I'm just a (wo)man not superhuman.

di The Loveless Jester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il Capitano Jane Kirk ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 : La fusione mentale. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 : Il peso del comando ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 : Il necessario ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti! Eccomi con una storia sul mio fandom preferito! Comincerò con il dire che questa storia per me è molto importante perchè avevo bisogno di affrontare alcune tematiche delicate, e il Cpitano Kirk si è gentilmente offerto come cavia da laboratorio ^^"
Diciamo che sono una grande sostenitrice dello slash e della coppia Spirk, tuttavia avevo bisogno di scrivere  di una donna , di come avrebbe vissuto ai tempi di Kirk e di come avrebbe potuto affrontare alcune difficoltà pur restando una donna e un Capitano di tutto rispetto. Concludo dicendo che avrei piacere a sapere cosa ne pensate, la vostra opinione è fondamentale, quindi recensite, recensite, recensite!
Disclaimer:Tutti i personaggi di Star Trek da  me citati non mi appartengono e appartengono alla paramount network e al magico Gene Roddenberry. Buona lettura! P.s. Vi chiedo scusa per eventuali errori di html, cerco di adattare il testo alla mia vista che non è proprio ottima, quindi vi chiedo pazienza. ^^



I'm Just a (wo)man not superhuman.





Prologo.



 
 
Aveva vissuto una vita piena di esperienze, di coraggio , aveva amato ed era stata amata, aveva sofferto, Dio se aveva sofferto. Aveva capito che i mostri erano reali e non erano le popolazioni sconosciute nello spazio o quelli che si inventava sua madre quando era bambina per tenerla buona, i mostri erano nel male del mondo, nelle persone marce che aveva incontrato nel suo percorso.
Eppure  per ogni sofferenza, per ogni dolore aveva trovato un buon motivo per andare avanti, adesso ne aveva persino 423 di motivi, ed adesso poteva anche morire per tutti quei buoni motivi, se non fosse stato per quegli occhi neri come lo spazio che la imploravano di restare, quelle labbra di solito impassibili erano contorte in una smorfia di dolore e lei se ne sentiva morire più di quanto la stessero uccidendo le ferite e le emorragie interne.
Quella voce che a malapena riusciva a sentire la stava implorando di compiere l’ultimo miracolo, di combattere e restare, ma quella volta lei non poteva mantenere la promessa, non poteva nulla, alla fine era solo un umana, e non era Dio ne Wonder Woman come spesso l’avevano appellata per gioco.
Chiuse gli occhi e trattenne le lacrime, se ne sarebbe andata da questo mondo a modo suo e senza dubbio sorridendo in faccia alla nera signora.










 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Il Capitano Jane Kirk ***


Capitolo 1: Il Capitano Jane Kirk

 


A San Francisco era una splendida giornata di sole, il cielo sereno sembrava quasi brillare e i raggi di sole illuminavano il palazzo di vetro della Flotta Stellare riflettendo sulle superfici di vetro creando un effetto luminoso tale da far sembrare la costruzione una supernova, a Jane sembrava questo  quando aprendo i suoi grandi occhi blu al bagliore del giorno si era ritrovata ad osservare questo spettacolo dalla finestra del suo alloggio,  o forse aveva solo le allucinazioni tanta era la nostalgia dello spazio e della sua nave.
Jane Kirk era il Capitano più giovane di tutta la Flotta Stellare, ma soprattutto era una donna.
Fino a un ventennio prima se le avessero detto che avrebbero affidato l’ammiraglia della Flotta Stellare a una donna avrebbe dato del pazzo a chiunque le avesse detto una cosa del genere.
Erano invece esattamente 8 mesi e 3 settimane che Jane Kirk comandava ben 423 ufficiali e sottufficiali della Flotta Stellare  e la nave più veloce e avanzata dell’intera flotta.
Lei stessa stentava a crederci, ogni mattina quando si alzava ed usciva dai suoi alloggi da capitano indossando la maglia oro del comando, tutto le sembrava surreale, mai poi Spock che le dava il benvenuto in plancia con quell’espressione pragmatica da vulcaniano la riportava facilmente alla realtà.
 

“Ordini Capitano?”

 
 
 
 
Arrivare dov’era era stato un lungo percorso difficile e travagliato, per questo non avrebbe mai scordato chi e cosa l’avevano fatta sedere su quella poltrona.
Jane era la figlia del Capitano George Samuel Kirk, Capitano della U.S.S. Kelvin per soli sedici minuti, salvatore di centinaia di vite umane compresa quella di sua madre mentre stava dando al mondo Jane.
Dopo la morte di George , dopo anni di sofferenze, Winona Kirk aveva sposato il Capitano Christopher Pike in seconde nozze, l’uomo che le aveva lasciato il comando dell’Enterprise, l’uomo che nonostante lei fosse sempre e costantemente stata una spina nel fianco l’aveva cresciuta come se fosse sua figlia e non solo.
Christopher le aveva dato uno scopo, quando a 23 anni l’unica cosa che le riusciva era servire ai tavoli delle bettole in Iowa, Pike le aveva scritto una bella lettera di raccomandazioni e mandata a calci in culo all’accademia. Jane lo aveva odiato profondamente, gli aveva urlato che non era suo padre, che doveva farsi gli affari suoi, che avrebbe fatto un casino pur di farsi cacciare, ma dopo quella sfuriata le era bastata solo una settimana di lezioni per capire che era fottutamente brava in qualcosa e che quel qualcosa le piaceva e le aveva risvegliato la mente e l’interesse come non era mai successo in tutta la sua vita. Il risultato era stata una semplice conseguenza.
Si era diplomata nella sezione di studio di  comando e strategia un anno prima dello scadere del programma, era stata l’unica ad aver superato il test della Kobayashi Maru( con il grande disappunto di Spock).
Certo gli anni all’accademia non erano stati clementi con lei, nonostante fosse sotto l’ala protettiva di Pike , una donna intelligente e che dava più risultati degli uomini non attirava di certo le simpatie di tutti,  ma per fortuna  Jane non si era arresa , ogni esame, ogni prova che aveva incontrato  li aveva superati con caparbietà ed efficienza, a volte infrangendo le regole, ma i risultati erano stati  così strabilianti che nessuno aveva osato  dire nulla sulla figlia prodigio di George Kirk.
Con il tempo aveva ottenuto il rispetto dei suoi compagni e dei suoi superiori.
Proprio in quegli anni aveva conosciuto il suo migliore amico, Leonard, per lei era Bones, per lei era come un angelo custode che adorava iniettarle nel collo antidolorifici in maniera sadica ogni volta che si faceva male per le sue bravate da cadetto e da Capitano poi.
Bones era un soprannome che Jane gli aveva affibbiato quando il suo Capo Ufficiale Medico in preda alla rabbia dopo l’ennesima lite con la sua ex moglie aveva esclamato “I have nothing left but Bones”.*
Il suo rapporto con Leonard si era sviluppato negli anni soprattutto perché uno guardava le spalle dell’altra, dopo il divorzio Bones aveva scelto l’accademia per pagare gli alimenti alla moglie , anche se Jane era convinta che alla fine Leonard fosse veramente innamorato del suo lavoro, specie quando utilizzava i suoi gradi per lasciarla in infermeria quando si faceva male a furia di “giocare a  fare Wonder Woman”.
 
 
Tornare a San Francisco per Jane era sempre un viaggio nel viale dei ricordi, ricordava tutte le bevute fatte con Bones, le fughe notturne e le grandi sbornie. Leonard l’aveva sempre protetta, evitandole avances indesiderate, sempre protetta dall’iniziare risse, e non perché lei non sapesse menare due pugni ma perché poi si sarebbe cacciata nei guai e lui avrebbe dovuto ricucirla.
Aveva avuto un periodo felice, eppure le ombre l’avevano raggiunta anche allora, ombre che difficilmente avrebbe dimenticato, ombre che nonostante molti avevano riconosciuto nei segni del suo corpo e della sua mente, lei aveva deciso non condividere nulla più del dovuto.
Ora però, non voleva pensarci, ricordare i vecchi tempi era una cosa, ricordare quella notte era ben altro conto. Quella mattina si stava preparando per incontrare Pike che l’aveva convocata insieme al suo Primo Ufficiale Spock, probabilmente l’Ammiraglio aveva intenzione di affidargli una nuova missione dopo il successo con Nero. Jane sperava in una missione quinquennale per l’Enterprise, era di buon umore e speranzosa, per questo non avrebbe lasciato a niente di rovinarle la giornata.
Dopo essersi vestita ed indossato l’alta uniforme scese dai suoi alloggi  situati nel grattacielo proprio di fronte alla sede centrale, arrivata nell’atrio le bastò solo un’occhiata per individuare Spock che la stava già aspettando con una postura perfettamente militare.
Jane avanzava a passo lento , le iridi blu squadravano l’ufficiale da capo a piedi, non poteva negare che era terribilmente attratta da quel “ goblin dal sangue verde “ come lo aveva definito Leonard, eppure lei non vedeva un goblin ma un faro a cui appigliarsi nella tempesta.
Purtroppo, Spock era fidanzato con il suo Tenente a capo delle comunicazioni Nyota Uhura, e se non fosse bastato questo come impedimento, Jane era completamente terrorizzata all’idea di avviare una relazione interpersonale troppo intima come una relazione sentimentale. Tutte queste reticenze erano figlie di un’esperienza andata male ,qualcosa che aveva lasciato molte cicatrici e che nonostante le insistenze inutili ed inascoltate  di Bones e Pike affinché vedesse uno specialista , le paure erano rimaste li  , come una nebbia che avvolgendola la paralizzava ogni volta che qualcuno si avvicinava troppo.
Voleva solo concentrarsi sulla sua nave e sulla sua carriera.
Per questo per quanto le potesse dispiacere, Spock era soltanto un amico e niente più.
 
-Signor Spock!-
-Capitano, La trovo stranamente euforica, c’è qualcosa di cui deve mettermi a conoscenza? -  chiese il vulcaniano , un sopracciglio alzato e un’espressione estremamente interrogativa sul volto.
 -Oh signor Spock non è evidente? Sono sicura che  Pike vuole affidarci la missione quinquennale. Ma ci pensa Spock? Cinque anni ad esplorare nuovi mondi e nuove culture.-
Jane gesticolava persa nell’avvalorare la sua tesi mentre il suo Primo Ufficiale la guardava con disappunto  crescente.
-È altamente improbabile Capitano , sebbene abbiamo la nave più veloce della flotta e la più adatta a missioni di lunga durata , non siamo ancora pronti per una tale missione, assegnarcela sarebbe illogico.-
-Fortunatamente Spock, non spetta a lei decidere!-
Jane sbuffo dando un leggero colpetto sulla spalla del vulcaniano, un gesto amichevolmente ironico.
-Illogico.- le disse di nuovo e a quel punto Jane alzò gli occhi al cielo.
 
Pike li ricevette quasi subito, sebbene qualcosa non sembrava apposto nel sorriso fin troppo mellifluo del suo patrigno Jane non si fece troppe domande.
 -Allora Capitano, dal rapporto su Nibiru vedo che è andato tutto bene. Mi dica il Vulcano esploderà?.-
Il sorriso di Pike era veramente strano, ma Jane non poteva farsi prendere dal panico proprio in quel momento in cui doveva mentire spudoratamente visto com’erano andate veramente le cose su Nibiru.
Per Salvare il suo Primo Ufficiale aveva dovuto infrangere la Prima Direttiva, ma questo aveva evitato di dirlo nel rapporto che ora si trovava tra le mani di Pike.
-Crediamo che eventualmente non esploderà signore, sembra che sia in attività ma che non sia pericoloso.-
Disse Jane pronta, accanto a lei Spock era impassibile.
-Ma certo che non esploderà.- disse Pike scaraventando con forza la cartella del rapporto sulla scrivania e alzandosi di scatto in piedi.- Perché il tuo Primo Ufficiale ha fatto detonare una bomba al plasma congelante dentro il vulcano! Jane dannazione!-
Jane spalancò la bocca e gli occhi, fece un passo indietro barcollando, Spock le fu vicino in un secondo tentando di afferrarla, ma lei lo scacciò via con un gesto secco del braccio.
-Spock mi hai fatto rapporto ?!- la voce di Jane era più alta di due decimi, era furiosa, guardava Spock con uno sguardo ferito e rabbioso allo stesso tempo.
-Capitano, i vulcaniani non mentono.- Fu la risposta laconica ed incolore di Spock che subito dopo si voltò verso Pike . -Mi assumo tutta la responsabilità dell’accaduto.-
Jane si parò davanti a Spock, sempre più infuriata.
-Io ti ho salvato la vita dannazione!-
-Capitano lei ha violato la Prima Direttiva per colpa mia e me ne assumo la responsabilità. Ammiraglio la prego, se c’è qualcuno che deve subire provvedimenti disciplinari sono io.-
Spock ormai cercava di evitare lo sguardo di Jane, sentendosi improvvisamente pervaso da un illogico senso di colpa.
-Comandante Spock, apprezzo la sua arringa ma la prego di uscire e di lasciarmi solo con il suo Capitano.-
Pike era irremovibile, a Spock non resto altro che obbedire anche se stava uscendo da quella stanza con uno strano groppo in gola.
 
Rimasti soli Pike aveva abbandonato ogni formalità e si era piazzato davanti a Jane con l’espressione tipica di un genitore incazzato e Jane detestava vedergliela in viso perché già prevedeva la paternale che ne sarebbe derivata.
 -Tu pensi che le regole per te non esistano, che gli altri debbano sottostare ad esse ma tu no…- aveva cominciato Pike ma Jane si era subito voltata stizzita.
-Beh certe regole dovrebbero esistere solo per gli altri!- e al diavolo l’umiltà per una volta.
Ma Pike non sembrava dello stesso avviso.
-Ti butti in situazioni impossibili, giochi a fare Dio e non hai cura del tuo equipaggio!-
-Io ho salvato Spock!-
-Tu non avresti dovuto rischiare la vita del tuo Primo Ufficiale tanto per cominciare!- Adesso anche Pike aveva alzato la voce , ma a differenza di Jane non era arrabbiato, ma deluso.
- Io non ho rischiato un bel niente! C’è stato un imprevisto, Spock andava salvato e IO l’ho salvato. Quanti membri dell’equipaggio ho perso in questi mesi? Nessuno, e sai perché? Perché sono brava, perché sono efficiente e non metto in pericolo nessuno, perché rischio io stessa come una di loro.-
-Tu sei avventata! Non hai rispetto per te stessa e per questo non puoi averlo per gli altri. La verità è che ti ho affidato la nave ma tu non eri pronta. Te l’hanno tolta Jane.- concluse con voce grave Pike.
A Jane cadde il mondo addosso, boccheggiò per qualche istante, non era più molto sicura che il suo equilibrio fosse saldo e l’avrebbe tenuta sui suoi piedi.
-L’Ammiraglio Marcus ha indetto un consiglio a cui non sono stato invitato a partecipare, e come tu ben sai in questi casi la legge parla chiaro. Te l’hanno tolta. L’hanno riassegnata a- Jane! Jane!-
Pike si era buttato in avanti a braccia protese, Jane era caduta al suolo svenuta, non solo la notizia di non essere più capitano l’aveva profondamente turbata ma c’era stato un dettaglio nelle parole di Christopher che l’aveva mandata in tilt in un nano secondo. E tutto si era fatto buio.
 
