Silent Heart

di Yuzar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just like a princess ***
Capitolo 2: *** Maniacs, spoons and crazy laughs ***
Capitolo 3: *** Snot and Dodo ***
Capitolo 4: *** The show had begun! ***
Capitolo 5: *** Stop and fuck ***
Capitolo 6: *** very uncommon ways to get to know someone ***
Capitolo 7: *** from one they become two ***



Capitolo 1
*** Just like a princess ***


Il suono della sveglia interruppe bruscamente il suo dolce e meritato riposo svegliandola bruscamente dal mondo nei sogni, seguendo il ritmo di "I want to change the world".

Con un solo occhio aperto Helen cercò la sveglia nella stanza buia e disordinata, fino a trovarla sul comodino alla sua destra, sotto la maglia nera.

Erano le 7:45 e lei doveva alzarsi, o almeno avrebbe dovuto!
Avrebbe dovuto perché ieri, proprio ieri sera, aveva litigato con il suo capo riguardo al progetto per pubblicizzare l'ufficio ideato dal figlio del direttore che non l'aveva presa bene e l'aveva licenziata in tronco.

Dannazione! Aveva bisogno di soldi, dopotutto doveva pur magiare in qualche modo, no?

Ma, prima di ogni altra cosa, doveva riuscire ad alzarsi!

Più simile ad uno zombie che ad un essere umano si alzò lentamente mettendosi a sedere sul letto con un profondo sbadiglio e solo in quel momento aprì finalmente entrambi gli occhi.

Sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata!

Per terra c'era un vero e proprio disastro, sembrava quasi che fosse esplosa una bomba in un armadio (anche se in questo caso era stato l'armadio ad essere esploso)
I vestiti erano accumulati su pile disposte un po' ovunque nella stanza, dalla sedia fino al pavimento dalle piastrelle verdastre che si sarebbe abbinato perfettamente all'azzurrino delle pareti se solo non fossero state ricoperte di disegni di vario genere.
Schizzi indistinti si mescolavano a paesaggi urbani e ricchi di elementi fantastici che rendevano difficile discernere il colore delle pareti creando una sorta di percorso invisibile agli occhi di qualcuno poco attento ma, al momento, lei voleva solamente una cosa: il suo amato ginseng in tazza grande!

Afferrò così la maglia più vicina (quella nera che era sopra la sveglia) e la infilò sopra la canottiera bianca (che altro non era che il suo pigiama) accompagnando il tutto con un profondo sbadiglio prima di dirigersi con passo barcollante ed ancora mezzo addormentato verso la cucina cercando di schivare il caos che permeava tutto ciò che la circondava.

Si avvicinò al lavandino metallico dove prese la tazza grigia e, come ogni mattina, e versarci un cucchiaio di polvere di ginseng e un cucchiaino di zucchero per poi versarci dentro l'acqua ed inserire la miscela nel suo amato forno a microonde rosso cremisi.
'Un minuto in mezzo e non di più, altrimenti la lingua la trovi laggiù'
Dopo il quarto "Ting" del microonde la sua linfa vitale era finalmente pronta!

Aprì lo sportello ed afferrò la tazza leggermente calda per posarla sul tavolo coperto da una tovaglietta viola con i cuoricini e finalmente si sedette!

Proprio quando stava per assaporare il suo piccolo momento di pace (uno dei pochi) il suo telefonino iniziò a suonare

"Non è possibile! Non proprio adesso!"

Con un sospiro di sporse dalla sedia per afferrare il cellulare sul ripiano. Probabilmente non l'avrebbe mai fatto dopo aver bevuto il caffè ma, senza di quello stava ancora dormendo e non si accorse della mossa non propriamente furba dato che l'incredibile equilibrio di cui era provvista aiutò la gravità a fare il suo lavoro facendola cadere a terra proprio appena dopo aver accettato la chiamata.

"Caduta n1 prima del ginseng: c'è!"

Si alzò tutta dolorante, massaggiandosi il fianco sinistro mentre una voce famigliare dall'aria preoccupata la chiamava dall'altra parte della cornetta.

-Helen stai bene? Tutto a posto?-

Cercando di non fare notare troppo il fatto di essere caduta e di non aver bevuto il suo caffè (senza il quale diventava facilmente irritabile) rispose alla domanda.

-Benone, benone. A cosa devo la tua chiamata, oh mia salvezza dalla morte di fame? Come va la tua noiosa vita da impiegato?-

La voce maschile ridacchiò

- Meglio della tua, immagino! Scommetto che sei appena caduta! -

Silenzio

- E ti ho disturbata mentre bevevi il ginseng!-

Helen sospirò profondamente

- Ci hai beccato su tutti i fronti, perciò fai in modo che la tu chiamata non sia uno spreco di tempo! Hai qualcosa per me?-

- Non so come tu faccia, ma sì! Hai un colloquio alle 9:30 all'ufficio Inserire Nome! Purtroppo non sono riuscito a fartene avere uno più tardi...-

-Inserire Nome? Ok, forse non è il momento di farsi domande sul nome! Dove si trova la sede?-

Ci furono esattamente 30 secondi di silenzio prima della sua fienile risposta.

