Lacci stretti tra Fedeltà e Inganno di shilyss (/viewuser.php?uid=21848)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui se n'è andato ***
Capitolo 2: *** Di baci, paure e sogni ***
Capitolo 3: *** Mia musa insolente ***
Capitolo 4: *** Riflessi ***
Capitolo 5: *** Nelle pieghe del tempo ***
Capitolo 1 *** Lui se n'è andato ***
Lacci stretti
tra Fedeltà e Inganno
Cap. 1
Se
n’è andato
Ispirato a “Solo un
accordo”
La caduta
[497 parole]
Se
n’è andato.
Il cielo
è di un azzurro tersissimo,
i bambini giocano a rincorrersi durante l’ora di pausa, ma
Sigyn si è dovuta
sedere. Tiene ancora un dito in mezzo al poema che stava recitando
– versi
d’amore e di morte, che parlano di guerrieri e di maghe. Lui
lo
conosceva a memoria. Sarebbe stato capace di rivolgerle quel suo
sorriso furbo e
declamare interi passi dando a ogni battuta l’intonazione
giusta – aveva
talento, per queste cose. Una leggera brezza porta con sé i
profumi della
primavera ormai alle porte, ma a lei sembra d’essere non
davanti alla sua aula,
ma da un’altra parte. Di più, è come se
il leggero sentore dei fiori di
ciliegio e dei campi sia qualcosa d’irreale e freddo e
sbagliato, perché se lui
non c’è più non ha senso nemmeno che il
tempo scorra nello stesso modo di
sempre.
Eppure il cielo
non piange né la
natura si contorce, alla notizia della tragedia che ha investito la
famiglia di
Odino. Sua zia gesticola e spiega, riempiendo ogni frase con termini
come incredibile,
inaudito, assurdo. È
sconvolta e parla, mentre lei, Sigyn, rimane
muta.
È
caduto oltre il Bifrost.
Non
può essere vero. Non può essere
scivolato oltre il ponte. È troppo grande, così
tanto che tutto l’esercito di
Asgard può attraversarlo con agio. I suoi occhi grigi si
muovono rapidi da una
parte all’altra del giardino. La sua assenza pesa
già come una cappa oscurando
ogni cosa, mentre il racconto di ciò che è stato
si arricchisce di particolari.
Non ha mosso un
dito per far revocare
il bando di suo fratello. Godeva della punizione che gli era stata
inflitta.
È
sempre stato geloso di Thor.
Ha ucciso Laufey
colpendolo alle spalle.
Tutte sentenze
che Sigyn ascolta e
registra. Freya vorrebbe che le raccontasse qualche dettaglio succoso
in più,
confermando che il tragico epilogo era una disgrazia annunciata: non
giocava
sempre assieme a loro, da bambina? Non ha mai visto i figli di Odino
picchiarsi,
sfidarsi, litigare? Lei scuote la testa. Continuamente.
Si azzuffavano
per un nonnulla, erano sempre in competizione uno con l’altro
ed entrambi
avevano un pessimo carattere che, sicuramente, col tempo,
sarà anche peggiorato,
ma non è possibile pensare o ammettere che fossero sul punto
di uccidersi a
vicenda. Non loro – sono infinitamente diversi, ma se
è vero che litigano in
continuazione è altrettanto vero che si sono sempre protetti
e aiutati fin da
quando ne ha memoria. Il cuore perde un battito. Litigavano.
Loki si
è lasciato cadere oltre il
ponte.
Si sfiora le
labbra che, una volta,
una soltanto, per sbaglio, hanno toccato le sue. Non
c’è più. Il sole
tramonterà e sorgerà ancora e di nuovo, la luna
si affaccerà oltre le montagne
e un drakkar verrà sepolto con un carico inaudito
d’oro e di gioielli, ma senza
che alcun corpo vi dimori in pace. Loki è morto –
che significa, per lei? Cos’è
quel vuoto dentro il petto, perché vorrebbe piangere e non
ci riesce?
Verità
nascoste
[472 parole]
“Non
era nemmeno suo figlio.”
La battuta
è una maldicenza
sussurrata con un misto di soddisfazione, un pettegolezzo che vola
oltre la
tavola imbandita. Sigyn l’afferra e si tende sulla sedia. Le
torna in mente la
luce brillante che illuminava gli occhi verdi di Loki quando, con voce
fiera,
parlava delle imprese di Odino, raccontandogliele con
l’ammirazione sfacciata
ed esagerata dei ragazzini. Voleva che suo padre fosse fiero di lui,
immaginando
per sé e per il fratello un destino sfolgorante, fatto di
vittorie epiche come
quelle del re che, ora, siede stanco con un corno in mano,
più vecchio di
quanto non sia mai stato. Sconfitto, pensa Sigyn
con un brivido.
Il
suo abito non è nero. Non ha motivo di
esibire il lutto. Ha evitato di indossare accessori o gioielli,
però, in un
gesto di rispetto verso Frigga, la regina dallo sguardo agitato e il
sorriso
spento. La sovrana ha risposto alla sua lettera invitandola ad Asgard,
ma la
città e il palazzo di Odino sono diventati un luogo
sconosciuto, per lei.
Giocava a rincorrersi con Loki e Thor lungo gli immensi corridoi
affrescati,
nei boschi che si possono ammirare oltre le ampie finestre a ogiva. Ora
la
terra degli Æsir le sembra straniera, il palazzo vuoto e
troppo grande.
L’assenza di Loki pesa come una nebbia o un incantesimo su
tutti loro e le voci
cattive si rincorrono una dietro l’altra, incessanti.
“Uno
Jotunn, ecco cos’era.”
Sigyn sbatte le
ciglia. Il nome dei
giganti serpeggia da tutta la sera come una bestemmia o un insulto e
non
potrebbe essere diversamente. Gli Jotnar sono mostri. Sono un popolo
diverso,
orribile, spaventoso. Protagonisti spietati delle fiabe che si
raccontano la
notte ai bambini, capaci solo di seminare morte e distruzione. Loki era
uno di
loro – eppure non poteva esserlo. Le
tirava le trecce, le tormentava con
infiniti dispetti di cui lei si vendicava facendogliene altrettanti, ma
a lui,
solo a lui si era rivolta quando…
Sospira e beve
un goccio d’idromele
tanto forte da farle girare la testa. Odino ha ammesso di averlo
adottato
tenendolo all’oscuro di tutto – mentendogli per una
vita intera.
