Bosco's rules

di ilovebooks3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “Devo farti qualche domanda” (ep. 2x03) ***
Capitolo 2: *** “Dov’eri martedì sera?” (ep. 2x03) ***
Capitolo 3: *** Cocci (ep. 2x03) ***
Capitolo 4: *** “Volevo dirtelo” (ep. 2x03) ***
Capitolo 5: *** “Sei in arresto, Jane” (ep. 2x06) ***
Capitolo 6: *** Ultimatum (ep. 2x06) ***
Capitolo 7: *** “Siete così affiatati…” (ep. 2x06) ***
Capitolo 8: *** “Significa così tanto per te?” (ep. 2x06) ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** “Non è Jane il problema, sei tu” (ep. 2x07) ***
Capitolo 11: *** Ammissioni (ep. 2x07) ***
Capitolo 12: *** Sangue (ep. 2x08) ***
Capitolo 13: *** “Ti amo, Teresa” (ep. 2x08) ***
Capitolo 14: *** “Trova quel bastardo e uccidilo” (ep. 2x08) ***



Capitolo 1
*** “Devo farti qualche domanda” (ep. 2x03) ***


“Devo farti qualche domanda”   (ep. 2x03)
 
 
Non è un’assassina.
Non Teresa Lisbon.
Non è stata lei, lo so.
Anche se ci sono le sue impronte.
Non sarebbe capace di uccidere un uomo intenzionalmente.
Anche se quell’uomo era un assassino stupratore.
Credo.
Lisbon non è così.
Non la mia Lisbon.
Spero che le cattive compagnie non abbiano avuto una malsana influenza su di lei riguardo il tema della vendetta.
Lei si occupa di giustizia, non di vendetta.
O almeno, era così quando lavorava con me.
Avevamo arrestato insieme quel mostro, quindi ora il caso è mio, anche se non lo vorrei.
Devo interrogarla.
Devo stare da sola con lei per scoprire la verità.
Ma ecco che entra quello sbruffone di Jane che fa una delle sue battute idiote: ”Brava, potevi usare dei guanti almeno”.
Sfoggia uno dei suoi irritanti sorrisi smaglianti, anche se qui non c’è proprio niente da sorridere.
Ne va della carriera di Teresa. Probabilmente è tutta colpa sua e della sua ossessiva, e forse contagiosa, ricerca di vendetta.
“Hai un motivo per essere qui?”, gli chiedo, più ostile che mai.
“Sono un ficcanaso”, risponde.
Ma riconosco nel suo ghigno e nella sua finta indifferenza la ferma volontà di stare qui, al fianco di Lisbon, a controllare le sue mosse e le mie.
A suo modo la vuole proteggere.
Anche io, ovviamente.
Ma lo farò dalla parte della legge.
“Non fa niente, può rimanere se vuole”, acconsente Teresa, con dolcezza.
“Allora rimango”, si affretta a mettere in chiaro il ciarlatano.
Sono stupito. Dovrebbe essere un interrogatorio interno e riservato. Un consulente non dovrebbe assistere.
Lisbon si fida davvero molto di questo truffatore biondiccio, se gli concede di essere presente.
Probabilmente le fa piacere averlo accanto.
Probabilmente si fida più di lui che di me.
Nonostante tutto quello che abbiamo passato insieme.
Ma ora è lui il suo partner.
E a me non resta che interrogarla, pregando Dio che sia innocente e di darmi la forza di non sparare a Patrick Jane.
 

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Capitolo 2
*** “Dov’eri martedì sera?” (ep. 2x03) ***


“Dov’eri martedì sera?”  (ep. 2x03)
 


Sta mentendo.
Martedì sera non era a casa a guardare un reality show di cucina, con quello chef sempre arrabbiato.
Lei odia la televisione, odia i reality show e odia cucinare.
Non ha mai imparato a dire le bugie.
È speciale anche per questo.
Ma perché proprio ora sta mentendo?
Anche Jane, ovviamente se n’è accorto, e le dà corda per coprirla davanti a me e a Minelli.
Ma tutti e quattro sappiamo.
Gli occhi di Teresa non ingannano e sono due laghi verdi di paura.
“Posso chiederti di sottoporti alla macchina della verità?”, le domando a bruciapelo.
Non pensavo che saremmo arrivati a questo. È un’umiliazione per lei, ma non c’è altro da fare, ovviamente.
Solo così può dimostrare la sua innocenza.
Ma Lisbon mi guarda, delusa di non essere creduta, e rifiuta l’offerta con fermezza.
Ti sto tradendo Teresa, ma devo farlo.
Dichiara di non aver ucciso quell’uomo, e io le credo, ma non basta: devo dimostrarlo.
Perché non mi dice dov’era ieri sera?
Forse era con un uomo?
No, lo ammetterebbe.
Forse era con Jane?
No, non è possibile.
Ma preferirei fosse così, piuttosto che saperla colpevole.
Esce dall’ufficio sbattendo la porta, lasciandomi perso nelle mie domande.
Jane le crede, lo so, e, a modo suo, cioè da folle, la difenderà a spada tratta, usando il suo intero repertorio di folli trucchetti.
Ma io?
Cosa farò io?
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Cocci (ep. 2x03) ***


