odorous at sunrise
a garden of beautiful flowers
daisy
; simplicity
Hinata
era molto fiera di casa sua. In realtà era molto fiera di tutto ciò che normalmente la circondava: la sua famiglia, la
clinica veterinaria, il chioschetto delle granite di onee-chan, l’angolo della sua
stanza che Nyatoran aveva solennemente dichiarato il
proprio regno. Ma appunto la sua stanza – il suo piccolo mondo personale in un
sistema in cui, era indubbio, tutti sapevano combinare qualcosa in più rispetto
a lei – costituiva il suo più grande orgoglio; e il fatto che in quel momento Nodokacchi si guardasse intorno dal suo letto con gli occhi
scintillanti di delizia le trasmetteva un inconfessabile quanto smisurato senso
di gioia.
«Fuwaaa~ è tutto
così carino, Hinata-chan!»
«Vero,
vero? Adoro la mia stanza. Non per
vantarmi, ma me la sono praticamente cucita addosso!»
«È
proprio vero,» Nodoka rise, quel suo riso leggero
come l’aria, un refolo che sembrava sempre sul punto di portarsela via – era tanto
delicata, la piccola Nodokacchi. «Ti rispecchia
tantissimo, infatti.»
Hinata ridacchiò a sua
volta, si grattò la nuca con un gesto goffo e cercò di guardarsi intorno con
gli occhi della visitatrice esterna: l’arredamento era semplice, ma grazioso;
pochi poster colorati alle pareti; qualche vecchia fotografia con Rina e Mina
appiccicata allo specchio; riviste e manga in disordine; una bella carta da
parati giallo dorato con un motivo di margherite.
«Be’,
fa’ come se fossi a casa tua, Nodokacchi,» le
ricordò, sedendosi alla scrivania e aprendo il beauty-case per ritoccarsi lo
smalto, tanto per fare qualcosa. «Mi casa
es su casa, come dicono da qualche parte dell’ovest… non sono mai stata un
granché in geografia, come in tutto il resto, d’altronde…»
«Sei
tanto gentile con me, Hinata-chan.»
«Ma
no, ti pare…»
«No,
dico davvero.» Qualcosa nel tono di Nodoka la spinse ad
alzare gli occhi per guardarla in viso: sorrideva ancora, ma adesso sembrava
più… più vicina, non più sul punto di
sfuggirle. «Ho capito perché mi hai chiesto di venire da te, oggi. A scuola mi
hai sentito tossire, e Chiyu-chan ha gli allenamenti
e sapevi che i miei non c’erano, e non volevi lasciarmi sola.»
Hinata si sentì arrossire. Effettivamente
era andata così. Nodoka aveva avuto un breve attacco
di una brutta tosse a ora di pranzo; aveva detto che un boccone di bentou le era
andato di traverso, ma lei e Chiyu si erano
preoccupate lo stesso. Da quando avevano saputo della fragile salute di Nodoka, e di come solo recentemente si fosse rimessa in
sesto, per loro – per Hinata era
impossibile non preoccuparsi.
«Proprio
per questo penso che questa stanza ti somigli tanto,» continuò Nodoka, interrompendo il flusso dei suoi pensieri,
lanciando uno sguardo alle margherite sui muri; «è accogliente, luminosa, e nel
suo apparire così semplice ti avvolge e ti protegge.» Si voltò e il suo sorriso
fu di nuovo tutto per lei. «È davvero proprio come te, Hinata-chan!»
Questa
volta Hinata si sentì avvampare sul serio: non era
mai stata a suo agio con i complimenti – e con quelli di Nodoka,
la persona più dolce e gentile che avesse
mai conosciuto, meno che mai.
«Maddai, Nodokacchi, cosa vai a
dire,» quasi strillò, alzandosi di scatto e buttandosi sul cuscino alle spalle
dell’amica, «ora ti faccio vedere io quanto sono protettiva!»
La
prese scherzosamente a cuscinate e Nodoka scoppiò a
ridere. Trovò un altro cuscino con cui difendersi e in un attimo la stanza
dorata era piena di risate e piume solo metaforiche – per fortuna, in casa Hiramitsu si usavano soltanto cuscini sintetici! Anche Nyatoran emerse dal suo lettino personale e si buttò nella
mischia, con un miagolio che era più una sirena della polizia.
Hinata rideva di cuore, e
intanto sperava – orribile ad ammettersi! – che le capitasse altre volte di preoccuparsi per la
salute di Nodoka, portarsela a casa e così avere i
suoi occhi luminosi, i suoi sorrisi e la sua risata tutti per sé.
[ 640 words ]
Spazio
dell’autrice
Sì, sono di nuovo
qui! :3
L’altra coppia che
non ho potuto non cominciare a shippare fin quasi dal
primo istante in Healin’ Good è Hinata/Nodoka, perché il modo in
cui Nodoka valorizza costantemente gli altri unito al
modo in cui Hinata (soprattutto all’inizio della
serie) ha una men che bassa opinione di sé mi fa letteralmente sciogliere. Questa volta non ho voluto
usare un fiore “materiale” nella storia; in quel caso temo che i capitoli diventerebbero
un po’ ripetitivi. Comunque, spero che questa scenetta abbia saputo
trasmettervi il senso di semplicità che è proprio della margherita che mi ha
fatto da prompt (il fatto che essa compaia disegnata
sulle pareti della cameretta di Hinata è una palese
licenza poetica). Non ho accennato a Latte e Rabirin perché
ho immaginato questa shot come ambientata nei
primissimi episodi, quando le mascotte restavano a casa da scuola e Latte era
affidata alla mamma di Nodoka; anche Asumi non era ancora arrivata.
Grazie di cuore a
chiunque stia seguendo la raccolta ♥ (A questo
proposito, sono sempre stata scandalosamente
manchevole nel rispondere alle recensioni delle mie storie, ma prometto che
prima o poi lo farò – perché, soprattutto adesso che sto cercando di
pubblicare in modo semiregolare dopo uno stallo tanto
lungo, mi sembra solo doveroso manifestarvi la mia gratitudine per il vostro
supporto.)
Alla prossima, se
vorrete,
Aya ~