La resa del giglio

di sistinte00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Surrender ***
Capitolo 2: *** Accedentally in love ***



Capitolo 1
*** Surrender ***


Ormai era passato un anno da quando Leonardo era riuscito finalmente a scacciare i Turchi dall’Italia. Ed era passato anche un anno da quando Girolamo si era salvato dall'impiccagione.

Da quel lontano giorni i due non si erano più rivisti: l’artista aveva continuato, stranamente concentrato, sui suoi progetti, mentre Riario pareva aver raggiunto una nuova fase psicologica che superava il senso di onnipotenza. Nonostante ciò, entrambi, non si erano dimenticati vicendevolmente, non si erano scordati del reciproco aiuto che si erano dati nei momenti di bisogno, in particolare il minore continuava a essere tormentato dagli occhi sbarrati, il sorriso digrignato e le lacrime di sangue del maggiore. Sapeva quello che aveva finalmente avuto il coraggio di fare appena fuggito da Firenze (anche se non c’erano prove che fosse stato lui, Leonardo ne era convinto), sapeva anche che quella era la sola cosa che gli mancava per raggiungere finalmente un equilibrio, ma, venendo a conoscenza di come si era salvato dalla morte, temeva fermamente che quel suo gesto lo avesse potuto portare a una situazione decisamente peggiore di quella iniziale.

- Leonardo, sei davvero certo di voler presentarti così di sorpresa al “cospetto” di Riario? Potrebbe farti uccidere seduta stante.

- Zo, ti prego, non essere assurdo – aveva risposto l’artista all’amico caricando l’ultima borsa sul suo fido cavallo – E poi devo andare comunque a Roma, quella da Girolamo sarà solo una breve tappa.

Zoroastro aveva spalancato gli occhi: in tutti quegli anni di conoscenza, ancora si sorprendeva della noncuranza dei pericoli del suo amico:- Posso almeno accompagnarti?

- Zo, non servirà, stai tranquillo, non mi farà nulla – era saltato in groppa al cavallo e con un cenno gentile della testa aveva salutato l’amico, disperdendosi poi tra i boschi della Maremma.

A Roma aveva un appuntamento con una sua amica.

Come sempre “Il giardino dell’Esperadi” era pieno di persone, donne intente ad osservare i fiori più belli di Roma, mentre stuoli di uomini sgattaiolavano tra le piante alla ricerca del mazzo perfetto per farsi perdonare dalle mogli o dalle amanti.

Leonardo era sceso dal suo cavallo e si era avvicinato alla porta della fioreria. Non aveva fatto neanche in tempo a bussare che una bambinetta gli aveva aperto velocemente:- Come posso esservi utile?

- Sto cercando la Dama Ametista – le aveva sorriso eloquente, mentre la bambina lo osservava tutta rossa in viso e con gli occhi spalancati.

- Cr-credo che abbiate sbagliato luogo...- era riuscita a proferire piano.

- Oh no, no, sono certo di trovarmi nel posto giusto – le aveva risposto mentre la piccola cominciava a sbiancare.

- Leonardo, per favore, non tormentare così la piccola Emilia, ha solo 6 anni – era sbucata una ragazza poco più giovane di Leonardo dal retrobottega, carica con due ceste di petali.

- Madonna Innocenti – le era subito andato incontro.

- Oggi non hai proprio voglia di chiamarmi con il mio nome – aveva messo giù le ceste la ragazza e aveva fatto un cenno gentile a Emilia come per farle capire che non c’era pericolo e poteva andare.

- Scusami Altea, ma sono 3 giorni che non parlo con nessuno e quindi ho della simpatia in eccesso.

- L’ho notato...- si era poggiata al bancone guardandolo di sbieco -...Ma hai anche delle preoccupazioni in eccesso – gli aveva sorriso – Su, su, vieni sul retro che intanto che ti do i tuoi fiori, mi spieghi cosa succede – si era spostata ed era scomparsa dietro una tenda di pesante tessuto rosso, mentre Leonardo faceva lo stesso.

