Life after you.

di Dreamer47
(/viewuser.php?uid=117437)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Life after you. ***
Capitolo 2: *** Touched by Evil Once. ***
Capitolo 3: *** I don't wanna let go, I know I'm not that strong. ***



Capitolo 1
*** Life after you. ***


Note dell'autrice:
Buonasera a tutti, eccomi finalmente con il primo capitolo dell'ultima parte della mia trilogia!
E' ambientata all'inizio della decima stagione e seguirà il corso delle vicende fine ad arrivare alla quindicesima, l'ultima!
Spero che anche quesa storia faccia breccia nel cuore di alcuni di voi come le precedenti, ma soprattutto spero di leggere presto la vostra opinione in merito all'evoluzione dei personaggi e del contesto stesso in cui si muovo!
Non vi rubo altro tempo, spero di sentirvi presto! 
Alla prossima.





Capitolo 1.
Life after you.
 
 
Portò alle labbra l'ennesimo bicchiere di birra, piegandole in un sorriso divertito prima di prendere un respiro ed iniziare tutta da capo un'altra delle sue pietose esibizioni; ascoltò la musica liberarsi all'interno del locale ed aguzzò la vista verso i tavoli, non riuscendo però a mettere del tutto a fuoco per via delle cospicue quantità di alcol che avesse ingerito da quando avesse aperto gli occhi quella mattina.
Quando riconobbe le prime note di "I'm too sexy" sorrise ancora ed iniziò a mimare un balletto pietoso, non prestando molto cura alle lamentele ed ai fischi che ricevette d al pubblico per lo strazio che le loro orecchie avrebbe dovuto ascoltare. Per l'ennesima volta.
Erano ormai due settimane e mezzo che infestassero quel locale notte e giorno, ubriacandosi e dando sfogo alle loro più perverse fantasie, complice il fatto che proprio attraversando la strada ci fosse il loro motel; Dean passò quelle settimane a divertirsi nel vero senso del termine, rifiutando di pensare a qualsiasi altra cosa, mentre Katherine e Crowley rimasero leggermente più seri.
Nonostante non si tirassero mai indietro davanti al divertimento, la donna ed il demone riuscirono a riorganizzare l'intero Inferno; o meglio, Katherine ci riuscì, mentre Crowley subiva passivamente, limitandosi a dispensare consigli che quasi mai accettò.
Katherine si era stancata di dover aspettare che qualche disperato si rivolgesse ai pochi rimasti demoni degli incroci per stringere dei patti e mandò la maggior parte di essi nei veri luoghi di perdizione e di disperazione: casinò, locali squallidi e non di ogni parte del mondo, banche, aeroporti, ospedali.
Nonostante Crowley non si fidasse delle sue scelte, dovette ammettere che il piano funzionasse, specialmente quando iniziò a vedere le quantità di anime che continuò ad affollare l'Inferno sempre di più, e si chiese come avesse fatto a non pensarci lui.
Katherine sfoltì la quantità dei suoi tirapiedi, riducendoli a due o tre che avessero il privilegio di entrare in contatto con lei per riferire eventuali problematiche, mentre lei semplicemente se la spassava nel suo bar.
La donna mandò in buca la palla numero 8 nera, vincendo il gioco e sollevando lo sguardo compiaciuto verso il povero ragazzo che le stesse difronte, che chiuse gli occhi per la disperazione e si portò una mano alle tempie, sforzandosi di pensare ad una maniera in cui avrebbe  potuto ripagare il debito con la donna pericolosa che avesse davanti.
Era la quarta partita di fila che giocasse con l'uomo sulla trentina, i capelli corti e brizzolati, ed il fisico fin troppo scolpito, che iniziò a giocare perchè non pensava che una ragazza come lei potesse davvero battere un omone come lui; la posta era salita a cinquantamila dollari, ma Josh - o Jack, forse- non ne disponeva neanche la metà.
L'uomo sapeva di non poter scappare, perchè aveva sentito fin troppe voci su di lei e su quanto detestasse gli uomini che non rispettassero la propria parola, così tirò sù lo sguardo fino ad incrociare il suo, deglutendo a fatica ed osservandola avvicinarsi con un ghigno sulla faccia.
"Facciamo un'altra partita, solo un'altra! Raddoppiamo!".
Katherine si passò una mano sui lunghi capelli mossi e sorrise divertita, avanzando fino a sedersi sul tavolo da biliardo ed allungare le mani verso il suo petto, avvicinandoselo con forza e leggendo nei suoi occhi puro terrore. "Lo sai che perderesti anche quella e tu non hai tutti questi soldi! Ma non preoccuparti, ho una soluzione".
L'uomo deglutì a fatica e si lasciò condurre verso di lei sentendo le sue mani sfiorargli il petto e la camicia a righe marroni che indossasse, prima che il suo sguardo si puntasse nuovamente su di lui in attesa di una risposta. "Di che stai parlando?".
"C'è una cosa che puoi darmi, una piccola cosa di cui non sentirai nemmeno la mancanza.." sussurrò la donna con fare seduttivo, leccandosi le labbra e sorridendo audacemente spostando le sue mani verso le braccia dell'uomo.
"Qualsiasi cosa".
Katherine sorrise ancora, ricordando le migliaia di volte in cui avesse sentito dire ad uno di quegli uomini che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ripagare il proprio debito; si morse il labbro ed avvicinò il viso al suo, giungendo fino al suo orecchio. "Dammi la tua anima".
Quella scena catturò l'attenzione dell'uomo sul palco, da cui scese a metà canzone ed avanzò verso di loro per osservare più da vicino ciò che stesse accadendo; osservò Katherine ridere di gusto quando l'uomo annuì con la testa, e presto si scambiarono un bacio che di pudico non aveva proprio niente.
Dean continuò ad avanzare e si schiarì la voce quando giunse proprio accanto a loro: ci volle poco prima che l'uomo sollevasse gli occhi di scatto e facesse un balzo indietro quando gli mostrò i suoi occhi neri, facendolo scappare a gambe levate senza dire nemmeno una parola, promettendo a se stesso di non mettere mai più piede in un bar.
La donna roteò gli occhi e vide Dean avvicinarsi di più a lei, che ancora stava seduta sul bordo del biliardo con le gambe semi divaricate, e sospirò rumorosamente. "Perchè hai dovuto farlo? Josh era davvero attraente".
"Perchè tu hai ucciso Anne, il mio unico passatempo a parte l'alcol" rispose seccamente Dean sollevando le sopracciglia e le spalle, guardandola con aria divertita e ridendo di gusto.
Katherine sorrise divertita, pensando che Dean non avrebbe mai digerito la storia di Anne: li aveva sorpresi in atteggiamenti fin troppo intimi fuori dal locale qualche sera precedente, e Katherine non si lasciò sfuggire l'occasione di farla scappare a gambe levate.
Dean credette che lei l'avesse uccisa, ma in realtà l'aveva solamente invitata a lasciare il città, altrimenti si che l'avrebbe uccisa; dal canto suo, Dean non si azzardò ad avvicinare altre donne per evitare che delle strane morti o sparizioni attirassero il suo fratellino e le due Collins sulle loro tracce.
La donna si allungò nella sua direzione, rubandogli il bicchiere di birra dalle mani per berne qualche lungo sorso; si leccò appena le labbra con un movimento lento della lingua e Dean si avvicinò senza attendere ulteriori istruzioni.
Sorrise pensando al modo in cui l'avesse trovata qualche settimana prima seduta al bancone non molto distante da loro, dopo la sua morte, e ricordò la felicità nei suoi occhi quando aveva capito che fosse ancora vivo; aveva trovato un punto debole e Dean questo lo sapeva.
"Perchè non ne troviamo insieme un altro, di passatempo?" chiese Katherine lasciando il bicchiere ormai vuoto al centro del tavolo, avvicinando il demone con le gambe e lasciando che lui sfiorasse le sue cosce con le mani.
Dean sorrise e si avvicinò ulteriormente, fino a sfiorare il naso con il suo, e respirò il suo profumo dopo molto tempo; in fondo non sarebbe stata una cattiva idea: non avrebbe smosso alcun sentimento, dato che il nuovo Dean non ne provava, e un po' di divertimento gli ci voleva proprio. Era pur sempre un uomo ed aveva ancora i suoi bisogni. "Cosa vuoi fare? Torturare qualcuno insieme? Prendere l'anima di qualche povero disgraziato?".
Katherine sorrise e si morse il labbro, avanzando ma schivando il suo viso, fino ad arrivare al suo orecchio, dove diede un leggero morso al lobo. "Voglio qualcosa che sia molto, molto più piacevole della tortura eterna".
Scese dal tavolo con uno scatto di reni e fece scontrare il suo corpo con quello del demone, che sorrise di gusto e la guardò dirigersi verso l'uscita del bar con tutta l'intenzione di muoversi verso il motel, e Dean ci mise poco prima di seguirla con una sfrenata voglia di sfogare su di lei quei faticosi giorni di astinenza; in fondo passarono le ultime settimane a stretto contatto, guardandosi da lontano fare il proprio lavoro e desiderandosi segretamente.
Non l'amava più, ma il suo corpo continuava ad avere un certo effetto su di lui, cosa del tutto ricambiata dall'altra parte.
Chiusero la porta di scatto e nessuno dei due si preoccupò di accendere la luce o di fare attenzione a dove mettessero i piedi; Dean la baciò famelicamente e se la caricò addosso con poca gentilezza, lasciando che avvolgesse le gambe attorno al suo bacino, e la tenne su dalle natiche, che strinse con forse troppa forza a giudicare dal gemito che le uscì dalle labbra.
La guardò con intensità, comunicandole silenziosamente che il Dean delicato e gentile che ricordasse lei fosse ormai andato via, e la strinse con ancora più forza, prima di tornare a fiondarsi sulle sue labbra con voracità, e Katherine parve accettare quella sfida silenziosa, tirandosi più su di lui ed obbligandolo a stendersi sul letto esercitando una pressione con le braccia sulle sue spalle.
Si staccarono e si guardarono per un lungo attimo, e sul voltò di entrambi ci fu spazio solamente per una grande eccitazione ed un desiderio sconfinato, desiderio del tutto animalesco e rude: si strapparono letteralmente i vestiti di dosso ed iniziarono a sfamare le voglie nascoste dentro di loro, marchiando i corpi l'uno dell'altra, rendendosi conto per la prima volta in quelle settimane che non rimasse loro neanche un briciolo di umanità, e ciò non fece altro che farli sorridere di più, mentre le spinte divenivano sempre più frenetiche e sfrenate.

 


Due mesi e mezzo dopo.

