The lean angle of Love

di elev
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 (1° parte) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - 2° parte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Liam, aprile

Sono passati sei mesi da quando ho avuto l’incidente in moto. Mi sono rotto più o meno tutto quello che potevo rompermi e ne sono uscito ancora sulle mie gambe, però la voglia di correre me la sono dovuta far passare per forza. Ne è testimone la lunga cicatrice in bella mostra sulla mia gamba.
"Sei un ragazzo fortunato poteva succedere di peggio, ma ora niente più moto!” Sono state le parole del dottore. In quel momento avrei voluto morire. Stare tutti quei mesi immobilizzato mi ha quasi fatto diventare pazzo e mia madre mi ha vietato l’utilizzo di qualsiasi mezzo motorizzato con due o più ruote. Mi ha a malapena concesso lo skate.
Il mio migliore amico Dan mi ha chiamato “miracolato” almeno per due mesi, dopodiché -ripreso dallo spavento- quello stupido nomignolo è diventato “miracUlato” per il resto del tempo che ho passato a riprendermi e forse anche dopo…
Adesso mi chiama così solo quando davvero ha voglia di rompere le palle.
 
È sera, è un’ora che sto seduto su questo muretto. Da qui si vede tutta la città. Ci vengo ogni volta che ho bisogno di pensare.
“Un altro due in matematica, quattro in biologia?! E ti sembrano dei voti questi?” La voce di mio padre che mi sventola l’ultima pagella sotto al naso rimbomba ancora nella mia testa. Eppure una volta non me la cavavo male anzi. Se non altro durante le lunghe giornate passate in ospedale tra una visita di Dan e l’altra, ho realizzato che esiste sempre un piano b. D’altronde se non avessi dovuto rinunciare all’idea di correre fianco a fianco al mio amico in un vero campionato –quante volte l’avevo sognato? Avevo in testa già ogni dettaglio, addirittura il colore della tuta e del casco che avrei voluto avere– non mi sarebbe passata per la testa l’idea di dedicarmi alla mia seconda passione: la musica! Il pensiero di partecipare con un mio pezzo ad un concorso per giovani autori emergenti per avere le porte aperte alla più prestigiosa scuola di musica mi ha esaltato fin da subito e forse mi ha aiutato a superare quel momento così difficile.
Scrivere testi, trasformarli in musica, suonare. Davvero, era una delle poche cose che mi faceva sentire libero e in pace con me stesso.
“Come posso sperare di dare in mano la mia ditta a uno che non sa nemmeno fare due conti un… fallito?”
Non me ne frega niente di prendere in mano l’azienda di mio padre. Anche se lui l’aveva già deciso.
“Tanto per suonare non ne ho bisogno…” ho commentato tra i denti.
“Suonare? Ancora con questa stronzata?! Prima le corse… poi questa! Non ti è bastato farti “raccattare da terra con lo scopino?”  E questa –ha sbraitato afferrando la mia chitarra– te la puoi anche scordare!”

Se fossi stato ad un concerto punk probabilmente sarebbe stato esaltante vedere mio padre come Paul Simonon sulla copertina di “London Calling1”, fare a pezzi il mio strumento scagliandolo sul pavimento ma in questo caso non è stato un bello spettacolo.
Distruggere. Questa è la cosa che sa fare meglio; e dire che quando ero piccolo portarmi alla domenica sul circuito dello “zio Giò” (un suo amico di lunga data) lo divertiva. Per me girare in pista su una di quelle minimoto era un gioco. Anzi meglio: ero come un bambino nel paese dei balocchi!
Dopo qualche anno però mi accorsi che per me quel gioco era diventata una cosa seria in cui ero pronto a buttarmi con tutto me stesso. Anche Giò se n’era reso conto e al tempo aveva cominciato a propormi a qualche gara minore. Quando l’ha capito anche mio padre, ha cominciato a proibirmelo. Addirittura tagliò i ponti con il suo amico dopo una furiosa litigata.
Ma io ormai avevo deciso e al circuito ci andavo lo stesso, di nascosto, portandomi dietro Daniel come scusa. Daniel che poi è diventato anche più bravo di me.
Dopo il mio incidente, però ho dovuto scontrarmi con un’altra dura realtà. Quella decisa dal mio genitore, quella in cui si prevedeva che mettessi “la testa a posto” e mi dimenticassi anche nel mio “piano b”.
 
Le lacrime che spingono per uscire deformano le luci dei lampioni davanti a me. Mi asciugo gli occhi con un rapido gesto della mano come se potessi cancellare il mio dolore.
Stringo le ginocchia tra le braccia e rabbrividisco. Sono uscito solo con il mio inseparabile chiodo e anche se è primavera inoltrata non fa certo caldo. Volto lo sguardo e ad un tratto, dal buio, vedo comparire Nina. Sono piacevolmente sorpreso anche se non so cosa stia cercando a quest’ora.
Nina è la ragazza di Daniel, il mio migliore amico. Da quando esce con lui, inevitabilmente le nostre strade si sono incrociate, siamo diventati amici e ci frequentiamo spesso. Tanto spesso che la maggior parte delle volte sono io quello che deve rimediare ai casini del mio amico: sa tutto di motori e delle corse in moto e le ama alla follia ma delle relazioni, soprattutto quelle che andrebbero prese sul serio, proprio non ci capisce niente!
Tra loro è un costante tira e molla, Dan è tante cose ma anche parecchio scansafatiche e un po’immaturo, senza contare che corre dietro a tutte le ragazze che incontra. Il giorno in cui mi aveva annunciato di “essersi fidanzato” assicurandomi la serietà (secondo lui) della cosa, per non ridergli in faccia mi sono quasi strozzato con la merendina che stavo mangiando. Infatti il suo comportamento non è cambiato gran che. Quando si sono lasciati per l’ennesima volta l’ho dovuta consolare io. La cosa peggiore è doverlo giustificare quando, regolarmente, si dimentica gli appuntamenti dandole buca.
 
Ultimamente è peggiorato: una volta passavamo il tempo libero a seguire qualunque trofeo o gran premio trasmesso in televisione, studiavamo ogni mossa di quelli che per noi erano -sin da bambini- i nostri eroi. Facevamo i compiti al tavolo della cucina in casa sua e al pomeriggio tentavamo di replicarle con un semplice motorino sulle stradine di campagna fuori città. Appena fummo cresciuti un po’ e riuscimmo a salire sulla prima motocicletta vera… fu lì che iniziò la festa! Cademmo un sacco di volte, ricordo quella volta in cui decidemmo di emulare il TT dell’Isola di Man2 ma io dovetti inchiodare e Dan mi prese in pieno scavalcandomi con una specie di capriola in sella al suo mezzo atterrando in un prato. Grazie al cielo non successe nulla di grave. Comunque niente fu peggio delle facce delle nostre madri che ci accolsero sulla soglia di casa quando tornammo a casa tutti graffiati e sporchi.

Forse fu quell’episodio a far scattare l’intero folle piano che ci frullava nel cervello, perché qualche giorno dopo Daniel si presentò a casa mia con un progetto che prevedeva l’eliminazione di qualche chilo “di ferro inutile” , l’abbassamento del manubrio di diversi centimetri e l’alzamento delle pedaline per non toccare a terra piegando. Quando terminammo i nostri mezzi erano praticamente pronti per correre su una vera pista.
Non dimenticherò mai quel giorno!
Nessuno di quelli che conoscevamo aveva mai fatto una cosa del genere, infatti, quando passavamo noi ci guardavano tutti! A dipendenza della strada che avevamo deciso di percorrere durante il nostro tempo libero, eravamo capaci di cambiare completamente le impostazioni, le quali venivano segnate su un foglio per essere ricordate la volta successiva.
Per noi era normale che le ruote anteriori non toccassero terra per le prime tre marce: lui era Doohan e io ero Schwantz2 e non si discuteva.
Quando non potevamo uscire ci improvvisavamo in commentatori tecnici.

Adesso invece ogni volta che lo chiamo utilizza la scusa del lavoro che si è trovato al pub ed è diventato tanto sfuggente che quasi nemmeno io riesco a parlargli.
Mentre Nina si avvicina, immediatamente ripenso a quel giorno in cui suonavamo nella palestra del liceo, durante una pausa lei mi aveva raggiunto vicino al palco informandomi che Daniel aveva lasciato la festa a causa del lavoro. La presi male non solo perché aveva piantato in asso tutto il gruppo senza avvisare, ma anche perché non potei non notare l’inquietudine sul suo viso.
Sbollita la rabbia iniziale, quando le chiesi se era tutto a posto, Nina mi elencò tutte le telefonate e i messaggi a cui Dan non aveva mai risposto alternate a quelle in cui la liquidava con una scusa qualunque. Mi spiegò di quanti turni extra si era impegnato a fare al pub, di esserne stanca e che quando le avevano proposto di passare l’estate al campo del college che avrebbe frequentato tra un anno, lei impulsivamente aveva accettato invece di partire insieme a lui per le vacanze.
Ora però doveva informare il suo ragazzo di ciò che stava provando e che i suoi progetti erano altri, non sapeva come dirglielo e soprattutto se farlo veramente. Certo, frequentare corsi estivi anziché partire con il proprio ragazzo poteva anche dare da pensare. Ma decisi di sdrammatizzare.
“Dai, è solo un periodo, vedrai che poi passa. Sappiamo com’è fatto no? E poi secondo me ti stai facendo troppi problemi … Prova a parlarne con lui … un corso estivo non è poi sto gran che no?” Dissi.
“Non lo so” rispose.
“Vuoi che ci parlo io?”
“Come se fosse facile beccarlo, è sempre così impegnato”
“Già” Confermai “Comunque giuro che lo prendo a calci! E dire che gliel’ho anche detto che non ho certo intenzione di chiedergli un appuntamento per vederlo. Dio, che coglione!”
“No, Liam, lascia stare, non è per quello” continuò “È che non so se ho intenzione di stare qui ad aspettare che “passi”. E poi lui non mi ama più come prima!”.
“Di nuovo? Ma sei impazzita? Esclamai. “Come non ti ama più? Sai com’è fatto no? Sono sicuro che ti sbagli!”
Lei mi rispose rimanendo in piedi davanti a me “Liam, non lo difendere sempre… è così, lo sai!”
Sbuffai nervosamente. Gli volevo bene, Dan per me era come un fratello ma da quando avevo imparato a conoscere meglio Nina, spesso mi sentivo diviso tra due fuochi che non volevo deludere. “Non è che lo sto difendendo… però dai...io ti amerei!” Rimasi sorpreso di ciò che dissi, la guardai e lei mi sorrise.
“Se fossi lui eh” conclusi.
“Beh certo…” commentò lei un po’ imbarazzata.
 “Vabbè, raggiungo gli altri… ci vediamo!” Dissi infilando la chitarra nella custodia . Incrociai i suoi occhi per un’ultima volta.
Ogni reazione a catena ha un inizio e quello, forse, fu l’inizio di tutto. Le tesserine del domino avevano cominciato a cadere una dopo l’altra, inesorabilmente. Il vortice aveva cominciato a girare e noi, ignari, venivamo trascinati sul fondo dalla corrente.
 
“Sapevo che saresti stato qui”. La sua voce interrompe i miei pensieri. Perché cercava me? Non avrà parlato di me con mia madre?!
“Va tutto bene?” Le chiedo allarmato. “Ma la smetti di chiedermelo continuamente? Sei peggio di mio padre!” Mi risponde sorridendo. Devo smetterla di essere così paranoico nei suoi confronti.
“Mi preoccupo, lo sai come sono fatto no?”
“Sì, lo so!” Puntualizza.
A questo punto credo di essere arrossito per l’imbarazzo quel poco che mi porta a voltarmi per non farlo vedere.
“Ti va se sto un po’ qui?”
Faccio spallucce e un leggero segno di assenso, indicando il posto libero accanto a me sul muretto. La osservo con la coda dell’occhio: è nervosa e cerca di nasconderlo aggiustandosi il vestito. Questo la rende ancora più carina e mentre si siede comincio a pensare che Daniel deve veramente essere un pazzo per non notarla. Ultimamente continua a parlarmi di Maureen, la ragazza con cui divide i turni al pub. Benché a più riprese io gli abbia ricordato di avere già una ragazza, quasi non riesco a parlargli, a dirgli che Nina ne sta soffrendo.
Sono sempre stato bene con lei come amico, ma quando mi sfiora il braccio facendomi voltare, il sangue quasi mi si gela nelle vene. Devo tenermi occupato con qualunque cosa pur di distrarmi da questa strana agitazione che da qualche tempo mi invade quando siamo insieme. Immediatamente mi informa che Daniel le ha dato buca di nuovo. Dovevano vedersi ma di lui nessuna traccia. Lo sapevo.
Parliamo per quasi un’ora e alla fine mi confida che le cose tra loro non stanno andando bene. Cerco di rassicurarla senza una gran convinzione e poi quando mi chiede perché sono nervoso e triste le confido che mio padre mi ha distrutto la chitarra. Pur di esercitare il suo potere su di me ha minacciato di mandarmi nell’esercito dove mio fratello sta facendo carriera; non contento, mi ha pure sventolato davanti al naso i moduli di iscrizione in una prestigiosa facoltà lontano da casa. “Due possibilità: per togliermi i grilli dalla testa” come dice lui.
“Ti rendi conto?” Le dico con impeto “Piuttosto vado a vivere sotto i ponti!”.
Nina si ferma e mi guarda negli occhi. Perché mi sta facendo questo strano effetto?
“Anche tu hai bisogno un abbraccio eh!?” Mi chiede. Faccio segno di assenso con la testa. In effetti non è una brutta idea. In questo periodo mi sento talmente confuso che una spalla amica è proprio quello che ci vuole. Mi allaccia le braccia al collo, “sono contenta che tu ci sia!” Dice piano. Chiudo gli occhi e mi sento in pace con me stesso, felice di essere qui in questo momento.
“Troverai una soluzione, andrà tutto a posto vedrai. Sono sicura che se ti sentisse suonare cambierebbe opinione. E poi sei fantastico sul palco!” Mormora.
Vorrei essere positivo quanto lei. Nina si stacca da me poco dopo. Sono ancora frastornato quando quella che finora per me era sempre stata “la donna del mio migliore amico”, si avvicina al mio viso e mi sorprende con un bacio leggero da cui rimango pietrificato.
La guardo dubbioso ma lei sembra non farci caso. “Non devi mica partire domani no?” Aggiunge scacciando momentaneamente ogni mia perplessità con un sorriso.
Tra tutti, lei è l’unica che ha sempre preso sul serio le mie scelte. Non ha mai cercato di farmi cambiare idea, nemmeno ora che mi ha appena baciato. Appoggio il braccio sulla sua spalla, mi sento compreso e felice.
“Beh, in effetti no…” rispondo di getto con voce roca prima di avvicinarmi e approfondire il bacio una, due, tre volte prendendole dolcemente il viso tra le mani. Lei risponde al tocco delle mie labbra come se fosse la cosa più naturale e giusta del mondo, trascinandomi in un vortice di emozioni contrastanti. Mi stacco all’improvviso e scatto in piedi. Ho le gambe molli e mi manca l’aria. Cosa stavamo facendo? Cosa cazzo stavo facendo?
“Cazzo no, Nina! Non possiamo, i-io non poss…” Esclamo. Lei mi guarda negli occhi confusa “scusami Liam”, mormora. “È meglio che vada…” rispondo. Un attimo dopo scappo, da vigliacco, lasciandola seduta sul muretto.
 
Rientro a casa e varco la soglia come un ladro, attento a non fare rumore. Non ho voglia di altre discussioni. In salotto intravvedo la luce blu intermittente del televisore acceso. Mia madre sta seguendo l’ennesima soap e mio padre è seduto a tavola a controllare i conti della ditta. Dice che presto ci sarà un “salto di qualità”, lo sanno tutti che non è vero, io glielo lascio credere, ma so benissimo che non è così.
Mi butto sul letto a peso morto. Ripenso a ciò che è appena successo e non mi do pace. Mi odio perché, cazzo, sono felice, quando invece ho fatto una cosa orribile a Daniel. Le uniche cose che dovrei pensare sono che Nina è la sua ragazza, che io in questo momento sono un pessimo amico e che devo togliermela dalla testa. Prendo in mano il cellulare e digito più volte uno stupido messaggio per lei in cui sostengo che “per me quel bacio è stato solo un bacio e non significa niente…” ma finisco sempre per cancellarlo. Sono confuso, sbuffo e fisso un punto indefinito sul soffitto.
 
 
1. London Calling è un album dei Clash del 1979
2. Il Tourist Trophy (solitamente abbreviato in TT) è una corsa motociclistica che si corre, solitamente la prima settimana di giugno, sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course sull'isola di Man. Il circuito di 60,720 chilometri viene percorso tra case, muretti, pali della luce e in differenti condizioni climatiche, il tutto da ripetersi per più giri a seconda della categoria. 
3. Michael Sydney Doohan, anche detto "Mick" Doohan è un pilota motociclistico australiano, cinque volte consecutive campione del mondo nella classe 500 dal 1994 al 1998.
Kevin Schwantz è un pilota motociclistico statunitense.Vincitore nel 1993 della classe 500 nel motomondiale.
 
 
Buonsalve! Dopo anni di stallo rieccomi con questo racconto breve. Scriverlo mi è costato parecchio tempo (si parla di anni!) e ora con una certa commozione ed orgoglio personali pubblico il primo capitolo.
Spero che chiunque si soffermi a leggerlo lo possa apprezzare.
A giovedì prossimo
Elev

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Venerdì sera

A furia di fare conti, mio padre è riuscito a detta sua “riprendere le redini dell’azienda” e ha organizzato una festa obbligandomi a partecipare.
Mia madre somiglia ad un albero di natale con tutti quei gioielli. Il nodo della cravatta che ho indossato dopo tante insistenze mi stringe il collo come un cappio e papà, nell’entusiasmo del momento, continua a presentarmi a tutti come “il futuro della ditta” quando fino a poco tempo fa per lui ero soltanto un fallito. Proprio non lo vuole capire che ho ben altri progetti in testa.

Cammino avanti e indietro accanto all’ingresso. Tutto quello sfarzo, quelle persone che nemmeno conosco mi fanno schifo e quasi quasi invidio mio fratello che sta lontano da qui.
“Liam! Mamma mia che faccia!” Esclama mio padre già mezzo sbronzo “Sei troppo serio, perché non provi a divertirti?” Aggiunge porgendomi un bicchiere di un non so che cosa che in verità non voglio bere. Lo accetto solo per farlo contento, bevo un sorso di quel cocktail ma non riesco a deglutirlo e lo risputo nel bicchiere guadagnandomi lo sguardo di disapprovazione di mio padre. L’alcol mi brucia in bocca e io voglio rimanere lucido. Sono nervoso e schiacciato dai sensi di colpa. Quando lo rimprovero mi guarda con finta comprensione “E da quando un po’ di vodka sarebbe troppo? Ma perché non ti trovi una bella ragazza e… sai cosa intendo no?” Esclama ad alta voce davanti a tutti, suscitando risolini e commenti di chi gli sta attorno. Mi sta trattando come se fossimo amiconi solo perché siamo in mezzo alla gente e lui vuole apparire come il padre perfetto. La cosa mi infastidisce parecchio perché con lui non c’è mai stato un dialogo di questo genere. “È timido il ragazzo!” Esclama come se dovesse giustificarmi al gruppetto di invitati che si è formato attorno a noi. Ci stanno guardando tutti e io vorrei sparire. “Vieni figliolo, papà ora ti presenta la figlia dell’amministratore delegato!” La voce entusiasta di mio padre interrompe i miei pensieri mentre afferra la mia mano e si fa largo tra la gente trascinandomi attraverso la sala verso un gruppo di persone.
“Tu proprio non ce la fai a prendermi sul serio eh pa’?” Sbotto liberandomi della sua presa. Poi gli annuncio che faccio una bella cosa: me ne vado, così non rischio di rovinargli il suo momento di gloria. Corro via, voltando le spalle all’espressione delusa del mio vecchio e dopo aver vagato senza una meta precisa, mi viene la brillante idea di entrare nel pub di Daniel.

