Le colpe dei padri ricadono sui figli

di vannagio
(/viewuser.php?uid=79904)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In treno ***
Capitolo 2: *** Serpeverde o Grifondoro? Questo è il problema! ***
Capitolo 3: *** Il Marchio Nero ***
Capitolo 4: *** Selezioni di Quidditch ***
Capitolo 5: *** Cattive notizie ***
Capitolo 6: *** Aggressione ***
Capitolo 7: *** Verità scottanti ***
Capitolo 8: *** Fuoco, fiamme e acqua ***
Capitolo 9: *** Padre e figlio ***
Capitolo 10: *** Epilogo - Scorpius ***



Capitolo 1
*** In treno ***


Nota autore:
La storia prende inizio dall'epilogo "Diciannove anni dopo" del settimo libro "Harry Potter e i doni della morte".

____________



Per la serie...
"Quando vannagio vaneggia!"



In treno



Dopo aver salutato i genitori dai finestrini del treno, Albus e Rose cominciarono a cercare uno scompartimento libero. Arrancarono per il corridoio, tirando dietro di sé i bauli pesanti come macigni, fin quando non trovarono uno scompartimento quasi vuoto.
Al suo interno, seduto dal lato del finestrino, si trovava un ragazzo mingherlino, pallido, con dei capelli tanto biondi da sembrare bianchi, un viso scarno e un mento appuntito.
Albus aprì la porta scorrevole dello scompartimento e chiese: << Scusa? È libero? >>.
Il ragazzo lo guardò con occhi vitrei e alzò lievemente le spalle.
Interpretando quel gesto come un segno di assenso, Albus entrò.
<< Ehm, Albus… forse sarebbe il caso di cercare un altro scompartimento >>, propose Rose, titubante.
<< Ma no, non ci sono altri posti! >>, rispose Albus, sistemando il baule e aiutando Rose con il suo.
Nel frattempo, il ragazzo biondo platino aveva ripreso a contemplare il paesaggio, senza dare cenno di aver sentito la loro discussione.
Solo dopo essersi seduto di fronte al ragazzo, Albus lo riconobbe: era il bambino di cui i suoi genitori avevano parlato sul binario nove e tre quarti. Lo zio Ron aveva caldamente sconsigliato di frequentarlo. Chissà perché!
<< Ciao, piacere di conoscerti! Mi chiamo Albus Severus Potter. Lei è mia cugina Rose Weasley. I nostri genitori si conoscono. Ricordi? Sul binario si sono salutati… >>, si presentò Albus.
Certo, chiamare “saluto” quel lieve cenno con la testa, che si erano scambiati, era veramente un eufemismo.
<< Si… ciao… >>, bisbigliò il ragazzino.
Sembrava terrorizzato, come se Albus avesse pronunciato qualche oscura maledizione o avesse minacciato di affatturarlo.
<< E tu sei? >>, lo incoraggiò Albus sorridendo.
<< Scorpius Malfoy >>, rispose lui in tono di sfida.
Nell’udire quel nome, Rose si mosse nervosa sul sedile, come se non volesse far altro che andarsene.
Purtroppo Rose prendeva molto sul serio tutto quello che gli adulti le dicevano...
Molto probabilmente Scorpius notò la reazione della ragazza, perché esclamò: << Non è necessario che voi rimaniate qui con me, se non ne avete voglia >>.
<< Ehm… >>, iniziò Rose.
Ma Albus la interruppe bruscamente, lanciandole un’occhiata di rimprovero: << Certo che abbiamo voglia di rimanere qui con te, non è vero? >>.
<< Ma sicuro! >>, esclamò Rose con finto entusiasmo.
In quel momento Frank Paciock, uno dei migliori amici di Albus, entrò nello scompartimento.
<< AL! Finalmente ti ho trovato! Ciao Rose! >>, urlò di gioia Frank, abbracciando calorosamente prima Albus e poi Rose.
Il padre di Frank Paciock era un vecchio compagno di scuola del padre di Albus, nonché insegnante di Erbologia a Hogwarts. Anche Frank avrebbe frequentato il primo anno a Hoqwarts. Albus, Frank e Rose erano cresciuti insieme.
<< Ciao Frank! Stavo giusto pensando di venirti a cercare >>, disse Rose sorridendo.
<< Vi ho trovato prima io! E lui chi è? >>, domandò Frank, accorgendosi solo in quell’istante di Scorpius.
<< Oh, si! Lui è Scorpius Malfoy. Scorpius, questo è il mio amico Frank Paciock >>, spiegò Albus.
Immediatamente, nello scompartimento l’atmosfera si fece gelida. Scorpius sembrò farsi ancora più piccolo di quanto non lo era già, come se volesse scomparire nel sedile.
L’incredulità sul viso di Frank si trasformò in rabbia.
Rabbia? E perché mai?
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, Scorpius scappò via, senza degnare di uno sguardo nessuno dei tre ragazzi.
<< Ma che vi è preso? >>, chiese Albus irritato.
<< Come? Proprio tu me lo chiedi? >>, domandò a sua volta Frank.
Albus rivolse uno sguardo interrogativo a Rose, ma a giudicare dalla sua espressione, neanche lei sapeva a cosa si stesse riferendo Frank.
<< Mio padre mi ha raccontato tutto questa estate, quando ho ricevuto la lettera da Hogwarts. Ha detto: “Figliolo! È tempo che tu sappia…” I vostri genitori non l’hanno fatto? >>, chiese ancora una volta Frank.
<< Ehm… di che cosa stai parlando? >>.
Albus era disorientato.
Cosa avrebbe dovuto raccontargli suo padre?
E come questo aveva a che fare con Scorpius Malfoy?
<< Se i vostri genitori non vi hanno raccontato nulla, allora non sarò io a farlo. Anche perché è molto complicato. Ma insomma! Come è possibile che proprio tuo padre non ti abbia detto niente? E James? Lui deve sapere per forza! Quando mio padre me lo ha raccontato, non ci volevo credere. Sapevo che tuo padre è uno forte - è il capo Dipartimento degli Auror - ma non immaginavo fino a questo punto! >>, disse Frank tutto di un fiato.
Ma proprio quando Albus stava per fare una domanda, sua cugina Victorie, che già indossava la divisa e la spilla da prefetto, entrò nello scompartimento per salutarli.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Serpeverde o Grifondoro? Questo è il problema! ***


Serpeverde o Grifondoro? Questo e il problema!



Era arrivato il momento tanto temuto.
Suo padre lo aveva rassicurato, ma Albus non poteva fare a meno di tremare, mentre aspettava in fila di essere smistato. Anche gli altri bambini sembravano preoccupati. Rose era così nervosa che si era mangiata tutte le unghie della mano destra e si apprestava a consumare anche quelle della mano sinistra. Suo padre, lo zio Ron, non avrebbe apprezzato qualcosa di diverso da una figlia Grifondoro.
L’insegnante stava chiamando i nuovi arrivati in ordine alfabetico. Era giunta alla “L”.
Adesso Albus era impaziente.
Perché non si sbrigavano? Voleva porre fine a questo supplizio una volta per tutte. Inoltre aveva molta fame e il viaggio in barca con Hagrid non aveva migliorato il suo stato d’animo. Era bagnato fradicio e l’umidità era penetrata fin dentro le ossa.
<< Malfoy Scorpius >> chiamò l’insegnante.
Albus riemerse dai suoi pensieri. Chissà in quale casa sarebbe stato mandato!
Osservò attentamente il ragazzo che si avviava verso il cappello parlante.
Scorpius aveva un atteggiamento strano: da un lato cercava di assumere un’aria spavalda, mentre camminava; dall’altro lato, però, tentava di risultare il più invisibile possibile agli occhi degli altri studenti che lo fissavano bisbigliando. Si comportava come se dentro di lui ci fossero due entità in lotta per emergere una a discapito dell’altra.
Quando Scorpius raggiunse lo sgabello, il suo viso era diventato bianco come un lenzuolo. L’insegnante lasciò cadere il cappello sulla testa del ragazzo. L’antico copricapo era così largo, che ricoprì completamente la faccia del ragazzo.
Albus si aspettava che il cappello urlasse immediatamente il nome della casa, com’era capitato con gli altri ragazzini, ma invece non fu così.
Passarono cinque minuti: silenzio totale.
Passarono dieci minuti: leggeri mormori provenivano dai tavoli.
Passarono quindici minuti: i bisbigli si erano fatti più forti e animati.
Proprio mentre Albus iniziava a considerare l’idea che il capello avesse perso la voce, questo urlò: << GRIFONDORO! >>.
Improvvisamente la Sala Grande venne attraversata da un vento gelido ed un silenzio innaturale si propagò velocemente. Tutti gli occhi erano puntati sul piccolo Scorpius il quale, se possibile, era diventato ancora più pallido di prima.
Il ragazzo si alzò dallo sgabello, porse il capello all’insegnante e lentamente, a ritmo di marcia funebre, raggiunse il tavolo di Grifondoro.
Si sedette nel punto più isolato e come se la distanza non fosse abbastanza, gli altri Grifondoro si allontanarono da lui il più possibile, neanche fosse affetto dal Vaiolo di Drago o da qualche grave forma di Spruzzolosi.
Albus notò che i ragazzi più sbalorditi e arrabbiati erano quelli appartenenti alle case di Grifondoro e di Serpeverde. Per la prima volta a memoria d’uomo, gli eterni rivali avevano trovato un punto di accordo. Gli occhi dei Grifondoro lanciavano sguardi assassini in direzione di Scorpius, che aveva deciso di porre tutta la sua attenzione ai lacci delle scarpe.
Albus era scioccato da quelle strane reazioni, ma prima che provasse a dargli una spiegazione, l’insegnante richiamò l’attenzione di tutti, tossicchiando per schiarirsi la voce.
Fu la volta di un’altra studentessa – Maurin Lara – che venne assegnata a Tassorosso. L’atmosfera ritornò calda e serena nella Sala Grande.
Finalmente arrivarono alla lettera “P”.
<< Paciok Frank >>.
Non appena sfiorò il capo di Frank, il cappello urlò: << GRIFONDORO >>.
Dal tavolo degli insegnanti, il padre di Frank, Neville Paciok, gonfiò il petto per l’orgoglio, lanciando un largo sorriso al figlio. Frank non poteva essere più felice. Correndo, raggiunse il tavolo di Grifondoro, evitando accuratamente di sedersi accanto a Scorpius. Il ragazzo in questione era passato dal guardarsi i lacci delle scarpe, al contemplare il piatto d’oro massiccio, che giaceva vuoto di fronte a lui.
<< Potter Albus Severus >>, chiamò l’insegnante.
Il cuore di Albus si fermò per circa dieci secondi. Solo quando Rose gli pestò il piede, Albus avvertì nuovamente il battito del suo cuore rimbombare nel petto. Si sedette sullo sgabello e la vista gli venne oscurata dal capello. Subito una vocina cominciò a parlargli nell’orecchio.
<< Ah! Un altro Potter! Come sta tuo padre? Spero bene. Ma bando alle ciance… dove ti metto? Con tuo fratello non ho avuto alcun dubbio, ma tu? La tua testa è molto simile a quella di tuo padre… come ho detto a lui, Serpeverde non sarebbe male per te… >>.
A quel punto il cuore di Albus si arrestò di nuovo.
<< … ma ho il sospetto che, come tuo padre, anche tu preferiresti un’altra casa. Dico bene? >>, chiese il capello che forse aveva intuito i pensieri del ragazzo.
Albus non sapeva se parlare o aspettare il verdetto. Poi ricordò le parole di suo padre e pensò: << Si, voglio andare a Grifondoro >>.
<< Sei sicuro? >>, domandò la vocina. << Si! >>, pensò Albus.
<< Contento tu! >>, e subito dopo il cappellò urlò, << GRIFONDORO! >>.
La Sala Grande esplose in un applauso sincero.
Quando si tolse il cappello, Albus vide tante facce felici e sorridenti, tra cui quelle di suo fratello e dei suoi cugini. Nonostante l’emozione che gli impediva di mettere un piede dietro l’altro senza inciampare, si diresse verso il tavolo dei Grifondoro.
Passando vicino a Scorpius, lo colse un dubbio: sedersi accanto a ragazzo biondo che era rimasto solo, o raggiungere suo fratello?
Guardò prima i suoi parenti allegri, che a gesti e sorrisi gli facevano segno di sedersi con loro, poi volse lo sguardo a Scorpius: stava nuovamente fissando i lacci delle scarpe.
Ripensò a tutto quello che aveva sentito dire durante quella giornata: le parole dello zio Ron, di Frank, le reazioni degli altri studenti…
Cosa avrebbe fatto suo padre?
Suo padre gli dava sempre ottimi consigli.
In quel caso non gli aveva vietato di frequentare Scorpius…
Così tra la sorpresa generale, Albus andò a sedersi accanto al ragazzino biondo platino. Scorpius sembrava il più stupito tra gli studenti. Il piccolo Potter gli sorrise per tranquillizzarlo. E dopo qualche minuto, anche sul viso di Scorpius comparve un sorriso timido e impercettibile.
Nel frattempo altri ragazzi erano stati smistati.
Fu il momento di Rose.
<< CORVONERO! >>.
Anche in questo caso ci fu un attimo di silenzio.
Albus pensò di aver capito male.
Rose divenne rossa come un pomodoro.
Poi, all’improvviso, un altro applauso inondò la Sala Grande.
Rose, ancora incerta sulle gambe, ma apparentemente più tranquilla, si diresse verso il tavolo della sua casa. Una volta seduta, salutò Albus con la mano e un’alzata di spalle. Lui ricambiò il saluto e le lanciò il sorriso più rassicurante del suo repertorio.
<< Lo zio la ucciderà! >>, pensò Albus ad alta voce.
<< Sapessi mio padre… >>, disse Scorpius tristemente.
<< Cosa hai detto? >>, chiese Albus, che non aveva sentito nulla per il baccano.
<< Niente… >>, rispose Scorpius più a se stesso che ad altri.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Marchio Nero ***


