As it should be

di heykurt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Una fanfiction Kurtbastian? Nel 2020? Ebbene sì. Dopo essermi decisa a fare il rewatch di Glee, sono ricaduta nel tunnel. A dire il vero questa era una fanfiction che avevo in mente già da un bel po' di anni, ma per un motivo o per un altro non ero mai riuscita a scriverla. Così ho deciso di approfittare della quarantena per rimettermi all'opera! 

N.B Se non avete visto la sesta stagione di Glee questa fanfiction è SPOILER! (anche se sono passati cinque anni dalla fine, e probabilmente lo hanno visto tutti lol). Gli eventi della fanfiction seguono gli episodi della sesta stagione, dialoghi compresi (non tutti, ma alcune scene era necessario che rimanessero uguali). La differenza? Sebastian sarà sempre presente! 

Spero vi piaccia! 




CAPITOLO 1


 

 

 

 

 

 

Kurt non riusciva a credere ai suoi occhi. Continuava a fissare i due ragazzi di fronte a lui quasi fossero due estranei, chiedendosi quando si sarebbe svegliato da quell’orribile incubo.

Sapeva perfettamente che, dopo la sua sfuriata a New York, non sarebbe stato facile riuscire a riconquistare Blaine, ma non credeva che al suo ritorno lo avrebbe ritrovato felicemente impegnato con David Karofsky. Tra tutte le persone con cui sarebbe potuto uscire, aveva scelto proprio Dave, quello stesso ragazzo che per così tanto tempo lo aveva tormentato rendendogli la vita un inferno.

Avrebbe trovato addirittura più sensato scoprire che Blaine avesse iniziato a frequentare Sebastian Smythe, visto che i due, nonostante tutto, sembravano essere diventati amici dopo che Sebastian lo aveva aiutato ad organizzare la proposta di matrimonio perfetta alla Dalton.

Ma… Karofsky! Era impensabile.

«Spero che potremmo essere amici ed uscire tutti insieme» propose all’improvviso Dave, destando Kurt dai suoi pensieri.

Come poteva chiedergli una cosa simile? Come poteva pensare che fosse una buona idea e non considerare il fatto che per lui non fosse semplice accettare la loro relazione? Aveva la nausea e sentiva di essere sul punto di vomitare.

«Sarebbe divertente!» esclamò camuffando un sorriso ironico, anche se i suoi occhi lasciavano trasparire il suo disagio. «Se volete scusarmi, dovrei andare in bagno».

Kurt si alzò velocemente dalla sedia del bancone dello Scandals, sentendo la testa girargli. Era sul punto di vomitare e temeva che non sarebbe riuscito a raggiungere il bagno senza rimettere in mezzo alla pista da ballo. Si fece strada tra la folla, inspirando profondamente dal naso, cercando di rimanere lucido. La musica gli rimbombava nelle orecchie e per un momento gli parve che il suo cuore battesse con altrettanta foga, provocandogli un fastidioso nodo alla gola.

Intercettò la porta del bagno e vi ci si fiondò dentro a passo spedito, entrando poi in uno dei gabinetti, chiudendo a chiave la porta. Gli mancava il respiro e le lacrime gli avevano offuscato la vista. Si appoggiò con la schiena alla parete e si lasciò scivolare lungo di essa, un nodo che gli si stringeva sempre di più alla gola.

Era soltanto colpa sua; aveva rovinato la cosa più importante della sua vita e tutto per delle stupide discussioni che sarebbero state risolvibili parlandosi a cuore aperto. Come erano arrivati a quel punto? C’era una piccola parte di sé che si rifiutava di credere che stesse succedendo davvero; doveva essere solo un brutto sogno e presto si sarebbe svegliato nel suo letto del loft di New York stretto tra le braccia di Blaine.

Rimase seduto sul freddo pavimento dello Scandals per quella che parve un’eternità, le ginocchia premute contro il petto e il volto immerso tra le braccia, incapace di smettere di singhiozzare. Fu come se il tempo si fosse fermato e tutto attorno a lui fosse diventato sfocato. Gli occhi gli bruciavano e la gola e il naso pizzicavano come non mai.

Fu solo quando sentì aprirsi la porta principale del bagno, che riuscì a trattenere i lamenti. Srotolò della carta igienica e se la tamponò sul viso, cercando di darsi un po’ di contegno.

«Bella serata, vero?» disse uno sconosciuto. «Hai visto come ci dava dentro il biondino?»

«Il miglior spettacolo di sempre» ridacchiò qualcun altro.

Kurt era sicuro di averlo già sentito prima, ma non riusciva a collegare la voce al volto…

«Certo che devono reinventarsi. Mettono sempre la stessa musica. Se sento un’altra volta ‘Don’t Leave Me This Way’ mi sparo. Fa riaffiorare ricordi poco piacevoli» continuò la voce familiare.

L’altro fece un verso d’assenso e Kurt, cercando di fare il meno rumore possibile, si rimise in piedi, tirando su col naso. Riusciva a contenere a stento i singhiozzi e, ogni volta che ci provava, percepiva una forte fitta al petto. Si morse con forza il labbro inferiore, ricacciando indietro la lacrime. Chiunque ci fosse dall’altra parte, non poteva vederlo in quello stato pietoso; per Kurt il solo pensiero era umiliante. Sarebbe stato impossibile nascondere gli occhi arrossati, ma voleva uscire dal quel bagno con un briciolo di dignità, senza piagnucolare disperatamente.

«Io torno in pista, non voglio perdermi lo show» riprese lo sconosciuto con euforia.

«Arrivo subito, River» disse l’amico, aprendo uno dei rubinetti.

Kurt si appoggiò delicatamente alla porta, cercando di sbirciare attraverso la piccola fenditura che la separava dallo stipite, ma tutto ciò che vide fu la nuca di un ragazzo con i capelli castani. Pregò con tutto sé stesso che se ne andasse presto, ma il ragazzo non sembrava intenzionato a tornare subito in pista come aveva detto: pareva troppo occupato ad ammirarsi allo specchio.

Kurt sbuffò, rassegnato. Finse di tirare l’acqua e si decise a sbloccare il chiavistello. Fece giusto in tempo ad aprire la porta, prima di riconoscere il ragazzo che si stava lavando le mani. Tra tutte le persone che poteva incrociare quella sera, Sebastian Smythe era di certo la meno gradita.

«Ah…» fu tutto quello che gli uscì dalla bocca.

Tenne la testa bassa, per evitare che Sebastian notasse i suoi occhi da pianto, e si piazzò sul lavandino accanto per lavarsi le mani a sua volta.

Per svariati secondi ci fu un imbarazzante silenzio, rotto solo dallo scrosciare dell’acqua. Kurt non aveva di certo intenzione di rompere il ghiaccio, anche perché non avrebbe saputo che cosa dirgli. L’ultima volta che si erano visti era stato quasi due anni prima, quando Blaine gli aveva fatto la proposta, e anche in quella occasione non avevano avuto granché modo di parlare. Sebastian si era limitato a fargli le congratulazioni e le loro strade si erano separate tanto velocemente come si erano incrociate.

Pensò di accelerare le cose per potersene andare, ma una parte di lui non voleva mostrarsi tanto scontroso da non poterlo nemmeno salutare. Avevano avuto un passato burrascoso, ma negargli il saluto forse era un tantino eccessivo. Andarsene per primo ai suoi occhi sembrava come un segno di resa e di codardia, e non poteva di certo permettere a Sebastian di dargli un qualsiasi motivo per attaccarlo. Decise quindi che avrebbe aspettato che l’altro facesse la prima mossa e raggiungesse il suo amico River.

Kurt chiuse l’acqua, prendendo della carta per asciugarsi le mani. Fece ogni gesto con estrema calma per permettere all’altro di finire, ma Sebastian continuava ad inumidirsi le dita per potersi sistemare ogni ciuffo all’insù e rendere la sua pettinatura più alla moda. Kurt avrebbe voluto fargli notare quanta acqua stesse sprecando, ma non era in vena di fare polemica; non aveva più voglia di niente.

«Guarda chi c’è» disse finalmente Sebastian, quando Kurt gettò la carta nel cestino sotto il lavandino. Continuò a perfezionare la sua acconciatura, lanciandogli un paio di occhiate di sottecchi, quasi stesse calcolando la sua prossima mossa. «Li hai visti, vero?» domandò svariati secondi dopo, senza smettere di bagnarsi i capelli.

Kurt fu colto alla sprovvista e si decise finalmente ad alzare gli occhi verso di lui. Bruciavano ancora molto. «Visto chi?» chiese con indifferenza.

«Oh, andiamo» alzò gli occhi al cielo Sebastian. «Yoghi e Bubu».

A Kurt non erano mancati per niente tutti quei soprannomi. Sebastian non avrebbe potuto sceglierne di peggiori, visto che Karofsky gli aveva confessato che nell’intimità si chiamavano proprio in quel modo. Il solo pensiero gli fece venire un conato di vomito.

«Onestamente hanno sorpreso pure me» continuò Sebastian.  «Credevo che tra voi sarebbe durata. Se avessi saputo che era così disperato, dopo la vostra rottura mi sarei fatto avanti perché, diciamocelo, sono decisamente meglio di Karofsky» disse tutto d’un fiato.

Non c’era malizia nelle sue parole o quel tono sarcastico e fastidioso che Kurt conosceva fin troppo bene. Era sinceramente sorpreso e non sembrava godere della sua sofferenza. Kurt si chiese quanto ci sarebbe voluto prima che sferrasse la coltellata finale e lo annientasse con uno dei suoi commenti pungenti, perché non era da Sebastian non approfittare di una situazione del genere per umiliarlo e farlo sentire una completa nullità.

Kurt non sapeva cosa rispondere. Sentiva che le lacrime gli stavano di nuovo inondando gli occhi e percepì un forte e preoccupante dolore al petto che gli fece emettere involontariamente un gemito.

Sebastian chiuse il rubinetto e si asciugò le mani, accorgendosi finalmente della reale situazione in cui si trovava Kurt. «Ehi, tutto okay?» domandò incerto, non schiodandosi dalla sua postazione.

Kurt aveva ufficialmente raggiunto la soglia di sopportazione e, senza averlo previsto, esplose. «È stata colpa mia! Ci siamo lasciati solo per colpa mia!» sbraitò fuori di sé.

Non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui aveva avuto una sfuriata simile. La sua voce era così acuta e carica di rabbia che Sebastian lo fissò incredulo, sbarrando gli occhi. Di certo non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da uno come Kurt.

«Io non- non riesco a respirare!» singhiozzò Kurt isterico. «Io- ho rovinato tutto! Credevo di poter sistemare le cose una volta tornato a Lima, e invece- Ah, sono così stupido!»

Sebastian si rese conto che la situazione stava degenerando e non era intenzionato a rimanere lì ad assistere alla sceneggiata di Kurt.

«Ehm, io devo-» tentò di smarcarsi facendo qualche passo all’indietro verso la porta principale del bagno. «Ci- ci vediamo» balbettò impotente, mentre Kurt continuava a piangere come un forsennato.

«Mi manca il respiro-» mugugnò Kurt premendosi una mano sul petto. «Non respiro. Io- mi sento morire. Non ci riesco» parlò quasi meccanicamente, la voce che si affievoliva sempre di più.

A Kurt sembrò che qualcuno premesse con forza una mano attorno al suo collo, ostruendogli le vie respiratorie. Il pianto incessante era ormai fuori controllo e più aumentava, più fatica faceva a recuperare il respiro.

Fu solo quando si accasciò in avanti, che Sebastian fece marcia indietro e corse verso di lui, aiutandolo a sollevarsi da terra.

«Woah, Kurt. Ehi!» lo scosse poco carinamente, spaventato. «Respira! Ehi, guardami! Respira!» ripetè più volte con decisione mostrandogli come fare. «Inspira ed espira, coraggio» lo spronò tenendolo stretto per le spalle.

«Io- non ce la faccio» gemette Kurt.

Era spaventato a morte; non aveva mai provato una sensazione del genere e si stava facendo prendere dal panico. Come se non bastasse si sentiva tremendamente in imbarazzo a piangere in quel modo davanti a Sebastian, ma non era più in grado di controllare le sue azioni.

«Mi sento svenire. Non respiro!» continuò a lamentarsi, massaggiandosi il collo. Infilò due dita sotto il colletto della camicia per poterlo allentare, ma neanche quello sembrò sufficiente.

Davanti a quel gesto, Sebastian parve avere un’illuminazione. «Aprila un po’» disse sbottonandogli qualche bottone, «ecco, così». Posò quindi delicatamente le sue mani sulle guance umide di Kurt, cercando di farlo rasserenare. «Guardami. Inspira ed espira. Così, bravissimo» lo incoraggiò quando Kurt iniziò di nuovo a respirare, anche se a fatica.

Si sentiva così umiliato… Sebastian avrebbe sicuramente sfruttato quell’episodio contro di lui un giorno, ne era certo. Nel giro di una settimana tutta Lima sarebbe venuta a sapere del suo crollo e allora sì che non avrebbe mai più messo piede fuori casa.

Kurt stava sudando copiosamente e sentiva che ogni centimetro della sua pelle scottava. «Mi- mi brucia…» piagnucolò. «Non respiro».

«Inspira ed espira. Continua così. Ancora… » disse con voce calma e rassicurante Sebastian, aprendo di nuovo il rubinetto. Si bagnò la mano destra e la posò sul viso di Kurt per poterlo rinfrescare, per poi passare al suo collo e al suo petto. «Ecco, un po’ d’acqua fresca ti fa bene».

Un gesto del genere agli occhi di Kurt -soprattutto se fatto da Sebastian- appariva tutt’altro che innocente. Eppure, il ragazzo che ora aveva di fronte gli sembrava sinceramente preoccupato per lui, ed intenzionato a farlo stare meglio. La mano fredda di Sebastian contro il suo petto rovente lo faceva tremare da capo a piedi, ma fu solo allora che si rese conto che il suo respiro stava tornando a poco a poco normale. Di una sola cosa era certo: in quel momento non pensava con lucidità.

Sebastian stava continuando a passare la mano dal suo petto al suo collo, guardandolo dritto negli occhi con una tale intensità che avrebbe potuto farlo sciogliere da un momento all’altro. Erano troppo vicini, vicini come non lo erano mai stati e, anche se Sebastian non pareva avere strane intenzioni, Kurt sentì crescere in lui un impulso che non avrebbe potuto essere più inappropriato che in quel momento.

Non si rese nemmeno conto di quello che il suo corpo fece nell’istante successivo. Fu tutto talmente istintivo, da lasciare disorientato persino lui stesso. Con un rapido gesto, portò la mano destra dietro la nuca di Sebastian, afferrandogli il colletto della camicia con la sinistra  e, alzandosi in punta dei piedi, premette le labbra contro le sue.

Sebastian chiuse gli occhi e fece svettare le sopracciglia nel punto più alto della fronte, spiazzato da quel bacio improvviso. Kurt si staccò solo dopo un paio di secondi, rimanendo a pochi millimetri dalla faccia di Sebastian per poterlo guardare negli occhi, ma quel breve scambio di sguardi fu così imbarazzante da portarlo a fiondarsi di nuovo sulla sua bocca, spingendolo non troppo delicatamente contro il muro, iniziando a baciarlo con più foga.

Sebastian parve ricambiare il bacio ma, dopo appena dieci secondi, fu proprio lui ad interporre una mano tra loro per poterlo allontanare. Lo guardò interrogativo, aspettandosi una spiegazione, ma Kurt rimase imbambolato, le labbra appena socchiuse in un’espressione di puro stupore -come se non fosse stato lui ad iniziare la cosa.

Kurt sapeva nel profondo di averlo baciato solo per ripicca e poter far vedere a Blaine che anche lui poteva rifarsi una vita e che non si sarebbe pianto addosso per sempre. E anche Sebastian sembrava saperlo…

«Ma che diavolo..?» boccheggiò incredulo.

«Oddio» realizzò Kurt, ancora stretto alla camicia di Sebastian. «Io- oddio. Mi dispiace» farfugliò esagitato, ricominciando a piangere.

Posò la fronte sul petto di Sebastian, tornando a singhiozzare, le mani che si spostavano lentamente dietro il suo collo per poterlo abbracciare. Se qualcuno qualche mese prima gli avesse detto che si sarebbe ritrovato in un freddo bagno dello Scandals ad implorare indirettamente Sebastian Smythe di stringerlo tra le sue braccia, non ci avrebbe mai creduto.

Sebastian, suo malgrado, lo avvolse in un abbraccio, posando delicatamente la mano dietro la sua testa, dandogli dei colpetti lievi  per poterlo consolare.

«È tutto okay. Sfogati» sospirò facendo roteare gli occhi, stirando le labbra in un’espressione rassegnata.

 

Nella mezz’ora successiva, Sebastian cacciò dal bagno almeno una decina di ragazzi, dicendo loro che non era il momento e che avevano bisogno di privacy, quando in realtà Kurt non faceva altro che piangere dicendo di aver rovinato tutto.

«Che ore sono?» domandò Kurt ad un certo punto, tirando su col naso. «Dio! Non era così che avevo programmato questo serata».

«Non dirlo a me» commentò Sebastian a bassa voce. «Sono quasi le due».

«Perfetto. Ho perso anche l’ultimo autobus che poteva riportarmi a casa» frignò Kurt accasciandosi sul lavandino. «Vagherò nella notte senza una meta, tanto la mia vita non ha più senso».

Sebastian emise un grugnito. «Smettila di piangerti addosso, per cortesia!» lo rimproverò severamente. «Sei un disco rotto! Senti, io sono in macchina. Se vuoi ti do un passaggio».

Kurt si asciugò gli occhi col dorso del polso. «Cosa vuoi in cambio?»

«Non incominciare, Hummel. Ti do un passaggio e basta. Sono stanco, voglio solo andare a casa mia» borbottò esausto, sbadigliando vistosamente. «Ce la fai da solo fino alla macchina o hai bisogno dell’accompagno?»

Kurt lo fulminò con lo sguardo. «Vai prima tu, però. Dimmi se Blaine e Dave sono ancora qui».

«E anche se fosse? Cosa te ne importa? Tanto meglio se ci vedono! Non era proprio questo che volevi fare prima quando hai tentato di mangiarmi la faccia?» lo bacchettò, dirigendosi verso l’uscita. «Sono stanco di stare chiuso in questo bagno con te».

«Non ti ho baciato per quello» mentì Kurt, arrossendo appena. «Stavo dando di matto, non so che mi è preso».

«Si, come ti pare» bofonchiò Sebastian, annoiato. «Allora, vieni o no?» lo invitò ancora una volta aprendo la porta.

La musica inondò la stanza e Sebastian si sporse appena per guardare verso la pista da ballo, prima di rientrare completamente nel bagno.

«Nessuna coppia di orsetti del cuore in giro» lo tranquillizzò. «Muoviti, la mia pazienza si sta esaurendo».

 

Quando uscirono dallo Scandals, Kurt lasciò che l’aria fredda della notte gli riempisse le narici e i polmoni; ne aveva un disperato bisogno.

«Andiamo?!» lo esortò per l’ennesima volta Sebastian, indicandogli la macchina.

Sebastian possedeva una Jaguar grigio metallico che oscurava tutte le altre macchine parcheggiate lì accanto. Kurt aveva quasi paura a toccarla, tanto era perfetta ed immacolata, e si chiese con quale coraggio lasciasse un tale gioiellino in un parcheggio malfamato come quello dello Scandals.

Sebastian salì al posto di guida e, dall’interno della macchina, aprì lo sportello passeggeri.

«Dai, salta su. Ultimo avvertimento, Hummel. Se non sali nei prossimi tre secondi ti mollo qui» lo minacciò, anche se a giudicare dal suo tono di voce non era intenzionato a farlo veramente.

Kurt salì di malavoglia, richiudendo lo sportello con estrema delicatezza per non rischiare di strisciarlo, o peggio. Era stordito e continuava a chiedersi come fosse finito in macchina con Sebastian Smythe. Neanche nei suoi sogni più assurdi avrebbe potuto immaginare una cosa del genere.

«Dove abiti? Il paparino è a casa?» gli domandò Sebastian, accendendo il navigatore satellitare.

Kurt scrollò le spalle. «Non vivo più con mio padre e Carole. Da quando sono tornato mi sono trovato un piccolo loft in centro. Sai, mi ero abituato alla vita frenetica di New York e tornare nella casa dove sono cresciuto mi sembrava deprimente».

«Ho abbandonato questa conversazione già cinque minuti fa» replicò esasperato Sebastian. «Scrivi l’indirizzo sul navigatore, muoviti».

Kurt non se lo fece ripetere due volte e digitò la via. Era difficile doverlo ammettere, ma Sebastian aveva ragione: meno stavano assieme, meglio era.

«Cavolo» commentò Sebastian mettendo in moto, «stai a più di mezz’ora da qui» constatò con disappunto, lasciandosi sfuggire un lamento.

Kurt incrociò le braccia al petto, offeso. «Posso farmela a piedi. Non ti ho chiesto io di accompagnarmi!»

«Si, certo. Secondo te io potrei lasciarti qui? Se ti dovesse succedere qualcosa? Sapresti fare leva sui miei sensi di colpa! No, non ci tengo, ti ringrazio» replicò freddo Sebastian.

Tra loro calò il silenzio e per un attimo Kurt sperò di continuare così per l’intero tragitto. Era grato a Sebastian per avergli offerto un passaggio, ma non poteva fare a meno che sentirsi a disagio in sua presenza. Forse per il fatto che nella sua testa continuava a rivivere il momento in cui le loro labbra si erano scontrate…

«Allora… come mai sei tornato a Lima?» parlò di nuovo Sebastian. Evidentemente non la pensava come lui sul fatto che fosse meglio starsene zitti ed aspettare che quella tortura finisse. «Sei tornato qui solo per Anderson?»

Kurt scosse la testa. «Sono tornato principalmente per lui, questo è vero, però io e Rachel stavamo pensando di rimettere in piedi il Glee Club al McKinley. Avevo programmato di restare qui un mese, ma visto che ho trovato un posto stabile, ed ora forse anche un lavoro… Credo che rimarrò a Lima per un bel po’».

«Non credi che sarà difficile per te, rischiando di incrociare Blaine con Karofsky? Senza contare che alle varie competizioni sareste in club rivali. Tu e la gnometta a capo delle Nuove Direzioni, Blaine a capo degli Usignoli e quel vostro professore con la fossetta sul mento a capo dei Vocal Adrenaline… Tutti contro tutti. In effetti, non è così male come idea; sembra divertente. Prenotami un posto in platea, devo assistere a quel bagno di sangue» ridacchiò divertito.

Kurt gli scoccò un’occhiataccia, sbuffando. «Non voglio dargli soddisfazione. Se venisse a sapere che me ne sono tornato a New York da solo con la coda tra le gambe sarebbe come dargliela vinta. No, deve vedere che sto bene e che non mi importa delle persone con cui esce. Può fare quello che vuole adesso, la cosa non mi tange minimamente».

«Ho notato» azzardò sarcastico Sebastian. «Alla fine Blaine non ha fatto nulla di male. Lo avevi lasciato ed aveva tutto il diritto di rifarsi una vita. Il fatto che avrebbe potuto avere di meglio» disse indicando sé stesso, «è un altro discorso. Ma di base non ha fatto niente di così sconvolgente da avercela con lui».

Kurt aveva gli occhi iniettati di sangue e se non avesse rischiato  anche lui la vita facendolo uscire fuori strada, gli sarebbe saltato alla giugulare.

«Credevo che fossi qui per tirarmi su di morale, non per rigirare il coltello nella piaga» protestò offeso. «Guarda che lo so da me di aver rovinato tutto con Blaine, non c’è bisogno che me lo dica tu».

«Siamo stizzosetti» sghignazzò Sebastian. «Ti preferisco così, comunque. Prima non sapevo come comportarmi con te che mi piangevi addosso».

Kurt si coprì il volto con le mani, trattenendo a stento le lacrime. «È stato così mortificante! Chissà che grasse risate ti farai con i tuoi amichetti quando gli racconterai cos’è successo».

«Perché dovrei dirglielo?»

«Oh, andiamo Sebastian. Ti conosco».

Sebastian gli lanciò una rapida occhiata prima di tornare a concentrarci sulla strada. «Tu non mi conosci. Non sai niente di me» rispose secco. «Dai, sentiamo. Cosa sai?»

Kurt fu colto alla sprovvista e rimase in silenzio fissando un punto impreciso nella notte, cercando di formulare una risposta che potesse metterlo a tacere ed avvalorasse il suo pensiero.

«Quando sono nato?» gli chiese ancora Sebastian.

«Questo che c’entra?» brontolò Kurt. «Ricordo a stento i compleanni delle persone che conosco! Non vale come domanda!»

«Beh, se ti interessa, sono nato il 9 Gennaio» lo informò.

«Capricorno, dovevo immaginarlo. Gli uomini del Capricorno sono egocentrici a livelli smisurati. Come ho fatto a non arrivarci da solo?» ribatté Kurt. «Io invece sono nato il 27 Maggio, Gemelli».

«Avrei detto Vergine» lo prese in giro Sebastian.

Kurt lo guardò con sufficienza, ma non poté fare a meno che abbozzare un sorriso. «Non sei divertente».

«Però hai sorriso» constatò Sebastian, compiaciuto. «Dopo un’ora di pianto direi che ci voleva, non credi?»

Kurt tornò serio e non rispose. Si appoggiò con la fronte al finestrino della Jaguar ed osservò le luci dei lampioni e dei locali sfrecciare davanti ai suoi occhi. Nonostante tutto, si sentiva più sereno, e quel peso che percepiva in mezzo al petto si era fatto più leggero, almeno quanto bastava da farlo respirare di nuovo normalmente. Blaine e Karofsky… Era così assurdo. Dave non era il tipo di Blaine, di questo ne era certo, ma soprattutto era sconvolto dall’idea che Blaine potesse trovare attraente una persona che lo aveva fatto star male a tal punto da fargli cambiare scuola. Ci aveva mai tenuto realmente a lui?

Cercando di non farsi notare, girò appena la testa verso Sebastian per poterlo spiare, e si sentì un ipocrita per aver pensato quelle cose di Blaine. In fondo anche lui per un istante aveva provato una strana attrazione per Sebastian quando lo aveva baciato, e le sue azioni in passato non erano state più carine di quelle di Karofsky.

«A che pensi?» interruppe il silenzio Sebastian. «Perché mi fissi?»

Kurt si sentì avvampare e tornò a guardare fuori, impacciato. «Penso a quanto faccia schifo la vita» mugugnò con un tono da funerale. «Non riesco a togliermi l’immagine di Blaine e Karofsky abbracciati. Mi viene la nausea».

«E tu non li hai visti baciarsi…» commentò altrettanto disgustato Sebastian.

«No, ti prego» lo interruppe Kurt, decidendosi a voltarsi di nuovo verso di lui. «Non voglio i dettagli. È già traumatizzante pensare che possano fare altro. Non voglio parlarne».

«Sei stato tu a parlarne per primo!» gli fece presente Sebastian. «Di cosa vuoi parlare allora?»

«Il silenzio sarebbe gradito» rispose scontroso Kurt, pentendosene un istante dopo che le parole abbandonarono le sue labbra. «Scusa, non ce l’ho con te-»

«Ci mancherebbe» lo interruppe brusco Sebastian. «Per colpa tua ho rinunciato ad una serata interessante con River ed un suo amico, che tra l’altro assomiglia molto a Blaine. Quindi immagina quanto ho sacrificato per poterti aiutare».

Kurt abbassò la testa, sentendosi in colpa. «Hai ragione. Mi dispiace averti scombussolato i piani, non era mia intenzione. Non credevo nemmeno che ti avrei incontrato se è per questo. Voglio dire, quante possibilità c’erano di beccarci proprio la stessa sera?»

«Il destino è proprio infame a volte, vero?» scherzò Sebastian accennando un sorriso.

«Non era quello che intendevo dire» tentò di giustificarsi Kurt, ma più tentava di fare conversazione con lui, più finiva per fare una gaffe dietro l’altra. «Se non fosse stato per te non so come avrei fatto a gestire la situazione prima. Ero completamente in preda al panico e credevo che sarei morto».

Sebastian inspirò profondamente, espirando con altrettanta enfasi. «Dio mio. Può un ragazzo ridurti così? Capisco il rimanerci male, ma addirittura piangere fino a rischiare lo svenimento mi sembra un tantino eccessivo».

Kurt si sentì profondamente offeso da quella considerazione e si portò una mano al petto, squadrandolo con sdegno a bocca aperta. «Eccessivo? Sebastian, lo so che tu non hai mai avuto una relazione che sia durata più di… cinque minuti… ma io e Blaine stavamo costruendo la nostra vita assieme! Ci siamo quasi sposati! Abbiamo convissuto e ci siamo amati come nessun altro al mondo! Tu non puoi capire».

Sebastian corrucciò le labbra, facendo un breve cenno di assenso. «È vero, sai. Non ho mai avuto una relazione stabile con nessuno, ma non credere che io non sia mai stato male per un ragazzo. Però mi sembra assurdo che arrivi ad annullarti completamente come persona per lui. Potrai amarlo quanto vuoi, ma non puoi essere succube a tal punto da vedere Blaine come l’unica possibilità per essere felice. Capisco che sia stata una doccia fredda per te, quindi in un certo senso posso comprendere la tua reazione sul momento, ma ormai le cose stanno così. Devi fartene una ragione. Penserai che io sia brutale, ma fidati, prima te la fai passare meglio è. Ci sono un sacco di altre cose belle al mondo! Non vale la pena struggersi tanto per un tizio con cui probabilmente ti saresti lasciato dopo appena un mese di matrimonio. Guarda in faccia la realtà, siete troppo giovani. È stato meglio così. Pensa se vi foste sposati… avreste avuto un sacco di rogne per il divorzio».

Nonostante Kurt riuscisse a comprendere in parte il discorso di Sebastian, era sconcertato dalla sua totale mancanza di empatia e tatto.

«Sei davvero di conforto, grazie Sebastian» rispose ironico Kurt scuotendo la testa. «Chi te lo dice che avremmo divorziato? Le nostre erano solo stupide discussioni che hanno tutte le coppie. Sono io che mi sono spaventato per nulla ed ho rovinato ciò che avevamo così duramente costruito».

«E stare qui a piangerti addosso cosa risolverà..?» domandò decelerando per fermarsi ad un semaforo.

Kurt evitò di guardarlo quando si accorse che lo stava fissando. «Niente, lo so. È solo che ho bisogno di sfogarmi e prendere a pugni qualcosa».

«Spero che non sia sottinteso che tu voglia prendere me a cazzotti perché ti assicuro che una rissa con me non porterebbe a nulla di buono. Non ne dovrei parlare, ma facevo parte del Fight Club della Dalton».

«Me ne ha già parlato a sufficienza Blaine» disse Kurt con un sospiro. «Saresti un’ottima valvola di sfogo in effetti, ma credo che mi limiterò a prendere a pugni il cuscino, una volta arrivato a casa».

Kurt si rabbuiò di colpo, corrugando le sopracciglia e contraendo forte le labbra, quasi fosse sul punto di dare in escandescenza.

«Che hai adesso?»

«È solo che… Karofsky! Non me ne capacito!» gracchiò.

«Avevi detto di non volerne parlare più!» sbottò Sebastian sfinito. «Anche io sto cercando disperatamente di non immaginarli mentre fanno sesso perché rischio che mi risalga la cena, ma ora stanno insieme e noi non possiamo farci niente».

«Potrei provare a riconquistarlo in qualche modo…» azzardò Kurt speranzoso.

Sebastian rimise in moto, buttando una rapida occhiata sul navigatore per vedere quanto mancava al loro arrivo. «Sei così ingenuo, Hummel. Credi ancora alle favolette col lieto fine. Se Blaine ti avesse amato veramente non avrebbe incominciato un’altra storia in così breve tempo. La prima volta che li ho visti parlare assieme allo Scandals, un mese fa, credevo che fosse per raccontargli del vostro matrimonio. Invece poi sono venuto a sapere che vi eravate mollati tre mesi prima e che loro si frequentavano. Blaine poi si è trasferito a casa di Karofsky e-»

«Cosa?» lo interruppe bruscamente Kurt, strabuzzando gli occhi. «Si è trasferito a casa sua?!»

«Oh, credevo te l’avesse detto» borbottò colpevole Sebastian. «Ti prego non ricominciare a piangere, non potrei sopportarlo. Che vivano o meno insieme non cambia il fatto che ora siano una coppia a tutti gli effetti e l’unica cosa che puoi fare è accettarlo».

«Scusa se non ho fatto i salti di gioia due minuti dopo averlo scoperto» replicò acido Kurt dando un calcio al cruscotto, dimenticandosi di trovarsi all’interno di una sfavillante Jaguar. Realizzò la cosa solo quando notò gli occhi fuori dalle orbite di Sebastian.

«Vacci piano! È nuova! Se me la rompi ti conviene correre perché non avrò pietà» lo minacciò. «Roba da matti» bofonchiò poi tra sé e sé. «Ci manca solo che questo mi sfasci l’auto».

Calò nuovamente il silenzio e rimasero così per svariati minuti fino a quanto la situazione non divenne quasi comica. Kurt e Sebastian non si resero nemmeno conto di come e perché avessero iniziato a ridere. Tutto quel contesto era così assurdo da risultare dannatamente divertente.

Kurt, ancora con gli occhi velati di lacrime, non riusciva a contenere le risate. Per un momento pensò che l’alcol stesse agendo a scoppio ritardato, ma uno Shirley Temple non sarebbe stato in grado di farlo ubriacare; gli ci voleva ben altro.

Sebastian rallentò ed accostò la macchina al marciapiede di fronte al condominio in cui stava Kurt. La via era deserta a quell’ora e le luci dei lampioni erano fioche e funzionavano ad intermittenza.

«Sei convinto di voler abitare qui?» domandò perplesso Sebastian, spegnendo il motore. «È un po’ tetro. Sembra il set di un film horror».

«È tranquillo, invece. Non succede mai niente di interessante da queste parti e i vicini sono praticamente inesistenti. Li avrò incrociati giusto un paio di volte e sono quasi tutti anziani e, di conseguenza, silenziosi» gli spiegò Kurt. «All’ultimo piano c’è solo il mio appartamento, quindi non rischio neanche di beccarli quando esco sul pianerottolo».

«Non mi interessava sapere vita, morte e miracoli di tutti i tuoi vicini ma…»

«Beh, io vado allora» lo salutò Kurt scendendo dalla macchina.

«No, aspetta» lo fermò Sebastian, scendendo a sua volta. Chiuse a chiave la macchina e lo raggiunse dall’altro lato della vettura. «Ti accompagno. Non vorrei che ti sentissi male nel lungo tragitto dall’ingresso al tuo appartamento».

«Molto spiritoso» borbottò Kurt. «Sto bene, Sebastian. Ho avuto soltanto un brutto momento, ma ora è tutto okay. Mi butterò a letto e mi farò un altro bel pianto liberatorio. Poi ci dormirò sopra e domani cercherò di ricominciare tutto d’accapo».

«È lo spirito giusto» lo appoggiò Sebastian. «Ma ti accompagno comunque» insistette avanzando assieme a lui verso l’ingresso.

«Va bene, ma fai piano o rischiamo di svegliare tutti» lo ammonì Kurt entrando di soppiatto e svoltando a sinistra verso la rampa di scale che dava ai piani superiori.

«Non possiamo usare l’ascensore?» bisbigliò Sebastian.

«Teoricamente si, ma non funziona da un paio di giorni».

«Oh, perfetto» sbuffò Sebastian, guardando con preoccupazione le scale ripide. «Poi vienimi ancora a dire che sono una persona pessima» aggiunse salendole di malavoglia.

«Io non ho mai detto questo!»

Sebastian ignorò quel commento e lo afferrò per il braccio per invitarlo a salire le scale più velocemente. Quando raggiunsero l’ultimo piano erano entrambi stanchi e non desideravano altro che potersi riposare e cancellare quella stressante serata dalla mente.

Kurt in particolare si sentiva spossato, quasi fosse reduce da una maratona. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che si era sentito così.

«Eccoci» mormorò Kurt aprendo la porta del loft. «Beh…» aggiunse con un filo di voce fermandosi all’ingresso, occupando tutto lo spazio tra lo stipite e la porta.

«Stai bene?» gli chiese ancora una volta Sebastian.

«È tutto okay, davvero. Non ti devi preoccupare per me».

Ed ecco di nuovo quel silenzio imbarazzante. Durante il tragitto in macchina non avevano avuto modo di approfondire l’argomento ‘bacio’, ma Kurt sentiva che in quel momento stavano entrambi pensando alla stessa cosa. Sebastian se ne stava in piedi di fronte a lui, guardandolo con apprensione ed aspettativa. Cos’altro dovevano dirsi? Come ci si saluta quando il rapporto non è mai stato dei migliori? Ci si limita ad un banale ‘ciao’ o si può azzardare con un ‘ci vediamo’?

«Allora…» tentò di nuovo Kurt, ma le parole gli si smorzarono in gola.

«Allora…» ripeté Sebastian con un sorriso malizioso.

Kurt conosceva quel sorriso fin troppo bene. Non avrebbe mai potuto dimenticare la prima volta in cui si erano incontrati al Lima Bean e Sebastian gli aveva sorriso proprio in quel modo col puro gusto di provocarlo. A dire il vero, ripensandoci, gli sembrava addirittura divertente in quel momento .

«Ti ricordi quella volta al Lima Bean?» disse inaspettatamente.

Sebastian inarcò le sopracciglia, stupito. «Quando ci siamo conosciuti? Come mai ti è venuto in mente?»

«Non so…» mentì Kurt. «Sembra passata una vita».

«Ho ancora impressa nella mente la tua faccia quando mi hai visto» rise Sebastian. «Sembravi sul punto di incenerirmi con lo sguardo. Blaine era terrorizzato. Mi ricordo che ha iniziato a balbettare e a ripetermi che eri il suo ragazzo e a dirmi quanto fossi eccezionale. Una scena davvero patetica».

«Mi secca doverti dar ragione, ma concordo» ridacchiò a sua volta Kurt, coprendosi la faccia. «Che imbarazzo… Tu continuavi a provocarmi e a fare gli occhi dolci a Blaine. Davvero insopportabile» disse con un sorriso appena accennato.

«Dovevo pur provarci, no?» rispose Sebastian facendo un passo verso di lui.

Kurt sentì la gola seccarsi e il battito accelerare.

«Alla fine temo di aver fatto colpo sul ragazzo sbagliato» proseguì Sebastian con un ghigno. «Il bacio di prima ne è la conferma».

Kurt gli puntò contro un indice inquisitore. «Ti proibisco di parlare ancora di quel bacio. Hai visto anche tu in che stato stavo, potevi essere chiunque! Ho perso il lume della ragione! Non lo avrei mai fatto a mente lucida!» si giustificò.

Sebastian non sembrò molto convinto di quella risposta, e dovette sforzarsi di non scoppiare a ridergli in faccia. «Certo, come no. Mi hai letteralmente sbattuto al muro!»

Kurt arrossì prepotentemente. «Mi- mi dispiace, okay? Ti assicuro che non succederà mai più».

«Voglio sperare!» replicò giocosamente Sebastian, facendogli l’occhiolino. «Per fortuna il bacio sapeva del delizioso gusto di Shirley Temple che avevi bevuto. Quindi non è stato un completo disastro… Forse avevo sottovaluto le tua abilità».

«Hai intenzione di usare questa storia contro di me?»

«Si vedrà» sussurrò lanciandogli uno sguardo così intenso da fargli scordare il suo nome. «Allora… vado» continuò Sebastian. «Si. Okay. Vado» aggiunse impacciato continuando a sorridere. Il suo sorriso furbo e malizioso si era trasformato in un sorriso che cercava invano di camuffare disagio e imbarazzo.

«Va bene…» rispose semplicemente Kurt.

«Okay… Allora vado» ripeté Sebastian, indietreggiando lentamente.

«Lo hai già detto» ridacchiò Kurt, arricciando le labbra.

«Stammi bene, Kurt» lo salutò Sebastian decidendosi finalmente a tornare indietro.

Sebastian aveva quasi raggiunto la tromba delle scale e Kurt era scombussolato, come se sentisse di aver dimenticato qualcosa. Chiuse gli occhi e cercò di raccogliere quel briciolo di coraggio che gli era rimasto, anche se la sua parte razionale lo implorava di non aggiungere altro e chiudere la bocca.

«Sebastian!» lo richiamò a gran voce, dimenticandosi dei vicini di casa.

Il ragazzo si girò di scatto, avanzando di nuovo nella sua direzione. «Si?» chiese con finta innocenza.

«Ehm… io-» farfugliò agitato Kurt. «Niente. Volevo solo dirti grazie. Grazie per questa sera».

«Oh. Beh, è stata una serata divertente».

Kurt lo guardò con sufficienza. «Divertentissima».

«La seconda parte non è stata così male, dai» cercò di trovare il lato positivo Sebastian. «È tutto..?» chiese poi con aspettativa.

«Si…»

«Allora vado» ripeté per l’ennesima volta Sebastian, il sorriso che si affievoliva a poco a poco fino a trasformarsi in un’espressione confusa di fronte allo sguardo attento di Kurt. «Ci vediamo».

«Si… ci vediamo» ripeté a pappagallo Kurt, aprendosi in un sorriso.

Kurt non sapeva se si sentiva strano per via di Blaine e Karofsky o per Sebastian che in quel momento gli sembrava inspiegabilmente attraente. Forse era la rabbia e la delusione a fargli pensare una cosa tanto folle, eppure si sentì pervadere dalla stessa sensazione che lo aveva travolto quando erano nel bagno dello Scandals.

Si protese verso Sebastian e gli scoccò un bacio sulle labbra, così rapidamente da essere quasi impercettibile. «Grazie ancora» disse con un filo di voce.

Sebastian non replicò. Si limitò a guardarlo a bocca semi dischiusa, con sguardo interrogativo. Kurt gli aveva appena giurato che non lo avrebbe baciato di nuovo ed aveva infranto la promessa in meno di un minuto.

Erano entrambi scossi, increduli che ci fosse stato un altro contatto di quel tipo tra loro. La cosa migliore per Kurt sarebbe stata richiudere la porta alle sue spalle e porre fine a quella patetica scenetta senza senso, e per Sebastian andarsene e non guardarsi più indietro; ma non andò così.

Stavolta la cosa non partì solo da Kurt. Entrambi si gettarono l’uno sull’altro nello stesso momento e le loro labbra si scontrarono poco carinamente. Si baciarono per svariati secondi con passione, le mani che si muovevano in maniera sconnessa dai rispettivi visi alle spalle, come se non avessero mai baciato prima e fossero inesperti.

Fu Kurt ad interrompere il bacio, le mani strette attorno al colletto della camicia di Sebastian. «Cosa stiamo facendo?» domandò col respiro mozzato.

«Non ne ho idea» biascicò Sebastian.

Le loro labbra si scontrarono di nuovo e, senza smettere di baciarsi, Sebastian lo spinse dentro casa, richiudendosi la porta alle spalle.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 

 

 

 

Kurt aprì lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco ciò che lo circondava. Ricordava poco della sera precedente, ancora intontito dal sonno, ma quando sentì un braccio avvolgergli all’improvviso la vita, realizzò quello che era successo.

Si voltò con estrema cautela alla sua destra e si sentì percorrere da un brivido lungo la colonna vertebrale. Sebastian se ne stava accoccolato contro la sua spalla, le labbra sottili appena dischiuse. Kurt passò qualche secondo ad osservarlo e pensò che avesse delle ciglia davvero lunghissime; non lo aveva mai notato.

Cercando di non fare rumore, alzò appena le coperte e constatò che nessuno dei due aveva i vestiti. Le sue guance si surriscaldarono all’istante e nella sua testa iniziò a formulare possibili conversazioni da sostenere quando Sebastian si fosse svegliato.

Aveva fatto una stupidaggine, lo sapeva. La sera prima, mentre si baciavano e si toglievano i vestiti, continuava a ripetersi che era una pessima idea e che se ne sarebbero pentiti la mattina seguente; ed aveva ragione. Si sentiva uno schifo e gli occhi gli bruciavano ancora molto.

Per quanto fosse pentito di ciò che era successo tra lui e Sebastian, non poteva fare a meno di notare quanto fosse bello, lì disteso accanto a lui. I muscoli rilassati della sua schiena erano ben definiti e le sue braccia gli trasmettevano sicurezza e protezione, e i suoi capelli arruffati gli ricadevano sulla fronte conferendogli un aspetto così innocente da renderlo quasi tenero agli occhi di Kurt. Per quello che ricordava, Sebastian lo era stato davvero. Gli aveva chiesto più volte se fosse tutto okay e se voleva che si fermassero. Contrariamente alle sue aspettative, era stato proprio Kurt il più intraprendente tra i due. Preso dalla foga del momento e col pensiero di Blaine e Karofsky ancora impresso nella mente, aveva deciso che non gli importava più di niente e di nessuno e che voleva lasciarsi andare per una volta, senza pensare alle conseguenze. Certo, era consapevole che Sebastian non fosse la scelta più saggia, ma Kurt aveva sempre creduto nel destino e doveva esserci un motivo se quella sera si erano incontrati.

Kurt allungò la mano verso Sebastian e gli scostò con delicatezza un ciuffo che gli ricadeva sugli occhi; si sentiva stranamente bene e la cosa lo infastidiva. Era come se si volesse rifiutare di provare qualcosa per Sebastian Smythe. Lo aveva odiato per così tanto tempo che l’idea di essere finito a letto con lui gli sembrava ancora surreale.

«Smettila di fissarmi» mugugnò Sebastian, ancora con gli occhi chiusi.

«Non ti sto fissando» mentì Kurt, girando la testa di scatto, guardando il soffitto.

Quel loft gli ricordava quello di New York, con una grossa e spessa tenda che separava la camera da letto dal resto dell’appartamento. L’unica differenza era che adesso, abbracciato a lui, non c’era più Blaine, ma il suo più acerrimo nemico.

«Dovrei andare a farmi una doccia» disse Kurt, spostando il braccio di Sebastian dal suo stomaco.

«Resta altri cinque minuti» borbottò Sebastian, avvolgendo di nuovo Kurt col braccio, dandogli un rapido bacio sulla spalla.

Era tutto troppo intimo e Kurt sentiva di dover porre fine alla cosa prima che si facesse seria. «No, devo andare, è tardi. Forse te lo sei già dimenticato ma io ho lezione stamattina e non posso lasciare quei ragazzi da soli in balia di Rachel. Come se non bastasse, oggi ci sarà anche Blaine perché dobbiamo stabilire assieme al professor Shuester delle regole da rispettare tra Glee Club. Saremmo pure avversari alle Provinciali, ma ci rispettiamo».

«Parli sempre così tanto di prima mattina?» si lamentò Sebastian intrecciando una gamba con la sua.

Kurt sbarrò gli occhi sentendo il corpo nudo del ragazzo premuto contro il suo. «Okay, devo andare» squittì isterico, sfuggendo alla sua presa.

Si sporse con il busto verso il pavimento per raccogliere la biancheria intima e per potersela rimettere sotto le coperte, e si decise finalmente ad alzarsi dal letto.

«Era necessaria?» gli domandò Sebastian. «Ti ho già visto nudo. Dai, torna qui. Fa freddo in questo appartamento ed ho bisogno di qualcosa di caldo sotto di me. Insomma, non ce l’hai il riscaldamento?»

«Sei disgustoso» disse Kurt alzando gli occhi al cielo.

Sebastian emise un grugnito, stiracchiandosi, facendo scivolare la coperta lungo il petto. Kurt si fermò qualche secondo per ammirarlo, e si sarebbe preso a schiaffi per tutte le cose che stava provando. Sentiva una forte attrazione fisica, ma nel contempo provava anche l’irrefrenabile desiderio di buttarlo fuori di casa ed implorarlo di dimenticarsi dell’accaduto.

«Vado a fare la doccia…» ribadì Kurt, mentre Sebastian si muoveva in modo provocatorio sul letto. «Torno tra dieci minuti».

Kurt non lasciò a Sebastian il tempo di rispondere e corse in tutta fretta nel bagno, chiudendo la porta a chiave. Non avrebbe gradito una visita improvvisa di Sebastian sotto la doccia. Quello che avevano fatto la notte precedente era stato abbastanza. Non che Kurt non avesse gradito, anzi, ma non poteva permettere di cascarci un’altra volta.

Entrò nella doccia ed aprì l’acqua, lasciando che questa scorresse calda sul suo corpo, rilassando ogni suo muscolo. Era andato a letto con Sebastian… Aveva combinato un casino. Doveva dirlo a Blaine? In fondo non gli doveva più niente, eppure una parte di lui si sentiva in colpa. Immaginò una possibile uscita a quattro con Sebastian, Blaine e Karofsky e si ritrovò a ridere istericamente. Sarebbero stati le coppie più improbabili di Lima. No, non poteva dirlo a Blaine. La cosa più saggia da fare era fingere che non fosse mai successo nulla e cancellare quell’episodio dalla sua memoria. Ma… parlarne con qualcuno forse avrebbe potuto aiutarlo. L’unica persona che gli venne in mente fu Rachel, ma sapeva come avrebbe reagito se lo fosse venuta a sapere. Magari poteva dirle una mezza verità e non specificare che il ragazzo in questione era Sebastian.

Con la testa inondata di pensieri, uscì dalla doccia avvolgendosi nel suo caldo accappatoio. Si dette quindi una rapida pettinata davanti allo specchio e si spruzzò del profumo. Non voleva fare colpo su Sebastian, anche se il suo subconscio era proprio quello che gli suggeriva, ma voleva essere comunque presentabile davanti a lui. Forse non valeva la pena preoccuparsi tanto visto che Sebastian lo aveva visto nelle condizioni peggiori la sera prima, ma il fatto che in quel momento fosse in camera sua sdraiato completamente nudo sul suo letto… beh, era una motivazione sufficiente per volersi presentare con un aspetto dignitoso.

«Sebastian?» lo richiamò uscendo dal bagno. «Senti, ci ho pensato. È meglio non dire a nessuno quello che è successo, okay?» aggiunse scostando la tenda-separè.

Sebastian non c’era più. Kurt si accorse che anche i suoi vestiti erano spariti e d’istinto corse verso la finestra per vedere se la sua Jaguar fosse ancora lì dove l’aveva lasciata. Niente, sparita anche quella.

Si guardò attorno disorientato, in cerca di risposte che non trovava, fino a quando i suoi occhi non si posarono su un foglietto sopra il tavolo della cucina. Si fiondò per prenderlo e rimase spiazzato quando lesse ciò che c’era scritto.

 

Grazie per la serata. È stata davvero carina eccitante.

Alla fine non è andata molto diversamente da come mi

aspettavo. Non prendertela se sono scappato senza salutarti,

ma stava diventando troppo intimo. Niente di personale.

Xoxo Sebastian

 

‘Xoxo’? Quanti anni ha? 13? pensò Kurt rileggendolo di nuovo. Sebastian si lamentava del fatto che la situazione fosse diventata troppo intima quando era stato lui a coccolarlo, dargli dei baci come se fosse una cosa comune e a spalmarsi letteralmente contro il suo fianco.

Kurt si chiese se lo avrebbe più rivisto. Per un attimo pensò di tornare allo Scandals quella sera e pregarlo di non aprire bocca con nessuno, ma il suo sarebbe apparso come un gesto disperato e non voleva passare per quello che, dopo una notte di sesso, si era già affezionato (cosa che forse era successa).

Kurt però non poteva immaginare che avrebbe rivisto Sebastian molto prima di quanto si sarebbe aspettato.

 

*

 

Quando Kurt arrivò al McKinley, Rachel Berry lo stava aspettando all’ingresso con le braccia puntate sui fianchi e gli occhi ridotti a fessure, pronti ad incenerirlo.

«Che fine avevi fatto?! Tra un po’ i ragazzi saranno qui e non abbiamo ancora avuto modo di preparare il tema della settimana! Non possiamo ritrovarci all’ultimo già alla prima settimana, Kurt! Che cosa penseranno di noi? Saremmo degli insegnanti irresponsabili e poco affidabili! Non possiamo permettercelo, Kurt! La Sylvester farà di tutto per farci chiudere di nuovo e se non stimoliamo questi ragazzi a partecipare gliela daremo vinta! Dobbiamo solo ringraziare Santana, Brittany e Quinn se siamo riusciti ad avere qualche membro in più. Senza contare il fatto che Blaine continua a rimproverarmi per avergli “rubato” Jane dal suo coro, quando hanno fatto tutto da soli! Gli Usignoli non la volevano? Lei è venuta da me!» disse tutto d’un fiato senza sbattere le palpebre.

«Vuoi darti una calmata, Rachel?» sbottò Kurt entrando a scuola. «Se tu pensi di essere in una brutta situazione allora non sai quello che sto passando io».

«Cosa può esserci peggio di questo!?»

«Um, non lo so. Forse Blaine che si è messo assieme a Karofsky?» gracchiò infastidito.

Rachel incurvò la bocca all’ingiù, disgustata. «Stai scherzando vero?!»

«Purtroppo no. L’ho scoperto ieri sera dopo avergli detto che volevo tornare assieme a lui. È stato dannatamente umiliante. Poi, ovviamente, mi sono inventato una scusa e sono andato al bagno solo che, una volta arrivato lì, ho avuto una specie di crollo».

«Oddio, stai bene?» gli chiese apprensiva posandogli una mano sulla spalla. «Che è successo?»

«Credevo di morire. È stata una sensazione bruttissima che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Però poi è arrivato… un ragazzo. Questo ragazzo mi ha aiutato ed è stato davvero molto carino, anche se non è una persona che rientra nelle mie grazie. Ma non potevo respingerlo, perché in quel momento è stato davvero dolce e premuroso, e mi ha aiutato a stare meglio solo che… Beh, è successa una cosa quando mi ha riaccompagnato a casa. Una cosa peggiore del fatto che Blaine si sia messo con Dave, forse. Dipende dai punti di vista» blaterò fuori di sé.

«Cos’hai fatto?!» domandò sconcertata Rachel.

«Sono andato a letto con lui» disse senza troppi giri di parole Kurt.

«Cosa ci sarebbe di così sconvolgente? Perché lo hai fatto per ripicca? Eri arrabbiato con Blaine e volevi dimostrargli indirettamente qualcosa?» azzardò Rachel.

«Forse, non lo so più nemmeno io. Al momento credo di averlo fatto per il motivo che hai detto, ma poi quando mi sono ritrovato lì sul letto con lui… non lo so. Mi sono dimenticato completamente di Blaine e Karofsky».

«Ed è una cosa brutta?»

Kurt la guardò allibito. «Certo che è una cosa brutta! Ho praticamente avuto un attacco di panico quando ho saputo della loro storia ed un’ora più tardi ero a letto con… con uno!»

«Non devi colpevolizzarti per questo» cercò di farlo ragionare Rachel. «Eri scosso ed hai avuto un momento di debolezza. Può succedere. In fondo vi siete lasciati, ognuno può fare quello che vuole adesso».

Kurt nel tragitto verso scuola aveva provato e riprovato il discorso da dire a Rachel e in tutte le versioni il ragazzo rimaneva avvolto da un alone di mistero. In quel momento, però, la sua migliore amica non sembrava cogliere appieno la gravità della situazione e decise di fornire alla sua versione un dettaglio in più.

«Il fatto è che tu lo conosci, ed è una persona decisamente irritante e piena di sé, con un ego che supera addirittura il nostro».

Rachel aggrottò la fronte, confusa. «Chi sarebbe?»

«Non posso dirtelo, perché sono sicuro che non mi parleresti più e mi faresti rinchiudere. Ho fatto una cosa stupida e me ne pento da morire. Cioè… me ne pento, ma… Oddio, stamattina quando l’ho visto nel mio letto ho pensato che fosse bellissimo ed è un pensiero che non mi aveva neanche mai lontanamente sfiorato. L’ho sempre ritrovato, oserei dire, ripugnante. Aveva questi enormi-» disse indicandosi i denti, ma quando si rese conto che stava fornendo troppe informazioni sviò il discorso. «Non l’ho mai trovato attraente, ecco. Forse era per colpa del suo carattere odioso, non ne ho idea, ma sta di fatto che era la persona più sbagliata con cui potessi finire a letto».

Rachel stava facendo fatica a seguire il filo del discorso e lo guardava con occhi stralunati, cercando di mettere assieme tutte le informazioni.

«Ti giuro che non mi viene in mente nessuno, Kurt. Non è Adam, vero? Adam era così carino con te! Le uniche persone ripugnanti che mi vengono in mente sono quei due leccapiedi della Nyada che mi gironzolavano intorno come cagnolini. Non sarà mica uno di loro!»

«No!» trillò Kurt, schifato. «Assolutamente no! Però, pensandoci, loro sarebbero stati comunque un’opzione migliore».

«Aspetta…» rimuginò Rachel. «Non sarà mica..?»

«SEBASTIAN!» lanciò un urlo acuto Kurt quando vide il ragazzo avanzare verso di loro lungo il corridoio.

Era finita, la sua copertura era ufficialmente saltata. Doveva inventarsi qualcosa su due piedi, ma lo sguardo inquisitorio ed interrogativo di Rachel lo stavano mettendo sotto pressione; così accampò la prima scusa che gli passò per la mente.

