Stilbon

di Aliasor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il genio e il Capopalestra ***
Capitolo 2: *** Il genio e il Capopalestra: In giro per Arenipoli ***
Capitolo 3: *** L'attore entra in scena! ***
Capitolo 4: *** L'attore e la principessa ***
Capitolo 5: *** Dark Darker Yet Darker ***
Capitolo 6: *** Tempo che scorre ***
Capitolo 7: *** Appare il generale! Partenza immediata per Sinnoh?! ***
Capitolo 8: *** Incubo dal profondo ***
Capitolo 9: *** Poema della Creazione ***
Capitolo 10: *** Spiegazioni ***



Capitolo 1
*** Il genio e il Capopalestra ***


I  due operatori erano stanchi morti, erano in viaggio da giorni per quel lavoro, l’unico momento di riposo era la sera quando, finalmente, potevano alloggiare in hotel. Purtroppo non facevano in tempo a digerire la cena che cadevano nel letto addormentati per le fatiche affrontate. Il momento peggiore affrontato era il dover scappare ad un Ursaring svegliatosi particolarmente in anticipo e con uno stomaco un po’ troppo vuoto.
Il presidente della compagnia aveva chiesto un servizio sui giovani geni presenti nella regione di Sinnoh, un reportage alla ricerca degli under venti più intelligenti e con più possibilità nel futuro.
Avevano già intervistato un vincitore di premi letterari, un matematico che lavorava sui problemi del millennio, un attore e Campione Lega  che si trovava lì in vacanza e un filosofo che aveva dato vita a una nuova corrente di pensiero. L’ultimo, e più anonimo, si trovava nella città marittima di Arenipoli, alcuni paragonavano la sua intelligenza a quella di Corrado, il Capopalestra, al punto che, in qualche anno di studio, secondo alcuni, lo avrebbe anche superato.
Eppure nessuno amava parlarne. Normalmente quando si trovava un tale genio in città si era portati a vantarsene, a usare le sue invenzioni come mete turistiche come per il faro o le strade che usano energia solare. Mostravano una strana espressione infastidita quando si pronunciava il suo nome.
<< Quello strano? Ogni volta che esce da scuola non fa altro che chiudersi in casa a lavorare alle sue macchine.>>, << Ha occhiaie terribili, come se non dormisse, non sono sicura nemmeno che sbatta le palpebre.>>, << Abbiamo provato ad invitarlo fuori alle volte, ma lui ci guardava in modo inquietante senza rispondere.>> Queste erano le risposte dei suoi compagni di liceo.
Le risposte degli anziani erano le medesime, alcuni affermavano che avrebbe dovuto somigliare più al biondo Capopalestra, uno di essi sbatté la mano sulla gamba di ferro vantandosi di come l’uomo gli avesse regalato la protesi mettendola davanti casa a nottetempo.
Non era proprio amato dai suoi concittadini, forse un po’ troppo astio per un diciassettenne dal loro punto di vista, ma alla fine della fiera non restava che chiedere alle poche persone disposte a discuterne. Meno lavoro per loro.
Per cominciare alla famiglia del giovane genietto.
La zia, sua tutrice legale, aveva accettato la richiesta di fare quattro chiacchiere. Amava vantarsi del nipote lasciatogli dal marito di sua sorella.
Era una donna che sembrava più anziana di quanto non fosse in realtà, forse per lo stress, aveva raggiunto la cinquantina da poco, magra e con i capelli raccolti in un chignon.
<< Vado molto orgogliosa di lui, ma vorrei che fosse un po’ più socievole. Non vuole nemmeno uscire dalla sua camera, vene fuori solo per aiutarmi ogni tanto. Personalmente non entro nemmeno nella sua stanza, ci sono macchinari strani e non voglio far esplodere la casa.>> Si mise a ridere. I due erano certi di averla sentita pronunciare a bassa voce qualcosa come un << Di nuovo.>>
<< Potremmo parlargli?>>
<< Se riuscite a superare la sua guardia del corpo, fate pure.>>
Davanti alla porta, infondo al corridoio, andava avanti e indietro un Electrike con aria battagliera. A un attento esame si poteva notare che una delle sue zampe anteriori era stata sostituita da una protesi metallica. Sembrava degna, se non migliore, di una di quelle ospedaliere.
Quel Pokémon faceva da guardia alla porta della camera del ragazzo, inizialmente aveva programmato dei droni che sparavano palline di carta e saliva, ma realizzò ben presto che toglierle dai muri ogni volta era una faticaccia.
<< Piccolo, ci fai passare?>> In risposta mostrò all’operatore della cinepresa e alla giornalista una fila di denti affilati e leggermente elettrificati. Era pronto, non a divorare, a mordicchiare di certo.
<< Ely, cuccia.>> Alle parole dell’anziana donna la creaturina si sedette per terra ancora sull’attenti, ma senza perdere di vista i due ospiti. Una mossa sbagliata e sarebbero stati attaccati.
E quelle due fila di dentini erano particolarmente poco attrattivi.
Aprirono piano la porta della camera dopo aver bussato senza ricevere una risposta. Non avevano idea di cosa si sarebbero trovati davanti.
L’intera stanza era riempita di macchinari e formule matematiche scritte su tutti i muri e i pavimenti. Le tecnologie erano estremamente avanzate, era presente anche quello che aveva l’aria di un sistema di invio e ritiro tipico dei centri Pokémon. Libri di matematica e ingegneria ovunque, il piano da lavoro era coperto da pezzi di ferro e progetti di costruzione. Solo il letto era ordinato in tutta quella Babilonia.
Al centro della stanza, per terra, era seduto, con una chiave inglese in mano, un ragazzo dai capelli blu che si destreggiava con uno strano macchinario.
<< Salve, hai un minuto? Siamo di Giubilo Tv e stiamo facendo un servizio sui giovai geni della region...>>
<< Se non volete farvi male non fate un passo e restate sulla piattaforma di gomma isolante. Tutta la stanza potrebbe finire elettrificata se sbaglio il contatto. Se non volete una scossa elettrica allora non vi muovete.>>
I tre rimasero fermi mentre continuava senza sosta a lavorare. Solo quando fece cenno di avvicinarsi permise loro di muoversi verso di lui.
<< Ehm… ci concederesti un'intervista? E su cosa stai lavorando?>>
<< Si tratta di una sistema che collegato alla GTS permetterà agli Allenatori di scambiarsi i Pokémon molto più velocemente semplicemente inserendo una serie di informazioni maggiori. I server attuali sono troppo lenti e non possono sopportare troppi dati. Per l’intervista.. non sono interessato.>>

Si alzò facendo un rumore con le ossa della schiena. Si tolse gli occhiali di protezione e i giunti e li posò sul ripiano.
Si girò poi verso di loro, aveva due occhiaie profonde e le sopracciglia erano quasi assenti, come se le fosse rasate, i capelli blu coprivano buona parte della faccia mostrando solo quei suoi inquietanti bulbi oculari e la bocca. Veniva da chiedersi se lì sotto non fosse un mostro.
<< Non sono interessato a cose come interviste, mi distraggono dal lavoro.>>
<< Ma è solo una cosa di pochi minuti, gli altri geni della reg...>>
<< Non mi importa cosa dicono gli altri imbecilli vanagloriosi che popolano questa regione. A me importa solo delle mie ricerche.>> Mise fine al discorso cacciandoli via in malo modo.
L’anziana sospirò scusandosi per il suo comportamento, non sapeva da chi avesse preso. Aveva un pessimo carattere, ma non era una cattiva persona. Doveva aver preso, probabilmente, tutto dal padre.

Corrado inizio a leggere annoiato la posta che aveva ricevuto dai suoi concittadini, bastava parlargli invece di inviargli lettere, erano nella stessa città dopotutto.
Leggere tutte quelle parole, spesso sgrammaticate, era una fatica. Non che stesse criticando il sistema educativo cittadino.
Tra tutte quelle missive ce ne era una strana, lo ringraziava per una protesi di metallo. Non comprendeva cosa intendesse, lui non aveva costruito nessuna protesi. Non era proprio uno dei suoi passatemi creare gambe o braccia, per quello c’erano gli ospedali o gli artigiani. Lui si svagava solo a creare le “trappole” elettriche disseminate per la sua palestra, nonostante provocassero un leggero esaurimento nervoso ai suoi sottoposti e studenti ogni volta che ne inventava una nuova causando il mutamento completo dell’intera area.
<< Ehi, Erick.>> Fece avvicinare un ragazzo poco lontano dalla sua scrivania che stava mettendo al loro posto alcuni documenti di cui il biondo non voleva occuparsi. << Qui in città c’è qualcuno in grado di fabbricare delle protesi di livello ospedaliero?>>
<< Se ci provasse lei, signore.>>
<< … Grazie, Capitan Ovvio. Intendevo qualcuno oltre a me.>> Rispose scocciato. Non credeva di doverlo specificare.
<< Ci sarebbe quel tipo, quello che vive con la vecchia signora vicino al porto. Ma non vedo perché dovrebbe costruire qualcosa per un altro. È un tale cinico. Mi sorprende che non lo conosca.>>
<< Ed è intelligente?>>
<< Uh...>> Fu dubbioso. << Dicono che sia abbastanza intelligente quasi da raggiungerla, ma sono certo che siano solo voc...>> Corrado si alzò dalla sedia e prese dall’attaccapanni la sua solita giacca blu e gialla. Forse la catena era di troppo? No, nessuno se ne era mai lamentato. << Dove sta andando?>>
<< Casa della vecchia signora accanto al porto, giusto? Ci vediamo tra un paio d’ore, se qualcuno chiede sono in officina e non voglio vedere nessuno.>>
Prima che il povero ragazzo potesse dire qualcosa, il suo capo se ne andò velocemente. La solita storia, quando qualcosa smuoveva il suo interesse andava a vederla ignorando tutto il resto.
E ora toccava a lui mettere al loro posto le varie lettere già lette. Cercando di schivare le pesanti chiavi inglesi che finiva costantemente coperte dalle carte.
<< Santo Arceus, dammi la forza.>>

Corrado bussò educatamente alla porta di legno che aveva davanti, le indicazioni ricevute portavano tutte lì. Sperava di non aver sbagliato, non aveva un gran senso dell’orientamento e anche nella sua città faceva fatica a destreggiarsi. Era uno dei motivi per cui aveva costruito casa sua sopra la palestra.
<< Sì, chi … ma lei è...>> La donna aprendo restò sorpresa alla sua vista.
<< Lei è per caso la… zia(?) di un giovane genio?>> Chiese dubbioso, non voleva dire una cosa come “nonna” rischiando di essere colpito da qualche arma impropria, tanto più che poteva scorgere un grosso ombrello dietro di lei.
<< Sì.>>
<< Posso rapirlo o le crea disturbo?>>
La donna lo fissò qualche secondo per essere sicura che fosse Corrado, credeva di sbagliarsi viste quelle parole. Poi sentenziò. << Salga le scale, infondo al corridoio a destra, attento all’electrike e indossi le patine isolanti. Se si lamenta o rifiuta può portarlo fuori con le corde di gomma nello sgabuzzino, le uso quando non vuole aiutarmi a fare la spesa.>>
<< … Lo faceva anche mio nonno, sa?>>