 
Quando Jane riapri gli occhi  avvertì subito un senso di nausea, le braccia forti di Pike la tenevano sollevata dal pavimento duro e freddo, avvolgendola in un caldo abbraccio.
-Jane, come stai?-
Pike la guardava con aria preoccupata e con una mano le accarezzava i capelli in un gesto paterno.
-Non lo so.. era troppo da sopportare.-
-Inutile ricordarti che io e il dottor McCoy siamo ancora convinti che dovresti vedere uno psicologo, vero?-
-Non me lo devi ricordare Christopher, la risposta però è sempre la stessa.-
Jane fece leva per cercare di districarsi e rimettersi in piedi.
-Sicura?-
Jane annui solamente e con lentezza tornò a reggersi sulle sue due gambe.
Respirò a fondo , cerco di calmarsi e di darsi un contegno.
-Chiedo il permesso di ritirarmi nei miei alloggi.- ed ecco che aveva di nuovo alzato il muro di cemento armato intorno a se  stessa, Pike non poté fare altro che annuire e congedarla.
 
 
 
Era sera e le finestre dei suoi alloggi avevano le persiane alzate  e il cielo scuro  illuminato dalle stelle e dalle luci dei grattacieli non sembrava poi cosi minaccioso.
Leonard McCoy si era introdotto di soppiatto negli alloggi della sua amica e Capitano per vedere come stava e con l’intento di portarla a prendere un po' d’aria, trovandola addormentata però aveva deciso di aspettare con calma il suo risveglio.
Poco dopo Jane aveva cominciato a svegliarsi , si sentiva bene anche se un po' stordita, ci mise un po' a guardarsi intorno e a mettere a fuoco la stanza e poi Bones.
-Buongiorno Principessa!-
-Bones!- squittì Jane per la sorpresa, si alzò dal letto, noncurante dei muscoli ancora intorpiditi si butto di slancio tra le braccia aperte del suo Capo Ufficiale Medico, nonché migliore amico.
-Me l’hanno tolta Leonard, non so che fare, era l’unica cosa che contava, l’unica che mi faceva sentire protetta…-
Bones la strinse a se in una maniera del tutto fraterna e priva di malizia, le accarezzava piano i capelli dorati lunghi fino alle spalle , legati in una lunga treccia.
-Per prima cosa, tu sei e sarai sempre protetta fino a che io avrò fiato, lo sai Jane?-
La scostò un po' da se giusto per guardarla meglio negli occhi, voleva comunicarle tranquillità e senso di protezione.
-Ho bisogno di uscire a bere Bones.-
-Jane.. ubriacarsi non è la soluzione. Ma se proprio insisti.-
Bones le sorrise , questa volta le avrebbe permesso di sbronzarsi, capiva che ne aveva passate veramente troppe per essere addirittura svenuta.
-Sei il migliore Leonard!- e senza pensarci un attimo si era infilata il giubbotto di pelle , le scarpe e si era trascinata dietro Leonard.
 
 
Un paio di ore e di whiskey dopo , Leonard aveva deciso che Jane ne aveva avuto abbastanza, anche se quella sera sembrava decisamente reggere fin troppo bene.
-Perché hai reagito così male? Cioè capisco lo shock, ma non ti facevo così fragile.-
Jane lo guardò lasciandosi sfuggire un sorriso amaro mentre buttava giù un altro sorso di Jack Daniel’s.
-Mi ha ricordato.. ha detto qualcosa che mi ha ricordato quella sera. Ho perso tutto Bones. Ho dato di matto, semplice e regolare. Ma ti prego, ti prego Leonard non parliamone.-
La voce di Jane era cosi perentoria che Leonard non poté ribattere ma dovette cambiare discorso.
-Beh in ogni caso, la prossima volta imparerai ad innamorarti del tuo Primo Ufficiale dalla lingua lunga”-
Jane arrossi violentemente all’affermazione troppo schietta di Bones.
-Smettila!  E comunque non lo biasimo, è un maledetto vulcaniano, ma dovrebbe capire i sentimenti umani, dopotutto per metà lo è. Come ha potuto pensare che lo avrei lasciato morire in quel vulcano? Come ha potuto non avere paura..-
Per Jane era difficile capire come si poteva essere cosi privi di emozioni, eppure lei era morta di paura solo al pensiero di Spock dentro un vulcano  in eruzione.
Senza contare che Uhura l’avrebbe uccisa se non avesse almeno provata a salvarlo.
-Sempre detto che è un Goblin dal sangue verde e dal cuore di ghiaccio.-
-Oh piantala Bones! Sotto sotto lo adori anche tu.-
Jane lo aveva punzecchiato e Leonard le aveva risposto con un verso poco convinto.
-Guarda chi c’è..- fece Bones all’improvviso, e dopo poco si ritrovarono Pike seduto al loro tavolo.
-Non avrei consigliato il whiskey come cura, ma è lei il dottore McCoy.-
-Come ben sa Ammiraglio, è difficile far cambiare idea a Jane Kirk.-
Leonard e Pike erano scoppiati a ridere mentre Jane si era limitata a guardarli in cagnesco finendo il suo drink.
-Come stai figliola?-
-Come se fossi sopravvissuta a un terremoto.-
-Ho una buona notizia. –
-Ti prego “Ammiraglio” illuminami.- Jane aveva risposto in maniera scettica ma Pike l’aveva bellamente ignorata, ormai abituato al suo temperamento per nulla facile.
-L’hanno ridata a me, L’Enterprise è mia. E tu sarai il mio Primo Ufficiale.-
Jane era rimasta in silenzio, di nuovo pietrificata, poi un sorriso rassegnato e amaro  si era fatto strada sulle sottili labbra rosee.
-Non voglio la tua pietà Christopher.-
-Non è pietà. Voglio che mi dimostri che hai capito il tuo errore Jane. Ho parlato con Marcus, gli ho detto che se c’è qualcuno che merita una seconda possibilità quella è Jane Kirk.-
Pike stavolta aveva abbandonato tutti i tratti del genitore cattivo e le aveva sorriso caldamente e con affetto.
Jane cerco di prendere fiato e di dissimulare il suo disagio, dopo tutto aveva ricevuto una bella notizia, essere Primo Ufficiale significava essere a un passo dal tornare al comando.
-E Spock?-
-Spock è stato riassegnato alla U.S.S. Bradbury.-
A quelle parole Jane aveva perso un battito, nonostante fosse ancora arrabbiata con il vulcaniano, l’idea di non averlo più accanto non le piaceva affatto.
Eppure per questa volta avrebbe dovuto solo pensare a se stessa e a come riprendersi la sua casa .
-Grazie.. Christopher… Mi dispiace, davvero.-
Era stata sincera, ancora una volta il suo patrigno era dovuto correre in suo soccorso a guardarle le spalle.
Poi l’interfono di Pike aveva suonato e l’Ammiraglio le aveva comunicato  che erano attesi per una riunione d’emergenza ,
-Daystrom. Metti l’uniforme.- Le aveva detto lasciando alcune banconote sul tavolo prima di alzarsi e lasciarla da sola con Bones.
-Sembra che il dovere mi chiami! Ci vediamo dopo Leonard.-
-Stai lontana dai guai Jane!- le aveva praticamente urlato dietro mentre anche lei lasciava il locale.
-Sempre…-
 
 
Il quartier generale di Daystrom era ancora più imponente della sede centrale della Flotta Stellare, inoltre a Jane sembrava di stare per entrare in enorme cassaforte blindata tanta era la sicurezza di quella sede della Flotta, le pareti erano rivestite di cemento armato e di un altro metallo altamente resistente, i vetri erano così spessi che fungevano tranquillamente  da isolante.
 
-Capitano!-
-Non sono più il suo Capitano Spock.- Jane rallento il passo permettendo al vulcaniano di raggiungerla facilmente. -Lei è stato riassegnato ed io degradata a Primo Ufficiale.-
L’astio era ormai dimenticato, Jane non riusciva veramente ad odiare Spock,  per questo anche ora gli stava accanto nel turbo ascensore con un sorriso ironico stampato sulle labbra.
-Bene, fortunatamente non ci sono state ripercussioni più gravi.-
-Dico vuole scherzare Spock? Mi dica almeno che ha capito perché volevo salvarla.-
-Capitan-..-
-Comandante, mi chiami con il mio grado per piacere.- fece Jane piccata godendosi quel momento di difficoltà del vulcaniano.
-Comandante… Continuo a non capire perché ha rischiato così tanto per una sola vita. Il benessere di uno non dovrebbe prevaricare quello di molti, sarebbe illogico.-
Il turbo ascensore aveva quasi terminato il suo viaggio  quando Jane si volto di nuovo irritata verso il vulcaniano.
-Davvero Spock? Lei è..- si morse il labbro per qualche istante e tacque ciò che davvero avrebbe voluto dire e visto che gli umani mentono, lei mentì.-Lei  è mio amico Spock, avrebbe fatto lo stesso per me.-
Ma Spock non rispose, voltò lo sguardo lontano dal suo ex Capitano , anche il vulcaniano stava mentendo, ma questo Jane non poteva saperlo, per questo il dolore bruciante del silenzio di Spock la fece allontanare in fretta dal suo ex Primo Ufficiale prima che potesse dire o fare qualcosa di cui potesse pentirsi.
Tuttavia Spock fu intercettato da Pike appena fuori dalla sala riunioni.
-Comandante Spock, permette una parola?-
Pike lo invitò con un gesto della mano in un angolo appartato appena fuori la sala riunioni e ovviamente Spock lo segui ubbidientemente.
-Spock, le parlerò senza troppi giri di parole, sono contento che abbia fatto il suo dovere, ma credo che non le sia chiaro quanto Jane tenga a lei. Ammetto che mia figlia ha i suoi momenti di ribellione, ma tiene a lei Spock, è molto affezionata a lei, e le sarei grato se lei si limitasse solo a prendersi cura di lei senza metterla troppo in difficoltà.-
Il tono di Pike era stato gentile, seppur a tratti severo, il vulcaniano aveva capito a pieno che quelle parole erano dettate dal profondo senso paterno che quell’uomo provava per Jane.
-Ammiraglio, mi permetta di rassicurarla, non è nei miei piani far soffrire il Capitano, anche se sfortunatamente d’ora in poi credo che questo non sarà più mio compito.-
Pike avrebbe potuto giurare che nella frase di Spock vi era un profondo rammarico per questa separazione da Jane, tuttavia l’inizio imminente della riunione li aveva riportati entrambi  verso una realtà molto meno piacevole.
 
 
Jane sedeva al fianco di Pike, sul PADD  scorrevano le immagini dell’attacco all’archivio di Londra mentre lei cercava minuziosamente di capire ciò che era sfuggito agli altri.
L’ammiraglio Marcus aveva appena autorizzato una caccia all’uomo, John Harrison era il nome del terrorista, eppure Jane non era convinta.
-Perché attaccare un archivio.?- aveva sussurrato a Pike all’improvviso, indicando l’immagine di Harrison nel pad.
-Jane non ora…-
-Christopher? Ci sono problemi?- La voce dell’Ammiraglio Marcus gelò il sangue nelle vene di Jane, tuttavia era li per compiere il suo dovere e non si sarebbe fatta sopraffare, non ora.
-Tutto bene Ammiraglio, la Comandante Kirk si sta abituando alla sua nuova posizione.-
Pike le aveva gettato un’occhiata che la invitava esplicitamente  al silenzio.
-No prego, lascia che Kirk parli.-
Jane alzò lo sguardo  infuocato e lo piantò negli occhi chiari di Marcus.
-Non ho niente da dire signore.-
-Suvvia Kirk non sia timida!-
Marcus la guardò con scherno, la stava apertamente sfidando, e chi era lei per non rispondere?
-L’archivio signore, perché? Le  informazioni  del posto sono reperibili da chiunque, allora perché attaccare? Secondo me si trattava di un obiettivo secondario.- Tutti nella sala si erano zittiti e avevano puntato lo sguardo su di lei, quello di Pike e di Spock erano i più insistenti insieme a quello di Marcus.
-Prosegua Kirk.-
-Beh.. il codice della Flotta prevede che in caso di attacco  sia indetta una riunione dell Alto Comando di Capitani e Primi Ufficiali del  nostro quadrante , e oggi siamo tutti qui…-
Più parlava  e più nella sua mente si andava a rivelare l’orrore dell’ineluttabile verità, le conseguenze delle sue parole non si erano mai rivelate così terribili. Mentre parlava  si era scatenato un forte ronzio, i vetri avevano preso a tremare e una navicella  monoposto si era materializzata fuori dalle finestre della sala riunioni.
-A TERRA!-
 
 
Jane aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, si era buttata subito su Pike,  buttandolo a terra.
-Stai Giù!- gli aveva intimato , poi il suo sguardo era corso alla ricerca di Spock mentre il rumore di spari e vetri infranti diventava sempre più assordante.-Spock!  Proteggi l’Ammiraglio!-
Jane era subito scappata verso il corridoio, aveva preso da una delle guardie di sicurezza un fucile laser e aveva cominciato a sparare contro la navetta nemica.
Spock dal canto suo aveva cercato di aiutare gli ufficiali più anziani a mettersi al riparo, Pike tra questi, ma proprio mentre il vulcaniano stava aiutando l’Ammiraglio ad uscire dalla sala riunioni  quest’ultimo fu colpito all’addome da un bagliore rosso proveniente dalla navetta nemica.
-Ammiraglio.- Spock aveva afferrato Pike prima che cadesse al suolo e l’aveva trascinato in un angolo abbastanza riparato, il sangue di Pike fuoriusciva velocemente  dalla ferita che Spock potè individuare all’altezza dei polmoni. Con lo sguardo cominciò a cercare disperatamente la figura di Jane.
-Ammiraglio tenga duro.- gli spari continuavano ad essere assordanti ed incessanti , ma Spock poteva solo concentrarsi sull’uomo che gli stava morendo tra le braccia.
-Deve… promettermi, che si prenderà  cura di lei… che la metterà al primo posto .. prometta Spock.- Pike tossì sangue, il vulcaniano capì che gli restavano solo pochi attimi da vivere.
Pike gli stava strappando una promessa, altamente illogica, in quanto Comandante membro della flotta non avrebbe mai potuto mettere la vita di Jane prima di tutto, infondo neanche Jane lo avrebbe mai fatto per se stessa, eppure non riusciva a negare quell’ultimo desiderio all’uomo morente. Spock alzò la mano destra e cercò i punti di contatto sul viso di Pike, si fuse mentalmente con lui, e insieme a lui visse la paura, il dolore, la solitudine che lo stavano accompagnando verso la morte.
-Prometto…- sussurrò il vulcaniano , ma gli occhi di Pike erano già fissi e il suo corpo ormai rigido nella morte.
 