Il Marchio Nero



La cena era appena terminata e tutti cominciarono ad alzarsi dai tavoli per raggiungere i rispettivi dormitori. Albus salutò velocemente sua cugina Rose e poi, insieme a Scorpius e agli altri Grifondoro del primo anno, seguì i prefetti.
Sua cugina Victorie era perfetta nel ruolo di guida/prefetto. Aveva ereditato dalla nonna Molly la capacità di far indietreggiare con un solo sguardo anche i ragazzi più prepotenti; da sua madre Fleur, invece, aveva preso i lunghi e fluenti capelli biondi-argentati, che erano individuabili in mezzo alla folla anche a decine di metri di distanza. Così per i nuovi arrivati non fu difficile seguirla e stare al passo.
Albus intercettò Frank ad un paio di metri da loro, ma prima che il piccolo Potter potesse aprir bocca per chiamarlo, Frank gli lanciò un’occhiata carica di incredulità e delusione. Poi distolse lo sguardo e si allontanò ancora di più. Preso alla sprovvista da quel comportamento, Albus abbassò gli occhi imbarazzato.
<< È colpa mia! >>, disse Scorpius tetro.
Probabilmente aveva notato lo sguardo di Frank.
<< Non dire assurdità >>, tagliò corto Albus, anche se in cuor suo sapeva che Scorpius aveva ragione.
Perché tutti si erano dimostrati così cattivi e privi di tatto nei confronti di quel ragazzino? In fondo non sembrava pericoloso. Per quanto ne sapeva Albus, sembrava un tipo a posto. Dopo tutto era pur sempre un Grifondoro, giusto?

Giunti davanti alla Signora Grassa, Victorie pronunciò la parola d’ordine “Barnaba il babbeo” e tutti entrarono nella calda e accogliente Sala Comune di Grifondoro.
Il fuoco scoppiettava nel camino e Albus non vedeva l’ora di salire nel dormitorio, togliersi i vestiti umidi e perdersi tra le coperte del suo letto…
Era ancora immerso in quei così attraenti pensieri, quando una voce lo fece saltare letteralmente in aria.
<< BENVENUTO FRATELLINO! >>.
Era suo fratello James, che lo aveva colto di sorpresa, urlando alle sue spalle. Albus imprecò, rivolgendo a James degli epiteti, che di certo sua madre non avrebbe gradito.
<< Ti ringrazio dei complimenti, Al. Sono contento che dopo anni di duro lavoro, sono riuscito ad infilarti qualcosa in quella zucca vuota. Comunque sono felice che tu sia finito a Grifondoro. Non avrei retto il disonore di avere un fratello Serpeverde >>, disse James, ridendo fragorosamente.
<< Hai fatto già amicizia, vedo! >>, continuò, lanciando uno sguardo indagatore verso Scorpius, il quale sbiancò completamente, una volta compreso che si stava parlando di lui.
<< Si, questo è Scorpius Malfoy. Scorpius, ti presento mio fratello maggiore, James. Lui è al secondo anno >>, disse Albus, con una smorfia, come se avere un fratello maggiore fosse la più grande tra le sventure.
<< Piacere >>, bisbigliò Scorpius, con la tipica espressione di chi vorrebbe trovarsi a tutti i costi in un altro posto.
<< Piacere mio. Non hai molti ammiratori qui, ma a me basta sapere che sei un Grifondoro… benvenuto nella nostra casa! >> esclamò James, sorridendo e porgendo la mano a Scorpius.
Albus trasse un sospiro di sollievo: almeno il fratello non lo aveva messo in imbarazzo con comportamenti anomali.
Dal canto suo, Scorpius riacquistò un po’ di colore e sorridendo a sua volta, disse: << Grazie >>.
Mentre James raggiungeva i suoi compagni di bricconate, Albus e Scorpius si diressero al loro dormitorio. Varcata la soglia, trovarono Frank e altri due ragazzi, che Albus aveva visto smistare ma di cui non ricordava i nomi, intenti a infilarsi il pigiama. Dalla faccia di Frank, il ragazzo capì che non era il caso di parlare, così lui e Scorpius iniziarono a cambiarsi in silenzio.
Ad un certo punto Al notò il pigiama arancione sgargiante di Scorpius.
<< Sei un tifoso dei Cannoni di Chudley? >>, chiese stupito.
<< Da prima che sapessi pronunciare la parola Quidditch >>, rispose lui orgoglioso.
<< Io gli adoro! La mia camera è tutta tappezzata di poster arancioni. Ne ho portato qualcuno, li vuoi vedere? >>.
E senza attendere una risposta Albus aprì il baule e tirò fuori tre poster extralarge, che ritraevano i sette giocatori mentre volavano, facevano capriole in aria e picchiate mozzafiato.
<< Wow! >>, esclamò Scorpius.
<< Questa estate sono andato a vedere la finale del campionato. Mio padre lavora al ministero e ha sempre i biglietti gratis per tutta la famiglia. È stato spettacolare: una delle giornate più belle della mia vita >>, raccontò Albus con sguardo sognante.
<< Che fortuna! Vorrei avere anch’io un padre che lavora al ministero >> si lamentò Scorpius, ammirando con occhi avidi i poster.
<< Cosa fa tuo padre? >>, domandò curioso Albus.
<< Uccide Babbani! >>.
Non era stato Scorpius a rispondere, ma Frank.
<< NON E’ VERO!! >>, urlò Scorpius rosso in volto.
Albus era scioccato: come poteva Frank dire una cosa del genere?
<< Si invece! Del resto era anche la professione di tuo nonno, no è vero? >>, replicò Frank, con un’espressione carica d’odio dipinta sul viso.
<< SMETTILA! >>.
La faccia di Scorpius era diventata della stessa tonalità delle tende e le lacrime iniziavano a riempirgli gli occhi.
<< Frank si può sapere che cosa ti prende? >>.
Albus non riusciva a riconoscere il suo amico. Era stato sempre un ragazzo bonario, sereno e simpatico, incapace di fare del male ad una mosca. Adesso invece…
<< Di un po’, Malfoy… >>, continuò Frank, << Tuo padre ce l’ha ancora il Marchio Nero? >>.
Prima che Frank potesse finire la frase, Albus vide una macchia biondo platino sfrecciare davanti a lui e catapultarsi su Frank. In men che non si dica, ai suoi piedi, Frank e Scorpius si stavano azzuffando selvaggiamente. Ci volle qualche secondo prima che Albus ricollegasse il cervello alle gambe e corresse a dividere i due ragazzi.
Era sconvolto: Scorpius gli era sembrato un tipo pauroso, troppo mingherlino per affrontare una rissa e invece, eccolo là, che scalciava e tirava pugni per colpire, il più possibile, la faccia di Frank.
<< Adesso basta! >> urlò Albus, che grazie all’aiuto degli altri due ragazzi era riuscito a separare i due litiganti.
<< E tu? Si può sapere da che parte stai? >>, chiese rabbioso Frank.
<< Dalla parte di Grifondoro! Non dovremmo litigare tra noi >>, rispose Albus.
<< Lui non è un Grifondoro! >>, disse uno degli altri due ragazzi, additando Scorpius.
<< Ma di che diavolo stai parlando? Non hai sentito il Cappello Parlante? >>, domandò Albus.
Ma cosa stava succedendo? Erano tutti impazziti?
<< Lui è una Serpe, come tutta la sua famiglia. Il suo posto non è qui, ma a Serpeverde >>, spiegò Frank.
<< Ma che scemenze vai dicendo? Rose è finita a Corvonero, anche se tutti in famiglia siamo a Grifondoro, eppure nessuno degli studenti si è lamentato o ha cercato di linciarla in questo modo! >>.
Albus non riusciva a capire quale fosse il problema.
<< Quindi stai dalla sua parte? Preferisci lui a me, il tuo migliore amico? >>, chiese Frank guardando Albus dritto negli occhi.
<< Non sopporto le ingiustizie, nemmeno quando sono gli amici a compierle. Scorpius è un Grifondoro, punto e basta! >>, rispose Albus gonfiando il petto.
<< Ho capito! >>.
E dicendo così, Frank salì sul letto e chiuse le tende con rabbia. Gli altri due ragazzi fecero lo stesso.
Il giovane Malfoy, che ansimava e aveva il viso graffiato, fissò Albus per qualche secondo. Il suo era uno sguardo enigmatico, che Albus non riuscì a decifrare.
Poi all’improvviso, esclamò: << Mio padre non mai ha ucciso nessuno! >>.
Immediatamente sparì dietro le tende del suo letto a baldacchino.
Albus rimase imbambolato per un attimo, poi anche lui si infilò sotto le coperte, sospirando pesantemente.
Si era perso qualche passaggio… cosa era quel… come lo avevano chiamato?
Segno Scuro? No… MarchioMarchio Nero, si…
Cosa era un Marchio Nero?
Si ripromise di chiederlo a Rose l’indomani.
“Lei sa sempre tutto”, pensò.
Poco dopo si addormentò, non prima, però, di sentire qualcuno, nel letto accanto al suo, singhiozzare silenziosamente.

______________________________

Nota Autore:
Ringrazio Lady Lily, _Polla_, natalia e lumamo64 che hanno recensito la mia ff incoraggiandomi.
Sono contenta e stupita che qualcuno trovi interessante la mia storia, visto che sono ancora una novellina in questo campo. Spero di essere all'altezza delle vostre aspettattive.
Ringrazio anche chi mi segue e chi mi ha aggiunta tra i suoi preferiti.
P.S.: per Lady Lily - In questo caso non è stata Rose a scegliere di andare a Corvonero, ma è stato il cappello parlante a decidere per lei. Far andare tutti a Grifondoro mi sembrava una scelta banale e scontata. Inoltre nell'epilogo del settimo libro, Ron dice che sua figlia ha ereditato il cervello di Hermione e come tutti sappiamo "un ingegno smisurato per il mago è un dono grato" è il motto dei Corvonero.
A presto e al prossimo capitolo. Saluti da Vannagio

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Selezioni di Quidditch ***


Nota Autore:
Per Lady Lily – Lo so che la tua non era una critica, non ti sei fatta capire male. Hai fatto una domanda e ho voluto risponderti. Apprezzo tutte le recensioni, belle e brutte, perché aiutano a crescere. Mi piacciono anche le domande. Cercherò di rispondere nei limiti del possibile. Continuate a recensire e buona lettura!
P.S.: questa volta il capitolo è un po' più lunghetto rispetto agli atri.