Loki si
è guardato allo specchio e ha
visto uno Jotunn? Ha scoperto d’indossare una maschera, di
appartenere al
popolo che ha disprezzato e vituperato per una vita intera che, col
fratello,
aveva giurato di sterminare? Sigyn vorrebbe capire, sapere, ma la
verità è che
il dio dell’inganno, per lei, è un mistero
destinato a non sciogliersi mai più.
Conosceva il bambino curioso dallo sguardo vispo, ricordava il ragazzo
ambizioso e divertente dalla battuta sempre pronta, ma il giovane uomo
no, non
l’ha mai incontrato. È un ricordo mancato, un
tassello vuoto, un pensiero su
cui non si è mai soffermata, un’occasione sfumata,
relegata al passato. Lui non
c’è più. E Sigyn sente freddo, ma non
sa come mai.
Labbra
[529 parole]
La
verità è una percezione fallace, che
muta in base all’occhio di chi la guarda e la racconta. Sigyn
non può vestire
di nero, ma sorride poco e spesso s’incanta a guardare il
cielo incredibilmente
terso di giorno, trapunto di stelle di notte. Lui è
certamente in Hel o brinda
nel Valhalla ed è morto senza neanche ricordarsi di lei,
che, bambina, gli
buttava le braccia al collo. Una volta andarono a esplorare la tana di
un
animale selvatico, trovandocelo dentro. Nella fuga, rotolarono in mezzo
alle
foglie e finirono abbracciati l’uno all’altra cuore
contro cuore, respiro
contro respiro, labbra contro labbra.
A Vanheim, a
volte, si parla ancora
di Loki. La sorte infelice del principe cadetto è una storia
succosa.
Comporranno canzoni sulle sue trovate astute, ma molto più
spesso canteranno
del suo tradimento – hanno già iniziato. Sigyn non
vuole ascoltare più niente.
Si alza da tavola e passeggia nella brezza serale, ascoltando i
discorsi di un
cavaliere, l’unico che non le chiede se nel ragazzino che
giocava con lei da
bambina c’era già l’ombra della follia
maledetta che lo avrebbe dannato.
Se
n’è andato.
Di lui non
rimangono che pettegolezzi
e ricordi sempre più flebili, un paio di guanti offerti e
poi rifiutati, un bacio
dato per sbaglio – ma che resta comunque il primo.
Era folle,
crudele, corroso dalla
gelosia. Uno Jotunn adottato da Odino, ingrato e crudele.
Non è
mai stato il ragazzo che
credeva. Così dicono e forse hanno ragione – Sigyn
non vuole pensarci, non sa che
pensare. L’unica cosa di cui è certa è
che se riuscisse a piangere starebbe
meglio, ma i suoi occhi sono asciutti, le lacrime congelate. E
perché dovrebbe farlo,
poi? Loki non era niente se non una conoscenza legata al passato, un
amico
d’infanzia.
Thor, vedendola,
l’ha abbracciata
stretta e le ha raccontato del suo dolore, ma non ha voluto infierire
sul
fratello che ha perso e contro cui ha combattuto. Sigyn,
però, ha sentito il
suo dolore. Le è rimasto addosso. La visita ad Asgard non
l’ha aiutata a
dimenticare, ma cosa avrebbe dovuto cancellare dalla propria testa,
esattamente?
Nel giardino di
Vanheim il suo
accompagnatore la stringe a sé sfiorandole le labbra in un
bacio dolce e
senz’altro romantico, che non sa di sudore e terra e foglie.
Sigyn lo lascia
fare – la sua testa è altrove, nel Regno dei
Morti, e non riesce a scambiare il
trasporto del momento per amore. Il suo cuore resta freddo e muto. Si
scioglie
dall’abbraccio che sente estraneo e si allontana a disagio,
accampando scuse.
Piangerà
quella notte.
Lui se
n’è andato.
Soffocherà
singhiozzi che sanno di
rimpianto – avrebbe dovuto dirglielo
quand’era un ragazzo inquieto, con
gli occhi scintillanti di vita e le gesta di Odino sulle labbra
– quelle solo
sfiorate per sbaglio, mai assaggiate, tagliate da una cicatrice che lei
aveva
visto rossa, ma che poi s’era senz’altro sbiancata.
Non sarebbe servito a
nulla, probabilmente: l’ingannatore avrebbe continuato a
perseguire i suoi obiettivi
con la stessa ferocia di un lupo. Piangerà, finalmente,
sciogliendo il
nodo di dolore allacciato alla sua anima. Allora le lacrime, calde e
salate,
sapranno di rimpianto.
Loki
è caduto oltre il Bifrost, se
n’è andato.
A Tom
L’angolo
di Shilyss
Care
Lettrici e Lettori,
Qualche
settimana fa Rosmary
mi ha sfidata a scrivere delle… drabble Loki/Sigyn,
ovviamente.
Abbiamo trattato per delle flashfic, ed eccole qua.
Con
l’occasione ho deciso di dare vita a questo progetto.
Il titolo “Lacci
stretti tra fedeltà e inganno”
non è una novità: c’è una
mia raccolta
analoga su Wattpad, che contiene le minilong e le varie shot che qui su
Efp ho
postato separatamente.
Lacci
stretti,
qui su Efp,
vuole
essere il mio
zibaldone, la raccolta di scritti brevi e missing moments in cui
verranno
archiviate tutte le scene che non possono finire nelle varie long per
l’economia delle storie; quindi nei prossimi capitoli
potrebbero esserci scene
appartenenti agli universi delle fiabe, di Tesori, di Come un vizio
assurdo e
così via (qui il vostro contributo potrebbe essere
essenziale).