Il retro era completamente pieno di recipienti, scaffali ricolmi di libri e un odore inebriante di fiori. Leonardo si era seduto su una seggiola di legno guardandosi intorno intanto che Altea innaffiava una pianticella sull’ampio tavolo di legno.

- Questo posto sembra sempre di più il laboratorio di un alchimista.

- Lo sai anche tu che questa non è alchimia, ma scienza – aveva riso la ragazza – Ma io sono una donna e quindi sono solo una fioraia.

- Sì, certo, un fioraia con conoscenze in ambito medico e scientifico migliori di un dottore vero.

- Leo – aveva alzato gli occhi verdi la giovane – Per quanto io apprezzi i tuoi complimenti, stai sviando il discorso – aveva posato il vaso pieno di acqua e aveva piantato lo sguardo in quello dell’amico – Cosa ti tormenta così tanto?

Leonardo aveva ripreso a vagare con lo sguardo, ma comunque aveva smozzicato qualcosa:- Riario...- aveva sussurrato.

- Girolamo? - aveva spalancato gli occhi molto stupita – Quell’uomo è un tormento per tutti noi – aveva alzato gli occhi al cielo offrendo una tazza a Leonardo, che lui subito aveva subito preso in mano.

- Lo vedi ancora?

- Certo! Ogni sabato viene a comprare dei crisantemi per la tomba della madre e ogni tanto viene qui per stare un po’ con me. Però non so...Adesso che ci penso, qualche giorno fa mi ha chiesto qualcosa per rilassarsi, qualcosa di forte. Gli ho preparato le gocce più forti di sempre, ma comunque dopo pochi giorni è venuto a chiedermi qualcosa di più forte. Temo che possa essere ricaduto nel tormento di un anno fa…

- Bene! - era saltato dalla sedia Leonardo – Che belle notizie che mi dai...E’ quello che temevo anche io, ma ora tu mi dai la certezza – aveva abbassato il viso sconsolato – Hai provato altro con lui?

- Sì. Ed ero certa che potessero funzionare come avevano funzionato al ritorno dalle Americhe, ma Girolamo ora è diverso, è...distante, vuoto, soffocato da qualcosa di pesante.

- Non ha funzionato nulla?

- Nulla, ci ho provato con tutte le mie forze, ma penso che la battaglia impervi ancora dentro di lui. E credo che tu sia l’unico a poter fare DAVVERO qualcosa.

- Dove sta ora?

- Nel Borgo Vecchio.

- Dici che mi farà entrare senza problemi?

- Leo – gli aveva preso le mani tra le sue – Lui lo fa sempre con te.

- Lo fa anche con te – l’aveva guardata sorridendo leggermente.

- Non è vero – gli aveva mollato le mani e si era girata verso i libri – Per me lui è sempre stato un mistero, uno stupendo mistero.

- Ancora innamorata?

- Abbastanza. Ma non mi interessa, sto bene, sono sempre stata bene anche solo con me stessa.

Leonardo si era guardato intorno e poi si era avvicinato a lei:- In caso servisse qualche..favore, io sono disponibile – aveva ammiccato.

- Solito adulatore perditempo – le aveva fatto cenno con la mano scacciandolo – Vai da Girolamo, e fammi sapere.

- Sì, certo- si era alzato dando l’ultima sorsata di Arquebuse e aveva preso la porta.

- Ah, a proposito: Sofia e Zoroastro?

- Attendiamo – aveva alzato gli occhi al cielo.

- Mi sorprende il tempo che ci stanno mettendo tutti e due a capire cosa provano l’uno per l’altro,ma essendo lei tua sorella, probabilmente sta macchinando qualcosa di assurdo – aveva riso.

- Eh, avrebbe bisogno del tuo aiuto. Quando hai intenzione di tornare a Firenze?

