Best Friends - Ensemble contre le monde Vol. 01

di LadyHeather83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Un gatto sul tetto ***
Capitolo 2: *** Il film ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - La malattia del bacio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Incontri serali ***
Capitolo 5: *** Brividi ***
Capitolo 6: *** La chiromante ***
Capitolo 7: *** Ed infine fu passione (1°parte) ***
Capitolo 8: *** Ed infine fu passione (2° parte) ***
Capitolo 9: *** Confessioni ***
Capitolo 10: *** Dettagli ***
Capitolo 11: *** L'ultimo bacio ***
Capitolo 12: *** Buon Natale ***
Capitolo 13: *** Kiss the rain ***
Capitolo 14: *** Laser game ***
Capitolo 15: *** Maschere Cadute ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Un gatto sul tetto ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 1 – Un gatto sul tetto

*

Sapeva che lui e Lady Bug un giorno si sarebbero messi insieme, era solo questione di tempo prima che milady si sarebbe accorta definitivamente di lui.

Ma non era quello il giorno designato.

Per quanto la corteggiasse, per quante attenzioni le potesse riservare anche dopo finita l’ennesima battaglia, lei lo rifiutava sempre con la solita frase “Mi piace un altro ragazzo”.

Ogni volta una pugnalata al cuore.

“Questo tuo masochismo deve finire” Incalzò Plagg divorando in un sol boccone il triangolo di formaggio.

“Un giorno si accorgerà di me, devo solo pazientare” Adrien si lasciò cadere con la schiena all’indietro e con le mani incrociate dietro la testa, sul morbido materasso della sua camera.

“Potresti anche orientarti su altro” Plagg fece cadere di proposito sulla testa del suo padrone la foto di classe che teneva nella mensola sopra il letto.

La osservò sorridendo notando l’espressione felice di Marinette che posava vicino a lui.

“Potrei…un giorno forse” Rimise la foto apposto, tirò su le coperte nere fino alle spalle e spense la luce, una bella dormita e un buon riposo era quello che ci voleva dopo la dura notte.

“Buonanotte Plagg” Ma quel messaggio non arrivò al diretto interessato, in quanto si era già addormentato da qualche minuto.

*

La campanella della scuola suonò insistentemente per qualche secondo, annunciando l’inizio delle lezioni.

Gli studenti ancora assonnati si accingevano ad entrare in classe, sotto l’occhio vigile del preside della scuola, il signor Damocles.

Marinette ad Alya marciavano una accanto all’altra tenendo i libri stretti sul petto, dietro ad altri ragazzi della propria classe.

“Allora cos’hai fatto di bello questo week end?” Chiese Alya curiosa, da quando faceva coppia fissa con Nino, non passavano più molto tempo assieme.

“Ho lavorato ai costumi per la recita di Natale, a proposito, dovrò prendervi anche le misure per adattarli al meglio, sarà una cosa che farò durante il prossimo consiglio di classe” Una bugia, aveva solo messo giù due schizzi in croce, durante il fine settimana aveva combattuto una dura battaglia contro l’akumizzato di turno.

Si accomodarono al proprio posto, dietro ad Adrien e Nino che salutarono amichevolmente le due ragazze.

“Brava, non sei arrossita o inciampata questa volta” La canzonò Alya sottovoce.

Marinette sbuffò e poi si stiracchiò sbadigliando rumorosamente, venendo derisa dall’intera classe.

“Hai fatto le ore piccole Marinette?” Chiese divertito Adrien voltandosi.

“Dai smettetela di prenderla in giro, ha lavorato duramente per i costumi della recita” Alya era sempre pronta a difendere la sua migliore amica.

“Scusate” Disse la mora massaggiandosi il viso visibilmente provato dal poco riposo.

“Spero che il vestito che hai disegnato per me sia pieno di glitter e che sia degno di essere indossato dalla principessa della neve” La rimproverò con tono altezzoso come se avesse a che fare con uno dei suoi maggiordomi, a Chloè non importava che fosse stata sveglia tutta la notte, le importava solo di fare bella figura sul palco e che tutti l’ammirassero e l’applaudissero.

“Vedrai che tra qualche anno farai a gara per accaparrarti l’ultima collezione della nostra amica Marinette” Incalzò Alya in tono di sfida.

“Dai smettetela voi due” Intervenne la mora con i codini, con la sua solita calma che la contraddistingueva dalle altre.

“A proposito, domani dovrò prendervi le misure per iniziare a cucire i costumi” Aggiunse.

“Ti diamo una mano noi” Proposero sia Rose che Juleka.

Marinette ringraziò le sue amiche per l’aiuto.

“Che cos’è tutto questo ciarlare?” Chiese la signorina Bustier entrando in classe “Aprile il libro alla pagina 33” Zittì con una sola frase la classe, iniziando la lezione quotidiana.

*

Quel sabato aveva rifiutato l’invito dei suoi amici ad uscire con loro, erano tutti a coppie e lei sarebbe stata l’unica ad essere da sola, non che questo le importasse, non la facevano mai sentire di troppo in quel gruppo di tutti innamorati.

Qualche volta erano stati raggiunti anche da Adrien, quando riusciva a convincere “gorilla” a trattenersi un paio d’ore in più fuori casa dopo il servizio fotografico.

“Potresti chiedere a Luka” Le disse Alya.

“Lascia perdere amica, non voglio coinvolgerlo ancora, e poi devo finire i bozzetti”. Rispose in tono malinconico.

“Comunque se cambi idea, fammi un fischio, lo sai che puoi venire anche all’ultimo”.

“Lo so, sei una grande amica Alya, la migliore che ho”

Si stava quasi commuovendo, quando venne distratta da Nino che l’avvertiva che la metro stava arrivando.

“Divertitevi ragazzi”.

Ciaoooo” Urlarono tutti i presenti in coro.

Chiuse la conversazione e lasciò il cellulare nel tavolino di vimini posto vicino lo sdraio del terrazzino che dava direttamente nella sua camera.

Prese l’album da disegno e una matita quasi del tutto consumata ed iniziò ad abbozzare degli abiti, doveva sbrigarsi ad idearli, era terribilmente in ritardo, avrebbe poi dovuto cucirli, fare prove su prove per arrivare giusto in tempo per la recita.

“Non ti sembra un po' presto per pensare al Natale?” Chiese osservando il vestito di Babbo Natale che stava disegnando sul corpo di Kim.

Marinette si spaventò ed alzò lo sguardo sentendo quella voce così famigliare.

Appollaiato sopra il tetto c’era lui, Chat Noir.

Cosa ci facesse di preciso, non lo sapeva nemmeno lui, non gli andava di rimanere per l’ennesima volta chiuso da solo nella sua stanza, soprattutto dopo che tutti i suoi amici erano fuori a divertirsi.

Tutti tranne una, che li aveva liquidati nella chat di gruppo, dicendo che doveva lavorare ai bozzetti per la recita scolastica di Natale.

“Ma a Natale mancavano ancora tre mesi”. Avevano protestato le sue amiche.

Lo so, ma il tempo che ho a disposizione è poco, e se li voglio finire in tempo, devo sacrificare qualche uscita con voi” Fu l’ultimo messaggio che aveva lasciato la mora.

“Mi stai forse spiando?” Chiese acida continuando a disegnare.

“Siamo di cattivo umore questa sera, cosa c’è che ti turba?” Chiese scendendo con fare felino per andarsi a sedere vicino a lei.

Lei sbuffò e si scusò per il tono con cui ha posto quella domanda.

“Non ti preoccupare, ti capisco benissimo, anch’io questa sera sono solo, anzi lo sono sempre” Disse con una nota di malinconia.

“Come?” Marinette poggiò l’album e la matita sopra il telefono, pronta a parlare con quel gatto che aveva appena fatto irruzione sulla sua terrazza “Hai litigato con Lady Bug come al solito? Le hai preparato un’altra sorpresa e lei non si è presentata?” Chiese burlandosi di lui, per sviare un po' il discorso.

“No, lei non c’entra, è da una settimana che non la vedo, però non girare sempre il dito nella piaga”

“Scusami, non volevo farti stare male! Ma non vi vedete tutti i giorni?” Chiese curiosa anche se la risposta la sapeva già.

“No, no, e neanche ci sentiamo, se ti interessa saperlo, purtroppo le uniche occasioni che ho di stare con lei, è durante le nostre missioni”.

“Ma saprete chi siete no?” Lo chiese più che altro per sapere cosa pensava veramente sul fatto di tenere nascoste le loro identità.

“Non possiamo svelare le nostre vere identità, se anche per sbaglio dovesse accadere, dovremo rinunciare ai nostri miracolous” Raccontò appollaiandosi sulla ringhiera osservando il meraviglioso cielo stellato sopra Parigi.

“Avrai un sospetto su chi si cela sotto la maschera di Lady Bug”

“Ci ho pensato molto sai?” Le volse uno sguardo sospettoso “…ma non ho nessuna idea su chi sia, so solo che è una ragazza meravigliosa, sicura di se, forte, coraggiosa, generosa…” Iniziò ad elencare una serie di pregi con gli occhi che gli brillavano, degli aggettivi che non avevano niente a che fare con Marinette.

“Sembra fantastica”

“Lo è”

“Non hai mai pensato che dietro a quella maschera, si nasconde una ragazza timida e insicura?”

Chat Noir inarcò un sopracciglio e si grattò la testa “In effetti no”.

“Si fa presto ad essere sicuri di se, quando si indossa un costume e nessuno sa chi sei veramente”.

“Dici? Sembra che tu ne sappia qualcosa!”

Doveva cercare di sviare il discorso in qualche modo per non destare ulteriori sospetti, e comunque l’aveva vista trasformarsi da Multi Mouse a Marinette, le sembrò già quello un ottimo diversivo.

“Beh! Ti ricordi che Lady Bug mi aveva affidato il miracolous de Topo?”

“Ah si è vero!” Esclamò portandosi una mano sul volto.

“Vestendo i panni di super eroe, diventi un’altra persona, nessuno ti conosce realmente per quello che sei, puoi fare tutto in totale libertà, e questo ti dà la possibilità di non sbagliare e di acquisire quella sicurezza che nemmeno tu sapevi di avere”.

“Sei una ragazza insicura?”

“Con chi mi piace si, soprattutto con…” Si fermò appena in tempo.

“Con?” La invitò a continuare.

“Niente, lascia perdere” Scosse la testa.

“So mantenere un segreto sai?”

“Non è questo…non mi va di parlarne, fa ancora male”

“Ahia! Sento puzza di un’altra delusione d’amore”

“A lui piace un’altra ragazza”

“Te lo ha confessato lui?”

“No…non sa nemmeno che mi piace, credo, spero”

Chat Noir sorrise “E allora diglielo, magari avrei una sorpresa, e poi è sempre meglio sapere cosa pensa di te, così da poter agire di conseguenza. Ad esempio, guarda me…” Si tirò su in piedi iniziando a camminare fiero sulla ringhiera.

“Non è che sei un bell’esempio se Lady Bug ti continua a dire di no” Lo prese in giro divertita.

“Però ho avuto il coraggio di dichiararmi” La canzonò.

“Sei sicuro di averglielo chiesto veramente, cioè, non è che pensava che scherzassi? Se io avessi ricevuto svariati no da una persona che mi piace, avrei il morale a terra”

“L’importante è non darlo a vedere, prima o poi si accorgerà di me e quando verrà il giorno, staremo insieme per sempre” Disse fiero tornando accanto a lei con un solo balzo.

“E anche se riuscissi a farla innamorare di te? Cosa succederebbe? Hai pensato nel caso andasse male che ne sarebbe della vostra partnership? Se si hanno dei dissapori si rischia di non lavorare bene. Per non parlare delle vostre identità, a quel punto dovreste svelarle, non sarebbe brutto se ti accorgessi che non è la persona che credevi?”

Chat Noir sbuffò, Marinette aveva perfettamente ragione, tranne per l’ultima domanda.

“No non ci ho pensato” Scosse la testa malinconicamente “…però…è tipo innamorarsi al buio, il non sapere chi potresti incontrare, lo rende ancora più eccitante”.

Mmmm…sarà, io però preferisco che le maschere vengano messe giù subito”

“Sono punti di vista”.

Rimasero in silenzio per qualche minuto ad osservare le stelle ed entrambi notarono delle comete che avevano appena attraversato il cielo.

“Hai espresso un desiderio?” Chiese il gatto nero.

“Si, ma non te lo dico” Marinette aveva chiesto che la notte non finisse mai, stava cominciando a vedere Chat Noir con altri occhi, sentiva che c’era sintonia tra loro, come durante una battaglia, dove ognuno dei due sapeva sempre cosa pensava l’altro.

Era per questo che erano una squadra fantastica.

E non gli dava fastidio il fatto che fosse lì con lei su quel terrazzo, a parlare come due amici.

Pensò che forse non era la persona superficiale che credeva, ma che infondo aveva anche lui un cuore che piangeva ogni volta che Lady Bug lo rifiutava, un po' come succedeva a lei quando vedeva Adrien con Kagami.

Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa.

Non stavano assieme, ma nell’ultimo periodo gli capitava di passare molto tempo insieme, specialmente perché i genitori facevano spesso viaggi assieme.

“Nemmeno io te lo dico”.

“Scommetto che ha a che fare con Lady Bug” Disse assottigliando gli occhi.

“Non te lo dico” Ripetè con fare infantile, prima che venissero interrotti dalla porta principale che si chiudeva, i genitori di lei erano rincasati dalla loro cena romantica.

“E’ meglio che vada prima che tuo padre mi scopra qui, non vorrei andasse a finire come l’ultima volta”.

Lei sorrise divertita ricordando che Tom, lo aveva invitato a pranzare con loro, credendo che i due stessero insieme.

“Vai pure, e grazie per la compagnia, mi ha fatto piacere chiacchierare con te”

“Senti” Le disse voltandosi prima di saltare sul tetto vicino “…ti dispiace se passo a salutarti ogni tanto?” Chiese timidamente facendola arrossire.

“Certo, vieni pure quando vuoi” Lo salutò alzando la mano.

“Tu parla con quel ragazzo, non è bello vivere nel dubbio…e la prossima volta che verrò, mi racconterai com’è andata” Disse prima di vederlo sparire nel comignolo difronte.

*

continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti, e grazie per essere arrivati fino a qua.

Alcune precisazioni e considerazioni personali: questa long è ambientata dopo i fatti accaduti della terza stagione e sarà incentrata principalmente sulla ship Marichat, perché secondo me, se nella quarta o quinta stagione, non accenneranno a questo rapporto di amicizia tra i due, Adrien e Marinette non si metteranno mai assieme, in quanto devono imparare ad amare anche questo aspetto di entrambi.

Ma questa è la mia idea, magari la serie ci sorprenderà in altra maniera.

*

P.s. all’inizio della serie sia LadyBug che Chat Noir dicono più volte che non possono rivelare le loro vere identità, per una questione di sicurezza (però a Nino ed Alya è permesso saperlo!!! Incongruenze ne abbiamo?XD).