L’intento è
quello, comunque, di fornirvi flashfic o shot da leggere anche
separatamente –
e chissà che, qualche missing moments non vi faccia venire
la voglia di
imbarcarvi nelle rispettive long.
Questa
prima raccolta appartiene a “Solo un accordo” e tratta del momento in cui la giovane
Sigyn scopre che Loki è caduto dal Bifrost, ricollegandosi
al primo film della
serie. L’aggiornamento della long è prossimo a
essere postato, a proposito **
(manca solo qualche dettaglio).
Voglio
ringraziare chi
leggerà/recensirà/listerà . Sono settimane complicate e anche il minimo
supporto può essere
d’aiuto – voi non sapete quanto. Leggo tutte le
recensioni e se su alcune non
trovate la risposta è perché alcune le fornisco
privatamente.
Parafrasando l’infinita Melania
G. Mazzucco, posso dire che “solo chi crea conosce la gioia
di sapere che la
freccia scoccata verso il cielo non è caduta ai nostri
piedi, ma ha colpito il
cuore di qualcuno” Per ulteriori info, tante foto di Loki, di
Sigyn e di Tom e
un po’ di divertimento… c’è
la mia pagina facebook ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/. Ah,
mi trovate pure su Twitter ;)
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Capitolo 2 *** Di baci, paure e sogni ***
Cap. 2
Di baci, paure e
sogni
Non è
un sogno
[470
parole; Sigyn PoV]
Non è
stato un sogno. Le sue ferite
sono state medicate,
una serva ha provveduto a portarle qualcosa da mangiare, ha fatto un
bagno e si
è addormentata in un letto caldo e pulito. È
successo veramente. La
porta si apre e Sigyn si avvolge velocemente in una vestaglia candida,
di lana leggera.
“È
permesso?” Loki entra nella stanza vestito di tutto punto
– corazza di
pelle intrecciata, mantello color bosco, pugnali appesi alla bandoliera
e
sorriso sfrontato. Lei si tende e sobbalza. Le ha fatto una domanda
retorica.
Tutta Asgard è casa sua, perché lui è
il principe che fu perdonato, di cui
Odino non poteva o voleva fare
a meno. Non ha bisogno di
chiederle di entrare, ma se lo fa è per dimostrarle che
ruolo ha lei nella
vicenda. Loki la guarda e i suoi occhi lupeschi percorrono la pelle
scoperta,
la vestaglia sottile, la camicia da notte che intravede appena.
È uno sguardo
avido e sfacciato, che lei sostiene solo perché abbassare
gli occhi sarebbe
controproducente, crede.
“Mi
attende un viaggio a Nidavellir. Dammi la mano, ho bisogno di
conoscere la misura del tuo anulare,” spiega spiccio.
Sta
parlando di anelli. Si riferisce alla proposta di
matrimonio
che lei, il pomeriggio prima, ha accettato forse troppo velocemente.
Fatta da
un uomo che non conosce affatto, perché era sua amica da
bambina, in un altro
tempo. Dopo sono successe troppe cose.
L’ingannatore si è corrotto e ha
portato guerra, distruzione e morte nei Nove Regni, come i giganti di
cui è
figlio. Ha offeso Odino in persona e ricusato la sua gente, per essere
poi condannato
a una pena che solo le intercessioni continue di Frigga hanno
cancellato, ma il
carcere non l’ha cambiato. È rimasto lo stesso Ase
sprezzante di sempre, quello
che lei non riconosce –
dell’amico di un tempo ha il colore degli occhi
e certi atteggiamenti, nient’altro.
“La
notte non ti ha portato consiglio,” commenta Sigyn per
prendere tempo
e capire che, per la seconda volta nella sua vita, si è
infilata nella tana di
una creatura selvatica. Come mai gli ha detto subito di sì?
Era disperata e
stanca e affamata, vero, ma avrebbe potuto prendere tempo, riflettere,
parlare.
Il principe cadetto di Asgard è un abile conversatore
– manipolatore, ricorda
lei – ma ha anche un fiuto incredibile per gli affari. E lei non
è esattamente
un affare: sposandola, Loki perderà un pezzetto della sua
libertà – e così
Sigyn stessa.
“E
a te ha portato consiglio, forse?” Loki le prende il palmo,
le accarezza
le dita e lei s’irrigidisce, scossa da un contatto che la
smarrisce e la confonde
– il dio dell’inganno la sfiora e tutto svanisce e
ogni nervo, battito del
cuore, sospiro sono concentrati su di lui, che ghigna e osserva che ha
la mano
delicata e sottile d’una bambina o una fata.
Loki non la ama
[Prompt: assistere
a un bacio]
[491 parole; Sorpresa
PoV]
Loki non la ama. Si diverte con
lei, piuttosto, come
fa con tutte. Conquista per il gusto di farlo,
spinto dal piacere
irrinunciabile che esplode ogni volta che cattura una preda. Come fa?
Con le
sue battute divertenti, le attenzioni sfacciate, quella sicurezza che
sfoggia
con principesca grazia in ogni maledetto frangente, anche quando
sarebbe più
ragionevole e sensato essere meno tracotante. Per lui incantare il
prossimo è
un atto naturale come respirare: gli bastano un sorriso sbieco,
un’occhiata lanciata
da quei suoi occhi verdi e attenti e tutti cadono ai suoi piedi
– una volta è
capitato anche a lei. Dovrebbe andarsene, ma se lo facesse lui se ne
accorgerebbe e allora resta lì, immobile, impietrita, tesa,
a guardarlo mentre
stringe tra le braccia un’altra.
L’ha
intrappolata tra il suo corpo e
il muro – seta candida contro un’armatura di pelle
intrecciata – e ora affonda
le dita tra i suoi capelli folti e sciolti e color dell’oro,
per poi sfiorarle
le guance e rubarle un bacio che anche lei desidera. Uno fatto di
sospiri,
dissapori, attese. Le labbra si sfiorano, assaggiano, cercano,
lambiscono, accarezzano,
dando vita a una danza urgente, necessaria, disperata. Vede lei
tendersi,
inarcarsi, stringersi a lui che percorre la seta del vestito con le sue
dita abili
e veloci, in cerca di curve dolci da ghermire, di pelle calda e
fremente da
toccare. Vorrebbe di più e glielo sussurra
all’orecchio, approfittando di
quella confidenza che Sif non può sentire per sfiorarle con
la bocca il collo
esposto e sensibile dalla nuca fino alla spalla. Lei, pur offuscata da
tante
attenzioni, non è pronta. Trema, perché il
desiderio ora si è unito alla paura.