- Spero il prima possibile. Roma è bella, ma mi mancate voi.

- Come potresti vivere senza di me.

- Smettila! Su, su, vai e non perdere tempo – lo aveva cacciato delicatamente chiudendogli la porta in faccia.

 

 

Borgo Vecchio era poco distante dal “Giardino dell’Esperadi”, quindi Leonardo aveva preferito lasciare il cavallo lì per godersi la passeggiata.

Aveva sempre amato camminare, a maggior ragione quando qualcosa lo faceva pensare senza interruzione: lo trovava utile per schiarire le idee.

Doveva dire che le parole di Altea lo avevano messo davvero in uno stato di preoccupazione per quell’uomo che un tempo gli era stato davvero vicino, ma che ora sembrava sentirlo solo uno sconosciuto a cui risolvere un “piccolo” problema.

La casa di Riario era abbastanza riconoscibile, soprattutto per un genio come Leonardo, che senza esitazione aveva riconosciuto il crocifisso sulla porta come quello che Girolamo portava sempre al collo. Esitava davanti a quell’effige, ormai la testa piena di dubbi e strane idee. Alle volte davvero si domandava come mai quell’uomo gli facesse quell’effetto, come lo riempisse di confusione.

Lentamente aveva bussato alla porta, da dove presto era sbucata la testa di un giovane, forse il nuovo servo di Riario: che dalla morte di Zita e la brevissima relazione con la Cereta avesse deciso di chiudere con l’amore?

- Desiderate?

- Sto cercando il Conte Riario, è in casa? - aveva infilato Leonardo la testa con somma curiosità.

- Sì, se mi dite chi lo cerca posso andarvelo a chiamare.

- Ditegli che un vecchio amico artista lo vuole visitare.

Il ragazzetto era scomparso dietro una pesante porta di frassino, mentre Leonardo si era seduto finalmente su una poltrona di velluto rosso nell’attesa di risposta.

- Artista – Girolamo aveva arrotolato la prima sillaba:il serpente dentro di lui sembrava ancora vivissimo. In uno scatto involontario Leonardo aveva alzato lo sguardo sul maggiore e lo aveva visto: era leggermente dimagrito, i capelli, quasi sempre in ordine, ora erano completamente scompigliati, come anche la barba leggermente incolta e gli occhi, un tempo brillanti, parevano velati di qualcosa simile alla lacrime, ma molto più spesso.

- Conte – Leonardo aveva girato tutto il corpo verso di lui – Vi vedo davvero bene – aveva mentito spudoratamente.

- E sto davvero bene! - si era seduto sulla poltrona poco distante dall’artista – Ma cosa vi porta qui?

- Oh, avevo una commissione da compiere da Madonna Innocenti, quindi ho approfittato per venirvi a trovare. E’ molto tempo che non ci vediamo Conte.

- Già, sono successe così tante in questo tempo – aveva sorriso Girolamo nel suo classico modo, quello che faceva venire i brividi sulla schiena di chiunque lo vedesse per i motivi più svariati – Finalmente sto bene – aveva mentito anche lui.

Da quando finalmente aveva preso la decisione di uccidere suo padre pareva che la strada fosse diventata tutta in piano, invece dopo un’iniziale soddisfazione, gli era crollata addosso il peso del mondo intero: anni di dolori, di fatiche e di sofferenze schiacciavano quella parte buona che ancora rimaneva dentro di lui e che, come una voce nella testa, gli diceva che aveva sbagliato tutto, che stava ancora sbagliando tutto, che si stava costruendo una corazza intorno solo con lo scopo di difendersi ancora, di non farsi giudicare da nessuno: aveva allontanato di nuovo Laura, e lei, stanca, se ne era andata; aveva cercato di fare lo stesso con Altea, ma lei era troppo testarda e quindi si era messo una maschera e si era nascosto di nuovo.