Cocci  (ep. 2x03)
 
 
 
 
Gelida.
Nervosa.
Distante.
Questa non sei tu.
Che ti succede?
Poi la rabbia,
improvvisa e sconosciuta,
nei tuoi occhi
che non riconosco.
Fuggi
afferrando una sedia,
incurante di me.
Poi,
in un attimo,
frantumi quel vetro
nei mille pezzi
in cui hai frantumato il mio cuore.

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Capitolo 4
*** “Volevo dirtelo” (ep. 2x03) ***


“Volevo dirtelo”  (ep. 2x03)
 


Aveva dato di matto al CBI.
Aveva addirittura distrutto mezzo ufficio.
Non la riconoscevo più.
Ma non avevo pensato neanche per un secondo che fosse stata una messinscena.
È diventata una brava attrice, frequentando Jane.
Una fastidiosa morsa mi attanaglia lo stomaco.
Forse si è fatta addirittura ipnotizzare da quel ciarlatano pur di scoprire la verità.
Poi hanno messo su tutto quel teatrino.
Ovviamente non mi ha messo a parte del loro piano.
Io ero il nemico, stavolta.
Mi fa male pensarlo.
Ma voglio che sia chiaro che io le ho creduto fin da subito, e che le crederò sempre.
È sera, siamo soli nel suo ufficio. O adesso o mai più.
“Che fossi colpevole io non…”, inizio, un po’ titubante. In effetti, in tutto questo gran casino, non posso certo vantarmi di essermi comportato da capo del fan club dell’innocenza di Teresa Lisbon. La legge, prima di tutto. Anche prima di lei?
“Lo so”, mi interrompe, comprensiva, visto che io non so più come proseguire.
“Volevo dirtelo. Ci siamo capiti”, insisto, senza smettere di guardarla.
Siamo molto vicini.
E da vicino i suoi occhi sono ancora più belli.
Ma all’improvviso entra Jane e rovina tutto.
“Non interrompo niente, vero?”, ironizza col suo solito atteggiamento impertinente.
“No”, gli rispondo in tono brusco.
Auguro laconicamente la buonanotte a Teresa e scappo via.
Da lei e da me stesso.

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Capitolo 5
*** “Sei in arresto, Jane” (ep. 2x06) ***


“Sei in arresto, Jane” (ep. 2x06)                       
 

 
È sdraiato su quell’orrendo divano, in una delle sue tipiche pose indolenti.
Mi dà un piacere quasi fisico interrompere la lettura del suo libro e dichiararlo in arresto.
È un delinquente.
Ha messo una cimice nel mio ufficio per spiarmi. Un reato gravissimo.
Vorrei chiuderlo in una cella e buttare via la chiave.
Probabilmente è quello che farò.
Il farabutto mi guarda con aria innocente, come se non capisse, ma so che è un estremo tentativo di manipolarmi.
Anche Teresa mi guarda con gli occhi sbarrati dallo stupore, però lei davvero non capisce cosa sta succedendo.
A meno che non fossero d’accordo.
Ma lo escludo.
È solo colpa di Jane.
La pagherà.
Per tutto.
 