- Dall'alta parte...-

-Dove? Non ho sentito!-

Lui inspirò ed espirò profondamente prima di dire con voce appena più alta rispetto a prima

-Dall'altra parte della città...-

Il tempo sembrò dilatarsi per quelle che parvero ore.
Erano le 8:27!!
Prima che Helen potesse dire qualsiasi cosa la chiamata terminò

- GIURO CHE SE TI PRENDO TI AMMAZZO!! -

Così corse in camera, afferrando il primo paio di pantaloni che le era capitato a tiro. Afferrò la borsa  (l'unica cosa con una parvenza di ordine all'interno della casa) con la mano destra e con la sinistra le scarpe e si precipitò fuori saltellando sulle punte dei calzotti rosa i gradini delle scale fino ad arrivare alla macchina. Lì si infilò velocemente le scarpe, si sciolse i capelli e avviò il motore.

Erano le 8:39

Se fosse andata a velocità normale avrebbe impiegato un'ora ad arrivare a causa del traffico ma, in qualche modo(probabilmente non molto legale) era riuscita ad arrivare appena in tempo davanti all'ingresso dell'ufficio.

Peccato che durante il percorso avesse tagliato la strada ad una lussuosa macchina straniera colore nero pece e dai vetri oscurati, un vero peccato!

 

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Capitolo 2
*** Maniacs, spoons and crazy laughs ***


Era arrivata in orario!
Non sapeva coma avesse fatto ma era in orario!
Erano le 9:27!
Probabilmente oggi l'universo era dalla sua parte!

Helen lasciò andare in un sospiro tutto lo stress che le aveva attanagliato lo stomaco durante il viaggio si osservò rapidamente allo specchio, constatando di essere presentabile e scese dalla macchina, intenzionata a dirigersi verso il cancello quando qualcuno le posò improvvisamente una mano sulla spalla facendola voltare.

Davanti a se c'era un uomo alto e largo almeno quanto un armadio, con corti capelli neri ed un paio di occhiali da sole dello stesso colore con la montatura chiara. Indossava un completo elegante con sopra un cappotto bianco. Chi diavolo era questo tipo? Perchè l'aveva fermata? Ma soprattutto.... PERCHE' CAVOLO AVEVA UN CUCCHIAINO SULLA GUANCIA!?

Prima che potesse anche solo pensare di dire qualcosa lo strano uomo interruppe il filo dei suoi pensieri con una semplice frase        

Prima che potesse anche solo pensare di dire qualcosa lo strano uomo interruppe il filo dei suoi pensieri con una semplice frase.

- Mi segua signorina!-

Helen sgranò gli occhi, se possibile, ancora più confusa di prima. Osservò bene in faccia l'uomo per capire se avesse sentito bene. Quindi chiese semplicemente all'uomo di ripetersi.

- Prego?-

Lui si limitò a ripetere la frase senza cambiare in alcun modo il tono di voce

- Ho detto: Mi segua signorina!-

Helen emise un profondo sopiro: l'aveva detto che sarebbe stata una giornata piuttosto lunga!

"Ci mancava solo il maniaco con il cucchiaino sulla guancia!"

- Sono veramente spiacente ma, al momento devo proprio scappare! Ho un colloquio, sono in ritardo, non ho bevuto il mio ginseng e non posso proprio stare a sentire potenziali molestatori! Buonagiornata e mai più rivederci!-

Detto questo si voltò intenzionata ad allontanarsi il più possibile da quello strano tipo (potenziale maniaco) mentre, alle sue spalle, si poteva sentire una risata provenire da una lussuosa macchina nera dai finestrini oscurati parcheggiata proprio dietro allo strano uomo. Ma, sinceramente ad Helen non importava! Doveva fare questo colloquio e lo avrebbe fatto!

Arrivò fino alla maniglia dell'ingresso quando lo strano tipo con il cucchiaino sulla guancia la avvisò

- Mi segua o sarò costretto a prendere provvedimenti!-

Se fosse successo in qualsiasi altro giorno o momento avrebbe lasciato correre o addirittura lo avrebbe seguito per capire che diavolo voleva e, nel caso fosse stato un maniaco avrebbe potuto tranquillamente difendersi: non per niente girava con un coltellino in tasca che era pure parecchio abile ad usare! Però oggi era veramente di pessimo umore, oltre che in ritardo, perciò non era proprio in vena di scherzi!

- Sa dove potrebbe mettere i suoi provvedimenti? Magari  potrebbe appiccicarseli in faccia per non lasciare da solo quel povero cucchiaino!! -

E così si girò nuovamente verso la porta più che intenzionata ad entrare e fare sto stramaledettissimo colloquio. Nel frattempo la risatina era ricominciata, leggermente più forte rispetto a prima o forse solo per il fatto che il finestrino posteriore fosse stato leggermente abbassato. Ma, purtroppo, l'incubo del molestatore non era ancora finito...