E poi era sparito, era sparito per sempre dalla vita dell’artista, la sola persona che veramente lo aveva aiutato nel momento più buio senza porsi domande, nonostante tutto quello che avesse dovuto subire a causa sua, senza farsi domande, con gentilezza e comprensione.

- Ne sono felice, Girolamo - Il conte sapeva di essere riuscito a nascondere le sue paure e i suoi dolori a chiunque (o almeno credeva), ma sapeva ancora meglio che con Leonardo quel giochetto non funzionava, lui gli leggeva gli occhi sempre, come anche aveva fatto ora: dal modo in cui aveva pronunciato il suo nome gli aveva fatto capire come i suoi modi da persona forte e irremovibile non funzionassero con lui – Però perché mi mentite? -tutto a un tratto Riario aveva sentito una stanchezza infinita colpirlo, come se negli ultimi sette anni non avesse mai dormito, le parole che grandinavano su di lui.

- Non vi sto mentendo, a che scopo dovrei? - si era posto sulla difensiva, come sempre.

- Siete sempre stato un duro... – gli aveva sorriso sbieco l’artista – Soprattutto con me, sempre forte, sempre in guerra.

- In guerra?

- Sì, con voi stesso – aveva risposto con naturalezza, come se quella fosse la cosa più ovvia di sempre.

- Io sono in pace ora.

- Impossibile- Leonardo si era avvicinato leggermente alla poltrona di Riario – Tutti siamo in guerra con noi stessi, tutti lo siamo sempre – Girolamo lo aveva guardato strano, non capiva cosa intendesse e questo Leonardo lo sapeva – Chiunque ha una parte di sé stesso che odia, che vorrebbe uccidere e sotterrare per sempre lontano perché la sente esterna. Eppure...- aveva fatto una breve pausa, il solito esibizionista aveva pensato Riario -...Eppure fa parte di quella persona, è una lato della sua personalità, del suo carattere che alle volte sì, oscura lo splendore della sua anima, ma è pur sempre quel buio su cui risalta il bagliore – altra pausa, ma questa sembrava sentita davvero – Alle volte ci penso anche io...Penso che la mia innegabile genialità venga spesso oscurata dal mio cinismo ed egocentrismo: mi piacerebbe essere meno...Da Vinci e più Leonardo, uomo pieno di difetti che riesce ad ammettere senza fatica, senza che gli si spezzi qualcosa dentro.

Non era prima volta che Leonardo si apriva così con lui, ma mai lo aveva sentito così vicino a sé, come se in un attimo avesse capito tutto il dolore che si portava dentro e ne avesse preso un pezzetto per farsi carico anche lui di quell’anima ferita.

- Girolamo, si è fatto tardi, tra poco sarà notte e io vorrei partire prima che faccia buio – gli aveva sorriso nello scatto in cui aveva alzato la testa. Si era alzato e si era avvicinato alla porta – Comunque, se volete, se avete bisogno, scrivetemi quando volete. E fate visita qualche volta a Madonna Innocenti, che è tanto preoccupata per voi: potrebbe aiutarvi – si era chiuso finalmente la porta alle spalle, lasciando, per la prima volta nella sua vita, con un dubbio insormontabile, ma una speranza nuova.

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Capitolo 2
*** Accedentally in love ***


Va bene Zoroastro, non è nulla di grave.

Ormai la testa del ragazzo era diventata una maglia intricata, un puzzle complesso da risolvere anche per Leonardo.

Già, Leonardo...Chissà come se la stava passando a Roma, se era ancora vivo o se quel bastardo del Conte Riario si stava divertendo a torturarlo. No, impossibile, il suo amico era troppo geniale per finire tra le infide mani di quell’uomo, si sarebbe salvato prima di qualsiasi sospetto.

