Odorous at sunrise a garden of beautiful flowers

di Feel Good Inc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Healin’ Good ♥ Precure ~ Asumi/Chiyu ~ dahlia ; gratitude ***
Capitolo 2: *** Healin’ Good ♥ Precure ~ Hinata/Nodoka ~ daisy ; simplicity ***



Capitolo 1
*** Healin’ Good ♥ Precure ~ Asumi/Chiyu ~ dahlia ; gratitude ***


odorous at sunrise a garden of beautiful flowers

 

 

 

 

 

dahlia ; gratitude

 

 

 

«Ci sono così tante cose da imparare al mondo,» mormorò Asumi, non per la prima volta, uno dei primi pomeriggi insieme, il giorno che Hinata le aveva trascinate tutte al giardino botanico – “perché è ridicolo che la nostra Asumin non abbia ancora visto quel posto!” – sulla via del ritorno.

Chiyu si voltò a guardarla. Avevano deciso di rientrare tagliando per i prati; non erano poi molto lontane dall’albero caduto della leggenda dove lei, Hinata e Nodoka si erano giurate amicizia eterna. (Le venne in mente che dovevano portarci anche Asumi, prima o poi: le sarebbe piaciuto.) Gli abitanti della città avevano piantato fiori in tutta la zona, perciò, anche se si erano allontanate dal centro abitato, era come se si trovassero ancora nel giardino, quando Asumi si era fermata e aveva dato voce ai propri pensieri.

La ragazza che non era una ragazza aveva un sorriso lieve sulle labbra, mentre osservava Nodoka e Hinata e il loro correre da un cespuglio fiorito all’altro per confrontarne i diversi profumi come due bambine. Stringeva Latte tra le braccia, con una morbidezza nuova, ora che aveva imparato che per voler bene bisognava fare attenzione. Il vento scuoteva appena i ciuffi di capelli biondi sfuggiti al morbido chignon, dorati dalla luce del tramonto. Era bellissima – più di qualsiasi fiore; e, di nuovo, non era la prima volta che Chiyu si ritrovava a pensarlo.

«Vuoi scegliere un fiore da portare a casa con te?» le suggerì.

Asumi ricambiò il suo sguardo, sorpresa. «Ma non sarebbe un peccato strapparlo via?»

«Di solito lo è,» concesse Chiyu, che per nulla al mondo avrebbe ammesso di aver parlato senza riflettere – forse spinta solo dalla voglia di farle una gentilezza; un’altra. «Ma se si decide di prendere dei fiori per averne cura, non è poi un così brutto gesto… Al contrario: a quel punto il raccoglierli esprime un sentimento buono. È per questo che in molte occasioni le persone si regalano dei fiori a vicenda, e che ogni tipo di fiore assume un suo significato…»

Asumi spalancò gli occhi. «Perciò esiste anche un… linguaggio dei fiori?»

Chiyu sorrise. Lasciò vagare lo sguardo tra le piccole esplosioni di colore che punteggiavano il mare verde intorno a loro.

«Quelli laggiù sono crisantemi,» spiegò, indicando la splendida pianta che Nodoka stava annusando estasiata, con Rabirin sulla spalla. «Qui in Giappone sono considerati un po’ il simbolo del paese. Il crisantemo è un fiore molto positivo perché il suo nome, nella lingua da cui deriva, significa “fiore d’oro”. Lo usiamo per celebrare la vita e augurare felicità.» Si voltò in tempo per vedere il musetto di Nyatoran far capolino sopra un fascio di rose bianche; lo inseguiva un Pegitan molto impensierito dall’eventualità che una spina pungesse l’amico. «Quelle invece sono rose. Hanno molti significati a seconda del colore dei loro petali. Quelle bianche vogliono esprimere purezza, ma ce ne sono di rosa per la dolcezza, di gialle per la gelosia, di rosse per…» Si confuse e arrossì: si era lasciata trasportare, magari Asumi si stava annoiando.

Sbirciò nella sua direzione e vide che, invece, Asumi aveva lasciato andare Latte e si era accucciata tra i fiori ai suoi piedi, studiandoli con evidente curiosità. «E questi qui?» le domandò.

Chiyu guardò i fiori e si sforzò di concentrarsi. «Queste? Oh, sono dalie. Se non sbaglio… sì, credo che la dalia significhi gratitudine.»