Mentre suo padre adottivo a sua insaputa stava esalando il suo ultimo respiro, Jane cercava di abbattere la navicella con dentro John Harrison,  ma capì ben presto che i colpi di phaser non bastavano.
“Pensa Jane,pensa”
Cominciò ad osservare meglio la navetta e capì che l’unico modo di abbatterla era metterle in avaria il motore, si guardò quindi intorno alla ricerca di qualcosa da tirare contro l’elica del motore e la trovo in una specie di estintore collegato a una lunga pompa che staccò con forza da un pannello nascosto nel muro.Con tutta la sua forza Jane lanciò l’estintore dritto nell’elica del motore che subito prese fuoco andando in avaria.
Nonostante la navicella stesse per cadere a terra Jane vide chiaramente Harrison essere teletrasportato via da essa mentre questa precipitava. Che lei sapesse un teletrasporto del genere era molto complicato e all’avanguardia come tecnologia, e questo quasi la fece tremare al pensiero che Harrison avesse altri alleati come lui.
Appena la nave stramazzò al suolo Jane corse nella sala riunioni, il cuore in gola e semplicemente perse alcuni battiti non appena vide Spock  sporco di sangue e Pike fra le sue braccia immobile.
Jane cadde a terra in ginocchio di fianco al vulcaniano, le mani erano corse al petto di Pike scuotendolo.
-Christopher! Ti prego svegliati.. svegliati…-
Aveva gridato il Comandante Kirk scuotendo il corpo esanime di Pike, le lacrime poi avevano cominciato a scendere incontrollate sul suo viso, i singhiozzi avevano cominciato a scuoterla e il dolore prese il sopravvento sulla realtà.
 
Erano passati alcuni minuti e la sala riunioni aveva cominciato a brulicare di ufficiali medici e altri ufficiali armati, Kirk era ancora china sul corpo di Pike, ci aveva messo un po' a calmarsi, ma ora spettava a Spock il compito di portarla via da quello scempio.
-Spock porti via il Comandante nei suoi alloggi, e la tenga d’occhio tutta la notte se necessario, fino a che non vengo io almeno.- Era Leonard che aveva dato l’ordine a Spock, era stato convocato nella sala riunioni come medico d’urgenza e come medico personale di Pike e di Jane.
-Venga con me Comandante.-
Spock l’aveva sollevata con grazia e forza, l’aveva allontana dal corpo di Pike che era ancora sporca di sangue, e ora tentava di sorreggerla per portarla via da li. Lo sguardo di Jane era vacuo e il volto era estremamente pallido, infatti si stava letteralmente abbandonando nelle braccia del suo ex Primo Ufficiale, era cosi sconvolta che neanche si era accorta di Bones che le aveva fatto una carezza sul braccio stringendole appena la mano per rassicurarla.
-Portala via.- ripetè Bones, Spock annui e per Jane fu fin troppo facile spegnere il cervello e lasciarsi portare via.
 
 
 
Poco dopo Spock era riuscito a trascinare la ragazza fino ai suoi alloggi, il tragitto era stato abbastanza facile se non fosse stato per il fatto che quasi l’aveva trascinata per tutta la strada. Solo fuori alla porta dei suoi alloggi Jane sembrava aver ripreso coscienza dello spazio e del tempo in cui si trovava.
-Spock lasciami.. ce la faccio.-
Spock non fece neanche caso al passaggio dal “Lei al tu”, in privato tra loro succedeva spesso.
Lentamente il vulcaniano l’aveva lasciata andare, aveva ritratto il braccio che le cingeva la vita e lei si era apprestata a entrare nei suoi alloggi  seguita a ruota dal vulcaniano.
-Non sono sicuro che ce la possa fare Comandante, inoltre il Dottor McCoy mi ha ordinato di non lasciarla sola.-
-Spock , prima cosa , dammi  del“tu”  quando siamo in privato lo sai  , capisco che sono una donna, ma in questo momento ho bisogno di un amico e non di un ufficiale.- Gli aveva intimato con uno sguardo eloquente che non ammetteva molte repliche.
-Va bene.. Come stai?-
- Il mio patrigno è appena morto, vorrei solo ubriacarmi e dimenticare persino che il mio nome è Jane Kirk. Tuttavia penso che tu non sia d’accordo vero Spock?
-Infatti , lo sconsiglio vivamente. Consiglio invece una doccia e in seguito un lungo sonno ristoratore dopo aver bevuto quella che voi umani chiamate  camomilla, so che per voi ha effetti calmanti.-
Jane sorrise amara, una camomilla era l’ultima cosa di cui aveva bisogno, ma sapeva bene che Spock non l’avrebbe fatta uscire da quella camera neanche per tutta la logica del mondo.
-Va bene, mettiti comodo Spock, credo proprio che farò quella doccia.-
Il vulcaniano annui appena , tuttavia rimase immobile vicino la porta di ingresso, rigido come se avesse persino paura  afre un passo più vicino.
-E per l’amor di Dio, siediti!-
Gli intimò Jane alzando gli occhi al cielo prima di sparire nella stanza da bagno del suo alloggio.
 
La doccia aveva avuto l’effetto calmante desiderato da Jane e dal suo Primo Ufficiale,  fortunatamente aveva trovato nel bagno una maglia lunga che usava per dormire altrimenti sarebbe stato imbarazzante entrare in stanza con solo un asciugamano addosso.
Decise dunque di alzare di qualche grado la temperatura della stanza e di lasciare che i capelli umidi si asciugassero da soli in morbide onde dorate.
-Spock,dovresti tornare ai tuoi alloggi, non puoi passare la notte nella mia camera.-
Sebbene le parole suggerissero un’ intenzione ,la mente di Jane le suggeriva tutt’altro mentre le mandava in  circolo visioni del vulcaniano che trascorreva la notte a cullarsela tra le braccia.
“ Smettila Jane!
Mandalo via ,è impegnato con il tuo Tenente santo cielo!”
Dentro la sua mente si stava combattendo una guerra all’ultimo sangue tra ragione e sentimento, era sopraffatta dalle emozioni di quella giornata: lutto,dolore  e solitudine erano pressanti e acuti come spilli.
Spock sembrava essersi accorto della sua lotta interiore perché ora la stava fissando con lo stesso sguardo che usava per studiare le sue cave da laboratorio.
-Non mi analizzi Comandante.-
Spock alzò un sopracciglio a quel repentino cambio dei toni, ma non smise di fissarla.
-Comandante Kirk, sono qui su preciso ordine di McCoy , e per dovere personale.
Non c’è un altro posto dove dovrei essere,inoltre lei sta soffrendo in maniera evidente e ingaggiare una futile lite con me non le sarebbe di alcun giovamento logico.-
 Jane osservò Spock boccheggiando come se le fossero state rubate le parole di bocca , incapace di rispondere al suo ex Primo Ufficiale ,tacque per un lungo momento avvicinandosi di più alla finestra dei suoi alloggi come se all’improvviso le mancasse lo spazio aperto del cielo.
Per qualche minuto caló il silenzio, Jane si era persa nell’osservare il cielo e non si era accorta che nel mentre Spock si era messo a trafficare  con il bollitore e le aveva preparato una tazza di camomilla che negli alloggi di Kirk non mancava praticamente mai a causa della sua famigerata insonnia.
Jane si voltò non appena senti Spock alle sue spalle e vedendo quella tazza tra le sottili dita del vulcaniano non poteva fare altro che sorridere grata e  prendere quella tazza.
-Grazie Spock.
-Apprezzo molto che tu sia qui, sono solo.. scossa.-
“Come se vivessi in un terremoto costante” .
-Non c’è bisogno di scusarsi, posso capire le emozioni umane di fronte a un lutto.-
Spock tacque per qualche istante, ma era chiaro che aveva altro da dire così Jane aspettó in religioso silenzio.
-Ho avuto una fusione mentale con Pike prima che morisse. Ho sentito le sue ultime parole che erano rivolte a te.-
-Cosa ha detto?-
-Mi ha chiesto di proteggerti.-
A Jane sfuggì una risata amara.
-Altruista fino alla fine. Avrei dovuto essere al suo posto.-
 Ed è una frase che non avrebbe mai voluto dire davanti a Spock, davanti a nessuno, eppure le era sfuggita con tanta semplicità, come se ci credesse davvero.
La reazione di Spock era stata immediata ,la testa era scattata in avanti come se avesse ricevuto una scossa.
-Stavi cercando di proteggerci, non è colpa tua..-
- Lo so.. infondo lo so.. So solo che sono stata una spina nel fianco per quell’uomo e che quando ha avuto bisogno di me io non c’ero. Come non c’ero per mio padre.-
Aveva intrapreso un discorso pericoloso e questo Jane lo sapeva,si stava colpevolizzando di tutte le disgrazie che non erano direttamente dipese da lei e lo stava facendo davanti a un vulcaniano che aveva scelto la via della logica su quella delle emozioni.
Si sentiva in trappola nelle emozioni negative che lei stessa aveva evocato , e in qual momento volevo solo urlare e piangere,cadere in mille pezzi e lasciare che Spock o Bones si prendessero cura di lei.
 

 

“sei il Capitano,Jane”

 


 
La voce di Pike le risuonò nella mente, ricordandole ciò che era e quello che faticosamente aveva conquistato.
Deglutì un paio di volte e prese un profondo respiro insieme a due sorsi di camomilla.
Fu Spock a rompere il silenzio.
-L’Ammiraglio ti amava moltissimo, l’ho percepito chiaramente nella fusione, ma non è solo l’Ammiraglio,tutto il tuo equipaggio ti ama come Capitano,questo dovresti saperlo.-
-Grazie.. Spock.-
Jane sorseggiò la camomilla per qualche secondo, il silenzio era di nuovo pesante nella stanza ma stavolta fu lei ad interromperlo.
-Io non so perché hai fatto  rapporto, non so perché tu non hai provato paura, ma quando eri in quel vulcano per posizionare il congegno criogenico, io ho avuto paura , una gran paura di non rivederti, di perdere un… amico. Lo riesci a capire?-
Spock la guardò con attenzione e poi annuì in maniera grave.
-Mi hai frainteso, ho solo soppresso le mie emozioni perché non volevo provare di nuovo il dolore che ho provato alla morte di mia madre. Questo mi ha portato a sottovalutare la tua amicizia, ti chiedo perdono.-
-Temo che per te infrangerei mille regole pur di salvarti, come lo farei per ogni membro del mio equipaggio, la mia famiglia.-
Quelle parole sembrano aver messo pace tra entrambi, ricucito la ferita che si era creata.
Spock prese infine congedo e Jane lo lasciò andare con un sorriso finalmente sereno.
 
 
 
 
Il funerale era stato un evento  straziante per Jane, sua madre  era riuscita ad arrivare a cerimonia inoltrata giusto in tempo per tenere il discorso di commiato.
Jane era stata in silenzio tutto il tempo.
Nella sala dove si era tenuto il funerale vi era un fiume di gente e di alti ufficiali come Marcus e tutto il suo equipaggio ,accanto a lei gli immancabili Spock e Bones.
Tuttavia non era riuscita ad affrontare sua madre e il suo sguardo affranto dalla perdita del secondo marito, l’aveva salutata di fretta e poi era scappata millantando inderogabili impegni da Comandante.
 
-Jane avresti dovuto parlare con tua madre!-
-Bones non ora, ed è un fottuto ordine!-
Jane detestava dare ordini a Bones ,ma quello davvero non era il caso,inoltre stava aspettando una chiamata urgente da Scotty il suo Capo Ingegnere,che sembrava averle letto nel pensiero dato che il suo comunicatore trillò dopo pochi istanti.
 -Qui Kirk. Mi dia buone notizie Scotty-
- Capitano, ho analizzato le coordinate che ho rinvenuto sul teletrasportatore di Harrison rinvenuto a Daystrom… e non le piacerà la cosa.-
- Vada con il dessert Scotty.-
-È in una città disabitata di Kronos Signora,ai confini della zona neutrale-
- Maledizione! Kirk chiudo!-
 Jane fece immediatamente dietro front rispetto alla direzione in cui stava andando facendo cenno a Leonard di seguirla,riaccese il comunicatore stavolta per cercare un’altra persona.
-Kirk a Comandate Spock.-
La risposta di Spock non si fece attendere molto.
-Qui Spock-
-Spock venga alla sala riunioni del Comando appena possibile,Scotty ha localizzato Harrison.-
- Arrivo ,Spock chiudo.-
 
 
 
 
 
Tutto quello a cui Jane riusciva a pensare era a come stanare e riempire di pugni quel bastardo di Harrison, per questo non si fece molti problemi dopo essersi trascinata dietro Spock e Bones  ad interrompere la riunione degli Alti Ufficiali  e costringere l’Ammiraglio Marcus a darle retta ,le erano bastate solo tre semplici parole.
-So dov’è.-
 Marcus si era congedato dalla riunione e aveva invitato il trio a seguirlo in una zona più appartata della sala.
-Allora Kirk ,vuoti il sacco.-
Jane dovette mettere da parte tutto il dolore,e la rabbia che solo la presenza di quell’uomo le procurava, ma adesso non si trattava più di lei, doveva giustizia a Pike e a tutte le vittime innocenti di Harrison.
-Abbiamo localizzato Harrison su Kronos,una zona disabitata. Chiedo ufficialmente il premesso di dargli la caccia.-
Marcus registrò la sua richiesta, tacque per qualche istante sotto lo sguardo pressante di Jane che sembrava urlare da tutti i pori “Me lo devi” e solo Marcus e Jane sapevano quanto  l’Ammiraglio dovesse  a Jane.
-Pike aveva fiducia in te e mi aveva chiesto di darti una seconda  possibilità.Ripristino i suoi gradi e le riconsegno l’Enterprise.-
Marcus fece un gesto ed apparì un ologramma di un missile fotonico.
Bones e Spock strabuzzarono gli occhi ,Jane invece rimase del tutto impassibile.
-Sono dei missili  fotonici realizzati dalla sezione di sicurezza,un progetto ancora segreto.
Imbarcherete questi missili,li scaricherete su Kronos e metterete fine alla vita di quel Bastardo.-
-Siamo sulla stessa linea di pensiero Ammiraglio.-
L’espressione di Jane era crudele quasi quanto quella di Marcus,come se per un attimo le loro divergenze fossero scomparse
-Chiedo il permesso di riavere Spock come Primo Ufficiale.-
Marcus guardò per un secondo il vulcaniano che era rimasto basito dalla richiesta,ma come Jane ,anche lui sapeva bene che non poteva negarle alcuna richiesta.
-Accordato.
E Kirk?-
-Si signore?.-
-Non Fallisca.-
- Non fallirò.- rispose Jane dura prima di girare i tacchi seguita dai suoi ufficiali.
 