Poteva stare tranquillo, anche perché in quel momento non era lui il genio che lo preoccupava, bensì una ragazza che in quei mesi si era rivelata geniale quanto il fratello e più affascinante del dovuto. Se doveva essere sincero aveva già capito di provare qualcosa per la giovane quando Leonardo gliela aveva affidata nelle catacombe giudee: in un impeto gli aveva risposto che si sarebbe preso cura di lei, e in quell’esatto istante aveva capito che prendersi cura di lei era quello che avrebbe voluto fare nella sua vita.

- Hey, ciao Zo – era entrata Vanessa nella bottega che finalmente, dopo lungo tempo, aveva preso il suo aspetto originario. La ragazza, da quando era diventata madre di Firenze, non aveva spesso il tempo di andare a trovare i suoi amici, ma in rari casi riusciva a convincere Lorenzo a lasciarla libera per qualche ora e quindi ne approfittava per raggiungere la bottega – Tutto bene? - lo aveva guardato dritto negli occhi, leggendolo – C’è qualche problema?

Come possibile che mi abbia letto nella mente?

- Problema? Nessun problema – Zoroastro aveva cominciato a innervosirsi vistosamente, non trovava un modo per nascondere il suo piccolo segreto. Ma esattamente, perché tenerlo segreto a Vanessa? - Beh, forse un problema ci sarebbe… - si era guardato intorno per assicurasi che nessun’altro sentisse – Forse, ma dico forse...Mi sto innamorando…

- Di chi? - era saltata leggermente.

- Di Sofia...- aveva sorriso leggermente, solo il pensiero della ragazza lo rendeva felice.

- Oddio, ma è bellissimo!

- Bellissimo cosa, Vanessa? - aveva spalancato gli occhi sorpreso: l’ultima parola che avrebbe usato per descrivere quella situazione sarebbe stata “bellissimo”- Qua è un casino – si era acutizzata leggermente la voce.

- Zo, sei innamorato, è questo che è bellissimo: è bello esserlo.

- Non se non lo sei mai stato e non sai neanche da che parte girarti.

- Non ci credo che non sei mai stato innamorato: hai avuto tantissime donne!

- E’ diverso! Quelle erano solo un divertimento, uno sfogo. A Sofia… - un po’ si vergognava a dirlo -...vorrei solo dare il mio cuore – aveva continuato con un immancabile doppio senso.

- Oh, sei proprio innamorato. Che bello sarebbe vederti finalmente con qualcuno, a formare una famiglia...- aveva preso a parlare senza contegno, ma ormai Zoroastro aveva smesso di ascoltarla.

Devo trovare una cura per questa malattia.

 

- Zo, scusami, potresti per favore passarmi il martello...Zo...Zoroastro...- Sofia aveva passato la mano davanti agli occhi del ragazzo, quale sembrava apparentemente incantato.

- Eh, come? Scusami, cosa mi hai chiesto?

- Il martello, Zo – si era spostata passandogli davanti – Sei un po’ svampito ultimamente – aveva riso lei.

- Scusami, ero sovrappensiero – si era ripeso lui sedendosi.

- Eh, l’ho notato. Spero nulla di grave.

- No, no, ho solo la testa troppo piena di cose – aveva dissimulato velocemente.

- Allora facciamo una cosa, finisco qui un attimo e poi andiamo a prenderci qualcosa al “Cane abbaiante”, così non ci pensi più – gli aveva sganciato un sorriso gentile che aveva sortito l’effetto desiderato su Zoroastro.

- Bella idea Sofia, volentieri!

In neanche 10 minuti i due erano fuori dalla bottega e diretti alla locanda: Firenze era bellissima in quel periodo e a quell’ora, quando il sole stanco andava a nascondersi dietro i rami spogli e faceva brillare di mille colori pastello le acque dell’Arno.

- Però è sempre ballo fare questa passeggiata – aveva spezzato il silenzio Sofia, guardando il cielo ceruleo coperto da qualche soffice nuvola con i suoi grandi occhi verdi – Sembra di stare in un dipinto.