 
Judith si preparò l'ennesima tazza di caffè per rimanere sveglia anche quella notte, facendosi bastare quelle quattro ore di sonno che avesse fatto quella stessa mattina; bevve qualche sorso della brodaglia scura e aprì nuovamente il suo portatile, collegandosi a tutti i siti che fornissero news alla ricerca di qualsiasi evento strano che si potesse ricollegare alla sparizione di Dean e di sua madre.
Aveva chiamato e lasciato messaggi alla segreteria di Katherine, sperando che una piccola parte di lei continuasse a volerle bene, ma lei non rispose mai ed il suo telefono era diventato irrintracciabile.
Non se la cavava bene in quel periodo, fece una ricerca dietro l'altra e continuò a prendere parte alle cacce pur di trovare almeno una traccia per ritrovare sua madre; cacciò con Sam e le sue zie, con suo nonno e persino con Claire, che prese molto a cuore la sua situazione familiare, cercando in qualche modo di sdebitarsi per ciò che la sua famiglia avesse fatto per lei, trovandole una sistemazione da Jody.
Judith chiuse di scatto il computer e colpì con un pugno la pila di libri che fossero situati sulla scrivania della sala, proprio accanto a lei, facendoli cadere con dei sonori tonfi ed attirando l'attenzione delle sue zie.
Hailey e Bela si scambiarono un'occhiata preoccupata, perchè non volevano che la nipote passasse le sue vacanze estive chiusa in quel bunker ad impazzire con loro: aveva allontanato il suo gruppo di amici ed aveva persino lasciato Chad, ragazzo troppo normale per una come lei. 
La maggiore delle Collins si avvicinò alla ragazza, toccandole delicatamente una spalla per tranquillizzarla, ma Judith si alzò di scatto strisciando la sedia per terra ridotta ad un fascio di nervi per com'era, ed iniziò ad urlare che non ce l'avrebbero mai fatta, che erano passati ormai due mesi e mezzo e che non avrebbero mai trovato Katherine e Dean. Disse che probabilmente fossero belli che andati e che non sarebbero mai riusciti a riportarli indietro, nonostante tutte le loro ricerche ed il fatto che fossero agganciati a tutte le reti delle stazioni di polizia, sperando che anche questo li avrebbe potuti aiutare.
Bela si avvicinò lentamente, nonostante Judith continuasse ad urlare ed avesse attirato l'attenzione di tutti i presenti nel bunker - scorgendo Sam e Castiel sbucare dal corridoio con sguardo incerto, mentre le riservavano uno sguardo carico di compassione; la donna si avvicinò alla nipote e la strinse con dolcezza fra le sue braccia, lasciando che Judith sfogasse la sua rabbia e la sua frustrazione, piangendo e scalciando contro di lei per divincolarsi dalla sua prese.
La ragazza si arrese e si abbandonò ai singhiozzi ad al dolore, stringendosi alla zia che in silenzio le carezzasse i capelli e le sussurrò all'orecchio che sarebbero riusciti ad uscire da quella situazione, a riavere la loro famiglia tutta insieme.
"Mi lasciano s-sempre.." sussurrò Judith continuando a piangere e a stringersi al Bela con il dolore che le squarciasse il petto. "Mia m-madre e D-Dean, mi l-lasciano sempre..".
Hailey si avvicinò alle due con uno strato fin troppo lucido negli occhi e le strinse entrambe in un forte e silenzioso abbraccio, incrociando lo sguardo di Sam e di Castiel che nel frattempo si fossero avvicinati con la tristezza negli occhi; tutti ripensarono alle parole di Katherine, quando la videro l'ultima volta in quella stanza a Cleveland, dopo che Dean avesse ucciso Abbadon e che lei scappasse insieme a Crowley.
"Avrei dovuto liberarmi di lei molto tempo fa: lasciando che venisse allevata da cacciatori come noi l'ho già rovinata!".
E forse non lo aveva espresso nel migliore dei modi, forse non voleva neanche dirlo o pensarlo, ma Katherine aveva ragione: non si può allevare un figlio in un mondo del genere e poi sperare che non ne venisse colpito come ognuno di loro.
Faceva schifo, era una situazione davvero di merda, specialmente per una ragazzina di sedici anni che altro non chiedeva di riavere indietro sua madre e ciò che assomigliasse di più ad un padre; Hailey le carezzò la testa, mentre la osservava singhiozzare in maniera incontrollata sule petto di Bela, che iniziò a versare qualche lacrima silenziosa perchè le faceva troppo male osservare la nipote soffrire in quel modo.
Sam sospirò e si avvicinò lentamente, afferrando la ragazzina delicatamente fra le sue braccia e portandola via con sè nel tentativo di calmarla; la portò fin dentro al garage e Judith si lasciò trascinare via con lui, nonostante non capisse cosa volesse fare.
L'uomo aprì lo sportello del Suv di sua madre e la fece sedere, porgendole un fazzoletto ed asciugandole le lacrime dal viso con una carezza, sorridendole con tenerezza; Judith ricambiò, cercando di non far apparire quel sorriso poco sincero e lo osservò salire dalla parte del guidatore, prima di accendere il motore e sfrecciare via da quel maledetto bunker.
Judith non seppe dire per quanto Sam avesse guidato nel buio della notte, nè che direzione avesse preso e dove la stesse portando, fin quando non si accostò in un bar sempre aperto e le chiese di aspettarlo in auto per qualche momento; la ragazza annuì e continuò ad asciugarsi gli occhi e le guance, poichè le lacrime silenziose non smisero mai di scendere dai suoi occhi.
Sam rispettò la sua parola e dopo pochi minuti lo vide tornare verso la macchina con due grossi ed alti bicchieri di carta che contenessero tutto ciò che Judith necessitasse per sollevare un po' il suo morale: Sam sapeva che la ragazza non fosse tipo da hamburger e patatine per scacciare via i pensieri -così come invece fosse Katherine- e ricordò le migliaia di volte in cui sua madre l'avesse portata insieme ai due Winchester in giro per le gelaterie prima di ripartire, per alleviare quanto possibile la mancanza che avrebbero entrambe sentito.
Così Sam le porse un grosso milkshake alla nocciola, il gusto che Juith più amasse, e le sorrise quasi per incoraggiarla quando la vide portare la cannuccia alle labbra: non era il miglior frappè che avesse assaggiato, però il tentativo di Sam di aiutarla gli conferì un gusto più buono, e gli sorrise sinceramente grata per essere riuscito a fermare quel brutto attacco di panico.
L'uomo ossevò il suo frappè fra le mani e si grattò distrattamente la nuca, voltandosi a guardarla nel buio abitacolo dell'auto, notando con piacere il modo in cui si fosse tranquillizzata e in cui il suo viso avesse appena ripreso il colorito roseo normale.
Sapeva che Judith lo considerasse più come uno zio che come un padre e che fosse troppo piccola per ricordare il tempo che passarono insieme quando lui stava con sua madre, ma Sam aveva sempre avuto un istinto di protezione nei suoi confronti, così cercò le parole giuste per consolarla almeno per quella sera.
"Jud, quello che tua madre e Dean stanno passando per adesso..".
"Non l'hanno scelto, non è colpa loro ma dei demoni.." sussurrò Judith tirando su con il naso e sospirando, interrompendo le parole del ragazzo e facendo spallucce. "Lo so, è sempre colpa dei demoni".
"Esatto, e lo so che per te deve essere più difficile rispetto che per tutti noi, ma devi avere fede. Riusciremo a riportarli indietro tutti interi in un modo o nell'altro, ma devi avere fede che ciò avvenga, Jud" disse Sam sorridendo teneramente nella sua direzione, sperando che la ragazza credesse davvero a quelle parole e non riuscisse a cogliere nel suo sguardo quel velo di rassegnazione che da lì a qualche settimana si era definitivamente stabilito nei suoi occhi.
Judith annuì e fece spallucce, sapendo di dover credere a tutti i costi in quelle parole, perchè sua madre era sempre tornata: era tornata a prenderla quando Lucifero la tenesse in ostaggio, l'aveva protetta quando si erano trasferite ad Osborne ed iniziarono una vita quasi normale quando Dean rimase bloccato in Purgatorio, era tornata dal coma, nonostante non fosse esattamente la stessa di prima.
Sospirò e lo guardò per qualche lungo istante, ed agitò a mezz'aria il bicchiere ormai vuoto indicando che fosse finito e che potessero tornare a casa, perchè si fosse davvero tranquillizzata; Sam annuì e le passò il suo frappè, che non avesse ancora iniziato, e le fece segno di berlo al posto suo.
Per Sam ci sarebbe voluto decisamente qualcosa di più forte quella sera, totalmente diverso dal gelato e dalla panna; accese il motore e invertì la marcia per tornare nuovamente verso il bunker, dove mise immediatamente Judith a letto e stranamente la ragazza non fece storie quando le rimboccò le coperte e le diede un leggero bacio sulla fronte, prima di spegnere la luce e di uscire dalla stanza senza fare troppo rumore.
Sam sospirò chiudendosi la porta alle spalle e si diresse verso la grande sala comune, dove si avvicinò al mobile bar e si versò un lungo bicchiere di Scotch, che tracannò tutto d'un colpo senza dire una parola.
Sentì due esili braccia avvolgergli il torace e subito riconobbe il profumo di Hailey; sentì la ragazza schioccargli un bacio sulla base del collo e con voce spezzata sussurrargli un debole Grazie, per essere riuscito dove lei non riusciva più con la piccola Judith.
Sam si voltò e le prese il viso fra le mani, lasciandole un leggero bacio sulle labbra, prima di avvolgerle le spalle con un braccio e dirigersi verso la loro stanza: avrebbero interrotto le ricerche, almeno per quella notte, e avrebbero riposato per evitare di affrontare la verità, cioè che per il fratello e per Katherine non ci fosse ormai più nulla da fare.

 

 
 