«Da quanto tempo!» lo accolse con eccessivo entusiasmo. «Oddio, saranno quasi due anni che non ci vediamo! Quand’è stata l’ultima volta..? Ah si! Quel giorno alla Dalton per la… sì, è stato alla Dalton!» squillò ogni parola lanciandogli occhiate colme di disperazione, implorandolo indirettamente di reggergli il gioco. «Rachel! Oh, Rachel! Ti ricordi di Sebastian?! L’amico di Blaine della Dalton! Ma sì, ti ricordi di lui?!»

Rachel e Sebastian lo stavano guardando come se fosse impazzito. Sebastian aveva segnato le loro vite così profondamente che sarebbe stato impossibile per chiunque dimenticarsi di lui, e di certo non dopo appena due anni.

«Certo che mi ricordo» disse Rachel a disagio, tendendogli freddamente la mano. «Ciao, Sebastian. Come stai?»

Sebastian ricambiò la stretta con più enfasi. «È un piacere rivederti, Miss Fanny Brice. Io tutto bene. Voi che ci fate qui? Siete stati bocciati un paio di volte?»

Kurt gli fece un cenno con il pollice all’insù per complimentarsi per la recitazione, decisamente più convincente della sua, ma tra loro era calata una strana atmosfera carica di tensione.

«Stiamo rimettendo in piedi le Nuove Direzioni» spiegò Rachel. «È solo la prima settimana del Glee Club, ma tra qualche mese saremo pronti per le Provinciali. Voi Usignoli dovrete temerci!»

«Mi sono diplomato l’anno scorso, non faccio più parte degli Usignoli. Però è chiaro che tiferò per loro alle Provinciali. Usignolo una volta, Usignolo per sempre, no?» disse sposando lo sguardo da Rachel a Kurt, aprendosi a poco a poco in un sorriso beffardo.

Kurt si lasciò sfuggire una risata nervosa. «Ehm, che ci fai qui comunque?»

Domanda sbagliata. Sebastian lo trucidò con lo sguardo, facendogli capire di non avere una risposta per quella domanda. O meglio, non aveva una risposta che potesse apparire innocente agli occhi di Rachel.

«Se sei qui per spiarci e riferire tutto ai tuoi amichetti puoi pure sloggiare» continuò Kurt sperando di salvare la situazione. «D’altronde è risaputo che a voi piace giocare sporco. Non credere che abbia dimenticato cos’hai fatto durante la settimana di Michael Jackson. La granita col sale grosso poteva essere davvero pericolosa!» lo bacchettò per sviare la conversazione. «Sono cose che non si perdonano. Andiamo Rachel, è meglio se entriamo in aula e prepariamo la lezione prima che arrivano i nostri. Non vale la pena sprecare il tempo con lui» disse quell’ultima frase in un sussurro, non abbastanza piano da non farsi sentire.

Sebastian lo guardò ferito, e decise di ripagarlo con la sua stessa moneta.

«A me sembrava che mi avessi perdonato ieri» ribatté con sicurezza.

Kurt avvampò e desiderò sprofondare. Forse lui ci era andato giù un po’ pesante, ma Sebastian non aveva il diritto di parlare di ciò che era successo. Doveva rimediare al più presto.

«Non ho idea di cosa tu stia parlando! Rachel, puoi aspettarmi un attimo in aula canto? Arrivo subito, promesso».

Rachel era, se possibile, più confusa di prima e non sembrò collegare i puntini. «Va bene. Ti do un minuto, non di più. Ho bisogno di te» lo ammonì, entrando in classe.

«Che diavolo pensavi di fare?» sbottò Kurt a denti stretti, strattonando Sebastian per un braccio per allontanarlo il più possibile dall’aula canto. «Senti, devi promettermi che non lo dirai a nessuno».

Sebastian incrociò le braccia al petto con aria di sfida. «Dire cosa?»

«Lo sai benissimo. Quello che è successo ieri sera è stato uno sbaglio, e lo so che la cosa è partita da me, ma non dovrà ripetersi. Siamo intesi?» ansimò preoccupato, guardandosi intorno per paura che sbucasse qualche suo conoscente.

«C’era anche la possibilità che la cosa si ripetesse? Davo per scontato che fosse stata una botta e via» lo spiazzò Sebastian. «Per me non c’è alcun problema, comunque. Ero venuto soltanto a riportarti la patente. Devi esserti scivolata dal portafogli ieri sera quando eravamo in macchina. Se ti fermavano oggi saresti finito nei guai» sogghignò sventolandogli la patente davanti al naso. «Non c’è di che».

Kurt gliela strappò di mano, infilandosela nella tasca dei jeans. «È tutto?»

«Non mi dici neanche grazie?» replicò offeso Sebastian.

«Grazie» rispose frettolosamente, spaventato dal suono improvviso della campanella che segnava la fine della prima ora. «Ascolta, devo proprio andare. I ragazzi saranno qui a momenti e non ho ancora preparato la lezione» disse massaggiandosi compulsivamente la fronte. «Buona vita, Sebastian. È stato un vero piacere ma… a mai più» lo congedò senza lasciargli il tempo di rispondere.

Kurt si fiondò in aula canto, dove Rachel lo attendeva seduta accanto al pianoforte, ancora visibilmente irritata.

«Sono passati due minuti e quarantacinque secondi, Kurt» lo rimproverò. «Ecco il tema della settimana. Ho dovuto improvvisare, perché se aspettavo te rischiavamo di non fare lezione!» esclamò porgendogli un foglio.

«‘Jagged a little Tapestry’? Sarebbe un mash-up delle canzoni di Alanis Morissette e Carole King?» le domandò colpito.

«Esattamente. Ah, se non ci fossi io» brontolò Rachel.

Kurt si mise a cancellare la lavagna per poter poi scrivere a lettere cubitali il tema della settimana, quando Rachel gli fece la domanda che tanto aveva temuto.

«Che è successo prima? Perché hai dato di matto così quando lo hai visto?»

«Visto chi?» prese tempo Kurt.

«Sebastian Smythe» rispose con ovvietà Rachel.

Kurt non poteva continuare a fingere. Conosceva bene Rachel e sapeva che non avrebbe lasciato perdere fino a quando non fosse venuta a conoscenza di tutta la verità. Nonostante la conversazione su Blaine e Karofsky fosse passata in secondo piano, presa com’era nel trovare un tema per la lezione settimanale, Kurt era certo che avrebbe fatto la sua comparsa in un’altra discussione, e che quello avrebbe portato immancabilmente a ciò che era successo nell’appartamento tra lui e il tizio misterioso. Era inutile girarci attorno.

«Ho fatto sesso con lui» disse chiudendo gli occhi, rifiutandosi di girarsi per vedere la sua espressione.

«Aspetta… con Sebastian?!» gridò Rachel, costringendo Kurt a voltarsi per dirle di abbassare la voce. «Oh mio Dio! “Sembrava che mi avessi perdonato ieri”» ripeté poi le parole di Sebastian. «Come ho fatto a non capirlo!»

«Forse perché il tuo subconscio si rifiutava di metabolizzare la cosa? Ecco, pensa come mi sento io adesso. È come se avessi fatto un torto a Blaine, anche se ci siamo lasciati. Ce l’avevo tanto con lui per aver scelto di uscire proprio con la persona che mi aveva bullizzato per anni e poi io vado a letto con il ragazzo che lo ha quasi accecato e che sembrava godere nel renderci la vita un inferno. Sono una persona orribile» blaterò, deluso da sé stesso. «E sai qual è la cosa peggiore? Che per un istante, mentre… beh» mosse le mani nell’aria mimando cose senza senso, «quello, mi sono scordato persino del motivo per cui avevo pianto tanto, e stavo così bene».

Rachel gli si avvicinò, e posò lievemente la mano sulla sua schiena, anche se sembrava trovare ripugnante solo toccarlo. «Non devi sentirti responsabile per essere stato con un altro. Però… Sebastian? Davvero? Non eri tu a dirmi in continuazione che non lo sopportavi?!»

«Adesso capisci perché non volevo parlartene?» la interruppe bruscamente Kurt. «Non ho pensato alle conseguenze, ero fuori di me. Poi, però, questa mattina quando l’ho visto accanto a me ho pensato che fosse- si, carino… E lui non è stato sgarbato come al solito, tutt’altro. È stato molto premuroso e così gentile che mi sembrava un’altra persona. Poi ovviamente ha rovinato tutto uscendo dal mio appartamento senza neanche avvisarmi, approfittando del fatto che io fossi sotto la doccia! Mi ha lasciato un bigliettino, pensa! Non che mi aspettassi chissà cosa, ma speravo almeno che ne avremmo discusso come persone mature, e invece lui che fa? Si presenta qui a scuola dove ci sono tutti i miei amici e Blaine! Credevo che una volta uscito di casa non lo avrei più rivisto, o almeno, non così presto e in questo contesto. Mi aspettavo di beccarlo per puro caso allo Scandals avvinghiato a qualche sconosciuto o-»

«Kurt, respira» lo fermò a sua volta Rachel. «Ti sei preso una cotta per lui per caso?» gli chiese inaspettatamente, non potendo fare a meno di mantenere un’espressione di puro sdegno.

Kurt scosse vigorosamente la testa. «No! Ti pare?! È stato solo quello per me! Tutto dimenticato».

«Eh, vedo…» commentò sarcastica Rachel.

«Sssh, gemelli McCarthy a ore dodici» la zittì Kurt, vedendo entrare Madison e Mason. «Buongiorno ragazzi!» li salutò con voce squillante, spaventandoli.

«Buongiorno, signor Hummel» lo salutarono in coro, venendo raggiunti da Jane e Roderick.

In pochi secondi arrivarono anche Santana, Brittany, Quinn e Puck, seguiti da Sam e Mercedes che parlottavano complici tra loro, ed Artie con Tina a loro seguito che li guardavano con sana invidia.

«Ne riparliamo dopo» lo avvertì Rachel, battendo poi le mani per attirare l’attenzione dei presenti. «Buongiorno a tutti ragazzi!»

Kurt non aveva voglia di ascoltare la lezione, né tantomeno di coinvolgere i presenti a partecipare ai mash-up. Continuava a tamburellare nervosamente il piede a terra, ignorando tutto ciò che stava dicendo Rachel. Blaine non era ancora arrivato e Kurt si augurò di non vederlo sbucare assieme a Karofsky o avrebbe rischiato un altro crollo di fronte a tutti. Quello che aveva avuto con Sebastian gli bastava per una vita intera.

E poi c’era Sebastian. Chissà se era tornato a casa o se vagava ancora per i corridoi del liceo McKinley. E se aveva incontrato Blaine e gli aveva raccontato del loro incontro a luci rosse? Non aveva intenzione di giustificarsi con lui, né tantomeno di accennare l’argomento.

«Terra chiama Kurt!» esclamò Mercedes mettendo le mani accanto alle labbra a mo’ di megafono. «Kurt, sei con noi?»

«Cosa? Sì, certo!» esclamò forzando un sorriso di circostanza, giusto prima che Blaine facesse il suo ingresso nell’aula canto.

Il sorriso si spense in un istante e Rachel corse a cancellare il tema della lezione dalla lavagna, per non permettergli di rubare loro l’idea.

«Non vorrei sembrare maleducata, signorina Berry» azzardò Madison, «ma non sarà rischioso avere il coach degli Usignoli qui in aula canto?»

«Oh, non sono qui per spiarvi» la rassicurò Blaine. «Anzi, scusatemi per il ritardo. Io e Dave abbiamo avuto un piccolo contrattempo e siamo rimasti imbottigliati nel traffico».

«Tu e Dave?» domandò Puck confuso. «Karofsky? Non dirmi che state insieme!»

«A dire il vero sì» rispose freddo Blaine.

«Che schifo» commentò con nonchalance Puck, facendo ridere Brittany e Santana, ma guadagnandosi uno schiaffo di rimprovero da Quinn.

Kurt provò un’improvvisa simpatia per Puck. Non era mai stato uno dei suoi preferiti, ma in quel momento sentiva di volergli bene.

«Sei sempre più puntuale del professor Shuester» osservò Rachel. «Dio solo sa che fine avrà fatto! Ci saranno stati problemi con Daniel…»

«Quindi oggi non faremo lezione?» insistette Madison a cui non poteva importare di meno delle loro faccende personali.

«Rachel» la richiamò Kurt a bassa voce, «possiamo tranquillamente continuare la lezione. Facciamo mash-up da anni, non è una novità. Non porteremo di certo questa canzoni alle Provinciali…» cercò di farla ragione.

«Va bene» acconsentì lei. «Stavamo dicendo… ‘Jagged a little Tapestry’. Mash-up di Alanis Morissette e Carole King».

Blaine si mise all’ascolto assieme agli altri, genuinamente interessato. Si vedeva che gli mancava quell’aula e l’atmosfera che si respirava, carica di entusiasmo e grandi speranze. Kurt non poté fare a meno che intenerirsi nel guardare i suoi grandi occhi verdi che si spostavano con ammirazione e malinconia da Rachel, ai nuovi studenti, ai suoi vecchi compagni di Glee Club.

«Kurt? Vuoi presentare tu la lezione?» lo spronò Rachel.

Kurt non voleva farlo, ma voleva dimostrare a Blaine che non era cambiato niente e che lui era ancora la stessa persona determinata e propositiva.

«Certo!» esclamò con finto entusiasmo. «Allora… Come immagino sappiate, Carole King in ‘Tapestry’ ci da una musica tranquilla, informale… come un caffè tra due vecchi amici».

Rachel lo guardò sbieco per il pessimo paragone. Anche Santana e Brittany si scambiarono un’occhiata perplessa, ma non fecero commenti.

«Alanis invece è diversa: è tagliente, arrabbiata, audace, attuale» proseguì Kurt con enfasi, continuando a sorridere a Blaine come se nulla fosse successo.

Preso com’era a parlare appassionatamente di Alanis e Carole, non si accorse che da uno degli ingressi aveva fatto capolino Sebastian.

Il ragazzo si appoggiò allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto e il suo solito sorriso di scherno stampato sul viso. Tutti i presenti spostarono d’istinto lo sguardo verso di lui, ma Kurt continuò imperterrito a spiegare loro il compito della settimana.

«…Ed è per questo che le abbiamo scelte per questa lezione. Alanis e Carole ci insegnano a guardare ogni situazione da due diversi punti di vista. Quello che vogliamo trasmettervi è il lavoro di squadra, il lavorare assieme per diventare più uniti!» disse con orgoglio, posando di nuovo gli occhi su Blaine.

Fu solo allora che si accorse che il suo ex non lo stava più guardando. Seguì la traiettoria del suo sguardo ed impallidì quando si accorse che Sebastian se ne stava lì in piedi ad ascoltare divertito la sua lezione. Sgranò gli occhi e le parole gli si smorzarono in gola.

«Ehm… Questa lezione» marcò con decisione le parole per ottenere di nuovo l’attenzione dei presenti, «consiste nel trovare un compagno con uno stile diverso dal vostro e lavorare assieme ad un mash-up di Alanis e Carole. È… ehm, tutto chiaro?»

Nessuno rispose. Tutti continuavano a guardare Sebastian con fastidio, visto che non aveva lasciato a nessuno di loro un bel ricordo. I nuovi studenti invece erano disorientati e si scambiavano occhiate tra loro, a disagio.

«Complimenti, Blaine» ruppe il silenzio Tina, applaudendo. «Sei venuto qui facendo a tutti gli occhi dolci per fingerti nostro amico e poi porti lui per fare il lavoro sporco e spiarci?»

Kurt non disse niente, perché nel profondo era felice che si pensasse che Sebastian fosse lì per Blaine.

«Cosa?!» esclamò Blaine indignato. «Mi sorprende che sia proprio tu a pensare questa cosa, Tina, e mi ferisce molto. Non l’ho chiamato io!» 

Kurt abbassò gli occhi a terra, imbarazzato, ma si rese presto conto che Santana lo stava guardando con sospetto ed era forse l’unica in quell’aula, Rachel esclusa, ad aver capito quello che stava succedendo. Il suo terzo occhio messicano ci prendeva sempre. Kurt abbozzò un sorriso colpevole e quello fu sufficiente per dare a Santana la conferma che le serviva.

«Oh, non fate caso a me» si decise a parlare Sebastian. C’era una vena ironica nel suo tono di voce ed era chiaro che si stesse gustando appieno ogni secondo. «Non sono venuto qui per Blaine, né tantomeno per spiarvi. Siete bravissimi ad auto-sabotarvi da soli» ghignò compiaciuto. «A dire il vero sono qui per Kurt».

Kurt si sentì improvvisamente nel mirino. Tutti gli occhi dei presenti furono puntati su di lui in un secondo, e poté giurare di leggervi puro sgomento ed indignazione. Kurt si sentì morire quando vide che Blaine lo guardava come se non lo riconoscesse più e per tutto quel tempo avesse avuto a che fare con un’altra persona.

«Buongiorno a tutti! Scusate per il terribile ritardo!» irruppe Shuester con fare allegro, spostando l’attenzione su di sé. «State facendo lezione? Perché per me possiamo parlane dopo se preferite» disse rivolgendosi a Rachel, Kurt e Blaine. «O si può assistere alle prove? Non sono qui per rubarvi le scalette, se è di questo che avete paura».

«Può restare, professor Shuester» gli sorrise Rachel. «Stavamo solo scegliendo il tema della settimana. È ancora presto per parlare di scalette delle Provinciali. Non abbiamo ancora abbastanza membri».

«Perfetto allora. Non sarebbe una brutta idea se anche i vostri ragazzi venissero messi al corrente delle regole, comunque».

«Quali regole?» domandò Madison McCarthy.

«Come comportarsi coi gruppi rivali. Prima di tutto non rubarsi le scalette» continuò Will.

«O mandare spie» aggiunse Tina, guardando ancora furiosa Blaine, indicando Sebastian a Shuester.

«Credevo di averti già detto, Tina Cohen qualunque sia il tuo nome, che non sono qui per conto di Blaine» aggiunse brusco Sebastian.

«Oh, mi ricordo di te!» esclamò Will. «Eri il capitano degli Usignoli qualche anno fa, giusto?»

«Esatto» confermò Sebastian. «Non sono qui in veste di Usignolo, comunque. Sono qui solo per il signor Hummel».

Kurt lo avrebbe preso a pugni. Come aveva potuto pensare che Sebastian fosse cambiato? Aveva la stessa spocchia ed arroganza di quando lo aveva conosciuto, ed era chiaro che stesse cercando in tutti i modi di metterlo in imbarazzo davanti ai suoi amici.

«Potete scusarmi un momento?» azzardò Kurt con un sorriso fasullo. «Dovrei discutere di una cosa con Sebastian. Voi stabilite pure le regole o quello che è» tagliò corto schioccando le dita a Rachel per dirle di prendere il suo posto.

Senza indugiare oltre, Kurt uscì dall’aula canto facendo cenno a Sebastian di seguirlo.

«È stato un piacere» si congedò Sebastian col gruppo.

Kurt si fermò in mezzo al corridoio, furioso. «Che diavolo pensavi di fare? Cosa vuoi ancora? C’è di mezzo un ricatto? Devo fare qualcosa per impedirti di dirlo a tutti?!»

«Credo che si siano già fatti un’idea» sorrise Sebastian con tono calmo e rilassato. Il fatto che sembrasse sempre in fase zen mandava Kurt fuori di testa.

«Seriamente, Sebastian. Cos’è che vuoi da me?» domandò esasperato Kurt, voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi che i suoi compagni non uscissero per origliare.

Sebastian si rabbuiò, ma cercò di camuffare il suo disappunto rilassando i tratti del viso. «Sarebbe così assurdo risponderti che avevo voglia di rivederti per sapere come stavi?»

«Si, perché non te ne è mai importato di me».

«E a te di me» replicò prontamente. «È reciproca la cosa… Però ieri-» mormorò sfiorandogli rapidamente il mento con l’indice e il pollice.

Kurt rimase immobile, addolcendosi a sua volta. Come cavolo faceva a renderlo così vulnerabile? C’era qualcosa in lui che lo faceva impazzire, ma non riusciva a spiegarsi come fosse possibile provare quel tipo di attrazione per Sebastian.

«Devi andare» biascicò, sentendo la gola seccarsi. «Non voglio che gli altri ti vedano ancora qui».

Sebastian lo ignorò. «Stavo facendo un giro prima, ed ho visto uno di quei volantini… Questo week-end ci sarà il falò sul campo da football per l’inizio della stagione di football. Ci vai?»

«Questo che c’entra ora?» sbuffò Kurt coprendosi il volto con le mani.

«Allora ci vai o no? Dici che posso imbucarmi?»

«Si, ci sarò ma… perché ci tieni a venire? Non sarà nulla di speciale. Ci sono andato anche l’anno scorso ed è stata noiosa da morire» cercò di dissuaderlo a non parteciparvi. «Davvero, lascia perdere».

«Possiamo dare forfait e andare allo Scandals invece. Potrei presentarti il mio amico River. Sai, potresti anche essere il suo tipo ideale… Non ha mai avuto gusti troppo pretenziosi».

Kurt incrociò le braccia al petto, imbronciato. «Ti ringrazio, eh» brontolò. «Da quando gradisci stare in mia compagnia? Credevo che dopo ieri sera le nostre strade si sarebbero separate di nuovo. Non credo di voler mettere più piede allo Scandals in vita mia».

«Allora ci vediamo al falò?» insistette imperterrito Sebastian.

«No! In quale altro modo te lo devo dire? Non voglio vederti o frequentarti. Ti è chiaro così?» fu più brutale per poter porre fine a quella discussione.

«Oddio… ti piaccio?» ridacchiò Sebastian divertito.

«Cos- no!» trillò sconvolto Kurt. «Perché capisci sempre fischi per fiaschi? Non negherò che quello che è successo è stato bello, perché lo è stato, ma cerca di capirmi. Sono appena uscito da una storia importante ed ho scoperto che l’amore della mia vita sta con un altro. E non uno qualsiasi!»

«Ascoltami Kurt, voglio che sia chiara una cosa. Tu non mi piaci e continuo a pensare che tu sia isterico ed irritante, ma sono stato bene stanotte quindi… se mai cambiassi idea e fossi annoiato…» disse porgendogli un bigliettino. «Questo è il mio numero».

«Credo che a te non sia chiara la cosa. Io non voglio che la nostra diventi una di quelle ‘relazioni’ del genere amici con benefici. Non sono quel tipo di persona! Quella di ieri è stata solo un incidente di percorso e non ricapiterà più».

«Infatti, mi riferivo solo all’uscire assieme».

«Oh» boccheggiò Kurt.

«Aaah!»

Kurt e Sebastian si voltarono all’unisono verso l’aula canto e si fiondarono per vedere cosa fosse successo. Santana e Brittany erano al centro dell’aula, abbracciate, e tutti gli altri applaudivano commossi facendo loro le congratulazioni.

«Che succede?» domandò Kurt.

«Santana mi ha chiesto di sposarla!» trillò Brittany con entusiasmo sfoggiando un anello sfavillante.

«Congratulazioni ragazze!» esclamò inaspettatamente Sebastian. «Sempre intraprendente, Lopez».

«Vuoi presentarti al matrimonio e lanciarci granite col sale grosso?» gli rispose con un sorriso sarcastico Santana. «Vattene, non sei gradito qui».

Sebastian mise un braccio attorno alle spalle di Kurt, e nell’aula calò il silenzio. Era come se il loro arrivo avesse spento l’entusiasmo di tutti. Kurt intercettò lo sguardo di Blaine ed avvertì un nodo allo stomaco: lo stava guardando con delusione e sembrava turbato nel vederlo così vicino a Sebastian.

«Non ci tengo a venire al matrimonio, Santana» rispose con tono pacato Sebastian.

«Perfetto, a mai più allora» replicò a tono lei.

«Temo che questo non sia possibile» la contraddisse prontamente. «Ci vedremo prima di quello che credi. Hai presente il falò?»

«Non sei del McKinley, non sei invitato» gli fece notare Santana, con aria di sfida.

«Sì, Kurt mi ha invitato».

«Veramente-» tentò di replicare Kurt, ma venne di nuovo interrotto.

«Ci vediamo lì allora. Passo a prenderti» disse a Kurt, ignorando il resto dei presenti che li guardavano come se fossero delle strane creature mitologiche. «Ciao, Kurt. Ciao, altri» si congedò uscendo dall’aula canto.

«Che diavolo..?» boccheggiò Mercedes confusa. «Cos’era?! Da quando tu e quello spregevole di Sebastian vi parlate? Non riusciva più ad ottenere informazioni su di noi da Blaine ed ha ripiegato su di te?»

«Cosa? No! Ecco…» Kurt doveva accampare una scusa al più presto o sarebbe saltata la sua copertura. Intercettò Rachel e le fece capire di non aprire bocca, ed eventualmente reggergli il gioco. «Ieri ho incontrato Sebastian allo Scandals e mentre ero in bagno deve essermi caduto il portafogli e lui me lo ha gentilmente restituito. Così, per ricambiare il favore, gli ho proposto di unirsi a noi per il falò».

Era fiero della sua versione, perché tutti sembrarono trovarla una motivazione sufficiente. Tutti tranne Santana, che continuava a guardarlo con aspettativa, attendendo la versione completa della storia.

«Beh, ma non parliamo di questo» cercò quindi di spostare l’attenzione da sé. «Congratulazioni per il fidanzamento ragazze! Vi auguro il meglio» disse posando quasi automaticamente gli occhi su Blaine.

Blaine lo stava guardando con rimpianto e malinconia e Kurt provò un profondo senso di dispiacere ripensando a come erano arrivati fino al quel punto, rovinando la storia più bella che avessero mai avuto entrambi. Forse avevano ancora una speranza di tornare assieme, ma Blaine ora conviveva con Dave e sembravano felici. E poi c’era Sebastian, che Kurt sentiva stranamente più simile a lui di quanto volesse ammettere. Kurt e Blaine, in fondo, non avevano mai avuto molto in comune, ed ogni minima faccenda li portava a litigare.

Tutto era iniziato con il suo trasferimento a New York e con il successivo tradimento di Blaine. Gli ci era voluto così tanto per fidarsi di nuovo, e poi Blaine si era trasferito assieme a lui, e New York gli era apparsa improvvisamente così piccola. Non aveva più spazio per sé stesso e Blaine non lo lasciava respirare un momento. Erano arrivati addirittura a litigare per la disposizione dei mobili, per il cibo e per quello stupido showcase di June Dolloway.

Da quel momento ogni cosa era andata a catafascio. Anche la più piccola sciocchezza si trasformava in una questione di stato e Kurt era diventato sempre più sospettoso, quasi non riuscisse a fidarsi mai completamente di Blaine.

Nonostante tutto, però, lo amava ancora. Amava ogni cosa di lui e avrebbe desiderato poter tornare indietro per rimediare ai suoi errori, cercando di essere più comprensivo e discutendone civilmente e con maturità. Però, forse, non avrebbero mai trovato quella felicità che tanto cercavano e desideravano entrambi. Forse davvero non erano fatti per stare assieme.

Kurt aveva creduto che Blaine fosse la sua anima gemella e che nulla al mondo avrebbe potuto separarli, ma ogni volta che provavano a ricominciare le cose peggioravano, e continuavano a rendersi infelici a vicenda. Non c’era un futuro per loro. Allora perché guardarlo in quel momento gli sembrava l’unica cosa giusta da fare? Perché sentiva che essere andato a letto con Sebastian, per quanto bello, fosse stato lo sbaglio più grande del mondo? Doveva parlargliene? Voleva farlo per pulirsi la coscienza o perché nel profondo sperava che la cosa lo infastidisse e lo portasse a tornare da lui? Questo Kurt non lo sapeva.

L’unica cosa di cui era certo era che non sarebbe stato tanto facile farsela passare. Amava ancora Blaine.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Prima di lasciarvi alla storia ci tenevo a ringraziarvi per le recensioni e i messaggi che mi avete mandato. Mi fanno molto piacere :') Spero che il capitolo vi piaccia!

 




CAPITOLO 3

 

 

 


 

Il giorno del falò Kurt si svegliò nervoso. Non voleva vedere Sebastian, né tantomeno Blaine. Da quel giorno in aula canto non si erano più visti, se non di sfuggita al Lima Bean (dove si erano a malapena salutati), però aveva saputo da Rachel che lui e Karofsky stavano arredando casa assieme.

Sapere che i due si trovavano d’accordo persino sulla scelta del mobilio, lo faceva stare male. Poter ridecorare casa assieme era sempre stato uno dei suoi più grandi desideri; era come se quel passo rendesse il tutto più reale e li trasformasse in una famiglia a tutti gli effetti. Sapeva che era stupido stare male per una cosa del genere, ma non poteva accettare che Blaine stesse costruendo con un altro tutto ciò che si era aspettato per loro.

Sarebbe stata dura fingere indifferenza al falò se si fosse presentato con Dave. Qualcosa gli diceva che sarebbero venuti assieme, soprattutto perché sapeva che anche lui aveva un accompagnatore e che si trattava di Sebastian.

Kurt era sicuro che, dopo essersela svignata mentre lui stava sotto la doccia, gli avrebbe dato il benservito e sarebbe sparito dalla sua vita così come vi era entrato, e invece si era presentato alla sua vecchia scuola facendogli fare una figuraccia di fronte a tutti i suoi amici. Perché voleva stare ancora in sua compagnia? L’unica spiegazione che Kurt riusciva a darsi era che Sebastian in realtà fosse solo anche lui. Probabilmente quel River con cui lo aveva sentito parlare era il suo unico amico, o forse non erano nemmeno così legati. Altrimenti perché cercarlo e chiedergli di stare con lui? Kurt era certo di non piacergli in quel modo e un ragazzo come Sebastian avrebbe potuto avere chi gli pareva, eppure era tornato da lui. Doveva esserci qualcosa sotto; qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

 

Kurt passò l’intera giornata a rimuginare su come comportarsi di fronte a Blaine e Dave. La prima volta era stato preso alla sprovvista e non era riuscito a nascondere il suo disagio. Doveva essere preparato. Non aveva idea dell’orario in cui sarebbe passato a prenderlo Sebastian. Gli aveva inviato un paio di messaggi in quei giorni per informarlo sul dress code, ma non aveva mai ricevuto risposta, e iniziava a sospettare che non si sarebbe più presentato. Non che la cosa gli dispiacesse realmente, ma avrebbe gradito almeno una conferma per potersi organizzare.

Per le sette di sera Kurt era già pronto. Aveva optato per un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una giacca scozzese rossa e nera. Camminò avanti e indietro di fronte allo specchio, sistemandosi ogni volta i capelli in modo diverso, mai soddisfatto del risultato. Non aveva intenzione di aspettare Sebastian, visto che non sapeva nemmeno se si sarebbe presentato, e alle sette e mezza spaccate decise di recuperare i suoi effetti personali ed uscire di casa.

Fece giusto in tempo ad aprire la porta del loft quando si ritrovò di fronte a Sebastian, il braccio ancora alzato pronto per bussare alla porta.

«Ehi» lo salutò come se nulla fosse, sfoggiando il suo solito sorriso di scherno.

«Ehi? Non ti fai sentire da giorni e dici ‘ehi’?!» lo accolse in malo modo Kurt. «Alla fine hai deciso di venire!» constatò l’ovvio. «E non hai pensato che fosse una buona idea informarmi?»

Sebastian non lo stava ascoltando; lo stava squadrando da capo a piedi quasi morbosamente, noncurante del fatto che Kurt lo stesse guardando infuriato. Sebastian indossava dei jeans scuri, una camicia bianca con una cravatta rossa e una giacca nera e, per quanto Kurt fosse arrabbiato, doveva ammettere che stesse davvero bene. I suoi capelli erano pettinati in maniera impeccabile e Kurt rimase stupito dal fatto che lo avesse realmente ascoltato ed avesse seguito il dress code. Da lui si sarebbe aspettato vestiti che potessero in qualche modo attirare l’attenzione su di sé, per distinguersi dagli altri.

«Stai bene» gli disse inaspettatamente Sebastian. «È raro vederti vestito da ragazzo, bisogna celebrare».

«Molto divertente» replicò acido Kurt facendogli cenno di spostarsi dall’ingresso per poter uscire.

«Aspetta» lo bloccò Sebastian. «Esci con quei capelli?!»

«Cos’hanno i miei capelli?»

Sebastian scosse la testa, giudicandolo senza speranze. «Vieni… Ce l’hai un po’ di gel? Non te ne ha lasciato qualche tubetto Blaine? Okay, scusa, battuta infelice» realizzò quando l’altro lo fulminò con lo sguardo. «Allora, ce l’hai o no?»

«Si, vieni» sospirò rassegnato Kurt conducendolo in bagno. «Ecco. Che dovrei farci?» gli chiese porgendoglielo.

«Guarda e impara» disse Sebastian facendolo sedere sul mobiletto accanto al lavandino.

Si spruzzò un po’ di gel sulle mani ed iniziò ad armeggiare con i capelli di Kurt.

«Posso fidarmi o mi ritrovo con un’acconciatura ridicola?» domandò preoccupato Kurt, tamburellando nervoso il piede a terra.

«Se non ti muovi, puoi stare tranquillo» rispose distaccato Sebastian, troppo occupato a sistemargli i capelli. «Et voilà! Guarda come sei bello» aggiunse invitandolo a guardarsi allo specchio.

Kurt fissò il suo riflesso e quello di Sebastian per un paio di secondi, serioso, constatando che avevano la stessa identica pettinatura. Fu proprio quell’immagine a farlo scoppiare a ridere.

«Perché ridi?!» chiese ferito nell’orgoglio Sebastian.

«Mi vuoi trasformare in te?» domandò Kurt facendo di tutto per contenersi. «Non ci esco di casa così! Dai, sembreremmo ridicoli!»

«Tu non più del solito» osservò Sebastian, beccandosi l’ennesima occhiataccia. «Piantala, faremo un figurone. Quei poveracci moriranno di invidia vedendoci arrivare così. Blaine si mangerà le mani per essersi lasciato scappare questo bocconcino».

«Ti ringrazio per il velato complimento, ma-»

«Non parlavo di te» lo interruppe Sebastian, indicando sé stesso. «Insomma, mi hai visto? Ha preferito Dave Karofsky a me! È inconcepibile. Scusa, devo lavorarci sulla mia mancanza di tatto».

«Ecco, bravo. Almeno lo riconosci» commentò pungente Kurt. «Possiamo andare adesso? Già sarà difficile vederli questa sera, sempre che Dave decida di venire… Non voglio parlare di loro anche quando non sono presenti».

«Quindi vieni via così?» domandò Sebastian ignorando il suo discorso. «Ti ho convinto?»

«Più che convinto diciamo che sono rassegnato. Mi ci vorrebbe troppo tempo per risistemarli come prima, quindi…» schioccò le dita per spingerlo a muoversi.

«Okay, ti aspetto giù allora» disse Sebastian sfrecciando fuori dal bagno.

«No, dai. Aspetta un attimo che chiudo-» ma non fece in tempo a finire la frase. Sebastian era già sparito oltre l’uscio di casa.

 

Quando Sebastian fermò la macchina nel parcheggio del McKinley, Kurt iniziò a sentire crescere dentro di lui l’ansia di un possibile incontro con Blaine e Dave. Tutti i discorsi che aveva preparato quella mattina ora gli suonavano pateticamente ridicoli e iniziava a pensare che la soluzione migliore fosse ignorarli.

«Che passa per quella testolina?» gli chiese Sebastian, dandosi un’ultima occhiata allo specchietto retrovisore. «Sei stato zitto per tutto il viaggio, c’è qualcosa che non va?»

«Secondo te?» chiese con sarcasmo Kurt. «Ti suonerà assurdo Sebastian, ma una batosta del genere non si supera in una settimana. Forse per una persona priva di sentimenti come te è facile, ma per noi comuni mortali sono ferite che fanno fatica a rimarginarsi».

Sebastian sbuffò, stanco di sentirlo piangersi addosso, ed uscì dalla macchina senza degnarlo di una risposta.

«Ehi, dove vai?» gracchiò Kurt correndogli dietro.

«A divertirmi. Cosa che dovresti fare anche tu!» lo rimproverò scontroso, chiudendo a distanza la macchina.

«E se incrociamo Blaine e Dave?» 

«Se vuoi colpirlo, l’indifferenza è l’arma migliore. Io la uso sempre».

«Più facile a dirsi che a farsi» sospirò Kurt avanzando lentamente verso il campo da football.

In lontananza si vedevano già gli spalti gremiti di persone e un grande falò in centro campo attorno al quale era radunata l’intera squadra di football.

«Ascolta, mio caro amico» lo apostrofò Sebastian, buttando un braccio attorno alle sue spalle, «questa sera lasciamo da parte le divergenze tra noi e divertiamoci. Fregatene di Liberace e Yoghi e goditi la serata con me».

«Mio caro amico?» ripeté Kurt alzando un sopracciglio.

«Potremmo provare ad esserlo. Giuro che lo negherò fino alla morte se lo dirai a qualcuno, ma credo che sotto sotto ci somigliamo molto, tu ed io» disse evitando di incrociare il suo sguardo.

«Una cosa è certa: abbiamo gli stessi gusti in fatto di ragazzi» la buttò sullo scherzò Kurt, facendo sorridere Sebastian.

«Incredibile, hai anche tu il senso dell’umorismo» ridacchiò.

«Ora leva il braccio dalla mia spalla o si faranno strane idee» disse indicandogli la folla con la testa. «Santana aspetta solo il momento opportuno per chiedermelo, ma sono certo che sospetti già qualcosa. Sono giorni che mi guarda strano in aula canto».

«Tu sei paranoico. E anche se fosse? Siamo andati a letto una volta, non è nulla di che. Sarebbe molto più imbarazzante per me comunque» borbottò togliendo il braccio.

«Perché per te?»

«Beh, tu saresti visto come un eroe. Insomma, guardami» si pavoneggiò. «Mentre a me non è andata altrettanto bene…»

«E tu vorresti che provassimo ad essere amici?» ribatté Kurt infastidito. «Questo non è il modo migliore, spero che te ne renda conto».

«Andiamo, bello, stavo scherzando. Smettila di prendere tutto così seriamente. Andiamo a mostrare a quegli sfigati come ci si diverte. Dici che ci sono degli stand dove bere e mangiare da cui posso sgraffignare qualcosa?»

«Solitamente si, ma non cose alcoliche se è quello in cui speravi» lo informò Kurt. «È un bene, se ci pensi. Poi dobbiamo tornare a casa assieme…»

«Ah, smettila. Ti piacerebbe!» lo schernì Sebastian dandogli un buffetto sul fianco.

Agli occhi di Kurt il campo da football non gli era mai sembrato così bello. Ogni elemento sul campo era addobbato con festoni rossi, bianchi e neri, e il fatto che tutti indossassero vestiti degli stessi colori lo faceva sentire parte di qualcosa. Per un attimo gli parve di essere tornato alla Dalton.

Intercettò i suoi vecchi compagni di scuola sulle gradinate, stretti attorno a Sam che strimpellava una canzone con la chitarra. Kurt tirò un sospiro di sollievo quando non vide né Blaine, né Dave, ma quando osò posare gli occhi lungo la fila di pick-up parcheggiati accanto alle platee, sentì lo stomaco ritorcersi.

Blaine e Dave indossavano completi identici e se ne stavano accoccolati sul retro del pick-up ad ammirare i festeggiamenti attorno al falò. La cosa che a Kurt fece più male non fu l’abbraccio in sé, ma piuttosto lo sguardo beato e sereno di Blaine tra le sue braccia. Sembrava rilassato e in pace come non lo era mai stato.

Sebastian seguì la traiettoria del suo sguardo e quando li vide si assicurò di attirare anche la loro attenzione, annunciandosi agli amici di Kurt sulle scalinate.

«Aloha!» li salutò a gran voce, ottenendo l’effetto sperato.

Sia Blaine che Dave si voltarono all’unisono. Dave non sembrò turbato nel vederli arrivare assieme, anzi, sorrideva da un orecchio all’altro, ma Blaine si rabbuiò all’istante e i suoi occhi si colmarono di tristezza.

«Siete venuti!» esclamò Rachel sfoggiando un sorriso fasullo, decifrabile a chilometri di distanza. «Ci stavamo chiedendo che fine aveste fatto!»

«Ciao ragazzi» li salutò Kurt con diffidenza, cercando di non rivolgere più lo sguardo ai pick-up. Non gli piaceva il modo in cui  i suoi amici lo stavano guardando, quasi lo giudicassero.

«Alla Dalton non facevamo mai cose simili» commentò Sebastian guardandosi intorno, posando un piede su uno spalto ed appoggiandosi alla spalla di Kurt con un braccio. «È forte. Un sacco di ragazzi in divise da football… Molto eccitante» aggiunse con malizia.

Kurt fece roteare gli occhi, contenendo un sorriso. «Football» sospirò. «Perché i ragazzi sono così fissati col football?»

Sebastian si voltò verso di lui, il viso a pochi centimetri dal suo. «Ho detto che mi interessano i ragazzi in divisa, non il football in sé» lo corresse.

«Oh, certo, colpa mia» rispose complice Kurt, dimenticandosi che tutti i suoi amici stavano assistendo alla scena.

Santana emise un suono gutturale, mimando un conato di vomito. «Kurt, siccome nessuno ha il coraggio di dirtelo apertamente ci penserò io. Loro credono di comportarsi da amici fingendosi entusiasti di questa nuova amicizia senza senso sbocciata dal nulla, ma peggiorano solo le cose. Io invece, da amica sincera quale sono, cercherò di essere il più diretta possibile. Hai sbattuto la testa? Hai forse dimenticato che il signorino qui presente ci ha reso la vita un inferno e ha rischiato di accecare il tuo ex fidanzato?»

«Blaine ed io ci siamo già chiariti» rispose con una flemma invidiabile Sebastian.

«Non sto parlando con te. Sto parlando col mio amico Kurt che a quanto pare ha perso il lume della ragione. Nessuno di noi gradisce la tua presenza, qui. Per noi è raro ormai vederci tutti assieme, visto che abitiamo in città diverse, e vorremmo approfittare di queste rare occasione per stare da soli. Kurt, te lo dico col cuore in mano: tutti noi gradiremmo anche la tua presenza quindi…»

«Quindi..?» la incalzò confuso lui.

«Vuole che me ne vada» rispose Sebastian al posto di Santana, senza perdere la sua calma e il sorriso. «Kurt, vado a prendermi qualcosa da bere… ti aspetto lì se vuoi venire» disse indicandogli dei tavoli in legno muniti di panche vicino ad uno stand.

«Okay» boccheggiò Kurt, annuendo.

Sebastian sembrava averla presa meglio di Kurt. Per lui era diventata consuetudine litigare con le Nuove Direzioni, e la cosa non lo tangeva minimamente. Senza contare che trovava quasi divertente litigare con Santana, che nel profondo considerava altrettanto simile a lui.

Kurt, invece, non era dello stesso avviso. Era il primo a riconoscere che Sebastian avesse molti difetti, e nemmeno lui lo aveva del tutto perdonato per ciò che aveva fatto in passato, ma sentiva di non avergli mai dato realmente una possibilità. Con Dave lo aveva fatto, ed ora erano amici, nonostante tutto. Perché non poteva essere lo stesso anche con Sebastian?

«Credevo che scherzassi quando hai detto che lo avresti portato!» ruppe il ghiaccio Mercedes, visto che nessuno si decideva a parlare. «O meglio, non pensavo che venisse davvero…»

«Ti sta usando per spiarci, Kurt» continuò con la sua teoria Tina. «Qualsiasi cosa ti dica non è sincero!»

«È venuto qui solo per spizzicare il cibo» osservò Brittany guardandolo in lontananza davanti allo stand degli hot dog.

«Perché diavolo vi siete pettinati allo stesso modo?!» chiese Quinn, arricciando il naso schifata.

«Questo è puro tradimento Kurt!» lo rimproverò Sam indignato. «Se persino Blaine, che lo conosce meglio di tutti noi, pensa che tutto ciò sia sospetto… Credo proprio che ci avesse preso…»

Quella frase catturò l’attenzione di Kurt. «Su che cosa ci avrebbe preso Blaine, scusa?»

«Che qualsiasi cosa ti abbia detto l’ha fatto solo per il suo tornaconto personale» rispose prontamente Sam. «Forse non dovevo dirtelo».

«Beh, puoi dire a Blaine» continuò a marcare il suo nome con rabbia, «di preoccuparsi del suo perfetto nuovo fidanzato! Nessuno di voi mi pare abbia avuto da ridire sul fatto che anche Dave sia qui presente e sia spalmato su Blaine a pochi metri da noi! Perché a lui è stata data una seconda opportunità e a Sebastian no?! Non sapete rispondere, vero? Beh, allora lasciate in pace Sebastian, okay?» li spense Kurt furioso. «Non è aria. Vi saluto».

Kurt non aveva idea del perché avesse difeso con tanta sicurezza Sebastian, visto che era il primo a non fidarsi ancora completamente di lui. Continuava a chiedersi perché volesse che passassero del tempo assieme quando fino a due anni prima avrebbero preferito entrambi essere costretti a lavori forzati piuttosto che incontrarsi anche solo di striscio.

Avrebbe tanto voluto che i suoi amici potessero conoscere il ragazzo con cui aveva avuto a che fare la sera in cui si erano visti allo Scandals. Avrebbe potuto parlare per ore di quanto Sebastian fosse stato premuroso, attento e gentile con lui, senza mai farlo sentire un perfetto idiota quando gli era saltato addosso all’ingresso di casa.

Kurt superò i pick-up a testa bassa per evitare di salutare Blaine e Dave. Anche se si era ripromesso di fingere indifferenza e salutarli come se nulla fosse cambiato, in quel momento non aveva voglia di parlarci, o avrebbe rischiato di dare in escandescenza persino con loro.

Sebastian se ne stava seduto a gambe conserte sopra uno dei tavoli, circondato da cibo e bevande. Kurt si ritrovò a sorridere nel vederlo così spontaneo e per nulla impostato; di solito Sebastian gli aveva sempre dato l’impressione di una persona posata e con la puzza sotto il naso che non si sarebbe mai messo in quella posizione sopra un tavolino unticcio a mangiare hot dog. I suoi capelli stavano perdendo la piega, la sua camicia ora era leggermente aperta, la cravatta allentata e le maniche della giacca arrotolate fino ai gomiti e sembrava tutt’altro che una persona di classe, come a malincuore lo aveva sempre reputato Kurt.

«Ehi…» lo salutò flebilmente avvicinandosi al tavolino, le fiamme del falò che divampavano maestose dietro di lui.

«Oh, guarda chi ha fatto ritorno. La Madre dei Draghi» lo apostrofò Sebastian.

«Questo soprannome era carino» fu costretto ad ammettere Kurt. «Posso sedermi?»

Sebastian annuì, fingendo disinteresse. «Si, certo, Khaleesi. Ti ho preso un hot dog. Sapevo che saresti tornato strisciando da me».

«Guarda che come sono venuto qui me ne posso andare in due secondi» lo ammonì Kurt, risultando tutt’altro che minaccioso.

Salì quindi sopra la panca per sistemarsi sul tavolo accanto a Sebastian, prendendo a sua volta un hot dog. Non era il suo genere di serata ideale, ma non si sentiva a disagio come avrebbe creduto.

«Non posso credere che io ti abbia difeso con i miei amici» continuò Kurt, scuotendo la testa.

«Aw, che tenero» replicò con sarcasmo Sebastian.

Kurt addentò un pezzo di hot dog, la carta unta che lo avvolgeva che gli scivolava dalle mani. «Comunque sono del parere che abbiano ragione».

«Riguardo cosa?»

«Che tu stia tramando qualcosa» disse coprendosi la bocca con la mano, masticando ancora li cibo.

Sebastian stirò le sopracciglia verso l’alto, intrigato. «Cosa starei tramando di preciso? Voglio dire, a parte cercare di rapire il loro insegnate e tenerlo tutto per me» scherzò con l’intento di provocarlo.

«Stupido» ridacchiò Kurt, arrossendo appena, tornando ad occuparsi del suo hot dog.

Sebastian lo guardò di sottecchi, non riuscendo a contenere un sorriso addolcito. «È buono?» gli domandò con aspettativa, per sapere se avesse soddisfatto i suoi gusti.

«Si» convenne Kurt, con tono colpevole. «Dovrò fare palestra per una settimana per smaltirlo, ma per una sera posso sgarrare».

Sebastian deglutì un intero boccone rischiando di soffocarsi. «Oddio, sei uno di quelli patiti per le calorie?»

«Solo un pochino» rispose altezzoso Kurt.

«Lo prendo come un ‘ne sono ossessionato’» sospirò Sebastian, giudicandolo.

Calò di nuovo il silenzio tra loro, ed entrambi si persero a guardare le fiamme calde e serpeggianti che si stagliavano in tutta la loro imponenza contro il cielo puntellato di stelle.

Kurt si ritrovò a pensare al falò dell’anno prima, quando lui e Blaine erano saliti assieme sul pick-up di Sam, avvolti nelle coperte ad ammirare i fuochi d’artificio. Blaine gli aveva preparato delle fragole con panna e cioccolato ed aveva organizzato un picnic sul retro del pick-up, riuscendo a far proiettare contro la fiancata della scuola il video del loro primo ballo scolastico al McKinley. Era stato tutto dannatamente romantico, nulla a che vedere con la serata che stava trascorrendo.

«È tutto okay?» parlò di nuovo Sebastian. «Guarda che so che li hai visti quando siamo arrivati… Ti consiglio di non farlo ora mentre mangi, stuzzicherebbe il tuo riflesso del vomito» cercò di farlo ridere senza successo.

«Certo che li ho visti» rispose serioso Kurt. «Si sono messi sopra il pick-up come facevamo io e Blaine. Si può essere più meschini di così? Lo ha fatto di proposito, sicuro. È ovvio che hanno scelto il pick-up così in bella vista per poter attirare l’attenzione. Tipico. A Blaine è sempre piaciuto attirare l’attenzione su di sé» inveì furioso. «Dave, invece, penso che abbia solo un disperato bisogno di amore… Non ce l’ho con lui».

«Scusa, e a te non piace attirare l’attenzione?» osservò Sebastian.

Kurt alzò il mento sprezzante. «Non sempre».

«Stasera di sicuro si o non ti vestivi così» considerò Sebastian con nonchalance, tornando a mangiare il suo hot dog.

«Indossiamo tutti gli stessi colori, non attiro l’attenzione» disse Kurt con fermezza.

«Si, ma tu sei sexy» rispose mugugnando Sebastian, mentre masticava l’hot dog e gli lanciava rapide occhiate su tutto il corpo.

«Okay…» mormorò Kurt, sentendo le orecchie surriscaldarsi. Era certo di essere diventato rosso come un pomodoro, ma fece del suo meglio per mostrarsi non troppo compiaciuto per quel complimento.

Sebastian comunque non sembrava preoccuparsi della cosa. I suoi occhi vagavano con sicurezza sul campo da football, come se avessero puntato qualcosa o qualcuno.

«Lo hai visto il numero 19? Dici che è gay?» chiese infatti qualche minuto dopo.

Kurt corrucciò le labbra, mettendosi alla ricerca del numero indicatogli da Sebastian, e quando realizzò di chi si trattava sbarrò gli occhi. «Ma chi, Spencer? Sì, è apertamente gay, perché?»

Sebastian parve ringalluzzirsi e si aprì in un sorriso insolente. «È carino».

«È un idiota» si affrettò ad informarlo Kurt. «Arrogante e maleducato. Quando gli ho chiesto se volesse unirsi al Glee Club mi ha trattato come se valessi meno di zero e mi ha mancato di rispetto. Beh, sì, in effetti potreste piacervi».

Sebastian ignorò il suo monologo, troppo preso ad ammirare Spencer. «Magari stasera mi va bene» disse bevendosi una coca-cola.

«E io come torno a casa scusa?» protestò Kurt.

«A quello ci pensiamo dopo… aspetta un attimo» lo liquidò senza staccare gli occhi da Spencer. «Ehi, numero 19?»

«Ma sei matto?!» lo bacchettò Kurt dandogli uno schiaffo sul braccio.

Spencer li guardò con diffidenza, ma si avvicinò comunque a loro. «Si..?» chiese confuso, passando lo sguardo dall’uno all’altro.

«Ciao bellezza» lo salutò Sebastian con un sorriso sghembo. «Come va?»

«Che c’è, usi lui adesso?» si rivolse a Kurt, non prestando attenzione al patetico flirt di Sebastian. «Senti, non sono interessato al tuo stupido Glee Club, è inutile che cerchi di comprarmi portandomi il tuo amichetto».

«No, io non stavo cercando di-» tentò di spiegarsi Kurt, ma Spencer lo interruppe di nuovo.

«So chi sei» disse rivolgendosi all’altro. «Sebastian Smythe, ex capitano degli Usignoli alla Dalton. La tua fama ti precede. Sappi che non sono interessato a quel ridicolo coro, né tantomeno a fare cose a tre con voi, o semplicemente ad uscire con te» sentenziò. «Spiacente, caro, ma non sei il mio tipo. Non mi piacciono i perticoni come te con quel ridicolo taglio di capelli che puzza di scuola privata. Se pensi che questo sia il modo migliore per approcciare un ragazzo ti consiglio di leggerti qualche manuale perché le tue abilità sono francamente scarse. Così non conquisti nessuno e ti metti solo in ridicolo. Andiamo, sembri disperato! Oh, e quel modello di cravatta è passato di moda dieci anni fa, rinnovati» lo zittì, correndo di nuovo verso i suoi compagni di squadra.

Kurt riuscì a resistere solo un paio di secondi prima di scoppiare a ridere, rischiando di far cadere alcune lattine che Sebastian aveva preso per entrambi.

«Cos’hai da ridere?» chiese ombroso lui, visibilmente ferito nell’orgoglio.

Kurt si asciugò le lacrime e si massaggiò il fianco. «È stato il momento migliore della mia vita. Ti ha distrutto».

«Smettila» borbottò Sebastian, ma gli risultò difficile non ridere a sua volta. La risata di Kurt era contagiosa.

«Se sapevo che bastava Spencer per far spegnere il tuo ego smisurato, vi facevo parlare prima!» continuò imperterrito Kurt.

«Avevi ragione, è davvero odioso» fu costretto ad ammettere Sebastian. «Non sa apprezzare la bellezza» aggiunse con sdegno, sistemandosi i capelli.

«Ora dillo senza piangere».

Sebastian tentò di dargli una gomitata, ma Kurt riuscì a scansarlo. «La pianti?!»

«Uh, un pochino mi dispiace per te, però» finse Kurt. «Non sono abituato a vederti così. Non sai proprio accettarle le critiche».

«Quelle non erano critiche! Erano insulti!»

«Ora sai cosa si prova» gli fece l’occhiolino Kurt. «Ritiro quello che ho detto prima. L’anno scorso sarà pur stato romantico, ma questo falò è decisamente più divertente».

«Bravo, ridi delle mie disgrazie» brontolò Sebastian, finendo di mangiare l’hot dog. «Ti diverti di più solo per questo».

«Guarda che sono contento di essere qui con te. Non sei poi così male» convenne Kurt. «Devi essere preso a piccole dosi però».

«L’altro giorno allo Scandals però mi hai preso a piene dosi» osservò Sebastian con malizia.

«Questa cosa tornerà puntuale in ogni nostra conversazione? È già tanto che io riesca ancora a guardarti negli occhi sapendo quello che c’è stato tra noi, vediamo di non rendere le cose più strane, d’accordo?» squittì Kurt.

Sebastian, però, stava fissando le scalinate e i pick-up alle sue spalle, come se non avesse sentito una parola di quello che gli aveva appena richiesto. «Non voltarti, si stanno baciando» fu tutto ciò che disse.

Kurt si irrigidì, deglutendo rumorosamente. Una parte di lui voleva girarsi per poter metabolizzare appieno quello che stava succedendo, ma la sua parte razionale per una volta ebbe la meglio, e fece come gli aveva detto Sebastian.

«Avrei bisogno di alcol» biascicò.

«Dopo se vuoi passiamo da me» gli propose Sebastian, continuando a lanciare occhiate a Blaine e Dave oltre la spalla di Kurt.

«Oh, no no no. Grazie per l’invito ma credo che rifiuterò. Se vuoi, vieni a bere un bicchiere da me e poi te ne vai».

«Non vuoi più ospitarmi?» domandò Sebastian alzando ed abbassando rapidamente le sopracciglia.

Kurt fece del suo meglio per non cedere alle sue provocazioni. «Se stai sul divano posso pensarci. La mia camera d’ora in avanti sarà off-limits».

Sebastian aveva gli occhi puntati sul suo mento, e non riusciva ad ascoltarlo senza ridere sotto i baffi con scherno. «Hai un po’ di…» disse impacciato prendendo una salvietta per pulirgli il mento da un rivolo di ketchup.

Kurt rimase immobile, sentendosi improvvisamente vulnerabile. Essere amico con Sebastian si stava rivelando più difficile del previsto perché non poteva fare a meno che trovarlo attraente, e quel minimo contatto risultava così intimo e quotidiano che agli occhi dei presenti sarebbero tranquillamente potuti essere scambiati per una coppia.

«Si stanno ancora baciando?» chiese stupidamente, in realtà per non fargli capire che si sentiva scombussolato.

Sebastian si staccò, turbato. «Okay, smettila subito Kurt. Ricordi lo scopo della serata? Divertirsi. Quindi ora tu vieni con me e ci uniamo alla mischia».

Kurt vide i suoi compagni ballare e cantare attorno al falò, ma non aveva voglia di unirsi a loro. Nessuno di loro gradiva la sua presenza, soprattutto se era in compagnia di Sebastian, quindi non valeva la pena unirsi a dei festeggiamenti che si sarebbero interrotti con tutta probabilità al loro arrivo.

