gioia e la tristezza.

“Un uomo solo...la capitale ci manda...un uomo solo...”.

“Con tutto il rispetto signor Izo, hai visto quanto è forte Chuluun, praticamente è come se la capitale ti avesse inviato un piccolo esercito”.

“Voi non avete idea di chi è il loro capo...”.

Chuluun si china verso Izo aiutandolo a rialzarsi.

“Non si preoccupi. Lei voleva un piano d'azione entro l'alba giusto...bene, noi le daremo non solo un piano, ma ben due modi in cui possiamo agire domani”.

“Prima spostiamoci in cucina, almeno potremo sederci decentemente”.

In cucina c'è un tavolo con quattro sedie, un fuoco con affianco una struttura in legno con dei cassetti e un pianale in pietra sopra.

“Sentiamo, ditemi i vostri piani”.

Prendo la parola per spiegare al meglio il piano di battaglia.

“Allora signor Izo. Abbiamo due piani in base a come si comporteranno loro; semplici ma efficaci. Non sappiamo quanti sono, ma sappiamo che se sono infuriati, domani verranno tutti; compreso il capo dei capi che tu temi tanto. Allora cosa faremo, li aspetteremo fuori dal villaggio, Chuluun che può usare il chi li affronterà frontalmente, mentre io li attaccherò dal lato con un attacco veloce e rapido...neanche capiranno cosa li ha colpiti. Infine li leghiamo tutti e li portiamo in città per sbatterli in gattabuia”.

“Mi sembra un pò scarsino come piano, se invece di domani decidessero di passare un altro giorno?”.

“Facile. Oggi hai detto che quando avete provato ad andare nella capitale per chiedere aiuto siete stati intercettati. Noi cercheremo l'avanguardia e ci faremo guidare al loro covo. Dopo di che li malmeniamo tutti”.

“E poi li portiamo in gattabuia”.

“Anche questo piano mi sembra fallace. Cioè, voi pensate di sconfiggerli? Sarete anche molto forti, ma loro sono comunque tanti”.

“Il numero non sarà un problema, posso stenderli in un attimo...e se anche le cose si mettessero male ho i miei assi nella manica”.

Chuluun ridacchiando guarda Izo per poi prendere la parola.

“Guardi, io durante il mio addestramento combattevo contro venti uomini contemporaneamente e se non vincevo, non mangiavo. Le basti sapere che ho digiunato solo la prima sera...e sapevo appena combattere. L'aiuto di Igor è solo per avere quella sicurezza in più di riuscire nella mia missione”.

“Va bene, dopotutto se la Regina ha mandato te vorrà dire che sai il fatto tuo”. Dice Izo in modo sbrigativo.

“Quindi, si fida del piano?”.

“No, ma a quanto pare non posso fare altro che riporre le mie speranza in voi. Igor, oggi forse sono stato molto duro nella mia reazione; in fondo tu non sei di qua e non conosci le nostre usanze. Però hai salvato la mia vita e quella dei miei cittadini quindi...ti ringrazio”.

Izo china leggermente il capo verso di me.

“Bene allora, direi di mangiare qualcosa e poi andare a dormire, che all'alba si comincia”.

La serata va avanti in maniera abbastanza silenziosa, giusto qualche chiacchera per definire meglio i piani di battaglia senza troppe “chiacchere di cortesia”.

“La stanza l'avete vista io mi metterò qui di lato, ci sono materassini e coperte per tutti, sceglietivi un angolo e dormite”.

Izo senza neanche troppi giri di parole spegne l'ultima luce e si gira per dormire, rassegnato al fatto che sarà la sua ultima notte.

Chuluun e io ci posizioniamo agli altri due angoli della stanza in modo da stare distanziati sia tra noi che da Izo, così mi metto a dormire con il piano di battaglia dell'indomani ben chiaro in mente.

 

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Capitolo 11
*** LA FINE DELLO SCORPIONE ***


Avevo promesso di rivelarvi dettagli sul mio patto con Aleksander, beh, penso sia il momento giusto. Non giudicatemi male, so che può sembrare brutto quello che gli ho promesso, ma era l'unico accordo che sono riuscito a pensare per poterlo avere come alleato e non come peso.

Tutto ha avuto inizio mentre ero al centro addestramento di Re John, stavo cercando di richiamare il potere dell'oscurità, per creare anche solo una nebbiolina ma sentivo come se i sigilli alle mie orecchie respingessero di propria volontà i miei tentativi...così provai a meditare...per vedere se potevo fare qualcosa, dato che anche Re John aveva detto che avrei potuto rimuoverli a mio piacimento col tempo. Così al terzo giorno di tentativi con la meditazione riuscii ad entrare nella parte del mio subconscio in cui era vincolato Aleksander, non riuscivo a vederlo ma solo a percepirlo, provai a crearmi un'immagine mentale di come poteva essere vincolato in modo da vedere se fosse apparso. Pochi secondi dopo lo vidi esattamente come me lo ero immaginato...Impalato ad un albero con otto paletti bianchi. Cercava di parlare...o ridere...non so bene, ebbi solo la sensazione che volesse parlare e così con la mano presi il paletto infilzato dentro la bocca e lo tolsi; il verso che fece fu straziante, la sua voce era gracchiante e roca.

“Bene, bene, bene, chi si vede qui...ti dispiace liberarmi la gola? Detesto la mia voce in questo stato...”.

Subito dopo aver tolto il primo sigillo, sentii una strana energia pervadermi il corpo ma in quantità limitata così, pensando di poter gestire anche il secondo sigillo, lo accontentai.

“Finalmente, posso parlare come si deve”.

“Sembra di sentirsi parlare in una registrazione, io odio riascoltare la mia voce”.

“Allora, parlerò molto ed in maniera rumorosa. Quindi, cosa ti porta qui? Hai voglia di giocare a carte? Facciamo due chiacchere come due vecchi amici? Mi lasci libero e trucidiamo un po' di persone?”.

“Quanto sei spiritoso, potrei quasi ridere se fosse qualcun altro a fare questa battuta...sai benissimo perchè sono qui”.

“Che maleducato, neanche un po' di chiacchere di cortesia...ti credevo una persona più a modo. Come vedi la mia situazione non è delle migliori, posso aiutarti in maniera limitata così...sai...se togliessi gli altri sei sigilli magari potrei...”.

“Na na...scordatelo...aspetta che mi pulisco, devo aver scritto idiota sulla fronte. Non ti lascerò mai totalmente libero di agire in modo da bypassarmi e scorazzare come un pazzo per questo continente uccidendo a random chiunque incontri”.

“Capisco il tuo dubbio, ma se non uccidiamo Viktor, finisco nel vuoto cosmico anche io...te ne sei dimenticato?”.

“Ciò non toglie che non farò le cose come vuoi te. Purtroppo per usare i tuoi poteri prima o poi dovrò toglierti per forza tutti i sigilli, ma ti vorrei come alleato, non come mina vagante all'interno del mio subconscio”.

Aleksander dopo quella frase rise di gusto, come se avessi detto la barzelletta migliore del mondo.

“Noi due siamo come l'acqua e l'olio, non andremo mai d'accordo, quindi passo l'alleanza”.

“Posso proporti un'alternativa...allora...un vincolo”.

“Mh...che tipo di vincolo?”.

“Ho letto di un incantesimo che veniva usato dai cacciatori di oscurità che serviva a estrarre il male dalle persone possedute e metterlo in un altro contenitore. Non conosco ancora la formula e non so se si possa usare su se stessi, ma ecco il vincolo...Io mi impegno a liberarti del tutto da me, sarai una persona nuova...te in cambio ti limiterai nel crearmi problemi e quando sarai senza sigilli te ne starai ai piedi di questo bellissimo albero e mi lascerai usare la totalità dei tuoi poteri. Ovviamente il vincolo è suggellato con il sangue e chi lo spezza verrà inglobato totalmente dall'altro che potrà usare tutti i nostri poteri uniti. Che ne dici?”.

“Quindi tu ti liberi di me e te ne torni nel tuo stupido mondo mentre io rimango qui a divertirmi?”.

“Esatto, totalmente libero da me”.

Dopo una grassa risata con le unghie appuntite delle dita si ferì sul palmo della mano per poi tenderla goffamente verso di me.

“Prestami un'unghia...”.

Mi avvicinai e passando la mano sopra le sue unghie mi tagliai sul palmo della mano, per poi stringere la sua.

“Ci sto! Mi piace come idea...ora toglimi i sigilli così possiamo iniziare subito a potenziare quel tuo fragile corpicino”.

“Ehm...no, tu adesso te ne tornerai buono buono a riposare con tutti i sigilli, quando richiederò i tuoi servigi allora verrai liberato, ma nel mentre starai qui in silenzio”.

“Sei un vile e anche stupido se pensi che me ne starò qui in silenz...”.

Lo zittii reinserendo i due sigilli tolti per poi risvegliarmi sdraiato sul pavimento della stanza dove mi allenavo.