Afferrò i bordi della sua canottiera di cotone e se la lasciò scivolare addosso, sistemandola appena prima di voltarsi verso il ragazzo in piedi dal lato opposto del letto, indaffarato a chiudere la cintura dei suoi jeans; Katherine lo osservò e sorrise soddisfatta, perchè finalmente tutto stava andando davvero bene nella sua vita.
L'Inferno era pieno come non mai, il numero dei patti continuava a salire vertiginosamente e ogni notte le sue voglie venivano soddisfatte da un sempre più animalesco Dean; la donna si alzò fino ad arrivare allo specchio della sua camera del motel e osservò il suo riflesso: gli occhi arrossati dall'alcol e dalla turbolente notte, la pelle del collo collo e delle spalle ricoperte da alcuni segni rossi, facendo capire perfettamente che da quelle parti fosse passata la bocca del ragazzo, oltre che in zone più coperte dai vestiti.
Spostò lo sguardo e vide Dean osservarla dal riflesso dello specchio, farsi sempre più vicino fino ad arrivare a poche spanne dalla sua schiena.
"Stai bene?".
La donna storse il naso per quella domanda: avevano il tacito accordo di non proferire parola una volta entrati in quella stanza, niente baci smielati, nè movenze romantiche.
Era solo esso, e una volta varcata la soglia della stanza e tornati al mondo reale avrebbero dovuto continuare ad avere un rapporto professionale: le decisioni dell'Inferno spettavano a Katherine e qualche volta Dean si dilettava ad adescare donne per poi rubare loro l'anima.
L'uomo le scostò i capelli sulla spalla sinistra ed osservò i piccoli segni rossi che avesse lasciato su di lei, mentre i ricordi delle sue unghie sulla schiena e dei suoi morsi un po' ovunque lo scossero dall'interno, facendo tornare la sua eccitazione alle stelle.
Si scambiarono una lunga occhiata attraverso lo specchio e Dean si sentì pronto per fare un altro round, ma proprio quando sollevò le mani per farla voltare verso di lui, la porta si spalancò con forza, facendola sbattere contro il muro con forza.
Crowley entrò come una furia, iniziando ad urlare frasi senza senso e Katherine faticò per capire ciò che volesse dirle, vedendolo persino visibilmente ubriaco; gli urlò di calmarsi, ma il demone parve non sentirla, continuando ad inveire solamente verso uno dei due dei presenti.
"Sei un idiota, mentre uccidevi tutte quelle persone hai minimamente pensato alle conseguenze?!".
"Ma di che stai parlando?!" chiese Katherine avanzando ed aggrottando le sopracciglia, osservando il modo in cui Crowley stesse fissando Dean.
"Parlo del tuo toy-boy, che è andato in giro ad uccidere la maggior parte delle persone in giro per New Orleans che avessero stretto un fottuto patto con noi!" esclamò Crowley urlando con furia, diventando paonazzo mentre l'arteria del collo gli si rigonfiava per la collera. "Come pensi che ci crederanno i clienti, se non rispettiamo i patti e li uccidiamo prima del tempo stabilito?!".
Katherine spalancò la bocca in un'espressione sorpresa, volgendo lo sguardo incredulo verso il ragazzo che iniziò a ridere divertito. "Tu cosa?!".
Dean fece spallucce e divenne appena più serio, notando lo sguardo carico d'ira che la donna gli stesse riservando, ed allargò appena le braccia senza minimamente pensare di fare il finto tonto, come se non sapesse di cosa stesse parlando il demone. "Cosa ti aspettavi? Che le mie giornate passassero solamente fra drink, sesso e qualche canzone cantata al karaoke? Cosa pensavi che facessi quando tu e Fra Tuck iniziavate con quei noiosi discorsi sull'Inferno?!".
La donna rimase di ghiaccio per qualche secondo, rendendosi conto di ciò che avesse appena ammesso l'uomo davanti a sè; strinse i pugni con rabbia e senza pensarci si avventò contro di lui con forza, colpendolo alla mascella e facendogli perdere l'equilibrio, fino a farlo cadere a terra stordito.
"In tutto questo tempo. Siamo riusciti a raggiungere solo 40 anime. Solo 40. E tu sei andato ad ucciderle. Senza aspettare che ci facessero pubblicità?!".
Katherine perse il controllo e ad ogni pausa corrispose un sonoro pugno sul suo viso, riuscendo a sentire e a mettere in pratica solo aggressività; quando smise di colpirlo per riprendere fiato, Dean fece leva sulle gambe e ribaltò le posizioni, bloccandola sotto il suo peso e fermandola dai polsi, usando tutta la forza che avesse per domarla e farla calmare.
"Fare pubblicità?! Non siamo mica una fottutissima agenzia di viaggi, Katherine!" esclamò l'uomo ringhiando e sentendo la rabbia trovare terreno fertile dentro di sè, continuando a bloccarla con la forza.
La donna oppose più resistenza di quanto pensasse e si liberò dalla sua presa, per poi toglierselo di dosso facendo leva sulle sue gambe, puntando i piedi sul suo petto e scaraventandolo contro il muro della stanza; si rialzò con il fiato corto e lo guardò in cagnesco, stringendo ancora i pugni e mantenendo la guardia alta.
"La gente è diffidente in questo posto, sono pochi quelli che credono a queste cose, e tu distruggi tutto così, stupido figlio di puttana?!" urlò Katherine avendo una voglia matta di dargli una sonora lezione per rimetterlo in riga, ma Crowley si schiarì la voce e si mise fra i due per evitare che continuassero con quella stupida scenata.
Dean si rialzò velocemente e la guardò con puro odio negli occhi, prima di voltarsi vero la porta per uscire dalla stanza senza ulteriori frasi o insulti, lasciando i due da soli; Katherine fece dei lunghi respiri profondi, cercando di controllarsi  e di ritrovare un barlume di calma.
Quando finalmente puntò gli occhi su Crowley, il demone la guardò con durezza, come se avere una donna all'Inferno potesse essere una catastrofe, o semplicemente accusandola di non essere in grado di controllare Dean come aveva immaginato.
Il demone fece qualche passo indietro, conscio che sarebbe potuto essere il prossimo sul quale Katherine avrebbe potuto riversare la sua ira, e mise la mani avanti come per tirarsi fuori da tutta quella storia. Fece per uscire, ma poi Crowley si voltò nella sua direzione, puntandole un dito contro e guardandola con serietà. "Prima che sia troppo tardi trova una soluzione, mia Regina".
Katherine sorrise amaramente quando lo vide chiudersi la porta alle spalle e storse il naso quando sentì Crowley pronunciare quella parola: Regina. Non utilizzava mai quel termine, ma quando lo faceva aveva semplicemente voglia di prenderla in giro e quale occasione gli sembrò più consona per farlo?
La donna sbuffò e si sedette dalla sua parte del letto, abbassando lo sguardo sulle sue mani sporche di sangue di Dean e si chiese come avesse fatto a farsi prendere in giro in quel modo; Dean aveva trovato la sua debolezza e la stava usando contro di lei, facendole credere di avere tutto sotto controllo quando in realtà era proprio lui ad avere il controllo su di lei.
Avrebbe tanto voluto trovare una soluzione, ma per togliergli il Marchio ormai era troppo tardi, essendosi radicato così in profondità; cos'altro le sarebbe rimasto per salvare la situazione?
Sospirò tristemente, quando un'idea le balenò in mente, facendole però pensare che fosse il colpo basso più cattivo che avrebbe potuto fare a Dean; sorrise audacemente, perchè l'idea le piacque più di quanto si aspettasse.
Si sporse verso il comodino ed estrasse uno dei due telefoni di Dean che fossero abbandonati lì dentro da ormai due mesi e mezzo, e lo accese con le dita; passarono pochi secondi e si ritrovò a sfogliare la rubrica, fino ad arrivare al numero della persona che avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla con Dean.
Pigiò il tasto verde e se lo portò all'orecchio, sentendo uno squillo dietro l'altro mentre l'idea che non avrebbe risposto si fece largo nella sua mente; chiamò una seconda ed una terza volta, fin quando la voce stanca e parecchio sconvolta del cacciatore si fece strada fino al suo orecchio.
"Dean?".
"No, ritenta Sammy" disse Katherine sorridendo divertita, udendo la voce del cacciatore cambiare e farsi sempre più seria, accavallando le gambe.
"Kath?! Dove diavolo siete? Vi cerchiamo da mesi e ..".
"Rallenta, cowboy! Ho bisogno del tuo aiuto, ti mando l'ndirizzo dove potrai trovarci: ci vediamo lì domani sera. Fai in fretta!" esclamò la donna divenendo seria e sospirando, incurvando le spalle e chiedendosi se quella fosse davvero la scelta giusta. "Oh, e Sam? Non dimenticare le manette antidemone".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Touched by Evil Once. ***


Capitolo 2.
Touched by Evil Once.


 
Hailey si grattò nervosamente la nuca, facendo oscillare continuamente lo sguardo dal corridoio alla grande porta di ferro del bunker: sapeva che non era stata affatto una buona idea spedire Judith da Phil e da Clay, e che probabilmente la ragazza avrebbe sentito la puzza di menzogne una volta entrata a casa del nonno, ma sperò che fosse abbastanza matura da capire il motivo per cui non la volessero lì con loro in quel preciso momento.
 
Ormai tre sere prima, Sam rispose ad una chiamata di Katherine durante la quale gli fornì un indirizzo di New Orleans e lo informò di portare anche le manette antidemone, dicendogli esattamente come e dove avrebbe potuto trovare Dean.
Sam e le due Collins seguirono le istruzioni sperando che non si trattasse di una trappola, ma comunque armati fino ai denti nel caso li attendesse una brutta sorpresa, e si recarono sul posto dopo ben due giorni di viaggio; la minore sbuffò pensando che Katherine e Dean non avrebbero potuto trovare posto migliore.
Si trovavano esattamente nel quartiere francese, il posto più ricco di leggende, folclore e miti dell'intera Louisiana. Almeno sapevano come mimetizzarsi, dovevano dargliene atto.
Non appena arrivarono - più o meno le tre del mattino- non fu semplice riuscire ad entrare nel bar indicato da Katherine, probabilmente perchè la Regina ed il Re dovevano essere protetti dalla cerchia di demoni di cui si fidavano: dopo averne uccisi almeno sei, imbracciarono le loro armi e si avviarono verso l'interno, dove adocchiarono immediatamente Katherine al bancone.
Si avvicinarono in silenzio, ma la donna non parve accorgersene ed il barista che parve adocchiarli in un primo momento, girò in fretta gli occhi probabilmente per non avere guai, spingendo i tre cacciatori a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo in quel posto.
Sam si schiarì la voce ed attirò l'attenzione della donna seduta al bancone, che si voltò e piegò le labbra in un sorriso divertito non appena li riconobbe.
Saltarono i convenevoli e subito Katherine li condusse verso il piccolo motel presente davanti al locale, intimando loro di non fare troppo rumore mentre si avviarono per le scale proprio verso il terzo piano dell'edificio, giungendo probabilmente alla stanza più grande.
Dopo essersi fatta dare le manette e aver confermato loro che di lei si potevano davvero fidare, disse di aspettarla proprio fuori la porta, che lasciò socchiusa prima di dar loro un'ultima occhiata.
Katherine si avviò nella stanza buia, trovando Dean sdraiato a letto con ancora i vestiti della sera precedente addosso, intendo a tenere la testa fra le mani per via della forte emicrania che fosse scaturita dal troppo alcol che avesse mandato giù qualche ora prima; la donna sorrise, pensando che il suo tempismo fosse fin troppo azzeccato, e si avvicinò fino a lui, che aprì gli occhi e la guardò con un mezzo sorriso.
"Sei tornata qui per il sesso? Quando mi prendevi a pugni però, non ne avevi più voglia.." sussurrò il ragazzo con voce stanca, tirandosi su ed appoggiando le spalle fasciate dalla camicia rossa contro la testiera del letto.
Katherine sorrise audacemente e si sporse nella sua direzione, mettendosi a cavalcioni su di lui e guardandolo con sguardo ambiguo sul volto; Dean la lasciò fare ed ancorò le mani ai suoi fianchi, portandola più vicina a sè ed al suo volto, mentre la donna fece svicolare le mani sul suo petto. "Non si parla qui dentro, lo hai dimenticato?".
L'uomo sorrise divertito e colmò la distanza fra i loro volti, baciandola in maniera quasi dolce come se avesse sentito la sua mancanza in quei due giorni in cui non si fossero neanche rivolti la parola, e la strinse con forza contro il suo corpo, approfondendo sempre di più quel bacio per coinvolgerla di più.
Le tolse velocemente la giacca che ancora tenesse e con le mani tornò sui suoi fianchi, dove incontrò qualcosa di metallico e circolare, qualcosa che riconobbe subito, e subito Dean sorrise divertito contro le sue labbra, che però non si accorse di nulla. 
Aveva capito che Katherine stesse architettando qualcosa alle sue spalle, ma non pensò fino a quel punto: continuò a baciarla come se nulla fosse, stringendola e facendola sentire desiderata, fin quando si staccò per qualche secondo per guardarla dritto negli occhi con avidità.
"Distrarmi con il sesso, davvero Kath?" chiese il ragazzo riducendo la voce rauca ad un sussurro, aumentando la forza con cui le stringesse i fianchi fino a farle male per non farla allontanare. La donna ignorò il dolore e lo guardò con aria interrogativa, fin quando riconobbe nel suo sguardo una luce che aveva già visto durante quei mesi: furia cieca. "Pensavi che non sapessi della chiamata con Sam? O che volessi fermarmi con delle manette?".
Katherine sgranò gli occhi quando osservò Dean sventolargliele fra le mani a mo' di presa in giro, poi lo sentì afferrarla di peso e scaraventarla contro il muro della stanza con forza, facendole mancare il fiato per un lungo momento e facendole sbattere la testa, e tutto sarebbe andato secondo il piano di fuga di Dean, se fuori dalla porta non ci fossero stati Sam, Hailey e Bela ad aspettarlo armati fino ai denti.
 