«Non mi va di ballare» sospirò, dispiaciuto.

«Non ti ho chiesto se ti andasse» precisò Sebastian saltando giù dal tavolo. Si stirò i vestiti e si passò la mano nei capelli per risistemarli all’indietro. «Vieni e basta» aggiunse tendendogli una mano.

A malincuore, Kurt gliela strinse e scese giù dal tavolo. «Cinque minuti».

Sebastian lo trascinò nella calca, urtando volontariamente Santana per dimostrarle che lui e Kurt erano realmente amici e non c’era nulla di falso nel loro rapporto.

Nessuno sembrò fare troppo caso a loro e lo scoppio dei fuochi d’artificio gli permise di mischiarsi tra la folla passando inosservati. Sebastian gli cinse la vita da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla, continuando a danzare. Entrambi guardarono verso l’alto ammirando i fuochi d’artificio dalle forme e dai colori più disparati.

Solo Blaine e Dave erano rimasti sul pick-up, Blaine accoccolato tra le possenti braccia di Dave, entrambi avvolti da una coperta. Kurt si soffermò su di loro solo per un istante, e la loro semplice vista gli fece ribollire il sangue nelle vene. Portò quindi d’istinto le mani alle braccia di Sebastian, incurvando appena la testa per poterlo guardare.

Sebastian aggrottò la fronte, perplesso, e per un attimo pensò di lasciarsi andare, ma temeva che Kurt iniziasse a dare di matto di fronte a tutti e non aveva intenzione di sorbirsi altre lamentele nel tragitto verso casa. Così, prima che la situazione sfuggisse ad entrambi di mano, Sebastian mollò la presa e lo invitò di nuovo a ballare.

 

«È stato bello» ammise Kurt, quando i festeggiamenti terminarono. Era stanco, ma inspiegabilmente felice.

«Visto!?» esclamò soddisfatto Sebastian, dirigendosi assieme  a lui verso l’uscita. «Fidati di me una volta tanto».

«Ve ne andate?» chiese Santana quando le passarono davanti.

Kurt volse lo sguardo a Sebastian, come a cercare il suo appoggio. «Si, siamo stanchi».

«Guardate che lo so» disse inaspettatamente Santana.

«Sai cosa?» gracchiò isterico Kurt.

«Che state assieme».

Kurt avvampò ed iniziò a balbettare cose senza senso. «No! Non stiamo assieme!»

«Insomma ragazzi, è palese ormai!» continuò convinta Santana.

Sebastian si massaggiò la fronte, esausto. «Fare sesso una volta non vuol dire stare assieme» puntualizzò.

«Sebastian!» trillò Kurt spiazzato.

Santana pareva sul punto di rimettere. «Oddio, voi avete..? Ugh, non volevo saperlo».

«Pensavi che stessimo assieme, Lopez. Dubito che tu e la tua ragazza vi limitiate a giocare a carte quando siete in intimità. Non vedo come la cosa possa sconvolgerti tanto» rispose con pacatezza.

«Andiamo Sebastian?» lo esortò Kurt impaziente. «Santana, non una parola con nessuno. Ti prego. Io e Sebastian siamo solo amici adesso, okay? Non rovinare tutto, per piacere».

«Sebastian?» sopraggiunse Blaine, mano nella mano con Dave.

Kurt si sentì sprofondare. Non credeva che Blaine avrebbe avuto la faccia tosta di parlargli, visto quello che aveva detto di lui a Sam. Nonostante provasse una profonda rabbia nei suoi confronti non poteva negare che fosse tremendamente bello.

«Non abbiamo avuto modo di parlare l’altro giorno» continuò Blaine. «Come stai?»

«Anderson! Che piacere!» ricambiò il saluto con enfasi Sebastian. Era genuinamente contento di scambiarci di nuovo qualche parola. «Tutto bene, te bello? Sempre impeccabile. Il moretto sexy con la voce da sogno continua a fare breccia in molti cuori, noto. Karofsky» salutò poi Dave con distacco.

«Io sto alla grande» ci tenne ad informarli Blaine. «Sono molto impegnato ultimamente, tra le prove degli Usignoli e la casa da arredare».

«Incantevole» disse Sebastian squadrandolo da capo a piedi. «Tu, naturalmente, non la casa da arredare».

«Sebastian!» lo richiamò a denti stretti Kurt, una vena che gli pulsava violenta sulla fronte. «Vogliamo andare?»

«Ciao Kurt» lo salutò sorridente Dave. «Sono felice di vederti qui!»

«Ehi..!» finse entusiasmo. «Come va ragazzi?»

«Oggi stavamo giusto parlando di te» proseguì Dave senza lasciare il tempo a Kurt e Blaine di salutarsi, «di quella volta che sei venuto a trovarmi in ospedale e di come mi sei stato vicino…»

Kurt si aprì in un sorriso sincero.

«…Ricordare quell’episodio mi ha portato a chiedermi se voi vi foste conosciuti alla fondazione ‘Born this way’» azzardò Dave.

Ed ecco che il sorriso si spense di nuovo.

«No, ci conoscevamo da prima, vero Kurt?» corse in suo soccorso Sebastian. «Ci siamo incontrati al Lima Bean tre anni fa. Kurt mi ha beccato mentre flirtavo con Blaine e mi odia da allora».

«Andiamo..?» ripeté per l’ennesima volta Kurt. Non aveva voglia di raccontare a Dave i loro trascorsi, soprattutto perché non lo trovava carino nei suoi confronti informarlo delle passate conquiste di Blaine.

«Ora che ci penso, ci siamo visti più al Lima Bean che in qualsiasi altro posto» proseguì Sebastian. «Ti ricordi quando ci siamo beccati prima delle Provinciali e mi hai detto senza troppi giri di parole che non ti piacevo ed odiavi il modo in cui parlavo al tuo ragazzo?» giocò con Kurt, avvolgendogli ancora una volta le spalle con un braccio.

«Si ricordo, ora possiamo..?»

«Quella volta mi spezzò il cuore» continuò ancora Sebastian, ignorando le richieste di Kurt. «Ci andasti giù pesante con le parole».

«Stai esagerando» gli fece presente Kurt a bassa voce.

Nel frattempo Santana e gli altri ex compagni si erano avvicinati in gruppo e stavano assistendo diffidenti alla scena. Sam in particolare continuava a sfregarsi le mani compulsivamente, scuotendo la testa quasi Kurt gli avesse fatto un torto personale.

«Dire che qualcuno puzza di marchetta non è esattamente il miglior complimento che si possa ricevere» proseguì col suo racconto Sebastian, «eppure eccoci qui, tre anni dopo».

«Oh, quindi state assieme?» domandò innocentemente Dave.

«NO!» urlò involontariamente Kurt. «Siamo solo amici, fine delle storia. Ora, se volete scusarci, Sebastian ed io dovremmo andare».

«Non vi fermate con noi?» propose Blaine.

«A me l’idea piace» lo assecondò Sebastian.

«Beh a me no!» sbottò Kurt.

«C’è qualcosa che non va?» gli chiese quindi Blaine.

«Secondo te?!»

«Okay» si intromise di nuovo Sebastian, capendo finalmente di dover sloggiare. «Forse sarà per un’altra volta, ragazzi. Ci vediamo» si congedò salutando tutti i presenti. «Stai calmo, zuccherino» aggiunse poi in un sussurro all’orecchio di Kurt.

«Ti odio» disse stizzito Kurt, mentre si dirigevano verso il parcheggio.

«Cos’ho fatto adesso?»

«Volevi davvero uscire con loro? La metà dei miei amici non ti sopporta e Blaine e Dave non sono il mio ideale di compagnia al momento, se ancora non ti fosse chiaro» alzò la voce, turbato. «E si può sapere perché flirtavi con Blaine? Cos’è, hai ancora una cotta per lui? Puoi non manifestarlo davanti a me? Grazie».

Sebastian sbatté le palpebre disorientato. «Credevo fossi al corrente del fatto che io trovassi Blaine attraente. Perché ti scaldi tanto?»

«Già, Blaine è perfetto, non è vero? Tutti guardano sempre e solo Blaine. È lui quello che canta meglio, quello che si muove meglio, il maschio alfa, la punta di diamante delle Nuove Direzioni di cui tutti si fidano ciecamente perché sanno che farà una buona impressione su chiunque! È Blaine quello sexy, coi grandi occhioni e dalle labbra da favola. Certo, ci scommetto che ti piace ancora Blaine!» farneticò senza mai prendere respiro, piazzandosi di fronte allo sportello passeggeri della Jaguar.

«Che ti prende? Hai paura che ci provi di nuovo con lui?»

«No, ma è chiaro che preferiresti la sua compagnia alla mia, dico bene? Mi è bastato vedere come lo guardavi prima, non sono mica stupido. Gli stavi letteralmente sbavando addosso!» strillò schioccando le dita per invitarlo ad aprire la macchina.

Sebastian fece come gli era stato ordinato e salì al posto di guida, rimuginando su quello che gli era appena stato detto. «Aspetta un momento» disse quando anche Kurt si fu accomodato, «ho capito male o la cosa che ti ha dato fastidio è sapere che ho fatto gli occhi dolci a Blaine e non a te?!»

Kurt sentì le guance surriscaldarsi. «Come al solito non hai capito niente» borbottò distaccato. «Ho solo detto che non è stato carino farlo davanti a me».

«Non hai detto proprio così, ma okay» tagliò corto Sebastian. «Sicuro che non vuoi passare da me per bere qualcosa? Ti porto a casa?»

«Voglio andare a casa. Se vuoi puoi salire giusto per una birra…» gli propose di nuovo Kurt.

«Non è che posso fermarmi a dormire da te?» si auto invitò Sebastian. «Beviamo qualcosa, guardiamo la tv, parliamo di quanto sia sexy Blaine…»

«Vaffanculo» sbottò Kurt, incrociando le braccia al petto. «Puoi venire, ma non si parla di Blaine. Non mi importa se stessi scherzando. Per stasera non lo voglio più sentire nominare».

«Tanto sarai il primo a cedere» borbottò Sebastian.

Ed aveva ragione.

Quando arrivarono al loft di Kurt, ebbero giusto il tempo di bersi un paio di birre e piazzarsi davanti alla televisione, prima che Kurt interrompesse il silenzio.

«Hai visto come ci guardava? Con superiorità?»

«Ma chi?» domandò Sebastian scolandosi una birra tutta in un sorso.

«Come, chi? Blaine» rispose con ovvietà Kurt. «Lo sa che non mi è passata e voleva godersi ogni secondo. Lo sta facendo chiaramente per vendicarsi di me».

Erano entrambi seduti per terra, con la schiena appoggiata al divano e le birre sparse alla rinfusa sopra il basso tavolino che li separava dalla televisione. Avevano optato per un film su Netflix, ma nessuno dei due stava prestando troppa attenzione.

«Chi se ne frega» disse Sebastian.

«Come scusa?!»

«Chi se ne frega. Questo non è il modo migliore per fartela passare. Potrei darti una mano io, ma non sono ubriaco a sufficienza».

«Chi ti ha chiesto niente» ribatté schifato Kurt.

Sebastian strisciò verso Kurt, appoggiandosi al divano con un braccio e ritrovandosi a pochi centimetri da lui. «E va bene, baciami» gli disse.

Kurt fece un colpo ti tosse misto ad una risata. «Cosa?»

«Magari la cosa ti aiuta a dimenticare Blaine».

«Um, sei molto convinto delle tue abilità» constatò Kurt. «Non ti bacerò ancora Sebastian. Ero serio quando dicevo che avresti dormito sul divano».

«Okay…» acconsentì Sebastian. «Quando vuoi basta chiedere. Buonanotte» aggiunse dandogli un bacio sulla guancia.

«Sebastian…»

«Era solo un modo carino per mandarti via e lasciarmi dormire» ghignò lui per giustificare quel bacio.

Kurt si alzò da terra, raccogliendo la sua birra. «Guarda che se provi a venire di là ti butto fuori a calci nel sedere».

«Non preoccuparti. Domani mattina non mi vedrai nemmeno».

Kurt si intristì. «Non andartene senza salutarmi».

Sebastian si addolcì, annuendo. «Promesso».

Kurt gli fece un cenno col capo e si congedò superando la tenda-separé. Si buttò a letto e si trovò a sorridere contro il cuscino. Forse potevano davvero essere buoni amici.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 




CAPITOLO 4

 

 

 

 

 

«Ha dormito ancora da te?»

Rachel era incredula. Guardava Kurt apprensiva, come se il fatto che Sebastian dormisse da lui potesse in qualche modo essere pericoloso. Era passato un mese dal falò, e Kurt e Sebastian avevano trascorso ogni momento libero assieme. Sebastian passava da lui quasi tutte le sere, e si era ormai stanziato sul suo divano.

«Si… Guarda che devi solo ringraziare lui se questa settimana sta andando alla grande. L’idea di cantare canzoni di Burt Bacharach è stata sua» la informò Kurt servendosi il caffè in aula professori.

Ad entrambi faceva strano usare quell’aula, perché ai loro occhi aveva ancora un non so che di proibito. Erano circondati dai loro vecchi insegnanti e si sentivano sempre al centro dell’attenzione.

«Ah, quindi lui ora ha pure potere decisionale sulle scelte delle Nuove Direzioni? Su questo metto un limite» lo rimproverò Rachel. «Potete fare quello che vi pare assieme, ma lascia fuori il Glee Club dalla vostra storiella».

«Si può sapere perché ce l’avete tutti con lui? Ti posso assicurare che è cambiato. Dovresti fidarti almeno del mio giudizio, Rachel. Che ne dici se organizziamo una bella cenetta intima a casa mia con me, te e Sebastian? Così avrai modo di conoscerlo meglio» propose con entusiasmo Kurt.

«Non offenderti, tesoro, ma credo di aver già avuto modo di conoscere Sebastian, e non mi ha mai fatto una buona impressione» si rifiutò Rachel. «Mi sentirei a disagio sola con lui, capisci? Sarebbe già diverso se organizzassimo una cena di gruppo con tutti i nostri amici».

«Così non saresti obbligata a rivolgergli la parola?» ribatté secco Kurt. «Speri di delegarlo a Santana?»

«Perché credi davvero che Santana sia disposta a dargli una seconda possibilità?»

Kurt fece spallucce. «Beh, l’ha data a te».

Rachel lo guardò con sufficienza, incenerendolo con lo sguardo. «Molto spiritoso. Allora? L’idea della cena di gruppo?»

Kurt improvvisamente ebbe un’illuminazione. «La cena a casa di Shuester!» esclamò entusiasta. «Non è questo week-end?»

«Si..?» confermò curiosa Rachel per capire dove volesse andare a parare.

«Porterò Sebastian» rispose con ovvietà Kurt. «E tu devi promettermi che proverai a parlarci».

«Siete davvero solo amici?» gli chiese Rachel prendendosi una seconda tazza di caffè. «Lo so che te l’ho già chiesto, ma vivete praticamente assieme e mi parli di lui continuamente. Neanche quando stavi con Blaine lo sentivo nominare tanto».

«È solo un amico» ribadì con sicurezza Kurt, sorridendole.

«Comunque prometto che ci proverò. Non ti assicuro nulla, ma farò un tentativo» disse Rachel tendendogli il mignolo per suggellare quella promessa. «Però alla prima cattiveria chiedo al professor Shuester di buttarlo fuori casa».

«Farà il bravo» le assicurò Kurt ridendo.

 

Quella sera, alle otto in punto, Sebastian si presentò alla porta di Kurt sventolandogli davanti agli occhi dei sacchetti di cibo da asporto che trasudavano olio.

«Cosa diavolo sono quelli?»

«Pizza, crocchette di patate e patatine fritte col ketchup» elencò Sebastian oltrepassandolo oltre l’uscio. «Non iniziare a lamentarti delle calorie! Sono stanco delle tue insalate scondite, mi serviva qualche cibo spazzatura».

«Il tuo fegato te ne sarà grato» commentò disgustato Kurt, osservando Sebastian scartare i vari contenitori. «La pizza margherita la prendo io, però. Non voglio neanche sapere cosa c’è sopra quell’altra».

«Peperoni, carciofi, salame piccante e salsiccia» disse prontamente Sebastian, ignorando l’espressione schifata di Kurt. «È deliziosa. Provare per credere».

«Dubito mi piacerebbe».

«Avevi detto la stessa cosa di me e invece un morso lo hai dato» lo stuzzicò, mentre si accomodava a tavola.

«Infatti mi sono limitato ad un assaggio» ribatté allo stesso tono, facendolo ridere. «Senti, scherzi a parte… Questo week-end il professor Shuester organizza una cenetta a casa sua, e in quell’occasione celebreremo il fidanzamento di Santana e Brittany. Mi chiedevo se volessi venire con me».

Sebastian addentò la sua pizza, rimuginando sul da farsi. «Mmh, chi c’è a questa cena?»

«Um, i soliti».

«E Spencer?»

«Non ci saranno i nuovi ragazzi. Shuester ha voluto organizzare una cena coi vecchi membri del Glee Club, in ricordo dei vecchi tempi. Non possono nemmeno venire tutti, è un peccato… Mi pare di aver capito che Quinn e Puck sono partiti per una vacanza».

Sebastian continuava ad annuire con finto interesse.

«Oh, e per la cronaca» ricominciò Kurt, sperando di attirare la sua attenzione, «Spencer ha già un ragazzo. Si chiama Alistair. Sono entrati assieme nel Glee Club e posso assicurarti che non ti assomiglia neanche un po’. Evidentemente non sei proprio il suo tipo».

«Te la godi tu, eh?» mugugnò Sebastian.

«Da morire» ghignò Kurt.

«Blaine? Verrà?»

Kurt alzò le spalle. «Non lo so e non mi interessa. Ci siamo visti letteralmente tre volte in questo mese e non è mai stato piacevole. Continuava a lanciarmi frecciatine, e quando l’ho beccato da ‘Belle Note’ assieme a Dave si è assicurato che lo vedessi mentre si coccolavano scegliendo il disco più romantico esistente per poterlo ascoltare assieme in macchina».

«Rivoltante» disse Sebastian, riposando la sua pizza per evitare di rovinarsi l’appetito.

«Allora, ci vieni o no? Dai, non sarebbe lo stesso senza di te» lo pregò Kurt facendogli gli occhioni.

Sebastian alzò un sopracciglio, non prendendolo sul serio. «Che cosa carina» commentò con sarcasmo.

«Dai, vieni» lo supplicò Kurt giungendo le mani. «Adoro i miei amici, ma se non ci sarai tu sono sicuro che non mi divertirò. È dura da ammettere, ma tu rendi tutto più bello» disse sincero.

Sebastian sembrò venire colto alla sprovvista, e rimase a fissarlo in silenzio per svariati secondi, quasi stesse cercando di metabolizzare quelle ultime parole. Nonostante il loro rapporto si fosse fatto più serio negli ultimi tempi, non credeva di aver inciso così profondamente sulla vita di Kurt. Il fatto che reputasse la sua presenza indispensabile era tanto bizzarro quando dolce.

«Ti voglio bene, Kurt» disse all’improvviso con un filo di voce, abbozzando un sorriso.

Kurt sbarrò gli occhi, stirando le sopracciglia, rimanendo imbambolato a bocca aperta. «Okay, questo è inaspettato» boccheggiò prima di prendere una birra e trangugiarne il contenuto in un secondo.

«Vacci piano con quella» ridacchiò Sebastian. «Cos’è? Pensavi che venissi qui solo per dormire sul tuo comodissimo divano quando a casa mia ho un letto a due piazze che potrebbe fare invidia a quello della Regina di Inghilterra? Vengo qui perché mi piace stare in tua compagnia, scemo» gli confessò. «Sto diventando troppo invadente? Guarda che se vuoi che me ne vada, me ne vado».

Kurt lo guardò confuso, non comprendendo quel cambio improvviso di argomento. «Lo sai che per me potresti tranquillamente trasferirti qui. Compriamo un divano letto e risolviamo tutto».

Sebastian contenne a stento un ghigno. «Stiamo già arredando casa assieme?»

«Sarebbe così assurdo?» replicò turbato Kurt. «In fondo è bello avere qualcuno che mi faccia compagnia… Da solo sarebbe stato deprimente. Almeno la sera posso chiacchierare con te».

«Prima o poi riuscirò a guadagnarmi uno spazio sul tuo letto» azzardò Sebastian con nonchalance, aprendosi a sua volta una birra. «Anzi, facciamo così. Se da stasera mi farai dormire assieme a te, prometto di venire alla cena nel week-end».

«Questo è un ricatto!» protestò Kurt indignato.

«Ovvio. Una cena da Shuester sarebbe un suicidio; come minimo merito un premio. Senza contare che Santana darà di matto quando mi vedrà, quindi pensa a quello che sto sacrificando per te» gli fece presente Sebastian.

«Dovrebbe commuovermi?»

«A me sembra una proposta equa» continuò imperterrito fiondandosi sulle patatine fritte. «Vuoi favorire?»

Kurt non vi dette importanza. «Va bene, andata. Ma se provi ad allungare le mani adotterò il metodo Santana Lopez e ti scaglierò contro l’intera Lima Heights» lo mise in guardia.

«Tranquillo. Mi divertirò a sufficienza fuori casa» disse Sebastian prendendo anche le crocchette.

Kurt si decise finalmente a mangiarne una, per quanto detestasse i cibi fritti imbevuti nell’olio. «Buono a sapersi» commentò con distacco, provando una strana sensazione alla bocca dello stomaco che non aveva nulla a che vedere con le crocchette di patate.

 

Qualche ora più tardi, Kurt era già pronto a ritrattare la sua offerta e a costringere Sebastian a dormire sul divano. Non si sentiva a suo agio all’idea di dormire con lui, perché gli risultava difficile non ripensare alla notte di passione che avevano vissuto. Per Sebastian parlarne era un puro e semplice gioco, ma per Kurt era una questione seria ed imbarazzante.

«Pigiama nuovo?» gli chiese Sebastian quando Kurt superò la tenda-separé.

Kurt era contento che lo avesse notato, perché aveva impiegato circa tre ore a scegliere quello che reputava più elegante e alla moda. «Si! Ti piace?» chiese con aspettativa.

«No» rispose onesto Sebastian, togliendosi i jeans.

Kurt dovette fare appello a tutte le sue forze per non soffermarsi a guardarlo, ma per una frazione di secondo i suoi occhi si posarono sulle sue gambe e in automatico gli tornò alla mente quella sera in cui si erano intrecciate alle sue. Scosse la testa per scacciare quell’immagine, e si andò a sistemare nella sua parte di letto, sdraiandosi sopra le lenzuola.

«Cosa dovrò indossare alla cena?» gli domandò Sebastian. «Devo mettermi in smoking?» aggiunse togliendosi la maglia, rimanendo in boxer e canottiera.

«Seriamente? È una cena informale! Mettiti quello che vuoi» rispose Kurt in malo modo, non sapendo più dove guardare.

«Già, farò colpo con qualsiasi cosa» affermò pavoneggiandosi Sebastian.

«Su chi dovresti fare colpo?» lo sollecitò Kurt.

«Tutti» rispose con finta indifferenza Sebastian.

«Sei stupendo, ti adoreranno» disse spontaneamente Kurt. «Tu evita solo i soprannomi e le continue battute pungenti e vedrai che andrà bene».

«Sono stupendo?» sogghignò compiaciuto l’altro.

Kurt sentì le guance surriscaldarsi. «Hai capito cosa volevo dire…» incespicò impacciato.

Il cellulare sul comodino vibrò rumorosamente, e Kurt si fiondò per prenderlo, ringraziando indirettamente il mittente per averlo tirato fuori da quella situazione scomoda.

«Oh, è Rachel» informò Sebastian. «Mi ha mandato un video, vieni qui» gli disse poi facendogli cenno con l’indice e il medio.

Sebastian fece un balzo sul letto e strisciò accanto a Kurt, appoggiandosi ad uno dei cuscini e sporgendosi verso il cellulare.

«Che video è?» domandò confuso.

«Lo ha beccato su Twitter, è del falò del mese scorso».

«Chi lo ha postato?»

«Uno dei gemelli McCarthy» constatò Kurt con un sospiro. «Fantastico, ci ha ripreso nel nostro momento migliore» aggiunse con ironia, coprendosi gli occhi.

Nel video Kurt e Sebastian erano seduti sul tavolo accanto allo stand di hot dog e stavano ridendo tra loro, lanciando ogni tanto sguardi verso il falò (Sebastian in realtà seguiva ogni movimento di Spencer).

«Però siamo carini» osò Sebastian, avvicinandosi un poco a Kurt con la spalla.

«La giacca che avevi era proprio bella» ammise Kurt.

«Anche tu non eri niente male» si complimentò a sua volta Sebastian, abbassando ancora gli occhi verso di lui.

Kurt ruotò appena la testa, alzando gli occhi per incontrare lo sguardo di Sebastian. I loro sorrisi si spensero a poco a poco ed entrambi si resero conto che la situazione era diventata di nuovo scomoda.

Kurt percepiva il cuore battergli violentemente in gola e sentiva che si stava facendo strada dentro di lui quello stesso impulso che l’aveva colto all’improvviso allo Scandals. Continuava a ripetere a tutti che erano solo amici, ed era sincero quando lo diceva, ma poi si ritrovava a fissare Sebastian come se fosse il ragazzo più bello che avesse mai visto e prendeva sempre più consapevolezza del fatto che si sentiva profondamente attratto da lui.

«Si beh, è meglio se dormiamo…» balbettò sbattendo ripetutamente le palpebre, quasi stesse tentando di sciogliere l’incantesimo che Sebastian gli aveva fatto. Si voltò dalla parte opposta per posare il cellulare sul comodino e si infilò sotto le coperte, evitando di guardarlo di nuovo. «Posso dire a Shuester che verrai anche tu allora?»

Sebastian si tolse la canottiera, buttandola ai piedi del letto, e sgattaiolò a sua volta sotto le lenzuola, accoccolandosi su un lato per guardare Kurt. «Si, promesso».

Kurt spense la luce e si mise a pancia in su, sentendo gli occhi di Sebastian ancora fissi su di lui, nonostante fosse difficile definirne i contorni nella penombra.

«Ti voglio bene anche io» disse in un sussurro, ritrovandosi a sorridere per aver avuto il coraggio di esternarlo.

 

 

Il week-end arrivò in un lampo. Kurt era riuscito ad abituarsi alla presenza di Sebastian nel suo letto, ma non era ancora del tutto certo che sarebbe riuscito a fingere di non essere attratto da lui. D’altronde era davvero difficile rimanere impassibili quando Sebastian si presentava in camera in mutande, assicurandosi ogni volta di fare la passerella di fronte a lui, sperando in qualche complimento. Come se non bastasse, avevano programmato per giorni quali outfit mettere per la famosa cena a casa del professor Shuester, e Kurt aveva dovuto assistere ai vari cambi di abito, cercando di concentrarsi esclusivamente sui capi di abbigliamento e non sul fisico di Sebastian. Alla fine l’amico aveva optato per un maglioncino nero che gli ricadeva alla perfezione sul suo fisico snello, ed un paio di jeans scuri. Era davvero un incanto.

«Sicuro che sto bene così?» gli chiese Sebastian, una volta davanti alla porta di Will Shuester. Sapeva di essere uno schianto, ma non disdegnava mai le lusinghe.

«Perfetto. Io?»

Sebastian fece spallucce. «Passabile, si. Però te lo devo dire, detesto i maglioni a collo alto. Ti stava meglio quello rosso» disse guardando con incertezza il suo spesso maglione bianco.

«Ah, quello che mi ha regalato Blaine per Natale? Potevi dirmelo quando eravamo a casa» osservò burbero Kurt.

«Dai, suona» tagliò corto Sebastian, rabbuiandosi. «Prima finisce questa serata meglio è».

Kurt suonò il campanello e dopo un paio di secondi Will ed Emma Shuester aprirono raggianti la porta, sorridendo ad entrambi.

«Ciao!» li salutò Kurt, abbracciandoli.

«Ehi ragazzi!» ricambiò Will. «Sebastian, è un piacere rivederti» aggiunse stringendogli la mano in maniera più formale.

«Anche per me, signor Shuester» rispose ossequioso, facendo un breve inchino. «Che c’è? Che dovevo dire?» chiese poi in un sussurro quando ricevette un’occhiataccia da Kurt.

«Emma, piacere».

«Sebastian Smythe» si presentò di nuovo, sfoggiando il suo sorriso smagliante, la sua arma migliore.

Emma gli strinse la mano euforica, guardandolo affascinata con i suoi occhioni da cerbiatto. «È il tuo ragazzo, Kurt?» cinguettò.

«Migliore amico» si affrettò a correggerla Kurt.

«Migliore amico» confermò Sebastian, trattenendo un sorriso divertito.

«Oh, beh accomodatevi» disse Emma, imbarazzata per la gaffe. «Gli altri sono già tutti in soggiorno. Tra poco ceniamo».

Kurt posò una mano sulla schiena di Sebastian per spronarlo ad avanzare verso il soggiorno. Cercava di mascherarlo, ma si vedeva che era agitato. Per quanto dicesse che non gli importava del parere degli altri, Kurt era convinto che in fondo si sentisse davvero in colpa per quello che aveva fatto in passato e dispiaciuto che non gli venisse data un’altra possibilità.

Quando varcarono la soglia del soggiorno, Rachel si aprì in un sorriso, sventolando vigorosamente la mano. Se ne stava seduta accanto a Sam e Mercedes, mentre Tina, Santana e Brittany mangiavano degli stuzzichini preparati dagli Shuester.

«Ciao ragazzi» li salutò Kurt.

«Ciao» si annunciò Sebastian, ricevendo un’occhiata sbieca da almeno la metà di loro.

Kurt si schiarì la voce,  goffamente. «Vieni, sediamoci qui» invitò Sebastian sul divano di fronte a Rachel, Sam e Mercedes.

«Che si dice di bello da queste parti?» azzardò Sebastian accavallando le gambe e passando un braccio attorno alle spalle di Kurt. «Ho rovinato l’atmosfera per caso?» domandò con un sorriso sghembo di scherno.

«Stavamo parlando del matrimonio di Santana e Brittany» lo informò Tina alle sue spalle, facendo il giro del divano per potersi accomodare sul poggiolo di quello su cui erano seduti gli altri tre amici.

«Quando vi sposate?» domandò con finto interesse Sebastian.

«Il prossimo mese» disse prontamente Santana. «Spero ti sia chiaro che tu non sei invitato».

«Santana» la richiamò severo Kurt.

«È tutto okay, Kurt» lo tranquillizzò Sebastian posandogli dolcemente una mano sulla spalla. «Sono sicuro che sarà un bel matrimonio, Santana».

«Ci sposeremo nel fienile dove sono nata» disse dal nulla Brittany, con un’espressione indecifrabile.

«Forte!» esclamò fin troppo entusiasta Sebastian e Kurt era certo che stesse soltanto recitando. «Anche i miei si sono sposati in un fienile» spiazzò poi tutti.

Kurt si voltò verso di lui aggrottando le sopracciglia. «Cosa?!»

«Già, non te lo saresti aspettato dalla mia famiglia, vero?» sghignazzò avvicinandosi a lui complice. «Sono serissimo, eh. Mio padre è wedding planner e quindi si è praticamente organizzato da solo il matrimonio. Mia madre invece vende abiti da sposa, quindi sapeva già quale scegliere senza una consulenza».

«Non lo sapevo!» esclamò ammirato Kurt. «Sono sempre stato affascinato dal mestiere di wedding planner! Ho organizzato il matrimonio di mio padre e Carole tutto da solo. Fu davvero stancante… Ho un rispetto del tutto nuovo per chi fa questo mestiere».

«Devi aiutarci assolutamente Sebastian!» squittì Brittany sedendosi accanto a lui sul divano. «Siamo ancora in alto mare con l’organizzazione del matrimonio e ci farebbe comodo che tuo padre ci desse una mano».

«Volentieri» si offrì sorpreso Sebastian.

Santana scosse la testa, sbuffando. «No, Britt. Non se ne parla. Ci arrangeremo».

«Come vi pare» ribatté ombroso Sebastian, stanco che Santana continuasse a rispondergli a tono per la minima stupidaggine. «Se cambiate idea sapete dove trovarmi».

Santana si piazzò di fronte a loro con le braccia incrociate e lo sguardo, come lo definiva Kurt, alla Snix. «Naturalmente. Sul letto di Porcellana?»

Kurt contrasse le labbra, adirato. «Smettila».

«Hai ragione» rispose invece Sebastian, non volendo dargliela vinta.

«Sta scherzando» ci tenne a precisare Kurt agli altri, che non erano minimamente interessati alla loro discussione.

«Santana, sua madre vende vestiti da sposa!» cercò di farla ragionare Brittany, ma Santana sembrava irremovibile.

«Piuttosto vado all’altare con un sacco della spazzatura» sbottò sgarbatamente, dando le spalle a Sebastian.

«Oh, ti prego Santana! Non lo faresti per me?» la supplicò Brittany cercando di farla capitolare sfoggiando degli occhi da cucciolo che solitamente avevano la meglio.

Santana alzò il mento altezzosa, indecisa sul da farsi. Non voleva negare qualcosa a Brittany, ma accettare l’aiuto di Sebastian ai suoi occhi appariva come una sconfitta. «Ci devo pensare».

Il suono del campanello distolse tutti dalla discussione, ma Kurt era tutt’altro che sereno. Sapeva perfettamente di chi si trattava ancora prima di sentire Tina annunciare: «Questo dev’essere Blaine».

Kurt si irrigidì sul posto e Sebastian percepì all’istante il suo cambio di umore. D’istinto gli strinse la mano e gli fece un breve cenno col capo, quasi a rassicurarlo che gli sarebbe stato vicino qualora avesse avuto bisogno di lui.

Blaine irruppe nel soggiorno sfoggiando un sorriso a trentadue denti che fece battere forte il cuore a Kurt. Era davvero bellissimo e molto elegante; indossava un papillon che Kurt gli aveva regalato qualche Natale prima e fu inevitabile provare le farfalle nello stomaco esattamente come quel giorno in cui Blaine aveva scartato il regalo.

«Ciao Blaine!» lo salutarono tutti in coro.

«Ciao ragazzi, scusate il ritardo».

Sam lo guardò con rimprovero. «Da quando stai con Karofsky sei sempre in ritardo e non voglio nemmeno pensare perché» disse turbato, facendogli cenno di sedersi vicino a lui sul divano.

«Non ero con Dave» lo informò Blaine frettolosamente, ritrovandosi seduto di fronte a Kurt e Sebastian. «Ciao…» li salutò timidamente.

I minuti che seguirono furono per Kurt un’eternità. Aveva ancora la mano di Sebastian stretta intorno alla sua, ma entrambe erano nascoste nello spazio tra le loro gambe e quindi non visibili a Blaine, ma nel contempo percepiva gli occhi del suo ex fidanzato che lo fissavano quasi si aspettassero di essere ricambiati.

«È pronto!» urlò Emma dalla cucina, con grande sollievo di tutti. «A tavola, su su!» li esortò poi comparendo sull’uscio battendo le mani a tempo.

«È meraviglioso, signora Shuester» elogiò la tavola imbandita Sebastian, afferrando Kurt per il polso per spingerlo a sedersi vicino a lui.

Kurt si ritrovò seduto tra Sebastian e Mercedes, e di fronte a Rachel e Blaine. Non era certo di riuscire a sopportare un’intera cena sentendosi osservato.

«Buon appetito!» esclamò entusiasta Emma, prendendo il primo boccone per rompere il ghiaccio.

«Allora ragazzi, come proseguono le prove delle Nuove Direzioni?» domandò Will per ravvivare la conversazione.

«Alla grande, professor Shuester» rispose prontamente Rachel. «Sono tutti formidabili. Per fortuna Kitty ha deciso di tornare al Glee Club».

«A proposito, non doveva venire anche lei stasera?» si intromise Mercedes.

«È uscita con Artie. A quanto pare si frequentano di nuovo» disse Tina con una punta di risentimento. «Alla fine cos’hanno in comune?!»

«Era solo questione di tempo prima che tornassero assieme» commentò invece Sam.

A quelle parole Kurt e Blaine incrociarono lo sguardo, rimanendo stregati l’uno dagli occhi dell’altro. Era come se una calamita gli impedisse di scostarli e Kurt si sentì percorrere da un brivido lungo la colonna vertebrale che gli fece venire la pelle d’oca. C’era ancora quella scintilla che li legava, era inutile negarlo.

Quando Sebastian seguì la traiettoria dello sguardo di Kurt, e si accorse che anche Blaine lo stava guardando, rimase immobile, la forchetta ancora sospesa a mezz’aria, passando gli occhi dall’uno all’altro in attesa che ritornassero entrambi alla realtà.

Quell’immagine fu come una doccia fredda per lui. Si sentì strano e provò dentro di sé un sentimento che non avrebbe mai creduto possibile: era pura gelosia. La cosa ancora più sconvolgente era che quella gelosia non derivava dal fatto che Blaine guardasse Kurt, ma che Kurt guardasse Blaine. Gli bastò assistere alla scena per realizzare che a Kurt non era passata per niente.

«È buono?» gli chiese avvicinandosi al suo viso, per attirare la sua attenzione.

Kurt guardò prima lui poi il piatto. «Oh, si. Buonissimo» farfugliò disorientato.

«E voi?» riprese Emma con curiosità.

«Come scusi?» chiese Sebastian sporgendosi oltre Kurt e Mercedes per poter parlare con la signora Shuester.

«Studiate assieme alla Nyada adesso?» domandò loro.

«Oh, no» rispose Sebastian. «Io lavoro in un pub qui a Lima, al momento. Sa, giusto per portare a casa qualche soldo».

«Lavori in un pub?» domandò sorpreso Blaine. «Non sei andato all’Università?» continuò con tono di superiorità, squadrandolo come se valesse meno di zero.

«No, Blaine, non ci sono andato» rispose con calma Sebastian, per non stare al suo gioco.

Kurt sapeva che nel profondo ci era rimasto male, ma era davvero bravo a nasconderlo. Non poteva credere che Blaine fosse arrivato a tanto, non era da lui. Cosa ci guadagnava ad umiliarlo? Credeva che i rapporti tra loro fossero buoni al momento, nonostante tutto.

«Beh, non c’è niente di male a lavorare in un pub» prese quindi le sue difese Kurt. «Sa fare i migliori cocktail di Lima» lo elogiò facendogli un sorriso.

«Mi ricordo quando eri il capitano degli Usignoli» riprese Emma, sorvolando sul piccolo alterco.

«È stato tanto tempo fa…» sospirò Sebastian con malinconia.

«Come vi siete rincontrati?» chiese quindi Emma, seriamente interessata alla dinamica della loro improvvisa amicizia.

«Ehm…» balbettò Kurt nervoso, le mani che iniziavano a sudargli.

«In un bar quasi due mesi fa» intervenne in suo aiuto Sebastian. «Non ci vedevamo da anni e quindi abbiamo parlato un po’ e… una cosa tira l’altra…»

«Già» rise isterico Kurt, battendo le mani tra loro, risultando soltanto più sospetto. «È tutto delizioso, comunque» aggiunse poi cambiando discorso.

«Decisamente meglio delle cose che prepari tu» lo prese in giro Sebastian, non pensando che quella frase implicasse indirettamente una convivenza.

«Ah, quindi vivete assieme?» domandò perplessa Mercedes.

«No!» gracchiò Kurt.

«Si» rispose invece con pacatezza Sebastian. «Diciamo che non è una convivenza vera e propria, ma ultimamente sono sempre da lui. Non abitiamo esattamente vicini, quindi talvolta, la sera, mi fermo a casa sua. È stato così gentile ad ospitarmi, anche se vi lascio solo immaginare la lotta per l’accaparramento delle lenzuola la notte».

Kurt strabuzzò gli occhi con rimprovero e gli sferrò un pugno così forte sotto il tavolo che Sebastian dovette mordersi il labbro per non urlare.

«Già me lo ricordo» ribatté furioso Blaine.

«Nonostante tutto però ci divertiamo» proseguì Sebastian, deciso a non dargliela vinta. «Sapete, le maratone di serie tv su Netflix la sera sul divano, le lezioni improvvisate di cucina… e così via».

«Immagino» rispose con sincero interesse Emma.

«Si, Kurt è la migliore delle compagnie» continuò Sebastian imperterrito facendogli una carezza sul braccio. «È speciale, vero Blaine?» gli sorrise beffardo, gli occhi che sprizzavano scintille.

 

Un’ora più tardi, quando si alzarono tutti da tavola, Kurt prese immancabilmente Sebastian per un braccio, tirandolo in disparte per avere delle spiegazioni.

«Si può sapere che stavi cercando di fare?!»

«Quando?»

«Poco fa a cena!» rispose con ovvietà indicandogli la tavola con entrambe le mani. «Sei completamente impazzito? Che diavolo ti è preso? Cos’erano quelle frecciatine a Blaine?»

«Qualcuno di voi sa giocare a Taboo?» li interruppe Sam con aria preoccupata.

«Io» gli sorrise Sebastian, sorpreso che Sam gli rivolgesse la parola.

«Fantastico, dobbiamo stare in squadra assieme» gli disse inaspettatamente. «Tina e Mercedes sono agguerrite» disse tirandolo per la manica.

«Mi reclamano» gli fece la linguaccia Sebastian.

«Vai pure… Ma non credere che la conversazione sia finita qui! Ne riparliamo dopo!» lo avvertì puntandogli contro un indice inquisitore.

«Ehi, Kurt».

Kurt era esausto. Non appena sentì la voce di Blaine, si voltò lentamente indossando l’ennesima maschera. «Blaine» esordì allegro. «Allora, come va?»

«Potrebbe andar meglio ma… si tira avanti» disse incamminandosi con lui verso il soggiorno.

Sam, Sebastian, Tina e Mercedes erano tutti riuniti attorno al tavolino, presi dalla partita, e Sam continuava a ripetere quanto fosse bravo Sebastian.

«Stanno giocando a Taboo?» domandò Blaine, infastidito nel vedere il suo migliore amico divertirsi con Sebastian.

«Si, Sam cercava disperatamente un compagno» ridacchiò Kurt, non vedendoci nulla di male. Era contento che i suoi amici lo stessero coinvolgendo e lo facessero sentire parte del gruppo. Nessuno meglio di lui sapeva che cosa significava sentirsi esclusi, ed odiava l’idea che qualcun altro potesse sentirsi allo stesso modo.

«E chi meglio di Sebastian».

«Senti, Blaine. Non so esattamente che idea tu ti sia fatto prima a cena, ma non è come pensi» ci tenne a tranquillizzarlo. «Tra me e Sebastian non c’è nulla. Stava solo facendo il cretino per provocarti. Sai che quando fa così bisogna ignorarlo. Tu lo conosci quasi meglio di me».

«Meglio non lo so… visto che non ci ho mai dormito assieme» sentenziò freddo Blaine, neanche gli stesse facendo un torto a lui.

«Sei serio? Sei arrabbiato per quello?» boccheggiò incredulo Kurt, sbarrando gli occhi. «Guarda che abbiamo solo dormito» mentì sentendo le orecchie surriscaldarsi.

«Non sono arrabbiato».

«Già, è proprio quello che sembra, infatti» replicò Kurt infastidito. «In ogni caso non hai diritto di avercela con me. Tu stai con Dave ora, come dovrei prenderla io? Voi siete una coppia a tutti gli effetti, io e Sebastian siamo solo amici».

«Però sei stato tu a mollarmi» gli fece presente Blaine.

«Si, è vero ma… Dave!» esclamò Kurt. Ogni volta che ne parlava gli sembrava sempre più assurdo che potessero stare assieme. Continuava ad essere inconcepibile.

«Potrei dire la stessa cosa di te e Sebastian» sbottò Blaine.

«Ascolta, non voglio litigare con te. Possiamo ricominciare daccapo e provare almeno ad essere amici?» tentò di salvare la situazione Kurt.

Blaine si addolcì, ma i suoi occhi trasmettevano solo tanta tristezza e rimpianto. «È questo che vuoi davvero?»

Kurt mugugnò qualcosa di incomprensibile, in difficoltà. Non sapeva rispondere a quella domanda e cercò di sviare la conversazione: «Perché Dave non è venuto?»

«Abbiamo litigato» gli confessò di getto Blaine. «Ma non è nulla di serio. Discussioni che capitano quando si convive» disse con una punta di amarezza, ricordando il motivo per cui si erano lasciati.

«Già» sospirò Kurt dispiaciuto.

Blaine si avvicinò a lui, quasi sfiorandogli la mano. «Mi manchi tanto» gli confessò a testa bassa.

«Oh» mormorò Kurt colto alla sprovvista. «Si, beh, mi manchi anche tu» ammise altrettanto timidamente.

Poco distante da loro, Sebastian osservava la scena infastidito. Non sapeva perché si sentisse così turbato nel vederli ritrovare la chimica di un tempo, ma la cosa lo faceva ribollire. Forse una parte di lui temeva che Kurt lo avrebbe dimenticato una volta tornato assieme a Blaine, e che tante piccole cose che per lui erano diventate parte della sua vita quotidiana sarebbero svanite nel nulla. Sapeva solo che non poteva permettere che questo succedesse.

«Arrivo subito» disse a Sam alla fine del primo turno, alzandosi dal divano per raggiungerli.

Temeva che Kurt se la sarebbe presa con lui se si fosse comportato di nuovo come a cena, ma in quel momento non gli importava.

«Che si dice?» buttò lì, avvolgendo come suo solito Kurt con un braccio sulle spalle.

«Come stai, Sebastian?» gli domandò Blaine con un sorriso di circostanza.

«Alla grande. Tu?» rispose con fermezza, non accennando segni di cedimento.

«Mai stato meglio» replicò a tono Blaine, guardandolo con disprezzo.

«Dovremmo sentirci al telefono qualche volta. Mi mancano le nostre conversazioni serali in cui parlavamo delle nostre giornate» continuò Sebastian con flemma. «Anche se adesso sarei io a parlarti sempre di Kurt».

«Sebastian» lo supplicò a denti stretti Kurt, venendo ignorato.

«Comunque stavo giusto dicendo a Kurt quanto stesse bene con questo maglione» riprese Blaine, passando una mano sul petto dell’ex ragazzo. «Ricordo ancora il giorno in cui lo abbiamo comprato assieme».

«Vero?» stette al suo gioco Sebastian, non lasciandosi intimidire. «Gliel’ho detto anche io prima quando eravamo a casa sua insieme. Questo è in assoluto il mio preferito. Gli sta una favola. Kurt voleva mettersene uno orrendo rosso…» azzardò, sapendo che era il maglione regalatogli proprio da Blaine per Natale. «Mi chiedo ancora con quale coraggio tu lo abbia comprato!»

«Un maglione orrendo rosso?» chiese Blaine, per capire se si riferisse a quello che gli aveva comprato.

«Si con delle strisce bianche sui polsi…» precisò Sebastian con indifferenza.

«Quello che ti ho regalato per Natale?» domandò quindi Blaine a Kurt per avere una conferma.

«Oh, che figura» cantilenò Sebastian alzando gli occhi al cielo.

Kurt era confuso dall’atteggiamento di Sebastian e turbato dal fatto che Blaine sembrasse ancora preso da lui, nonostante uscisse con Dave. Non voleva venire immischiato nella loro diatriba ed accampò una scusa per togliersi dall’impiccio.

«Io vado a prendermi da bere» li informò sgattaiolando tra loro per allontanarsi.

«So cosa stai facendo» disse con tono lapidario Blaine, quando Kurt fu abbastanza distante da non sentirli.

«Ossia?»

«Stai flirtando di proposito con Kurt davanti a me per infastidirmi? Non attacca, Sebastian» lo smascherò trionfante. «Kurt mi ha già detto che non c’è nulla tra voi e che stai facendo l’idiota per provocarmi».

«Ha detto così, eh?»

«Testuali parole».

Sebastian si aprì in un ghigno. «Ti senti minacciato, Anderson?»

«Certo che no. Ormai so che fai così con chiunque. Ci hai provato anche con me, ma non ha funzionato. Kurt cerca sempre di vedere la bellezza negli altri, ma presto si accorgerà di quello che stai facendo».

«Cosa starei facendo?» lo incalzò Sebastian con aspettativa. «Andiamo, voglio proprio saperlo. È così difficile pensare che io apprezzi stare in sua compagnia?»

«Si» disse diretto Blaine.

«Sbaglio o percepisco un po’ di gelosia?» lo stuzzicò Sebastian incrociando le braccia e gonfiando il petto.

«Anche se fosse?»

«Ti credi tanto furbo, Blaine?»

«Fingi pure che le cose tra te e Kurt vadano a gonfie vele, ma prima o poi si renderà conto di che persona sei veramente. Credevo lo avesse già capito da un pezzo, ma mi sbagliavo».

«E io credevo che tra noi ora ci fosse un’amicizia ma a quanto pare avevo travisato ogni cosa. Ti facevo comodo però quando avevi bisogno di organizzare la proposta di matrimonio, eh? Quando mi chiamavi la sera chiedendomi consigli sulla tua entrata in scena o cazzate simili. Come mai sei diventato improvvisamente ostile quando hai scoperto che io e Kurt uscivamo assieme?!»

«Non gli piacerai mai in quel modo Sebastian» lo zittì Blaine con l’intento di ferirlo.

«Non era quello che speravo, infatti» fu preso in contropiede Sebastian, sentendo le guance andargli a fuoco.

«Ne sei sicuro?»

«Fossi in te non farei tanto lo spiritoso, Blaine. Quando l’ho incontrato allo Scandals, la sera in cui ha scoperto di te e di Dave, non mi è sembrato così disinteressato…» usò la sua ultima risorsa, pentendosene un istante dopo. Se Kurt avesse saputo che aveva fatto intendere a Blaine che tra loro c’era stato qualcosa, probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola. «Goditi la serata, bello» lo liquidò in malo modo, certo di aver toccato il tasto giusto.

 

Kurt era riuscito a recuperare Sebastian, ed assieme si erano aggiunti agli altri sui divani e le sedie sistemate in cerchio attorno al tavolino del soggiorno.

«Che ne dite di un bel viaggio nei ricordi?» propose Will con nostalgia. «È un peccato non avere qui tutti i miei vecchi ragazzi, ma sappiate che la vostra presenza mi riempie il cuore di gioia e di orgoglio. Vedere quanto siete cresciuti mi commuove. Siete diventati degli adulti in un battito di ciglia e mi sento tanto malinconico».

«E anziano» scherzò Emma facendo ridere tutti.

Will annuì in assenso. «Allora, qual è il vostro ricordo più bello al McKinley?»

«Il suo professor Shuester?» gli chiese Tina.

«Facile» rispose di getto Will. «Quando abbiamo vinto le Nazionali. Quello è un ricordo che porterò sempre nel cuore. Una delle soddisfazioni più grandi della mia vita. Ma ditemi voi…»

«Chi inizia?» domandò Rachel.

«Vado io» si offrì Sam. «Il più bel ricordo è quando abbiamo cantato alle Nazionali a Los Angeles. Lo so, abbiamo perso, ma è stato speciale per me. Però credo che la cosa di cui sarò per sempre grato a tutti è che mi avete aiutato quando ero in difficoltà, soprattutto Kurt e Quinn» disse rivolgendo un sorriso a Kurt.

Sebastian lo guardò interrogativo. «Che ha fatto?»

«Sai, ho vissuto in un vecchio e puzzolente motel per un periodo e Kurt è stato così gentile da prestarmi dei vestiti e da aiutarmi assieme a Quinn a fare da baby-sitter ai miei due fratelli più piccoli».

Sebastian rivolse uno sguardo di ammirazione a Kurt e gli fece una rapida carezza sulla mano, che non passò inosservata a Blaine.

«La settimana di Whitney Houston» proseguì Mercedes. «L’intramontabile diva».

«Le uniche due volte in cui ho cantato un assolo» disse Tina, tra le risate dei compagni. «Non ridete, è ancora una ferita aperta!»

«Quando abbiamo cantato per Lord Tubbington» si unì Brittany. «E la proposta di matrimonio di Santana, ovviamente».

«Stavo per dirlo io» squittì romanticamente Santana, dandole un rapido bacio. «Il momento più bello in assoluto è stato quando ho chiesto di sposarti, ma anche la prima volta in cui ti ho visto negli spogliatoi delle Cheerios».

Kurt e Blaine si guardano di nuovo. Era impossibile non percorrere il viale dei ricordi e le tappe della loro bellissima storia d’amore. Sebastian fu l’unico a notare la loro complicità, e si rabbuiò di nuovo.

«Visto che si parla di matrimoni…» si intromise Emma. «Il mio ricordo più bello… Quando io e Will ci siamo sposati in aula canto assieme a tutti voi, ragazzi. Sono certa che il vostro sarà un matrimonio fantastico. Ve lo meritate, ragazze. Proporrei un brindisi!» trillò con entusiasmo sollevando il suo calice di champagne.

«Ehi, non abbiamo finito il giro» protestò Rachel.

«Il tuo ricordo più bello?» le chiese quindi Will, mettendosi all’ascolto.

«Le nostre prime Regionali» disse con voce flebile. «Ricordo ancora quando Finn, prima di entrare in scena, mi disse che mi amava. Credo di non essere mai stata tanto felice» aggiunse asciugandosi gli occhi velati di lacrime.

Kurt le strinse la mano per darle forza, prendendo quindi la parola: «Io… ho così tanti bei ricordi legati a voi, a quell’aula, a tutto quello che abbiamo vissuto assieme, che mi risulta difficile sceglierne uno solo… Devo pensarci».

«Posso andare io intanto?» si offrì Blaine alzando una mano per attirare la loro attenzione. «Il mio ricordo più bello probabilmente è legato alla settimana della prima di West Side Story. Fu una settimana intensa e speciale, per molte cose…» disse alludendo alla sua prima volta con Kurt.

«Si, fu fantastico portare in scena quel musical!» esclamò Tina. «Anche se mi limitai ad oscillare sullo sfondo».

«Nonostante tutto, ricordo con piacere anche la settimana di San Valentino del 2012» continuò Blaine. «Il party organizzato da Sugar fu divertentissimo. Mi ero giusto appena ripreso, dopo quel piccolo incidente all’occhio…» calcò le parole, fulminando Sebastian con lo sguardo. «Che canzone abbiamo cantato in quell’occasione, Kurt?»

«“Love Shack”» rispose lui a testa bassa.

«Allora, Kurt? Il tuo ricordo?» lo spronò Sam curioso.

Kurt scrollò le spalle, massaggiandosi la fronte nervoso. «Quello che ha detto Blaine» biascicò imbarazzato.

Sebastian si sentiva sempre più messo da parte. Anche il fatto che rivivessero le loro esperienze del passato lo faceva innervosire. Sapeva i loro trascorsi, ma non voleva che gliene parlassero davanti a lui, sbattendogli in faccia quanto erano stati felici assieme.

«So che non faccio parte della vostra combriccola felice» si intromise nella toccante conversazione, «ma se ripenso a delle esperienze che abbiamo condiviso, allora direi le Regionali del 2012. Sì, quelle in cui abbiamo perso. Avevate fatto davvero delle bellissime esibizioni. Non dimenticherò mai ‘What doesn’t kill you makes you stronger’ delle Note Moleste e ‘Here’s to Us’ cantata da Rachel. Da far venire la pelle d’oca» le elogiò sperando di guadagnare qualche punto. «Io durante la mia non riuscivo a concentrarmi perché vedevo Kurt in platea che mi trucidava con lo sguardo. Ce l’aveva a morte con me» rise poi, mettendo ancora una volta il braccio attorno alle sue spalle. Era come se quel gesto chiarisse a Blaine che non aveva più alcuna speranza con lui.

«Non ce l’avevo a morte con te» sorrise divertito Kurt.

«Diciamo di si, visto che è stata l’ultima volta in cui mi hai parlato» controbatté Sebastian.

«Non esattamente. È stato alla Dalton, durante… sì, lo sai» tagliò corto Kurt per non dover menzionare la proposta davanti a Blaine.

«Sì, ti eri limitato a ringraziarmi e tanti cari saluti. Non è stata una vera e propria conversazione. Non alla pari dei nostri battibecchi al Lima Bean» scherzò con lui poggiando la fronte alla sua testa.

«Non farmici pensare» fece roteare gli occhi Kurt.

«Che battibecchi?» domandò Tina, estranea agli eventi.

«Se ti riferisci alla settimana di Michael Jackson, io me lo ricordo» sospirò Rachel con una smorfia. «Quando Blaine ti chiamò e ti spifferò che stavamo coverizzando le canzoni di Michael».

«Non solo quella volta» proseguì Sebastian, fingendo di non aver sentito il commento su Blaine.

«All’epoca mi innervosivo al solo pensiero, ma ora come ora mi sembrano quasi divertenti» confessò Kurt leccandosi le labbra.

«Avreste dovuto vederlo» continuò complice Sebastian. «Mi fulminava con lo sguardo».

«Comprensibile, visto che ci provavi con me davanti a lui» si intromise Blaine, facendo calare un silenzio assordante per quella che parve un’eternità.

«Come cambiano le cose, vero?» sferzò il colpo finale Sebastian, stringendosi di più a Kurt. «Allora, questo brindisi per Brittany e Santana?» propose poi prendendo un calice dal tavolino.

Gli altri lo imitarono, tranne Blaine, e presero ciascuno un calice per brindare: «Congratulazioni, ragazze! Vi vogliamo bene!»