 

E questo è quanto, so che lasciarlo libero non è un'idea geniale, ma penso che troverò una soluzione anche a quello. Intanto l'ho convinto ad aiutarmi, il resto verrà da se; eravamo rimasti a Izo ed ai briganti quindi bando alle ciance e ritorniamo a dove eravamo.

 

Mi sveglio abbastanza inquieto, mi è sembrato di sognare decine di persone che mi guardano e continuano a dire solo: “legione...legione...legione”...ultimamente i miei sogni fanno proprio schifo, prima o poi riuscirò a dormire decentemente. Mi guardo intorno e vedo che il signor Izo dorme mentre Chuulun non c'è. Mi alzo, mi sgranchisco un po' schiena e gambe, sento dei rumori provenire da fuori, mi affaccio alla finestra e vedo poco lontano dalla soglia di casa Chuulun sudato che medita, seduto per terra a gambe incrociate con le mani congiunte con i pollici che si toccano ad altezza ventre...come a formare un ovale. Mi giro e silenziosamente esco anche io dalla porta. Il sole sta sorgendo, tutto è in penombra ancora, ci sono solo le fiaccole accese dagli abitanti a fare luce. Come faccio il primo passo fuori casa in direzione di Chuulun gli sento esclamare:

“Sonno agitato eh? Il tuo chi è un disastro, dovresti iniziare a imparare a tenerlo sotto controllo oppure oggi dovrò fare tutto da solo. Sai che la spada che porti nascosta sotto il cappotto è un bel fardello, vero?”.

“Come hai visto la spada? L'ho tenuta nascosta tutto il tempo...comunque buongiorno anche a te...vedo che ti sei alzato presto”.

“L'ho intravista mentre ti dimenavi nel sonno...e io dormo sempre poco la notte, quindi mi sono messo un po' a meditare per concentrarmi. A proposito, ho riempito la borraccia con il vino, la tua parte è dentro casa; io odio bere se non uso la mia borraccia e detesto ancora di più dividere la mia borraccia con altre persone”.

“Io non so come manipolare il chi, è uno dei motivi per la quale sto viaggiando in questa terra...speravo di trovare un maestro. Per il vino non ti preoccupare, vorrà dire che per festeggiare la riuscita della battaglia, dovremo rientrare in casa per bere”.

“Un maestro eh...la cosa che non capisco...di te...del tuo chi...è che ha una forma strana. Solitamente dovrebbe essere un'aura leggera che permea il tuo corpo, invece la tua sembra più una fiamma indomita...sembra l'energia che i maghi sfruttano per i loro stupidi abrakadabra”.

Chino leggermente la testa, in segno di scuse.

“Non so come aiutarti, io ancora in questo argomento sono completamente ignorante, non so come motivare questa stranezza”.

“Senti una cosa, medita con me...segui i miei movimenti, non pensare a niente, non cercare di fare niente, senti solo l'energia del tuo corpo e lasciala scorrere”.

“Va bene, ci provo”.

Iniziamo una strana danza, molto lenta, movimenti calmi e pacati, ogni tanto giriamo, ogni tanto raccogliamo le mani in gesto di preghiera, sempre con movimenti molto rotondi e aggraziati, sferrando anche colpi nel vuoto...sembra un video sul Taijiquan visto al rallentatore; forse va piano per la mia presenza. Dopo qualche minuto inizio a riuscire a seguirlo smettendo di pensare o preoccuparmi, sento solo la mia energia che fluisce, dentro e fuori il corpo come un flusso caldo in perpetuo movimento. All'improvviso l'occhio sulla mia fronte si apre, come richiamato da questo flusso di energia. Preso dal panico che se ne accorgesse Chuulun, blocco i movimenti interrompendo il flusso di energia, in modo da chiudere immediatamente l'occhio. Chuulun che fino a quel momento stava eseguendo i movimenti ad occhi chiusi si ferma, iniziando a fissarmi.

“Non male come prima volta dai, c'è margine di miglioramento, ma se blocchi il flusso energetico così improvvisamente rischi che tutta la meditazione sia vana...specialmente il chakra della mente”.

Al mimino cenno di parole mi zittisce con un cenno della mano, sembrando un vecchio maestro che frena il giovane allievo, mentre china leggermente il capo verso l'ingresso del villaggio.

“Stanno arrivando, dobbiamo farci trovare pronti”.

“Ripassiamo velocemente il piano: tu attiri la loro attenzione all'ingresso del villaggio, cerchi di prendere tempo mentre loro cercheranno di sconfiggerti per entrare nel villaggio, io nel mentre faccio il giro e attacco il capo dei bringanti da dietro, cercando di prenderlo di sorpresa...poi gli altri dovrebbero capitolare facilmente di conseguenza”.

“Bene, le frecce per me non sono un problema...posso gestirle. Sbrigati allora, ricordati che se il loro capo è un utilizzatore del chi dovrai indietreggiare in fretta e unirti a me nella difesa frontale”.

“Ok”.

Scatto verso l'uscita posteriore del villaggio, passo davanti Rell che inquieta si sta agitando; mi fermo ed inizio ad accarezzarle il muso:

“Torna pure a dormire, ci penso io alla gente che sta arrivando”.

Vedendo che Rell si è calmata, riprendo a correre, esco dal villaggio, costeggio tutto il muro esterno ed in prossimità dell'altro ingresso mi allontano dal percorso principale; per mia fortuna non c'è solo pianura e posso mimetizzarmi nella boscaglia li presente. Ora devo solo attendere e aspettare il momento propizio. Sarò circa a 150m dall'ingresso ormai, decido quindi di fermarmi...spero solo di riuscire a sentire eventuali segnali di Chuluun. Inizio in lontananza a vedere i primi briganti, tutti a piedi, vestiti nei modi più vari: chi con vestiti molto poveri, chi in kimono da uomo, chi in tenuta da lavoro ma tutti rigorosamente di colore nero con pezzi di armatura qua e la sopra gli abiti. Il loro passo è veloce ma non cadenzato, il che fà presagire che non è una formazione da battaglia, quindi non sono preparati ad attacchi a sorpresa o alle spalle. Saranno un centinaio di uomini, tutti armati di spada, ma solo quelli più arretrati hanno gli archi...beh dai, allora sono un minimo organizzati. Gli ultimi due uomini sono a cavallo, il più vicino al gruppo è il capo banda del giorno precedente, l'altro invece sembra essere il capo. Costui sta guardando tutti con con sguardo truce, come ad essere stizzito dal dover essere uscito dal covo. Abbastanza alto, capelli rasati per tutta la testa, tranne al centro, dove raccolti in una lunga e sottile treccia che scende fin sotto le spalle, kimono rosso con uno scorpione nero disegnato sulla schiena, hakama nero, sandali di legno e due spade che scendono dai fianchi.

La marmaglia di uomini raggiunge i pressi dell'ingresso. Piano piano mi avvicino, quel tanto che basta per sentire se qualcuno urla qualcosa.

Il capo da ordine a tutti di fermarsi, appena visto Chuluun davanti l'ingresso del villaggio. Gli uomini si dispongono su quattro file, aprendosi al centro per far passare il capo ed il suo vice, che dopo aver superato la fila scende da cavallo. Tuonando con voce impostata e molto tranquilla:

“Mi venisse un colpo se quello...AH!...per forza hai perso mio fedele Akimi...Hai davanti niente meno che Chuluun, definito la Roccia...o la spugna, dipende dal momento della giornata in cui lo vedi. Come stai vecchio amico?”.

La calma impassibile di Chuluun vacilla, il suo volto prende i tratti dello sdegno e dell'incredulità.

“Vecchio amico? Sei proprio senza onore...Hanzo...o dovrei chiamarti Scorpione Nero? Ti piaceva come soprannome giusto?”.

I sottoposti di Hanzo, un po' sconcertati dal fatto che i due si conoscano, iniziano a guardarli con aria di sgomento e stupore.

“Devo supporre che non sei qui per chiaccherare con un vecchio collega...che ci fai qui?”.

“Mi hanno mandato perchè i cittadini hanno chiesto aiuto contro i briganti...ma sapere che sei te il problema...sarà più seccante del previsto”.

Mentre parla Chuluun mi guarda fisso con sguardo torvo...sembra che non voglia che io faccia la mia mossa, forse a causa del nostro avversario...non lo so, so solo che io invece voglio provarci lo stesso; ma non è ancora il momento.

“Chuluun, sei già ubriaco a quest'ora che guardi nel vuoto? Senti...a proposito...tu ieri hai colpito il mio secondo e gli abitanti si sono rifiutati di pagare...non posso lasciare correre. In onore dei vecchi tempi te puoi cavartela con qualche osso rotto, ma gli abitanti la devono pagare, altrimenti tutti gli altri villaggi penseranno di poter fare quello che vogliono...e non posso permettermelo”.

“Tu veramente mi stai minacciando Hanzo? Lo sai che sono più forte di tutti voi messi insieme vero? Ti sei dimenticato chi ti ha addestrato? Chi ci ha addestrati? E la fine che gli hai fatto fare?”.