La donna continuò a sbuffare e fece spallucce, sentendo lo sguardo di sua sorella minore dietro di sè; Katherine avanzò verso di lei con un'aria seria sul volto, fermandosi proprio a pochi passi da lei e fissando lo sguardo serio e tirato nel suo.
"Avete fatto bene a tenere Judith lontana da qui" disse la minore delle Collins facendo spallucce, ringraziandola silenziosamente per aver tenuto sua figlia lontana dal bunker, per poi avviarsi verso il corridoio con aria ancora più seria. "Le cose si faranno molto turbolenti da queste parti".
Si avviò verso la prigione con le braccia conserte e l'aria di chi non si facesse scalfire da nulla, fin quando sentì delle urla fin troppo familiari giungere alle sue orecchie e farle davvero male; non aveva più importanza ciò che continuasse a ripetere a se stessa per autoconvincersi delle sue parole, vedere e sentire Dean soffrire in quel modo era un colpo al cuore ogni volta.
Sapere di esserne la causa, le spezzava il cuore. E non importò che fosse la Regina dell'Inferno o che avesse tante cose a cui pensare, il suo posto era lì, accanto a Sam che stesse tentando con tutte le sue forze di far tornare Dean umano esorcizzandolo con il sangue di uomo benedetto.
Si appoggiò allo stipite della 7b e si morse il labbro con forza quando vide Dean dimenarsi da quella sedia, cercando di resistere a quel sangue che Sam continuasse ad iniettare nelle sue vene con fede e speranza.
Udì Dean iniziare ad inveire contro il suo stesso fratello, dicendo una serie di frasi e di brutti pensieri che inevitabilmente ferirono Sam in quel momento: gli ricordò tutti i suoi fallimenti e gli disse quanto fosse semplicemente un peso per tutti, di come avesse sacrificato tutto per lui e adesso lo ripagasse in quel modo, arrivando persino a rinfacciargli che la loro mamma sarebbe ancora viva se Sam non fosse mai nato.
Dean prese fiato per continuare a disseminare odio, quando il suo sguardo vagò per la stanza fino ad intercettare quello della ragazza, che serrò immediatamente la mascella ripetendo a se stessa di prepararsi all'imminente ondata di odio da parte del demone.
L'uomo iniziò a ridere di gusto, divertito dal fatto che finalmente avesse trovato il coraggio di farsi vedere, ed osservò la sua intera figura mentre un bagliore di lussuria attraversò i suoi occhi. "Finalmente la mia aguzzina preferita è passata a trovarmi".
Katherine sorrise amaramente e pensò che avrebbe fatto bene ad allontanarsi e a far lavorare in pace Sam, ma lo sguardo sul suo volto le suggerì che avesse bisogno di una pausa da tutto quell'orrore e dalla tortura del proprio fratello, così si avvicinò in silenzio e tolse dalle mani del minore una siringa ancora piena, e con un cenno della testa gli fece capire di poter uscire dalla stanza per qualche minuto.
Sam non avrebbe voluto fidarsi di lei, ma aveva davvero bisogno di allontanarsi da lì per un po, così sospirò ed uscì da quella stanza sentendosi combattuto, prima di lasciarsi il fratello e Katherine alle spalle.
La donna afferrò la sedia abbandonata davanti al tavolo con tutte le scorte di sangue e la voltò al contrario nella direzione del demone, in modo da poter appoggiare le braccia ed il viso alla spalliera; lo osservò per qualche momento e vide il modo in cui Dean cercasse di nascondere la sofferenza che il sangue gli stesse arrecando. Il viso, chino contro il proprio petto, era imperlato dal sudore ed il suo corpo si mosse ad intervalli regolari, come scosso da piccole fitte dolorose.
Dopo poco lo sentì ridere debolmente, fino a sollevare il capo nella sua direzione ed incastrare lo sguardo con il suo. "Allora, mi hai incastrato per non finirci tu stessa in questa sedia o perchè ti dava fastidio il fatto che mi scopassi altre ragazze mentre tu stavi a dirigere il tuo noioso Regno?".
Katherine roteò gli occhi scocciata e sospirò rumorosamente, osservando il modo in cui la guardasse con odio. "Dean, lo sto facendo per aiutarti".
"Oh, risparmia questa favoletta per i tuoi amichetti, io so il vero motivo per cui lo hai fatto".
La donna sollevò un sopracciglio udendo quelle parole e corrugò la fronte, desiderosa di fargli chiudere quella bocca per non sentirsi dire una moltitudine di parole orribili, ma fece spallucce consapevole che Dean avrebbe parlato ugualmente.
"Ti stavo rovinando i piani e hai fatto quello che sai fare meglio: tradire le persone".
"Io non ti ho tradit-".
"Ti racconterò la vera versione dei fatti, quella che io e gli altri ti abbiamo addolcito quanto ti sei svegliata dal coma: sei solo una puttana che ha tradito Clay, Sam e poi me quando stavamo insieme!" esclamò Dean in preda alla furia cieca, stringendo i pugni così tanto da far diventare le nocche bianche, e la donna ringraziò mentalmente che le corde con le quali lo avesse legato Sam fossero abbastanza robuste. "E poi arriviamo alla parte più bella: hai buttato Judith come se fosse un giocattolo rotto, hai tradito tua figlia, il tuo stesso sangue! La lasciavi con Giles e poi con Liam quando ti stava fra i piedi e non te ne volevi prendere cura! Hai una quantità di cadaveri sulla coscienza che supera di gran lunga la mia: almeno io posso incolpare il Marchio per essere diventato ciò che sono.. ma tu? Tu non hai alcuna scusa! Essere per metà figlia di Azazel non ti ha fatto scaturire quell'istinto omicida: lo avevi anche prima che lo venissi a sapere! E hai ucciso così tante persone che.. wow, anche Lucifero ne era rimasto impressionato".
Katherine strinse la mascella ed incassò i colpi in silenzio, attenta a non cambiare la sua espressione per non fargli intuire quanto quelle parole le avessero fatto davvero male, ed abbozzò un sorriso come se si stesse divertendo a sentire tutte quelle frasi fuoriuscire dalle sue labbra, compatendolo per la piccolezza che stesse dimostrando.
"E non mettere su quell'aria da dura: sappiamo tutto che sei una ragazzina troppo spaventata dall'idea di soffrire perchè il suo caro paparino ha preferito tirare le cuoia invece che passare un altro solo istante con te!".
La donna non riuscì più a resistere e scattò in avanti nella sua direzione, impugnando la siringa e facendo entrare l'ago alla base del suo collo per iniettare un'altra dose e fargli chiudere la bocca, ma Dean iniziò a ridere divertito, scuotendo la testa ed osservando il modo in cui avesse appena centrato le sue debolezze.
Dean si inumidì le labbra, ignorando la sensazione del sangue che bollisse nelle sue stesse vene - un po' per il sangue benedetto, un po' per la rabbia- e continuò a guardarla negli occhi con la stessa strafottenza di prima. "Notizia flash: non ti amavo più da ormai tantissimo tempo e tutto ciò che volevo era lasciarti, ma avevo paura che tu impazzissi e facessi un'altra delle tue stragi per vendicarti di me".
"Io non avrei mai..".
"Ucciso Sam, le tue sorelle, Phil o Judith? Sei sicura, Katherine?" chiese Dean sorridendo e facendo spallucce, fissando i suoi occhi addolorati. "Io dico che lo avresti fatto e poi saresti tornata da me piangendo e supplicandomi di riprenderti con me per sistemare i casini che hai sempre fatto da che ho memoria".
Katherine non ci pensò due volte e lo colpì con un sonoro pugno in pieno viso, costringendolo a voltare il capo e mettere su un ghigno divertito. "Visto? E' così che reagisci quando le cose non ti stanno bene: con la violenza".
La donna sospirò e scosse la testa, riconoscendo di essersi fatta prendere un po' troppo la mano da quando Dean avesse aperto bocca e si morse un labbro, dandogli le spalle e chiudendo gli occhi per qualche secondo.
"Adesso cosa farai? Mi curerai e tornerai all'Inferno, per governare un Regno che non ti appartiene e di cui realmente non ti frega nulla?" chiese Dean alzando il tono della voce e desiderando di potersi muovere per farla voltare e guardare il suo viso.
"Il mio compito è quello di aiutare gli altri a far tornare il tuo culo umano.." sussurrò la donna passandosi l'indice ed il pollice della mano destra sugli occhi, prima di voltarsi nuovamente verso di lui. "Troverò un modo per toglierti quell'affare dal braccio e poi me ne andrò per sempre dalla vostra vita, Dean. E' una promessa".
L'uomo cercò una risposta canzonatoria per poter avere l'ultima parola e vincere la discussione, ma inaspettatamente le parole gli morirono in bocca; c'era qualcosa nello sguardo di Katherine che gli fece credere che questa volta fosse davvero sincera e che stranamente non gli stesse mentendo. E gli fece tremendamente male.


 
 
Bela continuò a premere il ghiaccio sintetico sulla ferita alla testa provocata proprio quella notte da Dean, quando in un impeto di rabbia riuscì a liberarsi da quelle corde e superare la chiave di Salomone proprio grazie al sangue benedetto, che lo rendeva sempre meno demone; avevano iniziato una vera e propria caccia all'uomo, chiudendo il bunker per evitare che riuscisse ad uscire, ma Dean fu più furbo di loro e riuscì ad isolare Bela, prendendola in ostaggio.
Non era un segreto per lui che la donna non fosse particolarmente abile nel corpo a corpo, così scelse di prendere lei per barattare la sua uscita dal bunker e la promessa che non lo avrebbero mai più cercato; la sua furbizia però non fece i conti con la determinazione di Sam, che imbracciò pistola e sparò nella sua direzione senza esitare, colpendolo alla spalla e permettendo alla ragazza di fuggire verso di loro, dove Hailey immediatamente la controllò per capire se fosse ferita, mentre Sam e Katherine si mossero velocemente verso Dean come due soldati istruiti a dovere. Non si parlarono, ma riuscirono a capire esattamente cosa avrebbero dovuto fare; la donna lo colpì alla nuca per stordirlo, mentre Sam gli legò le mani insieme tramite una corda che avesse precedentemente preso.
Era in trappola e questa volta per sempre: lo riportarono nella prigione e lo legarono nuovamente con corde più resistenti e più strette, e continuarono a somministrargli il sangue di demone in maniera disperata, sperando che ciò riuscisse a farlo tornare di nuovo umano.
"Come va la testa?" chiese Katherine avvicinandosi di qualche passo fino a raggiungerla e sfiorare appena la folta chioma di sua sorella, guardandola con dispiacere. 
"Come se t'importasse!" esclamò Bela acidamente senza neanche guardarla, voltandosi a fissare Sam e sua sorella seduti sul lato opposto del tavolo, che la fulminarono con lo sguardo, coscienti che adesso avrebbero dovuto occuparsi di lei. Bela si mise più dritta con la schiena e fece spallucce, abbassando il ghiaccio e guardando la sorella con più dolcezza negli occhi. "Comunque va meglio..".
Katherine abbozzò un sorriso imbarazzato, perchè sapeva che sua sorella avesse cambiato atteggiamento aggrappandosi a qualche speranza che Sam ed Hailey le stessero fornendo; sapeva che tutti ce l'avessero con lei per averli abbandonati, per aver voltato le spalle alla famiglia ed essere scappata insieme a Dean senza neanche dir loro che fosse vivo.
Sapeva di avere davvero sbagliato nei loro confronti e, adesso che ce li aveva tutti davanti e che iniziò a leggere il loro dolore nei loro occhi, iniziò a sentire i sensi di colpa della sua parte umana prevalere sulla strafottenza della sua parte demoniaca.
Sospirò ed abbassò lo sguardo, provando il forte impulso di scappare via da quel posto per non farvi più ritorno, ed iniziò a cercare 
le giuste parole per dileguarsi, ma si rese conto che nessuna frase li avrebbe aiutati ad accettare un ulteriore abbandono da parte sua, così fece spallucce e si fece coraggio, alternando lo sguardo fra loro. "Io..".
"Si è svegliato!".
La voce di Castiel - che nel frattempo tornò al bunker dopo un lungo viaggio con l'angelo Anna- le fece morire le parole in bocca e sospirò, quando vide le sue sorelle e Sam alzarsi di scatto per correre di corsa verso la 7b; inizialmente i suoi passi si mossero in quella direzione, attraversando l'intero corridoio, ma poi qualcosa la fece bloccare a pochi passi dalla stanza e rimase in silenzio per ascoltare i suoni provenienti da essa.
Sentì Sam richiamare il fratello, ancora non del tutto cosciente, e gli lanciò l'acqua santa in viso, e quando questa non gli fece alcun effetto udì la sua famiglia tirare un respiro di sollievo ed iniziare a slegare l'uomo, che continuò a chiedere cosa fosse successo e perchè lo avessero legato in quel modo.
Katherine abbassò il viso e si morse il labbro, perchè una parte di sè la stesse implorando di entrare nella 7b per rivedere i suoi occhi emanare quella dolcezza che segretamente le fosse mancata nei tre lunghi mesi precedenti, ed in fondo era tutto merito suo se Dean fosse ritornato umano; si ricordò che però, se lei non avesse fatto tutti quei casini una volta svegliatasi dal coma, probabilmente Dean non avrebbe mai avuto il Marchio, così scosse la testa e si voltò dalla parte opposta.
Tornò nella sala vuota ed afferrò il suo giaccone di pelle beige e sospirò, scrivendo su un pezzo di carta che si sarebbe fatta sentire lei solamente nel caso in cui avesse trovato una cura per il Marchio e di non cercarla, tanto sarebbe stato impossibile trovarla.
Katherine lanciò un ultimo sguardo alla sala lettura, mentre mille ricordi piacevoli le tornarono in colpo solo e sorrise amaramente, costringendo se stessa a salire gradino dopo gradino quella scala in ferro, sentendosi per la prima volta in quell'estate felice che Dean fosse tornato umano e che stesse finalmente bene, conscia del fatto che adesso sarebbe toccato a lei trovare una soluzione per toglierlo dai guai in cui lei stesse lo avesse messo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I don't wanna let go, I know I'm not that strong. ***