Zoroastro si era guardato in giro e poi aveva posato gli occhi sulla sua compagna:- Non ci avevo mai fatto caso, sono sempre stato abituato a questa vista.

Sofia, in un impeto, gli aveva preso la mano e lo aveva trascinato fino al parapetto di Ponte Vecchio:- Guarda, il cielo e l’acqua sembrano una sola cosa – le erano brillati gli occhi e aveva stretto leggermente la mano di Zo.

Per un attimo aveva perso la concentrazione, ma poi spinto dalla luce che brillava nello sguardo di Sofia, aveva girato la testa e si era goduto il panorama senza più curarsi del contatto che li univa.

Ancora una decina di minuti di camminata ed erano arrivati davanti alla locanda, in cui si erano infilati senza troppe pretese.

- Cosa mi consigli di prendere? Ho voglia di qualcosa di dolce.

- Allora prenditi dell’idromele.

- Va bene, dai, mi fido.

- Perfetto, per me invece un elisir degli angeli e lasciami la bottiglia.

Neanche il tempo di sedersi a un tavolo e mettere il bicchiere alla bocca che Sofia aveva fatto andare di traverso il liquore a Zoroastro:- Problemi d’amore?

Lui l’aveva guardata con gli occhi sgranati come se gli avesse detto che la Terra si muoveva intorno al Sole e non viceversa e le aveva chiesto:- Come scusa?

- Sì, dico, problemi d’amore: hai preso l’elisir degli angeli, che di solito si beve per curare l’amore – gli aveva sorriso curiosa, gli occhi di Leonardo che sembravano riflettersi nel suo viso – Almeno si spiegherebbe perché sei sempre con la testa tra le nuvole.

Il ragazzo aveva mandato giù una golata di liquore, bruciava nella bocca dello stomaco, e aveva cercato di arrampicarsi sugli specchi:- No, no, è solo una coincidenza – aveva riso, la voce impercettibilmente più acuta – Sto pensando a...Leonardo! - Che colpo di genio.

- Per il viaggio a Roma?

- Sì, ha detto che voleva andare a trovare Riario e ho paura che possa fargli del male – non le stava mentendo spudoratamente, stava solo pompando la verità.

- E’ così pericoloso?

- Sì, è una persona abbastanza instabile, però tuo fratello è testardo ed è convinto di poterlo salvare da sé stesso.

- Però una volta ci è riuscito.

- Sì, però non può andargli sempre bene, stavolta ci potrebbe lasciare soli...- aveva alzato gli occhi al cielo.

- Solo io e te? - aveva preso una sorsata – Non sono per niente in cattiva compagnia – aveva detto con naturalezza più a sé stessa che a Zoroastro – O sbaglio? - lo aveva guardato, ma per un istante le sinapsi del ragazzo avevano fatto cilecca e lui era rimasto con il bicchiere tra le labbra e gli occhi sbarrati, tanto che lei aveva abbassato gli occhi e aveva preso un’ultima sorsata.

- No, non sbagli per niente – si era ridestato lui – Mi piace passare il tempo con te – aveva sparato veloce per tappare il buco che stava rischiando di fare, senza però pensare veramente a quello che stava dicendo, eppure trattenendosi: se avesse dovuto dire quello che pensava veramente, probabilmente avrebbe passato un’intera giornata a parlare di cose inutili e, sorprendentemente, sdolcinate.

- Vedi che da una parte è positivo che sia partito mio fratello: possiamo conoscerci meglio, con lui qui sarebbe complicato, alle volte pare un tale egocentrico – aveva riso.

- Ma è solo un anno che lo conosci, ti assicuro che dopo anni…

-...Smetti di pensare che lo sia?

- Oh no, ne hai la certezza – le aveva risposto freddo facendola ridere, risata in cui ormai si era perso.