 Nella terza stagione dicono invece che non lo possono fare perché dovrebbero rinunciare ai miraculous, ora da dove sia uscita questa cosa non lo so, sta di fatto che ho voluto inserire questo dettaglio anche nella mia long.

 

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Capitolo 2
*** Il film ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 2 – Il film

*

Chat Noir balzò giusto in tempo nel tetto vicino, prima che Sabine aprisse la botola della terrazza, in cerca della figlia, voleva assicurarsi che si trovasse lì, visto che nel letto e in camera non c’era.

“Ciao mamma, siete tornati presto” Le disse facendo finta di disegnare qualcosa.

“Ma se è mezzanotte passata, e tu signorinella dovresti essere già a letto”. La rimproverò amorevolmente.

Mezzanotte? Come mezzanotte? Si era ritrovata a pensare Marinette.

Incredibile come il tempo vola quando si è in ottima compagnia.

“Scusa mamma, non me n’ero proprio accorta, mi metto a letto subito”. Si alzò e raccolse le sue cose, scese lungo la botola cercando di essere il meno goffa possibile,  spense le luci, e a quel punto anche Chat Noir saltò da un tetto all’altro fino a che non avesse raggiunto la finestra della sua camera, che era solito lasciare aperto.

“Chat Noir ha ragione Tikki, mi dovrei finalmente dichiarare ad Adrien, almeno saprò cosa pensa di me” Confessò al piccolo esserino rosso.

“Te lo stanno dicendo anche le tue amiche ormai da un anno, ma tu sembri fare sempre orecchie da mercante” Disse addentando un macaron appena allungato dalla padrona.

“Lo so, ma quando mi trovo davanti a lui, è come se, è come se…sono un’imbranata Tikki, Adrien non mi amerà mai, mi considera solo un’amica” Una lacrima le scese dagli occhi per andare a morire sulle sue labbra.

“Non sei un’imbranata, tu sei Lady Bug, salvi Parigi quasi tutti i giorni” La consolò, ma forse ricordandole che lei era una super eroina, peggiorò solo che la situazione.

“Appunto Tikki, forse è anche per questo che non posso rivelargli i miei veri sentimenti, come faccio? Prima o poi gli dovrò anche dire chi sono, non mi piacerebbe che ci fossero segreti tra noi, non sarebbe giusto, gli dovrei dare la possibilità di accettare questa cosa. Anche perché come potrei giustificare il fatto di sparire durante un’attacco akuma?”

“Per me ti stai facendo un po' troppi problemi” L’esserino rosso sbadigliò acciambellandosi sul cuscino per poi addormentarsi.

“Forse…”

*

Adrien si lasciò cadere nel letto dopo essersi preparato per la notte.

Plagg, devo dirti la verità” Il kwami nero aspettava da tanto tempo quella frase, finalmente si è accorto che Marinette è la ragazza giusta per lui “…sono stato proprio bene stasera, adesso sono curioso di sapere chi è il ragazzo che accennava” Si portò due dita sul mento.

L’esserino nero avrebbe voluto morire in quel momento, oppure sferrargli un cataclisma in faccia, giusto per fargli aprire un po' gli occhi e liberarlo da quei prosciutti che gli impedivano di vedere la realtà.

Dovette fare uno sforzo enorme per pronunciare la frase “Quindi vuol dire che ti sta cominciando a piacere?”

“Ma che dici? E’ solo un’amica” Scoppiò a ridere a quella che secondo lui era un’assurdità “…un’ottima amica” Aggiunse prima che le sue palpebre si chiudessero.

“Ah! Ragazzo mio non hai speranza!” Sussurrò Plagg, prima di seguire Adrien nel mondo dei sogni.

*

Marinette fu svegliata dalle continue notifiche che le stavano arrivando sul cellulare, aveva dimenticato di impostare il gruppo di messaggistica istantanea nella modalità silenzioso.

Tirò fuori dalle lenzuola, una mano di controvoglia in cerca del cellulare lasciato proprio sulla mensola sopra la sua testa.

Più di trenta notifiche attendevano che fossero lette.

Strabuzzò gli occhi quando si accorse che erano le undici passate da qualche minuto.

Non le era mai capitato di dormire fino a tardi la domenica, anzi era solita ad una corsetta mattutina per scaricare la tensione accumulata durante la settimana, ma probabilmente la chiacchierata della sera prima fu molto rilassante e le bastò quella per alzarsi bella e riposata.

Alya: Allora? Oggi cinema? Andiamo a vedere il film su Lady Bug e Chat Noir?

Nino: Certo!

Rose e Juleka in contemporanea: Ci sono anch’io.

Kim: Io vengo da solo, Ondine non sta bene.

Alya: Prendo i biglietti per tutti? Confermatemi l’orario, va bene lo spettacolo delle 17.30? Poi come avevamo detto ieri sera, andiamo da Luigi’s per una pizza?

Adrien: Per il cinema ci sono anch’io, per la pizza vi confermo quando ci vediamo!

A Marinette tremarono le ginocchia appena lesse l’ultimo messaggio, sospirò e scrisse che anche lei sarà presente sia allo spettacolo che alla pizza, era da tanto che non mangiava la famosa pizza italiana di Luigi.

Alya: Alla buon’ora signorina, aspettavamo solo una tua conferma per oggi.

Marinette: Ehi, ho lavorato per voi ieri sera, un po' di rispetto scrisse aggiungendo la faccina che rideva.

Adrien rise sotto i baffi, ma non commentò la sua frase.

Nino: Ci vediamo alla fermata della metro? Così arriviamo tutti assieme.

Adrien: Io purtroppo arriverò direttamente al cinema, se non vi dispiace.

Nino: L’importante è che tu venga, ti aspettiamo lì davanti.

*

Marinette prima di uscire di casa, salì in terrazza scrutando i tetti, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno.

Si portò una mano sopra gli occhi per schermali dal sole.

“Cosa c’è Marinette?” Chiese Tikki sbucando dall’apertura della borsetta.

“Niente…volevo solo assicurarmi che tutto procedesse per il meglio, e che non ci fosse nessun attacco Akuma”.

“Per me stai aspettando Chat Noir!” Disse assottigliando gli occhi.

“Ma che dici Tikki, e poi lo sai che il mio cuore è solo per Adrien”.

“Non mi sembra che Chat Noir ti sia poi così indifferente” Puntualizzò il kwami.

“Lo sai che non è il mio tipo, è egocentrico, sbruffone e vanitoso”

“Però è un’ottima spalla con cui combattere mille avventure, vi intendete subito con uno sguardo e in più sembra essere un ottimo amico”.

“Quello si è vero, ma…”

“Ma…” La invitò a continuare il kwami.

“…niente lasciamo perdere”. Non voleva ammettere che quel lato dolce e tenero del compagno di mille avventure, scoperto per puro caso tempo fa e confermato ieri sera, le stava cominciando a piacere e a cambiare l’opinione che si era fatto su di lui.

*

“Finalmente Adrien, ma dov’eri finito?” Gli chiese Nino andandogli incontro agitando le mani, mentre scendeva dall’auto.

“Scusami amico, abbiamo trovato traffico” Chiuse la portiera e salutò l’autista.

“Dai entriamo, gli altri sono già seduti, il film sta per iniziare” Nino lo tirò per un braccio.

Ovviamente, Marinette ed Adrien non potevano non sedersi vicino, gli unici a non essere accoppiati, erano proprio loro due e Kim.

“Ciao ragazzi” Li salutò bisbigliando, le luci della sala erano già abbassate e i trailer dei prossimi film in uscita, avevano già iniziato ad essere proiettati sul maxi schermo illuminando i loro volti.

Successivamente anche l’attesissimo film, fu riprodotto.

“Chissà se i veri Lady Bug e Chat Noir sono presenti in questa sala” Ipotizzò Alya alzandosi e scrutando le persone che gli venivano a tiro, facendo sprofondare nella poltrona sia Adrien che Marinette, che con i nervi a fior di pelle, continuavano a ingurgitare i pop corn.

“Ma che stai dicendo, staranno salvando Parigi, non hanno sicuramente tempo per venire al cinema di domenica pomeriggio” Puntualizzò Nino sistemandosi con un dito il cappello rosso.

“Forse hai ragione” Si sedette rammaricata incrociando le braccia sotto il seno.

“O magari si staranno baciando sui tetti di Parigi” Nino mosse le labbra per dare un bacio immaginario.

A Marinette e Adrien quasi in simultanea andarono gli snack per traverso, facendoli tossire convulsivamente, al punto che dovettero battersi il petto per buttare giù quel boccone ammorbidito dalla bibita gassata che tenevano nel mancolo della poltrona.

“Ehi, ma la volete piantare voi due” Li zittì Rose che non stava capendo nulla del film per colpa loro.

Shhhhh!” Continuò Juleka.

Era arrivata una scena romantica tra i due protagonisti, dopo una dura battaglia contro Papillon in persona, per festeggiare la vittoria, il personaggio maschile, invitò Lady Bug a casa sua e li oltre a baci e carezze, consumarono un dolce amplesso.

Marinette si portò le mani sulla faccia per non vedere, non poteva immaginare lei e Chat Noir fare quelle cose, al contrario, Adrien ne fu sorpreso, almeno qualcuno era riuscito a dare voce ai suoi pensieri.

Marinette stai bene?” Chiese Alya ridendo credendo che l’amica fosse solo imbarazzata per la scena appena passata.

Devo vomitare subito” Avrebbe voluto dire, invece le uscì solo una scusa patetica “Mi era preso un gran cerchio alla testa, ma sta passando”.

“Vuoi che ti accompagni fuori?” Propose Adrien durante la pausa della fine del primo tempo.

“No no, tranquillo, mi sta passando, davvero” Gli sorrise.

“Pensavo ti fossi imbarazzata per la scena” Rise di gusto la sua migliore amica.

“Ah ah ah, ma no, è solo che non riesco immaginare quei due a letto assieme” Si giustificò.

“Perché no? E’ Lady Bug” Esclamò Adrien con occhi innamorati.

“Ti piace Lady Bug?” Chiese curiosa Marinette.

“A chi non piace Lady Bug?” Fece di rimando il biondo.

“A me piace Volpe Rossa” Rispose Nino ammiccando ad Alya facendola arrossire visibilmente.

*

“Che film stratosferico!” Esordì Rose uscendo dal cinema saltellando.

“Si è stato molto bello, mi sono piaciuti molto Volpe Rossa e Carapace” Ammiccò Alaya verso Nino.

“Carapace è un eroe” Disse battendosi il petto.

“Il mio eroe” Alya lo trasse a se per baciarlo.

“Smettetela con queste smancerie” Incalzò Kim disgustato.

“Sei solo geloso perché Ondine non è potuta venire” Puntualizzò Nino abbracciando ancora più forte Alya.

“Si è presa una brutta influenza” Confessò tristemente.

“E voi due che ne pensate del film?” Chiese Alya rivolgendosi a Marinette ed Adrien assottigliando gli occhi.

“E beh…si un bel film, ma…sappiamo che Lady Bug e Chat Noir non stanno assieme nella realtà. Potevano farlo un po' più realistico”

“Hai ragione Marinette…e poi quel Chat Noir non ha nulla a che vedere con quello vero, per non parlare poi di Lady Bug.”

“Sono d’accordo, totalmente diversi da quelli veri, per non parlare poi che stavano insieme, che assurdità. E poi la tuta nera aderente sta meglio a Chat Noir, quello vero, e non a quell’attore da quattro soldi”.

Aveva fatto un apprezzamento sul gatto nero senza accorgersene, e quando seguì un silenzio generale, si rese conto di aver detto ad alta voce quello che avrebbe dovuto restare tra sé e sé.

“Oh oh…qui qualcuno si è innamorata”

“Ma che dici Kim? Solo perché ho detto che la tuta sta bene a Chat Noir, non vuol dire niente” Marinette arrossì visibilmente.

Non starai mica cambiando bandiera? Devo dirti comunque che Chat Noir non è per niente male da vicino” Le bisbigliò Alya all’orecchio della mora.

Non dire stupidaggini Alya, Chat Noir non mi piacerà mai” Le rispose.

“E comunque quella tuta che indossava l’attrice che interpretava Lady Bug, le faceva il culo grosso, nulla a che vedere con quella vera”

Marinette avrebbe tanto voluto saltargli al collo e ringraziarlo per l’apprezzamento, ma dovette trattenersi visto che l’auto con il suo autista era appena arrivato a prenderlo.

Rimase qualche secondo imbambolata, ripassandosi nella mente le ultime parole di Adrien, che indirettamente erano state rivolte a lei.

Marinette, sbrigati! La pizza ci aspetta” Alya ritornò indietro di qualche metro per recuperare l’amica.

“Alya mi ha fatto un apprezzamento, questo è il giorno più felice della mia vita!” Saltellò.

“Ma che vai farneticando? Certo che ultimamente sei strana forte”.

*

continua

*

Angolo dell’autrice: Grazie mille a tutti per essere ancora una volta arrivati fino a qui, e grazie anche a chi ha lasciato una sua impressione sul primo capitolo, chi ha solo letto, ma ha inserito tra le preferite la storia.

Spero che questo pomeriggio al cinema vi sia piaciuto, nel prossimo Adrien e Marinette si avvicineranno un po' di più…e chissà, che scatti la dichiarazione d’amore?

E non poteva di certo mancare la pizzeria di Luigi, che in ogni film, cartone o rappresentazione che si rispetti, deve essere presente XD

Aspetto le vostre impressioni.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - La malattia del bacio ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 3 – La malattia del bacio

*

Marinette entrò di corsa in classe, la campanella aveva smesso di suonare da qualche secondo.

“Ciao ragazzi” Salutò ansimando andandosi a sedere dietro ad Adrien che la salutò con uno splendido sorriso.

“Nino non c’è?” Gli chiese notando il posto vuoto.

“No, e non mi ha neanche avvertito, ma vedo che manca anche Alya”.

“Alya non sta bene, ho ritardato un po' perché ero al telefono con lei”.

Il cellulare di Adrien vibrò avvertendolo di aver appena ricevuto un sms che lesse.

“Anche Nino sta male, ha la…” Rise sotto i baffi.

“Che cos’ha?”

“La mononucleosi” Disse.

“Mononucleosi? Ma è la malattia del bacio” Esordì la mora ridendo “…se la saranno passati lui ed Alya” Risero sonoramente in contemporanea.

“Che avete da ridere voi due? Vai al tuo posto Marinette” La professoressa era appena entrata in aula e già dovette portare l’ordine e disciplina.

Adrien alzò la mano per prendere la parola.

“Si Adrien?”

“Signorina Bustier, visto che Nino ed Alya non ci sono, Marinette si può sedere vicino a me?” Chiese facendo arrossire la compagna di classe sotto gli occhi di tutti, spiazzandola con quella richiesta.

“Certo, Marinette siediti pure qui davanti” Ordinò indicando il posto ed iniziando a fare l’appello giornaliero.

Si alzò e trascinò lo zaino rosa che aveva appoggiato sul tavolo, volse una fugace occhiata alle sue amiche Rose, Juleka e Milene che la incitarono a sbrigarsi.