____________________

Selezioni di Quidditch



La mattina seguente, un raggio di sole, che era riuscito ad intrufolarsi tra le tende, svegliò Albus.
In un primo momento egli dimenticò dove si trovava e con la voce ancora impastata dal sonno, si lamentò: << Mamma! Perché hai aperto le tende? >>.
Quando non udì la risposta della madre, finalmente il ragazzo ricordò tutto: si trovava a Hogwarts e quello sarebbe stato il suo primo giorno di lezione.
Immediatamente, come se fosse stato punto da uno Schiopodo Sparacoda, saltò giù dal letto. Inizialmente pensò di essere rimasto solo nel dormitorio. Dopo alcuni secondi, però, si rese conto che le tende del letto di Scorpius erano chiuse.
Stava ancora dormendo?
<< Scorpius? >>, chiamò.
Nessuna risposta.
<< Scorpius? Svegliati! È il primo giorno di lezione! >>, tentò nuovamente Albus.
<< Uhm… >>, fu il primo suono emesso dal ragazzo.
<< Dai, Alzati! Non possiamo fare tardi >>.
Albus aprì le tende del letto di Scorpius.
<< Vai pure, io non vengo >>, mormorò lui.
<< Non fare il cretino e alzati >>, lo esortò Al, scuotendogli il braccio.
<< Mi odiano tutti, io non vengo >>, protestò Scorpius.
<< Io non ti odio e nemmeno mio fratello. E comunque non puoi rinchiuderti qua dentro per sempre. Sei un Grifondoro, dimostralo! >> lo incitò ancora Albus.
Ma il suo incoraggiamento non ebbe l’effetto sperato, perché Scorpius si voltò verso di lui e con rabbia domandò: << Ma perché perdi tempo con me? Tu… tu dovresti odiarmi più degli altri e invece sembra che non ti importi. Se fingi di essermi amico, solo perché ti faccio pena… >>.
<< Ascolta: non ho la più pallida idea a che cosa tu e tutti gli altri vi riferiate. Il motivo per cui perdo tempo con te è che mi stai simpatico, tutto qui. Anche se potrei pentirmene, visto che mi stai facendo far tardi >>, rispose stancamente Albus.
<< Tutto qui? E non ti interessa sapere cosa ha fatto la mia famiglia per meritarsi tutto questo odio? >>, chiese Scorpius sbalordito.
Albus ci pensò un attimo: la curiosità lo logorava, ma di qualsiasi cosa si trattasse, non doveva essere un argomento molto piacevole per Scorpius, quindi rispose: << Mi piacerebbe saperlo per non fare la figura dell’ignorante, ma non è essenziale. Di qualsiasi cosa si tratti, non influenzerà il mio giudizio su di te. Mio padre dice sempre: Non è quello che siamo a fare la differenza, ma quello che decidiamo di essere. Quando e se vorrai, sarai tu a raccontarmelo >>.
Albus si stupì di se stesso per la profonda saggezza mostrata.
Senza aggiungere altro, i sue ragazzi si vestirono velocemente e andarono a fare colazione.

Mentre Albus si versava un po’ di the nel calice, un leggero fruscio d’ali annunciò a tutti, nella Sala Grande, l’arrivo della posta. Infatti, qualche secondo più tardi, decine e decine di gufi entrarono, recapitando lettere, pacchi e riviste agli studenti. Albus vide sua cugina Rose, seduta al tavolo di Corvonero, ricevere una lettera da quello che certamente era il gufo dello zio Ron: Leotordo II, detto anche Tordo.
Poi un pensiero lo folgorò...
<< Ho dimenticato di scrivere ai miei! >>, esclamò improvvisamente.
<< Io non gli ho scritto di proposito, se sapessero che sono finito a Grifondoro… >>, disse Scorpius, che nonostante tutto sembrava più allegro, più roseo in viso e meno mingherlino rispetto a prima, come se le parole di Albus lo avessero rinvigorito. Mangiava tutto quello che aveva a tiro, anche se cercava di non guardarsi intorno per non esser costretto ad intercettare gli sguardi degli altri studenti.
<< Non ti preoccupare Al, ho scritto io a mamma e papà. Guarda! Hanno già risposto >>.
Così dicendo, James lanciò una lettera ad Albus, che la lesse velocemente. I suoi genitori scrivevano che erano molto contenti per lui e Rose (secondo loro, Corvonero era perfetto per lei). Gli raccomandavano di comportarsi bene e di studiare.
Quella lettera piena di affetto e amore risollevò il morale di Albus.
Poi James disse, riportandolo alla realtà, << Chissà come è andata a Rose, non mi sembra che ci siano tracce di strilettere, vero? >>.
<< Vado a scoprirlo >>.
Albus raggiunse velocemente il tavolo dei Corvonero. Rose sembrava tranquilla. << Ciao Rose! Dormito bene? >>, domandò.
<< Al! Si, e tu? >>, sorrise raggiante.
Albus non poté fare a meno di notare che i suoi genitori avevano ragione. Rose si era ambientata benissimo tra i Corvonero. Ognuno di loro aveva almeno un libro con se, che leggeva o sfogliava, mentre faceva colazione. Rose non era da meno. Stava già leggendo il manuale di Trasfigurazione: Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott. La ragazza aveva trovato il suo elemento naturale.
<< Non c’è male. Notizie dei tuoi genitori? >>, chiese ancora, attento ad apparire il più naturale possibile.
<< Ho capito cosa intendi… mia madre è al settimo cielo: a quanto pare il Cappello Parlante aveva preso in considerazione l’idea di metterla a Corvonero; papà invece… beh… non mi ripudierà come figlia, se è questo che ti preoccupa >>, raccontò lei ironicamente.
<< È andata così male? >>, chiese Albus preoccupato.
<< No, no. Certo, avrebbe preferito Grifondoro, ma non è arrabbiato. Ha scritto - testuali parole – “Ho sempre saputo che mia figlia ha un cervello grande come una casa” >>. Entrambi risero.
<< Al! Gli orari delle lezioni! >>.
Scorpius lo stava chiamando, sbracciandosi dalla tavola di Grifondoro.

La prima settimana passò velocemente e Scorpius non aveva ancora comunicato ai suoi genitori in quale casa fosse finito.
<< Ma devi dirglielo! Come la prenderanno quando ti vedranno tornare per Natale con la divisa di Grifondoro? >>, chiese Albus per la duecentesima volta.
<< Sto solo aspettando il momento più propizio >>, rispondeva ogni volta Scorpius, << E poi ho altri pensieri per la testa >>.
Poteva ben dirlo.
I loro compagni di casata non si erano ancora abituati a lui.
Lo ignoravano, il che era un netto miglioramento.
Qualcuno, comunque, aveva improvvisamente smesso di tenergli il broncio, quando durante la prima lezione di volo, Scorpius aveva dimostrato una padronanza stupefacente sulla scopa (degna di un allievo del quinto anno). Madama Bumb aveva affermato che con un po’ di allenamento sarebbe diventato un ottimo cercatore.
La prima a porre fine alle ostilità fu il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, Emily Moon. Quando era venuta a conoscenza della splendida performance del ragazzo, gli aveva ordinato di partecipare alle selezioni per la squadra, che si sarebbero tenute quello stesso sabato.
<< Ci andrai? >>, domandò Albus a Scorpius.
<< Non so. Non sono troppo piccolo? >>, chiese pensieroso Scorpius.
<< Da quando mio padre è diventato il cercatore più giovane del secolo, quella regola non vale più! >>, lo rassicurò Albus.
<< E tu non vuoi provare? >>.
<< Veramente io preferisco il ruolo di cacciatore, come mia madre. Penso che proverò il prossimo anno. I cacciatori sono al completo per adesso >>, rispose Albus.
I Serpeverde, che odiavano tutti i Grifondoro, nei confronti di Scorpius assumevano un atteggiamento da “amico tradito”. Si sentivano feriti nel profondo dal cambiamento di rotta di Scorpius.
Nel complesso, però, il ragazzo appariva più tranquillo. In una sola settimana il ragazzino che cercava di nascondersi nel sedile del treno, si era trasformato in un ragazzo un po’ più sicuro di sè. Tra le due entità, che Albus aveva visto combattere in lui durante lo smistamento, era prevalso il lato spavaldo. Camminava a testa alta e cercava di non dar peso alle occhiate e ai bisbigli che lo accompagnavano.
Anche Frank aveva preso la via dell’indifferenza nei loro confronti e questo suo atteggiamento ad Albus dispiaceva molto, perché voleva molto bene a Frank e nonostante tutto lo considerava ancora un amico.
Rose, Scorpius e Frank si dimostrarono subito gli studenti migliori del loro anno e questo non fece altro che aumentare l’astio di Frank nei confronti di Scorpius.
Gli insegnati non mostravano nessuno dei pregiudizi che, invece, sembravano essere così radicati negli studenti. Perfino Neville, o meglio il Professor Paciok - come Albus doveva chiamarlo a scuola - si comportava bene. La cosa stupì tanto Albus, quanto Scorpius. Infondo era stato il padre a raccontare a Frank dei misteri che circondavano i Malfoy: perché allora non dimostrava lo stesso disprezzo del figlio?
<< È un insegnante! Deve essere imparziale >>, diceva Scorpius.
<< È troppo semplice come spiegazione… >>, rispondeva Albus.
Certo, sarebbe stato utile sapere di quali gravi colpe si fossero macchiati i Malfoy, ma Albus non osava fare domande. Tanto meno voleva tradire la fiducia dell’amico chiedendo a qualcun altro.
Venerdì pomeriggio, Albus e Rose si diressero verso la casa di Hagrid per andare a fargli visita. Scorpius aveva preferito non venire. Albus sospettava che il ragazzino nutrisse un certo timore verso il mezzogigante. Durante il tragitto, Rose e Albus parlarono di Frank.
<< Ma non capisci che è geloso? >>, chiese Rose, esasperata.
<< Geloso? E di cosa? >> domandò stupito Al.
<< Oh, per l’amor del cielo, è così chiaro! Lui è sempre stato il tuo migliore amico e poi, all’improvviso, arriva Scorpius che si prende l’esclusiva >>, spiegò lei, come avrebbe fatto una maestra con un maghetto di tre anni. Questo atteggiamento irritava molto Albus.
<< Se lui non si fosse comportato da idiota, adesso noi saremmo ancora amici, ma lui insiste con i suoi pregiudizi… lo hai visto pure tu che Scorpius è un tipo a posto, no? >>, replicò Albus con un tono che non ammetteva repliche.
<< Si, si. Anche papà ha detto che stava scherzando sul fatto di non frequentarlo… >>, rispose Rose.
Albus rivolse gli occhi al cielo: tipico di Rose cercare l’approvazione dei genitori.
<< Comunque sia, geloso o no, Frank non ha il diritto di aggredire in quel modo Scorpius… >>.
<< Veramente è stato Scorpius ad aggredire Frank… >>, disse Rose maliziosa.
<< Lo avrei fatto anch’io se qualcuno avesse offeso la mia famiglia… >>, ma Albus si fermò improvvisamente.
Gli era venuta in mente una domanda che voleva rivolgere a Rose da un po’ di tempo.
<< Rose? >>, chiese titubante.
<< Uhm? >>.
<< Tu sai sempre tutto, no? >>.
<< Ma noooo!! Quasi… >>, rispose lei, ridendo.
<< Spiritosa! Comunque… mi chiedevo… tu sai cosa è… >>.
Avrebbe tradito il suo amico chiedendo a Rose?
In fondo non le faceva una domanda diretta…
<< Cosa? >>, lo incoraggiò la ragazza.
<< Un… Marchio Nero? >>, concluse imbarazzato.
<< Uhm… Marchio Nero hai detto? No, non credo di averlo mai sentito… ma perché lo vuoi sapere? >> chiese lei sospettosa.
<< Niente… non ha importanza >>, rispose Albus deluso.
<< Se vuoi posso fare una ricerca, anche se non so quanto tempo ci impiegherò. Ho molto da studiare e anche tu! >>, concluse Rose alzando il sopracciglio, gesto che la rendeva identica a sua madre.
Albus rifletté un attimo. La curiosità lo consumava.
<< Va bene, fai la tua ricerca, ma non dirlo a nessuno. Mi hai capito? Nes.Su.No! >>, scandì Al con sguardo minaccioso.
<< Non sarà qualcosa di illegale, vero?! >>, domandò Rose scandalizzata.
Ancora una volta Albus rivolse gli occhi al cielo.

