And so, this is life di Lady K (/viewuser.php?uid=52608)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La spiaggia non è nostra ***
Capitolo 2: *** È colpa mia ***
Capitolo 3: *** Tra una lacrima e una risata ***
Capitolo 4: *** Parole che danno speranza ***
Capitolo 5: *** La vendetta va servita fredda ***
Capitolo 6: *** Agire per chi si ama ***
Capitolo 7: *** Questa volta, così è andata ***
Capitolo 8: *** L'incanto dell'ANIMA ***
Capitolo 9: *** Ciò che lei desidera ***
Capitolo 10: *** Come se non fosse abbastanza ***
Capitolo 1 *** La spiaggia non è nostra ***
UT This is life capitolo 1
E inizia così la
terza parte della mia trilogia (Their SOULs are filled with love)
dedicata ad Alphys e Undyne... Buona
lettura, il mio solito momento chiacchiericcio è in fondo
alla pagina!
...And so, this is life
Capitolo
1 - La spiaggia non è nostra
Non
era altro che un misero cartello in legno, eppure con quelle sue poche
parole pitturate sopra con scarsa cura riusciva a dimostrare tutta
l'autorità e il disprezzo dei suoi artefici.
"Vietato l'accesso ai mostri. Solo esseri umani."
Ora, una normale creatura di quel tipo avrebbe semplicemente girato i
tacchi e rinunciato con leggerezza a oltrepassare il cancelletto e
scendere nella spiaggia. Di sicuro la sua incredibile fama per la
sabbia finissima che vantava e l'incantevole colore del mare che
lambiva la stessa erano un'attrattiva niente male, tuttavia i mostri
preferivano non alimentare l'aria già carica di tensione che
si poteva respirare ogni giorno, in qualunque quartiere di quella
modesta cittadina.
Si trattava del primo luogo abitato che i mostri
avevano raggiunto dopo qualche ora di viaggio appena usciti dalla
secolare prigionia nel Sottosuolo, nei pressi del Monte Ebott.
Guidati dall'essere umano che li aveva liberati, avevano attraversato
colline verdeggianti e foreste ombrose e silenti prima di arrivare a
Pleedothoons Town e poi disperdersi nei paesi limitrofi. Frisk, questo
il nome della bambina che si era conquistata la loro fiducia e
soprattutto il loro affetto, aveva fatto da portavoce per tutti gli
splendidi amici che aveva incontrato nel corso del suo caotico
vagabondare nel Sottosuolo, il mondo sotterraneo nella quale
era precipitata e che oramai aveva imparato ad amare come la
più
accogliente delle case durante una gelida notte d'inverno.
In qualche modo, forse grazie alla sua innocenza e alla purezza delle
sue parole, aveva ottenuto il tanto agognato consenso da parte del
sindaco della capitale: i mostri sarebbero stati considerati cittadini
civili e onesti assieme agli esseri umani.
...Sembrava tuttora un'utopia.
Nonostante su carta la dichiarazione del
sindaco e dei suoi colleghi delle varie province risultasse
inconfutabile, vi era ancora sconcerto e diffidenza da parte degli
umani, e questo i mostri lo percepivano senza la minima complicazione;
dopotutto, le loro ANIME che battevano alla sinistra dei loro petti e
che donavano loro la vita erano colme di amore, speranza e compassione.
Una combinazione che li rendeva forti e fragili allo stesso tempo,
facile bersaglio di uomini crudeli ed egoisti. Ecco perché
non avrebbero mai osato rovinare la loro reputazione sospesa
pericolosamente su un filo, e non avrebbero mai creato problemi o
disguidi all'altra fazione.
Tutti tranne lei.
-Umpf!-
Digrignò i denti affilati e le sue orecchie-pinne ai lati
del viso scattarono rapidissime. Sarebbe bastato quel movimento quasi
impercettibile per far comprendere a chiunque avesse incrociato il suo
cammino che era davvero adirata e pronta a far valere il suo istinto
battagliero.
Erano passate non più di poche settimane da quando aveva
lasciato il
Sottosuolo, ma non avrebbe mai dimenticato il suo vecchio - e adorato -
ruolo di capitano delle guardie reali. Probabilmente se fosse stata
sola avrebbe scaricato tutta la rabbia e lo stress accumulato su quel
dannato cartello, distruggendolo a colpi di lance magiche.
Tuttavia, in quella realtà all'apparenza scura e incerta
splendeva il regalo più bello che avrebbe mai potuto
desiderare dalla sua burrascosa esistenza.
-Undyne, n-non te la prendere. Possiamo andare in un'altra spiaggia
domani. Ne abbiamo viste in zona, e in quelle non è presente
questo avviso.-
Il mostro dalle scaglie celesti si rivolse alla sua sinistra, e
incontrò due grandi occhioni dalle iridi nere come la pece
che
la guardavano con un pizzico di apprensione.
Certo, la sua ragazza.
La sola vista del suo musino giallo ocra non ebbe problemi nel cuocerle
l'ANIMA a puntino, e l'ira che stava provando fino a qualche attimo fa
sembrò evaporare sotto quei caldi raggi di sole di
Ferragosto.
Colei che l'accompagnava parve sollevarsi una volta consapevole del
repentino cambio d'umore dell'amata; al di là della coda
tozza che ondeggiava felice e del suo dolce sorriso sotto a una serie
di
dentoni sporgenti, ciò si intuiva facilmente dalla sua
cresta squamosa ora dilatata al massimo, la quale le incorniciava la
testa in modo armonico con le sue cinque punte smussate.
Undyne si inginocchiò di fronte a lei così dal
non farla sentire a disagio a causa della sua bassa statura, e
appoggiò la fronte sulla sua chiudendo l'occhio destro. La
compagna non mostrò il minimo segno di timore nel fissarle
il viso provvisto di un unico occhio: quello sinistro lo aveva perso in
battaglia molto prima che le due si conoscessero, ed era abituata a
quella visione. L'avrebbe trovata bellissima in ogni caso.
Che coppia bizzarra che erano. E non perché erano entrambe
femmine, ma perché appartenevano a due specie molto diverse.
Undyne era una Spearish, un mostro pesce particolare dalla struttura
antropomorfa la cui magia consisteva nel controllo di migliaia di lance
azzurre tremendamente intimidatorie. Lei invece era una Dinozap, un
mostro dinosauro capace di generare elettricità a piacimento.
Non era per niente abile nel gestire il suo potere di saette ed
energia, ma in quel momento fu colpita come un fulmine a ciel sereno
dal gesto affettuoso della sua amata. Questa se ne accorse quando
aprì l'occhio sano e
notò le sue gote arrossate, indice del suo - secondo lei -
ingiustificato imbarazzo.
-Alphys! Per la miseria, stiamo insieme, ancora non ti sei abituata
alle coccole? Ahahah!-
Si mise quindi a grattare con forza la cresta di Alphys, la mano
palmata stretta a pugno e una risata sguaiata a percuoterle il busto e
a scompigliarle la coda di cavallo rossiccia che le partiva dal cranio.
-Ahah, Undyne ti prego... le grattatine no...! Ahahah!-
Le concesse perciò un attimo di tregua dalle sue effusioni
un po' impetuose, ma bastò che ammorbidisse la sua occhiata
per far diventare questa volta le guance della Dinozap direttamente
color cremisi. Non riusciva proprio a rimanere calma quando la sua
ragazza dalla personalità intrepida dimostrava tutto
l'amore, la fiducia e il rispetto che provava
per lei, non vi era alcuna remota possibilità.
-Sei troppo carina.- sputò Undyne mostrando un sorriso
smagliante e pestifero, poi si alzò in piedi e
proseguì: -Dai andiamo a casa, tesoro-.
Alphys era ancora avvolta nel profondo dell'ANIMA da una splendida
sensazione di benessere, ma dopo una manciata di secondi
tornò in sé e allungò un braccio
grassottello verso il mostro pesce.
Mano nella mano, si avviarono in direzione della stradina dove
risiedevano.
Attraversato il giardino, Alphys entrò nell'appartamento con
Undyne al suo fianco e, una volta ferme all'ingresso, il suo sguardo
squamoso si posò sulla lettera che aveva trovato nella
cassetta.
-C'è scritto il mittente?- domandò la Spearish
chinando la testa da un lato.
-Oh Undyne, non s-sono tutti come te che non firmano le lettere! Ahah!-
-Ah, è così, eh?-
Afferrò senza preavviso la sua ragazza dalle ascelle, e una
volta sollevata in aria cominciò a girare come una trottola
lì sull'uscio di casa, rischiando quasi di farle cadere gli
occhiali a terra; ma ciò era irrilevante, finché
poteva sentire la sua vocina acuta ridere a crepapelle e mescolarsi al
suo caratteristico urlo di battaglia "Ngahhh!".
-Ahahah oddio U-Undyne, ti prego, no! Mi arrendo, ahahah!-
Si arrestò dopo l'ennesima piroetta che rischiò
di far venire il mal di testa all'amata, e con una delicatezza di cui
sarebbe rimasta testimone solo lei la riportò sul pavimento.
-Tii hii...- ridacchiò coprendosi il muso con una mano e
guardandola di sottecchi.
La sua espressione trasmetteva una dolcezza
senza pari, e Undyne trovò difficile non buttarsi su di lei
per dare sfogo al suo desiderio più recondito...
Sbarrò l'occhio giallo al solo pensiero, e prima di
diventare rossa come l'interno delle sue pinne scosse la testa decisa.
Lo fece ad ANIMA pesante; odiava con tutta se stessa mostrarsi dura o
insensibile, quando invece avrebbe tanto voluto essere carina come
Alphys ed esternare il suo amore con atteggiamenti altrettanto teneri e
garbati. Quello che non sapeva è che anche la Dinozap
sognava di
intensificare il loro rapporto in quel senso puro e candido, ben lungi
dalle fantasie scostumate degli esseri umani.
Prima o poi entrambe
avrebbero compiuto il grande passo.
Il mostro più basso guardò di nuovo la busta e
annunciò: -È di Mettaton!-
-Beh, leggiamola con calma sul divano.- propose l'altra mentre si
dirigeva a ovest del portone principale.
La sua sagoma si rifletté nello specchio ovale che si
trovava in quell'angolo della stanza, sopra alla cassapanca dove il
mostro pesce aveva sistemato la sua mediocre serie di scarpe. La
specie di cui faceva parte Alphys era solita non indossare nulla ai
piedi, forse per via della loro pelle molto resistente e delle squame
estremamente protettive. Nello stesso momento in cui appoggiava la sua
borsa a tracolla - caduta a terra poco prima per ovvi motivi - sotto
all'appendiabiti dal tubo estendibile, si chiese se mai la sua ragazza
avrebbe potuto trovare strana quell'abitudine.
Dopo qualche istante quel pensiero si era già dileguato nei
recessi più bui della sua mente, e ora vi era solo una
crescente curiosità per il contenuto della lettera.
Superata la scala che conduceva al piano superiore si diressero in
fondo a destra dell'ingresso, dove la parete si apriva ad arco e
rivelava la loro ampia cucina in living con tanto di tavolo e zona
soggiorno provvista di televisore e divano.
Sprofondarono nella sua morbida base in stoffa e, senza indugiare oltre, il mostro dinosauro iniziò a leggere ad alta voce il
messaggio di Mettaton.
-Vediamo... "Ciao
carissima Alphys. Spero che tu stia bene e che Undyne
ti tratti coi guanti..."-
-Ma ovvio, cosa crede?!-
La guardò di rimando e scoprì i denti in un
timido sorriso prima di abbassare gli occhioni e continuare.
-"Come sapete, in questo
periodo mi sto esibendo in un vecchio teatro
nella periferia di Pleedothoons Town, quello ceduto a noi mostri dagli
esseri umani. Ma il mio sogno è lavorare in televisione,
cosa che almeno per ora sembra impossibile. Nonostante i miei sforzi
non sembra ci sia soluzione. Voglio dire, per farmi vedere mi..."
...Uh, Mettaton, non è c-così che si attira
l'attenzione!-
-Cosa? Che ha scritto?-
-Dice... che cercava di farsi riprendere dalle telecamere mentre gli
umani giornalisti giravano i notiziari sui mostri.-
-Che idea da tostapane sgangherato! Vuole farsi arrestare?-
-Dopo ha scritto... "I
soldi iniziali che ci hanno dato per sostentarci
non dureranno per sempre. Spero che almeno voi avrete più
fortuna di me e troverete un lavoro. Fatemi sapere, un abbraccio."-
Tralasciando i suoi tentativi discutibili di farsi vedere nei
televisori di tutto il mondo, la realtà nuda e cruda era
proprio quella descritta dal migliore amico di Alphys. Dovevano trovare
un lavoro per guadagnarsi da vivere, e in fretta. In questo modo, forse
sarebbero anche stati visti più di buon occhio dagli
uomini... già, ma se da principio non v'era fiducia e
solidarietà, come avrebbero ottenuto un posto?
Quel lungo silenzio che si era generato al termine della lettura fu
rotto dalla domanda della Spearish.
-Mh... Alphys, tu sai un sacco di cose di scienza e simili, e se
insegnassi...?-
-Oh! I-io insegnante? Ci... devo pensare...-
-Tesoro, sai DAVVERO un mucchio di roba! Altro che quell'ammasso di
ferraglia, lui...-
-Eh-ehy, non dire così di Met-...-
All'improvviso il suo muso si illuminò.
-Quello... che hai detto prima, Undyne!-
-Uh?-
-Il fatto di farsi arrestare, un agente di polizia, Undyne! Potresti
diventare poliziotta!-
La fissò a bocca spalancata, anche se per gran parte essa
veniva coperta dai suoi denti acuminati.
-...Poliziotta eh... uhm...- mormorò infine.
-Ovviamente, non p-potrai usare le tue lance se non per casi eccez-...-
Ma quella si era già alzata dal divano; la sua figura si
ergeva fieramente sul tappetino del salotto, le branchie sui fianchi
scoperti che esalavano in un impeto di energia e un braccio alzato
verso il soffitto.
-Sì, mi piace! Sono carica!-
La sua amata rise divertita e la affiancò in un lampo,
dopodiché esclamò: -A-amore, dai ora prepariamo
insieme la cena. Ti
aiuto io-.
***
Undyne sprizzava allegria da ogni sua singola scaglia cerulea.
L'aroma
deliziosamente estivo che emanava la distesa d'acqua davanti ai loro
occhi era così
invitante, da farle venire voglia di lanciarsi
giù dal lungomare e tuffarsi in mezzo a quelle stupende onde
pitturate di verde e azzurro. Aveva potuto ammirare un simile
spettacolo solo quando Alphys l'aveva fatta avvicinare al mondo degli
anime; ricordava il mare scintillante disegnato in poche ma
efficaci immagini dentro allo schermo della vecchia, enorme console
grigia usata dalla ex-scienziata per seguire con lei le serie che aveva
collezionato nel corso degli anni, e che aveva custodito
gelosamente nel suo laboratorio confinato nell'ormai lontano
Sottosuolo. Per diverso tempo le aveva fatto credere che quei cartoni
animati e le rispettive versioni cartacee fossero veri documenti
storici sugli esseri umani, solo creati ad hoc per i bambini che
dovevano studiare storia a scuola. Un giorno la Dinozap aveva ammesso
di averle mentito, ed era successo poco prima della loro tanto sudata
quanto meravigliosa dichiarazione.
Tuttavia il mostro pesce in fondo alla sua ANIMA aveva capito subito
quale fosse la verità, sin dalla prima confessione avvenuta
alla discarica: Frisk
aveva insistito con l'idea che gli anime fossero reali, forse con
l'intento di non distruggere la sua ferma convinzione e quindi ferirla,
per cui Alphys aveva dovuto riaffrontare l'argomento. Ricordava il
dispiacere tinto sul suo muso, e sapeva quanto aveva odiato averle
dovuto dire tutte quelle frottole.
Eppure, come aveva rivelato alla sua amata, a lei non importava di
quelle insignificanti e innocenti bugie.
Nemmeno i suoi anime preferiti erano più importanti, ora che
poteva stare accanto a lei in Superficie all'aria aperta, a guardare
col proprio occhio il mare increspato a pochi metri dalla stradina
sulla quale loro stavano sostando. Dal vivo
era una visione semplicemente magnifica, un'esperienza unica per una
Spearish come lei, abituata perlopiù ad acque scure e dallo
scorrere malinconico.
-O-oh bene, per di là si scende s-sulla spiaggia, qui non
c'è il corrimano c-così ci si può
sedere e guardare i-il panorama, più avanti si
p-può prendere un Nice Cream, e...-
La sua ragazza sembrava avesse fatto il pieno di peperoncino da quella
mattina, e Undyne si chiese cosa avesse causato questo accentuato
nervosismo. Iniziò a intuire qualcosa appena si rivolse a
lei e la vide rigirarsi i pollici mentre fissava le piastrelle
grigiastre sotto ai suoi piedi; l'ombra che proiettava la sua gonna
pantalone su di esse era a malapena visibile per via del sole ancora
alto...
-Tesoro?- fece lei con tono sorpreso.
-U-uh, ora, o-ora siamo arrivate e d-dobbiamo...-
Allora capì.
Non riuscì a contenere l'ondata di tenerezza e la scossa di
divertimento che la investì, e scoppiò a ridere.
-Ahahah Alphys, sciocchina, non ti devi vergognare!-
-Uh-uhm, non, n-non ci siamo mai viste con s-solo il costume...-
sussurrò mentre la sua coda ondeggiava lenta e incerta,
chiaro segnale della sua inestinguibile timidezza.
-Facciamo così, mi tolgo la roba prima io, okay?-
Quella annuì non molto convinta, lo sguardo ancora puntato
sul pavimento.
Il movimento delle braccia per sfilarsi il top dal colore blu notte fu
rapido, così come quello necessario affinché
potesse liberarsi della parte di sotto.
A metà dell'opera aveva intravisto il mostro dinosauro
girarsi di tre quarti, e cominciare a togliersi anche lei il completo
da mare, flemmaticamente e delicatamente. Ma una volta rimasta in
costume non si mosse di un millimetro.
-Alphys...?- la chiamò cauta.
Alla fine si voltò verso Undyne, e quest'ultima si
irrigidì di colpo. Una polverina leggera stava uscendo a
sbuffi dalle narici della Dinozap.
-U-uh, oh n-no, perdonami, p-perdonami!- esclamò Alphys
mentre
cercava di nascondere il muso con le manine.
L'altra sbatté le palpebre e domandò stupefatta:
-Amore, io... ti ho scosso la tua magia a tal punto?-
-Uh, u-uh...!- balbettò lei, la voce attutita dai piccoli
artigli che ora le cingevano la bocca, ora tentavano di celare i
granelli pregni di magia che sgorgavano in modo discontinuo dal naso.
Conosceva il carattere impacciato e nervoso della sua ragazza, ed era
al corrente di questo particolare fenomeno dei mostri. Non era
propriamente elegante, ma era il suo significato che le fece palpitare
l'ANIMA; esso si manifestava quando c'era un sovraccumulo di magia, la
magia più potente che una creatura come loro poteva vantare
di possedere...
-S-scusa, scusami Undyne, è c-che sei, s-sei b-bellissima...
io n-non, non intendo a-altro...- la poverina non la smetteva di
farfugliare, le guance in fiamme per l'imbarazzo e la situazione
fuorviante.
Le volle credere.
Dopo che il flusso di polvere cessò, la Spearish
mostrò uno dei suoi tipici sorrisetti da squalo.
-Grazie tesoro, ma sei bellissima anche tu con quel costumino.-
Trovò d'obbligo quel complimento, e fu lieta di notare che
Alphys si era rilassata abbastanza da donarle un tenero sorriso come
risposta, talmente intenso che ebbe l'impressione potesse trapassare la
benda nera e la cicatrice che aveva sul volto.
I costumi che
indossavano avevano il colore primario dell'altra, come a simboleggiare
il loro fortissimo legame: li avevano scelti apposta, seppur con un po'
di disorientamento iniziale da parte del mostro tarchiato. Lei aveva
optato per un costume intero celeste, che a detta sua non la faceva
apparire troppo grassa. Undyne invece si era comprata un costume tutto
giallo a due pezzi cosicché le sue branchie potessero
inebriarsi della brezza marina, la stessa che ora le muoveva di tanto
in tanto la coda di cavallo scarlatta.
Le due si presero un Nice Cream e lo consumarono sedute sul limite del
lungomare, le gambe a penzoloni sopra alla lunga striscia di sabbia
scintillante e, ovviamente, di fronte a quel mare favoloso dalle
sfumature verde-acqua che si confondeva all'orizzonte con il cielo
rilucente dei raggi del sole.
Non una nuvola a oscurare quella frazione della città.
Una giornata così splendida non meritava di essere rovinata
da nessun accenno di rabbia o risentimento, neppure per il ricordo del
cartello di divieto posto all'entrata della spiaggia più
bella di Pleedothoons Town. Certo, non avevano il privilegio di
godersela come i cittadini senza
ali, code o corna, ma anche la spiaggetta dove si trovavano in quel
momento e che era a libero accesso riusciva a dare soddisfazioni.
Da quella postazione la Spearish poteva vedere una decina di specie di
mostri divertirsi tra la sabbia dorata o le onde che si rifrangevano
placide sulla riva. E alla sua destra...
Chiuse l'occhio sano e lo riaprì.
Vista la sua schiena curva e le spalle affossate era difficile a dirsi,
ma Alphys era china sulla sua minuta console grigia, immersa
completamente nel mondo fantastico di un videogioco retrò
regalatole da Frisk; non aveva
proferito parola da parecchi minuti.
Che sia ancora
imbarazzata per prima?
Di punto in bianco il mostro ceruleo percepì i battiti della
sua ANIMA accelerare, fino a quando le fu impossibile ignorare il
calore
che la avvolse, e che non aveva decisamente alcun collegamento
con la stagione
torrida.
Si mosse pian piano nella sua direzione, rimanendo seduta e fingendo
di osservare ancora il mare, mentre sentiva mano a mano il lieve
colpettio che la punta della sua coda dava a terra farsi
più
forte.
La Dinozap non si accorse della distanza irrisoria che oramai le
divideva, e l'altra, le orecchie-pinne pulsanti di magia ardente, ne
approfittò abbassando la testa e baciandola sulla cresta.
Per qualche scherzo della natura Alphys ebbe come reazione un
arrossimento completo del suo corpo, e con la console portatile premuta
sul petto e gli occhi a palla si accasciò da un lato,
sconfitta totalmente da quella inaspettata dimostrazione d'affetto.
-Pfff-ahahahAHAH!- Undyne irruppe in una fragorosa risata, i denti
appuntiti
in bella vista e una mano che
batteva a ripetizione sulla pavimentazione del lungomare.
-Oh...-
In tutto questo la sua flebile esclamazione fu appena udibile. Al
principio il mostro giallo credette di non essere in grado di rialzarsi
neanche tra un milione di anni, credette di non trovarsi affatto in
quel luogo, di stare sognando sul suo strambo letto del laboratorio di
Hotland...
Poi come d'incanto riprese coscienza della realtà intorno a
lei, e in men che non si dica era in piedi sulla stradina, il viso
vicinissimo a quello della sua ragazza.
Quando sentì il
respiro di Alphys accarezzarle le scaglie la sua ridarella si
calmò all'istante. Si voltò verso di lei e la
guardò sorpresa, e con un singolo, silenzioso gesto parve
incoraggiarla ad andare avanti: ritrasse i denti dietro al labbro
inferiore, sorridendo amorevolmente.
Le mani squamose si posarono sulle sue guance rosate, e le sue labbra
sfiorarono quelle della Spearish, mandando di nuovo in tilt la sua
percezione di tempo e spazio. Undyne aveva un sapore pungente, salato,
e al loro contatto era stato come far congiungere un fiume schivo dalle
acque dolci con il suo adorato oceano.
Ebbe paura che rifiutasse il
bacio, e
invece la sua amata chiuse l'occhio poco a poco, il gusto zuccherino
della sua bocca che le infiammò il petto. Allora il mostro
dinosauro la imitò e si abbandonò a quella
sensazione mai provata prima, quella per cui aveva fantasticato intere
ore della sua vita scrivendo fanfiction romantiche, oppressa in tristi
giorni di solitudine...
Oh Alphys...
Pensava di essere lei l'intraprendente della coppia, tuttavia fu
percossa da un brivido quando si accorse che Alphys voleva approfondire
il bacio; le sue pinne scattarono all'unisono infervorate di passione,
e le
loro labbra
cominciarono a schioccare a intermittenza mentre si cercavano e si
toccavano affamate l'una dell'altra, un aroma salmastro a investire i
sensi delle due innamorate.
Infine, si separarono. Avevano entrambe l'ANIMA a mille e solo dopo
diversi secondi una delle due parlò, benché con
un
fil di voce.
-Wow...- fu il breve commento del mostro pesce, e l'altra
annuì paonazza.
-Oh... o-oh m-mio...-
-Tesoro, a dir la verità... mi sono sentita io quella
timida. Sicura di non aver mai baciato nessuno?-
-C-certo che no, io... io mi sono ricordata d-dei simulatori,
cioè... mi calavo sempre molto nella parte... uh...-
Undyne stava per rispondere con una battuta, ma le parole le morirono
in gola appena vide lo sguardo sbigottito e spaventato della sua
ragazza.
Stava fissando a occhi spalancati le piastrelle crepate cosparse di
ciottoli, proprio sotto alla mano sinistra della Spearish, e il suo
squittio improvviso squarciò l'aria.
-UNDYNE! Questa spiaggia è proprietà degli esseri
umani!-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Yeee
menomale che ci sono io a scrivere roba Alphyne su EFP xD Carissima Is
Animeddas, spero di essere un valido successore delle tue storie. Vi
terrò compagnia con questa FF a più capitoli per
un bel
po', non so quanto sarà lunga ma la mia scaletta
è bella
corposa, quindiii vi romperò le scatole per diversi mesi,
yea!
xD Questa enorme fanfiction descrive come mi sono immaginata andare
avanti il "mio universo" di Undertale, questo vuol dire che ci sono
citazioni al mio ultimo gameplay (Frisk femmina, "Gli anime sono
reali", ecc.) e roba di mia fantasia per sviscerare di più
aspetti mai approfonditi nel gioco. Ah, potrebbero esserci anche
piccoli riferimenti a "And her SOUL skipped a beat" e "And now we are
one" in futuro, per ora non so di preciso. Ovviamente è
sempre
incentrata su Alphys e
Undyne, ma c'è di fondo un'atmosfera cupa per via del
contatto
dei mostri con gli esseri umani. Insomma, non mi pareva possibile che
andasse
tutto rose e fiori dopo la distruzione della Barriera.
Spero che la mia interpretazione vi abbia incuriosito, in questo caso
ci rivediamo al prossimo capitolo!
Bye!
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Capitolo 2 *** È colpa mia ***
UT This is life capitolo 2
Yesss capitolo 2, eccolo qua!
...And so, this is life
Capitolo
2 - È colpa mia
Il
sospiro della madre adottiva fece sollevare gli occhi perennemente
socchiusi della bambina su di lei.
-Beh, devo ammettere che mi aspettavo di peggio.-
Anche Alphys la guardò preoccupata, tuttavia a quel commento
sentì un'inusuale scarica di rabbia scuoterle l'ANIMA.
Avrebbe
voluto difendere la sua ragazza e i suoi modi un po' irruenti con tutta
se stessa, ma non riuscì a racimolare il benché
minimo
barlume di forza per attuare tale desiderio: i suoi tentativi
di dare uno sfogo - almeno di tipo violento o verbale - alle sue
frustrazioni erano sempre stati fallimentari, e forse non aveva nemmeno
mai provato un sentimento del genere nel corso della sua vita. Se solo
avesse avuto la lingua tagliente, o se fosse stata in grado di
materializzare saette di elettricità al momento opportuno,
probabilmente si sarebbe sentita più libera di esprimere le
sue
emozioni, più utile e giusta verso il mostro che amava...
Appena appurata la gravità delle spaccature sulle piastrelle
e
parte del muretto del lungomare, lei e Undyne avevano chiamato il loro
vecchio amico Asgore Dreemurr per chiedere aiuto e avere un valido
consiglio sull'eventuale risarcimento del danno.
Poiché troppo
impegnato tra importanti incontri col sindaco e assemblee cruciali per
il futuro dei mostri, al suo posto le aveva raggiunte la sua ex-moglie
assieme a Frisk; in effetti, non poteva certo definirsi saggio attirare
l'attenzione degli umani scomodando il re del Sottosuolo e dialogandoci
come se nulla fosse in una spiaggia pubblica. La sua spiccata altezza
non sarebbe passata inosservata, e nonostante la compagna fosse poco
più bassa di lui non possedeva certo la sua notevole stazza,
per
cui con un po' di fortuna nessuno si sarebbe accorto della sua presenza.
Asgore e Toriel appartenevano entrambi alla specie dei Pyroat, mostri
capra che imbrigliavano il potere del fuoco, nonché dei
rarissimi Boss Monsters: le loro ANIME erano capaci di resistere
qualche istante in più dopo essere morti e, di conseguenza,
essersi dissolti in un mucchietto innocuo di polvere. Ma neanche loro
purtroppo avrebbero mai posseduto l'ANIMA immortale, un dono
incredibile riservato ai ben più potenti esseri umani.
Toriel spostò lo sguardo dal pavimento crepato alle due
ritte
davanti a lei, e il movimento della testa che ne derivò fece
riflettere la luce del sole sulle sue piccole corna, soltanto
leggermente più scure del suo pelo bianchissimo.
-Non sono passati esseri umani di qui, vero?- chiese con la sua voce
calda e materna.
Alphys riuscì a borbottare un distratto "No" mentre
scrutò di sfuggita Undyne in piedi alla sua sinistra,
immobile
se non per i capelli mossi dal soffiare leggero del vento. Le
pinne erano afflosciate e il suo occhio puntava dritto in direzione
della Pyroat, ma non pareva focalizzare appieno la sua sagoma. La sua
ANIMA ebbe un tonfo quando realizzò che l'amata si era come
ammutolita da dopo la loro telefonata effettuata affinché
ricevessero soccorso, cosa non da lei vista la sua capacità
di
avere sempre la risposta pronta, perlomeno con persone al di fuori del
mostro tarchiato.
-Zia Undyne... stai bene?-
La piccola umana formulò la domanda con una tale
semplicità, eppure da quelle parole cristalline le orecchie
delle presenti ricavarono un significato davvero profondo e traboccante
d'affetto, uno così inconsueto da percepire nei confronti di
una
creatura ai loro antipodi. E non era solo una sensazione data dalla sua
tenera età, o dalla speranza quasi innata dei mostri di
instaurare un rapporto amichevole con chiunque.
L'interlocutrice la fissò stralunata, e per l'ennesima volta
il faccino di Frisk parlò da sé: Undyne e gli
altri non se lo stavano affatto immaginando, quella bambina voleva bene
sul serio ai suoi amici, e mai avrebbero pensato il contrario. Non in
coda alle sue formidabili gesta compiute negli antri più bui
del
Monte Ebott.
Già, era per questo suo amore smisurato che aveva deciso
senza
esitazione
di vivere insieme alla sua nuova, singolare madre. Era stata una scelta
folle la sua? Lasciarsi alle spalle tutta la sua vecchia vita al di
fuori del Sottosuolo, per stare fianco a fianco a dei mostri
con i quali si era ritrovata a lottare in una maniera o nell'altra, tra
strategie discutibili e magie bislacche da evitare?
Guardando gli anime con l'allora scienziata Alphys, la Spearish si era
fatta un'idea particolare sugli uomini, e divenuta amica di Frisk a
causa di varie vicissitudini quell'idea si era definitivamente
sedimentata in lei, finché non conobbe la realtà
della
Superficie. Si domandò se la piccola umana potesse essere
un'enorme eccezione alla regola in quel marasma di diffidenza e
discriminazione. Ecco, per certi versi trovava difficile comprendere
quella piccoletta vivace e riflessiva, capire cosa le passava
nell'anticamera del cervello era un'impresa assai ardua.
Ma tutto d'un tratto fu la sua stessa mente ad essere offuscata da
strani pensieri.
La bambina dai capelli castani aveva lasciato la mano
di Toriel per stringere le sue al petto, coprendo con le braccine il
disegno rosato che spezzava tramite due strisce orizzontali la sua
maglietta azzurra. C'era qualcosa in quello sguardo, in quella posa,
che le colmò l'ANIMA di un'emozione mai provata fino a quel
giorno.
Sentì la sua magia concentrarsi un attimo sugli
arti
superiori, per poi disperdersi di nuovo nel suo corpo.
Undyne rilassò le sopracciglia e scoprì i denti
affilati,
sperando di aver recuperato il suo solito atteggiamento mentre
esclamava: -Sì, sto bene marmocchiet-...-
-Eh-ehm...!-
-Cioè, sto bene piccoletta, stai tranquilla.- si corresse
subito.
Prima di alzare gli occhi al cielo il mostro capra si era schiarita la
gola con dei finti colpi di tosse, il che non era per niente un buon
segno; nonostante l'aria dolce e calma da mammina premurosa era
alquanto severa, e soprattutto poteva diventare una belva se le si
toccava la sua figlioletta adottiva.
Quest'ultima invece non badò al nomignolo affibbiatole, era
abituata ad essere chiamata così da Undyne e sapeva bene che
non
lo faceva con cattive intenzioni.
-Evvivaa!-
Sorrise felice alle sue due zie preferite, anche lei in fondo aveva
scelto di
chiamarle in un certo modo, no?
Senza aggiungere altro trotterellò verso il limite del
lungomare, si fermò a pochi passi dalla porzione danneggiata
della stradina e cominciò a salutare con la manina il Lesser
Dog, intento a modellare la sabbia con una certa creatività,
e
la figura all'orizzonte di Onionsan che sguazzava tra le onde.