 
Erano già sullo Shuttle per raggiungere l’Enterprise quando Spock cominciò a inquietare Jane con le sue rimostranze.
-Capitano, sembra che lei e l’Ammiraglio Marcus abbiate dimenticato che la flotta prevede la cattura di un nemico e poi un giusto processo , non un’ esecuzione a sangue freddo.-
-Spock  ascolterò le sue lamentele ma non si aspetti che la segua , non stavolta. Sono in linea con Marcus.-
-Jane per l’amor di Dio  , mi fa strano dirlo , ma sono completamente d’accordo con Spock, non puoi fare un’ esecuzione.-
-Okay, vi ho ascoltati, ora basta no-.
Jane venne interrotta da una Ragazza bionda come lei ma che indossava la divisa blu della sezione scientifica.
-Capitano Kirk, sono Carol Wallace e sono stata assegnata all’Enterprise, chiedo il permesso di venire a bordo con lei.-
Jane squadrò la ragazza per qualche istante, le sorrise all’idea di avere nella sua crew un ‘altra donna, prese il PADD dalle mani della ragazza e sovrappose la sua firma in digitale.
-Benvenuta Dottoressa, spero che si troverà bene sull’Enterprise e che svolgerà un ottimo lavoro. Prego si sieda accanto a me.-
Jane le indicò la sedia libera accanto a lei, e Spock sembrò improvvisamente infastidito dall’improvvisa  indifferenza del suo Capitano.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 : La fusione mentale. ***


Salve a tutti, ho cominciato questa storia prima della quarantena, purtroppo non ho avuto più tempo ne possibilità di scrivere. Ora che la vita sembra stia tornando alla normalità vorrei provare a proseguire questo progetto . Vi sarei grata se recensiste , basta anche un semplice commento per capire se proseguire o meno ^^
Buona lettura!


Nota : Anche se la storia segue gli eventi di Into Darknes, mi discosterò parecchio dalla trama, farò dei salti temporali per proseguire la storia a cavallo tra la fine di Into Darkness e l'inizio di Beyond.






Capitolo 2 : La fusione mentale 





Appena sbarcati sull’Enterprise McCoy  si diresse subito in Infermeria, mentre Jane e Spock si erano diretti nella sala macchina trovando un Capo Ingegnere decisamente alterato e bellicoso.Jane si spalmò una mano sul viso, già si sentiva prossima all’esasperazione.
 
Dopo vari tentativi di convincere il suo Ufficiale a darle retta e ad accettare i siluri fotonici di Marcus a Bordo, Jane stava quasi per dare in escandescenza .
-Scotty deve firmare è un ordine!-
Montgomery Scott era famoso per essere l’ingegnere più testardo e geniale dell’intera flotta ed era anche l’unico che aveva  un carattere così testardo da scontrarsi con quello di Jane.
-Andiamo Scotty! Se non li firma dovrà abbandonare la nave.-
Jane fece esasperata , certa che Scotty non l’avrebbe mai mollata nel bel mezzo della crisi, invece con sua sorpresa Scotty la guardò quasi ferito e le consegnò il PADD che teneva in mano.
-Bene mi dimetto.-
-Scott!-
-Buona fortuna Capitano.-
Scotty le sorrise in maniera amara e si volto lasciando Jane nel bel mezzo della sezione motori con l’espressione incredula.
-E Jane.. la prego non usi quei siluri.-
E anche Scott sparì cosi come cominciavano a sparire le speranze di Jane che quella sarebbe stata una missione facile e lineare.
 
Mentre raggiungeva la plancia si sentì inevitabilmente sola, sola contro un mostro più grande di lei, sapeva che stavolta la spavalderia e il coraggio non l’avrebbero salvata, forse era saggio dare ascolto ai suoi ufficiali e ai suoi amici. Nel mentre pensava queste cose prese l’ascensore per la plancia e poco prima che si chiudesse fu raggiunta da Uhura.
-Capitano aspetti!.-
Jane bloccò l’ascensore affinchè il suo Tenente potesse raggiungerla con tutta calma.
-Allora Tenente , come andiamo?-Fece Jane tutta sorridente e baldanzosa.
-Non lo ha saputo vero?-
Jane sollevò un sopracciglio dubbiosa.
-Nyota cosa dovrei sapere?-
- Ho lasciato Spock.-
-Cosa?? Sei impazzita?.-
-No Jane.. Non fa per me,io non ci riesco..-
Jane le poggiò una mano sulla spalla e strinse appena per rassicurarla.
-Nyota ora concentrati sulla missione, ti prometto che appena ci liberiamo di Harrison organizziamo un uscita solo donne e invitiamo anche la Chapel, e ci liberiamo dallo stress di tutti questi uomini.-
L’ultima parte Jane la disse che ormai le porte dell’ascensore si erano aperte sulla plancia, ove Spock era poco distante dal turbo ascensore  e aveva sentito quelle parole dimostrandolo con un sopracciglio alzato in maniera interrogativa.
-Fischiano le orecchie?-
Jane diede una pacca sulla spalla del vulcaniano, sorridendogli sorniona lasciando il suo Primo Ufficiale sempre più confuso e basito.
-Capitano in Plancia!- si limitò a dire Spock prima di tornare alla sua postazione scientifica.
Nella plancia si levarono diversi saluti in direzione di Jane che ricambio con dei sorrisi sinceri ed affettuosi.
-Signor Chekov, lei era l’ombra di Scotty mentre ricostruivano la nave, ne deduco che conosca i progetti e sappia gestire  la parte ingegneristica.-
Uno dei due piloti dell’Enterprise si voltò verso Jane, annuendo velocemente più volte.
-Si Kapitano!-
Pavel Chekov era un ragazzo appena ventenne, il più giovane di tutti, ma letteralmente un piccolo genio come pilota ma che aveva imparato in fretta anche le nozioni ingegneristiche che Scotty gli aveva sapientemente insegnato, e poi Jane adorava il suo accento spiccatamente russo.
-Bene lei è il nuovo Capo Ingegnere , non mi deluda e tratti bene la mia signora. Metta la maglia rossa e vada nella sala macchine.-
A Chekov venne quasi un infarto , dall’espressione che fece agli ordini di Jane, tutti nella plancia lo guardarono con evidente preoccupazione, la stessa Jane era timorosa che al povero ragazzo prendesse una sincope, sperava però sinceramente che Chekov si riprendesse perché lei aveva dannatamente bisogno di un bravo ingegnere.
-Vado Kapitano,vado.!-
Fu allora che Jane pregò nella sua mente  qualsiasi dio esistente che tutto andasse bene.
Sistemata anche la questione di Chekov, Jane si sedette sulla poltrona del capitano, “ Dio quanto mi è mancata” pensò mentre stringeva tra le mani i due braccioli  di plastica e pelle.
Guardò il suo equipaggio in plancia, ognuno faceva il suo dovere, ognuno era al suo posto e tutti pendevano dalle sue labbra ciechi di fiducia, tutti credevano in lei e l’amavano.
La decisione finale , pensò Jane, era stata fin troppo facile a quel punto.
-Tenente Uhura apra un canale generale.-
Nyota annuì e schiacciò in successione un paio di bottoni dalla sua postazione.
-Aperto e pronto Capitano.-
-All’equipaggio dell’Enterprise , è il Capitano Kirk che vi parla.
La nostra è di localizzare il criminale John Harrison e di catturarlo per riportarlo sulla terra dove verrà sottoposto a un giusto  processo.-
Tutti in plancia erano muti,Bones e Spock la guardavano sorridendo furbamente il primo ed imperscrutabile il secondo.
-Questa nave ha qualcosa che le altre non hanno… Voi. Andiamo a prendere quel bastardo,Kirk chiudo.-
 Uhura chiuse il canale  di comunicazione e la plancia sembrò tornare alla vita.
Il posto di Chekov accanto al pilota Sulu ,era stato occupato dal Tenente Mills e tutti erano ai loro posti ,in attesa solo che Jane desse il comando di partire.
-Dottor McCoy,resti in plancia per la partenza.
Signor Sulu?-
L’uomo dai tratti asiatici dalla divisa color oro del comando guardava il suo Capitano in attesa dell’ordine  che già  sapeva avrebbe seguito, era pronto come lo erano tutti su quella nave.
-Ci porti fuori, curvatura massima.-
Sulu si voltò subito verso la sua postazione di pilotaggio,spinse la leva  della curvatura annunciando grado per grado la velocità che andava crescendo, poi in un lampo l’Enterprise sparí lanciandosi nello spazio infinito in direzione di Kronos.
 
——
-Tempo di arrivo signor Sulu?-
-Circa 24 ore Capitano.-
-Perfetto. Signor Spock continui a mantenere la localizzazione di Harrison,poi mi raggiunga nella  sala riunioni insieme al tenente Uhura. McCoy con me.Sulu a lei la plancia.-
 -Sissignora!-
Risposero in coro tutti quanti, McCoy era la voce meno convinta di tutti.
 
 
Jane e Leonard entrarono nel turbo ascensore diretti al ponte 5 dove c’erano gli alloggi degli ufficiali di alto grado e la sala riunioni.
-Mi spieghi perché hai chiamato  quei due a rapporto? Dobbiamo fare terapia di coppia?-
-No Bones, ma devo capire se possono lavorare insieme.
E poi perché non mi hai detto niente?-
-Perché non ne ero sicuro, e perché avevi già altri problemi per la testa. Ora di grazia concentrati sulla dannata missione e non sul tuo maledetto goblin!-
- Andiamo Bones ,non ho 15 anni,so temere a bada gli ormoni.-
Tagliò corto Jane mentre uscivano dal turbo ascensore diretti alla sala riunioni.
Nel corridoio un paio di ufficiali addetti all sicurezza salutarono Jane con il saluto militare ma lei si limitò a rispondere semplicemente “a riposo” a chiunque incontrasse,prima di volatilizzarsi con Leonard nella sala riunioni.
Una volta nella sala riunioni il Capitano si accasciò su una poltrona che era stata abbandonata in un angolo.
-Ascolta Leonard,io  non so se ce la faccio. Sono a pezzi.-
McCoy a quelle parole fu al suo fianco in un attimo.
-Dannazione Jane! Per quale motivo ti sei tuffata in questa missione  sconsiderata se il tuo stato mentale ti sta pregiudicando?!-
-Per Pike ,Bones, e perché siamo gli unici che possono andare a prendere quel figlio di puttana.-
-Non mi interessa di Harrison ,non mi interessa della vendetta,dovrei toglierti il comando!-
Jane al solo pensiero tremò visibilmente scattando in piedi.
-Leonard ti prego ,posso farcela. Ho solo bisogno di.. andare avanti.-
- mancano 23 ore all’arrivo, parla con quei due e con Spock che si occupi di tutto , ti prendi un bel calmante e ti fai almeno un paio d’ore in  cabina a rilassarti.-
Jane annuì visibilmente provata.
-Non sono le mie facoltà mentali a preoccuparmi Bones, è che non ho pianto nemmeno una lacrima e ho paura che quando e se succederà sarà una bomba .-
- E ti sei offerta volontaria per una missione con un alto tasso di pericolo ed emotività. Bravissima!.-
-Leonard..- il richiamo della donna uscì quasi come una preghiera , quel tono ferito colpì il dottore che in istante annullò la distanza tra di loro e strinse il suo Capitano in un abbraccio stretto, comprensivo, fraterno. Entrambi si sarebbero gettati nel fuoco l’uno per l’altra, ed entrambi lo sapevano.
Non fecero in tempo a staccarsi che la porta della stanza si aprì ed entrarono Spock ed Uhura, il primo a vedere il suo Capitano nelle braccia dell’Ufficiale Capo Medico trasalì come se si trovasse davanti a un serpente e non davanti ai suoi due migliori amici.
Leonard si staccò da Jane  evidentemente rosso in viso , Jane sospettava che l’imbarazzo fosse dovuto proprio alla presenza di Spock.
-Capitano.- fecero i suoi ufficiali mentre Jane si alzava in piedi per fronteggiarli con la massima calma possibile.
-Scusate il Dottor McCoy aveva bisogno di un abbraccio..-
-Ehy!- Leonard le lanciò un’occhiataccia che minacciava siringhe che l’avrebbero punta  all’improvviso. Jane Rabbrividì.
Finito il simpatico siparietto  il Capitano si mise davanti ad entrambi i suoi ufficiali, guardandoli seriamente e con uno sguardo che non ammetteva  scherzi.
-Sentite  non voglio farmi gli affari vostri, e vorrei essere ovunque tranne che a farvi questa domanda ma, devo. Pensate di riuscire a lavorare insieme? Posso mettervi in turni diversi, qualsiasi cosa , ma parlate ora.-
Jane concluse passando lo sguardo azzurro da uno all’altro, cercava di cogliere la minima reazione, voleva davvero che quei due non avessero problemi, insieme tutti loro erano una squadra efficiente, e quel giorno già aveva perso Scotty, non voleva perdere anche loro.
Nyota fu la prima ad interrompere il silenzio, parlando con un tono calmo e sereno sorrise a Jane quasi grata.
-Grazie Capitano per la sua  preoccupazione,io e Spock abbiamo interrotto la nostra relazione da un po' di tempo. Abbiamo avuto modo di metabolizzare e abbiamo deciso che restare amici e fare parte di questa squadra fosse più importante di tutto il resto.-
-Concordo pienamente con tutto quello che ha detto il Tenente.-
Aggiunse Spock anche  se sembrava tuttavia ancora turbato, da cosa Jane non sapeva dirlo.
-Ottimo , lieta di sentirlo. Tenente , può tornare in plancia, riferisca al Signor Sulu, che sono costretta a passare un  paio di ore nella mia cabina e che sarà il signor Spock a sostituirmi,-
-Certo Capitano.-Uhura fece il saluto militare e si congedò dalla sala riunioni diretta in plancia.
Il Primo Ufficiale, si ritrovò a fissare con uno sguardo estremamente interrogativo sia il Capitano che il Medico dell’Enterprise.
-Capitano.. può fornirmi una spiegazione logica?La prego .-
-Spock, non mi sento bene, avrà notato che gli ultimi giorni non sono stati esattamente facili per me . Il dottor McCoy mi somministrerà un calmante e cercherò di riposarmi. Come sa devo assolutamente portare a termine la missione e devo farlo al massimo delle mie forze.-
McCoy era in silenzio in un angolo, li studiava mentre una di fronte all’altro parlavano con tanta freddezza eppure i loro corpi, agli occhi di Leonard sembravano suggerire e desiderare un contatto e un approccio diverso.
-Dottore potrei suggerire un metodo alternativo?-
Spock ignorò totalmente Jane rivolgendosi direttamente al dottore.
-Prego,Spock.-
-Come Vulcaniano ho la possibilità di effettuare una fusione mentale, potrei farlo con il Capitano e cercare di portare sollievo alla sua mente, decisamente più efficace di un calmante, ne converrà con me dottore.-
McCoy sembrò pensarci su per un secondo, l’idea non gli sembrava affatto malvagia, ma non sapeva se e come Jane avrebbe mai permesso al vulcaniano di entrarle nella mente, eppure per Leonard era l’ipotesi migliore, con una connessione mentale Spock avrebbe potuto individuare il problema che affliggeva Jane e cercare di guidarla verso la calma e la catarsi.
-Assolutamente no! Fuori dalla mia mente Spock!-
-Capitano..- inziò Spock ma fu fermato da Leonard quasi subito.
-Jane, un tranquillante e due ore di riposo sono acqua fresca in confronto, la soluzione di Spock ,  quasi mi sento male a dirlo, è la migliore opzione che hai e che abbiamo. Se non ti riprendi , dovrò toglierti il comando e passarlo a Spock.-
Leonard sapeva benissimo dove colpire, infatti Jane assottigliò immediatamente lo sguardo, colpita e affondata alzò sbuffando gli occhi e le braccia al cielo esasperata e purtroppo vinta.
-E va bene., ma non si azzardi a frugarmi in testa!-
Rimbrottò il vulcaniano che in risposta rimase del tutto impassibile.
Leonard invece decise che era diventato di troppo e lanciando un ultimo sguardo di ammonimento a Jane la lasciò nelle abili mani del Vulcaniano.
 