Al suo anulare brilla un anello sontuoso forgiato dai Nani, ma
è pur sempre una
Vanir quella che Lingua d’Argento sta accarezzando con le
labbra – è arrivato a
baciarle la pelle su cui si adagia il vestito e, se potesse, la
spoglierebbe
con i denti.
Loki non ama
Sigyn, eppure la
stringe contro una parete
nella penombra di Asgard come se fosse l’ultima e
l’unica cosa che vuole in
questo e mondo e nell’altro: Sif, muta nella penombra, si
dice che quel dolore
nel petto non è nulla – solo
che anche lei aveva i capelli d’oro, prima
che il dio degli inganni glieli tagliasse. No, non la ama, eppure la
vuole e le
ha messo un anello al dito, sebbene parli di politica e guerre e
accordi tra i
regni. Sigyn scuote il capo, lascia scivolare le mani sul suo petto,
gli
mormora di fermarsi col tono troppo fermo che usa sempre quando gli si
rivolge,
ma le dita lo spingono via dolcemente. È spaventata da
quello che c’è tra loro
e che Sif ha riconosciuto. Loki piega le labbra in una smorfia carica
di
dispetto – la vuole, è evidente, ed è
appena stato rifiutato. Sif trattiene il
respiro. Forse litigheranno perché lui non sa rinunciare a
niente. Invece,
l’ingannatore le sfiora un’altra volta le labbra.
Pensiero stupendo
Prompt: bacio sul
collo/bacio rubato
[parole 476; Sigyn
PoV]
Lo voleva. Ha le labbra
gonfie e rosse, il
cuore in tumulto e una manica dell’abito leggermente
più scesa dell’altra.
Sigyn è nella sua stanza, e le piacerebbe crogiolarsi nella
certezza di aver
bevuto troppo, ma sa che non è vero. Ha vuotato una coppa
d’idromele come
voleva il rito, ha guardato negli occhi il principe degli
Æsir che diventerà
suo marito in virtù di un necessario accordo politico, ma
poi si è ritrovata ad
aggrapparsi alle sue spalle e a baciarlo contro una parete nella
penombra di un
corridoio di Asgard con una foga inaspettata di cui
l’idromele non ha alcuna
colpa. L’alcool è servito a farla ridere di
più, a renderla più sciolta, ma era
padrona di ogni gesto, sospiro, supplica.
E mentre Loki le
sfiorava il collo mormorandole
che era bella, lei lo desiderava. Le sue labbra
sottili e beffarde le
esploravano la pelle sensibile e calda arrivando fino alla stoffa
dell’abito e Sigyn
veniva travolta da un tumulto caldo fatto d’istinto e di
necessità.
Il dio
dell’inganno non l’ha mai
corteggiata davvero. Quand’erano ragazzini una volta le loro
bocche si sono
incontrate per sbaglio. Anni dopo, a un torneo, lui le ha afferrato la
nuca
strappandole un bacio leggero e lei, offesa e stupita, lo ha
schiaffeggiato. Ora,
invece, ha la bocca gonfia e rossa per le attenzioni rapaci e
dolcissime che si
sono scambiati e non vuole sapere perché il cuore batte
così veloce nel petto. Sarebbe
un errore, come è stato uno sbaglio permettere alle sue dita
di indugiare sulle
curve dei suoi seni – ha sentito quel tocco bruciante sulla
pelle nonostante
fosse fasciata dalla seta del corpetto. Si ritroverà a
sposarlo nel giro di
poche settimane, ma Loki non ha chiesto la sua mano parlando
d’amore o di
sentimenti. Non sarebbe da lui. L’ha mesa di fronte alle
necessità politiche di
Vanheim, le ha detto che il loro era solo un accordo,
nient’altro.
Eppure stanotte,
durante il banchetto,
l’ha trascinata al riparo da sguardi indiscreti per
stringerla a sé e baciarla
come non ha mai fatto prima, come lei ha sempre desiderato che un uomo
facesse,
sfiorandole il collo con le sue labbra beffarde e insinuanti, sottili e
perfide, capaci di accendere in lei desideri oscuri e incontrollati,
foschi
come i capelli in cui ha affondato le dita.
Si è
persa tra le sue braccia – è
durato solo un momento, ma è successo.
Ha risposto ai
suoi baci – le
costerà caro, perché lui non la ama. La
desidera, ma è troppo assetato di
potere per innamorarsi.
Sigyn si
è inarcata sotto alle sue
carezze e non si perdona di aver dovuto fare uno sforzo per fermarlo
– presto
saranno marito e moglie e succederà comunque, e dopo…
Eppure le morde,
quella labbra che
sanno ancora di lui, mentre la sua mano scende sotto le coperte a
immaginare e
a sognare.
L’angolo
di Shilyss
Care
Lettrici e Lettori,
Potevo non
postare qualcosa per San Valentino??
Anche
questo secondo capitolo appartiene a “Solo un accordo” e tratta dei momenti che anticipano di
poco
il primo capitolo della long, ovvero quando Sigyn e Loki si fidanzano.
Come
vedete c’è un nuovo personaggio, Sif: è
suo il punto di vista attraverso cui
percepiamo Sigyn e Loki.
Le due
flashfic Loki non la ama e Pensiero
stupendo partecipano alla challenge
sui baci indetta dal Giardino di Efp.
Il capitolo
36 di “Accordo” deve solo essere revisionato,
quindi nel giro di 2/3 giorni lo
troverete eccezionalmente online! Quindi… trascorrete questo
rimasuglio di 14
febbraio in compagnia di chi amate (partner, amici, famigliari,
animaletti
pelosi) amate voi stessi – che è la cosa
più importante. Io, tra le altre cose,
amo loro e scrivere, per vostra sfortuna. Sperando siano di vostro
gradimento ♥.