“Non sono qui per parlare dei bei tempi...togliti di mezzo, non ti mettere sulla mia strada”.

Chuluun dopo un paio di passi in avanti si mette in posa, aspettando la mossa degli uomini di Hanzo.

“Come vuoi...arcieri...scoccate!!!”.

Una pioggia di frecce parte in direzione di Chuluun, che non si muove di un centimetro. Non si muove. Chiude gli occhi. Quando inizio a temere per il peggio...inizia a roteare le mani davanti a lui con le braccia stese, con un movimento fluido e continuo. Le frecce sulla sua traiettoria vengono tutte bloccate ed in alcuni casi spezzate. Per quanti colpi possano avergli lanciato contro neanche uno lo ha sfiorato. Tante frecce conficcate a terra, molte rotte, ma su di lui neanche un graffio. Chuluun ne raccoglie una da terra, la impugna a mo' di freccetta e la lancia verso il gruppo di uomini; la potenza è tale che in brevissimo tempo raggiunge il gruppo e colpisce alla spalla uno degli uomini, che non stava neanche prestando attenzione a quello che succedeva. Hanzo estrae la spada e scende da cavallo, nel mentre l'uomo colpito si è gettato a terra dolorante per il colpo subito. Aiuta l'uomo a rialzarsi.

“Tutto bene?”.

“S-si, grazie signore”.

“Bene, torna in fila”.

Mentre il soldato si rimette in fila Hanzo lo trapassa con la spada infilzandolo all'altezza del cuore.

“QUESTO E' QUELLO CHE SUCCEDE A CHI SI DISTRAE IN BATTAGLIA E MI FA FARE BRUTTA FIGURA IN QUESTO MODO. ORA PRIMA FILA ATTACCATE E UCCIDETE QUELL'UOMO” dice risalendo a cavallo.

Gli uomini in prima fila estraggono la katana e urlando come dei pazzi corrono verso Chuluun sventolando l'arma sopra la testa. La distanza tra le parti non è tanta, nel giro di pochi secondi gli uomini arrivano addosso a Chuluun...stranamente a ondate di due o tre uomini alla volta. Lui, quasi iniziando a danzare, schiva tutti i colpi con una facilità disarmante, come se gli altri si muovessero a rallentatore; ad ogni colpo schivato, seguiva un contrattacco veloce, un pugno, un calcio...ad ogni contrattacco seguiva un avversario steso. Nel giro di pochi minuti la prima ondata di uomini viene sconfitta. Al che Hanzo infuriato fa cenno alla seconda ondata di partire.

“Attaccatelo tutti insieme babbei, siete in superiorità numerica...sfruttatela!”.

La seconda ondata inizia a correre verso Chuluun, in maniera più ordinata della prima, ma sempre disorganizzati. Questa volta è Chuluun che fa la prima mossa, con una velocità spaventosa si lancia in mezzo agli uomini e con un doppio pugno fa volare indietro di qualche metro lo sgherro che sta davanti gli altri, urtando contro altri due uomini che rimangono tramortiti dalla botta. Mentre gli altri sgherri lo stanno per circondare, Chuluun si lancia in verticale sulle mani e roteando su se stesso come una trottola inizia a prendere a calci gli uomini in testa o al torace, facendoli volare via uno ad uno: a nulla serve provare a difendersi o attaccare con le spade, la pelle di Chuluun sembra fatta di acciaio. Al che tra gli uomini di Hanzo inizia a spargersi un sentimento di terrore alla vista di quell'uomo che non riuscivano neanche a graffiare.

“Siete tutti degli incompetenti...cosa vi pago a fare se non riuscite in venti a scalfire una persona sola. Akimi pensaci te. Non mi deludere, tu sei il mio miglior sottoposto”.

Mentre Akimi cammina con aria di superiorità verso Chuluun sguaina la spada e con fare beffardo inizia a sgranchirsi le spalle e le braccia.

“L'ultima volta mi hai colto di sorpresa, ma questa volta non sarai così fortunato”.

Hanzo, è rimasto praticamente da solo dietro le altre due linee di uomini, l'occasione perfetta per volargli alle spalle e tramortirlo.

“Attivazione sistema di movimento rapido”. Il chip che mi permette di guidarlo con la mente si attiva immediatamente e sento che in tutto il vestito si attivano le nanomacchine, è tempo di chiudere questa contesa...è già durata troppo. Con un'accelerazione istantanea parto verso Hanzo, questo sistema rispetto a quello usato da Jeff non è rumoroso, estraggo una pistola e la afferro dalla parte della canna per tramortire il nemico con il calcio della pistola. Mentre sto per colpire Hanzo mi percorre un brivido dietro la schiena, come se qualcosa non stesse andando per il verso giusto, a un metro dal mio obbiettivo, vedo che Hanzo si gira lanciando un fendente a mezz'aria per intercettarmi, lo schivo a malapena e rimango fermo a mezz'aria a pochi metri da lui.

“Oh ma guarda, tu devi essere quello che ha messo in difficoltà Akimi ieri...piacere di conoscerti. Lo sai che non è onorevole colpire alle spalle vero? Ma, io me lo aspettavo, così sono rimasto in tua attesa tutto il tempo. Arcieri, tiratelo giù”.

Gli arcieri iniziano a tirarmi contro tutte le freccie che hanno, inizio a volare in cerchio riuscendo ad evitarle tutte, provo ad avvicinarmi ad Hanzo, ma ogni volta che gli passo vicino loro smettono di lanciare fino a che non mi allontano; con la paura di colpire il loro boss.

“Prima mi attacchi alle spalle, ora cerchi di farmi colpire dai miei uomini. Mi piacciono le tue strategie meschine, ma con me non funzioneranno, i miei uomini sanno benissimo a cosa vanno incontro anche solo puntandomi l'arco contro”.

“Vorrà dire che tocca a me sparare allora”.

Impugno la seconda pistola ed inizio a sparare agli uomini di Hanzo, cercando di disarmarli e di ferirli, mentre gli volo intorno. Finiti entrambi i caricatori rinfodero le armi, guardo gli uomini doloranti a terra, spengo i reattori e atterro a pochi metri davanti Hanzo. Da lontano sento Chuluun gridare verso di me:

“Non sei ancora pronto Igor, lui è troppo forte per te”.

Con la coda dell'occhio guardo verso di lui e lo vedo mentre stende Akimi con una raffica di pugni al torace ed al viso.

“Così ti chiami Igor eh...nome interessante. Vediamo come te la cavi”.

Hanzo scende da cavallo mentre Chuluun arriva dietro di me di corsa.

“Igor, lascia combattere me...”.

“No amico mio...tocca a me. Fatti da parte”.

“Bene, e sia. Sappi solo che le sue lame sono avvelenate”.

“Tranquillo, non riuscirà a sfiorarmi”.

Hanzo estrae le sue spade e Chuluun si fa indietro. Decido di estrarre la katana, anche se preferisco i combattimenti a mani nude, la situazione lo richiede.

“Carina quella katana, la prenderò dal tuo cadavere...”.

“Vieni a prenderla allora...”.

Hanzo mi carica rotendo le lame, sventolando fendenti orizzontali a tutte le altezze, so bene che a lui basta graffiarmi per vincere, dovrò stare molto attento. Contrattacco, cercando di sfruttare le aperture, ma la seconda spada riesce sempre a coprire all'ultimo secondo. Dopo alcuni minuti scambiando colpi con lui inizio a prendere il ritmo del suo attacco a due spade. Sono attacchi precisi e veloci ma allo stesso tempo pieni di aperture. Cerco di mettere un po' di terreno tra me e lui mentre schivo i fendenti, concentrandomi sul colpire il più velocemente possibile. Schivo il suo attacco e parto al contrattacco con un attacco lineare e potente. Hanzo para il colpo ma perde il controllo della spada, ne approfitto e con un secondo attacco, lo ferisco alla mano mentre gli faccio volare via la spada di mano.

“Come...come hai fatto a ferirmi. Il mio chi dovrebbe rendermi impenetrabile alle lame...tu riesci ad infondere il chi alle armi?”.

Guardo verso Chuluun, leggendo lo sconcerto anche nei suoi occhi.

“Diciamo che sono bravo a maneggiare Questa katana”.

“Bene allora, ora ti mostrerò la mia specialità, la tecnica ad una spada dello scorpione nero”.

Seppur con una mano ferita, prende la Katana a due mani, ed inizia ad attaccarmi. Il suo stile è diventato più pulito. I suoi attacchi non sono più “casuali” o sporchi, attacca in maniera rapida e precisa, con attacchi singoli e molto potenti; come le punture degli scorpioni. Il combattimento si mette abbastanza male, continua a farmi indietreggiare vibrando colpi. Riprovo con la sfoderata rapida. La para con una facilità sorprendente per contrattaccare immediatamente.

“Allora non mentivi quando dicevi che la tecnica ad una spada è la tua specialità”.