Per tutte le sei ore di lezioni, Marinette non staccò gli occhi dal tablet, sapeva che le sarebbe bastata una sola volta incrociare gli occhi smeraldo di lui, per entrare in tranche e non seguire più le spiegazioni.

*

“Ti va di venire ad un mio servizio fotografico oggi?” Le chiese chiudendo l’armadietto.

Il cuore di Marinette mancò un battito, gli stava dando un appuntamento, lui, il ragazzo della sua vita che finalmente gli stava chiedendo di uscire, un sogno che si avvera.

“Ehm...si, si certo!” Si limitò a balbettare imbarazzata.

“Sarà meno noioso se ci sarai tu!” Le sorrise sghembo.

“Passo prima da Alya a darle gli appunti e poi vengo”.

“Sta attenta che non ti attacchi l’influenza”.

“Ho guanti e mascherina, e mi terrò a debita distanza”.

“Ci vediamo dopo Marinette” La salutò raggiungendo di corsa il suo autista parcheggiato come di consueto fuori dall’istituto.

La ragazza lo salutò con la mano alzata, non pronunciò nessuna frase perché ancora paralizzata.

*

“Ti ha invitato ad uscire?” Chiese Alya sorpresa urlando dalla gioia, ma si dovette ricomporre subito, perché un giramento di testa, l’aveva costretta a sdraiarsi sul divano di pelle.

“Non proprio…mi ha dato appuntamento sul suo set fotografico” Spiegò rimanendo a debita distanza, aveva paura che la sua amica potesse attaccarle qualcosa, e poi che sarebbe successo? Chi avrebbe protetto Parigi?

Era solo quella la sua preoccupazione?

Certo che no, temeva di beccarsi qualcosa e di non poter tornare a scuola per qualche giorno e non vedere il suo Adrien.

“Che equivale per lui ad un appuntamento” Puntualizzò tossendo.

“Insomma ti sei presa anche te la mononucleosi” Rise sotto i baffi divertita.

Alya fece una smorfia alquanto irritata “Tutta colpa di Nino”.

“Colpa di tutti e due, non vi staccate mai” Disse acida, ma con un tono di invidia, anche lei avrebbe voluto tanto qualcuno al suo fianco da baciare in continuazione.

“Chissà…anche tu, magari oggi…”

Marinette strabuzzò gli occhi, non poteva credere a quello che aveva appena sentito.

“Ma che dici? A lui piace un’altra ragazza, e non verrà di certo a baciare me”.

“Ma non ha invitato un’altra ragazza oggi, ha invitato te”

“Si, ma solo perché sono sua amica” Spiegò tristemente abbassando uno sguardo.

Sono amici e poi…uno dice un noi…e tutto cambia già” Canticchiò tossendo.

“Ti sei visto per l’ennesima volta La bella e la bestia?”

“Lo sai che è il mio cartone animato preferito e poi sono costretta a letto, devo pur impiegare il tempo in qualche modo” Sogghignò.

“Comunque non mi aspetto nulla da questo appuntamento, farò l’ennesima figuraccia, balbetterò e cadrò mille volte”.

“Sii sicura di te, come farebbe Lady Bug” Disse entusiasta.

“Lady Bug?” Fece di rimando.

“Esatto”

“Ma io non sono Lady Bug” Piagnucolò mentendo “…quando lo guardo negli occhi, mi sembra di entrare in un’altra dimensione, mi sembra di galleggiare in aria e non capisco più niente, è come se fosse la mia droga”.

“E tu non guardarlo negli occhi” Consigliò “…se è questo che ti destabilizza, concentrati su un’altra parte del corpo, oppure non lo so, guarda un albero, fai finta che non stai parlando con lui”.

“Giusto, sarò forte, sarò coraggiosa, sarò Lady Bug!” Si alzò in piedi facendosi un discorso motivazionale.

“Brava, così mi piaci”

“Ti abbraccerei Alya, ma…”

“Meglio di no, non vorrei poi tu attaccassi qualcosa ad Adrien” Assottigliò gli occhi cambiando il tono della voce.

“Uh! Devo andare, è tardi, mi starà aspettando”.

“Corri Lady Bug!” Ammiccò la sua migliore amica “…stasera mi racconterai tutto”.

“Ti voglio bene” Le mandò un bacio con la mano.

*

“Sono qui Marinette” Adrien agitò una mano in aria per richiamare l’attenzione dell’amica appena la scorse salire la scalinata di marmo.

“Scusa il ritardo, Alya non mi mollava più”.

“Tranquilla, ancora qualche scatto ed ho finito, a dire il vero prima del previsto.” Si grattò la testa.

“Adrien, vi siete riposato abbastanza? Possiamo continuare?” Chiese con accento francese il fotografo.

“Arrivo” Esclamò rivolgendosi all’uomo che stava sistemando le luci “Vai pure a sederti lì, ci vediamo tra un po'” Sussurrò all’orecchio della giovane indicando la sedia da regista vicino al camper, parcheggiato qualche metro più in là e che portava il suo nome A. Agreste.

Marinette obbedì, aveva il cuore che batteva all’impazzata, non le era mai capitato di assistere ad un servizio fotografico.

E comunque era bello da qualsiasi inquadratura, in qualsiasi posa e con qualsiasi cosa cucita addosso.

Lo osservava attentamente e si immaginò lui vestito da Chat Noir.

Chat Noir? Perché la sua mente le aveva giocato un gesto simile? Forse per la posa fiera che stava sfoggiando in quel momento? O forse perché da quando aveva fatto capolino sulla sua terrazza, qualche sera fa, non riusciva più a toglierselo dalla mente?

Era da qualche giorno che non si vedevano, nessun cattivo akumizzato terrorizzava Parigi, una pace quasi surreale.

Marinette?” La richiamò Adrien comparso davanti a lei.

Sbattè le palpebre velocemente un paio di volte e scosse il capo per ritornare alla realtà.

“Stai bene? Sei un po' pallida” Le disse prendendola in giro.

“Si scusami, ero sopra pensiero” Si giustificò balbettando e gesticolando nervosamente con le mani.

Sii Lady Bug le vennero in mente le parole della sua migliore amica.

“Facciamo un giro? Ho ancora un’oretta scarsa, prima che la mia guardia del corpo mi venga a prendere”.

*

Si addentarono al parco poco distante e si sedettero su una panchina sotto un salice piangente.

I lunghi rami che ricadevano, ondeggiavano ritmicamente mossi dal vento leggermente freddo, che costrinse Marinette a chiudersi di più nel giubbetto di jeans.

“Hai freddo?” Le chiese.

“Solo un brivido” Gli sorrise.

“Se vuoi cerchiamo un posto più soleggiato”.

“Va benissimo dove siamo” Disse iniziando a muore i piedi su e giù come una bambina impaziente appoggiando i palmi delle mani sulla seduta di legno.

“Scusami, non te l’ho nemmeno chiesto prima, come sta Alya?”. Chiese portandosi una mano sulla fronte.

“L’ho vista parecchio a terra, ma è una ragazza forte, si riprenderà presto”.

“Ne sono sicuro, mi mancano i suoi interventi sul Lady Blog” Rise, anche se in realtà avrebbe voluto dire che, gli mancavano vedere video di lui che combatteva al fianco di Lady Bug.

“Tornerà presto non preoccuparti”.

“Incredibile come un bacio possa causare tutto questo” Sospirò portando la testa all’indietro per sentire il vento leggero scompigliargli i capelli d’oro.

“Già…” Marinette si portò tristemente due mani sulle guance rosee.

“Tu hai mai baciato qualcuno?” Le chiese sfacciatamente facendola diventare di mille colori.

E ora che avrebbe risposto? Si certo che aveva baciato qualcuno e sembrava in maniera anche appassionata, ma non se lo ricordava proprio.

“No” Le uscì fuori mentendo.

“Avrei detto il contrario” Quella frase la costrinse a guardarlo.

“Perché?”

“Beh! Sai…pensavo che tra te e Luka…”

“Hai pensato male, Luka…” Le fece male quel ricordo dopo la lunga battaglia, quando aveva lasciato proprio tra le sue braccia, Kagami “…mi ha aiutato a superare un momento difficile, ma non lo amo” Disse ricacciando dentro gli occhi le lacrime.

“E tu invece?” Le chiese assottigliando gli occhi e cercando di sviare il discorso.

“Nemmeno io” Le confessò senza esitare, e queste sue parole fecero tirare un sospiro di sollievo a Marinette.

“Non ci credo! Tu, un modello famoso, uno dei ragazzi più ambiti, non hai mai baciato nessuno? Avrai la fila di ragazze che ci provano con te”.

“Deve essere speciale e con una ragazza speciale, non per il gusto di provarci”.

“Sono sicura che il mio non sarà niente di tutto questo, accadrà solo per la mia goffaggine”.

Ma che fai??? Sii forte! Sii Lady Bug ancora una volta le parole di Alya le martellavano la mente.

“Beh! Le cose nate per caso sono le migliori e sono quelle che ricorderemo per sempre”.

“E tu? Come te lo immagini il tuo primo bacio?” Chiese sorniona.

“Sui tetti di Parigi, davanti la Tour Eiffel”.

“Sul tetto? Che strano posto hai scelto…il più sarebbe arrivarci” Rise sotto i baffi.

“Con un po' d’ingegno, tutto si può fare. Basta volerlo”.

“E come la convincerai a salire sul tetto con te?” Chiese curiosa ridendo.

Adrien si alzò di scatto “Lei sarà già li, io mi avvicinerò e poi farà tutto l’atmosfera, sarà tutto perfetto”. Imitò la camminata sopra dei sassi cercando di non cadere, una cosa che gli ricordò molto quel gatto nero che l’infastidiva spesso e volentieri, quando anche lei era trasformata in Lady Bug.

Marinette stava per dire qualcosa, quando al biondo arrivò una notifica sul cellulare.

“Uffa…devo andare, la mia guardia del corpo mi sta aspettando” Disse riponendo sulla tasca dei pantaloni il cellulare “…vuoi che ti diamo un passaggio, si sta facendo buio” Chiese amichevolmente.

“Non ti preoccupare qua dietro c’è la metro, vai prima di prenderti una sgridata da tuo padre”.

“A domani Marinette” Le stampò un dolce bacio sulla guancia prima di andarsene.

“A domani”

Marinette iniziò a sentire i suoi occhi gonfiarsi ed essere percorsi da delle lacrime, appoggiò i gomiti sulla staccionata che delimitava il sentiero ed esternò i suoi sentimenti.

Nemmeno oggi aveva avuto l’occasione di Adrien quello che provava per lui.

“Avrai altre occasioni Marinette” La consolò Tikki porgendole un fazzoletto di carta.

“Non lo so Tikki, non so se potrò mai”.

*

Grazie per lo splendido pomeriggio passato insieme. Adrien

*

continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti e grazie ancora una volta per essere arrivati fino a qua, in questo capitolo abbiamo parlato di baci, e magari nei prossimi capitoli ne troveremo uno o due, vi lascio con il dubbio.

Mi sembrava doveroso ritagliare un po' di spazio anche ai due protagonisti senza la maschera, perché secondo me, se nella quarta stagione vorranno mostrarci una maturazione dei personaggi, oltre ad un avvicinamento tra Marinette e il personaggio di Chat Noir, ci dovrà essere un avvicinamento tra Marinette ed Adrien.

Intanto aspetto come sempre le vostre impressioni.

A presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Incontri serali ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 4 – Incontri serali

*

Era quasi metà ottobre, ma l’autunno sembrava regalare ancora qualche giornata calda.

Molti parigini giravano per le strade della capitale, indossando abiti puramente estivi, che venivamo puntualmente coperti dopo le ore 16.00, oppure se il cielo si annuvolava e il sole scompariva.

Strana stagione.

Marinette attraversò il parco dopo scuola per dirigersi a casa.

Quel pomeriggio aveva molti compiti da fare e studiare, anche se era venerdì, sarebbe stato meglio mettersi alla pari subito, in modo da avere il sabato e domenica libero, e dedicarsi alla sua vita da adolescente.

Anche se sapeva che non sarebbe andata da nessuna parte, metà della sua classe e di conseguenza i suoi amici più stretti, avevano contratto la mononucleosi.

Chiedere ad Adrien di uscire era totalmente fuori discussione, probabilmente suo padre non lo avrebbe permesso, e poi se lo avrebbe considerato un appuntamento, lo avrebbe accettato?

Chiederlo a Chloè, sarebbe stato come darsi la zappa sui piedi da sola.

Ripiegare su Max? Anche no, avrebbero giocato tutta la sera con l’ultimo videogioco inventato da lui, non che le fosse dispiaciuto, ma non era dell’umore adatto.

Meglio ripiegare su dei progettini lasciati in sospeso, aveva ancora molti carta modelli a cui dare una forma concreta.

Probabilmente avrebbe passato l’intera giornata di sabato nel grande magazzino dedicato alle stoffe, pizzi, merletti, bottoni e perline, a cercare quelle più adatte alla realizzazione degli abiti e gioielli.

Passò davanti ad un nuovo cartellone pubblicitario che ritraeva Adrien, con un nuovo capo disegnato da padre “Ah com’è bello” sospirò, facendo comparire nei suoi occhi dei cuoricini rosa.

“Dici a me?” Chiese una voce dietro di lei facendole strabuzzare gli occhi, riconoscendola, destandola da quel sogno.

“V-veramente al vestito, si dicevo al vestito” Balbettò imbarazzata.

“Non è uno dei miei preferiti, il modello di punta verrà rivelato tra qualche settimana” Confessò Adrien calciando lontano un sasso.

“Capisco…me lo farai v-vedere?” Chiese sorridendo “In foto si intende” Aggiunse.

“Certamente, anche dal vivo se vuoi, anzi sai che facciamo? Chiederò a mio padre se ti posso portare alla sua casa di moda” Le sorrise sghembo.

Ahhhh! D-dici sul serio?” Chiese meravigliata saltandogli al collo baciandolo sulla guancia.

Un gesto che mise in imbarazzo il giovane facendolo arrossire, e comunque sempre meno di Marinette che si scusò subito per la figuraccia che aveva appena fatto.

“Si, e credo che un giorno ti prenderà a lavorare con lui, metterò una buona parola, se mi concederà un appuntamento”.

Marinette rise di gusto “Vuoi forse farmi credere che per parlare con tuo padre hai bisogno di prendere un appuntamento?”

“Si” Si rabbuiò “…è sempre impegnato, e anche per dirgli che ho vinto una stupida gara di scherma, devo aspettare” Gli mostrò la medaglia d’oro che portava al collo.

“Sei stato grande Adrien” L’abbracciò d’istinto, scusandosi ancora per essergli saltata al collo pochi secondi prima.

“Tranquilla, tranquilla. Sono contento che almeno tu l’apprezzi”

“Ma a proposito, mi stavi seguendo?” Chiese assottigliando gli occhi.