Voglio
ringraziare chi
leggerà/recensirà/listerà o ha listato/recensito.
Parafrasando l’infinita Melania
G. Mazzucco, posso dire che “solo chi crea conosce la gioia
di sapere che la
freccia scoccata verso il cielo non è caduta ai nostri
piedi, ma ha colpito il
cuore di qualcuno” Per ulteriori info, tante foto di Loki, di
Sigyn e di Tom e
un po’ di divertimento… c’è
la mia pagina facebook ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/. Ah,
mi trovate pure su Twitter ;)
Ricordo che Jotunheim e
Vanheim così come i colori di lei e Astrid, sono intesi e
descritti, con questo
ordinamento sociale, politico e culturale sono una mia idea: vi
pregherei di
non utilizzarla ♥. Anche il personaggio di Sigyn, tolto
quello che trovate alla
voce “Sigyn” su Wikipedia, è una mia
personale
interpretazione/reinterpretazione/riscrittura.
Shilyss
|
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Capitolo 3 *** Mia musa insolente ***
Mia musa
insolente
Morire per delle
idee
Mi
avevano convinto e la mia musa insolente
Abiurando
i suoi errori aderì alla loro fede
Dicendomi
peraltro in separata sede
Moriamo
per delle idee, vabbè, ma di morte lenta
Vabbè,
ma di morte lenta
(Fabrizio
De André, Morire per delle idee – traduzione di G.
Brassens)
“Non
chiedermelo. Non farlo più.” La voce di Sigyn
è un sussurro allarmato, una
preghiera, un avvertimento, una supplica – ogni cosa e
nessuna. Nei suoi occhi
grigi, grandi e rotondi, scintilla il terrore, la paura che nasce da
una
debolezza di cui lei è cosciente. Ha le palpebre truccate di
nero, e collane e
bracciali che tintinnano a ogni suo movimento. È una strega
potente, capace di
creare tremendi veleni e pozioni salvifiche, ma
c’è un incantesimo da cui non è
mai riuscita a sciogliersi.
Le
malelingue dicono che, in realtà, lei non ha mai voluto
liberarsene.
Sei
colpevole, Sigyn. Lo ami ancora. Uno dei gioielli che indossi tutti i
giorni è
suo – e Thor lo sa e ti scruta le mani, il collo e le braccia
in cerca di una
traccia di suo fratello.
“Si
è
alleato con Thanos. Col titano folle. Ha un esercito di mostri, i
Chitauri,”
racconta il principe di Asgard, l’erede al trono.
La
sua voce è secca e amara. Porta su di sé i segni
di una battaglia giusta,
l’ultima di una lunga serie, fatta per proteggere un mondo
abitato da gente
ignara e sciocca e appassionata – Loki gliel’ha
descritto, una volta: l’ha
chiamato stupido sasso, ma un giudizio così feroce mal si
accostava con la descrizione
delle albe e dei tramonti, delle città e dei deserti.
Lo
sguardo bistrato di Sigyn sostiene quello, franco e azzurro, del
tonante.
“Io
non posso. E se non l’hai convinto tu…”
“Mi
ha pugnalato ed è fuggito. Il suo cuore è troppo
carico di rancore,” le spiega
Thor e, nel farlo, si guarda le mani di guerriero, grandi e forti.
“E il
tuo?”
“È
mio fratello. Voglio riportarlo ad Asgard.” Fa una pausa,
Thor. Lunga, troppo.
“Vivo.”
Sigyn
sussulta. Quell’ultima parola vuol dire troppe cose.
C’è
silenzio, tra loro.
Lei non
tiene mai i capelli sciolti; non più.
Lo
sai, Sigyn, quant’è facile cadere. Lo ricordi.
Senti
ancora, Sigyn, quant’è difficile
rialzarsi. Ti tremano le gambe al solo pensiero.
Temi
il vortice, il caos, la danza che già una volta ti ha resa
pazza.
La
prima volta sei guarita, ma la seconda, dea della fedeltà,
sarai altrettanto
fortunata? È la sua voce ironica a sussurrartelo. Quella che
non hai
dimenticato e infuoca i tuoi sogni.
Sentirai
le sue mani su di te – abili, lente, capaci di insinuarsi,
come le sue frasi,
sotto i tuoi vestiti e la pelle. Lascerai che lo faccia?
Sì.
Per Asgard. Per lui.
Oh,
Loki.
Voglio
soltanto che sia prigione
Di
respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà
se
c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
(Nella mia
ora di libertà, Fabrizio De André)
Loki
non crede in niente. Combatte per sé e osserva ogni cosa con
occhi attenti e un
sorriso sghembo e ironico sfoggiato a testa alta, con divertito
sprezzo.
L’istinto di sopravvivenza si è legato alla
necessità di vincere e di
conquistare che gli accende lo spirito.
Sei
uno Jotunn. Lasciato a morire su un picco di ghiaccio.
L’ennesima
reliquia rubata, che Odino voleva usare e manipolare – che ha
ingannato.
Lei sfiora ogni
oggetto presente nella
sua tenda e gioca con un pugnale dalla lama ritorta e affilata. Le sue
dita
accarezzano il mantello di pelle scura, le pergamene arrotolate e
ruvide, la
mobilia semplice e austera – tutto tranne
che lui.
Perché
toccare la tua pelle è come bruciarsi e non mi è
mai importato che fossi il
figlio di Laufey. Lo sai.
Il
dio dell’inganno l’osserva immobile, con le braccia
incrociate dietro la
schiena. La ricorderà così, ne è
sicuro.
Sulle
dita sottili e delicate splende l’anello che lui, un giorno
lontano, le ha
donato.
“Lo
indossi sempre, dea della fedeltà? O è
l’esca che hai messo per me?”
Gli
occhi di Sigyn sono pieni di ombre. “Se ti dicessi che non
l’ho mai tolto, mi
crederesti?”
“Ti
manda Thor.”
Lei fa
un passo in avanti, con la sua gonna che pare una nuvola di veli.