«Santana, Sebastian prima mi ha detto che ci farebbe uno sconto sui vestiti se andassimo nell’atelier di sua madre» disse emozionata Brittany. «Non sarebbe male risparmiare qualche soldo. Visto che ne abbiamo l’opportunità…» aggiunse a bassa voce.

«È quello che vuoi?» le chiese con rassegnazione Santana.

Brittany annuì con convinzione. «Prima Sebastian mi ha fatto vedere il sito degli abiti da sposa e sono uno più bello dell’altro. Credo di aver già trovato l’abito perfetto. Ti prego!»

Santana incurvò le sopracciglia all’ingiù, incapace di resisterle. «Se la cosa ti renderebbe davvero felice, allora va bene».

«Grazie! Ti amo!» esclamò con voce squillante Brittany fiondandosi sulle sue labbra. «Grazie Sebastian!»

«Ma ti pare» ridacchiò lui.

«Ti sei appena guadagnato un’intervista a ‘Fonduta per Due’ in cui potremmo sponsorizzare l’atelier di tua madre! Ah! Sarà il matrimonio più bello della storia! Senza offesa» aggiunse rivolgendosi a Will ed Emma.

Kurt posò la mano sulla coscia di Sebastian, per attirare la sua attenzione. «È stato carino da parte tua» bisbigliò al suo orecchio.

«Sto cercando di inserirmi, per te» confessò Sebastian in un sussurro, evitando di guardarlo negli occhi per non lasciar trasparire alcuna emozione.

«Per me?» ripeté incredulo Kurt, ma non riuscì a sentire la risposta di Sebastian, perché tutti si alzarono in piedi per fare un altro brindisi.

 

Si erano fatte ormai le undici, ed era arrivato il momento per loro di tornare a casa. Kurt, però, continuava a ripensare alle parole di Sebastian e non voleva andarsene senza prima aver chiarito. Non voleva farlo quando erano da soli, perché temeva che si sarebbe sentito di nuovo vulnerabile. Parlarne in presenza degli altri era come uno scudo per lui, perché non si sarebbe tradito di fronte a loro.

«Cosa dicevi prima?» gli domandò quando andarono a recuperare i cappotti.

«Prima quando?» fece il finto tonto Sebastian.

«Quando hai detto che stai facendo tutto questo per me».

Sebastian deglutì rumorosamente, lasciando trasparire per la prima volta dell’insicurezza. «Beh, non voglio che ti escludano per colpa mia» iniziò incerto. «Se entro nelle loro grazie potrai continuare a frequentarli senza problemi. Alcuni di loro continuano a non andarmi a genio, ma sto facendo del mio meglio per farmeli piacere».

Kurt gli sistemò il colletto del cappotto, spazzolandoglielo con le mani all’altezza delle spalle. «Sai, non devi essere aggressivo per il gusto di essere aggressivo. Ora ti vogliono tutti bene. Credo tu abbia già conquistato Sam e Brittany».

«Stupidaggini» borbottò Sebastian, arricciando le labbra.

«Noi andiamo!» li colse di sorpresa Tina. «Ciao Sebastian, è stato bello rivederti!»

«La prossima volta io e Tina stracceremo te e Sam a Taboo, sappilo!» lo ammonì Mercedes puntandogli contro un indice, aprendosi poi in un sorriso giocoso.

«Visto?» mormorò compiaciuto Kurt, provandogli di aver ragione.

«Ragazzi, vado anche io» sopraggiunse Rachel, prendendo il suo cappotto rosso dall’attaccapanni. «Tina e Mercedes mi danno un passaggio».

«Ciao» la salutarono in coro Kurt e Sebastian.

Rachel aveva appena fatto in tempo ad abbassare la maniglia della porta d’ingresso, quando di fermò e si voltò di nuovo verso di loro. «Ah, Sebastian? Non so se Kurt te l’ha detto ma i miei hanno venduto la nostra casa».

Kurt scosse la testa. «No, non ho avuto modo di parlargliene».

«Beh, il prossimo week-end organizzo una piccola festicciola d’addio alla mia casa d’infanzia, e volevo sapere se volevi venire anche tu».

«Oh» boccheggiò sorpreso Sebastian.

«Si, tu e Kurt potreste venire assieme» ribadì Rachel amichevole.

«Ehm, si. Okay. Grazie?»

«Ci vediamo allora» li salutò di nuovo, chiudendosi la porta alle spalle.

Kurt dovette sforzarsi di non ridere, ed arricciò le labbra per contenere un sorriso, che però non sfuggì a Sebastian.

«Non dire niente» lo pregò, mordendosi il labbro per non esternare il fatto di essere compiaciuto per il cambio repentino di atteggiamento nei suoi confronti.

«Mi piaci quando sei così» disse Kurt prendendolo sottobraccio.

«Quando sono come?»

«Così. Gentile, divertente, di compagnia… Certo, avresti potuto evitare qualche frecciatina a Blaine, ma sei andato alla grande» si congratulò con lui guardandolo dolcemente.

«Grazie a te per essere voluto venire con me» sussurrò Sebastian ricambiando con intensità il suo sguardo.

Ed ecco di nuovo quella sensazione tanto bella quanto sbagliata. Kurt si sarebbe preso a pugni per farsi tornare un briciolo di buonsenso.

«Si. Okay, ehm… Ragazzi? Io e Bas andiamo».

‘Bas’. Non si era nemmeno reso conto del fatto che ora fossero già passati ai soprannomi.

«Di già?» chiese dispiaciuto Sam. «La prossima volta dobbiamo stare ancora in squadra assieme, mi raccomando» si rivolse a Sebastian tendendogli la mano.

«Volentieri. È stato un piacere» ricambiò la stretta, allegro.

«Anche per me, bello» rispose Sam dandogli poi una pacca sul braccio.

Kurt sapeva che Sam sarebbe stato il più facile da conquistare perché era di indole amichevole, ed era sempre stato carino con tutti i ragazzi del Glee Club, e non solo. Era forse la persona che più di tutti si era sempre battuta per gli altri e non aveva mai fatto sentire nessuno escluso. Kurt gliene era molto grato.

«Grazie ancora Sebastian. Non vedo l’ora di venire all’atelier!» esclamò Brittany.

«Figurati, oh» si bloccò Sebastian quando Brittany gli buttò le braccia attorno al collo. «Sei il migliore!» canticchiò.

«Ci vediamo» lo salutò freddamente Santana.

«Ciao» ricambiò lui, forzando un sorriso che non venne ricambiato.

«Ciao Kurt» si fece avanti Blaine, ignorando bellamente Sebastian. Si mise in punta dei piedi per poterlo baciare sulla guancia, e lo strinse in un abbraccio a cui Kurt non era più abituato. «È stato bello vederti».

«Ci vediamo Blaine» lo salutò frettolosamente lui, non sapendo più che cosa provava.

«Grazie signori Shuester, è stato un piacere» proseguì con i saluti Sebastian per poter accelerare quella cerimonia patetica.

«Anche per noi. Sei sempre il benvenuto» disse Will.

«Grazie» sorrise di rimando lui, uscendo dal soggiorno con Kurt facendo ai presenti un ultimo rapido cenno con la mano.

«Uh, hai fatto colpo anche su Will ed Emma» sogghignò entusiasta Kurt uscendo di casa.

«Smettila» smorzò il suo entusiasmo Sebastian. «Blaine e Santana mi odiano ancora».

«A Santana passerà non appena vedrà i bei vestiti» disse fiducioso Kurt. «Forse per Blaine sarà più difficile perdonarti la granita col sale grosso».

«Quello me lo ha perdonato. Non credo te l’abbia detto ma quando è venuto alla Dalton per dirci della proposta di matrimonio,  abbiamo parlato un sacco. Ci siamo anche sentiti un paio di volte dopo la proposta e lui era davvero amichevole. Non saremmo stati amici intimi, ma c’era un buon rapporto tra noi» gli confidò.

Kurt corrugò le sopracciglia, interdetto. «E allora perché sembra avercela a morte con te?»

«Non puoi essere serio. Non dirmi che non l’hai capito. È così evidente…»

«Cioè?»

«Pensa che ci sia qualcosa tra noi. È geloso di me, ma non ne ha motivo» sospirò Sebastian mentre scendevano le scale. «Non ti piaccio in quel modo».

Kurt lo guardò di sottecchi, sentendo la gola seccarsi e il cuore accelerare di nuovo di un battito.

«Già» mormorò. «Non ne ha motivo».

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




CAPITOLO 5

 

 

 


 

Giovedì pomeriggio Will Shuester e Rachel Berry si presentarono all’appartamento di Kurt. Sembravano entrambi sconvolti e Kurt li fece entrare, preoccupato, invitandoli a sedersi a tavola. Sebastian ormai si era stanziato ufficialmente da lui e servì loro qualcosa da bere, quasi fosse un rituale a cui lui e Kurt erano abituati ogni qualvolta avessero ospiti.

«Che è successo?» domandò Kurt preoccupato, cercando di decifrare le loro espressioni.

«Il professor Shuester ha lasciato i Vocal Adrenaline» lo informò di getto Rachel.

«Cosa?! Perché?!» strillò isterico Kurt quasi gli avesse fatto un torto. «Credevo che le cose andassero alla grande!»

«Non potevo più seguire quei ragazzi» mormorò Will, affranto. «Erano diventati ingestibili. Sentivo di non appartenere più al Liceo Carmel. Forse non l’ho mai realmente sentito mio».

«E ora cosa farà?!» domandò Kurt apprensivo.

«Non lo so. Dovrò comunque trovarmi presto un altro lavoro, ma i risparmi mi dureranno qualche mese, così avrò tempo per pensarci» sospirò. «Sappiate comunque che sono davvero orgoglioso di quello che state facendo. Se mai ho dubitato che ci volesse qualcuno nel mondo per controbilanciare l’Impero del male dei Vocal Adrenaline, ora lo so» rise nervoso scuotendo la testa.

Kurt intercettò lo sguardo di Rachel ed entrambi fecero un cenno di assenso; stavano pensando la stessa cosa.

«Un lavoro ci sarebbe…  anche se la paga è scarsa» azzardò Rachel speranzosa, sfoggiando un sorriso rassicurante al professor Shuester. «A dire il vero è per questo che ho deciso di portarla qui da Kurt… Mi chiedevo se avesse tempo e voglia di fare da consulente straordinario delle Nuove Direzioni».

Will alzò le sopracciglia, contenendo a stento una risata. «L’hai appena inventato quel ruolo?»

«Decisamente. Però io e Kurt sono settimane che diciamo che abbiamo bisogno di aiuto. Persino Sebastian ha contribuito a scegliere i temi delle nostre lezioni» disse Rachel.

Sebastian alzò il suo bicchiere verso l’alto, facendole l’occhiolino.

«Creare queste lezioni settimanali è più difficile del previsto» continuò Rachel. «Devo ammettere che abbiamo sottovalutato il ruolo di insegnante ed abbiamo un rispetto del tutto nuovo per lei e i nostri colleghi».

«Okay» si limitò a rispondere Will di getto.

Kurt lo guardò perplesso. «Okay, nel senso che ci penserà..?»

«No» gli sorrise Will. «Okay nel senso che sarà un onore aiutarvi».

Kurt e Rachel applaudirono entusiasti.

«Fantastico!» squittì Rachel abbracciando il professore.

«Vorrei trovare io un lavoro così facilmente» bofonchiò Sebastian disinteressato. «È decisamente più divertente che lavorare in un pub».

«Però vi aiuterò solo a due condizioni» riprese Will. «Prima: le decisioni importanti dovrete prenderle tutte voi. Seconda: dovrete tutti e due chiamarmi Will».

Rachel rise, ma annuì accettando la proposta, mentre Kurt strabuzzò gli occhi scuotendo la testa. «No, non credo che riuscirei mai a chiamarti Will».

«Sto con Kurt. Farebbe strano anche a me» si intromise Sebastian. «Per quanto io trovassi attraenti molti dei miei professori, non sarei mai riuscito a chiamarli per nome. Troppo intimo, troppa confidenza».

Kurt lo guardò di sottecchi implorandolo indirettamente di non aggiungere altro. Parlarne di fronte al professor Shuester sarebbe stato troppo imbarazzante.

«Voi siete al McKinley solo di passaggio…» proseguì Will sorvolando su ciò che aveva detto Sebastian, «ma io mi sto rendendo conto che il mio posto è proprio lì. L’aula canto del McKinley è casa mia» realizzò. «Non vedo l’ora di vedere la faccia di Sue quando glielo dirò. Andrà fuori di testa e troverà senz’altro nuovi modi per distruggermi. Ma non sarebbe altrettanto divertente spronare quei ragazzi senza qualcuno che tenti di intralciarci il percorso».

«Anche noi Usignoli vi abbiamo dato filo da torcere» cercò di  nuovo di inserirsi nella conversazione Sebastian.

«Giocando sporco» ribatté Rachel. «Ben due volte».

«Dettagli» sghignazzò Sebastian. Parlare delle loro dispute passate lo divertiva particolarmente, ma non si rendeva conto che per gli altri non erano ricordi altrettanto piacevoli.

«Qual è la lezione per la prossima settimana?» chiese Will.

«Kurt vuole fare Brittany 3.0, ma abbiamo esaurito le sue canzoni» disse Rachel.

«Ce ne sono un sacco» protestò Kurt.

«Brittany 3.0? C’è un limite a tutto, Kurt» concordò con Rachel Sebastian. «Avete già fatto la settimana Beyoncé?»

«Abbiamo fatto qualche sua canzone, ma non una settimana dedicata a lei» rimuginò Rachel. «Non sarebbe male, ma non mi sembra che sia proprio il genere di quei ragazzi».

«Green Day?» tentò di nuovo Sebastian.

«Forte» lo appoggiò Kurt con entusiasmo.

«Continuo a pensare che non sia il loro genere».

«Neanche noi abbiamo sempre fatto canzoni che ci piacevano» osservò Kurt. «Senza offesa, professor Shuester, ma eravamo arrivati ad odiare i Journey per quante volte ce li aveva proposti».

Will rise, coprendosi il viso. «Faccio mea culpa. Credo di avervi un tantino tartassati con loro. Comunque… Questi ragazzi hanno dei problemi?»

«Tanti» rispose prontamente Sebastian, ancora ferito per il modo in cui Spencer lo aveva trattato.

Kurt fece cenno a Will di ignorarlo.

«Vogliono parlare di qualcosa?» domandò quindi il professor Shuester con aspettativa.

«Non lo sappiamo. Non è che ci parliamo molto» confessò Rachel, colpevole.

«Dovreste farlo! Imparate a conoscerli! Un giorno potrebbero diventare i migliori amici che abbiate mai avuto» sorrise a Kurt e Rachel.

«Inquietante» commentò Sebastian. «Se gli studenti sono i suoi migliori amici, c’è un problema di base».

«Tu volevi andare a letto con uno dei miei!» lo rimproverò Kurt.

«Cosa?» domandò schifata Rachel.

«Spencer» le rispose secco Kurt, beccandosi uno schiaffo sulla gamba da Sebastian. «Che c’è? È vero!»

«Non credo di voler essere coinvolto in queste dinamiche» intervenne di nuovo Shuester, a disagio.

«Ecco, infatti. Bas, perché non vai in camera e ci lasci discutere sul Glee Club?» gli chiese gentilmente Kurt.

«E va bene» sbottò, alzandosi di malavoglia da tavola. «Terrò il letto caldo per te» si congedò scomparendo oltre la tenda-separé.

«Non filatevelo. Scherza» cercò di rimediare Kurt, anche se le sue guance si erano arrossate prepotentemente.

«Allora, che volete fare coi ragazzi? Non potete lasciarli in balia di loro stessi. Dovete imparare a conoscerli, scoprire i loro punti di forza e puntare su quello. Sono certo che ognuno di loro ha qualcosa di speciale che li rende unici e sta a voi scoprirlo» li esortò coinvolgente Shuester.

Rachel giunse le mani, gli indici premuti contro le labbra. «La festa a casa mia potrebbe essere un ottimo inizio» si rivolse prima a Kurt. «Ci sarà una festa a casa mia questo sabato ed abbiamo deciso di cantare dei duetti» spiegò poi frettolosamente al professor Shuester. «Ci metteremo in gioco anche io e Kurt. Potremmo chiedere a ciascuno di mettersi d’accordo col proprio compagno per decidere quale canzone cantare. Così impareranno anche a conoscere gli uni i gusti degli altri».

«Mi sembra un’ottima idea, Rachel» l’appoggiò Will, fiero.

«Io e te canteremo assieme?» le domandò Kurt speranzoso.

«C’è già Sam che mi ha chiesto di cantare con lui, non so per quale assurdo motivo visto che non lo abbiamo mai fatto» declinò indirettamente l’invito. «Tu potresti cantare con Blaine… I vostri duetti sono leggendari».

«Temo non sia il caso» rise nervoso Kurt, grattandosi la testa. «Per quanto mi alletti l’idea di cantare ancora con lui, ho paura che ci sarebbero disagi tra noi».

«Le cose non vanno bene tra voi? Se posso permettermi di chiedere» azzardò Will.

«Ci stiamo provando. Sa, non è una situazione semplice… Dopo la cena a casa sua comunque ci siamo scritti un paio di volte ed è un gran passo avanti» lo informò.

«Mi fa piacere».

«Farete un altro passo avanti quando canterete il duetto» insistette Rachel, determinata a far cantare tutti alla festa. «Blaine probabilmente non vede l’ora».

«Certo, come no» sospirò Kurt, sapendo che anche Blaine si trovava nella sua stessa situazione.

 

*

 

La sera della festa, Kurt era più agitato di quanto credesse possibile. Dopo numerose richieste, aveva ceduto ed aveva assecondato Rachel per cantare assieme a Blaine. Kurt aveva cercato di giustificare quella scelta, dicendo che era l’unico modo per calmare Rachel e che, se non avessero acconsentito a duettare, li avrebbe tormentati fino allo sfinimento. Quella motivazione era bastata a Blaine per accettare, anche se gli avrebbe detto di sì in qualsiasi caso.

«Carino il gilet!» esclamò Sebastian, stravaccato su una poltrona in attesa che Kurt finisse di prepararsi. «Molto chic».

«Non è un po’ troppo..? Non so, non mi convince» si guardò confuso stirandosi il gilet con le mani. «Che mi dici dei pantaloni invece? Come mi stanno?» continuò a cercare la sua approvazione piazzandoglisi davanti facendo il giro su sé stesso fino a dargli le spalle.

Sebastian non poté fare a meno che guardargli il sedere. Non lo fece con malizia, ma Kurt si stava letteralmente esibendo passandoci le mani sopra e chiedendogli incessantemente se lo fasciassero bene.

«Ehm… sì» boccheggiò, strofinandosi nervoso un dito sulle labbra, gli occhi che continuavano a vagare su ogni centimetro del suo corpo.

«“Ehm sì” starebbe per..?» insistette Kurt con aspettativa.

Sebastian si allentò il colletto della camicia, asciugandosi un rivolo di sudore dalla fronte. Sentiva che la sua temperatura corporea era aumentata esponenzialmente e si sentì stupido a reagire in quel modo. D’altronde erano già stati assieme e dovevano aver superato già da un bel pezzo quel tipo di imbarazzi tra loro.

«Ti stanno benissimo» disse impacciato, deglutendo rumorosamente, scostando poi lo sguardo quando Kurt si voltò di nuovo verso di lui.

Kurt alzò un sopracciglio, guardandolo serioso. «Che hai? Sei tutto rosso».

A quelle parole Sebastian diventò se possibile ancora più paonazzo, ed iniziò a balbettare una serie di parole sconclusionate, sventolandosi con una mano. «Fa caldo qui dentro» accampò una scusa banale.

«Ti lamenti sempre dicendo che fa freddo!» gli fece presente Kurt, aggrottando la fronte.

Sebastian si alzò in piedi, tenendo gli occhi puntati a terra, per evitare che Kurt potesse cogliere le sue emozioni. «Senti hai intenzione di farla tanto lunga? Io vengo a tutte le tue feste, quand’è che verrai a una delle mie?» cambiò argomento sorpassandolo.

Kurt lo seguì. «No, grazie. Non ci tengo a ritrovarmi invischiato in un’orgia».

Sebastian alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire uno sbuffo. «A che feste pensi che vada? Credo tu abbia una visione del tutto distorta di me» replicò offeso. «Voglio solo presentarti i miei amici» aggiunse con dispiacere, decidendosi a riguardarlo negli occhi.

«Quali amici? Stai sempre qua con me. Ci stiamo trasformando in una vecchia coppia sposata» gli fece notare Kurt.

«Addirittura?» ridacchiò Sebastian, pentendosi di aver ristabilito il contatto visivo. «Devo ancora presentarti River comunque».

«Ti concedo una serata allo Scandals. Una sola» disse alzando un indice di fronte a lui.

«Speri nello stesso finale dell’altra volta?» lo provocò Sebastian per ribaltare i ruoli. Voleva mostrarsi sicuro di sé e non poteva accettare che fosse Kurt ad avere in mano la situazione.

«Ovviamente» ribatté Kurt con sufficienza. «Sto solo puntando a quello» aggiunse con un pizzico di sarcasmo.

«Possiamo saltare la serata da Rachel, se vuoi» ammiccò Sebastian.

«Okay, smettila subito Bas» lo fermò Kurt, prima che la conversazione si surriscaldasse troppo.

Con nonchalance si chinò in avanti per allacciarsi una scarpa e gli occhi di Sebastian ricaddero di nuovo immancabilmente sul suo sedere. Era come se Kurt lo facesse apposta e si stesse in qualche modo vendicando di tutte le volte in cui lo aveva stuzzicato.

«AH, io devo smetterla?!» ripeté isterico Sebastian guardandosi intorno come se temesse che qualcuno stesse assistendo alla scena.

«Che ho fatto?» chiese realmente confuso Kurt, rimettendosi in piedi. «Si può sapere che ti prende? Hai la febbre?» gli domandò posando una mano sulla sua fronte, per poi spostarla delicatamente sulla sua guancia. «Sei davvero rosso».

«Qui fa caldo, quindi muoviamoci» tagliò corto Sebastian, girando i tacchi per uscire dal loft.

«Certo… Ma sei sicuro di stare bene?» volle assicurarsi un’ulteriore volta Kurt.

«Sto bene!» urlò l’altro fuori di sé sparendo oltre la porta d’ingresso. Non poteva essere, c’era qualcosa che non andava. Il suo cuore stava battendo più forte del normale e la testa era affollata da una miriade di pensieri diversi. Non avrebbe mai creduto possibile che Kurt potesse fargli provare quelle sensazioni.

Quando salirono in macchina, la tensione tra loro era palpabile. Kurt continuava a lanciargli occhiate interrogative, cercando di capire che cosa fosse successo poco prima nell’appartamento. Era da qualche giorno che Sebastian si comportava in maniera strana, ma non sembrava aperto a comunicare con lui, e la cosa lo faceva star male. Credeva che la loro amicizia avesse raggiunto il livello successivo e che si potessero parlare di ogni cosa, ma a quanto pare si sbagliava.

 

Kurt fu grato quando Sebastian fermò la macchina davanti alla casa di Rachel. Aveva bisogno di stare anche in compagnia di altre persone, soprattutto perché Sebastian gli aveva a malapena rivolto la parola durante il tragitto.

Quando scesero dalla macchina e percorsero il vialetto, però, Sebastian sembrò cambiare improvvisamente atteggiamento.

Si aprì in un sorriso caloroso, apparentemente eccitato di partecipare alla festa. «Stasera ci divertiamo!»

«Credevo non volessi venire» lo punzecchiò Kurt, ancora turbato dalla sua sceneggiata a casa.

Sebastian non fece in tempo a replicare, perché Rachel arrivò alla porta quasi saltellando sul posto. «Ciao ragazzi! Come siete belli!»

«Anche tu stai alla grande» le fece un complimento Sebastian.

«Grazie! Dai venite, gli altri sono già tutti arrivati» li esortò ad entrare richiudendo la porta alle loro spalle.

Dal seminterrato della famiglia Berry proveniva un gran baccano. Musica allo stereo mischiata a vocii e risate li accolsero non appena scesero le scale.

«Finalmente! Aspettavamo solo voi!» esclamò Mercedes.

«Colpa di Kurt. Ci ha messo trent’anni a scegliere quali vestiti mettere. Sapete com’è fatto» rispose Sebastian.

«Chiudi il becco» bofonchiò lui infastidito.

Kurt intercettò subito Blaine e Sam, entrambi in piedi dietro il banco dov’erano stati allestiti cibi e bevande. Mercedes, Tina e Kitty invece stavano ripulendo il palco già ricoperto di birre mezze vuote; Jane, Roderick, Madison e Mason invece stavano ascoltando con attenzione dei consigli da parte di Artie; infine Spencer ed Alistair stavano parlando molto vicini su uno dei divani sistemati a ferro di cavallo per poter assistere alle esibizioni.

«Vi siete già persi quattro duetti!» si lamentò Rachel.

«Ma che peccato» commentò con sarcasmo Sebastian.

«Uh, gradirei degli stuzzichini» squittì Kurt avvicinandosi al banco sperando che Rachel non avesse sentito la battuta dell’amico. «Possiamo favorire?»

«Certo. Prendete tutto quello che volete» li incitò Rachel.

«Sebastian! Stasera hanno bocciato il Taboo» fu la prima cosa che disse Sam sbucando di fronte a loro dall’altra parte del tavolo.

«Ci rifaremo un’altra volta» cercò di fingere dispiacere Sebastian.

Sam gli sorrise, emozionato. «Possiamo anche uscire a bere qualcosa assieme qualche volta, se ti va. È da un po’ che non vado al Lima Bean» si offrì.

«Ci vengo volentieri» rispose sorpreso Sebastian. Era chiaro che non si aspettasse un tale coinvolgimento di Sam, soprattutto perché avevano avuto modo di parlare davvero solo una volta a casa di Shuester. «Posso portare anche la mia dolce metà, vero?» aggiunse inaspettatamente Sebastian quando si accorse che Blaine li stava guardando.

«Dolce metà?» ripeté a pappagallo Kurt, confuso al punto da sembrare ignaro del significato della parola.

«Ci sediamo sul divano, dolcezza?» proseguì licenzioso Sebastian, posandogli lievemente una mano sulla schiena.

Kurt lo guardò con rimprovero, mentre lo seguiva senza protestare sull’unico divano libero rimasto. «Mi devi qualche spiegazione. Come mai ogni volta che incontriamo Blaine inizi a fare il cretino?»

Sebastian fece spallucce. «Mi sto solo divertendo un po’».

«Non mi piaci quando fai così».

«Sei arrabbiato?» mormorò Sebastian, seriamente dispiaciuto.

«Onestamente? Si».

«Va bene, hai vinto tu. Che devo fare per farmi perdonare?»

Kurt incrociò le braccia al petto. «Smettila di provocare Blaine».

«Come mai lui piuttosto non viene mai col suo amichetto? Siamo sicuri che stia ancora con Dave?» ipotizzò Sebastian, facendosi più vicino a Kurt ed assicurandosi che Blaine li vedesse.

«Si, ci siamo scritti l’altro giorno e ti posso confermare che stanno assieme. Purtroppo».

Sebastian tornò alla realtà. «Ah, vi scrivete ora?»

«C’è qualcosa di male?»

«Così non ti passerà mai, Kurt! Starai solo male per niente. Smettila di stargli appresso» disse in modo brusco Sebastian, stanco di quella storia senza fine. «Um, quello è Alistair?» cambiò quindi discorso. «Come fa a preferirlo a me? Insomma, cosa prende ai ragazzi al giorno d’oggi? Prima Blaine, ora Spencer. Hanno preferito Dave ed Alistair a me! Ti rendi conto di quanto sia assurdo?»

«Forse perché tu ti poni malissimo?» gli fece notare Kurt. «Sei uno schianto, peccato che poi apri bocca».

Sebastian sentì le orecchie andargli a fuoco, ma cercò di mantenere compostezza. «Ah, quindi mi trovi attraente nonostante i miei denti da cavallo? Aspetta, com’è che mi avevi definito..? Ah, sì. La versione criminale di Alvin Superstar».

Kurt rischiò di strozzarsi con uno stuzzichino e Sebastian gli batté sulla schiena per aiutarlo a riprendere il respiro. «Io non ti ho mai chiamato così!»

«Sì, me lo ha detto Santana l’altra sera» sghignazzò Sebastian.

«Bene, dovrò fare un discorsetto anche a lei» gemette Kurt.

«Quindi mi hai davvero definito così, wow» finse di essersela presa Sebastian.

«È un soprannome comunque più carino di quelli che mi hai affibbiato tu. I tuoi erano offensivi…»

«Ah, i tuoi invece sono davvero carini!» replicò polemico.

«Tregua. Siamo pari» lo fermò Kurt prima che iniziassero con una delle loro solite litigate.

«Mi hai già perdonato?»

«Più o meno» disse Kurt arricciando le labbra per contenere un sorriso.

Si fece più vicino ancora e posò la testa sulla spalla dell’amico, non rendendosi conto che quel gesto non fosse del tutto indifferente a Sebastian. Ruotò appena la testa verso l’alto e gli fece un sorriso per assicurargli che fosse tutto a posto, ma questo sparì non appena notò che Sebastian lo stava fissando serioso, con pura agitazione negli occhi.

«Che si dice ragazzi?» li interruppe Mercedes, spingendoli a separarsi. «Io e Roderick pensavamo di ravvivare l’atmosfera cantando ‘All About That Bass’. Quel ragazzo è una forza, ed ha una voce da favola! Io punterei su di lui alle Provinciali, fossi in te» disse a Kurt.

«Finalmente un po’ di musica. Questa festa è noiosa» bofonchiò Sebastian, sentendosi improvvisamente più sereno senza Kurt appiccicato a lui.

«Nessuna festa da Rachel Berry si regge da sobri. Ecco perché finiamo sempre per scolarci l’intero bar dei suoi» rise Mercedes indicandogli il cestino rifiuti ricolmo di bottiglie vuote. «Sam sta anche servendo del ponch corretto se volete favorire».

«Vuoi un po’ di ponch?» chiese Sebastian a Kurt, alzandosi dal divano.

«Si, grazie» gli sorrise Kurt, guardandolo allontanarsi.

«Allora? Cosa succede tra te e il diabolico Usignolo?» scherzò Mercedes.

«Non succede niente. Perché sembrate tutti ossessionati dall’amicizia tra me e Sebastian?!»

Mercedes posò una mano sulla sua gamba, fissandolo direttamente negli occhi. «Perché sembrate tutto fuorché amici, tesoro. Ogni volta che vi guardiamo siete accoccolati a cinguettare tra voi, punzecchiandovi. Secondo me sotto sotto ti piace».

«Ti sbagli. Non è il mio tipo» sviò l’argomento Kurt.

«E qual è il tuo tipo?»

Kurt inspirò ed espirò profondamente. «Come se non fosse ovvio…»

«Ancora Blaine? Kurt, non voglio risultare brutale ma…»

«Lo so, frequenta un altro» la interruppe lui. «Sto ancora cercando di metabolizzare la cosa. Mi serve più tempo. Sono passati solo due mesi, in fondo».

«Ti manca molto, eh?» percepì Mercedes, comprensiva.

«Parecchio. Diciamo che mi manca di più l’idea di quello che sarebbe potuta essere la nostra storia, non so se mi spiego. Mettere su casa assieme, sposarci, adottare dei bambini, magari… Non lo so, avevo programmato ogni cosa e vederla svanire davanti agli occhi da un momento all’altro è stato destabilizzante. Prima che tu dica qualcosa, so benissimo che la colpa è stata mia, ma con Blaine non c’era più dialogo e stavamo diventando un’unica persona, non lasciando all’altro lo spazio per respirare».

«Allora è un bene che sia finita» constatò Mercedes. «Vi sareste solo fatti del male a vicenda. Alla fine puoi contare sempre sulla sua amicizia».

«Su quello ci stiamo ancora lavorando a piccoli passi» ammise Kurt con un lamento.

«E Sebastian? Mi pare che tu stia mettendo su casa con lui».

«È diverso» si affrettò a specificare. «Si fermerà da me solo per qualche tempo finché non troverà un appartamento tutto suo. Si rifiuta di tornare a casa perché ha problemi con suo padre, ma non sto qui a parlartene… Quindi per ora rimane da me. Alla fine sono contento che ci sia lui, almeno mi fa un po’ di compagnia. In questo periodo mi sento maledettamente solo».

«A chi lo dici. Da quando è finita con Sam mi sembra come se mi mancasse qualcosa. Sam era così carino e premuroso con me, ma forse non eravamo destinati a stare assieme» ricordò con malinconia Mercedes.

«Secondo me siete perfetti, invece. Io terrei d’occhio Rachel. Credo che ci abbia fatto un pensierino anche lei» disse facendole un cenno col capo per indicarle Sam e Rachel intenti a parlottare complici in un angolo della stanza.

«Lo so, non preoccuparti. Comunque mi ha detto anche lei che non c’è nulla di serio. Lo vede più come un amico, anche se quel suo culetto bianco fa sempre colpo».

«Come darti torto» fu costretto ad ammettere Kurt. «Per non parlare delle imitazioni».

«Oh, quelle sono il suo forte» concordò Mercedes. «E Sebastian?»

Kurt spostò lo sguardo verso Sebastian, impegnato in una conversazione animata con Tina. «Tu che ne pensi di lui?»

«Beh, è un bel tipo. Ha il suo fascino… Sarà per quel ciuffo da principe Disney» disse a denti stretti, quasi si vergognasse di dirlo ad alta voce. «Sai, dopo la serata dal professor Shuester l’ho un po’ rivalutato. Non posso dire di trovarlo simpatico ai livelli di Sam, però ho visto che si è sforzato davvero tanto per inserirsi. Ci ha parlato un sacco di te, a dire il vero».

«Che cosa ha detto?!» domandò Kurt colto di sorpresa.

«Che eri stato gentile ad ospitarlo nel tuo loft e che si trova bene in tua compagnia, una cosa del genere» rispose approssimativamente. «Poi è partito in quarta a riempirti di complimenti, paragonandoti a chiunque».

«Che cosa intendi?»

«Se Sam diceva che Blaine era bravo a fare qualcosa, Sebastian ci teneva a precisare che tu sapevi farlo meglio. Se Tina diceva che Spencer è affascinante, lui rispondeva che tu lo sei mille volte di più. E così via».

Kurt sentì le guance scaldarsi, ma trovò alquanto improbabile che avesse detto una cosa del genere. «Dubito che mi trovi più affascinante di Spencer, visto che al falò gli sbavava dietro».

«Beh, è quello che ha detto a noi» ribadì Mercedes.

«Ecco il suo ponch, signore» si annunciò Sebastian, porgendo a Kurt un bicchiere.

«Ti ringrazio».

Mercedes fece l’occhiolino a Kurt. «Vi lascio soli. Io vado a cantare! La folla mi reclama! Buona serata, ragazzi».

«Di che parlavate?» chiese con finto disinteresse Sebastian.

Kurt voleva coglierlo alla sprovvista, e decise di giocarsi quell’asso nella manica fornitogli da Mercedes. «Mi trovi più attraente di Spencer?»

«Cosa?!» boccheggiò Sebastian rischiando di spandere il suo ponch.

«Rispondi. Non fare il finto tonto» rispose con fermezza Kurt, guardandolo compiaciuto sbattendo gli occhioni non appena vide le sue guance tingersi di rosso. «Cavolo! Sebastian Smythe imbarazzato! Non credevo che avrei mai assistito a questo momento!»

«Non sono in imbarazzo» disse con voce incerta Sebastian. «Stasera sei particolarmente carino e Spencer ha un outfit orribile. Quindi forse guadagni qualche punto in più».

«Mercedes mi ha detto che la pensavi così anche da Shuester» lo prese in contropiede.

Sebastian serrò forte le labbra, chiudendo gli occhi, cercando di non dare in escandescenza. «Ma ai tuoi amici piace spettegolare o sbaglio?»

«Non stai negando, quindi» mormorò Kurt, agitandosi a sua volta.

Le calde e coinvolgenti voci di Mercedes e Roderick salvarono Sebastian dal dover fornire ulteriori spiegazioni a Kurt. Al ritmo di ‘All about that Bass’ tutti si piazzarono in centro stanza per lasciarsi coinvolgere dalle danze.

«Balliamo?» gli propose Kurt, ma Sebastian si era rabbuiato ancora una volta.

Kurt non era certo di riuscire a gestire i suoi repentini sbalzi di umore, ma era sicuro di non volersi lasciar coinvolgere dal suo malumore. Deciso a lasciarsi andare e a godersi la serata, si alzò dal divano e si unì a Rachel in un ballo scatenato.

Sebastian rimase seduto sul divano, senza riuscire a togliere gli occhi di dosso da Kurt. Quell’outfit gli donava davvero molto e metteva in evidenza i contorni del suo bellissimo corpo. Anche quella sera allo Scandals aveva avuto modo di ammirarlo, nel vero senso della parola, ma non era certo di aver provato quelle sensazione che sentiva in quel momento. Allora c’era stata pura e semplice passione, dettata dal momento e dal fatto che entrambi fossero scossi per essere ripiombati l’uno nella vita dell’altro all’improvviso. Quella sera, invece, sentiva che era il suo cuore a parlare e la cosa lo stava facendo uscire di testa. Cercava in tutti i modi di reprimere quel tipo diverso di attrazione che provava nei suoi confronti, ma più Kurt si muoveva sinuosamente di fronte a lui, più sentiva calore al cavallo dei pantaloni e al petto. Se si fosse limitato solo ai pantaloni la cosa non lo avrebbe sconvolto più di tanto, ma il fatto che il suo cuore sembrava essere sul punto di prendere fuoco non era decisamente un buon segno.

Si portò con discrezione la mano sui jeans, sperando che non si notasse la sua eccitazione, e fu solo allora che si accorse di come Blaine fissava Kurt, danzando nella sua direzione in cerca di un contatto.

«All the right junk, all the right places» cantarono Mercedes e Roderick, e Kurt si mosse maliziosamente, consapevole del fatto che Blaine lo stesse guardando.

«Vado un attimo al bagno» disse poi a Rachel, sventolandosi la mano sulla fronte, accaldato dalle danze, lanciando un’occhiata complice a Blaine.

«Vengo con te» scattò in piedi Sebastian prima che Blaine potesse anche solo avvicinarsi a lui. Lo prese quindi per il polso ed assieme salirono le scale.

«Qui si iniziano già ad appartare» urlò Kitty per rendere partecipi tutti i ragazzi.

Sebastian fece finta di non aver sentito e trascinò Kurt fino al piano di sopra. «Da che parte è il bagno?»

«Di qua» gli fece cenno Kurt. «Avevo solo bisogno di rinfrescarmi un po’. Si muore di caldo di sotto».

«Gli sguardi bollenti di Blaine ti hanno scombussolato?» arrivò al punto Sebastian senza troppi giri di parole.

«Scusami ma non sono in vena di scherzare».

Sebastian roteò gli occhi, sospirando sommessamente. «Vuoi parlarne? Se te ne vuoi andare-»

«No, questo è quello che vuoi tu» lo interruppe brusco Kurt, ancora turbato dalle occhiate di Blaine. «Scusa, non volevo alzare la voce. A volte vorrei solo che Dave si presentasse con Blaine, così da vederli assieme ed accettare il fatto che sono felici assieme e che le cose tra loro vanno alla grande».

«Perché sei così masochista?»

«Perché in questo modo mi sta illudendo e basta» sbottò Kurt.

«Illudendo?» ripeté Sebastian con un filo di voce, non capendo dove volesse andare a parare e in cosa sperasse realmente.

«Si, ecco… Una parte di me ci crede ancora, okay? Chiamami stupido o quello che ti pare ma non posso semplicemente cancellarlo dalla mia memoria e fingere che non sia mai esistito. Al mio posto capiresti».

«Un pensiero su Anderson ce lo faccio pure io, quindi è comprensibile» la buttò sullo scherzo Sebastian. «Però anche tu-»

«Anche io, cosa?»

«Non importa» si rimangiò la parola, strofinando nervosamente le mani tra loro. «Canterai con lui questa sera?»

«In teoria si. Ci eravamo accordati per messaggio l’altro ieri, e mi sentirei in colpa a ritrattare proprio adesso» legittimò la sua scelta Kurt.

«Fai come credi. Poi però non venire a piangere sulla mia spalla» obiettò Sebastian, appoggiandosi alla parete del bagno, mentre Kurt si risciacquava la faccia.

«Scusa se sono un peso per te» disse distaccato, asciugandosi con l’asciugamano.

«Non ho detto questo» rispose freddo Sebastian. «Riusciamo ad avere una conversazione senza litigare? Godiamoci la festa, canta il tuo stupido duetto melenso con Blaine e poi torniamo a casa nostra».

«Nostra?» ripeté con scherno Kurt. «Vedi come fai? Stupido melenso duetto con Blaine? Ti ci metti proprio di impegno per farmi sentire in colpa per i miei sentimenti per lui».

«Tu sei fuori come un balcone, Hummel».

«Intanto quello fuori come un balcone ti ha salvato il culo trovandoti un posto dove stare gratis, tra l’altro. Ti ho incluso nella mia cerchia di amici e adesso cerchi pure di farmi passare per stronzo?» lo attaccò ferito.

«Si va bene, hai ragione tu» finse di dargliela vinta Sebastian, pur di non continuare la litigata.

«Mmmh! Okay!» ruggì Kurt, serrando forte i pugni in aria. «Okay. Hai ragione» riprese con tono più pacato. «Senti, non posso perdere anche te per delle discussioni ridicole senza capo né coda».

«Grazie, volevo arrivare proprio a questo. Tutto ciò è ridicolo, Kurt. Noi ci vogliamo bene perché dobbiamo attaccarci per ogni minima cosa?»

Non appena quelle parole abbandonarono le labbra di Sebastian, per lui fu davvero ardua contenere un sorriso e camuffare una risata con un colpo di tosse.

«Perché stai ridendo adesso?» domandò Kurt, anche lui addolcito.

«Scusa, dire ad alta voce che noi ci vogliamo bene mi fa ancora ridere» confessò afferrandolo per il lembo del gilet.

Kurt, senza pensarci, portò le mani al colletto della camicia di Sebastian, gli occhi fissi sulle sue labbra sottili. «È divertente in effetti» mormorò con voce calma e rassicurante.

Sebastian sentì il respiro mozzarglisi in gola e non controllò più i suoi pensieri. «Un po’ però lo capisco Blaine… Sei davvero sexy stasera».

Per Kurt fu come ricevere una carica di autostima, e giocando allo stesso modo di Sebastian gli si avvicinò col viso a pochi centimetri dalla faccia. «Andiamo di sotto…» mormorò prima di scostarsi e scendere le scale.

Ed ecco che Sebastian percepì di nuovo quel calore al petto. C’era decisamente un problema.

 

 

 

 

 

N/A

Inizialmente avevo pensato di raccontare della festa di Rachel in un unico capitolo, ma c’erano molte altre cose che volevo approfondire. Se avete visto la 6x07 penso sappiate già cosa succede a fine episodio… :P

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 



CAPITOLO 6

 

 

 

 

 

 

 

Kurt e Sebastian tornarono a sedersi al loro posto sul divano, e Sebastian si assicurò che Blaine seguisse ogni loro mossa. Come suo solito cinse le spalle di Kurt con un braccio e lasciò che si appoggiasse sul suo petto, mentre ascoltavano una coinvolgente storia di Sam su com’era riuscito ad avere i suoi addominali stampati sulla fiancata di un autobus. Kurt aveva sentito e risentito quella storia, ma era sempre divertente sentirla raccontare da Sam, con particolari sempre più esagerati per renderla avvincente ed indimenticabile. I nuovi ragazzi pendevano dalle sue labbra e sembravano tutti più sicuri di loro e positivi riguardo la realizzazione dei propri sogni. In fondo era questo che Shuester gli aveva insegnato in tutti quelli anni: inseguire i propri sogni e lavorare sodo per raggiungere i propri obiettivi.

«Lui è il mio preferito» disse Sebastian all’orecchio di Kurt.

«È impossibile non innamorarsi di Sam. Pensa che quando si è trasferito al McKinley io avevo una cotta spropositata per lui. Lo supplicai di cantare assieme un duetto e lo tormentai per settimane».

«Alla fine cantaste assieme?»

«No, cantò con Quinn. Io cantai da solo. Un numero di Victor Victoria, che esprimeva il perfetto connubio tra maschile e femminile. Fu una bella performance, modestamente parlando» raccontò con vanto, accoccolandosi contro il suo petto.

Sebastian sorrise, ma si irrigidì all’istante quando avvertì la mano di Kurt posata sulla sua coscia.

«Giochiamo al gioco della bottiglia?» propose Artie all’improvviso, interrompendo il monologo di Sam.

Kitty lo guardò sbieco, per nulla allettata da quella proposta.

«No, vi prego. L’ultima volta mi sono ubriacato così tanto che pensavo di provare qualcosa per Rachel» li supplicò Blaine, facendo ridere i presenti.

«Io ero certa di provare qualcosa per te» disse invece Rachel. «Kurt era sul punto di strangolarmi. Continuava a chiamarmi per sapere come procedevano i miei appuntamenti con te».

Kurt levò una mano per invitarla a non ricordare quei tempi.

«Io non intendo quel gioco della bottiglia!» intervenne di nuovo Artie. «In pratica facciamo girare la bottiglia e quando questa si ferma su uno dei presenti, quel qualcuno deve rivelare un segreto imbarazzante su sé stesso o comunque qualcosa che non ha mai raccontato a nessuno».

«E se quella persona si rifiuta?» chiese Kurt, stringendo con forza la coscia di Sebastian per fargli capire di non menzionare la serata allo Scandals.

«Allora sarà obbligata a pagare pegno» rispose vittorioso Artie.

«A casa mia si chiama ‘Obbligo o verità’» si unì Sebastian, svogliato.

«Quello che è» tagliò corto Artie.

«Dai, sarà divertente! Ci stiamo tutti?» chiese Sam con entusiasmo prendendo una bottiglia di birra già consumata.

Gli altri fecero un cenno di assenso, anche se alcuni di loro parvero restii all’iniziativa.

«Comincio io!» proseguì Sam facendo roteare la bottiglia. «Kitty!» esclamò quando questa si fermò sulla ragazza. «Qual è il tuo più grande segreto?»

«Sono una fan accanita delle Spice Girls» rispose di getto lei.

«Non vale! Quella è una tua passione segreta, l’abbiamo già scoperto al Glee Club!» le fece presente Blaine, ricordando la lezione organizzata da lui e Sam.

«E io me ne vergogno molto, quindi conta» rispose acida Kitty, girando di nuovo la bottiglia. «Mercedes!»

«Quando ero al secondo anno ho spaccato il parabrezza a Kurt perché lo accusai di avermi illuso di essersi innamorato di me. Quando mi rifiutò dicendo che si era preso una cotta per Rachel, detti di matto».

Tutti si misero a ridere.

«Come hai fatto a pensare che fosse etero?!» sghignazzò incredulo Sebastian, posando la fronte sulla testa di Kurt. Quel gesto gli fece guadagnare un’occhiataccia da Blaine.

«Non chiedere» tagliò corto Mercedes imbarazzata, prima di far roteare la bottiglia. «Kurt!»

Kurt aveva così tanti segreti imbarazzanti che non sapeva da dove cominciare. «Una volta a Natale ero assieme a Rachel e Santana a New York… Ero single e in cerca di compagnia e…»

«Oddio questa è esilarante!» lo interruppe Rachel portandosi una mano alla bocca. «Solo per la parte della renna, non per il resto…»

«La parte della renna?» domandò Sebastian abbassando lo sguardo verso Kurt.

«In pratica lavoravamo tutti e tre in un centro commerciale vestiti da elfi» iniziò il raccontò, gli occhi rivolti in alto verso Sebastian, dimenticandosi completamente degli altri. «Giusto per arrotondare… Si fa di tutto di questi tempi. Beh, stavamo lavorando, quando all’improvviso un uomo sexy da morire si presenta a noi vestito da Babbo Natale. Non aveva un classico costume da Babbo Natale, perché era a torso nudo. Lo abbiamo invitato nel nostro loft  sperando di passare una serata ‘diversa’ e Santana ed io abbiamo passato la prima mezz’ora a cercare di capire se fosse gay o no. Poi le cose si sono evolute e tra me e lui è scappato un bacio, niente di che. Il vero dramma è successo qualche ora più tardi. In sintesi ho scoperto che in realtà era un ladro e, dopo avermi legato e vestito da renna, è scappato rubandoci i nostri effetti personali».

«Cosa?!» esclamarono tutti all’unisono sconvolti e disgustati.

«Stai scherzando?» rise sguaiatamente Sebastian con le lacrime agli occhi.

«Purtroppo no» rispose Kurt, serioso.

«Perché vestirti da renna?» continuò a ridere Sebastian premendosi una mano sul fianco.

«Voleva fare una specie di gioco di ruolo, ma non ci tengo a scendere nei dettagli» disse volgendo finalmente lo sguardo agli altri. «Ho già raccontato anche troppo».

«Sei un tipo da giochi di ruolo?» chiese Sebastian sorpreso ed affascinato allo stesso tempo. «Buono a sapersi» aggiunse mordendosi il labbro e lanciando un’occhiata di sfida a Blaine.

«Non me lo avevi mai detto» rispose Blaine, turbato.

«Perché è una cosa che volevo dimenticare. Vi giuro che se esce da questa stanza vi ammazzo dal primo all’ultimo con le mie mani» li minacciò Kurt.

«Tutto quello che succede qui, rimane qui» gli assicurò Sam, guardandolo con diffidenza dopo quel racconto umiliante. «Gira, Kurt».

Kurt si alzò dal petto di Sebastian, facendo leva sulla sua gamba, e si sporse in avanti per girare la bottiglia. Nel fare quel gesto Sebastian gli fece una carezza sulla schiena.

«Tina».

La ragazza ci pensò per qualche secondo, prima di lasciarsi andare ad un sospiro carico di pentimento. «Un paio di mesi fa mi sono fidanzata con un ragazzo e qualche giorno dopo aver reso ufficiale la nostra storia l’ho sorpreso a letto con un altro ragazzo. La storia della mia vita, niente di eccezionale» raccontò avvilita, prendendo la bottiglia per farla girare. «Sebastian!»

«Sono proprio curiosa!» esclamò Mercedes.

«Puoi raccontare di come ti ho spento la sera del falò» si intromise Spencer con scherno.

Sebastian fece finta di niente. «Se non volessi rispondere che dovrei fare?»

«Obbligo» gli ricordò Artie.

«Allora obbligo» rispose con fermezza Sebastian.

Kurt gliene fu profondamente grato perché così sapeva che non avrebbe dovuto temere possibili racconti sulla loro notte di passione al ritorno dallo Scandals.

«Scelgo io» disse Tina, una vena diabolica negli occhi. «Devi baciare sulla bocca… Blaine».

«Sei tremenda, Tina» rise Mercedes.

Nella stanza calò il silenzio. Kurt non avrebbe mai voluto assistere ad un bacio tra Blaine e Sebastian, ma non voleva nemmeno che la verità su di loro venisse fuori. Tra le due, a malincuore, avrebbe scelto il bacio, perché sapeva che Blaine non aveva mai provato alcun tipo di attrazione per lui e al momento non nutriva particolare simpatia.

Sebastian intercettò lo sguardo di Kurt, e scosse la testa, premendosi una mano sulla fronte. «Non posso credere che sto per dirlo davvero ma… scelgo, verità» cambiò strategia. Aveva desiderato per così tanti anni baciare Blaine, ed ora che gli si presentava l’opportunità, si rifiutava. Era ufficialmente uscito di testa. «Io e Kurt ci siamo baciati una volta» disse come se nulla fosse, facendo calare di nuovo il silenzio.

Kurt sentì il mondo sprofondare sotto i suoi piedi e desiderò come non mai prendere a pugni Sebastian. Cercò subito gli occhi di Blaine e vi lesse puro dispiacere e delusione. Era la cosa che lo faceva stare più male.

«Tocca a me» proseguì Sebastian, imitando gli altri. «Blaine».

Blaine però si alzò in piedi, non rispettando le regole. «Sono stanco di questo stupido gioco e io e Kurt non abbiamo ancora cantato il nostro duetto» fece loro presente.

«Troppo comodo così» rispose freddo Sebastian.

«Si, duetto!» squittì Rachel battendo freneticamente le mani tra loro.

«Vieni, Kurt» disse Blaine tendendogli la mano.

Suo malgrado, Kurt gliela strinse e si alzò dal divano. Era stanco anche lui e, anche se non glielo diede a vedere, ce l’aveva con Sebastian per aver rivelato a tutti che si erano baciati. E per fortuna si era limitato solo a quello.

Kurt e Blaine presero posto sul palco, e Rachel fece partire la musica. Avevano scelto di comune accordo di cantare ‘Somebody Loves You’, ma in quel momento Kurt avrebbe voluto ritrattare e proporre una canzone meno romantica. Troppo tardi. Blaine iniziò a cantare e Kurt rimase rapito, quasi fosse il canto di una sirena. Si dimenticò addirittura di tutti i presenti, Sebastian incluso, lo sguardo puntato con decisione su Blaine.

Era bellissimo, bello come non lo era mai stato. Kurt riusciva a percepire l’enorme affetto che Blaine provava ancora per lui, glielo leggeva negli occhi, e non poté fare a meno che ricambiarlo con un sorriso mentre cantava la sua parte.

Le loro voci si sposavano perfettamente assieme ed era come se la magia tra loro non si fosse mai realmente spenta. C’era un filo invisibile che li legava e ormai nessuno dei due poteva più negarlo.

Kurt fu riportato alla realtà quando vide i suoi amici alzarsi in piedi per ballare in centro stanza, unendosi alla canzone. Tutti eccetto Sebastian. Se ne stava seduto dove lo aveva lasciato con le braccia incrociate e un’espressione austera impressa sul volto. Era chiaro che non si stesse divertendo, perché rifiutò persino l’invito di Sam di unirsi alle danze. Era stato proprio lui a dire a Kurt che quella sera avrebbero dovuto divertirsi, eppure se ne stava solo nel suo angolino, imbronciato, e Kurt non riusciva a capirne il motivo. Non poteva davvero avercela con lui per aver accettato di cantare un’ultima volta assieme a Blaine, eppure a fine duetto, quando tutti li accerchiarono per complimentarsi, fu l’unico a rimanere in disparte.

Kurt gli si avvicinò incerto, e gli dette un colpetto sul piede per richiamare la sua attenzione. «Che cos’hai?»

«Niente, forse ho bevuto un po’ troppo e mi gira la testa» accampò una scusa Sebastian, evitando il suo sguardo.

«Se vuoi guido io dopo» si offrì gentilmente, ma non ottenne risposta. Si guardò intorno e vide che Blaine stava salutando Rachel, recuperando alcuni suoi effetti personali. «Torno subito» congedò Sebastian, che comunque non sembrava interessato a parlargli.

Kurt si avvicinò a Blaine, forzando un sorriso. «Te ne vai?»

«Sì, si è fatto tardi, devo proprio andare» rispose frettolosamente dando un abbraccio a Sam. «Grazie per la festa Rachel. Mi sono divertito».

«Grazie a te per essere venuto».

Blaine le fece un cenno e si rivolse di nuovo a Kurt. «Mi accompagneresti fuori?» gli sussurrò speranzoso.

Kurt sapeva nel profondo che non era una buona idea, ma non era mai riuscito a resistere agli occhioni di Blaine, ed annuì. Passarono insieme di fronte a Sebastian e, prima di salire le scale, Kurt gli lanciò un’altra rapida occhiata per vedere se si era accorto che stavano uscendo assieme, ma sembrava troppo occupato a messaggiare con qualcuno.

«La festa non è ancora finita» osservò Kurt quando uscirono di casa. «Sicuro di non poterti trattenere un altro poco?»

«Vorrei rimanere, ma io e Dave dobbiamo alzarci alle 5.00 per la sua partita di football a Bowling Green» gli spiegò Blaine, a malincuore.

Kurt sospirò sommessamente. «È stato divertente cantare con te…» cambiò discorso sperando di non dover ritornare sull’argomento ‘Dave’. «Abbiamo cantato bene».

«Più che bene!» ribatté Blaine aprendosi in un sorriso. «Non cantavamo così bene dal nostro primo duetto. Ti ricordi cos’era?» disse puntandogli contro l’indice, in attesa della risposta.

«No, ho un vuoto…» finse Kurt, sotto lo sguardo incredulo di Blaine. «Scherzo. Certo che me lo ricordo. Era ‘Baby it’s Cold Outside’» disse nostalgico. «Ricordo che desideravo solo spegnere quel dannato radiolone e confessarti il mio eterno amore per te dandoti il bacio più appassionato del mondo».

Blaine rise nervoso. «Ah si? E perché non l’hai fatto?» gli chiese in un sussurro, facendo un passo verso di lui.

«Non sapevo se ero ricambiato. Ed avevo ragione!» esclamò Kurt. «Ricordi quel ragazzo per cui avevi preso una cotta? Quel vice manager della GAP? Come si chiamava? Jonathan o Jebediah?»

«Jeremiah» lo corresse Blaine.

«Jeremiah» ripeté Kurt, scuotendo la testa. «Chissà che fine ha fatto…»

«Non ne ho idea» rispose divertito Blaine, guardando Kurt come se le cose tra loro non fossero mai cambiate.

Kurt si sentiva vulnerabile. Conosceva fin troppo bene quello sguardo ed era convinto che sarebbe stato riservato a lui per tutta la vita. «Però, certo che è strano» iniziò nostalgico. «Buffo come una persona possa significare tutto per te ad un certo punto della tua vita, e dopo qualche anno diventa…» ma non riuscì a completare la frase.