Il nastrino verde scosso dal gesto infantile della bambina e posto
sopra al suo orecchio destro distrasse la Spearish per qualche secondo,
ecco perché non si accorse di avere gli occhi attenti della
sua ragazza
addosso, e quando si rivolse nuovamente alla madre comprese di essersi
persa parte della conversazione.
-...Comunque, se non avete la disponibilità economica per
risarcire il danno potrei chiedere a... a quello, di
aiutarv-...
Tesoro, COSA stai facendo?!-
Le due si voltarono di soprassalto per guardare Frisk, e capirono in un
baleno cosa aveva fatto agitare la Pyroat.
La piccola stava tastando le piastrelle spaccate battendo leggermente
con le sue scarpe marroni e ruotando le punte dei piedi come se stesse
schiacciando un insetto grosso e orripilante, ma poco dopo si resero
conto che non era mossa solo da un'ingenua curiosità o da
una
scarsità di giudizio tipiche di una bambina.
-Mamma, possiamo dire che è stato un incidente, che mi sono
seduta, si è spaccato e mi sono...-
Ignorò il "Frisk!" esasperato di Toriel e si sedette
proprio accanto alle crepature del marmo, toccando poi i cocci
taglienti con le sue dita paffute color senape.
-Ahi...!-
-FRISK!- ripeté perentoria.
-F-Frisk, cosa...?- le fece eco la Dinozap.
Quella girò il capo per fronteggiare la madre furibonda; non
sembrava essere intimorita dal tono duro che le era uscito fuori senza
troppa difficoltà dalla sua bocca provvista di piccoli
canini
appuntiti.
Scrollò cauta il dito ferito su cui stava già
scivolando
un rivolo di sangue, e dall'esclamazione seguente suonò
più DETERMINATA che mai: -Non c'è altro modo
mamma, io
sono un essere umano per cui non se la prenderanno! Zia Alphys, zia
Undyne, lasciateci qui, ce la vediamo noi con la polizia-.
Toriel la fissò sdegnata e sbalordita, tuttavia per quanto
la situazione non
le piacesse il ragionamento filava terribilmente.
Indietreggiò di uno o due centimetri facendo ondeggiare la
sua
lunga veste viola e biancastra, infine si lasciò andare a un
secondo sospiro.
-...Molto bene. Chiameremo i vigili appena ve ne andrete.- disse questo
fintanto che i suoi occhi saettarono rassegnati sul taglietto
sanguinante della bambina. Odiava il non poter curarla a seduta stante
con una magia pur di far funzionare il piano.
-Ehm, scusate...-
La voce che le colse di sorpresa apparteneva al mostro coniglio che
aveva servito con due Nice Cream Alphys e Undyne nel primo pomeriggio.
Si era avvicinato timidamente al gruppetto di femmine, e oltre alle
orecchie celesti ripiegate sul davanti aveva un sorriso mesto stampato
sul viso.
-Avete mica detto... che chiamate la polizia...?-
Bastò un'occhiata per far palesare il problema.
-Tranquillo caro, chiamerò solo quando sarai andato via
anche tu.-
La più grande delle quattro aveva risposto con una
gentilezza
innegabile, ma l'espressione della Pyroat era tutt'altro che serena.
-G-grazie!-
Non vi era più nulla da predisporre.
Le due ragazze si rivestirono e recuperarono i loro effetti personali
prima di salutare l'amica e la loro nipotina acquisita, lasciandole con
rammarico al rischioso compito di vedersela con la polizia municipale.
Si incamminarono verso casa, non una parola ad attenuare il tetro
silenzio
sceso come una folta nebbia tra quella coppia affiatata, ora
inevitabilmente stravolta
da oscure domande...
Quando ci fu già qualche metro a distanziarle dal punto di
partenza Alphys ruotò
il
muso dietro di lei, e quello che vide non aiutò a confortare
la
sua ANIMA addolorata: il venditore di Nice Cream stava chiudendo
l'ombrellone colorato connesso al suo carretto del gelato vecchio e
malandato, e a giudicare dalla frenesia delle sue movenze di sicuro non
ci teneva a incontrare alcun umano.
Quel mostro era un abusivo.
***
Buio.
Immenso, spaventoso, soffocante buio che si estendeva
tutt'intorno a lei, e che pareva inghiottire in un abisso silenzioso
ogni cosa la circondasse, facendo sì che non riuscisse a
scorgere nemmeno un piccolo accenno del suo muso. La sua leggera miopia
non la aiutava di certo, così come non la stava aiutando la
sua
decisione di dormire sempre con le tapparelle abbassate,
poiché
abituata da anni all'oscurità del laboratorio situato nel
Sottosuolo e forse perché eternamente vittima della sua
timidezza.
All'inizio ebbe qualche difficoltà nel capire se era ancora
immersa nei suoi incubi, o se alla fine si era "liberata" da quella
morsa terrificante e aveva scelto di contemplare, tremante, il soffitto
della sua camera; dopotutto, la
sensazione di disagio e angoscia per quello che era successo quel
pomeriggio le dilaniava l'ANIMA persino a distanza di ore, e gravava
sulla sua mente anche da sveglia.
Avrebbe tanto voluto chiarirsi con Undyne, chiedere scusa per il
peccato convinta di aver commesso, tuttavia non era proprio stata in
grado di farle proferire più di un paio di frasi da quando
erano
rincasate. E ripensando a ciò che aveva visto e percepito
lì di fronte alla spiaggia, sentì il petto
appesantito da
una forza incommensurabile e le sembrò per un attimo di
precipitare nel vuoto, come se sotto di lei non ci fosse affatto il
materasso a sorreggerla.
Una volta che i sensi la riportarono dov'era si rigirò sul
fianco dando la schiena al muro, e il suo letto striminzito pagato con
pochi spiccioli produsse un lieve scricchiolio.
Non vi era alcuna fonte di luce a mostrarli, eppure si ricordava che
contro la parete aldilà delle tenebre che le offuscavano la
vista si trovava il suo armadio provvisorio, utilizzato di rado, e
accanto ad esso una decina di scatoloni risalenti al trasloco di
qualche
settimana prima.
Le sue videocassette e DVD contenenti svariate serie anime non erano
più stati toccati dal giorno in cui li aveva sistemati in
quelle
scatole di cartone malconce: attualmente le due ragazze erano
sprovviste di un
lettore DVD o VHS, e Alphys non aveva avuto il tempo
materiale per far funzionare a dovere il suo computer. La sua
vastissima collezione di manga, al contrario, era sparsa qua e
là per la casa; purtroppo non era mai stata un mostro amante
dell'ordine, e si domandò per un istante come la Spearish
potesse sopportare tale difetto. Certo, capitava sovente che leggesse
dei volumetti con Undyne, spesso era lei stessa a chiederlo... e
ciò accadeva anche nei momenti meno convenzionali. Non era
raro
che si coccolassero tra una breve lettura e l'altra, e che come
risultato i
libricini colorati scivolavano dalle loro mani e venivano abbandonati
per minuti interi sul pavimento o in qualsiasi ripiano duro
o morbido che sia, mentre loro si stringevano con affetto e si
scambiavano tenere occhiate e parole toccanti...
Se la Dinozap avesse abitato ancora nel Sottosuolo sarebbe rimasta
stranita dalla gentilezza di Undyne, ma ormai era cambiata molto da
allora. Adesso era consapevole che il loro amore era reciproco, e i
bellissimi ricordi che le accarezzarono l'ANIMA non facevano che
dimostrarlo.
Le sue palpebre avvolsero per una manciata di secondi i suoi occhioni e
infine si dischiusero di nuovo con dolcezza, il nero più
assoluto a dominare senza tregua la sua visione. Tuttavia, ora c'era
una piccola luce a illuminarle il cammino, una che
le diede il coraggio necessario per alzarsi dal letto e convincerla ad
affrontare un argomento con il mostro pesce non propriamente felice.
Avanzò a tentoni verso il comodino dove aveva posato i suoi
occhiali la sera prima, e li indossò decisa. Alla sua destra
la
porta che dava al corridoio del piano superiore era aperta, l'unica via
che permetteva all'aria di circolare in quella calda notte d'estate.
Alphys non doveva passare da lì; si diresse invece alla
cieca
tra il comodino e il letto, verso una seconda porta che conduceva
proprio alla camera comunicante appartenente ad Undyne.
Già da quando la aprì di un solo minuscolo
spiraglio il
suo sguardo focalizzò finalmente delle forme distinte,
complice
la grande finestra situata dal lato opposto della stanza che rivelava
uno
stupendo cielo stellato. La luce della luna che entrava grazie alle due
ante spalancate le permise di notare che la Spearish non aveva l'occhio
chiuso. Era sveglia.
Si avvicinò a lei a passetti un po' flemmatici e un po'
risoluti fino a che non raggiunse il suo letto e cinse il petto con le
braccia, le maniche del suo pigiama che sfregarono morbide sulla parte
del corpo più delicata, almeno per un mostro.
Undyne si accorse subito della sua presenza, e rimanendo in posizione
supina si voltò nella sua direzione e mormorò:
-Alphys...-
Non era affatto rassicurante come inizio, ma nonostante il tono aspro
il mostro dinosauro continuò sulla sua strada, solamente per
essere colta alla sprovvista poco dopo.
-Perdonami, Undyne...-
-Mi dispiace.-
La coda si irrigidì in perfetta concordanza col suo muso
stupito, ma l'espressione dell'altra non era da meno.
-...Tu mi chiedi perdono? Tu? Che cosa avresti fatto tu, Alphys? Sono
io che ho rovinato tutto. Doveva essere una giornata tranquilla tra noi
due, come un appuntamento romantico, e... ho rischiato di farci beccare
da qualche umano e pagare chissà quanti soldi. Come se ce lo
potessimo permettere. Alphys, sono io che... dovrei chiederti scusa.-
L'occhio giallo dardeggiava nella penombra, ma non trasmetteva alcun
segno di risentimento nei confronti di Alphys. Quest'ultima si
sentì sollevata e amareggiata allo stesso tempo, e non
riuscì a controllare le lacrime che cominciarono a sgorgare
a
fiotti da sotto gli occhiali rotondi.
-Undyne... tu n-non hai rovinato nulla. Quel poco che siamo state
lì mi hai reso c-così felice... Io mi volevo
scusare
perché... nemmeno io ho p-potuto farti da spalla i-in quella
situazione difficile, f-farti anche solo parlare, quando i-invece Frisk
ci è riuscita. Mi s-sono sentita un'incapace, una c-che non
meritava a-affatto l'amore d-della s-s-sua rag-...-
Il suo monologo senza fine venne interrotto dalla sua innamorata;
Undyne infatti allungò di getto le sue braccia muscolose e
la trascinò sul
letto con
lei, abbracciandola forte e passando la sua bocca sulle squame che le
ricoprivano la
fronte, dandole dei baci occasionali per consolarla.
-Eek...!- squittì attonita tra i singhiozzi, ma la sua ANIMA
danzava già colma di un amore sia recepito che ricambiato, e
il
calore emanato da quel gesto diventò una fresca carezza
pronta a
lenire le
sue membra dall'aria secca tipica del periodo estivo.
-Amore, non pensare mai più una cosa simile. È
colpa mia,
ero... disperata per il guaio che ho combinato lì sul
lungomare
e come una stupida mi sono tenuta tutto dentro invece che parlarne con
te. Tu sei la cosa più bella che la vita mi ha donato, sei
speciale, sei... la mia piccola nerd tutta gialla, eh...!-
La Dinozap alzò il capo e abbozzò un timido
sorriso, la
cresta che si dilatò gradualmente fino alla sua normale
circonferenza, rendendola all'occhio di Undyne ancora più
bella.
-Oh Undyne... ti... ti amo tanto. Ti prego, la prossima volta
parliamone senza alcuna paura, ok?- disse con voce tenue,
dopodiché tirò su col naso e azzardò:
-V-vorresti,
uhm... dormire... con m-me?-
-Anche per sempre, se tu lo vuoi.-
-Oh...! Certo, certo, mi... piacerebbe tanto.-
Sentendo quella risposta, Undyne piegò il collo e
incontrò
le labbra
dell'altra per chissà quanti deliziosi secondi, troppo pochi
in
ogni caso per la sua ANIMA infatuata a dismisura.
Alphys poi si sistemò meglio sul letto, ignorando gli
occhiali
caduti sul lenzuolo e non rinunciando all'abbraccio donatole dalla sua
ragazza, la quale continuò a parlarle vicino all'orecchio.
-Tesoro, è da un po' che volevo chiederti... Posso...
chiamarti Alphy?-
Quella strinse le manine sulla sua canottiera, proprio all'altezza
delle clavicole, e sussurrò assonnata: -Undyne... ne sarei
felice...-
-È deciso allora. E uno di questi giorni farò
domanda per il concorso per agenti di polizia. Ok?-
-Mh-mmh...-
Oramai aveva smesso di piangere, e la Spearish capì dal
battito
della sua ANIMA che stava pian piano scivolando nel mondo dei sogni.
Sorrise quasi commossa, e pronunciò un ultimo augurio prima
di
addormentarsi.
-Buonanotte, Alphy.-
Lei però era così emozionata che ci mise un po'
ad
assopirsi, e diversi pensieri bizzarri ne approfittarono per
attraversarle la mente e tenerla sveglia più del dovuto.
Si interrogò sul comportamento particolare che Undyne aveva
avuto verso Frisk, sentiva nel profondo che aveva assistito a un
qualcosa di speciale, fuori dagli schemi.
Aspetta, che si possa collegare a qualcos'altro che è
successo lo stesso giorno...?
Non andò oltre poiché la stanchezza ne
uscì
vittoriosa, e viaggiò serena nell'oceano dell'oblio per il
resto
della notte.
***
Non si può certamente considerare un'anomalia l'essere invasi dal
vapore mentre si sorvegliano i fornelli della cucina, tuttavia osservando il colore degli sbuffi che si
sollevavano dal pentolone e a sentirne l'odore poco gradevole era
palese che qualcosa fosse andato storto.
-Fratello, ti servirebbe un vero
corso di cucina. Non possiamo andare sempre al ristorante.-
-Sans, guarda che i corsi di cucina di Undyne sono sempre andati
benissimo!!- disse il mostro scheletro più giovane
lanciandogli
un'occhiataccia, il mestolo nel guanto destro e il suo fidato
grembiulino legato sui fianchi.
-Eh, sicuro. Se me la trovo davanti vedi come le faccio passare un
brutto quart-...-
-SANS! Parli tanto ma non fai un tubo per, che ne so, imparare a
cucinare anche tu!-
Quello sputò uno "Tsk!" sprezzante e uscì dalla
stanza strascicando le ciabatte.
Dal momento in cui aveva detto addio al Sottosuolo sembrava che le cose
potessero solo migliorare, eppure la vita gli aveva giocato dei brutti
scherzi.
L'unica soddisfazione era stata il non percepire più
l'orrenda
sensazione di déjà-vu che lo aveva assalito per
tutta la
sua esistenza e l'aveva plasmato così come era ora, cinico e
introverso, apparentemente distaccato dalla realtà e
noncurante
di ogni suo aspetto.
Ma lui non era affatto così: Sans teneva moltissimo ai suoi
amici e alla sua piccola famiglia, e adesso era distrutto nell'ANIMA
per essere lontano da Snowdin, senza un lavoro e con un fratello minore
da mantenere. E a causa di questa situazione purtroppo gli veniva
spontaneo sparare rispostacce e agire in maniera abbastanza controversa.
Si guardò dietro le spalle, già pentito per il
suo
atteggiamento sgarbato, e stuzzicò l'interno delle tasche
del
suo inseparabile giubbotto con le mani.
Quella tarda mattinata non
prometteva nulla di buono.
Stava per tornare da Papyrus quando sentì un rumore
metallico provenire dal portone principale subito lì accanto.
-Sans, almeno vieni qui a dirmi se secondo te la pasta è
mangiabile!- lo chiamò l'altro sbucando dall'entrata della
cucina.
Inarcò le sopracciglia appena vide il fratello in piedi sul
tappetino dell'ingresso, una busta bianca probabilmente recuperata poco
prima dalla buca delle lettere tra le falangi.
-...È una lettera da Asgore. Credo sia una cosa seria.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Ok
allora, mi scuso per il "ritardo" nel postare il nuovo capitolo ma
purtroppo ci sto mettendo un casino a scrivere questa storia, ha uno
stile molto più complesso di "And her SOUL skipped a beat",
quindi ho deciso che per ora ne metterò uno ogni due mesi.
Scusatemi, scusatemi, ma piuttosto che saltare con la pubblicazione
preferisco averne un po' in cantiere e cercare di accumularne per,
magari, riprendere col ritmo mio solito del 1 capitolo al mese. Spero
vi stia piacendo in ogni caso, ci tengo un botto a questa FF, la amo
tantissimo così come Alphys e Undyne. C'è sempre
un
cliff-hanger tattico alla fine del capitolo, eh? xD
Nel prossimo capitolo forse si scoprirà qualcosa =3
Ciao!
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Capitolo 3 *** Tra una lacrima e una risata ***
UT This is life capitolo 3
Nuovo capitolo, alla buonora!
...And so, this is life
Capitolo
3 - Tra una lacrima e una risata
-Uff...
è andata.-
Il mostro dalle squame giallo ocra si arrestò vicino a un
lampione che si elevava dal bordo del marciapiede e respirò
profondamente, mentre la sua ragazza ruotò il capo e la
guardò comprensiva.
Fino a non molto tempo fa la Spearish era solita spostarsi con
un'andatura abbastanza sostenuta, come se persino nel semplice atto
della camminata potesse esplodere di energia e prepararsi ad affrontare
un'eventuale battaglia nel pieno delle sue forze. Alphys
però
non era certo così atletica, per cui alla fine si era
abituata
ai suoi passetti docili e goffi e ad avanzare con lei tenendola per
mano; aveva promesso a se stessa che mai l'avrebbe fatta stancare per
colpa delle sue gambe agili e ben allenate, e che l'avrebbe
accompagnata con amore e devozione ovunque il suo
quieto zampettare l'avesse condotta.
Eppure, appena erano uscite dalla centrale di polizia era stata la
Dinozap a partire
in quarta allontanandosi dallo stabile e da sguardi indiscreti,
mantenendo la stessa insolita velocità anche dopo che
l'edificio
era
sparito dietro l'angolo della strada. Undyne la conosceva troppo bene
per non capire subito il motivo di tanta agitazione, e
tentò di
rasserenarla stringendo forte la sua manina e
passandole attraverso quel delicato contatto scaglie-squame
tutto il calore possibile.
-Coraggio, mi sono iscritta e non ci hanno nemmeno sbattuto fuori,
è un grande risultato non credi?-
In seguito al loro abituale pasto irrisorio del mezzogiorno, le due
erano andate alla centrale di Pleedothoons Town per iscrivere Undyne
al concorso per agenti di polizia. Sembrava quasi irreale il fatto che
quella breve uscita si fosse conclusa con un successo tale, soprattutto
considerando le occhiate non proprio amichevoli degli umani poliziotti
che le avevano squadrate dalla testa ai piedi. Già
dall'istante
in cui avevano varcato la soglia della struttura infatti, si era
percepita un'ostilità velata culminata poi in un'atmosfera
fredda e pesante, una davvero difficile da gestire per una tipetta
ansiosa come Alphys.
Quando quest'ultima udì il tono incoraggiante dell'amata si
pentì immediatamente del suo commento di poc'anzi: non
voleva smorzarle
l'entusiasmo, sapeva con quanta euforia le aveva parlato di questo
possibile lavoro, e quanto il suo ottenimento l'avrebbe riempita di
gioia.
L'idea era stata anche
mia...
-S-scusami, Undyne. Mi sentivo come... nel b-bel mezzo di una battaglia
e non ho retto.- ammise alla fine, amareggiata.
Quella si inginocchiò dinanzi al mostro dinosauro
stringendole
sempre la mano con la sua, e nonostante la risposta fugace era evidente
che non provava alcun astio verso di lei: -Lo capisco, stai tranquilla-.
La sua espressione mutò completamente; si ritrovò
immersa
nel fragrante profumo della Spearish, ora a pochi centimetri dal suo
muso, e perciò le venne naturale dischiudere la bocca e
ricambiare il sorriso.
-In ogni caso sembrava davvero... un posto serio, ordinato.-
Non ebbe bisogno di sforzarsi per elencare gli aspetti positivi che
erano comunque emersi dalla loro visita alla centrale, le sue parole
erano sincere e dalla frase che ne seguì constatò
con
immenso sollievo che Undyne lo aveva capito.
-Già, e quegli umani erano ligi al dovere, anche se si sono
ritrovati due mostri davanti!-
-Undyne, non avrai alcun problema con quel concorso. Sei perfetta per
questo ruolo.- continuò ottimista.
Il mostro pesce allora allungò l'altro braccio per
accarezzarle la
guancia, ma la ex-scienziata anticipò il gesto piegando la
testa
e adagiandola sul palmo della mano, le dita celesti e affusolate della
sua ragazza che le solleticarono con tenerezza le squame.
Dovette quindi chiudere le palpebre per cacciare indietro qualche
dispettosa
lacrima di commozione, e Alphys rimase lì immobile a godere
del suo tocco angelico...
-Alphy... grazie.-
Aprì gli occhi e arrossì di botto.
Adorava quel nomignolo ed era grata per aver acconsentito - seppur
mezza addormentata - alla richiesta di Undyne, tuttavia trovava ancora
strano essere chiamata in questa maniera: sul momento non aveva pensato
seriamente a cosa significasse, a quali risvolti avrebbe potuto portare
al loro rapporto.
-Oh Undyne, non... devi ringraziarmi. Mi, uh... mi dai un bacio...?-
Si erano date il primo bacio soltanto alcuni giorni fa, eppure era
già dipendente dall'aroma salato che la circondava e che le
ricordava un buonissimo piatto di noodles fumante e colmo di spezie.
Per l'altra, vedere la Dinozap disposta ad abbandonarsi alla sua voglia
di coccole senza cenni di vergogna o insicurezza era un qualcosa di
nuovo e meraviglioso. Ritrasse dunque i denti dietro al
labbro
inferiore, pronta a sfiorarle la bocca e soddisfare il suo tenero
desiderio.
Si bloccò dopo nemmeno un paio di secondi, le orecchie-pinne
sull'attenti a causa di un leggero vociare a una manciata di metri di
distanza dalla coppietta di mostri femmina. E appena la sua mente
metabolizzò il senso di quelle parole e a chi erano rivolte, Undyne inarcò le sopracciglia e sentì la sua magia
ribollire
furente dentro di lei.
-...Oddio, te l'avevo detto, sono pure lesbiche...!-
-Bleah...! 'Sti mostri sono inquietanti...-
Nel marciapiede opposto si erano fermati a osservarle due esseri umani,
un uomo e una donna; tra una ridacchiata e l'altra si scambiavano
insolenti segni di intesa indicandole spesso con le dita, e per giunta
davano la netta impressione di parlottare a un volume piuttosto alto di
proposito.
-...Undyne... f-fai finta di n-niente, a-andiamocene...-
bisbigliò Alphys, la sua fragile ANIMA che pareva stesse per
scoppiare dall'apprensione.
A sentire cotanta cattiveria si era paralizzata a sua volta, e aveva
notato immediatamente il viso corrucciato della Spearish,
nonché
il suo occhio dalla pupilla stretta e verticale traboccante di rabbia.
Per fortuna i due umani non avrebbero fatto altrettanto,
poiché
dalla loro posizione era visibile solo la benda nera a coprirle la
cicatrice.
-No, no... non è la parola giusta. Sono proprio strani e
basta... Quella gialla si crede carina con quel vestito a fiori, ma...-
proseguì la donna dai capelli lunghi, i gioielli che le
agghindavano il polso che producevano un lieve tintinnio ad ogni minimo
movimento delle braccia.
Alphys inghiottì la saliva, e la sua coda tozza
iniziò a tremare.
Quando erano andate a comprare i costumi da spiaggia e dei nuovi
vestiti a misura di mostro da un venditore abusivo, la sua amata le
aveva fatto i complimenti per la sua scelta: la gonna rosa decorata da
delle margherite faceva pendant con il pezzo di sopra dal colore verde
bosco, il quale metteva in risalto le sue squame giallo ocra...
Sì, non avrebbe mai creduto agli insulti malvagi che
andavano
pure in contrasto con le lusinghe della sua ragazza, ciò
nondimeno ora era proprio lei che la preoccupava.
-Pfff, in effetti...! Almeno l'altra sembra più evoluta,
quella
lì invece ha ancora la coda, è rimasta indietro
di un bel
po'...- bofonchiò l'uomo, il suo buffo pizzetto a dargli
un'apparenza del tutto diversa se paragonata al suo atteggiamento.
-La natura ha fatto qualche errore quando ha deciso di creare 'sti
cosi... ihih...-
Undyne scattò in piedi e si girò di tre quarti,
mostrandosi per intero a quegli umani spregevoli. Nessuno avrebbe
negato a lei e Alphys di scambiarsi effusioni innocenti, e soprattutto
non avrebbe permesso per nessun motivo al mondo che delle persone
sconosciute blaterassero offese e considerazioni ignoranti sulla sua
innamorata.
Una furia incontrollabile cominciò gradualmente a prendere
il possesso di lei, e la
sua
mano destra si contrasse per lasciare spazio a una imminente lancia
magica intrisa di vendetta.
-...N-no, Undyne n-non reagire, U-Undyne, a-andiamo via...!-
squittì la Dinozap spaventata, le braccia protese verso il
mostro pesce e un brivido gelido a percuoterle il corpo pasciuto.
Una volta accortisi dell'aura di energia che brillava attorno ad
Undyne, la donna e il suo compagno smisero di ridacchiare e si
allontanarono con sguardo attonito lungo il marciapiede. E non appena
udirono
l'esclamazione di Alphys volutamente urlata a squarciagola,
quelli affrettarono il passo e se la diedero a gambe imboccando una
via
secondaria nell'incrocio adiacente.
-S-SONO SANS E P-PAPYRUS!-
Li aveva visti di sfuggita camminare sulla strada che lei e la sua
ragazza avevano percorso poco prima, e non aveva esitato ad alzare la
voce in un'indiretta e
disperata richiesta di aiuto.
-Quegli umani vi hanno fatto qualcosa?- fu l'immediata domanda del
mostro scheletro più basso, giunto insieme al fratello di
fronte
alle loro vecchie amiche.
-Oh no, Undyne è arrabbiatissima! Che cosa è
successo??- aggiunse Papyrus portandosi un guanto sulla mandibola.
Alphys si stava ancora stringendo alla gamba destra dell'amata, la
cresta premuta con forza sul suo fianco e un fiume di lacrime a
macchiarle le squame delle guance.
-U-Undyne... Undyne, t-tranquilla...- sussurrava a disco rotto,
tremando come un gattino abbandonato in una cesta in balia della
tempesta.
Quella sembrò calmarsi abbastanza da diradare le particelle
luminescenti che aveva evocato, e mosse lentamente il capo per
focalizzare col suo occhio di fuoco i due Boneton.
Sans e Papyrus facevano parte proprio di questa specie, e assistere a
una scena del genere fece venir voglia a entrambi di rincorrere l'uomo
e la donna usando la loro caratteristica magia lancia-ossa per
fargliela pagare.
-C-ci... ci d-dicevano...-
Il mostro dinosauro tirò su col naso, ma rinunciò
ad
andare avanti con la sua spiegazione perché
percepì le
scaglie della Spearish sulla sua spalla, e l'amore vinse sull'ansia.
-...Alphy, va tutto bene. Credo lo abbiano capito. Grazie per... aver
tenuto a bada la mia ira.-
-È capitato a tutti quelli che conosciamo, Undyne! Ma...
forse
è meglio cambiare argomento. Che facevate di bello?- chiese
il fratello dall'aria cordiale.
La sua graziosa mantellina rossa era spinta sovente dal torrido vento
estivo, mentre la sua bizzarra armatura variopinta di cui era
gelosissimo risplendeva grazie ai
raggi del sole, che posizionato sullo zenit inondava di luce qualsiasi
anfratto della città.
-Ah, siamo andate alla centrale di polizia, mi sono iscritta per
diventare poliziotta!- affermò fiera Undyne scoprendo i
denti
acuminati.
-In centrale? Nahhh, c'è un metodo più semplice.
Basta
che vado veloce come un fulmine col triciclo, e proprio prima di
investire una vecchietta arrivi tu a fermarmi sotto gli occhi degli
uma-...-
Un colpo secco.
Alphys osservò con gli occhi a palla la sua ragazza che
riportava il braccio sul fianco dopo aver dato uno schiaffo in piena
faccia a Sans.
-Cavolo!! Undyne forse hai esagerato, anche se in effetti sai quanti
gliene avrei voluti dare pure io...- disse l'altro mostro scheletro
scrutando il diretto interessato con fare birbante.
Il Boneton infagottato fino alle vertebre del collo rimase - al solito -
impassibile, tuttavia era intuibile il suo leggero sconcerto dagli
occhi aperti a metà e dalla mano ossuta che massaggiava la
parte
del
volto dolorante, mano che aveva sorprendentemente lasciato il suo
nascondiglio
preferito dentro la tasca del suo giubbotto color turchese.
A ben pensarci, tenendo conto dell'avventura spiacevole con la coppia
di umani, non poteva biasimare il mostro pesce.
...O no?
-Oh giusto, ce ne stavamo dimenticando!- proferì d'un tratto
Papyrus rivolto alle ragazze. -A voi è arrivata la lettera?
Il
re Asgore ci vuole tutti al
teatro di Mettaton per fare un annuncio!!-
***
Il corridoio che portava alla sala principale del teatro era
già
pieno zeppo di mostri dalle caratteristiche più disparate, e
le
loro diverse voci si mescolavano in un - tutto sommato - moderato
turbinio di parole dense di preoccupazione o, al contrario, vivissima
speranza.
In mezzo a quello
sciamare di sussurri e confusi interrogativi che riempivano l'aria,
anche una grande star del calibro di Mettaton era
un mostro come gli altri, e in minuti interi di attesa infatti aveva
guadagnato
solo qualche saluto qua e là. L'assemblea indetta da Asgore
era
senza dubbio di un'importanza maggiore, eppure non poté fare
a
meno di sentirsi mortificato e un tantino fuori luogo. Per quanto
l'esibirsi a stretto contatto col pubblico fosse un'esperienza nuova e
a tratti stimolante, gli mancava essere un divo della televisione.
Informare chi tornava dal lavoro su avvenimenti scottanti,
pubblicizzare prodotti di cosmesi servendosi del proprio
timbro attraente, istruire le
cuoche in erba tramite ricette strepitose...
Non c'era quindi da stupirsi se, nel momento in cui aveva intravisto la
sua migliore amica tra la folla, Mettaton si era precipitato da lei
stringendole
le manine gialle con i suoi pallidi guantoni e simulando dei grossi
lacrimoni coi suoi pannelli, quelli agli angoli inferiori del suo
display
multicolore.
-Alphys! Tesoro, è... bello rivederti.- esclamò
inclinando il suo corpo squadrato, e con un piccolo "zap" generato dal
suo circuito elettrico imitò il suono di chi tira su col
naso.
Gli occhi del mostro dinosauro studiarono silenti l'amico dalla
rotellina che lo reggeva in piedi alla sezione posta in cima,
soffermandosi per una frazione di secondo sui graffi che lo
ricoprivano. Per fortuna non notò ammaccature o difetti
né sulle
braccia snodabili, né sui pannelli che gli facevano da volto
e gli
permettevano di esternare le sue emozioni, tuttavia Alphys si
appuntò
nella mente che doveva chiedergli se volesse incontrarla un giorno
cosicché potesse dargli una bella lucidata; era stata lei a
costruirgli quel corpo metallico per coronare il suo sogno di entrare
in tutte le case dei mostri del Sottosuolo e intrattenerli con i suoi
innumerevoli programmi, e in fondo si sentiva un po' la sua mammina.
-Mettaton, non ti ho m-mai visto c-così giù...
Pensavo tu
fossi felice di esibirti con t-tuo cugino e gli altri...- disse lei con
tono affranto.
Aveva sperato che quantomeno il suo caro cugino Napstablook avesse
potuto colmare il vuoto dentro la sua ANIMA, vuoto che aveva accomunato
ciascun nuovo abitante di Pleedothoons Town a ogni rapida occhiata al
Monte Ebott, ora una fumosa sagoma rocciosa a sud della
città.
E al pari della celebre montagna che era stata dimora dei suoi simili
per secoli e secoli, il mostro fantasma adesso sorvegliava il robot dal
lato
opposto del corridoio, lo sguardo perso e le sue amate cuffie da DJ
indossate sopra il lenzuolo bianco che gli faceva da struttura corporea
semi-trasparente e in parte palpabile. Lui e Mettaton erano dei mostri
chiamati Bloonket, e una volta ricongiunti dopo anni di solitudine per
uno e triste consapevolezza per l'altro, avevano deciso di non
separarsi più.
Undyne, la quale ovviamente aveva accompagnato la sua ragazza per
partecipare all'evento, lo aveva visto fissare il cugino con i suoi
occhioni penetranti, e si domandò se fosse troppo timido per
avvicinarsi e salutare lei e la Dinozap. Forse era ancora lo stesso
vicino di casa schivo e chiuso in se stesso che, nella vecchia e oramai
abbandonata regione delle cascate, risiedeva nella grotta accanto da
quando ne aveva memoria.
-Certo, è stupendo stare di nuovo accanto a Bl-... uh, a
Napstablook, ma è così complicato il mondo della
Superficie, così inospitale, e non è affatto
facile
abituarsi a...-
La Spearish aveva appena riposto la sua attenzione su Mettaton, ma non
udì il resto della frase poiché venne distratta
da una
voce familiare chiamare flebilmente il suo nome.
-Sei... Undyne Spearish, vero?-
Voltatasi in quella direzione realizzò che nonostante le
parole
sommesse le sue orecchie non l'avevano affatto ingannata: raggiunse con
destrezza un mostro fluttuante dalla forma di un piccolo pesce con una
modesta chioma di capelli a decorarle il viso, e strinse la mano
palmata su una delle sue pinne pettorali.