 

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Capitolo 2
*** Il genio e il Capopalestra: In giro per Arenipoli ***


Salite le scale, Corrado rimase a fissare la guardia del corpo, aveva la classica espressione che diceva “Fai un passo e dì addio al tuo sedere”, gli ricordava quella che faceva spesso a Vulcano quando, a suon di musica caraibica, tentava di coinvolgerlo in uno dei suoi trenini.
Era un esperto di Pokémon elettro, un Electrike non era un ostacolo insormontabile, bastava usare l’esca giusta con lui. Frugò nella sua giacca, teneva sempre qualcosa di adatto per i Pokémon con un pessimo carattere, e tirò fuori una strana pallina gialla morbida al tatto: un poffin. Una pietanza tipica di Sinnoh, erano spesso usati per le gare tra Pokémon, ma era utile anche per calmare alcune specie sfruttando il gusto. A giudicare dal suo carattere era un tipo grintoso, il gusto aspro allora lo avrebbe attirato e distratto.
Certo, avrebbe potuto tirare fuori uno dei suoi compagni e metterlo k.o., ma non gli sembrava il caso. Era ospite, non voleva mettere in disordine, era lì solo per un rapimento.
Aveva imparato quelle cose all’ultima riunione dei Capopalestra, Fannie li aveva ammorbati per ore con consigli di gare, moda, cucina e tutto il resto. Sempre meglio di Omar, dopo aver messo una colonna sonora spagnola, aveva steso Ferruccio con una axe handle.
Messo in posizione di non offendere, passò oltre il canide, intento a masticare il cibo che gli era stato generosamente ceduto. Inizialmente non aveva fatto caso alla protesi della gamba, ma dopo averla vista questa rafforzava i suoi sospetti.
Aprì senza bussare, ritrovandosi davanti allo stesso panorama che poche ore prima i giornalisti avevano visto. La principale differenza era che lui riusciva a capire quasi tutto quello che aveva davanti.
Il giovane era all'opera sempre sul solito macchinario, ma stavolta sembrava intento a fare un lavoro di programmazione sul computer, ringraziava la sua buona vista per il poter vedere, anche da lontano, il codice che stava scrivendo. Era un sistema di trasferimento avanzato della GTS?
Avanzò e si sedette accanto a lui iniziando ad osservare i collegamenti della macchina, forse con un po’ di impegno si sarebbe potuto compattarla, ma con le risorse disponibili a uno della sua età era impossibile. Avrebbe potuto dargli qualcuno dei fondi nazionali che gli venivano stanziati per la palestra, tanto non li usava quasi per niente.
L'altro non mostrava nessun interesse per lui, quasi non gli importasse nulla. E forse era così.
Ciò durò sino a quando, in un misterioso moto inventivo, Corrado gli strappò dalle mani il portatile e iniziò a modificare le stringhe appena scritte.
<< Se utilizzi questo codice potrai saltare un paio di passaggi più in avanti, senza contare che alleggerirai la connessione nelle zone più montane. Lì non c’è la velocità di connessione che abbiamo qui in zona marittima.>> Andò avanti per qualche minuto dandogli buoni consigli.
Poi ricevette una risposta. << E tu chi saresti?>>
<< Corrado, Capopalestra della città. Sono qui per sequestrarti.>> Ammise senza remore. Era decisamente  fraintendibile.
Conclusa la frase tirò da un’altra tasca della giacca fuori una Pokéball dalla quale fece uscire un grosso scimmione giallo-nero. Senza una parola mise in spalla il ragazzino e seguì il suo allenatore fuori.
Electrike non aveva ancora finito di mangiare il poffin, agli occhi del suo padrone era diventato improvvisamente un mangiapane a tradimento. Un Giuda, un Cassio, un Giratina!
Nel salotto la zia stava bevendo con tranquilla una tazza di tè con dei biscotti mentre guardava il suo show preferito alla tv.
<< Zia, mi sequestrano.>>
<< Lo riporti per le otto, se vuole si può fermare a cena.>>
<< Lo apprezzo molto, signora. Lo porterò a casa in tempo.>>
Detto ciò lo portò fuori di casa chiudendo la porta, non gli diede nemmeno il tempo di mettersi un abito pulito. La sua maglietta era sporca di grasso  e olio, era già tanto che non avesse le pantofole ai piedi, ed era sicuro che la zia non gli avrebbe riaperto casa anche bussando.
Ora bisognava decidere la prima meta della loro gita, non che si aspettasse molto da lui. Aveva la stessa espressione infastidita di un suo conoscente che un tempo viveva lì ad Arenipoli, anche la stessa capigliatura, ma era praticamente impossibile che i due avessero qualche rapporto di parentela. Era figlio unico e non era il tipo da avere figli, troppo impegnato col suo lavoro e con le sue ricerche per l’amore.
E poi per quanto ne sapeva aveva fatto una brutta fine alcuni anni fa.
Rimase un po’ a riflettere prima di trovare l’idea giusta e, sopratutto, di farlo mettere giù dal suo Electivire. Non si era attorto che era così magrolino, che in verità, avrebbe potuto portarlo in spalla lui stesso, aveva più muscoli di quanto non sembrasse.
<< Allora, cosa vuoi, rapitore?>>
<< Sei un genio, vero? Voglio vedere cosa sia fare.>>
<< Oh sei uno di quelli che non hanno nulla di meglio da fare che cercare un rivale in un ragazzino di nemmeno venti anni? E tu quanti ne hai? Quaranta?>>
<< No. E non ritirare fuori l’argomento.>> Corrado era giovane dentro. A prescindere da quella anagrafica.
Ormai il blu non aveva alcuna scelta se non quella di seguirlo, appena libero avrebbe creato un sistema di teletrasporto per situazioni future del genere.
La prima meta decisa fu il sistema di ponti con pannelli solari, voleva che gli desse un parere sulla sua invenzione preferita. Dopo la trappola elettrica che l’associazione delle nazioni unite gli aveva impedito di montare perché possibile crimine contro l’umanità. Non per sadismo, ma per il gusto del proibito.
Aveva gli stessi sentimenti quanto, alle riunioni dei Capopalestra sopraccennati, portava una torta glassata solo per tentare Marzia ad abbuffarsi mandando al creatore l’allenamento. Aveva uno spirito allegro più di quanto non sembrasse. Vulcano doveva averlo infettato con qualche strano morbo, prima o poi si sarebbe trovato con i capelli afro.
<< Su, non fare quella faccia… almeno quello che vedo. Ti piacerà.>>
<< Ho bisogno di un adulto?>>
<< … Conosco la citazione, so cosa significa, sta zitto e seguimi.>>
A malincuore stette zitto e ubbidì, Corrado sembrava essere particolarmente su di giri.
Ed ne ebbe ragione, il sistema di pannelli fotovoltaici che si estendevano per tutto il ponte erano un capolavoro d’ingegneria, abbastanza resistenti da sopportare il peso di diverse persone  senza compromettere la loro funzionalità. Li aveva visti molte volte, ma non aveva mai avuto la possibilità di analizzarli. Quando aveva tentato di smontarli per vederne il funzionamento e i materiali usati era stato riportato a casa dalla polizia in manette e messo un piccolo avviso nella stazione con scritto “Tenere lontano da cavi elettrici e cacciaviti presso le strutture pubbliche”.
Non pensava che andare lì con l’uomo gli avrebbe permesso di vedere addirittura il sistema dei circuiti e, tramite un piccolo palmare, anche i progetti di base. A quanto pareva quel biondino non era idiota come sembrava ad una prima occhiata, anzi magari era avvero intelligente.
Il biondo era sorpreso dal fatto che fosse così poco a conoscenza degli abitanti della sua città, ma visto il suo menefreghismo forse doveva aspettarselo.
<< Signor Corrado!>>
L’attenzione dell’uomo venne richiamata da un gruppo di ragazzi della stessa età del suo ostaggio, lui si girò dall’altra parte, dovevano essere suoi conoscenti.
Erano un gruppo ben nutrito di liceali, lo attorniarono in pochi secondi escludendo, volontariamente o meno, l’altro.
<< Cosa ci fa in giro signor Corrado?>> << Ha da fare, signore?>> << Ci dà dei consigli con i Pokémon, signore?>>
Le loro voci si sovrapponevano arrivando ad essere quasi fastidiose, come uno di quei video con l’audio mal registrato in un qualche cinema. Sì, lo streaming era il suo punto debole.
<< Sono qui con un amico.>> Disse con un leggero dubbio nell’ultima parola e indicandolo mentre continuava a fissare il sistema elettrico.
<< Parla di Occhispenti?>>
<< Occhispenti?>>
<< Lo chiamiamo così, il suo sguardo è inquietante. Anche in classe, non partecipa mai e ci fissa con quello sguardo. Ha anche fatto piangere delle ragazze semplicemente girandosi, non lega con nessuno. Sta lontano pesino dai Pokémon durante le lezioni all’aperto, gli interessano solo le macchine. Se fossi in lei gli starei lontano.>>
Questo spiegava molto su di lui, come poteva migliorare come essere umano se veniva continuamente estraniato dagli altri? Forse inizialmente ci provava, ma col tempo si era arreso, in oltre quindici anni un uomo può spezzarsi.
O forse era semplicemente nella sua natura.
<< Non dite così, ragazzi, sono certo che...>> Attese qualche secondo, ora che ci pensava non conosceva il suo nome. Non glielo aveva chiesto. << … Non ti ho chiesto il tuo nome.>> Disse aprendo gli occhi, era stato terribilmente maleducato nei suoi confronti.
<< … Il mio nome è...>>

Un gruppo di persone dai capelli a caschetto turchesi, che agli occhi di un profano potevano sembrare dei cloni prodotti in serie, lavoravano su una serie di computer ad alta velocità, sembrava una tecnologia estremamente avanzata. Sullo schermo principale era visibile una mappa della regione.
<< Comandate! Abbiamo trovato l’obiettivo Codice:Tempo001 ad Unima! L’obiettivo Codice:Errante001 si trova invece ad Alola!>> Urlò una recluta girandosi per un istante mentre stampava un lungo documento per consegnarglielo.
Il comandante, un uomo dai capelli blu che ricordavano un paio di corna sorrise leggendoli. << Vedo che avete trovato anche l’obiettivo principale. Invia Martes ad Arenipoli, abbiamo trovato Codice:Erede000. Il figlio del comandante Cyrus: Hilmes.>>