Blaine si alzò in punta dei piedi e premette le labbra su quelle di Kurt, cingendogli la vita. Kurt fu colto alla sprovvista e non si mosse di un millimetro. Ogni centimetro del suo corpo era paralizzato sia per lo shock che per il battito del suo cuore che era aumentato a tal punto da farlo esplodere. Cosa poteva significare quel bacio? Blaine voleva tornare assieme a lui? Lo aveva perdonato ed era pronto a ricominciare assieme una storia a New York? Aveva intenzione di chiedergli di nuovo di sposarlo?

Quando Blaine si staccò e lo guardò dritto negli occhi, però, vi lesse puro panico. Doveva essere stato destabilizzante anche per lui realizzare che non gli era mai passata e che era ancora innamorato di Kurt. Si guardarono in silenzio per quella che parve un’eternità; nessuno dei due sapeva cosa dire e Blaine, incapace di giustificare quel suo gesto improvviso, boccheggiò qualcosa di incomprensibile prima di allontanarsi.

Kurt lo osservò percorrere il vialetto fino a che non raggiunse la sua macchina e vi salì senza mai guardarsi indietro. Dal seminterrato di casa Berry, Rachel e Sam avevano iniziato a cantare ‘Time After Time’ e a Kurt sembrò di essere finito in un film.

Era così preoccupato a pensare a quello che avrebbe fatto la prossima volta che avesse rivisto Blaine, che non si accorse che Sebastian aveva assistito alla scena dall’uscio della porta.

«Che cos’era quello?» lo colse di sorpresa facendolo sobbalzare.

«Niente» rispose frettolosamente Kurt, cercando di tornare in casa per non dovergli dare spiegazioni.

Sebastian gli sbarrò la strada con un braccio. «Non mi sembrava niente, ti ha baciato».

«E quindi?» lo incalzò infastidito. Doveva essergli tornata la voglia di parlare proprio in quel momento?! Kurt non voleva spiegargli quello che era successo, perché lui stesso non sapeva esattamente come fossero arrivati a quel punto.

«Ti ricordo che sta con Dave. È tradire» ci tenne a precisare Sebastian, per screditare Blaine. «A quanto pare è recidivo il ragazzo».

«Cosa vuoi Sebastian?» lo aggredì Kurt, gli occhi appena velati di lacrime.

«Lo hai baciato anche tu?» gli chiese prontamente Sebastian, non cogliendo la sua domanda retorica.

Kurt strabuzzò gli occhi, fissandolo a bocca aperta, sconcertato. «Che diavolo significa? Ci hai visti, no?»

«Si, ma lo hai baciato anche tu?»

«Eravamo bocca a bocca!» esclamò con ovvietà Kurt.

«Si ma lo hai ricambiato?» insistette Sebastian.

«Si può sapere che ti prende?»

«Oh, non lo so. Vedi tu, Kurt!» alzò a sua volta la voce Sebastian.

«Lo stiamo rifacendo» gemette Kurt, asciugandosi rapidamente gli occhi per non fargli vedere che stesse piangendo. «Avevi detto che non volevi più litigare!»

«E non voglio litigare, infatti. Stavo solo cercando di capire che cosa ti passa per la testa. Cosa passa per la testa ad entrambi a dire il vero».

«Che problema hai?»

«Tu! Sei tu il mio problema!» sbraitò così ad alta voce che sarebbe stato impossibile non farsi sentire anche dagli altri in casa. «Hai passato l’intera serata a fare il carino con me, a flirtare, a farmi gli occhi dolci… Anche prima quando eravamo a casa facevi di tutto per provocami, e non negarlo! Hai fatto la passerella davanti a me per dieci volte, continuandomi a chiedere se ti stessero bene i pantaloni quando è evidente che ti stiano da favola! Poi vieni qui e canti una canzone d’amore con Blaine e a fine serata lo baci?!»

«Guarda che è lui che ha baciato me!» lo corresse Kurt in malo modo. «E io non stavo flirtando con te! Che ti passa per la testa?! Stavo solo cercando di essere gentile».

«Sculettandomi davanti e sbattendo i tuoi occhioni ad un centimetro dalla mia faccia? O prima quando senza motivo ti sei messo a palpeggiarmi la gamba!?» gli ricordò, arrossendo prepotentemente.

«Che cosa?! Ti sei immaginato tutto!»

Sebastian rise con amarezza, alzando gli occhi al cielo. «Tornerai con Blaine quindi?»

«Sebastian, stai scherzando? Stai scherzando, vero?» gli chiese seriamente convinto che lo stesse prendendo in giro. «Scusami se sono confuso e agitato perché non mi aspettavo che mi baciasse, ma non credevo che la cosa ti turbasse tanto. Ti sto simpatico solo fino a quando non mi avvicino a Blaine? Cos’è? Vederci baciare ha risvegliato in te la competizione di un tempo? Se sei ancora così fissato con lui potevi baciarlo prima durante il gioco quando ne hai avuto l’opportunità. Non aspettavi solo questo?!»

«Io non volevo baciare lui!» urlò fuori di sé Sebastian, sperando che Kurt capisse.

«Perché alla fine- oh» si bloccò Kurt, sorpreso. «Cosa?» fece in tempo a chiedergli in un sussurro, prima che accadesse.

Sebastian si chinò verso di lui, posando le mani sulle sue guance, colmando la distanza tra loro con un bacio. Fu un bacio completamente diverso rispetto a quello con Blaine. Con Blaine si era trattato di un puro e semplice contatto tra labbra, mentre con Sebastian fu molto più passionale e disperato. Sebastian era quasi delirante per l’adrenalina che gli scorreva nelle vene e per il modo in cui il cuore gli batteva facendogli mancare il respiro.

Dischiuse un po’ le labbra, incontrando la lingua di Kurt, e si ritrovò a gemere nella sua bocca. Gli era mancato il sapore delle sue labbra. Erano passati due mesi dall’ultima volta in cui si erano scontrate, ma a Sebastian era parso molto di più. Non lo aveva mai detto chiaramente a Kurt, ma in quei mesi aveva avuto modo di uscire con altri ragazzi, eppure nessuno di loro gli aveva mai fatto provare le sensazioni che sentiva in quel momento. Ogni parte del suo corpo tremava per quel contatto tanto bello quanto spaventoso. Non erano sensazioni a cui era abituato.

Kurt si sentiva altrettanto scombussolato. Se pensava che con Blaine fosse stato inaspettato, con Sebastian gli parve del tutto assurdo. Nonostante flirtassero di tanto in tanto non aveva mai preso seriamente le avance di Sebastian; sapeva che faceva così con tutti e che non aveva nulla a che vedere col fatto che provasse dei sentimenti per lui. Quel bacio però sembrava suggerire tutt’altro. C’era un tale coinvolgimento fisico ed emotivo, che si stupì lui stesso di essersi lasciato andare ed aver ricambiato. Sebastian aveva preso l’iniziativa, ma Kurt aveva agito con altrettanta enfasi posando le mani sul suo petto e percependo il suo battito incontrollato contro i suoi palmi.

Si baciarono con foga per svariati secondi, le labbra che si scontravano poco carinamente le une sulle altre, in cerca di un contatto sempre più intimo.

Fu Sebastian ad interrompere il bacio, respirando a fatica. Guardava dritto verso Kurt, ma era come se i suoi occhi fossero persi nel vuoto; non riusciva a metabolizzare quello che era appena successo.

«Cazzo» ansimò sconcertato, sorpassandolo.

Kurt si voltò lentamente, portandosi una mano tremante alle labbra, guardando Sebastian allontanarsi nella direzione opposta rispetto a quella da cui se ne era andato Blaine. Kurt si trovava ad un bivio e non sapeva proprio quale strada prendere.

«Che è successo?» domandò all’improvviso Mercedes sbucando alle sue spalle assieme a Rachel. «Vi abbiamo sentiti urlare».

Kurt era ancora scosso. «Stai andando a casa?» le chiese ignorando la sua domanda.

«Si…»

«Rachel, vado anche io allora» decise su due piedi. «Mercedes mi daresti un passaggio? Sebastian se ne è andato e siamo venuti con la sua macchina».

«Okay, ma perché gridavate?» tentò di nuovo Rachel, curiosa.

Kurt si premette le mani sotto gli occhi, massaggiandosi poi le tempie. «Ma che ne so, ha dato di matto perché mi ha visto baciare Blaine».

«Cosa? Hai baciato Blaine?» trillarono in coro le due ragazze.

«No, lui ha baciato me!» precisò Kurt puntando loro contro un indice inquisitore.

«E Sebastian si è arrabbiato perché..?» lo incalzò Mercedes.

«Non lo so! Per fortuna Blaine non ha visto che ci baciavamo. Quello sì che sarebbe stato mille volte peggio» sospirò affranto Kurt.

Mercedes corrugò la fronte, perplessa. «Aspetta, sono confusa. Ti ha baciato Blaine o Sebastian?»

«Tutti e due».

«Kurt!» esclamò scandalizzata Mercedes.

«Beh? Non è stata colpa mia! Sono stati loro a baciarmi!»

«Oh mio Dio, sei conteso da due ragazzi! Che cosa eccitante!» cinguettò Rachel fin troppo entusiasta.

«Sono contento che i miei drammi ti divertano» la giudicò lui turbato.

«Quali drammi! Due ragazzi si contendono il tuo cuore! È così romantico!» continuò imperterrita Rachel, lasciandosi sfuggire una risatina.

«Io lo sapevo che tra te e Sebastian c’era qualcosa» commentò Mercedes col tono di chi la sa lunga.

«Sono solo l’interesse del momento, domani mattina gli sarà già passata» cercò di giustificare il loro bacio, anche se non ne era del tutto convinto.

«Ne dubito. Alla fine siete già andati a letto assieme» gli fece presente Rachel.

«Cosa?» gracchiò Mercedes, ignara di tutto.

«Rachel! Lo avevo detto solo a te e a Santana!» la rimproverò Kurt.

«Oh, mi dispiace! Credevo che lo sapesse!» cercò di discolparsi Rachel.

«Mercedes, non dirlo a nessuno ti prego. Se Blaine lo venisse a sapere… Dio mio!» impazzì Kurt. «È successo solo una volta e non ricapiterà. Eravamo entrambi scossi per motivi diversi e non abbiamo pensato alle conseguenze».

«Come pensi che reagirà quando glielo dirai?» domandò Rachel posando una mano sulla spalla di Kurt, comprensiva.

«Quando gli dirò cosa?»

«Che hai scelto Blaine e sceglierai sempre Blaine» rispose con naturalezza.

«Io non… Non ho scelto Blaine» la contraddisse Kurt, stupendosi lui stesso quando lo disse ad alta voce.

«Oddio» boccheggiò Rachel, inarcando le sopracciglia. «Ti sei innamorato di Sebastian?!»

Kurt sentì le orecchie andargli a fuoco. «No! Non ho scelto nessuno. Blaine sta ancora con Karofsky e Sebastian è… Sebastian. Si è anche portato via le chiavi…» si distrasse. «Se mi ha chiuso fuori da casa mia mi sentirà».

«Voi due avete bisogno di farvi una bella chiacchierata a cuore aperto» gli consigliò Mercedes.

«Concordo» appoggiò l’amica Rachel.

Kurt fece spallucce, indeciso sul da farsi. «Va bene…» rispose tanto per accontentarle. «Grazie per la festa, Rachel. Ci vediamo Lunedì al Glee Club».

 

*

 

Quando Mercedes accostò l’auto, Kurt non aveva ancora idea di come affrontare Sebastian. Una parte di lui voleva solo rimproverarlo per averlo lasciato a piedi, ma l’altra voleva sapere se il suo migliore amico provava qualcosa per lui. Quel bacio non era stato dettato solo dai fumi dell’alcol, anche se Kurt era certo che l’avrebbe usata come scusa, perché c’era molta più disperazione e bisogno di comunicare.

«Grazie per il passaggio Mercedes» sospirò sconfortato aprendo lo sportello passeggeri.

«Qualsiasi cosa tu senta e decida di fare sappi che hai il mio appoggio» lo sostenne lei, protendendosi verso di lui per abbracciarlo. «Buona fortuna».

«Ti ringrazio» le sorrise dolcemente Kurt, uscendo dalla macchina.

Il tragitto fino al suo appartamento gli parve più lungo del solito. Continuava a ripetere il discorso più appropriato da fargli non appena varcata la soglia, ma non appena aprì la porta e lo vide stravaccato sul divano, coi piedi sopra lo schienale e un braccio penzoloni, si dimenticò della diplomazia.

«Mi hai lasciato a piedi» sbottò furioso.

«Mh» fu tutto quello che rispose l’altro.

Kurt si avvicinò al divano. L’amico si copriva gli occhi con l’incavo tra braccio e avambraccio e non sembrava propenso a rivolgergli la parola.

«Sebastian, possiamo parlarne per piacere?»

«Mh».

Kurt provò a scuoterlo, ma non ottenne nulla. «Smettila di comportarti come un bambino di cinque anni ed alzati. Non vorrai ricominciare a dormire sul divano!»

«Si» mugugnò Sebastian.

«Ah allora parli ancora! Non ti limiti a fami il verso» ribatté acido Kurt, provando a tirarlo per il braccio per farlo alzare.

«Lasciami qui, ho bisogno di pensare» farfugliò confuso Sebastian, sfuggendo alla sua presa.

«Pensare a che cosa!?»

«Lo sai» disse serioso, decidendosi a scoprire gli occhi.

«Oh andiamo… Abbiamo già vissuto una situazione simile e siamo riusciti a passarci sopra».

«E se non volessi passarci sopra questa volta?» sbottò seccato Sebastian mettendosi a sedere.

«Perché sei stato tu a baciarmi per primo?» domandò Kurt puntando con decisione le mani sui fianchi. Gli sembrava di essere un padre che sgrida il figlio di due anni per aver mangiato troppe caramelle.

«NO!» strillò Sebastian alzandosi di scatto e usando le mani a mo di paravento per non guardarlo in faccia. «Ti prego non voglio parlarne! È già abbastanza umiliante così».

«Invece parlarne potrebbe farti star meglio» cercò di farlo ragionare Kurt.

«Ho bevuto troppo, Kurt. Non c’è niente più di questo».

Kurt aveva visto quanto aveva bevuto, e non era una quantità da renderlo incapace di intendere e di volere. Era sicuro sin dal principio che l’avrebbe usata come scusa, ma non volle fargli pesare la cosa, o non avrebbero concluso la conversazione. «Ecco, vedi? Risolto. È stata tutta colpa di quel ponch! Possiamo metterci una pietra sopra e ricominciare come prima».

«Anche tu mi hai baciato però, e non sei ubriaco» cercò di incolparlo dell’accaduto per non dover affrontare il fatto di averlo fatto perché lo voleva più di ogni altra cosa al mondo.

«Mi sono fatto prendere dal momento, okay?» tentò di giustificarsi Kurt. «Perché devi essere sempre così irritante?!»

«Quindi tu non ci hai più ripensato?»

«A che cosa?» sospirò esasperato Kurt.

«A… questo» balbettò Sebastian indicando prima sé stesso e poi Kurt. «Dopo quella sera allo Scandals…»

«Ancora quella sera? Credevo fosse una faccenda archiviata ormai. Tu stesso mi hai raccontato di essere rimasto amico con tizi con cui hai avuto una storia di una notte. Non c’è niente di sconvolgente».

«Sì, ma non ho mai sviluppato nessun tipo di sentimenti per loro» sfuggì a Sebastian. Le sue orecchie si tinsero di rosso e le sue mani iniziarono a sudare più del dovuto. «Non che io provi qualcosa per te, sia chiaro» cercò di rimediare maldestramente.

«Certo, nemmeno io» rispose invece con fermezza Kurt.

Sebastian dovette fare del suo meglio per non lasciar trasparire le sue emozioni e il fatto che ci fosse rimasto male. «È meglio se vado a stare fuori per qualche tempo».

«Non è necessario» tentò di dissuaderlo Kurt.

«Sì, invece. Io non ce la faccio più».

Questa volta fu Kurt a guardarlo dispiaciuto. Non voleva che la sua presenza lo facesse stare male, eppure era proprio quello che il suo amico sembrava intendere. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?» mormorò colpevole facendo un passo verso di lui.

«No, però ho bisogno che tu sia il più onesto possibile con me».

«Riguardo cosa?» domandò seriamente spaesato.

Sebastian lo guardò con sufficienza, incredulo che non avesse ancora capito dove voleva arrivare. «Blaine. Cos’ha significato per te quel bacio?»

Kurt contenne a stento un sorriso e pensò che forse l’alcol aveva fatto davvero effetto e non fosse tutta una recita per salvarsi la faccia. «Perché ha così importanza?»

«Rispondi e basta» continuò deciso Sebastian.

«Non lo so» sussurrò Kurt, scuotendo la testa. «Una parte di me proverà sempre qualcosa per lui, e non ti nego che il bacio di prima mi ha fatto sentire qualcosa ma…» alzò gli occhi fino ad incrociare quelli del suo amico.

«Ma..?»

Kurt era in difficoltà; non sapeva cosa rispondergli. Il bacio non gli era stato indifferente, ma non era certo di aver provato quello che si sarebbe aspettato. Possibile che l’amore che credeva di provare per Blaine si fosse trasformato solo in puro affetto? E cosa provava realmente per il suo migliore amico?

Stava per dire qualcosa, quando Sebastian decise di facilitargli la cosa e premette di nuovo le labbra contro le sue, avvolgendo a coppa il suo viso. Fu molto più dolce rispetto al bacio di un’ora prima, ma c’era più sicurezza e determinazione in lui.

«E questo cosa ti fa sentire?» sospirò contro la sua bocca, con aspettativa.

Kurt non si mosse e non disse nulla. Era se possibile più confuso di prima e temeva che parlando avrebbe solo peggiorato le cose.

Sebastian si leccò le labbra per deliziarsi ancora del sapore di Kurt, e si morse il labbro inferiore, chiudendo gli occhi. «Okay, ho capito. Me ne vado» disse sconfitto.

«No, dai» si decise ad intervenire di nuovo Kurt. «Non fare il melodrammatico».

«Già, quella è una tua specialità» rispose stizzito recuperando le chiavi della macchina per poter andarsene.

«Sebastian, possiamo parlarne civilmente?»

Sebastian si voltò di scatto, e Kurt, che solitamente era abituato a vederlo affrontare le cose con tono pacato e con una flemma invidiabile, lo guardò seriamente preoccupato. Non lo aveva mai visto così sconvolto.

«Cos’è che non va in me?!» esclamò ferito.

«Non c’è niente che non va in te. Ma ti conosco…» cercò un contatto prendendogli la mano. «Io non ti piaccio veramente, Bas. Anche io mi sento solo, ma non voglio quel tipo di relazione basata esclusivamente su scappatelle occasionali. Io voglio una storia seria con una persona».

Sebastian strattonò il braccio per liberarsi dalla presa di Kurt. «E credi che io non la voglia?»

Kurt stirò le sopracciglia nel punto più alto della fronte. «Beh, visti i tuoi trascorsi…» azzardò a bassa voce, portando Sebastian a dirigersi verso la porta d’ingresso. «No dai, perché te la prendi?! Cos’ho detto di male?»

«Ci vediamo» lo liquidò Sebastian aprendo il portone del loft.

«No, ti proibisco di uscire» lo bloccò sbarrandogli il passaggio. «Dai, sono solo degli stupidi baci. Non farla più grande di quello che è».

«Stupidi baci. Okay. Ricevuto».

«No aspetta» lo fermò prendendolo per le spalle, alzandosi in punta dei piedi per dargli un rapido, quasi impercettibile, bacio sulle labbra.

Sebastian alzò gli occhi al cielo. «Non devi farlo per compassione».

«Puoi restare per piacere?» tentò di convincerlo un’ultima volta.

Sebastian annuì, suo malgrado. «Solo perché così la smetti. Ma domani levo le tende».

«Okay, domani» guadagnò tempo Kurt. «Andiamo a letto».

 

Una volta sotto le coperte, la situazione sembrava essersi calmata. Sebastian non aveva più tentato di andarsene e, nonostante fosse visibilmente scosso, si era scusato per averlo abbandonato alla festa.

«Stai meglio?» gli domandò Kurt sistemandosi su un fianco per poterlo guardare.

Sebastian, ancora a pancia in su, emise un grugnito di disappunto. «È stata la festa peggiore della storia».

«Drama Queen…» lo apostrofò sorridendo contro il cuscino. «Davvero non ti sei divertito?»

«Non particolarmente. Tu e Blaine avete scelto una canzone orrenda» lo freddò Sebastian, decidendosi anche lui a sistemarsi su un fianco per guardarlo negli occhi.

«Immaginavo che non l’avessi trovata divertente per quello».

«Cosa farai con lui? Insomma, ti ha baciato. Come la prenderà Dave? Prevedo già una rottura» tornò immancabilmente sull’argomento.

«Non puoi saperlo» cercò di non pensarci Kurt.

«Se dovesse lasciare Dave?» insistette Sebastian, più preoccupato che speranzoso.

«Mi dispiacerebbe per loro» disse di getto, ricevendo un’occhiataccia. «Sono sincero! Non sono arrabbiato con Dave, e lui ora mi piace… Quindi mi dispiacerebbe sapere che sta male. Si merita tanta felicità».

«Si, ma metti caso che si lascino? Cosa implicherebbe per te e Blaine?» gli domandò accoccolandosi contro il cuscino.

«Hai paura che Blaine torni a vivere qui e a te tocchi sloggiare? Mi pareva di aver capito che volessi andartene comunque».

Sebastian abbassò lo sguardo. «Se tornaste assieme andreste di nuovo a New York, ed io non voglio che tu te ne vada».

«Prima o poi tornerò comunque a New York» lo informò Kurt. «Questo lavoro mi serve per i crediti alla Nyada. Indipendentemente da Blaine tornerò lì, Bas. Quindi non cambierebbe niente se tornassi con lui o no».

«Potrei venire a New York anche io…» propose Sebastian.

«Che faresti a New York?»

«Non lo so… Mi troverei un lavoro e… beh, potremmo stare assieme nel tuo loft» provò ad auto invitarsi.

Kurt si lasciò sfuggire una risata. «Sempre a scroccare».

«Non usare sempre queste frasi che vogliono dire tutto e niente. Se non vuoi più che stia con te basta essere chiari» rispose tutt’altro che divertito Sebastian.

«Credevo di essere io quello drammatico tra i due» disse Kurt prima che calasse di nuovo il silenzio tra loro. Quando succedeva era davvero insopportabile, perché gli sguardi di Sebastian non erano mai facili da reggere. «Ci avresti mai creduto? Tre anni fa?» continuò pur di far conversazione.

«A questo?»

«Eh…»

«Mi sembra ancora assurdo» confessò Sebastian, scostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte. «Sotto sotto mi stavi simpatico anche all’epoca, ma eri il mio principale ostacolo per raggiungere il cuore di Blaine».

«I suoi pantaloni» lo corresse Kurt.

«Dettagli» ghignò Sebastian. «Ed ora invece non mi fa più alcun effetto. Per carità, è bellissimo, questo è innegabile, però…»

«Ma se mi hai detto che ci facevi ancora un pensierino!» gli ricordò Kurt corrugando le sopracciglia.

«Dovevo pur inventarmi qualcosa».

«Per..?»

Sebastian arricciò le labbra, imbarazzato. «Perché ci tieni tanto a farmelo dire?»

Ed ecco che il cuore di Kurt galoppava di nuovo come un matto. Quando perdeva il controllo in quel modo l’unica soluzione era cambiare argomento. «Non andartene domani…»

«Dammi un valido motivo per restare allora» lo sfidò Sebastian.

«Beh, cucino bene… Avresti un tetto sopra la testa… Avresti compagnia…»

«Nient’altro?» domandò speranzoso Sebastian spostandosi un poco sul materasso.

Kurt si spostò a sua volta con la spalla per avvicinarsi a lui. «Non è sufficiente?»

Sebastian era stanco di trattenersi. Nonostante si sentisse uno stupido e desiderasse sprofondare pur di non dover far i conti col proprio cuore, allungò il collo verso Kurt e lo baciò un’altra volta, strofinando il naso contro la sua guancia.

«Non dovremmo…» boccheggiò Kurt sfiorando le sue labbra.

Sebastian lo accarezzò col dorso della mano lungo la curva del suo fianco. «Se vuoi che mi fermi dimmelo, ed io mi fermerò all’istante» lo rassicurò.

Kurt sentiva il caldo respiro di Sebastian sulla sua bocca e non riusciva più a connettere. «Sai anche tu che è sbagliato».

«Perché?»

«Io non voglio farti soffrire» disse sincero, ancora incerto sui suoi reali sentimenti per lui. Se si fosse reso conto che tra loro non ci sarebbe mai potuto essere nient’altro che un’amicizia lo avrebbe fatto star male, e non voleva arrivare a questo.

«Guarda che il mio cuore è a posto» lo tranquillizzò Sebastian. «Kurt, non sono innamorato di te» aggiunse con un filo di voce, non risultando credibile nemmeno a sé stesso.

«Nemmeno io lo sono di te» rispose con altrettanta insicurezza Kurt.

«Perfetto…» sorrise Sebastian contro le sue labbra.

«Ce ne pentiremo domani mattina, lo sai questo, vero?» cercò di ammonirlo Kurt, visto che Sebastian sembrava aver perso quel briciolo di lucidità che a lui invece era rimasta.

«Probabilmente» gli sorrise malizioso.

Quel sorriso fu sufficiente per far perdere il controllo anche a Kurt. Si mise cavalcioni su di lui, fiondandosi sulle sue labbra con la stessa passione del loro primo bacio, le mani che si intrecciavano coi suoi capelli. Quando si staccò con un sonore schiocco, Sebastian lo stava guardando dolcemente, sorridendogli in un modo che non aveva mai fatto, come se si sentisse finalmente nel posto giusto al momento giusto, e fosse realmente felice. Kurt gli sorrise di rimando e i due tornarono a baciarsi come se quella fosse la loro ultima notte sulla Terra.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




CAPITOLO 7

 

 

 

 

 

 

Kurt aprì gli occhi lentamente, ancora intontito dal sonno. Si strinse nelle lenzuola, strofinando la guancia contro il cuscino e si aprì in uno sbadiglio. Era stata una notte bellissima; ricordava ogni minimo dettaglio e si sentiva stranamente rilassato. Ma quella sensazione non durò per molto.

Allungò un braccio alla sua destra per poter avvicinare a sé Sebastian, ma questo ricadde sul materasso. Kurt si mise di scatto a sedere e notò che Sebastian gli aveva lasciato un biglietto. Non di nuovo. pensò prendendolo con preoccupazione.

 

Blaine ti ha scritto stamattina. Non volevo spiarti il telefono, ma mi è capitato di leggere il messaggio.
Lui e Dave si sono lasciati e Blaine ti ama ancora. Non so che cosa stessi pensando ieri sera,
ma ho commesso un errore. Torno a casa mia. Scusami.

 

Kurt si fiondò sul comodino per recuperare il cellulare, non riuscendo a metabolizzare cosa stesse succedendo.

 

“Ciao Kurt. Ho detto a Dave quello che è successo tra noi e ci siamo lasciati.
Quando puoi possiamo vederci e parlare?

Un bacio.”

 

Se la notte prima non si fosse lasciato andare con Sebastian, sarebbe stato contento di rivedere Blaine per poter parlare di quello che era successo alla festa, ma ora si sentiva combattuto. Qualcuno ne sarebbe uscito con il cuore a pezzi e Kurt non voleva far star male nessuno.

Come prima cosa, sentiva di dover contattare Sebastian, per poter chiarire quello che c’era stato. Passò l’intera Domenica a cercare di chiamarlo, ma il ragazzo non gli dette mai risposta. Non aveva nemmeno idea di dove abitasse, e fu solo allora che realizzò di non conoscerlo poi così bene. Forse avevano accelerato i tempi ed avevano rovinato quella che sarebbe potuta essere una bellissima amicizia.

Il Lunedì mattina, quando entrò al Glee Club, aveva ancora la testa sommersa di pensieri. Non aveva risposto a Blaine, e Sebastian aveva continuato ad ignorare le sue chiamate e i messaggi.

«Tutto bene Kurt? Te ne stai zitto zitto» notò Rachel mentre preparava il tema per la settimana.

Kurt aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno e, anche se era imbarazzante ammetterlo ad alta voce, decise di confidarsi con la sua amica. «Sono andato di nuovo a letto con Sebastian».

Rachel perse il controllo del pennarello e fece uno scarabocchio alla lavagna. «Oh, quindi è seria la cosa tra voi adesso?» si finse interessata, anche se in realtà non era mai stata team Sebastian.

«Boh».

«Lui che ti ha detto?»

«Non abbiamo parlato molto ieri…» ammise in un sussurro, rivivendo ogni singolo istante d’amore con lui. «Il problema è che stamattina se ne è andato dopo aver letto un messaggio di Blaine. Lui e Dave si sono mollati e ora vuole parlarmi. Sono nei casini. Non so che cosa fare!»

«Beh, è semplicissimo. Se sei ancora innamorato di Blaine dovrai dirlo a Sebastian, e magari potrete rimanere amici. Se invece ti piace… Sebastian… Dovrai informare Blaine ed essere il più onesto possibile con lui».

«Ah, grazie, non ci avevo proprio pensato» replicò sarcastico Kurt. «Il problema è che non so nemmeno io cosa voglio. Una parte di me è convinta che Blaine resterà sempre il mio unico grande amore, ma Sebastian è diventato parte della mia vita e credo di provare qualcosa di più serio anche per lui».

«Prova ad immaginarti di nuovo a New York. Con chi ti vedi se pensi ad un futuro assieme?» cercò di schiarirgli le idee Rachel.

«È scontato… Sebastian» rispose di getto Kurt, impallidendo non appena le parole lasciarono le sue labbra. «Blaine, intendevo Blaine» si corresse immediatamente.

«Mi sembri molto convinto».

«Non lo so!» sbottò isterico, sorpreso di aver scelto Sebastian. «In ogni caso non posso dirlo a Blaine! Gli spezzerò il cuore! Lui ha lasciato Dave per me! Se sapesse che sono andato a letto con Sebastian non mi rivolgerebbe più la parola».

«Kurt, devi fare quello che sente il tuo cuore».

«Il mio cuore mi dice che buttarmi dal balcone sarebbe la soluzione più semplice».

«Non dirlo neanche per scherzo!» lo bacchettò Rachel, turbata.

«Non so nemmeno quando e se lo rivedrò. Ho provato a chiamare Sebastian un sacco di volte e mi ha sempre riattaccato».

«Vuoi venire con me e le altre all’atelier, venerdì pomeriggio? Santana e Brittany volevano scegliere i loro abiti da sposa. Potrebbe essere una buona occasione per parlarvi» gli suggerì Rachel, sperando di poterlo aiutare.

«Mi odierà se mi presenterò lì senza averlo avvisato».

«Ne dubito. Ha sempre gli occhi a cuoricino quando è vicino a te» lo stuzzicò Rachel punzecchiandolo su un fianco.

Kurt finse disinteresse, alzando il mento altezzoso. «Davvero?»

«Oh andiamo. Sono settimane che io e gli altri pensiamo che tra voi ci sia qualcosa. Dovremmo pur aver notato dei segnali, non credi?»

«Sai, per un momento ieri sera ho pensato che lui provasse davvero qualcosa per me. Mi ha guardato in un modo… non lo aveva mai fatto prima. Poi però mi sveglio e lui se ne va senza avvisarmi? Sparisce dalla mia vita così!? Evidentemente non ci teneva così tanto» sproloquiò con risentimento.

«Allora, ci vieni all’atelier alle tre o no?» gli chiese di nuovo Rachel, ignorando le sue continue lamentele.

«Neanche per sogno!»

Ovviamente il ‘neanche per sogno’ portò Kurt a presentarsi all’atelier all’orario prestabilito dalle ragazze, dove Santana, Brittany, Rachel, Tina e Mercedes lo stavano aspettando.

«Vi avevo detto che sarebbe venuto!» squittì Rachel soddisfatta. «Come siamo belli! Qui qualcuno vuole fare colpo».

«Rachel. Sono qui per aiutarvi a scegliere i vestiti» la riprese a denti stretti Kurt, fulminandola con lo sguardo.

«Sono stata io a supplicarlo» si intromise Brittany. «La sua opinione vale più di quella di Joan e Melissa Rivers! Ci ha sempre aiutato anche per i balli scolastici!»

Santana sbuffò spazientita. «Allora? Ci muoviamo? Meno vedo quella faccia da mangusta meglio sto».

«Guarda che lo sta facendo solo per te» lo difese Kurt.

«Per me?» ripeté Santana con una risata, sbarrando gli occhi. «Spera solo di entrarti di nuovo nei pantaloni».

«Di nuovo?!» chiesero all’unisono Tina e Brittany.

Kurt avvampò. «Santana! Porca miseria ma non si può più fare una confidenza a qualcuno?!»

«Tu..? Lui..? Ew» lo guardò schifata Tina.

«Ragazze la cosa deve rimanere tra di noi! Blaine non lo dovrà mai sapere e nemmeno Sam!» le supplicò agitato. «Se lo sa Sam lo viene a sapere di sicuro anche Blaine».

«Andiamo!?» li incalzò di nuovo Santana, prendendo Brittany per mano ed entrando nell’atelier.

Il negozio della signora Smythe era incantevole, di una classe ed eleganza unica. Non avrebbe potuto aspettarsi altro da un membro della famiglia di Sebastian. La cosa che lo sorprese, però, fu l’accoglienza che la signora Smythe riservò loro.

«Buongiorno! Voi siete gli amici di Sebastian, giusto?» esordì con un sorriso cordiale.

Assomigliava vagamente a Sebastian, ma aveva i tratti del viso meno spigolosi e più dolci. All’apparenza sembrava una persona gioviale ed entusiasta, che trasmise a Kurt tanta positività e sicurezza.

«È un vero onore conoscerla! Santana Lopez. E lei è la mia futura moglie, Brittany Pierce» si presentò Santana porgendole la mano. Non era realmente interessata a fare conversazione, ma pur di avere uno sconto sui vestiti era disposta a fingere interesse per la famiglia Smythe.

«Il piacere è tutto mio! Sebastian mi ha tanto parlato di voi!» esclamò sorridente la signora Smythe.

«Piacere, Rachel».

«Tina», «Mercedes» dissero all’unisono.

«E tu devi essere Kurt, dico bene?» azzardò la mamma di Sebastian, avvicinandosi timidamente a lui.

Kurt si sentì improvvisamente nervoso. Incontrare sua madre gli sembrava quasi lo step successivo nel loro rapporto e c’era una piccola parte di lui che ci teneva disperatamente a fare buona impressione. «Sono io. È un piacere conoscerla».

«Futura suocera» tossicchiò Santana e Kurt le dette una gomitata su un braccio, senza farsi notare.

La signora Smythe sembrava sul punto di scoppiare a piangere, tanto era emozionata. «Sebastian mi parla di te continuamente. Mi sembra quasi di conoscerti già» squittì abbracciandolo, come se ormai fossero intimi.

Kurt abbozzò un sorriso nervoso. «Lui non c’è?»

«Oh si, adesso arriva. Sarà così felice di vederti! Gli sei mancato così tanto in questi giorni!» cinguettò addolcita, stringendogli entrambe le mani nelle sue. «Ragazze, venite pure con me. Sebastian mi ha detto che avevate già dei modelli in mente…»

«Io ne avevo visto uno sul sito» si fece avanti Brittany sbattendole il telefono in faccia per mostrarle il modello. «Però facciamo a turni. Io e Santana non dobbiamo vederci col vestito addosso perché porta sfortuna».

Tutti si guardarono rassegnati, decisi comunque a rispettare il loro volere. In fondo era il loro giorno e meritavano di goderselo appieno.

«Perfetto, corro a prendertelo cara» ridacchiò la signora Smythe, sbucando qualche minuto dopo col vestito richiesto da Brittany.  «Allora partiamo con te, cara. Voi accomodatevi pure sui divani» esortò gli altri, indicandogli delle postazioni da dove poter assistere alla passerella.

«Io vado di là a guardare dei vestiti intanto… Ditemi quando avete finito» si allontanò Santana.

Kurt continuava a guardarsi in giro, chiedendosi quando e se Sebastian sarebbe arrivato. Iniziava a credere che lo avesse visto arrivare e si fosse nascosto nel magazzino pur di non dovergli rivolgere la parola.

«Brittany sei bellissima!» esclamò Rachel con gli occhi lucidi, facendo tornare Kurt alla realtà.

«Lo so!» trillò lei entusiasta, pavoneggiandosi davanti ad uno specchio. «Non voglio guardarne altri. Io prendo questo, senz’ombra di dubbio» disse decisa, non accettando obiezioni.

«Non ti interessava il mio parere?» chiese indispettito Kurt.

«Non puoi avere un parere negativo su questo vestito! È perfetto!» lo rimproverò Brittany.

«Infatti, volevo dirti che ti sta benissimo ma pensavo che-»

«Lo prendo» lo interruppe bruscamente Brittany.

«Oh, è stato più facile del previsto» boccheggiò sorpresa la signora Smythe. Evidentemente non era comune accontentare i clienti in così poco tempo. «Ora possiamo vedere qualcosa per la tua ragazza, allora».

«Io vado a chiudermi in camerino finché non finisce. Non voglio rischiare di vederla! Santana, vieni pure!» gracchiò Brittany correndo a cambiarsi il più in fretta possibile, rischiando di inciampare sullo strascico.

«Fa sempre così» disse Rachel alla signora Smythe, sotto il suo sguardo perplesso.

Santana riemerse dalla stanza accanto con un pomposo vestito che aveva tutta l’aria di essere fin troppo sfarzoso. «Vorrei provare questo… Folletto gay, consigli?»

Kurt sorvolò sul nomignolo attribuitogli e scosse la testa, esaminando più da vicino il vestito. «Io sceglierei una linea più dritta, senza troppi fronzoli. La semplicità è sempre vincente. Senza contare che tu hai un fisico che può permettersi tutto».

«Se posso consigliartene qualcuno…» provò ad intromettersi la mamma di Sebastian, «questi secondo me potrebbero essere delle opzioni possibili» le propose scegliendone due da un appendiabiti vicino.

«Sono entrambi splendidi, signora Smythe» concordò con lei Kurt, anche se in realtà pensava che uno dei due avesse troppo pizzo e ricordasse vagamente i ricami di una tovaglia. Avrebbe fatto di tutto pur di andarle a genio, anche mentire sulla scelta del vestito di Santana.

«Chiamami Karen, caro» rispose dolcemente la signora Smythe, gli occhi pieni di dolcezza.

«Guarda che questi sono per me, Kurt» scherzò Santana. «Tu hai già avuto la tua occasione. Ouch».

«Che tatto, Santana» la bacchettò Mercedes, severa.

«Che ho detto di male? È la verità!» esclamò portandosi una mano al petto, offesa. «Allora, guru della moda, tu quale mi consigli di provare per primo?»

«Provali entrambi, ma io opterei per il più liscio» le consigliò, ancora turbato per la sua uscita sul matrimonio mancato con Blaine. «Ti si addice di più il colore rosso, però. Rispecchia la tua anima».

«Okay, me lo merito» lo assecondò Santana, ritrovandosi a sorridere. «Nel profondo mi adori, lo so».

«Nel profondo, profondo» la corresse Kurt, sorridendole a sua volta. «Dopo aver convissuto con te per un anno, posso sopportare qualsiasi cosa».

«Hey ragazze!»

Kurt si irrigidì all’istante quando sentì la voce di Sebastian. La prima cosa che pensò non appena lo vide fu che fosse incredibilmente bello, e fu come se tutto il risentimento accumulato in quella settimana di silenzio fosse svanito nel nulla.

«Kurt…» lo salutò distaccato.

«Sebastian…» ricambiò a tono lui, facendo calare il gelo nella sala.

«Allora vado a provarmi questi intanto» ruppe il ghiaccio Santana schioccando le dita. «Non posso far aspettare Brittany in camerino tutto il giorno!»

Kurt passò davanti a Sebastian, scostando una spalla per evitare di avvicinarsi troppo a lui, e tornò a sedersi vicino alle ragazze sul divano. Sebastian si piazzò vicino ai camerini, appoggiandosi a una parete per poter assistere alla sfilata e, nel contempo, avere un’ottima visuale su Kurt.

La signora Smythe continuava a passare lo sguardo confusa dall’uno all’altro. Forse Sebastian non l’aveva messa realmente al corrente di quello che era successo tra loro, ed aveva accampato una banale scusa per giustificare il suo ritorno a casa.

Sebastian sembrava giù di morale, ed ogni volta che lo guardava e Kurt ricambiava, girava rapidamente la testa per non dover incrociare il suo sguardo. Di solito era sempre lui quello sicuro tra i due, ma in quel momento, sembrava che i ruoli si fossero ribaltati.

«Muoviti Santana, siamo curiose!» urlò spazientita Tina.

Qualche istante dopo, Santana emerse dal camerino, indossando l’abito suggeritole da Kurt. Era davvero incantevole.

«Sei bellissima!» squittirono all’unisono le ragazze.

«Questo ti sta davvero benissimo, cara. Intanto te ne ho messi altri due in camerino che seguono un po’ questo stile… penso ci possa essere anche un potenziale vincitore» disse la signora Smythe.

«Kurt, che ne pensi?» domandò Santana con aspettativa.

Kurt la osservò per qualche secondo, invitandola a fare un giro su sé stessa. Era innegabile che il vestito le calzasse alla perfezione e che lei fosse stupenda, ma c’era qualcosa che non lo convinceva. «Bello, ma secondo me non ti rappresenta» rispose sincero.

«Concordo con lui» si permise di commentare Sebastian, sperando in realtà di attirare la sua attenzione.

«Vado con un altro allora» si affidò al loro giudizio, «ma questo non mi dispiace. Lo terrò presente» aggiunse rientrando in camerino.

«Ne hai già adocchiato uno che potrebbe andare bene?» domandò Rachel a Kurt, fidandosi anche lei del suo gusto.

«Mi piace quello che ha appena indossato, ma ho visto di sfuggita quello che ha portato poco fa la signora Smythe e penso possa essere la scelta giusta».

«Vuoi provarlo anche tu, Kurt?» gli rivolse la parola Sebastian col suo solito tono provocatorio. Era impressionante come il suo umore cambiasse da un momento all’altro e rendesse impossibile a Kurt decifrarlo. Sebastian era sempre un’incognita per lui.

«No, Sebastian» accentuò il suo nome infastidito, per fargli capire di non aver ancora perdonato la sua fuga qualche giorno prima. Era troppo facile stare allo scherzo e mostrarsi aperto ai suoi punzecchiamenti; voleva ripagarlo con la sua stessa moneta.

«Nervosetto» lo apostrofò Sebastian, incrociando le braccia al petto, con un ghigno compiaciuto. Era tornato ad avere il controllo della situazione e a Kurt non stava bene per niente.

Stava per replicare quando la voce acuta e penetrante di Rachel lo fece desistere dal rispondere a Sebastian con una parolaccia.

«Oh, Santana! Sei meravigliosa!»

«Divina!» sospirò Mercedes.

«Pazzesca!» si accodò Tina. «Per ora vince questo!»

Karen Smythe sembrava stesse guardando la propria figlia sposarsi, tanto appariva emozionata alla vista di Santana con quell’abito. «Sei perfetta, mia cara. Tesoro, che ne pensi? Non sta divinamente?» si rivolse poi a suo figlio.

Sebastian fece spallucce, per nulla interessato. «Sono gay, mamma» le ricordò scherzosamente, ma quando per risposta ricevette un’occhiata di rimprovero, cambiò subito atteggiamento. «Stai molto bene, Santana».

«Grazie, Smythe» rispose incerta Santana, alzando un sopracciglio. «Vado a provarmene altri. Lascio quello liscio per ultimo» aggiunse scomparendo di nuovo dietro la tenda del camerino.

Kurt avrebbe voluto essere più partecipe alla scelta dell’abito, ma non poteva fare a meno che sentirsi rapito dall’incantesimo di Sebastian. Continuava a starsene appoggiato alla parete con le braccia conserte, e gli occhi fissi su di lui. Kurt, per quanto fingesse di non notarlo, li percepiva, e solo l’idea gli faceva provare un brivido per tutto il corpo. Non potevano andare avanti così e pretendere che le cose si sarebbero risolte da sole senza discuterne pacificamente, ma Kurt era anche consapevole del fatto che avere una conversazione civile con Sebastian era un evento più unico che raro. Prevedeva già fuochi e fiamme, e non voleva dare in escandescenza nell’atelier della signora Smythe, men che meno in sua presenza.

Sebastian però sembrava determinato a non demordere e la sua iniziale insicurezza si era trasformata in un gioco di potere. Voleva dimostrargli a sua volta di essere sicuro di sé e di non temere il confronto.

Kurt approfittò delle fitte chiacchiere tra le sue amiche per alzarsi dal divano. «Io vado a vedere dei vestiti di là» bisbigliò, facendo un cenno alla signora Smythe, pregando con tutto sé stesso che non le venisse in mente di accompagnarlo.

Sebastian lo seguì con lo sguardo, e colse immediatamente il suo segnale. Con altrettanta nonchalance, abbandonò la stanza ed entrò nell’ala est dell’atelier.

Kurt stava passando la punta delle dita sui vari vestiti esposti, camminando avanti e indietro per ammirare i particolari di ciascuno di essi. Si rese subito conto di non essere da solo, ma non era intenzionato a parlare per primo; per una volta voleva che fosse Sebastian a cedere.

«Non assisti alla prova vestiti?» fece il suo gioco Sebastian.

Kurt continuò a dargli le spalle, fingendo di essere più interessato ai vestiti che a lui. «Quelli che si sta provando ora hanno troppi merletti. So già che non sceglierei quelli, se fossi in lei. Aspetto l’ultimo…» lo informò. «Mi sorprende che tu mi parli ancora» non riuscì poi a trattenersi, la rabbia che gli ribolliva nelle vene.

«Non incominciare» rispose pacatamente Sebastian, con un tono così calmo da far innervosire Kurt ancora di più.

«Beh, non mi rispondi da giorni. Credevo non volessi più rivolgermi la parola» puntualizzò con acidità, stirando le labbra in un’espressione austera che Sebastian non vide. «Um, anche questo è bello» continuò poi a parlare dei vestiti, come se quella conversazione non meritasse sufficiente importanza.

«Carino, si…» cercò di assecondarlo suo malgrado Sebastian.  «Hai parlato con Blaine?» domandò poi con finto disinteresse facendo qualche passo verso di lui.

«Non ancora… Non abbiamo avuto modo di incontrarci. Ma suppongo che dovremmo parlarci prima o poi…»

«Per tornare assieme..?» chiese Sebastian in un sussurro.

Kurt lo sentiva fin troppo vicino. «Non ne sono più così sicuro» mormorò sentendo le mani di Sebastian cingergli i fianchi da dietro, il suo caldo respiro che gli accarezzava il collo.

Kurt chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto, tanto semplice quanto intimo. Non poteva dargliela vinta, ma quando si trattava di lui dimenticava cosa fosse la lucidità e la razionalità.

«È tutto confuso al momento…» ansimò agitato Kurt. «Sono qui solo per sostenere Brittany e Santana» sperò di allontanarlo, senza successo.

«Ah si?»

«Si. Non sono qui per te, se è quello che credi» si sforzò di mentire, anche se il suo cuore suggeriva tutt’altro.

«Lo sai che verrò al matrimonio?» cambiò argomento Sebastian, togliendo le mani dai suoi fianchi ma non spostandosi di un centimetro.

Kurt si leccò le labbra, sentendo la gola seccarsi. «Santana ha cambiato idea?»

«A quanto pare…» sogghignò Sebastian. «Però andarci da solo sarebbe deprimente».

«Mi stai chiedendo di venirci con te?» gli domandò Kurt, aspettandosi come risposta qualche frase confezionata per fargli credere che fosse stata una sua idea.

«Ti andrebbe?» gli rispose inaspettatamente Sebastian.

«Beh, non lo so Bas. Ero convinto che mi volessi fuori dalla tua vita» tornò sulla questione spinosa. «Non puoi cambiare idea ogni volta».

«Da che pulpito» ribatté ridendo sotto i baffi.

«Sei tu che scappi sempre» puntualizzò Kurt, stirando le sopracciglia verso l’alto.

«Sei bellissimo oggi» si lasciò sfuggire Sebastian, avvicinando pericolosamente le labbra al suo collo, facendo inclinare quasi meccanicamente la testa a Kurt per lasciargli spazio. «Cercavi di impressionarmi?»

Kurt dovette fare appello a tutte le sue forze per mantenere il controllo. «Ti stupirò, Sebastian, ma non gira tutto intorno a te».

«Credevo di essere tutto il tuo mondo» ridacchiò Sebastian, con l’intento di farlo sciogliere.

Kurt arricciò le labbra per contenere un sorriso, alzando gli occhi al cielo. «Quanto sei egocen-» tentò di dire prima di girarsi, ma le parole gli si smorzarono in gola.

Sebastian aveva posato le mani sulle sue guance ad una tale velocità da non dargli nemmeno il tempo di realizzare quello che stava succedendo. Lo baciò con passione, dimenticandosi che a pochi passi di distanza c’erano le loro amiche e sua madre; ma a Sebastian non importava. Sentiva che quella era la cosa giusta da fare e che, per quanto ci avesse provato, non riusciva a stargli distante. Aveva resistito appena sei giorni, e gli erano parsi un’eternità.

Kurt portò le mani alla sua schiena, stringendolo a sé, rischiando di inciampare all’indietro e finire contro i vestiti da sposa. Ci mancava solo che rovinasse quegli abiti costosissimi e si sarebbe giocato la benevolenza della signora Smythe.

«KURT?!» lo richiamò all’improvviso Santana dall’altra stanza, facendolo staccare da Sebastian con uno schiocco sonoro. «Credo che questo sia quello giusto! Smettila di copulare con Smythe e vieni a vedermi!»

Sebastian si portò una mano sulle labbra per non ridere, divertito dal fatto che Santana avesse capito perfettamente cosa stesse succedendo vicino a loro, ma Kurt non sembrava altrettanto a suo agio. Era infastidito per essere stato interrotto sul più bello ed era nervoso per esserci cascato di nuovo.

Kurt si ricompose e, fingendo che non fosse successo nulla, si diresse con Sebastian nell’ala ovest dell’atelier. Se pensava che Santana stesse divinamente con l’altro abito, con quello rasentava la perfezione.

«È lui» disse senza pensarci due volte. «Santana, questo è perfetto! È semplice, elegante e sexy contemporaneamente».

Santana sorrise compiaciuta. «Voi ragazze? Che dite?»

«Incantevole. Una principessa» sospirò Mercedes, mentre le altre annuivano incantate.

«Sei stupenda, Santana» si sbilanciò Sebastian aprendosi in un sorriso sincero, rivolgendole poi uno sguardo colmo di ammirazione.

Santana rimase interdetta, stupita che un tale complimento potesse arrivare proprio da lui. «Che hai? Cos’è quel sorrisetto sognante? Glielo hai dato Kurt?»

«SANTANA!» gracchiò fuori di sé, diventando così rosso da sembrare in ebollizione. «Sono mortificato» boccheggiò poi imbarazzato alla signora Smythe.

«Mia madre ha sentito di peggio» lo tranquillizzò Sebastian.

«Si, ma non ci tengo a sapere» puntualizzò Karen, anche lei rossa come Kurt.

«Allora?» li incalzò Santana.

«Questo ha il mio voto. Ma devi sentirlo tuo» le rispose Kurt, coprendosi le guance per nascondere il rossore. «A te piace?»

«Si, mi sento… benissimo» sorrise, all’apice della gioia.

«Allora scegli questo?» le chiese speranzosa Karen.

«Si, è perfetto» confermò Santana, dandosi un’ultima rapida occhiata allo specchio. «Vado a cambiarmi» disse correndo dentro il camerino. «Brittany, ho fatto! Puoi uscire!»

Brittany riemerse dal suo, accaldata. «Faceva caldissimo lì dentro! Immagino che Santana fosse bellissima! Ho sentito i vostri commenti e sapevo che il parere di Kurt avrebbe fatto la differenza».

«Entrambi i vostri abiti sono straordinari, e voi siete un incanto» si congratulò Rachel.

«Sono un po’ invidiosa» borbottò Tina, incupendosi.

«A chi lo dici! I matrimoni sono così romantici!» esclamò Mercedes.

«Sarebbe stato bello fare un matrimonio assieme a Kurt e Blaine» commentò poi inopportunamente Brittany. «Voi mi avete sempre ispirato tantissimo ragazzi. Siete i miei gay del cuore».

Kurt fece finta di non aver sentito quel ridicolo commento finale. «Già… Beh, è passato» tagliò corto, sentendosi in colpa a parlarne davanti a Sebastian.

«Non verrete assieme al matrimonio quindi?» domandò confusa Brittany.

«Io… no, non credo».

«Ci viene con me» si affrettò ad informarla Sebastian, prima che riuscisse a trovare una soluzione per farli venire assieme.

«Si… infatti» lo assecondò Kurt, incerto.

«Mi sono persa, state ufficialmente assieme quindi?» domandò Santana uscendo dal camerino col vestito prescelto, coperto dall’involucro per non farlo vedere a Brittany.

«No, no, no! Siamo amici» rispose di getto Kurt, percependo all’istante la delusione di Sebastian, quando i loro sguardi si incrociarono.

«Kurt, perché non vieni a cena da noi qualche volta? Dopo tutto quello che hai fatto per Sebastian, mi sembra il minimo» si unì alla conversazione Karen.

«Sarebbe un piacere, signora Smythe» accettò con entusiasmo Kurt. Aveva sempre voluto vedere la casa di Sebastian e conoscere la sua famiglia. Sebastian gli aveva sempre parlato approssimativamente di ogni cosa e sembrava essere particolarmente geloso della sua privacy.

«Mamma, non è il caso» cercò di dissuaderla Sebastian, senza successo.

«Kurt, sarebbe davvero bellissimo se venissi» continuò ignorando suo figlio.

«Forse riusciremo ad organizzare comunque un doppio matrimonio» disse di nuovo a sproposito Brittany, non rendendosi conto di quanto fosse fuori luogo in quel momento. «Tra voi due» specificò indicando Kurt e Sebastian, quando nessuno rispose.

«Avevo capito, Britt» replicò freddo Kurt. Lui e Sebastian non stavano nemmeno assieme, e Brittany già pensava ad un matrimonio. Le voleva bene ma a volte sembrava uscita dal mondo delle favole.

«Mi confermate quei vestiti allora?» chiese la signora Smythe invitandole a porgerglieli.

«Si, perfetti» annuì Santana, avvicinandosi al bancone per pagare.

«Kurt, posso parlarti un attimo?» gli chiese all’improvviso Sebastian, approfittando del fatto che fossero tutte impegnate con le trattative per il prezzo dei vestiti.

«Si, certo» rispose lui con un filo di voce, sapendo che qualsiasi cosa avesse da dirgli non avrebbe portato a nulla di buono ed avrebbe aggiunto solo ulteriori preoccupazioni alla loro già tormentata storia, se così la si poteva definire.

«Ti aspettiamo fuori Kurt» gli fece l’occhiolino Santana, mimando un gesto sconcio con le mani, proprio davanti alla signora Smythe.

Kurt e Sebastian svoltarono l’angolo, e si sistemarono tra i due camerini, per essere certi di non essere visti da nessuno.

«Che c’è?» gli chiese Sebastian sorridente, quando notò l’espressione imbronciata di Kurt.

«Ignoriamo il bacio che mi hai dato prima?»

«Me lo hai dato tu» finse di non ricordare la dinamica Sebastian.

«Continueremo così ancora per molto?» sbuffò Kurt annoiato. «Allora, cosa mi dovevi dire?»

«Forse dovresti dirmi tu quello che succede» lo prese in contropiede Sebastian. «Io sono stato chiaro».

«Ah, davvero? Sei stato chiaro?» ripeté a pappagallo Kurt, con un colpo di tosse misto ad una risata nervosa. «Perché l’unica cosa che ho colto è che vuoi venire a letto con me».

«Ed è una cosa brutta?» domandò genuinamente Sebastian, corrucciando le labbra.

«Sì, se vuoi limitarti a quello» sbottò Kurt, turbato. «Non siamo mai nemmeno usciti da soli! Le serate a casa mia sul divano a guardare Netflix non contano».

«Uscire da soli? Per un appuntamento? Oh, okay qui metto un limite» si agitò Sebastian, le orecchie che avevano assunto un colore scarlatto.

«Vedi? Appena si parla di qualcosa di più serio ti spaventi! Fintanto che sono uscite con i miei amici va bene, ma se ti chiedo di uscire per una serata romantica solo tu ed io mi dici di no?!» si infervorò Kurt. «Poi non piagnucolare se mi avvicino a Blaine».

«Kurt… perché dobbiamo per forza definire quello che c’è tra noi? Non possiamo tornare come prima? Amici che vivono assieme e ogni tanto si divertono? Cosa c’è di male in questo?!»

«Questo è quello che vuoi tu, non io» lo incenerì Kurt. «Io voglio di più. Voglio una storia seria».

«Si, beh, è quello che intendevo».

Kurt non poteva credere alle sue orecchie. Era come se Sebastian si mettesse di impegno per farlo uscire di testa. «Credo che abbiamo un concetto diverso di storia seria, evidentemente».