Ho ancora il fiatone quando mi siedo in un angolo su una delle panche di legno slacciandomi la cravatta. Scorgo il mio amico dall’altro lato della stanza impegnato a impilare dei bicchieri vuoti su un vassoio. Quando alza lo sguardo è sorpreso di vedermi.
“Tu?  Ma non dovevi essere con i tuoi?”
Gli rispondo con un leggero movimento delle spalle e continuo a fissare il grosso tavolo davanti a me. Non riesco a non pensare a quel maledetto bacio e agli stupidi effetti che ha avuto su di me.
“Ehi damerino, allora? È già finita la festa? Non mi dire che stai scappando da qualche cozza!” Ride avvicinandosi.
 “Ne avevo piene le palle!” Gli dico dopo un lungo momento di silenzio senza preamboli mentre prendo a calci la gamba del tavolo con un piede.
“Ma si può sapere che hai? Sei più intrattabile del solito.”
“Non ho niente, mi sono solo rotto di stare in mezzo a tutta quella gente”
“Ah già dimenticavo: la tua anima solitaria ti impedisce di resistere più di un’ora ad una festa. Possibile che tu non abbia ancora imparato a rimorchiare? Hai un bisogno estremo di ripetizioni amico mio” Si pavoneggia Dan con un sorriso ammiccante sul volto.
Sbuffo. “Nina? L’hai sentita?” Chiedo ignorando la sua domanda.
“Perché? Cosa c’entra lei?” Mi chiede allarmato. Per quanto sia l’anima di ogni festa, sempre alla ricerca di qualche “bocconcino”, il mio amico sa di avere un po’ la coda di paglia e da quando gli ho gentilmente suggerito di cercare di considerare di più Nina, passa alla modalità “paranoica” appena viene nominata.
“… C’entra!” Sospiro.
Daniel mi guarda stranito e aggrotta un sopracciglio. “Che vuoi dire?” Mi chiede posando il vassoio.
“Ti comporti di merda con lei, Dan!” Sbraito. Deglutisco a fatica poi afferro il macigno che mi preme sul cuore e glielo lancio addosso. “Ma io sono peggio di te… perché credo di provare qualcosa!” Annuncio tutto d’un fiato. Ho aperto gli occhi e mi sono accorto che Nina per me non era più una semplice amica.
Il mio amico inizialmente rimane di sasso.
“Mi stai prendendo per il culo? Liam, cazzo ma sei ubriaco o hai fumato?” Esclama incredulo, “e poi” Mi chiede abbassando il tono di voce. “Tu sei un mio amico cazzo, e lei…”
“Lo so ma…è successo!” Rispondo abbassando lo sguardo. La mia replica quasi sussurrata si confonde tra il rumore delle stoviglie e delle voci degli altri clienti ignari. Ho sempre odiato questa espressione, sembra provenire direttamente da una di quelle soap che guarda mia madre e in questo momento mi prenderei a calci da solo.
“E allora spiegami come.cazzo.è.successo!” Insiste il mio amico con tono isterico.
Mi prendo la testa tra le mani, non mi piace vederlo così e veramente non ho idea di come sia potuto accadere. Gli rispondo che abbiamo passato un po’ di tempo insieme -cosa che sarebbe anche la verità- anche se questa cosa non doveva succedere. Tralascio il fatto che se abbiamo passato il tempo assieme è perché lui era impegnato ad ignorarla.

Le immagini di lei che esce di corsa dalla classe e ci raggiunge in cortile, di lei quando ci salutiamo al mattino, di lei sporca di gelato sul naso, oppure di lei che torna a sorridere con una mia espressione buffa dopo l’ennesimo appuntamento a vuoto con lui, mi si parano davanti impedendomi di pensare lucidamente.
Non avrei mai voluto fargli del male ma quello che ho provato in quel momento è stato più forte di me.
“No, cazzo, non può essere” riflette a voce alta “non può essere a meno che… ci sei stato a letto?” La voce irritata di Daniel interrompe i miei pensieri.
“Oh Cristo, no… ma ci siamo baciati! È successo, che devo fare?”
“Quando?”
“Ormai sono passati un paio di giorni…” Confesso.
“Un paio di giorni eh…Sei veramente un pezzo di merda, Liam!” Risponde tra i denti “… ti rendi conto? E io che pensavo… che stronzo!”
“Ehi, signorino, abbiamo il buon tempo?!” Strilla il capo di Daniel lanciandogli un’occhiata di rimprovero da dietro al bancone.
Daniel volta la testa sopra una spalla “N-no certo che no…”
“Ecco appunto, non ti pago per chiacchierare. Vuoi sbrigarti con quei bicchieri?! E dì al tuo amico con quella faccia da cane bastonato di ordinare qualche cosa, non siamo l’esercito della salvezza qui!” Insiste spazientito.
“Tu… non muoverti di qui!” Ringhia il mio amico. Si volta, afferra il vassoio e lo sbatte sul bancone poco più in là facendo tintinnare il vetro.

Sono un coglione, adesso m’ammazza e avrebbe pure ragione! Penso nel preciso istante in cui il mio telefono comincia a squillare. “Chi è? È lei?!” Chiede Dan raggiungendomi e indicandomi la tasca con l’indice. “Rispondi!” Mi ordina infuriato.
Afferro il telefono pronto a mandare al diavolo l’interlocutore del numero sconosciuto ma scopro invece che si tratta di mia madre.
Non ho tempo né voglia di parlare con lei. La invito seccamente a tagliare corto ma la sua voce rotta dal pianto mi informa di essere in ospedale, e che di ritorno dalla festa lei e papà hanno avuto un incidente stradale in cui lui ha avuto la peggio.
i alzo di scatto facendo ribaltare la sedia accanto a me ed esco senza dare spiegazioni, lasciando la gente sbigottita e il mio amico in mezzo alla stanza a gridare di fermarmi subito.

***

Mamma se l’è cavata con una gamba rotta ma papà è morto pochi giorni dopo.
Tutto ciò che è successo in seguito mi ha scombinato totalmente la vita mettendo in dubbio ogni cosa. Anche i sogni che avevo deciso di inseguire con tutte le mie forze.
Ero talmente incazzato con il mondo che ho firmato il modulo per l’accademia militare.

Forse così non avrei più dovuto pensare a niente.

Dan ha cercato di starmi vicino, ne sono consapevole, ma anche se siamo tornati a parlarci come prima, non perdevo occasione per sfogare la mia rabbia repressa su di lui. Dan non reagiva. Forse era perché gli facevo pena, o forse perché aveva capito che almeno ero stato onesto con lui troncando la cosa sul nascere.
La sera dopo il funerale sono corso via e ho passato fuori tutta la notte. Quando sono tornato, mentre prendevo a calci il ghiaietto, ho trovato Dan sotto casa mia.
“Che cazzo ci fai qui?” Lo apostrofo senza convenevoli. “Liam…” mormora piano “Senti non mi rompere le palle, ti prego…”
Quando mi avvicino noto il suo viso tirato.

Mi siedo accanto a lui strofinando le mani sulle ginocchia. “Ho firmato” Gli riferisco senza emozione dopo un lungo momento di silenzio. “Ho firmato quel cazzo di foglio, me ne vado e…”. Prima che io possa aggiungere altro si volta verso di me senza dire una parola e poi torna a fissare un punto indefinito nel vuoto.
“Sono andato a letto con Maureen!” Mi annuncia con la voce di uno che si sta togliendo un grosso peso dalla coscienza.
Lo guardo stranito. “Cosa?”
“La verità è che quel giorno ho lasciato il concerto per andare con lei… niente lavoro…”
Sono senza parole, ora quest’altra rivelazione mi pesa sul petto facendomi mancare l’aria.
“Cazzo!” Esclamo. “E adesso cosa pensi di fare?”
“Non lo so.” Risponde con un filo di voce.
“Nina non lo sa, vero…?”
Dan con le mani nei capelli fa segno di no con la testa.
“Cazzo!” Mormora.



Ehilà! Eccomi come promesso con il secondo capitolo.... abbastanza tragico direi! Pur essendo solo all'inizio ulteriori nubi nere si prospettano all'orizzonte! Che succederà ora? Si calmerà la tempesta? Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale ma non dico altro!
Spero che sia stato di vostro gradimento!

A giovedì prossimo :)

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Annotazione: le parti in corsivo sono pensieri


***
Mesi dopo
 
È quasi estate, gli ultimi esami sono iniziati e la scuola sta per terminare.
Dan ed io non abbiamo più parlato di quello che è successo, non ne ho parlato nemmeno con Nina.
A lei non ho detto nulla. Non sa che ho parlato con Daniel di ciò che è successo tra noi quella sera, non sa quello che sento, non sa che i suoi dubbi su di lui in realtà erano fondati, non sa che il suo ragazzo l’ha tradita e che io non le ho detto niente. Non sa nemmeno che l’anno prossimo me ne vado.
Dan mi ha detto di volerle parlare e io gli ho risposto che era un’ottima idea, anche se dentro di me credo che quei due non siano esattamente fatti per stare insieme.
Probabilmente lo credo perché mi irrita il fatto che io e lei invece possiamo essere solo amici, soltanto questo e io invece vorrei che non fosse così.
La guardo mentre parla con lui nel cortile della scuola, forse a quest’ora lui le ha già raccontato tutto anche di me.
Mi chiedo che razza di amico io possa essere quando sento che non mi è passata affatto. Me lo ripeto: io devo andare per la mia strada e lei per la sua.
Prima di entrare in aula, Daniel mi ha annunciato di essersi lasciato con Nina, facendomi rimanere di stucco e più confuso di prima.


***
Liam, 10 luglio

Il mio ultimo anno di liceo è finito e oltre tutte le menate che già ho per la testa, sento il bisogno di avere una risposta alle mie domande, di un segno per autoconvincermi che ciò che sto per fare è davvero la cosa giusta.
Giorni dopo mentre riponevo della biancheria nell’armadio mi sono imbattuto nella giacca della divisa da congedo di mio fratello. È tornato a casa per stare vicino a mamma. “Guardati! Ti sta a pennello, secondo me dovresti farci un pensiero.” Ha detto insistendo nel farmela provare senza sapere quanto fossero vere le sue parole.
Forse mi sta davvero bene e forse ha veramente ragione lui. Sarebbe la soluzione per dimenticare tutto e soprattutto mi eviterebbe di pensare, l’ho considerato mentre fissavo il mio riflesso nello specchio. Anche se a me quella roba in realtà mette i brividi!

Daniel è venuto a cercarmi a casa mia e quando l’ho visto entrare quasi m’è preso un colpo. Dall’ultimo giorno di scuola non ci eravamo più sentiti.
Ascoltandolo parlare, improvvisamente ho realizzato che se uno ha bisogno di attaccarsi a qualche cosa per convincersi di ciò che sta facendo allora probabilmente la risposta alle proprie domande ce l’ha già e corrisponde per la maggior parte dei casi all’esatto contrario.
“Hai più parlato con Nina?” Gli chiedo andando diritto al punto cercando di non far trapelare le troppe emozioni che mi suscita l’argomento.
Daniel mi guarda in silenzio e fa spallucce abbracciando le gambe al petto. “Boh!” Sbuffa. “L’ultima volta che l’ho vista parlava del college. Credo parta oggi, ma non mi importa. Da ora in poi mi voglio solo…divertire!.” Conclude con distacco. Rispondo dandogli piena ragione, che è un’ottima decisione, anche se il cuore mi sta per uscire dal petto. Ci guardiamo per un lungo istante in silenzio.
 “Sei un coglione, lo sai vero?” Esclamo prima che il mio cervello si colleghi alla bocca facendomi rendere conto di ciò che sto dicendo.
“Ho un’idea” aggiungo.

Un attimo dopo ci precipitiamo fuori di casa. Ho corso tanto che quando siamo arrivati a casa di Nina io quasi stramazzo al suolo. Nina e la sua amica stanno caricando le valigie nel bagagliaio.
Ci fermiamo sul marciapiede di fronte sotto un albero, guardo il mio amico e pronuncio “Ok, ora vai!” Spingendolo leggermente nella direzione giusta. Mi guarda stranito. “Ma…tu? Non vieni?” Chiede.
Ruoto gli occhi e gli sorrido e anche se vorrei piangere o urlare. “Hai bisogno del disegnino? È la tua occasione, vai cretino, io t’aspetto qui!”


***
Nina, 10 luglio

Sono di fronte a casa, il taxi è arrivato e sto partendo con Aileen. Mio padre finalmente se n’è andato: quanto rompe con le sue raccomandazioni. Alla fine mi sono decisa: parto con lei. Questo viaggio non potrà che farmi bene. Servirà a fare un po’ d’ordine nella mia testa. Se rimango qui impazzisco di sicuro.
Sono così confusa. Ultimamente sono successe tante di quelle cose. Tra tutte Daniel ed io ci siamo lasciati. Non lo sopportavo in più. Anzi, per dirla tutta non sopportavo più nulla di tutta questa situazione. Nemmeno me stessa.

Oggi dovevo vedermi con Daniel dopo cena ma lui, l’ennesima volta, mi ha dato buca senza nemmeno avvisarmi.
Ho aspettato più di mezz’ora ma poi sono corsa fuori casa, avevo bisogno di camminare. Senza un’idea precisa su dove andare, mi sono trovata davanti una di quelle piazze panoramiche da cui si vede tutta la città e seduto sul muretto ci ho trovato Liam, il suo migliore amico. Ci siamo frequentati spesso negli ultimi tempi e ho trovato in lui un buon amico. Gli ho proposto di fare due chiacchiere e lui ha accettato. Sembrava un po’ nervoso ma felice della mia presenza. Si è seduto accanto a me ed è rimasto ad ascoltarmi guardandomi con quei suoi occhi scuri e sinceri. Ho parlato per un’ora di fila scaricandogli addosso tutte le mie ansie. Quando gli ho chiesto che cosa lo turbava tanto, mi ha confidato che la scelta di non finire a capo dell’impresa di famiglia come aveva previsto per lui suo padre, per dedicarsi alla musica non andava giù al genitore, tanto che gli aveva distrutto la chitarra. Aveva sempre fatto di tutto per fargli cambiare idea e ora l’aveva anche obbligato a presenziare alla festa di apertura della nuova filiale dicendogli che un giorno avrebbe dovuto occuparsene lui, poi l’aveva minacciato di mandarlo nell’esercito o di iscriverlo in una facoltà lontano da casa.

Non so che mi ha preso dopo. Sta di fatto che gli ho chiesto se potevo abbracciarlo. Lui ha sorriso e acconsentito. Un secondo dopo mi sono ritrovata tra le sue braccia. Ero contenta di essergli di conforto e di essere lì in quel momento, glielo dissi staccandomi. Poi è successo. C’era una strana magia. Ho chiuso gli occhi e ho posato le mie labbra sulle sue. Quando mi sono staccata lui mi ha guardata sconcertato.
Sono riuscita a dirgli che magari avrebbe trovato il modo di far cambiare idea a suo padre e in fin dei conti non doveva mica partire domani …
“Infatti no…” ha risposto lui guardandomi commosso. Dolcemente ha ripreso il mio viso tra le mani baciandomi a lungo. Mi sentii invadere da un’emozione fortissima. Quello che stavo facendo decisamente non era giusto ma il tocco delle sue labbra che si muovevano sulle mie mi faceva sentire bene. Mi sono resa conto che non desideravo altro. Nel momento in cui quel bacio stava per diventare qualcosa di più profondo e intimo, Liam si è staccato all’improvviso scappando via sconvolto. In quel momento ho capito che non avrei mai dovuto farlo.

Non abbiamo più parlato di quello che era successo. Anche se mi sentivo soffocare ogni volta che ci ripensavo.
Dopo la tragica morte di suo padre abbiamo ricominciato a frequentarci come amici. Era tornato tutto quasi come prima anche se avvertivo nel suo atteggiamento meno caloroso e più distaccato, qualche cosa di represso. Inizialmente credevo fosse dovuto al lutto che lo aveva colpito ma poi arrivò l’ultimo giorno di scuola e mentre nel cortile volavano uova, farina, gavettoni e la gente si conciava di schiuma da barba,  Liam è rimasto in disparte, non ha salutato nemmeno Daniel che infondo, era amico suo.
Qualcosa tra noi tre si era incrinato e io non capivo come mai. O forse, tacitamente, lo sapevamo tutti benissimo e ognuno di noi ci stava male per le proprie ragioni.
Mentre discutevo per l’ennesima volta con Daniel in cortile, mi sono resa conto di aver ascoltato soltanto una parte del suo discorso, poi ho intravisto Liam, da lì più nulla.
entivo i suoi occhi su di me, non potei fare a meno di incrociare il suo sguardo da lontano, mentre mi guardava serio appoggiato ad un albero in cortile.


“Nina?!” Una voce mi distrae dai miei pensieri.
Sbatto ripetutamente le palpebre e mi volto.
“Nina!”
Daniel corre trafelato verso di me. Dopo che ci siamo lasciati non credevo sarebbe venuto. Che ci fa qui? Penso, ritrovandomi a sorridere.
“Ehi!” Lo saluto, stavolta ad alta voce. “Cos…?”
“… Volevo salutarti…” Mi interrompe leggendo l’espressione interrogativa del mio viso e torturandosi le mani.
“Ah…beh,  grazie!” Rispondo sorpresa. Non me l’aspettavo ma alla fine mi fa piacere. Stiamo zitti per un attimo . “Senti, io devo andare…” dico tanto per togliermi dall’imbarazzo, facendo cenno al taxi fermo. Aileen sta già salendo.
“Aspetta…” Daniel si avvicina e mi augura buon viaggio con un bacio leggero sulla guancia.
Mentre ricambio il saluto e mi chiedo se sia giusto così o se invece avrebbe dovuto esserci qualcosa in più d’improvviso il mio cuore perde un battito. Oltre la spalla di Daniel, in lontananza, mi imbatto in due occhi che non posso non riconoscere. C’è un velo di dolore nel suo sguardo mentre incontra il mio. Mi saluta con un timido un cenno della mano e le labbra leggermente incurvate verso l’alto.
Gli sorrido e lui abbassa lo sguardo tormentando il bordo della maglia.
Tutte queste sensazioni in un battito di ciglia. Dal momento in cui sciolgo l’abbraccio con Daniel, realizzo che mi sarebbero mancati entrambi, ma in modi diversi e mi rendo conto in quel preciso istante della concretezza delle decisioni che ognuno di noi ha preso.
Sento il magone salirmi in gola.

Gli volto le spalle, so che è ancora lì, mi sta guardando mentre mi allontano e io mi sento le gambe molli. Aveva ragione papà a dirmi che quando cerchiamo in tutti i modi di evitare un ostacolo possiamo stare certi di trovarcelo davanti molto più presto e spesso di quello che pensiamo. Ci ostruisce il passaggio finché non troviamo il coraggio di affrontarlo. Come le parole non dette che a volte hanno molta più importanza di quelle che in effetti si dicono ad alta voce. Ma ora non c’è più tempo per parlare.
Non mi resta che partire.