BAM! (Da leggere con la faccia di Toffee da Star vs the Force of Evil) Sorpresa! Vi aspettavate il colpo di scena finale? Ho fatto di tutto per evitare che si scoprisse che il ragazzo non era Cyrus, ma suo figlio e che la storia si svolge qualche anno dopo che Cyrus è finito nel Mondo Distorto.
Per la cronaca, Codice:Errante0001 e Codice:Tempo001 sono personaggi originali collegati tra di loro, ma niente SPOILER.
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Capitolo 3
*** L'attore entra in scena! ***


<< Bishar-Ken-Horp non ti ha mai detto cosa accadde a tuo padre?>> Chiese tuonando con furia l’uomo mascherato.
<< Mi ha detto abbastanza, Fantasilvestro! Che sei stato tu ad ucciderlo!>>
<< NO! Io sono tuo padre!>>
Il giovane urlò al dolore di quell’imprevista scoperta, non sapeva cosa rispondere. Letteralmente. Il copione che gli avevano dato da studiare si fermava praticamente lì.
Il regista fece rumore col ciak interrompendo le riprese con uno sguardo pieno di soddisfazione, il nuovo film che stavano girando stava venendo fuori proprio bene. Aveva assunto a buon prezzo ben due star per la sua serie di film, “Atto I” aveva venduto molto bene e con il colpo di scena del rapporto di parentela tra Fantasilvestro e l’ultimo Guerriero Lucario avrebbe fatto un sacco di soldi.
Pregustava i guadagni. Una mentalità talmente imprenditoriale che Elisio aveva solo da imparare.
<< Va bene, potete andare a riposarvi!>>
Silvestro si tolse il mascherone spaziale che era costretto ad indossare per le riprese, era invidioso del giovane collega ventiseienne che poteva indossare un semplice tunica. Non aveva più l’età per certe cose.
Voleva godersi la pensione, ma vedere i bambini gioiosi quando vedevano il suo volto al cinema lo riempiva di gioia ed energie.
Per essere un villain aveva lo spirito dell’eroe, ruolo che da giovane aveva spesso recitato nei film di arti marziali.
L’altro, togliendosi la veste, fece un pesante sospirò per riprendersi dall’urlo lanciato poco prima. Finalmente le registrazioni erano finite e poteva andare nella sua roulotte a riposarsi, uno dei lati positivi del Pokéwood era che poteva evitare di essere asserragliato da fan esaltati.
Si buttò subito sul suo letto, recitare era difficile quanto affrontare uno dei Superquattro, ricordarsi tutte le battute, le espressioni, le mosse, i corsi di spada, ecc. ogni volta sul palco gli ricordava la sfida affrontata per diventare Campione qualche anno prima… ma finiva sempre in modo diverso. Alla fine non arrivava lui.
Gli mancava. Quella persona. Quel principe che rispondeva al nome di N.
Quell’assurdo allenatore del Team Plasma, diamine se lo faceva sentire strano ad ogni loro incontro.
‘’Al fondersi e confondersi di valori diversi, il mondo si va tingendo di tinte fosche. Non posso permetterlo! La separazione tra Pokémon e uomini sarà netta, come tra bianco e nero. Solo in questo modo i Pokémon potranno diventare esseri completi. Questo è il mio sogno! Un sogno che devo realizzare a tutti i costi! Nero! Ce l’hai anche tu un sogno?’’
Certo che lo aveva! Diventare il Campione! E alla fine c’era riuscito! E allora perché?! Perché si sentiva così male?! Lo aveva realizzato! Aveva avuto successo! Perché era vuoto dentro?!
Da quel giorno, forse, era tutto cambiato. Quando lo vedevano molti rifiutavano lo scontro. Chi poteva avere possibilità contro il Campione?
Ovviamente esisteva la possibilità di perdere il titolo di proposito, ma sentiva che era sbagliato nei confronti di tutti. Per questo si era dato al cinema.
Poteva provare qualcosa di nuovo, ma anche questo gli stava venendo lentamente a noia. Finito il terzo e ultimo film della saga probabilmente avrebbe abbandonato definitivamente quel mondo.
Poi, mentre era immerso nei suoi pensieri, l’Interpoké cominciò ad emettere una serie di squilli che lo fece sobbalzare. Chi lo stava chiamando?
Rispose senza pensarci troppo e una voce fin troppo alta gli urlò contro allegramente.
<< Bella, zio! Ho visto il tuo nuovo film! Spacca troppo!>>
Gli riattaccò il telefono in faccia. Fece un profondo respiro e lo richiamò, ringraziando che non attivasse mai la camera del dispositivo.
<< Dadì, Lilì non ti ha detto spesso di non accettare strane caramelle dagli estranei?>>
<< Andiamo, cerco di sembrare più giovane. Non è facile trovarsi ragazze, non voglio arrivare ai trenta solo come un cane!>>
<< Dadì, hai ventiquattro anni. Comunque spero che tu non mi abbia chiamato solo per questo, sono molto impegnato.>>
<< Come no, a quest’ora rifletti su quel tipo, N, sentendo probabilmente canzoni deprimenti. Se fossi nei tuoi Pokémon farei una lunga vacanza senza di te.>>
Colpito e affondato. Dadì aveva un sesto senso per queste cose davvero incredibile, indovinava tutto quello che faceva al primo colpo. Peccato che ragionasse come un poppante per tre quarti del tempo.
<< Sigh...>> Sospirò. << Cosa c’è allora?>>
<< Che ne diresti di venire qui a Sciroccopoli? Hanno aperto la nuova gelateria, il loro motto? “Riempi il vuoto emotivo con due chili di gelato!”>>
<< … Dammi dieci minuti.>>
Nero si alzò svogliato dal letto, non gli andava per niente di andare a Sciroccopoli, ma la prospettiva di un tale gelato lo spingeva lì. E poi Dadì non avrebbe chiuso il becco se non fosse andato da lui, era insistente e con la testa dura come quella di un Tauros.
Mise in testa un cappello, un paio di occhiali da sole e le sfere alla cintura, per non farsi riconoscere dai fan bastava poco, ma in modo oculato.
Recarsi alla città non era troppo difficile, era felice di aver insegnato al suo Reuniculus il Teletrasporto. Ogni volta che aveva qualche problema e doveva scappare, lui era accanto a lui nella fuga. Uno dei suoi compagni più fidati. E propensi alla corsa a gambe (o liquido non newtoniano) levate.
Lo fece uscire fuori dalla sua sfera in un bagliore luminoso, si stiracchiò le braccia ed emise un paio di versi. Era felice di vederlo, un sorrisino di gioia passava da un bordo all’altro del viso, sapeva già che voleva venire teletrasportato e lui amava farlo! Spostarsi da un posto all’altro in pochi secondi era un divertimento assicurato! Doveva essere una cosa tipica dei Pokémon psicho.
Nero non fece nemmeno quasi in tempo a dirgli dove voleva andare che questo lo prese di peso, mostrando una sorprendente forza per una creatura gelatinosa e lo portò via con sé. Era un po’ quello che N desiderava, Allenatori e Pokémon che vivevano felicemente.
Il biondo guardò il suo orologio, era in ritardo, lo stava aspettando da quindici minuti buoni e non si era ancora fatto vedere.
<< Scusa, scusa!>> Nero arrivò di corsa respirando a fatica. << Reuniculus ha voluto andare a tutti i costi a vedere un Musical, è fissato.>>
Dadì incrociò le braccia infastidito, le solite scuse che montava ogni volta. Sapevano tutti che il suo Pokémon si teletrasportava nei posti peggiori prima di portarlo alla meta, andava sempre su di giri.
Ma va beh. C’era di peggio.
Sorvolò sulla questione e gli fece un gesto della mano per farsi seguire. La gelateria era molto richiesta, se non si sbrigavano avrebbero trovato una fila spaventosa.
Nemmeno una settimana e si era già diffusa la notizia del buon sapore dei loro prodotti, qualcuno ipotizzava la corruzione dei giornali gastronomici della regione con tanti di quei soldi che un Meowth avrebbe sbavato alla sola vista.
Il prodotto sembrava la testa di un Pokémon diverso a seconda del gusto, quello al pistacchio aveva la forma del miglior starter della storia, Bulbasaur, con tanto di pallina a forma di bulbo, quello alla fragola di Jigglypuff, e si diceva persino che potesse guarire l’insonnia,, quello al gusto cioccolato da Geodude e così via.
Solo una volta seduti ad una panchina Nero non poté fare a meno di notare gli assurdi vestiti dell’amico, sembrava uscito da uno di quei video di aspiranti rapper demenziali, aveva più boxer che pantaloni e quel cappello ridicolo provocava una crisi di riso convulso.
<< Crisi di mezz’età precoce?>>
<< Non puoi capire tu che hai successo con le donne, come Lilì.>> Commentò infastidito, era stato colpito da una fucilata nel suo senso dello stile. << E poi, perché tu è Lilì vi siete mollati? Non me lo avete mai detto. Eravate tutti pucci pucci e picci picci, sembravate usciti da uno di quei fumetti per ragazze che mi fanno venire il diabete.>> Chiese mangiando il gelato.
<< Ci frequentavamo da quando avevamo sedici anni, poco dopo che ho conquistato la Lega. Poi a ventitré lei voleva dei figli, io non potevo e… ho pensato che potesse avere di meglio...>> Rispose abbassando lo sguardo intristito, aveva riportato alla mente un brutto momento della sua vita.
Dadì trasalì, non voleva, non sapeva, diamine che mancanza di tatto! Voleva provare a dire qualcosa, chiedere scusa.
<< Ehi, guarda quella gente.>> Nero indicò una folla che stava lasciando il parco per andare a vedere qualcosa. Una nuova attrazione? Delle star? Magari Camelia stava facendo una qualche esibizione speciale in palestra? 


La ragazza si guardò intorno imbarazzata, non aveva idea di cosa stesse succedendo? Un secondo prima era a casa sua e ora era in un luogo completamente sconosciuto, attorniata da tizi vestiti in modo strambo, gli edifici colossali più del palazzo reale dove viveva e passava le sue giornate. E dove era finito il verde? Era meno della metà!
<< Buon Arceus, dove sono?>>



La storia si sposta per un paio di capitoli a Unima, da Nero. Lo so, Dadì e Lilì appaiono in B2&W2, ma ci saranno qualche differenza secondarie. Visto che i due non erano necessari alla trama dei giochi ho voluto fare un'aggiunta qui nella ff.
Presto Nero si incontrerà con la ragazza e con Hilmes. Lo dice anche la descrizione della storia, non è proprio una sorpresa, eh?

