Un nuovo inizio

di julius55
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I propositi di Eva ***
Capitolo 3: *** I propisiti di Marco ***
Capitolo 4: *** Le nuove prospettive di Eva ***
Capitolo 5: *** Le nuove prospettive di Marco ***
Capitolo 6: *** Tre anni dopo - Eva ***
Capitolo 7: *** Tre anni dopo - Marco ***
Capitolo 8: *** Una giornata di lavoro ***
Capitolo 9: *** Francesca incontra Marco ***
Capitolo 10: *** Intervista a Marco Cesaroni ***
Capitolo 11: *** I sospetti di Francesca ***
Capitolo 12: *** ...Ricomincerà la nostra storia. ***
Capitolo 13: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 14: *** Finalmente a casa ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Estate 2012. Li avevavamo lasciati così. Lei abbracciata alla madre, persa in un pianto disperato, lui in volo verso il pricipato per potersi riunire alla donna che aveva riacceso il suo bisogno d'amore.

Eva, non volevo ferirti! Le ultime parole che le aveva detto.

Va via, Marco, va via! Le ultime parole che gli aveva detto.

Le loro strade si erano divise forse per sempre. Il tempo avrebbe  curato le reciproche ferite.
E forse un giorno... chissà...!

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Capitolo 2
*** I propositi di Eva ***


Non era riuscita a chiudere occhio quella notte. Li in quella mansarda dove aveva vissuto momenti indimenticabili di pura felicità con lui, si era trasformata in un incubo. Sua figlia dormiva tranquilla li di fianco, anima innocente, non poteva ancora comprendere nulla di quanto accaduto. Sarebbe toccato a lei un giorno spiegarle perché il suo papà era andato via, perché aveva scelto un'altra donna che non fosse lei. Quest'ultimo pensiero la tormentava, perché quest'ultima spiegazione l'avrebbe voluta dare sopratutto a se stessa, la cercava già dentro di lei. Doveva prendere una decisione, riprendere in mano la sua vita. Doveva farlo, per se stessa e per sua figlia.

La mattina arrivò anche troppo presto. Prima di scendere per la colazione e confrontarsi con la sua famiglia, prese il cellulare e inviò un messaggio a Marco:
 " Non cercarmi più, non chiamarmi. Se lo farai non riceverai alcuna risposta da me. Non ti impedirò di vedere Marta. Questo sarà l'unico motivo per il quale puoi cercarmi. Mi invierai un messaggio e io ti scriverò come e quando potrai vedere Marta. Hai fatto la tua scelta, ti auguro di viverla al meglio. Lascia che io viva la mia."
 Prese poi il suo diario e iniziò a scrivere:
" Ieri si è concluso un capitolo della mia vita. Marco non ne fa più parte. Il mio vero e unico amore è svanito. 
Marco, sei stato il mio primo amore, non posso dimenticarti, io non  ti dimenticherò mai. Giuro a me stessa che da oggi non ci sarà più nessun amore nella mia vita se non Marta. Non voglio più soffrire per un uomo. Ti odio Marco, ti odio cosi tanto, quanto nonostante tutto, io ti ami e non posso negarlo a me stessa."

Marta intanto si era svegliata, la vestì e scese giù in cucina con la bimba. Erano tutti li, già tutti al corrente dell'accaduto del giorno prima. Nessuno aveva voglia di parlare. 
Lei si sedette e mise al corrente tutti delle sue decisioni:

- Oggi stesso, lascerò questa casa. Fa troppo male stare qui, non ce la farei, anche se so che mi stareste tutti vicino. Ho già chiamato papà a Milano. Mi trasferisco li per il momento, poi deciderò il meglio per me e Marta. Ho scritto a Marco di non cercarmi, ma non per questo gli impedirò di frequentare sua figlia. Quando vorrà mi scriverà e io mi adopererò per fagliela incontrare. Vi prego di non dire nulla. Io vi chiedo scusa. La prima a sbagliare sono stata io. Non ho saputo perdonare e ho vissuto dei mesi nel rancore anche se cercavo di dimenticare il tradimento di Marco. Ho sbagliato, sono tornata, ma come non avevo saputo perdonare io, neanche lui è stato in grado di farlo.

Nessuno fiatò, con le lacrime agli occhi fu travolta dall'abbraccio di tutti.

Nel pomeriggio di quello stesso giorno, Eva lasciava Roma. Promise a se stessa che non ci sarebbe mai più tornata. Quella che era la città eterna per lei era divenuta la città morta.

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Capitolo 3
*** I propisiti di Marco ***


Aveva trascorso la notte a palazzo con Maya. Lei dormiva al suo fianco. Avevano fatto l'amore, poi lei si era addormentata, ma lui non era riuscito a chiudere occhio. Ripensava a ciò che era accaduto, a come aveva lasciato Eva nella disperazione più assoluta, non aveva neanche salutato sua figlia e questo gli faceva male. Era scappato via, lontano da tutti, senza dare spiegazione alcuna. Era però convinto di aver fatto la scelta giusta. Avrebbe poi chiamato casa, spiegato loro la sua scelta, avrebbe chiesto di Marta e avrebbe chiesto di Eva. Mentre pensava a queste cose, il cellulare trillò, era un messaggio. Guardò il display, era un messaggio di Eva, lo aprì con il cuore in gola, lesse, una lacrima gli rigò il viso, rispose:

- Va bene, come vuoi. Rispetterò qualsiasi tua decisione. Dai un bacio a Marta e dille che suo papà le vuole bene.

Maya si era intanto svegliata e chiese chi fosse al telefono.
Lui rispose:

- Era un messaggio di Eva, mi chiede di non cercarla o meglio di cercarla solo per vedere Marta, lei non mi impedirà di vedere mia figlia.

Maya sorrise. Aveva vinto la sua battaglia. Eva era sconfitta. Marco era corso da lei, aveva scelto lei. Anche lei non si sarebbe mai frapposta tra lui e sua figlia, sapeva che questa era la scelta giusta per non ferirlo. Non avrebbe mai provato a sostituire Eva in questo ma, era convinta, che prima o poi avrebbe dato lei un figlio a Marco, avrebbe costruito con lui una famiglia e in ogni caso, Marta sarebbe sempre stata benvoluta.

Si vestirono e scesero per la colazione. Marco non fu accolto con calore. Non si aspettava certo un comitato di ricevimento, ma quella freddezza lo ferì.
Fu il granduca a prendere la parola rivolgendosi alla figlia:

- Maya, noi abbiamo perdonato la tua scelta anche se francamente non la condividiamo.
Le mie condizioni di salute purtroppo mi impediscono di svolgere appieno le mie funzioni. Sta a te come mia erede svolgere al meglio i ruoli istituzionaliu che ti competono. Io ti darò il mio appoggio, voglio comunque sperare che Marco non ti impedisca di svolgerli al meglio.

Maya sospirò e stava per rispondere ma fu interrotta da Marco che disse:

- Signor Granduca, mi perdoni se intervengo. Io amo sua figlia. Sono corso qui perché ho scelto lei. Non è mia intenzione essere d'intralcio nelle mansioni istituzionali che le competono e farò di tutto per essere all'altezza e non creare imbarazzo ne per lei ne per la sua famiglia.

- Bene, rispose il granduca, staremo a vedere.

Dopo colazione Marco si appartò con Maya. Lui cercò di farsi spiegare il modo migliore di comportarsi per farsi accettare dai suoi genitori. Lei gli rispose di stare tranquillo, lei gli starebbe stato sempre accanto. Il tempo poi sarebbe stato dalla loro parte. Le chiese allora di lasciarlo un po da solo per telefonare a suo padre, alla casa discografica, era partito senza avvertire nessuno. Lei lo baciò e si allontanò lasciandolo solo.

Marco chiamò prima suo padre, cercò di scusarsi e di spiegarsi. Suo padre ascoltò, ma era alquanto deluso dal figlio. Certo, aveva fatto la sua scelta, la rispettava, ma secondo lui non era stata fatta nel modo giusto, lo accusava di essere scappato via senza minimamente parlare con nessuno. Di non aver pensato che aveva una figlia alla quale pensare e che avrebbe sentito la sua mancanza.
Marco, dal suo canto disse al papà che aveva per forza dovuto agire così, anzi non avrebbe neanche dovuto permettere a Maya di andare via. Lo rassicurò circa il suo rapporto verso Marta e chiese di Eva. Suo padre rispose che Eva aveva lasciato Roma e che, per il momento si era trasferita a Milano dal padre. Che non voleva avere nessun contato con lui se non per Marta. 
I due si salutarono con la promessa che si sarebbero risentiti. In un certo senso però capì che i rapporti con la sua famiglia da quel momento sarebbero cambiati.
Telefonò poi alla casa discografica. Disse loro che per motivi personali aveva dovuto lasciare Roma, ma che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Non seppe specificare quanto tempo sarebbe stato via. Dalla casa discografica, gli ricordarono che era in programmazione la lavorazione di un nuovo album. Lui rispose di non preoccuparsi, stava componendo nuovi pezzi.

Queste telefonate fatte, non lo lasciarono affatto tranquillo, anzi al contrario. Anche il fatto che Eva si fosse trasferita a Milano e che non fosse stata lei a comunicarglielo lo infastidì. In quel momento iniziò a capire che la sua scelta, seppur decisa, gli avrebbe procurato qualche grattacapo.

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Capitolo 4
*** Le nuove prospettive di Eva ***



L'estate stava volando via. Erano gli ultimi giorni di Agosto e ci si apprestava al rientro in città. Eva aveva trascorso le vacanze con suo padre e Marta sul lago di Garda, li dove era solita andare fin da bambina. Aveva sentito varie volte sua madre in quei quasi due mesi passati. Lei stava cercando con tutte le forze di ritrovare un equilibrio e ci stava riuscendo.
Il periodo buio stava passando. Non aveva notizie di Marco se non tramite sua madre, che gli aveva riferito, che neanche lui era più tornato a Roma e che si era sentito varie volte con suo padre. Aveva capito che i rapporti di Marco con la famiglia erano cambiati. Non si diede alcuna colpa, non di questo almeno, l'unica cosa che non le dava pace era che in questi mesi lui non le aveva mai scritto chiedendole di Marta, anche se era convinta che avesse chiesto notizie a suo padre.
Era rientrata a Milano da qualche giorno e si era messa alla ricerca di un lavoro. Aveva anche pensato di tornare a Parigi, ma il sol pensiero che avrebbe potuto imbattersi in Jean o in qualche sua conoscenza e dover loro delle spiegazioni sul fallimento della sua scelta e della sua fuga avvenuta mesi prima, la dissuadeva dal farlo.
Era un lunedì mattina, l'inizio di una nuova settimana. Suo padre si era già recato in ufficio. Mentre faceva colazione, il suo cellulare squillò, sul display appariva un numero che non conosceva, o che forse non ricordava, il prefisso era quello di Roma, rispose:

- Pronto!
- Buongiorno, è la signora Eva Cudicini?
- Si, chi parla?
- Buongiorno signora Cudicini, è la redazione di Up to You attenda in linea la prego, le passo la signora Zavattini.