-Shylyn Shyren! Non ci vediamo da quando io e Alphys ti abbiamo
riportato Shyra... Come state?-
Scuoterle con così tanta foga e gentilezza assieme la pinna
era
un segno inconfondibile di Undyne, e l'amica ritrasse l'arto abbozzando
un sorriso.
-Tutto... a posto, credo...? Shyra, cioè, Lemon Bread
è... già in sala con gli altri familiari. Aaron
ha
insistito... nel farla accomodare prima degli altri mostri. Insieme
agli altri... uhm, Amalgamati?-
La timidezza intrinseca della sua specie non rovinò la
sfumatura
musicale della sua vocina, questo grazie alle lezioni di pianoforte -
poi interrotte - che era stata solita tenere con la ex-guerriera molto
prima
della distruzione della Barriera. Si trattava di un ricordo amaro per
Undyne, e mescolato alla faccenda degli Amalgamati creò in
lei
una sensazione di tremenda pesantezza sulla sua ANIMA.
Allargò l'occhio sano mentre rispondeva addolorata: -Mi
dispiace
per la vostra situazione. La mia ragazza non voleva si arrivasse a
questo-.
L'antennina che le spuntava dalla testa e che sovrastava i suoi ciuffi
azzurri fremette per la sorpresa, e le scaglie verde acqua brillarono
d'iride fintanto che si portò le pinne minute sulla bocca.
-...Oh, ora state insieme...! Che, che bello, sono... felice per te.
Comunque non è... così terribile, davvero. Gli
Aaron
sono... simpatici, e persino i Moldbygg... sanno essere loquaci. Ci
aiutiamo a vicenda.-
-Allora sono contenta per te, è una buona cosa stare in
compagnia. Se un giorno vuoi farci visita sei la benvenuta, Shylyn.-
disse la Spearish ricambiando il cenno cordiale dato dai suoi occhietti
socchiusi.
Si sentì all'improvviso un cigolio sottile provenire dalla
porta
che conduceva alla sala dello spettacolo, e i mostri si voltarono verso
la figura che ne era uscita, rapiti completamente dalla sua
regalità.
Toriel aspettò che il ronzio nel corridoio scemasse del
tutto,
poi annunciò solenne: -Siamo pronti, potete entrare-.
Il caso volle che Alphys e Undyne scegliessero proprio le poltrone
vicino a Bratty e Catty, amiche di lunga data della Dinozap e a lei
affezionatissime, e una volta riunite non si trattennero
dall'abbracciarla
con fervore e definirla tra una lacrima di gioia e l'altra la loro
sorellona: così come accaduto con Shylyn e Undyne, le due
ragazze non avevano avuto la possibilità di conversare con
il
mostro tarchiato durante il caotico viaggio verso Pleedothoons Town.
-Oh cavolo, sono così felice di rivederti, tesorino!-
-Catty, adesso l'abbraccio tocca a me!! Non è giusto!-
-È vero che Undyne Spearish è la tua fidanzata?
Ci inviterete al vostro matrimonio, vero??-
-CATTY!! Ahahah!-
Alphys si sistemò sul morbido sedile della sua poltrona dopo
aver ricambiato in modo pacato, ma non per questo meno sincero,
l'esuberanza delle sue amiche, e squittì imbarazzata: -O-oh,
oh
mio dio, è... a-ancora presto, i-io non so s-se Undyne...-
Quella percepì le sue guance andare in fiamme, e fu in
quell'istante che la voce roca di Asgore risuonò nella sala,
ponendo fine a ogni chiacchiericcio residuo. Sperò con tutta
l'ANIMA che nessuno notasse il colorito insolito delle sue scaglie ora
che l'interesse era tutto per lui.
-Funziona il microfono...? Uh-uhm, sembra di sì, Tori...-
-ASGORE.-
-...Ehm, Toriel, intendevo Toriel!-
Serpeggiò qualche risatina tra la platea gremita di mostri;
il
tono seccato della Pyroat si era udito chiaramente nonostante non
avesse alcun microfono in mano.
Piccole e polverose piastrelle in legno formavano la pavimentazione del
palco, visibile nella sua interezza grazie al sipario aperto in
entrambi i lati. Al centro di esso si trovavano Toriel e il re, con
Frisk poco più indietro che osservava sorridente i Boss
Monsters
che aveva scelto da tempo di considerare i suoi genitori.
-Bene, dichiaro aperta l'assemblea. Visto che siamo in tanti, oggi ho
invitato tutti i mostri che erano soliti vivere nelle regioni
più lontane del Sottosuolo, mentre chi viveva nella Capitale
sentirà il mio annuncio domani alla stessa ora. Devo
cominciare
dicen-...-
-Ciaaaoooo, ciaoo Frisk!!-
Asgore si bloccò di colpo. Lo strillo di un bambino con un
maglioncino a righe che sedeva in terza fila aveva coperto le sue
parole.
La madre, rossa in volto da far invidia a un peperone, dovette frenare
l'impulso di mollargli una frustatina con la coda, e in quel
momento rimpianse davvero di non essere dotata di braccia.
-Tipetok!!
Il re sta parlando, sono cose importanti!! Chiedi scusa!-
ordinò severa.
Al mormorio del piccolo che chiedeva scusa chinando il capo e curvando
la schiena elastica si accodò una risatina acuta e
perforante,
una che molti dei presenti non avevano mai sentito.
-Eh. Eheh! Frisk, chi è, il tuo fidanzatino? Lo sai che
mostri e
umani sono incompatibili? E a dirla tutta è una noia
incredibile
passare la serata così, se lo avessi saputo non avrei
accettato di
venire
insieme a voi altri scemi.-
La bambina guardò il grosso fiore piantato su di un vasetto
che stava tenendo con accortezza contro il suo petto.
Persino per una comunità come quella che ora riempiva la
sala
del teatro non era considerato nella norma un vegetale parlante; solo
lei conosceva appieno il suo segreto, e sarebbe stato incosciente
rivelarlo a chi le stava intorno. Per sua fortuna non arrivarono
domande scomode a metterla alle strette.
-Avevi promesso di non disturbare, Flowey.- disse calma, ignorando il
dolore lancinante ai timpani causato dal suo gridolino.
-Io non prometto un bel NIENTE!!!- sbraitò l'altro mostrando
i denti.
Ci fu un attimo di silenzio prima dell'avvertimento chiaro e conciso di
Frisk.
-...Se non stai bravo ti do un bacetto.-
Flowey fece tremolare dallo stupore il gambo che emergeva dal
terriccio umido, e senza una risposta diretta nascose in un lampo il
viso avvolgendolo con i suoi sei petali gialli, nauseato all'idea di
essere coccolato,
perlopiù in pubblico.
La piccola umana sapeva che avrebbe partecipato all'assemblea anche con
la corolla chiusa, e spostò gli occhi strizzati sui mostri
seduti davanti a lei, commentando: -Funziona sempre!-
Asgore interruppe le risate che nuovamente crebbero dalla folla alzando
un braccio robusto, dopodiché avvicinò il
microfono alla
peluria bionda che gli incorniciava la bocca, un'espressione seria e
autorevole sul muso.
-Allora, possiamo cominciare.-
Ogni creatura a portata d'orecchio trattenne il fiato, neppure uno
osò interromperlo ancora.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Non
so se l'avete notato ma ho cambiato/corretto di pochissimo il nome
della città, sono scema e avevo sbagliato a contare una
lettera
in più, perchééé beh non lo
dico ma si
può intuire. xD Spero che questo capitolo risulti
più
pregno di contenuti, oltre che di pucciosità e personaggi.
'Sta
situazione del virus è orrenda ma magari la mia storia
potrebbe
allietarvi le giornate...? Speriamo.
Grazie a tutti per le visite, e grazie al mio amico Aes che
è sempre puntuale coi suoi bellissimi papiri ahahah.
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** Parole che danno speranza ***
UT This is life capitolo 4
Siamo al quarto capitolo,
vaaiii!!
...And so, this is life
Capitolo
4 - Parole che danno speranza
Il
collo del
Pyroat che fino a poche settimane prima governava sul Sottosuolo
ruotò piano da una parte all'altra.
I suoi grandi
occhi parvero
posarsi su ogni singolo mostro presente all'assemblea, cercando nel
mentre di
ordinare e selezionare le parole migliori che gli affollavano la testa
ed elaborarle in un discorso chiaro ed efficace.
Da quel semplice gesto si percepiva chiaramente quanto tenesse alle
creature davanti a lui; nonostante i suoi errori passati derivati dal
suo temporaneo odio verso gli esseri umani, argomento ancora spinoso
per Toriel e la ragione principale della loro separazione, era ancora
un re amato e rispettato da tutti. Neanche i suoi pantaloni stracciati
avrebbero potuto rovinare la sua maestosa figura, tantomeno il suo
aspetto essere ritenuto trasandato a causa della sua maglietta rosa a
fiori eccessivamente informale. Non da chi in quell'istante stava
attendendo trepidante il suo misterioso annuncio.
Anche Alphys voleva scoprire che cosa aveva portato a una riunione
così improvvisa, e al solito strinse le manine sulla sua
t-shirt dal tessuto pesante, la coda schiacciata in fondo alla poltrona
che
rabbrividì in reazione al suo crescente nervosismo.
Per la Dinozap, le notizie date da Asgore non erano mai state piacevoli
da sentire, o un qualcosa che aveva aspettato col sorriso stampato sul
muso: quando era divenuta scienziata reale aveva dovuto sottostare ai
suoi ordini accecati dalla vendetta che avevano portato a risultati
disastrosi, aveva saputo delle famiglie adirate per via dei suoi
fallimenti messi a tacere con terrore e disperazione...
Era per questo che lei, personalmente, non trovava affatto ironico che
la
sua ANIMA si fosse alleggerita in maniera inaudita appena il Boss
Monster aveva dato il consenso al suo licenziamento, suggerito proprio
da
Toriel. Perdere quella posizione prestigiosa era stato una manna dal
cielo dal suo punto di vista, e persino un evento insignificante nel
momento in cui la brutta questione degli
Amalgamati era già stata risolta, nel momento in cui aveva
infine ottenuto l'amore. Aveva inseguito
il sogno di stare accanto ad Undyne per chissà quanto tempo,
e
ormai la Spearish era colei che le colorava la vita in qualsiasi sua
sfaccettatura, imitando un pittore scrupoloso che mano a mano sistema i
difetti del suo adorato quadro. C'erano giorni in cui Alphys, nel mezzo
dei suoi pensieri nei quali la sua ragazza era l'assoluta protagonista,
si chiedeva davvero come avesse potuto credere di avere una cotta per
lui.
Quello aprì la bocca, e la voce che gli fuoriuscì
dalla
gola - e che il microfono fece echeggiare nella sala - mantenne la sua
particolare caratteristica di suonare morbida e potente insieme.
-So bene che per tutti noi questi giorni sono stati molto difficili,
qui in Superficie. È evidente che molti, anzi, moltissimi esseri umani non hanno gradito il nostro arrivo. Ma come ha detto il sindaco, noi ora siamo veri e
propri cittadini di Pleedothoons Town. Ecco perché, ho
parlato
a lungo con lui e con altre figure importanti. E, con Frisk che ogni
tanto presenziava accanto a me...-
Fece un cenno alla bambina per invitarla ad avvicinarsi, e la
figlioletta adottiva lo affiancò alla sua sinistra
sorridendo festosamente, il vasetto di Flowey sempre premuto sul suo
petto.
-...Abbiamo ottenuto dei risultati... forse incredibili, certo, ma che
riguardavano bisogni che ci spettavano di diritto, per noi tutti che
puntiamo all'eguaglianza e alla solidarietà.-
Dopo una breve pausa in cui si limitò a guardare Frisk con
affetto, Asgore si rivolse di nuovo ai mostri seduti in platea.
-Sono lieto di annunciare che verranno aperte a settembre una scuola e
un ospedale per noi mostri.-
Non si era trattato di uno spettacolo o di un'esibizione canora, eppure
gran parte della folla seduta sulle poltrone scattò in piedi
in
un baleno ed esplose in un fragoroso applauso.
Alcune specie contribuirono al frastuono semplicemente saltellando sul
posto o agitando le ali, altri iniziarono a urlare fissando il soffitto
con un'espressione di puro trionfo sul viso, molti abbracciarono in
lacrime gli amici che li circondavano singhiozzando senza il minimo
ritegno.
Ma c'era chi come Alphys era rimasto paralizzato al proprio posto,
incredulo; il mostro dinosauro stava per pentirsene, soprattutto quando
Catty e Bratty al contrario stavano esultando con strilla acute
lì vicino, tuttavia le bastarono un paio di secondi per
comprendere che non era stata la sola ad aver reagito in quel modo.
-Finalmente, un ospedale...!- proferì flebilmente un Whimsun
alle sue spalle.
-...Ma ci vorrà ancora qualche giorno. È in casi
come
questo che sono felice di essere una di quelle specie che crea l'ANIMA
dentro le uova...- sussurrò di rimando un'altra vocina
lieve,
appartenente a un Vulkin.
-Oh amico, sei fortunato. Mia moglie ha dovuto partorire in casa...-
Uno scambio di battute di neppure un minuto, e la Dinozap si
ritrovò a tremare da capo a piedi. D'istinto il suo braccio
destro scattò veloce per toccare la mano di Undyne,
stringendola
talmente forte da far scricchiolare le piccole scaglie che ne
ricoprivano il dorso, e le scappò un debole sussulto: il
peculiare contatto con le sue lamelle lucenti le era di immenso
conforto, e adesso lo desiderava, ne
aveva bisogno...
A quell'atto inaspettato la sua amata la osservò attenta
dall'occhio sano, il quale trasudava allegria in ogni suo luccichio
dorato. Neanche la buona nuova di Asgore però le avrebbe
impedito di provare preoccupazione per la sua Alphys, e ignorando il
fastidio che le avrebbe dato lo spazio vuoto tra i due sedili si mosse
con cautela verso di lei, finché non le sfiorò il
fianco
grassottello e poté dunque chinarsi per baciarle la guancia.
-Alphy, amore, tutto a posto...?-
L'altra fece un profondo respiro e sbatté le palpebre,
mentre il
tremolio che l'aveva assalita si calmò in maniera graduale e
allo
stesso tempo
accrebbe il calore trasferitole da Undyne, fino a che non
avvolse
ciascun
granello di polvere e scintilla di magia dentro al suo corpo.
Tentò invano di rispondere prima di morsicarsi il labbro
inferiore con i suoi dentoni sporgenti, improvvisamente atterrita dalla
possibilità di dirle fandonie. Rafforzò invece la
presa
dei suoi artiglietti sulle dita cerulee del mostro pesce e
appoggiò la testa sulla sua spalla, la membrana
dell'orecchio-pinna che le accarezzò con delicatezza le
squame
della cresta.
-...Tranquilla, sono qui. Se te la senti ne parliamo più
tardi, ok?-
Sperò che la Dinozap non percepisse la punta di incertezza
nella
sua voce, e che il trambusto intorno a loro originato dai
festeggiamenti le potesse essere d'aiuto.
La gioia dei mostri che costituivano il "pubblico" di quell'assemblea
non accennava a diminuire, e i due Pyroat ritti sul palco ne stavano
approfittando per discutere sommessamente, il microfono tenuto con
prudenza il più lontano possibile dal muso.
-...Ma quanto chiasso che fate...- bofonchiò intanto Flowey,
le parole attutite dai petali premuti sulla faccia.
-Sono felici, Flowey.- gli bisbigliò la bambina dai capelli
a caschetto.
Il fiore non rispose.
Subito dopo, le sue lamentele non ebbero più ragione di
esistere: il rumore assordante che aveva riempito l'intera struttura
del teatro venne meno, e fu seguito da domande sporadiche provenienti
da diverse parti della sala, dagli stessi che erano rimasti composti
sulla poltrona una volta appresa la notizia.
-Dreemurr, signore... per il discorso del cibo cosa...?-
-Rimane il problema del lavoro, cosa possiamo fare?-
-Ma... verranno rimossi tutti quei cartelli che ci impediscono di
accedere ai locali?-
-Signor Asgore, ma quindi non potrò andare a scuola con
Frisk?-
-Tipetok!!-
Asgore diede qualche colpo di tosse sulla capsula spugnosa del
microfono per segnalare che voleva parlare, e tutt'a un tratto ci fu
solo un inquieto silenzio.
-Andiamo con ordine. Una fabbrica per produrre i cibi caratteristici
della nostra specie
è tra i nostri prossimi obiettivi. Fino a quel momento,
possiamo
mangiare il cibo umano e usufruire dei... voi sapete cosa, nelle case
che ci hanno ceduto. Per quanto riguarda i cartelli di divieto,
verranno rimossi nel giro di pochi giorni, ora non sono più
ammessi.-
Passò poi l'apparecchio alla Boss Monster accanto a lui, la
quale intervenne con affabilità: -Intanto, la scuola e
l'ospedale offriranno un'opportunità lavorativa dentro
queste
strutture. Se ci mostriamo capaci a lavorare in maniera efficiente nel
nostro piccolo, gli umani potrebbero cambiare opinione su di noi. Non
esitate a mandare richieste di lavoro, siate tenaci-.
Infine, Toriel incrociò gli occhi del giovane mostro viverna
che la
stava guardando a bocca spalancata, il maglione a righe che gli copriva
tutto il
suo esile corpicino giallo e le piccole corna sul cranio per nulla
paragonabili a quelle spesse e possenti del re Pyroat.
-Caro, almeno questo anno scolastico dovrai trascorrerlo senza Frisk.
Forse arriverà il giorno in cui umani e mostri saranno
perfettamente mescolati nella società, senza odio o
pregiudizi.
Spero non sia troppo lontano.-
La gambina di ferro di Mettaton roteò un'ultima volta verso
Alphys cosicché potesse augurarle la buonanotte, e poco dopo
il robot era già sotto le fronde degli alberi che
delimitavano il viale, pronto per tornare a casa assieme al cugino
Napstablook.
Vivevano non lontano da lì, nel quartiere che con le sue
graziose villette e i parchi a tappezzarne la scarsa superficie
rimaneva nella periferia di Pleedothoons Town, proprio adiacente al
bosco che divideva la città dalla campagna.
Appena erano usciti dal teatro, la ex-scienziata li aveva invitati da
lei a settembre proponendo la sua idea del lucidare e rimettere in
sesto il corpo del suo migliore amico, e tra un saluto e l'altro ai
loro conoscenti solo i due cugini e la coppia di ragazze erano rimasti
davanti all'edificio dalle pareti giallastre.
-Buonanotte Mettaton, ci v-vediamo tra due settimane!-
esclamò la Dinozap cercando di fare arrivare le sue parole
all'amico sparito nel buio e, al contempo, mantenere un tono di voce
abbastanza basso dal non disturbare la quiete della notte.
-Passano ancora gli autobus, vero?-
A giudicare dall'aria che le passò tra i denti, Undyne non
sembrava essersi posta lo stesso problema, e alla domanda
puntò lo sguardo sulle stelle che adornavano il cielo.
Non era propriamente tardi, ma i mostri non erano ancora abituati a
vivere sulla loro pelle la differenza tra il giorno e la notte, tanto
meno il fenomeno delle stagioni che influenzava le ore di luce. E
siccome l'estate meravigliosa nella quale si erano ritrovati stava per volgere al termine, ogni sera
avrebbero ammirato con maggior anticipo di quella precedente quei
puntini bianchi così piccoli e lontani, eppure
così belli e incantevoli; le rocce umide e scintillanti sul
soffitto di Waterfall avevano accolto imperturbabili i desideri delle
creature intrappolate nel Sottosuolo per centinaia di anni,
ciononostante ora il
loro fascino era stato in qualche modo surclassato.
-Sì, raggiungiamo la fermata. È, uhm... di qua.-
Zampettò incerta alla sua destra per raggiungere il
marciapiede della stradina a senso unico che si immetteva nell'area
pedonale, lasciandosi alle spalle la vegetazione che cresceva intoccata
nell'antica piazzola - ormai abbandonata dagli
umani - dove si ergeva il teatro.
La Spearish la seguì docilmente, facendo del suo meglio per
moderare la sua andatura svelta e decisa e non superarla, tuttavia
nella mente stava davvero viaggiando col passo più lungo
della gamba.
Credeva di sapere perché la sua ragazza aveva avuto quel
momento di sconforto in seguito all'annuncio di Asgore; pur non
avendoci dato troppo peso per via della confusione a
tamburellarle nelle orecchie, anche
lei aveva sentito la conversazione tra il Vulkin e il Whimsun.
Da allora, un unico, strano quesito si era insinuato nella sua testa e
non voleva darle pace neanche per un secondo.
E se lei non volesse avere figli?
D'improvviso si sentì scoppiare di imbarazzo: le sue guance
pizzicavano quasi a imitare la legna che arde sul fuoco, e persino la
sua camminata si fece stranamente instabile e goffa.
È troppo, troppo presto per pensarci, stiamo insieme da
neanche tre mesi, è già tanto se viviamo insieme
e in Superficie, la situazione è ancora critica, abbiamo
tanti problemi da risolvere, e se ci dovessimo lasciare, se non ci
fosse fiducia tra noi, non abbiamo nemmeno ancora mostrato la parte
più sensibile del nostro corpo all'altr-...
Dovette inghiottire la saliva per tornare in sé e fermare
l'inarrestabile flusso di pensieri che la stava opprimendo, e fece
appello a tutta la sua forza di volontà per smettere di
barcollare e non rischiare di essere colta sul fatto.
Continuò
invece ad accompagnarla imperterrita a pochi passi di distanza, non una
singola scaglia tinta di rosa in memoria della battaglia dentro la sua
mente finita in parità.
Eppure, dalle sue pinne che ricadevano flosce sugli zigomi era chiaro
come la luna piena: se l'evidente sensibilità di Alphys era
l'unica risposta al suo comportamento, perché la sua ANIMA
era colma di tristezza? Sul serio credeva alla possibilità
che lei non volesse avere figli?
La Spearish scosse il capo strizzando l'occhio, ostinata.
Queste fantasie totalmente insensate non erano affatto importanti, piuttosto la
preoccupava il suo mancato coraggio nel chiederle spiegazioni, l'invito
che lei stessa aveva menzionato con timore velato mentre si stringeva
al mostro dinosauro...
Proprio io che mi ritengo... e voglio essere per lei super forte e
valorosa, proprio io che mi sono offerta di ascoltarla, ora non ho il
coraggio di tornare sull'argomento per via di uno stupido pensiero
precoce da
ragazzina sciocca e sognatrice...
-Ti prego, la prossima volta parliamone senza alcuna paura, ok?-
Tra amarezza e fioca speranza, le parole tenui e delicate della sua
amata trovarono un posticino appartato per risuonare nella sua testa.
Sì, stavolta non l'avrebbe fatta stare male, ma avrebbe
affrontato la faccenda consapevole delle sue perplessità e
disposta ad accettare il peggio.
-Alphy, senti...-
-N-non mi dai la mano, Unnie?-
Fu un istante, una piccola, breve parola, ed entrambe si fermarono di
botto
sopra al marciapiede polveroso, una con le pinne fulmineamente aperte a
ventaglio e l'altra a guardarla già con le squame color
cremisi.
-Come... come mi hai...?- chiese Undyne sbalordita.
La Dinozap arretrò di una manciata di centimetri e
continuò a fissarla con un'espressione che rifletteva
autentico sconcerto e che palesava una piccola traccia di vergogna,
accompagnata presto da decine
e decine di gocce di sudore a imperlarle il volto. Fintanto che muoveva
spasmodica le braccia e i suoi occhiali neri lottavano per stare in
equilibrio sul muso, Alphys cominciò a balbettare le sue
scuse:
-O-oddio no, s-scusami, i-io, è... è u-un
soprannome s-stupido che scrivevo nelle m-mie fanfiction, i-i-io
n-non...-
L'occhiata della sua ragazza si ammorbidì in uno schiocco di
dita, toccata nel profondo dalla tenerezza di quella confessione e dal
suo fare impacciato che lei - non importa come - aveva sempre trovato
irresistibile.
-Se vuoi usalo, è... dolcissimo, non è per niente
stupido.- mormorò rilassando le labbra e nascondendo i denti
appuntiti dietro di esse.
-Oh...-
La sua smodata agitazione sembrò svanire nella fitta
oscurità della sera, e Alphys avanzò nella sua
direzione finché non poté cingerle i fianchi in
un
caloroso abbraccio, il massimo che poteva permettersi vista la sua
bassa statura.
-Allora p-posso, uh, U-... U-Unnie...?-
Ottenne la risposta migliore che potesse desiderare; la morbida
risatina che uscì dalla gola del mostro pesce le
solleticò soave le orecchie e la riempì di una
felicità pura e semplice, tipica di un innamorato.
Dilatò dunque la cresta simil-cartilaginea e si
lasciò sommergere
dall'indescrivibile affettuosità che le stava trasmettendo
Undyne, la quale si era chinata su di lei per ricambiare il gesto e
stamparle un bacio sul naso.
-Alphy, ti amo, sei troppo carina. Scusami per non averti presa per
mano.-
Ma, per quanto ci tenesse a rimanere in quel delizioso, minuscolo
paradiso che avevano creato in mezzo al mondo sconfinato e tenebroso
che le sorvegliava, era in suo dovere chiarirsi con lei e nel caso
restare delusa senza abbandonare il suo amorevole sorriso.
-Ti andrebbe di parlar-...-
-Nooo aiuto! Aiuto!!-
Un gridolino gracchiante ruppe il silenzio.
La Spearish scattò in piedi immediatamente e
guardò davanti a sé, mentre l'altra si
voltò indietro allarmata: i loro tre occhi scrutarono
attenti la fermata dell'autobus a qualche decina di metri da dove si
trovavano, appena in tempo per vedere un uomo allontanarsi in un lampo
da una figura gobba e sgraziata.
-Aiuto, la mia borsa...!- udirono di nuovo, nello stesso tono fragile e
impotente.
-L'hanno scippata!-
Alphys non aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima sillaba che la
sua ragazza era subito partita all'inseguimento, i suoi piedi che
battevano con forza sul cemento e i capelli una macchia rossiccia
guizzante nel vento. Oltrepassò l'anziana signora per poi scomparire in un vicolo, e lo scalpiccio veloce dei suoi
stivali si andò indebolendo fino a dissolversi.
La Dinozap la conosceva troppo bene per non essere sicura che ne
sarebbe uscita illesa, così si avvicinò in tutta fretta alla
vecchietta umana, intenta a studiare il pavimento in cerca del suo
bastone.
-S-signora, stia tranquilla, Undyne è andata dietro al
l-ladro, faremo il possibile per la sua borsa. Lei sta b-bene?- la
rassicurò, porgendole il prezioso oggetto in legno.
Quella strinse una mano raggrinzita sulla tunica, e le sue parole
fremettero per lo spavento.
-Oh, oh grazie cara, sto bene... Spero che la tua amica non si faccia
male. Uh, comunque credevo... che non fosse più Carnevale da
un bel pezzo...?-
Carnevale?
-Whaaa! Ma sei pazza!-
Il ragazzo umano tastò la barriera invisibile che l'aveva
intrappolato e la fissò stralunato da dietro la maschera
scura indossata sul viso. La sua ANIMA dalla punta
rivolta all'ingiù brillava di un verde smeraldo, colta di
sorpresa dalla magia inoffensiva evocata al solo scopo di
immobilizzarlo sul posto.
Undyne si fece avanti nel limite estremo del vicolo, dove erano
collocati diversi cassonetti dell'immondizia tremendamente familiari, e
incrociò le braccia soddisfatta.
-Mi vuoi ammazzare!!- piagnucolò il ladro.
-Nah, ho chiuso con quel lavoro. Poche storie, fai il bravo e vieni con
me.-
Trovò il suo atteggiamento e - soprattutto - la sua
terrificante magia alquanto persuasivi, per cui non ebbe altra scelta
se non essere trascinato fuori dal vicolo, braccato da almeno una dozzina di
lance azzurre che lo tenevano sotto tiro.
Quando raggiunsero la vecchia donna affiancata dalla Dinozap videro che
stavano conversando con due poliziotti, i quali aggrottarono le
sopracciglia alla scena che gli si parò di fronte. La
Spearish ebbe l'accortezza di far svanire dinanzi a loro le sue lance
magiche, per evitare fraintendimenti; tuttavia, si assicurò
che il ladro non le potesse sfuggire bloccandogli i polsi grazie alla
sua presa di ferro.
Quest'ultimo forse aveva pensato fosse una buona idea non scappare
dalle forze dell'ordine ma fare la parte della vittima, ed
esclamò: -Mi volevi ammazzare!-
-Macché, ti ho solo immobilizzato!- protestò
Undyne, poi protese una mano palmata verso l'umana dalla schiena curva.
-Ecco a lei la sua borsa.-
-Oh, grazie, grazie cara! Non so come ringraziarti.- disse affabile una
volta afferrata l'amata borsetta.
-...Signora, mi conferma che questo ragazzo è lo
scippatore?- domandò con voce ferma uno dei poliziotti.
L'interlocutrice aguzzò gli occhi e mormorò:
-Io... non so, è accaduto tutto così in fretta...
La bambina qui è arrivata per ultima di sicuro-.
-B-bambina?- le fece eco Alphys.
Allora credette di aver compreso cos'era successo.
Esaminò il marciapiede centimetro per centimetro con le sue
buffe movenze, e scoprì di avere ragione: un paio di
occhiali giacevano a terra, la mancanza di un lampione a illuminare la
strada li aveva celati alla sua vista.
-Ecco, q-questi sono suoi credo.-
-Ah, e io che mi credevo giovincella, non mi ero nemmeno accorta di
aver perso gli occhia-...-
Focalizzò il mostro dinosauro attraverso le lenti, e un
secondo debole gridolino esplose dalle sue labbra carnose.
-Oddio!! Un mostro!!-
Il suo vecchio corpo rabbrividì per lo stupore, e
indietreggiò sdegnata col suo bastone cercando il sostegno
solido e sicuro dei poliziotti.
-...Io non c'entro niente, sono state loro a mettere in piedi questa
farsa!- si unì il giovane umano, nel tentativo di incolpare
delle creature che non godevano certo di un'ottima reputazione.
-Cosa?! Io e Alphys ti abbiamo visto! E di sicuro avrai strattonato la
signora per prenderle la borsa, esistono le impronte digitali, sai? Le
so 'ste cose!!- sbottò la Spearish digrignando i denti.
-Basta così.-
Lo sguardo serio del poliziotto che aveva parlato, e che con un pugno
di parole si era dimostrato assolutamente irremovibile e traboccante di
DETERMINAZIONE, attirò l'attenzione dei presenti e li
azzittì a seduta stante.
-Non faremo preferenze illecite sui nostri cittadini, è
ufficiale che questi... "mostri" sono ora parte della popolazione e per
legge hanno i nostri stessi diritti. Se due mostri l'hanno vista
scippare la signora, noi daremo per buona la loro testimonianza.-
Una pausa, dopodiché proseguì rivolgendosi ad
Undyne nello specifico: -Lei è la signora Undyne Spearish,
dico bene? I nostri colleghi della centrale ci hanno informato della
sua richiesta per partecipare al concorso. Inizia a settembre, la
aspettiamo. Dia il meglio di lei-.
Il ladruncolo chinò il capo, sconfitto. Non badò
a ciò che era stato e ciò che ne
seguì, a differenza della coppietta di femmine che diedero
più di una sbirciatina al volto raggiante dell'altra.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Ahhh
sono troppo contenta di questa storia! E sì, ci sono (e ci
saranno) temi un po' forti qua e là. Spero non diano
fastidio,
in ogni caso non sono da rating sopra il giallo.
La situazione difficile per i mostri non bastava a quanto pare xD Eeee
anche Undyne ora ha il nomignolo puccio owo Grazie a tutti delle
visite, che per il mio piccolo sono un sacco!
Ci vediaaaamo col capitolo 5, che adoro e non vedo l'ora di pubblicare!
Zziau!
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Capitolo 5 *** La vendetta va servita fredda ***
UT This is life capitolo 5
Mhh lo sentite questo
profumino nell'aria, un nuovo capitolo in arrivo... xD Buona lettura!
...And so, this is life
Capitolo
5 - La vendetta va servita fredda
Di
fronte a lei
vi erano lunghe strisce odorose a imbrattare il muro.
Si estendevano in
ogni direzione come se avessero un'origine comune, come se fossero
caldi raggi di sole che si espandono nello spazio infinito, piccoli
schizzi rossi attorniati da altrettante goccioline dal colore vivace...
La visione durò a malapena il tempo utile
affinché
Undyne sbattesse le palpebre e sgomberasse la mente da pensieri di
sorta, ritrovandosi in piedi davanti al mobile della cucina a osservare
due pomodori assolutamente intatti posati sul tagliere.
Per un attimo era tornata indietro a quando abitava ancora a Waterfall,
al ricordo tanto spensierato quanto claustrofobico di lei che impartiva
lezioni di cucina al suo migliore amico Papyrus, nella sua modesta casa
a forma di pesce acquattata sul fondo di una caverna umida e scura.
Persino con Frisk aveva
improvvisato una mini lezione, e la conclusione era rimasta la stessa,
in qualunque suo disastroso aspetto.
Non sembravano esserci scappatoie: il succo di pomodoro destinato a
diventare il sugo fresco degli
spaghetti avrebbe sempre sporcato in gran parte la parete della stanza,
sarebbe zampillato a una velocità impressionante dal frutto
pestato e tagliato con brutalità, ed infine il risultato
sarebbe
stato alquanto discutibile. Undyne era consapevole di essere una frana
a
cucinare, sapeva che il suo metodo era tutto meno che adeguato, ma le
abitudini da guerriera audace e sicura di sé che agisce
d'impulso erano dure a morire.