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Capitolo 6
*** Ultimatum (ep. 2x06) ***


Ultimatum   (ep. 2x06)
 

 
“È vero, Jane? Stavi spiando Bosco?”, lo interroga Minelli, davanti all’improvvisato tribunale costituito da lui, me e Lisbon.
“Spiare è una brutta parola”, comincia il farabutto. Ecco che sta per utilizzare il trucco dell’irritante e confondente parlantina con cui crede di fregarci.
Il capo incalza e chiede a Teresa se lei ne sapeva qualcosa.
Io conosco già la risposta, o spero di conoscerla.
Era ignara di tutto, altrimenti non lo avrebbe mai permesso.
Jane le fa il verso e assicura che è vero, lei non lo avrebbe mai permesso.
Non so se questa sua conferma sia dettata dall’ironia di chi è conscio di manipolare alla perfezione tutte le azioni del suo burattino Lisbon, o se è la verità.
In ogni caso Teresa non sapeva nulla e sembra abbastanza sconvolta.
Jane minimizza, come se aver nascosto una microspia sotto la mia scrivania fosse l’innocente marachella di un bambino di cinque anni.
Ma lui non ha cinque anni e la pagherà.
In ogni caso gli servirà da lezione.
Lo minaccio di spedirlo in prigione seduta stante, ed è quello che ho intenzione di fare.
“Perché sei stato così stupido?”, gli chiede Teresa, più addolorata che arrabbiata.
E questo non può che farmi innervosire ancora di più.
Questa donna, che senza Jane sarebbe un ottimo poliziotto, ormai sembra non fare altro che preoccuparsi per lui.
Sono fin troppo consapevole che sarebbe stata addirittura pronta a coprirlo per l’ennesima volta, se avesse potuto.
Ma il mentalista confessa con facilità.
Mi voleva spiare per rubare quelle informazioni sul caso di John il Rosso che da me non avrebbe ottenuto.
Quel caso è mio, ormai, non suo, come ancora crede che sia. Chi è direttamente coinvolto come lui non può che fare danni in un’indagine. Mi fa pena per quello che ha passato e spero possa trovare pace prima o poi, ma adesso deve starne fuori.
Almeno, però, per una volta, è stato onesto.
Eppure non basta.
Gli dò un ultimatum: o si dimette e non mette più piede al CBI oppure lo chiudo in prigione.
Lo sciocco scoppia a ridere. Una risata amara e piena di sarcasmo.
Non so cosa ci sia di così divertente.
Lisbon, piuttosto scossa, si rivolge subito a Minelli, chiedendogli di intervenire a favore di Jane.
Il capo non lo farà: anche lui sa che il consulente ha oltrepassato ogni limite.
Ma la risposta di Jane non si fa attendere: “Arrestami. Non lascerò il CBI perché mi ordini tu di farlo”.
Il CBI e Lisbon, nonostante non lo dica.
Perché è anche di questo di cui stiamo parlando, lui lo sa e anche io.
Patrick Jane probabilmente conosce meglio di me il vero motivo per cui non lo voglio tra i piedi. Non si tratta della legge, di una microspia e di John il Rosso, o, per lo meno, non solo.
Sa che mi si è presentata davanti l’occasione perfetta per liberarmi di lui.
Ma il farabutto non ha intenzione di darmela vinta.
Mi alzo in piedi, furibondo.
Andrà in prigione, subito.
Lui dichiara che sarà una nuova esperienza, non sembra per niente turbato.
Lo è Teresa, invece, che cerca di farlo rinsavire: “Non essere stupido, sii serio!”
È in ansia, la sua fronte è solcata dalla solita rughetta che compare nei momenti peggiori e i suoi occhi lanciano saette.
“Dai Sam, davvero vuoi questo?”, mi domanda, stupita dalla mia inflessibilità.
Sì. È esattamente quello che voglio.
Consegno l’ordine di arresto alla collega che porta via Jane.
In prigione gli passerà la voglia di sogghignare.
Il futuro galeotto mi sta fissando con un’espressione intensa e ironica, probabilmente per leggere tra le righe della mia mai celata antipatia verso di lui: so che in un istante intravede tutto, anche quel tarlo a cui non voglio dare un nome e che mi sta rodendo l’anima.
Teresa, invece, mi sta guardando come se mi fossi improvvisamente trasformato in un drago sputafuoco.
È delusa e triste.
Per colpa mia.
Ma la sua preoccupazione è tutta per Jane.
Come sempre.
 