Eva, rimase all'apparecchio con aria stupita. Passò qualche secondo:

- Pronto, Eva?

- Si, pronto, buongiorno. Iva?

- Buongiorno Eva. Si sono io, senti ho una proposta da farti, potresti raggiungere la redazione? 

- Iva, volentieri, ma sono a Milano.

- A Milano? E che ci fai li? Va bene senti, quando riusciresti a essere a Roma? Ho bisogno di parlarti. Insomma, ho bisogno di una collaboratrice e ho pensato a te. Al diavolo il passato. Sei in gamba e ti voglio con me.

Eva era rimasta senza parole, aveva il telefono in mano e non sapeva cosa dire.

- Pronto Eva? Ci sei?

- Ss..Si.. Mi scusi ma, non immaginavo proprio. Se per lei va bene, mi organizzo e potrei essere li domani mattina. Per lei andrebbe bene?

- Va bene Eva. Ci vediamo domani mattina. Non ti fisso alcun orario. Troverai Cinzia, la ricordi vero? Lei ti condurrà subito da me, è già al corrente. A domani allora.
- Grazie Iva, a domani. Buona Giornata.

Eva chiusa la telefonata, si sedette frastornata sul divano.
Iva Zavattini che si ricordava di lei e la chiamava per farle una proposta? Era la cosa che meno si aspettava in quel momento. Vuoi vedere che le cose stanno cambiando anche pe me? Si disse tra se e se.

Chiamò suo padre in ufficio, lo informò del colloquio telefonico appena avuto e si accordò che avrebbe lasciato Marta alla domestica. Lei si sarebbe organizzata per partire subito per Roma. L'avrebbe poi richiamato una volta giunta e poi l'indomani per aggiornarlo.
Chiamò sua madre e mise velocemente al corrente anche lei degli ultimi eventi. Sua madre fu molto felice e le disse che la mansarda o la sua camera, sarebbero state pronte ad accoglierla. Lei rifiutò decisa. Non sarebbe tornata in quella casa. Avrebbe prenotato un albergo e una volta arrivata avrebbe rivisto volentieri tutti, nessuno escluso, ma non in quella casa. 
Cosi si organizzarono. Lei prenotò l'hotel per una sola notte. L'indomani dopo l'incontro con Iva sarebbe ritornata a Milano subito. Si fidava di suo padre, almeno per quanto riguardava Marta e si fidava della domestica, ma voleva tornare al più presto da sua figlia.
In tarda mattinata parti in treno per Roma. Quella città che lei aveva giurato di non voler più vedere, forse le offriva un'altra possibilità, forse le offriva una rinascita.
Arrivò a Roma nel pomeriggio, si recò in albergo, prese possesso della camera assegnatale e informò la madre che era arrivata. Si sarebbero riviste di li a poco in hotel, poi avrebbero passato la serata tutti insieme con Giulio, Alice, i fratelli e la nonna in un ristorante. 
La serata passò tranquilla, un po le mancava quella compagnia. Nessuno accennò a Marco, ne lei chiese nulla. Spiegò della chiamata ricevuta, ma che non sapeva di che offerta si trattasse, si sbilanciò addirittura dicendo che se si fosse trattato di un impiego li, nella capitale, lei sarebbe tornata ma, prima avrebbe cercato un appartamento. Nessuno obiettò su questa sua scelta, la comprendevano, speravano però che fosse cosi, almeno l'avrebbero avuta vicino e l'avrebbero aiutata con Marta.
Si salutarono a fine serata, si sarebbero magari rivisti di sfuggita l'indomani prima della partenza.
Rientrò in albergo, salì in camera e chiamò suo padre. Chiese subito di Marta, stava bene e già dormiva. Parlarono un po della serata e si salutarono. Si preparò per la notte, accese la tv e casualmente si sintonizzò su un canale locale che trasmetteva un servizio sui cantautori italiani. Sulle note di "Ovunque andrai", cristalli salati iniziarono a cadergli dagli occhi. Spense la tv e si rannicchiò nel letto. Riuscì ad addormentarsi. La notte trascorse serena. L'alba la trovò già pronta, gli sovvenne alla mente la canzone della sera prima, la scacciò come si scaccia un brutto pensiero, preparò il poco bagaglio che aveva con se e scese per la colazione. Dopo colazione, pagò il conto, chiese di lasciare il bagaglio in deposito, sarebbe ritornata in giornata a ritirarlo e uscì. Si recò a piedi alla redazione, era ancora abbastanza presto, cosi a passo lento, passeggiando, gustò i profumi e i rumori che in una mattina di fine estate si spargevano per Roma, profumi e rumori che lei ben conosceva e che avevano allietato mattine di un tempo passato.

Arrivò alla redazione di Up to You che erano da poco passate le nove. Entrò decisa, conosceva quell'ambiente. Qualche sua ex collega le venne incontro per salutarla, arrivò anche Cinzia la salutò, senza eccessivo calore.In fondo tra le due non c'era mai stato un rapporto amichevole. Fu accompagnata nell'ufficio della Zavattini. Con sua grande sorpresa fu accolta da quest'ultima con cordialità. Iva la fece accomodare, le chiese della gravidanza, se avesse avuto un maschio o una femmina e varie domande di cortesia, poste così, quasi a voler rompere il ghiaccio. Eva rispose cordialmente, le parlò di Marta e tralasciò tutto il discorso circa Alex, Marco, l'XTour. Si limitò a dire che era sola con la bimba, mentì spudoratamente dicendo che il padre della bimba non si era mai fatto vivo e che lei si era trasferita a Milano da suo padre e si prendeva cura personalmente della piccola che ormai aveva tre anni.
Rotto il ghiaccio, la Zavattini passò subito al punto di quell'incontro.

- Dunque Eva, da quando ci hai lasciato, sono cambiate alcune cose. Abbiamo aperto degli uffici in vari paesi e abbiamo redazioni in tutta europa. Abbiamo intenzione di espanderci anche al di la dell'oceano ma, questo è un progetto futuro. Comunque, ho bisogno di una direttrice per la nostra sede di Parigi e ho pensato a te. Al diavolo le divergenze avute. Tu sei stata l'unica in grado di tenermi testa e con argomentazioni più che valide. Tu sei la persona adatta. Che ne dici? 

- Non so che dire, rispose Eva, sorpresa. Lei Iva, Mi prende così alla sprovvista. Certo è una proposta unica e francamente in questo momento ho un bisogno tremendo di rimettermi in gioco, quindi accetto!

- Bene, prima di tutto lascia perdere il "lei".
Piuttosto quanto tempo ti occorre per prepararti e raggiungere la tua nuova sede di lavoro.

- Diciamo un paio di giorni. 

- Bene, il tuo contratto prevede anche un appartamento in centro a spese della redazione. Quindi quando arriverai, potrai trasferirti direttamente li.
Oggi è martedì, do subito disposizione per preparare tutti i documenti. Potresti essere a Parigi sabato direi, così hai qualche giorno per sistemare le tue cose e il lunedì potresti essere in redazione. Verrà a riceverti e ti accompagnerà una ragazza, è italiana, lavora con noi da qualche anno. Una brava ragazza si chiama Francesca. E' una redattrice ma, mi dicono in gamba. Ti consiglio di fare di lei la tua assistente una volta che ti sei ambientata, può esserti di aiuto. Ti farò avere tutti i documenti via e-mail per venerdì. Va bene?

Eva era li incredula. La sua vita stava cambiando. Rispose ad Iva:

- Non ho parole Iva. Non potrei chiedere di meglio. Grazie per la fiducia, farò del mio meglio per non deluderti.

Le due donne si fermarono un po a parlare e a pianificare gli ultimi dettagli.
Si abbracciarono e si salutarono.

Eva uscì. Ripensò al colloquio appena avuto e il timore di rivedere Jean l'assalì ma, la proposta che aveva ricevuto era troppo importante e qualche rischio avrebbe dovuto pur affrontarlo. Passò a ritirare il bagaglio e avvertì sua madre. Lei sarebbe partita subito per Milano. Sua madre e Giulio la raggiunsero in stazione. Si salutarono con la promessa che si sarebbero sentiti spesso in video chiamata. Giunta a Milano, ragguagliò suo padre sull'offerta ricevuta. Lui si congratulò con lei e la rassicurò circa il pericolo Jean. Le disse che Jean aveva lasciato Parigi e si era trasferito negli Stati Uniti. Ecco un'altra buona notizia pensò lei.

Il sabato mattina Eva si recava all'aeroporto, con lei viaggiava anche la domestica di suo padre. Questa sarebbe  stata di grande aiuto. Conosceva Eva da quando era bambina, conosceva già Marta e le sue di abitudini. Sarebbe rimasta con lei a Parigi, in fondo era una persona sola, non aveva famiglia. Erano stati i Cudicini la sua famiglia. 
Prima di imbarcarsi prese il telefono e inviò un messaggio a Marco:
" Sto partendo per Parigi, riprendo a lavorare li. Ho ritenuto giusto informarti personalmente, non per me, ma per Marta. E' già un bel po che non ti vede. Ricordati che hai una figlia. Comunque agisci come meglio credi."

Iniziava per Eva una nuova prospettiva di vita.