Eppure adesso aveva l'opportunità di rimediare alla sua
enorme lacuna
grazie alle istruzioni pazienti e attente di Alphys, che con la sua
vocina rendeva piacevole e musicale anche il più noioso dei
procedimenti; non aveva dubbi che la sua ragazza avesse le carte in
regola per diventare un'ottima insegnante, e sperava ardentemente che i
suoi successi nel test di teoria per diventare poliziotta le dessero
quella spinta necessaria a emulare i suoi sforzi e lanciarsi nel mondo
del lavoro, dimenticando le sue paure.
E uno di questi timori a dire il vero era già stato
insabbiato
nelle
profondità dell'ANIMA, accantonato da entrambe per via di un
tripudio di emozioni che le aveva investite poco dopo la cattura del
ladruncolo di periferia. Se un giorno sarebbe riemerso, con un po' di
fortuna ne avrebbero discusso in totale trasparenza.
La Spearish scosse la testa e strinse la presa sul manico ruvido del
coltello, poi iniziò sotto lo sguardo premuroso del mostro
giallo a tagliare a spicchi uno dei pomodori, accertandosi di agire con
tutta la cautela e la
coordinazione che le consentivano le sue braccia scattanti.
Alphys era proprio lì a fianco, sopra a una scaletta che le
permetteva di raggiungere il ripiano della cucina e assistere la sua
amata mentre le dava consigli su quell'arte così stranamente
appagante. Stava mescolando in una ciotola gli ingredienti per
l'insalata di riso allo zafferano, e il suo delicato tono di
apprezzamento arrivò con assoluta genuinità alle
sue
orecchie-pinne: -Brava, così. Non troppo forte
perché se
no si p-perde il succo. Quando hai finito mescoliamo al resto e
mettiamo in frigo-.
-Ehm... Potremmo scaldarla invece, prima di mangiarla...?-
Incontrò alla sua destra gli occhioni placidi della sua
Alphys,
la quale generò un'espressione intenerita e
ridacchiò beata senza far trasparire, se mai fosse presente
dentro di lei,
alcun segno di malizia.
-Tii hii... Unnie, è un'insalata di riso, si d-dovrebbe
tenere
in frigo. Ma so bene che non ti piacciono i cibi freddi, possiamo
lasciarla a riposo a temperatura ambiente e m-magari scaldarla un
pochino dopo. Non ce lo vieta nessuno.-
Parve trasferirle una scarica magica di energia con quelle gentili
parole, e a sentire di nuovo il dolcissimo soprannome che le aveva
attribuito nemmeno due settimane prima, il suo umore salì
alle
stelle.
Quella la fissò sbigottita, aveva letto come un libro aperto
lo
sguardo di Undyne: l'occhio sano risplendeva furbetto e goliardico, e
il
suo ampio sorriso metteva in bella mostra la sua lunga serie di
temibili denti a spillo.
-Ah! Ihih, aiuto!-
Scese con un balzo dalla scaletta in ferro e scappò via
ridendo
fuori dalla sala, i suoi goffi piedini che dovettero fare lo slalom fra
i volumetti dei manga sparsi per il pavimento.
-Guerra di coccoleee!- esclamò giocosa la sua inseguitrice
appena la vide allontanarsi ballonzolando la coda tozza, e con una
manciata di passi lunghi e agili la acchiappò vicino al suo
vecchio pianoforte rilucente di nero, posto tra la lavanderia nel
sottoscala e l'entrata della cucina.
Cominciò a tempestarla di piccoli, fugaci baci sul viso e su
ciascuna squama della cresta, facendola ridere talmente forte che
qualche lacrima le sfuggì da sotto gli occhiali.
-Ahahah, U-Unnie, ahah pietà, pietà!! Ihih,
Unnie!-
L'impeto di vivacità e il pizzico di euforia che l'avevano
avvolta si attenuarono, e si accomodò quindi in ginocchio
dinanzi ad Alphys, abbracciandola amabilmente; tuttavia, aveva ancora
l'impressione di fluttuare tra le nuvole candide del cielo, e congiunse
subito la sua bocca con quella della Dinozap, che fece
vibrare le corde vocali e riecheggiare in gola un suono basso e sordo a
quel contatto. La sentì inoltre sospirare deliziata fintanto
che
le inumidiva le labbra blu con la punta della lingua, inducendo il
mostro pesce a intensificare il bacio mugugnando in maniera prolungata
e sommessa. Neppure l'ANIMA della sua maestra cuoca sembrò
tirarsi indietro da cotante sensazioni travolgenti, visto che ad un
certo punto fu in grado di udirne il battito ritmico e accelerato,
pensando a quanto fosse bizzarro riuscirci considerando le grandi e
soffici nuvole imbevute di latte a tenerla al sicur-...
-Uhmm-dyne!-
Precipitò all'istante sulla terra in mezzo ai comuni mortali
e
aprì l'occhio di scatto, sussultando mortificata quando vide
una
sua mano palmata appoggiata sul petto della sua ragazza, e capendo al
volo il perché aveva potuto ascoltarle l'ANIMA con tale
trasporto. La scarica elettrica che le arrivò poi - stavolta
per davvero - fin sulla spalla fu il colpo di grazia.
Si separarono bruscamente, e Undyne ritrasse rapida la mano rizzando le
scaglie cerulee dell'intero corpo prima di scusarsi: -Oh dio. Oh dio,
perdonami, Alphy...-
Lei la guardò indagatrice, oltre che confusa e meravigliata;
cinse protettiva il seno con le braccia grassocce e, dopo
l'evidente shock causato da quel gesto inaspettato, le sue pupille si
rilassarono.
-U-Unnie, lo so che n-non l'hai fatto con c-cattiveria, i-io mi fido di
te. È c-che, penso s-sia p-presto per... p-per ascoltare
l'ANIMA
dell'altra, a-anche se non era proprio i-in quel modo,
i-insomma s-s-senza, s-senza i v-v-ve-, i v-ves-...-
Neanche i capelli arruffati della Spearish poterono eguagliare il
colorito acceso che assunsero le loro guance in quel preciso
momento, e le due innamorate furono sommerse da sentimenti contrastanti
mentre si studiavano a vicenda colme dell'affetto che provavano l'una
per l'altra.
Procreare era considerato per i mostri un'esperienza sublime e
miracolosa, ciò di più intimo che si potesse
condividere
col proprio partner. L'ascolto dell'ANIMA però era ritenuto
un
atto altrettanto profondo, poiché significava mostrare
quella parte del corpo che
ospitava
la peculiare e unica differenza sostanziale tra maschi e femmine.
Concedere alla persona amata di udire e inebriarsi del battito che
donava loro la vita, ed esporsi a lei fiduciosi nonostante il valore
sacrale attribuito al genere a cui si appartiene era un qualcosa di
incantevole, celestiale, e raramente ci si sentiva pronti a soli tre
mesi di convivenza.
-Alphy, i-io non voglio... di certo correre troppo, e non voglio
nemmeno spingerti a fare cose che non vuoi. Mi dispiace davvero,
dannazione...! S-sono una stupida...- sussurrò la
ex-guerriera
con tono afflitto, e con un paio di balbettii che la
colsero alla sprovvista.
-Non sei a-affatto stupida, sono cose che succedono. E... uh, perdonami
p-per la scossa. D-dovrei imparare a contenere la mia magia. Comunque
stai tranquilla, non sono arrabbiata.-
Quella inalò a fondo dalle branchie, mentre il
dispiacere impresso sul suo volto fu sostituito da un sincero e radioso
sorriso, creando un curioso contrasto con le cicatrici derivate dai
miriadi di scontri nei quali aveva combattuto.
Alphys ammiccò ondeggiando la coda, e con un cenno del capo
disse cordiale: -Ihih, allora che facciamo con l'insalata di riso?-
Stava per rispondere facendo esplodere un'altra volta la sua usuale
esuberanza, ma tutto ad un tratto sentirono un fruscio fuori dal
portone principale, seguito da un mormorio tenue e dal timbro
cristallino.
-Oh no, non entrare così, non è molto educato credo...-
Undyne si alzò immediatamente e avanzò dall'altro
lato
dell'ingresso, aveva un'idea di chi potesse essere; dallo spioncino
vide due figure familiari, per cui non esitò ad aprire la
porta
e accogliere i nuovi arrivati, inondando la stanza della luce di quel
tardo sabato mattina.
-Ciao Shylyn! E tu sei Napstablook, vero?-
La piccola Shyren agitò con flemma una delle sue pinne in
segno di saluto, dopodiché il
mostro fantasma che fluttuava accanto a lei curvò di
pochissimo
il suo lenzuolo biancastro, gli occhi che tremolavano inquieti.
-Uhh... Salve... cercavo Alphys Dinozap...- proferì
impassibile
l'unico
maschio del gruppo, e la Dinozap appena menzionata si
avvicinò all'uscio con
crescente interesse.
Interesse che di lì a poco si sarebbe
tramutato in preoccupazione.
-Uhm... ciao... Vedi, Mettaton si è ammalato... Non
può venire qui domani per la lucidatura...-
***
Il viale era circondato da una lunga fila di pioppi, piantati in
entrambi i lati molti anni or sono e adornati da oleandri cespugliosi
alla base dei loro esili, altissimi tronchi bianchi.
L'ampia chioma si elevava imponente verso il cielo, tuttavia stava
cominciando ad accusare i primi segni di un autunno ormai alle porte:
le foglie che tremavano e scricchiolavano a causa del vento - uno non
più così caldo e garbato - erano prossime a
divenire color dell'oro, e alcune stavano già volteggiando
in aria lontane dal loro ramo natio.
Altre giacevano indifese sopra ai mattoncini che componevano la
pavimentazione del viale, e una di queste non venne risparmiata
dall'ora calma del primo pomeriggio o dal luogo pressoché
abbandonato a se stesso, poiché fu calpestata da un piedino
giallo e sottoposta a un peso davvero notevole.
-A-aspetta!- esclamò il mostro dinosauro fermandosi di
colpo, una mano che rovistava nel suo borsone tenuto a tracolla e
un'insaziabile smania a farla vacillare sul posto.
-Ho p-portato l'attrezzo per le b-braccia? L'olio p-per la rotellina?
I-il piccolo pennellino per i p-pannelli??-
-Alphy...-
La sua compagna la guardò impotente, un braccio teso con
riluttanza nella sua direzione e le pinne blu e rosse sul punto di
afflosciarsi. Da quando il giorno prima avevano saputo
dell'amico robotico bloccato a letto con la febbre, la Dinozap aveva
deciso insistente
di raggiungerlo lei per la tanto bisognosa lucidatura, e i tentativi di
Undyne per tranquillizzare la sua ANIMA in pena non avevano riscontrato
troppo successo. Aveva pensato al peggio appena avevano letto il
messaggio di Asgore che le informava dell'assemblea tenutasi alla fine
di agosto, e ora sembrava sopraffatta da un terribile attacco di ansia
come in quell'occasione.
-Tesoro, avrai controllato la borsa già dieci volte da
quando siamo uscite, sono sicura che hai preso tutto. Sta' tranquilla.-
tentò la Spearish sforzandosi di suonare amichevole,
sperando tra le altre cose di non
rincarare la dose trasmettendole l'apprensione che stava provando nei
suoi confronti.
Le piangeva l'ANIMA dover assistere a dei momenti di per sé
normalissimi venir affrontati senza leggerezza e serenità
alcuna, e soprattutto odiava il fatto di non poterla aiutare in modo
veloce ed efficiente rinunciando al vile sostegno del tempo, farle
subito comparire grazie al proprio affetto anche solo un piccolo
sorriso sulle labbra...
Ma la risposta che uscì da quelle labbra in seguito alle sue
parole di incoraggiamento non poté che lasciarla a bocca
spalancata.
-No, Undyne io non sto tranquilla, non posso esserlo in q-questa
situazione, tu non puoi capire! Se, s-se mi hai accompagnata solo per
d-dirmi questo p-potevi, potevi s-s-stare a c-casa!-
L'aveva biascicato con tono irritato e col muso ancora immerso per
metà nella tasca principale della borsa, e una volta
accortasi di quanto risultasse eccessiva quella sfuriata, Alphys
interruppe i
movimenti convulsi delle braccia, allibita.
-Oh mio... S-scusami... n-non volevo...- mormorò continuando
a fissare il contenuto della sacca, decisamente non con lo stesso
intento di poc'anzi.
In quasi due anni di solida amicizia - e stretto legame di coppia negli
ultimi tre mesi trascorsi - non ricordava di avere mai risposto con
stizza ad Undyne, tantomeno averci litigato:
forse era inevitabile che
un giorno si sarebbe presentata una situazione del genere,
ciononostante provò un senso di amarezza e persino un velo
di paura al pensiero di dover far fronte all'ira della sua ragazza.
-...Alphys, sai qualcosa che io non so?-
Aveva scandito ogni singola parola con voce ferma, tuttavia non
riuscì a comprendere se stesse celando una vena accusatoria
o esprimendo del semplice stupore.
Trasalì fin sulla cresta al suo nome pronunciato per esteso,
e nel momento in cui avvertì l'ANIMA che puntualmente la
inondava di
magia colmarsi di
vergogna, il suo
sguardo si focalizzò su dei particolari casuali della sua
borsa dalle sfumature nerastre; il mostro pesce aveva intuito quel
qualcosa che lei non avrebbe voluto rivelare.
-Io... Undyne... la v-verità è che...
è c-colpa mia s-se Mettaton ha la f-febbre, i suoi
componenti di metallo s-sono parte di lui, se n-non vengono curati
r-rischia, rischia d-di... U-ugh...-
Nella breve pausa che le occorse per reprimere un gemito intriso di
disperazione, l'altra la batté sul tempo con una seconda
domanda, toccando un tasto altrettanto dolente e centrando nel segno:
-Quindi... non funzionano le magie curative dei mostri su quel tipo di
corpo?-
Alphys percepì in quella frase solamente vivo interesse e
grande dispiacere, pertanto raccolse tutto il suo coraggio e
alzò gli occhioni finché non
poté sostenere lo sguardo dell'amata, la cui espressione in
effetti era priva di rancore.
A volte era sorprendente il loro infallibile intuito per questioni
così complesse e bisognose di tatto.
-G-già, è così... Deve essere
lucidato... c-curato regolarmente con degli attrezzi, o l'ANIMA si
i-indebolisce.- ammise la Dinozap, il petto che si alleggerì
di un peso ulteriore.
-Lui lo sa?- chiese infine Undyne.
-Sì, Unnie. Te lo assicuro.-
E dopo un tremendo crollo emotivo di tale portata, il mostro tarchiato
si lasciò pervadere da un meraviglioso stato di benessere,
socchiudendo le palpebre squamose in un'occhiata traboccante di
tenerezza. Non poté fare altrimenti; le scaglie sulle guance
della Spearish si erano contratte come diretta conseguenza di un
caloroso
sorriso, la reazione che meno si sarebbe aspettata fino a pochi minuti
fa e che adesso stava amando più di qualunque altra cosa.
-Grazie per essere stata sincera, Alphy. Non avere timore di parlarmi
di queste cose, ok? Se qualcosa ti fa stare male, se non ti convince...
io sono sempre qui. Che tu lo voglia o no, eheh!- rise festosa
scoprendo i denti.
-Oh, io... io ti voglio sempre qui con me, Unnie... Mi d-dispiace
per... quello che ti ho detto, n-non ero in me.-
Mentre quella faceva vibrare le membrane delle pinne rassicurandola con
grinta, la Dinozap zampettò in avanti indicando una casa sul
lato destro del viale, nascosta all'orizzonte dalle fronde verdognole e
voluminose degli alberi.
-Quella laggiù è la casa di Mettaton e
Napstablook. Andiamo, Unnie!-
Non l'avrebbero raggiunta.
Ci fu un attimo di turbamento, una scarica di dolore improvvisa, e
Undyne cadde di peso sulle mattonelle della stradina, le sue membra
completamente fuori uso e afflitte da una paralisi straziante.
Il primo suono nitido che giunse alle sue orecchie fu uno strillo acuto
di Alphys, accompagnato da tonfi di diversa intensità e da
furiosi rumori di passi a scuotere il suolo sul quale era costretta a
rimanere accasciata, e ad assaggiarne disgustata le polveri.
Qualcuno le tirò i capelli per sollevarle il capo, un gesto
che
lì per lì non comprese e che dedusse fosse
soltanto un
capriccio di un sadico spietato che godeva nel far tribolare le sue
vittime.
Il motivo divenne lampante quando, nonostante il trauma iniziale, il
suo unico occhio fu in grado di mettere a fuoco le due macchie
indistinte al suo cospetto, e in quel momento non seppe davvero se
provare rabbia, paura, o adrenalina.
La sua ragazza era stata messa al tappeto da un colpo in testa, e i
suoi occhi spenti davano l'impressione di combattere contro la
volontà di chiudersi per sempre e abbandonarle al loro
destino; un essere umano alto e robusto col volto coperto da una
maschera e con dei guanti in lattice era
chino su di lei, una mano avvinghiata su un'estremità della
cresta per assicurarsi di tenerla in posizione eretta e un coltello che
le sfiorava la gola, e la sua parlata melliflua non fece che avvelenare
quel poco di magia ancora lucida che fluiva dentro la Spearish.
-Ciao, mostraccio orribile... e tu perché quella faccia,
cosa sarà mai una scossetta...-
Notò dunque con orrore un dissuasore elettrico spuntargli da
una delle tasche della giacca, una visione che riuscì ad
inviperirla più di quanto non lo fosse mai stata.
Eppure
dovette assistere inerme alla scena, proprio come un fantoccio
senza vita obbligato a osservare e udire tutto ciò che
accadeva
nelle vicinanze, impossibilitato ad agire e difendere se stesso o chi
amava.
-Mi stai guardando, vero, creatura ripugnante lì a terra?
Credo che la tua amichetta ti
sorveglierà dal paradiso d'ora in poi... così
magari la
prossima volta non metterai i bastoni fra le ruote a mio figlio.-
Fuoriuscì un lamento a denti stretti dal muso della Dinozap,
e
in quell'istante saturo di panico Undyne capì di avere
nuovamente già pieno controllo del suo corpo: ora percepiva
chiaramente il fastidio dato dalla sua coda di cavallo tirata
all'indietro,
nonché la presa violenta di qualche paia di mani che la
tenevano immobilizzata
sulla
pietra dura.
Ma non sarebbero bastate per tenere a bada la sua collera.
-Sarai testimone della sua misera morte.- rise il malvivente stirando
la maschera all'altezza della fronte tramite il suo folto sopracciglio,
dopodiché conficcò le unghie sulle squame della
poveretta e
continuò crudele: -Vediamo, come
posso ucciderla...? C'è l'imbarazzo della scelta...-
Io sono abituata alle
scosse, bastardo! GRAZIE A LEI!
Accadde in una manciata di secondi.
Decine di lance magiche circondarono la Spearish e si mossero verso
l'alto a una
velocità incredibile per poi scomparire,
liberandola dalla presa dei complici che si allontanarono dall'area
sfavillante di migliaia di particelle fluttuanti. L'attacco
sembrò prendere l'uomo in contropiede, tant'è
vero che arretrò colpito in pieno dall'onda d'urto e fu
costretto a buttare a terra sia Alphys che l'arma designata per
ucciderla, il rosso della sua ANIMA successivamente mutato in un verde
acceso dalla
magia di blocco della sua nemica.
Quest'ultima, accecata dalla vendetta, non perse tempo a fornirgli
alcuna indicazione sul funzionamento dei suoi poteri per rendere leale
lo scontro, e si avventò quindi su di lui pronta a scatenare
la sua furia con una lancia più grande e potente delle
altre; quello che accadde in seguito però non
poté prevederlo.
Con uno scatto che parve premeditato, l'umano estrasse un secondo
coltello dalla giacca, schivò la lancia scarlatta muovendo
il
bacino e allungò il braccio cosicché potesse
conficcarlo
nel ventre di lei, un rivolo di polvere e un mucchio di scaglie che si
riversarono sul viale.
Undyne, la sua pupilla lucente iniettata di odio e immersa in una pozza
nera inquietante, si portò una mano sulla pancia e
crollò sulle ginocchia soffocando un grido di sofferenza,
trovandosi presto costretta a liberare l'avversario dal sortilegio
poiché incapace di limitarne ancora i movimenti. Il
ghigno dell'uomo che la
guardò beffardo non aiutò a farla rinsavire da
quella morsa di terrore, e fu devastata dalla
consapevolezza che quell'aggressione era stata architettata nei minimi
dettagli al solo scopo di tenderle una trappola.
L'insulto brutale che quello ruggì e con il quale
sembrò
leggerle nel pensiero fu la conferma che non si stava sbagliando.
-Schifo su due gambe, sapevo della vostra magia e del vostro vomitevole
rapporto, girano cose interessanti su Internet da quando avete invaso
la città...-
Fintanto che dette un segnale ai suoi tirapiedi per avvertirli di
andarsene, il mostro ceruleo evocò due piccole lance alle
sue
spalle, pregando fossero sufficienti a intimorire l'umano.
Erano ciò che rimaneva delle sue forze ridotte allo stremo,
tuttavia non capì se la loro presenza fu essenziale per
finalizzare il suo obiettivo.
-Tsk, ed era anche vero che non perdete sangue, non c'è
gusto
così. Beh... spero tu abbia imparato la lezione, mostro. Se
disturberai ancora mio figlio dal suo hobby innocente, le conseguenze
saranno letali per te e quell'altro essere giallo. Addio.-
Recuperò il pugnale caduto lì vicino e
sfrecciò
via a passo pesante lontano dal luogo nel quale si era compiuto il
misfatto, finché non venne inghiottito dall'ombra dei pioppi
che bagnava le
aiuole variopinte sulle quali avevano messo radici. Una così
graziosa stradina di periferia, oramai spettatrice di un avvenimento orribile...
Le sue raccapriccianti parole di commiato risuonarono nella mente della
Spearish, gettandola in
un vortice di tenebre infinito alimentato da dolore e disperazione; e
con Alphys dietro di lei che gemeva debolmente, Undyne
stramazzò al
suolo e chiuse l'occhio, convinta che la ferita parecchio profonda
procurata dal coltello avrebbe mandato la sua ANIMA bianca in frantumi.
Il filo sottile che la legava alla realtà si
spezzò, e fu accolta da un mondo oscuro e silenzioso.
***
Aprì gli occhi, e fu abbracciata dalla luce.
Era ovunque puntasse il suo sguardo incerto, e illuminava di mille
colori qualsiasi forma - piccola o grande - che riusciva a scorgere
attraverso la vista fumosa e ravvicinata che si ritrovò a
possedere.
Si sentiva circondata da delle entità estranee; una di
queste era a diretto contatto con la sua pelle molliccia, e un'altra
era come se la sorreggesse per non farla capitombolare nel vuoto,
gradevolmente forte e sicura.
Si concentrò su quella deliziosa sensazione, spostando il
viso alla sua destra e guardando la figura blu che la stava ammirando a
sua volta.
In qualche modo capì che aveva un'espressione, un senso, e
che quella striscia stretta e lunga sotto agli occhi avesse un
significato meraviglioso e rassicurante, pieno di un sentimento per il
momento sconosciuto alla sua percezione.
La striscia si mosse piano, e uno strano fenomeno attirò
così la sua attenzione e le accarezzò i timpani
con delicatezza, stimolando le sue fragili orecchie ad aprirsi a
ventaglio.
-Ciao... ciao, piccolina...-
E mentre il suo istinto la portò a ricominciare a piangere e
ad avvicinare le labbra alla massa morbida e scura dalla conformazione
a stella che le venne offerta, quella voce parlò ancora,
stanca ma felice.
Maestosa.
-Undyne, piccola mia... Papà è qui, accanto a te.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Prima
di commentare questo
capitolo che amo tantissimo ci tengo a dire che ogni tanto faccio delle
correzioni in quelli già pubblicati, avevo sballato gli anni
della prigionia dei mostri negli scorsi capitoli... Vabbè,
ora è a posto. Che dire, "plottino twistino" come piace
chiamarlo a me, l'ultima scena è volutamente fumosa ma si
può intuire cosa implichi, e se lo avete capito vi prego di
non
lanciarmi pomodori anche se siamo in
tema, pleaseeee (soprattutto tu, Aes amico mio, perdonami sono
pazzaaaaa xD). Le scene d'azione di sicuro sono da migliorare, faccio
del mio meglio ^^" Spero che vi abbia comunque convinto, c'è
da dire che in questo contesto così improvviso e devastante
per la mente di Undyne credo sia comprensibile che si sia lasciata
andare. Era
senza la sua armatura e si tratta pur sempre di un mostro; nel gioco si
dice che questi sono fragilissimi rispetto agli umani. Poi
dai... c'è il primo
litigio delle due... ve lo aspettavate da me? xD Nella prima scena
invece, ho dato una prima spiegazione su come i mostri nel mio universo
vivano la loro sessualità. Niente di scandaloso! Ah,
ringrazio
la nuova
arrivata JoSeBach che sta seguendo la storia!
Al prossimo capitolo gente, uno che sarà abbastanza insolito
insieme al settimo.
See ya!
|
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Capitolo 6 *** Agire per chi si ama ***
UT This is life capitolo 6
Pronti? Il sesto capitolo
è qui!
EDIT 2022: In questo capitolo ho aggiunto una piccola scena all'inizio,
per fare più stacco tra questo cap e il quinto. Spero che la
cosa vi piaccia =3
...And so, this is life
Capitolo
6 - Agire per chi si ama
Dalla
finestra
della sua stanza filtrava la debole luce del sole, questo ormai
prossimo ad innalzarsi sopra i tetti delle case limitrofe.
I suoi raggi si stavano senza dubbio indebolendo in vista della
stagione autunnale quasi imminente, tuttavia il cielo limpido che
quella mattina si stagliava su Pleedothoons Town prometteva un ultimo
giorno d'estate dal tepore rasserenante.
Eppure, già da prima che si svegliasse del tutto, il mostro
fantasma aveva avvertito le sue polveri pervase dal gelo, proprio come
una misera lumaca in mezzo alla burrasca. Come se il suo corpo immune
al freddo e a qualsiasi altro fenomeno naturale fosse una menzogna.
Era una sensazione nuova e inquietante. Si sentiva mozzare il fiato da
una forza sconosciuta, credeva persino di udire un tetro rimbombo
martellargli nella testa, analogamente a un presagio di sventura; ma
lì attorno in realtà non vi era che il silenzio.
Nessuna traccia infatti dei gemiti stanchi del Bloonket che spesso in
quei giorni aveva chiesto di fargli compagnia, nel mentre che se ne
stava a riposo sotto le sue coperte rosa shocking.
I suoi pigri pensieri allora volarono di colpo proprio al suo amato
cugino,
alla fortuna che aveva avuto nel poterlo riavere vicino dopo la loro
tanto sofferta
separazione, così si sollevò in aria e
fluttuò in direzione della camera di Mettaton.
C'era fin troppo
silenzio.
***
Così
come era scivolata nel nulla, Undyne si svegliò di
soprassalto
alzando la palpebra del suo occhio sano e facendo uscire dalle labbra
un lamento basso e roco.
Intorno a lei vi era solo un bianco etereo e scintillante, almeno fino
a quando non si abituò alla calda e confortante luce che
bagnava
ogni superficie lì presente, e che le palesò
numerosissime
sagome squadrate sopra la sua testa. Fu un pensiero fugace, ma quella
visione riuscì a richiamarle alla memoria il sogno
che
aveva fatto in un momento tuttora ignoto alla sua mente stanca e
annebbiata, assuefatta da una dimensione di oscurità.
Capì dunque di trovarsi all'ospedale dei mostri, intenta a
osservare il motivo a scacchi del soffitto della sua stanza e
realizzando di essere sopravvissuta all'aggressione escogitata
dall'umano
e i suoi seguaci. Il ricordo di quel movimentato primo
pomeriggio,
trasformato poi nel giro di qualche minuto in tragedia, le
riempì
l'ANIMA di un odio che non provava da tempo; si era sentita allo stesso
modo all'epoca delle sue battaglie contro gli umani caduti nel
Sottosuolo,
eppure era un'emozione alquanto diversa da ciò che l'aveva
assalita nel mentre che il suo corpo era irrigidito dalle scosse di
terrore, mentre la sua Alphys veniva minacciata con un coltello alla
gola
davanti al suo sguardo delirante, e men-...
Alphy...!
Le scappò un secondo fievole lamento, e senza che potesse
rimuginare oltre sulla dubbia sorte della sua ragazza delle squame
sfregarono lievi sulla sua spalla sinistra, portandole a mille il
battito dell'ANIMA. E quest'ultima si ritrovò a proseguire
decisa nel suo galoppare sfrenato, poiché Undyne
percepì
su di sé delle braccia la cui forza e costituzione le erano tremendamente
familiari.
Delle braccia che aveva ormai imparato ad
amare in tutto il loro essere.
-Unnie... oh, Unnie... S-sei viva, ti sei svegliata...!-
Udire la sua voce fu un toccasana per le sue membra doloranti e
affaticate, tuttavia non poteva dimenticare l'immagine spaventosa di
lei nelle mani di quell'uomo orripilante, e gracchiò quindi
con
apprensione: -A-... Alphy, stai bene...? Chi... è stato a...
chiamare la...?-
Una volta che la Dinozap sciolse l'abbraccio e apparve nitida nel suo
campo visivo, Undyne notò
subito le lunghe fasce bianche ad avvolgerle la testa, dall'ampia
fronte squamosa fino alle punte più basse della cresta.
Cresta
che si aspettava venir dilatata dal sollievo in perfetta coerenza con
quanto aveva appreso sul suo modo di fare negli ultimi mesi, ma dovette
ricredersi.
-Unnie, l'ho c-chiamata io... Sono riuscita a riprendermi quanto
bastava d-da quel colpo in t-testa, e ho chiamato l'a-ambulanza col mio
vecchio cellulare. S-sono s-svenuta poco dopo...-
Vedendo la sua amata spalancare l'occhio giallo si sentì in
obbligo di giustificare quello che per lei era stato un atto di
debolezza, e continuò incerta: -I-io ero... t-terrorizzata,
spaventata a m-morte. Unnie, hai p-perso... tanta p-p-polvere...
T-tutto per... salvare m-me...-
Undyne però la colse di sorpresa, guardandola con la stessa
espressione rapita e tingendo ogni parola che ne seguì di un
amore sconfinato.
-Alphy, tu
mi hai salvata... Grazie, Alphy, senza di te... come avrei...? Amore...-
Allora il mostro dinosauro dentro di sé non
poté che maledire le sue
perplessità ingiustificate, e immergendosi nel sentimento di
profonda affezione che permeava nell'aria rispose con altrettanta,
infinita dolcezza.
-A-anche tu sei il mio amore. Se c'è una cosa che mi ha
insegnato è che devo fare di tutto, d-dare la mia v-vita per
chi
amo.-
-L'amore ti... ha insegnato questo?-
Alphys sussultò sconvolta, conscia di aver pronunciato una
frase
dal
significato inevitabilmente ambiguo alle orecchie della sua ragazza.
E
lei al contrario lo conosceva eccome; aveva a che fare con un qualcosa
che mai avrebbe scordato, e anche se non si era preparata a riportare
l'argomento in auge proprio in questa occasione, si rese conto che non
voleva più nasconderlo.
-Alphy...?- arrivò titubante il mormorio della Spearish.
Non ebbe altra scelta se non respirare a fondo, lasciando che il
tanto agognato nomignolo per cui aveva scritto lunghe fanfiction
melense si infiltrasse
nel suo corpo tarchiato e accompagnasse
le sue timide polveri nel loro scorrere irrequieto, donandole energia e
coraggio.
-Io... no, in realtà me lo ha insegnato... m-mia madre.
È
s-stata lei... Unnie...- cominciò, dopodiché si
sistemò sullo sgabello malandato su cui sedeva e premette le
manine al petto, stringendo un lembo della sua canottiera dal colore
immacolato. -L-lei ha dato la s-sua v-vita per me. È
m-morta...
d-dandomi alla l-luce...-
Le lacrime trattenute a stento arrivarono a inumidirle gli occhioni con
una facilità immane, e le diedero persino l'impressione di
nuotare tra l'acqua cristallina di un triste oceano grigio,
appannandole la vista e deformando gli oggetti dinanzi a lei tramite un
turbinio di sfumature sconnesse che si muovevano confuse.
Tirò su col naso e iniziò a tremare, e in
quell'istante
la voce di Undyne riempì le mura della stanza,
benché
fosse ovattata e stesse fremendo dall'angoscia: -Oh mio dio. Oh mio dio,
Alphy...-
-...N-non potevo n-nascondertelo ancora. Quella sera a teatro... ho
p-pensato a mia madre, m-morta nella nostra povera c-casa nella
periferia della Capitale p-per darmi a-a-alla luce... La s-sua ANIMA
era t-troppo debole per gestire u-un parto e l'hanno s-scoperto troppo
t-t-tardi...-
Il mostro pesce ignorò la fasciatura a proteggerle
il ventre e si piegò verso di lei, allungando
quindi
le sue braccia per sfiorarle i polsi e comprendendo che ora, in
quell'attimo che sperava passasse presto, ci fossero delle ferite che
necessitavano davvero
di guarire il prima possibile.
-Oh Alphy... Mi dispiace, mi dispiace tanto. Non immaginavo... una cosa
del genere.- le disse con tono morbido e infelice, sentendosi in colpa
per aver infangato tali ricordi con romanticherie esagerate e paure al
limite del ridicolo.
Un paio di singhiozzi intanto uscirono dalle labbra della sua amata, le
lacrime sempre accuratamente celate dietro le palpebre e soltanto una
manciata di brividi a manifestare il suo stato d'ANIMA.
-V-vorrei... solo che fosse f-f-fiera di me... Mio p-padre invece... mi
invitava a n-nascondermi, e anche per questo ho puntato al p-posto di
scienziata r-reale, per la nostra famiglia, la nostra s-situazione. Lui
è s-scomparso qualche tempo dopo, non approvava le m-mie
aspirazioni...