Capitolo 3.
I don't wanna let go, I know I'm not that strong.


 
Mosse la gamba nervosamente, seduto al tavolo della sala lettura del bunker mentre tracannava il contenuto del suo secondo bicchiere di Whisky, sentendo il nervosismo crescere dentro di sè: erano passati due mesi da quando Sam e gli altri lo avessero curato, due mesi in cui avessero ripreso a cacciare insieme, a seguire le tracce di Katherine - che era sparita la sera del ritorno di Dean umano, lasciando solamente un biglietto- e adesso un caso su degli strani omicidi catturò la loro attenzione.
Sam si schiarì la gola e tornò ad esaminare i pochi dati che avessero: le vittime non riportavano segni particolari, nè vi erano collegamenti fra di essi, eppure le morti erano troppe e misteriose, spingendo i quattro cacciatori e l'angelo ad indagare sempre più a fondo; il caso divenne ancora più interesssante quando Castiel, tornato da un'indagine in solitaria, disse loro di aver fatto due chiacchere con Caino, che ammise di essere il responsabile di quelle morti e che stava iniziando una vera e propria carneficina per eliminare tutti i suoi discendenti maligni dalla faccia della Terra.
Passò poco prima che i cacciatori si misero sull'attenti, attirati da due colpi sonori contro la loro grande porta in ferro; i due fratelli avanzarono impugnando le loro armi, così come le due sorelle tennero strette le proprie.
Sam e Dean si scambiarono una veloce occhiata ed il maggiore aspettò che il fratello pronunciasse il tre per spalancare la porta e rimanere completamente sconvolto da ciò che vide: una figura femminile che i due uomini conoscevano fin troppo bene li guardò abbozzando un sorriso ironico, ma non fu quello a lasciarli di stucco.
Sapevano che Katherine prima o poi sarebbe tornata, e che probabilmente avrebbe trovato la circostanza adatta per di fregarli di nuovo, ma il modo in cui si presentò loro lì spaventò non poco: premeva entrambe le mani sull'addome per via di una probabile ferita molto profonda, mentre il sangue le ricopriva l'intera camicetta bianca che indossasse; altro liquido rosso uscì da un profondo taglio sulla tempia destra, mentre lo zigomo sinistro ne conservava un altro, con sangue ormai secco.
Katherine provò a dire qualcosa ma, probabilmente per la cospicua quantità di sangue perso, i suoi occhi si chiusero e perse le forze e conoscienza proprio lì davanti, abbandonando il proprio corpo contro quello dei due ragazzi con la consapevolezza che mai posto sarebbe stato più sicuro per lei; Dean l'afferrò prontamente fra le braccia e per un momento gli sembrò così fragile e malconcia, tanto da spaventarlo che non ce l'avrebbe fatta.


 
 
L'odore pungente del sangue giunse alle sue narici sottoforma di ruggine e ferro, tanto da fargli storcere il naso mentre lavava le mani nel lavandino del bagno per la terza o quarta volta; chiuse il rubinetto e si asciugò le mani, per poi sollevare lo sguardo verso lo specchio ed osservare il suo riflesso: aveva delle grandi e marcate occhiaie scure, risultato di una notte passata a medicare le ferite della donna e a vegliare su di lei fin quando non si sarebbe svegliata.
Dean pensava che una volta rivista, avrebbe fatto una grossa ramanzina a Katherine e avrebbe cercato di aiutarla come lei aveva fatto con lui, consegnandolo a Sam, Hailey e Bela per farlo tornare umano; aveva preparato un bel discorsetto efficace, ma vederla in quello stato gli aveva messo davvero paura.
L'aveva vista sanguinante e ferita in diverse occasioni, ma il modo in cui era stata ridotta lo fece tremare ed arrabbiare, a tal punto che strinse i pugni con il pensiero che avrebbe distrutto chiunque l'avesse toccata con le sue stesse mani.
Sospirò ed uscì dal bagno, avvicinandosi al grande letto presente nella stanza per controllare le condizioni della donna e contrasse la mascella osservando le ferite; allungò una mano per sfiorarle la fronte con un gesto dolce, sentendola ancora tremendamente calda, ed in silenzio inzuppò un asciugamano nella ciotola d'acqua che avesse precedentemente messo sul comodino, prima di strizzarla e metterla su di essa.
La profonda ferita all'addome si era sfortunatamente infettata, e ciò spinse i ragazzi a chiedersi in che guaio si fosse messa Katherine in quel momendo, decidendo di abbandonare temporaneamente il caso con Caino; si sedette accanto alla donna, che ogni tanto farneticava parole senza senso per via della febbre molto alta, e prese le sue mani fra le sue, portandosele alle labbra ed accennando uno stupido sorriso.
Nonostante quanto fosse successo da quando Katherine si fosse svegliata dal coma, nonostante il modo in cui se ne fosse andata dopo averlo salvato dalla natura demoniaca e, nonostante si fossero detti numerose volte di aver smesso di amarsi l'un l'altra nella loro lunga estate romantica con Crowley, per Dean rimaneva sempre e solo l'unica.
Raffreddò nuovamente un panno e lo mise sulla fronte della donna incosciente, notando come la temperatura sembrasse essere leggermente scesa; i suoi pensieri vennero interrotti da un leggero mugolio e quando sollevò lo sguardo verso il suo viso, vide Katherine sbattere le palpebre un paio di volte in preda alla confusione e cercare di tirarsi su con le braccia, guardandosi attorno; Dean le si avvicinò sollevando le mani, per farle intuire che non avesse cattive intenzioni, e la guardò con aria incerta.
La donna strinse gli occhi e si portò le mani alle tempie in preda ad un forte dolore, trovando un panno umido a ricoprirle la fronte, quando delle immagini iniziarono a passarle davanti agli occhi: vide se stessa, con almeno 17 anni di meno, mentre teneva fra le braccia una piccola bambina avvolta in una copertina rosa; si vide legata ed appesa al soffitto in un magazzino, mentre Sam e Dean - prettamente più giovani- le andarono incontro per salvarla; rivede se stessa con Sam e poi con Dean, ricordando le sue storie ed i più piccoli particolari della sua vita. Finchè non si vide all'interno del suo Suv ribaltato e finito fuori strada, mentre faticava a tenere gli occhi aperti, e l'unico pensiero che attraverò la sua mente fu di salvare il suo bambino.
Quando finalmente tutti i flash si conclusero, Katherine dovette sbattere gli occhi più volte prima di voltarsi verso Dean ed aggrottare le sopracciglia: lo guardò e ricordò tutto ciò che avesse fatto nell'ultimo anno, tutte le cose brutte che avesse fatto a lui, alla sua famiglia e a Judith, ed il senso di pentimento e di vergogna che avesse provato fino a quel momento fu nulla paragonato a ciò che provasse in quel momento.
"Come ti senti?" chiese il cacciatore seduto sul bordo del letto accanto a lei, guardandola negli occhi ed accennando un sorriso amaro. "Hai la febbre alta, la ferita all'addome si è infettata: ti ho dato qualche antibiotico e ti ho messo qualche punto qua e là, ma non puoi ancora fare movimenti troppo bruschi: rischieresti di riaprire la  ferita".
Katherine si sentì tremendamente confusa e indebolita, ma abbassò lo sguardo stordito sul suo stesso corpo e capì finalmente di cosa stesse parlando, così sospirò lentamente ed annuì, poggiando nuovamente le spalle contro il materasso ed abbozzando un sorriso.
"Grazie, Dean. Non era necessario che facessi così tanto per me".
L'uomo la guardò per un lungo istante per scavare la verità nei suoi occhi e scrutare la sua anima, ma improvvisamente si alzò divenendo più serio e mise più distacco fra loro, determinato a scoprire cosa le fosse accaduto e perchè, distogliendo lo sguardo dal suo con la speranza di non perdersi dietro all'azzurro dei suoi occhi. 
Katherine lo osservò e certò di tirarsi sù con le spalle, fino ad appoggiarle alla testiera di legno della sua vecchia stanza, e non si sorprese quando l'uomo non si apprestò ad aiutarla: la sua espressione era cambiata rispetto a pochi istanti prima, e lei che lo conosceva bene e adesso finalmente se lo ricordava, sapeva che agisse così perchè era arrabbiato e deluso.
Cercò di nascondere le smorfie dolorose quando sentì i punti della ferita tirare e si portò una mano all'addome come per proteggersi, ma all'uomo non sfuggì, che istintivamente fece qualche passo avanti per osservarla meglio.
"Che ti è successo?".
Katherine distolse lo sguardo dal suo, così freddo e distaccato, e si chiese come avesse fatto a mettersi in un simile guaio; se solo fosse stata più attenta quella sera alla guida e non avesse mai avuto quell'incidente, se solo avesse detto a Dean la verità sulla gravidanza, se solo non fosse stata così offuscata dalla rabbia e dal dolore, forse, le cose sarebbero potute andare in maniera diversa.
"Caino mi ha attaccata mentre ero all'Inferno: ha ucciso molti demoni e poi ha cercato di uccidere anche me".
Dean sollevò un sopracciglio e mise su uno sguardo stranito, sgranando gli occhi ed iniziando a pensare a ciò che avessero scoperto durante le ricerche a quel caso particolare; strinse la mascella per calibrare bene le parole da utilizzare con lei e sollevò un dito nella sua direzione. "Caino è venuto a cercarti? Perchè?".
"Non lo so" rispose seccamente Katherine facendo spallucce, osservando il verde dei suoi occhi e sospirando rumorosamente, riuscendo perfettamente a leggere in lui che ci fosse qualcosa che stesse nascondendo .
"Dì la verità!" esclamò Dean alzando il tono della voce ed incrociando le braccia al petto, guardandola con sufficienza e rabbia, mostrando quanto poco si fidasse di lei.
"Non sto mentendo!" rispose la donna sgranando gli occhi e sgranando gli occhi, facendo automaticamente un movimento verso di lui e sentendo per l'ennesima volta i punti tirare, costringendola a piegarsi leggermente ed a tenersi la ferita con la mano sinistra; pensò che avrebbe potuto dirgli che la commozione cerebrale dovuta all'attacco di Caino le avesse fatto ricordare ogni singola cosa, ma non avrebbe voluto vederlo combatutto per ciò che avesse fatto.
Da quando si era svegliata dal coma si era comportata come una ragazzina viziata e cattiva, ma adesso che aveva coscienza di ciò che avesse fatto e di chi realmente fosse, le sembrava troppo falice giocare la carta della memoria: aveva sbagliato, si meritava il disprezzo di ognuno dei suoi familiari.
Ma Dean si avvicinò con uno scatto, aiutandola a tornare distesa e sfiorandole il viso con delicatezza,  sentendolo ancora maledettamente caldo e Katherine lesse nel suo sguardo quanto gli facesse male vederla ferita e ridotta ad un amamasso di graffi e tagli; la donna si appoggiò contro la sua mano e chiuse gli occhi, respirando lentamente mentre sentiva il suo corpo bruciare dalla temperatura fin troppo alta e la ferita all'addome iniziare a pulsare. 
Sentì le mani di Dean vagare sul suo corpo, coprendola bene con le lenzuola e umidizzando un altro panno per metterlo sul suo viso, e lo udì spiegarle cosa avessero scoperto su Caino e perchè quindi volesse ucciderla.
Katherine aprì nuovamente gli occhi e lo guardò per capire se quella fosse una delle sue solite battute o meno, ma quando lesse il suo sguardo serio non riuscì a fare a meno di sorridere: non bastava essere la filgia di Azazel, aver perso l'umanità già due volte, avere ucciso molta gente ed aver condannato la vita di Dean da quando avesse preso il Marchio, no. Doveva anche essere una dei discendenti di Caino, che tra l'altro stava ammazzando uno dopo l'altro per evitare che la loro natura da mostri li spingesse a commettere atti osceni.
"E' meglio che ti lasci riposare.." sussurrò il ragazzo accennando un sorriso e chinandosi sulla sua fronte per baciargliela, ma quando si mise in piedi pronto per usire dalla stanza si accorse del viso della donna farsi appena più serio.
"No, non mi lasciare da sola!" esclamò Katherine di getto, sollevandosi quei pochi centimetri che bastassero per bloccargli una mano fra le sue; solo dopo qualche secondo e lo sguardo stranito dell'uomo su di sè, si rese conto di ciò che avesse fatto e sentì le guance diventare sempre più calde. "Sarà la febbre o il fatto che abbia una grossa ferita che fa un male cane, ma non andare.. per favore".
Dean strinse forte la mandibola e sentì il tocco leggero delle dita della donna sulla sua mano, ed osservò il modo in cui lo stesse guardando; sembrava supplicarlo di restare, ma anche che avrebbe capito se non lo avesse fatto. "Ho delle ricerche da fare e uno psicopatico da fermare".
Katherine si morse il labbro ed annuì in silenzio non aggiungendo altro, e si preparò a vederlo uscire dalla stanza senza voltarsi più indietro, ma poi lo osservò togliersi scarpe e giacca e farle un leggero sorriso, facendole segno di fargli un po di spazio.
Appoggiò le spalle al materasso e le passò una mano attorno alla vita, permettendole di sdraiarsi su un fianco ed appoggiare il viso sul suo petto, e Dean non riuscì a trattenersi dal carezzarle il capo ed i capelli, per poi scendere alla schiena e le spalle: sapeva che quello fosse il modo per farla rilassare e farla dormire più velocemente e Katherine parve apprezzare, tanto da stringersi sempre di più a lui, come se non fosse mai passato del tempo.
Dean non aveva mai avuto dubbi sulla loro relazione, per tutti quegli anni fu sicuro di amarla nella maniera giusta e che non ci fosse un modo per migliorare il proprio amore: ma adesso, stringendola ricoperta di ferite fra le braccia ed osservandola crollare fra le braccia di Morfeo, qualche ripensamento iniziò a venirgli.
Pensò agli alti e bassi della loro storia ed ai modi in cui sembrassero destinati a finire, facendolo ragionare sul fatto che probabilmente non avrebbero dovuto continuare a stare insieme.
La osservò tremare appena fra le sue braccia e subito cercò di coprirla per scaldarla di più, malgrado scottasse, e l'avvicinò appena a sè, baciandole la fronte e stringendola fra le braccia, beandosi di quel contatto e sperando che durasse per sempre.
In fondo, non era la prima volta che sentisse dentro di sè dei sentimenti contrastanti verso di lei, nè la prima che iniziasse a far a botte con il suo stesso orgoglio pur di starle vicino.