«Cosa provi per me, Kurt? E per Blaine? Se mi rispondi ‘non lo so’ giuro che non ti rivolgo più la parola» lo tartassò risentito Sebastian.

Kurt ci rifletté per qualche secondo, ripensando ai bei momenti trascorsi con entrambi. «Credi che sia possibile provare sentimenti per due persone contemporaneamente?»

«Attrazione si, sentimenti no» rispose con decisione Sebastian.

«Beh, per Blaine provo un profondo affetto. Credevo di esserne ancora innamorato, ma quando mi ha baciato non mi sono sentito come avrei creduto… E poi proprio tu parli di sentimenti! Non hai mai provato sentimenti per nessuno in vita tua!»

«Ora si» lo contraddisse Sebastian.

Kurt si sentì in colpa per ciò che gli aveva detto, ma era troppo orgoglioso per chiedergli scusa. Quindi Sebastian provava davvero qualcosa di più di una semplice attrazione?

«Okay, per Blaine provi un profondo affetto. E per me..?» insistette speranzoso Sebastian, facendosi più vicino.

Quando il suo tono di voce si abbassava fino a quel punto e i suoi occhi si posavano sulle labbra di Kurt, desiderosi di poterle baciare, Kurt sapeva che non c’era una via di ritorno e che i suoi impulsi sarebbero stati incontrollabili.

Kurt afferrò Sebastian per il colletto, premendo con decisione le labbra contro le sue e spingendolo poco delicatamente dentro uno dei camerini, richiudendo con foga la tenda alle sue spalle. Erano così coinvolti da quel bacio, che facevano fatica a respirare.

Sebastian premette una mano sul petto di Kurt per allontanarlo, i suoi occhi che si muovevano interrogativi sul suo viso. «E questo che cosa vuol dire? Non è una risposta».

«Vuol dire che mi piaci, scemo» ansimò Kurt, cercando di baciarlo di nuovo.

Sebastian si scostò. «Ti… piaccio

Kurt, inebriato da quel momento, non percepì appieno la sua delusione e ci scherzò sopra, ridacchiando. «Non è sufficiente?»

«Beh, piaccio è un po’ poco…» osservò Sebastian, infilando un dito sulla scollatura della camicia di Kurt, per avvicinarlo a sé, non permettendogli ancora di baciarlo.

«Poco? Scusa, perché tu cosa provi?» gli domandò aspettandosi una risposta simile. Era sicuro di piacergli a quel punto, ma credeva che si trattasse di una forte chimica ed affetto.

Sebastian non disse niente, ma i suoi occhi valsero più di mille parole. Il suo sorriso si era spento e sul suo volto si era fatta strada un’espressione che sarebbe stata decifrabile da chiunque. Per la prima volta in vita sua, Kurt lo vide davvero vulnerabile. Aveva abbandonato ogni difesa e sembrava cercare disperatamente la sua approvazione o un qualsiasi segnale che gli facesse capire che anche Kurt era innamorato di lui.

«Oh» mormorò Kurt, le labbra semi dischiuse per lo stupore.

Sebastian non riuscì a reggere il contatto visivo più di dieci secondi e lo baciò di nuovo con ardore, facendolo scontrare con la schiena contro l’angolo del camerino.

L’atmosfera si stava riscaldando, e Kurt cercava goffamente di sbottonare la camicia a Sebastian ed armeggiare con la cerniera dei suoi jeans. Sapeva che non era il momento più opportuno, ma non riusciva a fermarsi. Anche Sebastian si era fatto trasportare dal corso degli eventi e passò con foga le mani tra i suoi capelli, scompigliandoglieli.

Le loro labbra si cercavano in continuazione e Sebastian si ritrovò a tirargli il labbro inferiore, tornando poi a succhiarlo con enfasi fino a farlo gonfiare. I loro gemiti ormai erano incontrollabili e dovettero più volte premersi una mano sulle labbra per non farsi sentire.

Kurt era quasi riuscito ad aprirgli del tutto i jeans, quando la voce della signora Smythe li portò a scollarsi di nuovo.

«Sebastian?!»

«Cazzo» ansimò, richiudendosi il bottone dei pantaloni. «Si?» chiese con voce acuta sbucando dal camerino con la testa, i capelli arruffati.

«Le tue amiche stanno andando via» lo informò.

«Um, si… Arriviamo» rispose di rimando, ormai senza voce. «Ne riparliamo, okay?» aggiunse frettolosamente a Kurt, riabbottonandosi la camicia. «Questa volta sul serio».

«Va bene» ansimò Kurt, ancora scombussolato.

Uscirono dai camerini assieme, entrambi visibilmente sconvolti. Quando varcarono la soglia dell’ala est, le ragazze rimasero tutte ferme a guardarli da capo a piedi, quasi avessero visto un fantasma.

«Che c’è?» chiese Kurt, fingendo indifferenza.

Santana corrugò la fronte, contenendo a stento una risata.

Sia Kurt che Sebastian avevano i capelli scompigliati, le labbra arrossate e gonfie e i vestiti spiegazzati. Entrambe le loro camicie non erano sistemate dentro i pantaloni e Sebastian aveva dimenticato la cerniera dei jeans aperta.

«È stato un piacere conoscerla, signora Smythe» disse con voce smorzata Kurt, tendendole la mano.

Karen non sembrava essersi accorta che erano reduci da una pomiciata, e gliela strinse sorridendogli dolcemente. «Anche per me, caro. L’invito a cena è sempre valido».

«Okay, grazie. Arrivederci» la salutò dirigendosi verso l’uscita dell’atelier con le ragazze. «Ciao…» aggiunse poi verso Sebastian, lanciandogli una rapida occhiata imbarazzata.

Kurt non fece in tempo a mettere piede fuori dal negozio, che Santana gli piombò addosso, un’aria furba impressa sul volto. «Kurt… Che avete fatto in quei camerini?!»

«Ci siamo solo baciati, tranquille» ci tenne a precisare Kurt. Non poteva dire loro che non era successo niente, perché era palese che non si fossero limitati a parlare.

«Blaine sa che verrai al matrimonio con lui? È il prossimo week-end!» gli ricordò Brittany.

«No, non lo sa… Glielo dirò. Ho bisogno di tempo» farfugliò nervoso. In fondo non sapeva nemmeno come informare Blaine di quello che stava succedendo con Sebastian. Sembrava ancora tutto così assurdo. Come era arrivato a ritrovarsi nei camerini di un atelier a sbaciucchiarsi con Sebastian Smythe?!

«Non tornerete assieme?» domandò ancora Brittany, confusa.

«Forse non eravamo destinati» fece spallucce Kurt, rendendosi conto di non esserne più così dispiaciuto. Credeva che quella ferita non si sarebbe mai risanata, eppure più passava il tempo più sentiva che lasciarsi fosse stata la scelta migliore. «E poi, come se non bastasse, Sebastian mi ha appena detto che mi ama, quindi».

«Cosa?!» strillarono tutte in coro.

«Cioè, non me lo ha detto chiaro e tondo però penso intendesse quello. Credo…» balbettò insicuro.

«Basta che non vi appartiate anche al matrimonio. Io non ti reggerò il gioco con Blaine. Devi essere chiaro» lo avvertì Santana.

Kurt annuì, costretto ad ammettere che aveva ragione. «Lo so. Lui lo è stato con me riguardo a Dave. Cercherò di vederlo prima del matrimonio e gliene parlerò».




N/A
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi ringrazio ancora per le recensioni e i messaggi! Mi fanno molto piacere!
P.S Chiedo anticipatamente scusa per il prossimo capitolo e per essermi lasciata andare un po' troppo al romanticismo... non dirò altro :P

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***





CAPITOLO 8

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente Sebastian bussò alla porta del loft di Kurt alle sette e trenta, e continuò a battere il pugno per svariati minuti fino a quando un assonnato Kurt non andò ad aprirgli.

«Ehilà straniero» lo salutò sventolandogli davanti un sacchetto contente due donout ricoperti di glassa.

Kurt si massaggiò gli occhi, sbadigliando vistosamente. «Ciao… entra pure» rispose distratto, riuscendo a fatica a controllare le palpebre.

«Come va?» gli chiese pimpante Sebastian, stranamente di buon umore.

«Prima che cercassi di abbattere la mia porta andava abbastanza bene» si lamentò sedendosi a tavola. «Ah, prima che mi scordi… ieri sera mi ha scritto Blaine. Passerà questo pomeriggio».

«È un modo carino per dirmi di andare via?» ridacchiò Sebastian, non dando troppa importanza alla cosa.

«No, ora puoi restare. Anzi, grazie per la colazione» disse prendendo una ciambella. «Però sì, questo pomeriggio è bene che gliene parli da solo».

«Per dirgli..?» lo incalzò Sebastian sedendosi di fronte a lui.

«Che c’è stato qualcosa tra noi» biascicò frettoloso Kurt.

«Tutto qui?»

Kurt lo guardò interrogativo. «Che altro dovrei dirgli? Che andiamo al matrimonio assieme? Okay, posso farlo» si rispose da solo.

«Intendevo del fatto che tu ed io ora…» iniziò incerto Sebastian, non avendo il coraggio di completare la frase.

«Si..?»

«Oh, lo sai» ribatté brusco, arrossendo appena. «Se vuoi posso rimanere con te, così gliene parliamo assieme».

«No, è una cosa che devo fare da solo» ribadì con fermezza Kurt. «Abbiamo bisogno di un momento solo tra noi. Spero che tu capisca».

«Va bene, come preferisci» si mostrò comprensivo Sebastian. «Sappi che se hai bisogno ci sono».

«Grazie».

«Quindi… lo rendiamo ufficiale?» tornò sull’argomento addentando un donout con indifferenza, cercando di guardare ovunque tranne che negli occhi di Kurt.

«Cosa?»

«Vuoi proprio farmelo dire…» protestò imbarazzato. «Che stiamo insieme» aggiunse in un sussurro, quasi temesse che ci fosse qualcun altro a sentirli.

«Suppongo di si» mormorò Kurt a testa bassa.

«C’è qualcosa che non va?» notò Sebastian allungando una mano verso di lui per dargli conforto.

«Ho paura… di tutto questo» gli confessò Kurt.

«Per causa mia?»

«È ancora difficile per me riuscire a vedere un futuro con qualcuno… Ho paura di soffrire di nuovo come è successo con Blaine e anche se ora sono sicuro di quello che sento per te-»

«Sono passati mesi!» lo interruppe turbato Sebastian alzandosi da tavola per scaricare la tensione. «Non è arrivato il momento di voltare pagina? Lo so che hai sofferto tanto per Blaine, ma ti prometto che farò di tutto per renderti felice. Se c’è una cosa di cui sono sicuro è che ti amo e-» ma le parole gli si smorzarono in gola quando si rese conto di cosa aveva ammesso.

«Cosa?» boccheggiò Kurt incredulo, alzandosi lentamente a sua volta. «Mi ami?»

«Okay, fa un altro effetto dirlo ad alta voce» constatò Sebastian grattandosi nervoso la testa. «Wow, chi l’avrebbe mai detto che mi sarei umiliato tanto di fronte a Kurt Hummel?» ridacchiò agitandosi sempre di più.

«Umiliato?» ripeté confuso Kurt. «È la cosa più carina che tu mi abbia mai detto».

«Però non lo hai detto anche tu» gli fece notare Sebastian, decidendosi finalmente a guardarlo.

Kurt fece un passo verso di lui, aprendosi a poco a poco in un sorriso da un orecchio all’altro. «Ti amo».

Sebastian rimase impietrito, la gola secca che gli rendeva difficile respirare. «Dillo di nuovo» sussurrò scosso, provando emozioni che lo spaventavano.

«Ti amo» squittì Kurt buttandogli le braccia al collo e fiondandosi sulle sue labbra per dargli un bacio appassionato che sprigionava pura felicità.

Sebastian lo strinse sulla vita, avvicinandolo a sé e ricambiando il bacio con altrettanta enfasi fino a farlo sollevare da terra. Il cuore era sul punto di scoppiargli tanto galoppava forte, ma in quel momento ogni cosa era perfetta e non avrebbe mai creduto possibile poter provare tutte quelle sensazioni per una persona.

Kurt era così preso dal bacio che non si rese nemmeno conto del cellulare che stava vibrando sopra il tavolo. Fu Sebastian ad interrompere il bacio e a farglielo notare, ma quando Kurt prese in mano il telefono ed entrambi lessero il nome di Blaine sullo schermo, il loro entusiasmo sembrò svanire nel nulla.

«Ne soffrirà molto» fu tutto ciò che riuscì a dire Kurt.

«Sarebbe peggio se lo venisse a sapere da qualcun altro. Lui è stato onesto con te riguardo la sua storia con Dave» osservò Sebastian, cercando di fargli fare la scelta giusta.

«Lo so, hai ragione. Devo farlo» concordò Kurt a malincuore, rabbuiandosi.

Sebastian gli fece una carezza sulla guancia, passando delicatamente la punta del pollice sul suo labbro inferiore ancora umido. «Andrà bene» lo rassicurò passando poi la mano tra i suoi capelli ancora arruffati. «Bacio» aggiunse poi protendendo le labbra verso di lui per reclamarne uno.

Kurt le posò delicatamente sulle sue, beandosi di quel contatto, godendosi ogni singolo istante come se potesse essere l’ultimo. Sapeva che Blaine non avrebbe reagito bene alla notizia, ma non poteva continuare a mentirgli; l’avrebbe solo fatto soffrire di più.

 

Il pomeriggio, infatti, portò con sé un pesante carico d’ansia. Kurt continuava a passeggiare avanti ed indietro per il soggiorno, attendendo l’arrivo di Blaine. Sebastian tentò di calmarlo mandandogli un messaggio con scritto «Coraggio», ma la cosa non fece altro che renderlo ancora più nervoso, perché gli ricordò il primo messaggio inviatogli da Blaine. Sebastian non poteva saperlo, ma Kurt era talmente fuori controllo che gli avrebbe urlato contro se se lo fosse trovato davanti.

Due colpi alla porta.

Kurt deglutì rumorosamente, ripetendosi a mente le cose da dirgli, ma quando spalancò la porta del loft e vide Blaine, queste si dispersero nell’aria, lasciandolo impacciato davanti all’ingresso.

«Ciao» ruppe il ghiaccio Blaine, sorridendogli.

«C-ciao…» balbettò Kurt.

«Come stai?»

«Tutto bene. Tu?» mentì strofinandosi nervosamente le mani.

Blaine si limitò ad alzare le spalle, arricciando le labbra. «Mi sei mancato» sospirò poi senza smettere di sorridergli.

Così non faceva altro che rendergli le cose più difficili. «Oh, anche tu» si sentì quasi costretto a rispondere Kurt. «Accomodati» aggiunse facendogli strada dentro il suo loft.

«Wow, mi piace come lo hai arredato» si complimentò Blaine, passando in rassegna ogni singolo elemento, cercando qualcosa in comune con il loro vecchio loft di New York. «Sebastian non c’è?» azzardò poi con indifferenza, mentre studiava dei bicchieri esposti nella vetrina del soggiorno.

«No, è tornato dai suoi genitori per un po’» rispose vagamente Kurt, sperando non gli ponesse altre domande. «Ti posso offrire qualcosa?»

«No, sono a posto così, grazie».

«Come va con gli Usignoli?» tentò di nuovo Kurt, pregando che la conversazione prendesse ritmo ed agevolasse la sua confessione.

«Le prove vanno alla grande. Stancanti, ma anche soddisfacenti. A voi come vanno le cose?»

«Tutto bene…»

Blaine capì all’istante quello che stava cercando di fare, ed andò dritto al punto. «Senti, Kurt, dovremmo parlare di quello che è successo alla festa di Rachel».

Kurt sospirò, rassegnato. «Si, lo so. Ma devo prima dirti una cosa… Sediamoci qui» lo invitò ad accomodarsi sul divano.

Blaine lo seguì, titubante. «Spero niente di grave… Hai una faccia…»

«Ho solo paura della tua reazione» ammise Kurt, sedendosi all’estremità del divano in modo da non stargli troppo vicino.

«Che hai fatto?»

«È stato Dave a lasciarti o sei stato tu?» temporeggiò ancora Kurt, cercando il momento più adatto per dirglielo.

«Decisione presa di comune accordo. Ci siamo lasciati bene, tutto sommato. Abbiamo deciso di rimanere amici. Poi ho scoperto che pure lui si sentiva con un certo Craig di tanto in tanto, quindi mi sono sentito meno in colpa quando gli ho detto del nostro bacio».

«Gli hai detto anche che la cosa è partita da te, spero» ci tenne a sapere Kurt.

«Si, lo sa» lo tranquillizzò Blaine. «Mi dispiace di averti messo in questa situazione, non era mia intenzione. È solo che quando ti ho visto lì con Sebastian alla festa mi sono ingelosito, e tu eri così bello… Mi sono ricordato di tutto quello che avevamo vissuto assieme e di quanto tu sia importante per me e-»

«Sono andato a letto con Sebastian».

Le parole gli erano uscite senza che lui riuscisse a controllarle. Nel momento esatto in cui abbandonarono le sue labbra, fu come liberarsi di un grosso peso in mezzo al petto e si sentì incredibilmente più leggero.

«Lo so» rispose inaspettatamente Blaine.

«Lo sai?»

«Si, beh, lo sospettavo. Me lo aveva fatto capire Sebastian» sospirò, ricordando l’episodio a casa di Shuester.

Kurt alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. «Tipico».

«Comunque posso capire perché lo hai fatto. Eri arrabbiato con me per essermi messo assieme a Dave e quando hai visto Sebastian allo Scandals eri così sconvolto che ti sei lasciato andare. Può succedere, non sono arrabbiato per quello» disse tutto d’un fiato, quasi stesse cercando di auto convincersene. «È stata solo una stupidaggine dettata dalla rabbia».

«Ehm… si, suppongo di si. All’inizio è stato così…» aggiunse con un filo di voce Kurt, smontando la sua versione.

«All’inizio?»

Kurt lo guardò con aria colpevole, incurvando le sopracciglia verso il basso. «Poi ho imparato a conoscerlo ed ora… mi piace».

«Sono felice che siate amici, davvero» sviò di nuovo il punto della questione Blaine. «Sono stato stupido a prendermela per le sue provocazioni».

«Blaine…» tentò di nuovo di farglielo capire Kurt. «Credo che tu non abbia afferrato quello che intendevo».

«Cioè?»

«Quando ho detto che mi piace, intendevo che… provo dei sentimenti per lui» confessò con voce tremante, deglutendo rumorosamente. «Lo so, è assurdo! Sono il primo a non credere che questo sia possibile perché lui è Sebastian! Voglio dire, Sebastian Smythe! Ci pensi? Quello stesso ragazzo di cui sono stato geloso per anni e per cui ho provato puro odio adesso…»

«Provi sentimenti per lui?» ripeté Blaine turbato.

«Lo so, è strano ma-»

«No, non lo è» rispose di getto Blaine, fin troppo calmo. «Sebastian sa essere convincente quando vuole».

Kurt corrugò la fronte, confuso. «Cosa vuoi dire?»

«Che ti sta solo usando, e io non voglio che tu stia male».

«Blaine… ci siamo innamorati» cercò di farlo ragionare, perché sembrava non realizzare appieno la cosa. «Lo so che avrei dovuto parlartene subito, mi dispiace tantissimo. Siccome verrò con lui al matrimonio di Santana e Brittany ci tenevo a dirtelo di persona».

«Oh… okay» biascicò Blaine disorientato, alzando in piedi. Si premette le mani alle tempie, cercando di elaborare ciò che gli era appena stato detto. «Forse è meglio che vada».

«No, ti prego. Possiamo parlarne? Io ti voglio ancora bene-» tentò di fermarlo Kurt alzandosi in piedi a sua volta per potergli bloccare la strada.

«Sebastian?! Kurt, ti ricordi cosa mi ha fatto?»

«E tu ti ricordi cosa Dave ha fatto a me?!» replicò ancora ferito. «Sei arrabbiato!? Perché sei arrabbiato?!»

«Non sono arrabbiato. È solo che tra tutte le persone proprio Sebastian?!»

«E tu proprio Dave?!»

«Quando ti ho baciato alla festa di Rachel credevo che anche tu ricambiassi. Per un momento ho pensato che ci fosse ancora qualcosa tra noi. Io lo sentivo anche da parte tua. Quando abbiamo cantato il duetto, quando abbiamo ricordato i tempi passati assieme… è tutto svanito per te?!»

«No! Certo che no!» andò nel panico Kurt, incapace di gestire la situazione. «Blaine, tu avrai sempre un posto speciale nel mio cuore. Sei stato il mio primo amore e questo non potrò mai scordarlo. Però le cose sono cambiate. Lo sai anche tu che non potevamo più vivere assieme. Era un litigio continuo e-»

«Anche con Sebastian mi pareva litigassi continuamente» lo aggredì Blaine.

«È diverso! Con lui sono sempre riuscito a chiarirmi in un modo o nell’altro, con te era come parlare con un muro! Quando cercavo di comunicare con te, tu non mi ascoltavi mai; come se non ti importasse di ciò che avevo da dire. Sebastian mi ascolta e rispetta le mie decisioni!»

«Io non ti rispettavo?!» sbottò allibito Blaine.

«No, eri asfissiante!» urlò fuori di sé Kurt, liberandosi finalmente di tutta la rabbia repressa. «Quando ti chiedevo di lasciarmi i miei spazi tu diventavi sempre più possessivo ed invadente e mi mancava costantemente il respiro!»

«Non credevo che stare con me fosse una tale tortura» ribatté con freddezza Blaine, superandolo.

«Non ho detto questo! Se avessimo imparato a comunicare forse non saremmo arrivati a questo punto!»

«Quindi la colpa è mia?!» sbottò di nuovo Blaine voltandosi verso di lui, furioso.

«No, è di entrambi» lo corresse Kurt. «Ci saremmo continuati a fare del male a vicenda, possibile che tu non te ne renda conto?!»

«Con Sebastian invece immagino sia tutto rose e fiori! Qual è il vero motivo per cui non è più qui con te Kurt? Hai avuto da ridire per l’arredamento anche con lui e lo hai cacciato di casa? Come sono andate davvero le cose?»

«Questi non sono affari che ti riguardano» rispose serioso Kurt, facendo del suo meglio per non dare ancora in escandescenza.  «Quello che Bas ed io abbiamo-»

«Quello che tu e Bas avete, certo» rise sarcasticamente Blaine. «Kurt, ti ha completamente annebbiato la mente!? Ha delle tali doti nascoste che ti è bastato andare a letto con lui per cadere ai suoi piedi?!»

«Non ti permetto di dire questo» sentenziò austero Kurt. «Io non ho detto niente quando mi hai sbattuto in faccia il fatto che stessi con Karofsky! E sono venuto a sapere da Sebastian che convivevate!»

«Certo, è da allora che ha iniziato il suo piano per vendicarsi».

«Vendicarsi di cosa?!» esclamò esasperato Kurt.

«Del fatto che io gli abbia detto di no!» gridò forte Blaine. «È chiaro che volesse colpire me, fingendosi preso da te. Ma l’hai visto alle feste? Ci provava con te per il puro gusto di provocarmi! Non c’era nulla di spontaneo nei suoi gesti… Tu hai perso la testa per uno che non ti considera nemmeno, se non per essere il passatempo di turno».

«Perché tutto questo astio? Credevi che venendo qui sarei tornato strisciando da te?»

«No, ma mi aspettavo che potessimo parlare di quello che è successo tra noi alla festa! Credevo che ci fosse ancora qualcosa quando ci siamo baciati!»

«Lo credevo anche io, Blaine. Comunque sei stato tu a baciarmi e quando lo hai fatto non ho sentito quello che avrei dovuto. Cosa che invece mi è successa con Sebastian! Perché diavolo mi devo giustificare con te?!»

Blaine marciò per la stanza, incredulo, e tornò a sedersi sul divano, coprendosi il volto con le mani. «Lo ami veramente?»

«Io, non lo so… Credo di si» disse a bassa voce Kurt, avvicinandosi di nuovo a lui.

«Credi di si» ripeté Blaine con una risata amara. «Kurt, te lo sto dicendo perché tengo a te come non ho mai tenuto a nessun altro. Non voglio ferirti o aggredirti per quello che tu e Sebastian avete fatto, ma sto cercando di farti capire che Sebastian non è una persona affidabile»

«Tu non lo conosci» lo difese Kurt.

«Credo di conoscerlo meglio di te, invece».

«Ah si? Cosa sai di lui?»

«Che è una persona subdola, meschina e calcolatrice. Qualsiasi cosa ti abbia detto non la pensa davvero» disse Blaine prendendogli la mano.

Kurt percepì quelle parole come coltellate in mezzo al petto. Si fidava di Sebastian, eppure una piccola parte di lui sentiva che quelle parole non erano del tutto false. Forse aveva davvero travisato ogni cosa e Sebastian stava approfittando della situazione, chissà per quale scopo.

«Forse questo non è il nostro momento, ma io so che noi siamo destinati a stare assieme» disse supplichevole Blaine dandogli un bacio sulle nocche.

«Blaine, no» si scansò Kurt, irritato. «Quando ti guardo provo ancora un profondo affetto per te e non posso cancellare tutto quello che abbiamo vissuto assieme, ma non sento più quel tipo di amore…» fu costretto ad ammettere, sentendosi incredibilmente in colpa. «Provare a ricominciare ci porterebbe ad odiarci, perché tu ed io non troveremmo mai un equilibrio. Siamo troppo diversi. Ci legherà sempre un sentimento fortissimo e sono certo che potremmo essere degli ottimi amici, ma nulla di più. Tornare assieme a New York implicherebbe altre litigate quotidiane per le cose più stupide e io non ce la faccio più. Sono davvero stanco di litigare».

«Mi stai dicendo di no, quindi? Che non vuoi riprovarci?» mormorò Blaine, gli occhi appena velati di lacrime.

«No, Blaine. Non voglio riprovarci. Ci abbiamo già provato più volte e per un motivo o per un altro ci siamo lasciati con risentimento. Io non voglio perderti, ma tornare assieme porterebbe a quello» lo fece ragionare Kurt. «Ti prego, non odiarmi…»

«Non potrei mai farlo» sussurrò Blaine. «Forse noi non potremmo stare assieme, e lo rispetto…» disse a fatica, «ma continuo a pensare quello che ti ho detto su Sebastian. Non è una bella persona».

«Non voglio più parlare di lui, non con te».

«Kurt, mi chiamava in continuazione. Ci provava con me davanti a te, e quando ci sentivamo mi chiedeva sempre di vederci di nascosto per stare assieme. Credi che non faccia così con altre persone mentre finge di fare gli occhi dolci a te?»

Kurt era sul punto di scoppiare a piangere. «Perché ti sembra così impossibile che provi qualcosa per me? Stai sottintendendo che non sono alla sua altezza? O meglio, alla tua

«Non volevo dire questo».

«Allora che volevi dire? Visto che ti sbavava dietro è impossibile che trovi anche me attraente e che io gli piaccia per quello che sono?» sbottò offeso Kurt.

«Hai travisato tutto. Ho solo paura di vederti soffrire e non voglio che tu stia male per lui» sospirò riprendendolo per mano.

«So badare a me stesso».

«Questo lo so».

«Allora lascia che io prenda le mie decisioni da solo» replicò con fermezza Kurt, stanco di discutere con lui. «Andrò al matrimonio con Sebastian e tu dovrai rispettare la mia scelta».

Blaine lasciò andare la presa e si alzò di nuovo dal divano, ritrovandosi ad un centimetro dalla sua faccia. «Poi non venire a dirmi che non ti avevo avvisato. Ti farà soltanto soffrire. Non è la persona che credi» disse con astio uscendo dal loft.

Kurt si accasciò sul divano, lasciando finalmente che le lacrime scorressero lungo le sue guance ed abbandonandosi a dei singhiozzi liberatori. Prese il cellulare ed aprì la chat con Sebastian:

 

“Blaine è appena stato qui e non è andata bene. L’ha presa peggio di quanto pensassi.
Vorrei restare solo per qualche giorno, spero rispetterai la mia decisione.
Ci vediamo il giorno del 
matrimonio. Scusami.”

 

“Mi dispiace. Se hai bisogno di parlare ci sono. Chiamami o scrivermi quando vuoi. Ti amo.”

 

*

 

Per Kurt fu una settimana eterna. Sebastian gli era mancato terribilmente, ma non era certo di essere già pronto a rivederlo, soprattutto perché avrebbe dovuto confrontarsi con lui e Blaine contemporaneamente e Blaine non gli era sembrato ben disposto a parlare civilmente.

Kurt si guardò allo specchio, soddisfatto del suo completo (uno smoking bianco con un papillon nero); era felice di come gli calzava, ma nel contempo fu colto da un’improvvisa malinconia ripensando al fatto che quello sarebbe potuto essere l’abito del proprio matrimonio.

Quando Sebastian bussò alla porta, la sua agitazione era alle stelle. Il ragazzo indossava uno smoking nero, camicia bianca e cravatta nera, ed aveva un aspetto impeccabile.

«Ehi… come stai?» lo salutò Sebastian sporgendosi verso di lui per dargli un rapido bacio sulle labbra.

«Ciao» lo salutò distante Kurt. «Scusa se non mi sono fatto sentire, ma avevo bisogno di pensare e metabolizzare quello che è successo con Blaine. Grazie per non aver insistito ed avermi lasciato i miei spazi».

«Sai che se hai bisogno basta un fischio e corro qui» gli sorrise comprensivo Sebastian facendogli una carezza sul braccio.

«Certo…» rispose in un sussurro Kurt.

«Che hai? Sei strano…» constatò Sebastian corrugando le sopracciglia. «È andata davvero così male con Blaine?»

«Abbastanza» disse secco lui, sul punto di piangere di nuovo.

«Sa che andiamo al matrimonio assieme? Non vorrei gli prendesse un colpo vedendoci arrivare a braccetto» cercò di smorzare la tensione.

«Lo sa…»

Sebastian fece scorrere la punta delle dita sul petto di Kurt, squadrandolo da capo a piedi con occhi pieni d’amore. «Sei davvero uno schianto».

«Grazie, anche tu» rispose distaccato Kurt..

Sebastian, cercò di ignorare quel commento, ma non poté fingere indifferenza quando lo baciò e non ottenne alcun tipo di entusiasmo da parte sua.

«Sicuro sia tutto okay?» provò a richiedergli dubbioso.

«Sono solo un po’ in ansia di vederlo. Non ci siamo lasciati bene» si limitò a rispondergli Kurt, in realtà ancora turbato dalle parole di Blaine su Sebastian.

«Mi dispiace».

«Ti dispiace davvero? Certo…»

Sebastian era sempre più perplesso. «Si può sapere che ti prende? Ce l’hai con me per qualcosa?»

«No, niente. Andiamo?» lo spronò Kurt, deciso a non dare inizio ad una discussione senza capo né coda. Non ce l’aveva realmente con lui, ma non era di buon umore per parlargli.

«Okay…» accettò passivamente Sebastian, uscendo assieme a Kurt dal loft.

Il tragitto in macchina fu caratterizzato dal più completo silenzio. Sebastian non volle insistere nel fare conversazione quando capì che da parte di Kurt non c’era il desiderio di farlo, ma non poté fare a meno che rimanerci male quando provò a prendergli la mano e Kurt si scansò, fingendo di non essersene accorto.

«Agitato?» gli chiese quando fermò la macchina nel parcheggio.

«Terrorizzato» ammise Kurt. «Mi dispiace se ti sono sembrato freddo, è solo un brutto momento».

Sebastian annuì. «Ho capito. Ci sono io con te» lo rassicurò quando uscirono dalla macchina. Gli si avvicinò e gli diede un rapido bacio sulla guancia, incamminandosi poi verso il fienile addobbato per il matrimonio.

«Come siete eleganti!» squittì Rachel in lontananza, correndogli incontro, rischiando più volte di cadere. Il terreno era instabile e decisamente non adatto per essere percorso da tacchi alti.

«Sei bellissima» le sorrise Kurt ammirando il suo vestito rosa antico.

A loro si avvicinarono anche Mercedes e Tina, indossando un abito molto simile a quello di Rachel.

«Avete già visto le sposine?» domandò Sebastian.

«Brittany è in pieno panico» lo informò Mercedes.

«Santana invece sembra che stia andando ad una festa di qualcun altro. È fin troppo calma» aggiunse Tina.

«Tuo padre è quello più entusiasta» parlò di nuovo Rachel, posando una mano sulla spalla di Kurt.

«Suo padre?» domandò confuso Sebastian.

«Si, celebrerà lui il matrimonio, credevo di avertelo detto» rispose vago Kurt.

«Oh, wow. Forte» replicò Sebastian con entusiasmo. In realtà non era felice per il fatto che celebrasse la cerimonia, ma piuttosto per il fatto che fosse presente al matrimonio e lui avrebbe avuto finalmente l’occasione di conoscerlo come si deve. «Tesoro, vado a prendere i posti, che dici? Ti aspetto dentro» si congedò dando a Kurt un bacio sulle labbra.

«Tesoro? Ora prova a dire che non state assieme!» esclamò Mercedes quando Sebastian sparì all’interno del fienile.

«Sì, okay, stiamo assieme» tagliò corto Kurt, che non era in vena di parlare della sua vita amorosa.

«Finalmente! Vi ci voleva tanto?!» ridacchiò Rachel divertita.

Kurt fece roteare gli occhi. «Il problema è che- Blaine! Ciao!» esclamò a gran voce, colto alla sprovvista.

Anche Blaine indossava un completo bianco simile al suo. Lo avevano comprato assieme un anno prima e dicevano sempre che sarebbero stati i loro abiti per il matrimonio. Faceva un certo effetto pensarci e rendersi conto di quanto fossero cambiate le cose.

«Ciao ragazzi» li salutò Blaine, inaspettatamente solare. «Sei meraviglioso» si complimentò poi con Kurt, guardandolo con occhi sognanti che non passarono inosservati alle ragazze.

«Anche tu stai bene» mormorò lui a disagio.

«Andiamo a prendere posto?» gli propose Blaine prendendolo sottobraccio, costringendolo ad avanzare verso l’ingresso.

Le ragazze non ebbero nemmeno il tempo di intromettersi nella discussione e li seguirono a ruota, stando comunque a debita distanza, quasi fossero di troppo.

«È davvero meraviglioso qui. Hanno allestito una bellissima sala» commentò Blaine guardandosi attorno.

«Già…»

Nel fienile erano state disposte più di venti file di sedie, ciascuna composta da una decina di posti, che si affacciavano su un piccolo palco in legno dove si sarebbe celebrata la funzione. Su di esso erano stati allestiti degli archi ornati con calli e fiocchi bianchi ed un semplice ma elegante tavolino per le spose.

Ai lati della sala, invece, erano stati disposti dei tavoli circolari per gli ospiti, e un buffet in teche di vetro, che faceva venire l’acquolina solo a guardarlo.

«Senti, Kurt. Volevo scusarmi per l’altro giorno» parlò di nuovo Blaine. «Non avrei dovuto attaccarti così, non ne avevo il diritto».

«Okay…» continuò a rispondere a monosillabi Kurt.

«Mi dispiace, davvero. Mi perdoni?» lo supplicò Blaine sfoggiando la sua arma migliore, i suoi fantastici occhi.

«Non sono arrabbiato con te. Sono solo dispiaciuto per quello che hai detto su Sebastian e i suoi sentimenti per me. Non ho pensato ad altro per tutta la settimana».

Blaine stava per rispondere quando si accorse della presenza di Sebastian in fondo alla navata, seduto in seconda fila, e d’istinto strinse Kurt a sé. «Non volevo, ti chiedo scusa. Ero fuori di me perché non me lo aspettavo. Dovresti sapere come ci si sente… Mi ci è voluto un po’ per metabolizzare la cosa. D’altronde, mi conosci. Sono una perfetta drama queen» cercò di farlo ridere e per Kurt fu impossibile contenersi, e si lasciò andare.

«Questo è vero» ridacchiò, arricciando le labbra.

Fu proprio in quel momento che Sebastian si voltò verso di loro. Blaine si accertò che li stesse guardando ed appoggiò la fronte alla spalla di Kurt, camuffando una risata.

«Vado a sedermi, ci becchiamo dopo al rinfresco, okay?» gli sorrise Kurt, contento che la tensione tra loro si fosse allentata.

«Certo» rispose dolcemente Blaine, dandogli un bacio sulla guancia.

Kurt proseguì lungo la navata, facendo un breve cenno al professor Shuester e ad altri conoscenti. «Ehi» richiamò l’attenzione di Sebastian, sedendosi vicino a lui.

«Non mi sembravate così arrabbiati» fu la prima cosa che gli disse Sebastian, guardando dritto di fronte a sé. «Cos’è, avete già chiarito?» Era evidente che vi fosse un certo risentimento per aver rivisto tra loro la complicità di un tempo.

«Si è scusato per quello che mi ha detto, ma gli ci vorrà del tempo per assimilare la cosa. Cerca di comprenderlo».

«Oh io lo comprendo benissimo, ma può anche evitare di appiccicarsi come una cozza per infastidirmi» borbottò.

Kurt pensò immediatamente alle parole di Blaine e al fatto che a Sebastian interessasse solo fargliela pagare e non avesse reali sentimenti per lui. Si sentì orribile anche solo a pensarlo.

Le voci di Mercedes ed Artie lo distolsero dai suoi pensieri. Al suono di ‘At Last’, Sebastian lo prese d’istinto per mano e Kurt si sentì ancora più in colpa per aver avuto anche solo il minimo dubbio su di lui. Quel gesto gli era apparso così tenero e spontaneo che non poteva essere finto. Non poteva e basta.

«Stanno arrivando…» gli sussurrò all’orecchio.

Santana e Brittany furono scortate l’una dopo l’altra dai loro padri fino all’altare improvvisato, dove Burt le attendeva commosso. Quando le ragazze passarono loro accanto, Kurt alzò un pollice per incoraggiarle; Brittany era molto agitata, mentre Santana sembrava impaziente di diventare sua moglie.

«Carissimi, si inizia così no?» richiamò l’attenzione Burt parlando a gran voce. «Per ben due volte, ho avuto la fortuna di incontrare l’amore della mia vita e in entrambi i casi mi sono sposato. Sapevo di essere fortunato a poterlo fare, ma l’entità di tale fortuna l’ho capita quando ho dovuto superare un confine per venire a celebrare il matrimonio di questa coppia meravigliosa. Voglio ringraziarvi, Santana e Brittany. Voglio ringraziarvi del vostro coraggio e della vostra onestà. Siete qui a dimostrarci che l’amore e il matrimonio sono molto più grandi di quanto pensassimo. E anche molto più semplici. Amore e matrimonio significano che due persone si dicono: ‘Ti amo perché ti amo e so che sarà un viaggio strepitoso, ma voglio intraprenderlo solo insieme a te’».

Kurt percepì la stretta di Sebastian farsi più forte e di sottecchi vide che i suoi occhi erano lucidi. Non avrebbe mai creduto che nel profondo fosse un inguaribile romantico.

«Ed ora scambiatevi le promesse» continuò Burt, facendo spazio a Santana e Brittany.

Santana si schiarì la voce, prendendo la sua ragazza per mano. «Brittany, io ho sempre vissuto nell’ombra. Chiunque sia entrato nella mia vita ha cercato di portarmi alla luce o di farmi ripiombare nell’oscurità. Mi hanno oppressa, esclusa e spesso fraintesa. Pensavo che non sarei mai riuscita a trovare il vero amore».

«Il mondo mi faceva paura e mi confondeva. Andava troppo veloce e mi sentivo stupida» continuò Brittany, «ma poi sei arrivata tu e anche se mi avessero detto che non avrebbe funzionato e che alla fine, nonostante la fatica e tutti i nostri sforzi sarebbe stata una delusione…»

«Avrei detto di si» completò la frase Santana. «Lo avrei detto altre mille volte. Avrei sopportato tutto solo per poter essere qui a sposarti. Mi sento un work in progress».

«Mi sento un work in progress» ripeté Brittany, ora più rilassata.

«Tu non mi hai chiesto di uscire dall’ombra. Mi hai aiutato a liberarmi di ciò che oscura il sole. Per noi è arrivato il momento di camminare insieme alla luce del sole. Per sempre. È quello che vuoi?» le sorrise commossa Santana.

Il volto di Brittany fu solcato all’improvviso da lacrime. «Lo voglio».

«Lo voglio» disse a sua volta Santana con sicurezza.

Burt porse loro gli anelli ed entrambe lo infilarono l’una all’anulare dell’altra, le loro mani che tremavano per l’emozione.

«E ora» riprese Burt, «per il potere conferitomi dallo Stato dell’Indiana e davanti a un Dio che, di sicuro, se crede nell’amore, non può che approvare l’unione di questa splendida coppia… Vi dichiaro moglie e moglie. Potete baciarvi».

Brittany prese il volto di Santana tra le mani, posando delicatamente le labbra sulle sue e Santana ricambiò con più enfasi stringendola in un abbraccio.

«Congratulazioni!» urlarono tutti a gran voce, alzandosi in piedi ad applaudirle.

Sebastian si ritrovò a guardare Kurt, realizzando davvero quanto fosse innamorato di lui. Per nessuno aveva mai provato un sentimento simile  e anche se quella sensazione lo spaventava, sentiva di desiderare stare con lui più di ogni altra cosa al mondo.

Gli invitati aiutarono i parenti di Brittany e Santana a spostare le sedie ai lati della sala, molte delle quali attorno ai tavoli preparati per il pranzo.

Kurt ne stava spostando due da mettere al loro tavolo, quando qualcuno posò una mano sulla sua schiena.

«Papà! Ciao!» lo salutò facendo cadere le sedie e dandogli un abbraccio forte. «Scusa se non ti ho salutato prima, ma sarebbe stato imbarazzante essere sul palco all’arrivo delle spose».

«Non ti preoccupare, figliolo. A dire il vero volevo farti una domanda…» disse a bassa voce, abbassandosi abbastanza per parlargli all’orecchio. «Quel giovanotto lì non è quel ragazzo che gareggiava contro di voi alle competizioni di Glee Club?»

Kurt seguì la traiettoria del suo sguardo. «Oh, Sebastian? Si…»

«Non voglio farmi gli affari tuoi, ma è il tuo nuovo ragazzo? Vi ho visti tenervi per mano prima o sbaglio?» si impicciò.

Kurt si sentiva in colpa per non avergliene parlato in tutti quei mesi e cercò di dissimulare. «Volevo presentartelo prima ma per un motivo o per l’altro non ho mai trovato l’occasione giusta e- Sebastian!» esclamò quando se lo ritrovò all’improvviso di fianco. «Ehm, Bas lui è mio padre, Burt Hummel. Papà, lui è Sebastian…»  esitò qualche istante, sperando che rendendo ufficiale la cosa non lo spaventasse. «Il mio ragazzo».

«È un piacere conoscerla, signore» rispose solare Sebastian, per nulla turbato dalla cosa.

«Il piacere è tutto mio» disse Burt stringendogli la mano con vigore. «Guarda che ti tengo d’occhio» aggiunse poi con finto fare minaccioso.

«Papà, ti prego» lo rimproverò a denti stretti Kurt.

«Kurt, tesoro!» cinguettò euforica Carole, correndogli incontro. «È da tantissimo che non ti vedo, fatti abbracciare! Ti fai sempre più bello!» lo ammirò orgogliosa, rivolgendosi poi a Sebastian. «Piacere, Carole Hudson-Hummel».

«Piacere, Sebastian Smythe. Sono il ragazzo di Kurt» rese a sua volta ufficiale la cosa.

«Oh, che piacere conoscerti! Perché non lo hai mai invitato a cena?! Sei sempre il benvenuto!» disse tutto d’un fiato Carole abbracciando forte anche Sebastian.

«La ringrazio».

«Ehm, noi andiamo al nostro tavolo… Ci vediamo dopo, okay?» li salutò imbarazzato Kurt, prendendo Sebastian sottobraccio per trascinarlo via. «Perché le nostre famiglie ce l’hanno tanto con le cene?»

«Un giorno però devi venire sul serio da me, così ti presento anche mio padre e i miei fratelli; alla fine mamma mi ha convinto. I rapporti con mio padre non sono il massimo al momento, ma sono sicuro che gli farebbe piacere conoscerti. Sarebbe impossibile non innamorarsi di te».

«Oddio, le cene in famiglia rendono tutto così reale» commentò Kurt, strabuzzando gli occhi.

«Menomale che ero io quello spaventato» rise Sebastian. «Qual è il nostro tavolo?»

«Siamo con Rachel, Blaine, Mercedes, Tina e Sam» gli elencò Kurt indicandogli un tavolo vicino all’altare.

«Anche con Blaine? Che bello» borbottò sarcastico Sebastian, avvicinandosi al suo posto. «Vi state già abbuffando?» esordì sfoggiando il suo solito sorriso malizioso.

Erano rimasti due posti liberi, uno vicino a Blaine ed uno tra Rachel e Mercedes.

«Kurt, perché non ti siedi qui?» gli propose Blaine, spostandogli la sedia, ignorando bellamente la domanda di Sebastian.

«Possiamo scalare..?» azzardò Mercedes, convinta che Kurt e Sebastian volessero mettersi vicini.

«No, tranquilla. Vengo io vicino a voi signore» si offrì Sebastian, mostrandosi superiore.

«Sei sicuro?» gli chiese titubante Kurt.

Sebastian gli cinse la vita e lo baciò con enfasi proprio davanti a Blaine, godendosi ogni istante. «Si, per me va bene» rispose con sicurezza andandosi ad accomodare tra le due ragazze.

«I vestiti di Brittany e Santana erano davvero bellissimi» riprese Blaine sorvolando su ciò che aveva appena visto. «C’è il tuo zampino, vero?» domandò poi a Kurt.

«Siamo andati nell’atelier della mamma di Bas. Ha dei vestiti davvero meravigliosi» gli spiegò lui.

«Oh, è stato carino da parte tua» disse Blaine a Sebastian, una vena sarcastica nel suo tono di voce.

«È stato un piacere. Io e Kurt non abbiamo partecipato troppo alla sfilata…» ricominciò a provocarlo Sebastian, facendogli l’occhiolino. «Però il suo parere è stato fondamentale, almeno per quanto riguarda quello di Santana. Brittany aveva già le idee ben chiare».

«È spaventoso e triste allo stesso tempo pensare che ci saremmo potuti essere pure tu ed io qui oggi. A celebrare il matrimonio, intendo» contrattaccò Blaine, posando la mano su quella di Kurt.

«Blaine, ti prego…» lo riprese lui, facendo scivolare via la mano sotto la sua.

«Che c’è? Anche il tuo attuale ragazzo mi aveva aiutato ad organizzarti la proposta di matrimonio. Credevo potessimo parlarne liberamente. Siamo tra amici qui» rispose ironico Blaine, sfoggiando un sorriso fasullo.

«Sei proprio uno stronzo» rispose con flemma Sebastian, senza perdere il suo ghigno di sfida.

«Sebastian!» lo richiamò Kurt, supplicandolo indirettamente di non cedere ai suoi punzecchiamenti.

«Sbaglio o mi hai provocato trenta secondi fa facendomi intendere che avete fatto chissà cosa nell’atelier di tua madre?!» lo fronteggiò Blaine, contrariato.

«Vi giuro che se continuate mi alzo e me ne vado» minacciò Kurt, serrando forte i pugni sul tavolo.

«Credevo che capire le ragazze fosse complicato, ma voi state messi peggio, amici miei» commentò Sam passando lo sguardo dall’uno all’altro, intrigato dalla storia.

«Ragazzi, non roviniamo la giornata a Santana e a Brittany» li pregò Mercedes, ragionevolmente.

Tuttavia la richiesta di Mercedes non fu accolta di buon grado da Blaine e Sebastian, che approfittarono dell’intero banchetto per lanciarsi frecciatine pungenti ogni qualvolta gli si presentasse l’occasione.

Kurt fu davvero grato a Sam per riuscire sempre a spostare l’attenzione da argomenti spinosi a ricordi che tutti gradivano rivivere con piacere, anche se fu inevitabile incappare in qualche racconto che riguardasse sia Kurt che Blaine. In quei momenti Sebastian si sentiva di troppo e non poteva fare a meno che guardare i due ex e provare una profonda gelosia, consapevole che lui non avrebbe mai avuto lo stesso tipo di rapporto con Kurt. Si mostrava sempre sicuro di sé, eppure nel profondo non si sentiva mai all’altezza di Blaine. Temeva che Kurt avrebbe sempre messo lui sul piedistallo ed avrebbe paragonato la loro storia a tutto quello che aveva vissuto con Blaine.

Kurt non si accorse nemmeno dei suoi sguardi e questo fece piombare Sebastian in una coltre di malumore che lo estraniò del tutto dalla conversazione, sotto lo sguardo trionfante di Blaine.

Le cose peggiorarono quando Santana e Brittany iniziarono ad intonare ‘Our Day Will Come’ e molti dei presenti si spostarono in centro sala per dare inizio alle danze.

«Kurt, mi concederesti l’onore di un ballo?» gli chiese Blaine, come se nulla fosse.

«Io-» titubò Kurt, volgendosi d’istinto verso il suo ragazzo.

«Se hai voglia, vai. Tranquillo» lo rasserenò Sebastian, fingendo che la cosa non lo turbasse minimamente, anche se in realtà stava ribollendo di gelosia.

«Un ballo tra amici» specificò Blaine quando furono sulla pista da ballo.

«Certo…» mormorò scettico Kurt. «Lo stai facendo di proposito, vero?»

«Volevo solo passare del tempo con te» si giustificò Blaine, non risultando credibile nemmeno a sé stesso.

«Possiamo farlo senza dare fastidio a Sebastian» lo rimproverò Kurt. «Capisco che sia difficile per te, ci sono passato, ma non puoi pensare che tormentando lui si risolvano le cose. Ora stiamo assieme e-»

«Perché sei qui a ballare con me allora?» gli chiese provocatoriamente Blaine, cingendolo con decisione in vita.

«Non possiamo più farlo perché ci siamo lasciati ed io ho un ragazzo? È strano solo se lo si rende strano» rispose con tranquillità Kurt.

«Vorrei che tornassimo come prima» sospirò malinconico Blaine.

«È quello che ho sempre voluto anche io. Quando mi hai detto di Dave mi si è spezzato il cuore perché credevo che tu ed io eravamo destinati a stare assieme, ma non avevo fatto i conti con la realtà dei fatti. Sarebbe stato un disastro, e lo sai anche tu. Non torniamo sull’argomento, non adesso».

Blaine ignorò la sua richiesta. «Sarei stato pronto a sopportare tutto pur di stare ancora con te. Con Dave non mi sono mai sentito così, Kurt. Sei sempre stato tu l’unico…»

«Non puoi farlo, non adesso» ribadì Kurt, scombussolato.

«Perché nel profondo sai di provare ancora qualcosa per me?» non demorse Blaine.

«Smettila. Possiamo avere un ballo tra amici e ricominciare a piccoli passi?» domandò pungente.

Blaine era convinto a tal punto della solidità della loro storia, che sembrava non capire quello che gli veniva detto. «Quindi non mi stai dicendo no».

«È proprio quello che ti sto dicendo. Stavo parlando della nostra amicizia, Blaine. Quella è importantissima per me, e non voglio perderla».

«L’avrai sempre, infatti…» gli assicurò Blaine intrecciando le dita con quelle di Kurt. «È solo che quel bacio… Non avrei dovuto farlo, perché non ha fatto altro che farmi venire mille dubbi».

«Penso solo che siamo giovani e confusi ed abbiamo bisogno dei nostri tempi» disse Kurt. «Vedi? Lo dici tu stesso che hai dei dubbi. Eravamo davvero troppo giovani per sposarci».

«Santana e Brittany sembrano felici» constatò Blaine, guardando le due ragazze cantare strette in un abbraccio.

«Loro sono completamente diverse da noi…» osservò Kurt, esausto di dovergli dare spiegazioni. «Credo di non averle mai sentite litigare».

«È davvero solo questo ciò a cui associ la nostra relazione? Le litigate?»

«Sono state il motivo della rottura» gli fece notare Kurt.

«Pensi che non avremmo mai potuto superarle?»

«Ci abbiamo provato così tante volte che mi sento di rispondere con sicurezza di no».

Blaine lo guardò ferito, corrugando la fronte. «Sei felice, Kurt?»

«Credo di si…»

«Mi aspettavo qualcosa del tipo: sono al settimo cielo con Sebastian! Mai stato più felice!».

Kurt posò una mano sul petto di Blaine per allontanarlo. «Non mi va più di ballare».

Blaine si rese conto di aver esagerato e tentò di riavvicinarlo a sé. «Dai Kurt, scusami io-»

«Che succede qui?» si intromise Sebastian, vedendo che Kurt cercava disperatamente di liberarsi della presa di Blaine.

«Niente, Bas» tagliò corto Blaine, lasciando andare la mano di Kurt. «Ecco, è tutto tuo» aggiunse con sdegno, tornando a sedersi a tavola con gli altri.

«Ti stava dando fastidio?» gli domandò Sebastian serioso.

«No, è tutto okay» mentì Kurt, ancora visibilmente scosso. «Sta solo facendo difficoltà ad accettare la cosa. Spera ancora in un possibile ritorno di fiamma».

«E tu?»

«Io cosa?»

«Ci speri anche tu?» chiese incerto Sebastian, abbassando gli occhi a terra.

Kurt si alzò appena in punta dei piedi dandogli un bacio sulle labbra. «Ti è sufficiente come risposta?» gli domandò abbozzando un sorriso.

Sebastian fece fatica a contenerne uno a sua volta, e le guance gli si tinsero appena di rosso.

«Sei troppo carino quando arrossisci» lo punzecchiò Kurt intrecciando le mani con quelle di Sebastian.

«Sarebbe bello sgattaiolare via dal matrimonio o in qualche angolo appartato del fienile per-»

«Riesci a pensare ad altro?» lo interruppe Kurt fingendosi scandalizzato.

«Mi è difficile se mi guardi in quel modo» protestò giocosamente Sebastian.

«Ah, sempre colpa mia quindi».

«Assolutamente…» disse con un filo di voce Sebastian, facendogli una carezza sul viso. «Ti amo, Kurt».

Bastarono quelle semplici parole per farlo commuovere.

«Che cos’hai?» domandò Sebastian, preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato.

«Sono i matrimoni, mi emozionano» disse Kurt asciugandosi gli occhi di sfuggita, ricacciando indietro le lacrime. «Ti immagini mai come sarà il tuo?»

Sebastian fu colto alla sprovvista e fece svettare le sopracciglia nel punto più alto della fronte. «Il mio? Perché, sarà diverso dal tuo? A tal proposito…»

Kurt impallidì. «Oddio non vorrai mica..?»

«Ma sei matto?! Assolutamente no. Non voglio rovinarmi la vita con un matrimonio a questa età, non farmici neanche pensare» si agitò Sebastian.

«Bastava un no» ribatté imbronciato Kurt.

«Non ho detto che non succederà mai, solo non adesso» specificò Sebastian. «Come siamo arrivati a parlare di questo?!» ridacchiò poi nervoso. «Limitiamoci a vivere il presente: è già abbastanza complicato».

«Hai ragione» si ritrovò a concordare Kurt. «Dobbiamo ancora capire cosa vogliamo davvero».

«Ti riferisci a noi o..? Perché su di noi io sono sicuro».

«Anche io sono sicuro. È solo che Blaine mi ha riempito la testa di strane idee e per me non è facile» si lasciò sfuggire.

«Che avrebbe detto di me?» chiese interessato Sebastian.

«Che non sei una persona affidabile-»

«Detto da quello che ha tradito due volte, sono solo parole al vento» lo interruppe Sebastian contenendo a stento una risata. «Continua».

«Poi mi ha detto che con me stai solo fingendo e che presto me ne renderò conto. È convinto che in qualche modo tu stia cercando di fargliela pagare per averti rifiutato, o stupidaggini simili. È paranoico… Il problema è che sta facendo uscire di testa anche me».

«Ed io che pensavo di essere egocentrico. Pensa sul serio che io faccia tutto questo per colpire lui? Blaine è l’ultimo dei miei interessi al momento».

«Okay, allora perché sembra che tu faccia di tutto per provocarlo? Sembra che mi stiate contendendo come un oggetto da esibire, e la cosa non mi piace per niente» gli fece notare Kurt.

«Mi ferisce molto sapere che pensi questo di me» disse Sebastian. «Se l’ho fatto è perché continuava a provarci con te ed ero geloso. Geloso di te! Lui non mi interessa più in quel modo da quando ti ho conosciuto».

«Lo so, però…»

«Kurt, per l’amor del cielo! Mi sono già umiliato a sufficienza dicendoti che ti amo, come puoi credere che io stia fingendo?!» sbottò Sebastian, esasperato.

«Vedi? Non mi piace quando dici così. Ti sei umiliato a sufficienza? È umiliante ammettere di amarmi?» lo rimproverò, ferito. «Non balla più nessuno comunque, torniamo a sederci» lo liquidò abbandonando la pista da ballo.

Kurt non credeva che un giorno felice come quello del matrimonio potesse apparirgli interminabile ed angosciante. All’ora di cena, dopo numerosi balli e canzoni, voleva soltanto salire in macchina e tornarsene a casa. Non ne poteva più degli sguardi di troppo di Blaine, e di Sebastian che minimizzava il loro rapporto a meno che non si trattasse di infastidire Blaine. Tutti attorno a lui erano sorridenti e felici e lui si sentiva avvolto in una bolla di tristezza dalla quale era impossibile uscirvi.