All’improvviso una stretta decisa mi fa voltare senza darmi il tempo di pensare a che cosa sta succedendo.
Due mani mi incorniciano il viso insinuandosi tra i miei capelli, chiudo gli occhi e ritrovo due labbra morbide che premono sulle mie. Mi sta baciando, come se non ci fosse altra occasione –effettivamente sto partendo– sorrido senza staccarmi e rispondo timidamente al suo tocco.
Veniamo interrotti dalla voce di Daniel che incredulo esclama “Ehi, ma che cavolo…?”.
Il mio cuore perde un battito quando riprendo coscienza e incrocio i suoi occhi lucidi.
Liam si volta prima verso Daniel, poi verso di me e ora mi sta guardando quasi stupito di sé stesso, come se si fosse improvvisamente reso conto di ciò che aveva appena fatto rimanendone totalmente impreparato. È felice come se finalmente avesse ammesso una grossa verità. Poi mi sorride timidamente sfiorandomi il labbro superiore con il pollice.
Devo proprio andare. Sento gli sguardi degli altri presenti su di me e credo di essere arrossita abbastanza da somigliare ad un pomodoro maturo.
Liam mi guarda visibilmente emozionato con un sorriso sghembo stampato in volto.
Gli sorrido sinceramente e mentre chiudo la portiera mi sento leggera, frastornata e incredula di ciò che è appena successo, ma felice.


***
Liam, 10 luglio

Ancora non ci posso credere. L’ho fatto davvero!
È successo così in fretta, mi sono fatto travolgere dall’emozione di quel momento e mi ci sono fiondato. Ritrovare le labbra di Nina sulle mie era l’unica cosa che volevo. Non avrei mai potuto lasciarla partire così. Da lontano. Con un semplice “ciao”. Lei inizialmente sorpresa, poi imbarazzata per quella scena a cui hanno assistito tutti, ha sorriso portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Al diavolo tutto: vorrei urlarlo!
“T’è piaciuto?” Mi chiede Daniel.
Annuisco alzando entrambe le sopracciglia e arricciando le labbra.
"Si può sapere cosa ti è preso? Non dovevi aspettarmi lì?” Continua lui indicando con il mento il punto del marciapiede da cui siamo partiti e poi fissando la mia espressione radiosa.
“Che t’è preso a te invece! Perché credi che io ti abbia trascinato fino qui?” Gli sorrido sinceramente, “e poi è stato più forte di me! Scusa, che dovevo fare?”
“Scusa, che dovevo fare?” Risponde imitando la mia voce.
“No… fai pure eh!” Dice squadrandomi come se fossi un pazzo. “E poi scusa un cazzo! Trattala male e ti faccio un culo così!” Aggiunge.
 “Parli tu, parli! Andiamo dai!” Dico al mio migliore amico colpendogli la nuca. Lui protesta massaggiandosi il collo, poi mi sorride.

Ci dirigiamo verso casa spintonandoci a vicenda.
Non riesco a togliermi questo sorriso scemo dalla faccia. Improvvisamente mi sembra tutto così chiaro.
Devo condividere la mia gioia tanto che passo un braccio attorno alle spalle del mio amico e saluto calorosamente tutte le persone che incrociamo a costo di invertire le parti e farmi prendere per un deficiente mentre lui invece chiede scusa per me.
Mi volto e vedo sparire l’auto dietro l’angolo.
Al solo pensiero mi si contorce lo stomaco e il cuore mi rimbalza in bocca ma sono felice.
Avrei avuto ancora tante cose da dirle e due mesi sono lunghi, ma quello che conta è che quando tornerà sarò qui ad aspettarla.















Buonsalve! Eccoci alla fine del 3° capitolo. Quella che era nata come un'azione altruista si è trasformata in ben altro e qualcuno ha avuto, finalmente direi, una gioia.... ma una.... che non siano troppe vero?
Cosa ne pensate?
Ci siamo anche imbattuti nei pensieri della protagonista femminile più contesa del pianeta hahahah
Come passerà ora l'estate? Lo vedremo.
Grazie a chi recensisce e a chi legge in silenzio e mi sopporta :) 
A giovedì prossimo
Elev

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

***
Liam, 10 settembre

Ho passato l’estate con Dan, come ai vecchi tempi. Insieme abbiamo preparato una moto che sono riuscito a ricevere in prestito grazie a Giò dopo mille raccomandazioni. Sono stato più a bordo pista a misurare i tempi che a casa e ho insistito tanto che partecipasse ad un trofeo estivo. Vederlo in pista all’inizio mi ha provocato una stretta al cuore anche perché non so cosa avrei dato per essere al suo posto a provare quello che stava provando, ma poi la sua felicità sul gradino più alto del podio non ha fatto altro che regalarmi una gioia immensa e rendermi fiero di lui.
Nel frattempo mi ha dato anche una mano a comporre la base per una demo che voglio spedire al concorso.

Oggi è il 10 settembre e non vedo Dan da un paio di settimane, un suo messaggio tempo fa mi ha avvisato che sarebbe stato fuori con sua madre. Da una settimana però sono distratto da ben altro. Ho scoperto che tra poche ore Nina sarà di nuovo qui.
Decido di non aspettare oltre, prendo il mio skate al volo e le sento le gambe molli, premo nervosamente il piede sulla pedana mentre cerco di non sbilanciarmi mi muovo in mezzo al traffico. Arrivo in stazione e rimango un attimo fermo in un angolo. Da lontano vedo uscire suo padre e la compagna da un’auto parcheggiata al bordo della strada. Lui sembra più nervoso di me. Si allontanano tenendosi a braccetto parlando animatamente tra di loro.

“Respira!” Me lo sarò ripetuto un centinaio di volte, ma mi pare che non stia funzionando gran che. Vorrei correre da lei ora, stringerla tra le braccia e baciarla, qui. Per sempre.
“Ehi, razza di cretino! Hai manie suicide o sei completamente matto? Che ci fai lì impalato? Muoviti di lì!”  La voce irritata di un tizio, seguita da un lungo suono di clacson, mi riporta alla realtà. Sono in mezzo alla strada e il conducente dell’auto mi manda gentilmente a quel paese indicandomi la direzione con la mano tesa fuori dal finestrino. Alzo un palmo in segno di scusa e raggiungo il marciapiede opposto. Davanti all’ingresso quella poca lucidità mentale che mi è rimasta mi suggerisce che sarebbe meglio tornarmene a casa invece di combinare altre follie, mancano ancora trenta minuti e sono ancora in tempo per andarmene (questa forse è solo una giustificazione che voglio dare a me stesso), quindi decido almeno di entrare lo stesso.
Se fossi dotato di superpoteri avrei già fatto esplodere il tabellone degli orari a forza di fissarlo. Decisamente così non posso farcela. Da lontano vedo suo padre e la compagna che discutono tra di loro e io, per distrarmi vado a fumarmi una sigaretta di fuori. Forse sono troppo nervoso anche per fumare. Se non voglio morire d’infarto dovrò smettere.

Cerco di calmarmi prendendo dei respiri profondi, mi volto e rientro per l’ennesima volta ma mi ritrovo in mezzo alla folla quando ad un certo punto una voce familiare esclama “papà!!”.
I rumori attorno a me si fanno ovattati, sento il cuore pulsare nelle orecchie. Vorrei ritrovare le sue labbra sulle mie, in effetti due mesi fa non ci ho pensato due volte. Non volevo che partisse senza pensarmi, o peggio, senza pensare che per noi ci fosse una possibilità, con la nostalgia di ciò che negli ultimi tempi stavamo diventando. Di quel bacio che per me aveva cambiato tutto e di cui non abbiamo mai parlato. E se avessi frainteso tutto? Chiudo gli occhi per un istante, prendo un respiro profondo e le mie gambe si muovono senza che glielo abbia davvero ordinato di nuovo verso l’uscita. Senza capire cosa realmente mi abbia preso mi faccio strada in mezzo a valigie, zaini e persone mi fermo dietro ad una vetrina.
Dal mio “rifugio sicuro” osservo padre e figlia stretti in un lungo abbraccio. Lei è radiosa. Si stacca e saluta anche la compagna di suo padre buttandole le braccia al collo, senza mollare lo zaino che porta sulle spalle.
La folla si dirada e io rimango lì, immobile e mi sento uno stupido.

Nina e la sua famiglia stanno per passarmi accanto ed uscire quando lei si ferma per un nano secondo guardandosi attorno come se si sentisse osservata.
Il mio mondo comincia a girare al rallentatore.
“Che c’è ora?” Protesta il padre. “Forza, tesoro andiamo!”
“E dai, Colin! Lasciala respirare no?! Sei pesante!” Commenta la fidanzata trascinando il compagno in disparte. Nina si ravviva dedicando un occhiataccia al genitore. “Papà, ma che palle!” Esclama stizzita, prima di uscire definitivamente.


***
Nina, 10 settembre

Finalmente a casa! Sono arrivata da poche ore e sono stata lontana da casa per due mesi. Qualcuno direbbe che dovrei essere ancora elettrizzata da questa esperienza e lo ero anche finché mentre uscivo dalla stazione ho avvertito una strana sensazione mista tra malinconia e felicità pura. Forse è l’aria di casa ma ora l’unica cosa che riesco a pensare è che sono felice di essere tornata.
Papà a quanto pare si è deciso. Quando l’ho lasciato Claire stava per ritornare con il suo ex marito e adesso invece tiene per mano quello scombinato di mio padre. Fanno davvero una bella coppia di strani.

In macchina ho parlato a raffica per tutto il tempo elencando tutte le meraviglie che avevo visto e le esperienze che avevo fatto.
Sorrido e carezzo il piumino piegato accanto a me. Mi era mancato il mio letto. Durante la mia assenza papà ha trovato un appartamento più grande e si è dilettato a dipingere le pareti della mia nuova stanza. Sembra tutto più luminoso ma forse è solo un’impressione. Forse sono io che mi sento luminosa.

Papà e Claire hanno svaligiato il supermercato. Sono due ore che mangio e mi sento stracolma. Per festeggiare hanno fatto anche una torta e a me sembra Natale!
Passo il pomeriggio ad aggiornare le mie amiche con dei messaggini e alla fine una nuova notifica appare sul mio schermo. “Ti devo parlare… ai giardini più tardi? Ah… bentornata! ;) Liam”
Liam. Il cuore fa una capriola all’istante, scrivo la risposta e dopo essermi fatta una doccia infilo uno dei miei abiti preferiti. Esco in corridoio e butto un occhio in salotto dove papà e Claire si sono addormentati sul divano.
Sorrido e su un bigliettino lascio scritto che sarei uscita.

 
***
Liam

Sono corso a casa e quando sono entrato cantando, mia madre mi ha guardato come se fossi improvvisamente impazzito.
L’ultima volta che mi ha guardato in quel modo è stato quando ho annunciato a tutti che avrei smesso di studiare per fare la rockstar. “Che hai? Stai male?” Mi chiede sentendomi la fronte con la mano.
“Non ho niente ma’” le rispondo, “anzi, sai che c’è? Sto benissimo, dopo tanto tempo!” Le sorrido e lei mi dedica un’occhiata stranita. “Vabbè io vado al lavoro. Vengono certi clienti.” Da quando papà non c’è più se ne occupa lei. Al posto di mamma ci dovrei essere io, lui avrebbe desiderato così, ma io non ho voluto. Se lo venisse a sapere tornerebbe in vita solo per prendermi a schiaffi.
Non rispondo, accendo la mia musica preferita e solo quando il cd riprende dall’inizio per la terza volta, mi rendo conto di aver passato il pomeriggio sdraiato sul letto in camera mia. Il sorriso ebete sulla mia faccia si trasforma in una smorfia di fastidio quando mi rendo conto che però sarebbe davvero meglio che parlassi seriamente con Nina di ciò che sta succedendo, di ciò che avevo combinato, di quell’iscrizione il cui esito avevo cercato di ignorare e del fatto che non sono sicuro che continuare qualunque cosa stia nascendo sia la cosa giusta da fare soprattutto nei confronti del mio migliore amico.
Guardo l’ora quasi mi prende un colpo: mancano 10 minuti e sono ancora in calzoncini, accaldato, spettinato, in più mi spunta anche la barba. “Tu sei proprio scoppiato” dico al mio riflesso nello specchio. Infilo un paio di pantaloni e una maglietta dopo essermi fatto una doccia gelata ed esco qualche minuto più tardi, di corsa.
 
Mentre passo sotto l’arcata d’ingresso ai giardini mi ritrovo a pensare a quel pomeriggio in cui la vidi, esattamente in questo posto.
Avevo giurato di non dire nulla a Daniel di ciò che lei mi aveva confidato riguardo al suo essere così poco presente, ma mentre uscivamo da scuola per la pausa del mattino non ce l’ho fatta più e gliel’ho detto. Non potevo non farlo, era mio amico, anche se mi sono fatto promettere di non dirle che ero stato io a rivelargli tutto.
“Nina!” Corsi, verso di lei. Lei si voltò quando ormai l’avevo raggiunta. Si tolse le cuffie sorridendomi.
“Non ti sembra di esagerare con tutto questo sport? Rilassati no?!” Dissi tutto d’un fiato.
“Ma cosa avete tutti oggi?” Rispose.
“Tutti chi?” Chiesi guardandola negli occhi.
“Tutti! Mio padre, Daniel,... non mi hai mai chiamata tante volte! E ora anche tu”
“Certo che non ti sta mai bene niente!” Scherzai.
“Senti ma non è che per caso ci hai parlato tu!? È diventato quasi opprimente, mi sta sempre addosso…”
Persi un battito. “Ma sei matta?” Mentii spudoratamente. Il mio nervosismo aumentò quando mi disse “Vabbè era per chiedere! Pizza e film stasera?”.
Credetti di svenire all’istante e iniziai a mordicchiarmi le unghie. “Devo studiare e se non prendo un buon voto…”
“Potrei aiutarti a ripassare!” Insisté. Come potevo studiare con lei?
Mi serviva una scusa. Subito.
Nina stava con il migliore amico e io non potevo permettermi di rimanerne abbagliato ogni volta che la vedevo, proprio ora che Daniel era pure venuto a chiedermi consiglio sul da farsi. La voce di Daniel che mi chiedeva se gli stavo nascondendo qualche cosa su di lei mi riecheggiò nella testa. Anche se lui si comportava da idiota trascurandola, le dissi senza convinzione che io studiavo meglio da solo e che sicuramente l’avrei disturbata. Ero totalmente in balia della confusione e probabilmente lei se ne accorse. Mi lasciò salutandomi “Ciao Liam, ci vediamo domani”.
Ogni volta che la sentivo pronunciare il mio nome sentivo un tuffo al cuore. Era già corsa lontano quando la salutai con la mano ritrovandomi in una specie di limbo.
 
Mi fermo un attimo con le mani appoggiate alle ginocchia e mi piego in avanti. Riprendo fiato e mi ritrovo a sorridere da solo come un deficiente. Osservo oltre il parapetto il panorama sulla mia bella città illuminata dai raggi dorati del sole del tardo pomeriggio. Sono agitato ma allo stesso tempo in pace con me stesso.
Quando arrivo nella zona dove ci siamo dati appuntamento, sono stravolto e Nina -la scorgo da lontano- mi sta già aspettando. Si guarda attorno e quando mi vede arrivare comincia a sorridere.
La raggiungo. E’ bella da togliere il fiato. Non capisco come ho fatto tutto quel tempo a non notarla. Mi sento come se avessi sprecato tanti anni della mia vita a vivere senza di lei.
“Possibile che mi corri sempre dietro?” Scherza lei quando finalmente mi fermo.
“Eh… ciao!” Ansimo. “Mi tengo allenato …” Aggiungo avvicinandomi di più.
Nina mi guarda seria, “Non avrai deciso di arruolarti spero!?” Dice indicando i miei capelli più corti del solito.
“Certo che anche il fascino della divisa avrebbe un suo perché, mio fratello dice che starei bene!” Le rispondo fingendo di darmi delle arie.”
Ridiamo entrambi.
Improvvisamente mi faccio serio, non mi va più di scherzare.
“Devo parlarti.” Le rispondo quando mi chiede che m’è preso. “È parecchio tempo che lo volevo fare! Sì insomma hai presente quando ti sembra di esser convinto di ciò che farai e poi improvvisamente succede una cosa che manda tutto all’aria e ti scombina tutti i piani?” Nina annuisce pensierosa.
“Ecco…io…” bofonchio rivolgendo lo sguardo sui miei piedi.
“Che devi dirmi?” Mi chiede posando una mano sulla mia spalla.
“Nina…” Mormoro guardandomi i piedi.
“Liam, mi sto preoccupando...cos’è successo?”
In realtà mi ero preparato tutto un discorso in cui avrei dovuto dirle cosa ho fatto quella sera dopo il funerale, che la risposta a quell’iscrizione era arrivata, che forse sarebbe stato meglio troncare qualunque cosa ci sia stata finora, che non potevo farlo perché Dan è il mio migliore amico oppure aspettare un po’, sì insomma andarci piano ma il cervello mi si annebbia e non resisto più. Fisso le sue labbra e mi rendo conto di non poterne più fare a meno anche se lo so che non è giusto. Non è giusto per Dan, per lei e per me.
“Nah,…” avvicino il viso al suo e la bacio con tutto l’amore che sento, a lungo e con passione. Lei risponde con ardore. Sento il suo viso scaldarsi sotto le mie dita. Mi stacco giusto lo spazio per riprendere fiato. “Stavo per andare fuori di testa senza di te tutto quel tempo…morivo dalla voglia di baciarti” sussurro completamente in balia degli eventi. Lei annuisce piano e sorride dolcemente “Mi hai fatto prendere un colpo!” Risponde cingendomi le braccia al collo. Mi tira a sé per un altro lungo bacio.


***
Nina

“Cominciavo a credere che non mi avresti mai più baciata…” mormoro maliziosa a pochi centimetri dalle sue labbra. Sono così felice che potrei toccare il cielo con un dito. I suoi occhi, ora lucidi per l’emozione, non si staccano dai miei. Potrei rimanere così per ore “Potresti ripetere? Non ho capito una cosa…”
Le sue labbra si stirano in un sorrisetto sghembo. È bello da morire e non mi spiego come ho fatto a non rendermene conto fino adesso. Non riesco nemmeno a togliergli gli occhi di dosso. Il velo di barba che gli incornicia la mascella lo rende incredibilmente sexy. “Credevo di essere stato chiaro, e anche molto invece...”
Tento di replicare ma lui non mi lascia il tempo. Mi bacia di nuovo fino a farmi mancare il fiato, poi esausto, si stacca da me. “Soddisfatta? Quali sarebbero queste lacune? Ora me le elenchi una per una e…” Mi dice con un finto tono autoritario pizzicandomi i fianchi con le dita.
Scoppio a ridere, lo tiro per un braccio e mi metto a correre. “Ti prego, basta correre!” Protesta lui tenendosi un fianco con la mano libera “Volevi allenarti? Ora corri!”

Quando rallento siamo arrivati quasi dall’altra parte dei giardini. Il sole sta tramontando. Decidiamo di goderci questo momento. Liam si siede su un muretto e io mi accoccolo appoggiandomi a lui. Le sue braccia mi circondano da dietro. Appoggio la nuca alla sua spalla e lo guardo. Ha gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il sole e i raggi dorati gli illuminano i capelli, il naso, le ciglia e quelle labbra carnose con gli angoli rivolti verso l’alto in un naturale sorriso. Sento il suo cuore battere forte contro la mia schiena, un brivido mi percorre facendomi sussultare e sul mio braccio compare una leggera pelle d’oca. “Che c’è? Hai freddo?” Mormora dolcemente lui e abbassa la testa all’altezza del mio orecchio.
“No, sto bene. Mai stata meglio” rispondo. Senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte inspiro profondamente godendomi la sua presenza, il suo profumo e la stretta rassicurante delle sue braccia attorno a me.