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Capitolo 5
*** Le nuove prospettive di Marco ***


L'estate stava passando velocemente. Agosto volgeva al termine. In quei due mesi a palazzo le cose per lui non erano affatto migliorate, anzi. Si sentiva sempre più un estraneo. Non era stato accettato e lui faceva molta fatica ad abituarsi a quella vita fatta di regole rigide, a quell'etichetta di corte. Per lui era tutto così assurdo.
Si rendeva conto giorno dopo giorno che gli mancava la sua chitarra, il calore della sua famiglia, gli mancava sua figlia, gli mancava Eva.
Maya faceva di tutto per stargli accanto, aiutarlo. Ma con il passare dei giorni lo sentiva più distaccato. Poi le condizioni di salute di suo padre non permettevano che il granduca presenziasse a tutti gli impegni di corte, toccava a lei sostituirlo. Non che suo padre corresse seri pericoli ma, era ancora in convalescenza e si affaticava facilmente.
Si rese conto che Marco si sentiva a disagio quando era al suo fianco e anche lei nonostante tutto provava un certo disagio ad averlo accanto in alcune occasioni. Certo quando erano soli non c'era alcun imbarazzo, ma non c'era più il feeling dei giorni passati insieme a Roma.
Fu una di quelle ultime sere di Agosto, dopo cena, mentre passeggiavano nei giardini del palazzo che Maya affrontò l'argomento. Disse a Marco del suo disagio quando erano in pubblico. Lo accusò di non fare alcuno sforzo per adeguarsi a un nuovo stile di vita. Gli disse che lo riteneva inadeguato al ruolo che avrebbe dovuto ricoprire al suo fianco, insomma lei era a disagio e che forse aveva ragione suo padre, passata la magia della normalità della Garbatella era passata anche la magia del loro amore. 
A Marco non parve vero sentire quelle parole. Rispose che si, in fondo lei aveva ragione. Lui non si sarebbe mai adeguato a quella vita. Si, l'amore si era affievolito. Provava un profondo affetto per lei ma, forse era giunto il momento di finirla li.
Lei non fece nulla per trattenerlo.
Quella sera stessa, Marco, raccolte le sue cose, lasciava per sempre il palazzo e prendeva un aereo per Roma.
Giunse a Roma a tarda notte, prese una camera in un albergo vicino all'aeroporto, il giorno seguente avrebbe pensato al da farsi, ora aveva bisogno di riposare.
Era a Roma da una settimana. Nei giorni precedenti, aveva ripreso a lavorare, a comporre nuove canzoni. Si era recato alla casa discografica e tramite loro era riuscito ad affittare un monolocale li vicino, in centro Roma. Aveva pregato tutti di non avvertire nessuno del suo rientro a Roma. Aveva deciso anche lui come Eva di non tornare in casa Cesaroni, troppi ricordi. Era però passato un pomeriggio a salutarli. Aveva detto che era di passaggio a Roma per un appuntamento con la casa discografica e che sarebbe ripartito subito. Andava tutto bene e  mentendo disse che lui si stava abituando alla vita di palazzo. Nessuno sapeva che tra lui e Maya era finita. Era la tarda mattinata di Sabato ed era il primo giorno di settembre. Decise cosi su due piedi di contattare Eva e vedere di passare un po di giorni con Marta. Mentre estraeva il cellulare dalla tasca dei jeans senti uno squillo. Era un messaggio di Eva. Lo lesse:
" Sto partendo per Parigi, riprendo a lavorare li. Ho ritenuto giusto informarti personalmente, non per me, ma per Marta. E' già un bel po che non ti vede. Ricordati che hai una figlia. Comunque agisci come meglio credi."
Si rattristò, rispose:

"Hai ragione scusa. Mi sono comportato male. Se per te va bene, posso venire a Parigi anche subito. Fammi sapere."

Dopo un paio d'ore, ricevette la risposta:

"Scusami se non ho risposto subito, ero in aereo. Se vuoi puoi venire a prendere Marta lunedì. Fammi saper in che hotel alloggerai. Qualcuno di mia fiducia la accompagnerà. Mi dirai poi quanti giorni la terrai con te. Naturalmente sei libero di portarla con te dove vuoi. L'importante e che lei stia bene in compagnia di suo padre." 

Lesse la risposta e confermò il suo arrivo a Parigi per il giorno dopo in modo che lunedì mattina si trovasse già li. Rimase molto male quando capì che Marta non sarebbe stata aaccompgnata da Eva. Era evidente a questo punto che lei non voleva più avere niente a che fare con lui.
Preparò il bagaglio, prenotò l'aereo e l'hotel per il giorno seguente. Avrebbe deciso poi se fermarsi a Parigi per qualche settimana o andare con Marta in qualche posto.
Promise a se stesso che si sarebbe buttato a capofitto nel lavoro. Quello che non gli aveva dato l'amore, glielo avrebbe dato il successo. Il suo unico amore sarebbe stato per sempre Eva, ora capiva che non aveva mai smesso di amarla, neanche quel dannato giorno in mansarda. Avrebbe passato i suoi giorni riversando quell'amore sulla loro figlia.

Iniziava per Marco un nuovo periodo di vita.

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Capitolo 6
*** Tre anni dopo - Eva ***


Estate 2015.

Erano passati tre anni circa da quando Marco e Eva avevano preso strade diverse. 
In quei tre anni, Eva era diventata la direttrice di una nota rivista nella sede di Parigi. Era riuscita a circondarsi di collaboratori molto validi che la adoravano. Accettando il consiglio di Iva, aveva nominato Francesca come sua assistente e il rappoto tra le due era molto aperto e schietto. Francesca si era confidata con lei, avevano più o meno la stessa età. Aveva raccontato che qualche anno prima, per amore, aveva lasciato Roma. Aveva rinunciato agli studi universitari e aveva seguito quello che all'epoca era il suo ragazzo. Per questo aveva rotto i rapporti con la sua famiglia e per un certo periodo aveva avuto con loro solo dei contatti sporadici. Poi l'amore era finito e lei, rimasta sola a Parigi, si era data da fare. Aveva trovato lavoro in pub e quello che guadagnava le permetteva di condividere un piccolo appartamento con altre due ragazze e le aveva anche permesso di frequentare alcuni corsi di giornalismo. Quando "Up to You" aveva aperto la sua sede a Parigi aveva fatto domanda. Aveva avuto un colloquio proprio con la Zavattini e in quel frangente era riuscita a dare una buona immagine di se. Fu assunta come stagista e dopo qualche mese passò al ruolo di redattrice. Riuscì cosi a potersi permettere un piccolo appartamento solo per lei e a tornare a vivere un po di più nella normalità. Era riuscita grazie a ciò anche a restaurare un buon rapporto con la sua famiglia. Nessun amore però, qualche avventura sporadica, ma nessun impegno serio. Aveva deciso che il cuore doveva essere libero da impegni. Eva dal canto suo, si era confidata anche lei, non così a fondo però. Aveva semplicemente detto di essersi innamorata di un suo compagno di liceo. Era rimasta incinta ma, quel ragazzo non aveva voluto affrontare insieme a lei gli sviluppi di quella gravidanza.  Per fortuna, la sua famiglia le era stata vicina, l'aveva aiutata. Raccontò della sua esperienza a Roma presso "Up to You", proprio nel periodo della gravidanza, del suo litigio con Iva e di come qualche anno dopo Iva l'avesse ricontattata per affidargli l'incarico che ora svolgeva. Aveva anche ripreso i contatti con il padre di sua figlia e gli consentiva di passare del tempo con la bambina. Non l'aveva però mai più rivisto.

In questi tre anni, non era più andata a Roma. Erano Giulio e sua mamma che in compagnia di sua sorella Alice e dei suoi fratellastri Rudy e Mimmo ogni tanto passavano qualche week-end a Parigi in compagnia sua e di Marta. Si era comunque raccomandata di non dare mai a Marco, ne il recapito della sua abitazione ne del suo lavoro. Sapeva che Marco era diventato un cantautore famoso, che era spesso in tournée ma, che aveva sempre trovato il modo di passare più tempo possibile con sua figlia. Funzionava sempre allo stesso modo. Lui la avvertiva, comunicava l'hotel e la sua domestica accompagnava Marta e l'andava a riprendere. Lui aveva rispettato ciò che lei le aveva chiesto e non aveva mai cercato di incontrarla o di venire a conoscenza di dove abitasse e cosa facesse li a Parigi. Era venuta anche a conoscenza che lui non era più con Maya e che aveva lasciato il granducato già da tempo. Aveva naturalmente tutta la sua discografia, anche perché lui regalava sempre a Marta ogni disco pubblicato. Alla piccola piaceva molto ascoltare la voce di suo papà che cantava. Tutte le sere si addormentava ascoltando la "Ninna  nanna" che suo papà aveva composto per lei. Varie volte Eva, si era anche ritrovata ad ascoltare quelle canzoni. Sentiva che in qualche modo lei era presente in quei testi. Si ritrovava cosi con gli occhi lucidi e si perdeva in ricordi ormai lontani. Una cosa però le era chiara piu di ogni altra, Marco le mancava da morire e lei ne era ancora innamorata.

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Capitolo 7
*** Tre anni dopo - Marco ***


Estate 2015. 

Erano passati tre anni circa da quando Eva e Marco avevano preso strade diverse.
In quei tre anni Marco, si era buttato a capofitto nel lavoro. Era diventato un cantautore di successo. Vantava varie collaborazioni con artisti molto noti. Le sue canzoni erano tradotte ed eseguite in varie lingue oltre alle versioni originali in italiano. Era molto impegnato in tournée in vari paesi d'Europa. Nonostante questi impegni però, non aveva mai fatto mancare la sua presenza a Marta. Appena poteva si recava a Parigi e passava quanto più tempo possibile con lei. Di Eva non sapeva molto se non quello che le raccontava Marta o di quello che la sua famiglia lasciava filtrare quando li sentiva. Aveva rispettato il suo desiderio e si era sempre attenuto ai patti presi tre anni prima. Non aveva mai cercato di sapere dove lei abitasse o dove lavorasse. Di Maya, sapeva che si era rimessa con Jay, si erano sposati e che suo padre aveva infine abdicato e lasciato a lei il trono con tutti gli oneri e gli onori che ciò comportava. In fondo le aveva voluto bene, di lei gli restava un vago seppur piacevole ricordo. Aveva comunicato anche alla famiglia la fine di quel rapporto e questo aveva in qualche modo, acuito un po di più i contrasti tra lui e la famiglia stessa, con il passare del tempo i rapporti si erano ricomposti, anche se aveva rifiutato di tornare a vivere in casa con loro. Aveva detto loro che in fondo la sua attività lo portava sempre a essere in giro e che per lui era sufficiente e comodo un monolocale preso in affitto in centro nei pressi della casa discografica. Nei rapporti con l'altro sesso era diventato molto cinico. Era tornato ad essere quello che era stato qualche anno prima, dopo che Eva l'aveva lasciato e prima di incontrare Maya. Era tornato ad essere quello degli amori di una notte, senza impegni, come si diceva: "una botta e via." Aveva acquistato il monolocale che in un primo momento, aveva preso in affitto al suo rientro a Roma. Era adatto ai suoi incontri occasionali, nonchè a passarci la notte quelle volte che faceva tardi a lavorare presso gli studi di registrazione.  Aveva acquistato anche una villetta al mare nei pressi di quella spiaggia a lui tanto cara. Su quella spiaggia aveva composto " Ninna nanna" e quel giorno era in compagnia di Eva. La villetta, isolata rispetto ad altre abitazioni della zona, aveva un bel terrazzo panoramico con una stupenda vista sul mare. Lui ci passava molto tempo, da solo a comporre per se e per altri. L'aveva arredato in maniera molto semplice ma confortevole. Nessuno aveva mai varcato la soglia di quella casa e, si era detto a se stesso, che se mai ci fosse stato qualcuno a varcare quella soglia, quel qualcuno sarebbe stata Eva in compagnia di Marta. Quando si prendeva un periodo di pausa si rintanava li, in quella casa, su quel terrazzo aveva composto e avrebbe continuato a comporre le sue canzoni. Lui sapeva benissimo che Eva era dentro ogni canzone che componeva. Maledizione, come le mancava. Avrebbe voluto riavvolgere il nastro del tempo e tornare indietro in quella mansarda a casa Cesaroni, tornare indietro a quel giorno asciugare quelle lacrime da quegli splendidi occhi e poterle gridare che la amava, l'aveva sempre amata. Un giorno forse tutto questo sarebbe potuto accadere. Almeno questo era quello che lui sperava.