- Mi segua, questo è l'ultimo avvertimento-

Questa era la goccia che faceva traboccare il vaso! Non era una persona volgare ma, quando è troppo, è troppo!

- Se proprio deve andare da qualche parte vada affanculo, o magari nel vicolo a destra! Ho visto una bella ragazza che scommetto sarebbe decisamente più disponibile ad ascoltare le tue richieste in cambio di un po' di soldi! Così, quantomeno ,mi lascierebbe in pace!-

Si sarebbe voltata e sarebbe entrata da quella maledettissima porta se solo il maniaco non l'avesse sollevata a sacco di patate e gettata con poca grazia nella lussuosa auto nera per poi chiudere la porta a chiave e mettere in moto la macchina.

-QUESTO E' SEQUESTRO DI PERSONA!! LASCAMI ANDARE SUBITO!-

La solita risata, proveniente da chissà quale angolo della macchina la zittì, costringendola a cercare di identificare la provenienza del suono.  Si trovava in un auto spaziosa, decisamente spaziosa edai sedili colorati con uno dei colori con il quale aveva un rapporto più complicato in assoluto, (per non dire pessimo) cioè il rosa più tutte le sue varie sfumature! E lì dentro era tutto rosa! C'era rosa ovunque, persino il soffitto era rosa! 

Improvvisamente ebbe un attacco di nausea e fu sinceramente tentata di vomitare sui sedili dal colore così abominevole quando qualcosa di addirittura peggiore entrò nel suo campo visivo
Non solo era rosa ma addirittura di pessimo gusto!

Era un uomo biondo, decisamente alto, dai capelli corti che portava in spalle un cappotto.
Un cappotto orribile di piume rosa.
Un fottutissimo cappotto di piume... ROSA
Come se non bastasse per fare suicidare qualsiasi persona con un minimo di buongusto quell'obrobrio era sopra ad una camicia FRAGOLA lasciata completamente aperta ed un paio di pantaloni ROSA TIGRATI DI FUCSIA. Sui piedi invece portava un paio di mocassini BORDO' e a dare il colpo di grazia c'erano loro!
Quei maledetti occhiali dalle lenti VIOLA!

Stava per prendere l'accendino per darsi fuoco (e magari dar fuoco pure alla macchina) quando la macchina svoltò rapidamente verso destra. E fu lì che vomitò veramente

 

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Capitolo 3
*** Snot and Dodo ***


Aveva iniziato a vomitare e la macchina si era fermata. Qualcuno aveva aperto la portiera e la aveva portata fuori, offrendole persino un sacchetto in cui finire di svotarsi lo stomaco mentre un uomo dalla voce tremendamente fastidiosa si stava lamentando ad alta voce in sottofondo. Quando finalmente finì, la figura, che aveva capito essere una donna, l'aveva fatta sedere appoggiando la schiena contro la portiera e dato un pacchettino di cracker.

Quando il pezzettino di pasta ricco di carboidrati le entrò nello stomaco si sentì immediatramente meglio. Provò a ringraziare la ragazza che la aveva aiutata ma, prima di poter anche solo aprire bocca, una seconda orribile figura priva di qualsiasi buon gusto entrò nel suo campo visivo. 

Era un uomo dal fisico magro e malaticcio che si nascondeva sotto un enorme cappotto azzurro decorato con diversi cerchi concentrici. La parte esterna del cappotto era bianca, dall'aria sporca e tutto nella sua figura non faecva che far pensare a qualcosa di viscido e schifoso come del moccio. I capelli neri e dall'aria unta si mischiavano ad una barba disordinata e poco curata, mentre un paio di occhiali da sole gli coprivano il volto. Sopra il sopracciglio destro si poteva vedere una cicatrice da arma da taglio e dalle narici sembrava colargli continuamente del moccio. 

"Se esistete fate che questo sia un cazzo di sogno! Nel caso non lo sia, vi prego di mandarmi addosso un fulmine per fare finire questo tormento il più rapidamente possibile"

Purtroppo non era affatto un sogno e quell'uomo le si avvicinò con aria minacciosa puntandogli contro una sorta di scettro/bastone con il simbolo dei fiori delle carte da gioco in cima. Con la sua voce viscida e fastidiosa iniziò a lamentarsi (urlando, ovviamente), causando un rapido ritorno del maldistesta e della nausea.

-COME TI PERMETTI DI FARE UNA COSA DEL GENERE E DI VOMITARE NELLA MERAVIGLIOSA AUTO DEL SIGNORINO! DOVREI UCCIDERTI PER UNA COSA DEL GENERE!-

"Stiamo scherzando? Dove diavolo sono finita, ad un ritrovo di malati di mente?"

Prima che potesse effettivamente mostrare il suo disappunto(nonchè confusione) sul suo omicidio la ragazza che la aveva aiutata parlò in sua difesa, o almeno così le parve.