- Ti va se usciti da qui andiamo a farci un’altra passeggiata? Da quando sono arrivata non ho ancora avuto la possibilità di vedere per bene Firenze se non la zona delle botteghe e la parte delle locande- aveva finalmente parlato dopo un po’ di silenzio.

- In tal caso, ho un posto da farti vedere.

Di buona lena si erano messi a camminare accostando il Lungoarno:- L’Arno al tramonto è bellissimo – aveva detto Sofia avvicinandosi di più al braccio di Zoroastro: aveva preso l’abitudine di prenderglielo quando si faceva più buio, forse perché nonostante fosse una ragazza coraggiosa, un po’ temeva la notte in quella città che conosceva poco. E ovviamente tutto ciò non dispiaceva a Zo, anche se ci era voluto un po’ prima che ci si abituasse.

- Vedrai quando saremo arrivati...- le aveva sorriso felice lui.

Una decina di minuti ed erano arrivati davanti alla porta di San Niccolò:- Saremmo arrivati…

- Saremmo? Però non lo siamo.

- Manca ancora una cosa- aveva guardato in alto e si era spostato verso la scala poggiata sui mattoni – Dobbiamo salire – aveva detto, aspettandosi un’espressione scioccata.

- Va bene, vado avanti io – gli aveva detto con freschezza, lasciandolo lì come un pesce lesso, ogni momento che passava lo sorprendeva di più.

Zoroastro aveva puntato gli occhi di nuovo in alto, stavolta verso la ragazza che si stava arrampicando velocemente su per la scala, il corpo minuto e i capelli raccolti in una corta coda di cavallo che svolazzava al vento, così semplicemente bella.

- Zo – aveva urlato a bassa voce – Vieni su.

- Arrivo arrivo – aveva fatto le scale due gradini alla volta e si era catapultato tra i merli della torre, Sofia in piedi estasiata.

- Bello, eh – gli si era avvicinato facendola quasi sobbalzare: l’Arno ora brillava aranciato come se un pezzo della cupola del Brunelleschi si fosse staccato per fondersi con l’acqua, dentro la quale iniziavano a ballare mobili le luci delle fiaccole che si stavano accendendo per tutta la città.

- Da lasciare senza parole – se ne stava la ragazza a bocca aperta guardando il panorama.

- Già – le aveva risposto Zoroastro guardandola, confermando di apprezzare l’altra bellezza che si trovava davanti.

Poi, tutto a un tratto, Sofia era crollata a terra con le gambe incrociate e gli occhi ancora fissi:- Potrei stare qui per sempre, è tutto così perfetto – però dal vociare che arrivava tutto intorno qualcuno pareva in disaccordo:- Cosa state facendo qui? - aveva urlato una guardia poco sotto di loro, sulle mura.

- Merda! So, dobbiamo scendere – l’aveva presa delicatamente per un braccio e l’aveva fatta alzare, poi si era precipitato a scendere le scale. Era ormai giù quando aveva visto che Sofia se ne stava lì, ancora in alto, immobile. Che soffrisse di vertigini? Non era il momento per chiederselo:- Sofia, salta, ti prendo io al volo – aveva detto la prima cosa che gli era passata per la testa, ma lei, senza farselo ripetere due volte, lo aveva fatto: l’impatto era stato più delicato del previsto, Sofia era davvero leggera e entrava perfettamente tra le braccia di Zo.

L’aveva messa giù, le aveva preso la mano e insieme avevano cominciato a correre a perdifiato, inseguiti da un manipolo di guardie.

- Dobbiamo trovare un posto dove nasconderci.

- Di lì, in quella viuzza – la ragazza l’aveva strattonato a destra, eppure le guardie continuavano a seguirli.

- Nulla – aveva urlato lui con il fiatone, mentre lei si guardava in giro con gli occhi fuori dalle orbite.