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Capitolo 7
*** “Siete così affiatati…” (ep. 2x06) ***


“Siete così affiatati…” (ep. 2x06)

 
 
Ha davvero esagerato, questa volta, quel pazzo di Jane.
È evaso dalla prigione, con uno dei suoi giochetti da prestigiatore.
Perfino Teresa sembra non aver la minima intenzione di perdonarlo.
E la cosa non può che farmi piacere.
Ho l’atteggiamento tronfio di chi ha vinto la partita.
“Potresti contattarlo e convincerlo a costituirsi”, suggerisco a Lisbon, per evitare di usare il mandato di cattura. “Così nessuno si farà male”, continuo, sentendomi particolarmente magnanimo. So di aver la possibilità di fare bella figura con poco.
“E come faccio a contattarlo?”, chiede lei, innervosita.
Da quando ha saputo della fuga del suo bugiardo consulente quella sua ruga di preoccupazione non smette di solcarle la fronte.
“Siete così affiatati, ti darà ascolto”, suggerisco con un po’ troppo sarcasmo nel tono di voce.
“Molto divertente”, ironizza lei, visto il paradosso dell’assurda situazione in cui si è cacciato Jane, proprio perché non le ha dato ascolto.
Ma quei due sono affiatati sul serio, purtroppo l’ho notato più volte.
Troppo affiatati.
Cosa provano davvero l’uno per l’altro?
Perché, malgrado tutto, sono così legati?
Non hanno una relazione, altrimenti lo avrei saputo dagli inevitabili pettegolezzi d’ufficio.
Ma, in qualche strano e incomprensibile modo, sono vicini.
Troppo.
Quindi, in effetti, no.
Tutto questo non è affatto divertente.

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Capitolo 8
*** “Significa così tanto per te?” (ep. 2x06) ***


“Significa così tanto per te?”  (ep. 2x06)
 
 

Ok, Jane avrà pure fatto confessare l’assassina di turno e avrà chiuso brillantemente il caso, come Lisbon mi sta facendo notare, ma il giudice non convaliderà mai la confessione, visto che il testimone chiave, ovvero proprio quel farabutto di Jane, è in galera. Ne avrà per un bel po’, tra l’altro, una volta aggiunta l’accusa di evasione.
Non mi dispiace affatto.
Ma a Teresa sì.
È qui davanti a me proprio per questo. Me lo stanno urlando i suoi occhi.
“Pensavo che a Jane sarebbe servito di lezione, che si sarebbe arreso e scusato, ma non l’ha fatto. E adesso è troppo. Lo devi lasciare andare”.
Ed ecco proprio quello che mi aspettavo. Lisbon mi sta chiedendo, con l’autorevole dolcezza che la contraddistingue, di lasciar cadere le accuse contro di lui.
Non ho la minima intenzione di farlo.
Ben gli sta a quel ciarlatano.
Non si risolvono i casi in questo modo, finalmente qualcuno gli ha dato una bella lezione che si ricorderà fin che campa. Non ho nessuna fretta di liberarlo. Sconterà la pena che deve scontare, che sarà comunque troppo breve per quello che ha combinato.
È piacevole immaginarmelo in tuta arancione dietro alle sbarre.
È piacevole non vederlo più ronzare intorno a Teresa con quel sorriso scaltro.
“E se non avessi intenzione di farlo?”, la provoco, dopo qualche istante di silenzio teso.
I suoi occhi verdi mi stanno fulminando. La leonessa Lisbon è pronta ad attaccare per difendere il suo branco.
“Non farmi parlare, Sam”, sussurra.
Sono sorpreso.
“Di cosa non vorresti parlare?”
“Lo sai che cosa intendo. Dirò a tutti cosa è successo 8 anni fa”, mi minaccia, puntando i suoi occhi nei miei. Occhi limpidi, occhi onesti, occhi fedeli, ma non a me.
Touchè.
Questo non me l’aspettavo.
È il nostro segreto. Quello che la vecchia Teresa Lisbon non rivelerebbe nemmeno sotto tortura.
Ma ora è pronta a urlarlo ai quattro venti, mettendo in pericolo le nostre carriere.
Solo per Jane.
“Lo faresti? Davvero? Non ci credo”.
Sta bluffando.
“Invece dovresti. Sono qui”, mi assicura.
E lo vedo chiaramente, anche se non sono un mentalista.
Non sta affatto bluffando.
Incredibile.
Ho perso.
L’ho persa, ormai.
“Rovineresti le nostre vite, le nostre carriere. Per Jane? È così importante per te?”, insinuo, più deluso che arrabbiato.
“Lui chiude i casi”, si giustifica Teresa, perdendo, per un attimo, la sua sicurezza.
Balle.
Andiamo. Chi vuole prendere in giro? Crede che io sia nato ieri?
“Lui chiude i casi?” Le faccio il verso con una buona dose di sarcasmo. “È solo questo?”
Lei non risponde.
Lo fanno i suoi occhi, ancora.
Poi distoglie lo sguardo, forse consapevole di aver rivelato troppo, e si alza.
“Se non ritiri le accuse su Jane, allora parlerò e dirò tutto. Ti ho avvertito”, dichiara, determinata come non l’ho mai vista.
Esce dal mio ufficio e mi lascia solo con molti dubbi e una sola certezza, anzi due.
È innamorata di lui.
Come io lo sono di lei. Da sempre.