-Probabilmente è stata male! Non puoi ucciderla solo per questo, oltretutto potrebbe ripagare le spese di pulizia dell'auto, se la uccidessimo rimarrebbe sporco, non sarebbe uno spreco, Trebol?-

Se, fino a d'ora  non avevo visto altro che cose orribili, quella ragazza fu una ventata di colore e di speranza nel buongusto del genere umano.

Indossava un abito in stile spagnolo bianco dai drappeggi rossi, decorato poi con dei semplici pallini viola le faciava il corpo, evidenziando le sue curve. La pelle abbronzata si abbinava bene e creava un bel contrasto con il vestito, mentre i capelli castani scuri erano in parte raccolti con una spilla dorata dietro la testa. Una ciocca più corta sembrava sfuggire all'acconciatura, ricadendo sul suo volto mentre a lato vi era una meravigliosa rosa rossa intrecciata nei capelli.

 Una ciocca più corta sembrava sfuggire all'acconciatura, ricadendo sul suo volto mentre a lato vi era una meravigliosa rosa rossa intrecciata nei capelli

"Finalmente qualcuno che ha il minimo senso del gusto (o magari, semplicemente, non è daltonica, dato che è una donna...)"

Lo strano tipo moccioloso parve pensarci un secondo prima di annuire e riprendere a martellarmi la testa con la sua vocina fastidiosa ed irritante come cose al mondo, rivolgendosi a qualcuno fuori dal mio campo visivo.

-DOFFY! COME DEVE PAGARE PER L'AUTO!?-

Una leggera risatina (ovviamente fastidiosa, seppur non quanto quella del Moccio) alla sua destra precedetta l'arrivo nel mio campo visivo del suo proprietario. Tutto poteva aspettarsi, tranne che fosse proprio quel tipo ROSA che, oltretutto, indossava occhiali da sole in nuvolose giornate autunnali!  Era decisamente più alto di quanto si aspettasse: almeno due metri, se non di più! Adesso che lo vedeva meglio poteva notare alcuni piccoli dettagli che prima le erano sfuggiti (e di cui avrebbe volentieri fatto a meno), come per esempio la cintura ARANCIONE e i nastrini AZZURRI.

Adesso che ci pensava quella figura era famigliare... Forse l'aveva vista in TV? No, lei non può permettersi di pagare pure la televisione, quindi ha solo il computer! Deve averlo letto su un giornale... Forse è qualcuno di famoso?

Cercando di ricordare dove diavolo avesse già visto una persona indossare un orribile piumino rosa la sua mente cercò automaticamente nell'archivio dei suoi ricordi il nome "Doffy"

Doffy... Dofl... DOFLAMINGO! DONQUIXOTE DOFLAMINDO IL MAFIOSO!

 

Era decisamente nella merda fino al collo, se non direttamente tre metri sotto terra!

 

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Capitolo 4
*** The show had begun! ***


Era decisamente morta! Sperava solo finisse rapidamente e in modo indolore..

Quello che ormai poteva definire il suo futuro assassino era davanti a lei e la sovrastava abbondantemente. Lasciò andare un profondo sospiro, ripassando mentalmente tutto l'elenco dei santi e delle divinità di tutte le religioni conosciute(e anche quelle sconosciute) cercando di mantenere la calma: hanno detto che doveva ripagarli e lo avrebbe fatto! Probabilmente non sarebbe mai riuscita a liberarsi di loro, ma sarebbe rimasta viva, no?
L'importante è sopravvivere!

Il sorriso del suo aguzzino era immobile sul suo volto, come fissato con il bostick. Non riusciva a vedere la sua espressione attraverso i suoi occhiali di dubbio gusto dalle lenti opache, eccezion fatta per una sottile vena che pulsava sulla sua fronte.

Helen inspirò profondamente: o la va o la spacca!

-Sono disposta a riparare il danno che ho fatto! A quanto ammonterebbe la cifra?-

Il sorriso sul volto del fenicottero si allargò leggermente: sembrava quasi che stesse per scoppiare a ridere da un momento all'altro e lanciò un occhiata ai suoi sottoposti per zittirli, prima di chiamarne uno per nome.

- Vergo! Questa signorina ha chiesto il costo dei danni!-

"Ma che ha da ridere questo? E' pazzo? Quasi sicuramente! Perché mi faccio queste domande?"

Il tipo con gli occhiali da sole e il cucchiaino sulla guancia che avevo erroneamente scambiato per un maniaco ("ma perché diavolo l'aveva rapita, in ogni caso?") si avvicinò pronto a leggere qualcosa dal suo cellulare con aria seria e professionale.

-La cifra totale ammonta precisamente a 1, 20 milioni di euro-

Avrebbe potuto dire molte cose intelligenti in quel momento, come per esempio: "Perché così tanto?", o magari "Chi cazzo gira con un auto così costosa da avere un costo di riparazione danni così alto?", ma, in quel momento l'unica cosa che disse fu:

- Santa Giuseppina Filomena!*-

E così scoppiò una risata generale guidata da uno dei più grandi mafiosi con il supporto del governo: Donquixotte Doflamingo, alias il Joker. 