“Mi ha detto
dove trovarti e cosa stai facendo. Dice che sei pazzo.” Fa
una pausa e sospira.
“Io, che stai rischiando la vita servendo
una creatura crudele.”
L’ha
scelto apposta, quel verbo. Desiderava provocarlo, avvertire la rabbia
a stento
trattenuta dietro il viso affilato e il ghigno beffardo. Servire.
Loki
serra la mascella, la fissa con quei suoi occhi quasi trasparenti dove
brilla
un guizzo d’ira. “Io dovevo essere re. Di Asgard.
Di Jotunheim,” le dice tra i
denti.
È
una nenia quella che canti e ripeti, Loki, aspettandoti che diventi
vera? Sigyn
è perduta, come Asgard, come i sogni di gloria che il tuo
sangue impuro ha
sporcato. Non sei più degno – né di
lei, né di loro.
Sigyn
scuote la bella testa dorata. Il rimpianto le morde il cuore quasi
quanto la
voglia di sfiorargli il viso affilato. “E vuoi che sia Thanos
a metterti la
corona che ti spetta?”
L’Ase
maschera il fremito d’orgoglio che lo scuote.
“È troppo tardi. Tu non
sai.”
“Puoi
ancora sempre scegliere da che parte combattere,
Loki. Potrai sempre
farlo.”
Lui
butta il capo all’indietro e ride, ma senza gioia.
Mi
baciò sulla bocca
Mi
parlò sulla bocca, mi donò un braccialetto
Dite alla quercia che non tornerò
Mi baciò sulla bocca, mi propose il suo letto
Dite a mia madre che non tornerò
Mia madre
mi disse "non devi
giocare
Con gli zingari del bosco"
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
Lì venne Sally con un tamburello.
(Sally,
Fabrizio De André)
Un
brivido scorre lungo la schiena di Sigyn. L’abisso la
ghermisce con un
presentimento che sa di ferro. Poi, tutto si fa rosso come il sangue.
Si
sveglia all’improvviso, stringendosi al corpo nudo la coperta
ruvida
dell’accampamento.
Lui
apre gli occhi. Verdi, indagatori, freddi.
Il
letto sa di loro, dei sussurri sbagliati e degli ansiti figli di un
bisogno
urgente e necessario che li ha condannati a ripetere errori antichi, di
nuovo.
E
non è cambiato nulla, non cambierà mai nulla.
Ha
l’odore della sua pelle addosso, i capelli sciolti e
disordinati che le
scendono sulla schiena e ricorda, sì, ricorda
l’intrusione che ha invocato – la
sua anima ne porterà i segni, per sempre, perché
la fedeltà e l’inganno non
sono destinati a stare insieme, non in questo mondo.
Ci
hanno provato, ma lui si è perso inseguendo il trono e il
potere. Voleva essere
re e invece è schiavo del Titano – e lo
sai, Loki.
Cerchi
di sfuggirgli, ma lo sai che l’unico modo per liberarsi di
Thanos è morire o
ucciderlo.
Sigyn
fugge dal suo abbraccio e si riveste in
fretta – non dovevamo cadere di nuovo. È
un errore, dici, ma non fermi né le
sue labbra né le sue mani, anzi; rispondi ai baci e alle
carezze. Cadi
nell’abisso, perché questa è una guerra
che hai combattuto, ma che non vuoi –
non sai – vincere.
“Devo
tornare.”
Loki
si puntella su un gomito e si passa l’altra mano sui capelli
scuri e
scarmigliati, lì dove lei ha affondato le dita. Osserva
nella penombra la
figura delicata e flessuosa della donna e pensa al tempo in cui
dividevano il
letto quasi ogni notte, presi dalla febbre d’aversi,
dall’urgenza di
completarsi.
Sapevano
di vino, le loro labbra,
dell’idromele della
vittoria, e di speranza.
Ha
distrutto ogni cosa, tra loro, lo sa, eppure chiede e domanda.
“Ci
vai a letto?”
È una
domanda crudele, fatta a bruciapelo. Lei lo guarda per un momento,
incredula. “La
tua gelosia è offensiva.”
“E tu
non hai risposto.”
“Come
puoi pensarlo,” sospira. Non gli deve più niente,
nessuna spiegazione, eppure
trova giusto rassicurarlo, lenire con un balsamo la ferita che ha
infettato il
cuore dell’ingannatore. Che insiste, crudele, disegnando una
realtà possibile,
ma che non c’è mai stata.
“Il
tempo, la vicinanza. La mia assenza. Ah, dimenticavo: sei qui
perché te lo ha
chiesto.”
Sigyn
si volta e si avvicina. Gli sfiora le labbra senza smettere di
guardarlo.
“Sono
con te. Non apparteniamo a due schieramenti diversi. Non se tu lo
vuoi.”
Le
rivolge un sorriso mesto. “Asgard non è più
la mia casa, Sigyn.”
Occhi grigi
Via del Campo
c'è una bambina
con le labbra
color rugiada
gli occhi grigi
come la strada
nascon fiori
dove cammina.
(Via del Campo,
Fabrizio De André)
L’incantesimo
squarcia il cielo, fa tremare la terra, si lega al tuono di cui Thor
è signore
e padrone. Si pulisce la fronte dal sangue, apre l’unico
occhio azzurro e lo
vede, suo fratello che calpesta il campo di battaglia, fiero e
sprezzante come
sempre.
Sorride,
perché in cuor suo lo sapeva, che sarebbe tornato. E non
importa come, né perché
abbia scelto di combattere. È lì per essere
libero, per rompere le catene cui
l’hanno costretto il proprio orgoglio e il Titano, per
vendetta, per l’onore,
per la libertà. Per aiutarlo, persino.
“Sei
in ritardo,” gli dice.
“E tu
senza un occhio,” risponde Loki, pungente. In mano stringe
l’elmo decorato con
le lunghe corna dorate ora macchiate di scarlatto, usate per colpire a
morte i
suoi nemici. Perché il dio dell’inganno, di quelli
che chiamano i suoi figli
mostruosi ha la ferocia e l’implacabilità e la
rabbia – ogni affondo è una
ferita insanabile, inferta dove il danno è maggiore.