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Capitolo 9
*** Gelosia ***


GELOSIA      (song-fic basata sulla canzone “Jealousy” dei Queen)
 
 
Oh how wrong can you be?
Oh to fall in love
Was my very first mistake
How was I to know
I was far too much in love to see?


È tutto così chiaro adesso.
Devo essere onesto con me stesso.
Sono innamorato di lei.
Probabilmente lo sono da così tanto tempo che nemmeno ricordo quando, e come, è iniziata.
Ricordo solo che è stato semplice.
Era giovane, bella, determinata e corretta.
Lo è ancora.
Era sbagliato.
Lo è ancora.
Sono sposato e voglio bene a mia moglie.
Teresa non ha mai sospettato niente.
Chi è onesto non può sospettare la disonestà nelle persone che stima.
Nemmeno io, d’altronde, sospettavo qualcosa di più al rispetto e all’amicizia.
Ma ora non posso più fingere.

Oh jealousy look at me now
Jealousy you got me somehow
You gave me no warning
Took me by surprise
Jealousy you led me on.


Rivederla è stato bello e strano.
Ma è per colpa di Patrick Jane che ho capito di amarla.
Per colpa di quel bruciore allo stomaco che mi prende tutte le volte che li vedo insieme, e che oggi so che si chiama gelosia.
Ha colto alla sprovvista anche me.
Ma, una volta ammesso, tutto è diventato improvvisamente chiaro.
La voglia di bere un bicchierino di Tequila con lei per la chiusura di un caso, il mio buonumore dopo una delle nostre chiacchierate, i miei occhi che troppo spesso si perdono nei suoi, l’istintiva antipatia nei confronti di un uomo più bello e più giovane di me che le sta sempre intorno.
Ebbene sì, Sam Bosco è geloso come un quindicenne alle prime armi.
È incredibile.
E avvilente.
Eppure è la verità.
In questi ultimi tempi è la gelosia che mi ha guidato.
 
You couldn't lose, you couldn't fail
You had suspicion on my trail
How how how all my jealousy
I wasn't man enough to let you hurt my pride
Now I'm only left with my own jealousy.


È la gelosia che ha tirato fuori il peggio di me: volevo far marcire Jane in prigione solo perché non avevo più voglia di trovarmelo di fronte ogni santo giorno col suo ghigno sarcastico e i suoi beffardi occhi blu, e perché non sopportavo più i sorrisi di Teresa tutte le volte che il consulente era nei paraggi.
Lo so che lui è un uomo spezzato che, probabilmente, non ricomincerà mai ad amare e a vivere; lo so che Teresa è una donna complicata che, di sicuro, non vuole complicarsi ulteriormente l’esistenza buttandosi in una relazione impossibile.  Lo so che una storia tra loro ha meno probabilità di un’invasione aliena a Sacramento. Ma quando li vedevo insieme, tutto questo sembrava non avere più importanza. Non tolleravo più la loro palese complicità.
Ho cercato di dividerli.
Ma il risultato è che quei due sono più vicini che mai, e che l’unico ad essere rimasto solo sono io.
Sono solo con la mia gelosia.

Oh how strong can you be
With matters of the heart ?
Life is much too short
To while away with tears
If only you could see
Just what you do to me (oh jealousy)
Jealousy you tripped me up
Jealousy you brought me down
You bring me sorrow, you cause me pain
Jealousy when will you let go ?
Gotta hold of my possessive mind
Turned me into a jealous kind.


Non mi riconosco più.
Mi sono trasformato in un tipo geloso e vendicativo.
Una brutta persona.
Triste e incattivita.
Non merito Teresa, nemmeno se lei mi volesse.
Ma, intanto, il problema non si pone, perché è qualcun altro che vuole.
I suoi occhi non hanno mai brillato così per me.
O forse sì, ma tanto tempo fa.
Lui è biondo, bello e giovane; quando vuole devo ammettere che è divertente e che sa far girare la testa ad una donna; il suo carico di dolore, probabilmente, aumenta il suo fascino. Come posso competere con un tipo così?
L’ho persa, anzi, probabilmente, non l’ho avuta mai.
 