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Capitolo 8
*** Una giornata di lavoro ***


Mattina del 15 Luglio. 

Eva in ufficio, stava vagliando vari articoli proposti dai suoi redattori da mandare in stampa per l'uscita della rivista del numero di Agosto. Si fidava molto dei suoi redattori e lasciava a loro piena libertà di scelta sugli articoli da preparare. Lei si limitava a dare dei suggerimenti. Aveva munito tutti di registratore vocale in modo che se si fosse  trattato di interviste, queste ultime, risultassero fedeli a quanto fosse stato dichiarato dall'intervistato. Le stesse venivano poi ascoltate da lei e trascritte. Decideva poi se e quando pubblicarle. Tra i vari articoli proposti e qualche intervista che aveva già li, si rese conto che quel materiale non era sufficiente a comporre il numero in uscita, le mancava ancora qualcosa. Chiamò Francesca e le chiese di riunire tutti i redattori presenti. Visionò con loro il materiale a disposizione e li esortò a mettersi al lavoro, lasciando come sempre piena libertà di scelta e movimento. Avevano una settimana di tempo, entro il 22 luglio avrebbero dovuto proporle il lavoro svolto e avrebbe scelto quello da mandare in stampa. Esortò anche Francesca a mettersi al lavoro. Lei la riteneva la migliore tra i suoi redattori e come aveva fatto con gli altri, la esonerò a essere presente in redazione. Eva si rimise al lavoro. Rilesse le bozze di alcuni articoli portando alcune correzioni o variazioni di forma. Ascoltò di nuovo alcune registrazioni e le trascrisse lei direttamente per mandarle in stampa quando sarebbe stato il momento. Era talmente immersa nel lavoro che non si accorse che era ora di pranzo. Fu Francesca a chiamarla. Uscirono insieme per pranzo. Si recarono al solito bistrot che era frequentato anche da altri collaboratori della redazione. Francesca le chiese qualche consiglio su che tipo di articolo avrebbe voluto. Cosa voleva che cercasse. Lei le disse di prendere un po di iniziativa, magari fare una ricerca sugli avvenimenti o manifestazioni che si sarebbero svolte in città in quel periodo e di lavorarci sopra. Francesca prese per buono il consiglio di Eva. Rientrarono in ufficio che era già pomeriggio. Eva girò un po per gli uffici della redazione, le piaceva fermarsi a parlare con i suoi collaboratori. Si informava sul lavoro che stavano svolgendo, consigliava quando riteneva opportuno consigliare e chiedeva consiglio quando riteneva giusto farsi consigliare. I suoi collaboratori la veneravano. Lei dava a tutti la stessa importanza, usava con tutti la stessa cortesia. Rientrò nel suo ufficio e mentre si accingeva a riprendere il lavoro, il cellulare trillò segnalando l'arrivo di un messaggio di Marco:

"Sarò a Parigi domenica sera. Alloggerò all'hotel Intercontinental.
Potresti far accompagnare Marta lunedì mattina? Vorrei passare qualche giorno con lei a Disneyland. Ritornerò il venerdì e alloggerò sempre all'Intercontinental hotel. Potresti quindi mandare a prenderla sabato mattina?"

Eva ebbe un sussulto; Intercontinental? Ma è a pochi isolati da dove abito. Sarà mica venuto a conoscenza del mio indirizzo? Spero proprio che non sia così. Spero di non ritrovarmelo davanti casa. Non reggerei!

Sospirò e rispose:

"Va bene per tutto ciò che hai chiesto. Marta sarà felicissima di passare qualche giorno con te."

Eva mise via il cellulare. Ripensò ai suoi timori ma, si disse che era solo un caso. Marco era un personaggio famoso ormai ed era certa che le prenotazioni non le facesse di certo lui in prima persona. Sicuramente la casa discografica espletava questi compiti. In fondo anche lei, quando si muoveva per lavoro, c'era chi le pianificava tutto, alberghi, voli, incontri. Si rattristò un po. In quei tre anni, in tutti quei messaggi scambiati mai un ciao, un saluto. Tutto molto sintetico,un tono secco. In fondo però, l'aveva chiesto lei. Era stata lei per prima a comportarsi in quel modo. Quel velo di tristezza scomparve pensando a Marta. Avrebbe passato dei bei giorni con suo papà, sarebbe stata felice. Maledizione Marco, pensò, come vorrei esserci anch'io.

Nel frattempo Francesca aveva seguito il consiglio di Eva. Fece una veloce ricerca in internet degli avvenimenti che ci sarebbero stati da li alla fine della settimana successiva. L'articolo doveva esser pronto per il 22 di quel mese, la stampa doveva essere pronta per agosto, quindi l'articolo sarebbe stato attuale, sempre che poi fosse stato il suo articolo a essere scelto. Digitò al computer la richiesta di ricerca e inizio a scorrere i vari eventi che si sarebbero tenuti in città. Fu colpita da un evento che si sarebbe tenuto il 25 di quel mese all'Olympia. "Festival international d'écriture de chansons. Concert de Marco Cesaroni."
Marco Cesaroni? Quel nome le ricordava qualcosa. Ma cosa?
Digitò quel nome al computer. Si aprì la pagina ufficiale del compositore. Una foto. Ma certo, ora ricordava. Roma, il parco, la finta slogatura. Cosa le aveva detto?  Era innamorato della sorellastra.  Hai capito Marco Cesaroni dov' è arrivato? Si disse. All'improvviso ricordò anche che aveva ascoltato alcune canzoni a casa di Eva. Approfondì la lettura e decise che quell'evento sarebbe stato la fonte per il suo articolo. Se ci fosse stato bisogno, sarebbe tornata a Roma. Doveva però sapere, doveva approfondire. Gli avrebbe strappato un'intervista. Avrebbe bluffato presentandosi come inviata del festival, con la speranza che avrebbero abboccato. Se fosse riuscita a parlare direttamente con lui, gli avrebbe ricordato chi era e lui non si sarebbe tirato certo indietro. Sarebbe stato ben lieto di rilasciarle un'intervista. L'avrebbe aiutata. Solo che su quella pagina non c'erano recapiti telefonici. C'era però il sito di riferimento della casa discografica. Cercò il sito.  Li di recapiti ce n'erano e come, compose un numero. Dopo un po le risposero.   Chiese direttamente di Marco Cesaroni. Le fu detto che era impossibile parlare direttamenete con Marco Cesaroni. Le fu chiesto di cosa si trattava. Lei accennò subito al festival internazionale. La misero in attesa. Dopo un po ebbe risposta. La persona che le rispose si presentò come il manager di Marco Cesaroni. Lei espose la sua richiesta e che era disposta a prendere un appuntamento e recarsi a Roma. Le fu risposto che non c'era bisogno. Marco Cesaroni sarebbe stato a Parigi già da quel fine settimana. Lei chiese la disponibilità per un'intervista. Le fu detto di attendere, la misero di nuovo in attesa. Il manager chiamò Marco su una linea interna. Gli spiegò che aveva al telefono una giornalista da Parigi che voleva intervistarlo in previsione del festival e se era disposto ad incontrarla. Marco diede la sua disponibilità. L'intervista però si sarebbe tenuta presso il suo hotel e nel pomeriggio di domenica di quella stess sttimana. Il lunedi lui sarebbe ripartito. Solo in questo caso, lui avrebbe rilasciato l'intervista. Qualche minuto dopo, Francesca aveva la sua conferma. Le fu spiegato che doveva svolgersi la domenica successiva e lei accettò. Le fu lasciato il recapito dell'hotel. Avrebbe incontrato Marco Cesaroni domenica 19 luglio alle 16,00. Decise di non dire niente a nessuno, neanche a Eva. Avrebbe spiegato tutto a lavoro concluso.
 



Pomeriggio del 15 luglio.

Marco era negli studi di registrazione, stava lavorando al nuovo disco che sarebbe uscito prima di Natale. Non aveva preso alcun impegno, nessun concerto, nessuna tournée almeno fino all'anno nuovo, poi avrebbe programmato insieme al suo agente la promozione del disco. Aveva anche pensato di contattare Eva e di chiederle se fosse stato possibile passare l'estate con Marta. Sarebbe stato con sua figlia nel suo appartamento al mare, avrebbe passato le giornate con lei in spiaggia e in giro per il litorale romano. Fu raggiunto da suo agente che gli disse:

- Marco, abbiamo un invito per uno spettacolo al quale non è possibile rinunciare. So che tu fino al prossimo anno non vuoi esibirti ma, a questo davvero non possiamo rinunciare.

- Dimmi, rispose Marco un po contrariato.

- Si tratta di esibirsi a Parigi sabato 25 luglio. E' l'ultima serata del "Festival internazionale della canzone d'autore" Hanno scelto te per la data finale. Ti esibirai all'Olympia. Concerto acustico, solo posti a sedere. Non guardarmi male e non dire niente, ho già confermato che ci sarai.

- Va bene. Però, mi recherò a Parigi prima. Vorrei un hotel vicino al teatro. Prenotazione già dalla sera di questa domenica. Prenotami il volo anche. E' molto probabile che io riparta lunedì mattina e che rientri poi il venerdì sera prima del concerto. Quindi prendi questi accordi con l'hotel. Le spese extra per queste variazioni le paghiamo noi. Tu mi  raggiungerai come siamo soliti fare per i concerti. D'accordo?

- D'accordo Marco. Provvedo a tutto secondo le tue direttive.

Marco prosegui nel suo lavoro e di li a qualche ora, il suo manager tornò con tutte le richieste soddisfatte:

- Allora Marco, hai una prenotazione di una suite all'hotel Intercontinental che è vicinissimo al teatro. Ho dovuto però anticipare tutto di un giorno perché per domenica non c'erano voli disponibili. Quindi sarai a Parigi già da sabato sera. Potrai comunicare direttamente a loro, quando sarai li, se ti fermi o se riparti e torni il venerdì. Questa è la prenotazione del volo. Se non ti vedo in questi giorni, ci rivediamo a Parigi venerdì prossimo. Buon viaggio e divertiti.