***

Liam, 10 settembre ore 21.00

Sono quasi le nove e guardo Nina varcare il portone per rientrare a casa. Cerco la sua finestra e mi sento l’uomo più felice del pianeta. Il telefonino comincia a squillare poco dopo e sul display appare “Daniel”.
Premo il tasto verde e lo porto all’orecchio. “Oh! Sei tornato finalmente!” Rispondo allegramente. La voce seria del mio amico dall’altra parte dell’apparecchio spegne il mio entusiasmo e chiede se possiamo vederci tra poco. Non mi sembra stia molto bene ma decido di non farci troppo caso, Daniel è sempre stato un po’ strano, e gli do appuntamento tra mezz’ora sotto casa.

Imbocco la stradina che porta a casa mia e la figura del mio amico mi appare poco distante. Quando mi fermo, Daniel mi si para davanti con le braccia incrociate al petto. “Dove cazzo eri huh? Sentiamo!”
“Ma che cazzo stai dicendo?” Rispondo di getto. Non capisco di che cosa stia parlando, Daniel a volte è così confusionario. “Avevo da fare e poi perché? Ti mancavo così tanto?”
“Non essere cretino, Liam! Nina torna oggi e tu non mi dici niente? Ti piace ancora non è vero? È tutto il giorno che ti cerco e non mi rispondi mai.”

“Ehi, ehi spegni i bollori! Dan, sembri una ex-fidanzata isterica” rispondo trattenendo una risata. “E poi perché? Che c’è di così urgente?” Sono perplesso ma ora voglio sapere dove vuole arrivare.
“Perché?” Ride lui “Nemmeno te lo ricordi, vero?”
“Ti sei divertito ai giardinetti?” Insiste.
“Mi spii?” Esclamo contrariato, ma lui continua.
“Tanto lo so che eri con lei!”
“E tu come faresti a saperlo?”
“Volevo parlarti di una cosa riguardo la moto, e ti avevo portato questa, l’ho finita ma non te ne frega già più un cazzo a quanto vedo vero?!” Dice sventolandomi una cassettina registrata davanti al naso. “Cazzo, la demo del concorso!” Penso. “Passavo dai giardini per fare prima ad arrivare a casa tua, ma poi vi ho visti… ” Soffia con un sorriso sarcastico a due centimetri dal mio viso.
Il suo fiato puzza di alcol e la folata che mi raggiunge mi fa tossire.
“Che cazzo ti sei bevuto, oh!?” Gli chiedo.
“Siete già fidanzati?” Domanda ignorandomi completamente.
Lo guardo incredulo.

 “Ti ho fatto una domanda, rispondi!” Insiste pestando un piede a terra.
Lo guardo stranito. È sconvolto e quasi non si regge in piedi. Non ho nessuna voglia di parlare di questa cosa ora. Daniel mi guarda ironico e con gli occhi socchiusi come se fossi l’ultimo dei patetici. Non credo ci sia verso di farlo ragionare e il commento che mi esce dalla bocca senza che me ne renda esattamente conto non aiuta di certo. “Cosa c’è? Maureen ti ha già stufato? Com’è che ti svegli dopo due mesi con questa storia?”
“Non… non credevo che tu…”
“Io cosa? A te ancora non t’è andata giù che ti sei lasciato per l’ennesima volta con Nina anche se continui a ripetermi che è tutto superato. Tu e i tuoi “ho capito che non sono fatto per una relazione stabile…” cito. “Ora somigli una distilleria, puzzi da far schifo e non sai nemmeno quello che stai dicendo. Insomma Dan, decidi che cazzo vuoi! Dormici su, ti ospito io…ne riparliamo con calma!” Rispondo anche se non so quanto io possa essergli d’aiuto in questo momento visto che ce l’ha proprio con me!

Mi volto per fargli strada verso la porta d’ingresso quando uno strattone mi fa voltare. Il mio migliore amico mi ostruisce il passaggio. “Non hai capito, ne parliamo adesso!” Sibila.
Alzo le mani in segno di resa. “Quale parte del fatto che tu e Nina vi siete lasciati e non state più insieme da prima che partisse, ti sfugge? Insomma svegliati, cazzo, se non l’avessi ignorata tutto il tempo te ne saresti accorto che ne stava soffrendo…!” Sto cominciando a perdere la pazienza.

“Ah certo, così ti sei travestito da ‘Santo protettore degli addolorati’, ti sei messo una mano sul cuore e hai pensato bene di non perdere l’occasione di consolarla, vero? La scusa del povero ragazzo ferito e incompreso dal padre per farti figo agli occhi delle ragazze degli altri è davvero originale! Nemmeno io avrei potuto escogitare di meglio!”
“Guarda che non è così!” Protesto.

“ ‘Se mio padre mi manda a fare l’ingegnere mi sparo’ un gran bel teatrino, complimenti!” Mi risponde lui mimando sprezzante i caratteri cubitali di un titolo con le dita.
 “Lascia perdere, non parlare di cose di cui non capisci un cazzo! E poi scusa, improvvisamente mi faresti la morale, tu… che tenevi il piede in due scarpe? Lei è stata malissimo per colpa tua!”
“Eri mio amico, il mio migliore amico, potevi scegliere chiunque, invece no! Lo sapevi porca puttana! Sapevi che i-io in realtà non l’ho mai dimenticata, non ci riesco e sapevi anche che lei mi piace ancora! L’hai fatto apposta perché sei invidioso del fatto io posso correre e tu no e che dopo il trofeo di questa estate Giò dice forse mi daranno la possibilità di farmi vedere da un osservatore!”

“Per questo sei stato via tutto questo tempo?” Lo interrompo.

“Te l’avrei detto se non fossi stato occupato in altre attività. Ma dimmi, hai usato la classica scusa dell’incidente per convincerla a cascare ai tuoi piedi? Devo ammetterlo, l’allievo ha superato il maestro.” Strilla agitando le braccia. “La verità è che fai solo pena!”.

Le sue parole mi feriscono profondamente e ora che scopro anche che magari avrà una grossa occasione per essere notato, la rabbia mista a stupore e delusione mi sale sempre più. Quello era il nostro sogno e io ora non ne sono più parte.
Lo guardo e rispondo alzando gradualmente il tono “se non avessi supplicato Giò non avresti avuto la moto per gareggiare! Anzi, a quel trofeo non avresti nemmeno partecipato perché le iscrizioni erano già terminate…se non fosse per me… dovresti ringraziarmi!”

Nel preciso istante in cui pronuncio quella frase mi rendo conto che non avrei voluto dirla, non avrebbe nemmeno dovuto sapere che ho interferito e se l’ho fatto è perché ci tengo davvero a lui. Ho detto una cosa orrenda quando so benissimo che se c’è qualcuno che se lo merita questo è lui. Dan ha veramente talento; se potessi ancora correre, dei due lui sarebbe quello che si meriterebbe di più questa occasione. La rabbia però mi annebbia la mente e ora non riesco nemmeno a tenere a freno la lingua “e vogliamo parlare delle tue lagne? ‘Liam, sono andato a letto con Maureen’, ‘se non le dico a te a chi cazzo le dico queste cose?’” Aggiungo imitando la sua voce. “Mi hai fatto due palle così con quella, invece di pensare a Nina… Non ti accorgi nemmeno di quanto è fantastica, l’hai ignorata per metà dell’anno scolastico, hai sprecato la tua occasione e ora sarei io lo stronzo. Ma dico, guardati?! Non sei divertente e nemmeno credibile oltre che ingrato e se sei venuto per litigare a tutti i costi, sappi che non ne ho per il cazzo!” Lo spintono e mi allontano qualche passo in direzione di casa.

Dan mi guarda con la bocca semichiusa e un’espressione esterrefatta sul volto, “Stai cercando di farmi sentire in colpa? Non ci provare, Nina era la mia ragazza e tu lo sapevi!”
“E allora perché cazzo hai deciso che era meglio non vedervi più?!” Ora mi sta facendo incazzare. “Che palle! Sono passati dei mesi, non puoi uscirtene ora con questa storia! Nina era la tua ragazza e noi… noi siamo solo amici!” Gli dico.

Daniel rimane fermo per un attimo e borbotta qualche cosa che somiglia tanto a “si certo, si vede lontano un chilometro che le muori dietro…!” Quando mi raggiunge si aggrappa alla mia spalla. “Che altro vuoi eh?” Gli chiedo.
Ora cerca di colpirmi prendendo a pugni il vuoto sbraitando “Io l’amo capitoo?!”
Questa è buona! “Dan, tu adori le donne… ma amare? Non hai mai amato una ragazza nella tua vita, tu ami solo le corse e le moto! Solo che stavolta ti è capitata quella che non hai scaricato al terzo appuntamento, una che non si è stufata di te al più tardi dopo una settimana come ti è successo finora e quindi non sai come gestire questa storia. E poi gliel’hai mai detto? Non mi risulta! Le hai chiesto cosa vuole lei? Eh?” Sbotto.

Daniel mi guarda con aria di sfida socchiudendo gli occhi “tu… ti credi meglio di me ma in realtà sei solo uno stronzo traditore e giuro ti ammazzerò se ti metterai in mezzo!” Esclama con la voce impastata.

“Va bene, basta così. Andiamo, forza leviamoci di qui…stai rompendo i coglioni a tutto il quartiere!” Faccio per voltarmi ma le mani del mio amico strette in un pugno mi colpiscono in pieno viso.
“Sei un bastardo!” Sbraita gettandosi su di me. Cerco di riaprire gli occhi e allo stesso tempo di togliermelo di dosso ma finiamo per perdere l’equilibrio, cascando entrambi a terra.

Non è la prima volta che faccio a botte  ma il fatto che le sto buscando da un ubriaco che è pure il mio migliore amico potrebbe quasi essere una scena comica, invece è patetica. Quando finalmente riesco a spingerlo lontano da me sta ancora sbraitando parole senza senso. Il sapore metallico del sangue che mi esce dal labbro mi provoca una smorfia di disgusto.

“Ah” esclama prima di andarsene “la base te la scordi! Anzi fammi il piacere di dimenticarti della nostra amicizia! Con te ho chiuso!”. Butta il nastro registrato in terra e lo pesta con il piede mandando in frantumi l’involucro di plastica senza lasciarmi il tempo di replicare.

Lo guardo allontanarsi barcollando poi raccolgo i pezzi di quella cassettina con il nastro aggrovigliato, e mi allontano nella direzione opposta. Non ho voglia di tornare a casa, sento il labbro gonfiarsi, l’occhio e il fianco mi stanno facendo vedere le stelle. Quando mi sono accorto di provare qualcosa per Nina sono stato onesto con lui, poi, oltre a quel bacio non c’è stato più nulla. Quello che ho fatto prima che partisse l’ho fatto d’impulso, sapendo anche che si erano già lasciati.
Ora però mi sento in colpa perché non c’è tradimento peggiore e più difficile da perdonare che quello commesso dal tuo migliore amico. Non mi piace vederlo stare male per colpa mia, anche se non posso farci niente se le cose sono andate così. Non avrei mai immaginato che la nostra amicizia potesse finire per un motivo del genere.




******
Ciao a tutti!
Innanzitutto perdonatemi per questo capitolo pieno di parolacce, forse si vede che non sono troppo abituata a dirne.... sono stata un po' ripetitiva ma diciamo che mi servivano!
Eccoci qui con un nuovo capitolo.... credevate che andasse tutto liscio? Liam tra paranoie ed efuoria ha ceduto a ciò che gli diceva il cuore in quel momento. E Dan? Trovandosi davanti agli occhi la realtà non l'ha presa troppo bene come si immaginava all'inizio.
Risciranno a raccogliere i cocci? E soprattutto.... davvero finita?
A presto 
Elev

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 (1° parte) ***


Cap 5 (1° parte)

***

Nina, 11 settembre, ore 8.00

È un’ora che provo a chiamarlo ma il cellulare è sempre staccato. Avevo chiesto a Liam di accompagnarmi all’entrata di scuola. Oggi è il primo giorno e lui non c’è.
Sto cominciando a preoccuparmi, cammino avanti e indietro davanti al cancello del liceo con il telefono in mano e non so che fare quando il rombo di una moto dietro di me interrompe le mie paranoie. “Già non ti cerca più? E poi dicevi che ero io quello che non chiamava mai!” Dice una voce seguita da una risata sgradevole.
“Che ci fai qui?” Gli chiedo quando mi volto. “Sono venuto a salutarti visto che sei appena tornata, è vietato?”
“N-no ma…” rispondo dubbiosa.
“Stavi aspettando lui, non è vero?”
“Senti adesso non ho tempo, è tardi e devo entrare in classe…”
“Ma io ti devo parlare!” Insiste lui.
“Io non posso… devo andare a scuola Dan…” ripeto facendo cenno all’edificio alle nostre spalle. Lo guardo e dai suoi occhi noto che è evidente che non sta scherzando.
“E va bene! Parliamo. Ma non qui, ti prego”
“Hai ragione” risponde con mia sorpresa. “Sali!” Esclama porgendomi il suo casco e indicando con il mento lo spazio dietro di sé sulla moto.
“Dan! NO! Non posso…”
“Da quando sei diventata così fifona?” Esclama lui con un mezzo sorriso. Scende dalla moto e si avvicina a me “Non ti fidi di me? Eppure una volta non ti faceva paura niente!” Commenta sfiorandomi una guancia provocandomi un brivido.
“Sali!” insiste. E io non posso che ubbidire a comando.
Salgo sulla moto con le gambe che mi tremano e Dan mi prende le mani sistemandole attorno ai suoi fianchi prima di mettere in moto causandomi una sensazione di paura mista ad eccitazione sulla pelle.

“Dove andiamo?” Mi lamento, ma non ottengo risposta. Lo spostamento d’aria dovuto alla velocità mi toglie quasi il respiro, chiudo gli occhi e quando li riapro il paesaggio attorno a me è cambiato. Dan stringe la manopola dell’acceleratore facendo correre la moto ancora più di prima in direzione di un pontile. Vedo la fine avvicinarsi troppo velocemente. Stringo le ginocchia attorno alla carena calda. “Ti devi fermare, Dan! Fermati!” Urlo. Sento il suo torace abbassarsi in un sospiro, quando la moto finalmente rallenta fermandosi a pochi centimetri dall’acqua.

Scendo dal mezzo con le gambe che sembrano di gelatina e mi tolgo il casco.
“Ma che ti prende eh?” Glielo urlo in faccia forse più spaventata che furibonda.
Dan afferra il parapetto con entrambe le mani senza rispondere.
Lo guardo spazientita, “e poi si può sapere che ci facciamo qui?!” Soffio incrociando le braccia al petto. Ora sembro una bambina offesa.
“Perché? Cos’ha che non va questo posto?” Ride lui senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte. “Non ti piace?”
Guardo i riflessi argentei del primo sole mattutino sull’acqua. “N-no! Cioè sì ma…ma non è questo il punto! Rispondo. “Cos’avrebbe di speciale?”
“Sai il trucco di prima?”
Lo guardo interrogativa e lui si volta verso di me.

“Lo facevamo sempre Liam ed io. Una volta per poco non finivamo in acqua sul serio!” Sorride leggermente “io mi sono fermato e lui si è incastrato con la ruota tra le sbarre!” Poi si sposta verso un basamento di cemento in cui qualcuno ha impresso le mani. “Quelle sono le nostre! Lo sapevi?” Lo guardo e faccio segno di no con la testa. “Era come la nostra walk of fame! Da quel momento questo posto è diventato il nostro e ci eravamo promessi che il primo di noi che avesse trovato una ragazza speciale, l’avrebbe portata qui. Scusami se non l’ho mai fatto! Con questo non voglio dire che non lo fossi anzi forse è perché lo sei troppo e io… io sono come sono.”

“Dan…” Replico esasperata.
“Che c’è?”
“Non farti ulteriormente del male, ti prego! Ma questo posto, tu… io… non va bene!” Gesticolo disperata.
“Mi stai lasciando… di nuovo?” Chiede con la voce rotta. Nei suoi occhi vedo quel muro di sfrontatezza dietro cui si nasconde, crollare pietra dopo pietra e lasciare uscire la sua parte più sensibile senza sapere se avrò la forza necessaria per reagire. “Non siamo tornati insieme…” Rispondo più seccamente possibile.
“Mi sono comportato di merda, lo so.” Dichiara avvicinandosi a me. “Stare con te mi rende migliore, posso cambiare, lo prometto….” Soffia a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Danny, me l’hai promesso tante di quelle volte quando stavamo insieme e non è mai cambiato niente. Ora non basta più perché sono io ad essere diversa.”
Daniel si avvicina senza replicare, mi prende il viso tra le mani e posa le sue labbra sulle mie coinvolgendomi in un bacio famelico e disperato a cui per un momento non riesco ad oppormi facendomi perdere un battito. Per un istante mi riporta indietro a quando le cose tra noi ancora funzionavano e una lacrima fa capolino nell’angolo di uno dei miei occhi. Li chiudo entrambi mentre cerco di scacciare questa immagine dalla mia testa o almeno di riporla nel cassetto dei ricordi. “Era un sacco che non mi chiamavi così” mormora con la fronte appoggiata alla mia.

Gli sorrido timidamente ma ritorno velocemente in me “Dan… noi non stiamo più insieme e i-io non posso baciarti in q-quel modo, non posso più.” Sussurro staccandomi.
“Tu non puoi… perché…per lui vero?! Lo sapevo, per un po’ ho creduto che gli girassi intorno perché ti faceva pena… invece se n’è approfittato appena ha potuto!” Dice arrabbiato.
“Perché cerchi sempre di addossargli la colpa? Liam non c’entra nulla, cerca di capire!”
“Tanto lo so che c’è qualche cosa tra voi, ho visto come lo guardi! Vi ho visti insieme, razza di stronzo e dice pure di essere mio amico!”.
“Senti mi dispiace che sia andata così!”
“Ah ti dispiace? Adesso che hai trovato un rimpiazzo ti dispiace?”
“Liam non è un rimpiazzo, lui non c’entra niente, non stiamo insieme e io e te ci siamo lasciati per un altro motivo lo vuoi capire?”
Questo discorso l’ho già fatto mille volte e non ne posso più di ripeterlo indipendentemente se tra Liam e me stia nascendo qualche cosa.

“Vedi? Pensi subito a lui e lo difendi sempre!” Insiste, “aspetta che lo becco in giro e vedrai se non lo convinco a levarsi di torno!” Dichiara lui con aria determinata.
“Smettila! Tu non farai proprio niente!” Lo guardo negando con la testa e gli poso una mano su una spalla.
Lui si scosta immediatamente infastidito dal mio tocco “Lasciami! Non mi dire quello che posso o non posso fare!”
“Non l’ho mai fatto! E se ti è parso mi spiac…”
“Che palle!” Strilla, “sai dire solo che ti dispiace? Intanto di scaricarmi chissà da quanto l’avevi già deciso!”
“Senti, hai dato il tuo bel contributo anche tu, a quanto mi risulta non ero io quella che non sapeva tenere chiusa la zip dei pantaloni!” Sbotto tutto d’un fiato “quello che ha saputo trattenersi alla prima occasione eri tu! Credevi che non l’avrei scoperto? Eh?”
“Ma come hai…” Risponde rimanendo impietrito per un attimo.
“A scuola lo sapevano tutti! So che tipo sei ma Maureen è una provocatrice che la da a tutti, era per questo che avevo deciso di passarci sopra, Dan io ti voglio bene ma ora basta!” Sbuffo “e lascia stare Liam, non fa che preoccuparsi per te!” Gli ripeto senza tante speranze.