“Ah ah, no no, stavo passando di qua e ti ho vista, ho fermato la macchina solo per salutarti” Spiegò mettendo le mani avanti “…e forse è meglio che vada, ci vediamo lunedì” La salutò con la mano.

“Ciao Adrien, e congratulazioni ancora per la vittoria”.

*

Marinette diede un’ultima occhiata alla chat di gruppo, per vedere se ci fossero delle novità, ma tutto taceva.

I suoi compagni erano si, in via di guarigione dall’epidemia di mononucleosi, ma meglio che rimanessero a casa un altro po' di giorni, in via precauzionale, lunedì sarebbero rientrati tutti.

Marinette, vedo che non hai ancora baciato nessuno” La schernì Chloè prendendola in giro con aria superiore, quella mattina a scuola.

La classe era stata decimata e gli unici presenti alle lezioni quotidiane erano lei, Adrien, Chloè, Alix e Max.

“La stessa cosa vale anche per te! Persino Sabrina è assente, questo vuol dire che ha una vita più interessante della tua” Incalzò la mora.

“Io non mi metto a baciare chi capita” Cinguettò portando il mento in alto la bionda.

“Ma lo sapete che la mononucleosi non si trasmette solo baciando?” Affermò Max, il secchione, aggiustandosi gli occhiali da vista.

“Sta zitto” Lo rimproverarono le ragazze.

*

Aprì la botola della sua camera per uscire, avrebbe finito di disegnare sotto il cielo ricoperto di stelle, magari avrebbe avuto l’ispirazione giusta per l’abito della recita natalizia di Adrien, mancava solo il suo all’appello.

Avrebbe recitato la parte del mago, quindi qualcosa sullo stile “Merlino”, sarebbe stato azzeccato, ma non doveva essere il solito outfit dozzinale che si può tranquillamente trovare appeso sulle arelle dei grandi magazzini, doveva essere speciale, unico.

Quatto quatto, e senza fare rumore, il gatto nero scese dietro le sue spalle, e solo il movimento dell’aria, fece voltare di scatto la ragazza, che fu colta di sorpresa.

Ahhhh” Urlò Marinette cascando dallo sdraio “Tu sei matto, un giorno di questi mi farai venire un infarto!” Gli sbraitò abbassando la voce.

Marinette tutto apposto?” Chiese Sabine dalla cucina avendo sentito urlare la figlia.

“Si mamma, mi sono schiacciata un dito, ma sto bene”.

“Dimmi se ti serve del ghiaccio”

“Mi è già passato”

“Va bene”

“Scusami” Disse Chat Noir facendo spallucce.

“Comunque sono contenta che sei ritornato, non mi andava di stare sola stasera”.

“In realtà non pensavo di trovarti, ti facevo a divertirti come ogni ragazza della tua età”

Macchè…sono tutti ammalati” Rispose alzandosi e scrollandosi di dosso delle foglie secche, cadute dalle piante che teneva sul terrazzino.

“Davvero?” Chiese sorpreso.

“Mononucleosi”

“Anche quel ragazzo di cui mi avevi parlato la volta scorsa? A proposito com’è andata a finire?” Ammiccò.

“Tu sei un gatto troppo curioso, non credo che ti rivelerò mai il suo nome o se è un ragazzo della mia scuola” Gli disse puntandogli il dito sul viso “…e comunque se vuoi saperlo, non gli ho ancora detto nulla”.

“Dovresti, non puoi rimanere col dubbio se anche lui prova qualcosa per te oppure no”.

“Lo so, lo so, ma non ci riesco, non ho ancora trovato il momento adatto”.

“Sei sicura che non vuoi dirmi chi è? Magari lo conosco e posso mettere una buona parola”.

Marinette si appollaiò sulla ringhiera, guardando il manifesto pubblicitario di Adrien, che si ergeva imponente nel palazzo difronte.

“Preferisco cavarmele con le mie forze” Disse rivolgendo lo sguardo sui suoi occhi verdi, anche se mascherati dal travestimento, non potè fare altro che notare quanto fossero belli, cosa che le risultava difficile quando lei era trasformata in Lady Bug, troppo impegnata a combattere.

“Come lei desidera” Le fece un inchino, e di tutta risposta ricevette una riverenza con un enorme sorriso.

“Ma ti ringrazio”

“Per cosa?”

“Per rispettare i miei sentimenti e non insistere tanto su questa storia”

“Ti sto solo dando dei consigli, per quanto io ne possa sapere di queste cose”.

Marinette aveva tantissime domande e tantissime curiosità, le sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più su quel ragazzo, che all’apparenza sembra triste e solitario, in cerca di compagnia, in cerca di qualcuno che lo possa comprendere.

Qualsiasi domanda sul suo conto personale, non avrebbero di certo trovato risposta, lui e Lady Bug sapevano benissimo quali sarebbero state le conseguenze: rinunciare al Miraculous.

Anche se Chat Noir una volta le disse che lo avrebbe fatto, se questo avrebbe significato stare con lei, non gli sarebbe importato ne di Parigi, ne di Papillon, avrebbe avuto l’amore della sua lady, e questo gli sarebbe bastato.

“Comunque lo sai che a me puoi dire tutto, sono bravo a mantenere un segreto” Ammiccò sorridendo passandosi una mano sui capelli biondi “…oltre che ad essere affascinante, si intende”.

Marinette sorrise, se fosse nei panni di Lady Bug, sicuramente quell’aria di superiorità, l’avrebbe indispettita.

“Sbruffone”. Lo schernì.

“Senti, ti va di fare un giro?” Le chiese tendendole la mano, come fece la prima volta, quando le ha raccontato della sorpresa che fece a Lady Bug su un tetto di un palazzo poco distante.

“Fammi prendere una giacca” Gli disse scomparendo dentro la botola, per poi ricomparire qualche attimo dopo con il capo indossato.

Chat Noir la prese in braccio, e lei gli gettò le mani dietro il collo tenendosi stretta.

S’inebriò del suo profumo, un’essenza molto famigliare che non ricordava però dove l’aveva già sentita e una scossa le percorse la spina dorsale.

Chiuse gli occhi, non per la paura, ma per godersi appieno quel momento magico.

Mentre balzava da un tetto all’altro con leggiadria, si chiedeva dove la stesse conducendo e perché avesse scelto proprio lei come amica e confidente.

Che cosa avesse di così speciale, nemmeno lei lo sapeva.

“Siamo arrivati” Disse aiutandola a sistemarsi.

Marinette aprì gli occhi, erano sopra il tetto di un palazzo difronte la Tour Eiffel illuminata ed addobbata da rose rosse, fu estasiata da quell’immagine.

“Wow” Riuscì solo a pronunciare.

Aveva notato gli operai quel giorno lavorare sulla struttura, ma non aveva fatto caso a cosa stessero davvero facendo.

“Se non ti va di parlare, godiamoci almeno lo spettacolo” Disse accomodandosi ed invitando l’amica a fare lo stesso.

Spettac…” Non finì la parola che venne interrotta dall’inizio di uno spettacolo pirotecnico.

I botti proiettavano i loro colori sul volto dei giovani, facendo materializzare un sorriso sul volto di Marinette, non si aspettava di passare un sabato sera in compagnia, figuriamoci addirittura ad assistere ad uno show di fuochi d’artificio in un posto di privilegio.

Si pentì di non aver chiesto ad Adrien di farle compagnia quella sera, sarebbe stato davvero romantico guardarli insieme a lui, e chissà, forse sarebbe stato il momento giusto per confessare il suo amore che prova per lui.

Peccato, un’altra occasione persa.

Un alito di vento si posò sul collo facendola rabbrividire e Chat Noir, accorgendosene, la tirò più vicino a se, cingendole la schiena con il braccio.

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, ed ancora quel profumo si fece strada tra le sue narici.

Provò a guardarlo meglio per cogliere in lui, qualche tratto famigliare, qualcosa che potesse azionare un campanellino nella sua testa.

Niente, solo il buio più totale.

“Tutto bene?” Nemmeno il timbro della sua voce sembrava riconoscere in qualcuno.

“Si, è stato solo un brivido”

“Il tuo cavaliere è qui per questo, se non ti proteggo io, chi lo fa?” Le sorrise sghembo.

“Nessuno” Sussurrò abbassando gli occhi, sperando che quell’affermazione non arrivasse all’udito sopraffino del gatto.

“Io non sono nessuno”. La sua voce era calda e sensuale “…ti proteggerò finché il mio cuore batterà, te lo prometto”.

Marinette alzò il volto d’istinto e vi trovò il suo ad attenderla, si perse nelle iridi verdi e ancora un brivido le percorse la schiena, non di freddo, una sensazione strana che le fece torcere le budella.

Sentiva il bisogno di assaggiare subito quelle labbra rosee, non sapeva perché, ma il suo cuore le diceva che era la cosa giusta da fare in quel momento.

Si avvicinarono così tanto, da poter sentire i loro respiri sui volti, quando vennero interrotti da delle urla.

Ahhhhh un mostro, scappiamo!”

“Mi spiace Marinette, ma il dovere mi chiama”. Le disse con l’amaro in bocca.

“Va a salvare Parigi” Le ordinò.

“Prima porto in salvo te” E senza chiederle il permesso, la prese in braccio e la portò sul terrazzo di casa sua, adagiandola con delicatezza sul pianerottolo.

Le stampò un dolce bacio sulla guancia, avvicinandosi molto alle sue labbra.

“A presto allora” Le disse svolazzando leggiadro da un tetto all’altro.

Era incredibile come Marinette fosse un’altra persona con lui in quelle vesti, riusciva a parlare normalmente senza balbettare e a finire una frase di senso compiuto.

Si toccò la guancia con due dita, che portò subito alle labbra, come a voler catturare quel bacio e non lasciarlo solo lì, come se non avesse significato niente.

Tikki uscì dalla sua borsetta “Non stai dimenticando qualcosa?” Le chiese facendole ricordare che Chat Noi e Parigi hanno bisogno anche dell’altra super eroina.

“Ah si giusto…ehm…Tikki trasformami”.

*

continua

*

Angolo dell’autrice: Grazie ancora per essere arrivati alla fine del capitolo, dove entriamo nel vivo della ship Marichat.

Sembra che Marinette, inizi a provare qualcosa per quel gattino 😊 voi che dite?

Come sempre vi aspetto nel prossimo capitolo, e visto che più di qualcuno me lo ha chiesto, questa storia sarà il prologo per un’altra long che sto scrivendo, dove i protagonisti avranno qualche anno in più.

A presto.

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Capitolo 5
*** Brividi ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 5 – Brividi

*

Miraculous Lady Bug” Urlò l’eroina dopo aver salvato l’ennesima volta Parigi dall’akumizzato di turno.

“Ben fatto” Esclamarono all’unisono i due eroi colpendo i pugni, come erano soliti fare.

Era il loro modo per congratularsi l’uno con l’altro.

Questa volta era toccato ad un giovane ragazzo, che si era appena dichiarato alla sua lei porgendole una scatolina rossa di velluto, che al suo interno custodiva un anello,  segno del suo amore per lei.

“Stai bene?” Gli chiese Chat Noir porgendogli l’oggetto aiutandolo ad alzarsi.

“Credo di sì, cos’è successo?” Chiese in preda alla solita amnesia che scaturita dalla magia nera di Papillon, tenendosi la testa che doleva leggermente.

“Sei stato akumizzato, ma ci abbiamo pensato noi a liberarti” Spiegò Lady Bug toccandosi un orecchino che l’avvertiva dell’imminente trasformazione.

Nadine…perché?” Sospirò il giovane.

“Cosa?” Gli chiese l’eroina dal vestito rosso a poi neri.

“Ho chiesto alla mia fidanzata di sposarmi, ma mi ha detto di no, che ama un altro” Rispose con le lacrime agli occhi “…stasera ci dovevamo vedere per parlare, credevo fosse l’occasione giusta per dichiarami, ma lei invece voleva lasciarmi”.

Anche l’anello di Chat Noir iniziò a lampeggiare, avvertendolo che tra qualche minuto si sarebbe ritrasformato in Adrien.

“Non lasciare che la delusione ti ferisca, la ragazza giusta per te è la fuori da qualche parte, bisogna solo saper cercare meglio!” Gli disse amichevolmente mettendogli una mano sulla spalla

“E questa da dove esce fuori?” Le chiese assottigliando gli occhi.

“Lo sai che sono un poeta” Si pavoneggiò.

“Mi pare che anche tu hai lo stesso problema” Lo schernì.

“Io ho già trovato la ragazza giusta, deve solo aprire gli occhi” Le rubò un bacio sulla guancia, prima di vederlo librarsi in aria agitando il bastone.

“Devo andare anch’io! Ciao!” Lady Bug lanciò lo yo-yo in direzione di casa sua.

“Perché va verso casa di Marinette?” Si chiese tra sé e sé Chat Noir, che ormai prossimo alla trasformazione in Adrien, si era nascosto dietro ad un comignolo, non sarebbe mai arrivato in tempo a casa sua, complice il fatto di essersi trattenuto un po' di più a consolare, quel povero ragazzo, che per certi aspetti gli assomigliava molto.

Un bagliore e un leggero mutamento in lui, lo avvertì che ormai Chat Noir non c’era più, e Plagg planò sulle sue mani sfinito.

“Perché siamo sul tetto?” Chiese il piccolo esserino nero.

“Sono stato trattenuto” Gli rispose porgendogli un pezzo di formaggio per dargli modo di riprendere velocemente le forze, avrebbe avuto bisogno di lui per tornarsene a casa, non sarebbe stato per niente simpatico passare la notte su un tetto, o peggio ancora scendere come un ladro dalla grondaia.

Già si vedeva una foto schiaffata in prima pagina sul quotidiano del giorno, di lui che veniva salvato dai pompieri, il più sarebbe stato spiegare come c’era finito li.

A meno che non sarebbe arrivato la sua Lady a trarlo in salvo.

Si portò un dito sul mento ed iniziò a pensare a quale stratagemma avrebbe potuto ideare per farsi salvare da lei.

Per averla ancora tra le sue braccia, anche se non gli era dispiaciuto stare tra le braccia di Marinette qualche ora prima.

L’aveva abbracciata d’istinto, senza dar peso alla persona che si ritrovava davanti, una breve scossa gli percorse la schiena, quando lei appoggiò la sua testa sulla spalla e si era perso successivamente nei suoi bellissimi occhi blu, facendogli battere il cuore velocemente, e non avrebbe sdegnato il bacio che si stavano per scambiare, se non fosse arrivato l’akumizzato a rovinare l’atmosfera.

“Sei mai stato innamorato Plagg?” Gli chiese volgendo per l’ennesima volta lo sguardo sulla Tour Eiffel, appena riparata dal lucky charm di Lady Bug.

Il kwami inarcò un sopracciglio mentre si prestava ad addentare l’ultimo boccone di quel formaggio, di cui rimaneva ogni volta estasiato.

“Non abbiamo questa facoltà, ma ho visto diversi possessori del miraculous del gatto nero, struggersi per amore”.

“Credi che un giorno troverò la persona giusta?”