Sabato mattina.
Selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro.
Dopo molti ripensamenti, Scorpius si era convinto a partecipare. Albus e Rose avevano deciso di accompagnarlo. Anche James si unì a loro, perché voleva tentare di entrare nella squadra come battitore.
Quando arrivarono, il campo era gremito di gente. A quanto pare Scorpius e James non erano gli unici ad ambire un posto nella squadra.
Emily Moon appariva nervosa. Era la sua prima prova come capitano, dato che quello precedente - Dennis Baston, che aveva ricoperto il ruolo di portiere - aveva concluso i sette anni a Hogwarts l’anno prima. I posti vacanti erano quello di cercatore, battitore (ne mancava uno) e portiere ovviamente.
Le selezioni iniziarono una mezzoretta più tardi e Emily se la cavò molto bene.
Per prima cosa divise i partecipanti in gruppi di sette e li fece volare in torno al campo, per vedere come si comportavano sulle scope. Fu una scelta azzeccata, perché in questo modo vennero scartati circa la metà degli studenti che si erano presentati. Scorpius e James erano spettacolari sulle loro scope.
Quando Emily fu certa che gli aspiranti giocatori rimasti sapessero volare in modo decente, cominciarono le selezioni vere e proprie.
I primi ad essere esaminati furono i battitori.
Emily doveva cercare il suo compagno ideale, visto che lei giocava nel ruolo di secondo battitore. Alla fine, dopo innumerevoli prove, rimasero in tre: James, alto e magro ma con una mira infallibile; un certo Alex Brown che aveva la fisionomia di un armadio; Minerva Nottingam anche lei molto grossa ma poco sveglia.
Emily giocò con tutti e tre uno alla volta.
La prova con Minerva fu un disastro: non aveva dei buoni riflessi e nemmeno una buona mira: colpì Emily in pieno naso, tanto è vero che la ragazza fu costretta a sospendere le selezioni per correre in infermeria.
Alex non era male, ma a causa della sua stazza non era molto agile e quindi non riusciva a stare dietro ai bolidi, come avrebbe voluto e dovuto.
James invece era agilissimo. La sua scopa e la sua mazza non perdevano un colpo. Inoltre, fin dal primo momento, lui ed Emily si capirono alla perfezione. Da come volavano, sembravano pensare con una sola testa.
Naturalmente fu scelto James, che con fare spavaldo e compiaciuto, si diresse verso le tribune.
Scorpius, Rose e Albus lo applaudirono festosamente.
Fu il turno dei portieri.
Anche questa fu una lunga selezione, soprattutto perché molti studenti non erano entusiasti di venire eliminati. Albus pensò al peggio, quando Emily dovette minacciare uno del settimo anno con la sua mazza, per convincerlo a lasciare il campo.
Dopo tante eliminazioni, Emily scoprì un vero talento: Sara Smith: una ragazza del sesto anno, così grossa da coprire tutti e tre gli anelli, ma dotata, allo stesso tempo, di una sensazionale agilità e capacità di intercettare ogni tipo di pluffa.
Arrivò il momento dei cercatori.
Scorpius era teso come un nervo di drago ed aveva assunto un colorito molto pallido. Nonostante ciò si comportò egregiamente in campo.
Gli aspiranti cercatori erano in tutto dieci. Emily li divise in coppie. Per ogni coppia, il capitano avrebbe lanciato una palla da ping-pong per tre volte: chi l’avrebbe presa per primo e per il maggior numero di volte, sarebbe passato al livello successivo.
Rimasero in cinque. Tra questi c’era anche Scorpius, che aveva acchiappato tre palline su tre.
Questa volta Emily fece giocare ognuno di loro con un boccino vero, controllando il tempo che impiegavano per acciuffarlo. Forse il capitano era un po’ troppo meticoloso nelle selezioni, ma era chiaro che voleva scegliere i migliori giocatori per non fare brutta figura.
Scorpius venne superato per alcuni millesimi di secondo da un tipo del settimo anno, Erni Thompson, che non aveva la corporatura tipica di un cercatore, ma che sicuramente aveva più esperienza di volo. Visto il piccolo divario tra i due, Emily decise di fare uno spareggio: chi avrebbe preso per primo il boccino, sarebbe entrato nella squadra.
<< Forza Scorpius! >>, urlò Albus.
<< Fai mangiare la polvere o l’aria o quello che è a quello scemo! >>, urlò a sua volta James che, come sempre, cercava di sdrammatizzare.
<< Buona fortuna! >>, strillò Rose.
Emily lasciò andare il boccino e i due ragazzi si alzarono in volo.
Scorpius sembrava un Asticello in confronto a Thompson, ma era molto veloce. Volarono, disegnando diversi cerchi in aria. La tensione sulle tribune era palpabile e il silenzio era assoluto. Improvvisamente Scorpius scese in picchiata. Thompson, credendo che il ragazzino avesse visto il boccino, si lanciò al suo inseguimento.
Ma si sbagliava!
<< Quel Thompson è un vero idiota! >>, esclamò James.
Scorpius aveva fatto una finta. Aveva visto il boccino alle spalle di Thompson, che invece non si era accorto di nulla. Per depistarlo, era sceso in picchiata. Mentre Thompson lo inseguiva ancora, ignaro di tutto, con uno sforzo disumano, Scorpius costrinse la sua scopa a virare verso alto, all’inseguimento del boccino. Finalmente Thompson parve rendersi conto del suo madornale errore.
Ma ormai era troppo tardi, perché, prima che l’abbondante corpo gli permettesse di girare il manico di scopa, Scorpius aveva già afferrato il boccino.
Il ragazzo, al settimo cielo, urlava di gioia.
Albus, Rose e James saltavano sulle panchine delle tribune, esultando felici. L’intera squadra di Grifondoro applaudiva. Non importava quali fossero le radici di Scorpius: la cosa che contava veramente era la sua abilità come cercatore.
Un po’ meno contento era Thompson, che cercò di protestare, farfugliando: << Preferite una Serpe…? >>.
Ma non riuscì a terminare la frase, perché l’intera squadra si parò di fronte a Scorpius con fare protettivo.
In testa al gruppo c’era Emily, che con sguardo minaccioso, disse: << Se hai un problema con il nostro cercatore, allora hai un problema con tutti noi >>.
Accanto a lei, mazza alla mano, c’era James, che rivolse un ghigno poco rassicurante a Thompson.
Chissà come, l’energumeno riuscì a smaterializzarsi nel giro di due secondi. Scorpius raggiunse Albus.
<< Hai fatto bene a convincermi a partecipare! Se non fosse stato per te, sarei ancora nel mio letto a piagnucolare >>, disse, sorridendo riconoscente.
<< Figurati… sei stato spettacolare! >>, si complimentò Albus.
E mentre si dirigevano verso gli spogliatoi, ripercorsero i momenti più importanti delle selezioni, per filo e per segno.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cattive notizie ***


Cattive notizie



Dal momento stesso in cui Scorpius entrò a far parte della squadra di Grifondoro, le cose migliorarono nettamente per lui. Dato che Scorpius era il primo studente che diventava cercatore a soli undici anni, dopo Harry Potter, tutti iniziarono a non far caso al suo nome.
Adesso le esclamazioni del tipo << Ehi, Malfoy! Tutto bene? >>, non erano più accompagnate da un vago tono di minaccia e disprezzo. Adesso tutti sembravano entusiasti di lui e della sua bravura come cercatore.
Tutti lo ammiravano, o meglio, quasi tutti!
In effetti, Frank Paciok e gli altri due compagni di dormitorio - di cui Albus aveva finalmente scoperto i nomi: Lee Junior Jordan e John MacDougal - non avevano cambiato il loro atteggiamento.
Lee Junior e John volevano essere solidali nei confronti Frank, questo Albus lo poteva comprendere. Ciò che Albus non capiva era l’accanimento di Frank.
Per lui era un mistero.
Se gli altri avevano accettato Scorpius, perché non poteva farlo anche lui?
Ma i problemi di Scorpius erano altri adesso.
<< Ho bisogno di una scopa! >>, diceva da circa mezz'ora.
Albus e Scorpius stavano pranzando, dopo aver affrontato una doppia lezione di Pozioni con Lumacorno.
<< Questo lo hai detto circa venti volte ormai >>, rispose stancamente Albus.
<< Non capisci! Non posso giocare con la scopa della scuola. È già un miracolo che sia riuscito a superare le selezioni con quel catorcio! >>, si lamentò Scorpius, leggermente irritato dalla mancanza di interesse che mostrava Albus.
<< Se solo avessi la mia Nimbus Tremila e due! >>, esclamò, sognando ad occhi aperti. << Chiedi a tuo padre di mandartela >>, suggerì Albus con non curanza.
<< Si, certo, come no! Oggi gli scrivo per dirgli: “Caro papà, potresti mandarmi la mia scopa, mi servirebbe per giocare a Quidditch da Cercatore. Ah, dimenticavo! La mia prima partita non sarà con i Serpeverde, ma contro i Serpeverde! >>, rispose sarcasticamente.
<< Quindi sei ancora intenzionato a non dirgli nulla? >>, chiese incredulo Albus.
<< Certo! >>, rispose Scorpius.
<< Sono sicuro che tuo padre vorrebbe assistere alla tua prima partita! >>, provò a convincerlo Albus.
Il biondo fece finta di non aver sentito.
Albus sospirò: non c'era modo di fargli cambiare idea.
<< Se proprio non vuoi scrivere a tuo padre, potremmo chiedere ad Hagrid di andare a comprarne una per te! >>, suggerì il piccolo Potter.
<< Ma per i soldi dovrei sempre contattare mio padre, quindi il risultato sarebbe lo stesso >>, rispose l'altro mestamente.
<< E va bene! Ti presterò il mio manico di scopa! >>, esclamò arrabbiato Albus.
<< Cosa? >>.
<< Hai capito bene! Vado a scrivere a mio padre. Gli chiedo di mandarmela il più presto possibile. È una Nimbus Tremila, credi che possa andare bene comunque? >>, domandò sarcasticamente Albus, un tantino irritato.
<< Beh, se non c'è di meglio… >>, scherzò Scorpius.
<< Ah! Fai pure lo schizzinoso! >>.
Dopo pranzo, i due piccoli Grifondoro inviarono la lettera al padre di Albus, utilizzando un gufo della scuola.

Qualche giorno più tardi, Albus e Scorpius andarono a far visita ad Hagrid.
Finalmente Albus era riuscito a convincere l'amico a venire con lui.
Rose non si era unita ai due ragazzini, perché – ufficialmente - doveva studiare, in realtà era impegnata con una certa ricerca segreta...
<< Ciao ragazzi, entrate! >>, esclamò Hagrid quando aprirono la porta.
<< Ciao Hagrid, ti presento il mio amico Scorpius! >>, disse Albus.
<< Piacere… >>, bisbigliò Scorpius.
<< Per tutti gli ippogrifi! Sei preciso a tuo padre! >>, esclamò sorpreso Hagrid.
Scorpius trattenne il respiro.
<< Però mi hanno detto che sei molto più bravo come Cercatore >>, continuò Hagrid facendogli l'occhiolino.
Scorpius riprese a respirare e sorrise.
Si era aspettato un comportamento alla Frank Paciok, da parte di Hagrid?
Parlarono di Quidditch, delle imminenti partite e delle lezioni per un'oretta circa.
<< Ah, ma non sapete una cosa! >>, disse improvvisamente Hagrid, << Sto pensando di farci una sorpresina a quelli del settimo anno! >>.
<< Di cosa stai parlando? >>, domandò Albus curioso.
<< Mi promettete di non dirlo a nessuno? Deve essere una sorpresa! >>, chiese Hagrid con fare cospiratorio.
Al e Scorpius annuirono.
<< Vorrei organizzare una lezione sui draghi per quelli del settimo anno! >> annunciò tutto orgoglioso, ma i due ragazzini non colsero immediatamente il vero significato della frase: organizzare una lezione sui draghi.
<< Ho chiesto il permesso al preside… si sa che i draghi sono un pochino permalosi e burloni… >>, continuò Hagrid con lo sguardo perso nelle sue fantasie.
<< Ehm… permesso per cosa? >>, chiese timidamente Scorpius.
<< Ma per portare un drago qui, no? >>.
<< Per qui, intendi a Howgarts? >>, domandò atterrito Albus.
<< Ma certo! Come faccio a fare una lezione sui draghi, senza i draghi! Ho parlato con tuo zio Charlie e lui ha detto che… >>.
<< Non cambi mai, vero Hagrid? >>, chiese una voce profonda, allegra e molto familiare alle loro spalle.
Quando Albus si voltò, emise un unico urlo << PAPà! >>.
E corse ad abbracciare il padre, incurante della presenza di altre persone nella stanza.
<< Cavolo! Che ci fai qui, Harry? >> chiese stupito Hagrid.
<< Sono venuto a trovare Neville >>, rispose l'Auror.
<< Come mai? >>, domandò Albus.
<< Suo padre non sta bene e… sono venuto a vedere se aveva bisogno di aiuto >>, spiegò suo padre.
<< Il nonno di Frank sta male? Più male del solito? Da quando? >>, chiese Al preoccupato.
Il piccolo Potter sapeva che i nonni di Frank erano ricoverati al San Mungo da molti anni. Dei maghi malvagi li avevano torturati fino alla pazzia. Albus non sapeva molto di più, perché nessuno in famiglia amava parlare di quell’argomento e nemmeno lui aveva voluto indagare, perché quel fatto gli faceva venire i brividi.
<< Si! Qualche mese fa ha iniziato a rifiutare il cibo, hanno dovuto usare la magia per nutrirlo. Nonostante ciò un mese fa è entrato in coma >>, raccontò con tono lugubre Harry.
<< Non ne sapevo niente! >>, esclamò Hagrid.
<< Nemmeno io, l'ho saputo per caso ieri. A quanto pare Neville non aveva voglia di raccontarlo in giro >>, spiegò ancora il padre di Albus.
<< E Frank lo sa? >>, chiese titubante Albus.
<< Si, purtroppo. Neville è preoccupato per suo figlio, perché è molto legato a suo nonno… >>.
Calò il silenzio per qualche minuto.
E Albus pensò che, forse, la rabbia di Frank non fosse dovuta solamente alla presenza di Scorpius tra i Grifondoro.
Poi Harry parlò con voce un po' più allegra.
<< In realtà avevo anche una consegna da effettuare! >>.
Con un leggero movimento di bacchetta, fece comparire la scopa di Albus, la Nimbus Tremila. Scorpius, che fino a quel momento si era messo in un angolino, attento a non farsi notare, emise un impercettibile suono di stupore.
<< Tu devi essere Scorpius, lieto di conoscerti! Al mi ha parlato molto di te nelle lettere >>, disse Harry, porgendogli la mano.
Scorpius prese la mano dell'Auror e disse: << Piacere mio e grazie… per la scopa, intendo >>.
Il ragazzo sembrava leggermente intimorito, ma sereno.
Trascorsero alcune ore, durante le quali parlarono del più e del meno, raccontandosi novità e vecchi aneddoti.