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Capitolo 4
*** L'attore e la principessa ***


Nero, col gelato a forma di Psyduck ancora in mano, costrinse l’amico a seguirlo per vedere cosa stesse accadendo. Gli veniva il dubbio che ci fosse qualche collega, altrimenti non si spiegava tutto quell’assembramento di persone incuriosite. Non le vedeva da quando Silvestro aveva per sbaglio rivelato dove si sarebbe svolto il loro film.
Cercò di sporgersi con difficoltà oltre la gente sino a quando, scocciato, riuscì a dare un’occhiata. A forza di fare combattimenti di Pokémon di alto livello aveva migliorato la sua vista cinetica. Anche un breve momento gli bastava per esaminare il più possibile l'immagine in movimento.
Un po’ come il detto “quando due maestri di spada scontrano le spade il tempo si ferma”.
<< Allora, Nero bro, cosa hai visto?>>
<< Ti prego non chiamarmi “Nero bro”. Mi fa venire i brividi.>> Iniziò tremando. << C’è una ragazza strana lì in mezzo.>>
La descrisse senza troppi problemi e con sicurezza. Non aveva il tipico abbigliamento di Unima, o in generale dei tempi moderni, sembrava uscita da un film in costume come “Cesare contro Virizion” con una tunica tutt’altro che moderna. I suoi capelli avevano un’assurda tonalità bicolore violacei con qualche ciocca nera, i suoi geni recessivi e dominanti stavano decisamente facendo a botte.
Infine i suoi occhi erano color ametista.
La cosa che gli saltò più agli occhi era un certo misto tra imbarazzo e paura, come se non volesse stare lì o non sapesse come c’era arrivata.
Fece un profondo sospirò di rassegnazione e, lasciato il gelato mezzo sciolto in mano all’amico, tirò fuori dalla cintura una seconda sfera, che conteneva il Pokémon più adatto alla situazione. Fece uscire una creatura di poco più di un metro simile a un lampadario acceso con fiammelle azzurre.
Sbatté velocemente gli occhi iniziando a sbavare alla vista di tutte quelle persone. Dadì si chiedeva come facesse e se avesse una bocca da cui sbavare.
Smise allo sguardo di rimprovero del suo allenatore, regola numero uno per Chandelure: non si toccano le anime della gente. Gli lasciava mangiare un sacco di cibo Pokémon, non aveva bisogno di nutrimento extra illegale.
Spiegò rapidamente la sua strategia al compagno che rispose con l’aria di chi non voleva proprio faticare, stare sempre in panciolle lo aveva fatto diventare un tale viziato?
<< Capisco, Chande, non vuoi aiutare il tuo allenatore. Allora magari dovrei mandarti dalla mamma. O chiedere, magari, al signor Acromio. Quello scienziato pazzo che mi ha lasciato il suo numero sembrava molto interessato al nostro legame uomo-Pokémon.>> Disse malizioso.
A quelle parole la creatura trasalì e porse uno dei suoi bracci per mettere in atto il piano, il biondo lì accanto non ci teneva a sottolineare quanto fosse ridicola quella cosa. Non ne aveva diritto con quei pantaloni.
Nero cominciò a volare aggrappato allo spettro oltre la folla, poi, quando fu abbastanza vicino, si buttò atterrando in piedi e togliendosi occhiali e cappello rivelando a tutti la propria identità.
<< Buongiorno a tutti, signore e signori!>> Alla sua vista iniziarono tutti a confabulare sorpresi, allora si trattava di una mossa pubblicitaria per un nuovo film? << Felice che abbiate accolto in questo modo la nostra speciale pubblicità a sorpresa! La ragazza qui presente reciterà con me in un futuro film, trattateci bene!>> A quella parole scoppiò un applauso corale da parte del pubblico.
Alla fine se la cavarono semplicemente con Nero che si ritrovò con una mano mezza morta per i troppi autografi che si era ritrovato a firmare.
La ragazza continuava a restare confusa per quella situazione, e chi, se non Dadì, poteva farsi avanti?
<< Bella, sorella! Butta tutto apposto? Siamo qui  per aiutarti un cifro!>>
Lo fissò per qualche secondo. << Temo che il suo amico stia avendo un ictus.>>
<< Sì, lo penso anch’io. Era un brav’uomo, non facciamo accanimento terapeutico e lasciamo che vada in un posto migliore.>>
Che crudeltà! Che cinismo! Che lingua tagliente, aveva visto Shyther con falci che al confronto erano forbici dalla punta arrotondata.
Ignorarono i suoi commenti offesi, Nero c’era abituato, ma anche lei sembrava avere una certa esperienza nel settore.
Beh, non poteva lasciarla andare cos… cosa diamine stava facendo Chandelure?
Il lampadario spirituale si era messo a girare allegro attorno, non era un tentativo di pranzare, ma stava giocando. Era strano, la sua natura era ritrosa, non si fidava molto degli altri e ora, invece, si stava facendo coccolare da una completa estranea.
Persino con lui agli inizi non lo stava mai sentire.
<< Quindi il tuo amico si chiama Nero e fa l’attore cinematografico? Hm… ma cos’è un cinema?… Oh è come il teatro, ma più in grande, ho capito.>>
Si era messa a parlare con Chandelure? No, dai, non scherzare. Solo una persona era stata in grado di fare una cosa del genere e non era lei.
Aveva una specie di sorriso nervoso, poi sobbalzò.
<< Come sarebbe che siamo nel 20XX?>> Chiese sorpresa. << Questa epoca… Chandelure, hai mai sentito parlare di un allenatore di nome Lewis?>>  Domandò ansiosa.
Girò facendo su sé stesso facendo segno di no. Onestamente l’attore non ci stava capendo più nulla di quella situazione, si era perso a metà discorso. Almeno la parte che aveva capito, non era così confuso da quando Silvestro lo convinse a partecipare al suo film fiasco intitolato “L’urlo di Hitmonlee terrorizza anche l’occidente”. Che poi fiasco era una parola grossa, aveva un suo pubblico ristretto di Cinturanera e Combat Girl. Rudy, un Capopalestra straniero, era arrivato facendo surf da Hoenn solo per avere un autografo. Come avesse fatto a non farsi mangiare da qualche Sharpedo era un mistero.
<< Ah, giusto. Non mi sono presentata.>> Fece un leggero inchino, di quelli eleganti che vedresti fare tra nobili. << Mi chiamo Aletheia Harmonia Gropius, principessa di Omas. Anche se in questa epoca probabilmente la chiamate Unima da quanto mi ha raccontato mia madre.>> Nero rimase impalato. << Per farla breve, a quanto pare, vengo da circa 2500 anni fa. Piacere di conoscerti.>>
Il ragazzo rimase lì fermo sino a quando Dadì, ripresosi, mise una mano sul suo collo per sentirne le pulsazioni.
<< Tranquilli, è vivo. È solo svenuto in piedi, moderno Ben Kei.>>



 

Oggi ho fatto due capitoli visto che questo era molto breve. Vi dico sin da ora che il prossimo è decisamente diverso dagli altri.
Abbiamo conosciuto due membri del team di Nero, presto gli altri.
Nel prossimo appare un personaggio che creai anni fa in veste moderna.

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Capitolo 5
*** Dark Darker Yet Darker ***


A venticinque anni ho intuito che la luce e l'ombra sono i lati opposti della medesima cosa, che il luogo illuminato dal sole viene sempre raggiunto dall'ombra.
[Natsume Soseki]

L’uomo smise di zappare, si limitò ad appoggiarsi a peso morto sulla zappa, erano ore che lavorava ed era ormai stanco. Il suo orto stava venendo su davvero bene, gli dava un senso d’orgoglio personale incredibile.
<< Zoroark, Lucario, come vanno gli alberi?>>
I due canidi emisero dei versi, indossavano un cappello di paglia a testa per ripararsi dal caldo mentre mettevano nei cestini alcune bacche mature.
Tutto scorreva tranquillo, quando fu richiamato da un rumore.
Una strana tizia dai capelli viola e una tuta terribilmente ridicola, accompagnata da un particolarmente puzzolente Skuntank, si stava avvicinando. Chi era? Tutti sull’isola sapevano che dovevano stare lontana da quella zona della Collina Diecicarati. Era sua proprietà privata.
<< Allora è lui, me lo immaginavo molto diverso. Più figo.>> Commentò vedendolo.
L’uomo in effetti non era nel migliore degli stati, oltre a un abito da contadino sporco di terra, aveva una barba di media lunghezza, nata dal suo non curarsi del proprio aspetto fisico e diverse bende sulla faccia che coprivano l’occhio destro. I capelli pece cadevano disordinati, non doveva avere nemmeno quarant’anni, eppure sembrava averne decisamente di più.
<< Il signor Lewis Ridkraa, presumo.>>
<< Se sei una piazzista, sappi che non compro nulla. Se sei una testimone dell’Helix Fossile sappi che prego raramente Bird Jesus.>>
<< Bird… Jesus? No, no, sono qui per altro. Il mio “capo”...>> Disse schioccando la lingua con una nota di disprezzo. << … vuole parlare con lei. Sa, vorremmo alcune informazioni che lei ha di certo, signor Lewis. Anche se noi la conosciamo come Code:Errante001.>> Lewis alzò il suo unico occhio dal terreno facendola trasalire, l’iride era uno strano miscuglio di nero, bianco e rosso. Come poteva esistere un tale colore? Non era naturale. Ritornò composta. << Preferisce forse gli altri suoi sopranomi? “L’uomo venuto dall’altro mondo”, “Il cavaliere nero”, “Occhio solo”?>>
<< Come avete tutte queste informazioni?>>
<< Abbiamo molte altre informazioni, ma se non vuole aiutarci potremmo sempre chiedere a sua mogli… pardon, ex moglie. Ma potrei non essere così propensa al dialogo.>>

L'oscurità sa sempre come farsi breccia in un cuore ferito.
[Tetsuya Nomura]

Lewis lasciò cadere per terra la zappa e si avvicinò lentamente. Lucario e Zoroark non fecero una mossa.
<< Cosa ti fa credere che tu, dopo queste parole, possa lasciare viva questo posto?>>
Una serie di cupi ululati e ruggiti riempirono l’aria. Velocemente le parti più alte della montagna cominciarono a riempirsi di Pokémon, Lycanroc di tutte e tre le forme, Machop, semplici Zubat e Rockruff e persino Hakamo-o e la linea evolutiva di Deino, Hydreigon compreso, li avevano circondati capitanati da quello che aveva l’aria di un Absol con un sguardo particolarmente freddo.
La donna e il suo Pokémon erano circondati da ogni direzione. La fuga era impossibile.
<< Facciamo un gioco, signora intrusa. Se riesci a darmi dei buoni motivi per non dire ai miei amici di ucciderti... magari mi limiterò a farti del male. Molto male. Non credere che io sia gentile come la mia ex moglie.>> Affermò con un inquietante sorriso che sembrava quasi andare da un orecchio all’altro.