Marco, pensò di passare la domenica da solo a Parigi. Avrebbe scritto a Eva se fosse stato possibile farsi portare Marta il lunedì mattina per passare qualche giorno con sua figlia. Per quanto riguardava il passare l'estate insieme , le avrebbe scritto dopo il concerto, prima del rientro in Italia. Avrebbe potuto chiederle già di vederla domenica ma, sapeva che Eva lavorava durante la settimana e che sarebbe stata felice di passarla lei la domenica con Marta. Prese quindi il cellulare e inviò un messaggio a Eva:

"Sarò a Parigi domenica sera. Alloggerò all'hotel Intercontinental.
Potresti far accompagnare Marta lunedì mattina? Vorrei passare qualche giorno con lei a Disneyland. Ritornerò il venerdì e alloggerò allo stesso hotel. Potresti quindi mandare a prenderla sabato mattina?"


Passarono pochi minuti e ricevette la risposta di Eva:

"Va bene per tutto ciò che hai chiesto. Marta sarà felicissima di passare qualche giorno con te."

A Marco, faceva sempre male leggere quelle risposte date cosi, senza alcun ciao, alcun saluto. D'altronde aveva accettato questo genere di comunicazione così secca che andava avanti da tre anni e a dire il vero anche lui non si comportava diversamente. Riprese il lavoro e sorridendo pensò a sua figlia. Tra qualche giorno l'avrebbe rivista, avrebbe passato dei giorni con lei ma, senza Eva.

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Capitolo 9
*** Francesca incontra Marco ***


Domenica 19 luglio.

 Poco prima delle 16,00 Francesca entra all'hotel Intercontinental. Si reca alla reception e chiede di Marco Cesaroni. Viene indirizzata verso il bar dell'hotel, il signor Cesaroni, ha già avvertito del suo arrivo e l'attende.  Francesca si dirige verso il bar e nota un giovane seduto comodamente su un divanetto che sfoglia una rivista, sul tavolino una bibita, si avvicina sorridente:

- Ciao Marco!

- Mi scusi, ci conosciamo?

- Certo! Non ti ricordi di me? Sono Francesca. Roma, otto anni fa circa. Corsa al parco! Caviglia slogata per finta! Il finto innamoramento per ingannare tuo padre! Ricordi?

- Oh! Francesca! esclama alzandosi. Certo che mi ricordo!

Si abbracciano.

- Ma cosa ci fai a Parigi? chiede Marco. Scusami ma non credo di avere molto tempo, attendo una persona per un'intervista.

- Veramente, quella persona sarei io.

- Tu? Ma dai! E l'università? Raccontami di te. Prima ordiniamo qualcosa da bere, cosa prendi?

-  Un succo di frutta, grazie. E comunque è presto detto di come io sia qui Marco. Per seguire un'amore, non ho più frequentato l'università. Circa sei anni fa mi sono trasferita a Parigi, le cose però non sono andate come speravo. Ho deciso di restare qui. Mi son data da fare, lavoretti vari, un pub come cameriera e corsi di giornalismo. Poi hanno aperto la sede di una rivista "Up to You", mi sono presentata, mi hanno assunto ed eccomi qui.

- Up to You hai detto?

- Si, perché la conosci?

- Si, diversi anni fa alla redazione di Roma ci ha lavorato una mia amica. Ma dimmi, come mai hai deciso di intervistarmi?

- Prima di tutto per soddisfare una mia curiosità. Vorrei sapere come è andata a finire la storia d'amore con la tua sorellastra. E poi perché la mia direttrice Eva ha chie...

- Scusa chi? Come hai detto che si chiama?

- Eva, Eva Cudicini.

Marco cambiò espressione, lo stupore sul suo volto fu notato da Francesca:

- Scusa Marco, tutto bene? Sei sbiancato, stai bene?

- S..si, si. Tutto bene scusa ma, il nome che hai detto, Eva Cudicini, mi sembra di averlo già sentito qualche anno fa a Roma. Magari mi confondo o magari è qualcuna alla quale ho rilasciato qualche intervista per qualche testata giornalistica.

- Può darsi Marco. Lei ha lavorato per "Up to You" a Roma circa sei anni fa. Poi ha avuto qualche problema con la direttrice, Iva Zavattini e ha lasciato l'impiego. Tre anni fa poi, Iva Zavattini l'ha richiamata, ha lasciato alle spalle i dissapori che avevano creato problemi con Eva e le ha offerto il posto di direttrice qui a Parigi. Comunque ti dicevo, per completare il numero della rivista in uscita in Agosto, Eva ha chiesto di cercare di trovare qualcosa di interessante da pubblicare sulla rivista. Io ho pensato di cercare gli eventi culturali che si sarebbero svolti in città in queste settimane. Mi sono imbattuta nella manifestazione alla quale devi partecipare e il tuo nome mi ha spinto ad occuparmene. Cosa ne pensi?

- Va bene! Ti rilascerò l'intervista. Prima però ti chiedo di soddisfare alcune mie curiosità. Come si arriva alla pubblicazione dell'intervista? Chi decide la pubblicazione? Viene pubblicata intera o solo alcuni passaggi scelti?

- Marco! Sembra che tu non abbia mai rilasciato un'intervista, comunque; Io ho qui un registratore vocale, non prenderò appunti scritti. Registrerò tutto, sia le mie domande che le tue risposte. Questa registrazione sarà poi ascoltata dalla mia direttrice, da Eva appunto. Se lei riterrà interessante per i lettori della rivista l'intervista, darà l'assenso per la pubblicazione. A volte, si pubblica l'intervista intera, a volte vengono estratte solo alcune domande e le relative risposte. Stai tranquillo però che sia in un caso che nell'altro sarà veritiera.

- Bene. E dimmi, vuoi che soddisfi prima la tua curiosità sulla mia sorellastra o prima l'intervista.  

- Soddisfa prima la curiosità. Poi ci mettiamo al lavoro. Va bene?

- Va bene. Quando ci lasciammo quel giorno, tu mi consigliasti di correre da lei e chiederle scusa. Arrivai però tardi. Lei si stava baciando con un tipo che poi ho scoperto essere il ragazzo che, diciamo così, l'aveva consolata quando io l'avevo lasciata.

- Capisco, quindi la storia è finita li?

- No, la storia è molto lunga ma, vedo di riassumerla. In quel momento ognuno ha preso la sua strada ma, dentro noi, non era tutto spento. Sta di fatto che la sera di quando ci siamo diplomati, siamo finiti a letto insieme. Nonostante questo però lei ha deciso di partire per New York con il suo ragazzo per studiare alla Columbia University. Io dal canto mio invece sono andato a Milano all'accademia della musica. Dopo poco tempo però, sia io che lei siamo tornati a casa. Lei aveva litigato con il suo ragazzo e io inseguivo il sogno di un contratto discografico. I primi tempi i nostri rapporti erano molto distaccati, specie da parte mia. Poi ci siamo riavvicinati e lei mi ha confessato di essere incinta. Le sono stato molto vicino in quel periodo, talmente vicino che ci siamo innamorati di nuovo, o  per meglio dire, non avevamo mai smesso di amarci. Lei era convinta che la bambina che poi è nata, fosse stata concepita a New York invece era nostra figlia. Siamo stati poi via circa un anno per il tour. Quando siamo tornati abbiamo messo su casa insieme. Una sera però, ero in compagnia di una ragazza, avevamo bevuto e io l'ho tradita. Io per lei sono sempre stato un libro aperto, le bastava guardarmi negli occhi per capire e capì. Capì che l'avevo tradita. Mi lasciò dicendomi che avrei potuto vedere la bimba quando volevo, ma tra noi era finita, non avrei dovuto più cercarla. Io avevo commesso un errore ma, il mio amore per lei era immutato. Ero certo, che anche lei, pur ferita era innamorata di me. Si trasferì a Milano, da suo padre e tramite lui ottenne un lavoro proprio qui a Parigi. Quando me lo comunicò, io non la presi bene. A sua insaputa però decisi che mi sarei trasferito anch'io a Parigi. Non so come fu, suo padre venne a conoscenza dei miei propositi, venne a casa mia a insaputa di lei e mi disse di lasciare la figlia in pace. Lei si trasferiva a Parigi perché aveva un nuovo compagno che si sarebbe preso cura di lei e della bambina. Non so perché lo fece, credo non abbia mai accettato la nostra relazione. Sta di fatto che non era vero. Per fortuna io e lei ci incontrammo e lei mi disse che si, sarebbe andata a Parigi solo se ci fossi stato io con lei e che lei mi amava, mi aveva sempre amato. Un bacio suggellò l'armonia ritrovata, ma mi sbagliavo, il fuoco covava sotto la cenere. Ci trasferimmo a Parigi ma, questa volta fu lei a tradirmi. Però il suo non fu il tradimento di una notte, lei mi lasciò per un'altro uomo. Si era innamorata o almeno credeva di essersi innamorata di un altro.
Tornai a Roma, deciso a non innamorami mai più. Faceva molto male quando perdevi la persona che amavi. Quindi niente di impegnativo mi dissi, solo l'amore di una notte, solo avventure. Non fu così. Conobbi una ragazza, mi innamorai. Credevo di aver ritrovato quel sentimento forte che avevo provato solo con lei. Andava tutto bene, ero pronto a mettere su casa con questa nuova ragazza ma, ritornò lei con nostra figlia e tutte le mie certezze furono infrante nel momento in cui lei mi disse che era ancora innamorata di me e che era tornata per me. Gli dispiaceva quello che era successo, ma voleva stare con me. La mia confusione fece in modo che la mia ragazza di allora si accorgesse di questo, decise di lasciarmi e partire. Un giorno rientrato a casa trovai alcuni capi di vestiario di quella ragazza che era partita lasciandomi. Ero convinto che fosse tornata, non era così. Lei mi vide salire in camera e mi raggiunse cercando di tranquillizzarmi. Ero molto confuso e mentre lei parlava di noi,di pensare al nostro rapporto, a nostra figlia, io le dissi che non l'amavo più, che la nostra storia era finita e che io desideravo stare con l'altra ragazza. Lei disse solo: va via Marco, va via.
La lasciai così tra le lacrime. Sono passati tre anni, non l'ho più vista, non le ho più parlato neanche al telefono. Appena posso vengo a Parigi a prendere la nostra bambina ma ci accordiamo  scambiandoci semplici messaggi. Io l'avviso di quando arrivo, dove alloggio e lei manda la bambina accompagnata dalla domestica. Inutile dire che dopo qualche mese anche l'altra storia è finita. Avevo capito di essere innamorato ancora di lei, così come lo ero a diciassette anni e così come lo sono ora. Non ho mai avuto il coraggio di cercarla per chiederle perdono. So che è qui a Parigi ma, non so ne dove abita ne dove lavora. Ecco questa è la mia storia con la mia sorellastra. L'unico amore vero della mia vita.