Qualche ora più tardi nella Sala Comune…
<< Tuo padre è molto simpatico. Ho sempre pensato che il Capo Dipartimento degli Auror fosse un tipo severo, duro e freddo >>, disse pensieroso Scorpius mentre scriveva cinquanta centimetri di pergamena per il tema di Trasfigurazione.
Albus invece si stava esercitando a far volare la sua piuma.
<< Wingardium… lo è, quando lavora… >>, rispose Albus interrompendo l'esercizio, << Ma a casa è del tutto diverso >>.
<< Mi dispiace per Frank >>, disse sinceramente Scorpius, << Deve stare proprio da schifo. Non lo biasimo per come si comporta con me >>.
Albus non riusciva a capire l'amico: va bene essere dispiaciuti, ma lui, Albus, non riusciva a giustificare il comportamento di Frank. Non era giusto che riversasse tutta la sua rabbia e il suo dolore su Scorpius.
Che colpa aveva il piccolo Malfoy se il nonno di Frank stava male?
Nonostante ciò, quella sera, i due amici decisero di non far parola con nessuno di quello che avevano saputo da Harry. Albus era sicuro che Frank non gradisse pubblicità in merito a questo argomento.
<< Sbagli il movimento del polso >>.
Albus venne riportato alla realtà dalle parole dell'amico.
<< Accidenti! In classe mi era riuscito… Wingardium Leviosa! >>.
BUUUUUM!!
Invece di volare, la piuma era esplosa.
Albus era ancora leggermente intontito, quando si accorse che il piccolo biondo era piegato in due dalle risate.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Aggressione ***


Aggressione



Le giornate trascorrevano velocemente e in un batter d’occhio, settembre era già passato, lasciando il posto ad ottobre.
La prima partita di Quidditch della stagione si sarebbe tenuta all’inizio di novembre. Scorpius era sempre impegnato con gli allenamenti. Emily Moon, il capitano, era molto irascibile sull’argomento, perché quella sarebbe stata la sua prima partita come capitano. Per lei era vitale vincere.
Ma anche per Scorpius si trattava di una prova importante. Avrebbe giocato nella squadra di Grifondoro contro i Serpeverde: se avesse vinto, avrebbe finalmente dimostrato a tutti di meritarsi un posto tra i Grifondoro. Se avesse perso… i Serpeverde avrebbero avuto la loro rivincita.
Dopo tutto quel tempo, Scorpius non aveva ancora raccontato la verità ai suoi genitori.
<< Fammi capire una cosa: che cosa gli hai detto di preciso? >>, chiese Albus mentre facevano colazione.
<< Proprio niente! >>, rispose tranquillo Scorpius.
<< Come? >>.
<< Hai capito bene. Non mi hanno fatto una domanda diretta e quindi li ho lasciati credere quello che volevano! >>, spiegò Scorpius sorridendo, come se avesse compiuto una gran bravata.
Albus era allibito, quasi disgustato.
<< Vuoi dire che gli hai fatto intendere di essere stato smistato a Serpeverde? >>.
Non voleva crederci.
<< Non gli ho detto un bel niente. Sono stati loro a trarre le conclusioni sbagliate. Per il momento sono contenti così, non sarò certo io la causa della loro infelicità! >>, replicò Scorpius con quell’aria soddisfatta.
<< Tu ti vergogni di essere un Grifondoro! >>, esclamò Albus arrabbiato.
<< Cosa? Non è vero, io adoro essere un Grifondoro! >>, rispose scandalizzato Scorpius.
<< Allora perché ti comporti come un vigliacco? >>, chiese Albus accigliato e prima che Scorpius potesse ribattere, Albus se ne andò.
Entro l’ora di pranzo, però, i due ragazzini fecero la pace.

<< Bene ragazzi! Credo che per oggi sia tutto. Datevi una ripulita e poi filate dritto a cena. Scorpius? Complimenti per il tuo tema sul Tranello del Diavolo. È articolato e preciso, soprattutto nella parte in cui descrivi i modi per non farsi stritolare. Ti sei guadagnato venti punti per Grifondoro! >>, disse il professor Paciok, che era sempre molto allegro e cordiale con tutti gli studenti.
Albus sapeva che si trattava solo di una facciata: Neville soffriva per il padre, ma non voleva scaricare il suo dolore sugli alunni.
<< Grazie professore! >>.
Scorpius sorrideva felice.
<< Frank? Puoi rimanere un attimo? Devo parlarti… >>, chiese il professore a suo figlio, mentre gli altri studenti uscivano dalla serra. Frank con aria sorpresa rimase indietro.
Dieci minuti più tardi, Albus e Scorpius camminavano tranquilli in corridoio, diretti alla Sala Comune.
Improvvisamente qualcuno urlò: << WINGARDIUM LEVIOSA! >>.
Prima che i due ragazzini potessero rendersene conto, qualcosa di duro, grosso e pesante atterrò sulla spalla di Scorpius, che per il peso dell’oggetto cadde a terra.
Albus si rivolse verso l’aggressore e rimase pietrificato per lo stupore.
A qualche metro di distanza, Frank Paciok ansimava affannosamente e teneva stretta in un pugno la sua bacchetta. Il volto era stravolto da una smorfia di disprezzo. Sembrava che il ragazzo stesse provando un vero e proprio dolore fisico.
<< Frank, sei impazzito? >>.
A giudicare dalla sua faccia, pareva proprio di si.
Albus si chinò su Scorpius per aiutarlo ad alzarsi. Frank aveva fatto volare l’elmo di un’armatura proprio sulla spalla dell’amico.
Il giovane Potter non poteva crederci. Non era da Frank colpire qualcuno alle spalle. Era come se il suo vecchio amico si fosse trasformato in un’altra persona.
<< PACIOK! >>.
Fu strano sentire la voce di Neville chiamare suo figlio per cognome.
Il viso di Frank divenne immediatamente pallido.
<< Come ti sei permesso di fare una cosa del genere? Sono veramente deluso da te. Non ti ho insegnato a colpire alle spalle, tanto meno ad aggredire le persone! >>.
Adesso Neville era veramente il professor Paciok!
Frank non parlava. Aveva lo sguardo fisso sul pavimento.
<< Venti punti in meno per aver usato la magia in corridoio che, come ben sai, è vietato dal regolamento della scuola. Inoltre verranno tolti alla tua casa altri venti punti per aver aggredito alle spalle un compagno di scuola! >>, decretò il professor Paciok.
<< Ma papà! >>, si lamentò debolmente Frank.
<< Devi ricordarti che qui non sono solo tuo padre. Vai dal direttore della tua casa e digli che deve assegnarti una punizione. Ti aspetto dopo cena nel mio ufficio: dobbiamo fare una chiacchierata! >>, disse tutto di un fiato il professor Paciok.
Quando Frank fu andato via, Neville chiese a Scorpius: << Come ti senti? >>.
<< Mi fa male la spalla! >>, rispose il biondino.
<< Allora andiamo: ti portiamo in infermeria >>, concluse Neville.

Un’oretta dopo, Albus e Neville uscirono dall’infermeria.
Scorpius avrebbe passato la notte lì, per ordine di Madama Chips.
Mentre percorrevano insieme il corridoio, Albus chiese a Neville: << Come sta tuo padre? >>.
Non riusciva a dargli del lei: per Albus, Neville era come uno zio.
<< Harry te l'ha raccontato, non è vero? >>, domandò a sua volta Neville.
Albus annuì.
L’uomo sospirò.
<< È peggiorato. Non credo che gli rimanga molto da vivere >>.
Nel sentire quelle parole, Albus rabbrividì.
Poi rivolse lo sguardo all’amico di suo padre: il suo viso lasciava trasparire una grande sofferenza.
<< Dopo la lezione l’ho comunicato a Frank e come hai potuto vedere, non l’ha presa bene >>, spiegò il professore.
<< Mi dispiace tanto >>, disse Albus.
<< A me dispiace che Frank si comporti in questo modo >>, replicò tristemente Neville.
<< Perché se la prende con Scorpius? >>
La domanda gli era scivolata fuori dalla bocca, senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Neville e Albus si fermarono contemporaneamente.
Il professore guardò dritto negli occhi il ragazzino e rispose: << Devi chiedere a tuo padre, non è compito mio raccontarti queste cose, mi dispiace. Adesso ti devo lasciare: Frank mi sta aspettando >>.
<< Si, certo! Buona notte >>.

Albus era veramente irritato.
Perché tutti conoscevano quel misterioso segreto e lui no?
Perché suo padre non gli aveva raccontato nulla?
Era veramente stufo di questa storia.
Perso nei suoi pensieri, per poco non andò a scontrarsi contro sua cugina Rose.
<< Al! È una vita che ti cerco! >>, esclamò lei affannata.
<< Che cosa è successo? >>, chiese Albus allarmato.
Quante cose ancora doveva sopportare quella sera?
<< Ti volevo comunicare che ho finito la mia ricerca… >>, rispose lei abbassando la voce.
<< Secondo te, cosa me ne può importare a me, se hai finito di fare i compiti?, domandò Albus con tono sarcastico.
<< Che cosa hai capito!? Ho trovato notizie sul Marchio Nero! Sono settimane che mi faccio in quattro per te e tu… >>.
<< Il Marchio Nero! >>, esclamò Albus colpendosi la fronte.
<< Andiamo in biblioteca… >>, propose Rose seccata, rivolgendo gli occhi al cielo.

<< Ricapitoliamo: mi stai dicendo che… >>.
<< Il Marchio Nero è il simbolo di Lord Voldemort, il più potente mago oscuro mai esistito. I suoi seguaci, noti come Mangiamorte, portavano quel simbolo impresso a fuoco sulla pelle. Lo usavano per comunicare tra loro o chiamare il loro padrone >>, recitò a memoria Rose per la terza volta.
Albus avrebbe voluto scomparire.
Scorpius era figlio di un Mangiamorte?
<< Al? >>, lo chiamò Rose preoccupata.
<< Uhm… >>, rispose lui, perso nei suoi pensieri.
<< Perché mi hai chiesto di fare questa ricerca? >>, chiese lei.
Albus non rispose ma, imbarazzato, rivolse lo sguardo verso Madama Pince, che stava spolverando alcuni scaffali.
<< Riguarda Scorpius, non è vero? >>, tentò lei.
Albus si voltò immediatamente verso la cugina.
<< Come fai a saperlo? >>, domandò stupito.
<< Credo che tu dovresti leggere questo. Nemmeno io ne sapevo nulla. Non capisco perché i nostri genitori abbiano deciso di non raccontarcelo! >>.
Così dicendo Rose porse un libro ad Albus.
Il ragazzo ne lesse il titolo: << Storia della Magia Contemporanea >>.
<< Vai al capitolo dodici >>, gli consigliò la ragazzina.
Emozionato ed intimorito, Albus aprì il libro e lesse ad alta voce il titolo del capitolo dodici: << Lord Voldemort e Harry Potter, Colui Che Ha Liberato Il Mondo Magico >>.