Loki
guarda davanti a sé e recita l’ennesima
stregoneria che aumenterà a dismisura
il potere di Stormbreaker.
Lottano
insieme, fianco a fianco, fino a lerciarsi di fango e sangue.
Il
Titano chiama Loki traditore. Vuole la sua testa, come desidera quella
di Thor.
Saranno trofei interessanti da esibire dopo, quando
il potere del guanto
si esaurirà, consumandolo, dopo che l’obiettivo di
una vita si realizzerà e
metà dell’universo sarà falciata,
riportando un ordine che esiste solo nella
sua mente malata, nel tentativo bieco di inseguire una
parità perfetta, che
odora di morte e terra e dolore.
I
loro muscoli sono tesi nello sforzo di ferire e di uccidere, la
vittoria è
lontana, ma la pelle sarà venduta a caro prezzo –
perché tutto il resto è stato
già sacrificato e non rimane altro che un
corpo vuoto che mena fendenti
e va avanti.
È per
quello che, alla fine, Thor pone la domanda.
Loki
gli rivolge un’occhiata breve con quei suoi occhi rabbiosi e
lucenti, senza,
però, concedere alcuna risposta. Sapeva,
ma non è solo per questo che è
tornato. Ha spezzato le catene di fronte
all’incantevole oro e al suo sangue.
E poi,
tra loro, è suo fratello quello che ha più
possibilità di sconfiggere Thanos,
un giorno, e allora serve tempo…più tempo.
Più di quanto ne abbiano.
“È
vendetta, allora,” stabilisce il tonante.
L’ingannatore
non replica. Ricorda, e
inghiotte rancore e dolore. Serra le labbra e promette e racconta che
tornerà a
splendere il sole, su di loro, e davanti al Titano che li incalza
assicura la propria
eterna Fedeltà con un sorriso sghembo, che a Thor
fa male al cuore, perché sa
chi ha nominato – evocato – in quel momento.
Non
ha bisogno di conoscere della ciocca d’oro, di donna, che
Loki tiene al sicuro nella
bandoliera.
È
tutto
ciò che ti rimane di lei.
Via del Campo
c'è una bambina
con le labbra
color rugiada
gli occhi grigi
come la strada
nascon fiori
dove cammina.
(Via del Campo, Fabrizio De
André)
L’angolo
di Shilyss
Care Lettrici
e cari Lettori,
Anzitutto,
grazie per essere tornati ♥. Chi mi segue anche su facebook
sa che nelle scorse
settimane ho avuto una brutta sorpresa scrittoria fatta di troppe,
decisamente troppe
coincidenze.
E qualche
conseguenza sul mio umore e sulla mia voglia di condividere sicuramente
c’è
stata – ma non abbastanza da fermarmi, come potere vedere.
Ho creato
queste flash seguendo un prompt della cara Rosmary:
il tema? I soldati e
le loro motivazioni. Sono uscite fuori queste flash che raccontano una
storia
che vorrei scrivere più avanti, ma che hanno in comune col
canone più di quanto
avessi al momento in mente. Non so se sono riuscita a rispettare il
prompt e
spero di aver sperimentato abbastanza con lo stile volutamente criptico
– la
raccolta “Lacci” serve proprio a
questo, sulla carta.
Perdonatemi se
la storia è decisamente angst; immagino una Sigyn morta per
mano di Thanos. Amo
Loki e Sigyn, ormai lo sapete, ma ogni tanto sento la necessità
di esorcizzare.
Voglio
ringraziare coloro che recensiscono/
leggono/seguono/ricordano e
preferiscono – ogni volta che listate o
vi palesate m’illumino
d’immenso, per voi sembrerà una cosa da niente, ma
vi assicuro che ricevere sostegno
per chi scrive ha la sua importanza.
Ricordo
che il personaggio di Sigyn, tolto quello che trovate alla voce
“Sigyn” su
Wikipedia, è una mia personale
interpretazione/reinterpretazione/riscrittura.
A presto e
grazie per tutto l’affetto/sostegno/cose, vi si lovva (e
spero voi lovviate
me).
Shilyss
|
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Capitolo 4 *** Riflessi ***
Riflessi
Ti guardo e
dovrei svuotare il cuore dal rancore. Lasciarlo
scorrere via, tutto, fino all’ultima goccia. E poi.
Di quella notte
ricordo lame sporche di sangue e odore di
morte. Nient’altro. Poi ti ho stretto a me – e il
mondo, il destino, è
cambiato. Oppure, le Norne avevano deciso questo
fin dal principio.
Mio errore, mia
colpa.
Il tuo sorriso
è lo specchio di un altro, la tua voce graffia
e ferisce. Vorresti dissanguarmi con lo sguardo, fino a lasciarmi
esangue,
pallido, senza vita.
Forse lo faresti
davvero, se potessi, mio sbaglio. Ma io, per
parte mia, rifarei ogni cosa, da quella notte in avanti. Lo
so – lo saprai.
[parole:
109]
L’angolo di Shilyss
Care Lettrici e cari Lettori,
Questa drabble nasce come
iniziativa di un simpatico giochino. Lo scopo era creare una drabble
d’amore,
appunto (ma badate bene: non necessariamente un amore romantico, ma
qualsiasi
tipo d’amore, anche quello che vi lega al vostro gatto)
sottoforma di biglietto
in cui sia il mittente che il destinatario sono celati. A voi la
possibilità di
indovinare chi indirizza a chi (spoiler: l’ho messa dentro Lacci,
ma non è detto siano loro).
Ringrazio chi ha listato,
recensito o semplicemente letto questa storia: siete importanti e sappiate che
leggo tutti i vostri
commenti ♥ e mi fate sempre commuovere. Spesso non rispondo
pubblicamente, ma privatamente
sì.