In quell’esistenza vissuta in modo piccolo e patetico,
i morti bussano ad una porta ormai chiusa, no?
[…]
Gole e corpi si aprono in squarci che si allargano
per poterne disciogliere il cuore morto,
ingoiando la vita con lentezza,
cavandone gli occhi.
Ehi, anche tu lo hai desiderato, vero?
Nei momenti in cui mi guardavi;
Quel tipo di anima tragica
vedi, è il mio cibo preferito!
Benvenuti all’interno del mio ventre,
punto di arrivo per l’amore e l’ego.
[Outer Scienze- Kagerou Project]

Lewis lasciò cadere la pinza sporca di sangue, non si sarebbe fatta rivedere tanto presto e non si sarebbe nemmeno mai avvicinata alla sua amata ex moglie. Amata, già. L’aveva lasciata lui stesso.
Dopo quello che era successo. Tutta colpa sua.
Il dolore lo tormentava ancora, si sentiva uno schifo.
Nemmeno le pillole che gli aveva prescritto il dottore riuscivano più a calmare la sua situazione mentale.
Aveva abbandonato la sua vecchia casa, ogni suo avere, ogni persona che amava per non fargli del male.
Lei lo aveva perdonato, sapeva che non aveva colpa, la sua mente era peggiorata dopo quegli avvenimenti e ormai era spesso sull’orlo del tracollo. Ma lui aveva troppa paura di farle del male.
Di nuovo.
Era l’unica persona cara che gli era rimasta, non voleva farla soffrire.
Lucario gli porse una bacca, ormai viveva isolato e attorniato dai suoi Pokémon e da quelli selvatici della collina. Erano una bella compagnia, lo aiutavano a calmarsi durante le crisi.
Si alzò dalla sedia e, presa carta e penna, scrisse con grafia tremolante una lettera. La legò a una zampetta del suo Crobat e gli sussurrò qualcosa speranzoso.
Fatto ciò si trascinò verso il lavandino e prese una decina di pillole dal flacone. Erano quasi finite e stava aumentando sempre più il dosaggio.
Un tempo era una brava persona, ora era solo un morto che si trascinava in giro.
Gli mancava sua moglie. Gli mancava sua figlia.
Gli mancava essere felice.

 

L'oscurità non può essere distrutta, può solo essere controllata.
[Tetsuya Nomura]







Un capitolo molto più cupo rispetto agli altri. Lewis lo creai anni fa, ma all'epoca era molto più allegro. Che collegamento hanno lui la ragazza del passato? Perchè il Team Galassia è interessato a lui? Cosa è successo tra lui e la sua famiglia?
Vi dico sin da ora che avrà un Pokémon leggendario con sé, uno dei miei preferiti.
Il capitolo è pieno di citazioni all'oscurità del cuore umano, molto importante per la caratterizzazione di Lewis, qui vado a spiegarle.
"Dark Darker Yet Darker" ossia "Oscuro più oscuro ancora più oscuro" come la canzone di W.D.Gaster di Undertale.
Natsume Soseki è uno scrittore giapponese autore tra gli altri di "Io sono un gatto", libro che sto leggendo.
Tetsuya Nomura è l'autore di Kingdom Hearts.
Kagero Project è un anime.
Per andare sul leggero la frase Bird Jesus è una citazione demenziale collegata a Lord Helix Fossile che credo tutti conosciamo anche se vecchiotta.

 

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Capitolo 6
*** Tempo che scorre ***


Si erano seduti su una panchina non troppo lontana dalla ruota panoramica, quel parco aveva la fortuita qualità di essere pieno di artisti di strada, l’abbigliamento della ragazza appena apparsa non avrebbe dato nell’occhio più di un Magikarp che veniva pescato da un pescatore alquanto inesperto.
Dadì aveva portato l’amico lì di peso, il suo cervello aveva iniziato ad elaborare le informazioni e si era bloccato sulla modalità provvisoria. Se non si fosse ripreso al più presto lo avrebbe colpito con un cartello stradale e lo avrebbe fatto tornare in sé.
<< Come mai si comporta così?>>
Il biondo si grattò la testa. << Vallo a sapere, non sei la prima persona che incontra in grado in parlare con i Pokémon. Sarà che ha visto una ragazza carina e si è rincretinito.>>
Rise. << Anche uno dei miei fratelli è così, nostro padre non sa proprio come comportarsi con lui. Ha dubbi se lasciare il regno a lui o al suo gemello.>>
<< Il regno? Sei tipo una principessa o roba del genere?>>
<< Più “roba del genere”.>> Rispose.
Chandelure non smetteva di girarle attorno, ignorava completamente lo stato traumatico in cui si trovava quello che doveva essere il suo allenatore ed amico, li allevi con amore e poi ti tradiscono per la prima ragazza umana che passa.
Lo sapeva, doveva catturare uno Shuppet. Almeno loro sono morbidosi al tatto.
<< Argh, la famiglia reale di Harmonia Gropius è un casino.>> Nero mise la mano davanti alla faccia, si era ripreso con difficoltà, il sudore gli colava ancora dalla faccia.
Il suo cervello era finalmente ripartito, qualcuno doveva aver dato il famoso calcio che fa ripartire ogni strumento elettronico di fine anni '90. Quelli che se dati a una tv a tubo catodico le aggiustava, mentre a una di quelle di oggi ti ritrovi solo un ammasso di vetri, cristalli liquidi e un mucchio di soldi buttati più per il water.
<< La famiglia Harmonia Gropius dominava con giustizia la regione oltre 2500 anni fa, il Castello nel Deserto della Quiete era una delle residenze più importanti, lì si diceva alloggiassero i due principi gemelli: Pistis Harmonia Gropius dell’Ideale e Horkos Harmonia Gropius della Verità. I due eroi. >>
Il giovane, prima di darsi al cinema, aveva girato la regione in lungo e in largo alla ricerca di N o di informazioni su di lui, grazie  al suo cognome aveva scoperto la sua discendenza dalla famiglia reale e i geroglifici mezzi distrutti nel Castello Sommerso aveva imparato qualche cosa come i nomi dei due principi.
Eppure nessun testo riportava l’esistenza di una terza sorella, le uniche informazioni parlavano dei due gemelli che erano accompagnati da Zekrom e Reshiram… ma in effetti la cosa in un certo senso tornava. Kyurem non avrebbe avuto senso di esistere se non per proteggere una terza persona, a che pro creare un guscio vuoto che conteneva ancora una parte del potere? Si sarebbe bastato lasciare un corpo vuoto, simile a guscio della muta di una cicala.
Anche da un senso giuridico aveva un suo perché. Serviva una terza forza che in caso di necessità cambiasse gli equilibri schierandosi con o contro uno dei due. Il classico ago della bilancia.
Ora veniva il dubbio su come mai ci fosse stata un damnatio memoriae su di lei. Per punirla o… per proteggerla da qualcosa o qualcuno?
Era collegato a come Kyurem era finito nella Fossa Gigante e a come sviluppò il suo carattere crudele?
Con buona probabilità la guerra non era ancora avvenuta nella sua epoca, chiedere informazioni in merito era abbastanza inutile.
<< Mi scusi se la riprendo dai suoi pensieri.>> La giovane lo richiamò. << Ma conosce per caso un uomo di nome Lewis?>>
<< Lewis? È un nome poco comune, ma no, mi spiace. Perché?>>
<< Mia madre mi parlava spesso di lui e visto che è la sua epoca… beh, avrei voluto conoscerlo prima di trovare un modo per tornare a casa.>>
<< Ma come… fa tua madre a conoscere qualcuno di quest’epoca? E come mai sei così tranquilla?>>
Dadì non ci aveva fatto caso, ma ci aveva messo abbastanza poco per calmarsi e tranquillizzarsi. Un risultato degno di un asceta, non era una cosa normale.
Si imbarazzò un po’ a dirlo.
<< Potete non crederci, ma… mia mamma viene da quest’epoca.>>
E il cervello di Nero si ruppe di nuovo. 
Sua madre veniva dal futuro, ma lei era la principessa. Si stava decisamente perdendo, non credeva che aiutare una probabilmente imparentata con N potesse diventare così complicato.
Aletheia fece una rapida sintesi in modo che il povero ragazzo non uscisse definitivamente di testa, Dadì, col suo limitato cervello, non era a rischio.
Per quanto aveva spiegato sua mare veniva dal futuro e, per una serie di eventi, era tornata indietro nel tempo. Lì per il suo aiuto fu accolta nella famiglia reale e si innamorò, ricambiata, dal fratello minore del re e poi nacque lei dopo un paio di anni.
Fu adottata come membro del ramo principale dallo zio, il re, in modo che potesse avere un’istruzione di primo livello. E come principessa era cresciuta insieme ai suoi fratelli adottivi.
La sua abilità di parlare con i Pokémon era comune allo zio, ma non al padre. Ma anche sua madre ne era in grado, sembrava aver ereditato a sua volta tale abilità dai suoi genitori una donna di Hoenn e un uomo sanguemisto di Sinnoh e Kanto. Erano allenatori straordinari da quanto riportato, membri persino di un'organizzazione di livello nazionale.
Non sapeva se crederci, ma dal comportamento di Chandelure non sembrava mentire.
<< Ora che si fa, Nero bro?>>
Nero sospirò. << Ci sarebbe una persona che sa tutto sulla famiglia reale Harmonia Gropius, ma incontrarla mi fa schifo.>> Il suo viso si contrasse in una smorfia id disgusto e disprezzo. << Chiedergli aiuto… mi costerà molto, in più sensi.>>

Reuniclus li teletrasportò entrambi lì davanti, Dadì era rimasto indietro. Avrebbe cercato aiuto contattando qualcuno esperto in storia, l’azienda per cui lavorava aveva conoscenza al museo.
L’uomo di guardia li squadrò, non era proprio tentato di farli entrare, non due ragazzini, ma il documento mostrato dal ragazzo era vero e firmato dall’ispettore speciale “Bellocchio”. Quel ragazzo aveva collaborato alla distruzione del Team Plasma e all’arresto dei Sette Saggi.
<< Andate pure, ma non rivolgete parola agli altri. Attenti, potrebbe essere capace di gesti violenti, quindi state lontani dal vetro.>>
Si incamminarono all’interno della struttura, erano circondati da guardie armate e prigionieri rinchiusi in pigioni divise dall’esterno da sbarre di un materiale simile al vetro, ma molto più resistente.
Il loro “consulente” si trovava infondo, lontano dagli altri. Nemmeno i carcerati lo sopportavano, aveva creato problemi anche alle loro famiglie, alcuni di loro non erano neppure più in questo mondo.
<< Buongiorno, sono anni che non ci vediamo. Come stai?>>
<< Il ragazzino che ha corrotto quel mostro.>>
Mostro?! Dannato bastardo.
<< Vedo che ora vai in giro con una puttana, eh? Ma deve essere di famiglia, probabilmente anche tua madre era una meretrice.>>
Ora che non doveva più fingere aveva cambiato parlato. Molto più volgare, ma manteneva una strana eleganza e nobiltà. Quel tipo di linguaggio tipico dei dittatori e dei tiranni più sapienti, in grado di offendere mantenendo un velo e uno stile elegante.
Non era il momento di fargli i complimenti.
<< Non sono qui per litigare. Sono qui per sapere qualcosa sulla tua famiglia, la famiglia reale Harmonia Gropius. Lei è Aletheia Harmonia Gropius. Una tua antenata, Ghecis.>>