Jane era rimasta da sola con Spock, si sentiva estremamente a disagio all’idea che di li a breve il vulcaniano sarebbe entrato nella sua mente  e che avrebbe avuto a disposizione tutti i segreti di Jane, ma aveva bisogno di sentirsi bene  e di farlo in fretta, il suo equipaggio si meritava la versione migliore di lei.
-Spock forse è meglio spostarci nel mio alloggio.-
-Concordo Capitano, la seguo.-
Il tragitto verso l’alloggio di Kirk fu breve e silenzioso, entrambi entrarono nei quartieri del capitano che erano composti da una stanza da letto, un bagno e un’anticamera con un divano , un tavolino e un replicatore  per il cibo.
Jane optò per il divano presupponendo che forse stare seduta durante il processo era una buona idea, purtroppo però Spock era rimasto imbambolato sulla porta, lo sguardo perso nel vuoto . Fu allora che Jane cominciò a dubitare dell’intero piano.
-Spock..?-
Dal vulcaniano non giunse nessuna risposta se un uno sguardo e un paio di passi in avanti.
-Che succede Spock?
-Ho il permesso di parlare liberamente?-
-Spock sta per entrare nella mia mente, può dire quello che vuole, direi che ormai i convenevoli li abbiamo mandati a farsi fottere.-
-Bene. Ha una relazione erotica con il dottor McCoy?-
Jane dapprima pensò di aver capito molto, molto male, dopo con la consapevolezza di quello che aveva sentito passò diverse tonalità di rosso.
-Spock ma come le viene in mente! Certo che no!-
-Dal rossore sulle sue gote capitano sembra essere imbarazzata e colta sul fatto.-
-Le ho detto di no invece! Il dottor McCoy è il mio migliore amico, e in caso fosse il mio compagno non avrei di certo problemi a dirlo, ma così non è.-
Il tono di Jane tendeva quasi all’isterico, come poteva Spock anche solo pensare una cosa del genere? Soprattutto, perché all’improvviso sembrava cosi interessato alla vita sentimentale di Jane?
-Cosa diamine le interessa Spock?-
La voce della donna era visibilmente irritata, sulla difensiva, Spock non era abituato a vederla così nei suoi confronti, pensava che le cose tra loro fossero migliorate, eppure era bastata una semplice domanda  per creare di nuovo una spaccatura tra loro.
Jane d’altro canto non capiva cosa la avesse  irritata cosi, tanto, forse era solo spaventata da tutto, dalla missione, da Spock che voleva informazioni personali e che poi le sarebbe entrato in testa, da McCoy che l’aveva messa sotto pressione con quella storia del  comando. A un tratto Jane Kirk si stava sentendo come si era sentita all’accademia, una donna in un mondo di uomini sempre costretta a dover dimostrare il suo valore per essere presa sul serio.
-Sa una cosa Spock non mi risponda, la verità è che sono veramente stanca dell’atteggiamento dei miei ufficiali, IO sono il dannato capitano di questa nave, e mi sembrava che la cosa non vi creasse tutti questi problemi prima di oggi, ma è da quando siamo partiti dalla terra che lei e il dottore state cercando di mettere in dubbio le mie capacità e le mie decisioni. Mi lasci dire una cosa Spock, Mi sono laureata con il massimo dei voti, prima del mio corso, e sono ho già salvato la terra una volta a soli poco più di vent’anni, ho un curriculum che parla e se ha un problema con me chieda un maledetto trasferimento!- verso la fine il tono di Jane era diventato così alto che un paio di guardie di passaggio nel corridoio si erano fermati davanti alla porta chiusa dei suoi alloggi in attesa di un grido d’aiuto che non sarebbe però arrivato, perché dopo quella sfuriata seguirono lunghi minuti di silenzio e le guardie continuarono il loro cammino.
Spock d’altra parte, aveva fatto un passo indietro, destabilizzato dalla reazione dell’umana, aveva scelto il silenzio e l’osservazione come risposta, il petto di Jane si abbassava in fretta e con un certo affanno  il Capitano respirava molto velocemente. Al vulcaniano quella donna sembrava ferita, in difficoltà ma altrettanto forte e lucida , capace di prendere a calci un nemico persino in quelle condizioni. Spock decise dunque per la cautela.
-Capitano..Lei continua a fraintendermi, temo sia colpa delle nostre diverse culture, ma come le ho già detto quando morì l’Ammiraglio, io ho piena fiducia in lei e con me il nostro equipaggio.-
Jane si era portata una mano a stringersi la giuntura tra fronte e naso cercando di scacciare il principio di emicrania che quella conversazione le aveva provocato. Rimase in silenzio , lasciando che fosse il vulcaniano a colmare quella distanza che si era nuovamente creata tra loro.
-Lei scambia la nostra preoccupazione per sfiducia.- proseguì il vulcaniano ritrovandosi subito addosso i fari azzurri di Jamie.
-Ha la mia fiducia Jane, e voglio restare al suo servizio, è il miglior Capitano della flotta, andarmene dal suo sevizio sarebbe illogico.- il tono di Spock era più umano del solito, più dolce persino, si era adattato all’esigenza di Jane , rispondendo alla sua aggressività con calma e gentilezza. Una cosa che aveva imparato anche durante la sua relazione con Uhura.
Il Capitano si era visibilmente calmata, soddisfatta dalla spiegazione di Spock, si era alzata dal divano per andare incontro al vulcaniano, la mano destra perfettamente curata tesa in avanti.
-Siamo una grande famiglia vero signor  Spock?-
Il vulcaniano afferrò la mano della donna senza esitare.
-Si Capitano.-
Entrambi sorrisero, o almeno anche la perenne espressione pragmatica di Spock, sembrava sorridere.
-Bene, dunque quella fusione?-
-Forse dovrebbe tornare a mettersi seduta, ci vorrà poco.-
Jane lasciò la mano callosa del vulcaniano a malincuore e si diresse verso il divano.
Dopo poco Spock la raggiunse sedendosi a sua volta sul divano.
La mano destra del vulcaniano si posizionò sul viso di Jane, pollice ,indice e medio andarono a toccare i punti di fusione sul volto della donna e Jane trasalì.
-Pronta?-
-Strappo secco come un cerotto Spock-
Disse la donna con una sicurezza che in realtà non possedeva.
Ma Jane non poteva tirarsi indietro e Spock le entrò nella mente vellutato come un guanto.
-La mia mente alla tua mente,i miei pensieri ai tuoi pensieri.-
 
Ed ecco che la loro mente si era unita,subito Spock cerco di infondere nella donna un senso di pace e tranquillità,ripercorrendo con lei i ricordi della perdita di Pike cercò di trasmetterle il senso dell’accettazione per quella perdita e cercò di scacciare i sensi di colpa.
La fusione stava funzionando quando all’improvviso a Spock apparirono le immagini di una Jane sofferente,e sporca di sangue dalla testa ai piedi, una mano tesa verso il nulla.
Spock cercò di allentare il contatto,non voleva sapere,non voleva vedere, ma la mente di Jane lo stava imprigionando  con quella terribile immagine che sembrava gridare aiuto.
“Spock aiutami.. perché gli hai permesso di farmi del male?”
 La figura insanguinata di Jane si avvicinava sempre di più e Spock sentiva un enorme senso di angoscia crescere dentro di lui.
“Spock.. Perché non mi ami?
Non sono abbastanza bella per te?
Infondo chi potrebbe mai amare una disgrazia vivente come me.”

 
La figura ormai era vicinissima a Spock, poteva quasi toccarlo ma il vulcaniano era pietrificato dall’orrore.
La mente di Jane lo stava imprigionando in una spirale di dolore e persino un vulcaniano esperto come lui aveva difficoltà a mantenere il controllo e a far arretrare la mente del Capitano.
La verità che tanto aveva negato a se stesso aveva trovato la strada per colpirlo.
Lui l’amava più del dovuto anche se Jane non ne era a conoscenza , la fusione delle loro menti aveva sprigionato  un forte legame tale che le paure più profonde di Jane si stavano riversando senza pietà nella mente del vulcaniano tramite la  fusione mentale.
 “Jane.. “
Sussurró solo il suo nome prima che la figura finalmente sparisse.
Spock stava tentando con tutte le sue forze di sfuggire a quella fusione mentale  ma la mente di Jane sembrava aver deciso di tenerlo intrappolato a sé ancora per un po', nuove immagini cominciarono a scorrere in un flusso continuo dall’umana al vulcaniano che ormai si stava rassegnando allìorizzonte degli eventi che gli si stava mostrando davanti agli occhi.
Le nuove immagini mostravano Jane mano nella mano con un ragazzo umano dai capelli rossi e la barba folta, spesso vestito con la divisa dell’accademia della flotta. Le emozioni di Jane riguardo quel ragazzo erano un crescendo di passione e desiderio fino ad arrivare  inaspettatamente a paura, rabbia, tristezza.
Le immagini da idilliache divennero chiaramente  sinistre, le passeggiate mano nella mano si trasformarono in furiose liti, le sene di passione si erano trasformate in un corpo a corpo di un tale violenza che era difficile immaginare fosse solo un addestramento.
Infine , l’ultimo flusso di coscienza mostrò a Spock un’immagine che difficilmente avrebbe scacciato via dalla sua mente.
L’ultima cosa che vide prima di essere scacciato brutalmente via dalla mente di Jane fu l’umana che tanto amava, con le mani intrise di sangue , il corpo del cadetto dai capelli rossi a terra in una pozza di sangue con la gola aperta.
“Jane…”
 
 
-Spock! Spock! Mi senti?-
Dopo quell’orribile visione  Spock si era allontanato di scatto da Jane , la osservava dopo aver messo almeno due metri tra di loro, il volto del vulcaniano che era divenuto una maschera di freddezza e confusione.
-In nome del cielo Spock che diavolo ha fatto nella mia testa?!-
Jane lo incalzava dal canto suo  , avvicinandosi stava visibilmente riducendo la distanza fra di loro , la mano tesa pronta ad afferrare la spalla del vulcan per scuoterlo da quella specie di catalessi in cui sembrava essere piombato.
-Tu l’hai ucciso.. com’è possibile?-
Sillabò guardandola negli occhi la mano che aveva prontamente scacciato quella del suo Capitano. Era chiaro che non voleva essere toccato anche se la voce rimaneva la solita neutrale ed impregnata di logica.
Jane si sentì invece gelare il sangue nelle vene,i suoi peggiori incubi si erano materializzati, tutto ciò che aveva cercato di tenere nascosto con le unghie e con i denti era riemerso e le aveva dato un bel pugno in faccia assumendo la voce e le fattezze del suo Primo Ufficiale.
-Cosa hai visto?-  chiese ma lei già sapeva, lei che ora stava scivolando contro la parete del proprio alloggio incapace di tenersi in piedi.
-Ho visto chiaramente compiere l’omicidio del cadetto Marcus Kane, ma questo non so come sia possibile  dato che l’accademia indagò a suo tempo sull’omicidio del cadetto Kane e l’indagine si risolse con l’assegnazione della medaglia al coraggio per il cadetto per aver salvato un collega perdendo la vita durante un’aggressione. Tutto questo non ha senso…-
Persino la logica di Spock si era incrinata  in quel momento, le informazioni che aveva nella propria memoria non corrispondevano a ciò che aveva visto e toccato con mano.
-No Spock , non c’è nessun errore.. io ho ucciso Marcus Kane.-

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 : Il peso del comando ***


Note: Vi chiedo nuovamente scusa per il ritardo ma non è davvero facile scrivere con questo stato di angoscia che tutti noi stiamo vivendo, in più le lezioni online mi stanno davvero  soffocando , spero comunque di aver scritto un buon capitolo ^^
mi scuso per eventuali errori non ho una beta, inoltre avviso comincio a distaccarmi e  a fare salti temporali rispetto a Into Darkness perchè il film per me è solo una base per raccontare un ‘ altra storia. In ogni caso penso di concludere con altri due capitoli ,massimo tre . Buona lettura, e come sempre le recensioni sono più che gradite <3



Capitolo 3: Il peso del comando.