“Certo e del bacio che vi siete dati quando ancora stavamo insieme che mi dici? Non è stato solo un bacio vero? Beh almeno lui è stato sincero ed è venuto a dirmelo con la coda tra le gambe…ma tu…chissà da quanto tempo stavi con me e pensavi a lui!”
“Questo non è vero! È stato lui a convincermi di darti una seconda possibilità!”
“Ah e ti ha convinta baciandoti? Bel metodo di convincimento!”
“Magari non è stato lui a fare il primo passo, tu che ne sai?” Glielo urlo in faccia sprezzante.
“Perché? È così eh?”
“Sai una cosa? Non te lo dico! Tanto da come ti comporti non sembra importarti molto di me!” Esclamo senza nemmeno capire da dove esca questa versione perfida di me. “Comunque le cose sono cambiate e tu… tu sei rimasto lo stesso. Hai continuato ad ignorarmi!”

I suoi occhi mi guardano per un lungo momento di silenzio, le nocche delle sue dita sono biancastre tanto stringe i pugni. Ora un sorriso sghembo si forma sulle sue labbra quando esclama “sai qual è la parte migliore dell’essere scaricati, huh?” Faccio cenno di dissenso con la testa “Che non si è più obbligati a “cercare di capire”…! 
Vaffanculo, tutte due ok?.” Annuncia risalendo sulla moto.
 


***
Daniel

Mollo la frizione e la gomma anteriore della mia moto si solleva leggermente da terra. Mi ricorda tanto quando giocavamo a chi impennava più a lungo io e Liam.
Sgommando mi allontano da lei. Non so cosa mi è preso, forse in un recondito angolo del mio cuore pensavo che ci avrebbe ripensato e sarebbe tornata con me. Nel preciso momento in cui questo pensiero si fa largo nella mia mente, mi rendo conto che non è nemmeno ciò che volevo veramente. Non lo so se vorrei davvero tornare con lei. Non sono il tipo giusto.

Forse la verità è che se l’ho pensato è per fare un torto a Liam. Se ho fatto quella scenata riempiendolo di pugni è perché volevo distruggere la sua immagine che mi ripete continuamente che non posso continuare a comportarmi in questo modo. È sempre stato perfetto lui. È perfetto per me e forse, in un altro modo, anche per lei. La cosa mi da sui nervi perché è terribilmente vero.
Vorrei urlargli contro, dirgli che è stato uno stronzo e farlo sentire una persona orribile, anche se dentro di me non lo penso affatto. Ora che avevo trovato qualcuno da incolpare credevo mi sarei sentito meglio[1], invece mi sbagliavo di grosso: sto ancora peggio di prima.

Ho provato a chiamarlo un sacco di volte senza sapere esattamente cosa avrei potuto dirgli se non una grande quantità di cattiverie ed insulti che mi confondono la mente, ma non mi ha mai risposto. Dopo aver passato la giornata vagando senza una meta precisa, imbocco la strada del molo per la seconda volta e passo la serata al bar scolandomi una birra dietro l’altra.
Quando risalgo sulla moto mi tremano le gambe e la vista è offuscata. Stringo forte le manopole e accelero. La strada mi viene incontro veloce, non ho idea di che ore siano ma immagino abbastanza tardi, scalo qualche marcia e mi ritrovo ad imboccare la strada di casa sua.
Mentre mi avvicino alla sua finestra il cuore comincia a martellarmi nel petto.

Devo aver fatto già abbastanza casino perché poco dopo la luce all’interno si accende e prima che io riesca a mettere assieme una frase con un senso la sua voce mi interrompe con un sussurro glaciale: “Cristo santo, Daniel?! Si può sapere che cavolo vuoi ancora?”
Mi rendo conto di non avere esattamente un aspetto invitante e non so nemmeno il motivo preciso che mi ha portato a bussare alla finestra di Nina in piena notte, di nuovo completamente fuori di me.

Fisso i suoi occhi chiari mentre mi fa tutta una serie di domande che non riesco nemmeno a capire e muovo le labbra senza che ne esca un suono definito. Dopo averla informata di quanto io non abbia bisogno della sua comprensione e vari tentativi di mettere insieme una frase dal senso compiuto, biascico che “Io… non lo so… forse, forse volevo dirti che ho sbagliato a lasciarti andare!” Con una risata amara.
“Ti ho dato retta stamattina, volevo darti un’occasione per spiegarti, ma mi hai ferita di nuovo”
“Senti io…” farfuglio “non avevo intenzione, non l’ho mai avuta!”
“Lo so!” Risponde lei. Ora serra le labbra e si stringe nelle spalle.
“Nina…” sussurro avvicinandomi, “Mi dispiace…mi manchi”
La sento espirare profondamente e per un attimo rimaniamo in silenzio entrambi con lo sguardo rivolto in direzioni opposte.
“Però oggi quando ci siamo baciati non eri indifferente, l’ho sentito. Posso dimostrartelo….” Le dico ma perdo l’equilibrio e cado di peso tra le sue braccia.
“No, non puoi. Non puoi venire qui, dirmi queste cose e fare finta che non sia successo niente. E poi Dan, davvero, tutto cambia, non lo vedi? Tutto tranne te!” Mi risponde trascinandomi all’interno.
 

*** 
Nina

La sveglia segna le tre del mattino quando socchiudo gli occhi per guardare l’ora. Sento un rumore vicino alla finestra e il cuore mi batte veloce nel petto.
Mi avvolgo nella coperta e accendo la luce. “Ma chi… Ommioddio!” Esclamo d’impulso aprendo la porta finestra, quando mi trovo davanti Daniel in una versione orrenda di sé stesso. Ha i capelli spettinati attaccati al viso, due occhiaie profonde e dalla tracolla spunta il collo di una bottiglia. “Si può sapere che cavolo vuoi ancora? Ma quanto hai bevuto? Stai bene?” Il mio tono è abbastanza duro quando gli rivolgo la parola.

Mi guarda con un’espressione a metà tra lo sconvolto e il sarcastico “Ti preoccupi ancora per me? Guarda che non sei obbligata! Non ho bisogno della tua “comprensione!” Esclama alzando il volume della voce e mimando le virgolette con le dita.
“Vuoi smettere di fare casino? Daniel, si può sapere che vuoi?” Sussurro arrabbiata.
Daniel abbassa lo sguardo come un bambino colto in flagrante “Io… non lo so… forse, forse volevo dirti che ho sbagliato a lasciarti andare!” Ride.

“Oggi ero arrabbiato, ma ho capito che in realtà mi manchi Nina!” Bofonchia con voce impastata.
“E l’hai deciso alle tre del mattino?” Domando scocciata.
“Torna con me, ti prego!”
Vorrei parlargli di stamattina ma perde l’equilibrio cascandomi addosso di peso singhiozzando e costringendomi a sorreggerlo.
 
Daniel è completamente andato e non posso lasciarlo qui in questo stato, anche se le cose tra noi torneranno più quelle di una volta, mi dispiace. Decido di rientrare e trascino quello che rimane di lui verso camera mia.

Lo sistemo sul divano dove in mezzo a mille vaneggiamenti mi fa promettere di considerare l’idea di rimetterci insieme nonostante sia stato uno stronzo, di non lasciarlo lì da solo e di non dire a sua madre che si è ubriacato. Poi mi rivela di aver litigato con il suo migliore amico e di non sapere dove si trovi ora.

Questa notizia mi lascia con una brutta sensazione addosso, ma sono esausta e poco dopo mi addormento anche io.
 

[1] Per la serie: Se non faccio citazioni musicali non sono contenta… Citazione innocentemente ispirata al testo di “one” degli U2 «(…)Will it make it easier on you now? You got someone to blame.»  
Il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.




*******
Ciao a tutti! Ed eccoci qui.... alla fine della prima parte del 5° capitolo. Il nostro povero Danny ha dato un po' fuori di matto, spero di essere riuscita a renderlo almeno un pochino ancora un essere umano pensante... dato i casini che combina! Credetemi, non è cattivo!!
A presto con la seconda parte....in cui scopriremo (forse) dov'è finito Liam!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - 2° parte ***


A picture in grey
Dorian Gray
Just me by the sea
And I felt like a star
I felt the world could go far
If they listened
To what I said, the sea
Washes my feet
Washes the feet
Splashes the soul of my shoes
(the ocean - U2)
 
***
Nina
 
Quando mi sveglio la casa è vuota.
Anche a me piacerebbe sapere dove è finito Liam, spero che non gli sia successo nulla: non è da lui non farsi trovare. Mi sta salendo l’ansia e non va affatto bene. Gratto nervosamente l’orecchio al gatto che si appoggia alla mia gamba felice e butto un'occhiata di sbieco all'orologio che ticchetta appeso ad una parete. Sospiro scoraggiata: gli spedisco l’ennesimo messaggino a vuoto e decido di andare a controllare a casa sua.
“Nina! Tesoro, che bello che sei tornata! Ma che ci fai qui?” Mi chiede sua madre affacciandosi alla porta d’ingresso. A differenza del padre, lei è veramente una donna simpatica e gentile. A volte mi chiedo cosa possa avere avuto in comune con uomo come suo marito.

“Veramente cercavo suo figlio…è da ieri che lo chiamo ma ha il cellulare staccato! Sa per caso dov’è andato?” Le chiedo. Ora la sua espressione passa al preoccupato. La guardo bene e noto che ha delle profonde occhiaie, gli occhi rossi e il viso tirato.
La donna scuote la testa in segno di negazione, afferra un fazzolettino e si asciuga gli occhi.
“È da ieri che non lo sento, ha detto che aveva da fare ma non è nemmeno tornato a casa stanotte!” Annuncia affacciandosi alla stanza del figlio, indicandomi il letto ancora intatto.

Non ero stata molte volte dentro casa sua, mi guardo attorno in cerca di un segnale o un indizio ma non c’è nulla di significativo perché tutto mi ricorda lui. “Oh, era così felice del tuo ritorno…non lo vedevo così da tanto tempo!” Aggiunge carezzandomi una guancia.
Faccio un respiro profondo e annuisco cercando di sorridere prima di uscire.


***
Liam, 12 settembre

Sono sveglio da quasi due giorni. Non so perché sono qui. Forse è perché questo posto mi ricorda mio padre. La sera che abbiamo litigato per colpa mia è stata l’ultima volta che l’ho visto vivo. Dopo la sua morte il mondo ha cominciato a crollarmi addosso assieme alle mie certezze. Non credevo mi potesse fare questo effetto, infondo negli ultimi tempi era sempre stato molto duro con me. Forse perché, a suo modo, voleva risparmiarmi le delusioni che inevitabilmente nella vita si incontrano.
È come se, venendo qui potessi tornare indietro, ricominciare, annullare tutto, chiarire quello che è successo e rimediare ai miei sbagli. So benissimo che è impossibile. Avrei tanto voluto potergli chiedere scusa se mi sono comportato da ragazzino. Se fosse qui in questo momento mi guarderebbe con quell’espressione particolare che gli si dipingeva sul volto quando gli avevo definitivamente rotto i coglioni, scuoterebbe la testa, mi tirerebbe uno sberla sul collo e mi direbbe “Liam! La vogliamo smettere di fare il bambino? È ora che diventi uomo e impari a far funzionare la baracca, tua madre ed io mica siamo eterni!”.
Eterni.
Mi trovo a sorridere anche se sento le lacrime pungermi gli occhi. Ho bisogno di aria, di respirare. Pensare che ventiquattro ore fa ero così felice! Ora mi sento una merda.

Mi lascio cadere sulla sabbia, do un’occhiata al mare piatto come una tavola e chiudo gli occhi per un istante. Il livido sulla faccia mi tira la pelle e ogni movimento mi provoca una smorfia di dolore. “Forse non è solo il pugno che ho preso che mi provoca dolore” penso.

Mi odio perché non riesco a non ripensare alla faccia di Daniel mentre gli confesso che intanto che lui era impegnato a correre dietro a Maureen io mi innamoravo di Nina. Mi odio perché forse è davvero per colpa mia che si sono lasciati. Mi odio perché gli ho fatto del male senza volerlo e ora non mi vuole più vedere, ce l’ho con me stesso perché stamattina io da Nina ci sono andato.
Ci ho pensato tutta la notte e volevo parlarle, ma prima che potessi raggiungerla ho visto Daniel uscire da casa sua.

“E tu che cazzo ci fai qui?” Esclamo bloccandogli il passaggio.
“Potrei chiederti la stessa cosa” Dan ride sarcastico.
“Devo parlarle e non credo che siano cazzi tuoi!” Rispondo.
“Invece sì!” Obietta lui.
“Credi ancora che ti dia un’ennesima possibilità?” Ribatto.
“Beh non penso che tu possa ancora avere il diritto di metterti in mezzo dato che…. abbiamo passato la notte assieme!” Annuncia. “E adesso levati dalle palle!” Daniel mi supera con una spallata ed io rimango di sasso, in piedi in quel cortile senza dire nulla.

Non riesco nemmeno ad essere arrabbiato con lei. Sono scappato da vigliacco e non è da me. Ho frainteso tutto e la realtà è proprio questa: io devo farmi da parte anche se mi rifiuto di togliermela dalla testa.

Fisso la risposta dell’iscrizione all’accademia militare che ho infilato nelle pagine del mio quaderno e il macigno che ho nel petto si fa ancora più pesante.
Mi viene anche voglia di fumare, tanto per farmi ancora più male, così accendo una sigaretta, volto le pagine su una parte bianca e comincio a scrivere.
Ripenso a noi bambini quando giocavamo alle gare in piedi su una sedia, a Dan che corre veloce con la sua prima moto, ai suoi primi trofei, ai suoi occhi che si illuminano quando mi parla dei suoi progetti, al mio stupido incidente e alla mia stupida cicatrice e poi anche a lei.
La penna scorre veloce su quel piccolo rettangolo bianco appoggiato di sbieco sulle mie ginocchia. Mi appare il suo viso e mi sembra di sentire ancora il suo profumo su di me.

Ho staccato il telefono, adesso non ho voglia di sentire nessuno. Mi sto comportando da coglione. Se avessi fatto questa cosa tempo fa mi sarei dato del deficiente: scappare dai problemi non è una soluzione e, soprattutto, non è da me. Ho sempre cercato di essere sincero con me stesso e con gli altri.
Prima o poi dovrò chiarirmi con Daniel, anzi forse lo dovrei chiamare.

Fisso il monitor del cellulare per un attimo poi lo butto a terra accanto a me.
L’aria fresca mi fa rabbrividire. Mi stringo nella felpa e mi addormento profondamente.




***
Bell'atmosfera decadente vero? Forse il motivo è da ricondurre al fatto che mentre rileggevo il capitolo sentivo "I threw a brick trough a window" degli U2, anche se, se volessimo puntualizzare secondo me la musica ideale per questo pezzo sarebbe "The ocean" sempre degli u2 (quella della citazione che trovate all'inizio). Qualcuno sostiene che sono troppo cattiva con i miei personaggi... ma c'è tempo e vedrete che non lo sono poi così tanto ;)
E niente, ecco la seconda parte.... anche se un po' corta alla fine. Non mi piaceva legarla alla prima subito!
A giovedì prossimo con il 6° capitolo di cui posso dirvi soltanto che può darsi rideremo un po' (magari a voi non farà ridere) e che "è il mio preferito!"
Non vedo l'ora!
-Elev

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


***
Nina

Dopo quello che è successo il primo giorno di scuola e la notte successiva, Daniel ha cominciato a darmi il tormento scusandosi in mille modi per quello che aveva fatto. Forse era davvero sincero e per farmi lasciare in pace ho dovuto promettergli che almeno potevamo rimanere amici. Lui ha sbuffato acconsentendo alle mie condizioni. Il resto della settimana l’ho passato tappata in casa senza vedere e sentire nessuno. Daniel starà via qualche giorno, così mi ha detto. Anche mio padre e Claire ci hanno provato in tutti i modi ad estorcermi qualche spiegazione riguardo il mio comportamento ma io ho preferito rimanere nel mio silenzio. Il mio stato di ameba mi si cuciva addosso alla perfezione.

Stamattina invece la voce inconfondibile di Dan mi ha annunciato senza preamboli il suo ritorno attraverso il citofono: “mi accompagneresti in un posto?” Mi ha chiesto.
Non capisco cosa si sia messo in testa, se pensa davvero che farmi uscire serva a farmi cambiare idea su di noi o a farmi stare meglio si sbaglia di grosso. Mi è parso subito strano il fatto che fosse vento in auto. A Daniel non era mai fregato niente di prendere la patente della macchina, aveva quella della moto e gli bastava, ma sua madre aveva insistito che la prendesse. Quando gli ho chiesto se per caso era stato mio padre a suggerirgli di portarmi fuori, mi ha assicurato di no ma che era ora di finirla di fare la larva. Alla fine ho acconsentito soltanto perché non ne posso più di vedere la sua espressione preoccupata affacciarsi alla porta della mia stanza.

Durante il viaggio non ho fatto altro che fissare il paesaggio fuori dal finestrino senza dire una parola. Non gli ho nemmeno chiesto dove sarebbe questo “posto”. Mi manca Liam e non so più come fare per rintracciarlo. Sua madre è rimasta sul vago e mi ha detto che sta bene e che tornerà tra qualche giorno. Forse è lui che le ha detto di dirmi così e non capisco come mai. Forse davvero ci ha ripensato. Sento che sto per impazzire.

Improvvisamente Daniel ferma la macchina in uno spiazzo da cui si vede il mare, spalanca la portiera e si guarda agitatamente attorno. Il calore di questa giornata soleggiata mi avvolge. Non so perché mi sono fatta convincere a seguirlo. Questo posto è davvero incantevole ma a me oggi mette solo una grande malinconia, anzi aumenta quella che sento già.
“Perché ti sei fermato? Cosa c’è qui?” Chiedo guardandomi attorno. Poco lontano c’è una piccola casa con dei gradini che portano sulla spiaggia.
“Tu aspettami qui, prima devo fare una cosa…” Risponde espirando profondamente mentre esce dalla macchina. “Che devi fare?” Gli chiedo senza smettere di fissare quella distesa d’azzurra poco sotto di noi. Non ottenendo risposta mi volto verso il sedile del conducente per chiedergli spiegazioni “Daniel!?” Lo chiamo, ma lui si è già allontanato di corsa.
Lo seguo con lo sguardo mentre scende velocemente dal sentiero sollevando la polvere ad ogni passo e sparisce dietro le piccole dune che circondano la spiaggia e l’edificio.

Decido di fare quattro passi e di seguirlo. Quando arrivo lo chiamo ma non mi risponde: di lui non c’è più traccia.
“Che palle, però!” Esclamo ad alta voce. In casa sembra non esserci nessuno, anche se una finestra è spalancata.
Davanti all’abitazione c’è un porticato con due rampe di scalini laterali da cui si raggiunge direttamente la spiaggia. Scelgo quella più lontana sul retro e mi siedo sui gradini prendendomi la testa tra le mani.