_______________

Note Autore:
Come sempre, ringrazio tutti quelli che inviano le recensioni e che continuano a seguire la mia ff.
Per Natalia: hai capito alla perfezione il personaggio del mio Scorpius. Sono contenta che le mie intenzioni vengano capite.
Sono affezionata a questo ragazzino, dal passato difficile e ho cercato di descrivere la sua personalità al meglio. Spero di esserci riuscita.
Continuate a leggere.
Baci Vannagio

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Verità scottanti ***


Verità scottanti



Mezzanotte.
Albus era sdraiato sul letto, con le tende chiuse.
Nonostante l’ora tarda, non aveva sonno.
Aveva terminato di leggere il capitolo dodici del libro “Storia della Magia Contemporanea” da circa mezz’ora, ma non riusciva a darsi pace.
Il contenuto di quel libro lo aveva profondamente scioccato.
Albus aveva già sentito parlare di Lord Voldemort e della sua terribile malvagità, ma mai e poi mai avrebbe pensato che suo padre e i suoi zii, così come tutta la sua famiglia e tutti i suoi amici, fossero direttamente implicati in quella faccenda. Soprattutto gli dava fastidio il fatto che nessuno si fosse preso la briga di raccontarglielo.
Insomma!
Suo padre era un eroe, famoso in tutto il mondo magico: non era diritto di Albus saperlo?
Poi c’erano i Mangiamorte…
Tra i vari nomi, spiccava quello dei Malfoy.
Adesso capiva il perché del comportamento dei suoi compagni. Ma il problema era un altro…
“Adesso che sai, come ti comporterai?”, si chiese Albus.
Cosa provava adesso per il suo amico?
In fondo Scorpius non aveva nessuna colpa: non aveva scelto lui di nascere in una famiglia di Mangiamorte. Era anche vero che l’amico aveva aggredito Frank, per difendere l’onore della sua famiglia.
Poteva biasimarlo per questo?
“Basta! Devo parlare con Scorpius”, pensò.
Ma come avrebbe raggiunto l’infermeria, senza farsi beccare?
La risposta arrivò immediatamente. Saltò giù dal letto e cercando di fare il minor rumore possibile, per non svegliare i compagni, aprì il suo baule. Dopo aver rovistato tra le cianfrusaglie per qualche minuto, trovò quello che stava cercando.
Era un indumento molto strano: fluente, grigio argentato, stranissimo al tatto, come se fosse fatto con l’acqua.
Albus indossò il Mantello dell’Invisibilità, che suo padre gli aveva regalato e subito divenne completamente invisibile.
Albus ricordava come se fosse ieri il giorno in cui lo aveva ricevuto.

Qualche giorno prima che James partisse per il suo primo anno a Hogwarts, il padre aveva chiamato i due fratelli, per mostrare loro due strani oggetti.
<< Questi appartenevano a vostro nonno >>, spiegò il padre.
In mano teneva un mantello e una pergamena sgualcita.
<< Si tratta del Mantello dell’Invisibilità e della Mappa del Malandrino. Il primo rende invisibile all’occhio umano, il secondo è una mappa dettagliata del castello di Hogwarts >>, spiegò ancora l’uomo.
Gli occhi dei due bambini brillavano di eccitazione.
<< Potete sceglierne uno ciascuno >>.
Senza alcun indugio e senza alcun litigio - cosa strana per i due piccoli Potter - James scelse la mappa e Albus il mantello.
Il più giovane dei fratelli Potter, infatti, amava la tranquillità e odiava stare al centro dell’attenzione: l’idea di andarsene in giro, lontano da occhi indiscreti, era molto allettante per lui.
James, al contrario, faceva di tutto per attirare l’attenzione su di sé, quindi scelse la mappa: oggetto utilissimo per chi ha in mente di combinarne delle belle.
<< Grazie papà, questa mappa è straordinaria >>, esclamò James, abbracciando il padre.
<< Si, grazie >>, concordò Albus, << E Lily? >>, chiese poi timidamente.
<< L’ho fatta scegliere per prima, visto che è una signorina >>, rispose il padre.
<< E cosa ha ottenuto? >>, domandò James sospettoso.
<< Vostra sorella ha scelto due specchi che appartenevano al mio padrino Sirius e a mio padre. Sono specchi magici che permettono a due persone di comunicare tra di loro, anche se lontane. Ho una raccomandazione da farvi, però >>, disse Harry, << Potrete utilizzare questi oggetti solo a scuola. Mi riferisco soprattutto a te, Albus. Vostra sorella ha già accettato la mia condizione >>.
<< Va bene >>, promisero ubbidienti i due fratelli.

Finalmente Albus avrebbe potuto usare il regalo di suo padre.

Il ragazzo aveva raggiunto l’infermeria. Fortunatamente la porta non era stata chiusa a chiave, così entrò e si diresse verso il letto dove dormiva Scorpius.
Si sfilò di dosso il mantello e cercò di svegliare l’amico.
<< Scorpius? Scorpius! Svegliati, devo parlarti! >>, bisbigliò Albus.
<< Uhm… ma cosa…? Al!! >>, esclamò Scorpius sorpreso e assonnato.
<< Parla piano o Madama Chips ci sentirà! >>, lo avvertì Albus.
<< Ma come… >>.
<< Non ha importanza in questo momento… devo parlarti… >>.
E sempre bisbigliando, con un po’ di imbarazzo, Albus raccontò a Scorpius quello che aveva scoperto.

<< Beh, sai tutto! Non capisco che cosa tu sia venuto a fare qui >>, disse Scorpius con asprezza.
<< Volevo conoscere la tua versione e il tuo punto do vista >>.
<< Avrei preferito che tu lo chiedessi a me direttamente, invece di assegnare a Rose ricerche segrete! >>.
Albus abbassò gli occhi, consapevole di aver ferito l’amico.
<< Mi dispiace: so di aver sbagliato e di non aver mantenuto la promessa che ti avevo fatto. Non sapevo come chiedertelo. Pensavo che non avresti voluto parlarmene e avevo il disperato desiderio di dimostrare a tutti che… >>.
<< Che la mia famiglia non fosse malvagia? >>, continuò sarcastico Scorpius.
Albus si sentiva un verme.
Scorpius, che fino a quel momento aveva mantenuto un tono duro ed altezzoso, improvvisamente divenne triste e malinconico.
<< Quello che hai letto è vero. Nella mia famiglia ci sono stati molti Mangiamorte. La mia pro-zia, Bellatrix Lestrange, e suo marito sono i maghi che hanno torturato, fino alla follia, i nonni di Frank. Ora capisci perché non lo biasimo per come si comporta nei miei confronti? >>.
Albus trattenne il respiro.
<< Mio nonno era un Mangiamorte. È morto ad Azkaban tanti anni fa. Anche mio padre ha impresso sul braccio il Marchio Nero ma non è stata una sua scelta. Il Signore Oscuro minacciava di uccidere i suoi genitori, se non avesse fatto quello che lui desiderava. Ma come ti ho già detto, non ha mai ucciso nessuno: si è pentito delle sue scelte. Se non ci credi, chiedilo a tuo padre! >>, raccontò Scorpius disperato.
<< Lui ha garantito per mia nonna e mio padre; grazie a tuo padre non sono finiti ad Azkaban come mio nonno… adesso sai perché tutti mi odiano, adesso sai perché tutti pensano che non dovrei far parte di Grifondoro >>.
Il biondino aveva gli occhi umidi.
<< Tu sei un Grifondoro: pensavo che su questo fossimo d’accordo, ormai >>, cercò di scherzare Albus, << Il Cappello Parlante… >>.
<< Non è stato il cappello a decidere, sono stato io >>, confessò con un filo di voce Scorpius.
<< Come? >>, chiese incredulo Albus.
<< Secondo te, perché ha impiegato tutto quel tempo per smistarmi? All’inizio non sapeva dove mettermi. Ha preso in considerazione tutte le case. Alla fine stava per mandarmi a Serpeverde e mi sono opposto: non volevo far la fine della mia famiglia. Volevo essere un Grifondoro, come Harry Potter, Colui Che Ha Liberato il Mondo Magico, colui che ha salvato mio padre… come lo chiamo io. Ho perso qualche minuto per convincere il Cappello Parlante, ma poi ha esaudito il mio desiderio. Non sono un Grifondoro, sono un Serpeverde! >>, concluse Scorpius coprendosi il viso con le mani.
Albus era stupito di quella confessione.
Scorpius non osava guardarlo negli occhi, come se il ragazzo fosse sicuro che, molto presto, Albus sarebbe scappato via da lui, ripudiandolo come amico.
<< Ascolta, Scorpius: non c’è nulla di male nell’essere un Serpeverde. Le persone che finiscono in quella casa non sono tutte malvagie: non diventano tutti maghi oscuri. L’uomo di cui porto il nome, Severus Piton, ne è la dimostrazione. Anche tuo padre non è malvagio.
<< Detto questo… tu sei un Grifondoro, come me e come mio padre! Anche a noi il cappello ha proposto di andare a Serpeverde; anche noi, come te, abbiamo scelto Grifondoro. Smettila di auto-commiserarti e comportati come si addice alla tua Casa! >>, esclamò Albus.
Scorpius appariva sconvolto.
<< Dici sul serio? >>.
<< Come ti ho detto qualche settimana fa, niente potrà influenzare l’opinione che ho di te. Sei mio amico… un buon amico: punto e basta! >>.
I due ragazzini si fissarono a vicenda per alcuni secondi e poi si abbracciarono.
Le parole non erano necessarie. Il viso di Scorpius trasudava gratitudine e felicità.
Dopo qualche minuto, Albus indossò il mantello e tornò al dormitorio, con il cuore molto più leggero rispetto a prima.
Sia Scorpius che Albus si erano tolti un grosso peso dallo stomaco.
Adesso niente avrebbe ostacolato la loro amicizia.

Ultima settimana di ottobre.
Nulla era cambiato. A dire la verità, i due ragazzini sembravano amici più di prima.
Mentre facevano colazione, James corse da loro e annunciò: << Sapete la novità? Domani arriverà un drago! Un drago vero! >>.
Molti, per lo stupore, lasciarono scivolare a terra quello che avevano in mano. << Cosa? >>, chiese Scorpius a bocca aperta.
<< Avete capito bene. Hagrid terrà una lezione sui draghi per gli studenti dell’ultimo anno. A quanto pare, ha chiesto al Preside il permesso di farne portare uno qui dallo zio Charlie e il Preside ha acconsentito >>, raccontò James in preda all’eccitazione.
<< E tu come lo sai? >>, domandò Albus sospettoso.
<< Ho appena incontrato lo zio Charlie, che è venuto per discutere con Hagrid dei dettagli. Questa lezione non me la perderò per nessuna cosa al mondo! >>, esclamò infine.
<< Non puoi seguire una lezione del settimo anno >>, disse Rose, che passando vicino al tavolo dei Grifondoro, aveva sentito la loro conversazione.
<< Nessuno ti ha chiesto niente >>, replicarono contemporaneamente James, Albus e Scorpius, lanciandole un’occhiata torva.

Sembrava che nessuno avesse voglia di perdersi l’evento. Infatti, il giorno dopo, per la prima volta da quando Hagrid era diventato insegnante, Cura delle Creature Magiche fu seguita con la massima attenzione da un gran numero di persone, che ovviamente non appartenevano solo al settimo anno. Perfino Rose era arrivata alla conclusione che in quel caso valesse la pena infrangere le regole.
Hagrid era al settimo cielo.
Gli altri insegnati furono costretti a sospendere le loro lezioni, per permettere a tutti di assistere.
<< Allora ragazzi >>, iniziò Hagrid, << Per la mia lezione, dovremmo recarci nella Foresta Proibita >>.
A quella notizia, un leggero nervosismo si propagò tra la folla, ma nonostante ciò nessuno si oppose.
Dopo aver camminato per qualche minuto, raggiunsero un grande recinto nel quale si trovava il drago. Lo zio Charlie li stava aspettando accanto alla recinzione.
<< Vi presento Charlie Weasley. Alleva Draghi in Romania ed è stato così carino da portarci un draghetto. Si tratta di un Dorsorugoso di Norvegia. Non dovete averci paura, perché è un cuccioletto, piccolo, piccolo. Per evitare complicazioni è stato legato >>, spiegò Hagrid tutto orgoglioso di sé.
In effetti, notò Albus, Hagrid aveva ragione: si trattava di un cucciolo di drago, ma definirlo piccolo ed indifeso, secondo lui, era un po’ azzardato. Raggiungeva le dimensioni della macchina di suo zio Vernon, possedeva lunghe zanne affilate, sputava fuoco e la coda terminava con degli spuntoni tremendamente appuntiti.
<< Per favore, chi di voi porta qualcosa di rosso addosso, lo tolga immediatamente. I draghi vengono innervositi da questo colore >>, disse lo zio Charlie, con tono professionale.
Molti ragazzi di Grifondoro si sfilarono le sciarpe color porpora e le misero chi in borsa, chi in tasca.
La lezione durò due ore.
Hagrid con l’aiuto di Charlie spiegò tutto: come si allevano i draghi, a cosa possono essere utili, come si guariscono i morsi di drago e tutto quello che era necessario sapere per diventare un buon allevatore. Poi Charlie diede delle dimostrazioni pratiche, lasciando tutti con il fiato sospeso, ogni volta che le fiamme venivano scagliate ad una manciata di centimetri dalla sua faccia.
Quando Hagrid annunciò la fine della lezione, ci fu un << No! >> di protesta generale. Tutti volevano rimanere per assistere alle imprese di Charlie.
<< Non vi preoccupate: le lezioni sui draghi dureranno una settimana >>, annunciò Hagrid, scatenando urla di gioia tra gli studenti e lamenti di esasperazione tra gli insegnanti.
Quando tutti se ne furono andati, Rose, Albus, Scorpius e James si attardarono qualche minuto per salutare lo zio Charlie e complimentarsi con Hagrid.
<< Vi è piaciuta la lezione? >>, chiese un po’nervoso Hagrid.
<< Certo! >>, esclamò Rose.
<< È stata mitica! >>, si unì a lei Albus.
<< Memorabile >>, dichiarò James.
<< Insuperabile >>, concordò Scorpius.
<< Grazie >>, mormorò commosso Hagrid.
Charlie rise.
<< Lo volete sapere un segreto? >>, chiese Hagrid, asciugandosi gli occhi, << Questo piccolino qui è il pro-pro-pronipote di Norberta! Vi ricordate di lei? Vi ho raccontato la sua storia, quando eravate piccini >>, disse Hagrid, con uno sguardo da mamma-orgogliosa-del-suo-figlioletto.
I ragazzi alzarono gli occhi al cielo… tutti tranne Scorpius, che invece rivolse ad Albus uno sguardo interrogativo.
<< Poi ti spiego… >>, bisbigliò il piccolo Potter sorridendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Fuoco, fiamme e acqua ***