Tutto questo mentre la povera Helen era ancora del tutto sconvolta: in un solo giorno era stata rapita, aveva vomitato sull'auto di un uomo pericoloso a dir poco e aveva contratto un debito talmente grosso da costruirne una casa. Decisamente oggi non era la sua giornata fortunata! Forse avrebbe dovuto leggere l'oroscopo prima anche solo di pensare di mettere il naso fuori casa!

 La risata continuò per cinque minuti buoni, dopo i quali i presenti avevano continuato a ridacchiare sottovoce tenendosi la pancia e asciugandosi le mani causate dal troppo ridere, fino a che il capo non fece cenno di smettere. Senza cambiare minimamente espressione dal sorriso iniziale pose una semplice, piccola, terribile domanda.

- Quindi.. Come avresti intenzione di pagare?-

La bocca di Helen si chiuse ed aprì più volte, in modo non troppo dissimile da un pesce. Tutto questo mentre il dito indice della mano sinistra si alzava lentamente, come per ribattere, senza però riuscire a dar voce ai suoi pensieri. L'uomo davanti a lei ridacchio leggermente prima di farle una proposta(immagino che, data la storia, abbiate già intuito di che tipo, ma la metto comunque giusto per sport)

- Non hai l'aria di avere nel portafoglio questa piccola somma, quindi come la mettiamo? Hai detto che avresti ripagato il danno, no? A questo punto potresti sempre ripagare in natura, no?- 

L'atmosfera cambiò radicalmente, mentre il fenicottero aveva ripreso a ridere, l'espressione sul viso della ragazza era cambiata drasticamente. Era seria, quasi fredda, era come fosse diventata un' altra persona da un momento all'altro! Si portò la mano sinistra al mento con un ampio movimento del braccio, come per valutare la proposta, distraendo i presenti, mentre la sua mano destra era da tutta un'altra parte: nella tasca più interna della borsa, a stringere con forza il manico del coltellino svizzero che portava sempre con se.

"Capisco la sopravvivenza, ma qui sono morta in ogni caso! Questo tipo è totalmente fuori di melone e, anche se facessi come dice, chi mi darebbe la garanzia che non mi farebbe fuori subito dopo? Oltretutto, non per sminuirmi ma, una scopata non vale mica milioni! Se proprio devo morire, tanto vale che non vada da sola, non credi?"

Aveva solo una possibilità: se avesse fallito avrebbe rischiato di sopravvivere e, piuttosto che finire nelle mani di qualcuno del genere, avrebbe volentieri preferito essere morta! 

Valutò rapidamente l'altezza del suo obbiettivo: non aveva molta scelta! Avrebbe potuto tagliargli la gola o quantomeno infilargli in coltello sotto l'ascella alla ricerca dell'arteria, se solo non fosse stato un cavolo di gigante alto almeno 2 metri e 10! L'unica scelta rimasta era quella di aprirgli lo stomaco e sperare che morisse dissanguato, sperando poi che i suoi sottoposti siano troppo distratti dal loro capo per badare a lei che se si sarebbe dileguata nel caos. Non aveva idea di dove fosse di preciso ma, non si erano allontanati molto dagli uffici in quale era diretta e le sarebbe bastato farsi notare da una macchina di passaggio e farsi portare alla polizia. Non poteva permettersi nemmeno un secondo di esitazione e, nonostante avesse un possibile piano B, era molto più rischioso e pericoloso!

Prese un profondo respiro e si alzò in piedi senza troppa fretta dato che, se si fosse mossa in maniera strana si sarebbero subito accorti che qualcosa non andava e, fra tutti loro, quello che la preoccupava maggiormente era il tipo di nome Vergo. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo eccezion fatta per quando aveva descritto il prezzo dei danni alla vettura e dall'esterno aveva l'aria di qualcuno di forte. Si avvicinò lentamente all'uomo con il piumino rosa sulle spalle, osservandolo,  come per valutarlo, mentre la mano destra stringeva sempre più forte il coltellino. Aveva anche un altra arma, ogni cosa può essere un arma, da una penna a.. una bacchetta per capelli? Cosa diavolo ci faceva una bacchetta per capelli nella sua borsa? Non era il momento per pensare a dettagli del genere!( l'aveva raccolta da per terra la sera prima e l'aveva messa in borsa totalmente a caso) Il fenicottero parve stancarsi dell'attesa.

-Hai deciso cosa fare?-

Helen annuì, facendo cenno all'uomo di avvicinare leggermente l'orecchio, come per sussurrargli qualche cosa

- vaf-fan-cu-lo-! -

Il gigante si ritrasse velocemente, inserendo un dito nel suo orecchio sinistro per poi scuoterlo leggermente, mentre una sottile vena si ingrossava solla sua fronte: si stava incazzando! La sua voce cambiò rapidamente tono, diventando minacciosa.

-Scusa? Temo di non aver sentito bene..-

Un sorrisetto finto si dipinse sul volto di Helen: lo spettacolo aveva inizio!