How how how all my jealousy
I wasn't man enough to let you hurt my pride
Now I'm only left with my own jealousy
But now it matters not
If I should live or die
'Cause I'm only left with my own jealousy

 
Colleghi. Complici. Amici.
Noi non siamo nulla di più, nonostante tutto quello che abbiamo passato insieme.
Ora c’è Jane al mio posto.
E loro due, invece, che cosa sono l’uno per l’altro?
Non lo so.
So solo che sono uniti da un filo invisibile.
E che, su questo filo, non c’è più posto per me.
 
Ora sono rimasto solo con la mia gelosia,
ma ora non importa se dovessi vivere o morire,
perché sono solo con la mia gelosia.

 

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Capitolo 10
*** “Non è Jane il problema, sei tu” (ep. 2x07) ***


“Non è Jane il problema, sei tu”  (ep. 2x07)
 


L’ennesimo litigio con Jane, sulla scena di un crimine.
Non facciamo certo una bella figura.
Ma è più forte di me. Non lo sopporto.
Non reggo più i suoi trucchetti da prestigiatore saccente.
Lui non è come me o come Lisbon.
Lui non è un poliziotto.
È solo un ciarlatano, e non capisco cosa ci faccia ancora qui.
Non capisco cosa ci trovi Lisbon in lui.
Ed è proprio lei a riportarci all’ordine.
“Non è Jane il problema. Sei tu”, mi accusa. “Sei così fissato col fatto che non è un poliziotto che non sei obiettivo”, mi accusa, furiosa. Giustamente.
Ma non è solo questo. Non sono obiettivo anche per altri ignobili motivi, che per fortuna Teresa al momento ignora.
“Lo sai quasi casi ha chiuso per noi?”, rincara la dose, buttandola sempre sul professionale.
Ecco con il solito ipocrita discorso. Perché lui chiude i casi. Come se si trattasse solo di lavoro.
“Tu pensi che mi danneggi…”, continua. Eccome, Jane le fa fare tutto quello che vuole e presto distruggerà la sua carriera. “Io penso che mi abbia reso un poliziotto migliore”, sentenzia con solennità, spezzando qualcosa dentro di me.
Addirittura questo?
La rabbia mi sale al cervello. Non so cosa pagherei per tirare un pugno a questo pseudo-consulente che ho di fronte, ma non posso, sono pur sempre il retto e buon agente Bosco.
Teresa non è diventata un poliziotto migliore da quando lavora al fianco di Jane, anzi, è proprio il contrario. Il fatto che non se ne renda conto è preoccupante e mi ferisce.
Da quando c’è lui Teresa non è un poliziotto migliore, è solo una donna innamorata.

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Capitolo 11
*** Ammissioni (ep. 2x07) ***


Ammissioni  (ep. 2x07)
 
 
 
Ok, devo ammettere che mi sono quasi divertito oggi a lavorare al fianco di quel pazzo di Jane.
Chi l’avrebbe mai detto, dopo tutto questo tempo passato a detestarlo.
Forse abbiamo bisogno di una tregua.
Ok, devo ammettere che stavolta è stato bravo.
Ecco perché “chiude i casi”, come ama ripetere Teresa, per fingere che le importi solo questo.
Ok, devo ammettere che Patrick Jane è più intelligente di quello che pensavo.
Sì, è irritante. Bastardo. Manipolatore. Presuntuoso. Disonesto. Truffatore. Egocentrico. Folle. Bugiardo.
E, soprattutto, non è un poliziotto.
Ma è intelligente.
Se li merita i fascicoli su John il Rosso.
Gli permetterò di leggerli.
Glieli cederò.
Ma non tutti.
Non sono mica scemo.

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Capitolo 12
*** Sangue (ep. 2x08) ***


Sangue   (ep. 2x08)
 


Mi fidavo di lei.
Quasi quanto mi fido di te, Teresa.
Ma Rebecca tiene in mano una pistola fumante che ha appena usato contro il mio petto e quello dei miei uomini.
E tu, per fortuna, non ci sei.
Altrimenti ucciderebbe anche te.
L’efficiente segretaria da anni al mio fianco.
Insospettabile.
Il mio mondo sta crollando.
Tutto diventa buio.
E rosso.
So che è per colpa del sangue.
Il mio.
Non provo neanche più dolore.
A parte quello del tradimento.
E quello del rimpianto.
C’è qualcosa che avrei dovuto dirti da troppo tempo.
Ormai è tardi.
Non ti rivedrò più.
Questo sì che fa male.
Più delle pallottole.