Non so c-che fine abbia... a-abbia fatto...- raccontò
Alphys,
intrecciando le sue dita con quelle cerulee del mostro pesce.
-Amore, tua madre è fiera di te, come lo sono io, e come di
sicuro lo è tuo padre. Ovunque lui sia.- disse la Spearish
nel
tentativo di consolarla, dando a ciascuna sillaba un valore vivo e
sincero.
-M-ma, ma non riuscirò a s-sentire quelle parole da loro
n-nemmeno da morta, siamo destinati a d-dissolverci nel nulla
più assoluto, altro che p-paradiso, a-altro che... hic...-
Terminò la sua riflessione pessimista chinando il capo e
affondando il muso nelle mani scosse dai singulti, ancora sorrette
fermamente da quelle di Undyne. Quest'ultima concesse alla sua ragazza
di sfogarsi in tutta tranquillità, consapevole che la
Dinozap lo
avrebbe fatto senza il minimo timore di essere giudicata; non avrebbe
compiuto una nefandezza del genere per nulla al mondo, sentirla anzi
così vicina e disposta a mettere a nudo le sue emozioni non
poteva che accrescere il suo amore per lei in maniera esponenziale.
-Tesoro... sono qui, ci sono io. Non ti abbandonerei mai, lo sai.
Piuttosto
sfiderei la natura stessa con le mie lance per stare accanto a te anche
dopo la mia morte.-
-Oh...! Oh, U-Unnie...!- aveva squittito Alphys fintanto che la
guardava di
sottecchi e scuoteva il muso dall'alto in basso.
L'umore delle due migliorò col passare della mattinata.
Parlarono di dolori che avevano già avuto fine, e di care
amicizie che invece sarebbero durate da lì fino al tramonto
dei
tempi.
Discussero su progetti per il futuro all'apparenza lontani e
irraggiungibili, che tuttavia grazie al dialogo si aprirono in nuove
strade dall'impronta razionale e dal gusto allettante: una avrebbe
avvisato della sua assenza al concorso causa infortunio, l'altra
avrebbe fatto domanda per entrare a insegnare nella scuola dei mostri.
L'ultima fu una decisa presa di posizione di Alphys che andava ben
oltre l'essenzialità della stessa, e che rifletteva il suo
desiderio di contribuire a rendere meno problematici gli eventi che
la vita aveva di sicuro tenuto in serbo per loro. Sapeva che bisognava
dare il massimo e stringere i denti per scorgere all'orizzonte un
piccolo barlume di speranza altrimenti confutabile, soprattutto in un
mondo pieno di avversità e ostacoli spesso invalicabili.
Quella
mattina in particolare e anche nei giorni a venire, la Dinozap
scoprì che nessun mostro sarebbe stato risparmiato dalle
suddette complicazioni.
Stava passando lentamente e dolcemente il palmo della mano sulla
guancia sinistra di Undyne, quando nel corridoio affollato di pazienti
in via di guarigione e familiari apprensivi risuonò il
cinguettio ansimante di un'infermiera.
-Signore, la prego! Venga qui!-
Guardò in direzione della porta con non troppa attenzione,
ma la
riacquistò in men che non si dica allo stridere familiare
della
rotellina di Mettaton, il quale comparve all'entrata della camera e si
precipitò al suo fianco.
-Alphys! Undyne, che... cosa ho fatto...!- pianse rivolto alle due
ragazze emettendo dei sibili piuttosto innaturali, al che Alphys,
notando i graffi sugli arti snodabili e i ripetuti fremiti a scuotere
tutto il suo corpo metallico, scese dallo sgabello e provò
ad
avvicinarlo a sé.
-Oh m-mio dio! Mettaton t-tu hai la f-f-febbre alta, hai b-bisogno che
ti...-
Il Bloonket fuori dal comune ignorò l'esclamazione
dell'amica e
fronteggiò con i suoi pannelli dalla luce opaca
ciò che
gli si parò davanti nel suo insieme; non si
capacitò
degli orrori che la coppietta aveva dovuto sopportare, e convinto di
esserne l'artefice si ritrasse dal tentato abbraccio e
scivolò
indietro facendo scricchiolare la gambina di ferro malconcia.
-Oh no... Io non volevo questo, è colpa mia, è
solo colpa
mia! Se solo non mi fossi ammalato, se non avessi...!- si interruppe di
colpo, neppure le sue parole al sicuro dal malanno specifico della sua
condizione.
-Mettaton, diamine, non...- fece Undyne inutilmente inclinando il
collo, frastornata.
-Ti p-prego, resta q-qui in ospedale, ho la b-borsa con tutti gli
attrezzi, t-ti curerò...!-
Neanche la supplica della sua compagna aiutò a ristabilire
l'ordine nella mente del mostro fantasma, oramai un fantoccio inerme
gettato negli abissi del puro sconforto.
Il robot mosse flemmatico la rotellina per riposizionarsi di fronte
all'ingresso della stanzetta, proprio dove l'infermiera dalle piume
color
caffè stava osservando la scena stupefatta, e
appoggiò un
guanto sui pulsanti a manovella rotti e inservibili prima di far uscire
dai suoi componenti in metallo un sussurro funereo: -No... Io... io non
mi merito...-
-Signore, stia calmo!-
-M-Mettaton!-
-Ehy, tostapane, vieni qui!-
Non poté reggere ulteriori voci soffocanti o visioni in cui
la
sofferenza la faceva da padrone. E con la magia che ribolliva rovente
sopra al suo display, Mettaton percorse il corridoio a ritroso e
fuggì,
un'unica promessa a riecheggiare nella struttura e ad attirare gli
sguardi sbalorditi dei curiosi su di lui.
-Vi vendicherò, ti
vendicherò!!-
***
-...Mi vendicherò, stanne certa!-
-Okay, okay.-
La bambina distese le piccole labbra rosa e ritrasse la manina
per
riadagiarla dall'altro lato del vasetto, di modo che risultasse
pressoché inesistente il rischio di far cadere sul pavimento
quel fiore scorbutico assieme alla terra umida a circondargli le radici.
Dal suo tocco gentile aveva guadagnato una minaccia che non ebbe alcun
effetto intimidatorio su di lei, se non
incrementare la sua vena giocosa e trasmetterle un'ondata di tenerezza
quasi dolorosamente commovente.
Era solita dare il buongiorno a Flowey ogni mattina con una carezza
sulla cima del capolino che gli faceva da viso, e il
gesto a seconda dei casi veniva ricambiato o da un insulto, o da un
brontolio assonnato.
Quel giorno il suo bizzarro compagno di stanza era già
sveglio
quando si era alzata sobbalzando sulle lenzuola e si era incamminata
con l'ANIMA in gola per recarsi in soggiorno, dimenticandosi
apparentemente delle sue vecchie e tenere abitudini. Ciononostante,
come di consueto, Frisk si era prima preoccupata di dimostrare il suo
forte attaccamento sollevando il vaso appoggiato sul comodino e
portandolo con sé, in vista delle coccole che sarebbero
comunque arrivate; aveva sfiorato la fronte di Flowey una volta giunta
a metà strada, e la sua reazione per quanto scontrosa non le
era
sembrata così maligna e aggressiva.
-Okay un corno, lo farò davvero! 'Ste schifosaggini
sdolcinate non le
sopporto!! E tu lo sai!-
proseguì il fiore scoprendo i denti, deciso a non farsi
mettere i piedi, o meglio, le mani in testa.
Quella lasciò passare qualche secondo prima di rispondere,
mentre le sue gambine moderarono poco a poco l'andatura spedita con la
quale aveva inaugurato un giorno di fine estate che sarebbe rimasto
nelle memorie di tutti i mostri. In quei minuti ancora ignari di
qualsiasi avvenimento rilevante, tuttavia, i pensieri che le
affollarono
la testa furono ben altri, e sotto un occhio attento forse fin troppo
complessi per una bambina della sua età.
Lei sì, sapeva.
Flowey era incline al litigio e chiuso nel suo guscio di rabbia e
cinismo in qualunque momento riuscivi a interagirci, un mascalzoncello
letteralmente senz'ANIMA e - per questo motivo - privo di buoni
sentimenti o della capacità di riconoscerli e ricambiare con
gli
stessi; era però il figlio creduto morto dei suoi genitori
adottivi, un Fiore Dorato pregno dell'essenza vitale di Asriel che
tramite un'iniezione di DETERMINAZIONE eseguita dopo la sua dipartita
da
una giovane, ingenua Alphys, aveva acquistato volontà
d'essere.
Frisk aveva potuto entrare in contatto con la vera forma del
piccolo mostro capra al termine della sua personalissima avventura nel
Sottosuolo, e la loro breve benché piuttosto intensa
conversazione non aveva lasciato alcun dubbio
sulla sua vera natura: si trattava di
un bambino con le sue paure e le sue gioie, dei desideri e sogni in
parte infantili o in alternativa condivisibili da chiunque, e un amore
incondizionato per la sua famiglia andata in rovina.
Era proprio come lei.
Ecco perché in realtà il suo stuzzicarlo di
continuo non era certo un modo per prendersi gioco di lui, ma anzi un
disperato espediente per cercare di far
riemergere dei sentimenti che non fossero indicativi di un odio
perenne,
o che potessero comunque discostarsi dai cenni di stizza e dalle offese
sempre dietro l'angolo. La sola idea di riuscire
nel suo intento le infiammava l'ANIMA di un'energia inaudita, e al
ricordo delle miriadi di rispostacce che aveva ricevuto le piaceva
pensare che Flowey, pur se in maniera impercettibile, stesse cambiando in
positivo.
-Va bene, mi terrò a mente che preferisci meno coccole.-
sorrise
di nuovo fintanto che avanzava verso la porta che conduceva al
soggiorno, e ignorando l'occhiataccia del fiore vista di sfuggita, la
piccola umana
sostituì il suo sguardo divertito con uno
più
serio: -Dai, andiamo da mamma e papà. Non vuoi sapere se le
zie
stanno bene?-
-Bah...- fu il suo prevedibile commento, dopodiché
chinò
il capo per fissare il terriccio sotto di lui ed evitare di incrociare
gli occhi dei genitori, le cui voci risuonarono ormai vicinissime.
Frisk li trovò seduti ai lati opposti del lungo tavolo al
centro
della stanza, e a quella visione le venne spontaneo chiedersi quando
li avrebbe visti occupare
finalmente due sedie una vicina all'altra, disposti insomma a
dimenticare le loro incomprensioni.
...Perlomeno, dalla parte di Toriel.
-Ciao cara, il latte con i cereali è già pronto.
Stavo
per venire a svegliarti.- la salutò la Pyroat
generando un'espressione
serena e indicando una tazza colorata dalla quale si elevavano
frequenti
sbuffi di vapore.
-Ciao mamma, ciao papà.-
-Buongiorno, piccola Frisk. E anche a te, Floweet birbante.-
ridacchiò Asgore mostrando i canini appuntiti, ma dalla
smorfia
della sua ex-moglie qualcosa gli disse che la battuta non era stata
gradita.
-...Solo birbante mica tanto, se dice ancora parolacce come ieri
dovrò pensare seriamente di fargli saltare la cena.-
affermò con severità osservando quello che
credeva essere
un esemplare di una specie inventata da Frisk. -Non voglio che ti sia
di cattivo esempio.-
-Non le dirò mamma, ok? Lui lo sa di aver sbagliato.- la
rassicurò, e sentendo tali parole Flowey inclinò
ancor
più la corolla e fu percosso da un brivido, uno che fu
percepito anche da colei che lo stava tenendo stretto al suo fianco
sinistro.
-Ci sono notizie su zia Undyne e zia Alphys? Stanno bene?-
domandò la bambina DETERMINATA a cambiare argomento, e si
avvicinò così al tavolo posando il vasetto di
plastica
sul legno duro e accomodandosi nella sua sedia a misura d'uomo.
-Stanno bene, cara. Prima che tu ti svegliassi abbiamo ricevuto un
breve messaggio, stanno tornando a casa proprio adesso dall'ospedale.-
rispose Toriel con tono amabile e calmo.
La sua usuale dolcezza però nelle frasi a seguire non
trovò alcuno spazio vista la reazione della
figlia, la quale abbassò il mento e strinse le manine a
pugno.
-Mi... sento in colpa...- mormorò sconsolata mentre
contemplava
apatica i cereali che galleggiavano placidi sulla superficie del latte,
una discreta colazione scaldata pochi minuti prima dalle
fiamme magiche
della madre.
Quella incrociò le lunghe braccia e il suo volto si
rabbuiò, soltanto per essere compromesso ulteriormente
dall'intervento di Asgore.
-Frisk, non temere, ok? Migliorerà la situazione, vedrai.-
-Pensavo... che qui in Superficie avreste potuto vivere tutti meglio.
Forse devo fare di più, devo di nuovo parlare di persona con
il
s-...-
-FRISK, tesoro. Fai colazione tranquilla, guardati i cartoni alla TV.-
si intromise furente la Pyroat porgendole il telecomando e guardando
truce il mostro capra con cui, per amore della giovane umana, aveva
deciso di vivere sotto lo stesso tetto.
Il televisore fu acceso come unico fine di obbedire a una Toriel
già irritata di suo, e Frisk non badò nemmeno al
canale
scelto in automatico dal dispositivo; tutto ciò che
captarono le
sue orecchie furono i borbottii alterati della madre e quelli esitanti
del padre. Sebbene non avessero intenzioni ostili a lei, il
loro vociare divenne un sottofondo decisamente
insostenibile per una bambina in tenera età che desiderava
solo la felicità e il benessere dei suoi amici, e forse
anche alleggerire i pensieri opprimenti che gravavano sulla sua
ANIMA...
-...Non dovevi chiederle una cosa del genere, ma come ti è
venuto in mente?!-
-Il... discorso del portavoce? Pensi ce l'avremmo fatta da soli?-
-Asgore, è solo una bambina, questa è una
responsabilità troppo grande. Sta persino venendo con te per
presenziare ad alcune assemblee, per quanto lei abbia deciso di
aiutarci non possiamo pretendere tutto questo!-
-Toriel... pensavo fosse una buona soluzione. Ma... non ho pensato
attentamente a quanto sarebbe stato difficile farsi accettare in un
mondo
nuovo. Hai ragione, è troppo piccola. Ho sbagliato.-
-Tu ne hai fatti a valanghe di sbagli, Asgore Dreemurr!-
-C-cosa suggerisci per...-
-...Ahó,
il canale dei cartoni è il dodici,
Frisk.-
Il rimprovero di Flowey riuscì a riportare sulla retta via
la
mente della bambina, e quest'ultima abbozzò un sorriso
nell'udire il proprio nome uscire con una sfumatura incredibilmente
scherzosa
da quelle labbra sputa-veleno.
Tuttavia il dito non arrivò a sfiorare neppure di striscio
il
bottone del telecomando, poiché l'immagine che vide nello
schermo davanti a lei la paralizzò sulla sedia del soggiorno.
In televisione c'era Mettaton, che con le sue braccine grigio scuro e
il corpo squadrato stava spintonando di continuo l'inviato munito di
microfono per essere ripreso dalla telecamera, certo fino alle polveri
più intime che il suo avvertimento traboccante di disprezzo
sarebbe arrivato a destinazione.
-...TU! Tu... se mi stai
ascoltando...-
-Via, portatelo via!-
giunse
un grido fuori campo, seguito da rumori e tonfi sia ovattati sia vicini
all'obiettivo traballante e ora perfino dalla messa a fuoco instabile.
Tre uomini si gettarono quindi sul robot cercando di immobilizzarlo e
separarlo dal giornalista in preda al panico a cui era stato sottratto
il microfono, ma all'improvviso Mettaton smise di opporre resistenza.
-...La... pagherai...
per aver ferito... Alphys... Sappi... ques-...-
Il Bloonket non arrivò all'ultima sillaba, e cadde inerme al
suolo.
Ci fu un sibilo acuto che andò scemando e che
vibrò nei
timpani di ciascun essere testimone di quella scena spaventosa; ne
conseguì un silenzio glaciale, attonito, inorridito, poi
rotto
dal parlare sfrontato e ignorante dei giornalisti dentro lo schermo.
-...E adesso che
facciamo?-
-Ma sarà un
mostro?-
-Ma no, è un
robot, buttatelo da qualch-...-
-INTERROMPI il servizio,
interro-...-
L'inquadratura si annerì e fu sostituita dallo studio
perlaceo
occupato dalla conduttrice del telegiornale, la quale dedicò
tre
secondi appena per scusarsi dell'accaduto.
Nella dimora dei Dreemurr, gli occhi dei presenti erano fissi sul
televisore. Se il loro sconcerto avesse potuto avere un suono, esso
sarebbe stato sovrastato esclusivamente dalla domanda vacillante di
Flowey.
-...È... è morto...?-
Questa volta Frisk non dette peso alla dimostrazione di empatia nel
tono di voce del fiore: scattò in piedi in modo talmente
fulmineo che la tazza si rovesciò sul tavolo,
dopodiché si precipitò verso la porta d'ingresso
con Asgore alle calcagna e uscì all'aperto senza mai
smettere di correre, il battito dell'ANIMA a
martellarle la gabbia toracica minuta.
Avrebbe tanto voluto che almeno metà di quei battiti
potessero
raggiungere, così da poter virtualmente tenere in
vita, il mostro che era sparito
dall'inquadratura in maniera ben lontana da come i suoi spettatori
erano stati abituati, e pregò che tale attimo di sgomento
potesse essere un caso isolato
nei giorni ancora numerosi da trascorrere in Superficie.
Credeva l'esatto opposto di quanto aveva detto Flowey, che lei potesse
agire prima della tragedia, e questi pensieri la riempirono di
DETERMINAZIONE, deformando lo spazio-tempo a pochi passi dal cancello
di casa.
...E il piano B fu così predisposto.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Eh
sì, questo capitolo è mooolto particolare per i
miei
standard, ed il prossimo lo sarà ancora di più!
Ho
scritto qui per la primissima volta in modo dettagliato su Frisk e
Flowey, e nel settimo esplorerò altri personaggi... spero
che
gradiate! Ovviamente Alphys e Undyne saranno sempre presenti, dopotutto
ho bisogno delle scene pucciose con loro due, gniiiii! xD Mi auguro di
non aver turbato nessuno con il racconto di Alphys nella prima
seconda scena
ç_ç Ringrazio
l'utente Lucrezia_Corvonero che con una recensione mi ha fatto sapere
che sta seguendo la storia, grazie davvero! Non siate timidi e ditemi
cosa ne pensate!
Prossima tappa: capitolo 7! A presto!
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Capitolo 7 *** Questa volta, così è andata ***
UT This is life capitolo 7
Iniziamo il nuovo anno con il
settimo capitolo, dai!
...And so, this is life
Capitolo
7 - Questa volta, così è andata
-F-Frisk...?-
La piccola figura che aveva visto sfrecciare dall'altro capo del
giardino si era gettata su di lei a una velocità disarmante,
come se la sua vita dipendesse
esclusivamente da quel forte abbraccio con la quale l'aveva avviluppata.
Alphys aveva chiamato il suo nome smuovendo un ciuffo castano
vicinissimo al
suo musino sbalordito, e il balbettio inconfondibile che le era
sfuggito
dalle labbra non poté che colpire l'umana dritta nell'ANIMA.
Il sussulto che le guizzò in petto, infatti,
portò la bambina a dover trattenere un improvviso singulto
carico di sconforto, mentre si assicurava di stringere in
maniera ancor più energica le sue braccine attorno alle
scapole
squamose e massicce dell'amata zia.
Il gesto era impossibile non associarlo all'istante all'essere umano
che aveva risollevato i mostri dal periodo buio della prigionia nel
Sottosuolo; l'incertezza nel tono della Dinozap derivava soltanto dalla
peculiarità della situazione, data dall'assenza del suo
caratteristico nastrino verde sopra all'orecchio destro e, soprattutto,
dal pigiamino chiaro che Alphys si ritrovò a sfiorare con le
mani.
-Marmocchietta! Volevi talmente tanto vederci che sei uscita di casa in
pigiama?-
Nonostante i tediosi giorni di ricovero trascorsi in ospedale, Undyne
diede voce ai pensieri della sua ragazza senza rinunciare al suo fare
scherzoso e spigliato, e la chiave poco prima inserita nella
serratura
della porta venne dimenticata in favore della bambina.
Il suo ferreo abbraccio, per quanto sembrava quasi dovesse durare in
eterno, alla domanda della ex-guerriera venne sciolto in un battito di
ciglia, e quando il visino in lacrime di Frisk ruotò verso
di lei Undyne trasalì in modo
inaspettato.
-Mettaton...! Zio Mettaton era in TV, stava male, è
svenuto...
è... è grave...- fu il suo mormorio sofferente
reso
stridulo dal pianto.
Le due rimasero immobili ritte sullo zerbino, sotto shock, ma quel
gelido attimo di panico fu rimpiazzato presto dall'agitazione che la
notizia aveva portato con sé, e da ciò che
l'umana
desiderava poter infondere in loro: pura frenesia e volontà
di
soccorrere l'amico in pericolo, qualunque cosa dovesse accadere.
-Frisk! F-Frisk hai visto d-dov'era? L-lui ha la f-febbre a-a-alta,
devo r-raggiungerlo e curarlo!!- squittì Alphys
così
velocemente da rischiare di mordersi la lingua, e in un baleno
alzò atterrita le
sue braccia cicciottelle finché non arrivò a
toccare le
spalle di
Frisk, bramosa della risposta che avrebbe salvato la situazione.
...E che, ovviamente,
non si fece attendere neanche di un secondo.
-Dietro di lui e a quegli uomini c'era, c'era il teatro di Mettaton, in
periferia, visto da davanti...!- singhiozzò la piccola, gli
occhietti strizzati colmi di sentimento puntati sulla zia provvista di
coda e pressappoco alla sua modesta altezza.
Il cenno d'intesa che si scambiarono dunque la coppia di ragazze fu
tutto quello che servì per concordare i preparativi
necessari al
salvataggio disperato di Mettaton.
La Dinozap recuperò in fretta e furia il borsone appoggiato
davanti alla porta d'ingresso, lo stesso che aveva riempito il giorno
dell'aggressione con gli oggetti utili per lucidare il Bloonket
robotico e che aveva tenuto fino ad ora all'ospedale dei mostri, e se
lo mise a tracolla; dopodiché Undyne sollevò
sia Alphys, sia la
bambina da terra e attraversò il giardino con entrambe
sottobraccio, una per parte.
La sua considerevole forza fisica avrebbe permesso alle tre di
spostarsi assieme senza la preoccupazione del peso e dell'ingombro
della
borsa, e le sue agili gambe le avrebbero condotte dal mostro fantasma
più velocemente di qualsiasi autobus avessero
potuto prendere.
Mentre la Spearish urlava le loro intenzioni ad un Asgore appena giunto
al cancello del giardino e correva a perdifiato verso la meta
stabilita, l'umana premette una manina sulla sua ANIMA pulsante,
pregando che al suo arrivo non vi fosse alcun granello di polvere
ad aspettarla.
Non anche questa volta.
Sans socchiuse gli occhi nerissimi e lasciò passare qualche
attimo prima di raggruppare le idee.
Si era svegliato grondante di sudore dopo quello che credeva essere
stato un incubo terribile - ora sprofondato per sempre nel suo
subconscio - e si era seduto sopra il lenzuolo del suo letto respirando
affannosamente e osservando la stanza attorno a lui con espressione
assente.
Non c'era niente di strano o fuori posto in quello che vedeva, almeno
secondo i suoi standard: la sua nuova camera era disordinata tanto
quanto l'ormai lontana abitazione a Snowdin che aveva condiviso
anch'essa
col fratello Papyrus, l'ora tarda segnata dalla sveglia sul comodino
era ciò che si era abituato a vedere negli ultimi tempi
appena
spingeva via le coperte, e la luce che entrava dalla tapparella
semiaperta era tipica di una normale giornata pre-autunnale del mondo
della Superficie.
Da tre mesi a questa parte, però, gli risultava assai raro
riuscire a trovare conforto nella familiarità della sua
casa,
persino in situazioni del genere in cui la sola vista del suo cumulo di
calzini accanto all'armadio lo avrebbe rinfrancato. Forse semplicemente
ancora non vedeva in Pleedothoons Town come il luogo dove avrebbe
voltato pagina e continuato il capitolo successivo della sua vita,
o forse... la vera ragione era da ricercare in suo fratello.
Durante i giorni di fuoco del trasloco aveva compreso sin dal principio
che gli esseri umani erano persone precise e severe, l'esatto opposto
di quello che allora si poteva trovare nella cittadina di Snowdin e di
quello che Papyrus, con il suo carattere allegro e ingenuo, avrebbe
potuto sostenere. Era preoccupato per il suo futuro, e Sans aveva
riflettuto molto spesso su quale impiego avrebbe potuto fare al caso
loro, uno che poi sperava tantissimo li avrebbe
risollevati dall'incombente crisi economica.
Tuttavia sentiva che adesso, a una manciata di minuti dal termine del
suo incubo, la causa dell'angoscia dentro la sua ANIMA risiedeva
altrove; credeva di aver già provato una simile sensazione,
di
aver già avuto sogni agitati e spaventosi accompagnati da
bizzarri déjà-vu a deformare la realtà
davanti ai
suoi occhi e...
-SANS! Sans, sveglia!!-
Il grido che aumentò d'intensità all'avvicinarsi
del
Boneton maldestro e il rimbombo rapido dei passi sulle scale del
corridoio non erano affatto un "Buongiorno" inusuale per Sans, e quando
Papyrus oltrepassò la soglia della sua camera il
fratello si era appena lasciato cadere sullo scendiletto, di modo che
potesse indossare le sue ciabatte rosa
pallido fuori stagione.
-Ehy, fra'. Che si dice? Hai di nuovo lasciato troppo il tè
sul
fuoco?- domandò il mostro basso e all'apparenza corpulento
al
suo cospetto con tono canzonatorio.
-Sans, smettila! È una cosa seria, che io lo abbia fatto di
nuovo è inutile saperlo, io un giorno riuscirò a
farmelo
senza intoppi, è chiaro?? Non è importante sapere
cosa
facevo mentre ero al telefono, e comunque ho usato lo straccio giusto
per asciugare questa volta, e...- finì la sua tiritera e
fece un
bel respiro, poi esclamò tutto d'un fiato: -...Oh, che
diamine,
non è il momento! Parlavo con Napstablook, ha visto Mettaton
in
TV svenire davanti alla telecamera!!-
Il sorriso smagliante dell'interlocutore si incrinò, ma non
di
troppo; ragionò giusto un paio di secondi sulle parole
cariche
di preoccupazione giunte al suo rudimentale apparato uditivo, e
improvvisamente fu travolto dal déjà-vu
più
dirompente che avesse mai vissuto, uno talmente forte che gli fece
perdere il senso dell'equilibrio per via delle immagini scarlatte e
vischiose ad attraversargli la mente...
Fintanto che muoveva un braccio dietro di lui cosicché
potesse
aggrapparsi al letto e superare il malessere che lo aveva colpito, Sans
fece
passare altra aria tra i suoi grandi denti in bella vista, sperando che
quella seconda domanda suonasse meno insolente della precedente.
-Quindi è vivo, immagino... Non l'ha visto dissolversi in
polvere...?-
-Sans...? Stai be-...?-
-...Sto alla grande, eh. Papyrus, credo che un aiutino per Mettaton
adesso non sarebbe male.-
Quello colse il suo sgomento velato in uno schiocco di dita. Lo guardò quindi spalancando la mandibola
più del solito ed evidenziando così il suo sconcerto, l'ANIMA in
petto
un blocco di ghiaccio malfermo alimentato da magia colorata di blu che
si dimenava dall'orrore.
Il Boneton di fronte a lui non ebbe il tempo materiale nemmeno
per muovere i primi passi
verso il fratello minore e decidere sul da farsi, poiché si
udì
chiaramente e inaspettatamente da sotto la rampa di scale il tintinnio
del campanello del portone principale.
Si scambiarono un'occhiata veloce, e rifiutandosi di pronunciare
qualsiasi parola che sarebbe potuta risultare inutile o inappropriata,
Sans e Papyrus raggiunsero irrequieti l'ingresso al piano inferiore.
Aldilà della porta in legno aperta senza indugio alcuno si
stagliava la figura di Toriel, la sua veste dal tessuto
vaporoso
che ondeggiava lieve nella brezza estiva quasi al suo epilogo, ed un
vasetto di plastica malconcio - uno che non dava proprio giustizia al
suo
aspetto regale - sorretto dal suo braccio sinistro.
-La regina...!- fece Papyrus sorpreso sbarrando gli occhi dalla pupilla
scura e allungata.
-Salve Papyrus, Sans Boneton.- salutò la Boss Monster con un
cenno formale del capo, tuttavia era palese che non le andava di
perdersi in ulteriori convenevoli da regina del Sottosuolo, infatti ne
seguì solo quello che parve una genuina richiesta d'aiuto di
una
qualunque madre: -Scusate l'intrusione improvvisa, è per
caso
passata Frisk da voi?-
Vide i due scuotere la testa, e questo la convinse a raccontare
l'intera storia del robot apparso in televisione e vittima di un
malore, ignara del fatto che in gran parte l'avessero già
appresa dal cugino stesso del mostro in questione.
-È successo... qualcosa, a quel mostro robotico che nel
Sottosuolo stava
sempre
in TV. Stamattina lo abbiamo visto insieme a Frisk in un
servizio...-
E in maniera del tutto repentina, Sans sentì la sua voce
sfumare
in un farfugliare indistinto e ovattato, come se la fonte di quel suono
si trovasse ad anni luce di distanza; per qualche strano motivo aveva
spostato la sua attenzione sul vaso pieno di graffi contro al fianco
della Pyroat, sul fiore dai petali afflosciati la cui
espressione era una di puro terrore e sbigottimento.
Riconobbe un qualcosa, e si aprì così un cassetto
polveroso dimenticato in un angolo remoto della sua mente.
...Un altro capogiro.
L'oscurità
era fitta, eppure riusciva a scorgere dinanzi a lui una macchia confusa
di marrone e oro con la schiena curva.
Era china su di un
tavolo
disseminato per tutta la sua ampia superficie di
oggetti davvero singolari, lungo
difatti quasi quanto la metà di quel corridoio sporco e
abbandonato a se stesso che terminava nel buio più totale in
entrambe le direzioni.
Riusciva a udire un
lento sussurro
dal tono grave soffocato da un incespicare frequente, e la sua visione
si spostò su un pannello dalla forma rettangolare installato
sulla parete opposta al tavolo, tra due grandi specchi che dal
pavimento si innalzavano verso il soffitto.
Il parlare incerto che
ancora
riempiva le mura di quel luogo tenebroso diventò
comprensibile
grazie al suo continuo smanettare coi tasti dello schermo, e si
tradusse in una scritta verde brillante alla quale soltanto ora diede
un'importanza tale da imprimerla nel profondo del suo essere.
E benché fosse
l'unica sorgente luminosa a rischiarare il corridoio, non avrebbe mai
portato la luce nella sua ANIMA.
"Gli esperimenti
effettuati sul prototipo si sono rivelati un fallimento."
Quando sbatté le palpebre e fu catapultato di nuovo nel
presente, Sans
tentò di celare le sue turbolente emozioni mettendo le mani
scheletriche nelle tasche del pigiama. E fortunatamente, il messaggio
che Toriel ricevette sul cellulare lo aiutò a eludere
eventuali
commenti sospettosi sul suo fare anomalo, uno che in effetti non era per nulla riconducibile alla
sua persona.
-...È Asgore Dreemurr, dice che Frisk sta andando in
periferia
con Alphys e Undyne per soccorrerlo.- annunciò il mostro
capra
mentre allontanava il telefonino dal muso.
Papyrus a differenza di suo fratello era il ritratto vivente di cosa
provava in ogni istante, e una volta assimilata la notizia - una che
prometteva speranza - della piccola squadra di soccorso prossima ad
aiutare il suo idolo, portò i suoi guanti di lana stretti a
pugno
vicino al petto.
-Dobbiamo fare qualcosa anche noi!! Non possiamo starcene qui con le
mani in mano!- esclamò deciso.
La Pyroat però si era voltata indietro, gli occhi puntati
sul
gruppo di mostri che si stava radunando all'entrata del giardino.
Avevano riconosciuto la loro regina, e il piagnucolare che crebbe con
l'aumentare delle specie si fece man mano più disperato e
insistente.
-È la regina Toriel Pyroat!-
-Abbiamo visto Mettaton svenire in TV, e se fosse morto?!-
-Gli umani l'avranno ucciso?-
-Cosa facciamo, regina?!-
-Regina Dreemurr!!-
La Boss Monster alzò dunque il mento ricoperto da finissima
peluria, poi
roteò sul
posto a
passetti leggeri di modo che non desse la schiena alle creature che la
stavano chiamando. E nonostante fosse stata messa sotto pressione da
cotanta riverenza e dalle responsabilità dovute alla sua
carica,
la risposta che bisbigliò al giovane Boneton
suonò
assolutamente priva di qualsivoglia forma di irresolutezza: -Papyrus,
questi mostri hanno bisogno di conforto. Credo che questa volta la
nostra missione sia restare qui-.
I suoi piedi stavano scorrazzando liberamente sul cemento e sulla
ghiaia da parecchi minuti, eppure si sentiva ancora una marionetta
vuota e impotente i cui movimenti erano dettati da chissà
quale
burattinaio invisibile sopra di lei.
Il galoppare spedito della Spearish, una delle doti che aveva
appreso da bambina nei suoi allenamenti condotti da Asgore e
che la
distingueva tra mille nobili guerrieri, aveva portato il gruppetto di
soccorritrici poco alla volta sempre più vicine alla
periferia
calma e pacifica di Pleedothoons Town.