 

 

 

 

 

 

* ringrazio mia cugina per avermi permesso questa citazione

 

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Capitolo 5
*** Stop and fuck ***


Helen si avvicinò lentamente, ogni singolo passo era misurato al millimetro: ogni singolo movimento da quel preciso istante avrebbe potuto costarle la vita! Un ombra scura passò su i suoi occhi mentre nella sua mente continuava a ripetere quello che avrebbe dovuto fare come un mantra senza fine, ogni singolo movimento di ogni singolo muscolo. Le sue spalle si tesero leggermente, pronte a scattare da un momento all'altro e un sorriso beffardo le dipinse il volto..

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Doflamingo sgranò leggermente gli occhi da sotto le lenti colorate e le sue sopracciglia si inclinarono leggermente.

"Quei movimenti.. quello sguardo.. non era possibile giusto? Aveva sentito che chiunque avesse mai provato a lasciare la corporazione non era riuscito nel suo intento per ovvi motivi.. Chiunque ne facesse parte aveva spesso forti contatti con la malavita e i Nobili Mondiali ed una fuga di informazioni segrete potrebbe causare un collasso dell'intero sistema ed equilibrio mondiale! Eppure quell'aria omicida.. Non c'è altra spiegazione! Doveva essere così!"

Venne attraversato da una scarica di adrenalina che non fece altro che allargare ancora di più il suo sorriso. Si leccò le labbra inumidendole leggermente per l'impazienza mentre un brivido freddo gli attraversò la schiena partendogli dal collo.

Era paura? Era eccitazione? Non lo sapeva nemmeno lui ma di una cosa era decisamente certo: le cose stavano prendendo un piega decisamente interessante!

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Si mosse rapida, con un singolo movimento fluido che aveva ripetuto più volte molti anni prima. La lama scivolò rapida fuori dalla tasca della borsa, luccicando colpita dalla luce del sole, come a salutarlo prima di portare nelle ombre una vita.

Ma il colpo non raggiunse mai il suo bersaglio

Helen sgranò leggermente gli occhi notando il suo polso destro intrappolato nella gigantesca mano del suo obbiettivo. Contemporaneamente a ciò il click della sicura delle pistole riempì l'aria attorno a lei..

Era finita.. ma non per lei!

Il coltello saltò dalla mano destra a quella sinistra della ragazza, guidato da un preciso movimento delle sue mani mentre il suo corpo agiva automaticamente per tentare un secondo affondo all'addome scoperto di quell'abominio rosa. Il colpo venne fermato di nuovo ma, questa volta, era riuscito a ferirlo, per quanto superficialmente. La ferita era superficiale e non aveva raggiunto nessuno dei suoi organi interni ma a questo punto aveva entrambe le mani intrappolate!

Sollevò lo sguardo per osservare l'espressione dell'uomo e sbiancò quando notò che stava ancora sorridendo, anzi il suo sorriso si era allargato ancora di più! Quest'uomo era totalmente pazzo!

-Tutto quello che sai fare tesoro?-

A quel punto agì di istinto: usò la presa del suo avversario per mantenere l'equilibrio e alzò la gamba colpendolo precisa sui genitali.

Uno dei sottoposti dell'uomo urlò mentre il suo capo si limitò ad emettere un forte gemito, a mollare la presa sulle sue mani e a piegarsi su se stesso per il dolore. Approfittando della momentanea libertà Helen fece un salto all'indietro, pronta a scattare e fuggire via da un momento all'altro. Perché non lo fece subito? Magari perché aveva tre pistole puntate contro?

L'uomo viscido ed unto si avvicinò velocemente al fenicottero blaterando qualcosa sulle preziosissime palle del suo preziosissimo signorino e di come tutto ciò avesse infranto le sue ambizioni (e non solo quelle)

- COME HAI OSATO COLPIRE IN QUESTO MODO IL SIGNORINO!?!?!?!? MERITI LA MORTE PER QUELLO CHE HAI FATTO! MONET, VERGO!-

Non appena i loro nomi vennero pronunciati i due allinearono le pistole alla donna, pronti a fare fuoco alla prossima parola dell'uomo. Helen strinse forte il coltello: le cose non stavano andando esattamente come aveva pianificato! Aveva ancora una carta da giocare ma avrebbe preferito evitare.. Era troppo rischioso fare una cosa del genere con tutte quelle pistole puntate addosso, soprattutto perché quel vecchio Moccio stava appiccicato alla sua carta vincente!

Le labbra del vecchio si aprirono leggermente mentre Helen si preparava a scattare in avanti..

Uno.. Due..

-FERMI!-

I suoi sottoposti abbassarono leggermente i fucili, e il tempo riprese a scorrere normalmente.. Solo in quell'istante Helen si rese conto di aver perfino smesso di respirare: quell'uomo aveva veramente un aura terrificante! Era certa che una persona normale non avrebbe mai resistito ad un influenza così forte! Il tono di voce era stato fermo e duro, inaspettatamente potente e severo, rispetto a quello visto fino a quel momento.