Persino i discorsi tenuti dai parenti di Santana e Brittany, fatti di aneddoti imbarazzanti, non lo aiutarono a risollevare il suo pessimo umore.

Nessuno dei suoi amici sembrava essersene accorto, ma Sebastian ormai lo conosceva e sapeva perfettamente a cosa era dovuto quello sguardo colmo di dispiacere.

Senza pensarci ulteriormente, senza chiedersi se fosse o meno la cosa più appropriata da fare, si alzò per avvicinarsi all’altare e tenere un discorso.

«Dove vai?!» gli domandò Kurt a denti stretti, andando nel panico.

Sebastian fece finta di non sentirlo. «Scusate» richiamò l’attenzione dei presenti battendo sul microfono. «Funziona? Sì, okay. Salve a tutti, sono Sebastian Smythe».

«Oh no» boccheggiò Kurt portandosi le mani alle labbra.

«Volevo solo dire due parole per Santana e Brittany» iniziò Sebastian, sentendosi un po’ in soggezione sotto gli sguardi dei presenti. «Molti di voi probabilmente non mi conoscono, e io stesso non conoscevo nessuno di voi fino a qualche mese fa. Avevo visto Santana e Brittany solo un paio di volte alle competizioni di Glee Club e in altre rare occasioni al Lima Bean… Beh, credo che non ci sia stata una sola volta in cui non ci siamo scontrati».

Ci furono alcune risate.

«La verità è che non mi sono comportato come avrei dovuto e non ho mai cercato nemmeno di conoscerle. Con Santana, in particolare, c’è sempre stato un rapporto burrascoso, che una volta è degenerato con una granita in faccia».

«La ricordo chiaramente!» esclamò Santana, tutt’altro che risentita. Kurt fu sorpreso nel vederla sorridere.

«Non ho mai avuto modo di scusarmi per quello e per le altre volte in cui non sono stato carino con te e tutti gli altri» proseguì Sebastian guardando i ragazzi del suo tavolo. «Quindi vi chiedo scusa. Non sono mai stato molto bravo con le parole, soprattutto se si deve ammettere ad alta voce di aver commesso degli errori. Sono la persona più orgogliosa sulla faccia della Terra, quindi apprezzate lo sforzo».

Questa volta l’intera sala si aprì in una risata.

«Scuse accettate» dissero Santana e Brittany all’unisono.

«Però, nonostante tutto, queste due splendide ragazze mi hanno permesso di essere qui oggi, perché sapevano che avrebbero reso felice una persona. Il loro amico Kurt» levò una mano verso di lui per indicarlo ai presenti.

Tutti si girarono verso Kurt e lui si ritrovò ad arrossire prepotentemente.

«Perché è anche questo quello che sono: delle amiche fidate che farebbero di tutto per proteggere le persone che amano e che sarebbero disposte a seppellire l’ascia di guerra pur di rendere felici i loro amici. Sto imparando a conoscervi e voi, così come gli altri» disse guardando di nuovo i ragazzi seduti al suo tavolo, «mi avete fatto sentire per la prima volta parte di qualcosa. Santana, Brittany… Vedervi qui oggi, così felici ed innamorate, mi ha aperto gli occhi, e volevo approfittare di questo momento per scusarmi anche con un’altra persona, forse quella a cui devo più scuse di tutti. Ho fatto credere a questa persona di vergognarmi di stare al suo fianco, e solo il fatto che abbia pensato di non essere abbastanza mi fa stare male».

Kurt si coprì il viso per la vergogna, sentendo di nuovo tutti gli occhi dei presenti su di sé.

«Kurt, se sono qui oggi lo devo solo a te. Non sono stato gentile in passato, e tu più di ogni altro avresti tutto il diritto di odiarmi, ma mi hai dato una seconda possibilità e hai fatto il possibile per includermi in tutto questo. Mi dispiace averti fatto dubitare dei miei sentimenti…»

Kurt si decise a guardarlo negli occhi e sentì il cuore esplodergli. Lo sguardo di Sebastian era così pieno d’amore che si sentì ancora più stupido per aver dato credito alle parole di Blaine ed essersela presa per quella stupida frase. Aveva sempre saputo che Sebastian era orgoglioso e che non era mai stato un asso nel dimostrare apertamente i suoi sentimenti, ma non lo aveva mai fatto con l’intento di ferirlo. Fu durante quel lungo sguardo che Kurt non riuscì più a trattenere le lacrime e lasciò che queste gli solcassero il viso, noncurante del parere degli altri.

«Kurt, io ti amo» disse con solennità Sebastian, marcando con decisione ogni singola parola.

Santana e Brittany si aprirono entrambe in un sorriso, e Rachel, Mercedes e Tina si strinsero tutte per mano contenendo a stento dei gridolini di felicità.

«Ti amo da morire, più di quanto tu possa immaginare, e sono fiero di essere il tuo ragazzo» continuò Sebastian, rivolgendo a Kurt un sorriso colmo di orgoglio. «Santana, Brittany, spero mi perdonerete, ma avrei un’ultima cosa da dire».

Santana gli fece cenno di continuare, stranamente coinvolta.

Sebastian si avvicinò ai musicisti e sussurrò loro qualcosa, prima che iniziassero a suonare una melodia che Kurt non conosceva.

«Can't say how the days will unfold

Can't change what the future may hold

But I want you in it

Every hour

Every minute» intonò Sebastian, portando tutti a girarsi di nuovo verso Kurt.

Kurt non sapeva cosa dire. Si sentiva strano e percepì per la prima volta dopo tanto tempo le farfalle nello stomaco, i suoi occhi ormai completamente inondati di lacrime.

«This world can race by far too fast

Hard to see while it's all flyin' past

But it's clear now

When you're standin' here now

I am meant to be

Wherever you are next to me» continuò a cantare Sebastian facendo qualche passo verso di lui, a sua volta con gli occhi lucidi. Non aveva mai compiuto un gesto tanto romantico per qualcuno e si ritrovò a sorridere pensando a come la loro storia era iniziata.

Kurt invece piangeva in modo incontrollabile, asciugandosi le lacrime con il bordo delle maniche del completo, sotto lo sguardo intenerito delle sue amiche. Nessuna di loro si sarebbe mai aspettata una tale dichiarazione d’amore da parte di Sebastian, ma anche una persona diffidente come Santana parve commuoversi di fronte a quella scena.

«All I wanna do

Is come runnin' home to you

Come runnin' home to you

And all my life I promise to

Keep runnin' home to you

Keep runnin' home to you» cantò Sebastian piazzandosi di fronte a Kurt e tendendogli la mano.

Kurt gliela strinse, continuando a tirare su col naso, incapace di controllarsi. Sebastian gli appariva come un sogno; il principe azzurro che tanto aveva sognato di incontrare. C’era una tale dolcezza nel tono della sua voce che l’unica cosa che riuscì a chiedersi fu come fosse possibile che non se ne fosse reso conto prima.

«And I could see it right from the start

Right from the start

That you would be, be my light in the dark

Light in the dark

Oh, you gave me no other choice but to love you» intonò ancora Sebastian, posando lievemente le labbra sulla mano di Kurt e conducendola fino al suo cuore per fargli sentire quanto stava battendo all’impazzata per lui.

Kurt si sentì pervadere da un brivido lungo la colonna vertebrale e si dimenticò di tutte le persone che li circondavano. Si scordò persino del fatto che Blaine fosse a pochi centimetri da loro; per lui c’era solo Sebastian e lo amava da impazzire.

«All I wanna do

Is come runnin' home to you

Come runnin' home to you

And all my life I promise to

Keep runnin' home to you

Keep runnin' home, home to you».

Kurt si asciugò gli occhi ancora una volta, prendendo una grossa boccata d’aria per riprendere a respirare normalmente, ma gli risultò difficile quando Sebastian fece scorrere delicatamente una mano sulla sua guancia per cacciare via una lacrima.

«Can’t say how the days will unfold

Can't change what the future may hold

But I want you in it

Every hour, every minute» gli promise con un sorriso, la musica che si affievoliva a poco a poco.

Fu Santana la prima ad interrompere il silenzio alzandosi in piedi per applaudirli e a lei si aggiunse l’intera sala, eccetto Blaine che non si mosse dalla sua postazione, fissando la scena disgustato.

«Beh, credo che questo esprima quello che sento per te. Non mi sono umiliato cantandoti questa canzone, ho solo dimostrato a tutti quanto tu sia importante per me» disse Sebastian, per scusarsi indirettamente di ciò che gli aveva detto durante il ballo. «Tu sei la mia persona, Kurt. Ti amo, davvero».

«Ti odio» gemette Kurt, facendo ridere i presenti. «Mi hai fatto piangere» singhiozzò posando la fronte contro il suo petto, abbandonandosi di nuovo al pianto.

Sebastian lo strinse tra le sue braccia, baciandolo sulla testa.

Kurt riemerse dalla stretta per poter incrociare il suo sguardo. «Ti amo anche io» disse con un filo di voce, alzandosi per poter incontrare le sue labbra. Chiuse gli occhi, le ciglia che ancora brillavano per le lacrime, e lasciò che la sua bocca scivolasse su quella di Sebastian.

Il clamore attorno a loro si fece sempre più lontano e Kurt si perse in quel bacio che sapeva di felicità.

 



 

N/A

 

Lo so, da un certo punto in poi mi sono lasciata andare un po’ troppo al romanticismo, ma è stato più forte di me. Qualche settimana fa ho guardato ‘The Flash’ e quando Grant ha cantato questa canzone, tutto ciò a cui riuscivo a pensare era Sebastian che la dedicava a Kurt ;;

In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




CAPITOLO 9

 

 

 

 

 

 

Kurt non ricordava di essere mai stato così felice. Erano passati due mesi dal matrimonio di Brittany e Santana, e Sebastian era tornato a stare da lui. Ogni cosa andava alla perfezione e sentiva di aver ristabilito un ordine nella sua vita. Non avrebbe mai potuto pensare che le cose sarebbero precipitate da un giorno all’altro.

Quando raggiunse il Glee Club quella mattina, assieme alle Nuove Direzioni, Rachel e il professor Shuester, c’erano anche Blaine e gli Usignoli.

«Che sta succedendo..?» domandò disorientato passando lo sguardo su ciascuno di loro in cerca di una spiegazione.

«L’Accademia Dalton… C’è stato un grosso incendio e non è rimasto più nulla» disse un membro degli Usignoli coprendosi la faccia sconvolto.

«Ho chiesto al professor Shuester e a Rachel se potevamo usare il vostro Auditorium per esercitarci» proseguì Blaine.

Non si erano più parlati dal giorno del matrimonio, né tantomeno scritti o visti di sfuggita, ed era strano ritrovarsi faccia a faccia con lui pretendendo che fosse tutto a posto.

«Oh, okay. Va bene» boccheggiò ancora incredulo Kurt. «Non c’è nessun problema. Mi dispiace davvero tanto per la Dalton. È stata molto importante anche per me».

Blaine abbozzò un sorriso malinconico. Non c’era il benché minimo cenno di astio nei suoi confronti e Kurt si sentì subito più leggero.

«C’è solo una cosa che non ti abbiamo detto…» parlò di nuovo Rachel con aria colpevole.

Kurt la guardò interrogativo. «Dimmi».

«Io e il professor Shuester avevamo pensato di unire i due Glee Club e Blaine è d’accordo con noi».

Kurt rimase interdetto. «Come scusa? E non hai pensato che fosse bene consultarmi prima?» le chiese a denti stretti, come se gli altri non potessero sentirlo.

«Lo so, avremmo dovuto domandartelo prima, ma pensaci Kurt. Nuove Direzioni più Usignoli… Saremmo un team vincente! Siamo due tra i Glee Club più forti della Nazione!» cercò di convincerlo Rachel.

L’unica cosa che frenava Kurt dall’accettare era sapere che Blaine li avrebbe codiretti assieme a loro. Avrebbero passato il loro tempo al McKinley a stretto contatto e non era certo di volerlo davvero. Per non parlare della reazione che avrebbe potuto avere Sebastian se lo avesse saputo.

«E come pensavate di chiamare questo gruppo allargato?» domandò con una punta di sarcasmo Kurt. «Voi non potete abbandonare le vostre iconiche uniformi! E io sono affezionato al nome Nuove Direzioni!»

«Abbiamo pensato anche a questo» lo interruppe Rachel.

Kurt la fulminò con lo sguardo per aver preso un’altra decisione senza dirgli niente.

«Il nome rimarrà Nuove Direzioni, ma ad ogni competizione indosseremo tutti le stesse divise. Blaine ha anche proposto di cambiare i colori delle uniformi ed optare per delle giacche rosse e bianche come i colori del McKinley, pur mantenendo lo stampo delle divise della Dalton» gli spiegò Rachel.

Kurt odiava ammetterlo, ma non era una pessima idea. «Ci sono altre cose di cui dovrei essere informato o..?»

«Ti stavamo aspettando per avere o meno la tua conferma» disse Rachel guardandolo speranzosa.

«Perché se dico di no salta tutto? Andiamo Rachel, se voi siete tutti d’accordo chi sono io per scombinarvi i piani? In fondo è una buona idea, mi domando solo come faremo a gestire un Glee Club del genere in quattro» si permise di commentare, alludendo al fatto che per lui e Blaine non sarebbe stato semplice stare assieme per così tanto tempo.

Blaine sembrò l’unico a cogliere il punto. «Kurt, possiamo parlare in privato per favore? Voi iniziate pure con la lezione, arriviamo subito» disse prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori dall’aula. «Avevi ragione» fu la prima cosa che gli disse, lasciandolo spiazzato.

«Riguardo a cosa?»

«Noi» rispose con un sorriso. «Non poteva funzionare. Sei stato tu però a chiedermi di rimanere amici e io lo vorrei tanto. Ho avuto questi mesi di tempo per riflettere, e non prendere questo mio gesto come un tentativo di riavvicinarmi a te perché non è così» lo tranquillizzò dandogli una pacca amichevole sulla spalla. «Ci tengo a quel Glee Club, e so che voi tenete al vostro. L’idea di unirli mi sembra geniale e non voglio che infici sul nostro rapporto. Potremmo dirigerli tutti e quattro, ne sono certo».

«Sei sicuro che non ci sia altro?» lo incalzò dubbioso Kurt.

«Ne sono sicuro» ribadì con fermezza Blaine. «Sai, sono cambiate un po’ di cose nelle ultime settimane. Ti avrei contatto per parlartene ma credevo che non mi volessi più sentire né vedere. Come potevo darti torto visto il modo in cui ho trattato te e Sebastian».

«Blaine, non covo risentimento. Mi dispiaceva solo che ci fossimo lasciati in malo modo. Non avrei neanche saputo come comportarmi se ci fossimo incontrati dopo il matrimonio, visto quello che è successo».

«È stata proprio una bella canzone» ammise Blaine. «Forse avevo giudicato male Sebastian. Sembra davvero innamorato di te… Non credevo che potesse fare una cosa tanto romantica per qualcuno, ma evidentemente mi sbagliavo. Sei felice?»

«Molto» rispose, stavolta con sicurezza. «Però mi manca la nostra amicizia. Credi che possiamo riprovarci?»

«Amici» confermò Blaine tendendogli la mano.

«Amici» ripeté Kurt rasserenandosi. «Cos’è cambiato nelle ultime settimane?» gli chiese poi incuriosito.

Blaine arrossì appena. «Mi sento con una persona».

Kurt stirò le sopracciglia, incurvando le labbra. «Ah! E chi sarebbe..?»

«Lo conosci, a dire il vero».

«Cosa? Sei tornato assieme a Dave?»

«No, no!» lo interruppe subito ridendo. «Io e lui siamo rimasti buoni amici, comunque. Dave fa coppia fissa con Craig da mesi ormai e sono molto felici».

«Sono davvero contento per lui. Allora chi è il ragazzo misterioso?» insistette curioso Kurt.

Blaine si aprì appena la giacca, per fargli vedere la maglietta che indossava sotto.

Kurt lesse la scritta GAP. «Aspetta… Jeremiah!?»

«Lo so, è stato inaspettato».

«Lavora ancora da GAP?!»

«È questa la tua preoccupazione?» rise Blaine. «Si, lavora in un altro negozio, però. Stavo facendo acquisti quando ho sentito questo ragazzo che mi chiamava e… sai com’è. Siamo usciti a prenderci un caffè ricordando i vecchi tempi e una cosa tira l’altra… Ci stiamo ancora frequentando, non c’è niente di ufficiale, ma credo che mi piaccia davvero».

«È… è una notizia bellissima Blaine» gli sorrise sincero Kurt. «Spero che le cose vadano bene tra voi».

«Non ho fatto nessuna serenata imbarazzante sul posto di lavoro, per ora va bene» scherzò Blaine ricordando quell’umiliante dichiarazione d’amore al centro GAP, anni prima.

«Quella fu tremenda, devo proprio dirtelo» concordò divertito Kurt.

«Tu eri felice che fosse andata male» ridacchiò Blaine.

«Oh, da morire» stette al gioco Kurt. «Sono una persona orribile».

«Una volta potremmo uscire tutti assieme, comunque» propose Blaine con nonchalance. «Un’uscita a quattro…»

«Oh, oddio. Non so se è proprio il caso. Sarebbe un tantino imbarazzante, non credi?» balbettò incerto Kurt.

«Forse un pochino. Però sarebbe un bel modo per ricominciare. Sai, una normale uscita tra amici».

«Okay, possiamo provarci» acconsentì Kurt, «ma devo sentire Sebastian. Non devo temere un’altra faida come al matrimonio, vero?»

«Non farò nulla, promesso» disse baciandosi l’indice e il medio da entrambi i lati. «Fammi sapere quando e se Sebastian accetterà. Nel frattempo sarebbe il caso di informarlo su quello che succede qui al McKinley. Pensi che sarà un problema per lui sapere che lavoreremo assieme tutto il giorno?»

Kurt avrebbe voluto rispondere con un secco ‘si’ ma non voleva far credere a Blaine che avesse poca fiducia in lui, ed improvvisò. «No, figurati! Alla fine stiamo lavorando, cosa può esserci di male? Glielo dirò assolutamente».

Le ultime parole famose.

Una volta a casa, Kurt non riuscì a trovare un solo momento per spiegare come stavano le cose a Sebastian. Ogni volta che ci provava, decideva di rimandare ad un momento più opportuno, per paura che potesse avere una reazione esagerata. Sapeva che nasconderglielo poteva rivelarsi mille volte peggio, ma aveva bisogno di un po’ di tempo per fargli accettare la cosa.

Forse iniziare col dirgli di aver parlato di nuovo con Blaine, ed essersi chiariti, poteva essere un inizio. Kurt doveva testare come avrebbe potuto prendere quell’informazione.

«Sai, oggi a scuola è venuto Blaine per discutere con Shuester e Rachel sulle Provinciali» iniziò vago.

Sebastian, stravaccato sul divano, scollò gli occhi dalla tv e si mise sull’attenti. «Ah. Vi siete parlati?»

«Più o meno. Abbiamo parlato di competizioni di Glee Club e cose così» ci girò intorno Kurt avvicinandosi al divano.

Sebastian gli fece cenno di sdraiarsi accanto a lui e Kurt obbedì all’istante, sistemandosi con la schiena contro il petto di Sebastian per farsi abbracciare.

«Si è comportato normalmente?» gli sussurrò all’orecchio, dandogli un rapido bacio sul collo.

«Si, non abbiamo litigato se è questo che vuoi sapere. È stato piuttosto gentile, a dire il vero… La cosa ti da fastidio?»

Sebastian posò il mento sulla spalla di Kurt, corrugando la fronte. «Perché la cosa dovrebbe darmi fastidio?»

«Non lo so… Sapere che ci parliamo ancora magari…»

«Kurt, non posso costringerti a non parlare con qualcuno. Hai il diritto di fare quello che vuoi e quello che ti senti» rispose con naturalezza Sebastian strofinando il naso contro la sua guancia. «Mi sei mancato un sacco oggi. Non ci siamo neanche visti questa mattina; sei scappato di casa».

«Anche tu mi sei mancato» sospirò Kurt beandosi di quell’abbraccio. «Mi piace stare qui accoccolati sul divano, dovremmo farlo più spesso».

«Se ci mettiamo così poi non guardiamo più i film» ghignò malizioso Sebastian intrecciando le gambe con le sue. «Vuoi che ci spostiamo sul letto? Sai, non ti ho visto per tutto il giorno e adesso sei così sexy…»

«Ti offendi se per stasera passo? Sono sfinito, è stata una giornata estenuante» lo smontò subito Kurt.

«Va bene, non preoccuparti. Vuol dire che mi accontenterò delle coccole» sorrise Sebastian accarezzandogli le braccia. «Che avete fatto di bello? Tu e Rachel avete partecipato alle prove con canti e balli? Ricordo quanto potessero essere stressanti».

«No, intendevo stressante a livello psicologico» confessò Kurt a bassa voce. «Sai, ti stavo dicendo di Blaine…» tentò di dirglielo di nuovo, ma le parole gli si smorzarono in gola.

«Te l’ho detto, non è un problema per me. Mi fido di te. Sono un po’ geloso, ma credo che dovrò semplicemente mettermela via»·

«Da quando sei diventato il più maturo tra i due?»

«Sono sempre stato il più maturo tra i due» osservò Sebastian per provocarlo, punzecchiandolo su un fianco per farlo ridere.

«Quindi non ti darebbe fastidio se, per esempio… ci venisse a trovare qualche volta alle prove o cose così, vero?» azzardò di nuovo sempre mantenendosi schivo.

«Kurt, non ho tre anni. Non possiamo affiggere un cartello al McKinley con scritto ‘Vietato l’ingresso a Blaine Anderson o qualsiasi forma di vita che porti quintali di gel’. Né tantomeno posso presentarmi da lui con spada sguainata per dirgli di stare lontano dal mio ragazzo. Non sarebbe da me» lo tranquillizzò Sebastian. «Certo, è ovvio che non faccio i salti di gioia se so che sei con lui, ma me lo concedi vero? Ci sta un po’ di sana gelosia».

«Io sono felice se sei un po’ geloso, vuol dire che ci tieni davvero» ammise Kurt.

«In ogni caso non ci trovo niente di male, quindi smettila di farti paranoie. Cioè, alla fine passa a salutare anche i suoi vecchi amici, è normale. Neanche dovessi starci a contatto tutto il giorno!» esclamò scherzosamente.

Kurt si irrigidì tra le sue braccia. «Già» ridacchiò a sua volta nervoso. Non sapeva esattamente perché rivelarglielo lo spaventasse tanto; forse perché in passato una cosa del genere avrebbe fatto uscire Blaine di testa ed aveva paura che la storia si ripetesse con Sebastian.

Loro fino a quel momento non avevano avuto discussioni particolarmente accese che si erano rivelate irrisolvibili, perché Sebastian sembrava molto più aperto al dialogo e rispettava i suoi spazi; ma per una cosa del genere? La sua reazione era imprevedibile.

Il cellulare di Kurt vibrò sul tavolino di fianco a loro e chiese a Sebastian di passarglielo, grato che avesse interrotto la conversazione. Ma non poteva immaginare che sarebbe stato proprio quel cellulare a rovinare tutto.

«In che senso Blaine vi aiuterà con le Nuove Direzioni?!» chiese Sebastian porgendogli il cellulare. «Scusa, non volevo leggere ma mi è caduto l’occhio e…»

Kurt vide il messaggio di Rachel in cui gli chiedeva se ne avesse già parlato a Sebastian, e si sentì sprofondare. La presa di Sebastian si affievolì e Kurt capì all’istante che per quella sera poteva scordarsi altri abbracci.

«Oh, ehm, si… Stavo cercando di dirtelo» farfugliò agitato.

«Dirmi cosa, esattamente?»

«Le Nuove Direzioni e gli Usignoli diventeranno un unico grande Glee Club e Blaine ci aiuterà nella direzione del coro. L’ho saputo anche io stamattina… Rachel e Shuester lo avevano già deciso ancora prima di consultarmi».

«Perché non volevi dirmelo?» domandò ferito Sebastian. «Pensavi che mi sarei arrabbiato?»

«Una specie…» ammise Kurt a testa bassa mettendosi a sedere sul divano.

Sebastian si sistemò accanto a lui, visibilmente turbato. «Ci sto più male per il fatto che non volessi dirmelo, sinceramente. Tu e Blaine siete solo amici, perché dovrei infastidirmi nel vedervi assieme? Il fatto che ora lavorerete a stretto contatto tutto il giorno non cambia assolutamente nulla. Per me va benissimo, non c’è nessuno problema. È grandioso».

Kurt lo fissò serioso, alzando poi gli occhi al cielo. «Okay, sei arrabbiato».

Sebastian si alzò in piedi iniziando a marciare avanti e indietro di fronte a Kurt. «Sarà al settimo cielo, immagino. Quale migliore occasione di questa».

«Mi rimangio quello che ho detto cinque minuti fa: sei tutt’altro che maturo se reagisci così» borbottò Kurt, accasciandosi all’indietro sul divano. «Qual è il vero problema? Te lo stavo per dire, giuro! Cercavo solo il modo più appropriato per farlo».

«Il problema, Kurt, è che sono insicuro» rispose di getto Sebastian, sorprendendosene lui stesso. «Lasciamo perdere» sbuffò poi dirigendosi verso la camera da letto.

Kurt si alzò di scatto dal divano, seguendolo. «Insicuro? Tu insicuro?» ripeté sconcertato, non riuscendo a contenere una risata di scherno. «Dai, inventane un’altra» ridacchiò scostando la tenda-separé.

Sebastian se ne stava seduto sul letto con un’espressione da funerale. «Ridi pure, ma non c’è niente di divertente» disse offeso. «Credici o meno, ma ho moltissime insicurezze. Prima tra tutte, ho paura di non essere mai abbastanza per te. Continuo a paragonarmi a Blaine ed ho come la sensazione che lui sarà sempre quello con cui paragonerai tutti gli altri, me incluso. Lui era il ritratto della perfezione per te e sapere che passerete così tanto tempo assieme mi fa paura. Mi fido di te, ma i sentimenti sanno essere davvero bastardi quando ci si mettono, perché non si riesce a controllarli».

Kurt si sedette accanto a lui sul letto. «Hai paura che passare del tempo con lui mi farà capire di volere stare ancora assieme a Blaine?»

«Non dirmi che non ci hai pensato anche tu…» bofonchiò Sebastian.

«Neanche per un secondo» lo rasserenò Kurt. «E poi sta già frequentando un tizio. Si chiama Jeremiah, gli andava dietro anche un paio di anni fa… Anzi, è stato proprio Blane a chiedermi di uscire assieme a loro, se ti andava. Ma visto come hai preso la cosa dubito che mi dirai di si».

«Si vede con uno?» fu tutto quello che colse del discorso di Kurt.

«Si, esatto. Quindi puoi smetterla di farti strane idee? Non tornerò mai con Blaine, ma passeremo del tempo assieme e proveremo a coltivare la nostra amicizia».

«Okay…»

«Okay la smetti di essere paranoico o..?»

«Okay, rispetto la tua scelta» sospirò Sebastian. «Però sono tanto geloso» si rimangiò le parole di prima, facendo ridere Kurt che d’istinto lo strinse in un abbraccio, bloccandogli le braccia lungo i fianchi. «Non credere che basti questo per farmela passare. Fosse stato per te non me lo avresti neppure detto e questa cosa me la lego al dito».

«Come sei melodrammatico!» protestò Kurt sciogliendo la presa. «Lo avrei fatto prima o poi».

«Non mi piace quel prima o poi».

Kurt si alzò dal letto, iniziando a spogliarsi per mettersi sotto le coperte. Non aveva voglia di discutere, ma voleva lasciargli il tempo di elaborare la cosa prima di poterne parlare di nuovo. Anche Sebastian lo imitò e si fiondò sotto le lenzuola senza dire un’altra parola.

Kurt ruotò appena la testa verso Sebastian, per vedere se stesse cercando di dormire, ma il suo ragazzo fissava il soffitto con aria pensierosa, per nulla assonnato.

«Buonanotte?» azzardò Kurt, non ricevendo risposta. «Andiamo, Sebastian! Non fare così per piacere… Ti amo?» provò di nuovo a richiamare la sua attenzione, ma lui sembrava irremovibile. Kurt strisciò verso la sua parte di letto, e gli si accoccolò su un fianco, sperando di riuscire a smuoverlo. «Con del sesso ti passerebbe?»

Sebastian si decise a guardarlo negli occhi, ancora avvilito. «No, non mi compri…»

«Okay va bene, ti ascolto. Dimmi chiaro e tondo cos’è che ti fa arrabbiare tanto» accettò a malincuore Kurt.

«Te l’ho già detto. E comunque non sono arrabbiato, sono solo dispiaciuto e anche parecchio preoccupato».

«Preoccupato di cosa!? Potrebbe twerkare nudo davanti a me e non mi smuoverebbe niente, ti è sufficiente?» ci andò pesante Kurt esasperato.

«Si, ora dici così. Passaci insieme tutti i giorni, poi ne riparliamo…»

Kurt con una rapida mossa si mise cavalcioni su di lui, bloccandogli i polsi sopra il cuscino. «Non possiamo litigare solo quando mettiamo Blaine in mezzo ai nostri discorsi. Lui ha fatto parte del mio passato e non posso cancellarlo. Persino tu gli hai sbavato dietro per un anno, potrei sentirmi allo stesso modo nel vederti parlare assieme a lui!»

«Si, ma quando noi parliamo è solo per insultarci» gli fece presente Sebastian.

«Beh, è lo stesso che facevi anche con me e adesso siamo a letto assieme, quindi le mie paure sono fondate» controbatté Kurt.

«Touché».

«Sebastian Smythe, ti amo. Non provo più quel tipo di sentimenti per Blaine. Lui è il mio passato e tu sei il mio presente e il mio futuro» gli disse con chiarezza Kurt.

Sebastian arricciò le labbra, pensieroso. «Futuro?»

«Cos’è, vuoi che ti chieda di sposarmi per provarti che faccio sul serio?» ridacchiò Kurt.

Sebastian non si rispose e si limitò ad alzare un sopracciglio.

«Era un sì quello?» continuò a ridere Kurt, colto alla sprovvista. «Va bene, ci sposiamo. Domani inizio a mandare gli inviti per il matrimonio, a cercare una location e a scegliere l’abito. Che facciamo come bomboniere?»

«Sei un cretino» si aprì finalmente in un sorriso Sebastian. «Solo sentire nominare il matrimonio mi sono venuti i brividi».

«Oh, rifiuti la mia proposta? Pessimo tempismo visto che i prossimi giorni sarò sempre a contatto con Blaine» lo provocò Kurt.

Sebastian si liberò della presa e lo afferrò per la vita per invertire le posizioni, ritrovandosi ad un centimetro dalla sua faccia. «Sai che direi sì».

Kurt lo fissò imbambolato, non aspettandosi una risposta del genere. «Non mi sembra tu abbia detto sì» osservò, il respiro mozzato.

«Beh, stavi scherzando… Stavi scherzando, vero?» chiese per sicurezza Sebastian, appoggiandosi al petto di Kurt. Passò le mani tra i suoi capelli, guardandolo intensamente.

«Si, scherzavo» confermò Kurt, incerto. «Ma…»

«Ma..?»

«Non sarebbe così assurda come idea» concluse Kurt, sentendo il cuore di Sebastian accelerare contro il suo petto. «Certo, non adesso, però… in futuro… io mi vedo con te».

«È un modo per farmi dimenticare la questione di Blaine?» domandò sospettoso Sebastian.

«No, probabilmente ne parlerai per le prossime settimane in ogni caso, dico bene?»

Sebastian lo baciò dolcemente. «Cercherò di tenere la gelosia da parte».

Kurt ricambiò con più passione, attirandolo ancora più vicino a sé, passando le mani lungo la sua schiena.

«Sei sicuro di non averci ripensato?» gli chiese allusivo Sebastian, infilando lentamente la mano sotto la sua canottiera.

Kurt non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso malizioso. «Ah, al diavolo» disse prima di rifiondarsi sulla bocca di Sebastian.

 

*

 

Kurt credeva che lavorare con Blaine potesse rivelarsi una lama a doppio taglio ma, dopo un paio di settimane di prove, si rese conto di essersi preoccupato per nulla soprattutto perché, con la loro direzione, erano riusciti a portare la squadra alla vittoria delle Provinciali. Non erano mai stati così in sintonia come allora; dirigere le Nuove Direzioni era stato solo il primo passo per riallacciare l’amicizia, e qualche volta avevano deciso di uscire assieme al Lima Bean per prendersi un caffè, in memoria dei vecchi tempi. Parlare dei rispettivi ragazzi era sempre strano e talvolta imbarazzante, ma Kurt era felice di poter essere naturale e parlare di tutto senza doversi frenare.

«Riusciremo mai ad organizzare quest’uscita a quattro?» gli chiese per l’ennesima volta Blaine, un pomeriggio che erano seduti al Lima Bean.

«Sebastian accampa sempre una scusa» gli confessò Kurt. «Secondo me si sente ancora a disagio per il modo in cui vi siete lasciati. Ma non voglio forzarlo, sai. Però, se vuoi, delle volte possiamo uscire io, te e Jeremiah».

«E parlare di serenate alla GAP?» rise Blaine.

«Spero non si sia legato al dito il mio commento sui suoi capelli» scherzò Kurt. «Li porta sempre lunghi e ricci?»

«Si. Sono stati proprio quelli a farmi cadere ai suoi piedi di nuovo» stette al gioco Blaine. «Tu cercavi disperatamente di farmelo capire e mi hai confessato i tuoi sentimenti proprio lì» disse indicando un punto del locale. «Ed io non ne avevo idea! Continuavo a pensare a Jeremiah e ai suoi bellissimi riccioli».

«Ed eri riuscito anche a farmi amare San Valentino prima di fare il clamoroso annuncio di fronte agli Usignoli» aggiunse Kurt, scuotendo la testa. «Certi traumi non si dimenticano».

«Come alla festa di Rachel!»

«No, ti prego non parliamo della festa…»

«Intendevo quando ci siamo ubriacati ed ho dovuto baciarla. Quello fu davvero esilarante. Mi ricordo chiaramente te che dicevi di smetterla col bacio» sghignazzò Blaine.

«Vi stavate mangiando la faccia ad un centimetro da me, come avrei potuto reagire? Non ho mai odiato Rachel così tanto».

Blaine gli prese la mano, ancora ridendo. «E ti ricordi quando iniziò a chiamarmi in continuazione? Una volta era un po’ brilla e mi ha fatto un discorso del tipo ‘Avremo dei bellissimi figli euroasiatici!’»

«Quello lo disse anche a me!» rise Kurt, sporgendosi verso di lui per appoggiarsi alla sua spalla. «Non ci è rimasta neanche male quando le hai dato il due di picche. Era convinta di poter comporre meglio dopo aver avuto una storia con un ragazzo gay… Valla a capire».

«Ah, allora è per questo che hanno vinto le Regionali quell’anno! Tutto grazie al mio prezioso bacio ed annesso rifiuto!» scherzò complice, posandogli una mano sulla schiena. «Potremmo sfruttare questa tecnica per battere i Vocal Adrenaline».

«O semplicemente esercitarci di più e non perdere il nostro tempo a riempirci di caffeina qui al Lima Bean» sorrise Kurt.

Erano vicini come non lo erano stati per mesi e Kurt si sentiva stranamente rilassato in sua presenza, e non provava più l’imbarazzo dei primi tempi dopo la loro rottura. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza eppure non sentiva più quell’impulso di baciarlo e dichiarargli il suo amore; era felice di potersi godere la sua amicizia. Certo, agli occhi di chiunque quella scena sarebbe apparsa inequivocabile, ma non c’erano malizia o doppi fini nei gesti di Kurt, ed apparentemente anche per Blaine era così.

«Ma guarda chi si vede!»

La voce di Sebastian li fece allontanare di getto entrambi, lasciandosi la mano.

«Bas!» lo salutò imbarazzato Kurt. Lui sapeva che non stavano facendo nulla di male e Sebastian non aveva alcun motivo per cui preoccuparsi, però i suoi occhi si spostavano inevitabilmente dall’uno all’altro con sospetto.

«Che state facendo?» domandò freddo Sebastian.

«Lavorando» rispose prontamente Blaine, non facendo altro che peggiorare la situazione.

«Già, mi sembrava proprio lavoro» commentò sarcastico Sebastian, facendo dietro front.

«Sebastian, aspetta!» esclamò Kurt nel panico. «Scusami, torno subito» disse poi a Blaine, correndo dietro al suo ragazzo, riuscendo a bloccarlo appena fuori dal Lima Bean. «Dove vai? Perché non ti siedi con noi?»

«Mi stai prendendo in giro?!» alzò la voce Sebastian, sconcertato. «Kurt, che cosa diavolo stavate facendo? E non rispondermi anche tu che stavate lavorando perché le vostre facce erano a pochi centimetri di distanza e stavate tubando come colombe tenendovi per mano!» sbottò.

«Cosa? No! Guarda che stavamo solo ricordando delle cose successe alle superiori! Ridevamo per quello!» si giustificò impacciato Kurt.

«Oh, certo! E c’era bisogno di ridacchiare tenendovi per mano e pronti a saltarvi addosso?»

«Siamo amici, Bas! Te l’ho ripetuto un milione di volte! Lo sapevi che saremmo stati a lavoro assieme e mi hai detto che non ne avresti fatto un dramma!» gli ricordò Kurt.

«E non ne avrei fatto un dramma se vi foste limitati davvero a lavorare! Non dico che non potete più uscire assieme a prendervi un caffè ma porca miseria prova a metterti nei miei panni! Non mi da fastidio che siate venuti qui per una pausa caffè, mi da fastidio che stavate a tanto così» disse mimando con le mani la distanza, «l’uno dall’altro. Se non fossi arrivato cosa sarebbe successo? Blaine ti avrebbe dato un altro bacio e ci saresti cascato di nuovo? Ti sarebbero tornati mille dubbi come nei mesi passati? Poi però la sera vieni a casa e vieni a letto con me, mi sembra giusto» disse tutto d’un fiato Sebastian diventando paonazzo.

«Vuoi abbassare la voce?!» lo supplicò Kurt guardandosi attorno. «Senti, mi dispiace se quello che hai visto ti ha fatto star male, non era mia intenzione!»

«Non era tua intenzione che io vi beccassi. Che altro fate di solito? Assegnate il compito settimanale mentre tu stai seduto sulle gambe di Blaine e ti fai fare i grattini sul collo? Assistete alle prove delle Nuove Direzioni in auditorium assicurandovi di mettervi nella zona più buia della sala per potervi palpeggiare?!»

Kurt strabuzzò gli occhi, allibito. «Non puoi parlare seriamente! Anche Blaine non prova più niente per me e io ti ho dimostrato di amarti un’infinità di volte! Come può qualche stupida chiacchiera tra amici farti reagire così?»

«Perché non erano semplici chiacchiere tra amici! Io non parlo ai miei amici in quel modo, né tantomeno sento il bisogno di toccarli in continuazione» ribatté acido Sebastian.

«E io che credevo che avresti capito… Io e Blaine volevamo tanto uscire assieme a te e Jeremiah ma ho dovuto declinare l’invito per l’ennesima volta perché tu continui a comportarti come un bambino delle elementari» lo bacchettò Kurt. «Possiamo affrontare la questione da adulti ed entrare di nuovo per parlane anche con Blaine? Ti renderai conto di aver preso un granchio».

«Certo, entrare per farmi fare la figura dello stupido geloso con te e Blaine che vi coalizzate, non aspetto altro» replicò con pungente ironia Sebastian. «Senti, torna pure dentro a ricordare i bei vecchi tempi, io me ne torno a casa. Oh, magari prendo le mie cose e vado da qualche altra parte».

«Vaffanculo Sebastian» inveì Kurt, dandogli una pacca sul braccio. «Non dirlo neanche per scherzo. Se per una stupidaggine del genere allora pensi già ad una soluzione così drastica allora-»

«Allora cosa?!»

«Dicevi sempre che quelle con Blaine erano solo delle stupide litigate che sarebbero state facilmente risolvibili se ci fossimo parlati a cuore aperto e poi tu che fai? Ti rifiuti di affrontare una discussione? Tra me e lui non c’è niente!»

In quello Blaine uscì dalla porta, un’aria turbata impressa sul volto. «Sono andato a pagare, offro io oggi» disse a Kurt. «Sebastian».

«Oh che carino, ti offre anche il caffè» lo scimmiottò Sebastian, fulminandolo con lo sguardo. «Scusate se vi ho rovinato la giornata, ma continuate pure, non fate caso a me. Stavo giusto tornando in quella che, in teoria, dovrebbe essere casa nostra ma dicevo a Kurt che forse mi conviene fare i bagagli. A te come è andata? Avevi dovuto sloggiare in giornata o ti ha dato almeno il tempo di organizzarti?»

«Smettila di fare lo stronzo» lo rimproverò Kurt, fregandosene del fatto che anche Blaine stesse assistendo alla discussione.

«È un’abitudine» aggiunse inaspettatamente Blaine. «Non so cosa credi di aver visto ma quello non era niente. Io ho un ragazzo, Sebastian».

«E la cosa non ti ha mai fermato dal mettere le corna al compagno di turno» lo freddò Sebastian con astio. «Non c’è due senza tre, no?»

«Piantala» lo supplicò Kurt.

«Tranquillo, i suoi commenti non mi toccano per niente. Soprattutto non accetto critiche da uno che ha passato la sua vita a demolire gli altri perché era troppo preoccupato a fare un’analisi più approfondita su sé stesso» lo sfidò Blaine. «Potrai pure amare Kurt, ma ciò non toglie che sei una persona meschina e piena di risentimento che farà sempre soffrire chi ha attorno. Kurt merita molto di più».

«Blaine, ti prego, non ti ci mettere anche tu».

«No, lascialo parlare Kurt» riprese Sebastian con calma. «Voglio proprio sentire dove vuole andare a parare. Tu sei l’ultimo che può venire qui a farmi la morale visto che hai tradito una persona splendida come lui e poi non hai fatto altro che piangerti addosso atteggiandoti da vittima. Ho sentito certe voci su di te da alcuni ragazzi che frequentano la Nyada che mi hanno fatto pensare: ‘Cavoli, forse esiste qualcuno con un carattere più orribile del mio!’ Queste persone mi hanno detto che andavi in giro a lamentarti del fatto che Kurt fosse quello popolare alla Nyada e che tu ti sentivi messo da parte. ‘Al McKinley ero io quello strafico e Kurt era soltanto… Kurt’» lo imitò. «Bella considerazione che hai della persona che volevi sposare!»

«Disse quello che ora sta facendo un dramma per una stupidaggine!» lo attaccò Blaine. «Nemmeno tu hai una così grande opinione di lui se pensi che potrebbe davvero tradirti!»

«Io mi fido ciecamente di lui! È di te che non mi fido!» gli urlò contro Sebastian.

Kurt era certo che se avesse avuto un’altra granita sottomano gliel’avrebbe lanciata di nuovo in piena faccia.

«Beh, mio caro, di me non ti devi preoccupare. Kurt ha già fatto la sua scelta da un bel pezzo e se ancora hai dei dubbi vuol dire che non ti fidi poi così tanto».

«Ehm, ragazzi? Io sono ancora qui» sbottò Kurt, lanciando ad entrambi uno sguardo di rimprovero. «Potete per una volta mettere da parte le vostre divergenze ed avere una conversazione matura?»

«È lui che non è ben disposto ad averla!» esclamò Blaine. «Dovrei essere io quello incavolato per il fatto che lui abbia preferito te!»

«Vedi?!» si infervorò di nuovo Sebastian. «Lui non accetta il fatto che tu abbia scelto me. Pensa che tu sia impazzito o cose del genere; perché chi sceglierebbe me? Chi sono io in confronto al grande Blaine Anderson? Non è questo che intendevi forse?»

«La cosa che più mi ferisce, Sebastian, è che tu non mi creda» rispose Kurt. «Forse ho idealizzato la nostra relazione…»

«Cosa vuoi dire?» gli domandò interdetto Sebastian.

«Credevo che le cose tra noi andassero alla grande e poi tu rovini tutto per questa sciocchezza! Pensavo che fossi diverso».

«No, non ti permetto di parlare di questo davanti a lui» lo fermò subito Sebastian. «Te la godi tu, vero? Non aspettavi altro!»

«Si può sapere perché sei diventato così paranoico!? Da quando ti ho detto che Blaine sarebbe venuto a lavorare da noi-»

«Non me lo hai detto, mi è capitato di leggere il messaggio» lo corresse prontamente Sebastian.

«Sia come sia» riprese esasperato Kurt. «Da quel giorno tu hai cambiato completamente atteggiamento. Fingevi che tutto andasse bene e mi chiedevi com’era andata la mia giornata ma ora mi viene da pensare che tu non abbia mai digerito l’idea, e che non ti fidi di me. Usare Blaine è solo una scusa. Tu credi davvero che potrei farti una cosa del genere? Dopo tutto quello che abbiamo passato? Mi credi davvero capace di tradirti?»

Sebastian non rispose e quello per Kurt fu sufficiente.

«Perfetto. Se vuoi rovinare tutto per questo allora avanti, fai pure. Non ti fermerò».

«Kurt, forse dovreste parlarne da soli» azzardò Blaine a bassa voce. «Io è meglio che vada» aggiunse dandogli un rapido bacio sulla guancia.

Sebastian sbarrò gli occhi, fissandoli a bocca aperta. «Ma lo fai apposta?!» trillò isterico. «Forse siete voi quelli che dovrebbero parlare e schiarirsi le idee. Probabilmente qui sono l’unico che sa davvero cosa vuole» disse guardando con sicurezza Kurt. «Ma tu no, non è così?»

Kurt aveva gli occhi inondati di lacrime. Avrebbe voluto urlargli dietro le peggio cattiverie, ma non voleva farlo davanti a Blaine e gli altri clienti del Lima Bean che assistevano alla discussione attraverso il vetro, seduti ai loro tavolini.

«Hai rovinato tutto» singhiozzò furioso.

«Io ho rovinato tutto? Possibile che tu non riesca a capire qual è il problema?!»

«No, non lo capisco!»

«Mi sembra di non averti mai imposto nulla, Kurt. Ti ho sempre lasciato i tuoi spazi, come è giusto che sia, e non mi sarei mai permesso di dirti chi potere o meno frequentare! Sì, non ti ho mai nascosto la mia gelosia, ma sono stato il primo a dirti che per me non ci sarebbe stato alcun problema se fossi voluto uscire con Blaine! Ma permetti che mi dia fastidio vedervi cinguettare a due centimetri di distanza? Lui non è uno qualsiasi! Vi siete quasi sposati! Io ero presente quando Blaine ti ha fatto la proposta e tu hai detto sì! Io l’ho aiutato a far sì che fosse tutto speciale per te! Voi avete vissuto assieme, siete stati l’uno il primo amore dell’altro ed avrete sempre quell’affetto che vi unisce. Come puoi pensare che non mi dia fastidio vedervi di nuovo così vicini?! Se vi avessi visti semplicemente parlare probabilmente mi sarei unito a voi e non saremmo arrivati a questo. Ma quello che ho visto io era molto di più! Forse voi non ve ne rendete nemmeno conto, ma quello non è il modo di parlarsi tra due amici, e non venitemi a dire che sto ingigantendo la cosa perché chiunque al mio posto sarebbe infastidito! No Kurt, lasciami finire» lo interruppe prima che potesse replicare. «La verità è che niente e nessuno potrà essere paragonabile alla vostra storia e per quanto io mi sforzi non sarò mai abbastanza per te. Per mesi, dopo esserci rivisti, ho sopportato i tuoi monologhi su quanto Blaine fosse perfetto e su quanto tu lo amassi ancora nonostante tutto. Tu stesso mi hai detto che avrebbe sempre avuto un posto speciale nel tuo cuore, quindi ti ripeto: come puoi pretendere che vedervi così appiccicati mi lasci indifferente?! Tu prova solo per un momento a metterti nei miei panni. Non hai idea di come ci si possa sentire. Beh, non ho intenzione di stare qui a rendermi ancora più ridicolo».

«Hai detto bene, Sebastian, sei ridicolo» lo assecondò Blaine.

«Ti ho detto che mi dispiace» pianse Kurt. «Non ti bastano neanche delle scuse? Che posso fare più di questo?!»

«Farti un esame di coscienza e chiederti se vuoi davvero stare con me. E non venirmi a dire che me lo hai già ripetuto un milione di volte e che Blaine ora ha un ragazzo, perché non cambia nulla» lo anticipò, mordendosi il labbro inferiore per trattenere a sua volta le lacrime. «Non credo che mi troverai a casa quando tornerai» lo liquidò allontanandosi lungo la via.

Kurt scoppiò in lacrime e Blaine lo abbracciò di istinto, facendogli una carezza sulla schiena.

«Tu lo sapevi» singhiozzò contro la sua spalla.

«Cosa?» mormorò dispiaciuto Blaine continuando ad accarezzarlo per poterlo calmare.

«Che tra noi non poteva funzionare» gemette Kurt, incapace di controllare i singhiozzi. «Non pensavo che potesse reagire così per una tale sciocchezza…»

«Avrà sbagliato i modi ma-»

«Ma cosa?» lo interruppe Kurt liberandosi dell’abbraccio. «Stai dalla sua parte?» domandò incredulo.

«Avrei reagito anche io così» confessò. «Non lo avrei mai ammesso davanti a lui, ma di base aveva ragione. Ci siamo spinti oltre. Tu ed io non ce ne rendiamo conto perché ci conosciamo così bene che ci viene naturale comportarci in un certo modo, ma non dev’essere stato facile per lui vedere che comunque siamo ancora legati».

«Si, ma non nel modo in cui pensa lui» disse Kurt, in realtà per capire se la cosa fosse reciproca o se Sebastian, in fin dei conti, ci aveva preso.

«Oh, anche per me erano dei gesti amichevoli» ci tenne a rassicurarlo Blaine. «Però capisco perché possa aver frainteso. Non avrebbe dovuto ingigantire la cosa fino a tal punto, ma aveva ragione».

«Cosa dovrei fare adesso? Posso ripeterglielo fino allo sfinimento, non mi darà mai retta».

«Lascia che sbollisca la cosa, poi prova a ricontattarlo. Se ti ama veramente tornerà. Le litigate capitano a volte… noi ne sappiamo qualcosa» disse abbozzando un sorriso. «Vedrai che risolverete le cose».

«Tra poco più di un mese io torno a New York, Blaine» gli ricordò Kurt. «Se non riusciamo a chiarire subito, dubito che lui vorrà seguirmi fin lì. Non lascerebbe mai la sua città per qualcosa di cui non è neanche così sicuro».

«Dagli tempo» gli ripeté Blaine fiducioso. «Sono certo che questa sera lo troverai ancora a casa pronto a parlarne civilmente».

«Non lo so, ne dubito…» sospirò Kurt asciugandosi gli occhi.

«Sappi che se hai bisogno di sostegno da un amico io ci sono» rispose Blaine. «Domani tutto questo sarà solo un brutto ricordo e riuscirete a passarci sopra».








N/A

Inserire dramma prima dell'ultimo capitolo? Era necessario per la scena che avevo in mente lol 
Come al solito grazie mille per le recensioni e i messaggi <3
A Lunedì! :P 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***




CAPITOLO 10

 

 

 

 

 

 

Kurt avrebbe tanto voluto che le parole di Blaine si rivelassero realtà, ma quando tornò all’appartamento non vi era più alcuna traccia di Sebastian. Per un’intera settimana provò a chiamarlo e a scrivergli messaggi fino a quando non si accorse di essere stato bloccato.

Kurt aveva compreso il suo errore, ma non poteva pensare che Sebastian ce l’avesse a tal punto con lui da non volerlo più vedere. Sebastian gli aveva dimostrato di amarlo davvero; come poteva mandare tutto all’aria così?

Kurt iniziava a pensare di essere lui il problema e che non sarebbe mai stato capace di viversi una relazione per colpa del suo pessimo carattere. Era riuscito a rovinare ben due relazioni in meno di un anno.

Per più di un mese si chiese se sarebbe mai riuscito a sistemare le cose con Sebastian. Contattarlo sembrava impossibile; solo Blaine sapeva quello che era successo, e con gli altri Kurt fingeva che andasse tutto bene e che stessero ancora assieme. Si sentiva imbarazzato e in colpa per essere stato di nuovo la causa della fine della storia.

«Ancora niente? Sei riuscito a contattarlo in qualche modo?» chiese Blaine un giorno, mentre sistemavano da soli l’aula canto.

«No. Ho provato a chiamarlo con un altro telefono ma non ha risposto. Sono andato a casa sua e, stando a quello che mi ha detto sua madre, non c’era mai. Sono persino andato allo Scandals a cercare il suo amico River pur di poterlo contattare, ma anche lui non lo sente da tanto» gli raccontò avvilito Kurt.

«Cosa pensi di fare?» gli domandò Blaine apprensivo.

«Non ne ho idea. Io tra una settimana sarò a New York e potrei partire senza sapere se mi ama ancora e vuole riprovarci…» sospirò affranto Kurt. «Che c’è? Perché mi guardi così?»

«Lo ami davvero molto…» parve realizzare Blaine all’improvviso. Non sembrava geloso o dispiaciuto per non essere più il centro dei suoi pensieri, quanto piuttosto triste per non essere in grado di aiutarlo a stare meglio.

«Sì, Blaine. Farei di tutto per sistemare le cose» rispose con un filo di voce Kurt, sedendosi su una delle sedie del Glee Club.

Blaine gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, amichevolmente. «Scrivigli».

«Eh, ci ho provato ma-»

«Intendevo un biglietto, una lettera. Se gliela mandi a casa sua dovrà vederla per forza prima o poi» gli suggerì Blaine.

Kurt lo guardò con diffidenza. Gli sembrava una proposta assurda, ma più ci pensava più gli pareva l’unico modo per contattarlo. «Mi sa che è la mia ultima opzione» fu costretto ad ammettere.

Quel pomeriggio Kurt si mise subito all’opera. Accartocciò almeno una ventina di fogli prima di essere soddisfatto con la sua lettera. Le parole gli sembravano sempre troppo banali o superficiali e non poteva sprecare quell’occasione: doveva far capire a Sebastian quanto tenesse realmente a lui.

La sua sicurezza però vacillò all’improvviso nei giorni successivi. Ogni tanto gli ricapitava di prenderla in mano, rileggerla e trovarla dannatamente patetica. Sarebbe stato più probabile che Sebastian gliela lanciasse dietro piuttosto che ritrovarsi a fissarla con occhi sognanti, pronto a ritornare assieme a lui.

La sua partenza per New York era ormai imminente e Kurt abbandonò a poco a poco l’idea di consegnargliela. Se Sebastian avesse davvero voluto che la loro storia continuasse, si sarebbe fatto vivo da un bel pezzo. Evidentemente non teneva a lui quanto gli aveva fatto credere e lo aveva già rimpiazzato con un altro, probabilmente incontrato ad una serata allo Scandals.

Kurt si sentiva uno stupido per aver davvero pensato che potesse funzionare. Vivere con lui gli era sembrato così semplice, ed era come se si fossero sempre appartenuti. C’era quella chimica che per tanto tempo aveva cercato con Blaine, e con Sebastian non aveva neanche mai dovuto sforzarsi. Ogni cosa era venuta naturale e c’era complicità in ogni minimo gesto. Era assurdo pensare a quanto fossero cambiate le cose da un giorno all’altro. Sebastian era sparito dalla sua vita così come vi era entrato e Kurt per un attimo pensò si fosse trattato di un sogno. Era stato tutto così intenso e profondo che si chiese se fosse accaduto davvero.

La mattina della partenza il suo umore era sottoterra. Si sentiva abbattuto, frustrato e depresso. Aveva passato l’ennesima notte insonne e le occhiaie erano ormai evidenti. Bevve due tazze di caffè per non rischiare di crollare durante il tragitto verso il McKinley, ed uscì dal suo amato loft trascinando la valigia carica dei suoi effetti personali. Gli dispiaceva lasciare quel posto perché era stato importante per lui e per Sebastian, ma sentiva che era arrivato il momento di tornare alla Nyada a New York. Ricominciare tutto d’accapo forse lo avrebbe aiutato a lasciarsi alle spalle quella storia, ma sapeva già che non sarebbe stato semplice. Sebastian era stato tutto per lui e perderlo lo aveva fatto diventare estremamente insicuro. Quando si erano incontrati, quella sera allo Scandals, era stato proprio Sebastian e dirgli di non annullarsi per un altro ragazzo, e che c’erano mille altri motivi per essere felici.

Decise che avrebbe seguito il suo consiglio e non si sarebbe fatto abbattere, anche se in quel momento gli pareva impossibile.

Quando varcò la soglia del McKinley fu pervaso da una profonda nostalgia. Non era ancora salito in aereo, ma si sentiva già distante anni luce da Lima.

Nell’aula canto Blaine e Rachel stavano decidendo la scaletta delle Nazionali. Era stato bello assistere alle Provinciali e alle Regionali, e si sentiva in colpa ad abbandonarli proprio ad un passo dalla gara più importante.

Anche Santana era accorsa in loro aiuto e stava scartando alcune canzoni proposte da Rachel, sbarrandole con un segno di pennarello alla lavagna.

Kurt irruppe timidamente nella stanza, sentendosi di troppo. «Ehi» li salutò in un bisbiglio, quasi temesse di disturbarli.

«Ehi, bellezza» lo salutò calorosa Santana. «Che è quella faccia? Trovi orrende anche tu le proposte della Berry?»