***
Liam

Stamattina sono tornato a casa mentre mia madre era al lavoro. Nella tracolla ho trovato la cassetta di Daniel ho passato un’ora a cercare di riavvolgere il nastro ma anche se ci sono riuscito la traccia era troppo rovinata per spedirla. Subito dopo ho infilato ciò che mi serviva in borsa assieme alle chiavi della casetta vicino alla spiaggia dove mi sono addormentato e sono tornato lì. Ci venivamo spesso quando ero piccolo. Con in passare del tempo sempre meno, ma papà non ha avuto il coraggio di venderla. Più tardi ho chiamato mamma e le ho detto di non preoccuparsi, che sarei tornato tra qualche giorno.
“T’ha cercato quella ragazza tanto carina, Nina mi pare! Liam, perché non la chiami e le dici che sei lì?!” Mi ha detto prima di riattaccare. Mia madre intuisce sempre le cose senza che io gliele dica.
Vorrei sapere se sta bene. Mi chiedo se davvero si starà domandando dove sono finito e come mai non l’ho più chiamata. Adesso che sta di nuovo con Daniel forse non se lo chiederà più, non vorrà più vedermi nemmeno lei. Infondo la capisco, nemmeno io vorrei più vedermi.
 

È una bella giornata di sole e sono di nuovo seduto in spiaggia. Non ho avuto il coraggio di tornare sui miei passi e soprattutto di farmi vedere in giro con un occhio pesto. Ora il livido è passato dal viola al giallo.
Sbuffo e affondo i piedi nella sabbia quando una voce dietro di me esclama “razza di imbecille!”.
“Daniel?!” Penso voltandomi e vedendolo effettivamente spuntare da dietro una piccola duna imprecando ad alta voce.
“Tu? Pensavo avessimo chiuso!” Rispondo con un sorriso amaro stampato sul volto.  
“Non sei molto originale nel scegliere i posti dove nasconderti, ma almeno potevi cercarne uno che mi evitasse di riempirmi le scarpe di questa stupida sabbia!”
“Primadonna!” Mormoro tra i denti senza farmi sentire. “Beh, ora m’hai trovato! Chi ti ha detto che stavo qui?” Questa volta mi esprimo ad alta voce.
“Mi credi davvero così idiota da non sapere dove vai quando sei incazzato?
“Non è che lo credo, lo sei!” Ribatto seccamente.
“Anche se ammetto che quella sera ti avrei eliminato volentieri, ho deciso che la soddisfazione di farti diventare anche un martire non te la do! Ti stanno dando per disperso lo sai?” Afferma ignorando il mio commento e sedendosi accanto a me.
“Stanno… chi?” Chiedo curioso di scoprire chi sarebbero tutte queste persone che si preoccupano tanto per me. Davanti agli occhi mi appare il viso di Nina e mi si stringe il cuore. Vorrei chiedergli se quel che mi ha detto quella mattina è stata una mia fantasia o se sono tornati davvero insieme. Potrei fare una scenata di gelosia ma non ci riesco, anche se la tranquillità con cui mi sta parlando mi sta dando non poco sui nervi.
“Tutti…. Insomma… IO!” Esclama dopo un attimo di esitazione.
“Ah beh certo perché tu sei “tutti” come al solito! Guarda che il mondo non gira solo attorno a te e comunque non sei obbligato a preoccuparti per me. Sono vivo e ora che lo sai puoi anche tornartene a casa!” Lo invito a togliersi dalle palle indicandogli la direzione con la mano ma Daniel rimane seduto e non si muove di un millimetro.
 
“Insomma dillo!” Sbraito “Che cazzo vuoi veramente?” Gli chiedo rassegnato. Mentre aspetto la sua risposta continuo a fissare lo scoglio poco distante su cui il moto continuo del mare fa infrangere ogni onda che passa.
“Possiamo parlare?” Mi chiede dopo un lungo minuto di silenzio che mi costringe a guardarlo in faccia. “Non ho niente da dirti!” Sbuffo. “Senti, mi sono levato d’impiccio, era quello che volevi no? Ora cos’altro vuoi?”
Daniel si acciglia “vorrà dire che parlerò io e tu dovrai solo ascoltare…”
“E perché mai dovrei starti a sentire?”
“Perché anche se fingerai, so che lo farai. Magari cercherai anche di farmi stare zitto ben sapendo quanto è difficile. Mi starai a sentire, ti farai le paranoie finché gli ingranaggi che hai al posto del cervello andranno in fumo e alla fine cederai. Anzi sarai tu a chiedermi di parlare!” Daniel si rilassa sulla sabbia non prima di avermi rubato il telo (sia mai che si sporchi i vestiti) -lo guardo con la coda dell’occhio- e fissa il cielo azzurro con le mani incrociate dietro la nuca.

“Si può sapere perché stai dicendo tutte queste cose?”
Borbotta qualche cosa tra sé e sé, come fa sempre quando cerca le parole giuste per dire qualche cosa. “Perché ti conosco” dice infine.
“Tu credi?”
“Non ho dubbi”
“Borioso di merda, odio quando fai così!”
“Da quando usi parole così ricercate? Cosa ti sei mangiato? Le pagine del dizionario?”
“Smettila, lo vedi? Non sai niente di me.”
 “Allora testami”
“Sei ridicolo, lo sai?”
“E tu un coglione!”

Rimaniamo zitti per un altro po’ finché mi trovo a dover scegliere se prenderlo a calci, scoppiare a ridere o cedere. “Vabbè, parliamo!” Rispondo con rassegnazione.
Daniel sorride soddisfatto.

“Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta in classe?” Domanda ad un certo punto.
“Che cazzo c’entr… No!” Esclamo anche più seccamente del voluto. Ce l’ho ancora ben presente il nostro primo giorno di scuola alle elementari, ma non ho voglia di ricordarmelo. Non ho voglia di ricordarmi l’inizio della nostra amicizia perché tutto ciò che gira attorno alla nostra amicizia mi ricorda inevitabilmente anche lei. E io a lei non voglio, non devo e non posso più pensarci.
“Io sono arrivato in ritardo e l’unico posto libero era quello accanto al tuo…” Inizia a raccontare.
 
Credevo volesse parlare di quello che è successo, non di vecchi ricordi e non capisco perché la stia prendendo così larga, ma la mia vena precisa non mi permette di tenere a freno la lingua così per forza devo specificare.
“Veramente sei arrivato in ritardo perché sei scivolato sul fango nel cortile della scuola e ti vergognavi ad entrare. Quella bella sgommata marrone dalla schiena al culo se la ricordano in tanti, credimi! Il peggio è stato quando Robert ti ha rovesciato un secchio d'acqua addosso sostenendo che le macchie sarebbero andate via. Prima che ti prendessi un raffreddore ti hanno portato dalla bidella che ti ha rivestito con gli shorts e la maglietta a maniche corte in pieno inverno." L'immagine di quell'episodio ancora così vivida nella mia mente non mi frena dall'aggiugere il favoloso dettaglio in cui Jake apriva la porta dello sgabuzzino trovando il mio amico ancora in mutande e lo indicava con il dito urlando "pisellino, pisellino!" Quando la maestra si è accorta che ridevamo tutti di te mi ha obbligato a prestarti la mia felpa. Che sfiga, proprio con uno come te dovevo ritrovarmi.” Rispondo interrompendolo senza sapere come sia stato possibile rimanere impassibile.

“Tu? Pensa a me! I tuoi vestiti erano orrendi!” Si difende dedicandomi un’occhiataccia.
“Dovresti ringraziarmi invece: per colpa tua quell’idiota di Jake aveva cominciato a chiamarci “cacca” e “mosca” solo perché stavamo di banco insieme! Con me non attaccava quindi aveva smesso quasi subito ma con te…. alla fine ho dovuto picchiarlo per farlo smettere perché tu avevi paura dato che era il doppio di te. E poi quando c’era da copiare, copiavi!” Ribatto.
“Ma se mi facevi copiare solo perché ti passavo le caramelle di nascosto sotto al banco?!”
“Seriamente mi stai rompendo le palle per due caramelle? Dovevo pur avere un tornaconto no? E poi dai, tu avevi sempre le tasche piene, che sarà mai!” Aggiungo gesticolando con le mani. “Avevo dimenticato quanto fossi già così schifosamente onesto: avrebbero dovuto farti curare da piccolo non eri normale, lo sai?!”
“Tu eri tanto scansafatiche che quando la maestra ci ha scoperto sei riuscito a copiare anche il castigo! Comunque dovresti stare zitto, chi ti passava le riviste di moto eh?!”
“Le passavi a me perché io ci capivo qualcosa e tu facevi finta, dille come stanno le cose almeno”
“Sì come no, la somma mente illuminata! Solo tu potevi credere davvero che nell’acqua dello stagno in fondo al cortile vivesse davvero “Johnny dai denti verdi*”! Quando ci è finito dentro il pallone ti sei messo a frignare davanti a tutti perché non volevi infilarci le mani.
“Lo credo la sera prima avevo guardato un film dell’orrore di nascosto!” Si lagna il mio amico con fare infantile.

Daniel rimane serio per un po’ finché la sua voce interrompe di nuovo i miei pensieri. “Beh a volte, lo ammetto, riesco ad essere davvero uno stupido… Scusami Liam!” Dice all’improvviso con un’espressione grave in volto. “Sono stato un cretino”.
“In effetti sei sempre stato tutto scemo!”

Ricordare tutti questi episodi mi sta rammollendo e il pensiero che ci siamo sempre stati l’uno per l’altra mi sta quasi facendo dimenticare che dovrei essere ancora incazzato con lui. Torno in me prima che lui, con la sua dote naturale di leggermi dentro, possa realizzare quanto mi manchi.
“Comunque è inutile che ci provi, tanto me l’hai detto l’altro giorno quando ti ho visto uscire da casa sua. Siete tornati insieme no? Era questo che volevi dirmi? È tutta tua, io mi faccio da parte.
Ora, vai, lasciami in pace, ti prego!”. Glielo dico con calma anche se vorrei mettermi ad urlare.

Daniel mi guarda sollevando un sopracciglio “Tra me e Nina le cose già non andavano benissimo prima, figurati da quando l’altro giorno mi sono presentato davanti scuola.
“Eh?!” Esclamo interrompendolo.
“Lei ti stava aspettando e tu non c’eri…” prosegue “ok, lo ammetto, forse volevo che tornasse con me e ne ho approfittato. L’ho portata al molo, te lo ricordi?”
Annuisco in silenzio.

“Mi ha raccontato che sei stato tu a dirle di non mollarmi subito, poi abbiamo litigato e me ne sono andato. Senti, non dovevo, sono stato veramente un ...! Vedi? Non riesco nemmeno a dirlo!”
 “Appunto, quindi sta’ zitto e risparmiati il sermone, va bene?” Esplodo poi.
Daniel continua ignorando le mie proteste, “la stessa sera mi sono messo a bere qualche birra, ok, forse un po’ più di qualche… la verità è che ero ubriaco, sono tornato da lei e...”
“Ah, no, risparmiami i dettagli della vostra notte di passione, ti prego!” Lo interrompo prima di dover sentire l’inevitabile.
“Le sono praticamente crollato addosso e mi sono risvegliato sul divano di casa sua. Me ne sono andato prima che si svegliasse per questo mi hai visto uscire.” Prosegue. “Quando ti ho incontrato ho inventato la prima cosa che mi è venuta in mente. Adesso è tutto uno schifo, ho perso sia lei che te. Tutto per colpa mia!”
Squadro il mio amico senza essere in grado di aggiungere qualcosa di più serio: “Ma che cazzo hai nella testa, si può sapere?!” Esclamo.

“Mi manca la nostra amicizia Liam…credi che potremmo tornare amici?”
“Finiscila di essere sempre così melodrammatico”
“Non dico subito, anche tra un po’ se preferisci….” Piagnucola.
“Comunque boh…può darsi…” Sospiro. La verità è che anche se per pochi giorni è mancato tanto anche a me.
“Dici sul serio?” Mi guarda con un’espressione allarmata sul viso.
“Mi stai supplicando?”
“È così evidente eh?” Chiede lui.
Lo guardo basito ma mi rendo conto che non ho scelta, non resisto e scoppio a ridere.
“Tanto che tu sia una merda comunque non è una novità!” Commento.

“Ma c’hai riprovato?” Gli chiedo ora un po’ più sollevato.
Daniel si rimette seduto e mi guarda con espressione interrogativa “Con Nina?”
Annuisco.
“Dovresti farlo, parlaci no?” Mentre lo dico realizzo quanto in realtà mi faccia male suggerirgli di riprovarci con lei, pur trattandosi del mio migliore amico.
Lui nega con la testa e si scompiglia i capelli con una mano “nah… litighiamo sempre e veramente, penso che dovresti parlarci tu. In questi giorni ci ho pensato molto e ho capito che ha ragione: ormai è tardi e noi funzioniamo meglio come amici. Anche se odio dovertelo dire, sul serio, e non capisco cosa ci sia in te di così interessante, sì, credo che tu lo debba fare!” Risponde con calma. Non sopporto più di vederla con quella faccia per colpa tua.
“Sei sicuro?” Gli chiedo guardandolo confuso, “non è che poi vieni a menarmi di nuovo?!” Indico lo zigomo e mi scosto quel minimo da farlo sorridere.
“Tranquillo, sono innocuo! Tanto anche se ti prendessi a schiaffoni ventiquattro ore su ventiquattro non farebbe differenza, ormai per te non c’è speranza!” Risponde colpendomi con un pugno sul braccio.
“Parli te! Dico, ti sei visto?”
“Sarà incazzata a morte! E te la raccomando da incazzata!” Commenta lui.
“Sono un deficiente!” Esclamo.
“Su questo non posso che darti ragione!” Mi risponde Daniel. “Ricordi quello che ti ho detto?”
“Dimenticati della nostra amicizia?” Rispondo esitante.
Daniel scuote la testa dai capelli mossi in segno di negazione, “Ti ho detto trattala male e ti faccio un culo così!

La verità è che avete proprio rotto i coglioni” dice fingendosi arrabbiato “tu perché sei sparito nel nulla senza spiegazioni e lei perché è una settimana che sta tappata in casa con una faccia da funerale e non vuole parlare con nessuno! Credi sia divertente avere a che fare con due come voi?”
“Stai rigirando la frittata, te ne rendi conto?” Lo interrompo ma lui sembra non dare peso alla mia recriminazione.
“Se proprio deve stare con qualcuno preferisco che sia tu, piuttosto che un coglione qualunque. Non la posso vedere così, al di là di tutto.”
“Guarda che non è mica una tua proprietà!” Reclamo. Anche se ho capito cosa intende non posso trattenermi nel stuzzicarlo ancora un po’. “Hai proprio un modo di merda di spiegare le cose, la fai sembrare un cazzo di pacco postale privo di volontà propria!”

“Ma ancora puntualizzi?” Risponde “è proprio un vizio del cazzo, sai? Adesso alzi il culo, la chiami e magari ti allontani anche quel minimo da risparmiare alle mie povere orecchie le vostre lagne da innamorati!”
Mi alzo in piedi su comando, con il cuore che batte a mille.
“Senza dimenticare questo…” Dice Daniel porgendomi il cellulare “Mi ringrazierai dopo!”.
Annuisco e appena lo accendo un’infinità di notifiche di chiamate perse e messaggi lampeggiano sullo schermo. Mi tremano le mani mentre compongo il numero. Il segnale suona libero e mentre attendo mi incammino verso le scalette che portano alla casa.
Daniel si è fermato sul bagnasciuga con le mani in tasca e sta tracciando delle forme nella sabbia con la punta di un piede.
Salgo i gradini in legno quando gli squilli a disposizione prima che subentri la segreteria sono quasi terminati. Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie quando all’improvviso avverto una suoneria da qualche parte vicino alla terrazza.
 
 
* “johnny dai denti verdi” da quanto tempo non lo tiravo in ballo? Ho riflettuto a lungo a quale burla inserire in questa parte e l’ho cambiato tre volte finché  l’altro giorno mi è venuto in mente questo mostro… è un vecchio ricordo d’infanzia quando sostenevamo che vivesse nelle acque verdi del lago XD
 


***

Nina

Voglio starmene qui, ad ascoltare il rumore delle onde infrangersi sulla riva. È un suono che mi rilassa e soprattutto copre quello dei miei pensieri. Non voglio sentire niente. Non voglio sentire la voce di papà che mi chiede per l’ennesima volta cosa è successo, la voce di Daniel che mi chiede di accompagnarlo in un posto -a proposito, quando torna mi sente-, la mia voce.
Poi c’è un suono più insistente. Uno che nemmeno tappandomi le orecchie o indossando un paio di cuffie da cantiere se ne va via. Quello che mi fa contorcere lo stomaco. Quello dolce della sua voce che sussurra piano il mio nome, quello cristallino dei suoi sorrisi. Niente. Non voglio sentire niente. Nemmeno la suoneria del cellulare.

Suoneria…cellulare… “CELLULARE!” Esclamo ad alta voce afferrando l’apparecchio senza nemmeno vedere di chi si tratta.
Quando apro la conversazione sento gli stessi rumori che sento attorno a me e nient’altro.
“Daniel guarda che se è uno scherzo puoi anche smettere subito!” Dico scocciata.
“Daniel?! Ma che c’entra?” La linea si interrompe prima che io possa replicare. Qualcuno sta correndo verso di me.
“Ehi!” Dice una voce che avrei riconosciuto tra mille.
Faccio un lungo respiro e mi guardo attorno per un momento poi mi volto e incrocio due pozzi scuri. Sgrano gli occhi, per convincermi che non si tratti di un sogno. Liam è davanti a me con il cellulare stretto in una mano.

Mi sforzo nel pensare a qualche cosa da dire o da fare, apro la bocca ma rimango senza parole.
“Sei qui?!” Chiediamo contemporaneamente.
“Scusami, ti prego!” Mormora.
Lo zittisco premendogli l’indice sulle labbra, prima di stringerlo forte a me.

“Perché sei scomparso così?” Mi stacco da lui quel che basta per guardarlo negli occhi mentre glielo chiedo.
“Beh…diciamo che ero convinto di alcune cose ma…. Poi ho capito che mi sbagliavo!”
Lo guardo sorpresa “E ci hai messo una settimana intera?”
“Beh, sono stato fortunato – mi risponde con tono sollevato–  “perché uno più pazzo di me è arrivato in tempo a farmelo capire!”

Liam mi guarda e si volta verso la spiaggia passandomi un braccio attorno alla vita. “Lo vedi quello lì?” Mi indica Daniel che si sta buttando in acqua, “è tutto scemo ma è il migliore amico che si possa avere” esclama.
“Quindi… tu e Daniel vi siete parlati?” Era questo che aveva da fare! Realizzo. “Non mi ha voluto dire nulla!”
Liam ruota gli occhi e alza le spalle, “parlati… in realtà ha parlato solo lui, mi ha fatto capire che sono un completo idiota!”
“Questa volta devo dargli ragione, lo sei!” Lo provoco fingendomi seria. “Dico, era proprio necessario sparire in questo modo? Sai che dovrei essere incazzata nera con te?”  Gli rispondo colpendogli il petto con dei leggeri pugni.

Torno a fissare l’orizzonte e socchiudo leggermente gli occhi accecati dai raggi ancora forti del sole settembrino e un mezzo sorriso mi si dipinge sulle labbra.
“Che c’è ora?” Mi chiede divertito.
“No…niente!” Rispondo in un primo momento guadagnandomi un’occhiata perplessa. “Sapevo che alla fine avrebbe capito!”, Dico dopo una lunga pausa di silenzio.
“Cioè? Vuoi dire che centri anche tu..?” Mi chiede meravigliato.
“Non esattamente, è Daniel, lo sai com’è. Questa storia l’ha punto nel vivo... ha sbagliato ad attaccarti così... e gliel'ho fatto notare, ecco... per il resto ha fatto tutto da solo! Comunque non c’era bisogno che faceste a botte…”

Liam mi osserva in silenzio. La tensione lo sta abbandonando e noto il rilassamento sul suo viso. “Come l’hai capito?” Mi chiede. Gli sfioro delicatamente lo zigomo ancora segnato  “dai Liam, non ci vuole la signora in giallo, si vede lontano un chilometro, questo non te lo sei fatto da solo. Te l’ha fatto lui…non è vero?”
“Ehi ragazzi! Venite! L’acqua è bellissima!” Strilla la voce di Daniel che, sbracciandosi, interrompe i nostri discorsi.