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Capitolo 13
*** “Ti amo, Teresa” (ep. 2x08) ***


“Ti amo, Teresa”  (ep. 2x08)
 

 
Apro gli occhi e la vedo.
Pensavo che non sarebbe successo mai più.
O forse sono già morto, questo è il Paradiso e davanti a me c’è un angelo dagli occhi verdi.
E tristi.
Troppo tristi, per essere un angelo.
Quindi è proprio lei.
Teresa.
Mi dice che va tutto bene, che io starò bene; ma non è mai stata capace a mentire, e di certo non lo diventerà improvvisamente sul mio letto di morte.
Sì, io lo so che sto morendo.
Lo so, perché le forze mi stanno abbandonando.
Lo so, perché ricordo il numero di pallottole con cui quella bastarda mi ha bucherellato il petto.
Lo so, perché il dolore ormai è quasi scomparso, e al suo posto sta arrivando il vuoto.
Lo so per come mi sta guardando Teresa.
Lei mi garantisce che va tutto bene sul serio.
Insisto.
Merito di sentire la verità dalla sua voce.
L’unica che voglio sentire.
“Hai perso molto sangue, secondo i dottori non ce la farai”, mi spiega, con la voce rotta e gli occhi lucidi.
Come le ho detto prima, i suoi occhi la tradiscono sempre. Occhi onesti. Mi mancheranno.
Eccola qui, la sincerità disarmante dell’agente Lisbon.
Sto morendo, e non è a mia moglie che penso, ma solo a lei.
Tra poco sconterò il mio peccato, ma non mi importa.
Mi importa solo di lei, ora.
È entrata nel mio cuore anni fa, quando era poco più che una recluta, già dotata di un pugno di ferro rivestito da un guanto di velluto.
Io ero il suo supervisore ed ero sposato.
Ho nascosto questo sentimento prima nel rispetto reciproco, poi nell’amicizia.
Ma ora non basta più.
Intanto, ormai, non ho niente da perdere.
Devo farlo.
“A questo punto lo dirò, spero che i dottori abbiano ragione. Ti amo, Teresa”, le rivelo, finalmente.
Era così facile, dopotutto.
Lei non perde la sua espressione tranquilla. “Lo so”, sussurra.
Probabilmente crede che le stia dicendo che le voglio bene, che tengo alla sua amicizia, eccetera eccetera.
Balle.
“Non hai capito. Ti amo”, ripeto, con più fermezza. Voglio, e devo, essere chiaro. Non c’è più tempo per nascondersi.
“Sì, ho capito”, mi conferma, mentre un velo di imbarazzo le attraversa lo sguardo triste.
Annuisce, sorride e mi tiene la mano.
La sua mano nella mia è la sensazione che mi conferma di essere ancora vivo.
Ed è una bella sensazione, l’unica che renderebbe questa vita ancora degna di essere vissuta.
Ma è tardi.
Allora lo sa davvero, la mia piccola, fortissima Teresa. Forse l’ha sempre saputo.
“Te lo dovevo dire”, mi giustifico.
Lei si asciuga una lacrima, si aggiusta goffamente i capelli e continua a sorridermi.
Per un attimo penso che stia per dirmi che mi ama anche lei: una bugia pietosa, o forse una verità celata, e, per un altro attimo, lo spero con tutto me stesso, cioè con il poco di me che rimane.
Poi capisco che non lo farà.
Ed è giusto così.
Onesta e coerente fino all’ultimo.
D’altronde il suo cuore è occupato, anche se lei forse non ne è ancora consapevole.
Forse direbbe qualcosa del genere, se qui, in questo letto, al mio posto ci fosse lui.
E non sarebbe compassione.
Sarebbe una verità confessata troppo tardi.
Come la mia.
Ma ci sono io qui.
Non è giusto.
Però, probabilmente, è meglio così.
Quello che dovevo dirle gliel’ho detto.
Ora basta.
Non mi sono mai piaciuti gli addii strappalacrime e voglio che tutto questo finisca in fretta.
Sono sempre stato un uomo pratico e di poche parole.
Ma c’è qualcos’altro da dire a un’altra persona.
La persona che, troppe volte, ho sognato di strozzare con le mie mani.
L’ultima che avrei immaginato di voler vedere in punto di morte.
“Jane è qui?”, chiedo a sorpresa.
La saluto, e stavolta so che è davvero l’ultima volta.
Ovunque andrò, mi mancherà.
Piange.
Addio Teresa, abbi cura di te.