 
Spock sedeva con le braccia conserte alla scrivania del capitano, lo sguardo scuro che non abbandonava nemmeno per un istante la figura di Jane che ritrovate le forze era in piedi di fronte al suo Primo Ufficiale, le braccia dietro la schiena, i gradi da capitano che in quel momento pesavano come macigni.
Le tornarono in mente le parole di Pike, in una delle sue tante “ lezioni di vita” le aveva predetto proprio questo momento.
“Verrà un momento Jane che quella poltrona diventerà una prigione, un peso, dovrai combattere contro i tuoi peggiori demoni per sopportare il peso del comando.”
E come sempre o quasi, Pike aveva avuto ragione.
In quel momento si sentiva sotto corte marziale, il giudice era Spock, la giuria e l’accusato erano costituite da lei stessa.
-Capitano, lei sta confessando l’omicidio di Marcus Kane,facendo questa dichiarazione sta inoltre affermando che la flotta stellare ha insabbiato l’intera vicenda mentendo di fronte alla legge e alle istituzioni. Non si può mentire in una fusione mentale..-
Il vulcaniano la guardava, ogni parola era una lama tagliente, Jane era sicura che se lui potesse essere soggetto alle passioni , in quel momento avrebbe espresso rabbia e amarezza ma per sua fortuna Spock era un vulcaniano, logico, freddo e razionale.
-Comandante, io non ho commesso nessun omicidio, la mia è stata legittima difesa e mi creda sono l’ultima persona che avrebbe voluto che la questione venisse insabbiata ma ero un cadetto, non avevo potere.-
Lo disse con un’amarezza tagliente, un odio viscerale che persino al vulcan più logico non può sfuggire tale groviglio di sentimenti.
-Io non capisco, è illogico e privo di senso.-
-Comandante.. Spock, Io non ne posso parlare, non ne voglio parlare anzi. Abbiamo una missione da compiere tra meno di dodici ore ed io sono il Capitano di 423 persone che si aspettano che io faccia il mio dovere e che io sia concentrata sul riportare Harrison in manette e tutti loro a casa sani e salvi, credimi se ti dico che per il mea culpa c’è tempo e non è adesso.-
Spock era pronto per ribattere quando il counicatore di Kirk risuonò trillando nella stanza.
-Sulu a Kirk : Capitano, la sicurezza ci ha confermato la posizione di Harrison su Kronos, arrivo previsto tra 10 ore.-
-Bene Tenente , mi avvisi al minimo problema , Kirk chiudo.-
Dopo quella comunicazione, nell’alloggio di Kirk era calato di nuovo il silenzio , i due  occupanti che continuavano a guardarsi e a studiarsi come fossero due nemici invece che molto più che colleghi di lavoro.
Fu di nuovo il vulcaniano a rompere il silenzio, alzandosi dalla propria sedia si diresse verso l’uscita con la chiara intenzione di abbandonare la stanza,
-Trovo logico concentrarsi sulla missione Capitano, per questo farò ritorno in plancia. Prendo Congedo.-
Jane lo guardò, le mani strette a pugno che combattevano l’irrefrenabile voglia di fermarlo e di stringerlo a sé, ma non fece nulla del genere se non un lieve cenno del capo che indicava che il congedo era stato concesso.
 
Rimasta sola , invece di riposare, si mise immediatamente a lavoro, dal suo terminale stava richiamando tutti i dati inerenti all’attacco dell’Archivio di Londra e ciò che riguardava Harrison. Inutile dire che ben poco era riuscita a trovare sul conto del “ superumano”.
Il tempo però non si fermava e le nove ore necessarie a raggiungere i confini dell’impero Klingon passarono in fretta tanto che dopo aver riposato un paio di ore si era diretta nuovamente in plancia.
 
La poltrona del comando in quel momento gli sembrava un vero e proprio patibolo, sentiva su di sè lo sguardo di Spock che sembrava volerla passare ai raggi X e non nella maniera piacevole.
Leonard invece era rimasto rintanato in infermeria a predisporre le misure di sicurezza  in vista dell’imminente sbarco.
Dopo poco era arrivato l’annuncio del timoniere che sanciva l’inizio della missione.
-Siamo usciti dalla curvatura Capitano, siamo fermi in zona neutrale, attendo ordini.-
-Grazie Tenente.-  rivolse al timoniere prima di aprire lei stessa un canale generale con la nave.
-Qui è il Capitano Kirk, ho bisogno di due membri della squadra di sicurezza all’hangar 5, abiti civili e niente che possa ricondurre alla flotta.Kirk chiudo.- poi si voltò verso Uhura .-Avvisi il controllo volo che stiamo arrivando poi mi raggiunga in Hangar navette, abbiamo bisogno di una Xenolinguista, ma si sbarazzi dell’uniforme , abiti civili.-
-Certo Capitano provvedo subito.-
E mentre Uhura eseguiva gli ordini Spock si era nuovamente affiancato al suo Capitano con il volto che non prometteva nulla di accomodante ma Jane lo zittì immediatamente, avrebbe poi giurato di aver visto un barlume di rabbia negli occhi del gelido vulcaniano.
-Lascio il comando al Comandante Spock , se non siamo di ritorno entro un’ora dovete abbandonare la zona neutrale e fare immediato ritorno sulla Terra.-
Detto ciò voltò i tacchi a Spock e alla plancia e si diresse in infermeria per cambiarsi d’abito e per recuperare l’ultimo membro della sua missione suicida.
 
 
 
Un’ora e 5 Klingon incazzati  più tardi Jane era di ritorno in plancia, Harrison era in prigione e Spock, McCoy e il Tenente Comandante Snow la osservavano mentre era seduta sulla poltrona , la mano destra che ticchettava nervosa sul bracciolo.
-Kirk a Sala Macchine : Signor Chekov le do 30 minuti per riaggiustare quel benedetto nucleo. Kirk out.-
Il tono del Capitano era stato così perentorio che il povero Chekov nemmeno aveva avuto il coraggio di risponderle che lei aveva già chiuso la comunicazione.
Tutta l’ingegneria era in pieno subbuglio per cercare di capire che cosa stesse disturbando il nucleo e bloccando così la partenza.
-Leonard, Spock occupatevi della plancia , informatemi non appena l’ingegneria è pronta a farci ripartire, signor Snow con me, abbiamo un interrogatorio da condurre.-
Jane già si era alzata dalla sedia diretta al primo turbo ascensore disponibile quando Spock l’aveva richiamata toccandole appena il braccio un tocco lieve ma che per Jane sembrava  una lingua di fuoco sulla pelle nuda.
-Capitano posso accompagnarla? Trovo più logico che io la assista.- la voce del vulcaniano era profonda e lo sguardo che aveva lanciato a Jane era pieno di sottintesi.
Jane si chiese perché volesse seguirla, si chiese se per caso ormai la fiducia del vulcaniano era compromessa per sempre.
La risposta però non spettava a lei, quello che era il suo dovere era terminare quella maledetta missione e fare giustizia per Pike e per tutte le vittime innocenti di Londra.
-No Comandante, con me verrà il capo della sicurezza. Prendetevi cura della mia signora.- cercò di sembrare calma e rassicurante ma nessuno di loro le credette, poteva dirlo dall’espressione preoccupata che aleggiava sul volto di tutti i suoi ufficiali che comunque tornarono ognuno al suo posto a parte Snow che la seguì nel turbo ascensore.
 
 
 
Iskander Snow era il capo della sicurezza dell’Enterprise,, aveva 35 anni ed era stato promosso al grado di Tenente Comandante proprio di recente. Anche lui aveva servito sotto Pike ed era diventato un carissimo amico di Jane.
Entrambi avevano sofferto molto nel loro passato, Iskander aveva perso sua sorella appena diplomato all’accademia ed in seguito sua madre e suo padre avevano divorziato mettendo pianeti interi di distanza tra loro, per questo Iskander sapeva bene cosa volesse dire sentirsi soli.
-Ehy Jane come stai?-
Si era permesso di darle del tu ora che erano soli e diretti verso le celle di detenzione.
-Male Iskander..Voglio solo tornare a casa, mettere al sicuro quel bastardo e avere il tempo di piangere Pike.-
A quel nome anche Snow  fece un’espressione di puro rammarico e strinse un braccio intorno alle spalle di Jane che non si scosto ma anzi sorrise felice.
-Andiamo amica mia..-
E Jane sorrise lasciando una pacca amichevole sulla spalla del Capo della Sicurezza grata che avesse messo da parte i formalismi per mostrarle un briciolo di affetto.
 
Arrivati alle celle di detenzione Iskander si era armato con un phaser e si era posto davanti a Jane anticipandola verso la cella.
-Sii buona Capitano!-
L’aveva rabbonita  vedendo come Jane era sul punto di protestare a quella dimostrazione di protezione.
Arrivati alla cella si trovarono Harrison già in piedi come se li stesse aspettano. Lo sguardo chiaro del superumano si fermò su Jane sondandola e  facendola sentire improvvisamente troppo esposta tanto che decise di attaccare quanto prima che essere attaccata.
-Harrison lei è in arresto e quando arriveremo sulla terra subirà un processo. Ringrazi che ho avuto la misericordia che lei non ha mostrato ai miei colleghi e alla mia famiglia.- era velenosa nel tono ma non  se ne curava e nessuno avrebbe osato zittirla.
-Capitano Kirk perché non ci muoviamo? C’è forse qualche problema?- Le chiede invece Harrison con una faccia da schiaffi degna della peggior canaglia.La frase però colpì Jane come uno schiaffo in pieno viso, si girò subito verso Snow che ricambiò con un occhiata perplessa che negava.
-Come diavolo lo sa?!- sbottò avvicinandosi di più al campo di forza che teneva lui dentro e lei fortunatamente fuori.
-Sono tante le cose che so Capitano.Sono disposto a confessartene alcune se mi prometti un colloquio privato. È tutto ciò che chiedo.- sembrava sincero Harrison mentre  le faceva quella proposta , si teneva addirittura ben lontano dal campo di forza per non darle l’impressione di volersi avvicinare.
-Cosa le fa pensare che  ha il potere di fare richieste?!-
-Me lo fa pensare il fatto che lei Kirk vuole riportare a casa il suo equipaggio e che per farlo deve capire cosa non va nella nave e guarda caso io lo so, ma voglio qualcosa in cambio Kirk: Voglio la sua mente, il suo genio, voglio sapere se anche a lei pesa il comando.-
A quelle parole Jane fessurizzò lo sguardo quasi ringhiando per un breve momento,infine girandosi verso Snow gli fece un cenno con la testa  che non ammetteva repliche.
-Va resta fuori in corridoio, siamo comunque sorvegliati a vista.-
Jane attese che Snow se ne andasse prima di tornare ad Harrison.
-Non basta Capitano, tolga le registrazioni ambientali.-
-Col cazzo maledetto bastardo!.- si sfogò Jane  ottenendo soltanto che Harrison le desse le spalle dopo averle sorriso beffardo.
-Faccia come vuole Capitano infondo è lei che ha la nave senza motori in zona neutrale vicino ai Klingon.-
La donna odiava  che lui avesse ragione ma di fatto ragione ce l’aveva e lei se voleva salvare la pelle alla sua famiglia doveva solo sottostare.
-Computer, disabilita registrazione ambiente cella 01 comando Capitano Jane Helena Kirk  alpha-iota 1307.- e una volta che la voce meccanica del computer rispose che l’ordine era stato eseguito Jane tornò da Harrison con lo sguardo che ora non ammetteva repliche.
-Quanti sono i siluri?- le chiese subito, secco come lo strappo di un cerotto.
-Settantadue .-
-Come sospettavo.. Vede Kirk, in ogni siluro c’è un membro del mio equipaggio, ibernato certo, la tecnologia che arma quei siluri è ciò che interferisce con i sistemi della nave, è proprio sicura che nessuno dei suoi ingegneri abbia notato qualcosa di strano.?-
Kirk sbiancò e subito pensò a Scotty e penso che l’Enterprise  aveva cominciato ad avere i problemi da quando a bordo ci erano entrati quei maledetti siluri che nemmeno il suo ex Capo Ingegnere aveva approvato.
-Balle!.- ma persino la sua voce era piuttosto incerta ora.
-No e lei lo sa Kirk. Io voglio che lei sappia che ho fatto quello che ho fatto per proteggere il mio equipaggio, Marcus le ha dato quei siluri per minacciarmi di distruggere la mia famiglia per questo mi sono arreso. Mi dica Kirk, c’è niente che non farebbe per proteggere la sua famiglia?-
-Darei la mia vita per ognuno di loro.- lo disse senza nemmeno pensare.
-Allora controlli cosa c’è a queste coordinate e mi crederà, Marcus sta cercando di scatenare una guerra, non è l’Ammiraglio retto che la Flotta Stellare si aspetta, ma questo Jane lei lo sa già non è vero? .-
Jane stavolta non rispose in un chiaro invito a Harrison di proseguire.
-So cosa le ha fatto l’Ammiraglio ,Capitano, so perché come me sente il peso del comando come un’occasione per dimostrare  di essere in grado di proteggere chi ama.-
Jane non se ne accorse ma si era avvicinata in maniera pericolosa alla prigione di Harrison, quasi a trovarsi faccia a faccia con il campo che lo conteneva.
-Come fai a saperlo?- ed anche il distacco del formalismo era andato.
-Ho letto tutto all’archivio, so che ha insabbiato la morte di Kane, so che cosa ti è successo in quel vicolo Jane. Davvero è così difficile da capire chi è il vero nemico?-
Le parole di Harrison erano come un veleno sottile e Kirk non aveva l’antidoto, non aveva la lucidità per affrontare tutto quello che stava succedendo, aveva solo rabbia, tanta rabbia ma non poteva liberarla aveva il suo equipaggio a cui pensare di fronte al dovere non era una donna, non era un uomo, era un Capitano.
Improvvisamente il loro dialogo fu interrotto dalla presenza di Spock che si era precipitato nella zona detentiva dopo aver sentito che le registrazioni erano state disattivate.
-Capitano! Che succede?-
-Abbiamo compagnia  Kirk, la nostra conversazione finisce qui, dopotutto non vorrei mai causare problemi alla sua autorità.-
Presa tra due fuochi Kirk decise che era il momento di allontanarsene e di prendersi del tempo per riflettere a mente lucida.
-Io credo a quello che dice  e lo verificherò, ma credo anche nella giustizia e lei Harrison pagherà per i suoi crimini , dovessi condurla io stessa in tribunale.- e furono le ultime parole che rivolse ad Harrison.
-Computer riattiva le registrazioni ambientali comando del Capitano Jane Helena Kirk.-
Infine fece un gesto eloquente al suo Primo Ufficiale vulcaniano e insieme lasciarono le prigioni ed Harrison.
 