A quel punto Asumi sorrise – un sorriso non più perplesso, come quello con cui da giorni osservava tutto quanto la circondava, ma dolcissimo. Senza esitare, evidentemente senza remore, colse con estrema delicatezza una dalia rosa acceso, quindi si alzò e la porse a Chiyu.

Chiyu la fissò; fissò la dalia; arrossì di nuovo.

Mentre accettava il suo semplice dono, sfiorandole le dita con le sue, si rese conto di aver pensato davvero troppe volte che Asumi fosse più bella di qualsiasi fiore.

 

 

 

[ 640 words ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

GUESS WHO’S BACK.

Ragazzi miei, le Pretty Cure mi hanno salvato la vita. Be’, forse non nel vero senso della parola, ma se mi è tornata la voglia – nonché l’ispirazione – per scrivere a lungo termine lo devo sicuramente alla decisione di iniziare la maratona che già una volta mi ha fatto pubblicare in questa sezione: a quanto pare non è stata l’ultima, e ne sono tanto felice perché io adoro scrivere e mi era troppo mancato scrivere su personaggi adorabili come questi.

Allora, vi trovate di fronte al primo capitolo di una raccolta (che all’inizio voleva essere di sole drabble e flashfic, ma come vedete ho già sforato, tipico da me) sulle varie coppie shoujo-ai che mi sono ritrovata, volente o nolente, a shippare in tutte le stagioni dell’anime. Premetto che non ho finito con la maratona – ho appena iniziato HappinessCharge – ma per l’appunto, ho già pianto e/o fangirlato su talmente tante ship più o meno fanon che una raccolta era d’obbligo. Nel caso specifico di HealinGood, anche se inizialmente mi piaciucchiava immaginare Chiyu con Hinata (l’episodio in cui fanno amicizia è qualcosa di meraviglioso, Hinata che risveglia il senso dell’umorismo di Chiyu ;__;), ammetto candidamente che quando ho visto Asumi interagire con una Chiyu dolcissima che se la porta a casa e le parla della complessità dei sentimenti umani non ci ho capito più niente. E visto che il filo conduttore della raccolta sono i fiori (perché sì), il prompt per loro due doveva essere la dalia, proprio perché la dalia simboleggia la gratitudine e io volevo che Asumi ringraziasse Chiyu in qualche modo.

Il titolo della raccolta è parte di un verso di Walt Whitman, tratto dalla poesia Give me the splendid silent sun.

E niente, spero vi piaccia.

Aya ~

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Capitolo 2
*** Healin’ Good ♥ Precure ~ Hinata/Nodoka ~ daisy ; simplicity ***


odorous at sunrise a garden of beautiful flowers

 

 

 

 

 

daisy ; simplicity

 

 

 

Hinata era molto fiera di casa sua. In realtà era molto fiera di tutto ciò che normalmente la circondava: la sua famiglia, la clinica veterinaria, il chioschetto delle granite di onee-chan, l’angolo della sua stanza che Nyatoran aveva solennemente dichiarato il proprio regno. Ma appunto la sua stanza – il suo piccolo mondo personale in un sistema in cui, era indubbio, tutti sapevano combinare qualcosa in più rispetto a lei – costituiva il suo più grande orgoglio; e il fatto che in quel momento Nodokacchi si guardasse intorno dal suo letto con gli occhi scintillanti di delizia le trasmetteva un inconfessabile quanto smisurato senso di gioia.

«Fuwaaa~ è tutto così carino, Hinata-chan

«Vero, vero? Adoro la mia stanza. Non per vantarmi, ma me la sono praticamente cucita addosso!»

«È proprio vero,» Nodoka rise, quel suo riso leggero come l’aria, un refolo che sembrava sempre sul punto di portarsela via – era tanto delicata, la piccola Nodokacchi. «Ti rispecchia tantissimo, infatti.»

Hinata ridacchiò a sua volta, si grattò la nuca con un gesto goffo e cercò di guardarsi intorno con gli occhi della visitatrice esterna: l’arredamento era semplice, ma grazioso; pochi poster colorati alle pareti; qualche vecchia fotografia con Rina e Mina appiccicata allo specchio; riviste e manga in disordine; una bella carta da parati giallo dorato con un motivo di margherite.