“Devo ammettere che sei forte, ma non basterà contro di me...piano piano ti stancherai e poi mi assicurerò che soffrirai molto prima di morire”.

Rinfodero la spada.

“Allora ti sorprenderò con un'arma a sorpresa. Chuluun passami la borraccia per favore”.

Chuluun mi guarda male, temendo per la sua borraccia, e con molta riluttanza me la lancia.

“Vedi Hanzo, io vengo dalla città del futuro , qui dentro c'è un'arma chimica che prende fuoco dopo dieci secondi che rimane a contatto con l'aria”.

Tolgo il tappo e lancio il liquido verso Hanzo, con un movimento orizzontale del braccio che spaventato cerca di pararlo con la spada, pur venendo bagnato.

“Ma questo è vino...EHI!...mi hai preso per stupido? E anche se andassi a fuoco il mio chi mi proteggerebbe”.

“3...2...1...”.

“Non succederrà niente, non mi fai paura”.

Unisco pollice e destro con la mano destra, concentro quanta più energia magica riesco nel successivo incantesimo; l'occhio si apre nella mia fronte.

“Esplosione Rapida”.

All'aprirsi del mio occhio vedo il terrore negli occhi di Hanzo. Schiocco le dita. Dalla mia mano parte una scintilla. Una fiammata scarlatta parte in direzione di Hanzo, provocando una potentissima esplosione che lo colpisce facendolo volare a molti metri di distanza lontano da me, avvolto dalle fiamme. Chiudo l'occhio prima che Chuluun riesca a vederlo. Mi avvicino ad Hanzo. Svenuto. A terra. Bruciacchiato ma vivo.

Girandomi verso Chuluun lo vedo sconcertato che mi guarda incredulo.

“Dovrai spiegarmi un po' di cose”.

 

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Capitolo 12
*** IL CONFRONTO TRA CHULUUN E IGOR PT.1 ***


Chuluun mi fissa sbalordito. Io mi sento strano. Cado per terra, le gambe non mi reggono in piedi. Mi sento molto debole, le gambe non collaborano. Rimango seduto a terra in mezzo alla pianura, nell'aria echeggiano solo i rantoli doloranti degli uomini a terra.

“Sembra che dovrai legarli da solo, non riesco proprio a muovermi”.

“Non te la caverai con me che faccio finta di nulla dopo quello che ho visto. Quella era magia, che ha mangiato la quasi totalità del tuo chi...cioè...cosa???” Chuluun inizia a passarsi la mano in mezzo alla barba.

“Questa cosa è sbagliata...non è così che funzionano la magia e il chi”.

“Pensavo mi avresti redarguito per non averti detto che potevo usare la magia o per essere stato troppo precipitoso, invece ti preoccupi per un dettaglio simile...”.

“Il tuo chi è strano, quindi immaginavo tu avessi qualche cosa fuori dall'ordinario e non ti credere che lui” dice indicando Hanzo con la mano “Sia così scarso com'è sembrato...l'hai colto di sorpresa e non è riuscito a parare il tuo attacco. Avresti steso anche me con una cosa del genere senza la giusta preparazione. Però a ripensare a quella cosa così veloce e potente. É follia.”.

“Parlando di Hanzo, come lo conosci?”.

“E' una storia lunga...facciamo così, ripristinerò un po' del tuo chi, mettiamo al sicuro questi briganti e poi parliamo, c'è tanto lavoro da fare”.

“Ma come li leghiamo? Saranno un centinaio, hai abbastanza corde? O manette? Ci vorrebbe un esercito per scortarli in città”.

Chuluun si avvicina e mi appoggia la mano destra sulla spalla, un caldo tepore inizia a diffondersi su tutto il mio corpo.

“Come ci riesci?”.

“Usando il chi ovviamente. Volevi un uso medico del chi giusto? Eccolo...infondendo il mio chi su di te, ti aiuto a recuperare le forze in maniera accellerata. Alzati adesso e dammi una mano. Raggruppiamo questi criminali e leghiamoli. Ho un dispositivo speciale, gentilmente offerto dallo stato del Futuro, che mi permette di chiamare le guardie della città da lunghe distanze. In serata arriveranno”.

“Un telefono insomma”.

“Si...lo conosci?”.

“Vengo da li, ho imparato a conoscerli” rispondo ironicamente.

Chuluun mi tende la mano per aiutarmi ad alzare “meno battute e più lavoro, forza”.

La successiva ora trascorre trascinando tutti i briganti, persino Izo si è unito alle operazioni insieme ai cittadini. Ognuno porta corde o stracci o catene, qualsiasi cosa utile a tenere immobilizzati momentaneamente i briganti; Hanzo e Akimi sono così mal ridotti che sono rimasti svenuti durante tutto il pomeriggio. Alla fine delle operazioni Izo e tutti gli abitanti del villaggio si dispongono a intorno a noi e con un gesto repentino si inchinano ai nostri piedi.

“Vi ringrazio nostri salvatori, a nome di tutti . Mai avrei pensato che Hanzo potesse essere sconfitto, dopo come ha ridotto il precedente capovillaggio e i soldati della nostra cittadina. Mi vorrei scusare per come vi ho trattato ieri. Accettate i nostri umili ringraziamenti”.

In quel momento, a vedere tanta gente riconoscente, tutta prostrata, una sensazione di soddisfazione e felicità pervade il mio corpo. Ma non perchè sono prostrati verso di noi. Fare del bene. Aiutare delle persone disperate che rinnegavano addirittura di essere aiutate tanto erano disperate. Mi fa sentire come se avessi trovato il mio posto nel mondo. Con le mie sole mani avevo appena compiuto un'azione buona. Non ero più il buono a nulla che rimaneva apatico davanti alle morte come quando mi ritrovai al cospetto dell'essere celestiale e scaraventato in questo mondo; io posso fare la differenza e adesso lo so. L'orgoglio cresce nel mio petto, così mettendo le mani sui fianchi e cercando di apparire più grosso mi pongo di fronte a Izo.

“Tirati su, non è stato niente di che alla fine”.

Uno schiaffo mi arriva sulla coppa, forte il giusto da farmi sobbalzare.

“Non fare lo stupido, sei stato bravo ma anche avventato. Izo, siamo lieti di avervi aiutato. Stasera i criminali verranno prelevati dalle guardie e potrete festeggiare la vostra libertà. Alzati adesso”.

“Mi hai fatto male” dico a Chuluun mentre con una mano mi tenngo il collo dolorante “volevo solamente...”.

“Volevi solamente fare inultimente il gradasso. Rimani coerente con te stesso e sii felice di quello che hai appena fatto oggi. Domani è un altro giorno”.

“Va bene, ma con le guardie come facciamo? Non faranno domande?”.

“Tu dovrai nasconderti. Non che ci sia niente da nascondere ma la presenza di uno straniero potrebbe allertare gli animi, non vorrei ti portassero via per interrogarti ulteriormente; alle guardie ci penso io. Dopo di che parleremo. Ora riposati, te lo sei guadagnato”.

Dopo la breve conversazione gli abitanti e Izo si congedano e riprendono le loro attività di ricostruzione del villaggio. Vado da Rell. La povera creatura è rimasta sola tutto il tempo. La vedo legata esattamente dove l'avevo lasciata. Mi guarda arrivare, nitrisce, quasi fosse contenta di vedermi arrivare. Le accarezzo il muso per tranquillizzarla. Lei inizia a strusciarsi su di me.

“Che dici bella? Andiamo a farci un giro?” Rell con la zampa anteriore inizia a raspare la terra quasi felice della mia domanda. La slego e le monto in groppa dirigendomi verso l'uscita del villaggio. Fuori dal villaggio c'è Chuluun che fa la guardia ai briganti.

“Dove vai a cavallo?”.

“Vado a farmi una cavalcata sui territori limitrofi, ho bisogno di scaricare un po' la tensione”.

“Stai attento solo che le guardie arriveranno dal sentiero ad est. Per il resto buona cavalcata”.

“Grazie”.

“A proposito...ricordati che dobbiamo ancora brindare. Il mio vino lo hai tirato contro Hanzo e sono ancora con la bocca asciutta”.

Dopo un leggero sorriso “Non ti preoccupare, anzi, preparati perchè è bello corposo...stasera dormirai bene”.

“AH?! Vedremo...Vedremo” dice Chuluun passandosi la mano tra la folta barba.

Dopo uno scossone con la briglia e un leggero calcetto col tallone Rell parte con passo andante verso la pianura esterna del villaggio.

Dato che non dobbiamo andare ad est andremo a sud.

La giornata era calda, il venticello fresco sul viso è estasiante. Mi sento come se in questo momento non esistessero problemi. Viktor. Guerre.

Solo io, Rell e nient'altro. Il paesaggio è pianureggiante, ogni tanto si incontra qualche boschetto, ma niente di particolarmente vasto o folto, solo alberelli radi; con qualche animale selvatico qua e la.