 
 
Kirk e Spock tornarono nella sala riunioni ed anche McCoy e Snow vennero convocati. Jane voleva rivelare gran parte della discussione che aveva avuto con Harrison ai suoi Ufficiali  più fidati ma soprattutto doveva controllare cosa c’era entro quei dannati siluri.
-Signori  Harrison mi ha fornito dei dettagli che mi portano a dubitare del vero scopo della nostra missione, per questo vi chiedo fiducia e la massima collaborazione. Temo che nei siluri siano state inserite delle persone per questo in questo momento il Dottor McCoy e la dottoressa Marcus sono diretti  in una zona dove poter controllare il contenuto dei siluri. Non appena avremo loro notizie  vi anticipo già quali sono i vostri ordini: Iskander  mettiti in contatto con Montgomery Scott immediatamente e controlla queste coordinate. Leonard tu invece occupati di analizzare il sangue di Harrison voglio sapere tutto ciò che c’è da sapere su quella specie di mostro. Spock lei mi segua nel mio ufficio c’è qualcosa di cui dobbiamo discutere urgentemente.-
-Si Capitano!- si levò in coro ed ognuno era sparito al proprio posto restava solo una cosa da fare.Aprì una comunicazione con la plancia.
-Signor Sulu a lei il comando, mi avverta non appena avrà notizie dal dottor McCoy e dal capo della sicurezza Snow, faranno rapporto a lei e lei farà rapporto a me.Kirk chiudo.-
Di nuovo lasciò  che fosse un’occhiata a parlare per lei e che Spock la seguisse.
Il tragitto verso l’ufficio del Capitano era breve ma fu del tutto silenzioso , ognuno era perso tra i suoi pensieri, Spock si chiedeva cosa volesse dirgli il suo Capitano mentre Jane  cercava le parole giuste. Quando entrarono nell’ufficio di Jane  non ci furono formalismi o frasi di circostanza, Jane aveva deciso di raccontargli tutto perché aveva bisogno che lui si fidasse di lei e sapeva che ora come ora Spock non si fidava affatto di lei.
-Voglio raccontarti la verità Spock, ho bisogno della tua fiducia e del tuo supporto. Abbiamo davanti una situazione assurda e all’equipaggio serve qualcuno che ragioni con logica e con il cuore, serviamo entrambi.-
Il vulcaniano era una maschera di cera ma si vedeva dall’espressione che cominciava ad essere provato dalla situazione che si era instaurata tra loro.
-Permesso di parlare liberamente?-
-parliamo da amici, Spock.-
-Sono preoccupato per te, ho visto qualcosa di brutto nella tua mente , detesti il contatto fisico ora lo so e l’ho visto ma sono confuso, vorrei fidarmi di te, ma non capisco nemmeno perché ti stai alleando con Harrison!- aveva perso la calma sul finale, alle orecchie di Kirk sembrava quasi infastidito oltre ogni modo dalla sua vicinanza con il prigioniero, ma entrambi sapevano che avevano poco tempo per analizzare tutte le sfaccettature della situazione e che ora dovevano tornare a fidarsi uno dell’altro e condividere la responsabilità.
-Harrison ha ragione o almeno io lo credo e posso spiegarti perché.- Jane si era avvicinata a lui e ora aveva gli occhi lucidi , ricordare le faceva male ma avere lui vicino era una benedizione e una necessità, nonché un’ancora di salvezza  nel mare dei ricordi.
Così cominció a raccontare di ciò che l’aveva portata a quello che era oggi.
-Quando ero all’accademia io e il cadetto Kane eravamo fidanzati, la nostra storia era iniziata  come tutte le storie d’amore dovrebbero essere, lui era dolce  e premuroso e io lo amavo. Dopo qualche tempo la nostra storia divenne tossica, litigavamo spesso ma soprattutto io..- Jane si interruppe mordendosi forte il labbro, voleva solo scappare e nascondersi  ma doveva finire il racconto. Inaspettatamente la mano di Spock raggiunse la sua stringendola tra le proprie.
-Non devi, mi dispiace molto vederla.. vederti così.- gli occhi del suo vulcaniano erano sinceri, pregni di un affetto che Jane non aveva mai visto , almeno non rivolto a lei, ma fu proprio quello a spronarla a continuare dopo aver ricambiato quella stretta.
-Ero diventata debole incapace di reagire al carattere di Kane, così iniziò a picchiarmi e io lo nascosi a chiunque persino a Pike. Cominciai ad essere accusata di partecipare a delle risse clandestine,  nessuno poteva spiegare i lividi che portavo e le assenze prolungate agli addestramenti. Una sera Kane tentò di violentarmi,io ero stanca  e volevo solo tornare a vivere la mia vita così lo attaccai  e nella colluttazione rimase ucciso. Quella sera stessa cercai Marcus, lui era sempre stato un amico di Pike e sapevo che mi avrebbe aiutato che avrebbe capito che era solo legittima difesa e che le registrazioni ambientali lo avrebbero confermato.- Fece ancora una pausa Jane , le mani ancora strette in quelle di Spock e nessuno dei due sembrava stancarsi di quel contatto. Il vulcaniano taceva in attesa che lei continuasse e Jane fu grata per quel silenzio  utile a riordinare ancora una volta le idee. Il dolore sul volto di Jane era evidente, era una maschera di sofferenza ma anche una donna forte che voleva rompere un silenzio durato troppo a lungo.
-Marcus mi credette dopo aver visto le registrazioni,ma mi disse che questa storia non si poteva sapere, la Flotta era ormai avanti  anni luce con la moralità e l’integrazione e che un episodio del genere sarebbe stato fatale per la reputazione della flotta, soprattutto perché Kane era il figlio del Segretario di Stato. Mi impose il silenzio con chiunque persino con Pike e insabbiò tutto.
Io accettai, ero debole, avevo paura  e mi sentivo come se fossimo tornati indietro di secoli dove una donna non poteva difendersi…era una cosa che succedeva spesso sulla terra almeno fino al 21esimo secolo sai?-
Se Jane era emozionata , Spock era pietrificato dalla confessione, un terribile dolore lo stava affliggendo come se improvvisamente potesse sentire tutto ciò che aveva provato Jane.
-Posso abbracciarti?- le chiese come se fosse logico chiedere il permesso ma lei non rispose agì di istinto e lo strinse tra le sue braccia con forza come se fosse una lotta e non un gesto di affetto.
-Nessuno ti toccherà mai più.-
Entrambi sapevano che era inutile dirlo ora  che Jane  sapeva benissimo difendersi da sola ma entrambi sapevano anche quanto a Jane servisse sapere che sarebbe stata protetta che non erano più nel 21esimo secolo sulla Terra e che ora la legge e l’opinione pubblica era ben diversa. Ma purtroppo Jane aveva scelto il silenzio e nessuno aveva potuto aiutarla.
-Jane se avessi parlato, io.. Pike! Noi tutti avremmo preso le tue parti, riaperto il caso, qualsiasi cosa, potremmo ancora.-
Jane scosse la testa che aveva nascosto nel petto di Spock quando l’aveva abbracciato.
-No .. non voglio, ormai non ha più senso, non voglio riportare alla luce quel dolore e quell’umiliazione, ma se c’è una cosa che ho fatto da allora è diventare forte e indomita così che non sarei mai più stata zitta ed è per questo che ora non posso stare zitta, Harrison ha in parte ragione, Marcus vuole la guerra con i Klingon e noi dobbiamo impedirlo.-
Spock annui e poi calò il silenzio, erano ancora abbracciati ma nessuno sembrava volersi allontanare dal calore dell’altro. Fu Spock il primo ad interrompere il silenzio guardandola sfruttando la loro differenza di altezza.
-ti faccio male?- le chiese pronto ad allontanarsi.
Jane nonostante tutto era nelle braccia del vulcaniano che segretamente amava e poteva sopportare un po' di stress post traumatico pur di godersi le sue braccia attorno a sé ed incurante di sembrare troppo dolce aggiunse –No, non mi lasciare.-
Spock di rimando strinse la presa come a suggellare quella richiesta.
-C’è una cosa che ho bisogno di confessarti Jane, di natura personale.-
-Dim-!- -McCoy a Kirk!- vennero interrotti dal comunicatore di Jane che trillò con la voce del buon dottore.
Jane non poteva negarsi e a malincuore si staccò infine dal suo vulcaniano.
-Dimmi Bones.-
-Avevi ragione  abbiamo 72 ghiaccioli.-
-Bene Bones resta in Infermeria e fai tutte le valutazioni del caso.Kirk chiudo.-
L’intimità che si era creata tra i due era completamente sparita sostituita dal dovere.
-Andiamo in plancia.-
Ed all’unisono annuirono con la consapevolezza che ora sul ponte di comando sarebbero tornati ad essere una sola mente e un solo braccio.
 
 
In plancia Sulu aveva redarguito i due su ciò che aveva trovato Scotty che alla fine era riuscito a mettersi in contatto con l’Enterprise da quel momento in poi però la situazione era precipitata. Marcus si era presentato  con una nave da guerra che si era fatto costruire apposta  per iniziare una guerra con i Klingon, le ipotesi di Harrison , che si era scoperto chiamarsi Khan, si erano rivelate esatte e ora tutti loro stavano rischiando la vita sotto l’attacco di Marcus sulla sua U.S.S.Vengeance , tutto perché Kirk si era rifiutata di consegnare Khan e dare inizio a una guerra, ma lei sapeva che anche se lo avesse consegnato Marcus avrebbe sterminato tutti i testimoni delle sue bugie e Kirk non gli avrebbe permesso di fare del male alla sua famiglia.
-Signor Sulu manovre evasive e scudi alzati!-
-Capitano perdiamo potenza ci hanno colpito e il nucleo ancora non funziona!.-
-Dannazione! Contattate l’Ingegneria e vedete  che mandino l’energia ai motori ausiliari!-
Jane  sparava ordini a destra e a manca, la situazione era critica e l’Enterprise danneggiata con Scotty che era l’unico a poterla riparare a dovere bloccato sulla Vengeance. Lei era il Capitano e doveva pensare alla svelta  a come fermare quella bestia armata che era la Vengeance, ma più ci pensava più la soluzione le sembrava evidente: “ il nemico del mio nemico è mio alleato” pensò poco prima di alzarsi dalla sedia del Capitano e dirigersi al turbo ascensore .
-Spock a lei il comando.-
Ma il vulcaniano la seguì fino al turbo ascensore
-Spock mi sta disubbidendo?- fece Jane che non sapeva se essere grata ad averlo vicino o infuriata.
-Capitano lei sta andando da Khan e io lo sconsiglio vivamente.-
-Come diavolo fai a saperlo?-
-Lo chiami intuito- se fosse stato umano Kirk avrebbe giurato che quella fosse ironia nuda e cruda.
-Si sto andando da lui, ha presente il detto “ il Nemico del mio nemico è mio alleato”?-
-Ma Khan non è affidabile la pugnalerà alle spalle non appena potrà.- Spock faceva un’appassionata preghiera verso Jane che si fermò esasperata a fronteggiarlo , lo sguardo che implorava comprensione.
-Lo so che non ti fidi ,  ma ho bisogno di Khan lo terrò d’occhio e mi aiuterà , io .. io posso fare solo questo! Sei tu quello che ora deve prendere il comando con logica e raziocinio, io devo agire  e non posso pensare al mio benessere ma a quello di molti altri ,Comandare non è impartire ordini ma essere pronto a rischiare per primi per proteggere chi è sotto la nostra responsabilità.-
-Non posso lasciarla andare Capitano, Jane.. non dopo quello che mi hai rivelato.-
Alora Jane comprese davvero, il vulcaniano aveva paura di vederla soffrire , di mandarla da sola da Marcus con nessuno che la potesse sostenere, mentre lui non poteva esserci per lei e Jane questo lo capiva.
-Ho bisogno di te qui Spock, se perdessi  la mia famiglia sarebbe meglio perdere la vita con loro che vivere con il rimpianto di non avervi salvati. Dimmi che capisci.- implorò toccandogli per un attimo la mano , incurante che erano in mezzo a un corridoio e tutti potevano vederli.
-Capisco.- disse freddo come sempre ma Jane poteva giurare che dire quella parole gli era costato più di quanto fosse disposto a mostrare.
-Ci rivedremo presto e allora mi dirai quello che sento che hai tanta urgenza di dire.-
Un ultima carezza alla mano del vulcaniano e poi corse via senza voltarsi diretta verso  Khan consapevole di avere lo sguardo di Spock puntato sulla schiena fino a che non fosse sparita.
“ Tornerò” si disse e poi fu solo mente e corpo  concentrati sulla salvezza della sua nave.

 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 : Il necessario ***


Capitolo 4 : Il necessario.


 
L’Enterprise si era allineata con la Vengeance per permettere a Kirk e Khan di arrivare  al portellone di entrata della nave avversaria. Spock aveva seguito le operazioni con fredda logica all’apparenza ma internamente stava letteralmente ribollendo dalla rabbia nei confronti del Superumano, il vulcaniano sapeva che non ci si poteva fidare di Khan e l’idea che Jane fosse da sola con lui lo stava facendo letteralmente impazzire,fortunatamente però la voce di Uhura gli annunciò che la comunicazione che aveva richiesto  in precedenza era pronta.
-La prenderò nell’ufficio del Capitano,  Sulu  a lei la plancia-
Non voleva abbandonare e operazioni in piena crisi ma aveva bisogno di due minuti di privacy, il motivo? Aveva un colloquio con se stesso solo di parecchi anni più vecchio.
L’ufficio del Capitano era vicinissimo alla plancia e Spock ci mise poco per raggiungerlo e una volta li trovò già la comunicazione sullo schermo.
-Ambasciatore Spock sarò breve, nei nostri viaggi abbiamo mai incontrato Khan?-
La sua versione  anziana lo guardò dallo schermo gravemente serio non appena sentito quel nome  sulle labbra del più giovane.
-Sai che ho promesso che non avrei mai rivelato nulla che potesse alterare il tuo percorso di vita, detto ciò, Khan è stato il nemico più temibile che abbiamo affrontato, ci ha portato grande sofferenza a noi e al capitano Kirk.-
A quelle parole la testa del vulcaniano si alzò di scatto con una feroce preoccupazione dipinta nello sguardo.
-Lo abbiamo sconfitto?- chiese con urgenza e preghiera nel tono.
-A caro prezzo.- fu la risposta grave della sua controparte che Spock a malapena riuscì a sentire dato che già stava correndo di nuovo verso la plancia, l’angoscia che ne scandiva ogni passo.
 