«Be’, fa’ come se fossi a casa tua, Nodokacchi,» le ricordò, sedendosi alla scrivania e aprendo il beauty-case per ritoccarsi lo smalto, tanto per fare qualcosa. «Mi casa es su casa, come dicono da qualche parte dell’ovest… non sono mai stata un granché in geografia, come in tutto il resto, d’altronde…»

«Sei tanto gentile con me, Hinata-chan

«Ma no, ti pare…»

«No, dico davvero.» Qualcosa nel tono di Nodoka la spinse ad alzare gli occhi per guardarla in viso: sorrideva ancora, ma adesso sembrava più… più vicina, non più sul punto di sfuggirle. «Ho capito perché mi hai chiesto di venire da te, oggi. A scuola mi hai sentito tossire, e Chiyu-chan ha gli allenamenti e sapevi che i miei non c’erano, e non volevi lasciarmi sola.»

Hinata si sentì arrossire. Effettivamente era andata così. Nodoka aveva avuto un breve attacco di una brutta tosse a ora di pranzo; aveva detto che un boccone di bentou le era andato di traverso, ma lei e Chiyu si erano preoccupate lo stesso. Da quando avevano saputo della fragile salute di Nodoka, e di come solo recentemente si fosse rimessa in sesto, per loro – per Hinata era impossibile non preoccuparsi.

«Proprio per questo penso che questa stanza ti somigli tanto,» continuò Nodoka, interrompendo il flusso dei suoi pensieri, lanciando uno sguardo alle margherite sui muri; «è accogliente, luminosa, e nel suo apparire così semplice ti avvolge e ti protegge.» Si voltò e il suo sorriso fu di nuovo tutto per lei. «È davvero proprio come te, Hinata-chan

Questa volta Hinata si sentì avvampare sul serio: non era mai stata a suo agio con i complimenti – e con quelli di Nodoka, la persona più dolce e gentile che avesse mai conosciuto, meno che mai.

«Maddai, Nodokacchi, cosa vai a dire,» quasi strillò, alzandosi di scatto e buttandosi sul cuscino alle spalle dell’amica, «ora ti faccio vedere io quanto sono protettiva

La prese scherzosamente a cuscinate e Nodoka scoppiò a ridere. Trovò un altro cuscino con cui difendersi e in un attimo la stanza dorata era piena di risate e piume solo metaforiche – per fortuna, in casa Hiramitsu si usavano soltanto cuscini sintetici! Anche Nyatoran emerse dal suo lettino personale e si buttò nella mischia, con un miagolio che era più una sirena della polizia.

Hinata rideva di cuore, e intanto sperava – orribile ad ammettersi! – che le capitasse altre volte di preoccuparsi per la salute di Nodoka, portarsela a casa e così avere i suoi occhi luminosi, i suoi sorrisi e la sua risata tutti per sé.

 

 

[ 640 words ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Sì, sono di nuovo qui! :3

L’altra coppia che non ho potuto non cominciare a shippare fin quasi dal primo istante in HealinGood è Hinata/Nodoka, perché il modo in cui Nodoka valorizza costantemente gli altri unito al modo in cui Hinata (soprattutto all’inizio della serie) ha una men che bassa opinione di sé mi fa letteralmente sciogliere. Questa volta non ho voluto usare un fiore “materiale” nella storia; in quel caso temo che i capitoli diventerebbero un po’ ripetitivi. Comunque, spero che questa scenetta abbia saputo trasmettervi il senso di semplicità che è proprio della margherita che mi ha fatto da prompt (il fatto che essa compaia disegnata sulle pareti della cameretta di Hinata è una palese licenza poetica). Non ho accennato a Latte e Rabirin perché ho immaginato questa shot come ambientata nei primissimi episodi, quando le mascotte restavano a casa da scuola e Latte era affidata alla mamma di Nodoka; anche Asumi non era ancora arrivata.

Grazie di cuore a chiunque stia seguendo la raccolta (A questo proposito, sono sempre stata scandalosamente manchevole nel rispondere alle recensioni delle mie storie, ma prometto che prima o poi lo farò – perché, soprattutto adesso che sto cercando di pubblicare in modo semiregolare dopo uno stallo tanto lungo, mi sembra solo doveroso manifestarvi la mia gratitudine per il vostro supporto.)

Alla prossima, se vorrete,

Aya ~

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