In lontananza si scorge un gruppo di abitazioni, onde evitare di avvicinarmi troppo e farmi vedere decido che è il momento di tornare da Chuluun e Izo, così da poter festeggiare la vittoria. Arrivato nei pressi del villaggio, scorgo un manipolo di cavalli corazzati fuori dal villaggio...devono essere le guardie. Faccio il giro posizionandomi nella boscaglia dietro il villaggio, la stessa di ieri mattina...attendendo paziente che se ne vadano.

Dopo molti ed interminabili minuti le guardie se ne vanno. Per sicurezza lascio passare un'altra decina di minuti prima di rientrare così da essere sicuro che non ci sia più nessuno. Entro dal retro del villaggio e lego Rell davanti la casa di Izo dalla quale esce Chuluun, rosso in volto, a braccia alzate con la borraccia aperta in mano.

“IGOOOOR!!! FINALMENTE SEI TORNATO, NON HO RESISTITO ED HO INIZIATO A BERE...MA TRANQUILLO, IL VINO ANCORA NON L'HO TOCCATO”.

Incosciamente mi viene da coprirmi le orecchie mentre Chuluun mi grida contro sbiascicando le parole. La sua voce risuona come se stesse gridando da un megafono. Mi viene incontro barcollando leggermente, mi abbraccia e inizia a trascinarmi dentro casa; sotto lo sguardo incredulo degli abitanti del villaggio che curiosi si affacciano per vedere che cosa sta succedendo.

Dentro casa trovo un Izo leggermente rosso in viso seduto al tavolo davanti a due bottiglie vuote, due piene e una mezza vuota e la mia bottiglia con tre bicchieri sul tavolo.

“DAI IGOR SIEDITI E BEVI CON NOI”.

Izo mi guarda rassegnato “Ti giuro che io ho solo bevuto due bicchieri, ha bevuto tutto lui”.

“Chuluun, potresti parlare senza urlare...la tua voce mi sta distruggendo le orecchie”.

“TI CHIEDO SCUsa MA sono su di GIRI. Pensavo dovessimo festeggiare...”.

“Si, ma senza farci sentire dai villaggi limitrofi”.

“OKEY...cioè, okey”.

Chuluun mi scaraventa sulla sedia vicino a Izo, prende la mia bottiglia togliendo il tappo con i denti si versa da bere nella fida borraccia e versa il resto nei due bicchieri. Tutti e tre alziamo i bicchieri, o la borraccia, e brindiamo alla vittoria.

“SALUTEEEEE”.

La serata continua tra continui brindisi, i canti sbiascicati di Chuluun seguiti dai suoi rimproveri ai miei errori nel seguirlo e Izo che al quarto bicchiere è crollato addormentato sul tavolo; nonostante il casino dei canti.

Arrivata notte fonda mi ritrovo a barcollare verso il fuuton per accompagnare un sonnolento Izo mentre Chuluun dormirva sulla sedia. Uscendo dalla stanza un Chuluun stranamente più sobrio e sveglio di quello che pensavo mi blocca con una mano sulla spalla sulla soglia della porta.

“Chuluun, pensavo stessi dormendo”.

“Giusto un riposino...hick. Comunque, noi due avevamo una chiaccherata in sospeso o sbaglio?”.

Mi gratto la nuca un po' sorpreso dalla sua improvvisa serietà.

“S-si, pensavo di aspettare domani per parlare dato che eri abbastanza su di giri. Direi che è meglio sederci allora...sicuro che domani ti ricorderai tutto?”.

“Certo, che domande? Mi riprendo anche troppo in fretta dalle sbornie, tranquillo. Dove eravamo rimasti” inizia a grattarsi la barba per poi mettersi a braccia conserte “A si...il tuo chi e quella magia di oggi e la tua spada direi; tagliare attraverso il chi non è cosa di tutte le armi”.

“Aggiungo che mi devi dire come poter entrare dentro il palazzo senza essere ucciso nel percorso e poter parlare con la regina”.

“AHAHAHAH...ragazzo, mi piace la tua stoltezza, ma prima mi dovrai spiegare un attimo chi sei e da dove vieni, perchè di sicuro non puoi essere dello stato del futuro; loro non hanno né capacità magiche né uso del chi e tu invece non sei come loro”.

“Allora, tienti forte perchè potresti rimanerci male. Io vengo da un'altro mondo. In poche parole, sono morto, un essere celestiale ha raccolto la mia anima e mi ha mandato qui a compiere una missione a me ignota che però sembra essere quella di fermare Viktor e le sue manie di conquista”.

Attimi agghiaccianti di silenzio susseguono la mia frase detta quasi fosse uno sciogli lingua. Chuluun beve l'ultimo sorso dalla borraccia, come se niente fosse. Finito di bere scoppia in una risata talmente fragorosa da cadere addirittura dalla sedia. Le sue risate si protraggono avanti per diversi minuti, fino a diventare rosso in volto. Finito di ridere si rialza, prende posto ancora ridacchiando.

“No, seriamente, non prendermi in giro”.

In maniera molto seria con voce ferma lo guardo fermamente.

“Secondo te, sto scherzando? Il mio chi ti sta suggerendo che durante la mia precedente affermazione stessi mentendo?”

Chuluun mi squadra per qualche istante e realizza che le mie parole di poco fa sono vere, palesa sul visto un misto di emozioni quali sorpresa, stupore anche un pizzico di paura; fino al momento in cui improvvisamente si tira uno schiaffo in faccia. Dopo essersi ricomposto, si mette con le gambe incrociate protraendosi indietro con la schiena sulla sedia mentre con le mani si gratta la barba.

“Stavo perdendo lucidità. Quindi tu vieni da un altro mondo eh...è pazzesco. Qui gli esseri celestiali sono solo una leggenda lontana. Ma ciò continua a non farmi capire perchè tu usi quel chi diverso e strano, non rispetta le regole”.

“Esistono delle regole che regolano queste due cose?”.

“Certo. Per quanto possa essere strano, la magia segue regole precise. Il chi semplicemente è una tecnica inventata dalle persone, sia per rispondere alla magia sia come tecnica di meditazione. Ma comunque segue delle regole”.

“Io purtroppo so solo poche cose in argomento, so che i maghi usano i catalizzatori per incanalare l'energia di...beh, l'energia che ci circonda, mentre chi usa il chi usa l'energia del proprio corpo che può usare in vari modi”.

“Circa...Sul chi ci sarebbe tanto da dire, ma pressapoco ci sei. Nel senso che è l'energia che produce il tuo organismo. Energie prodotte dalle cellule del tuo corpo, dovuto anche da quello che mangi e che il tuo organo assimila. La sua origine è la pancia, da li si propaga in tutto il tuo corpo ed in base alla capacità degli utilizzatori può essere usata con una determinata efficienza”.

Le argomentazioni di Chuluun diventano mano a mano sempre più serie ed interessanti; il solo ascoltarlo mi fa capire che la mia conoscenza in materia rasenta lo zero.

“In che senso efficienza? La stessa tecnica ha un dispendio energetico diverso?”.

“Esatto. Questo distingue la padronanza del chi delle persone. Se entrambi abbiamo, per esempio, cento di energia...giusto per dargli un valore numerico...ed entrambi usiamo la stessa tecnica, che sia anche semplicemente avvolgere il pugno con il chi io spenderei uno e tu invece dieci; questo perchè la mia padronanza del chi è migliore rispetto alla tua. Il guerriero più bravo nella nazione a fare questa cosa è Re Marcus, sovrano della sezione nord dello stato; ci sono voci che dicono che abbia chi infinito”.

“E qui la mia prossima domanda, perchè qui avete due Re? Cioè un Re e una Regina separati. Io sono stato addestrato da Re John e suo fratello in persona; mi hanno spiegato in maniera riassuntiva com'è strutturato questo mondo. Dovrebbe esserci solo una casata reale per ogni stato, non due”.

“Ecco perchè le tue arti marziali sono tanto buone, Re John è famoso per essere un artista marziale che avrebbe pochi eguali anche in questo stato. E la motivazione potrebbe essere che non lo sapeva a causa dell'isolazionismo dei vari stati. Comunque è una scissione avvenuta dieci generazioni fa: due fratelli si contendevano il trono e combatterono per molti giorni, cercando di far prevalere le proprie convinzioni attraverso lo scambio di colpi. Alla fine del combattimento il risultato fu un pareggio che non accontentò nessuno dei due. Lo stato era sul baratro di una guerra civile. Per evitare la guerra il padre dei due fratelli, il Re, sul letto di morte ordinò che entrambi i suoi figli fossero convocati a palazzo per metterli davanti alla prova che avrebbe stabilito chi dei due sarebbe diventato il successore. Arrivati al suo cospetto, contro ogni aspettativa, si alzò dal letto, prese la sua arma ancestrale...”.

Fermo Chuluun con un cenno della mano.

“Dimmi”.

“Vedi la mia spada? Hai già detto che è un fardello pesante. Ecco. È l'arma ancestrale di Re John e so che è una di un set di sei armi”.

“Cosa?” esclama Chuluun aggiungendo parecchie o alla parola “Re John ti ha dato la sua arma ancestrale?”.