 
 
"Siamo a conoscienza della piccola incursione di Caino all'Inferno, vogliamo sapere se è tornato per finire il lavoro!".
Sam si mosse nervosamente sulla sedia, continuando ad osservare lo schermo del suo computer in cui stesse visualizzando uno dei tanti articoli su Caino ed il suo Marchio, nella speranza di trovare una minima traccia per trovarlo; sbuffò dopo aver pronunciato quelle parole, osservando per qualche secondo il suo cellulare, in vivavoce, ed aspettando che il suo interlocutore vuotasse il sacco.
"E chi vi avrebbe detto una cosa del genere?".
Dean incrociò lo sguardo del fratello e delle due Collins, che si chiesero se il tono ironico di Crowley avesse un significato particolare o se quel massacro lo avesse reso euforico, così il maggiore si schiarì la voce e si avvicinò alla scrivania del fratello per prendere parola.
"Crowley, non farmi perdere tempo: sappiamo che Caino sta uccidendo tutti i suoi discendenti e sappiamo anche che è sceso all'Inferno per uccidere Katherine, quindi..".
"Ma di che parli, ragazzino?!" chiese Crowley dall'altro capo del telefono ridendo di gusto, assumendo un tono molto divertito. "Caino non è sceso all'Inferno, sa che qui non c'è nulla per lui!".
"Questo non ha senso: Katherine è stata attaccata e.." iniziò Hailey aggrottando le sopracciglia ed incrociando lo sguardo preoccupato degli altri cacciatori, ma venne brutalmente interrotta.
"Katherine ha lasciato l'Inferno da ormai due mesi: ha abdicato!".
I WInchester e le Collins si guardarono con aria stranita, rimanendo in silenzio ed iniziando a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo davvero e cosa nascondesse Katherine per l'ennesima volta; avevano sbagliato a fidarsi nuovamente di lei? A credere alle sue bugie?
"Com'era conciata quando l'avete incontrata?".
"Perchè lo vuoi sapere?!" chiese Bela aggrottando le sopracciglia e spostando lo sguardo sul cellulare, e fu sicura che dietro a quello schermo il Re stesse facendo un grosso sorriso compiaciuto, sopratutto quando ripetee la domanda. "Male. Molto, molto male".
Passarono pochi secondi e Crowley si lasciò andare ad un grosso sospiro di sollievo, quasi come se fosse sollevato per qualche motivo, e si lasciò scappare un risolino infantile di felicità, cosa che fece serrare i pugni al maggiore e che gli fece pensare di stanarlo ed ucciderlo.
"Sapete, lo sospettavo da quando ha abbandonato il trono per cui aveva combattutto con tutte le sue forze, ma adesso grazie a voi ne ho la conferma..".
"Di che stai parlando? Che vuol dire?!" chiese Sam aggrottando le sopracciglia ed osservando la mascella contratta del fratello simboleggiare il suo nervosismo.
"Sto dicendo che Katherine sarebbe dovuta uscire dal combattimento con Caino con qualche graffietto superficiale al massimo: niente di serio insomma!".
Haiely, appoggiata con i gomiti al tavolo, si sporse a guardare la sorella e i due ragazzi negli occhi, chiedendosi cosa volessero significare veramente le parole del demone. "Caino è molto forte, anche per lei e poi..".
"Katherine è finalmente tornata umana!" esclamò il Re dell'Inferno prendendo nuovamente a ridere e a trarre piacere da una notizia del genere, sentendosi finalmente felice di non dovere più avere a che fare con un rivale al trono. "Ha perso i poteri!".


 

 
Aprì gli occhi sentendosi madida di sudore, avvertendo una spiacevole sensazione di calore avvolgerle il corpo e farla appena rabbrividire, ma sentendosi immediatamente meglio rispetto a poco prima; si guardò attorno e si trovò sola, immaginando che Dean fosse andato a dar la caccia a Caino.
Avrebbe tanto voluto sgattaiolare dal bunker e rincorrere Caino per ucciderlo una volta per tutte, ma non aveva più i mezzi per combatterlo, ne tanto meno riusciva a stare in piedi da sola; si sedette con enorme fatica e sentì un forte dolore alla testa e all'addome farsi largo dentro di lei, e dovette aspettare qualche minuto buono prima che la pressione si stabilisse normalmente.
Si sollevò in piedi, tenendosi saldamente alla pediera del letto, e toccò esternamente la tasca della sua giacca ricoperta di sangue poggiata sulla sedia della scrivania, e sentì all'interno ciò che avrebbe voluto sentire: il suo anello.
Katherine aveva deciso da quasi due mesi di allontanarsi per sempre dall'eredità del suo padre biologico e quindi dei suoi poteri, schiava dei sensi di colpa e dal profondo dolore che le sue stesse azioni avessero procurato a lei ed alla sua stessa famiglia; prese quel diamante di contenimento fra le sue mani e lo osservò brillare, sentendone tutto il potere e desiderando che sgorgasse nuovamente dentro di sè.
Le mancavano i suoi poteri, ma perdeva il controllo quando li aveva dentro di sè: d'altronde quei poteri erano il frutto della malvagità di Azazel, doveva intuirlo in partenza che l'avrebbero cambiata in negativo.
Osservò ancora quel diamante, pensando a quando Dean glielo diede come simbolo del loro amore e quando accettò di sposarlo per suggellare il loro amore, in quella stessa stanza ormai più di un anno prima.
Un sorriso malinconico si disegnò sul suo viso e sospirò, avvicinandosi all'armadio che una volta condividevano; sapeva di non poter più portare l'anello con sè perchè prima o poi ne sarebbe stata sedotta nuovamente, così decise di fare la cosa più difficile: lo nascose all'interno di uno dei cassetti di Dean interni all'armadio, conscia che così in bella vista non sarebbe stato trovato.
Due colpi di nocche la fecero voltare di scatto e si apprestò a chiudere le ante senza fare troppo rumore, quando vide la porta spalancarsi e le sue due sorelle affacciare la testa dentro la stanza per controllare che stesse bene.
"Oh Kath, sei in piedi!" esclamò Hailey più con tono sorpreso e dubbioso, facendo velocemente scorrere lo sguardo sulla stanza per poi posarsi su di lei.
La donna sorrise teneramente e fece un passo istintivo verso di loro, per poi fermarsi immediatamente non appena sentì i punti della ferita tirare spezzarle il fiato, e subito entrambe le sue sorelle si apprestarono ad aiutarla, sorreggendola e sorridendole.
"Non fare troppi sforzi, sei ferita.." disse Bela mordendosi il labbro inferiore e sforzandosi di non mostrare quando le facesse male vedere sua sorella ridotta in quel modo.
"Sto bene.." sussurrò Katherine respirando lentamente, sentendo il corpo continuare a bruciare per via della febbre che non accennava a scendere.
Guardò le sue sorelle negli occhi ed accennò un sorriso sincero, ricordando tutti i momenti passati con entrambi e ciò che avessero fatto per salvarla, e come lei si fosse ribellata, andando via e non lasciando alcuna traccia. Aprì la bocca per improvvisare delle scuse davvero sentite, probabilmente dicendo loro quanto gli volesse bene e quando le fossero mancate, ma la porta si aprì del tutto, catturando l'attenzione delle tre Collins.
"Sei sveglia, bene: sappiamo dov'è Caino, stiamo andando a fare il culo a quel figlio di puttana" disse Dean entrando nella stanza e fissando lo sguardo sulla donna affiancata dalle sorelle, cercando di mantenersi il più freddo possibile.
Katherine spalancò la bocca come per dire quanto ciò le suonasse come una delle sue solite cazzate che gli sarebbe costata cara, ma incrociò lo sguardo di Sam, che accennò una smorfia disperata su viso, e quello delle sue sorelle, trovandolo uguale a quello del giovane ragazzo; si morse il labbro e fissò gli occhi in quelli del maggiore, chiedendosi se fosse davvero così stupido da compiere un'azione del genere, e fece qualche passo avanti riuscendo ad ignorare la ferita all'addome tirare, la debolezza ed i capogiri, parandosi davanti a lui. "Io verrò con te". 