- Baciami! – lo aveva strattonato ancora su di sé, i corpi estremamente vicini ed accaldati, la mente annebbiata dal pericolo, tanto che Zoroastro lo aveva fatto davvero, delicatamente: le aveva preso con una mano il viso, si era abbassato leggermente e aveva posato le labbra su quelle della ragazza, che dalla sua parte aveva messo le sue mani sulle braccia del ragazzo e aveva sorriso leggermente, le labbra che si muovevano molto lente ma decise, nessuna fretta, forse qualche preoccupazione, a Zo girava leggermente la testa, non gli era mai successo, però la bocca di Sofia aveva esattamente il sapore di vaniglia che si immaginava.

Era stata questione di pochi attimi, finché le guardie non gli erano passate davanti non riconoscendoli e se ne erano andate scocciate. Lui si era staccato e si era guardato in giro, ancora le mani sul viso di Sofia:- Se ne sono andate.

- Non è un valido motivo per smettere – aveva riso e lo aveva tirato di nuovo su di lei, divertita da quello che era iniziato come un gioco.

Avevano ripreso esattamente da dove si erano fermati, le bocche più fameliche e desiderose, eppure comunque leggere, pronte a godersi ogni gesto come se fosse l’ultimo.

- Sei intraprendente, ragazza – si era staccato un secondo.

- Solo se è divertente – lo aveva baciato velocemente e lo aveva preso per mano, continuando la passeggiata.

Ormai il buio era calato definitivamente sulla città, le luci danzavano sulle finestre dei palazzi e le ombra si muovevano misteriose tra le tende. Sofia se ne stava ancora appoggiata al braccio di Zoroastro, ora un po’ più stretta e lui più agitato di prima: Cosa voleva dire quel bacio? Era una scusa? Oppure si stava solo divertendo a giocare con lui?

La bottega non era ancora molto distante, presto sarebbero entrati nel portone, si sarebbero divisi nelle rispettive stanze e Zo avrebbe passato la notte insonne a pensare a quello che era successo.

Cosa mi sta facendo questa ragazza? Un po’ me lo merito però, sempre a giocare con le donne e ora è lei che si diverte con me. A pensarci però era prevedibile che sarebbe andata a finire così con lei, non a caso è la sorella di Leonardo.

Sofia si era infilata veloce nella porta di camera sua, la porta che si stava per chiudere alle spalle:-Buonanotte.

- Sofia – aveva soffiato il ragazzo – Posso chiederti una cosa?

- Sì, certo – aveva fermato la porta aperta.

- Perché mi hai chiesto di baciarti?

- Formalmente perché dovevamo evitare la prigione, ma in verità era che era solo una scusa per farlo – aveva lanciato senza preavviso, centrando in pieno il bersaglio.

- Quindi non è stata una tua trovata casuale?

Lei lo aveva guardato un po’ storto ma sempre con uno schizzo di divertimento nello sguardo:- Pensavo che la cosa fosse diventata ovvia quando ti ho baciato di nuovo.

- Oh – aveva lasciato cadere la sorpresa come un sasso in un lago vuoto – Oh.

- Credevo di averti salvato dalla tua svampitaggine, ma mi sa che ho peggiorato la situazione – aveva riso – Ma tranquillo, se non provi lo stesso, è come se non fosse successo nulla.

Lui aveva spalancato di nuovo gli occhi:- Eh no, è successo! E’ successo... - aveva mezzo urlato, lasciando scivolare poi le ultime sillabe.

- Sì, è successo...Non doveva succedere?

- Sì, doveva succedere ed è successo.

- Zo, per favore, parla in stampatello. Vuoi che risucceda? -Zoroatro aveva fatto un lungo sospiro- Facciamo così, lascio la porta aperta, vedi tu cosa fare – era finalmente scomparsa nel buio, la porta appena socchiusa. Zo aveva fatto un ultimo sospiro:- Chi lo spiegherà poi a Leonardo? - ed era finalmente entrato.

 

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