Capitolo breve, ma si rivelano cose su Aletheia. Nel prossimo si torna da Hilmes e Corrado ad Arenipoli, è bello alternarsi tra tanti personaggi.
Piccole note sulla nobiltà:
Aletheia  (ἀλήθεια)= è una parola greca tradotta in più maniere come “dischiudimento”, “svelamento”, “rivelazione” o “verità”. Il significato letterale della parola ἀ–λήθεια è “lo stato del non essere nascosto; lo stato dell'essere evidente” e implica anche la sincerità, così come fattualità o realtà
Horkos  ( 
ὅρκος, "giuramento") = nella mitologia greca, è il Dio (o demone) che personifica la maledizione inflitta a colui che giura il falso.
Pistis
 (Πίστις) = è la personificazione della buona fede e dell'affidabilità
Per la cronaca, Lewis significa "Guerriero Illustre" mentre Hilmes deriva dal principe di un romazo, ma richiama anche "Hermes" o "Mercurio", secondo l'abitudine di chiamare i membri del Team Galassia con nomi di pianeti.

 

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Capitolo 7
*** Appare il generale! Partenza immediata per Sinnoh?! ***


Hilmes lo fissò qualche secondo, gli aveva rivelato il suo nome. E ora? Qualche reazione? Un nome è solo un nome, poteva anche chiamarlo “occhispenti” e non sarebbe cambiato nulla.
<< Bel nome. Chi lo ha scelto?>>
<< Mia madre. Ora sarà a bere Bahama Mama da qualche parte alla faccia mia.>>
La sua risposta fu raggelante, un Articuno era più caloroso di lui. Lui, però, non era da meno nella faccia deprimente e Vulcano lo sapeva davvero bene.
<< Non è bello parlare di tua madre così.>>
<< Chiami madre una che ti butta in regalo alla sorella maggiore appena nato?>>
Non aveva torto, ci sono persone che di materno o paterno non hanno nulla. Si limitano ad avere un rapporto e poi danno alla luce, per un incidente, un frugoletto da sbolognare a qualcuno.
Fatto il misfatto, spedisci il tuo pacco.
Forse i suoi genitori erano quel tipo di individui.
Il biondo si fece largo tra la folla e, raggiunto, mise il suo braccio attorno al suo collo come a bloccarlo senza fargli il minimo male. Una di quelle prese che ti fanno i fratelli per gioco.
<< Ti porto in un bel posto, ti piacerà di certo. Io lo adoro.>>

La zia rimase sorpresa a vedere il risultato dell’incontro tra Corrado e il suo Hilmes, il secondo sembrava aver ripreso colorito. Davvero carino, non lo aveva mai visto in quel modo in tanti anni. Assomigliava un po’ di meno al padre.
Almeno a colui che credeva fosse il padre, in vita sua aveva visto solo una volta qualcuno con quel colore di capelli. Ma quella persona non gli piaceva, per nulla.
Come suo nipote passava le sue giornate tra i macchinari, ma il suo pensiero verso i rapporti umani era di completo disprezzo. Odiava qualsiasi individuo tentasse di legarsi a lui e qualche anno prima sentì che uno con le sue caratteristiche aveva guidato un organizzazione criminale.
Non sapeva che fine avesse fatto e non gli interessa minimamente. Non gli era mai stato simpatico.
<< Posso averne ancora?>> Corrado porse il piatto vuoto, era qualcosa come il terzo piatto di pasta che si mangiava. Normalmente andava avanti a cibo spazzatura che comprava al supermercato, non aveva il tempo di cucinare  non voleva nessuno che girasse per casa sua.
Quando veniva invitato ad una cena, possibilmente inelegante, non se lo faceva ripetere due volte.
<< Come mai quella faccia, Hilmes?>>
<< … Non posso dirlo. Mi ha corrotto per tenere il silenzio sui suoi crimini.>>
<< Detta così suona davvero male.>> Si intromise il biondo. << Si trattava solo di violazione di proprietà privata, nulla di che.>>
<< Le stesse parole che direbbe un criminale recidivo.>>
La zia si trattenne dallo scoppiare a ridere, quello era una delle discussioni più lunghe che il nipote avesse mai intrapreso negli ultimi mesi, se si sorvolava sullo psicanalista portato dal sindaco dopo che aveva consegnato al comune un progetto che avrebbe potuto causare un blackout di circa sei mesi.
Elecktrike non era altrettanto d’accordo, mangiava ma non smetteva di puntare lo sguardo verso il loro ospite. Una mossa sbagliata e si sarebbe trovato un paio di zanne dove non batteva il sole. Il suo regalo era finito e i pantaloni di pelle erano un buon e appetitoso sostituto.
Era la prima volta che non piaceva a un Pokémon elettro, di solito lo adoravano. Doveva essere il suo istinto di protezione verso il suo Allenatore.
Ecco, questa era una buona domanda.
<< Quando inizierai il tuo viaggio da Allenatore?>>
<< Mai>> Rispose lapidario.
<< Di solito tutti vogliono partire per il loro viaggio, perché tu no?>>
<< Affari miei.>>
La cena continuò abbastanza bene, ma poteva evitare di fare quella domanda. Era normale per loro che i ragazzi partissero per fare un viaggio di crescita, era quasi un rito di passaggio.
Ad Arenipoli aspettavano di finire la scuola, credevano molto negli studi, ma alla fine quasi tutti partivano. Lui era uno di quei “quasi”?
No, lui aveva tutte le qualità di un Allenatore, esplorando per la regione avrebbe anche ampliato i soggetti dei suoi studi conoscendo altre persone brillanti come lui.
E anche lui lo sapeva, lo sapeva di certo.
<< Vado in camera a finire il lavoro e poi al letto. Notte, zia. Capopalestra Criminale.>> Il piccolo Pokémon cannide lo seguì.
Corrado fece un saluto con la mano, ormai quel sopranome sapeva gli sarebbe rimasto a vita. Meglio farci il callo il prima possibile.
Anche per lui si era fatto ora di andare a casa, non aveva da lavorare, ma lo aspettava un bel letto caldo e un digestivo. La signora se lo era praticamente adottato e lo aveva riempito tanto di quel cibo da stendere uno Snorlax.

Era l’una di notte, Hilmes non si era ancora messo a dormire. Voleva completare il suo progetto quella sera stessa, concluso sarebbe passato alla sua nuova e grandiosa opera.
<< Stai a lavorare sino a tardi? Tale e quale al papà!>>
Si girò di scatto verso la finestra, l’aveva lasciata aperta per far cambiare l’aria, ma non si aspettava che qualcuno si sarebbe arrampicato fino a lì.
Alzò gli occhi, coperti dagli occhiali protettivi, e la vide. Una donna, nonostante andasse per oltre i quaranta era ancora piuttosto piacente, uno strano abito bianco nero con una larga donna e capelli rossi con una punta centrale.
<< Chi saresti tu? Se vuoi rubare qualcosa non ho nulla, ripassa tra una settimana. Ora ho da fare.>>
Scoppiò a ridere, davvero diceva cose del genere a qualcuno che credeva fosse un furfante? Non aveva la minima emozione nella voce, degno del padre.
<< Ora è proprio certo, sei il degno figlio Lord Cyrus. Risponderebbe allo stesso modo.>>
Questo attirò la sua attenzione. << “Cyrus”?>>
<< Giusto!>> Batté il pugno sul palmo della mano. << Tu non ne sai nulla! Lascia che la sorellona ti racconti un po’ di tuo padre.>> iniziò con un sorriso.
Se prima aveva il suo interesse, ora aveva la sua attenzione.
<< Tuo padre si chiamava Cyrus ed era il mio capo e di tutto il Team Galassia. Io sono Martes, un generale dell’organizzazione, insieme ad altre due persone. Per farla breve il nostro obiettivo era distruggere questo universo e ricrearne un nuovo sotto al guida di tuo padr...>>
<< Sareste morti tutti, allora.>> La interruppe. << Se mi somigliava tanto allora avrebbe lasciato morire tutti voi e osservato da solo il nuovo universo. Altre fonti esterne oltre all’osservatore lo avrebbero inquinato.>>
<< Possibile. Era il tipo da farlo, nonostante questo abbiamo deciso di seguirlo. Aveva una grande leadership, comunque sono qui per portarti con me.>>
<< … Più tardi magari, ora sto lavorando.>>
<< … Sono confusa. Mi credi così? Senza prove?>>
<< Ci ho riflettuto, perché qualcuno dovrebbe arrampicarsi sino a qui solo per me? Perché inventeresti questa scusa invece di rapirmi e basta? Non ho Pokémon ai miei ordini. Se ho davvero preso da mio padre come dicono allora il piano è possibile che sia stato ideato realmente da lui. Certo, una prova fotografica sarebbe decisamente una prova migliore.>>
Quel ragazzo era strano, davvero strano. Davvero non diffidava più di tanto?
E sopratutto era davvero disposto a seguirla in quel modo? Ad abbandonare tutto e ad andare con lei.
Era seriamente tentata di chiederlo.
Tirò fuori dallo zainetto un thermos di caffè, tanto valeva aspettare per la sua rispost…
Si buttò dentro la finestra un istante prima che un attacco Geloraggio la colpisse trasformandola in un cosplayer di Aang di Avatar prima dello scongelamento.
<< Martes, baldracca del cazzo!>>
<< Oh, la zia stava facendo la sua passeggiata notturna.>> Commentò con nonchalance il giovane continuando il suo lavoro. << Pare che il suo Cloyster si arrabbiato. Buona fortuna, “sorellona”.>>
<< Cavolo, credevo Urania dormisse a quest’ora! Ha perso le buone abitudini, ci credo che sembra una vecchia!>>