“E perché non dovresti? Hai tutta la vita per cercare quella più adatta a te”

“Lady Bug ama un altro ragazzo, eppure sono convinto che sia la ragazza perfetta per me, ma non posso aspettare per tutta la vita che se ne accorga”.

Plagg avrebbe voluto avere dell’azoto liquido a portata di mano per congelarsi la lingua, per il bene del suo padrone e quello del possessore del miraculous della coccinella, era meglio non dire niente.

Non poteva di certo rivelargli che la mora, era in realtà la ragazza di cui si era inconsciamente innamorato, come Tikki non poteva dire a Marinette che Chat Noir era in realtà Adrien.

“Però neanche Marinette ti è poi così del tutto indifferente, guarda che ho sentito quello che provavi quando stasera eravate insieme” Cercò di sviare il discorso, sperando di fargli aprire un po' gli occhi.

Marinette?” Ci pensò un attimo “…è solo un’amica” Disse facendo spallucce.

“Ne sei sicuro?”

Adrien guardò in direzione di casa sua, la terrazza era ancora accesa, forse si era dimenticata di spegnerle, o forse l’avrebbe vista sbucare da un momento all’altro dalla botola.

“Non lo so Plagg” Sussurrò stringendo i pugni “…non posso amare Lady Bug e un’altra ragazza contemporaneamente, non è materialmente possibile questo”.

Plagg dovette fare uno sforzo sovraumano per non rivelare quello che lui sapeva, avrebbe scatenato involontariamente un cataclisma nel cuore di Adrien.

Purtroppo, a malincuore, il piccolo kwami nero non poté aiutarlo, le pene d’amore non erano di sua competenza, e se in qualche modo, avessero scoperto le loro reciproche identità, non sarebbe stato per mano sua.

“A meno che Lady Bug e Marinette non siano la stessa persona, ma non la vedo possibile”

A Plagg andò per traverso l’ultimo boccone e tossì convulsivamente.

“Stai bene?”

“Si si si che sto bene” Disse ricomponendosi.

“Che cosa ne pensi della mia teoria?”

“Che fa acqua da tutte le parti, ti devo forse ricordare che Lady Bug aveva affidato il miraculous del Topo a Marinette? Non possono essere la stessa persona” Sembrava averlo convinto.

“Però…” Si portò due dita sul mento “…e se Lady Bug avesse usato il miraculos della Volpe Rossa? Avrebbe potuto creare un’illusione, non dimenticarti che è una ragazza intelligente, e anche io in passato avevo provato a depistarla quando stava scoprendo la mia identità”.

Plagg sbiancò.

“Ma…ma non si possono usare troppi miraculous insieme, è impossibile, nessuno può sopportare tale peso, lo distruggerebbe” Cercò di spiegare, ma Adrien non era convinto di quello che aveva appena sentito dal kwami.

Pensò di indagare per conto proprio senza coinvolgere troppo Plagg, lui sapeva benissimo chi si celava dietro la maschera rossa a pois neri, ma non glielo avrebbe mai rivelato.

Due rintocchi provennero dal campanile di una chiesa vicina, avvertendo il ragazzo che fossero le due di notte.

“Le due? Dobbiamo rientrare a casa…Plagg…trasformami!”.

*

Marinette si gettò pesantemente sul letto, facendo sprofondare la faccia nel cuscino morbido.

“Che cosa stavo facendo Tikki? Se quell’akumizzato non ci avesse interrotto, probabilmente avrei baciato Chat Noir!!Chat Noir, ma ti rendi conto?”

“Non vedo il problema Marinette” Disse il kwami rosso addentando un macaron sapientemente preparato dalla sua amica.

“Come no? Io sono innamorata di Adrien, non in Chat Noir, in lui vedo solo un possibile amico, un compagno su cui contare nei momenti di difficoltà”

L’esserino rosso avrebbe voluto tanto dirle che, non per esperienza personale, ma solo per sentito dire in tutti quei millenni, che è anche quello che fa un marito, un compagno, un fidanzato, ma forse era meglio tacere, lo avrebbe capito da sola prima o poi.

Lei e Plagg erano stati molto chiari, non avrebbero mai rivelato ai loro possessori chi fosse l’altro, anche se questo avrebbe certamente significato avere il cuore spezzato, sapevano bene i sentimenti che provavano l’uno per l’altro. “Io non so perché la gente si baci, so solo che lo fa perché è innamorata”

“Sarebbe stato il mio primo vero bacio, e lo avrei dato a lui” Si disperò.

“Non fare così Marinette, probabilmente sentivi che quello era il momento giusto e con la persona giusta” La consolò addentando un pezzo del biscotto rosa.

“Chat Noir la persona giusta? Il ragazzo più egocentrico che conosco?” Si portò il cuscino sul viso.

“Perché elenchi solo i suoi difetti? Mi sembra che quando ti viene a far visita, non hai lo stesso comportamenti di come fossi Lady Bug, cioè non lo respingi”.

“No, anzi, mi piace parlare con lui, ma con milady, è tutta un’altra storia, mi sembra di parlare con un’altra persona”

“Questo mi ricorda molto qualcuno”

Marinette scostò il cuscino “Cosa?”.

“Tu e Adrien, quando sei con lui non sei la stessa ragazza che ha davanti Chat Noir per esempio.”

“Stai dicendo che le persone cambiano a seconda di chi si trovano davanti?”

“Si, guarda ad esempio Chat Noir. Se parla con te nelle vesti di Marinette è più contenuto, se vogliamo dire così, perché non gli interessi amorevolmente parlando; invece se parla con te nelle vesti di Lady Bug, inizia a fare il superiore, e lo fa per attirare l’attenzione”.

“Si ma così facendo ottiene l’effetto contrario”

“E tu cosa credi di fare con Adrien, se continui a balbettare, a fare cose senza senso appena lo vedi, lo farai scappare, devi farti vedere forte e decisa, come lo sei quando indossi il vestito da Lady Bug”.

Un brivido percorse la schiena di Marinette, Tikki, le aveva appena aperto gli occhi.

“Hai ragione Tikki! Da domani ci sarà una nuova me, più forte e decisa” Si mise in piedi sul letto e si battè un pugno sul palmo della mano.

“Ben detto”.

*

Marinette arrivò a scuola canticchiando una qualche melodia, era di buon umore, e questo non sfuggì ad Adrien, che continuava ad osservarla, mentre prendeva dall’armadietto dei quaderni.

“Siamo canterini oggi?” Le chiese appena chiuse l’anta metallica.

Gli volse lo sguardo ripetendosi a mente le parole motivazionali della sera prima “forte e decisa”, più facile a dirsi che a farsi, quando si trovava davanti Adrien.

“S-sono solo di buon umore, t-tutto qua”.

“C’entra un ragazzo?” Gli chiese curioso.

Marinette lo guardò con aria interrogativa, provando a capire dove volesse andare a parare “Mmm..tra me e Luka è finita da un pezzo” Gli rispose pensando che si riferisse alla loro relazione.

“Lo so, lo avevo capito” Si grattò la testa “…pensavo che qualcun altro avesse fatto breccia nel tuo cuore” Le spiegò.

“Ah!” Si avviarono entrambi verso l’aula di lezione, visto che la campanella aveva iniziato a suonare.

“…e comunque non posso essere di buon umore e basta? Deve esserci per forza un ragazzo di mezzo?” Chiese assottigliando gli occhi “…non dirmi che sei geloso?” Rise.

“Io? Geloso? Ma cosa vai a pensare?” Rise di gusto per poi interrompersi “…senti, dopo la scuola ti va se prendiamo un gelato insieme?”.

La corvina strabuzzò gli occhi “Intendi tu ed io? Da s-soli?”.

“Si esatto” Annuì “…devo chiederti un consiglio”.

“V-va bene” Balbettò arrossendo.

“Grazie, sapevo di poter contare su un’amica come te”.

Amica, ancora quella parola, se avesse potuto, l’avrebbe cancellata dalla faccia della terra.

Una parola che in quel momento feriva, avrebbe fatto sicuramente meno male una coltellata in pieno petto.

“Gli amici servono a questo” Gli disse abbassando lo sguardo, appena si sedette dietro di lui.

*

continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti e grazie come sempre per essere arrivati fino a qui, in questo capitolo ho analizzato le sensazioni dei due protagonisti, dopo l’incontro della sera precedente.

Spero di aver fatto un buon lavoro!

E adesso cosa dovrà dire Adrien a Marinette?

Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete delle critiche da fare, non esitate, servono anche quelle per migliorarsi.

A presto.

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Capitolo 6
*** La chiromante ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 6 – La chiromante

*

Quando sei innamorata di qualcuno, la cosa più bella che ti possa capitare, oltre a sapere che l’amore provato sia corrisposto, che sia proprio l’altra persona a chiederti di uscire.

Marinette rientrò silenziosamente a casa quel pomeriggio, passando come al solito dalla pasticceria.

Il suo passaggio avrebbe potuto tranquillamente passare inosservato, se non fosse stato per la campanella appesa sopra la porta, che trillò non appena questa si aprì.

“Bentornata tesoro, tutto bene a scuola?” Le chiese amorevolmente Sabine, asciugandosi le mani con uno strofinaccio azzurro.

“S-si mamma, grazie”.

“Se non hai compiti o da studiare, ti va di aiutarci un po' in laboratorio?”.

Marinette volse uno sguardo fulminante alla madre, che sembrava dire proprio oggi me lo devi chiedere?

Ma si limitò a dire, che aveva appena dato appuntamento alle sue amiche per un pomeriggio in compagnia.

“Allora faremo un’altra volta, divertiti” Disse prima di scomparire nel retro bottega canticchiando.

La corvina si sbrigò a salire in camera per appoggiare lo zaino e darsi una sistemata, dopotutto doveva uscire con Adrien, anche se non era un vero e proprio appuntamento.

Voleva solo un consiglio da lei.

“Non credi di aver messo un po' troppo profumo” Tossì Tikki.

“A-ah si, è-è vero” Balbettò appoggiando la boccetta sulla mensola di vetro.

“Stai calma Marinette” Il kwami aveva ormai perso il conto di quante volte glielo avesse ripetuto, nell’arco di quell’anno.

“Non posso stare calma, tra un po' mi vedrò con Adrien, io e lui da soli” Sottolineò quell’ultima frase, ignara del fatto, che da qualche mese passavano molto tempo assieme sui tetti di Parigi a parlare del più e del meno, come due bravi amici.

“Chissà cosa mi dovrà dire!” Fantasticò portandosi le mani sulle gote appena arrossite.

“Forse vuole passare del tempo con un’amica, del resto, mi sembra che oggi dovesse avere una lezione di scherma” Ormai anche Tikki aveva imparato a memoria i suoi impegni, troppe volte Marinette li aveva ripetuti.

“Hai ragione Tikki, sta bigiando scherma per stare con me, dev’essere qualcosa di importante allora. Lui mi dirà Marinette ti ho sempre amata e io gli dirò Anche io. Ci baceremo, ci sposeremo, andremo a vivere in un’isola, avremo tre bambini e il criceto”.

Tikki inarcò un sopracciglio e scosse la testa più volte “Corri un po' troppo con la fantasia, invece dovresti correre, perché stai facendo tardi all’appuntamento”.

Marinette prese il kwami velocemente, e per poco non lo stritolò, lo infilò velocemente dentro la borsetta, correndo giù per le scale.

*

Adrien era già arrivato sul posto indicatogli da Marinette, si era accomodato sulla panchina di metallo verde ed osservava lo scorrere del fiume.

C’era bassa marea, e si poteva intravedere il fondo sabbioso e qualche alga sparsa qua e là, dove dei pesciolini potevano trovare riparo.

“Finalmente ti sei deciso a dirle cosa provi per lei” Disse sornione Plagg ben nascosto dentro la sua giacca.

“No Plagg, non le dirò niente di tutto ciò, e poi ti ho già detto che è solo un’amica”.

“E allora perché l’hai quasi baciata l’altra notte?”

“Hai detto bene, quasi, non che l’ho baciata”. Ripensò all’atmosfera che si era venuta a creare, il battito del suo cuore che accelerava quando si stava avvicinando a lei, sarebbe stato un momento perfetto, se Papillon non avesse deciso di colpire con un altro dei suoi attacchi, Parigi.

Continuava a ripetersi che era solo un’amica Marinette, lui amava Lady Bug, ma doveva fare subito chiarezza nel suo cuore, e lei era la persona più adatta per chiederle un consiglio, del resto anche lei, supponeva, aveva lo stesso problema.

Amava un ragazzo, uno che le ha spezzato il cuore qualche tempo fa, chissà se ne era ancora innamorata, e sembrava che Chat Noir, non le fosse del tutto indifferente, quindi anche il suo cuore era diviso in due.

“E tu che ne sai se ha il tuo stesso problema? Scusami, non fai prima a dirle quello che provi per lei, vi mettete insieme e fine della storia, basta girarci intorno”.

“Se fosse Lady Bug, il problema non sussisterebbe” Gli rispose con naturalezza sistemandosi meglio sulla panchina.

“Quindi mi stai dicendo che accetteresti Marinette, come fidanzata, se fosse Lady Bug”.

“Esatto”. Annuì anche con il capo.

“Senti Adrien…devo dirti una cosa” Per fortuna Plagg fu interrotto dall’arrivo di Marinette.

“Adrien” Disse ansimando fermandosi davanti a lui per prendere fiato “…scusami il ritardo, i miei mi hanno trattenuta e non mi lasciavano più” Inventò.

“Non ti preoccupare, sono appena arrivato anch’io, sarei dovuto essere a scherma, ma non sarei stato dell’umore adatto”.

“Eh si lo so” Si accomodò vicino a lui.

“Come fai a saperlo?” Chiese interrogativo.

“S-scusami, mi sono sbagliata, cioè, non è che io so dove avresti dovuto essere adesso, no di certo eh” Marinette sarebbe sprofondata tranquillamente nel terreno sottostante per la vergogna, la sua prima gaffe, fatta dopo solo due minuti che si erano incontrati, si stava chiedendo quante ne avrebbe combinate.

Peccato non potersi trasformare e scappare via con lo yo-yo.

Adrien sorrise, quel suo essere impacciata, gli stava cominciando a piacere.

“Pensavo ci fosse Andrè con il suo carretto” Disse la mora cercando di cambiare discorso.

“Meglio, l’ultima volta ci aveva portato un po' di sfortuna, dico bene?” Alludendo al rapporto terminato con Luka e Kagami di qualche mese prima.

Marinette si morse il labbro inferiore ripensando a quel pomeriggio.

“Non lo so” Sospirò volgendo lo sguardo al cielo “…forse era destino che andasse così”. Fece spallucce.

“Me ne vuoi parlare?”

“Non c’è molto da dire, io e Luka stavamo bene insieme, però…però mi sono resa conto che lo preferivo come amico che come fidanzato. Mi assecondava in tutto, mi faceva fare qualsiasi cosa volessi fare…insomma era perfetto”.

“Voi ragazze non cercate l’uomo perfetto?” La schernì.

“Si, ma perfetto, può avere mille significati diversi per ogni persona”.