 
 
Jane e Scotty correvano per i ponti dell’Enterprise o almeno ci provavano dato che l’intera nave sembrava essere sottosopra, l’allarme rosso suonava per tutta la nave e ormai la gravità della Terra stava trascinando sempre di più la nave nella sua atmosfera.
Il suo compito era quello di scortare Scotty nella sala macchine per far si che il buon ingegnere dei miracoli compisse appunto un nuovo miracolo e salvasse le loro chiappe di nuovo.
 I pensieri del Capitano erano tutti per il suo equipaggio, sentiva e vedeva i suoi ufficiali faticare  e scappare dalla situazione critica in cui versava la nave tra esplosioni e ribaltamenti vari .
Lei si fermava ad aiutare come poteva ordinando a tutti di evacuare la nave.
-Forza Scotty! Non abbiamo tempo, non riusciremo a far evacuare tutti prima dello schianto!-
-Ci siamo quasi Capitano, ci siamo!.-
Infatti poco dopo per miracolo arrivarono alla sala macchine dove Scotty si buttò subito alla consolle addetta  ai motori per cercare di capire come farli ripartire, Kirk da parte sua si toccò il comunicatore per contattate Spock e la plancia.
-Spock! Sono con Scotty in sala machine , stiamo cercando di riavviare i motori , dica al timoniere  di stare pronto!-
-Si Capitano.- fu la risposta perentoria del vulcaniano che però non chiuse la comunicazione lasciandola aperta ma senza parlare.
Jane capì in un attimo il perché di quel gesto e quasi le vennero le lacrime agli occhi.
-Sto bene Spock, mi dispiace , mi dispiace tanto.-
Trattenne a stento le lacrime e non poteva dire altro, non sapendo che in molti stavano sentendo quella comunicazione, non con una nave che stava precipitando e un equipaggio che stava rischiando la vita.
-Ha fatto quello che doveva Capitano, lei riesce sempre a tramutare una situazione disperata in una di speranza, ora lasci che il suo equipaggio si occupi del resto.-
Spock sapeva esattamente cosa dire, le sue parole scaldarono il  cuore della donna e le diedero la forza necessaria per mantenere i nervi saldi, d’altronde Khan era ancora a piede libero.
Chiuse la comunicazione e riportò la sua attenzione su Scotty trovando però il suo Ingegnere  pallido come un cencio.
-Scotty?!.-
-Capitano.. Capitano io non posso ripararla, il nucleo e fuori linea, non c’è modo di sistemarlo se non manualmente , ma non possiamo non abbiamo le protezioni adatte.. mi dispiace..-
Ad entrambi si era gelato il sangue nelle vene, il tempo stava per scadere e senza potenza sarebbero tutti morti schiantandosi sulla terra senza contare i morti che avrebbero causato sulla terra una volta, Jane si senti le gambe tremare , cadde in ginocchio in preda allo sconforto più nero.
-Capitano..-
La chiamò Scotty in un tentativo fallimentare di tranquillizzarla, ma nella mente di Jane si era fatta strada un ‘idea folle, un’idea letale per lei ma salvifica forse per il suo equipaggio.
Alzò la testa ed individuò la porta d’accesso al nucleo ben sigillata , vi potevano accedere solo gli addetti ai lavori e il Capitano della nave.
Fu il tempo di un lampo , Jane si alzò in piedi  con agilità riuscì a rifilare una gomitata nello stomaco del povero Scotty e a costringerlo a terra, subito corse verso la porta.
-Computer aprire porta Comando Jane Helena Kirk!.-
Sbattè forte la mano contro il lettore di impronte e la porta si aprì spalancandole le porte dell’inferno.
-Jane!!-
Fu l’urlo disperato di Scotty che tenendosi la mano sullo stomaco tentava di raggiungerla ma Jane rapida  si richiuse la porta alle spalle.
-Mi dispiace.- disse solo con il labiale a uno Scotty che ora batteva impotente i pugni contro il vetro.
 
 
La corsa di Jane al nucleo fu folle, corse tra le varie scanalature in metallo mentre le radiazioni la uccidevano minuto dopo minuto, sentiva un caldo enorme e la pelle bruciare ma nonostante tutto riuscì a trovare il nucleo.
Un calcio, due calci, tre, quattro, cinque.. infine il nucleo tornò al suo posto con un suono secco e una luce che esplose per tutta l’aria di contenimento del nucleo.
Era uno spettacolo bellissimo  e sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto.
Le radiazioni le stavano rubando sempre più le forze, sentì il cuore cominciare a perdere battiti e la pelle sempre più bruciare mentre si trascinava nell’aria di decontaminazione, abbastanza inutile ma almeno poi avrebbero potuto recuperare il suo corpo.
In fin di vita il Capitano Kirk guardò oltre la porta di vetro , non vede Scotty e non vede nessuno, non sapeva che Spock stava correndo da lei eppure il suo cuore ancora batteva , ancora in attesa.
Non seppe se fosse un miraggio ma Spock le si materializzò davanti in un lampo di luce blu come era la sua maglia di sezione, e Jane sorrise come mai aveva fatto prima.
-Spock ? sei qui.. la nave è salva?- il primo pensiero alla sua famiglia, sempre.
-Jane che cosa hai fatto?!-
Il vulcaniano era sconvolto , Jane poteva dirlo dal tono  anche se il vetro che li separava camuffava molto, poteva dirlo dalle lacrime che ora gli bagnavano le guance pallide.
-Tutto quello che era necessario, non eri tu che dicevi che i bisogni di molti  prevalgono su quelle del singolo?-
-Non a costo della tua vita!- urlo Spock sopraffatto dal dolore di vederla li morente e di non poterla nemmeno toccare.
-Non essere illogico.- lo redarguì lei interrotta poi da un colpo di tosse che le fece macchiare la maglia gialla del comando di sangue vivo. Stava morendo e Spock la stava guardando, Spock stava soffrendo per lei, vedeva come la logica lo avesse abbandonato, così alzò una mano allargando il palmo sul vetro, in attesa.
-Dammi la mano, ho paura , aiutami a non averne.- gli chiese  con un fil di voce.
-Non riesco a non avere paura nemmeno io, perché l’hai fatto?-
Chiese di nuovo , incapace di accettare la decisione arbitraria di Jane di lasciarlo per sempre sacrificandosi per tutto il loro equipaggio.
Jane non rispose si limitò a sorridere quando finalmente Spock posò a sua volta la mano contro il vetro.
-Voglio che tu sappia perché ti ho salvato la vita su Nibiru Spock.-
-Perché sei mia amica..-
-Si ma anche perché sono innamorata di te Spock, ho perso il conto da quanto tempo ma tu stavi con Nyota.-
-Ci siamo lasciati da mesi- Spock rispose  basito e ancora più sconvolto da tutto quello che stava succedendo non trovando al momento la forza di dire altro, di confessare altro.
-Lo so ma la verità è che avevo paura, paura che un solo tocco mi avrebbe fatto ricordare la violenza di Kane, l’umiliazione di Marcus,ma non potevo sbagliarmi di più. Il dolore mi ha plasmato ma anche la forza e l’affetto di tutte le persone buone che ho avuto nella mia vita, tu fra tutti sei sempre stato al mio fianco a sostenermi , a consigliarmi, sei stato la mia roccia Spock e Dio mi aiuti, io ti amo… -
Un altro colpo di tosse altro sangue ed altre lacrime sul viso di Spock.
-Spock…- così Jane esalò il suo ultimo espiro.
Non riuscì a sentire l’ ” anche io “ singhiozzato da Spock, non riuscì a sentire l’urlo feroce di dolore e di rabbia del vulcaniano che la abbandono lì solo per correre come un folle alle calcagna di Khan.
Se ne andò sorridendo in faccia alla morte, pagando il debito che aveva contratto anni addietro quando era sopravvissuta al costo della vita di George Kirk.
 
 
 
 
 
 
 
Tre settimane dopo.
 
C’era un enorme temporale e la pioggia si abbatteva contro i vetri della stanza di Jane Kirk, le tende erano abbassate fino a metà vetrata e nella stanza si sentiva solamente il bip incessante  dei macchinari che monitoravano i segni vitali della donna.
Al capezzale di Jane si erano alternati per giorni Spock e McCoy, gli unici a cui era stato concesso di poter visitare l’eroina che aveva sventato i piani di Marcus e salvato nuovamente 423 vite.
Leonard dopo la sua morte per via delle radiazioni aveva sistemato il suo corpo in un crio tubo  e le aveva iniettato il sangue di Khan scoprendo come questo fosse una potente medicina .
Spock invece era stato un ombra  da quando erano tornati  a terra. L’equipaggio dell’Enterprise aveva avuto due settimane di Licenza in attesa che il loro Capitano si fosse ripreso ma il vulcaniano aveva consumato i suoi giorni di licenza  passando ore ed ore al capezzale di Jane, nessuno poi era riuscito a schiodarlo da li. In quei momenti dove restava solo con Jane  e nessuno poteva sentirlo , Spock dava voce alla sua parte umana e spesso era scoppiato in lacrime accarezzando la mano del suo inerme Capitano aveva pregato più volte che tornasse da lui, che si svegliasse  e sentisse quanto forte anche lui la amasse che non era più sola al mondo come credeva.
Ma i giorni passavano e Jane non si svegliava, McCoy diceva che ci voleva tempo e che tutto era regolare ma Spock continuava a torturarsi e a chiedersi perché dentro quel maledetto nucleo non ci fosse finito lui al posto della donna che giaceva nel letto pallida e con le occhiaie così scure da fare quasi paura.
 Passate tre settimane  finalmente i segni vitali di Jane davano segno che di li a poco si sarebbe svegliata , per questo il dottore e Spock erano di nuovo al capezzale di Jane.
-Pensa che ci vorrà ancora molto dottore?-
-No , no .. dovrebbe svegliarsi a minuti.-
 
La pioggia scandiva i secondi contro le finestre, qualche tuono in lontananza  spezzava il silenzio che si era creato nella crescente attesa.
Finalmente Jane aprì gli occhi.
Le ci vollero parecchi minuti e richiami da parte di Leonard prima che lei riuscisse a spiccicare almeno mezza parola.
-Sai dove sei e chi sei? Come ti senti?- Erano le domande di Bonese mentre le  sparava nelle pupille la luce per vedere quanto fossero reattive.
-Maledizione Bones! Togli quella luce dalla mia faccia.-
Gracchiò la voce di Jane, bassa e rauca ma pur sempre la sua voce, Spock quasi perse un battito a sentirla di nuovo ma si impose calma e di lasciar lavorare Leonard prima di palesarsi.
-Oh bentornata Capitano! Qualche istinto omicida, sete di potere?-
-Non più del solito.- ammise Jane ironicamente soddisfatta che finalmente le amorevoli attenzioni di Bones stessero per terminare.
Fu allora che Spock si fece avanti e al solo vederlo la bionda perse un battito e arrossì di botto, fu la conferma che Jane ricordava perfettamente cosa si erano detti prima che lei morisse.
-Spock.. –lo chiamò a sé titubante ma il suo richiamo per il vulcaniano era come quello di una sirena tanto che non si fece aspettare molto prima di raggiungerla e con delicatezza e molta sorpresa da parte di Jane prenderle la mano tra le proprie.
-Sei viva.- constatò più per convincere se stesso che Jane stessa.
-Si si piccioncini! Ora vi lascio da soli.- Fu la risposta divertita di Leonard mentre lanciava un’occhiata a Spock che era un chiaro “ non farla stancare” prima di uscire dalla stanza e lasciare ai due la meritata privacy.
 
-Ricordi tutto vero?- chiese subito Jane senza troppi preamboli.
-Si.-
-Io.. mi dispiace, non devi sentirti in dovere di starmi vicino.- e fece per ritrarre la mano che però Spock tenne ferma con delicata fermezza.
-Sono anche io sentimentalmente coinvolto da te Jane e desidero intraprendere una relazione stabile con te.-
Alla bionda vennero le lacrime agli occhi mentre stringeva con forza la mano del vulcaniano, avrebbe voluto fare di più ma era debole  e di muoversi dal letto non se ne parlava.
-Ho una richiesta Comandante..-
-Tutto quello che desidera Capitano, tutto.-
-Baciami.-
 Spock sorrise con dolcezza o almeno quanta poteva mostrarne un vulcaniano e con lentezza fece scontrare indice e medio con i corrispettivi della mano di Jane, baciandola così alla maniera vulcaniana per poi allungarsi verso la testiera del letto e cercare le labbra della donna con dolcezza e lentezza .
Le loro bocche si scontarono con calma, il bacio fu lento e costituito soprattutto dallo strusciarsi delle loro labbra. Spock voleva lasciare a Jane il comando, nonostante tutto sentiva che tremava sotto quel contatto, sapeva quanto fosse difficile anche solo un bacio per Jane ed infatti non si stupì quando senti delle lacrime calde mischiarsi con il loro bacio.
-Shh  non piangere Jane.. non piangere.-
Si era staccato da lei e aveva preso ad accarezzarle il viso baciando via ogni lacrima con le sue labbra.
-Vorrei che non fosse così complicato, sei davvero sicuro di volere una relazione con me ?? Io non so se posso darti il calore che ti dava Nyota.- lo disse con imbarazzo con la voce rotta dal dolore e dalla delusione verso se stessa, non voleva imporre la sua difficoltà nell’avere contatti fisici a Spock.
-Sono un vulcaniano Jane, posso sopportare la mancanza di un contatto fisico, ciò che non posso invece tollerare è passare un altro giorno senza che tu sia la mia compagna, senza che tu sia al mio fianco per farti amare come meriti. Voglio dividere con te ogni peso che la vita ci metterà davanti, io sono destinato a te Jane Kirk, tutto ciò che c’è stato prima era solo un gradino per arrivare a te. Se tu mi accetterai sarò il tuo compagno.-
Spock non le avrebbe rivelato che dopo la loro fusione mentale aveva capito che Jane era la sua t’hy’la, il corrispettivo dell’anima gemella per i vulcaniani, non le avrebbe parlato del ponn far, non lo avrebbe fatto perché voleva che Jane avesse il potere di decidere per se stessa senza farsi condizionare da ciò che avrebbe potuto provare o pensare Spock.
-Oh Spock certo.. certo che ti accetto.-
Disse tra le lacrime e cercò di attirarlo di nuovo a sé per baciarlo, stavolta con meno paura di prima , rassicurata forse dalle parole del vulcaniano riuscì ad approfondire il bacio lasciando che le loro lingue danzassero per lunghi istanti con dolcezza  e veemenza, i loro respiri divennero una cosa sola e le loro mani si intrecciarono.
Jane si godette quel bacio consapevole che  l’amore questa volta non sarebbe diventato un incubo, che potevano avere un rapporto alla pari, una donna e un uomo e niente di più o di meno, ogni avventura vissuta con Spock in quegli anni aveva creato una fiducia cieca da parte di Jane verso il vulcaniano, sperava solo che con il tempo anche il dolore sarebbe svanito e che finalmente avrebbe potuto dare a Spock quanto più di un guscio vuoto, perché sapeva che dentro di lei c’era  sopito un mondo di emozioni e che l’amore di Spock e del suo equipaggio avrebbe risanato tutto.
Adesso con Marcus che aveva finalmente avuto ciò che meritava, anche Jane  poteva tornare a credere in un nuovo e splendido inizio e Pike e suo padre sapeva ora che avrebbero per sempre vegliato sulla sua insolente testolina bionda.




Note:  Gentili lettori e lettrici questo è il penultimo capitolo, con il prossimo avremo l'epilogo. Ringrazio chi ha letto e ancora di più chi ha recensito. :)
 

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