<< Cosa significa che lasci il lavoro, Nero?!>> Il produttore gli urlò al telefono. << Resta da girare il finale! Sei caduto in una fossa, devi far vedere che sei vivo! Abbiamo chiamato il Quartetto Rock per le musiche! Sono professionisti seri!>>
L’Allenatore era sicuro di aver sentito qualcosa di simile a  “Boris, passami la maria” in sottofondo, tanto professionisti non sembravano.
Ci mise un po’ a convincerlo come sarebbe stato d’avanguardia fare un finale ultra-aperto e fermarsi a parlare del passato di Fantasilvestro, non aveva mai tento tante bugie in vita sua.
Non convincenti almeno.
<< Vai pure, nero. Ci penso io qui.>> Silvestro prese il cellulare al regista e riattaccò.
Conosceva bene il ragazzo, di sicuro lo stava facendo per un qualche importante motivo che non poteva dire.
Nero si girò verso Dadì e Aletheia, era andata molto meglio del previsto. Temeva di perdere l’intero stipendio.
<< Dadì, siamo d’accordo. Tu resti qui e fai ricerche su Lewis, io e Aletheia seguiremo le indicazioni di Ghecis e ci dirigeremo verso Sinnoh.>>
<< Che c’è da fidarsi del mio propropro…>> iniziò a contare i pro, ma al settimo si fermò scocciata. <<. .. di Ghecis?>>
<< Onestamente? Come una gallina si può fidare di una faina, ma non abbiamo altre piste.>>

Si svegliò di scatto, come se qualcosa disturbasse il suo sonno. Normalmente quando si sdraiava sotto un albero dormiva come un sasso e si alzava riposato come un bambino piccolo, eppure aveva una sensazione spaventosa, come di pericolo imminente.
<< In questo posto i Pokémon sono agitati. Qui ad Alola sta succedendo qualcosa di terribile.>> Fissò il cielo e rabbrividì. << Mi ricorda il mito che mi hanno raccontato... il sole divorato.>>
Guardò la Pokéball alla sua cintura. Sperava di non dover far uscire Zekrom.




Appare Martes e Hilmes scopre qualcosa in più sul padre, in più conosciamo il nome della zia: Urania.
Non sappiamo cosa si siano detti Nero, Aletheia e Ghecis, ma pare aver dato loro informazioni, ma c'è davvero da fidarsi di lui?
Intanto ad Alola si trova N, incontrerà Lewis? Cosa significa il suo presentimento?
Se vi và o avete teorie recensite pure.
Ecco i miei link personali:
Si consiglia la lettura dai 15 anni in su.
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Capitolo 8
*** Incubo dal profondo ***


Forse i sogni sono i ricordi che l'anima ha del corpo.
[José Saramago]

Si svegliò di scatto dal suo sogno, si era agitato per tutto il tempo nel suo letto come in preda ad una possessione. Le coperte erano mezze a terra e se avesse continuato la trabacca di vecchio legno sarebbe andata in pezzi.
Non riusciva a smettere di avere dei conati di vomito quella notte, era come se qualcosa gli fosse rimasto in gola e non volesse scendere. Come un brutto presentimento.
O un brutto ricordo, alle volte gli capitava.
Avrebbe voluto bestemmiare, ma ormai un dio non lo aveva più. Aveva abbandonato Arceus, Dio o chi per loro da molto tempo, da quando era accaduta quella storia. Dal suo punto di vista erano loro ad averlo rinnegato, nonostante tutto quello che avesse fatto per loro.
Non avrebbe venerato un dio ingrato!
Il suo Lucario gli porse un bicchiere d’acqua, ormai con lui i suoi Pokémon si occupavano delle faccende di casa e dell’orto. Era l’unica famiglia che gli era rimasta.
Bevve con calma tentando di mandare via quel groppo maligno che lo tormentava.
Era inutile, come curare una malattia tumorale con un’aspirina. Una volta che passava un male iniziava un altro, quando poi partiva “quello” in particolare… beh, allora avrebbe voluto puntarsi un proiettile alla testa e premere il grilletto.
Ma non poteva, non poteva dargliela vinta a quella dannata merda! Aveva buttato via tutto ciò che amava per causa sua, per sconfiggerlo, per ucciderlo.
Lo avrebbe massacrato senza la minima pietà, deriso il suo corpo morente e poi fatto a pezzi in modo che non potesse più tornare sulla terra. Avrebbe compiuto crimini che in compenso un crimine di guerra sarebbe stato una scampagnata. 

Piacere e vendetta sono più sordi delle bisce alla voce di una decisione giusta.
[William Shakespeare]

Ogni tanto gli dicevano di smetterla con quella storia, che oramai era andata così, di accettarlo.
Loro al suo posto lo avrebbero accettato? Lo avrebbero superato?!
Non si poteva superare la perdita di una figlia! E per cosa?! Per aiutare spazzatura umana?! Li avrebbe sacrificati tutti per riaverla con sé anche un solo minuto.
Il suo compagno appoggiò la testa canina alla sua spalla, era con lui quando anni prima iniziò il suo viaggio ed era solo un ragazzino. Era un periodo splendido, viaggiare, ridere e scherzare insieme al suo Allenatore al suo migliore amico. Era un gioco continuo, non importava di vincere o perdere, l’importante era crescere.
Poi tutto andò in malora. Ne parlava spesso con Zoroark, Absol e gli altri, se il loro Allenatore non avesse incontrato quella creatura allora tutto sarebbe stato migliore.
Sì, non avrebbe mai conosciuto la sua futura moglie e non avrebbe avuto una figlia, ma ora sarebbe felice.
Non esisteva un modo per tornare indietro? Pregare Celebi o Dialga?
Sperare che quell’amico corresse a salvarli come tanto spesso faceva una volta?
O forse dovevano semplicemente portargli un coltello alla gola e tagliare di netto mettendo fine ad ogni sofferenza?
Poteva essere un omicidio un atto di pietà? No, lei lo avrebbe pianto.

L'odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Bisogna esserne avari.
[Charles Baudelaire]

Lewis iniziò a prendere nuovamente quelle pillole, erano praticamente degli psicofarmaci o poco gli mancava per esserlo.
Gli servivano per non andare in mille pezzi come un giocattolo che si rompeva.
<< Ma perché vuoi vendetta? Fermati, ama, invecchia, vai i pezzi e muori. Per me sarebbe un bel finale.>>
<< Mi prendi per il culo?>>
<< No, è un lieto fine. Non lo credi anche tu? E poi perché mi odi? Tua figlia ha fatto tutto da sola e chi ha chiesto il divorzio? Tu, mio caro. Io mi sono limitato a mettere un po’ di pepe nell’universo. Ho solo aperto un Ultravarco o due e poi loro ci sono entrati dentro. Tu li hai seguiti a ruota e dopo tante peripezie eccoti qui, in un mondo che non è il tuo a piangerti addosso per la tua scelta. Potevi semplicemente vegetare, ma tu, no, hai voluto migliorare il mondo. Ecco cosa accade agli eroi: vengono dimenticati!>>
Si conficcò due dita nell’orbita vuota come a cercare qualcosa senza trovarlo, come se avesse saputo che il cranio nascondesse qualcosa. Un segreto proibito ed eretico.
La voce smise di farsi sentire, di urlargli nelle orecchie.
Si sentiva un po’ meglio, forse sarebbe riuscito a dormire… un rumore alla porta lo portò ad aprire.
Il suo sguardo cadeva dall’alto in basso verso il suo ospite, anche se slanciato verso l’alto era comunque più basso di lui. Cosa ci faceva un moccioso a casa sua? E perché nessuno dei Pokémon guidati da Absol lo aveva fermato?
<< Mi scusi l’ora tarda, lei è il signor Lewis, vero?>>
<< Sì. Cosa vuoi?>>
<< Il mio nome è N.>> Iniziò. << Sono qui per parlare con lei di sua figlia e di un messaggio che mi ha mandato. O per meglio dire che ha inviato e che è giunto sino a noi.>>
L’uomo rimase fermo, immobile. Quel ragazzo stava scherzando? Lo stava prendendo in giro? Si scambiò uno sguardo con il Pokémon Aura alle sue spalle, era calmo e posato. Quel tipo stava dicendo il vero?
Gli mise le mani sulle spalle agitato e speranzoso.
<< Co… cosa dice il messaggio?>>
<< “ … Dimenticati di me, papà...”>>
Congelato. Impalato. Disperato. Attraversato dall’orrore. dall’odio. Dalla rabbia. Dall’ oscurità.

Tutti i mondi nascono e finiscono nell'oscurità. Lo stesso vale per il cuore. L'oscurità nasce da dentro, cresce, e lo consuma. Questa è la natura. Alla fine, i cuori tornano all'oscurità da cui provengono.
[Kingdom Hearts]

<< “… e aiuta mia figlia, Aletheia. Aiutala a combattere quell’essere.”>>

L'universo non avrà mai fine, perché proprio quando sembra che l'oscurità abbia distrutto ogni cosa, e appare davvero trascendente, i nuovi semi della luce rinascono dall'abisso.
[Philip K. Dick]

 



 

Dopo un sacco di tempo, ritorno col nuovo capitolo. Qualche informazione di base sul nemico di Lewis e sul suo stato di salute mentale, il messaggio di N che effetto avrà su di lui? E chi è il Nemico che ha rovinato la vita di Lewis? E da quale luogo proviene in realtà l'eremita?
 

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Capitolo 9
*** Poema della Creazione ***


 

Lewis mise a riscaldare in un pentolino di latta ammaccato in liquido verdastro con qualche fogliolina di quello che apparentemente doveva essere del tè.
Non aveva molto di più da offrirgli, non aveva quasi mai visite.
Non gradite, almeno. Di solito si trattava di qualche bracconiere abbastanza abile da introdursi nella sua proprietà, ma non abbastanza da uscirne. Non intero.
Almeno due tazze pulite da condividere le aveva, non esenti da crepe purtroppo.
Si fece brevemente spiegare chi fosse, mentre lo ascoltava teneva uno sguardo attento dall’unico occhio disponibile, proponendosi di non ignorare nemmeno una virgola.
<< Un messaggio tramite una tavoletta di pietra antica… capisco.>> SI grattò la barba incolta.
<< Mi crede, signore?>>
<< Basta Lewis. Siamo più o meno imparentati, N.>> Lo corresse, sembrava avere un tono più gentile in qualche modo. << Se avessi mentito ti avrei preso di peso per il capo e sbattuto, con forza crescente, la testa contro la montagna sino a farti perdere i sensi, ma Lucario è una macchina della verità pelosa. Può percepire ogni tua menzogna e non ha reagito, quindi dici il vero.>>
N sudò freddo, l’aveva scampata bella, non credeva che avesse un caratterino simile.
<< Il solo problema è che non sai dove sarebbe mia nipote, ma so come possiamo fare. Finito il tuo tè partiremo subit...>>
La terrà tremò forte, quasi stesse per aprirsi una voragine sotto di loro.
Versi orrendi si alzavano nel cielo, simili a urla o bestemmie crudeli.
Lewis le conosceva bene, le sentiva spesso, ma ultimamente non si facevano vedere nemmeno da lontano. Non avevano ancora imparato la lezione?
Schifose bestie.
Schioccò la lingua contro il palato con disprezzo.
Si limitò a fare un segno la suo Pokémon compagno, aveva già compreso cosa fare.