 
 
Osservarono Sam e le due sorelle Collins allestire il piano per attirare e catturare Caino all'interno del capanno degli attrezzi della casa in campagna di una delle potenziali vittime del primo demone, essendo sicuri che sarebbe apparso da un momento all'altro: avevano persino coinvolto nuovamente Cassie, che dopo la questione con Katherine, aveva deciso di prendersi una piccola vacanza al di fuori del mondo sovrannaturale, tornando a casa per qualche mese.
Cassie aveva detto loro di utilizzare una pietra di amaranto risalente al medievo per mettere su un'illusione per far cadere Caino in una trappola, e dopo aver spiegato loro come fare,e i tre cacciatori si misero all'opera, mentre Dean e Katherine rimasero in disparte per aspettare che tutto fosse pronto.
Il maggiore lasciò scivolare lo sguardo sulla donna seduta accanto a lui sul portico di quella casa, sul quale osservarono le stelle nel tentativo di prepararsi psicologicamente alla battaglia, e notò il modo in cui periodicamente portasse la mano destra sulla ferita al ventre, strizzando appena gli occhi quando le fitte iniziarono a torturarla.
Dean estrasse dalla tasca della sua giacca un piccolo flaconcino di antidolorifici e, dopo aver controllato la data di scadenza lo scoperchiò per passarle due pasticchette con un sorriso sincero; la vide voltarsi verso di lui e ricambiare il sorriso, prima di mandare giù le pillole con un sorso di birra.
Katherine lo osservò per qualche secondo, seduto sugli scalini della veranda accanto a lei, e rimase ad osservare il verde dei suoi occhi nel buio della notte con un sorriso, leggendovi dentro tutto ciò che Dean si stesse sforzando così tanto di nascondere. Gli sfiorò la mano sinistra con una carezza delicata, osservando il modo in cui non si scompose e rimase con gli avambracci appoggiati alle cosce semi divaricate. "Lo so che hai paura".
Dean si voltò ad osservarla di scatto, come se lo avesse ccolpito con un pugno in pieno stomaco, e sgranò leggermente gli occhi, fissandoli nei suoi azzurri e serrando i pugni. "Non ne ho".
La donna non fece troppo caso al suo tono perentorio che non accettava repliche ed abbozzò un sorriso, inclinando la testa e rimanendo a fissare i suoi occhi con sicurezza. "Si, si che ne hai!".
Dean ridusse gli occhi a due fessure ed iniziò a sentire una strana rabbia montare dentro di sè, complice lo stress di dover fermare Caino, e si ritrovò a pressare le dita della mano sinistra contro il braccio destro riuscendo a sentire nonostante la stoffa il Marchio pulsare sulla sua pelle. "E come lo sai, mmh? Neanche mi conosci, non sei più la stessa di prima e neanche io, quindi come puoi..".
Katherine non aspettò che finisse la sua frase carica di rabbia e astio, ma annullò la distanza fra di loro allungando velocemente una mano verso la sua guancia, carezzandolo con delicatezza ed accennando un sorriso. "So come agisci quando hai paura: fingi di non averne e compi azioni che ti condurranno alla morte. Sam e le mie sorelle non saranno in grado di fermarti, ma io verrò con te e..".
"No, non esiste! Toglietelo dalla mente!" esclamò Dean sgranando gli occhi e scuotendo la testa, fissandola in cagnesco mentre la preoccupazione per la sua incolumità si fece largo dentro di lui, spaventandolo.
"Fosse l'ultima cosa che faccio, io verrò con te! Non ti lascerò da solo contro quel mostro!" esclamò Katherine alzando il tono della voce e ritirando la mano con un gesto troppo brusco, sentendo la pelle tirare e dei lunghi brividi attraversarle tutta la schiena.
La vista della donna così fragile ed indifesa aumentò la sua convinzione di lasciarla fuori dalla battaglia, ma gli fece anche tenerezza, tanto da abbassare il tono della voce ed abbozzare un piccolo sorriso nella sua direzione. "Non posso preoccuparmi per te mentre sono dentro quella trappola con lui, rischierei di morire e di farti morire. Non lo capisci Kath? E' un rischio troppo grande che io non posso correre e io.. io non posso perderti".
Katherine scrutò nei suoi occhi e lesse tutto il suo dispiacere e la sua preoccupazione, così gli sorrise dolcemente e lo vide prendere una mano fra le sue, abbassando lo sguardo su di esse ed appoggiando il suo capo contro la spalla esile della ragazza; l'avvolse in un abbraccio attraverso cui cercò di trasmettergli tutta la sua forza e si beò di quel contatto, felice che la febbre fosse scesa e che fosse completamente cosciente questa volta.
Sarebbe piaciuto ad entrambi che quel momento non fosse mai finito e che la vita reale non li avesse mai chiamati, ma la voce di Sam li rese partecipi del fatto che Caino fosse appena stato intrappolato e che adesso fosse il turno di Dean; l'uomo scattò subito in piedi come una molla, irrigidendosi e stringendo i pugni con rabbia.
La donna gli fece strada, incitandolo a seguirla, fin quando non giunsero all'interno del grosso capanno degli attrezzi ed i due lo videro intrappolato all'interno di una trappola demoniaca abbastanza grande da ospitare uno scontro.
Dean sospirò rumorosamente e guardò ad uno ad uno i suoi familiari, notando in ognuno dei loro sguardi la convinzione che ce l'avrebbe fatta, ma ciò non lo convinse del tutto che sarebbe uscito da quello scontro senza cedere al suo lato malvagio.
Allungò una mano verso Castiel che gli consegnò la Prima Lama con titubanza e Dean l'afferrò con finta decisione, provando immediatamente la vecchia ed amata sensazione di invincibilità e di potenza che avesse ogni qualvolta che la tenesse in mano; il braccio destro iniziò a tremare ed il suo sguardo si incorciò con quello di Caino, che sorrise nella sua direzione come se lo stesse aspettando e ciò lo rese nervoso.
Proprio quando stava per fare un passo verso il capanno, Katherine lo trattenne dal braccio sinistro intrecciando la mano destra con la sua, volgendo verso di lui lo sguardo sereno e convinto che ne sarebbe uscito vincitore in tutti i sensi.
Dean osservò in silenzio le loro dita unite con aria confusa per poi risalire al suo viso, dove trovò tutte le risposte ed la giusta dose di coraggio e di fiducia in se stesso, e la donna si sporse sulle punte dei piedi per arrivare alla giusta altezza del suo viso, lasciandogli un piccolo e casto bacio sulla guancia destra.
"Cerca di tornare da me tutto intero, ok?".
La osservò sciogliere la presa ed accennare un sorriso, conscia di aver ripetuto le stesse parole della notte in cui rimase nella chiesa con Sam per completare l'ultima prova, ed osservò Dean sgranare leggermente gli occhi come se avesse capito cosa volesse dirgli; l'uomo le fece un cenno con il capo e senza dire nulla si avvicinò al capanno, chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo completamente solo con Caino.
 



 
Castiel fece il suo ingresso nella sala comune, avanzando verso i cacciatori che rimasero seduti al grande tavolo in silenzio intenti a bere una lunga birra ghiacciata per rimuvere le immagini che sarebbero rimaste impresse nelle loro menti per sempre: stare ad osservare Dean combattere contro Caino non era stato semplice per nessuno, così come vedere il cacciatore soccombere ai colpi del primo demone fino a crollare.
 
Quando Dean sembrò essere del tutto spacciato, riuscì a capovolgere la situazione e ad avere la meglio su Caino, e fu proprio quel momento che lo tormentò di più:
"Dimmi che puoi cambiare! Dimmi che puoi fermarti".
Caino rise a quelle parole, in ginocchio sulla trappola per demoni, sanguinante ed intento a pressare la parte del braccio destro in cui avrebbe dovuto esserci la sua mano, che Dean aveva tagliato via per evitare che lo pugnalasse in pieno petto con la Prima Lama.
"Non mi fermerò mai!".
Dean abbassò lo sguardo udendo la sua frase così risoluta e decisa, cosciente che avesse firmato da solo la sua stessa condanna a morte; il cacciatore sollevò lo sguardo verso la sua famiglia, parecchio distanti ad osservare la scena, e fu certo che tutti i presenti capirono quanto fosse difficile per lui portare a termine quel combattimento.
Non era solamente perchè Dean si fosse sentito vicino a Caino suo malgrado, nè perchè si sentisse simile a lui: piuttosto era perchè Dean rivedeva se stesso in Caino e sapeva che, se non c'era speranza per il primo demone, non ce ne sarebbe stata neanche per lui.
Il cacciatore girò attornò al demone in ginocchio fino ad arrivare alle sue spalle ed impugnò la Prima Lama, preparandosi a colpirlo mortalmente per finire una volta per tutte quella battaglia, ma delle parole lo colpirono come una coltellata in pieno petto.
"Ricordo la prima volta che l'ho vista, quando siete venuti a casa mia: il suo cuore era freddo come il ghiaccio, ti usava per avere il Marchio e tu eri così accecato dall'amore da non capirlo.." sussurrò Caino continuando a premere con la mano sinistra la parte mancante del suo avambraccio destro, cercando invano di bloccare la fuoriuscita di troppo sangue, mentre il suo sguardo vagava sui cacciatori spettatori. ".. ma quando l'ho sorpresa qualche notte fa nel motel in cui si nascondeva, ho capito: lei è cambiata ed è tornata ad essere una semplice umana, ucciderla sarebbe dovuto essere più facile del previsto, ma è riuscita a sfuggirmi ugualmente".
Dean fermò il braccio a mezz'aria e fissò il suo viso da dietro, aggrottando le sopracciglia mentre il suo cuore prese ad accelerare più del previsto. "Lasciala fuori da tutto questo".
"Ma è lei il vero motivo di tutto ciò, giusto? Io l'ho ferita gravemente e l'ho quasi uccisa, e tu questo non lo puoi perdonare" disse Caino strisciando lentamente sul pavimento sporco e voltandosi nella direzione del cacciatore con un sorriso rassicurante. "Va tutto bene, Dean. Se lei fosse stata la mia Colette, avrei fatto lo stesso. E un giorno, quando lei riuscirà a toglierti dai guai.. tu lasciaglielo fare".
Con lo sguardo strinsero un patto tacito perchè, nonostante tutto, Dean si fidava di lui. 
Poi per Caino ci fu solamente il buio.
 