Rachel la fulminò con lo sguardo e Kurt scosse la testa.

«Sono venuto a salutarvi. Tra qualche ora ho l’aereo» li informò.

«Credevo che partissi la prossima settimana!» esclamò Santana colta alla sprovvista. «Avremmo potuto organizzare una festa di addio!»

«Non è un vero e proprio addio» la corresse Kurt. «Però promettetemi che verrete a trovarmi qualche volta».

«Anche tu! È un peccato che non resti per le Nazionali!» cinguettò Rachel.

«Fatevi valere, ragazzi. E fatemi sapere subito come è andata!» esclamò entusiasta Kurt, cercando di nascondere il suo malumore.

«Mi mancherai» gli disse Blaine protendendosi per abbracciarlo. «Quando torni però ci conto per un’uscita con Jeremiah!» disse poi al suo orecchio, facendolo ridere.

«Promesso» rispose con dolcezza Kurt, dandogli un bacio sulla guancia. «Magari troverò anche io qualcuno e potremmo fare quella famosa uscita a quattro. È deprimente l’idea di dover andare a New York da solo. Non sarà lo stesso senza di voi».

Santana si rese conto di essersi persa un passaggio e lo guardò interrogativa. «Scusa e Sebastian!?»

«Ci siamo lasciati. Credo» rispose incerto Kurt corrugando la fronte.

«Come ‘credi’?»

«Si, beh, non siamo stati molto chiari. Abbiamo litigato e da allora non ci siamo più sentiti» tagliò corto, troppo giù di morale per poterne parlare.

«E finisce tutto così? Senza un chiarimento?» insistette Santana, decisa a non mollare la presa. «Perché non lo hai richiamato?!»

«Non riesco a contattarlo» fu costretto a rispondere Kurt. «Gli ho scritto una lettera qualche giorno fa ma non ho ancora avuto il coraggio di mandargliela…  Però, in ogni caso, lui non si è fatto più sentire e non mi è venuto a trovare. Evidentemente non vuole più vedermi».

«La prossima volta che lo vedo giuro che gli faccio il culo» sbottò Santana fuori di sé.

«Lascia perdere. È andata così. Vuol dire che non era destino… È stata solo un’avventura» disse frettolosamente Kurt, anche se nel profondo pensava fosse limitante considerarla in quel modo.

«Ma tu lo ami» sentenziò Santana allibita.

«Si» sussurrò Kurt, a testa bassa. «Ecco perché prima me la faccio passare meglio è».

«Perlustrerò ogni bar gay di Lima e lo rintraccerò» continuò con decisione Santana. «Non esiste che ti scarichi così! Se qualcuno ti ferisce se la prenderà con me» si schierò dalla sua parte, senza sapere le dinamiche della loro rottura.

«Grazie per il sostegno, ma non è necessario. Mi passerà» tentò di farla desistere Kurt.

«Vuoi che gli dia io la lettera?» azzardò Blaine, inserendosi timidamente nella conversazione.

«No, tranquillo» rispose a disagio Kurt. Sarebbe stato troppo strano farla consegnare al suo ex fidanzato; il fatto che ora fossero buoni amici non voleva dire che potessero parlare proprio di qualsiasi cosa. Quello era un limite che non doveva essere superato.

«Dov’è la lettera?» chiese Santana strappandogli poco carinamente la tracolla dalla spalla.

Kurt cercò di riprenderla, ma Santana aveva già aperto la borsa alla ricerca del pezzo di carta. Quando trovò la lettera la brandì in alto sopra la testa, vittoriosa, non lasciando a Kurt la possibilità di recuperarla.

«Gliela darò io. Anzi, gliela lancerò in faccia» disse con fermezza, gli occhi che sprizzavano scintille da tutte le parti.

«Lascia stare, non ne vale la pena» tentò invano di fermarla Kurt. Voleva che Sebastian avesse la lettera, ma nel contempo la riteneva una perdita di tempo.

«Ne vale eccome la pena! Giusto perché si renda conto di chi si è fatto scappare, quel cretino» lo insultò Santana. «Tu piuttosto… Sembri fin troppo calmo».

«Non posso fare altro… Tanto crollerò una volta arrivato a New York» ammise più a sé stesso che a loro. Guardò l’orologio appeso in aula canto e si abbandonò ad un sospiro. «È meglio che vada. Dammi un abbraccio» disse a Blaine spalancando le braccia.

Blaine si fiondò su di lui stringendolo forte a sé. «Mi mancherai Scegliere i temi della settimana non sarà lo stesso senza di te. Per non parlare delle nostre uscite al Lima Bean».

«Rachel mi sostituirà, non è così?» sorrise all’amica.

Rachel annuì. «Vieni qui!» squittì sul punto di scoppiare a piangere. «Prima o poi tornerò anche io a New York. Sento che è il mio destino».

«Potresti riprovare alla Nyada» le suggerì Kurt. «Sono certo che Carmen Tibideaux ti darà una seconda possibilità. Il tuo talento è unico, Rachel» la incoraggiò.

Rachel si abbandonò al pianto contro la sua spalla. «Non ci siamo mai lasciati per cinque anni e non posso immaginare come sarà senza di te. Mi mancherai da morire, Kurt».

«Anche tu» disse lui tirando su col naso. «Anche tu, Santana» aggiunse poi in direzione dell’ispanica. «Anche se hai preso la lettera contro la mia volontà».

«Ah, ma smettila! Muori dalla voglia di dargliela» lo contraddisse lei, abbracciandolo. «Guarda che ero seria quando dicevo che non avrò pietà per Sebastian. Nessuno si deve permettere di trattarti male! Solo io posso».

Kurt si ritrovò a sorridere e la strinse ancora più forte a sé. Il primo anno di Glee Club non avrebbe mai creduto che Santana sarebbe diventata una delle sue persone preferite. Era profondamente affezionato a lei e forse non le aveva mai dimostrato fino in fondo quanto significasse per lui. Santana non era una persona semplice, e il suo carattere era molto simile a quello di Sebastian. Erano entrambi impulsivi e schietti e dicevano sempre quello che pensavano senza troppi filtri.

Santana, in particolare, pur dicendo cose giuste, sbagliava sempre il modo. Eppure, nonostante ciò, Kurt aveva imparato ad apprezzare anche questo aspetto del suo carattere, e in quel momento realizzò che gli sarebbe mancata più di tutti. Era sempre stata un’amica leale, battendosi per lui, e non lo avrebbe mai dimenticato.

«Guarda che ti aspetto» le sussurrò all’orecchio, dandole un rapido bacio.

«Naturalmente» sorrise lei. «Sarebbe bello riprendere la nostra tradizione di guardare ‘Cuori senza età’ accoccolati ai cuscini che avevi comprato nel periodo in cui eravamo single. Ti ricordi Bruce ed Amy?»

«Come dimenticarli» ridacchiò Kurt. «Ma io sono ancora single, quindi credo che mi rintanerò sotto il braccio di Bruce».

«Dopo che avrò fatto un bel discorsetto a Sebastian vedrai che tornerà strisciando da te» lo rassicurò Santana, determinata.

Kurt alzò gli occhi al cielo, contenendo una risatina. «Certo…» commentò con sarcasmo, convinto che alla fine nemmeno lei sarebbe riuscita a mettersi in contatto con lui.

«Ciao, Kurt» lo salutò ancora una volta Blaine. «Stammi bene. E grazie».

«Per cosa?» gli chiese lui sorpreso.

Blaine fece spallucce, prendendolo per mano. «Per essermi amico».

Kurt dovette fare appello a tutte le sue forze per non scoppiare a piangere e ricacciò indietro le lacrime aprendosi in un sorriso malinconico. «Sempre».

Dopo un altro giro di abbracci, Kurt si decise ad uscire dall’aula canto. Dette un’ultima rapida occhiata ai corridoi del McKinley e, con un peso in mezzo al petto, abbandonò per la seconda volta il liceo che tanto aveva amato.

 

*

 

Sebastian aveva passato un periodaccio. Da quando era ritornato a casa dopo la litigata con Kurt al Lima Bean non era più stato lo stesso. Passava intere notti a fissare il soffitto chiedendosi quando e se lo avrebbe rivisto.

L’aver deciso di bloccare il suo numero non era stata una scelta semplice; il solo leggere il suo nome sullo schermo lo faceva stare male, e non poteva continuare a piangersi addosso ascoltando le sue banali scuse. Poteva pure non stare con Blaine, ma sembrava non rendersi conto di quanto il suo rapporto con lui fosse ancora solido. Sebastian sentiva di non poter competere con Blaine e che Kurt non lo avrebbe mai amato allo stesso modo.

Si sentiva uno stupido per aver pensato che potesse funzionare. Avevano vissuto mesi splendidi assieme, ma iniziava a pensare che per tutto quel tempo Kurt avesse avuto in mente solo Blaine.

Per un momento gli balenò la folle idea di organizzare un’altra teatrale proposta di matrimonio, pur di riuscire a riconquistarlo, perché continuava a paragonarsi a Blaine. Forse non gli aveva dimostrato a sufficienza il suo amore e Kurt lo aveva cercato di nuovo nel suo ex perché si sentiva trascurato?

C’erano mille domande che gli frullavano per la testa ed ogni giorno che passava lontano da Kurt, queste si accumulavano diventando sempre più assurde e senza una logica.

E se si fosse immaginato tutto? Se veramente Kurt non provava più alcun sentimento per Blaine? No, impossibile. Li aveva visti, ed erano più vicini che mai. Non c’era speranza. Senza contare il fatto che Kurt sarebbe stato furioso con lui se fosse ritornato, implorandolo di rimettersi assieme. Dopo averlo evitato per settimane e non aver risposto a nessuna delle sue chiamate sarebbe stato il minimo. Però doveva tentare.

Quella mattina decise che rimanere rinchiuso in casa aspettando che le cose si risolvessero da sole era solo uno spreco di tempo. Decise quindi di prendere la Jaguar e guidare fino al Liceo McKinley, sperando di beccare Kurt da solo. Non era certo di riuscire ad affrontare lui e Blaine assieme.

Quando varcò incerto l’ingresso dell’aula canto, però, non fu Kurt ad accoglierlo.

«Tu!» sbraitò Santana con gli occhi iniettati di sangue. «Qualcuno mi trattenga perché potrei spaccargli la faccia!» esclamò venendo braccata da Rachel e Blaine, che stavano come al solito decidendo il tema della settimana.

«Dov’è Kurt?» domandò Sebastian facendo un passo indietro.

«Hey Bas! Non c’è» disse Sam, assistendo tranquillamente alla scena seduto al pianoforte.

«Non è qui, faccia da mangusta! È partito per New York!» rispose meno diplomaticamente Santana. «Lo sapresti se non avessi bloccato il suo numero, idiota!»

«Calmati, Santana» cercò di alleggerire la situazione Sam, avvicinandosi a Sebastian. «Come stai, bello?»

Sebastian ignorò la domanda di Sam, ancora scosso dalla dichiarazione di Santana. «Oh… è già partito?»

«Si, pezzo di imbecille» continuò ad insultarlo Santana, furibonda.

Blaine e Rachel mollarono la presa, ma la tennero d’occhio per paura che saltasse alla giugulare di Sebastian.

«Ti dai una calmata ora?» le disse Blaine.

«Non sei a New York col tuo amore?» si permise di ribattere Sebastian, infastidito solo a vederlo.

«Smettila, non è aria» lo zittì Blaine, stanco di battibeccare con lui. «Se sei qui per litigare ti consiglio di voltarti ed andartene. Io non voglio avere discussioni con te, Sebastian. Siamo andati avanti fin troppo a lungo. Kurt se ne è andato pensando che tu non lo amassi più e sta male, davvero male».

«E non lo hai consolato? Insomma, credevo che fosse quello che volevi. Non vedevi l’ora che io e lui litigassimo per poterti di nuovo mettere in mezzo. E se non ricordo male è stato proprio per causa tua se ci siamo lasciati, visto che vi ho colti in flagrante».

«Okay, ho capito. È come parlare con un muro» sbottò Blaine alzando le mani al cielo, girando poi i tacchi per uscire dall’aula canto.

Sebastian si morse il labbro inferiore, serrando gli occhi ed arricciando il naso. «Okay! Va bene!» esclamò a gran voce per impedirgli di uscire. «Mi dispiace!» fu costretto a scusarsi pur di avere le risposte che cercava. «Che ha detto Kurt?»

«Sei davvero stupido Smythe!» inveì di nuovo Santana. «Non so esattamente cosa tu abbia visto e non mi importa quanto gravi siano i vostri problemi… Tu non gli hai lasciato il tempo di spiegarsi e non gli hai neanche dato una possibilità, cosa che invece lui ha fatto con te! Se non fosse stato per Kurt, nessuno ti noi ti avrebbe mai più rivolto la parola e sai cosa penso? Che avessimo ragione sin dal principio! Sei una persona che pensa solo a sé stesso!»

«Audace da parte tua dire questo dopo che ho aiutato te e Brittany!» ribatté ferito nell’orgoglio Sebastian. «Senza contare che la storia tra me e Kurt non è affar tuo e non hai il diritto di metterci bocca! Voglio solo sapere se Kurt ha detto qualcosa e se qualcuno di voi sa come posso mettermi in contatto con lui».

«Forse dovresti iniziare sbloccando il suo numero, stupido!» replicò acida Santana.

«Ora come ora dubito mi risponderebbe….»

«Allora si può sapere cosa diavolo ci fai qui?»

«Santana, smettila di aggredirlo» intervenne Sam in aiuto di Sebastian. «Come se noi tutti non avessimo commesso degli errori. Pure io mi sarei infastidito nel vedere la mia ragazza con un suo ex, se permetti. Scusa, Blaine».

«No, hai ragione» lo assecondò il suo migliore amico. «Sebastian, credo che tu ed io non potremmo mai andare pienamente d’accordo, siamo troppo diversi. Però voglio che tu capisca una cosa: quello che Kurt ed io abbiamo vissuto è stato un sogno, ed è stata per entrambi una storia d’amore meravigliosa-»

«Grazie, erano proprio le parole che volevo sentirmi dire» commentò sarcastico Sebastian.

«Lasciami finire» lo rimproverò Blaine. «È stata una storia speciale e per entrambi ci sarà sempre un piccolo spazio per l’altro nel nostro cuore, ma ti posso assicurare che io e lui non ci amiamo più in quel modo. Ci legherà sempre un profondo affetto e qualcosa di imprescindibile che tu o potrai accettare, o sarà il motivo della tua rottura definitiva con Kurt. Io e lui possiamo ripetertelo altre mille volte, se non vuoi ascoltarci non ci posso fare niente. Se vuoi stare con Kurt dovrai accettare che io farò sempre parte della sua vita. Come amico. Se neanche questo ti sta bene allora non disturbarti nemmeno a contattarlo» disse tutto d’un fiato.

Rachel, Sam e Santana annuirono tutti e tre contemporaneamente, sostenendo il discorso di Blaine.

Sebastian abbassò gli occhi a terra, sentendosi un perfetto idiota. Blaine aveva ragione; non poteva lasciare che la sua gelosia gli impedisse di viversi la storia d’amore più bella che avesse mai avuto. Kurt era l’unico ragazzo che avesse mai amato davvero e perderlo per una tale sciocchezza sarebbe stato stupido.

«Mi dispiace» ripeté questa volta più sincero. «Non volevo reagire in quel modo, ma cerca di capirmi…»

«Ti capisco più di quanto tu creda» lo rassicurò Blaine. «Anche io ho motivo di scusarmi. Sono stato troppo impulsivo e non ho pensato al fatto che Kurt fosse fidanzato e che tu ti saresti potuto infastidire. Ti chiedo scusa. Il mio è stato un comportamento inappropriato e ti prometto che non succederà più».

Sebastian lo guardò allibito, sconvolto dal fatto che gli avesse chiesto scusa. «Grazie…» mormorò. «Ho combinato un casino. A voi Kurt che ha detto?» domandò nuovamente.

Santana li oltrepassò per andare a recuperare la sua borsetta in fondo all’aula canto e ritornò poco dopo sventolando di fronte a sé la lettera. «Ecco, tieni. Voleva mandartela ma pensava che l’avresti gettata, e che non te ne sarebbe fregato niente».

«Cos’è?» domandò confuso Sebastian, prendendola.

«L’ha scritta Kurt. Ho avuto la decenza di non leggerla, anche se la curiosità mi sta uccidendo» confessò Santana, osservandolo con aspettativa.

Sebastian si rigirò la lettera tra le mani, incerto sul da farsi. Aveva paura di leggerla perché temeva che Kurt lo avesse scaricato definitivamente e che gli chiedesse di non rivolgergli mai più la parola, ma la sua curiosità ebbe la meglio e si decise ad aprirla.

Lanciò una rapida occhiata al quartetto e si allontanò verso il piccolo ufficio dell’aula canto riservato agli insegnanti.

«Dove vai?» gracchiò Santana correndogli dietro, venendo imitata dai suoi amici.

Sebastian finse di non sentirla e si accomodò alla scrivania, quasi avesse timore di svenire da un momento all’altro, e si mise a leggerla, con Santana appollaiata dietro di lui per poter spiare ciò che c’era scritto.

 

“Caro Sebastian, so che ultimamente le cose tra noi non sono state semplici, ma non posso
pensare che sia tutto finito. Mi dispiace di averti ferito ed averti fatto dubitare dei miei sentimenti;
non era mia intenzione. Visto che ci stiamo separando, chissà per quanto tempo, ci tenevo che
sapessi quello che provo per te. Io e Blaine non stiamo assieme, e saremo sempre e solo
amici perché il mio cuore ti appartiene ormai da molto tempo. Con te mi sono sentito compreso,
protetto ed amato, e nessuno mi aveva mai fatto sentire così. Con te non avevo bisogno di fingere;
mi hai accettato per quello che sono con i miei pregi e i miei difetti. I miei numerosi difetti. Mi hai reso
felice più di quanto tu creda e mi manchi da impazzire. Mi manca il tuo sorriso, il modo in cui mi
guardi, le tue braccia strette intorno a me che mi fanno sentire nel posto più sicuro del mondo.
Mi mancano le nostre maratone serali su Netflix e persino tu che rientri a casa nostra col cibo
spazzatura che tanto detesto, ma a cui ormai sono abituato. Mi mancano le nostre chiacchiere
prima di andare a dormire e addirittura i nostri battibecchi. Mi manca amarti e sentirti sulla
mia pelle. Ci sei stato per me e non voglio stare con nessuno se non con te, Sebastian.
Il mio Sebastian. Ti amo.

Tuo, Kurt”.

 

Sebastian dovette rileggerla più volte per rendersi conto che fosse tutto vero. Fece di tutto per contenere le lacrime perché non voleva farsi vedere vulnerabile di fronte agli altri, e si portò d’istinto la lettera al cuore.

«Sei uno scemo» interruppe quel momento romantico Santana. «Lui ti scrive così e tu non gli corri dietro?!»

«Cosa faccio?» boccheggiò disorientato Sebastian.

«Ah non lo so, genio!» lo apostrofò ironica Santana, dandogli una pacca sulla schiena. «Secondo te?!»

Sebastian si voltò e la guardò confuso. «Dovrei andare lì?!»

«A New York?» domandò Sam a bocca aperta.

«È follia… Non vale la pena attraversare mezzo mondo per un forse» si permise di commentare Rachel.

«Chiudi il becco, hobbit» la spense Santana, prima di rivolgersi di nuovo a Sebastian. «Lo ami?!»

«Si» rispose lui senza esitazione.

«E allora che diavolo ci fai ancora qui?» lo incalzò quindi Santana, sbarrando gli occhi.

Sebastian cercò lo sguardo di Blaine. Non sapeva nemmeno perché stesse aspettando la sua approvazione, visto che non gliene era mai importato nulla, ma era come se sentisse il bisogno di avere anche da lui la conferma che quella era la scelta giusta da fare e che Kurt lo avrebbe accolto a braccia aperte una volta raggiuntolo a New York.

«Va da lui» disse sorridente Blaine. «Chi l’avrebbe mai detto che ti avrei spinto ad andare da Kurt?» aggiunse poi lasciandosi sfuggire una risata.

«Mi dispiace» si scusò di nuovo Sebastian, alzandosi dalla sedia per potersi avvicinare a Blaine ed avere un confronto diretto con lui.

Blaine fece spallucce, scuotendo la testa. «È tutto okay. Ci ho messo anche del mio…»

«Questo è vero» disse Sebastian alzando il mento altezzoso.

Blaine rise. «Questo è un modo di fare tipico di Kurt» osservò divertito.

«Hai davvero intenzione di andare a New York?!» si intromise di nuovo Rachel. «Sei impazzito?»

«Forse si» fu tutto ciò che riuscì a risponderle Sebastian.

«Vuoi presentarti al suo loft senza nemmeno avvisarlo?! Sai com’è Kurt! Non credo che la prenderà bene» cercò di farlo ragionare Rachel, ma sembrava l’unica a pensarla così.

«Io ti appoggio in pieno» disse Sam con fermezza. «Tu e Kurt siete perfetti assieme e lui ti ama davvero molto. L’ho notato quel giorno alla festa di Rachel… È come guardo io Mercedes… Oddio» realizzò all’improvviso, «sono ancora innamorato di lei».

«Vai a dirglielo allora» ghignò Sebastian.

«Lo faccio se lo fai anche tu» disse Sam tendendogli la mano.

«Andata» gli sorrise Sebastian, stringendogliela.

«Quindi a nessuno interessa il mio parere?» azzardò di nuovo Rachel alzando la voce per farsi notare.

«No, RuPaul» la zittì di nuovo Santana. «Perché sei ancora qui tu?!» sbottò poi in direzione di Sebastian.

Rachel si portò le mani alle tempie, alzando gli occhi al cielo. «Okay, è ufficiale. Siete impazziti tutti» sbuffò rassegnata. «Però una cosa è certa: questo prova che lo ami davvero».

«Come se ci fossero dubbi» replicò Santana.

«Hai dubitato di lui giusto dieci minuti fa!» le fece notare Rachel indignata.

«Oh, andiamo! Stavo solo cercando di dargli una svegliata! Nessuno apprezza mai i miei metodi, ma nel profondo sapete che ho sempre ragione» sentenziò Santana gonfiando il petto.

Sebastian abbozzò un sorriso, prendendo un respiro profondo. «Fatemi gli auguri» disse giusto prima di abbandonare l’ufficio.

«Buona fortuna!» gli urlarono in coro vedendolo sparire oltre l’ingresso dell’aula canto.

 

*

 

Kurt se ne stava seduto sul divano a fare zapping alla televisione. Nessun programma attirava la sua attenzione, ma in realtà non stava nemmeno mettendo a fuoco le immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi. Ormai stava premendo il pulsante per cambiare canale da più di dieci minuti, fissando un punto impreciso nel vuoto.

Le lezioni alla Nyada erano stressanti, ma ciò che non riusciva ad uscirgli dalla testa era Sebastian. Aveva provato a trovare delle distrazioni quando si trovava tra le mura domestiche, ma ogni minima cosa gli ricordava lui. Gli tornò in mente la conversazione che avevano avuto sul trasferirsi a New York e mettere su casa assieme ed era piombato nella tristezza più cupa, ritrovandosi a piangere a letto stretto al cuscino.

Un pomeriggio, Kurt decise che ne aveva semplicemente abbastanza di passare ogni momento lontano da scuola a piangere per una persona che probabilmente non avrebbe mai più rivisto, e decise di fare ciò che lo faceva stare meglio in assoluto: uscire per del sano shopping.

Un’ora più tardi, quando tornò a casa carico di borse e borsette decise che avrebbe indossato i nuovi acquisti per poter sperimentare degli abbinamenti con capi che già possedeva. Per chiunque sarebbe stata una cosa stupida ed inconcludente, ma per Kurt era molto terapeutico.

Indossò un paio di pantaloni neri aderenti e una camicia con una bizzarra fantasia e nastrini eccentrici, sopra la quale abbinò un gilet nuovo e una giacca sfarzosa con dei lustrini sulle spalle. Forse erano scelte ardite, ma aveva solo lo specchio con cui potersi confrontare e non doveva temere il giudizio di nessuno. O almeno, questo era quello che credeva.

Stava sfilando in camera da letto ammirando il nuovo outfit improvvisato, quando qualcuno bussò all’improvviso alla porta. Kurt non avrebbe comunque avuto il tempo di cambiarsi, visti i numerosi strati di vestiti, e corse alla porta, sperando che si trattasse di uno dei vicini -la cui opinione non poteva scalfirlo minimamente.

Quando Kurt aprì la porta, però, fu percorso da un brivido per tutto il corpo e i suoi occhi schizzarono quasi fuori dalle orbite.

«Sebastian!» squittì incredulo, la mano ancora stretta alla porta, incapace di muovere un muscolo. «Cosa ci fai qui?!»

Sebastian non disse nulla. Posò le mani sulle sue guance e lo baciò con decisione, facendolo indietreggiare quanto bastava per richiudersi la porta alle spalle. Per un momento gli sembrò di rivivere la famosa notte allo Scandals.

«Ti amo» biascicò contro le sue labbra. «Ti amo e mi dispiace» disse poi costringendosi a guardarlo negli occhi.

Kurt rimase a fissarlo imbambolato, non avendo avuto il tempo di metabolizzare quello che stava succedendo.

«Hai tutto il diritto di avercela con me, però ti prego ascoltami. Rachel ha pensato che fossi impazzito quando le ho detto che sarei venuto qui, e forse lo sono davvero. Però su una cosa aveva pienamente ragione: non avrebbe avuto senso attraversare mezzo mondo per un ‘forse’. Se ho fatto tutta questa strada è perché sono convinto di quello che sento per te. Non me lo sarei mai perdonato se non fossi riuscito a dirti quello che provo, Kurt. So che forse questo non è il momento migliore e tu probabilmente avresti voglia di tirarmi un pugno in faccia per essere sparito così, ma io voglio stare assieme a te. Non so esattamente cosa mi hai fatto, ma ho perso completamente la testa. Ti penso in continuazione e non posso immaginare una vita senza te al mio fianco. Non ringrazierò mai abbastanza il destino per averci fatti rincontrare. Forse all’inizio non eravamo pronti e non avevamo realizzato quanto fossimo perfetti l’uno per l’altro, ma ora ne ho la certezza. Sei la mia metà e ti amo da impazzire» disse tutto d’un fiato. «Io voglio passare il resto della mia vita con te. Tu sei tutto il mio mondo e… che diavolo ti sei messo?» cambiò discorso accorgendosi del bizzarro abbinamento. «In ogni caso, ora sarebbe carino se dicessi qualcosa. Sai, se mi cacci di casa devo sbrigarmi a trovare un motel per la notte…»

Kurt era ancora scombussolato, ma si ritrovò a sorridere per quell’affermazione. «Lo sai che non ti farei dormire in uno squallido motel».

Sebastian lo guardò speranzoso. «Questo vuol dire che..?»

«Che intanto dormirai sul divano, fino a quando non avrò deciso se perdonarti».

«Cosa?!» esclamò scioccato Sebastian. «Seriamente? Io ti ho aperto il mio cuore e questo è tutto quello che hai da dire?»

«Già. Quando mi sarà passata ti farò sapere se potremmo passare allo step successivo. E si può sapere cosa avresti da ridire sui miei vestiti? Questo abbinamento è pazzesco!»

Sebastian continuava a fissarlo sconcertato e la sua espressione incredula fece scoppiare a ridere Kurt, divertito dal fatto che non avesse colto la sua ironia.

Soltanto in quel momento Sebastian sembrò capire la battuta. «Stavi scherzando?!» trillò rimanendo incantato a bocca aperta, non riuscendo a contenere un sorriso. «Sei pessimo! Credevo che-»

Stavolta fu Kurt a non lasciargli il tempo di parlare. Si alzò in punta dei piedi e buttò le braccia attorno al suo collo, baciandolo come non lo aveva mai baciato prima di allora.

Quella sensazione gli era mancata più di ogni altra cosa al mondo e avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Dopo svariati minuti, fu Sebastian ad allontanarsi per primo, in cerca di conferme.

«Questo vuol dire che posso restare?» tentò.

«È ovvio che puoi restare» rispose dolcemente Kurt. «Non ho fatto altro che pensare a te. E anche se sono ancora molto arrabbiato… credo che… potremmo discuterne… civilmente» continuò tra un bacio e l’altro, incapace di scollarsi da lui.

«O potremmo direttamente passare alla fase successiva» gli propose Sebastian ammiccando.

«Troppo semplice così» lo smontò subito Kurt.

Sebastian accettò passivamente il suo rifiuto, e lo strinse più forte tra le braccia, guardandolo dritto negli occhi. «Entro stasera mi avrai già perdonato».

«Questo dipende da te…» scherzò Kurt. «Seriamente, mi dispiace per quello che è successo. Non ricapiterà mai più».

«E io prometto che cercherò di reagire in modo più maturo, se dovesse succedere» si scusò a sua volta Sebastian. «La tua lettera era molto bella comunque…»

«Oh, Santana te l’ha data davvero allora».

«Mi ha anche urlato dietro un paio di insulti» precisò Sebastian.

«Mi ha detto che lo avrebbe fatto» ridacchiò Kurt. «Dai, vieni, sediamoci qui» lo invitò poi a sistemarsi sul divano.

Si accomodarono l’uno vicino all’altro, rimanendo in silenzio per un paio di minuti, aspettando che l’altro facesse la prima mossa. Kurt sentiva che c’era ancora qualcosa che non andava: Sebastian sembrava distante.

«Che c’è?» gli domandò preoccupato.

Sebastian si sfregò nervosamente le mani sulle gambe, deglutendo rumorosamente. Teneva lo sguardo fisso a terra e il suo petto si gonfiava in maniera innaturale, quasi fosse in preda ad un attacco d’ansia.

«Che hai combinato?» insistette Kurt. «Quel discorso di prima era per addolcirmi perché ora arriva la batosta?»

«No» mormorò Sebastian, con voce tremante.

«Okay, così mi spaventi».

Sebastian inspirò profondamente, infilando la mano in una tasca della giacca e con un rapido movimento si inginocchiò di fronte a lui.

«COSA FAI?!» gracchiò Kurt strabuzzando gli occhi. «Sei impazzito?!»

Sebastian sfilò dalla giacca un piccolo cerchietto di plastica protendendolo di fronte a sé. «Lo so, non è l’anello che speravi. Questo l’ho trovato in un sacchetto di patatine quando ero sull’aereo e mi sono detto: ‘Dev’essere un segno!’ È come se aprire quel sacchetto di patatine mi abbia indicato la cosa giusta da fare. Non mi aspetto una risposta immediata e non dobbiamo sposarci tra un paio di giorni, possiamo aspettare. Questo anello è semplicemente una promessa. Ti prometto di amarti tutti i giorni della mia vita e-»

«Sposarci?!» ripeté scioccato Kurt.

«Si beh, ecco. Non so bene come funzionino queste cose… Dovrei fare una richiesta ufficiale? Tipo: Kurt Hummel, vuoi sposarmi?» farneticò prendendogli le mani.

Kurt lo stava guardando allibito. «È uno scherzo? Ora spunteranno anche gli altri per dirmi che è una candid camera?»

«Kurt» disse con tono rilassato Sebastian, cercando di farlo calmare. «L’avevo immaginata molto più romantica, magari sulla scalinata di Duffy Square, con riuniti tutti i Glee Club della Nazione, un aereo che spargeva petali di rose e un anello decisamente più bello e costoso, ma non potevo aspettare».

Fu solo allora che Kurt realizzò che Sebastian faceva sul serio. La sua iniziale espressione di puro shock si trasformò in un sorriso intenerito. Era chiaro che volesse fare qualcosa che fosse all’altezza della proposta di Blaine.

«Lo so che tu ti saresti aspettato qualcosa in grande, tipo quella di Blaine» confermò infatti un secondo dopo.

«No» lo fermò subito Kurt. «Non metterlo in mezzo a questa storia perché non c’entra niente».

«Si, okay» borbottò Sebastian, «scusami».

Kurt non poteva credere che proprio Sebastian, che tanto ripudiava l’idea di sposarsi, soprattutto così giovani, ora glielo stesse chiedendo con gli occhi appena velati di lacrime e le labbra stirate in un’espressione preoccupata, timorosa di un rifiuto.

«Sono il ragazzo peggiore della storia» si lamentò Sebastian, abbassando l’anello avvilito.

Kurt glielo prese dalle mani e se lo infilò all’anulare, sotto lo sguardo confuso di Sebastian. «Si» disse semplicemente.

«Si, cosa? Sono il ragazzo peggiore della storia? Buono a sapersi» mormorò affranto.

«No, stupido» lo apostrofò Kurt, alzando gli occhi al cielo. «Sì!» esclamò con più decisione lanciandogli un’occhiata eloquente.

Sul viso di Sebastian si aprì un ampio sorriso e i suoi occhi si riempirono di speranza. «Vuoi sposarmi?»

«Si» ripetè di nuovo Kurt protendendosi in avanti per poterlo baciare.

Ancora uniti si alzarono entrambi in piedi, stringendosi l’un l’altro. Il cuore di entrambi batteva all’impazzata e la loro gioia era incontenibile.

«Wow» boccheggiò Sebastian, scostandogli un ciuffo dalla fronte. «Bene, è fatta allora. Tra dieci anni ci sposeremo».

Kurt gli dette una pacca sul petto, fingendosi offeso. «Dieci anni?!»

«Facciamo cinque, dai» continuò a scherzare Sebastian.

Kurt arricciò le labbra, non riuscendo a contenere un sorriso divertito. «Ti amo anche per questo… Cosa facciamo ora?»

«Io un’idea ce l’avrei» lo provocò Sebastian. «Non vedo l’ora ti toglierti questi vestiti» disse con una risatina, osservando con diffidenza i nastrini della camicia.

«Cos’ha che non va? È originale!»

«Fin troppo originale… Ma ti amo anche per questo» ripeté le parole di Kurt, dandogli un altro bacio.

 

*

 

UN MESE DOPO

 

 

«Amore, puoi mettere i bicchieri?» domandò Kurt a Sebastian mentre lui disponeva piatti e posate a tavola.

Quel giorno gli amici di Kurt sarebbero venuti a trovarli dopo una lunga lontananza, ed entrambi erano più agitati che mai. Sebastian non sentiva Blaine e gli altri dal giorno in cui aveva deciso di partire per New York e Kurt si era limitato a fare qualche chiamata a Rachel, Blaine e Santana per informarli sugli ultimi eventi. L’unica cosa che aveva omesso era stata la proposta di Sebastian e non vedeva l’ora di poterne parlare con le sue amiche.

«A che ora hai detto che arrivavano?» chiese Sebastian nervoso. «Devo ancora andarmi a pettinare, non posso accogliergli così!»

«Stai calmo, abbiamo ancora un’ora. Sempre che siano puntuali» cercò di rassicurarlo Kurt, finendo di sistemare la tavola.

«Abbiamo preparato per tutti?» volle assicurarsi Sebastian, mettendosi a contare i piatti. «Io, te, Blaine, Rachel, Santana, Sam, Mercedes, Brittany… chi è che manca?»

«Jeremiah» gli ricordò Kurt.

«Sono proprio curioso di conoscerlo» si sfregò le mani Sebastian.

«Oh, io non lo vedo da secoli. Temo che sarà un po’ imbarazzante all’inizio, ma spero vivamente che non si ricordi di me» scherzò Kurt. «Bene, ora mettiamo un po’ di musica in sottofondo, accendiamo qualche candela profumata e siamo a posto».

«È così gay» commentò Sebastian, facendolo ridere. «Kurt, vengono a cena. Si aspettano di trovare un normale loft di New York, non un cimitero. Niente candele, te ne prego».

«E la musica?»

«Quella che metti tu farebbe prendere sonno a chiunque» confessò Sebastian afferrandolo per i lembi della camicia per poterlo attirare a sé e baciare. «Dici che se tengo questa maglia sono presentabile? Ci tengo a fare bella figura».

«Davanti a Blaine e al suo nuovo ragazzo capellone?» lo stuzzicò Kurt.

«Forse…»

«Sei stupendo, farai un figurone» lo tranquillizzò Kurt.

«Credi che dovremmo dirglielo?» domandò Sebastian in un sussurro.

«Che cosa?»

Sebastian indicò l’anulare di Kurt, ora avvolto da un vero anello luccicante che non aveva nulla a che vedere con quello ritrovato nelle patatine. «Si, insomma… che siamo fidanzati».

«Certo, perché non dovremmo?»

«Non ne hai mai fatto menzione con nessuno per telefono, quindi pensavo che non volessi che si sapesse» borbottò Sebastian distaccato. «Non abbiamo in programma un matrimonio a breve, ma forse potrebbe essere comunque una batosta».

«Per Blaine dici?»

«Non credi che ci rimarrà male?»

«Blaine mi vuole bene, Bas. Sarà contento per noi, così come io lo sono per lui e Jeremiah. La loro storia va alla grande, non avrebbe motivo di essere geloso» tentò di fargli passare le paranoie.

«Ma un fidanzamento è una cosa grossa» osservò Sebastian.

«Vatti a sistemare i capelli e smettila di caricarti di mille preoccupazioni» ridacchiò Kurt scombinandogli i capelli. «Sarà una giornata fantastica e ci divertiremo, okay?»

«Okay» sorrise Sebastian, rilassandosi.

La sua calma però non durò a lungo. Non appena bussarono alla porta, iniziò a marciare avanti e indietro per il soggiorno, lanciando a Kurt occhiate che chiedevano aiuto. Kurt gli fece cenno di inspirare ed espirare, ma Sebastian si nascose dietro la tenda-separè della camera da letto mentre Kurt andava ad aprire la porta.

In men che non si dica fu assalito da tutti i suoi amici, che si fiondarono su di lui per abbracciarlo. Non riusciva quasi a respirare stretto in quella morsa, ma era così bello riavere tutti lì a New York. Sapeva che si sarebbero fermati per qualche giorno, ma solo l’idea che dovessero ripartire lo intristiva.

«Kurt! È così bello rivederti!» squittì Rachel, aggrappata con forza a lui, non lasciando la possibilità ad altri di salutarlo come si deve. «Venire qui mi ha fatto diventare tremendamente nostalgica!»

«Come siamo belli!» esclamò Mercedes, squadrandolo da capo a piedi. «New York ti fa proprio bene!»

«Folletto gay, mi sei mancato più di quanto credessi!» urlò Santana spingendo Rachel di lato per poterlo abbracciare a sua volta. «Non era lo stesso senza di te a Lima, con la tua fastidiosa voce acuta nelle orecchie. Mi mancava sentire parlare di vecchi e case di riposo, e mi mancava vederti arrivare con qualche completo orrendo comprato in un negozio di dubbio gusto».

«Anche tu mi sei mancata, Santana» rise Kurt, alzando gli occhi al cielo, accogliendo poi l’abbraccio di Sam.

«È bello rivederti, Kurt» lo salutò sorridente.

«Vivi in una magione!» esclamò Brittany, non rendendosi conto che era un loft dello stesso stabile in cui aveva vissuto negli anni passati. «Questa casa farebbe invidia a Buckingham Palace! Non ne ho mai vista una così bella».

«Ci sei già stata, amore» le fece mente locale Santana, ma Brittany continuava a guardarsi attorno ammirata.

Kurt si fece largo tra i compagni e vide finalmente Blaine. Fu una piacevole sensazione poterlo guardare negli occhi senza sentire quel fastidioso peso che aveva provato quando aveva scoperto che si frequentava con Dave Karofsky.

«Blaine…» lo salutò timidamente spalancando le braccia per stringerlo a sé. «Mi sei mancato».

«Anche tu, tantissimo» sorrise contro la sua spalla. «Ehm, Kurt. Lui è Jeremiah, sicuro tu lo ricordi. Amore, lui è Kurt, quell’amico di cui ti ho tanto parlato».

Jeremiah era bello come se lo ricordava, ancora con folti capelli ricci e con quegli occhi che avrebbero fatto invidia al più profondo degli oceani.

«Mi ricordo di te!» esclamò gioviale stringendogli la mano. «Avevi detto una cosa sui miei colpi di sole e sul fatto che il mio datore di lavoro avrebbe dovuto capire che ero gay».

Kurt avvampò e desiderò sprofondare. Aveva sperato fino all’ultimo che avesse rimosso quel piccolo particolare, e si sentì un perfetto idiota. «Oh, mi dispiace per quello, io-»

«È tutto okay, tranquillo. È un piacere rivederti e grazie per l’invito. Tu e il tuo ragazzo siete stati davvero gentili a chiedermi di unirmi a voi».

«A proposito, dov’è Sebastian?» domandò Blaine guardandosi attorno.

«È in ansia» gli sussurrò all’orecchio Kurt. «Sebastian! Guarda che sono arrivati!» finse di informarlo anche se aveva sentito benissimo i ragazzi bussare alla porta.

Qualche secondo dopo Sebastian sbucò dalla tenda-separé, sfoggiando un sorriso che rivelava pura angoscia. «Ehi, ragazzi!» esclamò, la voce che tremava appena.

Sam fu il primo a fiondarsi su di lui per abbracciarlo e Sebastian rimase stupito dal suo entusiasmo, ma si ritrovò a stringerlo a sua volta, felice di sapere di essere mancato a qualcuno.

Anche Brittany, Rachel e Mercedes gli corsero incontro per abbracciarlo, mentre Blaine e Santana si avvicinarono a lui lentamente, decidendo come comportarsi.

«Ragazzi…» li salutò impacciato Sebastian tendendo loro la mano.

Santana emise un suono gutturale, facendo roteare gli occhi, e buttò le braccia attorno al collo di Sebastian lasciando tutti spiazzati. «Solo perché ti è tornato un po’ di sale in zucca e rendi il mio amico Kurt felice» giustificò l’abbraccio, anche se nel profondo si vedeva che le faceva piacere rivederlo.

«Cavoli, ho appena realizzato che mi sei mancata» ridacchiò Sebastian, avvolgendola dolcemente tra le sue braccia. «Gli insulti di Kurt non sono nulla in confronto ai tuoi. Sentivo che mi mancava qualcosa» scherzò, sciogliendo l’abbraccio. «Blaine…»

«Ciao Sebastian» lo salutò tendendogli la mano. «Come stai?»

Sebastian gliela strinse. Per loro era meglio limitarsi ad un saluto più formale. «Tutto bene, grazie. Tu?»

«Alla grande. Lui è il mio ragazzo, Jeremiah» li presentò.

«È un piacere conoscerti».

«Finalmente il famoso Sebastian!» esclamò Jeremiah. «Sei tu che davi sempre buca per una cena tutti assieme, vero?»

«Beh, ora abbiamo rimediato» rispose Sebastian indicandogli la tavola imbandita. «Anzi, se volete già accomodarvi…»

«Non è giusto! Oggi siete tutti in coppia, è deprimente!» si lamentò Rachel vedendo le varie coppie sedersi vicine.

«Troverai qualcuno anche tu, Rachel» cercò di risollevarla di morale Sebastian.

«Oh, ma io ho un ragazzo» lo informò Rachel. «Solo che non poteva venire oggi perché ha uno spettacolo nei prossimi giorni, e ha le prove fino a tardi».

«Chi è?!» chiese Kurt, offeso di non essere stato informato.

«Si è rimessa con Jesse St. James» disse Santana con un’espressione schifata. «Avete il diritto di essere infelici insieme per il resto della vostra vita».

«Jesse?!» esclamò stupito Kurt. «Beh, sono contento per te. L’importante è che tu sia felice» l’appoggiò, ignorando il commento acido di Santana.

«Voi come ve la passate qui, invece?» si intromise Mercedes rivolgendosi a Kurt e Sebastian.

I due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata e Kurt nascose d’istinto la mano sinistra sotto il tavolo, cercando prima l’approvazione di Sebastian per poter parlare. Sebastian gli fece un breve cenno col capo e Kurt estrasse di nuovo la mano da sotto la tovaglia alzandola sopra la testa.

Tutti ci misero un po’ a realizzare cosa volesse dirgli ma, quando le ragazze notarono l’anello al dito, si lasciarono sfuggire un grido di eccitazione.

«VI SIETE SPOSATI?!» urlarono in coro Mercedes e Rachel.

«Oh, no no no!» precisò subito Sebastian, arrossendo prepotentemente.

«Siamo fidanzati» le corresse Kurt. «Non abbiamo in programma di sposarci a breve. Intanto ci viviamo la nostra storia passo dopo passo. Vogliamo prima finire gli studi alla Nyada e-»

«Aspetta, studi anche tu alla Nyada?» domandò colpito Sam.

«Si, mi sono iscritto per il prossimo anno. Ho fatto l’audizione ed è andata alla grande» lo informò Sebastian. «In più io e Kurt lavoriamo qualche sera allo Spotlight Diner giusto per guadagnare qualcosa. Questi loft sono più costosi di quanto si pensi».

Kurt alzò lo sguardo verso Blaine, temendo di leggere nei suoi occhi quel tipo di espressione a cui alludeva Sebastian qualche ora prima del loro arrivo, ma invece gli stava sorridendo dolcemente, con gli occhi appena velati di lacrime. Non erano lacrime di tristezza o rimpianto, ma di pura gioia.

«Sono davvero felice per te, Kurt» disse all’improvviso attirando l’attenzione di tutti. «Meriti il meglio. E tu» si rivolse quindi a Sebastian, «vedi di trattare bene il mio migliore amico, intesi?» disse con tono scherzoso.

«Assolutamente» rispose complice Sebastian. «Farei di tutto per lui» aggiunse volgendo lo sguardo a Kurt, stringendogli la mano.

Le ragazze si lasciarono sfuggire un ‘aww’, guardandoli intenerite.

«Come l’hanno presa i vostri genitori?» chiese Rachel.

«Mio padre e Carole sono al settimo cielo! Dovrebbero passare a trovarci la settimana prossima» spiegò loro Kurt. «I genitori di Sebastian sono venuti qualche giorno fa. Non avevamo avuto ancora modo di conoscerci ufficialmente e quindi abbiamo pensato che fosse meglio comunicarglielo di persona…»

«Mia madre l’ha presa bene» si aggiunse Sebastian, «e anche i miei fratelli. Il problema è stato mio padre. Sapete, fa fatica ad accettare la cosa».

«Oh, non vi ha dato la sua benedizione?» domandò priva di tatto Santana.

«A dire il vero si» la corresse Sebastian. «Insomma, come si fa a non innamorarsi di Kurt? Hanno parlato dei migliori matrimoni della storia per ore! Certo, non fa i salti di gioia sapendo che a suo figlio piace il…»

«Sebastian» lo fermò in tempo Kurt.

«Beh, avete capito» riprese lui. «Stavo dicendo. Non fa i salti di gioia sapendo che mi piacciono i ragazzi, ma Kurt l’ha conquistato. Voglio dargli del tempo per metabolizzare appieno la cosa… È troppo orgoglioso per chiedermi scusa, da qualcuno dovrò pur aver preso, ma ho saputo da mamma che hanno in programma di regalarci una luna di miele a Parigi. Forse l’ha presa meglio di quello che pensavo, in effetti».

Kurt gli prese la mano, dandogli un rapido bacio, mentre le ragazze cinguettavano tra loro all’idea di una luna di miele a Parigi.

«Siete una bellissima coppia» interruppe la conversazione Jeremiah alzando un calice per loro. «Proporrei un brindisi! Congratulazioni!»

Tutti gli altri lo imitarono levando i loro calici. «A Kurt e Sebastian!»

«Oh, mamma. Così rendete il tutto ancora più reale» boccheggiò Sebastian, le guance ancora tinte di rosso.

«Ecco, evitiamo l’argomento matrimoni che altrimenti questo scappa di casa domani» la buttò sullo scherzo Kurt, facendoli ridere.

«Dai vi prego, voglio solo sapere come è avvenuta la proposta!» li supplicò Mercedes.

«Sulla scalinata del Duffy Square!» mentì Sebastian. «Avevamo passato una serata romantica in un favoloso ristorante italiano… Poi siamo usciti a Times Square e abbiamo assistito a dei fuochi d’artificio pazzeschi. Tra le luci di New York è riecheggiata ‘Your Song’ ed io mi sono inginocchiato e gli ho chiesto di sposarmi».

Kurt lo guardò con sufficienza, non riuscendo però a contenere un sorriso divertito.

«È così romantico!» esclamarono di nuovo all’unisono Rachel e Mercedes.

«Sono tutte balle» commentò Santana ridendo. «Si vede lontano un miglio che stai mentendo».

«Tu e il tuo terzo occhio messicano» rise a sua volta Kurt. «Mi dispiace, Bas, ti ha beccato. Mai mettersi contro Santana Lopez».

«Oh, lo so bene» ghignò lui, facendole l’occhiolino. «No, a dire il vero gliel’ho chiesto il giorno stesso in cui sono arrivato qui. Eravamo proprio lì davanti al divano e ho tirato fuori dalla tasca un anello di plastica che avevo trovato nelle patatine, facendogli la dichiarazione più patetica della storia».

«Credo di preferire questa versione» rise Santana. «Un anello di plastica preso nelle patatine? Hummel, sei davvero fortunato».

Kurt la guardò sbieco, ma si ritrovò a sorridere quando vide Sebastian divertito.

«Quindi non avete ancora una data?» domandò curiosa Rachel.

«No, potrebbe essere anche l’anno prossimo…» disse Kurt.

«Credevo avessi detto che volevate prima finire gli studi alla Nyada» lo stuzzicò Rachel con sguardo eloquente.

«Si, dicevo così per dire» si corresse Kurt, imbarazzato.

Sebastian gli sorrise ammiccando. «Anche l’anno prossimo, eh? Verrete tutti per la prova degli abiti, vero?»

«Se mi promettete di non accoppiarvi nei camerini come l’ultima volta, allora si» rispose Santana beffarda.

«Ovviamente sarete tutti invitati» proseguì Sebastian, volgendo lo sguardo a Jeremiah. «Anche il professor Shuester ed Emma, naturalmente!»

«A proposito di Shuester» continuò Rachel, «sapete che è diventato Preside del McKinley?»

«Cosa?!» esclamarono in coro Kurt e Sebastian.

«Già. Il McKinley diventerà una scuola d’arte!» squillò entusiasta Rachel. «Si pensava di creare più Glee Club. Le Nuove Direzioni, gli Usignoli, le Note Moleste…»

«È- è meraviglioso» balbettò Kurt. «Perché non ce lo avete detto subito?!»

«Come tu e Sebastian non ci avete detto del fidanzamento» gli fece notare Rachel. «Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo ritrovati tutti qui. Credo che riproverò anche io con la Nyada; New York è sempre stato il mio posto».

«Anche secondo me dovresti» l’assecondò Kurt. «Carmen Tibideaux ti darà di sicuro un’altra opportunità. Sei una su un milione, Rachel, ed ho fiducia in te».

Sebastian lo guardò intenerito, prendendolo di nuovo per mano. «Kurt ha ragione. Sei piena di talento, Berry, e sei destinata a grandi cose».

«Oddio, vivere assieme a Kurt ti ha reso davvero docile» commentò ironica Rachel.

«Lo so, essere buoni fa schifo» replicò in tono altrettanto scherzoso Sebastian. «Mi ha reso una persona migliore» aggiunse dando un bacio sulla guancia a Kurt.

«Allora questo brindisi?» si intromise Blaine, alzando il calice. «A tutti noi e ai nostri sogni».

«Al fidanzamento di Kurt e Sebastian» aggiunse Mercedes, facendo loro l’occhiolino.

«E a me e a te» si aggiunse alla conversazione Sam, avvolgendo Mercedes con un braccio. «Ebbene sì, abbiamo deciso di riprovarci».

«Non siamo gli unici ad avere dei segreti, allora!» esclamò Kurt, sorridendo ampiamente ai due amici. «Sono felicissimo per voi. In fondo l’ho sempre saputo che eravate destinati a stare assieme».

«Volevo aspettare a dirvelo perché oggi siamo qui per celebrare il vostro fidanzamento» si giustificò Mercedes. «Sam, se vuoi prendere esempio» disse poi al suo ragazzo, con tono giocoso.

«Non scherzare, Mercedes. Sam sarebbe capace di chiederti di sposarlo domani, dopo che gli hai detto così» rise Blaine.

«Da noi al Glee era cosa comune. C’erano proposte di matrimonio un giorno sì e l’altro pure» disse Santana a Jeremiah che assisteva confuso alla scena.

«Ah, i vostri compagni e compagne non vi facevano serenate sul posto di lavoro?» sghignazzò Jeremiah.

Blaine si coprì il volto con le mani, arrossendo.

«Oh mio Dio!» trillò Mercedes. «Tu sei quel Jeremiah! Ho realizzato solo ora!»

«Buongiorno» rise Kurt, alzando gli occhi al cielo.

«Ah, è una storia risaputa?» disse Jeremiah stuzzicando Blaine. «Beh, le cose alla fine sono andate bene».

«Proporrei anche un brindisi a Rachel e al suo ritorno alla Nyada!» esclamò Santana, seppellendo per un momento l’ascia di guerra.

«Grazie, Santana. Mi auguro che le cose vadano bene anche per te e Brittany».

«Oh, vanno già alla grande. Brittany sarà una delle ballerine del prossimo tour di Beyoncé ed io mi sono iscritta ad una scuola di ballo» raccontò loro.

«È fantastico ragazze!» esclamò Kurt, euforico. «Cavolo, mi dispiace che Tina, Quinn e gli altri non siano qui oggi per festeggiare con noi…»

«A proposito di Tina» si intromise Brittany, «pare che sia tornata assieme a Mike. Finalmente ha accettato la storia tra Artie e Kitty e non si è fidanzata con l’ennesimo ragazzo gay».

«Grandioso» commentò Kurt non particolarmente interessato.

«Comunque potremmo organizzare altre cene» propose Sebastian. «A volte ci capita di sentirci un po’ soli qui a New York. Potete venire a trovarci quando volete».

«Io verrò qui a New York prima di quanto pensiate» disse Rachel. «Voglio trasferirmi definitivamente qui».

Sebastian corrucciò le labbra, incurvando le sopracciglia. «Quando dici ‘qui’, intendi a New York, non nel nostro loft, vero? Non vorrei sembrare sgarbato ma sarebbe imbarazzante sapere che sei nella stanza accanto e senti tutti i rumori che facciamo in camera da letto».

«Sebastian!» lo richiamò Kurt, dandogli un colpetto sul braccio.

«Che ho detto?!» esclamò lui innocentemente, facendo ridere gli altri.

«Ora ti riconosco» rise Santana. «A noi!» aggiunse invitando gli altri ad alzare di nuovo i calici.

Tutti brindarono e Kurt e Sebastian si alzarono per poter sparecchiare e portare i secondi, lasciando per qualche momento gli altri alle loro chiacchiere.

«Sei più tranquillo ora?» gli chiese Kurt al bancone della cucina.

«Si, decisamente. Non mi hanno ancora lanciato dietro le posate. Penso che sia un progresso» ridacchiò lui, lanciando una rapida occhiata alla tavolata. «Sono contento che Blaine l’abbia presa bene».

«Te lo avevo detto. Non avevi motivo di preoccuparti. È felice per me così come io lo sono per lui» lo rasserenò Kurt, iniziando a riempire i piatti degli amici. «Mi auguro davvero che funzioni tra loro. Dave nel frattempo sta mettendo su casa con Craig. Sono tutti felici».

«Tu lo sei?» gli sorrise in un sussurro, avvicinandosi a lui.

«Come non lo sono mai stato» rispose dolcemente Kurt, sfiorandogli la mano con la punta delle dita. «Quando vanno via te lo dimostro…» aggiunse malizioso.

«E pensare che era iniziato tutto con un’occhiataccia e qualche insulto velato» sogghignò Sebastian. «Ed ora ci sposeremo».

«Gli insulti non erano poi così velati» osservò Kurt. «Ma avevi di sicuro catturato la mia attenzione».

«E tu la mia» disse Sebastian cingendogli i fianchi, dimenticandosi per un attimo degli altri presenti. «Ti amo» mormorò poi colmando la distanza tra loro con un bacio appassionato.

«Ehi! Aspettate almeno che ce ne siamo andati!» li richiamò Santana, seguita dall’applauso degli altri.

Kurt si staccò da Sebastian, rimanendo comunque stretto tra le sue braccia, abbassando la testa completamente rosso in viso. «Ha ragione, rimandiamo a dopo» disse in un sussurro a Sebastian.

Entrambi si accertarono di non essere più al centro dell’attenzione e si guardarono intensamente negli occhi.

«È tutto perfetto» disse Sebastian, scostandogli un ciuffo dalla fronte, guardandolo con occhi colmi d’amore.

Kurt non riuscì a trattenersi e gli dette un altro bacio. «Ti amo» disse volgendo lo sguardo verso i suoi amici.

Blaine alzò gli occhi verso di loro, e sorrise ad entrambi, facendogli un cenno di assenso col capo.

Kurt ricambiò, poggiando la testa sul petto di Sebastian, ricevendo un bacio sul capo.

«Sì, è tutto come dovrebbe essere».

 

 

 

 

 

N/A

 

Ed eccoci arrivati alla fine. Spero tanto che la storia vi sia piaciuta e vi ringrazio per le recensioni e i messaggi che mi avete mandato. Mi hanno fatto molto piacere :’)

Confesso che una piccola parte di me avrebbe voluto continuarla ma, per mancanza di tempo, ho dovuto limitarmi a 10 capitoli. Però non escludo l’idea di scriverne un’altra o addirittura proseguire questa più avanti…

Grazie di nuovo a tutti coloro che l’hanno seguita <3

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