«E su tutto, in questo ripugnante cimitero dell'universo, si ode un sordo e pazzesco rullìo di tamburi, un sottile e monotono lamento di flauti blasfemi che giungono da stanze inconcepibili, senza luce, di là dal Tempo; la detestabile cacofonia al cui ritmo danzano lenti, goffi e assurdi, i giganteschi, tenebrosi ultimi dèi. Le cieche, mute, stolide abominazioni la cui anima è Nyarlathotep.»
[Lovecraft]

N deglutì spaventato quando lo seguì fuori, quelle strane creature li accerchiavano. Sembravano Pokémon, ma non riusciva a sentirli parlare, come avessero il cuore chiuso, come se fossero solo mostri affamati di qualcosa che non riuscivano ad ottenere.
L’uomo porse lo sguardo verso quella più muscolosa del gruppo, una specie di zanzara color sangue, rivolgendosi ad essa come se fosse il capo di quelle strane meduse bianche volanti lì attorno.
<< Quante volte lo abbiamo fatto? Non imparate mai. N!>> Richiamò il verde, ancora attonito dalla situazione in cui si trovava. << Ciò che vedrai ora è un segreto di famiglia, non rivelarlo a nessuno.>>
Lewis si mise accanto al suo Lucario, prese fiato come se stesse per farlo per l’ultima volta nella vita.

<< O Marduk guerriero, la cui ira è (come) il diluvio,
ma il cui perdono è quello di un padre misericordioso.
Parlare senz'essere ascoltato mi ha privato del sonno,
gridare senz'avere risposta mi ha tormentato:
mi ha fatto svanire le forze del cuore,
mi ha incurvato come se fossi un vecchio.
O Marduk, grande signore, dio misericordioso,
gli uomini, per quanti essi sono,
chi li può comprendere nella loro realtà?
(Anche) tra i non negligenti, chi non si è (mai) reso colpevole? Chi è colui che comprende le vie di un dio?
Che io possa badare a non commettere colpe!
Che io possa incessantemente cercare le sedi della vita!
L'umanità è destinata dagli dèi ad operare nella maledizione,
a sostenere la mano divina (che pesa) sull'uomo.>>

Una preghiera, ma a quale dio? Non aveva mai sentito nominare il dio Marduk.
Ma poteva sentire, sentire cosa proveniva da quei due davanti a lui, un qualcosa che andava oltre al semplice legame Allenatore-Pokémon, qualcosa di pericoloso e bellissimo. Una pioggia quando splene il sole. Un fuoco freddo. Della neve calda. Un ossimoro vivente.
Le punte di metallo sulla zampe di Lucario si come illuminarono di azzurro intenso, mentre un gruppo di fili neri uscivano da sotto la gola di Lewis.

<< Quando (enu) in alto (eliš) il Cielo non aveva ancora un nome,
E la Terra, in basso, non era ancora stata chiamata con il suo nome,
Nulla esisteva eccetto Apsû, l'antico, il loro creatore,
E la creatrice-Tiāmat, la madre di loro tutti,
Le loro acque si mescolarono insieme
E i prati non erano ancora formati, né i canneti esistevano;
Quando nessuno degli Dei era ancora manifesto.
Nessuno aveva un nome e i loro destini erano incerti.
Allora, in mezzo a loro presero forma gli Dei.
Enûma Eliš.>>

Una luce spaventosamente tranquillizzante.
Quando N riaprì gli occhi era giorno, o almeno così sembrava. Il cielo sopra la Collina Diecicarati brillava, uno splendore che aveva divorato le luci di stelle e luna.
<< Il cielo tornerà normale tra pochi secondi, stai tranquillo… diamine, diventa ogni volta più difficile restare in piedi.>> Commentò restando in piedi a fatica.
N prese entrambi al volo, era felice di quei rilessi ereditati in tanti anni nella foresta, prima che il “padre” lo prendesse con sé.
<< Lewis, di cosa si trattava?>>
<< Un qualcosa di unico: Enûma Eliš. La forma ultima del potere. Se usata al 100% avrei potuto cancellare l’intera isola della faccia della Terra.  O almeno di questa Terra.>> Affermò ridacchiando. << E lui la vuole, loro la vogliono. Ma non gliela daremo. È il segreto per cui ho perso la mia bambina.>> Iniziò a tossire spezzando le risate. << Ho bisogno di un po’ di riposo e qualche pillola. Come te la cavi come infermiere, N?>>
<< Non molto bene, Lewis.>>
<< Imparerai.>>






Dopo mesi ho aggiornato la storia. Adesso abbandoneremo Lewis ed N per passare nuovamente a Hilmes.
Per quanto riguarda Enûma Eliš, letteralmente "Quando in Alto", è il mito della reazione babilonese. Di cosa si tratta esattamente poi si scoprirà, è una cosa abbastanza semplice come concetto.
Sappiamo che Lewis ha brutti trascorsi con le Ultracreature, verso le quali priva un odio morboso.

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Capitolo 10
*** Spiegazioni ***


Lewis si rasò la barba facendo attenzione a non tagliarsi, nel frattempo N stava bevendo una tazza di latte aspettando che fosse pronto.
<< Ti chiederai cosa fossero quello cose di ieri sera, immagino.>>
<< Uh… sì, Lewis.>>
<< si chiamano Ultracreature. Il discorso è abbastanza lungo, ma per farla semplice sono bestie che vengono da dimensioni parallele. Quanto sei ferrato con il concetto di multiverso e dei concetti di conservazione del principio antropocentrico di Maggues e di preservazione dell’energia di Fummermore?>>
<< Non molto veramente.>> Rispose imbarazzato. << So che secondo la teoria del multiverso esistono diversi universi alternativi al nostro che possono cambiare leggermente o drasticamente a seconda degli avvenimenti accaduti. Un mondo dove ad esempio io non sono mai nato oppure in cui sono una donna.>>
<< Corretto, bravo.>> Posò il rasoio osservando il volto liscio con soddisfazione, raramente si radeva del tutto. << Ora spieghiamo il resto. Il primo concetto afferma che in ognuno di questi mondi paralleli esisterebbero, in qualche modo, delle versioni degli esseri umani, più o meno, simili a noi. Il secondo che attraversando degli ipotetici wormhole l’energia acquisita tramite i viaggi dimensionali verrebbe costantemente mantenuta dal viaggiatore poiché non sarebbe mai spesa per le attività quotidiane. Le Utracreature percepiscono e si nutrono dell’energia prodotta dal secondo principio. Noi chiamiamo coloro che posseggono tale energia col nome di “Erranti”. Comprendi, N?>>
<< Aspetti...>> Il verde si tenne la fronte , aveva capito tutto, ma non riusciva a crederci per davvero. << Lei viene da un mondo parallelo?>>
<< Indovinato.>> Disse indicandolo col dito. << Io sono un Errante di un altro modo. Da quando sono bloccato qui le Ultracreature mi cacciano, nei miei viaggi ho accumulato un sacco di quella che viene definita “Ultraenergia”. Difficile da credere, eh?>>
Difficile eccome! Quel tizio affermava di essere un viaggiatore dimensionale! Ne aveva viste cose strane, ma questo le superava tutte e non possedeva nessuna prova ad eccezione dell’attacco di quelle “Ultracreature”.
I quella storia c’erano anche troppi “Ultra” per i suoi gusti.
N bevve un sorso del suo latte, poi spostò il suo sguardo verso le pillole che Lucario stava mettendo in una piccola borsa da viaggio. Non ci aveva fatto troppo caso il giorno prima, ma ne aveva in gran numero; erano abbastanza per uccidere un uomo.
Cercò di leggere i nomi sulle etichette stringendo gli occhi: “Barzephan”, “Eexotil”, “Mesocidan”… riconobbe il terzo all’istante. Lo prendeva anche Ghetsis, era uno psicofarmaco contro i problemi mentali piuttosto gravi, quando il padre non lo assumeva aveva attacchi di violenza e aggressività; aveva mandato in infermeria più persone con armi e naso rotto.
Fece un breve riassunto di quello che aveva imparato: Lewis era un viaggiatore dimensionale, attraeva le Ultracreature e prende un sacco di pillole. Iniziava un po’ a pentirsi della sua scelta di contattarlo, aveva tutte le basi per divenire un villain.
<< Sei pronto, Lucario? Andremo a conoscere la mia nipotina!>> Disse allegro, sembrava che l’uomo della notte prima non fosse mai esistito. << Ma prima chiamiamo gli altri.>>
<< Gli altri?>> Domandò N curioso.
<< Non crederai che io abbia solo Lucario con me?>>

Stavano volando in alto, sopra le nuvole, usare il teletrasporto aveva i suoi limiti ma le grandi ali del Pokémon li accompagnavo senza problemi sino alla loro meta.
Nero non era mai stato a Sinnoh, così come Aletheia. Ciò che il ragazzo sapeva che quello che aveva letto sui libri di scuola.
Reshiram ricordava Aletheia, ma cercava in ogni modo di avere un contatto visivo con la ragazza. Ancora loro due non si erano incontrati nella sua epoca e non voleva causare più paradossi del dovuto.
<< Tuo nonno viveva a Canalipoli, giusto? Se siamo fortunati troveremo quello che cerchiamo.>>
<< Sì, mamma ha detto che il nome è quello.>>
Nero annuì con un cenno del capo.
Da quando erano partiti aveva avuto un brutto presentimento.
Ghetsis era stato sin troppo collaborativo e questo non era da lui. Quell’uomo era marcio sin nel midollo, un demone in forma umana.
Feci antropomorfe. Non riuscì mai a perdonare quello che fece ad N, un padre non dovrebbe mai fare una cosa del genere al proprio figlio.
Ad essere completamente onesti, provò il desiderio di mettere fine alla sua vita quando lo sconfisse al castello. Un colpo secco. Chi lo avrebbe potuto mai criticare?
… N. N lo avrebbe fatto.
Quel ragazzo era l’anima più pura che avesse mai visto, forse per questo provava quegli strani sentimenti per lui.
Più di un amico, meno di un amante.
<< Nero, manca molto?>>
<< Eh? No, ci siamo quasi. Dobbiamo solo trovare un posto dove atterrare.>>
Fu distolto dai suoi oscuri pensieri.
Si sentiva rilassato… già, quella ragazza era proprio simile ad N.





Dopo tanto tempo torno con un capitolo di sole spiegazioni di Lewis. Beh, capita.

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