“Esatto”.

Chuluun si beve un lungo sorso dalla borraccia ridacchiando incredulo.

“Sei una sorpresa dietro l'altra. Ora. prima di continuare la seduta di confidenze ho bisogno di chiederti una cosa: perchè mi stai rivelando tutte queste cose? Dovresti avere l'ordine tassativo di segretezza...quindi...perchè? Perchè mi racconti tutti i segreti che fino ad ora hai taciuto?”.

“Perchè so che mentirti è inutile e inoltre...vorrei che tu mi aiutassi nel mio viaggio. Un guerriero come te è raro da trovare. Io non ti conosco, è vero. Ma sono sempre stato bravo a giudicare le persone, ho una specie di sesto senso nel capirle e tu emani vibrazioni positive”.

Chuluun si gratta la testa, prima di tornare a giocare con la mano nella barba, quasi fosse un qualche rituale per riflettere.

“Prima voglio sapere tutta la storia, poi ti dirò la mia risposta”.

“Ti lascio finire il racconto allora, mi piace questo dialogo che si sta creando: tu mi racconti una cosa e io un'altra fino a che entrambi non ci raccontiamo tutto”.

“Anche a me in effetti. Quindi. Dove eravamo... Prese la sua arma ancestrale, che ai tempi aveva la forma di una spada, e disse ai due fratelli che l'avrebbero dovuta impugnare insieme, il fratello scelto dall'arma sarebbe stato il degno Re dello stato. Con grande sorpresa dei presenti, l'arma si divise in due, una per fratello, lasciandoli entrambi sorpresi. Così il Re, come ultimo editto prima di morire, decise che il regno si sarebbe diviso in due regioni in pace tra loro. Ogni regione avrebbe avuto le sue leggi ma i sovrani sarebbero sempre dovuti andare d'accordo tra loro”.

“Quindi le armi ancestrali sono sono sei, ma sette. E sopratutto, così non perdono metà del loro potere?”.

“Non lo so, ci sono molte leggende dietro le armi ancestrali. Qui non posso aiutarti, le mie informazioni sono limitate. Parlami della tua missione ora”.

“Prima permettimi di raccontarti della mia magia”.

Concentro la mia energia, preparando un incantesimo, giusto il necessario per aprire l'occhio sulla mia fronte.

“Ti presento l'occhio apparso al posto del mio catalizzatore”.

“Ormai non mi stupisco più di niente con te, dovrai impegnarti di più”.

“Praticamente al mio arrivo in questo mondo, avevo due libri con me. Re John mi disse che si trattavano di catalizzatori per usare la magia e che poteva condensarli in un cristallo per renderli più pratici; e così fecero. Successivamente lo impiantarono sulla mia fronte. Dopo aver manifestato i miei poteri per la prima volta ed essermi ripreso, il cristallo sparì. Da allora ogni volta che uso la magia si apre questo occhio sulla mia fronte. Il problema principale è che ogni volta che uso i miei poteri se non sto attento svengo, come hai potuto vedere oggi ero molto debole dopo l'incantesimo”.

Chuluun con gli occhi sbarrati dà un colpo con la mano aperta sul tavolo, come se avesse avuto un'illuminazione.

“Ecco perchè il tuo chi ha quella forma!!!! Il tuo catalizzatore si è fuso con uno dei tuoi chakra, mischia le energie e le usa insieme. Ecco perchè quella magia era potente abbastanza da superare le difese di Hanzo”.

Grattandomi la testa fermo Chuluun “Non ti seguo”.

“Allora ti spiego quello che so sulla magia e poi la mia ipotesi. La magia usa l'energia ambientale di ciò che ci circonda, usando il catalizzatore come canalizzatore e raffinatore di tale energia”.

“Quindi il catalizzatore assorbe l'energia e la rende utilizzabile?”.

“Esatto. Tecnicamente un mago potrebbe usare infinita energia. Con il problema che ad una certa tutto ciò che lo circonda inizierebbe a morire e persino le costruzioni, che se pur strano, inizierebbero a crollare. L'unica cosa dalla quale la magia non può attingere energia sono le persone ed il Sole. Solo i Negromanti possono succhiare magia dalle persone; mentre per il Sole è una questione complicata”.

“E allora perchè io svengo quando uso la magia?”.

“Ci stavo arrivando. Tu assorbi energia dal tuo occhio ma essendo fuso con uno dei tuoi chakra inconsciamente attinge energia anche dal tuo chi, quindi mischia le due energie e le usa insieme; dandoti una grossa potenza ma in quantità limitata”.

“Non capisco lo stesso perchè continuo a svenire”.

Chuluun quasi deluso si passa la mano sul viso, dalla fronte fino alla barba.

“Ti credevo più intuitivo”.

“Ehi, mi stai dicendo che sono stupido?”.

“Nooo... Scusa. Che per me sembra talmente intuitivo che pensavo potesse esserlo per chiunque. Comunque. Il chi non è infinito, se le tue cellule rimangono senza energia, tutto il corpo rimane senza energia e di conseguenza svieni...nel peggiore dei casi potresti anche morire”.

“Oh...se ti consola, ci ero arrivato, ma speravo di essermi sbagliato”. Facciamo una pausa, ho bisogno di elaborare tutte queste cose, vado a dare da mangiare a Rell”.

“Rell?”.

“Si, il mio cavallo”.

“Ahhh, come vuoi. Io mi faccio un goccio. Ne ho bisogno”.

Dopo essermi sgranchito un po' le gambe e la schiena, esco dalla casa, accarezzo un po' Rell, le metto il cibo nella musetta legandogliela dietro la testa e torno dentro; sedendo davanti Chuluun.

“Allora, mancano due cose di cui dobbiamo parlare: Hanzo e come incontrare la regina”.

Chuluun tira fuori da una tasca una piccola pipa, la mette in bocca e inizia a mordicchiarla.

“Non ti facevo un tipo che fuma la pipa”.

“In realtà ho smesso. La tengo solo per morderla come distensivo per i nervi. Di Hanzo, ci sarebbe tanto da dire, ma faremmo giorno. Noi due ci conosciamo da quando eravamo giovani. Ci addestravamo insieme a palazzo reale, io come guardia della Regina, lui come guardia di cancello. Solo che a lui stava stretta quella vita di sacrifici e continuava a uscire dal palazzo per svagarsi fino a che si fece brutte amicizie. Una sera irruppe dentro il palazzo con un gruppo di fanatici che erano contrari all'incoronazione di una Regina e gli avevano inculcato idee stupide. Uccisero la guardia che era di turno insieme a lui quella sera ed entrarono cercando di arrivare alla regina. Per fortuna l'attentato venne sventato e Hanzo catturato; la regina lo spedì in una prigione vicino al confine come esilio. Non si sa come scappò. Il nostro maestro preso dal disonore commise seppuku per lavare l'onta del disonore”.

Chuluun inizia a stringere i pugni davanti a lui, quasi a voler colpire qualcosa.

“Non immaginavo vi conosceste da tanto tempo. Per quello non volevi che lo affrontassi oggi?”.

“Esatto. Per quanto riguarda la regina” Chuluun si alza e inizia a camminare in tondo grattandosi la testa con una mano e la barba con l'altra. “Non saprei”. Si ferma e riparte diverse volte fino a che improvvisamente si posiziona davanti a me dall'altra parte del tavolo mettendoci le mani sopra sbattendole leggermente

“Hai un solo modo. E sei molto fortunato. La Regina riceve una volta l'anno il vincitore di un torneo che si svolge nella capitale della regione del sud una volta all'anno tra i guerrieri di tutto lo stato. Il vincitore può fare una richiesta alla Regina che entro il limite dei suoi poteri deve esaudire e verrà proclamato come miglior guerriero dello Stato. Non ci sono altri modi, la Regina non riceve mai. Vinci e potrai incontrarla. Il torneo inizierà tra venti giorni e durerà tre giorni, alla quale parteciperò anche io. Se ci scontriamo nel torneo e mi sconfiggi verrò con te. Come dovremmo fermare Viktor? Dimmi come dovresti svolgere la tua missione”.

“Speravo sinceramente ti fosse passato di mente. Io devo ottenere le adesioni di tutti i sovrani di tutti i regni che dovranno firmare un artefatto magico di cui non posso proprio svelarti ancora i dettagli. Questo artefatto custodisce un incantesimo antico che potrà fermare Viktor e le sue manie di conquista”.

“Non ti fai mancare niente eh. Va bene, battimi al torneo e parteciperò a questa missione con te. Il torneo non prevede l'uso della magia quindi prepara il tuo chi perchè sarà una lotta dura”.

“Proprio per questo oggi ti chiesi se saresti voluto diventare il mio maestro, io non ho idea di come usare il chi. Non potrei mai vincere senza usare la magia a quanto ho visto oggi”.

“Tu mi chiedi di addestrare un mio futuro rivale. AH!? Devi essere matto, però mi piaci ragazzo. Ti dedicherò tre giorni, dopo di che dovrai vedertela da solo. Io devo tornare a fare rapporto e catturare altri criminali prima del torneo, non posso stare qui ancora tanto”.