“Cioè? Tu cosa intendi per perfetto”.

“Non lo so nemmeno io, so solo che con Luka non ci vedevo un futuro, se mai si può parlare di futuro a quindici anni”.

“Beh! Conosco coppie che sono assieme dalle superiori, e credimi, se li vedi non lo diresti mai. Io sono convinto che l’anima gemella esiste, e non importa a che età la si incontri”.

Si guardarono entrambi negli occhi, e poterono vedere l’uno il riflesso dell’altro.

“L’importante è saperla riconoscere” Continuò non staccandole gli occhi di dosso.

“E se ne incontri due?” Chiese

“Non ci possono essere due anime gemelle, a meno che non siano la stessa persona”.

La stessa persona” Risuonò nella mente di Marinette.

Subito si chiese se in realtà Adrien fosse Chat Noir ed abbassò d’istinto lo sguardo, e l’occhio le cadde sull’anello che portava all’anulare destro.

Lo aveva già visto, ne era sicura, in un altro colore e con un logo.

Gli prese la mano “Come lo hai avuto?” Gli chiese puntando lo sguardo di nuovo sui suoi occhi smeraldo.

“E’ una vecchia collezione di mio padre” Le rispose ritraendo la mano, come per nasconderla.

Marinette si vergognò di averglielo chiesto, quante probabilità ci fossero state che gli avrebbe dato la notizia che cercava? Nessuna.

Lady Bug e Chat Noir, erano stati molto chiari sul rivelare la propria identità, anche se ultimamente, il micio, era propenso a dire alla coccinella, chi in realtà si nascondeva dietro la maschera, solo se lei le avesse confessato il suo amore.

“Scusami se sono stata invadente, non era mia intenzione”.

“Non ti preoccupare” Le sorrise e si benedì di aver avuto un po' di fortuna dalla sua parte, che cosa si sarebbe inventato se suo padre non fosse stato uno stilista?

Non era solito a mentire, ma quella era una buona causa.

Anche suo padre aveva notato il suo anello, ma non avevano più approfondito il discorso.

Suo padre? Che ne poteva sapere dell’anello di Chat Noir? Poteva giustificare Marinette che spesso e volentieri era a stretto contatto con lui, ma suo padre? Che scusa aveva?

I suoi pensieri vennero interrotti dal carretto di una vecchia chiromante, che per caso passava di là.

“Salve ragazzi, volete conoscere il vostro futuro? Se il vostro amore durerà?” Tirò fuori da sotto le stoffe che odoravano di pachuli, una sfera di cristallo, ed iniziò a far finta ad interrogarla con la mano, che continuava a girare.

“Ehm…grazie, ma non credo a queste cose” La liquidò Adrien incrociando le braccia al petto.

“Ma dai, sarà divertente” Esclamò Marinette dandogli una leggera pacca sulla spalla “…cosa devo fare?”. Chiese rivolgendosi alla donna dai lunghi capelli neri e mossi, raccolti da un nastro colorato.

“Dammi la mano figliola” Gliela prese senza aspettare il suo consenso, e per poco non la graffiò con le unghie lunghe, laccate di rosso.

La chiromante chiuse gli occhi e si concentrò “Vedo…vedo molte nubi nel tuo cuore, che oscurano i tuoi occhi. Grandi battaglie ti attendono.” Marinette cominciava a pensare che farsi leggere la mano, non era stata una così, grande idea.

“E un grande amore è più vicino di quanto tu pensi.” La chiromante strizzò gli occhi “…vedo anche un gatto nero”.

“Gatto nero?” Fece di rimando Adrien, che venne zittito subito dalla corvina.

“Una rosa rossa con petali che crescono” Continuò “…una farfalla viola perderà le sue ali e le maschere cadranno”.

La vecchia signora ebbe quasi un mancamento, ma Marinette riuscì a prenderla e farla sedere vicino la panchina.

“Sta bene?”

“Si cara” Annuì ansimando “…non credevo saresti stata così difficile da leggere, sei così giovane, e hai già tantissime responsabilità”.

Marinette deglutì rumorosamente, che in qualche modo avesse scoperto qualcosa della sua identità segreta?

Adrien, che si era allontanato qualche minuto, le porse un bicchiere d’acqua “Tenga signora”.

“Grazie mille ragazzo dalla veste nera”.

I due giovani si guardarono un attimo, a Marinette non sembrava che Adrien, in quel momento vestisse in nero, tranne che per la maglietta.

“Questa qui non sta bene” Le sussurrò all’orecchio.

“Hai comunque una t-shirt nera” Fece spallucce.

“Mi sono ripresa” Sospirò l’anziana “…ora devo andare”.

“L’accompagniamo a casa signora” Marinette l’aiutò ad alzarsi, non se la sentiva di lasciarla sola, dopo il malore che aveva avuto.

“Non è necessario” Disse tenendosi con una mano il fianco “…abito proprio laggiù” Gli indicò con il dito rachitico, il punto al di la del ponte, costringendoli a guardare.

Ma quando si voltarono, della chiromante non c’era neanche l’ombra.

“Dov’è andata?” Chiese Marinette spaesata girando la testa e destra e sinistra.

Adrien corse sopra il ponte, ma da nemmeno quel punto, si poteva vedere “Non la vedo”.

“Sembra si sia volatilizzata. Cioè, era qui un secondo fa, l’hai vista anche te, no? Non sono pazza”.

Il biondo scosse il capo “No, non sei pazza. O ad esserlo siamo in due” Rise.

Marinette si strinse un po' di più nella giacca, in quanto il vento stava cominciando a soffiare, facendo avvicinare delle nuvole nere.

Adrien d’istinto la tirò a sé, chiudendola in un abbraccio “Così non avrai freddo” Le sorrise.

La corvina iniziò a tremare a quel contatto, non per il freddo s’intende, ma perché poteva sentire tutto il suo calore, il suo profumo, il battito del suo cuore, la sua voce che le sussurrava qualcosa all’orecchio.

Si stava chiedendo, cosa la stesse trattenendo nel girare leggermente la testa e baciarlo, forse la paura di un rifiuto.

Un altro alito di vento, li attraversò entrambi, facendo ondeggiare i loro capelli.

Anche Adrien pensò che in fin dei conti, era bello proteggere Marinette, anche solo dal vento.

Gli era già capitato di abbracciarla, non era ci certo quella la prima volta.

Ma era la prima volta che la stava guardando con occhi diversi.

Si inebriò del profumo di vaniglia che emanavano i suoi capelli, pensò che fosse l’essenza più buona della Terra.

Mancò un battito e le farfalle allo stomaco, quando specchiò i suoi occhi smeraldo, con quelli del cielo suoi.

“Devo andare, è tardi, Adrien”. A malincuore si sciolse dall’abbraccio.

“Lascia che ti accompagni, il mio autista sta per arrivare, non mi va di vedere che torni a casa da sola”. Le disse prendendole entrambe le mani.

*

continua

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Capitolo 7
*** Ed infine fu passione (1°parte) ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 7 – Ed infine fu passione (1° parte)

*

Era trascorsa poco più di una settimana da quel pomeriggio.

Nell’aria aleggiava odore di caldarroste, segnale che ormai era autunno inoltrato.

Anche nella pasticceria di Marinette, si servivano sacchetti caldi di quel particolare frutto di stagione, e nella vetrina, erano comparse le prime torte e dolcetti, fatti con la farina di castagne.

“Questi sono speciali, li dovresti provare, Marinette” Gli disse con la bocca piena Nino.

“Ma sei scemo, li avrò già mangiati un sacco di volte, la pasticceria è la sua” Lo canzonò Alya, sistemandosi meglio la sciarpa verde.

“Ah, si hai ragione” Il moro si grattò la testa in evidente segno di imbarazzo.

“Tranquilli ragazzi, vi svelo un segreto: io odio le castagne” Sussurrò la corvina schermandosi la bocca, lasciando attoniti i presenti.

“Ma come?” Chiesero i due amici accomodandosi sulla panchina del parco.

Ormai gli alberi erano stati spogliati totalmente delle foglie, cadute ai loro piedi.

“Non è tra i miei cibi preferiti, mettiamola così”. Sorrise.

“Io li trovo ottimi, anzi fai i complimenti a tuo padre” Nino addentò l’ennesimo dolcetto, leccandosi i baffi.

Marinette volse lo sguardo alla stessa panchina, sotto al salice piangente, dove Adrien le aveva confessato di non aver baciato nessuno.

Sorrise al ricordo di quel pomeriggio, ma si rattristì subito dopo, prendendo consapevolezza, che non sarebbe mai stata lei la sua prima volta.

“Che hai Marinette?” Le chiese la sua amica Alya.

“Niente, niente” Balbettò.

Nino si allontanò con la scusa di intercettare Max e Kim, che li stavano raggiungendo, lasciando le due ragazze a parlare un po'.

Non ricordavano più, da quanto non capitava.

Ultimamente, tra i costumi della recita, tra le uscite in solitaria con Nino, le due, si erano perse un po' di vista, ma avevano tantissime cose da raccontare, e Marinette, in quel preciso momento, aveva davvero bisogno di un’amica, di una confidente, una spalla su cui piangere.

In quelle settimane, ci aveva provato Chat Noir a colmare la sua assenza, ma sembrava che la corvina, era finita per infatuarsi di lui, con il suo modo di fare, così simile a lui, Adrien.

E la predizione della chiromante non aveva aiutato.

“Sai che la scorsa settimana mi sono fatta leggere la mano?” Le disse iniziando rompendo il ghiaccio.

Alya la incitò a raccontarle tutto, con la sua aria da curiosa cronica.

“Ma non mi ha detto nulla di particolare, parlava di un grande amore…”

“Adrien” Esclamò interrompendola.

“Si come no”.

“No, nel senso che è arrivato anche Adrien, è laggiù con Nino” La prese per una spalla, costringendola a voltarsi verso i ragazzi, che avanzavano nella loro direzione, seguiti da Max, Kim, Alix, Rose e Juleka.

“Ivan e Mylene?” Chiese Alya al suo ragazzo.

Alix fece spallucce “Staranno amoreggiando da qualche parte, nel parco”.

“Andiamo a lanciargli le castagne” Propose Kim, non riscuotendo consensi da parte dei presenti, ritenendola un’idea stupida.

*

Marinette quella sera si portò in camera la sua tisana rilassante, ancora fumante, e dovette fare lo slalom tra i vari manichini sparsi per tutta la camera, con addosso i vestititi della recita di Natale, per i suoi compagni di classe.

In più, come se non bastasse, le era caduto il cesto con le matasse di fili e nastrini colorati.

Aveva avuto bisogno di fare una pausa per non causare altri danni, così era scesa per prepararsi la tisana.

Avrebbe raccolto e sistemato tutto in un secondo momento.

Aprì la botola per uscire nel terrazzino, per provare a scorgere tra i tetti, la sua figura scura.

Ci rimase poco più di cinque minuti, e anche se indossava la sua felpa rosa, pesante, preferita, la temperatura era proibitiva.

Faceva freddo, tanto freddo per essere i primi di novembre.

Scoraggiata, scese in camera, frizionando le mani per scaldarle, quando le sarebbe bastata prendere tra le mani, quella tazza che accuratamente aveva appoggiato sulla scrivania.

Era ancora tiepida, sicuramente ad una temperatura più accessibile, rispetto a quando l’aveva portata su.

Si accomodò sul divanetto, con le gambe incrociate, ed accese la televisione, davano a quell’ora la sua serie tv preferita, che aveva accantonato, da un po', da quando il gatto nero, aveva iniziato a frequentare la sua terrazza.

Sorseggiò un po' di liquido, quando iniziò la sigla.

Aveva perso gran parte della trama dei primi episodi, ma si era messa alla pari, leggendo i vari riassunti, che con facilità erano reperibili sul web.

E poi le sue amiche ne parlavano ogni volta a scuola, perciò era ben informata sui fatti.

Il suo volto era solo illuminato dalla luce della televisione.

Si coprì le gambe con la coperta, che la madre le aveva messo alla mattina, dopo che lei le aveva chiesto che fine avesse fatto.

*

Durante una scena un po' particolare, qualcuno bussò alla botola, ma Marinette, in un primo momento lo scambiò per un rumore di sottofondo, troppo impegnata a seguire attentamente la scena clou, e ignorò il tutto.

Un altro toc toc, questa volta proveniva dalla finestra.

L’aprì, riconoscendo quella sagoma nera tra mille.

Il gatto nero entrò.

“Grazie, faceva un freddo là fuori” Si strinse in un abbraccio cercando di scaldarsi.

“Ma non trattengono il calore queste tute?” Chiese come se non conoscesse affatto il materiale con cui sono fatte.

“Beh! In realtà si, ma cercavo una scusa per entrare, oppure se vuoi usciamo” Disse come se fosse casa e camera sua.

Marinette inarcò un sopracciglio “Non ci penso nemmeno, sto al calduccio a casa mia, grazie” Disse sistemandosi sul divanetto, riprendendo la tazza, che ormai era vuota.

“Posso scaldarti io se hai freddo” Le sussurrò con fare sensuale.

“Grazie, ma ci pensa già questa tazza”.

“Quella tazza non ti scalderà il cuore per sempre, io si che lo posso fare!” Continuò con lo stesso tono.

Da quando aveva iniziato a prendersi tanta libertà con lei? Forse da quella sera sulla Tour Eiffel, quando si erano quasi scambiati un bacio?

Può darsi…ma lui era innamorato di Lady Bug, e non di Marinette, glielo aveva detto apertamente.

“Pensa a scaldare il cuore di Lady Bug?” Lo schernì.

“Lady Bug” Da quanto non la vedeva, da quasi un mese ormai, da quando Papillon aveva colpito l’ultima volta.

“Ho forse detto qualcosa che non va?” Stupida, certo che lo hai fatto, è da un mese che non ti vede con la maschera.

Sorrise “Mi sarebbe difficile scaldarle in cuore in questo momento, non la vedo da settimane” Sospirò “…e il non conoscere le nostre identità, non aiuta”.

“Forse è meglio così no?”

Chat Noir inarcò un sopracciglio “Che vuoi dire?”.

“Nel senso, che forse è meglio se ti trovi qualcun altro da amare, mi sembra ecco, si insomma…” Faticava a trovare le parole giuste “…cioè, vi vedete solo se c’è un attacco akuma, non sai nemmeno chi è...oddio, scusami, mi sento così stupida! Cancella tutto quello che ti ho detto” Si coprì il volto con le mani, per la figuraccia appena fatta.

“Hai ragione” Si sentì dire.

Per quanto la realtà fosse dura da accettare, lui e Lady Bug, non avrebbero avuto mai una storia, anche se lui ci sperava sempre.

Anche la chiromante glielo aveva detto a Marinette, nel suo futuro vedeva un gatto nero, lui, e glielo stava dicendo apertamente.

“Non volevo ferire i tuoi sentimenti, scusami se sono stata indelicata” Gli disse avvicinandosi a lui, cercando in qualche modo di confortarlo.

“A volte hai bisogno solo di qualcuno che ti apra gli occhi” Si avvicinò al suo volto e la baciò.