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Capitolo 14
*** “Trova quel bastardo e uccidilo” (ep. 2x08) ***


“Trova quel bastardo e uccidilo”  (ep. 2x08)
 
 
“Tanto per la cronaca, sono davvero incazzato per questo”, premetto.
Non mi va più di  recitare la parte del santo Bosco rassegnato alla morte.
Non lo sono.
Io non voglio morire.
Ma so che è inevitabile.
E anche Jane lo sa.
È sempre stato intelligente, questo lo devo ammettere.
Con lui non devo fingere che vada tutto bene.
Perché no, non va bene per niente.
È rassicurante poter dire e ascoltare la verità, e capisco che in questo momento Patrick Jane è ciò di cui ho bisogno.
Chi l’avrebbe mai detto. Irritante come pochi, eppure eccoci qui.
“Non ti biasimo”, commenta lui, senza alcun segno di irritante compassione. “Sam…”
Lo interrompo. Non ha tempo per le carinerie, e nemmeno io. Non servirebbero a nulla.
Gli devo parlare di qualcosa d’importante.
“John il Rosso commette degli errori. Tu lo prenderai?”, gli chiedo, andando dritto al sodo.
“Sì, lo farò”, e capisco che stavolta è sincero, come raramente è. Ma stiamo parlando della sua missione. Spero, e so, che lo farà davvero, come è giusto che sia.
Dovrà vendicare anche me.
“Fammi un favore: quando lo prenderai non lo arrestare, Patrick. Uccidi quel figlio di puttana”.
Soltanto poche ore fa non avrei mai immaginato di arrivare a dire una cosa del genere. Ho sempre cercato la giustizia, non la vendetta. Anche quella volta in cui, tanti anni fa, ho ucciso un uomo: era un assassino, non potevo incriminarlo e farlo fuori era l’unico modo che avevo a disposizione per fermarlo e impedirgli di uccidere altra gente. Era giustizia, non vendetta.
Forse, anche quella di Jane lo sarà. Ma queste sottigliezze non mi riguardano più.
D’altronde, fino a poche ore fa, non avrei mai immaginato di fare una conversazione civile con l’uomo che ero troppo impegnato ad odiare in questi ultimi mesi.
Eppure ora ho solo bisogno di sapere da lui che quel bastardo che mi ha fatto uccidere non se la caverà.
Gli occhi di Jane sono duri e determinati.
“È questo il piano”, mi conferma.
È una specie di promessa la sua, e mi basta.
Ma non abbiamo finito.
Ho bisogno di un’altra promessa.
Gli faccio segno di avvicinarsi un po’ di più.
Teresa è fuori da questa stanza che sarà la mia tomba, ma ci sta guardando, e non voglio che intuisca quello che ci diremo. Non la prenderebbe bene.
“Abbi cura di Lisbon”, sussurro.
Lo sguardo di Jane corre istintivamente a lei, al di là del vetro che ci separa, per poi tornare su di me, colmi di una muta e determinata rassicurazione. Lui sa che io la amo. E io so che lui, a suo modo, la proteggerà.
Ma devo rivelargli un’altra cosa. Qualcosa che ho scoperto e che fino a ieri mi faceva soffrire come un cane. Devo fare presto, però.
“Lei ti ama”.
Intuisco dal sibilo e dalla fatica con cui le ho pronunciate che queste saranno davvero le mie ultime parole.
Ci siamo.
Non so cosa provi Jane per Lisbon, e non farò in tempo a scoprirlo.
Di sicuro, se la farà soffrire, se la vedrà con me, anche da morto.
Ma dovevo dirglielo.
È giusto così.
Vorrei solo che Teresa fosse felice. E se la sua felicità potrà avere le sembianze di un irritante e bugiardo consulente biondiccio dal cuore spezzato, mi va bene. Tanto io non ci sarò più.
Gli occhi di Patrick sono sorpresi e pieni di qualcosa che non ho più la forza di decifrare. Faccio in tempo solo a sperare che sia qualcosa di simile a ciò che provo io per lei.
Poi il nulla.




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Ciao a tutti, questa raccolta dedicata all'indimenticato Bosco è finita. Mi sono divertita molto a scriverla, anche perché amo particolarmente questi episodi della seconda stagione. Spero vi sia piaciuta.
Un abbraccio
Lu

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