“Ma chi? Quello là?” Chiede Liam indicando l’amico con la mano. “Quello non è un avversario degno della mia portata! Per essere ad armi pari e salvare la principessa come minimo io dovrei lottare che ne so…contro un drago?!”
“Salvare la principessa?” Rido, “mi sa che è lei che ha salvato te prima che soccombessi, caro il mio cavaliere! Porgere l’altra guancia è nobile ma mica tanto virile!”
“Ehi! Ma come ti permetti? Brutta ingrata!” Esclama prima di iniziare a correre e trascinarmi di peso verso l’acqua.
“N-no! No! Non ci provare!” Strillo tra le risate. Liam si volta iniziando a correre all’indietro afferrandomi anche con l’altra mano. “Ora subirai la giusta punizione!” Esclama con un sorriso finto sadico. È l’ultima cosa che sento prima di cadere in acqua.
 
Sono quasi le 8 di sera quando finalmente decidiamo di uscire dall’acqua dopo aver passato una delle giornate più divertenti dell’ultimo periodo a ridere, scherzare e schizzarci. Più tardi improvvisiamo una cena -con un fuoco che Daniel ha insistito a voler provare ad accendere come Tom Hanks in Cast Away con scarsi risultati- e qualche birra. Abbiamo la felicità negli occhi e sento che questa serata rimarrà nei miei ricordi per un sacco di tempo.
 


****
Liam

Il sole è tramontato da un po’e ha lasciato spazio ad un cielo color della notte. Quando raggiungo il mio migliore amico con l’ennesima birra in mano, lo trovo seduto sulla sabbia con un’espressione pensierosa sul viso.

Il fuoco scoppietta poco più in là e dopo qualche minuto Daniel interrompe lo sciabordio delle onde “Credo che mi mancherà tutto questo, questi colori, queste serate e soprattutto… voi!” Dice con una nota malinconica nel tono di voce. Lo guardo stranito e non capisco di cosa stia parlando.
“Daniel, che c’hai? Stai male? Non è che stai per morire?” Gli chiedo facendo un gesto scaramantico dietro la schiena. “Ah, sì ti piacerebbe che mi togliessi dalle palle eh?!” Scherza.
“Così non correresti più il rischio di essere bacchettato quando fai delle cazzate!”.
“Non scherzare su queste cose Dan!” Protesto io guardandolo seriamente.
“Forza, spunta il rospo!”
“Mi ha chiamato!” Annuncia Daniel fissando l’orizzonte.
Deglutisco l’ennesimo sorso di birra e lo guardo con aria interrogativa, non ci sto capendo niente. “Ti ha chiamato? Ma chi?”

“Sai quando sono stato via qualche giorno?” Chiede.
Annuisco.
“In realtà ero con Giò, ho fatto una prova in pista. C’era un osservatore, capisci? Gli sono piaciuto! Insomma: Esordisco! Mi prendono come rookie ma potrei passare presto alla Superbike!” Annuncia entusiasta tutto d’un fiato.

Rimango di stucco. “Eh? Oh! Tu… Cazzo! Dan!” Riesco ad esclamare, e mentre penso a cos’altro dire ci ritroviamo a correre attorno al fuoco allargando le braccia, urlando ed esultando come due cavernicoli che hanno appena scoperto il fuoco.

Quando sposto lo sguardo, Nina sta uscendo dal portico della casa e ci raggiunge togliendosi i capelli dal viso. Ha un’espressione strana e mi rendo conto che non mi convince per niente. “Che è successo?” Chiede senza darmi il tempo di farle la stessa domanda.
“È fantastico! Dan esordirà in Superbike e…” comincio a spiegare con entusiasmo. Ma lei mi interrompe con tono piatto “e tu sei iscritto all’accademia militare, lontano da qui!”
“Che cosa? Dove l’hai trovat…?” Esclamo. “Quando cazzo pensavi di dirmelo, anzi di dircelo?! Eh?” Tuona indicando Dan con la testa. Il mio amico abbassa lo sguardo, cosa che a lei non sfugge. “Tu lo sapevi?!”
Lui si passa una mano tra i capelli, mi guarda e poi guarda anche lei in una tacita ammissione anche se in effetti  non sapeva che la risposta era arrivata.

“Aspetta lasciami spiegare…” insisto ma lei non mi da il tempo.
“Non sforzarti nemmeno, adesso capisco. Ora capisco: era questa la famosa cosa di cui dovevi parlarmi quel giorno al parco? Hai aspettato che tornassi per dirmelo, perché chissà da quanto tempo lo sapevi! Sei stato così stronzo da pensare che dato che me l’avevi nascosto per tutto questo tempo tanto valeva prendere il pacchetto completo: divertirsi un po’ e buttare gli scarti, no? Cosa doveva essere? Un diversivo per l’estate?”

“No, ti giuro di no…” Quel giorno avrei voluto davvero dirglielo ma non ho avuto il coraggio. Prima o poi sarebbe venuta a saperlo e volevo che lo sapesse, ma almeno non così! “Io mi ero preparato tutto un discorso ma alla fine…Oddio è tutto così complicato!”.

Nina mi guarda con un’espressione che finora non avevo mai visto su di lei. Ha le guance arrossate e i suoi occhi mi guardano con una durezza e una delusione tale che vorrei potermi ridurre in un mucchietto di polvere e dissolvermi nella brezza leggera.

Mi butta addosso la lettera macchiata dalle sue lacrime. “Non è così complicato Liam, è semplice! Basta leggere. C’è scritto che devi partire tra due settimane…” Realizzo dopo qualche secondo di stordimento la realtà delle cose “oh, merda” è l’unica cosa che mi esce dalla bocca mentre lei ci ha già voltato le spalle e sta correndo via.

“Nina aspetta…” la imploro. Quando la raggiungo si libera dalla mia presa. “Lasciami!” Sibila. “Vattene, ti prego!” Dice con la voce rotta. Prima che io possa replicare sale sull’auto lasciandomi lì come il coglione che sono a fissare i fari dell’auto che spariscono dietro la curva.


Torno verso la casa e rimango ai piedi della scala a fissare il vuoto per un po’ finché sento i passi Daniel avvicinarsi.
“Perché accidenti l’hai fatto?” Chiede interrompendo il buio e il silenzio.
Guardo a terra e non so proprio come spiegarglielo. A dire il vero non lo so spiegare nemmeno a me stesso come ho potuto combinare un tale casino.
“Quando ho firmato volevo farmi male, andarmene via da tutto…pensavo fosse l’unica soluzione” spiego “poi è passato del tempo, le cose sono cambiate con lei e poi anche con te e non credevo nemmeno mi avrebbero preso.”
“Non credi che avresti dovuto dirglielo? Ci hai provato almeno?” Domanda.
“Certo che l’ho fatto, cazzo!” Esclamo con enfasi sull’orlo di un pianto isterico.
“Cosa avrei dovuto dirle? “Ti ho aspettata tutta l’estate ma ora mi dispiace me ne devo andare?” No, anche se so che avrei dovuto farlo, e credimi ci ho provato un sacco di volte, non ce l’avrei mai fatta a costo di passare per un verme.”

“Almeno a me potevi dirlo...”
“Lo so…” ammetto, “non ho avuto il coraggio di leggere quella lettera per intere settimane, figurati dovertelo dire…e poi ero ancora arrabbiato con te!”
“Liam, ma che cazzo dici? Davvero saresti partito senza dirmi niente?” Domanda
“No! Cioè… forse… no lo so va bene?!”

“No che non va bene, almeno dimmi il perché, me lo devi!” Replica lui.
“Magari così sarebbe stato più semplice. Mi saresti mancato troppo cazzo! Cazzo!” Grido la mia rabbia pestando i pugni a terra. “E tu invece? Perché non mi hai mai detto della prova?”
“Non volevo ferirti. Quello era il nostro sogno e dovevi farne parte anche tu!”
“Dan…” sospiro piano.
“So che avresti voluto essere al mio posto. Ne soffri ancora, lo so.” Risponde e volta lo sguardo verso di me. “E adesso cosa pensi di fare?”

Sto in silenzio vicino a lui e dopo un attimo la smorfia che ho sul viso si trasforma in una risata isterica. Lui mi guarda interrogativo come se fossi completamente impazzito.
“Merda….” È l’unica cosa che mi esce dalla bocca.



Buonsalve! Con un pochettino di ritardo ecco il 6° capitolo.... Scriverlo mi ha divertita un mondo e rileggerlo ha scatenato parecchi momenti di ilarità solitaria in cui mi ritrovavo a sghignazzare da sola come una scema! 
Abbiamo scoperto il mitico Jonny dai denti verdi, in più che Liam non si corrompe nemmeno con le caramelle o quasi....
Nel frattempo pareva che tutto si fosse sistemato e che Daniel avesse nascosto tutto perché non voleva ferire il suo amico. Evidentemente ha un cuore..... XD
Un cameo alla signora in giallo e una brutta notizia.... l'ennesima per il cucciolo di panda..... come andrà ora con Nina?

Grazie a chi mi recensisce puntualmente e grazie a voi lettori silenziosi.... fatemi sapere cosa ne pensate.... non mordo! 

A giovedì prossimo!
-Elev

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


***

Liam, qualche anno dopo

È fine ottobre, Daniel ha debuttato in Superbike e se non sbaglio i conti il campionato dovrebbe essere quasi terminato. Ho cercato di seguire le gare per quanto possibile anche se in questi ultimi anni non ci siamo sentiti quasi per niente se non per brevi telefonate in cui, mi complimentavo con lui per la prestazione o commentavamo qualche follia che aveva fatto in pista oppure gli raccontavo che ormai con Nina non mi sentivo più da un sacco di tempo.

In effetti ci siamo sentiti poco o per nulla. In quel poco, ho scoperto che si era iscritta alla facoltà di giornalismo. Ci sono giorni in cui riesco a pensarla di meno, tutti gli altri mi manca tanto da togliermi il fiato. Non è servita nemmeno l’accademia militare per dimenticarla, figuriamoci ora che imbocco la via di casa.

Quando ho capito davvero che questa strada non faceva per me, avrei voluto parlarle appena ricevuta la conferma del mio definitivo ritorno, ma non ho mai avuto il coraggio di inviare nessuno dei mille messaggi che provavo a scriverle… Nella migliore delle ipotesi non avrebbe voluto rivedermi dopo quello che avevo combinato.
È tutto come se non fossi mai partito anche il groppo in gola che mi si forma quando mi rendo conto che non sono cambiato nemmeno io, a parte me con questa divisa –se ci penso, davvero, ci sarebbe da riderci su– che non vedo l’ora di togliere.


***

Daniel

È un caldo opprimente quello che mi accoglie fuori dal mio box.
La tuta mi si attacca addosso come se fosse una seconda pelle che impedisce alla prima di respirare. Eppure non è la prima volta che ne indosso una, ma oggi tutto è speciale: a partire dalle prove libere in cui sono riuscito prendere maggior confidenza con la pista e fare il tempo più veloce. Anche se non parto davanti ora ho 21 giri davanti a me per vincere la mia prima gara in Superbike.

Il clima ha condizionato tutta la giornata, a partire dall'inizio che è stata ritardato più volte per la pioggia che scendeva ad intermittenza. Il cielo nel frattempo si è rischiarato lasciando spazio ad un sole cocente. L’asfalto ancora bagnato ora riflette una scia splendente che confonde la vista. Sarà per l’emozione, sarà il fatto che mancano poche gare alla fine del campionato o il fatto che su questo circuito posso essere competitivo e ho delle buone possibilità, che lascio che l’odore acre di gomma e gas di scarico mi annebbi il cervello per un momento.


Sono passati alcuni anni dal mio esordio come rookie e da quella sera alla casa al mare in cui le nostre strade hanno deciso di seguire percorsi diversi. A volte ci ripenso. Non mi sono mai pentito della mia scelta anche se mi ha allontanato dal mio migliore amico e da casa. Sono grato anche ai miei sbagli che forse, più di ogni altra cosa, mi hanno aiutato a crescere e soprattutto a maturare.

All’inizio mi sono ritrovato in un mondo del tutto nuovo. Un mondo che non avrei mai immaginato, in cui tutto era stupendo, pazzesco, esagerato. Poi sono stato assorbito dal vortice di una sorta di giostra sfavillante sparata a 2000 km/h in cui vivevo praticamente solo di notte, avevo una ragazza diversa per sera, le feste non avevano limiti e duravano fino al mattino seguente. Quando però mi risvegliavo solo, in una camera d’albergo, con la testa dolorante e i postumi dell’ennesimo amplesso con una donna che stava con me solo per ciò che rappresentavo, mi scontravo con una realtà dura in cui il viso riflesso nello specchio non era il mio, in cui faticavo addirittura a riconoscermi, a capire chi avrei voluto essere davvero.

Se sono cambiato è stato solo grazie a Giò. Ricordo il giorno in cui si è presentato prepotentemente alla porta della mia stanza, vestito ancora con la tuta da meccanico. Mi ha guardato con quei suoi occhi severi e limpidi. Poi, senza dire una parola mi ha impresso quelle dita grosse e nodose sulla guancia costringendomi a farmi una doccia gelata e seguirlo.
Inseguito non mi ha più mollato un attimo, ed è diventato una presenza fissa nei box o nei dintorni. Ora con un’ultima pacca sulle spalle prima di entrare in pista, mi fa capire che il discorso per me è già chiaro senza che si aggiungano parole: lui, la moto, il team, e il motorhome sono la cosa importante. Sono diventati praticamente la mia famiglia e la mia nuova casa.

Io e Liam qualche volta ci siamo sentiti, ma essendo lontano per la maggior parte del tempo, parlarsi non è mai stato facile. E ora eccomi qui. Sono accovacciato vicino alla mia moto. Le gomme sono ancora fasciate dalle termocoperte che verranno tolte tra pochi minuti.
Inspiro ed espiro profondamente cercando di buttare fuori assieme all’aria tutti i pensieri dalla testa per focalizzarmi unicamente sul tracciato della gara ed escludere il brusio di quei due mondi così diversi che si stanno dividendo lo spazio sulla griglia di partenza.

Sistemo i guanti e indosso il casco ancora con la visiera alzata, non appena salgo sulla moto è come se tutto si facesse improvvisamente più chiaro. I suoni diventano ovattati e i battiti del mio cuore si fanno più ritmici e profondi, quasi rallentati.
Improvvisamente la parte più frivola dei due mondi, quello fatto di reporter con microfoni e telecamere, flash di macchine fotografiche, di ragazze dalle divise scollate abbinate all’ombrello che reggono in una mano si ritira velocemente verso i box, e io mi ritrovo “solo”, in un assordante silenzio, nel mio di mondo: quello fatto di meccanici, piloti, concentrazione, passione e adrenalina.

Parte il giro di ricognizione e al termine, quando mi fermo sulla griglia di partenza, per un momento guardo il cielo dalla visiera oscurata del mio casco. Poi fisso i semafori mentre il tizio con la bandiera rossa attraversa la pista.
Ho trattenuto il respiro per un nano secondo e quando la luce rossa si è spenta non ho pensato ad altro che accelerare.
Mi trovo immediatamente in un gruppo compatto, velocissimo, sul primo rettilineo che precede la prima curva a destra su cui mi butto sfiorando il cordolo bianco e rosso con il ginocchio. Le carene lucenti di due miei avversari sfilano all’esterno alla mia sinistra, ma con una staccata e una traiettoria pulitissima che non so nemmeno come ho fatto a controllare, li passo all’interno e fiondandomi  fuori dalla curva mi posiziono davanti ad entrambi. Sono ancora al nono posto, sono partito con le gomme da asciutto pur sapendo che mi avrebbero penalizzato. Con le rain3 e la pista che si sta asciugando rischierei di non arrivare alla fine della gara. C’è una grande bagarre davanti a contendersi il primo e il secondo posto.
Il passo delle gomme da bagnato sembra crollato, davanti si comincia a rallentare e mi rendo conto che la mia scelta è stata azzeccata quando anche gli altri piloti corrono a mettere le slik 4.

Passo davanti al muretto dove il cartello mi comunica il mio vantaggio. Ora sono il più veloce in pista. Allargo il più possibile e passo altri due avversari all’esterno trovandomi quarto.
Non posso vedere cosa sta succedendo dietro di me ma ho la sensazione che stiano andando molto forte. Il numero 15 mi precede e cerco di avvicinarmi. Studio accuratamente il momento migliore per beneficiare della sua scia e tirare una staccata che mi permette di guadagnare la terza posizione.
 
Davanti a me sono attaccatissimi e il ritmo degli ultimi giri è folle. Forse il fatto che tutti stiano battagliando per la posizione migliore viene a mio vantaggio perché in un battito di ciglia mi ritrovo secondo. Dal box mi comunicano che va bene così, di non esagerare, ma io non mi arrendo e decido di fare di testa mia.
Risultato: guadagno la testa della corsa!

Vorrei emozionarmi ma non c’è tempo di distrarsi perché manca un giro e potrebbe succedere di tutto!
Do una rapida occhiata dietro di me e mi rendo conto di essere solo sul rettilineo che mi porta diretto verso la bandiera a scacchi. Attraverso il traguardo impennando mentre il rombo dei motori si confonde con il boato del pubblico ad attendere l’arrivo sugli spalti.
Mi alzo in piedi  sulle pedane e sollevo il viso ed entrambe le braccia verso il cielo mimando un applauso che dedico alla pista, alla moto, ai miei compagni e anche a me.


Credo che questo potrebbe essere il giorno più bello della mia vita benché abbia poco più di vent’anni.
Festeggio assieme agli altri piloti e ci scambiamo complimenti e pacche sulle spalle lungo tutto il circuito. Non trattengo un urlo che nessuno può sentire, qualche lacrima di felicità sgorga dai miei occhi inzuppando la stretta imbottitura del casco finché non ritorno al punto di partenza.

Mi infilo nella pit lane5 dove ai box mi attende l’entourage del mio team con cui ho poco tempo di festeggiare e realizzare davvero quello che è successo perché vengo rapito da fotografi e giornalisti pronti a farmi mille domande.






3. Gomme rain o pneumatici Wet ( "pneumatici" in inglese , comunemente abbreviato in bagnato) sono speciali pneumatici usati in motoristico nel tempo piovoso in contrapposizione ad un pneumatico slick utilizzato in condizioni di asciutto. Vengono tagliati o stampati con motivi geometrici scanalature o battistrada. Questo permette al pneumatico di spostare rapidamente l'acqua fra il terreno e la gomma sul pneumatico. 
4. Gomme slik: (dall'inglese liscio) è un tipo di pneumatico che non presenta scanalature, impiegato specialmente negli Sport motoristici di velocità su circuito in condizioni di asciutto.
5. Pit Lane: Una corsia adiacente (di solito sulla curva interna) a una pista dove sono situati i garage delle squadre concorrenti.