Francesca era senza parole. Chiese solo un attimo di pausa per prendere una boccata d'aria. Da li a poco, avrebbe registrato la sua intervista.






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Capitolo 10
*** Intervista a Marco Cesaroni ***



Rientrarono in albergo commentando ancora il racconto di Marco.

- Ci si potrebbe scrivere una storia, farne un romanzo, disse Francesca.

- A scrivere la mia storia non basta ciò che ti ho raccontato. Ti ho fatto un riassunto veloce ma, se un giorno vorrai farne davvero una storia, chiamami ti racconterò tutto dall'inizio alla fine e chissà forse potrebbe esserci un finale diverso. Questo almeno è ciò che spero.

- Non credo sarebbe giusto, Marco. E' la tua storia anzi, la vostra storia è il mio augurio che voi possiate ricominciarla.
Io vorrei solo incontrare una persona come te, che ami così a fondo. Se vuoi possiamo fare la nostra intervista. Ora ci sediamo, faccio un breve inciso di presentazione e poi parto con le domande.

- Va bene. Sono pronto per rispondere alle tue domande.

 Francesca prese il registratore vocale e diede inizio all'intervista.

- Sono con Marco Cesaroni, noto cantautore italiano che sabato prossimo si esibirà all'Olympia. Marco, ci racconti da dove parte la tua passione per la musica?

- Mi è stata trasmessa da mia madre, lei suonava la chitarra e aveva una voce meravigliosa. Lei mi ha anche insegnato i primi accordi alla chitarra.

- Scusa Marco, hai usato dei verbi al passato. Non suona e non canta più tua mamma?

- Purtroppo mia mamma è venuta a mancare quando io avevo dodici anni. 

- Scusa, non sapevo, mi dispiace. 

- No, stai tranquilla. Quando lei mi ha lasciato, io non ho più preso in mano la chitarra e non ho più cantato anzi, allora non credevo proprio che un giorno il cantare e suonare sarebbe potuto diventare il mio lavoro.

- E cosa ti ha fatto cambiare idea? Quando hai ripreso a suonare e cantare.

- A diciassette anni. Qualcuno, che non smetterò mai di ringraziare, ha aperto per caso il mio cassetto dei ricordi. In un primo momento non l'ho presa bene. Poi invece ho provato a comporre una canzone, la mia prima canzone.

- Possiamo sapere qualcosa in più su questa persona, così magari possiamo ringraziarla anche noi?

- Certo, è stata la nuova compagna di mio padre. Ha ritrovato quella chitarra in uno sgabuzzino, tutta impolverata e l'ha tirata fuori. Quella chitarra ancora adesso mi accompagna ed è la chitarra con la quale compongo i miei pezzi o per lo meno dalla quale traggo i primi accordi.

- Siamo felici per questo. Ci racconti un pò del tuo percorso musicale? Hai detto che a diciassette anni hai composto la tua prima canzone. Ma, quand'è che hai iniziato a capire che era la strada giusta e che questo sarebbe stato il tuo mondo?

- Ho capito che poteva essere la strada giusta a diciannove anni. Avevo composto diverse canzoni in quegli anni e avevo mandato in giro un po di demo ma, nessuno si faceva sentire, riscontri zero. Un giorno ho avuto la fortuna di potermi esibire al Rock studio di Roma. In quegli anni il Rock studio non andava per la maggiore ma, era pur sempre il locale dove si erano esibiti molti artisti poi divenuti famosi. Grazie a quel palco la gente mi ascoltava e i pezzi piacevano. Il proprietario del locale insieme a sua sorella che era stata colei che mi aveva portato li e che poi divenne la mia manager, produssero il mio primo disco. Il disco ebbe un buon riscontro tra il pubblico e mi permise di accedere alle selezioni per l'XTour. Vinsi quelle selezioni e partecipai al Tour da li è nato tutto. Non è stato sempre facile. Ho avuto anche dei periodi bui. Ho però avuto la fortuna di avere sempre la possibilità di ripartire ed eccomi qui.

- E ora la domanda che credo sia quella che ti hanno fatto più volte.  Da cosa o da chi trai ispirazione per le tue canzoni?

- Sicuramente osservo ciò che mi circonda. Quasi tutte le mie canzoni sono canzoni d'amore questo è risaputo. Diciamo che ho una mia musa ispiratrice, una musa segreta.

- Ah! Ecco il sorrisetto di quello sicuro di se. Allora visto che hai nominato una musa ispiratrice, ci parli un po di lei? E visto che le tue sono canzoni d'amore, l'hai detto tu, ci parli dei tuoi amori?

- Va bene, cercherò di non andare per le lunghe e cercherò di essere sincero. La mia ispirazione, la mia musa segreta l'ho conosciuta a diciassette anni. Lei è sempre stata la mia fonte di ispirazione. Lei è tutte le mie canzoni. E' stato il primo amore della mia vita e lo è ancora adesso che purtroppo non è con me. L'ho lasciata andare qualche anno fa, credevo di essermi innamorato di un'altra ma, mi sbagliavo. Ora ne pago le conseguenze e vorrei riavvolgere il nastro del tempo, tornare indietro, ma non si può. Lei è quella che ha sempre creduto in me, quella che mi ha esortato a non mollare e credimi, ci sono stati tanti momenti nei quali avrei mollato tutto. Lei è quella che mi ha sempre aiutato a rialzarmi. Mi hai chiesto dei miei amori, sarei un ipocrita se ti dicessi che non ci sono state altre donne nella mia vita ma, sono passate, sono ricordi, anche piacevoli se vuoi, ma solo ricordi. Lei no, lei è qualcosa di indescrivibile non è un ricordo, lei è viva è dentro di me è la mia anima. Da quando ci siamo lasciati o meglio da quando io l'ho lasciata non c'è stata una sola mattina che al risveglio non abbia pensato a lei e nessuna notte prima di addormentarmi che non mi sia chiesto dov'era. Vedi, noi mettiamo l'amore sopra ogni cosa. Crediamo che sia il sentimento più forte. Io ho idea che non sia così. Io credo che il sentimento più forte sia il perdono. Siamo troppo egoisti,superbi, ci struggiamo nel rancore. Pensaci, noi sappiamo chiedere scusa per qualsiasi cosa e sappiamo anche scusare. Tu puoi chiedere scusa e ottenere le scuse, ma poi in fondo una punta di rancore, di amarezza rimane. Non fraintendermi, è giusto chiedere scusa. Ma per le cose che contano, quelle importanti, alle persone a cui tieni tanto, devi avere il coraggio di chiedere perdono e devi saper perdonare. Il perdono mette una pietra sull'accaduto e si ricomincia. Ecco, io non ho saputo chiedere perdono e non ho saputo perdonare quando dovevo e potevo. Vorrei avere la possibilità di poterle parlare ancora una volta, incontrarla per chiederle perdono, perdonare ed essere perdonato. E semmai un giorno questo dovesse accadere, stanne sicura che adesso avrei la forza e il coraggio di farlo.

- Grazie Marco, per le tue parole. Il mio augurio personale è che quello che speri possa avverarsi.

L'intervista si concluse. Francesca era commossa da quelle ultime parole.

- Allora chiese Marco, come è andata.

- Grazie Marco, credo che sia una delle più belle interviste che abbia mai fatto. Posso chiederti che programmi hai ora.

- Certo, domani parto con mia figlia, la portano qui domani mattina. La porto a Disneyland. Rientrerò venerdì, lei tornerà a casa sabato mattina. Dimmi, ti farebbe piacere assistere al concerto sabato sera?

- Certo che mi piacerebbe.

- Bene, facciamo cosi. Io ti lascio qui alla reception due pass speciali per due posti riservati che danno anche accesso al mio camerino per il dopo spettacolo, così potremo salutarci. Estendo l'invito alla tua direttrice, come hai detto che si chiama?

- Eva, Eva Cudicini.

- Ah! si, Eva Cudicini, mi farebbe piacere conoscerla. Passa sabato, prima dello spettacolo, tanto il teatro è qui a due passi. Va bene per te? Sempre che tu o la tua direttrice non abbiate altri impegni.

- No Marco, nessun impegno. Ci vediamo sabato e credo che ci sarà anche la mia direttrice.

- A sabato allora.

Si abbracciarono e Francesca usci per dirigersi verso casa. Iniziava a nutrire qualche dubbio su chi potesse essere la famosa sorellastra.



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Capitolo 11
*** I sospetti di Francesca ***


Francesca decise di non andare in redazione quel lunedì. Eva aveva esonerato dall'essere presenti per dare modo di preparare un articolo, lei l'articolo già ce l'aveva ma, dopo la storia che le aveva raccontato Marco e l'intervista fatta, molti dubbi si erano impadroniti di lei. Si mise comoda e si annotò un elenco cronologico sul quale imbastire i suoi pensieri.
Per prima cosa valutò la reazione di Marco al nome di "Eva Cudini". Era sbiancato, aveva avuto una reazione come se quel nome lo avesse colpito e non poco. Poi le aveva anche detto che una sua amica aveva lavorato per "Up to You". Lei sapeva che Eva aveva lavorato a Roma nella redazione sei anni prima, poi per problemi con la Zavattini era sparita. Marco nell'intervista aveva parlato di una gravidanza. E se i problemi di Eva con la Zavattini fossero stati causati proprio dalla gravidanza? In fondo i tempi coincidevano. Si ricordò che molte volte Marta non era a casa ma, le diceva Eva, era con suo padre. Aveva provato all'inizio a chiedere del padre di Marta ma, Eva era stata sempre evasiva e cambiava sempre discorso. Aveva rinunciato ad affrontare quell'argomento. Eva era si sua amica ma, era anche la sua direttrice. Ecco pensò, Marta sarà quella che chiarirà tutti i miei dubbi. Chiederò a Eva di Marta e se mi confermerà che in questi giorni è con suo padre e che il ritorno è previsto per sabato avrò la certezza che non mi sono sbagliata. Riascoltò per maggiore sicurezza l'intervista. Marco diceva che erano tre anni che non vedeva la madre di sua figlia ed Eva era li da tre anni. Pensò anche alle volte che a casa di Eva aveva ascoltato la musica di Marco e che Eva aveva tutta la discografia. O era una fan sfegatata, oppure era qualcosa di più. Ma, se era una fan avrebbe saputo del concerto, invece sembrava non ne sapesse nulla, altrimenti come amica glielo avrebbe detto, almeno è ciò che credeva. Prese il portatile e inizio a cercare quanto più possibile su Marco Cesaroni. Fece una ricerca della discografia e passò buona parte della mattinata ad ascoltare le canzoni di Marco. Non era proprio il suo genere musicale preferito, però dovette ammettere che per il genere che trattava c'erano testi molto belli. Cercò di immaginarsi Eva in quelle canzoni e per alcuni versi ne trovò corrispondenza.
"Tutto quello che ho" poteva riferirsi a quando Marco tornò da Londra, ad esempio.  E poi c'era la "Ninna nanna", controllò la data di uscita di quella canzone, circa sei anni prima. Marta aveva sei anni, un'altra coincidenza?
Decise così di recarsi in redazione nel pomeriggio e in base alle reazioni di Eva, avrebbe deciso come agire.
Arrivò in redazione si accomodò alla sua scrivania e dopo un po chiamò Eva in ufficio.
Eva rispose e le disse di andare pure da lei.