Nel tempo che la Dinozap aveva trascorso con le gambe a penzoloni e il
braccio sinistro di Undyne avvinghiato al suo busto, non aveva nemmeno
dato peso al notevole spostamento d'aria che pareva averle lacerato le
squame della cresta; in quel frangente spaventoso e quasi surreale,
aveva percepito invece la sua ANIMA venir dilaniata pezzo dopo pezzo
dal terrore di perdere il suo migliore amico, finché tutto
ciò che era riuscita ad avvertire dentro di sé
era la
volontà di tenere stretta la borsa contenente gli attrezzi
che
lo avrebbero salvato dalla morte.
Anche quando la sua ragazza l'aveva adagiata a terra e le due avevano
cominciato a correre di lampione in lampione seguendo le indicazioni di
Frisk, per Alphys era come se il suo corpo stesse vagando senza una
meta precisa, totalmente immune dagli impulsi che gli inviava
all'impazzata la sua fragile mente paralizzata dalla paura. Si trattava
in realtà di una manna dal cielo, poiché le
permetteva di
scongiurare temuti atti di codardia che avrebbe poi rimpianto fino alla
fine della sua vita, ciononostante lei era di diverso avviso: se in
quel momento fosse stata lucida infatti si sarebbe definita
un'incapace, e avrebbe persino provato ribrezzo verso la sua mancanza
di
raziocinio che non era certo di aiuto in una situazione così
delicata.
Tuttavia non era la sola che stava vivendo tali emozioni, in quanto un
mostro fluttuante che conoscevano bene era apparso
nel loro campo visivo non lontano dalla fermata dell'autobus, e il suo
volteggiare scattoso con il quale vennero accolte appena giunte davanti
a lui era veramente
indicativo del suo stato d'ANIMA tormentato.
-Napstablook! Stai cercando anche tu Mettaton, vero?- gli chiese Undyne
inarcando le sopracciglia, spostando inoltre tra una parola e l'altra
il suo
sguardo attento sull'edificio color paglierino che si stagliava
all'orizzonte, unico punto di riferimento.
-Uuh... non c'è... Sono andato nel punto esatto, vicino
all'area
pedonale... e non c'era nulla...- proferì il Bloonket
chinando
il capo, e dai suoi occhioni cominciarono a sgorgare le sue
caratteristiche lacrime pregne di magia dal potere tuttora ignoto,
almeno nella sua totalità.
Non era mai stato molto loquace e neanche troppo espressivo, ma dal
tono tremante della sua voce la Spearish non ebbe problemi nel
comprenderne il dolore di cui era intrisa. Grazie
alla domanda che quindi rivolse a
Frisk, il silenzio che avrebbe potuto gravare sull'equilibrio psichico
già instabile di suo del mostro fantasma non durò
a lungo.
-Il punto esatto? Marmocchietta, hai visto Mettaton così
vicino al teatro?-
Forse però non aveva considerato un possibile attimo di
smarrimento anche da parte della bambina, poiché quella
domanda
per nulla fuori contesto o improvvisa sembrò comunque farla
sobbalzare sul marciapiede granuloso, portandola a incrociare i piedi
scalzi e indolenziti e balbettare: -S-sì, era lì,
ma...-
-Allora non c'è tempo da perdere, andiamo a controllare
anche noi!-
-No, n-no z-zia...-
Fece per protestare ancora compromettendo la sua parlata fluente con
delle suppliche pietose attribuibili a una bambina capricciosa, e
inaspettatamente le sue preghiere taciute di fronte a orecchie
indiscrete vennero esaudite dal passaggio del furgoncino della rete
televisiva, offrendole un buon quantitativo di secondi aggiuntivi
cosicché potesse respirare a fondo e agire a mente fredda.
-Dannazione, sono loro, e se lui fosse co-...-
-Io, s-sono anch'io un essere umano e posso immaginare cos'abbiano
fatto quelle persone! Se fossi stata una di loro avrei gettato un robot
non funzionante da qualche parte, come s-se fosse spazzatura!-
urlò la piccola interrompendo la sua singolare zia, mentre
il
rombo del motore della vettura variopinta si affievoliva nel vento.
-Ehy!! Che stai blaterando?!- la rimproverò stupita Undyne,
e
aspettandosi uno squittio alterato proveniente dal mostro alla sua
destra non poté non guardare di sfuggita la Dinozap.
Pensò a
quanto fosse strano trovarla impassibile dopo certe illazioni
sputate da un'umana fidata, riguardanti per di più
un amico a cui voleva un bene dell'ANIMA.
Stava per chiedere all'amata cosa la stesse frenando dal non rispondere
prendendo le sue difese, quando le parole della bambina si congiunsero
a un ricordo vecchio di svariate settimane, l'intuizione decisiva che
le fece sgranare
l'occhio e la spinse a prendere nuovamente le due sottobraccio; si
lanciò dunque verso un vicolo stretto e sporco presso la
fermata del
pullman, con Napstablook che volteggiava a qualche metro di distanza e
un grido concitato che mutò le vie silenti del quartiere.
-IL VICOLO CON I CASSONETTI!-
Il piano di Frisk aveva funzionato.
Da lì furono necessari soltanto una dozzina di passi lunghi
e spericolati per raggiungere il corpo esanime di Mettaton, appoggiato
frontalmente su un container dell'immondizia alla fine del vicolo.
Appena Alphys lo aveva individuato a metà tra i muri delle
fabbriche che gettavano ombre gelide e perenni sui cassonetti ricolmi
di spazzatura, i suoi sensi si erano come
risvegliati e aveva tentato affannata di divincolarsi dalla presa
possente di Undyne, la quale quasi non credeva di aver colpito nel
segno.
-Oh mio dio.- aveva mormorato espellendo aria dalle branchie, e nel
momento in cui furono abbastanza vicine, la Spearish lasciò
che la sua
ragazza potesse cominciare a curarlo con gli unici mezzi che
disponevano - e che ora contavano più di tutti - posandola a
terra e permettendole di precipitarsi da lui e inginocchiarsi sul
cemento.
Prima di iniziare a tirar fuori attrezzi e oggetti vari dal borsone
premette due dita su uno dei polsi del robot, rimanendo immobile
qualche istante e attirando l'attenzione di Undyne, che
sussurrò: -Alphys... La sua ANIMA...?-
Frisk mosse un braccio per reggersi alla gamba destra del mostro
pesce. Napstablook invece avanzò inquieto dal lato
opposto mentre la
Dinozap faceva udire la sua voce, una talmente roca e sottile che
sembrava non fosse stata utilizzata da mille anni.
Voce che tuttavia era tinta da un velo di speranza.
-...È debole, p-parecchio. Ma batte ancora.-
Non perse altro tempo prezioso; usufruì di ciascuno
strumento
che aveva portato con sé per curare e lucidare Mettaton da
cima a fondo, lustrando il metallo strofinandoci sopra un panno
morbido, ripulendo
la rotellina dalla sporcizia incastrata nella stessa, controllando
minuziosamente i pulsanti e sostituendoli laddove ce ne fosse bisogno.
E fintanto che lavorava senza sosta, quella scintilla di speranza che
era nata in maniera impensabile
dentro di lei crebbe a dismisura e
diventò palpabile, concreta, spazzando via a poco a poco
quella miriade di sensazioni sgradevoli che le appesantivano il petto.
Era così assorta nel suo compito che quegli attrezzi toccati
e maneggiati con maestria parvero curare anche lei, liberandola dalla
trappola infernale nella quale la sua mente era precipitata e
aiutandola a riacquistare la sua capacità di intendere e di
volere, benché nella sua testa il Bloonket avesse l'assoluta
priorità almeno fino a che non l'avrebbe salvato. Non si
rese nemmeno conto che nel mentre Undyne aveva chiamato
l'ambulanza dei mostri per garantire a Mettaton delle cure ulteriori
qualora si fosse svegliato, o che il vicolo si stesse riempiendo di
creature angosciate - tra cui lo stesso Asgore Dreemurr - le quali
avevano
assistito al tumulto generato dalla notizia giunta di bocca in bocca in
ogni angolo della città.
Il loro ansioso parlottare fu spezzato da uno squittio di Alphys,
uscitole in un lampo dalle labbra appena aveva visto l'ex
star del
Sottosuolo percosso da un brivido, proprio in seguito all'ennesimo
colpetto del
pennellino sui pannelli.
Trattenne il fiato quando il display si accese accompagnato da un
sibilo, e quando soprattutto ebbe di nuovo l'impressione che un pezzo
di ferraglia - di cui sia chiaro, lei era fierissima - potesse
ricambiare il suo sguardo tramite pochi giochi di luce su delle piccole
lastre ad impulsi elettrici.
-M-Mettaton...- lo chiamò la Dinozap, le sue parole questa
volta un soffio lieve nell'ANIMA.
-...Al-... -phys...?- fu il debole sussurro che vibrò dal
blocco superiore del corpo e che azzittì definitivamente i
mostri giunti nel vicolo.
L'amica provò con tutta se stessa a non scoppiare a piangere
dal sollievo, tant'è che per una decina di secondi
continuò comunque a passare il panno imbevuto d'olio su
qualsiasi angolo o bottone che le capitava, ma ben presto
recepì i segnali del salvataggio andato a buon fine,
commossa nel profondo. Avvolse Mettaton in un abbraccio disperato,
premendo il muso sul
display e adorandone l'assenza del bollore procurato dalla febbre alta
ormai svanita.
-S-sei vivo, sei s-salvo...!- singhiozzò, e lacrime salate
solcarono le sue guance riversandosi poi sui pannelli del robot, ora
gialli come l'oro.
-Alphys... ugh...- fece lui alzando un braccio e posando il guanto
nuovo di zecca sul fianco del mostro dinosauro, e proseguì
abbattuto: -...Credevo di non... meritare le tue cure. Per l'incidente
con Undyne... ma soprattutto per come ti ho trattata nel Sottosuolo...
Sono stato un pessimo amico laggiù, eppure hai
sempre fatto tanto...
per me. Non te l'ho mai detto di persona, e mi duole... ma grazie di
tutto nerd,
tesoro...-
Dopo quella confessione il cugino del Bloonket fluttuò
accanto ad Alphys altresì desideroso
di stringersi a lui, e fu allora che le orecchie-pinne di Undyne si
piegarono leggermente per convogliare le onde sonore provenienti alle
sue spalle, forse perché voleva lasciare ai tre un po' di
privacy più che meritata.
O forse, perché fu distratta dalla moltitudine di borbottii
che ripresero a serpeggiare tra la folla variegata di mostri.
-...Sì è molto toccante, ma ha rischiato di
morire per colpa degli umani!-
-È vero, non l'hanno aiutato e anzi, l'hanno lasciato qui a
dissolversi in polvere!-
-Potrebbe accadere di nuovo, a tutti noi...!-
-...Io non voglio stare qui in Superficie un secondo di più,
piuttosto mi metto in viaggio e morirò da solo nel
Sottosuolo!-
Le parole incoraggianti di Asgore che ne derivarono, purtroppo, non
servirono a
placare l'apprensione dei
cittadini vittime dei pregiudizi da parte degli umani, e la Spearish si
girò all'indietro osservando sconcertata il tentativo della
stessa Frisk di rassicurare alcuni dei
mostri che stavano dando sfogo al puro terrore. Quella però
si
irrigidì quando adocchiò il bidone destinato ai
rifiuti in vetro vicino ad un Aaron grosso e muscoloso, e senza un
apparente motivo rinunciò nel
suo intento e si ammutolì, stringendosi ancora alla gamba
della zia.
Allora Undyne, mentre appoggiava protettiva su quei soffici capelli
castani una sua mano palmata pervasa da una magia insolita e
meravigliosa, si
rivolse alle specie davanti a lei interrompendone finalmente gli
schiamazzi con un'espressione seria e decisa.
E con una promessa.
-...Io diventerò poliziotta, lo farò per tutti
noi, anche per chi non è presente qui adesso o per chi
nascerà in futuro. Questa volta uno di noi ha rischiato di
morire... Ma giuro che riuscirò a ottenere un posto come
poliziotta, e non
permetterò che succeda mai più una cosa simile!-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Innanzitutto,
ciaooo ragazzi/e! Passato un buon Natale e Capodanno? Sempre con il
lockdown, certo, ma almeno decenti...? Se siete arrivati fin qui,
beh... ve l'avevo detto, questo capitolo è mooolto
particolare.
Mi sono presa tante libertà, come il dare per buono una
teoria
non confermata della quale avevo parlato nelle note di We are one. Dai
è la mia personale continuazione degli eventi di Undertale,
me
lo concedete vero? xD Vi annuncio che questa è la fine della
prima macrosequenza (e proprio come un finale, gli ho dedicato un
capitolo un po' più lungo), ma ciononostante non ci saranno
variazioni con la
pubblicazione dei prossimi capitoli: l'ottavo arriverà come
al
solito tra due mesi.
To be continued, gente! Ciao!
|
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Capitolo 8 *** L'incanto dell'ANIMA ***
UT This is life capitolo 8
La nuova macrosequenza parte
col botto =3 Ci sentiamo al fondo della pagina!
...And so, this is life
Capitolo
8 - L'incanto dell'ANIMA
Tutto
era
iniziato con una musica dalle note dolci e potenti assieme, dal ritmo
preciso ma che allo stesso tempo dava sfogo alla fantasia
più
arcana e faceva volare lontano ricordi vecchi di mesi, anni.
Al suono leggiadro dei fili percossi dal martelletto si erano unite
giusto un paio di voci che, nonostante fossero diversissime fra loro e
dovessero entrambe abbozzare un accento straniero, riuscivano a
ricomporre ogni verso del testo mediante vocalizzi e soprattutto
collaborare nel miscelare perfettamente bassi e acuti.
Benché
ciascuna parola fuoriuscisse ad un volume tenue e a malapena udibile
dal piano superiore, era sufficiente coglierne la premura
intrinseca per far sentire la
coppietta in completa sintonia, e per farle rivivere le emozioni che
quella canzone riusciva sempre a scaturire al termine di una serie
così in contrasto con la sua stessa sigla.
Oramai la definivano "la loro canzone", l'unica davvero in grado di
riportarle indietro alla prigionia nel Sottosuolo senza ricavarne un
pensiero amaro: venivano trasportate invece nel momento in cui si erano
conosciute, e nei giorni in cui avevano coltivato un sentimento prima
ignorato e poi divenuto parte fondamentale del loro essere.
E in quel pomeriggio prossimo a una festività già
speciale di suo, il piccolo coro accompagnato dallo scivolare cadenzato
delle dita cerulee sul pianoforte diventò la chiave di un
pentagramma totalmente nuovo e inesplorato.
Quando il semplice grattare di una squama o lo sfiorare leggero di una
ciocca di capelli si intromisero nel canto ormai ridotto ad un
sussurro che aleggiava nell'ingresso, bastò uno sguardo per
farle tacere e acconsentire in silenzio al prossimo passo verso
un'intimità maggiore. Sebbene i tasti bianchi e neri non
arrivarono mai a replicare le strofe finali della canzone
poiché
abbandonati in una sorda pausa di diversi minuti, la melodia a cui le
ragazze ambivano non si era ancora conclusa e stava anzi sussultando
nel petto dell'altra, in attesa di una carezza delicata a liberarla dai
vestiti e a sfiorarne le corde.
Ascoltarono dunque l'ANIMA dell'amata a turno, come un duo di cantanti
che si alternano in modo affiatato e si immergono nelle
profondità di significato del loro pezzo; assaporarono le
pulsazioni simbolo di vita sotto al palmo della mano o direttamente a
contatto con un orecchio, percependo i propri timpani vibrare deliziati
e non desiderando alcuna ulteriore emozione specifica della razza
umana, la quale peccava di malizia dall'alba dei tempi.
Non una sillaba aveva rotto la quiete della casa. Tuttavia, dopo
l'ennesima occhiata colma di affetto, le due innamorate decretarono la
fine della loro
confidenziale esibizione risistemandosi nella panchetta davanti al
pianoforte, sospirando con appagamento ed emettendo brontolii di gioia
a labbra serrate.
-Unnie... Tii hii, oh Unnie...- squittì infine Alphys mentre
si
riabbottonava il suo golfino pesante e la guardava di sottecchi.
-Amore, è stato bellissimo. La tua ANIMA era...-
cominciò
Undyne, e una volta riparata anche lei nuovamente dal freddo
scosse il capo sconfitta e ammise: -...Alphy, non lo so,
è semplicemente indescrivibile. Vorrei sapermi spiegare-.
-Non sei solo tu, nemmeno io saprei spiegare bene cosa ho provato. E
i-insegno scienze tra le altre cose!-
-Ah! Scienza e matematica non servono a capire l'amore, dipende tutto
da noi!-
Quell'esclamazione suggellata da un sorriso a trentadue denti ebbe uno
strano effetto sulla Dinozap; non v'era ombra di dubbio che il loro
rapporto si fosse intensificato in seguito a un rituale di tale
rilevanza, eppure di fatto per comprendere pienamente i poteri e le
meraviglie dell'ANIMA sarebbe stato necessario un altro tassello
importantissimo, uno che appena le attraversò dispettoso la
mente sotto forma di visione onirica le fece colorare di un rosso
acceso le guance squamose, inducendola a esitare dinanzi all'amata.
-...Ehy, non volevo sminuire il tuo ruolo alla scuola! Sei fortissima
quando insegni, lo so per certo!- si affrettò a chiarire la
Spearish, interpretando in maniera errata la sua espressione a occhi
sgranati e la coda tozza ferma a mezz'aria.
Sollevò quindi un braccio e iniziò a grattare la
sua mano destra con
un movimento forte e ripetuto sulla fronte della sua ragazza, lieta nel
constatare che il suo strambo metodo per liberarsi dall'imbarazzo aveva
anche la capacità di regalare della tenera e schietta
serenità al mostro che amava.
-Ahah siamo una bella squadra io e te, tesoro! Ci siamo allenate alla
grande per stasera!-
-Ahahah! P-piano!- rise Alphys strizzando gli occhioni.
Le sue tipiche effusioni, quelle che ogni volta riaffermavano il suo
passato da guerriera
pestifera e irruente, non le avrebbero impedito di sentirsi estasiata
nel passare il suo secondo Natale a Pleedothoons Town in sua compagnia,
e poco le importava delle inevitabili urla stonate e "Ngahh!!" sguaiati
che avrebbero riecheggiato fino a mezzanotte.
L'avrebbe amata sempre e comunque.
-Diamine, che ore sono? Sono in ritardo?- domandò d'un
tratto
Undyne interrompendo il suo accarezzare sfrenato e puntando l'occhio
giallo nella direzione opposta al pianoforte, dritto sulla porta
d'ingresso.
La Dinozap la imitò ruotando il muso alle sue spalle e,
aldilà dell'apprensione che provò nei confronti
di uno
degli ospiti che stavano aspettando, le sembrò di ricevere
una
coltellata in pieno petto al ricordo della telefonata che avevano
ricevuto qualche giorno prima.
Il saggio Turblow di nome Gerson aveva vissuto interi secoli a fianco
dei
suoi simili, finché nel mese di dicembre non era entrato in
coma
e non si era saputo che aveva perso definitivamente la sua battaglia
contro la vecchiaia.
Molti dei suoi conoscenti e sostenitori del suo operato durante la
Guerra tra Umani e Mostri erano andati in ospedale per dargli un ultimo
saluto, e la Spearish non aveva potuto rinunciare a fare altrettanto:
dopo la prematura scomparsa dei
suoi genitori, lui era diventato una delle poche figure di riferimento
che l'avevano aiutata a superare un'infanzia tormentata e a crescere in
un mondo buio e opprimente, insegnandole cosa volesse davvero
dire essere un eroe e convincendola a seguire le sue orme. Asgore aveva
comunicato per telefono che Gerson alla fine si era spento, come di
regola, dentro alla pratica capsula che i mostri
usano affinché
venga conservato ogni singolo granello di polvere del morto, e Alphys
non poteva dimenticare l'insolita reazione della sua
ragazza appena il re aveva chiuso la chiamata.
-...Alphy, è... è morto, è successo.-
aveva detto
con un tono all'apparenza freddo e distaccato, ma gli innumerevoli tic
e gesti inconsulti che si erano manifestati nel giro di una manciata di
secondi avevano tradito la sua sofferenza e rattristito senza
precedenti la sua amata, la quale si era subito fatta avanti
abbracciandola dolcemente.
Trovarla agli antipodi del suo usuale atteggiamento solare e allegro le
devastava il suo stesso umore, tuttavia non voleva nemmeno sembrare
una sporca egoista che pretendeva battute e sorrisoni in qualunque
situazione difficile a ostacolarle il cammino; Undyne aveva l'assoluto
diritto di provare malessere e angoscia, alla pari di tutti quei mostri
messi sotto pressione da una complicanza o - in questo caso - dalla
perdita di una persona cara.
Fintanto che osservava ancora l'entrata della loro abitazione, si
chiese addirittura se non avesse commesso un errore nell'accettare di
ascoltarle l'ANIMA, e nel dimenticare dunque per alcuni gloriosi
istanti il decesso dell'anziana testuggine. Un fatto così
grave
e doloroso messo in secondo piano dal desiderio di approfondire un
amore...
-Mi sento in colpa...-
Non aveva previsto di dare voce ai suoi pensieri con quel bisbiglio
leggero, e la Dinozap sobbalzò sulla panchetta imbottita del
pianoforte sbattendo le palpebre in rapida successione, estremamente
mortificata da quanto si era lasciata sfuggire.
La frase che udì pronunciare dalla sua ragazza
però le scatenò un altro tipo di palpitazione.
-Non devi, Alphy. Gerson ha vissuto tanto, e ha avuto almeno la fortuna
di rivedere la Superficie dopo anni e anni. Dobbiamo continuare a
vivere la nostra vita anche per lui, lui non vorrebbe vederci tristi,
non a Natale.- le spiegò girando un poco la testa, di modo
che
la benda nera indossata sul lato sinistro non fosse l'unico elemento
del volto che Alphys potesse scrutare.
Quella la fissò meditabonda, credendo per un attimo che
Undyne le avesse letto nella mente e risposto di conseguenza.
Non ne comprese la ragione, ma ora come ora non riuscì a
ritenerlo un concetto astratto o irrealizzabile, lo
considerò
anzi coerente con ciò che avevano condiviso in un
tradizionale
momento di affettuosità tra mostri. Che avesse appreso di un
fatto simile da qualche parte...?
Le parve quasi di raggiungere una soluzione celata negli spazi
più vuoti e oscuri del suo inconscio, poi
rinunciò
nell'impresa e si rilassò espirando a fondo dalle narici e
dandosi della sciocca, stavolta evitando di esprimersi a parole.
Per questi giorni di festa avrebbe rinviato le sue preoccupazioni a una
data futura; adesso aveva l'immensa fortuna di poter trascorrere le
vacanze natalizie in un tripudio di allegria insieme alla sua
innamorata, e non soltanto.
Ogni cosa a suo tempo.
-Mamma, io...-
-No, Frisk. Resta qui, e fai la brava con le tue zie.-
La Pyroat consegnò nelle mani della bambina il suo prezioso
vasetto di plastica che aveva fino a quel momento protetto dalle
intemperie dentro al suo giaccone di lana, dopodiché si
strinse
al suddetto abito e avvicinò i piedi in balia del gelo l'uno
all'altro soffocando un sospiro.
Toriel apparteneva a una delle molte specie di mostri abituate a non
indossare scarpe o calzini, persino nella stagione caratterizzata dalle
temperature più rigide e ostili dell'anno: il pelo che si
arruffò come meccanismo di difesa era il segnale che il
freddo
era pungente, tuttavia per natura non riteneva affatto complicato
sopportare il disagio che le procurava, e che a conti fatti non era
neanche lontanamente paragonabile all'amarezza dalla quale fu investita
quando prese atto dell'infelicità di Frisk.
La piccola umana aveva implorato di partecipare al funerale di Gerson
insieme ai genitori, aveva proposto di spargere lei stessa
le sue polveri nella periferia di Pleedothoons Town, proprio nel luogo
dove l'ondata di mostri fresca dalla liberazione dal Sottosuolo aveva
fatto la sua pacifica irruzione nella città. La premura che
dimostrava verso tutte le creature provviste di magia
che aveva conosciuto era encomiabile, e non passava un singolo giorno
in cui non si faceva in quattro per aiutare quelli che considerava
essere i
suoi migliori amici, nessuno escluso.
Agli occhi della madre però lei rimaneva una bambina, e
nonostante la sua evidente forza d'ANIMA non avrebbe mai accettato di
sottoporla a un peso simile, soprattutto non all'addio definitivo di un
defunto.
Ma il profondo amore che nutriva per la figlia non le
impedì di provare una pena incommensurabile nel vederla
palesemente abbattuta dal torto che aveva creduto di aver subito, e la
madre si chinò dunque sul tappetino dell'ingresso avvolgendo
le
sue grandi braccia attorno al corpicino di
Frisk, accarezzandole poi i
capelli scuri che portava sempre tagliati a caschetto.
-Mi dispiace... Voglio solo che tu passi un buon Natale. Quello che
è successo era inevitabile, non è colpa di
nessuno. Sii
forte e stai serena anche per me, almeno in questi giorni di festa. Ti
voglio
bene, tesoro.-
Quella tirò su col naso mentre Toriel si rialzava da terra e
congedava con un mesto "Buon Natale" le due ragazze ferme all'ingresso
e il piccolo Tipetok, anche lui desideroso di sollevare il morale alla
sua amica tramite delle braccia che purtroppo non aveva.
Appena la Pyroat fu inghiottita dalla buia nebbia invernale e la porta
si chiuse coprendo definitivamente la sua figura, il mostro viverna
dalle squame dorate si rivolse alla bambina accennando un sorriso:
-...Yo, Frisk, non essere triste. Anche a me dispiace per il nonnino
Gerson, però magari potrà raggiungere il
paradiso!-
Attirò così il suo sguardo avvilito e
contrassegnato da
degli occhi lucidi e strizzati, quest'ultimo oltre che un'abitudine
forse un espediente per cacciare indietro le lacrime, e fu sollevato
nel coglierne un guizzo di curiosità.
-Sì, purtroppo tu non eri lì, ma... Alphys
Dinozap ci ha
fatto una lezione particolare in classe nostra quando si è
saputo di Gerson.- continuò Tipetok scoprendo i dentoni e
facendo un cenno alla maestra lì presente, e il movimento
rapido
del capo che eseguì cosicché potesse girarsi
nella sua
direzione lo portò a ondeggiare sul posto, stordito.
Capitava sovente che si dimenticasse di essere un Tynern, una specie di
mostro molto delicata e destinata a personificare, suo malgrado, una
viverna dalle
qualità del tutto contrastanti rispetto alla classica
creatura
grande e poderosa raffigurata nei miti degli umani.
Chiuse le palpebre e le riaprì, le sue occhiaie dal colore
marroncino a dargli un aspetto più buffo del solito, e fece
desistere quel paio di braccia tese in avanti preoccupate con una lieve
scrollata e un secondo sorriso.
-...Urf! Dicevo, yo, ci ha spiegato tutte le teorie
sull'aldilà,
che cosa credevano i nostri grandi antenati a proposito della morte di
noi mostri, e tutto quello che sarebbe potuto succedere dopo!-
Si rese conto che le sue parole avevano decisamente
catturato la sua attenzione, e la vide subito spostare con interesse
gli occhietti
sulla zia Dinozap, supponendo che le stesse per chiedere
qualche informazione aggiuntiva sulla lezione.
A dire il vero sognava da tempo di poter frequentare la stessa classe
dell'amica e condividere in sua compagnia un'intera vita scolastica, e
neppure l'apprezzamento della sua fastidiosa sorellina l'avrebbe reso
così felice; ciononostante, seppur con i miglioramenti
avvenuti
a favore dei mostri, Tipetok sapeva bene che non erano ancora
abbastanza per
permettere a due bambini come loro di studiare assieme, o nella
medesima struttura.
Adesso in ogni caso era soddisfatto all'idea di averla tirata su o
- perlomeno - di averle rimosso dalla mente quegli spiacevoli
pensieri carichi di desolazione che la tormentavano,
ed era bizzarro pensare che l'argomento detentore di tale
traguardo fosse vicinissimo al problema di partenza. Persino di fronte
a una simile difficoltà, gli esseri umani non apparivano
fragili
né insicuri, ma vantavano anzi di un'ANIMA dalle
virtù
straordinarie.
Si limitò a fissare l'ospite di quella vermiglia che aveva
davanti, stregato.
Frisk non notò le gote arrossate di Tipetok
poiché ormai
si era voltata indietro verso la ex-scienziata, accorgendosi troppo
tardi che in questo modo aveva esposto Flowey al mostro meno indicato e
avvertendo quindi un brivido percorrerle la schiena.
-Frisk, q-quel... fiore nel vaso...?- domandò Alphys
evidenziando un'incertezza quasi spaventosa alle orecchie della
nipotina acquisita.
-A-ah...! Questo è... un mostro molto raro, si chiama
Floweet.-
La risposta vaga e inconsistente che le uscì dalle labbra
non
era altro che la spiegazione ripetuta a nastro a chi la
interpellava sul già citato fiore, e la bambina
ringraziò il
cielo
che in quell'istante il suo atipico fratello stesse dormendo con la
corolla chiusa.
-Alphy, è lo stesso delle assemblee, non ti ricordi?- si
intromise Undyne posando una mano palmata sulla cresta della sua
ragazza e grattandone giocosa le squame.
-U-uh, in quei giorni stavo pensando ad a-altro, si vede che non
l'avevo notato.- fece la Dinozap, e dalla sua espressione
intenerita era palese che avesse completamente accantonato il
tremore all'ANIMA provato alla vista di Flowey, nonché che
stesse adorando oltremodo l'approccio birbone della sua amata
nel
darle della
tontolona.
Assistere a quella scena portò l'umana a distendere le
labbra in
un ampio sorriso, e d'improvviso il ricordo del funerale di Gerson
evaporò lontano dalla sua memoria, rendendo le feste
natalizie
l'unica piccola tappa dell'anno davvero necessaria per la sua crescita
e felicità.
Il passo successivo, era comprenderlo.
-Forza marmocchi, passerete una bella vigilia con noi! Tra poco ceniamo
e dopo si parte con le canzoni di Natale!-
***
Dopo il trambusto protratto oltre lo scoccare effettivo della prima ora
del 25 dicembre, solo il picchiettare degli artiglietti di Alphys sulla
tastiera del computer - e il rumore dello stesso - stavano violando la
pace della notte.
Undyne intanto aveva indossato il suo pigiama pesante e si era
allontanata dall'armadio della loro camera stringendo tra le mani un
qualcosa di cartaceo, ed era seduta da
diversi minuti al centro del letto a due piazze che adesso condivideva
con la sua ragazza, l'occhio sano che la fissava intensamente.
Alla fine la Dinozap inviò un ultimo messaggio di auguri a
Mettaton, anch'egli nel bel mezzo della fase post-festeggiamenti
insieme all'amato cugino e in procinto di andare a dormire, poi chiuse
la chat e rimase a contemplare lo schermo riflettendo su quanto l'amico
le aveva appena detto.
-Alphy, tutto a posto?- azzardò la Spearish trattenendo uno
sbadiglio, guardandosi bene dal non usare un tono di voce che potesse
svegliare i giovani ospiti che riposavano nella stanza accanto.
-Oh? Sì, tutto a posto. Mettaton è solo un po'
p-preoccupato.- ammise perplessa, e il suo sguardo dapprima perso nel
vuoto individuò alla sua destra la figura alta e snella
della sua compagna che si distingueva a fatica tra le tenebre.
-Non aveva saltato la visita, vero? Sta bene?-
L'interlocutrice ruotò sulla sedia girevole per posizionarsi
di fronte alla Spearish, e la sagoma di quest'ultima diventò
visibile nella sua interezza quando la lampada sul comodino adiacente
alla scrivania fu accesa da un suo braccio muscoloso.
-Sta bene, sì. Lo avevo lucidato la scorsa settimana, mentre
tu eri in centrale.- la rassicurò, esprimendo il suo essere
calma e tranquilla con la totale assenza di balbettii o scatti nervosi.
Era passato più di un anno dal grave incidente che aveva
quasi portato il
Bloonket robotico alla morte, e da allora
lui e Alphys si erano messi d'accordo nel vedersi regolarmente
così da
non rischiare il sopraggiungere di altri malanni pericolosissimi; le
scadenze pianificate una ad una in maniera minuziosa erano sempre state
rispettate, e i dubbi di Mettaton non riguardavano affatto la propria
salute.
L'interrogativo di Undyne fu chiarito dall'ennesimo mormorio del mostro
dinosauro: -Beh, sai che hanno festeggiato il Natale con Papyrus e
Sans, no? Dice che Sans era un po' strano, tutto qui. E, uhm... anche
Mettaton sembra meno propenso a u-usare Internet dopo... q-quel fatto-.
Se possibile, il volto dell'altra si rabbuiò come la notte
senza stelle che stava ora sorvegliando la cittadina dove vivevano.
Non avrebbe dimenticato facilmente le parole dell'umano spregevole che
le aveva aggredite sul viale alberato di periferia vicino alla casa di
Mettaton,
ecco perché da quel giorno avevano deciso di non frequentare
troppo spesso i social sia dei mostri che degli umani, o comunque in
generale di postare messaggi accessibili a tutti riguardanti la loro
vita
privata.
Adesso il Bloonket sembrava aver abbracciato la stessa filosofia in
segno di riguardo verso la sua migliore amica, e la Spearish gli era
grata per questo.
-Quel bastardo lo butterei in cella all'istante se riuscissi ad avere i
suoi dati. Lui e i suoi sgherretti.- ringhiò al ricordo
indelebile dell'imboscata subita l'anno precedente.
-L-lo so, Unnie.- annuì sconsolata la Dinozap.
Era consapevole di quanto l'amata si fosse impegnata nel cercare di
risalire all'identità dell'uomo, e quanto desiderasse
dimostrare
le sue abilità ai superiori della centrale che
ancora le affibbiavano
compiti umilianti.