Vi ricordo che potete
seguirmi su tutti i social possibili (fb e instagram su tutti) e vi
informo che
sono in dirittura d’arrivo con un nuovo capitolo corposo, che
Accordo,
Confessioni e Tesori sono in fase di stesura (ma
sto pensando anche all’universo
di Tutte le tue bugie e che
presto leggerete pure nuove storie. Io,
purtroppo, quei due deficienti di Loki e Sigyn non riesco a togliermeli
dalla
mente, e quando ci provo, lui torna a perseguitarmi **.
A presto e grazie per tutto
l’affetto/sostegno/cose, vi si lovva (e spero voi lovviate
me).
Shilyss
|
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Capitolo 5 *** Nelle pieghe del tempo ***
Nelle pieghe del
tempo
I had a dream
that you were mine
I’ve
had that dream a thousand times
A thousand
times, a thousand times
I’ve
had that dream a thousand times
(A 1000 Times by
Hamilton + Rostam)
Sigyn
è
stanca di aspettare.
Di essere
fedele, di ricordare.
Lui
è ancora vivo – da qualche parte, nel tempo o
nello spazio.
Lui è una
ferita che non si rimargina, uno spettro che abita i suoi pensieri,
la follia di cui non parla mai a nessuno.
Era fuoco.
Ha riso in
faccia ai suoi pretendenti. Ha mentito a tutti
loro, dicendo che non voleva perdere la propria libertà,
dividere i beni
ereditati. Le bastavano la sua magia, le pozioni e i libri, ha detto,
ma in
realtà ha scrutato negli occhi ognuno di loro, cercando un
lampo verde e astuto,
l’identica piega ironica delle labbra sottili.
Non ha trovato
nulla, e allora ha preferito rimanere sola,
che accontentarsi. Ha costruito una corazza con gli sguardi che le
hanno
lanciato e l’ha esibita con fierezza. Hanno detto che era una
sognatrice che
voleva troppo. L’hanno giudicata chiedendosi se fosse davvero
una scelta, la
sua.
Sigyn non vuole
spiegare né giustificarsi.
Quando le fa
visita, stringe una spada ed è scarmigliato e
insolente, come sempre. Dirà parole che le faranno girare la
testa, le
racconterà storie di battaglie sanguinose, di patti
vincolanti, di orgogli
feriti. Lei lo ascolta, forse lo comprende, dentro di lei lo accetta,
persino.
Perché quella scintilla selvaggia e feroce che gli anima lo
sguardo di pirata è
quello che lei ama di più, di lui.
Sigyn
è stanca, di aspettare che la baci di nuovo.
Così, gli
sfiora la mascella sbarbata e affilata, le labbra ironiche, le spalle
larghe.
Si siede sopra di lui schiudendo lentamente le gambe, cingendogli il
collo con
le sue braccia sottili, fissandolo in quei suoi occhi chiari e mobili e
penetranti – sognati.
Eppure,
ascolterebbe le sue storie per ore, per giorni,
per cento anni.
♥
Loki la stringe,
la ghermisce, affonda le dita nelle curve
morbide, il naso nell’incavo del collo e tra i capelli
dorati, sciolti e
ribelli. Le assaggia la bocca, un labbro dopo l’altro,
fremendo al contatto col
suo corpo snello e sinuoso, fatto per essere accarezzato ed esplorato
–
posseduto, amato, adorato. Ha viaggiato nelle infinite variabili
offerte dal
tempo. Nelle realtà distorte e da correggere, nelle versioni
alternative che
gli hanno consentito di vedere dove portasse ogni singola scelta, anche
la più
banale e insignificante.
Lei era una
– anzi, era la costante.
Lei era la
nostalgia.
Lei era la luce
che illuminava il buio della distruzione,
l’ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi, la firma da
rintracciare.
Le dita di Sigyn
gli graffiano la schiena, il suo corpo
s’inarca, vinto dal desiderio, e lui la stringe, per quei
brevi minuti che si
sono concessi, tra una piega del tempo e l’altra.
“Dea
della fedeltà, non dovresti aspettarmi,” le dice, ammette,
quando, stanchi ed esausti, riposano in un letto gualcito che sa di
loro, le
dita intrecciate.
Sigyn sorride
appena. Osserva il profilo virile e affilato
dell’amore che la insegue in questa vita e nelle altre, pensa
ai lacci
invisibili che li legano. “Nemmeno tu dovresti tornare,
però lo fai, Loki.”
[parole: 501]
Shilyss
L’angolo di Shilyss
Care Lettrici e cari Lettori
del mio cuore ♥ ♥!
Qualche giorno fa è
uscito
il trailer della serie di Loki e, come
c’era da aspettarsi, io sono
implosa dentro, quindi vi beccate questa flash (sono 501 parole, di
meglio non
ho proprio saputo fare) liberamente tratta da. Non ho molto da
aggiungere – c’è
Sigyn che attende, lui che torna, entrambi che non sanno fare a meno
l’uno dell’altra.
Trovate dei riferimenti
sparsi a Fabrizio De André (almeno due).
Vi informo che il capitolo
8 di Ciò che resta
delle tenebre è quasi finito e
potrebbe uscire entro il weekend e che presto voleremo (metaforicamente
parlando, s’intende) a Berlino nel 1982 e sul campo di
battaglia di Vanheim
(anche perché Accordo
compie 3 anni).
Ringrazio chi listerà,
recensirà o semplicemente leggerà questa storia: a parte gli scherzi
(lokini) siete importanti e sappiate che leggo tutti i vostri commenti
e non vi
mangio. Spesso non rispondo pubblicamente, ma se vi palesate lo faccio
e sono
molto alla mano, ecco.
Ricordo che il personaggio
di Sigyn, tolto quello che trovate alla voce
“Sigyn” su Wikipedia, è una mia
personale interpretazione/reinterpretazione/riscrittura. Non vi
autorizzo a ispirarvi
o peggio a questa versione o alle altre storie da me postate
né qui né altrove
(peggio mi sento con le fiabe, come questa) e lo stesso vale per gli
headcanon
su Vanheim, su Loki o su Asgard stessa. Creare un mondo con usi e
costumi non è
uno scherzo.
A presto e grazie per tutto
l’affetto/sostegno/cose, vi si lovva (e spero voi lovviate
me).
Vostra,
Shilyss
|
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