- Ciao Eva, come stai? 

- Ciao Francesca, tutto bene. E tu? 

- Tutto bene grazie. Hai passato una buona domenica? Io sono stata in casa tutto il giorno.

- Io ho fatta una bella passeggiata con Marta ma, niente di che. Ma come mai sei qui? Sono quasi tutti in giro per cercare qualcosa per preparare l'articolo. Tu, come sei messa?

- Ho qualche idea che mi ronza in testa. Devo pensarci bene. Ma dimmi: Marta come sta? E' a casa?

- Marta sta bene grazie. No, non è a casa. Starà via quasi tutta la settimana e sarà felicissima è con suo papà.

Bingo! pensò Francesca. Notò anche che parlando di Marta con il papà a Eva brillavano gli occhi.

- Bene disse Francesca, sono contenta.

- Vuoi parlarmi della tua idea circa l'articolo? A cosa stai pensando.

-Veramente, io l'articolo ce l'ho già. E posò il registratore sulla scrivania di Eva.

- Bene disse Eva, di cosa si tratta?

- Eva, ti consiglio di ascoltare la registrazione. Io esco, quando hai finito, se vorrai, chiamami.

- Mi fai preoccupare, disse Eva sorridendo. Cos'è?

- Fallo, dammi retta.

Francesca usci. Eva accese il registratore e ascoltò.
Non ebbe il coraggio di spegnere. Ascoltò fino in fondo con i ricordi che salivano alla mente e le lacrime che le solcavano il viso. Passò un po di tempo, cercò di ricomporsi e richiamò Francesca.

- Hai scoperto tutto, vero Francesca?

- Già. Ora cosa hai intenzione di fare?

- Perché me lo chiedi?

- Eva! Vedo come sei messa adesso. Lui ti ama da sempre e anche tu lo ami. Non mentire. Tu non lo sai, ma io Marco l'ho conosciuto otto anni fa ed era già innamorato pazzo di te, ma tu questo già lo sai.

- Come otto anni fa?

Francesca raccontò della circostanza che l'aveva portata a conoscere Marco.

- Eva, posso parlare liberamente, da amica?

- Certo.

- Lascia perdere l'articolo, non c'entra nulla.  Se vuoi lo pubblicherai ma, non è questo ciò che conta ora.  Non credi che sia ora di darci un taglio? Vi amate. Io dissi a Marco quando non lo conoscevo che era una persona speciale. Ora che l'ho conosciuto un po meglio, non posso che confermare quello che ho pensato otto anni fa. Tu hai avuto la fortuna di averlo accanto e di poterlo avere ancora accanto e sai perché? Perché sei una persona speciale anche tu. Lasciati tutto alle spalle Eva, fallo per te, fallo per lui ma soprattutto fallo per Marta.

Eva piangeva. Francesca prosegui:

- Sabato sera c'è il concerto. Marco ci lascia due pass speciali in albergo da ritirare prima del concerto. Questi due pass danno accesso al teatro e poi al suo camerino personale.
Ora sta a te decidere se esserci o no.

Eva abbracciò Francesca e disse:

- Si hai ragione, basta fuggire. E' giunto il momento di perdonare e di essere perdonata. Sabato andremo al concerto.

- Bene, era ciò che speravo. Credimi è la scelta giusta e sarà una splendida serata.





 

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Capitolo 12
*** ...Ricomincerà la nostra storia. ***



Le giornata volarono via. Francesca ed Eva, passarono molto tempo insieme. Eva raccontò tutta la sua storia con Marco. Le raccontò di quando si era trasferita a Roma, di come quel suo "fratellastro" l'aveva fatta innamorare follemente. Non aveva mai provato un sentimento del genere. Le raccontò di quell'amore impossibile, del rincorrersi, del prendersi, lasciarsi e poi tornare a riprendersi. Già, tornare a riprendersi come sarebbe accaduto di nuovo tra qualche giorno e questa volta sarebbe stato per sempre, ne era certa. Le raccontò di Alex, di Simona, delle canzoni di Marco e di come lei ci si ritrovasse ogni volta che le ascoltava. Le raccontò di Walter e Carlotta, di Alice, di Rudy, di Mimmo. Le raccontò di Giulio e di Lucia, sua madre, e dell'amore che li univa, anche quello un amore invidiabile. Di Zio Cesare, dei coniugi Masetti. Le raccontò della nascita di Marta, dell'XTour, del tradimento di Marco con Sofia, di Jean e di Maya. Eppure come aveva detto Marco, anche per lei, non c'era stato un solo attimo o una sola notte in cui il suo pensiero non fosse andato a lui.
Arrivò il sabato, Marta tornò a casa la mattina e le raccontò come d'altronde faceva sempre quando tornava a casa, del tempo passato con il papà. Di dove era stata e cosa avevano fatto padre e figlia. Mentre le giornate precedenti sembravano essere passate in fretta, il pomeriggio di quel sabato per Eva sembrava non voler passare mai, l'ansia aumentava ora dopo ora. Calò la sera, Francesca arrivò e decisero di recarsi a piedi prima all'hotel per ritirare i pass e poi a teatro. Non c'era molta strada da fare. Una ventina di minuti a piedi, una passeggiata. Arrivate all'hotel, alla reception, furono accolte da un signore che si presentò come il manager di Marco. Consegnò loro i pass e le accompagnò personalmente in teatro ai posti loro riservati. Due posti in prima fila centrali al palco. Nel salutarle, disse loro di attenderlo a fine concerto, sarebbe tornato per accompagnarle personalmente al camerino di Marco. Si accomodarono, il teatro andava pian piano riempendosi, era previsto un sold out. Marco intanto era dietro le quinte, il suo agente arrivò e gli confermò la presenza delle sue due ospiti. Marco sorrise e non visto sbirciò verso quei due posti e la vide. Bella come sempre. Era come se il tempo per lei si fosse fermato. Decise in quel momento di cambiare l'ultima canzone che aveva in scaletta. Le luci in teatro iniziarono a spegnersi. Il concerto di Marco Cesaroni, stava per iniziare. Entrò sul palco accolto da un applauso. Salutò il pubblico prima di iniziare e con meraviglia da parte di Eva parlò in un corretto e fluente francese. Per un attimo lei tornò al soggiorno di casa Cesaroni, alle sue lezioni di francese, per lui e zio Cesare, sorrise. Il concerto iniziò. Le canzoni si susseguirono una dietro l'altra. Molte furono cantate in francese. Eva non staccò per un attimo gli occhi da Marco. Ogni tanto dovette asciugare qualche lacrima. Francesca di fianco a lei, sembrava vivere le stesse emozioni. Dopo due ore circa, il concerto volgeva al termine. Marco ringraziò e salutò il pubblico e iniziò l'ultima canzone.

Basta un dito per cancellare un numero
Cerco un bacio forse cerco un miracolo
Io davanti a te un sorriso stupido
Ma è soltanto un sogno in un letto madido
Io non sono niente senza il nostro mare di guai

Senza rose senza scuse nella tua città
Silenziosa possibilità
La nostra storia
Malintesi, porte chiuse prove di felicità
Sai che un giorno ricomincerà
La nostra storia

Io davanti a te senza neanche un alibi
Affogare in piedi nelle sabbie mobili
Niente puó distrarmi dai tuoi occhi lucidi
Niente puó guarirmi dai tuoi sguardi gelidi
Io non sono niente senza il nostro mare di guai

Senza rose senza scuse nella tua città
Silenziosa possibilità
La nostra storia
Mani tese, porte chiuse prove di felicità
Sai che un giorno ricomincerà

Senza scampo senza tempo
Due di due metà
è sempre lo stesso
Sempre una novità

Senza rose senza scuse
Nella tua città
Silenziosa possibilità
La nostra storia
Mani tese, porte chiuse prove di felicità
Sai che un giorno ricomincerà
La nostra storia
Senza scuse nè pretese quattro passi in libertà
È così che ricomincerà
La nostra storia

Il concerto terminò e loro poco dopo furono accompagnate nel camerino. La porta era chiusa. Francesca bussò

- Avanti, prego accomodatevi. 

- Ciao Marco, c'è qui con me la mia direttrice.

Eva entrò e si fermo poco al di la della soglia. Gli sguardi si catturarono. Fu lei a rompere il silenzio.

- Mmm.. Marco!

- Eee.. Eva!

Fecero qualche passo l'uno verso l'altro senza mai smettere di guardarsi negli occhi ormai lucidi. La commozione era tangibile.

Uno di fronte all'altro, Marco le prese le mani, lei non si tirò indietro.

- Eva, perdonami!

- Marco, perdonami!

Fu un attimo. Le labbra si unirono come alla ricerca di un dolce frutto a lungo desiderato e mai assaggiato. 
Un lungo bacio li unì. Fu Francesca dopo un pò a rompere l'incantesimo.

- Ehm! Ehm! Scusate, credo di essere di troppo. Buona serata.

Francesca lascio il teatro, era felice.

Poco dopo, anche Marco e Eva lasciarono il teatro. Avrebbero avuto tante cose da dirsi ma, nessuno dei due ne sentiva il bisogno. Era tutto alle spalle ormai. Si incamminarono nelle strade di Parigi in quella calda notte di luglio. Lui un braccio sulla spalla di lei, lei la testa appoggiata sulla spalla di lui e una braccio a cingergli la vita. A lei sembrò di tornare indietro nel tempo, al compi mese a Roma, tanti anni prima, sotto la pioggia. Marco si fece guidare da lei, parlarono solo ed esclusivamente di Marta.
Fu una breve passeggiata, circa venti minuti. Eva si fermò.