Veloce, fulmineo, senza darle il tempo di spostarsi o di fermarlo.

Marinette rimase impietrita, e sconvolta da quel gesto inaspettato, ma presto si abbandonò alle sue braccia, cercando di non staccarsi da lui.

Le sue labbra erano calde, morbide e combaciavano perfettamente alle sue, sembravano essere fatte l’una per l’altra.

Affondò le mani nei suoi capelli morbidi e biondi, accarezzandogli la testa.

Lui le prese il volto tra le mani, coccolando le sue gote, imporporate di rosso.

Rimasero in quella posizione in un tempo indefinito, così, abbracciati.

Era bello, terribilmente bello.

Il cuore di entrambi iniziò ad accelerare il battito, in un turbinio di emozioni, che presto gli fecero perdere il controllo, soprattutto quando, insieme, dischiusero le loro bocche, per far incontrare le loro lingue.

Marinette aprì leggermente gli occhi, per assicurarsi di non stare sognando, e li richiuse nell’attimo esatto quando, anche Chat Noir provò ad aprirli.

La mora, gli lasciò la testa, per scendere più giù, percorse le spalle e la schiena perfetta, fermandosi all’altezza del bacino, anche se avrebbe voluto scendere più in basso, ma la timidezza, la frenò, limitandosi a quella parte del corpo.

Anche lui si fermò alla stessa posizione, provocando in Marinette una scossa lungo tutta la schiena, la più bella sensazione fino a quel momento.

Si separarono, quando ad entrambi iniziò a mancare l’aria e il respiro si fece irregolare.

Marinette visibilmente rossa in viso e un po' sotto shock, perché mai avrebbe pensato, che il primo ragazzo, a cui avrebbe dato il suo primo bacio, sarebbe stato proprio Chat Noir, si coprì il volto con entrambe le mani, dandogli le spalle.

“Scusami”.

“Scusami tu” Replicò il gatto nero imbarazzato, le prese la spalla girandola dalla sua parte.

*

Seguì qualche secondo di silenzio.

“Stai bene?” Le chiese togliendole le mani dal volto, costringendolo a guardarlo, mentre sorrideva sghembo.

“C-credo di si”.

“Scusami davvero, non so cosa mi sia preso, è che sei così…così…bella, e mi…mi piaci molto Marinette, davvero!” Gli aprì il suo cuore.

Ora ne era certo, chi si nascondeva sotto la maschera di Chat Noir, stava provando qualcosa che va ben oltre la semplice amicizia.

“Anche tu mi piaci Chat Noir, ma…”

“Ma…” La invitò a continuare, quando il suo sguardo, si posò su di un paio di foto sulla parete, ritraevano Adrien, però non erano le solite foto da copertina, erano scatti fatti di sfuggita, venute incredibilmente bene, pensò da bravo narcisista.

“…ti piace questo ragazzo?” Le indicò, soprattutto quella attaccata con il cuore glitter rosso.

“Si, cioè no, cioè, non lo so più” Si sedette sul divanetto con le mani dentro i capelli e i gomiti puntati sulle ginocchia.

“Dimmi la verità” Con fare dolce e sensuale si accomodò accanto a lei, avrebbe tanto voluto sciogliere la trasformazione, sembrava che quella tuta cominciasse a stringergli il corpo in una morsa letale.

“Ok.” Sospirò, era giunto il momento di raccontargli della sua cotta per il modello più famoso di tutta Parigi.

“Lui è Adrien Agreste, un mio compagno di classe”.

“Mi sembra che io e Lady Bug lo abbiamo salvato dal suo gorilla l’anno scorso”.

Si , me lo ha raccontato, in realtà era stata una giornata un po' strana, dovevo andare in piscina con le mie amiche e mi sono ritrovata a correre per mezza Parigi, con lui, e in pigiama oltretutto, a scappare da dei fan.

Per poi ritrovarmi al cinema con un asciugamano in testa e gli occhiali da piscina.

E’ stato il giorno più brutto della mia vita” Piagnucolò.

“Non dev’essere stato facile fare i conti con il suo mondo”.

“No no, non è stato per quello, figurati, anzi, ne ho approfittato per fare movimento” Rise “…quello che mi ha dato fastidio è averlo incontrato mentre ero in ciabatte e pigiama, in pieno giorno, in pieno centro”.

Adrien ricordò bene quel giorno e scoppiò a ridere.

“Ma anche te, una ragazza che vuole diventare una grande stilista” Indicò tutti i manichini presenti nella stanza “…esce in ciabatte e pigiama, per presentarsi ad un appuntamento con Adrien Agreste? Sei troppo forte Marinette”.

Incrociò le braccia al petto infastidita “Non avevamo un appuntamento, ti ho già detto che dovevo andare il piscina con le mie amiche, ed ero in ritardo”.

“E ci vai in pigiama?” Ridacchiò sotto i baffi.

“Non me ne ero resa conto, stavo facendo una cosa importante” Rispose.

“Ah si, e che cosa?”

Radioso, spensierato, un sogno. Adrien, il profumo.

*

continua

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Capitolo 8
*** Ed infine fu passione (2° parte) ***


BEST FRIENDS

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Capitolo 8 – Ed infine fu passione (2° parte)

*

“Non ha più importanza ora” Biascicò.

“Ok, la smetto, scusami. Continua a parlarmi di questo ragazzo” La incitò ad andare avanti.

“Vuoi sapere se mi piace Adrien?”

Lui annuì con il capo.

“Si, anche se mi ha spezzato il cuore tante volte, ma lui nemmeno lo sa”.

Chat Noir spalancò gli occhi, non immaginava che il suo alter ego, avesse fatto del male a Marinette, indirettamente s’intende.

“Non ne avevo idea, scusami”.

“Scemo, non è mica colpa tua” Lo rimbeccò.

“E’ come se lo fosse”.

“Non capisco cosa tu voglia dire, tu non hai fatto niente, anzi, mi sei sempre stato vicino.”

Chat Noir pensò che era meglio tenere la bocca chiusa, per evitare di tradirsi e che lei scoprisse la sua vera identità.

In quel momento non gliene fregava niente di dover rinunciare al miraculous, aveva piuttosto, paura della reazione di Marinette, si sarebbe potuta sentire offesa, tradita, da una persona che credeva amica.

Si limitò a sorridere.

“Mi vuoi dire in che modo ti ha spezzato il cuore?” Le chiese con occhi languidi.

“Mi ha detto che amava un’altra”.

Adrien gli venne in mente quella volta che erano andati a visitare il museo delle cere, e in macchina, gli aveva confessato che gli piaceva una ragazza.

“…mi considera solo un’amica, forse per la mia goffaggine, forse perché mi comporto come una stupida quando c’è lui…”

Chat Noir, si rese conto con quella frase, che effettivamente, lei cambiava atteggiamento quando vestiva i panni di Adrien.

“…e poi di recente è uscito con Kagami, in realtà ce l’ho spinta io tra le sue braccia”.

“Perché?” Chiese con un’espressione dura.

“Perché…anche a lei piaceva e ho pensato che forse stava meglio con lei, che con me. Kagami è bella, forte, coraggiosa e non ha paura di sbagliare”.

Adrien si sentì offeso, perché nessuno in realtà gli aveva mai chiesto cosa ne pensava di Marinette, quel giorno si era ritrovato Kagami attaccato come una sanguisuga, ma la loro uscita, si era limitato al gelato sulla riva della Senna, nulla di più.

Se invece Marinette, gli avesse confessato il suo amore per lui, sarebbe stato diverso, ora non starebbe nella sua stanza come Chat Noir, con quella tuta soffocante, ma come Adrien.

“E tu non lo sei?”

Marinette strinse i pugni, non poteva di certo confessargli di essere lei Lady Bug, la ragazza di cui si era innamorato.

“Non so più chi sono Chat Noir” Grosse lacrime iniziarono a rigarle il volto, spiazzandolo.

La mora era in combutta con le sue due personalità: Marinette, ragazza goffa e sempre con la paura di sbagliare; Lady Bug, ragazza forte e coraggiosa.

“Sei, sei la ragazza dei miei sogni” L’aveva detta a Lady Bug in uno dei loro primi incontri, se lo ricordava bene.

“Ma tu sei innamorato di Lady Bug, non di me”.

“Non mostrarti insicura, se ti dico che mi piaci tu, mi piaci tu” Ripetè asciugandole le lacrime con il dorso della mano “…non ti prendo in giro, non è da me”.

Aveva ragione, per quanti difetti avesse quel ragazzo dal volto sconosciuto, non era un bugiardo.

“Anche tu mi piaci Chat Noir, in questi mesi, ho conosciuto lati del tuo carattere, che ne ignoravo l’esistenza, mi ricordi molto…” Le prese entrambe le mani.

“Chi?”

“Adrien…non chiedermi il perché, ma vi assomigliate molto”.

Chat Noir sbiancò, ecco, lo aveva scoperto, Plagg aveva ragione, cominciare questa storia con Marinette, non avrebbe portato a nulla di buono.

“Caratterialmente intendo” Aggiunse facendogli tirare un sospiro di sollievo.

“…non potete essere la stessa persona, perché sarebbe assurdo, oltre che improbabile”.

Cercò nei suoi occhi la conferma di quello che stava dicendo.

Di tutta risposta, ricevette l’ennesimo bacio sulle labbra, come per zittirla e farle dimenticare quella storia dell’identità segreta.

*

No, Adrien non la bacerebbe mai in quel modo, e non ci metterebbe tutto quell’ardore che le stava trasmettendo il gatto.

Ma poi cosa ne poteva sapere? Non aveva mai baciato Adrien per poter fare il paragone.

E a pensarci bene, il suo primo bacio, lo aveva dato a Chat Noir, non quella sera, ma tanto tempo fa.

E stando alla foto che Alya, aveva postato nel Lady blog, dopo che era stata akumizzata insieme a Nino, nel mostro chiamato Oblivion, sembrava che i due fossero in un’ottima sintonia.

Si evinceva dalla foto, la passione di entrambi, e si era sempre chiesta, che cosa l’avesse scatenata.

Avevano persi entrambi la memoria, e non ricordavano nulla di cosa era successo, di come erano riusciti a sconfiggere l’akumizzato e di come alla fine erano finiti per scambiarsi in un bacio appassionato.

Se solo avessero lasciato una testimonianza, di quello che era successo prima, sarebbe stato tutto più facile.

Pazienza.

Doveva al più presto togliersi dalla mente tutti quei pensieri, per concentrarsi su di lui.

Ammise a sé stessa che Chat Noir, le piaceva molto, e in quelle settimane, aveva imparato a conoscerlo, se solo non fosse stata così ottusa, da respingerlo ogni volta, ora forse, conoscerebbero le loro vere identità, e starebbe su quel divanetto con il ragazzo che si cela sotto la maschera.

No.

Le loro identità devono rimanere un segreto, almeno fino a che Papillon verrà sconfitto.

*

Chat Noir la portò sotto di sé, continuandola a baciare, a far incontrare le loro bocche, le loro lingue.

Accarezzandosi reciprocamente, ma senza violare parti più sensibili e inesplorate.

Marinette era in preda alla frenesia, e liberata la mente dai pensieri, si poté concentrare di più sul micio.

Lo baciò con più passione, stringendo le braccia dietro la sua schiena, trattenendolo a lei, non voleva andasse via, non ora.

Era giusto quello che stava facendo in quel momento?

Era la cosa migliore abbandonarsi totalmente a lui?

Forse, ma poco importava, ormai era in ballo e doveva ballare.

“Chat…” Gli sussurrò all’orecchio.

“Dimmi” Rispose fermandosi “…sto facendo qualcosa che non va?”.

“No, affatto…volevo chiederti una cosa, tu quanti anni hai?” Le chiese timidamente.

Non poteva conoscere il suo nome, la sua identità, anche conoscere la sua età sarebbe stata un rischio, ma doveva sapere, almeno quello.

Chat Noir esitò qualche secondo, era incerto se raccontarle una bugia o la verità.

Marinette si meritava di sapere la verità, senza ombra di dubbio.

“Sedici”.

Continuò a baciarlo dopo che ebbe la sua risposta.

Non riusciva a smettere e nemmeno lui.

D’istinto le infilò le mani sotto la felpa, toccando con le mani guantate la sua nivea pelle, passando dal basso ventre, dove percepì una piccola scossa che le arrivò subito al cervello, facendola involontariamente gemere, passando sempre più su.

Chat Noir esitò prima di fermarsi sui seni, fu lei a far appoggiare le sue mani, su di essi.

Una mossa azzardata e stupida.

Non lo conosceva e si stava concedendo a lui?

Cosa stava facendo?

Eppure non riusciva a staccarsi, mentre lui si trusciava più in basso, con un gesto quasi naturale, lei assecondava i movimenti.

Marinette aprì gli occhi, e il volto della foto di Adrien che teneva attaccata al soffitto, si sovrappose a quello di Chat Noir, spaventandola.

Spinse via Chat Noir con forza, intimando di andarsene e di lasciarla sola.

“Scusami, mi sono fatto prendere dall’emozione” Le disse credendo di aver fatto qualcosa di avventato e contro la sua volontà.

“Non è colpa tua, sono io, ti prego di andartene” Non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, si avvicinò le ginocchia al petto e gli diede le spalle.

Solo quando sentì la botola chiudersi, si voltò e Tikki uscì da suo nascondiglio.

*

“Perché piangi Marinette? Ti fa fatto qualcosa di male?” Chiese il kwami asciugandole con la zampetta le lacrime.

“No, no, lui è stato, è stato…fantastico”.

“E allora qual è il problema?”

“Adrien”

“Adrien?” Fece di rimando, in quel momento stava con Chat Noir, e lei pensa ad Adrien?

“Mi sembrava fosse qui, che mi guardasse”.

“Non c’era nessuno oltre a voi, te lo posso giurare Marinette”.

“Eppure mi sembrava fosse vicino, troppo vicino…cosa mi sta succedendo Tikki?” La ragazza continuò a piangere più forte.

Tikki avrebbe voluto tanto dirle, che un giorno capirà perché oggi si sentiva così, ma avrebbe sicuramente capito l’identità di Chat Noir, non era stupida.

Si limitò ad abbracciarla e a dirle che era arrivato il momento di andare a letto per riposare, per quella sera aveva ricevuto anche troppe emozioni tutte in una volta

*

Chat Noir appena ritornò a casa, sciolse la trasformazione.

“Bleah! Non ti azzardare a fare più quelle cose quando sei trasformato in Chat Noir, è disgustoso” Si lamentò Plagg, cercando di vomitare qualcosa di invisibile.

Adrien, con aria rassegnata si diresse in bagno e si guardò allo specchio.

“Forse, dovrei dichiarare i miei sentimenti a Marinette”. Sospirò, pensando che nei panni di Chat Noir, si era cacciato in un bel guaio.

“E poi cosa? Le dirai che sei Chat Noir?”

“L’intenzione è quella”

“No, no, no, non puoi farlo”.