-Abbassate le pistole-

-Ma Doff..-

-HO DETTO: ABBASSATE LE PISTOLE!-

Appoggiandosi all'uomo di fianco a lui Donquixotte Doflamingo si raddrizzò ancora dolorante per il colpo precedente. Il suo viso era diventato serio, troppo serio e una vena pulsava pericolosamente sulla sua fronte. Il suo sguardo passò su tutti i presenti, scrutandoli attentamente, con una particolare attenzione per Helen. Il silenzio parve durare delle ore ma alla fine l'uomo parlò indicando la donna davanti a lui.

-Lei viene con noi.-

Le reazioni di ognuno dei presenti furono diverse:

Trebol divenne rosso di rabbia e iniziò a biascicare qualcosa sul fare annegare le persone con un blocco di cemento ai piedi

Monet iniziò a guardare prima il suo signorino e poi la donna, poi il signorino..

Vergo si limitò ad inclinare un sopracciglio

Helen sbiancò

"Cazzo!"

 

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Capitolo 6
*** very uncommon ways to get to know someone ***


Il suono della sveglia del cellulare la svegliò come ogni giorno, sparando a tutto volume la prima sigla dell'anime Inuyasha e strappandola a forza dai suoi sogni. In fondo sperava che fosse stato tutto un sogno (a tratti un vero incubo) ma il soffitto bianco sopra la sua testa e la morbida coperta le dicevano il contrario: era successo per davvero!

Si rigirò un paio di volte tra le coperte prima di tirarsi su con un sospiro sconsolato: la aspettava una lunga, lunghissima giornata!

Lanciò un lungo, profondo e rumoroso sbadiglio prima di studiare con maggiore attenzione la stanza che aveva solamente scorso la notte prima dopo quello che era stato uno dei migliori (o peggiori, a seconda del punto di vista) affari della sua vita. Inaspettatamente la stanza era decente, abbastanza semplice con le pareti e i mobili di una leggera sfumatura azzurrina. Al fianco del letto c'era il comodino su cui aveva malamente abbandonato il cellulare la sera prima a causa della stanchezza causata dalla tensione accumulata durante la giornata. Appena davanti all'armadio c'era la maglietta del giorno prima abbandonata sul pavimento e, poco distante, si poteva notare un calzino spaiato, mentre l'altro era misteriosamente scomparso. Helen riusciva più o meno a ricordare il fatto di aver lanciato il pantaloni da qualche parte del bagno ma non ne era molto sicura.

Si stiracchiò un secondo prima di mettersi in piedi (sorretta esclusivamente dalla voglia di un buon ginseng un tazza grande) Si diresse traballando ancora intontita dal sonno, verso l'armadio tirando un calcio alla maglietta per spostarla da in mezzo al passaggio. Con uno sbadiglio aprì l'anta dell'armadio, stupendosi sempre di più della sobrietà che permeava quella stanza. All'interno dell'armadio non c'erano molti vestiti ma erano tutti piuttosto carini ed eleganti. Optò quindi per indossare il semplice vestitino nero a collo alto che aveva attirato la sua attenzione dalla sera prima quando ha dovuto cambiarsi e mettersi un pigiama per la notte.

Dopo una doccia in tempo record si era cambiata ed era uscita dalla stanza a lei assegnata per dirigersi in cucina o, in alternativa in una sala da pranzo. Seguendo il corridoio dipinto di un blu scuro si ritrovò davanti alle scale per il piano terra che iniziò a scendere.

 Probabilmente nulla di tutto questo sarebbe mai successo se Helen avesse sin da appena sveglia bevuto il suo ginseng ma, come si sa, non lo ha fatto, perciò, proprio a metà della scalinata, Helen perse l'equilibrio, o meglio dire inciampò su una buccia di banana, cadendo quindi come un sacco di patate giù dalle scale, o almeno così sarebbe stato, se non ci fosse stato un qualcosa ad attutire il colpo e a fermare la caduta tra lei e gli scalini. 

Con gli occhi ancora chiusi per la sorpresa di trovarsi una cavolo di banana nel bel mezzo delle scale, Helen cercò di capire su cosa fosse atterrata. Quel qualcosa era una cosa sicuramente grande eppure soffice come un cuscino di piume. Socchiudendo gli occhi Helen poté confermare il fatto che ci fossero delle effettive piume sotto di lei.. Anzi, un intero cappotto di piume nere. Nulla di troppo strano se non ci fosse stato anche qualcuno in quel cappotto

 

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Capitolo 7
*** from one they become two ***


Si stavano moltiplicando!

USCIVANO DALLE FOTTUTISSIME PARETI!

Era certa al 99,9999999999999998% che quello non fosse Doflamingo perciò chi cazzo era quello? 
Un suo clone? 
Voleva creare un armata di gente con il piumino colorato sulle spalle per poter attaccare le case di moda e far cavare gli occhi a tutti a causa del suo orribile gusto? 
Stava cercando di ottenere tramite ibridazione il Chocobo d'oro per poter camminare sull'acqua e diventare il prossimo profeta stile Gesù?
Voleva eseguire l'ordine n 66 scatenando la guerra dei cloni arcobaleno e l'attacco dei fenicotteri LGBT?
 