“Ormai sono abituato agli allenamenti intensivi”.

“Non hai idea di cosa ti aspetta”.

Non so se può essere peggio dell'allenamento di John, ma non si sa mai.

“Vado a dormire, a domani mattina”.

Salutando Chuluun, mi dirigo verso la stanza da notte cercando di non svegliare Izo; domani sarà una lunga giornata.

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Capitolo 13
*** IL CONFRONTO TRA CHULUUN E IGOR PT.2 ***


La notte passa tranquilla e il sonno è stato profondo tra alcol e tutto il resto almeno sono riuscito a dormire decentemente, come al solito Chuulun è già sveglio, fuori casa, che fa i suoi esercizi mattutini. Recupero qualcosa da mangiare ed esco di casa pure io, così da iniziare l'allenamento con Chuulun. Varcata la porta lo vedo seduto a terra a gambe incrociate con le mani appoggiate sulle gambe con i palmi verso l'alto mentre respira profondamente ad occhi chiusi.

“Vieni, siedi qui vicino a me” dice con tono molto serio “Prima di allenarti devo capire a che livello sei. Da quello che ho visto ieri, le tue arti marziali non sono male, così come la tua tecnica di spada”.

“Ti ringrazio, anche le tue arti marziali sono fantastiche”.

“Ora, incrocia le gambe, stai a schiena dritta, chiudi gli occhi e respira”.

“O-ok”.

“Prima di saggiare le tue capacità devi concentrarti e riscaldarti quindi, iniziamo con la mente e poi con il corpo”.

“Ok”.

I successivi venti minuti passano letteralmente stando fermi a fare nulla in quella posizione scomoda, ma che mano a mano diventa sempre più comoda. Mentre respiro penso a come affrontare Chuluun, alla sua tecnica di schivata sopraffina e alla potenza dei suoi colpi. Devo cercare una via per colpirlo. Nel mezzo di tutti questi pensieri sento la sua voce risuonare come un fulmine a ciel sereno.

“Smettila di pensare, la tua respirazione è diventata scostante e inefficiente, così rovini tutto. La tua tecnica di respirazione è grezza, dovremo lavorarci su”.

Continuo a meditare senza rispondere, in fondo non potevo contestare, ha ragione. Anche Re John mi diceva sempre che la respirazione è alla base di un artista marziale che sia degno di tale titolo...ma sono sempre stato una capra ad applicare la tecnica di respirazione.

“Ok Igor, ora alzati, riscaldiamoci un po'”.

Altri venti minuti passano facendo semplici esercizi di riscaldamento per qualsiasi tipo di articolazione.

“Devi applicarti di più negli esercizi di riscaldamento. Non puoi combattere rischiando uno stiramento nel mezzo della battaglia. Sono errori da dilettanti, ma Re John non ti ha insegnato le basi?”.

A voce molto bassa vergognandomi delle mie lacune esclamo l'ovvio.

“S-si. In realtà si. Sono io che sono un po' carente nel mettere in pratica questa parte dei suoi insegnamenti. Mi ritrovo sempre a dover affrontare imprevisti o allenarmi in altri campi che tralascio sempre queste cose di minor importanza...”.

“MINOR IMPORTANZA?! Scherzerai! Le basi sono la parte fondamentale. Puoi conoscere tutte le tecniche di combattimento che vuoi, ma se non sai respirare decentemente per dare forza ai tuoi attacchi o riscaldare i tuoi muscoli per preservarli come puoi dire se una tecnica sia efficace o meno?”.

Rimango in silenzio. Chuluun ha ragione. Sottovaluto troppo le basi, preso dal delirio di avere grandi poteri magici ho tralasciato le basi.

“Beh dai, adesso non farti prendere dallo sconforto. Nonostante tutto il tuo livello è molto alto per aver iniziato da relativamente poco ad allenarti, il tuo talento è sorprendete. Vediamo di farlo sbocciare adesso”.

Faccio cenno con la testa di aver capito le sue parole cercando di mostrargli la mia rinnovata convinzione.

“Molto bene. Adesso faremo così. Combatteremo in due fasi” mentre parla mi ritrovo ad essere un po' sorpreso, all'inizio della giornata speravo di non dovermi far malmenare fin da subito da Chuluun. “Nella prima fase combatteremo senza magia, chi o altri tipi di armi. Voglio testare il tuo stile, contro il mio. Nella seconda parte invece tutto sarà permesso e dovrai cercare di usare tutto quello che è in tuo potere per sconfiggermi”.

“Scusa Chuluun...sei sicuro che combattere qui in mezzo a tutte le case sia sicuro?”.

Chuluun si porta la mano al mento contemplando il vuoto, fino a che con la stessa mano si da una pacca sulla fronte.

“Sai che hai ragione?!” scoppiando in una breve risata “Meglio spostarci fuori dal villaggio”.

Ci spostiamo di qualche decina di metri dal villaggio, fermandoci in uno spiazzo senza alberi o altro vicino a noi.

“Qui è perfetto, ricordati...niente magia, niente chi solo arti marziali”.

“Perfetto”.

Siamo a pochi passi uno dall'altro. Ripensando alla prima tecnica che gli ho visto eseguire, seppur un po' lineare, se lo colgo di sorpresa forse riesco a colporlo lo stesso. Cerco di capire se la distanza può essere adatta e mi metto in posizione, Chuluun fa lo stesso. Parto.

“Dieci passi in linea retta: pugno spezza montagne” la mia tecnica è molto rozza rispetto a quella di Chuluun, ma abbastanza buona da sorprenderlo e costringerlo a parare incassando il colpo bloccandolo con entrambe le mani.

“Ora ti dai anche alle imitazioni?”.

“Certo, sono bravo a copiare”.

Inizia uno scambio di colpi abbastanza statico dove io cerco di tirare un elevato numero di pugni veloci all'altezza del busto, Chuluun a mani aperte me li para tutti con maestria. Chuluun parte al contrattacco facendomi indietreggiare, con una rapida rotazione del busto mi sgambetta con il piede togliendomi l'appoggio del piede sinistro sbilanciandomi all'indietro. Sferra un potentissimo pugno ma con la spinta della gamba d'appoggio riesco a compiere un salto all'indietro molto goffo ma utile a schivare il pugno tornando subito in posizione di guardia. Negli occhi di Chuluun vedo che c'è del divertimento nella scena. Prendo spazio compiendo qualche passo indietro.

“Vediamo se ti piace la tecnica originale”.

“Dieci passi in linea retta: pugno spezza montagne” la velocità di esecuzione e la pulizia del movimento è dieci spanne sopra la mia. L'istinto mi dice di schivare il colpo invece che incassarlo. La sua velocità mi impedisce qualsiasi movimento, ho solo il tempo di fare la cosa più banale; accovacciarmi a uovo proteggendomi il volto con le braccia. La mia mossa si rivela abbastanza efficace, in quanto schivo il pugno. Chuluun aspettandoselo di risposta mi rifila un calcio che mi prende sulle braccia.

“Bella schivata, ma va affinata”.

“Ho agito di puro istinto, non potevo fare altro”.

Riparto all'attacco. Questa volta cerco di colpirlo sferrando calci rotanti alternando alto basso nella maniera più randomica possibile, per passare successivamente a pugni rapidi alternati a colpi bassi. Chuluun parte con la sua danza e schiva qualsiasi colpo. È frustrante. Spreco praticamente solo energie in questo modo.

Ad ora nessuno aveva preso il sopravvento sull'altro.

Un'idea geniale mi passa in testa e cerco subito di vedere se funziona. Scatto verso Chuluun e fingo l'attacco, lui alza la guardia, ma invece che attaccarlo gli afferro il polso con tutta la forza che la mia mano permette. Inizio ad attaccarlo sferrando calci o pugni, mentre gli blocco il polso. Non potendosi muovere liberamente, incassa i colpi parandoli con l'altro braccio. Mentre prova a proiettarmi a destra e sinistra per liberarsi dalla presa, resisto smettendo di attaccare con le gambe per non farmi spostare; continuando a colpirlo con il pugno libero. Uno dei tanti pugni che sferro lo colpisce. In volto. Senza battere ciglio con un movimento molto veloce, fa un passo indietro, si abbassa ranicchiandosi su se stesso, gettandosi a terra con le spalle trascinandomi con lui; appoggiando i piedi sul mio ventre infine mi lancia all'indietro. Devo lasciare la presa o rischio di farmi male. Atterro sulla schiena a pochi metri da lui. Mi alzo di scatto e mi rimetto in posa.

Chuluun è già in piedi che mi guarda con un ghigno divertito.

“Sei riuscito ad interrompere la mia tecnica e a colpirmi. È questo che intendo quando dico che hai talento. Ma la tua respirazione continua ad essere pessima. Hai già il fiatone. Io invece sono ancora fresco. Fosse un combattimento serio, nonostante il tuo livello, nel giro di una decina di minuti ti potrei sconfiggere per stanchezza. Quindi la tecnica non è il tuo problema. Un'altra cosa, quando combatti, non provare a colpire l'avversario. Colpiscilo e basta”.