- Io sarei arrivata, abito qui.

- Qui? Davanti al Louvre.

- Già, rispose sorridendo. Mi trattano bene sai?

- Bene, credo sia meglio che io vada allora.

- Dove credi di andare Marco Cesaroni? Io ho bisogno di amare  e ho bisogno di amare te.

Insieme varcarono il portone d'ingresso ed entrarono.

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Capitolo 13
*** Un nuovo inizio ***


Si amarono come solo loro sapevano amarsi. Era sempre una prima volta. La stessa passione, la stessa dolcezza di quella sera, sul palco di quel teatro, testimone inatteso e inconsapevole del loro amore. Si addormentarono felici, l'uno nelle braccia dell'altro. Fu Eva la prima a svegliarsi, e con dolcezza, baciandolo, svegliò Marco.

- Marco, Marco, amore svegliati. Cerchiamo di ricomporci. Tra un po avremmo una visita, pensa alla reazione, non lasciamoci trovare impreparati.

Lui si destò e la baciò. Si ricomposero e rimasero ad attendere abbracciati.

- Devo complimentarmi con te , disse Eva. Il tuo francese è sensibilmente migliorato.

- Ho avuto un'ottima insegnante, rispose lui, sorridendo.

Si udirono dei passettini di corsa nel corridoio. La porta della camera si spalancò. Marta era li, un luminoso sorriso le dipinse il volto.

- Papà, papà... Mamma, mamma.

Si precipitò sul letto in mezzo a loro due abbracciandoli entrambi e lasciandosi baciare. Poi inizio a saltare.

- Io lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!!!

- Cosa sapevi amore, la interruppe Eva

- Che un giorno avrei trovato di nuovo insieme te e papà.

- Ah! sì, disse Marco. E dimmi, come facevi a saperlo?

- Perché tutte le volte che venivo da te, tu mi chiedevi sempre della mamma e tutte le volte che tornavo a casa, la mamma mi chiedeva sempre di te. Questo significa che vi volete bene. Ora   non vai via più, vero papà?

- No, tuo papà non va più via, rispose Eva. Staremo sempre insieme tutti e tre.

Si alzarono per la colazione. In cucina trovarono la tavola già apparecchiata per tre. Una delle cose che Eva apprezzava della sua domestica, che ormai faceva parte della famiglia, era la discrezione. Passarono la mattina insieme a giocare con  Marta.
si recarono fuori per il pranzo. Al rientro Marta si addormentò. Si sedettero uno accanto all'altro, c'era da pianificare il futuro.

- Se vuoi, disse Marco, mi trasferisco a Parigi. Potremmo cercare un appartamento più grande. Io per i miei impegni discografici posso lavorare anche da qui. Ogni tanto potrei recarmi a Roma alla casa discografica e poi potrei pianificare il giro dei concerti riducendoli. Tu potrai così continuare il tuo lavoro alla redazione.

- No Marco, sarò io a lasciare il mio lavoro. Sarò io a tornare a Roma con te. Sarò io a seguirti, ovunque andrai, disse sorridendo.

- Come vuoi, lascio a te ogni decisione.

- Bisogna trovare un appartamento a Roma, disse Eva.

- No, ho un piccolo appartamento in centro, per il momento andrà bene. Cercheremo poi con comodo qualcosa di adatto a noi.

- Va bene, domani andrò in redazione, chiamerò Iva, le spiegherò tutto e rassegnerò le mie dimissioni. Vorrei anche proporre Francesca come mia sostituta. E' la persona giusta e credo che Iva accetterà.

- Eva, io non ho concerti quest'estate. Anzi, non ne avrò fino al prossimo anno, a meno che non capiti qualcosa di irrinunciabile com'è stato questo qui di Parigi. Sto lavorando al mio nuovo disco che dovrebbe uscire per Natale. Pensavo di fermarmi a Parigi questa settimana che manca a fine mese. Se tu riesci a liberarti dai tuoi impegni, potremmo rientrare a Roma insieme e passare il resto dell'estate insieme. Che ne dici?

- Sarebbe magnifico Marco e penso che Marta sarebbe davvero felice. Anzi, io e Marta saremmo felici.

Marco telefonò al suo agente. Era ancora a Parigi, sarebbe ripartito l'indomani. Lo pregò allora di raccogliere il suo bagaglio e di lasciarlo in deposito all'hotel, sarebbe passato lui a ritirarlo. Gli disse che sarebbe rientrato a Roma a fine settimana e gli disse anche di avvertire la casa discografica che al suo ritorno avrebbe preso la sua auto personale dal garage così da non allarmarli. Si raccomandò infine di non disturbarlo almeno fin dopo la prima settimana di settembre.
Sarebbe partito per una vacanza. Gli disse di non preoccuparsi per le registrazioni del disco, era abbastanza avanti con il lavoro. Si salutarono.

Nei giorni seguenti Eva parlò con la Zavattini che accettò di buon grado anche se con dispiacere, la decisione di Eva di lasciare. Accettò il consiglio di dare l'incarico di direttrice a Francesca. Marco, passo a ritirare il bagaglio in hotel. Cercò una ditta di traslochi. Si trattava di traslocare poche cose, niente mobili, più che altro si trattava di libri, stoviglie e suppellettili varie. Si accertò che il trasloco fosse eseguito la prima settimana di settembre. A Parigi sarebbe rimasta la domestica che con l'aiuto di Francesca avrebbe provveduto a controllare che tutto fosse fatto per il meglio. Poi anche lei si sarebbe trasferita a Roma e avrebbe continuato a svolgere le sue mansioni per Eva, non sarebbe rimasta sola. Prenotò il volo per il 31 luglio. Il giorno prima della partenza, Eva radunò tutta la redazione. Ringraziò tutti per il lavoro svolto sotto le sue direttive e presentò loro la nuova direttrice, Francesca. Il giorno della partenza, Francesca li accompagnò in aeroporto. Si abbracciarono con la promessa che si sarebbero tenute in contatto e che sicuramente si sarebbero riviste.

Si tornava a casa. Si tornava a Roma.

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Capitolo 14
*** Finalmente a casa ***


La calda estate romana li accolse. Ritirati i bagagli, si diressero a prendere un taxi che li portò in centro e li lasciò all'ingresso della casa discografica. All'ingresso c'era solo il custode. Gli studi erano chiusi. Molti dipendenti erano in vacanza, qualcuno sarebbe tornato il lunedì. Avvertì il custode che era li per prendere la sua auto personale, questi gli rispose che era già stato avvertito. Li aiutò con i bagagli e li salutò. Marco si immerse nel poco traffico cittadino del periodo e si diresse fuori città.

- Scusa Marco, ma dove vai? Non avevi detto che avevi un piccolo appartamento nei pressi della casa discografica? Perché ci stiamo allontanando e ti stai dirigendo fuori Roma?

- Beh! Ti avevo anche detto che avremmo passato il resto dell'estate insieme in vacanza. E' quello che sto facendo, fidati di me, c'è una sorpresa. Ti fidi?

- Uhm! Devo proprio Marco? rispose sorridendo.

Arrivarono sul litorale e a un certo punto Marco fermò l'auto.

- Siamo arrivati, disse.

- Ma questo non è il tuo posto preferito? Non è poco più in la che mi hai portato quando ero in attesa di Marta?

- Si è questo, è qui che ti ho portato sette anni fa circa. Tu non sai quante volte ci son tornato. Tu non sai quanto mi siete mancate. 

- No Marco, lo zittì lei. Lasciamo andare il passato, anche tu sei mancato tanto a noi ma, è ora di vivere il presente e di pensare a vivere il nostro futuro insieme.

Si abbracciarono e si baciarono sotto lo sguardo di Marta che sorrideva.

- Ehi Ci sono anch'io, gridò abbracciandoli.

Marco aveva fermato l'auto poco lontano dalla sua abitazione. Aveva fatto in modo che da dove si era fermato non si vedesse nulla della casa.

- Eva, vuoi fare un gioco con me? Ti fai bendare?

- Marco, cosa hai in mente?

- Nulla, ti sei fidata fino ad ora. Ti chiedo di fidarti ancora un po. Ora io ti bendo, prendo io in braccio Marta e tu ti fai guidare da me. Va bene?

- Va bene.

Eva si lasciò bendare  e tese le braccia in avanti verso di lui. Marco, con in braccio Marta, la guidò verso l'ingresso dell'abitazione. Disattivò l'antifurto, aprì, e la diresse verso l'interno. Le lascio le mani e disse:

- Ora puoi togliere la benda.

Eva si guardò intorno sbalordita, mentre Marta era già li che correva verso la vetrata del terrazzo per vedere il mare.

- Benvenuta a casa amore mio, Benvenuta a casa, disse Marco commosso. Aveva coronato il suo sogno.

Eva non aveva parole. La commozione aveva preso il sopravvento. Continuava a guardarsi intorno. Non c'era angolo di quella casa che non avesse una foto sua e di Marta. Era arredata in modo semplice ma, parlava di Marco e parlava anche di lei. Si lasciò andare in un abbraccio e in un dolce bacio.
Marco le raccontò di quella casa, di come l'aveva cercata e di come aveva deciso di acquistarla. Le disse anche che mai nessuno aveva varcato quella soglia perché aveva promesso a se stesso che le prime persone dovevano essere lei e Marta e che nessuno della famiglia era a conoscenza di quel luogo. Lui si ritirava sempre li per comporre le sue canzoni.
Passarono tutto il mese di agosto li tra passeggiate sulla spiaggia, giochi in acqua con Marta. Serate passate sul terrazzo a veder le stelle e a fare l'amore mentre Marta dormiva. Avevano chiamato anche a casa, in momenti diversi e ognuno per proprio conto senza però mai raccontare di loro due insieme.
Giunse settembre, da Parigi giunsero le varie cose che erano state scelte da traslocare. Giunse anche la domestica ben felice di ritrovare Eva e Marta e di trovare una bella e comoda camera tutta per lei

Ora era giunto il momento di incontrare la famiglia.

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Casa Cesaroni, la famiglia è riunita in giardino per il solito barbecue di fine estate. Marco che ha ancora le chiavi di casa, apre il cancello. Si avviarono mano nella mano verso quel giardino che li aveva visti litigare, nascondersi, amarsi.
Il primo ad accorgersi di loro fu Giulio:

- Marco! Eva! Marta, bella de nonno, viè qua mbraccio a nonno. Marco! Eva! che cè fate voi qua?

Intanto tutti si erano avvicinati meravigliati e increduli.

Marco e Eva si guardarono, si presero per mano e si rivolsero agli ammutoliti parenti. Insieme dissero:

- Siamo tornati. Siamo tornati per restare.

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