*****
Buonsalve!
Eccoci alla fine del settimo capitolo....breve sì ma varrà la pena attendere l'8° per scoprire che succederà? Io dico di sì!
Stavolta siamo entrati anche nel merito più "sportivamente" parlando.... mi sono impegnata in un argomento di cui non sono propriamente una cima (malgrado tutte le gare che mi sono "costretta" a guardare per inventarmi qualcosa che stesse in piedi) e spero di non aver raccontato fandonie! ;)
Che dire? I nostri due amici hanno fatto strada.... io sono felice per loro.... magari anche il piccolo panda scamperà la protezione animali.... mah....
In ogni caso... spero di non avervi deluso troppo.
Altro annuncio: da settimana prossima elev finalmente va in ferie (ha 8 mesi di lavoro sul groppone e li sta sentendo).... malgrado non possa partire come era previsto per altri lidi prima di questo periodo del cavolo, non sa se riuscirà ad aggiornare (questo per motivi più tecnici che per altro) quindi se non ci sono stravolgimenti vi do appuntamento  giovedì 3 settembre per l'ottavo capitolo!
Se nel frattempo vorrete farmi sapere che ne pensate, mi fa piacere!

A presto
-elev

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

*** Daniel ***

Sono riuscito a trovare il tempo per qualche settimana di vacanza prima dei test invernali. Ho convinto tutti a lasciarmi tornare a casa da solo malgrado il volo di 10 ore che mi ha lasciato parecchio stordito.
La mattina dopo sorprendentemente mi sveglio presto. Forse è perché ho passato troppo tempo lontano e non sono più abituato a dormire nel mio letto. L’aria mi sembra diversa.

Negli ultimi tempi sono tornato solo poche volte a casa mia per andare a trovare mia madre, anche perché la maggior parte del tempo era lei che raggiungeva me. Questa volta sento che è differente.
Forse per l’emozione di aver vinto la mia prima gara o il fatto di avere con me il trofeo a cui voglio “far respirare” l’aria di casa, da dove tutto è partito.

Decido di uscire a fare un giro con la mia vecchia moto parcheggiata in garage. Mi emoziono quasi mentre ripercorro le stesse curve che avevo fatto milioni di volte e di cui conosco ancora ogni centimetro: mi hanno portato a tutto questo e io ne sono ancora incredulo.

Quando svolto l’angolo e imbocco la via per ritornare verso casa, in lontananza, scorgo qualcuno che scarica zaini e borse da un’automobile ferma accanto al marciapiede. Mi accorgo che porta una divisa ho un tuffo al cuore.
D’impulso decido di estrarre il mio trofeo e di percorrere la via in un’unica impennata che mi porta dritto di fronte al marciapiede in cui è ferma l’auto.
Sto ancora sorridendo sotto il casco quando la persona accanto al bagagliaio aperto decide di attraversare la strada e di rivolgersi a me.


*** Liam 
*** 


Mi fermo accanto al marciapiede ancora con il motore acceso e prima di aprire lo sportello, osservo la mia immagine nello specchietto retrovisore. Da quando ho deciso di tornare ho trascurato anche le rigide regole dell’accademia, facendo crescere un po’ i capelli e lasciando che un velo di barba incolta mi incornici il viso. Mi vedo più cresciuto e magari lo sono anche, non solo per l’età.
Ancora con entrambe le mani sul volante guardo l’ingresso di casa, anche il piccolo giardino non è cambiato di una virgola. Quasi non ho il coraggio di scendere.
Quando si torna a casa dopo tanto tempo è come se per rientrare nella realtà precedente alla partenza ci volesse un attimo, un ultimo attimo in un pezzo di vita che stiamo per lasciarci alle spalle, che ci sia piaciuta o meno.
È come se non volessi entrarci subito perché ciò comporterebbe l’effettivo cambiamento della realtà delle cose.

Quando finalmente decido di scendere e comincio a scaricare il mio bagaglio, una moto si avvicina percorrendo a gran velocità impennando lungo tutto il viale e si ferma esattamente accanto al marciapiede opposto al mio. Questa scena provoca in me una sensazione famigliare.
Mi fermo a guardare incuriosito e quando noto che il tipo alla guida alza un oggetto verso il cielo come se stesse festeggiando, la stessa sensazione si fa ancora più forte diventando praticamente una certezza.

Il mio amico si toglie il casco confermando le mie ipotesi. Ha un’aria diversa. La maglia che indossa sotto la giacca in pelle ora semiaperta lascia intendere un fisico più asciutto e allenato. I folti ricci color del grano che cadevano ribelli sulla fronte hanno lasciato spazio ad un’ alternativa più corta, e pettinata da un lato che mai avrei immaginato su di lui. A metà orecchio un piccolo anello d’argento brilla alla luce del sole. Ma il sorriso furbo e gli occhi con quella scintilla particolare sono gli stessi del mio compagno di banco delle elementari.

“Non ci credo! Sei davvero tu?” Esclamiamo all’unisono.
“Ce l’ho fatta, ho vinto, ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!” Ripete il mio amico mostrandomi la piccola scultura a forma di circuito montata su una base in pietra. Lo guardo con ammirazione e ci abbracciamo stretti.

“Perché non mi hai avvisato che tornavi?” Chiedo.
“Sorpresa!” Esclama “Tu invece?”
“Solo mia madre, nessun altro…” Lascio intendere il resto.
Nel preciso istante in cui lo dico, nella tasca dei miei pantaloni il cellulare si illumina segnalando l’arrivo di una chiamata. Quando lo recupero e sullo schermo vedo apparire “Nina”, nel mio cuore una nuova speranza si fa spazio senza che ci siano parole da aggiungere.

Daniel mi fissa ammutolito con la bocca aperta, poi, senza dire una parola, mi strizza un occhio dedicandomi un grande sorriso.
Quel genere di sorriso che si fa quando si è stati lontano per troppo tempo e finalmente si è tornati a casa.




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Buonsalve! Tornata dalle ferie che si sono volatilizzate in un nanosecondo rieccomi puntuale con una breve incursione nel capitolo 8.... per motivi di contenuti deve essere breve... non me ne volete! (Forse è anche meglio così non dovete subire troppi sproloqui di questa "robaccia"..... prima dell'epilogo!)
Vado a darmi all'ippica!

Elev
 

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


*** Epilogo ***

Tra le varie cose che ho ritrovato dopo che sono andato a vivere da solo, la più importante è saltata fuori una mattina mentre mi aggiravo per l’appartamento ancora pieno di scatoloni da disfare con la tazza del caffè in mano. Quel quadernetto era lì, incastrato tra i libri sul fondo di un cartone. Sull’ultima pagina il testo che avevo scritto quella sera al mare. Sono sicuro che è stato quello il segno che non mi ha fatto rinunciare alla musica, portandomi a trovare lavoro in una piccola casa di produzione di un amico e di sera suonare in un locale.
Ho lavorato parecchio sulla musica da abbinare a quel testo e così oggi lancerò il mio primo singolo!

Varco la soglia degli studi radio con le mani che mi tremano.
“… E queste erano le ultime hit del momento. Stanno andando tutte forte in questo periodo ma oggi, cari ascoltatori e cari spettatori se ci state guardando sul nostro canale TV (vi ricordo che trasmettiamo in diretta), abbiamo una sorpresa per tutti voi. La settimana scorsa ve l’avevamo anticipato senza svelarvi i dettagli: abbiamo qui in esclusiva per le nostre frequenze il giovane autore di un nuovo singolo che promette bene! Liam, posso darti del tu, vero?”
“Sicuro!” Sorrido.
“Ok, prima di tutto vorrei farti un paio di domande….”

Il dj mi interroga su ogni dettaglio che mi ha portato a questo testo, alla sua storia e a quello che è successo in seguito. Mentre spiego i ricordi di quella sera in cui lo scrissi seduto in spiaggia dopo aver litigato con Dan mi ritornano in mente lasciandomi addosso una sensazione mista a commozione e nostalgia.

 “Ragazzi prima di ascoltare il pezzo, lasciatemi chiedere a Liam un’ultima cosa: nel testo si parla di velocità e di corse, hai spiegato che sono una delle tue passioni. Hai pensato a qualcuno in particolare? Forse un idolo d’infanzia?…”
“La canzone in realtà parla di un amico” – spiego – “Uno di quelli a cui non puoi mentire perché ti conosce meglio di chiunque altro, forse anche meglio di te stesso… ha esordito in superbike qualche anno fa realizzando il nostro sogno! Questa è per te, Dan!”

“(*)Senti qua
come strilla questo motore
come va
non lo senti mentre viaggia
che musica fa
come me non sa frenare l’amore che dà
non è stanco di lottare
 
Io le sento ancora addosso le paure
gli occhi di mio padre
le ossa rotte
ma poi la musica che ho dentro sale
ed io so solamente andare
 
Vado via per salvare un po’ di me
l’asfalto sembra fatto di plastica
ed ogni corsa è l’ultima
per me
 
Guarda qua
come strilla questo mio cuore
come va
non lo senti mentre batte che musica fa
come me non sa frenare l'amore che dà
non è stanco di lottare
 
Io le sento ancora addosso le parole
gli occhi di mia madre
le ossa rotte
ma poi la musica che ho dentro sale
ed io so solamente andare
 
Vado via per salvare un po’ di me
l’asfalto sembra fatto di plastica
ed ogni corsa è l’ultima
 
Quando il mondo correva più veloce di me
giurai che…. lo sarei andato a riprendere
 
Lo sarei andato a riprendere”

***

È di nuovo quasi estate. Daniel è, di nuovo, oltreoceano. Con gli amici dello studio abbiamo organizzato una piccola festa per l’uscita del singolo alla casa al mare dove tutto è cominciato. La terrazza è piena di gente e sarà la centesima volta che mi chiedono di ricantare la stessa canzone, ormai non mi sento più le dita e comincio ad avere la gola secca.
Le luci puntate su di me mi danno fastidio agli occhi ma non mi impediscono, dalla mia postazione, di osservare tutte queste persone. È così che, appoggiata al parapetto infondo alla terrazza, improvvisamente mi appare una figura inaspettata. Nina, guarda sorridendo nella mia direzione mimando un applauso. Non so nemmeno come abbia saputo di questa festa, ci eravamo sentiti il giorno che avevo incontrato Dan tornando a casa promettendoci, in una telefonata fiume, un incontro in cui lei avrebbe dovuto dirmi una cosa importante che al telefono, sosteneva, non avrebbe mai potuto dire. Ma poi tra mille impegni questo incontro non era più avvenuto.
La sua presenza mista alla  sorpresa mi provoca istantaneamente le stesse farfalle nello stomaco che avevo provato la prima volta che le sue labbra si erano posate sulle mie (per sbaglio, per caso o per fortuna) scatenando l’inimmaginabile.

Indossa un giacchetto morbido sopra un vestitino la cui cucitura sotto il seno, le mette in risalto le forme. I capelli sciolti le ricadono morbidi sulle spalle e le incorniciano il viso già leggermente abbronzato. Poso lo strumento in un angolo, mi alzo e per tutto il tempo che impiego a raggiungerla non riesco a toglierle gli occhi di dosso. La vedo arrossire.
“E tu che fai qui? Ti sei presa una cotta per il cantante?” Domando scherzoso quando finalmente mi trovo ad una distanza accettabile. “Non sai quanto sono felice che tu sia qui” aggiungo avvicinandomi a lei. La mia mano scivola spontaneamente sulla sua schiena e le sensazioni che avevo sempre provato in sua presenza, si riaccendono in me con lo stesso vigore. Avevo aspettato così a lungo, troppo a lungo.

Lei mi sorprende attirandomi a sé e quando le nostre labbra sembra siano pronte a fondersi da un momento all’altro, appoggia la fronte sulla mia sussurrando “Può darsi” a pochi centimetri dal mio viso.
Il suo respiro così caldo e le sue labbra morbide e seducenti mi confondono i sensi e quando le sue dita si insinuano tra i miei capelli  accarezzandomi la pelle credo di poter dire con certezza di stare per impazzire. Non le ho ancora tolto gli occhi di dosso.
“La smetti di fissarmi così?! Finirai per consumarmi!” Ridacchia lei. Sorrido e l’avverto che allora chiudo gli occhi e godo della sensazione delle sue mani su di me. Sospiro contro le sue labbra e finalmente annullo le distanze.


****

“Ehi, rockstar…” Nina mi raggiunge mentre sto salutando l’ultimo ospite. “Che ne dici se entriamo?” Mi chiede facendo cenno al salotto illuminato dentro casa. Io non ci sto capendo più niente. Mi sento come se mi avessero drogato con una sostanza di cui da ora in poi non potrò più fare a meno. Apro bocca ma non esce nessun suono.

Nina mi prende per mano conducendomi all’interno. Avrei voluto dirle che non ho mai smesso di pensarla ma non ne ho il tempo perché mi ritrovo avvolto da dietro dalle sue braccia e improvvisamente mi è tutto chiaro.
Mi giro e le sciolgo il nastrino che chiude l’abito sulla schiena con la mano libera e il tessuto scivola a terra con naturalezza lasciando scoperta la sua pelle morbida.
Il suo corpo ora è coperto solo da un intimo seducente che lascia intravvedere le sue forme e sento di stare per impazzire definitivamente quando le sue mani si infilano piano sotto la t-shirt sfilandomela con malizia lasciando scoperto il pentagramma a forma di infinito tatuato dietro la spalla sinistra. Lo accarezza con i polpastrelli, la mia pelle trema, sento il suo respiro su di me mentre le sue labbra lasciano una scia di piccoli baci sul mio petto.

Ho un estremo bisogno di stringerla a me e anche di mettermi comodo anche perché le mie gambe non reggeranno più a lungo. Raggiungo il divano e mi sdraio su di lei, le bacio le palpebre, gli zigomi, la punta del naso, il collo e lecco il corpo fino al bordo del reggiseno. Non ho più freni quando abbasso le spalline e le bacio la pelle mentre con la mano le slaccio quel pezzo di stoffa che ora mi è solo d’intralcio. Circondo i seni tonici con le mani e tasto i capezzoli che sento eccitare al mio tocco. Li bacio e scendo con la lingua fino all’addome. Sento un brivido percorrerla quando sposto il bordo delle mutandine ed esploro quel mondo caldo provocandole un gemito di piacere.
Incontro i suoi occhi e vengo letteralmente stregato quando le sue mani mi spingono il petto e con decisione capovolgono le posizioni.
 



**** Nina****


Mi era mancato da morire e il mio cuore non l’aveva mai dimenticato nonostante tutto. L’ho realizzato all’istante quando mi sono soffermata a guardarlo suonare e cantare concentrato sotto lo sguardo attento di tutti gli invitati. Ha un’aria diversa, più adulta che non riesco esattamente a capire da cosa dipenda: se per i capelli ora più lunghi o per l’espressione concentrata mentre suona.

Sono capitata a questa festa per caso. Qualche giorno fa Hannah, un’amica dell’università, mi aveva informata dei suoi programmi assieme alla sua nuova fiamma, per la serata del week end che doveva arrivare. Quando mi ha descritto il luogo e mi ha detto chi avrebbe suonato non ci potevo credere: quel posto era troppo importante, così speciale che mi sono auto invitata a costo di finire a reggere il moccolo. Come potevo immaginare l’ho persa di vista quasi subito e poco dopo ho visto la coppia andare via mano nella mano decisa ad appartarsi lontano, da qualche parte sulla spiaggia.

Quando finalmente ho incrociato il suo sguardo, trovandomelo davanti all’improvviso  non sono riuscita nemmeno a biascicare una parola, troppo impegnata a riempirmi gli occhi di quella meraviglia. È ancora più bello di quello che ricordavo tanto da avvertire l’eccitazione salire anche più in giù, verso il basso ventre. Arrossisco come un’adolescente solo al pensiero.

Non sa che favore mi ha fatto la mia amica a mettersi con Luca, il dj della radio in cui è stato trasmesso il primo singolo di Liam! Ricordo il giorno in cui l’ho sentito la prima volta per radio. Quando ho riconosciuto la sua voce non ci potevo credere, tanto che la tazzina del caffè che avevo in mano è caduta a terra rovesciando il contenuto per tutta la cucina.

Trovare le sue labbra sulle mie era prioritario. Mi sono stupita delle mie stesse azioni e quando finalmente se ne sono andati tutti non ci ho pensato due volte a trascinarlo dentro casa.
Dopo tutto quello che è successo, non posso credere di essere finalmente tra le sue braccia.
Ora i suoi addominali tesi sono diventati definitivamente il mio nuovo sogno erotico e credo di aver raggiunto il punto di ebollizione quando mi ritrovo a sfiorandogli il petto con le mani e piano farmi strada fino all’elastico dei boxer liberando la sua erezione. Sono costretta a mordermi il labbro quando mi rendo conto, senza ritegno, che vorrei approfittare del suo corpo sotto il mio per soddisfare alcune di quelle che finora erano solo mie fantasie. Scaccio quel pensiero e nascondo il viso nell’incavo del suo collo.
Rimaniamo nudi uno tra le braccia dell’altra senza che ci siano parole da aggiungere per un lungo momento, durante il quale il sentimento che ci lega ha il tempo di passare definitivamente il sottile confine tra l’amicizia e l’amore non lasciandoci scelta.

“Ti ho mentito prima” sussurro al suo orecchio “non mi sono presa una cotta per il cantante…. Mi sono innamorata di lui!”
Le sue labbra si stirano in un sorriso veloce. Scioglie l’abbraccio e incatena gli occhi ai miei. Il suo viso appena arrossito si avvicina al mio e annullando le distanze soffoca  “Ti amo, non ho mai smesso” sulla mia bocca afferrando il labbro inferiore.
“E allora tu non smettere….”
Ci amiamo senza fretta, con delicatezza e passione fino all’apice del piacere che non tarda ad arrivare facendo di noi una cosa sola e di me la donna più felice del pianeta.


L’aria di una notte già quasi estiva ci carezza la pelle mentre ci inebriamo del profumo dei nostri corpi, in silenzio, fino alle prime luci dell’alba. Il sole sta per sorgere quando lo sento muovere e sedersi sul bordo del letto afferrando il telecomando della tv.

Il mio ennesimo sbadiglio viene interrotto dalle fluenti parole del cronista e guardo Liam cercare di individuare quel “10”** blu e arancione sulla griglia di partenza. Quando lo vede sorride e la sua mano finora appoggiata sul bordo del materasso, trova la mia; le nostre dita si intrecciano stringendosi forte.

“…Vado via per salvare un po’ di me
l’asfalto sembra fatto di plastica
ed ogni corsa è l’ultima
Quando il mondo correva più veloce di me
giurai che…. lo sarei andato a riprendere
Lo sarei andato a riprendere!”

 
 
 
 

* La canzone originale è cantata e scritta da Cesare Cremonini e si intitola “46”. Il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
** Avevo bisogno un numero che mi “piacesse”. Poi ho scoperto che in realtà il numero 10 nell’attuale campionato SBK non ce l’ha nessuno ed è stato perfetto…. non volendo legare nessun pilota reale a Daniel
 
 
 


Piccolo sclero di elev
Care lettrici che avete recensito e cari lettori silenziosi, vi ringrazio innanzitutto per essere arrivati fin qui. Sono felice di condividere con voi la ritrovata ggioia del “piccolo panda” e la scampata permanenza preso la protezione animali XD
Con questo ecco qui. Questa è stata la mia fatica, una di quella che mi ha tenuto testa per 2 anni e sinceramente spero di non avervi deluso, annoiato o peggio e di non essere stata troppo... "troppo" nel descrivere le ultime scene. Non avendo ulteriori riscontri chi mi ha letto sembra aver apprezzato… Non voglio promettervi nulla anche perché la mia ispirazione è imprevedibile, quindi non so quando posterò una nuova storia ma spero che quando tornerò sarete qui a seguirmi. A quanto pare quelle più brevi sono quelle che mi riescono meglio ;)
Con questa bella prospettiva vi abbraccio virtualmente e a distanza di sicurezza (visti i tempi)
- Elev
 

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