Un leggero sussulto sotto di lei la riportò rapidamente alla realtà mettendo fine alle sue elucubrazioni su conquiste del mondo da parte di uno stormo di fenicotteri diversamente etero. Quindi di alzò in piedi cercando di non pesare troppo sulla persona che in qualche modo non ben chiaro era finita sotto di lei che si alzò subito dopo facendo forza sulle braccia.

Adesso che poteva vederlo meglio era sicura al 99,9999999999999999% che fossero almeno parenti, e non solo a causa del cappotto che, per qualche motivo (forse il colore decisamente più sobrio), non la infastidiva troppo. A partire dai lineamenti del viso alla corporatura fino al colore dei capelli erano fin troppo simili. L'unica differenza era che il viso di questa persona non erano coperti da un paio di occhiali di gusto veramente dubbio ma da del trucco che lo rendeva molto simile ad un clown, con un sorriso rosso disegnato fino agli zigomi e il disegno di una lacrima verde sotto l'occhio sinistro. 

Sembrava scioccato e molto, ma molto confuso. I suoi occhi erano completamente spalancati e il suo sguardo continuava a scorrere su e giù completamente perso.

"Vorrei vedere te se qualcuno ti cascasse sulla schiena alle cinque e mezza di mattina... Se becco chi ha lasciato quella buccia lo faccio a spezzatino con il riso bollito!"

- Mi dispiace, sono scivolata sulle scale! Spero di non averti fatto male!-

Detto questo Helen allungò la mano destra verso l'uomo, guardandolo con attenzione per cercare di capire se gli avesse fatto dei danni permanenti. 

Se possibile la persona davanti a lei sembrava ancora più persa e confusa di prima. Afferrò la mano che gli veniva porsa con leggera esitazione e, dopo averle dato una leggera e rapida stretta, rimise le mani nelle tasche dei jeans chiari. Ad interrompere quel momento, già di se piuttosto imbarazzante, ci pensò lo stomaco di Helen che decise di voler essere riempito proprio in quel momento preciso. Il suono rimbombò nell'ampia stanza dove si trovavano, facendo sollevare un sopracciglio alo sconosciuto.

-Mi spiace... Sai per caso dove sia la cucina?- 

Senza commentare i suoni emessi dal suo apparato digerente il buffo e morbidoso uomo le fece cenno di seguirlo, guidandola in quello che era a tutti gli effetti, un vero e proprio labirinto di stanze e corridoi apparentemente senza fine. Le pareti sempre dello stesso colore come le porte non aiutavano di certo ad orientarsi e, da un certo punto di vista, di essersi imbattuta (o meglio dire scontrata) con quell'uomo che era decisamente più abile o abituato di lei a destreggiarsi in quella casa a lei ancora del tutto sconosciuta. Continuarono a camminare fino a raggiungere una porta apparentemente uguale a tutte le altre. A quel punto il suo misterioso e silenzioso accompagnatore tese la mano e girò la maniglia argentata che si svitò dalla porta rimanendogli in mano con un "pop".

-E' normale che faccia così?-

L'uomo scosse confuso la testa. Era evidente che non lo avesse fatto apposta, eppure tutta quella situazione aveva veramente un qualcosa di assurdo. Provò un paio di volte a riinserire la maniglia al suo posto ma senza alcun successo. Le cose peggiorarono solo quando il giovane fenicottero nero di due metri di altezza si piegò per osservare con maggiore attenzione il buco lasciato dalla maniglia nel probabile tentativo di rincastrarla dentro. Era uno spettacolo veramente assurdo! Si sforzò con tutta se stessa di non ridere vedendo quell'uomo così alto e goffo un una posizione così assurda e, prima che iniziasse a ridere decise di prendere la situazione in mano. 

- Posso provare?-

Lui annuì, raddrizzandosi e porgendole la maniglia. Così ci mise meno di un secondo, le bastò inserire la maniglia e girarla perché tornasse a posto. Un sorriso soddisfatto le illuminò il volto: finalmente qualcosa di buono in quella giornata! Adesso che avrebbe vissuto accanto a quell'individuo avrebbe dovuto tenersi ben stretti quei momenti per evitare di bruciargli l'intero guardaroba. Solo il pensiero di dare fuoco a quegli oggetti del demonio la risollevò immediatamente da tutto quello che era successo prima(senza contare la vicinanza del momento in cui avrebbe bevuto il ginseng!)

-Ecco fatto! Adesso possiamo andare a fere colazione!-

Con un sorriso sul volto Helen aprì la porta. Non sapeva però che il suo sorriso si sarebbe subito spento a causa di una presenza fastidiosamente colorata e il caos dentro la stanza. Già, si preannunciava una lunghissima giornata!

 

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