Cesseranno mai gli umani
di prevaricare così nei nostri confronti?
-Ngah, dai non pensiamoci, vieni qui Alphy. Volevo... mostrarti delle
cose.-
Quella ondeggiò la coda immediatamente rinfrancata. Spense
il
computer che possedeva da circa un decennio con un entusiasmo
sorprendente, poi si congiunse alla sua ragazza sistemandosi sopra il
lenzuolo del letto, e appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Aspetta, prima volevo chiederti, che ti ha detto stasera Frisk mentre
suonavo?- domandò curiosa, e le stampò un bacio
sulla cresta fintanto che la avvicinava a sé.
-Mi ha chiesto se avevo degli appunti sulla lezione di cui le ha
parlato Tipetok, le ho dato direttamente il nome del libro di testo!-
rise chiudendo gli occhioni, affaticata dalla giornata intensa appena
trascorsa.
-Ehy piccola, non ti addormentare, eh! Hai voglia di vedere una cosa
per dieci minuti? Poi andiamo a letto.- insistette Undyne.
Ricevette un divertito e assonnato "Mh-mhh" come risposta,
perciò afferrò i fogli appoggiati sul piumone e
fece un
respiro profondo.
-...Oggi ci siamo avvicinate ancora di più l'una all'altra.
Ascoltare la tua ANIMA è stato incredibile, non avrei mai
pensato di provare niente del genere. Alphy, sento che il nostro legame
ora è solidissimo, per questo non voglio avere
più alcun
segreto con te, e desidero davvero che tu legga questi disastri di
lettere che avevo scritto.-
Alphys sbatté le ciglia stupita, chiedendosi se la Spearish
si
fosse preparata il discorso in anticipo; qualsiasi spiegazione tuttavia
non le avrebbe suscitato alcun interesse, poiché comprese
che
quelle tenere frasi, quel tono fievole ma armonioso... Sentiva davvero
che ogni peculiare sfumatura dell'atteggiamento che le stava riservando
arrivasse dritta dalla
sua ANIMA, e il quesito che si era posta perdurò nella sua
testa
a stento una frazione di secondo.
Si ritrovò a toccare con le dita un cumulo di fogli e
bustine di
carta che vennero deposti sulle sue manine gialle, e la Dinozap
alternò
quindi il
suo sguardo non più vacuo dalla stanchezza prima su di essi,
poi
sulla sua ragazza, sorpresa.
L'espressione che vide abbellirle il volto solcato dalle cicatrici era
dolce e serena, e percepì lieta il suo tocco
gentile sulla schiena ingobbita mentre continuava a sussurrare: -Sono
le lettere
che avevo scritto per farti capire cosa provavo per te, quelle che ho
scartato, e che non ho mai avuto il coraggio di darti... La prima la starò tenendo da non so quanti anni. In realtà pensavo di averle buttate, ma
durante il trasloco le ho ritrovate e... beh, sono contenta di averle
tenute. Ti prego, leggine qualcuna-.
Ammaliata dall'opportunità che le era stata data, quella
assecondò la sua richiesta fiondandosi su una
lettera
mezza spezzettata che si trovava in cima al mucchio, e ben presto
scoprì che non riusciva a sottrarsi al suo bisogno di
leggere
ancora e ancora sui sentimenti dell'amata espressi lì nero
su
bianco.
Si accorse che a differenza dell'unica arrivata a destinazione, queste
erano di sicuro sperimentali, semplici, a volte lunghe poche righe e
scritte forse giusto per buttare giù delle idee. In molte vi
erano correzioni fatte a penna, scarabocchi, piccole pieghe negli
angoli e segni evidenti che fossero state appallottolate dalla rabbia.
-Alla fine credo di... aver lasciato le cose più smielate
nell'ultima. Non ne potevo più.- la udì
concludere
avvertendo le sue morbide labbra sfiorarle la fronte.
Dopo il terzo o il quarto bacio che le riscaldò le squame
della cresta, Alphys terminò la lettura e si
sentì
travolgere da un'ondata di emozioni dirompenti, sforzandosi con scarso
successo di non commuoversi al punto di piangere o singhiozzare.
Scelse di essere se stessa e di non trattenere le lacrime: avrebbe
addirittura tentato di ricambiare la fiducia di cui Undyne aveva dato
prova quella
notte.
Si spostò goffa dalla sua posizione e scese dal letto per
raggiungere uno scatolone solitario posato sotto alla scrivania, e
l'altra la osservò frugarci all'interno probabilmente in
cerca
dell'oggetto giusto, le sue guance paffute che di tanto in tanto si
tingevano di rosa.
Ottenne infine ciò che voleva e si accoccolò di
nuovo tra
le braccia del mostro pesce, porgendole una pila di fogli a righe
conservati dentro a delle buste cristal.
-Unnie... voglio m-mostrarti anche io delle cose, queste sono le mie
vecchie f-fanfiction. Su t-te, e me.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Questo
e i prossimi due capitoli compongono una tripletta che amo tantissimo
;_; Eeee qui c'è la prima morte. Che per carità,
non
è sentitissima, ma volevo inserirla. ...Aspe, ho detto
prima?
Ehhmmm... Comunque!
Alphys e
Undyne si stanno avvicinando sempre più e questo
può
farmi solo piacere. So che ad alcuni di voi sarebbe piaciuto leggere
nel dettaglio dei loro scleri romantici nella scena finale, beh non
temete, ci sarà una sorpresa più avanti! Oh, e
per la
questione di Undyne poliziotta che non riesce a risalire
all'identità dell'uomo: anche questo verrà
spiegato,
non è un buco di trama! Poi vediamo... ho voluto
far vedere
che Toriel è comunque una tenerona nella mia testa ahah. Ehh
basta, non posso commentare tutto il capitolo anche se è
pregno
di lore u.u Ringrazio sempre chi sta recensendo, o anche solo leggendo!
Aaaal prossimo capitolo!
|
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Capitolo 9 *** Ciò che lei desidera ***
UT This is life capitolo 9
Lo voleeeete il nuovo
capitolo, vero? Eccolo qua!
...And so, this is life
Capitolo
9 - Ciò che lei desidera
Avvicinò
le sue mani piuttosto minute fino a quando non arrivarono a toccarsi
tra loro, intrecciando le dita cicciottelle in un fagottino informe
dalle sfumature giallo ocra. Senza che si accorgesse di alcunché, questo fu adagiato sul suo
petto robusto e soprattutto
bramoso di calore, un tipo di desiderio che era lontano
però mille miglia da ciò che l'inverno suscitava
in
qualsivoglia individuo.
E rimase lì, seduta in modo sgraziato su di uno sgabello
piazzato strategicamente accanto a un vecchio termosifone, a osservare
rapita attraverso le lenti l'esigua scolaresca di mostri che giocava
nell'ampio corridoio della scuola dove insegnava, le strilla vivaci e
le risate furbette a regalarle parte del tepore di cui la sua ANIMA si
nutriva in silenzio...
Ma quello stesso silenzio da diversi mesi era mutato in
realtà
in un grido supplichevole che echeggiava dentro di lei nei momenti
più disparati, ponendola di fronte a un'incognita sfuggente
e
mai del tutto chiara alla sua mente affaticata, impegnata nel mentre in
altre faccende di vita
quotidiana; capitava di frequente che ricollegasse piccoli oggetti ed
eventi all'apparenza insignificanti a situazioni altrettanto ordinarie
non troppo distanti nel tempo, inaspettatamente pregne di emozioni che
allora non ricordava di aver provato.
Proprio adesso, un paio di alunni giovanissimi iscritti alle elementari
stavano improvvisando un "Jingle Bells" stonato - e a dirla tutta in ritardo di
qualche
settimana - in mezzo a un gruppetto di compagni seduti in cerchio, e le
palpebre della Dinozap non accennavano a voler coprire nemmeno per un
istante i suoi occhioni persi in un'immagine a dir poco idilliaca,
composta da una ragazza dalle scaglie celesti e un Tynern petulante che
cantavano a squarciagola sopra a una panchetta ben riconoscibile.
Avvertiva un'innegabile affinità con la vocina stridula e le
movenze maldestre della coppia di scolaretti, i quali parvero
sovrapporsi al ricordo che stava vivendo ed acquisire caratteristiche
così familiari, in un mix di code, pinne, branchie e
persin-...
-...Alphys? Ci sei?-
Il sogno a occhi aperti che stava assaporando in ogni sua forma si
dissolse in uno schiocco di dita, e il mostro dinosauro
trasalì
da capo a piedi ruotando il muso verso la sua collega, disorientata dal
cambio improvviso d'arredo e di colori che ora la circondava.
A fianco a lei, sorretta dalla grossa seggiola dell'aula della
presidenza, si trovava una Toriel occhialuta dallo sguardo intenerito e
dal sorrisino sottile, una madre amorevole travolta da dei flashback
intensissimi risalenti a un periodo della sua vita che aveva rimosso
poiché dolorosamente carico di felicità. Prima
che
avesse chiamato il suo nome e l'avesse distratta dalle sue fantasie
infatti, la
regina aveva giurato di aver visto una timida luce dorata attorno alle
manine della Dinozap, e per esperienza credeva di aver intuito la
ragione di tale fenomeno...
Non si poteva dire lo stesso di Alphys, pur se all'esterno dimostrava
di voler nascondere qualsiasi strano proposito a cui la sua ANIMA stava
aspirando: assunse una certa compostezza nel cercare di riattaccare il
filo del discorso, tuttavia il sudore che cominciò a
scivolarle
lungo la cresta fu un marchio di fabbrica inconfondibile.
-A-ah, dicevi, uh, c-cosa d-dicevi, Undyne lavora a-ancora a-alla
centrale e n-nonostante tutto la p-p-pagano e...- balbettò
frenetica fallendo miseramente anche nel celare la beatitudine provata
durante il suo stato di trance, e scatenando quindi una risatina che
risuonò leggera nella gola della Pyroat.
-Mhh, Alphys, lo sai che i mostrini della materna capita che si
sbagliano e mi chiamano mamma? Vorresti anche tu delle classi di mostri
più piccoli?- scherzò quella ignorando
l'argomento
spinoso interrotto ormai da una manciata di minuti e allargando il suo
sorriso.
L'altra la fissò un attimo stralunata, dopodiché
chinò la testa con uno scatto delle spalle e si
limitò a
mugugnare il suo dissenso, le guance scarlatte che pizzicavano come
tizzoni ardenti.
La sua reazione fu abbastanza eloquente e Toriel pertanto
evitò
di punzecchiarla ancora, sicurissima che la grande
professoressa di scienze e matematica che tutti temevano per via della
sua bravura, presto o tardi, avrebbe capito da sola cosa voleva davvero.
Mentre un Pyrope di appena cinque anni sfrecciava davanti a loro, e tramite un pezzetto di corda di cui era composto invertiva i ruoli di acchiapparello sfiorando una Temmie
della sua
età, la
Boss
Monster fece di nuovo udire la sua voce rimarcando il suo punto di
vista sull'attuale situazione lavorativa dei mostri. Diede vita così a un sussurro
colmo
di speranza, che con estrema efficacia e spontaneità liberò la Dinozap da qualunque accenno di
imbarazzo residuo.
-È una vera benedizione che siano state aperte
così tante
strutture per noi mostri. Le scuole, gli ospedali, e anche la fabbrica
che ci ha permesso di riprendere a mangiare gli alimenti tipici delle
nostre specie, sono state tutte essenziali per dare un lavoro ai
mostri. Certo, la maggior parte di noi non sta facendo il lavoro che ha
sempre sognato, e chissà quanto siamo lontani dal vivere una
vita normale a stretto contatto con gli umani... Ma si sapeva che
sarebbe stato difficile, e un anno e mezzo non è certo
abbastanza per cambiare le cose. Secondo me, stiamo andando verso un
futuro migliore.-
Espirò sgonfiando il petto, e tacque.
Alphys stava guardando con interesse il mostro capra seduta alla sua
destra già a metà del suo monologo, e
l'affermazione che le uscì in seguito dalle labbra - e che
riteneva al pari di una verità assoluta - si
rivelò
capace di confortare le due docenti tanto quanto una calda, soffice
coperta pronta a ripararle dalla neve luccicante che ammantava lo
scenario urbano visibile dalla finestra.
-Frisk
è stata una
benedizione.- disse semplicemente, stringendosi senza rendersene conto
al suo fidato giubbino invernale dal quale, in particolar modo nei mesi più
freddi, si
separava soltanto in rare occasioni.
Le pagine del libro sostenuto dalle ginocchia di Toriel ripresero
dunque a frusciare accompagnate dal pieno appoggio nelle parole della
madre, finché una figura molto alta e dai boccoli biondi non
apparve dal fondo del corridoio e si avvicinò alle maestre
in
tutta fretta.
-Signora Dreemurr, la chiamano dalla scuola di Frisk!-
farfugliò
tra i denti Bratty, una mano che teneva il telefono della segreteria
lontano dal muso e l'altra premuta sul ricevitore, cosicché
potesse perlomeno ovattare il baccano generato dal gioco dei bambini.
-...Oh, non di nuovo...- sospirò la Pyroat mettendo da parte
il
libriccino di fiabe della materna e alzandosi dalla sua postazione, il
cordless subito sotto a un orecchio penzolante. -Pronto?-
Fintanto che si allontanava a passo pesante e ascoltava cosa il
mittente avesse da recriminare nei confronti di Frisk, il mostro
alligatore fece un segnale alla sagoma scura di Catty distinguibile a
fatica davanti all'ultima aula del piano, invitandola a continuare a
spazzare in sua assenza per alcuni minuti.
-...Cioè, di nuovo?! La stanno tempestando, la regina!
Cioè, non vorrei essere nei panni di Frisk, pensa le
sgridate!-
bisbigliò poi chinandosi all'altezza dell'amica, la sua tuta
da
bidella che quasi rasentava il pavimento.
-Ma non è... n-nemmeno giusto che la chiamino ogni volta.
Basterebbe una n-nota sul diario...- rispose tristemente la Dinozap
rinnovando la negatività dei suoi pensieri che derivava
dalle
relazioni sempre e comunque difficoltose con gli esseri umani, una
realtà
che la sua ragazza doveva affrontare a testa alta ogni giorno.
L'altra espresse la sua approvazione annuendo in silenzio, un
atteggiamento inconsueto se si considerava la sua indole da Trendygator
ciarlona; era chiaro che entrambe avevano interpretato il gesto dei
maestri della bambina come un lamentarsi esagerato e plateale, talmente
evidente nella sua incoerenza che gli effetti ormai ricorrenti
verificatisi anche quella mattina non poterono passare inosservati.
Questi infatti arrivarono ad attirare l'attenzione
di due piccoli mostri viverna seduti di spalle al centro del corridoio,
apparentemente impegnati ad ascoltare la stridente imitazione del
ritornello di una famosa canzone di Natale.
Raggiunsero barcollanti Alphys e Bratty, i loro occhi che di tanto in
tanto saettavano incuriositi sulla maestra ancora occupata al telefono,
e il fratello maggiore fu il primo a parlare: -Yo, è Frisk
vero?
Che ha combinato stavolta?-
Colei che lo affiancava sbatté spazientita la coda, e dalle
sue
smorfie era palese che avesse trovato quella domanda molto poco
intelligente.
-Wi, ma sei scemo?! Lo sai cosa avrà fatto, si fa sempre
beccare
con il libro di testo dei mostri! Anche tu sul banco fai le barricate
con l'astuccio, Croakkee Froggit me lo dice sempre! Non mi hai ancora
detto cosa nascondi, wi, dev'essere qualcosa di imbara-...!-
Venne interrotta dalla magia di Tipetok, il quale usufruì
dei
suoi poteri per far fluttuare in aria il fiocco rosa posto accanto alla
cresta da drago della sorella e lanciarlo via, infastidito oltre misura
dal suo modo di fare impertinente.
Quella gli urlò di rimando degli insulti infantili infarciti
di
"Wiii!" acuti e sdegnati mentre inseguiva incespicando l'adorato
ornamento fino alla parete opposta, lasciandolo così da solo
dinanzi alla Dinozap e alla sua vecchia amica.
-Caro, non dovresti trattare così tua sorella!
Cioè,
è più piccola di te e non sa ancora padroneggiare
bene la
magia, non è carino che te ne approfitti!-
-Sì, signora bidella...- proferì mogio il Tynern
facendo
dissolvere il brillio che scaturiva dai suoi cornini, e fissando il
pavimento sotto di lui nel tentativo di nascondere il rossore a
pitturargli le guance.
Il rimprovero della Trendygator era stato netto e conciso, eppure dalla
scintilla nel suo sguardo sembrava proprio che avesse dovuto trattenere
delle grasse risate: il mostro tarchiato non riuscì a capire
se
si fosse persa il vero significato della scenetta a cui aveva
assistito, sapeva solamente che la sua testa fu sgomberata dalle
ennesime immagini incomprensibili una volta che udì il
fruscio
del completo di Toriel in avvicinamento.
Quest'ultima riconsegnò l'apparecchio a Bratty e si
lasciò cadere sulla sua sedia rinforzata e voluminosa, le
dita
di una mano premute sulla fronte corrucciata in un atto di
esasperazione.
Quando fu interpellata con l'intenzione di comprendere il - seppur
prevedibile - motivo della telefonata, la sua espressione mantenne la
stessa identica aria di impotenza.
-...Trascriveva di nuovo degli appunti dal libro scolastico dei mostri
invece che ascoltare la lezione. Questa volta li ha pregati in
ginocchio, piangendo, di non sequestrarle il libro. ...Io non so
proprio che devo fare con questa bambina.-
***
Credeva di non desiderare altro.
Ad eccezione del combattimento animato mediante dei disegni buffi ma
frenetici che scorrevano di fronte al suo occhio sano, il tempo
sembrava quasi si fosse fermato; tutto ciò che la circondava
- e
che sentiva le stava scaldando man mano ciascuna porzione affaticata
della sua ANIMA - era semplicemente un contrasto troppo grande rispetto
all'ambiente lavorativo dove da mesi si ritrovava ad agire. Non c'era quindi da stupirsi se tale meraviglioso frangente era riuscito ad estraniarla dalla cruda
realtà della centrale, e a regalarle un numero di minuti
imprecisato che permeavano di una piacevole serenità.
Ogni aspetto del suo rientro dal lavoro rasentava la perfezione: le
membra stanche e infreddolite a causa delle mansioni davvero poco
adatte alla sua professione stavano riposando placide sul divano del
salotto, sullo schermo della TV davanti a lei vi erano le puntate in
DVD dell'anime che più la divertiva al mondo, e intorno alle
sue spalle avvertiva il peso considerevole delle braccia della sua
compagna intenta a stringerla a sé ed esaudire
l'unica richiesta che aveva espresso appena rincasata.
-U-Unnie, dimmi, cosa ti farebbe stare meglio?- aveva domandato Alphys
dopo che avevano consumato la discreta cenetta targata principiante MTT
che le aveva fatto trovare al suo ritorno sul tavolo della cucina,
cogliendo al volo il suo malumore inconfessato.
-Alphy...!- era stata la sua esclamazione stupita, seguita da un
tentennante: -Solo... un po' di coccole, noi due, mentre guardiamo un
episodio in DVD di tu sai cosa...?-
E la Dinozap aveva fatto esattamente questo, senza contestare o
controbattere, qualsiasi suo impegno rimandato a data da destinarsi in
favore della sua ragazza.
Undyne ammirava così tanto la sua sensibilità
emotiva, e
le era talmente
grata per l'affetto e la dedizione che le dimostrava,
che non le importava se i baci zuccherini ricevuti a cadenza regolare
sulla membrana del suo orecchio sinistro la stavano distraendo dal
cartone animato. Nella sua mente pervasa dalle attenzioni languide
dell'amata, infatti, le scene si erano susseguite prive di una logica
precisa. Oramai l'adorato anime riprodotto sul televisore adempiva al
solo scopo
di prolungare il clima di benessere che era sceso alla fine su entrambe
le due innamorate, ponendo un confine netto tra la coppietta e il mondo
vasto e complicato che attendeva loro subito fuori dall'uscio di casa,
nella nebbia notturna.
L'abbraccio del mostro dinosauro era l'esatto opposto di quella gelida
brezza invernale che le aveva sferzato le scaglie cerulee al termine
del turno serale alla centrale, le stesse scaglie che adesso
occasionalmente accoglievano il tocco delle labbra di Alphys o il
tenero strusciare delle sue squame dure e al contempo levigate. Unito
al battito della sua ANIMA a pochi centimetri dal petto muscoloso, e al
suo tipico profumo di fiori di campo che le mandava in estasi le
branchie coperte dal pullover, la Spearish non credeva davvero potesse
avere un sostegno fisico e morale migliore.
Con la testa già appoggiata sulla cresta della Dinozap, fece
per
chiudere intorpidita il suo unico occhio e abbandonarsi del tutto al
sentimento d'amore che le stava inebriando i sensi, quando la voce
dell'altra parve spezzare in parte l'armonia creatasi.
-Unnie, te la senti di dirmi c-com'è a-andata?- la
udì
chiedere titubante, immaginando quanto stesse odiando dover
accompagnare un sincero incoraggiamento a dei balbettii che ancora
riteneva fastidiosi e controproducenti.
Le sue parole tuttavia non alimentarono nemmeno un ipotetico briciolo
di rabbia che avrebbe potuto provare verso di lei; Undyne sapeva che la
domanda era stata fatta in buona fede, e non le avrebbe mai negato il
diritto di sapere cosa fosse successo mentre si era occupata della
pulizia giornaliera, e soprattutto mortificante,
degli uffici del comandante.
Iniziò proprio da qui per spiegare l'accaduto, abbassando lo
sguardo sul tappeto del salotto ma comunque non rinunciando al contatto ravvivante con la sua fronte dalla superficie ricurva.
-Un'altra volta a pulire come una schiavetta l'ufficio del capo! Come
al solito i miei superiori non mi concedono nemmeno uno stupido giro in
macchina di controllo. Gli altri agenti non sono troppo scontrosi,
affatto, ma si lasciano trasportare...! Alphy, l'ho fatto di nuovo, ho
chiesto di poter accedere all'archivio...-
Si fermò sul più bello digrignando i denti
affilati e
lasciando che il rancore nella sua ANIMA, uno che era cresciuto
vertiginosamente nel
giro di pochi secondi, potesse evaporare lontano dal suo corpo. Alphys
allora rafforzò la presa delle sue braccia grassottelle
fintanto che la incitava
in
silenzio a proseguire nel racconto.
-...Non me lo lasciano fare, Alphy. Non posso recuperare i dati del
ladruncolo schifoso figlio di quel bastardo, basterebbe quello per
inchiodare chi ci ha quasi ucciso quella volta! E gli altri agenti,
dicono che non posso essere sicura che sia stato lui perché
non
l'ho visto in faccia e la voce era camuffata, e altre cretinate! L'ho
chiesto al capo questa sera, dell'archivio, e di nuovo il solito
atteggiamento da... da...-
Non andò oltre.
Strinse a pugno le mani deposte sulle ginocchia cosicché
potesse
frenare un possibile scatto di nervi, e nonostante l'ira impressa sul
suo
volto riuscì a contenere l'odio del quale il suo stesso
petto ne
stava implorando la soppressione, disperato.
E accadde grazie a lei.
-Oh amore, amore mio... stai continuando a fare tutto questo per noi
due... Unnie, u-un giorno... lo capiranno che non siamo creature
i-inferiori, e allora non accadranno più queste cose.-
mormorò piano, dopodiché adagiò una
sua manina su
una di quelle dell'amata e suggerì: -...Mi dispiace, se vuoi
c-cambiamo argomento, ti racconto della scuola, ti va?-
La Spearish ruotò il capo e la guardò abbozzando
un
sorriso, la gratitudine che provava per lei a un passo dall'esplodere
lì a seduta stante attraverso un abbraccio vigoroso e dei
baci
passionali sulla bocca.
Si limitò invece ad annuire con un'espressione trasognata,
premendo di nuovo una guancia sulla cresta della sua ragazza e facendo
arrivare a destinazione i suoi calorosi ringraziamenti senza l'uso di
una singola, futile parola. In quel momento voleva solamente
dimenticare l'insoddisfazione e l'amarezza che fino a qualche attimo
prima l'avevano investita come un treno in corsa, ed era certa che il
resoconto della sua giornata da professoressa avrebbe spazzato via tali
sensazioni. Non aveva dubbi.
Nel mentre che si lasciava cullare dai suoi pettegolezzi preferiti ebbe
l'impressione di seguire tutta la vicenda al suo fianco, ovunque:
durante le interrogazioni alla cattedra concluse al suonare della
campanella, nei minuti di pausa dell'intervallo conditi dalla
telefonata indirizzata a Toriel e dalla strana reazione di Bratty alle
marachelle del piccolo mostro viverna, nelle ulteriori ore di lezione
arricchite dalla presenza dei bambini sempre attorno a lei...
E quando il suo parlare calmo e ovattato sembrò mescolarsi
alla
sigla di chiusura dell'anime arrivato alla fine dell'episodio, una voce
riecheggiò dolce nella testa di Undyne, scaldandole l'ANIMA
e
facendola successivamente trasalire sulla base del divano.
Oh, quanto la amo,
quanto amo
trascorrere il mio tempo con lei, anche solo così nella
quotidianità di tutti i giorni... Se solo la me stessa che
mi
tiene in vita riuscisse a capire cosa desidera davvero, se solo avesse
il coraggio di dirle che...
Sobbalzò insieme alla Dinozap e fissò all'istante
ciò
che aveva catturato l'attenzione di entrambe, là sopra alla
sua
gamba sinistra poderosa benché slanciata. Sbalordita, si
rese
conto che a sua insaputa doveva aver unito la sua mano con quella di
Alphys, e che dalle loro dita intrecciate in una stretta amorevole si
stava irradiando da chissà quanto una luce verde acqua
incantevole, quasi miracolosa.
Oh dio.
Il contatto maldestro che avevano sancito a suon di una magia
antichissima venne interrotto all'unisono, e una volta che
svanì
il bagliore ad illuminarne i dintorni il mostro pesce fu la prima a far
sgorgare le sue scuse dalle labbra: -Scusa Alphy, scusa! Non so cosa mi
abbia
preso, io non so davvero... Scusami, deve... essere la stanchezza, la
mia magia fa cose strane quando...!-
-U-Unnie, s-scusami tu... u-u-uh...- si accodò l'altra
abbassando gli occhioni spalancati, le sue guance che divampavano per
l'imbarazzo.
La Spearish non poté che emulare il suo sconcerto inclinando
il
collo, prolungando in questo modo il silenzio carico di tensione sceso
tra le due e permettendole di riflettere meglio su cosa fosse appena
successo.
Anche se la faccenda la confondeva peggio di una formula chimica, non
ebbe alcuna difficoltà ad attribuire subito le scuse non
necessarie della sua ragazza alla sua usuale bontà d'ANIMA;
al
contrario, arrivò persino a provare un forte senso di nausea
all'idea di averle rifilato una menzogna di quel calibro, e...
Aspetta, era... una
menzogna?
Fremette dall'alto in basso, e non a causa del freddo.
Pur non comprendendo quale fosse stata l'origine della strana voce
soffusa che era risuonata dentro la sua mente, Undyne si
convinse che avesse ascoltato un sussulto della sua stessa ANIMA, una
preghiera silente rivolta a far fluire nel corpo del proprio ospite dei
sentimenti che stavano rimanendo sopiti per troppo tempo. E ripensando
ai diciassette lunghi mesi che aveva vissuto con Alphys, la Spearish
iniziò a capire.
Credeva di non desiderare altro, certo. Ma non era così.
Io desidero... desidero
avere, con lei...!
***
Tutt'a un tratto il gambo non troppo esile impiantato nella terra
trasalì come scosso da una forte emozione, e l'atipico
mostro
dall'aspetto di un semplice Fiore Dorato fu così strappato
dal
suo tormentato stato di dormiveglia.
Alzò gli occhi dal vaso ricolmo di terriccio fresco nel
quale le
sue radici tra un cambio e l'altro erano rimaste intrappolate per
più di un anno, e ci mancò poco che non rimanesse
accecato dalla grossa lampada da notte collocata proprio nell'angolo
della stanza di fronte a lui, la sua fredda luce bianca quasi
riconducibile al gelo della notte che regnava oltre alla finestra
protetta dalle tapparelle. Si accorse che era ancora posizionato
accanto a Frisk, la quale stava ponendo la massima concentrazione nel
leggere lo stesso noioso tomo da quattrocento pagine con cui l'aveva
lasciata prima di assopirsi, il suo visino contrassegnato da
un'espressione seriosa e ora persino imperlato di goccioline di sudore.
Flowey era all'oscuro di quanto tempo fosse passato da quando si era
sistemata sulla scrivania della sua camera, tuttavia si ricordava
perfettamente che già dopo una ventina di minuti aveva
avvertito
il bisogno insopprimibile di sbraitarle contro degli insulti coloriti,
e
forse a loro modo anche originali.
I petali stropicciati dal mancato riposo, stava per sfogare le sue
congenite
frustrazioni facendo schioccare i denti e
preparandosi a un'offesa degna della sua reputazione, ma fu interrotto
dal grido soffocato della bambina che venne lanciato dritto verso il
soffitto.
-Ci sono!! Tutto ha senso!!- esclamò cercando comunque di
contenere il tono della sua vocina stridula, e iniziò ad
agitare
le braccia in un impeto di contentezza fino a far cadere la fascia
elastica che le sollevava la frangia bruna. -Ce l'ho fatta, sono sicura
ora! Devo solo chiedere a mamma e papà, e...-
Arraffò tutti i fogli scribacchiati che poteva sparsi vicino
al
libro, e si diresse subito alla porta con una frenesia che faceva
invidia alla sua unica zia provvista di squame.
L'intervento del fiore però, cinico e ostile, la
congelò nell'atto
di abbassare la maniglia.
-Cos'è, hai pianificato un altro metodo eccellente per
suicidarti? Racconta un po'.-
Quella ruotò sul posto e lo osservò attenta,
mentre
l'accusa del suo compagno di stanza rimbombò nelle quattro
mura
e la lasciò a bocca spalancata: -Lo so cos'hai fatto quella
volta. Ti senti una streghetta furba e carina a usare quella cosa a tuo
piacimento?-
Avendo toccato un punto così sensibile Flowey credeva che
l'avrebbe messa in difficoltà, o che perlomeno il
suo ghigno
derisorio le avrebbe fatto dubitare delle sue azioni spaventandola
giusto il necessario a soddisfare la sua sete di perfidia. Sentiva
insomma che nel suo piccolo sarebbe stata la
vendetta perfetta
per avergli disturbato il sonno!
...Ecco perché non si aspettava che il suo sguardo, da
accigliato, si trasformasse in un'occhiata addolorata e intrisa di
un sentimento che non fu in grado di decifrare.
-Che cosa vuo-...?-
-...Sì, forse dovresti sentire anche tu cosa devo chiedere a
mamma e papà.-
Non si perse in strane melense spiegazioni.
Si avvicinò al fiore e afferrò il vasetto su cui
si
ergeva quello che considerava essere il suo fratello maggiore, e
uscì dalla camera con il braccio occupato dal recipiente in
plastica premuto sul fianco sinistro.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
...Insomma,
taaaanta, tantissima tenerezza in questo capitolo, e anche un po' di
misteri. E pensare che il prossimo è una roba incredibile
ç_ç Mi è piaciuto un botto fare
interagire Alphys
e Toriel, più avanti ci saranno incontri vari tra altri
personaggi sparsi qua e là :3 Ce la farò a far
figliare
le protagoniste entro il 2023? xD Perché sta diventando un
sacco
lunga 'sta storia, spero che non sembri tipo Beautiful ahahah! Giusto
per dire, ho riletto e sistemato un po' i primi 4 capitoli visto che
erano "vecchiotti", e anche We are One! Ma niente di clamoroso,
comunque. Poi mannaggia non ho ancora ringraziato l'Hokutello nazionale
che mi dà consigli quando ogni tanto gli mando delle
frasette
della storia dalla dubbia grammatica. Thankssssss!
Ci becchiamo a Luglio, gente! Ciaoo!
|
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Capitolo 10 *** Come se non fosse abbastanza ***
UT This is life capitolo 10
Questo. Capitolo. Non dico
altro, sappiate solo che farò un annuncio importante nelle
note finali. Buona lettura.
...And so, this is life
Capitolo
10 - Come se non fosse abbastanza
-Sei
ancora sveglia?!-
Ahi, qualcosa le diceva che non sarebbe stato facile ottenere il loro
consenso.
Si era forse lasciata fin troppo trasportare dall'entusiasmo della sua
nuova scoperta e ostinata convinzione, senza tenere conto che quella
serata era davvero poco idonea per anche solo pensare di poter
tenere una conversazione pacifica coi genitori, soprattutto se uno dei
due era una madre furibonda.
Aveva incrociato i passi della Pyroat subito dopo essere entrata in
soggiorno, ritrovandosi davanti un colosso al femminile di soffice pelo
bianco imbacuccata fino al collo nel suo pigiama invernale, le palpebre
cadenti che bramavano il sonno e diversi ciuffi sotto la bocca
inumiditi dall'usuale sorsetto d'acqua che anticipava la sua
volontà di andare a letto; era una visione che Frisk in
circostanze normali avrebbe trovato buffa e divertente, qualcosa che
avrebbe scatenato in entrambe un'allegra risata e uno scherzoso invito
da parte del mostro capra a seguire il suo esempio.