Scatto in avanti.

“Alt alt alt alt” esclama Chuluun così da dermare il mio slancio. “Basta con le semplici arti marziali. Voglio vedere il resto. La tua magia e le altre tecniche. Quindi da ora si combatte sul serio”.

Sento il suo spirito combattivo aumentare, sembra quasi la pressione emanata da Re John. “Attivazione sistema di movimento rapido”. Attivo i propulsori il minimo indispensabile per stare a pochi centimetri da terra.

“Tecnica del Buddha: colpo invisibile” Chuluun sferra un pugno davanti a se senza muoversi nella mia direzione, sento solo lo spostamento d'aria che arriva. Cerco di schivare ma mi colpisce il braccio facendo ruotare su me stesso come una trottola. Fossi stato con i piedi piantati a terra mi avrebbe fatto molto male.

“Ancora”. Chuluun continnua con la sua tecnica. Inizio a volare in varie direzioni ma i suoi attacchi sono molto precisi e li schivo sempre all'ultimo.

È come se usasse lo spostamento d'aria provocato dai suoi colpi per colpirmi a distanza. Concentro le mie energie per la magia e apro il mio occhio.

“Vediamo se ti piace la mia tecnica”. Creo delle palle di fuoco sul palmo delle mani e inizio a lanciargliele contro. Per evitare di stancarmi troppo, conscio delle nozioni imparate da Chuluun stesso, prima di usare della magia cerco di assimilare energia tramite l'occhio dall'esterno. Mentre attacco giro intorno a Chuluun, che a mani nude distrugge una ad una tutte le mie sfere di fuoco. Ne creo una più grossa, grande quanto una palla medica da dieci chili e gliela lancio addosso. Dopo un secondo di sorpresa con un colpo della mano la taglia in due facendola sveanire a mezz'aria.

Devo aumentare la potenza, queste semplici fiamme non lo stanno neanche scalfendo.

“Ti stai trattenendo o cosa? Questi fuocherelli potrei fermarli anche senza chi...hai paura di ferirmi?”.

“Leggi nella mente adesso? Se proprio vuoi il gioco duro sta per arrivare”.

Tolgo i due sigilli di Aleksander che sembra molto contento di poter menare le mani.

Sei pronto per combattere? Dobbiamo colpirlo senza ucciderlo, mi raccomando”.

Ah!! sei proprio scemo, quello ci distrugge se ci tratteniamo”.

Accortosi del mio attimo di tentennamento a mezz'aria Chuluun scatta verso di me saltando come se la gravità non esistesse, superandomi in altezza mi colpisce sulla schiena con un pugno a martello sferrato con entrambe le mani unite tra loro. Sento il colpo in maniera lieve, ma con una potenza sufficiente a farmi schiantare a terra.

Ti ho avvisato che se ci distraiamo questo ci massacra, se non ti avessi protetto con il muro oscuro ora saresti nel mondo dei sogni”.

“Ti stai ditraendo per caso Igor? Cos'era quella cosa scura?”.

Dice ricadendo a terra dopo il salto.

“No che non mi distraggo. Ma la magia oscura è difficile da controllare”.

“Dovrai imparare a controllarla allora”.

Chuluun inizia a lanciarsi verso di me in linea retta, serrando i pungi protratti in avanti per colpirmi. Schivo. Ma ogni volta riparte subito con l'attacco successivo senza lasciarmi respirare.

Usa il muro coraggio, non posso fare le cose io per te dato che mi tieni legato”.

Schivo l'attacco, mentre mi giro per mettermi in direzione di Chuluun protraggo le mani in avanti concentrando la magia.

“MURO OSCURO”.

Sento il colpo di Chuluun schiantarsi contro la barriera creata, modello l'oscurita per cercare di bloccare Chuluun al suo interno e colpirlo. Ma lui è già scattato indietro.

“Bella tecnica difensiva, ma voglio vedere il tuo attacco più forte, non le cose a metà. Io mi sto impegnando, anche se non è facile colpirti a mani nude con tutte queste magie che usi. Il fatto che non ti sia stancato già di per se è segno di miglioramento...anche se tutta la natura sta morendo intorno a te”.

Mi guardo intorno ed effettivamente la poca vegetazione presente stava appassendo

Non ti lasciare distrarre da queste cose, ora infilzalo con le lance oscure”.

No, farò di meglio, per adesso hai combattuto bene”.

Rimetto i sigilli alle orecchie.

“Chu, vuoi vedere la mia tecnica più forte? Bene Ti accontento, ne ho ancora due”.

Alzo la mano al cielo ed inizio ad accomulare energia, sento che sto usando anche il chi per questo attacco ma va bene così. Creo una sfera di fuoco sopra la mia testa, grossa quanto una capanna e gliela lancio contro. Chuluun, concentra una buona parte del suo chi nella mano destra “pugno spezza montagne”. La sfera si frantuma in minuscoli pezzi che esplodono solo dopo alcuni secondi essere stati colpiti.

Rimango incredulo. Quella era la palla di fuoco più potente che abbia mai lanciato. Chuluun per la prima volta lo vedo affannato, con il fiatone; io respiro a fatica ormai a causa dell'attacco sferrato. Atterro per prendere fiato. Chuluun scatta approfittando del mio momento di stanchezza. Mi raggiunge nel giro di pochi secondi, ho i riflessi rallentati. “Tecnica del Buddha: campana sacra”. Sferra un colpo con entrambe le mani con i palmi aperti, come fossero due schiaffi simultanei, all'altezza delle orecchie. Paro i colpi con le braccia ma risuonano lasciandomi intontito sul posto. Infine Chuluun sferra il suo ultimo attacco con un doppio pugno simultaneo uno all'altezza del petto e uno alla bocca dello stomaco. Cerco di usare i muscoli per attutire il colpo ma sono troppo intontito dall'attacco precedente. Volo per parecchi metri.

Al che Chuluun si avvicina con fare non ostile per aiutarmi. Ma sanguinante dalla bocca mi rialzo deciso a restituirgli indietro il colpo.

“Ok Igor, possiamo fermarci”.

“Oh no, ti farò vedere la tecnica che purtroppo non potrò usare al torneo”.

Al che incuriosito dalla frase esclama “Mostramela”.

Mi tolgo il mio amato cappotto e lo getto a terra, così come la maglia, rimanendo a petto nudo. Concentro tutte le energie del mio corpo per il mio incantesimo più potente. La versione completa di quella che mostrai in accademia solo a John e Jeff...non devo avere remore, solo non devo ucciderlo.

“Magia della luce: Forma Divina”. Chuluun rimane attonito.

“Cos'è questa variazione di chi??” esclama ad alta voce, come se lo stesse domandando a se stesso.

Una colonna di luce viene emessa dal mio corpo che si alza a mezz'aria per perdersi in essa. Chuluun indietreggia. Quando la luce sparisce io sono a mezz'aria. Sbattendo le mie ali di pura energia che mi permettono di volare. Atterro. Il mio corpo è cambiato. I miei capelli sono diventati lunghi e biondi. I miei occhi (tutti e tre) azzurri. Sul mio corpo sono comparsi dei simboli del colore della luce delle mie ali, ossia azzurro.

“Sei pronto?” Esclamo con una voce profonda che non sembra più quasi la mia. Lascio quei pochi secondi a Chuluun di realizzare che stavo per attaccare per far si di non ferirlo troppo e lasciare che proteggesse al meglio il suo corpo. Scatto in maniera fulminea su di lui. Potevo usare tante tecniche o magie. Ma decido di usare la più semplice. Sfruttando la velocità dello scatto fulmineao, gli sferro un pugno. Chuluun mi fa capire perchè lo chiamano “la roccia”. Incassa il colpo. Vola indietro per molti metri, creando un solco nel terreno con i piedi che comunque rimangono saldi a terra. Una volta fermatosi, ci mette almeno uno minuto prima di crollare sulle ginocchia.

Sciolgo l'incantesimo e crollo anche io sulle ginocchia.

“Sei ancora vivo?”.

“Certo Igor. Ti sei trattenuto eh? Se non mi avessi dato il tempo sufficiente, sarei morto”.

“Lo so. Ma volevo provare questo incantesimo da molto tempo. Il problema che mi lascia come uno straccio bagnato e strizzato...e sarebbe durato solo per pochi minuti se non lo avessi interrotto io”.

“Questa tecnica è fuori di testa. Persino la Regina cadrebbe con una tale potenza. Su Marcus invece non ci metto la mano sul fuoco”.

Mi avvicino arrancando stanco verso Chuluun.

“Dovremmo tornare al villaggio”.

“Si, direi che mi faccio un goccetto e poi ci alleniamo. Ho capito la situazione. So cosa ti serve”.

Entrambi ci dirigiamo verso il villaggio. Stanchi. Ma soddisfatti.

 

 

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