"Ragazzi, come sta Dean?".
I quattro cacciatori si scambiarono uno sguardo stanco, molto sofferente e pieno di preoccupazione, finchè Sam si schiarì appena la voce, mantenendo gli occhi sulla sua birra mentre mentalmente si chiese come sarebbero usciti da quella situzione. "Penso che sia nei guai Cas, guai grossi".
La sua testa prese a pulsare per la preoccupazione ed il dolore e la stanchezza sopraggiunsero molto velocemente in lei, specialmente per via della ferita e del suo stato di salute degli ultimi due giorni; lasciò la birra a metà e lasciò la stanza senza dare troppe spiegazioni, un po' perchè non voleva sentire quelle storie su Dean e su come se la stesse passando male, un po' perchè era stanca e debole, quindi avrebbe fatto bene a raccogliere le sue cose prima di rimettersi in viaggio verso il primo motel per continuare le sue ricerche sul Marchio.
Camminò lungo i corridoi del bunker, giungendo fino alla zona delle camere da letto dei cacciatori, ed indugiò con lo sguardo sulla porta della camera di sua figlia, sentendo un grande senso di vuoto dentro di lei e chiedendosi quanto sarebbe stato bello rivederla, parlarle, stringerla fra le sue braccia e dirle quanto mai avesse smesso di amarla.
Scosse la testa, reprimento quei sentimenti, perchè aveva fatto troppe cose brutte per meritare di riavere Judith nella sua vita: doveva concentrarsi sul cercare di sistemare le cose e avrebbe dovuto continuare da dove aveva iniziato.
Salvare Dean dal Marchio, perchè era stata lei a far si chè Caino glielo trasferisse.
Fece qualche altro passo fino ad arrivare alla camera da letto di Dean e bussò timidamente, non aspettando una risposta per aprire; spinse giù la maniglia ed aprì lentamente, affacciando la testa e trovando l'uomo seduto al piccolo tavolino dietro la porta, intento a bere del probabile Scotch dal suo bicchiere.
"Come stai?" chiese la ragazza quando sentì gli occhi del cacciatore su di sè, chiudendosi la porta alle spalle e facendo un passo avanti.
Dean sorrise amaramente a quella domanda e scosse la testa, avvicinando il bicchiere alle sue labbra fino a tracannare giù tutto il contenuto. Si riempì nuovamente il bicchiere di Scotch e fece spallucce, facendo risalire lo sguardo su di lei. "E tu invece?".
"La mia ferita sta guarendo, la febbre è passata e.. sono pronta ad andare" rispose Katherine facendo spallucce, abbassando lo sguardo e mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
"Andare dove?" chiese Dean di getto, aggrottando le sopracciglia e scrutando il suo viso con fare indagatore. "Avevo capito che ti saresti fermata".
La donna intercettò il suo sguardo e subito si maledì mentalmente per averlo fatto, perchè Dean era così.. speranzoso. E lei avrebbe distrutto le sue speranze, ancora una volta.
Deglutì a fatica e quando capì che le parole non l'avrebbero aiutata, scosse la testa in silenzio e gli diede le spalle, avvicinandosi all'armadio per estrarre il borsone che aveva portato con sè due sere prima ed iniziò a riporre all'interno alcuni indumenti che aveva sparso per la stanza.
Dean posò il bicchiere e si mise in piedi, avanzando nella sua direzione con determinazione, afferrando una maglia che la donna teneva fra le mani e catturando la sua attenzione, facendo in modo che Katherine lo guardasse negli occhi; per qualche secondo, fu come se non fosse mai successo nulla di brutto fra di loro, ma poi i flashback di tutto ciò che avesse fatto negli ultimi mesi inondarono la mente della donna, che si trovò costretta ad abbassare lo sguardo. "Resta".
Katherine deglutì a fatica e si sentì invasa dalla miriade di sensi di colpa che si portava dietro da quando avesse deciso spontaneamente di restare umana, eliminando per sempre i poteri del suo padre biologico dalla sua vita; aveva fatto così tante cose sbagliate nell'ultimo paio di mesi e aveva fatto del male a così tante persone durante quell'estate, da non riuscire a perdonare se stessa. Scosse la testa debolmente e sospirò, riappropiandosi della sua maglia e mettendola nel borsone senza neanche piegarla, non riuscendo a fare a meno di sentire gli occhi dell'uomo su di sè. "Devo trovare una soluzione Dean. Per il Marchio".
"Allora non andare, resta insieme a noi e..".
"Dean.." sussurrò la donna con un tono parecchio basso, sufficiente però ad interromperlo ed incrociò il suo sguardo, perdendo le parole e non trovando alcun argomento per opporsi.
"Ho avuto un buco grosso nel petto da quando sono tornato umano e sapevo perchè mi sentissi così, ma non volevo più ammetterlo: eri tu, Kath. E lo so come ti senti, perchè mi sento anche io così ogni volta che penso a quello che abbiamo fatto a New Orleans.." sussurrò Dean accennando un debole sorriso, allargando le braccia e facendo spallucce. "Ma ho sentito la tua mancanza per così tanto tempo e so che è lo stesso per te, quindi..".
"Dean, non posso" continuò la ragazza scuotendo la testa, abbassando lo sguardo e chiudendo di scatto il suo borsone, sollevandolo dal letto con l'intenzione di uscire immediatamente da quella stanza.
Dean la osservò muoversi in silenzio per la stanza, guardandosi attorno come se stesse esaminando ogni singolo centimetro per assicurarsi di non dimenticare nulla. Come se sapesse che non sarebbe tornata per un tempo molto, molto lungo.
Proprio quando la vide abbassare la maniglia, pronta per andar via, il ragazzo fece un passo avanti e pretese la sua attenzione, facendo si che si voltasse e lo guardasse ancora negli occhi in modo da poter scrutare attraverso i suoi occhi. "Perchè? Insomma, ho ancora bisogno di te nella mia vita ed è chiaro che anche tu ne hai di me!".
Katherine sospirò rumorosamente, non riuscendo a far a meno di zittire la parte di sè che avrebbe voluto disperatamente confermargli che avesse ragione e che senza di lui la sua vita era cambiata negativamente; si morse un labbro ed incrociò il suo sguardo, sentendosi immediatamente in colpa, perchè Dean aveva davvero bisogno di lei quella notte, dopo ciò che avesse dovuto fare quella giornata.
Sospirò ed adagiò il borsone sulla sedia della scrivania, avanzando nella sua direzione con un sorriso amaro sul volto e gli occhi appena più lucidi del normale. "E' meglio che vada..".
"Non è necessario che.." iniziò Dean contrariato, allargando le braccia ancora un volta in preda alla disperazione e guardandola con frustrazione.
"Perchè sei così ostinato nel continuare a farci del male a vicenda? La nostra storia è tossica, troviamo sempre il modo di ferirci l'un l'altra e dopo tutto quello che abbiamo fatto quest'estate, i-".
"Eravamo sotto l'influsso di forze malvagie, non eravamo noi!" esclamò Dean sgranando gli occhi e facendo un passo avanti, interrompendola bruscamente.
"Tu eri controllato dal Marchio, Dean! Tutto quello che ho fatto io, come condannare persone innocenti ad un'eternità di tormenti o portare te a indossare il Marchio di Caino per uccidere Abbadon, l'ho fatto mentre ero cosciente! E' questo il problema!" esclamò la donna con esasperazione alzando il tono della voce, mentre un grosso velo trasparente le inondò gli occhi, mettendo a nudo la sua anima con lui per l'ennesima volta. "Ho troppo sangue sulle mani, troppi rimorsi e dolore, e l'ultima cosa che posso permettere a me stessa è di essere felice con te dopo tutto quello che ho fatto!".
Dean rimase a fissarla in silenzio, perchè sapeva che le sue parole corrispondessero al vero: si erano fatti male troppe volte e, quando entrambi erano passati al loro lato oscuro, avevano iniziato a far del male agli innocenti.
Sentì gli occhi pizzicare e farsi più lucidi ed un grosso nodo in gola iniziò ad impedirgli di deglutire correttamente; Katherine aveva ragione, anche se detestava ammetterlo. Così strinse la mandibola e contro ogni logica si ritrovò ad annuire, ad accettare il fatto che sparisse per un po' dalla sua vita.
"Ho solo bisogno di tempo per riflettere e rimettere le cose a posto.." sussurrò la donna abbassando il tono della voce e spazzando via le lacrime dalle sue guance con un gesto veloce, prima di avvicinarsi a lui ed accennare un sorriso sincero. "Ma posso cominciare da domani: hai bisogno di me stanotte e questo non te lo posso negare. Però domattina andrò via Dean, e ho bisogno che tu mi lasci andare".
L'uomo la guardò con incertezza sul viso, perchè gli sarebbe costato tanto, troppo, vederla andare via l'indomani; deglutì finalmente quel macigno che gli si fosse bloccato in gola ed annuì, avvicinandosi a lei e conducendola a letto insieme a lui.
Si misero comodi e Katherine sfiorò il suo viso ferito dal combattimento con Caino, non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto quella storia si sarebbe potuta evitare se solo lei non fosse stata ossessionata dall'uccidere Abbadon per ciò che le avesse fatto e per averle rubato il trono; Dean si accorse del suo stato pensieroso e la strinse di più fra le braccia, ripetendole che non fosse colpa sua e che il suo modo di guardarla e di vederla non erano mai cambiati.
E Katherine si lasciò cullare da quelle parole, contraccambiando la stretta e permettendo a se stessa di chiudere a chiave il suo dolore almeno per quella notte, godendosi ogni singolo istante accanto a Dean e beandosi del contatto fra i loro corpi ed i loro occhi.

 
Quando il buio della notte lasciò spazio alle prime luci dell'alba, la prima a svegliarsi nel bunker fu proprio Katherine, che si ritrovò aggrovigliata in una matassa di braccia, gambe e coperte nello spazioso letto che aveva condiviso con Dean per anni; sorrise a guardarlo dormire così sereno, pensando che probabilmente non riposasse così da molto tempo.
Cercò di sgattaiolare dal letto senza svegliarlo e lo vide agitarsi appena, prima di rigirarsi e continuare a dormire profondamente; la sua attenzione fu catturata da un piccolo block-notes abbandonato sulla sua scrivania, che prese fra le mani prima di guardare l'uomo dormiente per qualche secondo e scegliere le parole con cura.
 
Passerà molto tempo prima che le nostre strade si incroceranno ancora; spero di essere pronta a rivederti ed a riuscire a darti tutto ciò che meriti, ma nel contempo mi auguro che tu possa trovare qualcuno migliore di me, che non ti spezzi il cuore e non ti usi come ho fatto io.
Ti amerò per sempre Dean e vorrei che le cose fossero andate diversamente fra noi, lo vorrei tanto. 
Sii felice e combatti per rimanere sempre la persona buona ed altruista che sei, non farti mai piegare dalla malvagità di questo mondo.
Prenditi cura di tutti, prenditi cura di te.
                                                                                                                                                                                     Per sempre tua, Katherine.
 
Piegò con cura il biglietto con un sospiro silenzioso e lo adagiò sul cuscino sul quale avesse dormito fino a cinque minuti prima; si chinò sul letto, carezzando delicatamente il viso dell'uomo e si affrettò a baciargli teneramente e castamente le labbra, chiedendosi se avrebbe mai più provato quella sensazione e quel sentimento che provasse ogni qualvolta lo tenesse stretto vicino a sè. 
Prese il borsone ed uscì in fretta dalla stanza con le lacrime agli occhi, dirigendosi nella grande sala per salire le scale e lasciarsi alle spalle il bunker una volta per tutte; arrivò in cima e stava per aprire la grande porta in ferro, quando qualcuno fu più veloce e lo fece al posto suo dalla parte opposta, spalancandola e lasciandola senza fiato, mentre le parole le morirono in bocca ad osservare le tre figure davanti davanti a sè.
"E voi che ci fate qui?".

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3932890