Fuoco, fiamme e acqua



Mancavano meno di dieci giorni alla prima partita della stagione del Campionato di Quidditch: Grifondoro contro Serpeverde.
La squadra di Grifondoro si allenava ogni giorno. Emily Moon era più irascibile che mai e aveva preso l’abitudine di partecipare agli allenamenti, indossando la sua divisa di capitano rossa scarlatta.
Qualche giorno dopo la memorabile lezione sui draghi, Albus e Rose decisero di andare ad assistere ad un allenamento, per incoraggiare Scorpius e James. La squadra era in ottima forma.
James e Emily funzionavano benissimo insieme come battitori.
Lo stesso si poteva dire dei tre cacciatori: Tom Wilson, Jessica Robbinson e Naomi Vector.
Sara Smith, il portiere, non perdeva un colpo e Scorpius era semplicemente magnifico. Con la scopa di Albus, era in grado di fare delle prese incredibili sul boccino.
Con una squadra del genere, Grifondoro aveva la vittoria in pugno.
Mentre seguiva gli allenamenti, Albus si accorse che sulle tribune, a qualche metro di distanza da loro, c’era Frank in compagnia di Lee Junior e John. Frank aveva un’aria molto triste.
“Forse suo nonno è peggiorato ancora”, pensò Albus.

L’allenamento stava per giungere al termine.
Tutto accadde molto in fretta…
Inizialmente Albus non si accorse di nulla, perché stava ammirando Scorpius, che a cavallo della Nimbus Tremila eseguiva delle capriole mozzafiato.
All’improvviso sua cugina Rose urlò. Albus rivolse lo sguardo al campo e quello che vide accadde nel giro di pochi minuti.
Il “piccolo” drago era piombato nel campo di Quidditch. Sospeso a mezz’aria, aveva puntato Emily, che presa dal panico non era riuscita a reagire. Con la coda, l’enorme bestione aveva disarcionato la ragazza dalla scopa.
Emily precipitò sul prato sottostante. Non era svenuta, ma non riusciva a rimettersi in piedi. Purtroppo il drago non era disposto a lasciarla in pace.
“Il rosso lo innervosisce! >>, disse Rose e poi urlando con tutto il fiato che aveva in gola, << TOGLITI LA DIVISA, EMILY! >>.
Ma la ragazza non ne ebbe la possibilità. Infatti, il drago aveva lanciato una fiammata nella sua direzione e lei aveva avuto appena il tempo di scansarla.
Nel frattempo il resto della squadra cercava di distrarre il drago, per dare il tempo al suo capitano di scappare. James cercava di colpirlo con la mazza, avvicinandosi pericolosamente al testone del lucertolone. Scorpius gli ronzava intorno, lanciandogli contro ogni tipo di incantesimo, che però rimbalzavano come molle sulla pelle dura dell’animale.
In mezzo a tutto quel delirio, Albus e Rose videro Frank, sfrecciare in direzione del campo. In mano reggeva una sciarpa rosso scarlatta.
Albus capì immediatamente quello che l’amico aveva in mente e correndo dietro di lui, si sfilò di dosso la sua sciarpa.
Giunti sul prato, ad una ventina di metri da dove si trovava Emily, i due ragazzini iniziarono ad urlare, agitando in aria le sciarpe rosse.
<< EHI DRAGO! DA QUESTA PARTE! VIENI QUI, STUPIDO DRAGO! >>.
Ma il drago non li sentiva. Ancora una volta lanciò lunghe fiamme verso Emily, la quale riuscì ad evitarle per miracolo.
<< DRAGO, VIENI QUI >>, cercò di convincerlo Frank.
<< INSOMMA! VIENI QUI, FIGLIO DI UNA BUONA MADRE! LO SAI CHE TUA MADRE È VERAMENTE BRUTTA? PER NON PARLARE DELLA TUA BIS-BIS-BIS-BISNONNA! >>.
Nel panico Albus aveva cominciato a gridare frasi senza senso. Proprio in quel momento, il drago parve accorgersi dei due ragazzi. Girò l’orrendo muso nella loro direzione, puntando gli occhi malefici sulle sciarpe rosse.
Approfittando della distrazione del mostro, i tre cacciatori riuscirono a portare in salvo Emily.
Adesso però, erano Albus e Frank a trovarsi in pericolo: il drago stava volando nelle loro direzione.
Proprio quando stava per prepararsi a sputare fuoco, Albus e Frank vennero afferrati al volo, rispettivamente da James e Scorpius.
Purtroppo non essendo riusciti a scappare abbastanza velocemente, le fiamme, lanciate qualche nano secondo dopo, colpirono la parte posteriore della scopa di Scorpius.
James aveva già portato in salvo il fratello, quando Albus si accorse che Scorpius e Frank erano ancora in aria.
<< Perché non atterrano? >>, chiese ansioso.
<< Credo che la scopa non funzioni tanto bene! >>, rispose James con la voce velata dal panico.
Albus fissava intensamente i due suoi migliori amici, che si trovavano sospesi in aria, molti metri più in alto rispetto a lui. Con grande orrore il ragazzo si accorse che la loro scopa stava iniziando, lentamente, ma inesorabilmente, a precipitare.

Intanto, a cavallo della scopa, Frank stava dicendo: << Non vorrei metterti fretta, ma la scopa sta andando a fuoco e credo anche che stiamo per precipitare >>.
<< Grazie, lo avevo notato! >>
“Siamo nei guai”, pensò Scorpius.
Nelle condizioni in cui si trovava la scopa, i due ragazzini non sarebbero mai riusciti ad atterrare. A dir il vero, tra non molto, non sarebbero riusciti nemmeno a rimanere per aria.
Intanto la scopa scendeva lentamente.
Poi il giovane Malfoy ebbe un’idea. Davanti a loro si estendeva il Lago Nero…
Se fosse riuscito a far arrivare la scopa sopra la distesa di acqua, sarebbero stati salvi…
Così, Scorpius spinse in avanti il manico di scopa, che per lo sforzo iniziò a tremare. Le fiamme lo stavano trasformando in un mucchio di cenere.
“Ci siamo quasi… un altro pochino… forza puoi farcela…”, lo incoraggiava Scorpius.
<< Quando te lo dico io, lanciati! >>, urlò Scorpius a Frank.
<< Cosa? Stai scherzando, spero! >>, ebbe il tempo di lamentarsi l’altro.
<< ORA! >>, urlò Scorpius e i due piccoli Grifondoro, con grande coraggio, si lasciarono cadere dalla scopa, tuffandosi nelle acque buie e profonde del Lago Nero.
L’acqua era fredda come il ghiaccio. Scorpius riusciva a mala pena a muovere le braccia, ma nonostante ciò, riuscì a riemergere e a rimanere a galla.
Dopo qualche secondo, però, si rese conto che Frank non c’era.
<< FRANK? >>, urlò il ragazzino, per quanto gli fosse possibile.
Inspirò una grande quantità di aria e si immerse nell’acqua gelida.
A qualche metro di distanza da lui, vide Frank che, privo di sensi, scendeva lentamente verso il fondo del lago.
Con grande sforzo lo raggiunse, lo afferrò per il bavero della camicia e iniziò a nuotare verso la superficie dell’acqua.
Dopo quelli che a lui parvero secoli, Scorpius e Frank raggiunsero la tanto agognata aria.
Faticosamente il biondino trascinò il compagno di scuola fino a riva. Raggiunta la terra ferma, Scorpius, privo di forze, perse i sensi.
L’ultima cosa che vide furono delle sagome scure che correvano verso di loro.
Poi, intorno a lui, fu solo oscurità.

_______________________________

Nota autore:
Questo capitolo è un po' corto, ma spero che vi sia piaciuto comunque.
Saluti Vannagio