L'occhiata torva che Toriel le aveva riservato, però, aveva
quasi
infranto l'immensa soddisfazione della bambina nell'essere giunta a una
conclusione felice che potesse aiutare i mostri e farla sentire in pace
con se stessa, facendole assumere un'espressione sofferente ma
infiammandole allo stesso tempo la tenacia che traboccava a fiotti
dalla sua ANIMA. Quando quella aveva guardato fulmineamente l'orologio
appeso al muro per poi fissarla fumante di rabbia e rimproverarla a
gran voce, la piccola umana aveva cominciato a riflettere di
conseguenza su come avrebbe potuto riordinare le nozioni acquisite
nell'ultimo
mese trascorso in un ragionamento convincente, poiché ormai
certa che soltanto un'esposizione meritevole degli elogi della maestra
più severa della sua scuola avrebbe salvato la serata.
Secondo il punto di vista intransigente della Pyroat tuttavia quella
non era proprio serata.
...Le lancette segnavano l'una passata.
-Ti prego mamma, ascoltami!- iniziò Frisk rafforzando la
presa
sul vasetto in plastica dura ancora circondato dal suo braccio
sinistro, in un vano tentativo di cercare conforto nel fiore meno
affabile della Terra.
-Sei tu che devi ascoltarmi, Frisk! Non ti è bastata la
strigliata appena siamo tornate a casa, vero, devi farmi alzare la voce
anche a notte fonda! Va' a letto immediatamente, domani o meglio OGGI
ne riparliamo.-
-Ma, mamma, ho scritto tutto qui, ho letto il libro, se posso solo...-
cercò di proseguire spedita quanto i suoi pensieri, e fece
un
cenno col capo verso il cumulo di fogli che stringeva nell'altra mano,
diradando quindi la nebbia nella mente spossata della madre e
risvegliandone l'ira assopita appena qualche ora prima.
-...Sei stata sveglia fino ad adesso per leggere quel libro! Ora basta,
lo prendo io e lo ridarò indietro.- tagliò corto
infuriata oltrepassando la silhouette della bambina resa evanescente
dal contrasto luce-ombra e incamminandosi nel corridoio, in direzione
della sua cameretta.
Frisk dovette impegnarsi per non far uscire dei gridolini sdegnati
dalle
sue tenere labbra, e le andò dietro a velocità
moderata
cosicché nemmeno il rumore delle sue ciabatte imbottite
potesse
innervosire ulteriormente la Boss Monster già a
metà del
tragitto: benché fosse consapevole di avere
un'infinità
di altre occasioni, si rifiutò di credere che quella notte
sarebbe andata in fumo la sua grandiosa opportunità di
rivelare
ai genitori i suoi tanto ambiti progetti, e magari di attuarli
nell'arco di poche settimane.
Le sue mute preghiere vennero esaudite dall'apparizione di una grossa
testa cornuta che fece capolino dalla camera da letto di Asgore,
interrompendo così il via vai notturno nel corridoio con un
tempismo e una naturalezza di cui lei gli sarebbe stata grata in eterno.
-Cosa succede?- chiese stupito il nuovo arrivato nel mentre che la
lampada a LED fuori dalla sua stanza gli annebbiava la vista,
portandolo di riflesso a strizzare le palpebre.
Sebbene fu visibilmente costretto a soffocare uno sbadiglio, il re del
Sottosuolo non mostrò alcun segno di risentimento nei
confronti
di chi lo aveva svegliato. All'alba avrebbe dovuto raggiungere
l'ufficio del comune e sbrigare delle faccende importanti, eppure
Asgore non accennò alla questione e diede anzi prova del suo
carattere
mite
attraverso uno sguardo sonnacchioso e bonaccione.
Toriel aggrottò le sopracciglia alla domanda dell'ex-marito,
ma
nonostante il suo atteggiamento fosse all'estremo opposto di uno
austero - o comunque uno funzionale all'obiettivo del mostro capra -
per una volta quest'ultima sembrò sollevata della sua
presenza,
e puntando gli occhi su Frisk gli sputò esasperata: -Asgore,
DILLE qualcosa! È l'una passata e non è ancora
andata a
letto!! Lo sa benissimo che domani deve andare a scuola, e
invece di pensare a dormire e ad alzarsi a un orario decente non fa che
leggere quel libro, non le basta leggerlo in classe e non prestare
attenzione alla lezione! Non pensa mica alla
figuraccia che ci fa fare comportandosi così, sia maledetto
il
giorno che gliel'ho comprato da quel povero negoziante ambulante che...-
Le parole che si susseguirono incessanti dalla bocca della madre
diventarono vuote e informi alle orecchie della bambina, la quale dopo
un brevissimo istante di smarrimento decise di sfruttare
l'immobilità dei genitori e dare il via al suo discorso ben
studiato; l'aspro tono di rimprovero della Pyroat fu sostituito nello
stupore generale dalla parlantina sempre più convinta e
dettagliata dell'unico essere umano della famiglia, e tra lo sventolare
frequente dei fogli colmi di appunti e disegnini e il lieve agitarsi
del suo nastrino verde causato dallo scuotere della sua testolina,
l'espressione dei due interlocutori si tramutò man mano in
una
perfetta rappresentazione dello sconcerto inutilmente celato nella loro
ANIMA.
-...E, e poi c'è la teoria di un parente non troppo lontano
di
Gerson, secondo la quale i mostri potrebbero vivere per sempre dopo la
morte proprio come gli umani, ma solamente se almeno una piccola parte
della loro ANIMA ottenesse il dono dell'immortalità.
Sappiamo
che l'ANIMA dei mostri svanisce appena questi diventano polvere o
comunque entro pochi secondi nel caso di un Boss Monster, ma io ho
pensato... l'ANIMA degli umani è immortale, quindi se uno
come
me dovesse tenere dentro di sé il ricordo dell'affetto che
provava per un mostro, di sicuro parte di lui vivrebbe in eterno
nell'ANIMA dell'umano, come se la sua essenza grazie all'umano
diventasse immortale e potesse quindi raggiungere il paradiso!
...L'amore è questo vero, un ricordo indelebile, uno che
purtroppo per uno scherzo del destino non resisterebbe in una fragile
ANIMA da mostro sul punto di svanire, anche se questi sono gentili e
compassionevoli... ma sarebbe un ricordo che vivrebbe in eterno in
un'ANIMA come la mia!-
Fece una pausa doverosa per riprendere fiato, avvertendo solo in quel
momento il pizzicare leggero dei piccoli solchi che le sue lacrime
avevano percorso lungo le guance, e ancora travolta
dall'emozione
palesò la sua richiesta supplicando: -M-mamma,
papà, vi
prego, permettetemi di conoscere i piccoli mostri che nasceranno d'ora
in poi, e, e i genitori, così piano piano porterò
dentro
di me il ricordo di tutti e garantirò ai mostri una vita
dopo la
morte!!-
Pronunciata l'ultima dolorosa sillaba Frisk distese sul fianco il
braccio libero dal peso del vaso, i fogli su cui aveva scritto i punti
salienti delle sue congetture che le accarezzarono impercettibili i
pantaloni, e aspettò il verdetto dei Pyroat di fronte a lei
con
l'ANIMA in gola e il respiro un po' affannoso.
Improvvisamente credette di aver preso un granchio nello sperare di
ricevere una risposta affermativa; pensò affranta che
avrebbero cercato di dissuaderla dall'intraprendere la strada tortuosa
e dal forte stampo spirituale che aveva scelto, o che avrebbero
addirittura smontato le sue
argomentazioni bollandole come fantasie ridicole e infine obbligandola
ad andare a letto.
Fu una voce proveniente alla sua sinistra però che
spezzò
quel silenzio fatto di rapide sbirciatine e parole morte sul nascere, e
che
sebbene la sua insolenza sarebbe riuscita a cambiare le vite dei
presenti.
-Bah, ditele di sì, ovvio che riuscirebbe a fare 'sta
boiata, Frisk sa persino riavvolg-...-
Ma proprio prima di spiattellare ai quattro venti il segreto della
bambina, Flowey si accorse di avere gli occhi non graditi dei genitori
addosso e si bloccò, accigliato.
Era sempre stato restio nell'avviare una qualsiasi conversazione volta
a ricongiungerlo ai suoi familiari più stretti, tuttavia
l'impulso di commentare sarcasticamente la stramba idea di Frisk aveva
prevalso sul suo scetticismo verso la possibilità di essere
compreso, o amato di nuovo in quanto figlio.
Fissò i volti attenti di Toriel e Asgore giusto un paio di
secondi, per poi abbassare la corolla e tornare a contare uno ad uno i
granelli di terra che gli lambivano il suo tanto odiato corpo da fiore,
del tutto ignaro di aver favorito un concatenarsi di eventi altrimenti
inimmaginabile.
-...Posso andare in ospedale e conoscere le famiglie quando sono libera
e non devo studiare! E, e col tempo porterò i miei compagni
di scuola a fare lo stesso, non peserà tutto su di me! Anche
altri umani un giorno proveranno affetto per i mostri!-
insisté la piccola prendendo la palla al balzo.
-Intendi come... una benedizione?- riuscì a borbottare il
padre con una delicatezza di cui si stupì lui stesso, al che
lanciò un'occhiata veloce alla Pyroat lì di
fianco e, convinto di dover assecondare il suo fare severo di poc'anzi,
tentò di abbozzare un tono rigido e solenne e
continuò incerto: -Uh, cara... è vero che i
mostri sono ancora un numero esiguo, ma le nascite anche se lentamente
stanno aumentando, non penso potresti... Ehm, anche se dici che i tuoi
compagni faranno lo stesso non credo che... Insomma, ci sono anche i
paesi fuori da Pleedothoons Town e...-
-Oh Asgore, non riesci proprio ad essere severo con
tua figlia... o anche solo credibile.-
lo interruppe l'altra portando una mano sull'attaccatura dell'orecchio
e grattandosi la peluria gonfia per il freddo.
Aveva comunicato la sua riflessione annoiata relativa al suo vecchio
coniuge accompagnata da un gesto di esasperazione, ciononostante
l'intera famigliola riconobbe nella sua voce anche una sfumatura
divertita: era una voce che infatti manifestava il suo essere disposta
a sopportare Asgore almeno fino a che non lo avrebbe trovato necessario
ai fini del benessere della bambina, e che richiamava alla
memoria i tempi lontani in cui lei lo rimbrottava con affetto.
E la parte migliore di tutte, era che stava sorridendo.
-Toriel, abbi fiducia in lei, in fondo non ci sta chiedendo
chissà cosa. Se i suoi progetti non ti dovessero
convincere nemmeno col passare del tempo, potremmo sempre sospendere
con le visite... e in tal caso sarai libera di tirarmi addosso tutte le
fiamme magiche che vuoi!- scherzò il Boss Monster alto e
nerboruto, scatenando un sospiro nel mostro capra che era stata in
passato la sua compagna.
-...Essia. Va bene Frisk, ma impegnati a scuola, non distrarti a
lezione, non caricarti troppo di resp-...-
Neanche le raccomandazioni di Toriel poterono reprimere la
felicità che Frisk provò nell'udire la risposta
iniziale. La piccola umana scattò dunque davanti a loro
esclamando a
pieni polmoni un "Grazie!" emozionato, uno che da solo fu sufficiente a
suscitare il
riso nei due mostri ormai dall'ANIMA rasserenata, dopodiché
li oltrepassò saltellando a ogni passo e sparì
inghiottita dal bianchissimo alone di semioscurità che
aleggiava immobile nella sua cameretta.
-...È una brava bambina, è che in effetti, come
hai detto tu... dovrebbe imparare a riconoscere i suoi limiti.-
bisbigliò alla fine Asgore seguendo placidamente lo sguardo
della Pyroat, che era ancora fermo nel punto preciso in cui la sagoma
della figlia era svanita.
-Chi lo sa, potrebbe imparare qualcosa da quel Floweet. Ho
l'impressione che quei due si completino a vicenda, di sicuro Frisk gli
vuole molto bene. Di solito non è calmo né
tantomeno obbediente, mi
chiedo perché abbia voluto farlo partecipare se rischiava di
mandare tutto a monte!-
...Perché diavolo ha voluto che io sentissi tutto questo?!
***
L'euforia che aveva iniziato a stuzzicarle l'ANIMA da quando aveva
fissato il fatidico appuntamento era ormai ravvisabile in ogni suo
gesto, e Undyne non sapeva davvero come avesse potuto mascherare quel
sentimento
impetuoso e frizzante per ben due giorni di fila senza dare nell'occhio.
Aveva effettuato la telefonata che sentiva l'avrebbe condotta al
capitolo successivo della sua relazione con Alphys proprio mentre
quest'ultima non era a casa, e quella mattina stava riordinando i suoi
documenti nella borsa a tracolla di modo che
potesse prepararsi ad
uscire in gran segreto, approfittando un'altra volta
della sua assenza causa lavoro. Non le andava troppo a genio dover
celare le
sue emozioni e organizzare un controllo di tale rilevanza - e
sicuramente determinante per il loro futuro - così di
nascosto, soprattutto perché in fondo sapeva che riguardava
anche la sua amata e sarebbe stato quanto meno coerente condividere le
sue gioie e le sue speranze assieme a lei; ma la Spearish aveva dalla
sua parte la certezza che stesse facendo tutto questo in buona fede,
che stesse preparando in fin dei conti un annuncio amorevole
paragonabile alla miglior sorpresa di compleanno che un mostro avrebbe
mai potuto desiderare. L'immagine soave del suo musino sorridente e dei
suoi occhioni colmi di lacrime di felicità che di punto in
bianco le attraversò la mente, una visione sulla quale si
era ritrovata spesso a fantasticare pur non conoscendo i progetti di
vita della Dinozap, la portò però di nuovo a
esitare di fronte alla sacca appoggiata sul comodino della loro camera.
Quasi dimenticò il motivo del suo frenetico rovistare tra le
tasche poco capienti in cui credeva di aver inserito tessere e fogli di
ogni genere, poi di colpo sbatté le palpebre e rimise a
fuoco ciò che aveva sotto alle sue dita affusolate, cercando
di accantonare almeno momentaneamente i dolci pensieri che le stavano
regalando un piacevolissimo calore al petto.
Fece un passo indietro e si chinò per aprire i cassetti del
mobiletto e cercare l'unico documento che la divideva dall'uscire di
casa balzellando in preda alla beatitudine più totale,
quando la sua mano sfiorò quella che pareva fosse una busta
cristal dalla superficie spiegazzata, posta in mezzo a delle cartelline
colorate di varie misure sistemate in maniera disordinata dentro al
cassetto di Alphys. Siccome aveva riconosciuto all'istante l'involucro
rugoso al tatto con il quale la sua ragazza aveva conservato le sue
storie romantiche, le venne pressoché automatico trascinare
di lato la bustina trasparente e raddrizzare la sua schiena atletica
portandosi la fanfiction a qualche centimetro dal volto, certissima di
dover trattenere a breve la tenera commozione che le avrebbe pizzicato
l'interno delle palpebre.
Appena inquadrò meglio i fogli che aveva davanti, tuttavia,
il dolce sorriso che aveva sulle labbra si spense e fu sostituito da
un'espressione stranita e confusa, provocata da una crescente
sensazione di disagio derivata dalla consapevolezza di aver forse
violato la privacy della sua innamorata.
La sua pupilla ormai ridotta a una fessura si posò sulle
sagome inerti che parevano sorvegliare la stanza tutt'intorno a lei
prima di soffermarsi ancora sulla busta cristal che aveva tra le mani,
rendendosi conto che non si ricordava affatto di aver visto Alphys
usarne una colorata, e che soprattutto il titolo della fanfiction non
le era familiare nemmeno un po'; ma non v'era alcun dubbio che fosse
stata scritta da lei, la Spearish conosceva il suo tratto pieno di
sbavature e i caratteristici scarabocchi da fumettista in erba che
ricoprivano i margini del foglio, e aveva imparato molto presto a
riconoscerne i segni causati dall'ansia e dalla solitudine che
gravavano sulla Dinozap ai tempi del suo operato come scienziata reale.
Sebbene l'orologio a muro le stesse confermando che si era preparata in
largo anticipo e che quindi non correva il rischio di arrivare tardi
all'appuntamento, il mostro pesce scoprì di non voler
buttarsi nel racconto senza l'approvazione della sua ragazza.
Provò dunque a leggere di sfuggita solamente la prima frase,
soltanto le prime righe e poi avrebbe lasciato in sospeso la storia e
magari in seguito si sarebbe preoccupata di chiederle da dove fosse
saltata fuori.
...Fu un errore madornale.
Nel momento in cui arrivò al pallino nero che terminava
l'incipit della fanfiction, la mente di Undyne a discapito delle sue
intenzioni stava già viaggiando in un luogo lontano,
stregata in maniera inesprimibile
dallo stile di scrittura coinvolgente e grazioso del quale aveva avuto
un discreto assaggio la notte di Natale. Il tema scelto per la storia
fornì inoltre delle nuove possibili risposte alle domande
che si era posta nei minuti successivi al suo curioso ritrovamento, e
nonostante fosse rimasta colpita nel profondo dall'estrema
intimità del testo, la Spearish non seppe frenare la sua
voglia di far immergere la propria ANIMA in una situazione
così vicina alla realtà che stava idealizzando.
Come
se il nostro amore non fosse abbastanza
Oggi è il
grande giorno, il giorno in cui io e Undyne ci ameremo come mai prima
di adesso e creeremo, sperando che resista alla sua naturale
fragilità, l'ANIMA di nostro figlio.
Ho aspettato con
trepidazione l'arrivo di questo momento così importante per
la nostra relazione, talmente tanto che ogni tot di minuti mi ritrovavo
a ruotare il muso verso l'orologio in basso a destra dello schermo del
monitor, distraendomi dal lavoro. E puntualmente avevo la sensazione
che il sole non sarebbe sorto nemmeno in Superficie, che il conteggio
squadrato delle ore mostrato dal computer si sarebbe bloccato appena
giunta la mezzanotte, magari approfittando del fatto che fossi andata a
letto solo qualche minuto dopo le 11.
Mi sono coricata un po'
in anticipo perché sapevo che avrei dormito a singhiozzo, o
forse sarebbe più corretto dire a balbettii... è
una mia maledizione. Ma questa volta è successo per via di
un'emozione che stava travolgendo ciascuna povera particella di magia
destinata a darmi la vita. Ero felice, non provavo niente del genere da
chissà quanto tempo. In effetti però, non credo
mi sia mai successo. Eh.
Fatto sta che
stamattina, dopo aver sbirciato nell'altissima console - no, mi sa che
sono io bassa... già, certo, è così -
che mostrava
delle riprese randomiche del Sottosuolo, la mia Unnie è
arrivata all'entrata del laboratorio ed è corsa ad
abbracciarmi. Abbracciare me, oh dio, ancora non ci credo.
E pensare che avevo a
malapena pulito il pavimento e indossato un camice privo di segni di
usura, come al solito faccio tutto di fretta e quella mattina avevo
nuovamente dato prova del mio essere una buona a nulla. E se avesse
gradito una doccia rinfrescante per le sue scaglie accaldate? E se le
avesse fatto piacere vedere una scia di petali di rosa andare dal piano
terra fino al letto che stava di sopra, quest'ultimo appositamente
lasciato nella sua forma non a cubo? E se avesse desiderato in fondo
un'altra ragazza che non fosse m-... Oh dio, il letto!
Sollevo quindi la testa
e le ammetto con la vergogna che mi dilania l'ANIMA che quando mi ero
alzata avevo per errore premuto il pulsante sotto la sponda, sono
distrutta dal fatto di essermi dimenticata una cosa così
importante...
Ma il sorriso che ha
sulle sue labbra scure e lisce non accenna ad andarsene, e con una
dolcezza che stento a credere la stia manifestando proprio a me si
china di nuovo a baciarmi la cresta.
"Amore mio! Di che ti
preoccupi, si può sempre ripremere! Piccola nerd!" dice
questo mentre mostra i suoi denti affilatissimi, e l'immagine del mio
viso che ci si riflette sopra non sembra troppo patetica, una volta
tanto.
Ho delle pessime
abitudini alimentari che hanno causato il mio essere grassa, inoltre
porto gli occhiali nemmeno fossi un ragazzo degli anime sfigato, e il
soffitto del laboratorio pare sempre un rettangolo verde-limone
irraggiungibile; eppure con lei mi sento una persona migliore, con lei
tendo a mettere da parte il mio orrendo segreto sugli
Amalgamati e
riesco a lasciarmi andare a QUEL
sentimento, quello che mi avvolge ogni qualvolta la ammiro dai suoi
stivali rossicci all'occhio guizzante di energia.
Lei è
bellissima, davvero me la merito? ...Non dovrei chiedermi questo il
giorno in cui dobbiamo creare un'ANIMA!
Alla fine ci dirigiamo
al piano superiore, e dopo aver azionato il bottone che metteva in moto
il meccanismo peculiare di quell'invenzione ci sediamo sul lenzuolo del
letto, ora abbastanza ampio da ospitare due mostri in posizione di
rituale. Ci stringiamo le mani già luccicanti della nostra
magia e ci diamo un bacio, chiudendo gli occhi e sobbalzando
leggermente appena comprendiamo di quale incredibile potere fosse
provvista la razza a cui apparteniamo, pur se non pericoloso in questo
frangente.
Da qui in poi, ecco,
è tabù parlarne, però posso inventarmi
cosa succede anche se non ho la più pallida idea di cosa
stia scrivendo! A scuola certe cose non le dicono, men che meno nei
libri, non so nulla sulla faccenda e... Uhm, scusate, questa
è una nota dell'autrice. Dovevo avvertire, prima?
La magia che scaturisce dalla nostra stretta vigorosa inizia a miscelarsi in maniera armonica e passionale, oltre che sfiancante. È così d'impatto che le nostre palpebre si
dischiudono in un battibaleno, e per un attimo crediamo quindi di aver
fallito nel rispettare il patto sancito dal miracolo della vita. Ma
intorno a noi non vi sono piastrelle azzurre o mobilio dal colore
discutibile rispetto al resto del laboratorio, io e Unnie non ci
troviamo più sedute sul mio letto...!
Una delle mie mani
stringe ancora quella palmata della mia ragazza, e ovunque puntiamo lo
sguardo scorrono serene delle grandi nuvole immacolate su fondo blu, un
insieme vastissimo di cumuli e stratocumuli (N.d.A.: Ok, si chiamano
così, ho ricontrollato in uno dei libri di geofisica,
capitolo due settimo paragrafo). E a quanto pare stiamo volando sospese
in aria come degli angeli, le nostre mani che permeano sempre di una
forza sconfinata e le nostre menti unite in una visione onirica che
trascende la percezione.
Una nuvola
più piccola e vicina delle altre attira la nostra
attenzione, e guardandola meglio ci accorgiamo che il vapore a comporne
la struttura si sta addensando nella parte centrale al pari di un
vortice incantato lento e silenzioso. Quella nuvola sta plasmando
davanti ai nostri occhi l'ANIMA di nostro figlio...!
La sagoma definitiva si palesa a noi dopo qualche incalcolabile
istante, ed entrambe osserviamo rapite il neo cuore rovesciato
fluttuare leggero verso le sue mammine. E Unnie si attiene alla nostra
decisione tendendo un braccio in direzione dell'ANIMA e guidandola fino
al suo grembo coperto dalla giacca in pelle, un ostacolo che il primo
barlume del nostro piccolino supera lentamente imitando una
timida
creatura che attraversa un portale. Uno che spero percepisca essere
colmo di sicurezza e amore.
Dalle nostre dita intrecciate comincia a svanire poco a poco la magia
designata a compiere il miracolo, così io e Undyne apriamo
DAVVERO gli occhi, rendendoci conto che di fatto siamo state per tutto
il tempo al laboratorio. La forza del sogno misto a
realtà che abbiamo
vissuto ci fa comprendere la ragione della sacralità del
rituale, e incapaci di trovare le parole giuste ci stringiamo in un
abbraccio tremolante dall'emozione.
È stato
meraviglioso.
...Eppure il nostro
amore non è bastato. Soltanto due settimane dopo, Unnie ha
avvertito il calore della piccola ANIMA che riposava dentro di lei
spegnersi per sempre.
Succede spesso
purtroppo, noi mostri siamo venuti al mondo sotto a delle leggi
stabilite da una natura crudele e punitiva.
Unnie si è
scusata mille volte, io personalmente ho paura di esserne la causa...
Non posso biasimare la decisione dell'Angelo che ci osserva, io nemmeno
ero convinta appieno di essere amata! È stato un errore,
è colpa mia e delle mie insicurezze.
...Mi sento uno schifo,
non... riesco più a smettere di mangiare...
Avrei dovuto dire la verità sul laboratorio sotterraneo, ma
non voglio scatenare l'ira di Undyne, non posso perderla, non posso
credere che il mio amore non sia abbastanza. Perdonami Unnie, io ho
provato ad amarti, lo giuro, LO GIURO!!
Ti prego non lasciarmi,
non odiare questo mostro disgraziato quale sono, io ho bisogno di te.
Senza la tua costante protezione io non supererò le
complicanze della vita, il futuro mi spaventa Unnie, perché
il passato è stato terrificante.
Ho paura, non lasciarmi.
Quando giunse al fondo della pagina, Undyne abbassò la busta
trasparente e fissò un punto lontano della parete di fronte
a lei.
L'ultima parte della fanfiction aveva preso una piega inaspettata, e la
Spearish provò con tutta se stessa a trattenere quella
manciata
di lacrime che le stavano ora pizzicando sul serio
le palpebre, di certo non per l'emozione che si era immaginata; Alphys
aveva dimostrato innumerevoli volte di aver giovato della sua compagnia
e di aver amato ogni singolo istante della loro convivenza trascorsa in
Superficie, tuttavia leggere delle sue sofferenze passate
espresse tramite un crescendo di critiche rivolte alla sua persona,
unite a un
finale quasi delirante... aveva portato le sue polveri a fremere
dall'angoscia. Il mostro pesce aveva tra le mani la prova effettiva che
anche nei mesi successivi al saldarsi della loro amicizia, la sua
ragazza non aveva mai smesso di sentirsi straziata fin nell'ANIMA da
ciò che era successo dopo le iniezioni di DETERMINAZIONE
avvenute all'insaputa di tutti, e dalle bugie che ne erano derivate
come un fiume in piena.
Averne la conferma però non deteriorò il
sentimento
d'amore che ardeva in lei, fu anzi uno stimolo in più per
spingerla a esternare ancora e ancora il suo affetto smisurato, e per
riaccenderle la smania di procedere coi preparativi affinché
potesse portare a una svolta una relazione che andava avanti da circa
un anno e mezzo.
Scrollò il capo facendo oscillare le sue orecchie-pinne, e
rivolse il suo sguardo prima sulle lancette ticchettanti sopra alla
scrivania, poi verso il cassetto del comodino che adesso sapeva essere
rimasto aperto da diversi minuti. Nel momento in cui
adocchiò
uno degli angoli della tessera che le mancava sbucare tra due
cartelline dai colori sgargianti, Undyne si piegò
leggermente
così da recuperare l'ultimo prezioso documento e rimettere
al
suo posto la fanfiction, ma una voce squillante risuonò di
colpo
subito fuori dalla porta che dava al corridoio.
Una voce che apparteneva all'unica persona che in tali circostanze
avrebbe potuto dare un'accezione negativa alla situazione e coglierla
in flagrante.
-Unnieee ci sei, vero? U-uhm, ho preso un p-permesso da lavoro, devo
solo andare un attimo, ecco...-
Non ebbe il tempo di infilare la storia incriminata tra il disordine
variopinto del cassetto e quindi di nascondere l'evidenza:
riuscì soltanto ad afferrare la schedina elettronica poco
prima
di raddrizzarsi ed osservare colpevole la figura cicciottella di Alphys
che si trovava già all'entrata della loro camera, il suo
sorriso
impacciato che svanì in un lampo insieme
alla
conclusione della frase.
-U-Undyne, c-c-cosa...?- balbettò paonazza con gli occhi a
palla
e il corpo scosso da dei fremiti spaventosi, talmente forti che la
Spearish pensò sarebbero stati individuabili persino a metri
e
metri di distanza.
-Alphy!- esordì impotente il mostro pesce guardando un
attimo la busta cristal,
dopodiché tentò: -Mi dispiace, non volevo
leggerla,
tranquilla, sappi che io...-
-No, no, NO!- la interruppe la Dinozap cacciando uno squittio acuto e
precipitandosi al suo cospetto, le braccia prontamente distese verso
l'alto per strapparle di mano i fogli di cui tanto si vergognava.
Nonostante l'irruenza dei suoi movimenti, la sua ragazza credette che
il fato dopotutto le stesse servendo su un piatto d'argento la
possibilità di chiederle scusa, e mentre l'amata si
affannava a
raggiungere la storia maledicendo in silenzio la sua bassa statura,
Undyne decise di non opporre resistenza e di chinarsi su di lei al fine
di abbracciarla e rassicurarla. Appena Alphys strinse la fanfiction al
petto, tuttavia, i suoi piedini scattarono all'indietro e il tocco
colmo
di rincrescimento della Spearish non arrivò nemmeno a
sfiorarla;
del suo gesto affettuoso beneficiò solamente l'aria greve
che
attorniava i suoi muscoli possenti, e fintanto che raddrizzava
di nuovo le gambe la sua espressione divenne inquieta e sofferente,
seppur in verità riflettesse solo un minuscolo frammento
dello
straziante sconcerto a trafiggerle l'ANIMA.
Rimase lì impalata a fissare la compagna, cercando di
valutare
in fretta quali fossero le parole migliori per scusarsi e per
riguadagnarsi il diritto di incrociare il suo sguardo, ora puntato di
proposito sulle piastrelle del pavimento con fare scontroso.
-Oh tesoro... Davvero non volevo, ascolta, ti assicuro che non sono
arrabbia-...-
-S-solo, solo p-perché hai sentito q-q-quella cosa, non vuol
dire che puoi f-ficcanasare negli a-affari degli altri! C'è
un
m-motivo per cui n-non ti ho mostrato q-questa fanfiction, potevi
almeno avere la d-d-decenza di chiedere, prima!!-
Dalle sue labbra vacillanti esplosero accuse stridule e incontrollate,
che in un istante demolirono quel poco di lucidità
che Undyne
stava disperatamente cercando di preservare malgrado la turbolenta
esperienza della lettura. Finì quindi per ignorare
l'identità di qualsivoglia suono o voce che la Dinozap
pareva
sottintendere, e nella sua testa non poté pensare ad altro
che
alla sfrontatezza da lei dimostrata.
-Ficcanasare?? E il motivo, quale sarebbe Alphys? Tu non ti fidi di me,
dopo tutto questo tempo...!- esclamò di tutta risposta
mostrando
i denti, furente.
Una volta recepito l'inevitabile tono adirato della sua ragazza, quella
sollevò il capo, rassegnata, e rivelò ciascun
pietoso segno
che la discussione aveva comportato sul suo viso; era rossa tanto
quanto le fiamme che divorano una foresta al crepuscolo, e allo stesso
tempo le sue squame erano ricoperte di sudore salato misto a lacrime,
una visione non delle più gradevoli da contemplare neanche
per
una persona che era abituata sin dal principio a riconoscere i segnali
di
chi soffre di crisi di panico.
Eppure la Spearish non batté ciglio, e Alphys
tremolando dal nervosismo le rinfacciò: -S-sei tu che non ti
f-fidi, avrei p-potuto spiegarti c-c-cosa volevo... u-ugh...-
-Qui mi sembra sia qualcun'altra a non voler sentire ragione!-
continuò allora tingendo la sua voce di
un'aggressività che mai aveva indirizzato al mostro che
amava.
-Non... d-dovevi Undyne, t-tu n-n-non dovevi...!-
-Sì, quella notte forse non avrei dovuto mostrarti le mie
lettere schifose, visto che tu sei la prima a non fidarti!-
Pronunciate quelle parole, Undyne gettò la
tessera
che stringeva ancora nella mano destra nella sacca, se la mise
a tracolla e
superò la Dinozap a passo pesante prima di fermarsi un
attimo
nel corridoio del piano superiore, dichiarando le sue intenzioni senza
voltarsi indietro.
-Devo uscire anche io, non so quando torno. Fai quel che vuoi, non mi
interessa.-
E dopo neppure un minuto scarso la ex-guerriera si era già
lasciata alle spalle la loro abitazione, una con all'interno una
seconda ANIMA che piangeva magia amara.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
...Eh.
Bello tosto questo capitolo. Che dire, lo amo. L'idea del progetto di
Frisk l'ho adorata, l'inception della FF di Alphys mi ha emozionata
non poco, e il cliffhanger col litigio... Semplicemente splendido. A
voi i commenti.
Il capitolo 10, numero tondo tondo... Direi che è quello
giusto
per... lasciarvi in attesa trepidanti per il prossimo e fare una pausa.
Sì, voglio
prendermi una pausa dallo scrivere:
questo è
l'annuncio di cui vi parlavo sopra. Un po' triste lo so, ma capitemi:
dopo la pausa tra Skipped e We are one, sto praticamente scrivendo
non-stop da due anni, il mio cervello sta fumando. Tra l'altro dovrei a
breve cominciare a lavorare. Ci tengo a dirvi che
amo ancora scrivere, e che tengo immensamente a questa Fanfiction. Non
rimarrà incompiuta, ma ho bisogno di qualche mese per
riprendermi e tornare più carica di prima (e per continuare
a
rispettare la pubblicazione bimestrale, si spera). Non voglio che i
capitoli
vengano male per via della mia stanchezza mentale =/. Davvero,
è da un po' che non riesco a rileggere e correggere i
capitoli
in cantiere senza pensare "Oh mio dio cos'è 'sta roba",
quando
in realtà sto sempre scrivendo bene. Una pausa per
rinfrescarsi
le idee per me ora più che mai è
d'obbligo. Ma ripeto,
state tranquilli, tornerò su EFP e finirò questa
storia!
Intanto, potrei magari invitarvi a rileggere i capitoli precedenti
visto che sono stati da poco revisionati, e ringrazio ovviamente chi me
li ha recensiti e chi sta solo leggendo...
le visite sono un sacco, wow! Grazie davvero.
Vi saluto, ci vediamo dopo la pausa!
Ciao ragazzi/e!
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