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Padre e figlio ***


Padre e Figlio



Albus, Rose, James e tutto il resto della squadra di Grifondoro erano in infermeria, preoccupati per le sorti di Frank, del loro Capitano e del loro Cercatore.
Emily aveva riportato alcune fratture alle gambe, a causa della caduta, e delle bruciature, ma tutto sommato stava bene. Si sarebbe ripresa nel giro di pochi giorni. Madama Chips aveva assicurato che sarebbe stata in ottima forma per la partita. Infatti, dopo qualche ora si era svegliata e, tra lo stupore generale, aveva iniziato a fare progetti per i prossimi allenamenti.
<< Madama Chips? Non può darle una pozione soporifera? >>, aveva chiesto esasperato James, tra le risate generali.
Frank e Scorpius non avevano nulla di grave. Frank aveva bevuto molta acqua inseguito alla caduta, ma ora era sveglio e seduto sul letto.
L’unico che ancora non aveva recuperato i sensi era Scorpius.
<< È naturale che dorma ancora! >>, aveva esclamato James, << Dopo tutti gli allenamenti che ci ha fatto fare Emily, deve recuperare un po’ di sonno perduto, poverino! >>.
Tutti risero, compresa Emily.
Finalmente Scorpius aprì gli occhi.
<< Buongiorno dormiglione! >>, lo salutò James.
Scorpius si guardò intorno, posando gli occhi grigi su tutte le persone presenti nella stanza.
<< Il drago! >>, urlò improvvisamente.
<< Ehi, ehi! Tranquillo. Se n’è occupato Charlie. A quanto pare Hagrid ha avuto la bella pensata di fargli fare una passeggiatina. Naturalmente il draghetto ha colto l’occasione per scappare >>, spiegò Albus sorridendo.
<< Emily? >>, farfugliò preoccupato.
<< Sto benone! Pronta per colpire bolidi ed abbattere qualcuno con la mia mazza >>, esclamò lei.
Tutti alzarono gli occhi al cielo.
<< E… Frank? >>, chiese con un filo di voce.
Silenzio assoluto.
La tensione nell’aria era densa come un budino.
<< Anch’io sto bene, Scorpius… grazie a te… >>, rispose Frank, che nel frattempo si era alzato e avvicinato al letto del giovane Malfoy.
I due ragazzini si guardarono intensamente.
<< Grazie, mi hai salvato la vita due volte oggi >>, disse Frank.
<< Tu avresti fatto lo stesso >>, cercò di minimizzare Scorpius.
<< Ascolta, Scorpius… io… ti devo le mie scuse… >>.
<< Non ce n’è alcun bisogno! >>, lo fermò Scorpius, << Amici? >>, chiese poi porgendogli la mano.
<< Amici! >>, ripetè Frank, prendendogli la mano e sorridendo, come Albus non lo vedeva fare da qualche tempo.
Tutti ripresero a respirare.
Frank abbracciò Albus. Tra di loro non erano necessari parole o chiarimenti. Erano stati amici fin dal primo momento e lo sarebbero stati fino alla fine.
<< Sei un vero Grifondoro, Scorpius! >>, esclamò infine Frank, ridendo allegro.
<< Davvero? Ed io che pensavo fosse un Serpeverde! >>, esclamò una voce strascicata.
Albus vide Scorpius irrigidirsi immediatamente nell’udire quella voce.
Ben presto ne capì il motivo.
Nell’infermeria era entrato un uomo della stessa età del padre di Albus. Era identico a Scorpius in modo sconcertante: stessi capelli biondo platino, stessi occhi grigi, stesso viso pallido e scarno, stesso mento appuntito.
Portava un lungo mantello verde scuro, che fluttuava sfiorando il pavimento. Aveva un atteggiamento spavaldo, come quello che Scorpius cercava di assumere ogni tanto. Il suo sguardo era austero e severo.
Tutti indietreggiarono di qualche passo. Non per timore, me per reverenza e rispetto, che quegli occhi grigi e profondi incutevano automaticamente.
Tutto ciò, unito al modo di camminare, guardare e parlare, conferiva a Draco Malfoy un non so che di autoritario.
Draco Malfoy era completamente diverso da come Albus se lo era immaginato. Il piccolo Potter aveva pensato ad un individuo sconfitto e umiliato; invece quell’uomo emanava una dignità e un contegno inimitabili.
Era calato nuovamente il silenzio.
<< Ciao, Scorpius! >>, disse Draco Malfoy.
I suoi occhi grigi erano indecifrabili.
<< Ciao, papà! >>, rispose Scorpius, mogio, mogio.
<< Immagina il mio stupore, quando il Preside mi ha chiamato, per raccontarmi di come mio figlio abbia dato prova di grande coraggio… un coraggio degno di Grifondoro - per usare le parole del tuo amico… >>, continuò il Signor Malfoy.
Nei suoi occhi Albus non riusciva a leggere alcun che e questo lo innervosiva un po’. Scorpius, invece, con grande sorpresa di Albus, sorreggeva lo sguardo del padre, assumendo la stessa espressione fiera ed enigmatica.
<< Mi hai deluso molto… >>, iniziò il Signor Malfoy, ma Scorpius lo interruppe bruscamente.
<< Non m'importa! Io sono un Grifondoro! Che ti piaccia oppure no. Ho scelto io di esserlo e sono fiero di averlo fatto! >>, esclamò Scorpius, rosso in volto. Nell’infermeria non volava una mosca.
Per un attimo, il viso di Draco Malfoy venne attraversato dallo stupore, ma presto scomparve per lasciare nuovamente il posto ad un’espressione seria e severa.
<< Sei veramente un Grifondoro, dunque... come stavo dicendo, mi hai deluso molto, Scorpius >>.
Il ragazzo strinse i pugni.
<< Mi hai deluso, perché non hai avuto il coraggio di dirmi la verità. Mi hai deluso perché mi hai sottovalutato. Davvero credevi che mi sarei arrabbiato per una cosa del genere? Pensavi che ti avrei buttato fuori di casa? >>.
Il Signor Malfoy aveva abbandonato il suo tono severo e distaccato. Le sue parole suonavano dolci e cariche di affetto.
<< Io… >>, farfugliò Scorpius, imbarazzato.
<< Forse è meglio andare… >>, bisbigliò James.
Emily sparì dietro le tende del suo letto. Al e tutti gli altri uscirono dall’infermeria.
Prima di chiudere la porta, Albus si guardò indietro.
Padre e figlio si abbracciavano calorosamente.
Lacrime di gioia scorrevano sul volto dell’amico e il Signor Malfoy sussurrò: << Ti voglio bene. Sono orgoglioso di te e lo sarò sempre! >>.

Era arrivato il giorno tanto atteso.
Grifondoro contro Serpeverde.
Scorpius si trovava negli spogliatoi con James e il resto della squadra.
Albus e Frank stavano raggiungendo il campo, dove Rose li aspettava.
<< Pensi che vinceranno? >>, chiese Frank.
<< Lo spero bene! Ci ho rimesso una scopa a causa di questa partita >>, rispose Albus rimpiangendo la sua Nimbus Tremila, deceduta tra le fiamme.
<< Beh, Scorpius ha la sua Nimbus Tremila e due! Nessuno potrà competere con lui… >>, esclamò Frank sognante.
<< Frank? >>.
<< Si? >>.
<< Come sta tuo nonno? >>.
Albus non aveva avuto il coraggio di chiederglielo fino a quel momento, ma qualcosa lo aveva spinto a farlo adesso.
<< Non bene… >>, rispose Frank, improvvisamente triste.
<< Mi dispiace tanto, se potessi fare qualcosa… >>, incominciò Al.
<< Non preoccuparti, sto bene… sai qual è il mio più grande sogno, Al? >>, domandò, << Seguire le orme dei miei nonni. Erano dei grandi Auror e un giorno diventerò come loro >>, raccontò Frank con ardore.

Quando arrivarono all’entrata delle tribune, Albus vide suo padre e sua madre salutarlo.
<< Mamma, papà! >>, esclamò Al abbracciandoli, << Siete venuti a vedere la partita? >>, chiese loro.
<< James non ci avrebbe mai perdonati se fossimo mancati… ciao Frank! Abbiamo incontrato tuo padre qualche minuto fa. Ti aspetta sulle tribune >>, disse Ginny Potter.
<< Grazie! Al? Ci vediamo dopo, ok? >>, domandò Frank.
<< Va bene! >>, concordò Albus, che non vide suo padre Harry, rivolgere un’occhiata molto eloquente alla moglie.
Ginny, cogliendo il significato di quello sguardo, disse << Aspetta, Frank! Ti accompagno… >>.
Così Albus e suo padre rimasero da soli.
<< Allora… ti sei impegnato molto in questi mesi. A quanto pare hai fatto delle ricerche… >>, esordì Harry, sorridendo maliziosamente.
Albus arrossì.
<< Non temere, non sono arrabbiato. Con James è accaduta la stessa cosa l’anno scorso >>.
Albus spalancò la bocca per lo stupore.
<< James sa? >>.
Poi, spinto dall’irritazione che cresceva in lui, chiese: << Perché non mi hai raccontato nulla? Proprio non capisco! >>.
<< È difficile da comprendere per un ragazzo di undici anni, ma proverò a spiegartelo. Che cosa pensi sarebbe accaduto se tu avessi saputo la verità sulla famiglia Malfoy, prima di conoscere Scorpius? Ti saresti comportato come Frank o non avrebbe fatto alcuna differenza per te? >>, domandò Harry.
Albus rifletté per qualche istante.
<< Non lo so >>, rispose sconsolato.
<< Appunto! Non voglio che i miei figli crescano con pregiudizi ingiusti, nei confronti di persone che non se lo meritano >>, spiegò Harry, << Quando tornerai a casa per Natale, ti racconterò la mia storia e forse comprenderai meglio le mie scelte >>, lo rassicurò.
<< Promesso? Mi racconterai tutto? >>, domandò stupito Al.
<< Si, te lo prometto >>, promise Harry.
Padre e figlio si sorrisero ed insieme andarono a cercare un posto sulle tribune.

Frank e Ginny avevano raggiunto Neville.
<< Ah, siete arrivati, finalmente! Ma dove si sono cacciati gli altri Potter? >>, chiese il padre di Frank a Ginny.
<< Stanno arrivando… dovevano scambiare quattro chiacchiere in privato… >>, rispose la Signora Potter.
<< Papà? >>, farfugliò Frank.
<< Si, Frank? >>.
<< Scusami per come mi sono comportato in queste settimane. Ho sbagliato! >>, si scusò il figlio.
Neville lo guardò sorridendo.
<< Non pensarci più, è acqua passata! >>.
In quel momento non era più un insegnante, ma solo un padre.
Padre e figlio si fissarono intensamente e senza usare le parole si dissero: << Ti voglio bene! >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Epilogo - Scorpius ***


Epilogo: Scorpius



Il ragazzo stringeva tra le dita il boccino dorato, che si dibatteva, agitando le piccole ali.
La folla di studenti rosso-oro urlava il suo nome: << MALFOY, MALFOY, MALFOY! >>.
Era letteralmente al settimo cielo.
Mentre volava insieme al resto della squadra per festeggiare la sua prima vittoria come Cercatore, Scorpius rivolse lo sguardo alle tribune.
Albus, Frank e Rose, i suoi migliori amici, sorridevano felici, saltando e salutando, per attirare la sua attenzione.
A qualche metro di distanza da loro, i suoi genitori sorridevano, mantenendo quel contegno che li distingueva sempre.
Stupidamente aveva pensato che non avrebbero mai potuto accettare un figlio Grifondoro e invece erano lì, insieme a lui, per festeggiare la sconfitta dei Serpeverde. I suoi genitori gli avrebbero voluto bene sempre e comunque.
Era incredibile: solo qualche settimana prima, sul treno, aveva desiderato di tornare a casa e fuggire da quel mondo così ostile.
Ma adesso, i giorni in cui era stato infelice e privo di amici erano lontani.
Aveva atteso quel momento da sempre.
Adesso aveva degli amici…
Adesso era felice, veramente felice!
Nessuno avrebbe più fatto caso al suo cognome…
Adesso era Scorpius, soltanto Scorpius!


_______________________________


Ringraziamenti



Rivolgo un grandissimo GRAZIE a tutte le persone che hanno recensito, seguito, preferito e ricordato questa piccola ff.
Grazie per i consigli e l'affetto dimostrato.
Grazie anche a mio fratello che ha supervisionato i capitoli, prima di pubblicarli!
Baci a tutti e alla prossima ff (spero)!!
Vannagio

_____________________

Per concludere...



Una recensione che Ardalf dall'eBook Forum ha voluto scrivere per la mia storia...

...hm hm.. (tentativo di schiarire la voce...)

Cari lettori,
considerando che ho appena finito di leggere "Storia completa: Le colpe dei padri ricadono sui figli", storia inedita di vannagio del... (questo non lo so...), sono qui per illustrarvi i miei pensieri e le mie sensazioni.
Cominciamo dai pensieri: il primo pensiero che ho avuto durante la lettura dei primi capitoli riguarda la collocazione della storia, ed in effetti si è trattato di un pensiero positivo. Il modo in cui comincia ad evolvere la trama, in considerazione al modo in cui termina il racconto della Rowling, mi è apparso sicuramente armonico.
Secondo pensiero: la storia si snoda fluida partendo dal treno diretto ad Hogwarts fino allo smistamento, sembrerebbe un pò meno fluida nel dormitorio dei Grifondoro e durante le selezioni di Quidditch. Tra l'altro, proprio in merito alle selezioni, c'è da dire che i modi e le gesta della cara Emily, sono un pò troppo simili a quelle del suo famoso pre-pre-predecessore predestinato. In definitiva definirei il secondo un pensiero medio (non mediocre).
Terzo pensiero: il racconto prosegue ad andatura costante, passando per un terzetto di capitoli che portano alla luce e definiscono meglio lo scenario. Sono una parte "illuminante" del percorso e sono in sostanza ben chiari. Bene.
Quarto pensiero: arriva il drago. Qui tutto si ferma. Ho avuto una sgradevole sensazione di artefatto, di sbrigativo. Una nota stonata in quello che sembrava essere un buon fraseggio. Le dinamiche poco credibili, e fondamentalmente ho avuto difficoltà a visualizzare le scene. Maluccio.
Quinto ed ultimo pensiero: Non me lo aspettavo. La sorpesa, lo stupore. In principio, durante la lettura, in occorrenza di alcuni aneddoti, ho avuto modo di pensare ed immaginare un Draco Malfoy fondamentalmente cambiato, ma quando l'ho visto entrare in infermera, e l'ho sentito parlare con il figlio dicendo di essere deluso, non credevo più fosse possibile (o quantomeno ho creduto difficile poter uscire dignitosamente dal vicolo cieco di un "mi hai deluso"). "Mi hai deluso perchè mi hai sottovalutato". E questa la chiave per aprire quella porticina mimetica sulla parete di fondo. Molto bene. Il resto si legge a cuor leggero, col sorriso che affiora spontaneo.
Facciamo adesso due chiacchiere in merito alle sensazioni. Quel genere di cose che si possono raccontare solo dopo aver avuto una visione d'insieme.
La lettura come ho già detto, lascia il sorriso, se avesse un sapore, sarebbe di sicuro dolce. La trama è sensata e non è priva dei significati che devono necessariamente caratterizzare questo genere di racconti. Il problema si evidenzia però durante la lettura, poichè dà la sensazione di essere completamente racchiusa tra 4 virgolette (<< >>). Come se il racconto non fosse narrato da uno scrittore, ma "raccontato" da una terza persona. Immagino comunque che queste siano "finezze" da scrittore professionista.

Chiedo scusa ai miei lettori se sono stato un pò straripante nella mia illustrazione, ma mi si potrà perdonare, se si pensa al duro lavoro svolto da colei che questa storia l'ha creata.

VOTO: 6+

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=393225