“Perché no? Ha il diritto di sapere con chi è stata questa sera. Domani glielo dirò” Disse convinto specchiandosi, per darsi ancora più convinzione.

“Tu non ragioni ragazzo mio. Se domani le dici la verità, secondo te come la prenderà? Ti squarterà e appenderà la tua pelle nell’atrio della scuola”.

“Ma che dici? Marinette non lo farebbe mai, le piaccio, come le piace Chat Noir”.

“Si, ma questa sera, non è stato Adrien a dichiararle i suoi sentimenti, ma Chat Noir”.

“Sono pur sempre io” Rispose con naturalezza sistemandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio.

“Non è questo che voglio dire, devi darle il tempo di elaborare le sue emozioni, se domani ti presenti da lei e le dici sono innamorato di te e ieri sera ti ho messo le mani dappertutto, cosa ti direbbe, secondo te?”

“Ma glielo devo dire Plagg, non credo potrò andare da lei nei panni di Chat Noir, hai visto come mi ha cacciato, e per cosa poi?” Si portò due dita sul mento per pensare e ripercorrere a mente la serata, in cerca di qualche indizio.

“Lasciala sbollire un po', e poi vai dichiarati se credi sia la cosa giusta da fare, ma non dirle che sei Chat Noir, non adesso”. Lo supplicò il kwami nero.

*

Continua

*

Nota autrice: Ciao a tutti, metto una piccola nota.

Quando iniziai a scrivere questa long, non era ancora trapelata la notizia che Adrien e Kagami, fossero una coppia canon, e quindi io ho continuato la mia storia, pensando che non lo fossero.

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Capitolo 9
*** Confessioni ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 9 – Confessioni

*

Marinette chiuse gli occhi e si abbandonò finalmente al sonno, dopo aver scacciato via l’ologramma del volto di Adrien che si sovrapponeva a quello di Chat Noir.

Le balenò la malsana idea, per l’ennesima volta, che fossero la stessa persona.

Adrien aveva sedici anni.

Chat Noir aveva sedici anni, ma per quanto ne poteva sapere, poteva anche aver mentito.

No.

Era fuori discussione, Chat Noir era sempre stato sincero sia con lei, che con Lady Bug.

Adrien e Chat Noir avevano la stessa età, era l’unica certezza.

Ma non potevano essere la stessa persona, aveva visto una volta, distintamente Adrien, scappare da quello che era la sua guardia del corpo, trasformato da gorilla, e Chat Noir, che combatteva al suo fianco, contro lo stesso personaggio.

Doveva assolutamente parlarne con qualcuno, aveva bisogno di un conforto, di una spalla amica, a cui dire tutto, soprattutto di Chat Noir, e di quello che provava per lui.

Era amore?

Chi può dirlo, l’unica cosa di cui era certa, era che era attratta molto da lui, come le api con il miele.

*

La sveglia suonò, avvertendola che era già ora di alzarsi, le sembrava di aver dormito dieci minuti, e forse era proprio così.

Si guardò allo specchio, e l’unica cosa che saltava subito all’occhio, erano due enormi borse nere sotto gli occhi e quest’ultimi tutti arrossati.

Per quanto si sforzava di essere forte, e nonostante le consolazioni della kwami rossa, Marinette, non riusciva a ricacciare dentro le lacrime, aveva pianto quasi tutta la notta, chiedendosi perché si sentiva così, e tutta per colpa di un ragazzo.

Si ritrovò a pensare, che, se quello significava essere innamorati, forse era meglio non esserlo.

Si bagnò la faccia, cercando di lenire le ferite superficiali e il rossore.

Per le occhiaie, sarebbe bastato un po' di correttore e fondotinta, non era solito usare quei trucchi di bellezza, ma in quel momento, era l’unica soluzione per quell’emergenza.

Si vestì, e di malavoglia, scese per fare colazione.

Spiluccò un pezzo di brioches calda appena sfornata, il suo profumo aveva inebriato tutta la cucina, in un’altra situazione, Marinette si sarebbe beata di quell’essenza, ma quella mattina, le dava anche il volta stomaco.

“Stai bene tesoro? Sei così pallida!” Notò sua madre sorseggiando il cappuccino.

“Ho dormito poco, compito di matematica” Inventò.

“E in più non hai il solito appetito” Disse con tono amorevole prendendole una mano.

“Mi sono ingozzata di schifezze ieri sera, davanti la tv”. Si limitò a dire.

“Tesoro” Sabine era stata giovane prima di lei, e certe espressioni, le conosceva bene “…se è per un ragazzo, a me puoi dirlo. Ti ascolto”.

Marinette non poteva di certo dirle che era per colpa di Chat Noir se si sentiva così, se lo avesse saputo suo padre, probabilmente avrebbe setacciato tutti i tetti di Parigi in cerca di lui, e una volta catturato, probabilmente lo avrebbe fatto a pezzi e cucinato a fuoco lento, aveva anche trovato una ricetta che faceva al caso suo: in casseruola e col salmì.

“Mamma, ora non ho voglia di parlarne” Con tono rassegnato, la mora prese il suo zaino rosa, lo mise sulle spalle e aprì la porta di casa.

Prima di chiuderla, si voltò e volse un sorriso alla madre, ringraziandola.

*

Marinette ed Alya, arrivarono in contemporanea, una proveniva da destra, l’altra da sinistra.

S’incontrarono ai piedi della scalinata all’ingresso di scuola.

“Ciao Marinette” Cinguettò la riccia sistemandosi gli occhiali da vista sul naso.

“Ciao” La salutò tristemente.

“Oh oh! Cos’è successo? Un brutto sogno?” Le chiese iniziando a salire gli scalini con accanto l’amica.

Nel frattempo anche la berlina grigia di Adrien, lo accompagnò davanti l’edificio.

“A più tardi” Salutò il giovane la sua guardia del corpo.

Alzò lo sguardo, e la vide.

Una stretta al cuore e la gola gli si seccò d’improvviso.

Rimase qualche secondo ai piedi della scalinata, aspettando che le due amiche entrassero nell’atrio.

Nino gli diede una pacca alla spalla “Ehi amico, che fai, non entri?” Lo invitò facendo segno con il braccio.

“S-si scusa, ti avevo visto da lontano, e ti ho aspettato”. Si giustificò.

“Sei strano oggi! Tutto bene?”

“Si, credo di si”.

*

“Magari avessi fatto un brutto sogno, sto solo vivendo un incubo!” Sospirò aprendo l’armadietto.

“Ha a che fare con Luka?” Chiese.

Marinette stava per dire qualcosa, quando nella stanza fecero il loro ingresso anche i due amici, e le due ragazze si zittirono all’improvviso.

“Abbiamo interrotto qualcosa?” Chiese il fidanzato di Alya.

“No, no figurati” Lo andò ad abbracciare e baciare sulla guancia.

“Ciao Marinette” La salutò Adrien, dirigendosi verso il suo armadietto, che guarda caso era proprio vicino al suo.

“C-ciao” Balbettò arrossendo.

“Stai bene?” Le chiese vedendola un po' sciupata.

“Ho solo dormito poco”.

“Se ti può consolare, anch’io” Chiuse l’armadietto, dopo aver preso i libri che gli sarebbero serviti.

“Non immagino cosa ti possa aver tenuto sveglio”.

“Ho una gara di scherma oggi pomeriggio, e il sol pensiero di battermi con Kagami…sai è diventata molto brava.”

Non le interessava nulla di Kagami, ma si limitò a sorridergli forzatamente e augurargli di vincere.

D’istinto Adrien la bloccò per il polso.

“Aspetta!” Si sentiva terribilmente in colpa, per quello successo la sera prima, sapeva che Chat Noir non era il ragazzo di cui era follemente innamorata, anche se gli aveva confessato che gli piaceva.

Doveva chiederle scusa, se era stato in qualche modo scortese o se le abbia fatto fare qualcosa che non voleva.

Si voltò volgendo lo sguardo in basso, senza proferire parola, non aveva il coraggio di specchiarsi dentro i suoi occhi smeraldo, si sentiva sporca, come se lo avesse tradito.

Poteva sentire ancora le mani guantate di Chat Noir su di lei, i suoi baci, le sue carezze.

La sensazione più bella del mondo e l’aveva provata con lui, e non con Adrien.

“Volevo chiederti sc…” Fu interrotto dalla campanella, che segnalò l’inizio delle lezioni, impedendogli di fare o dire qualcosa, di cui si sarebbe pentito.

“Dobbiamo andare in classe” Biascicò lei.

*

Le lezioni si susseguirono, una dietro l’altra.

Finalmente le tanto agognate per Marinette le 13.20, e la campanella decretò la fine di quella giornata scolastica.

Alya raccolse gli ultimi libri sul banco e si precipitò a seguire l’amica, che si era alzata prima di lei.

Marinette aspetta”.

La mora si voltò.

“Senti, oggi pomeriggio, ti va se ci vediamo? Due chiacchere tra amiche?”. Era da tanto tempo che le due non si confidavano e le sembrava di aver trascurato la sua migliore amica.

“Mi piacerebbe, ma devo finire…”.

Alya le mise le mani sulle spalle e la guardò dritta negli occhi “Non osare inventarmi la scusa degli abiti della recita di Natale, guarda che lo so che li hai finiti da un pezzo. Oggi sei con me!”.

Come sfuggire a quello sguardo intimidatorio.

“E va bene, se proprio vuoi deprimerti con i miei problemi.” Disse rassegnata

“Sei la mia migliore amica Marinette, se non ti aiuto io, chi lo fa?”.

Qualche mese fa, avrebbe risposto Chat Noir, in quelle sere solitarie, si era dimostrato un ottimo amico, un confidente, un sostituto di Alya.

Invece quell’amicizia, nata quasi per caso, sopra la sua terrazza, si stava rivelando alquanto pericolosa, risvegliando sentimenti, che nemmeno sapeva di provare per lui, fino alla sera prima.

“Nessuno Alya, nessuno”.

*

Si diedero appuntamento al solito posto, al solito parco, dove Alya poté portare le gemelle a giocare, finché lei e Marinette potessero parlare.

Le due amiche, si accomodarono sulla solita panchina, vicino alla giostra dei cavalli, consumando una cioccolata calda con panna, acquistata dal piccolo carretto che si era fermato lì vicino.

Marinette mescolò e rimescolò la panna dentro la cioccolata, così tante volte, da far diventare quella leccornia, ormai un brodo immangiabile.

“Mi vuoi dire cosa ti sta succedendo?” Le chiese Alya togliendosi gli occhiali, appannati dal calore del bicchiere.

“Ti prego di non giudicarmi, ok?”

“E perché dovrei farlo? Sei la mia migliore amica, e sono qui per aiutarti”.

La corvina deglutì rumorosamente, non sapeva da che parte iniziare.

“Ho visto che tra te e Adrien le cose stanno prendendo un’altra piega” Le disse la riccia assottigliando gli occhi.

“No, non credo sia così…Alya…in questo periodo mi sono vista con un ragazzo”.

All’amica quasi le venne un colpo, e l’istinto di schiaffeggiarsi per non averlo capito, in quel momento era molto forte.

“Chi? Quando? Perché? Adrien non ti piace più?” Le pose talmente tante domande, che Marinette, non sapeva da quale cominciare.

“Chat Noir” Sussurrò guardando per terra per la vergogna.

“C-c-Chat Noir?” Balbettò incredula, lei sapeva che aveva una cotta stratosferica per il modello più famoso di Parigi, aveva persino rifiutato Luka, per lui, ma Chat Noir, questa si che fu una sorpresa.

“Si, Chat Noir” Affermò.

“Ma questo è uno scoop”.

“Non scrivere niente sul Lady Blog, ti prego” La guardò dritta negli occhi prendendole le mani guantate.

Faceva freddo in quel periodo, ma il mese di Novembre, regalava ancora qualche pomeriggio soleggiato e con temperature sopra la media del periodo.

“Non avevo intenzione di farlo” La rassicurò subito mettendole una mano sopra la spalla. “…a meno che, tu non abbia intenzione di raccontarmi tutto”.

Marinette annuì con il capo.

“E’ una cosa cominciata quasi per caso”.

Alya stette in silenzio, ascoltando la spiegazione dell’amica.

“…una sera ci siamo fermati a parlare sulla mia terrazza, è stata quella volta che dovevamo uscire tutti assieme”.

“Ah si mi ricordo, tu avevi detto che avresti dovuto lavorare ai vestiti della recita”.

“…ed era così, non vi avevo mentito. Solo che la serata aveva preso una piega diversa, fece capolino sul mio tetto e ci siamo fermati a parlare. Così come quella dopo, quella dopo ancora”.

Omise i dettagli della serata del loro quasi-bacio difronte la Tour Eiffel, forse si, doveva sapere tutto, ma qualcosa lo voleva custodire solo per lei.

“…e così poi quel pomeriggio, Adrien i ha invitata a prendere un gelato, e sono finita col farmi leggere la mano.”

“Bello! E che ti ha detto la chiromante” Ad Alya brillarono gli occhi, credeva molto in queste cose.

Vennero però, interrotte dalle gemelle, che chiesero alla sorella, se potevano fare un paio di giri sulla giostra dei cavalli.

*

continua

 

 

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Capitolo 10
*** Dettagli ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 10 – Dettagli

*

Marinette raccontò la predizione della chiromante ad Alya, ma quest’ultima non sapeva che pesci pigliare, non riusciva a trovare un nesso tra quella profezia e l’amica.

“Secondo me ti ha presa in giro” Si limitò a dire “…ma la parte più importante è che sei uscita con Adrien”.

“A dire il vero mi sono vista con lui più di qualche volta”.

“E non è successo niente?” Chiese entusiasta, sperando che il loro rapporto si stesse in qualche modo evolvendo.

A malincuore rispose di no, increspando anche le labbra.

“Sei un caso disperato Marinette, cioè, lui ti chiede di uscire e nemmeno ci prova con te, o viceversa”.

“Siamo solo amici Alya”.

L’amica si alzò in piedi difronte a lei, con un’ espressione che non lasciava intravedere nulla di buono, se ne avesse avuto il coraggio l’avrebbe schiaffeggiata così forte, da farle aprire gli occhi, ma si limitò solo a parlare con tono alterato.

“Guarda in faccia la realtà Marinette, secondo te Adrien, ti considera ancora solo un’amica?”.

“Io…”

“Non mi interrompere per favore” La zittì mettendole un dito sulla bocca

“…è chiaro che gli piaci, ma non ha il coraggio di dirtelo, devi fare tu la prima mossa, Marinette. Te lo ha detto anche la chiromante ‘vedo un grande amore, più vicino di quanto non pensi’. Sveglia, si riferiva ad Adrien”.

“Forse…ma io non so più cosa provo per lui” Disse fra le lacrime.

Alya si riaccomodò vicino a lei, offrendole una spalla su cui piangere, si stava chiedendo se non avesse appena esagerato.

“Cosa vuoi dire, amica mia? Sei cotta di lui…lo sanno tutti” Si corresse poi “ovviamente tutti tranne il diretto interessato, ma ci arriverà prima o poi”.

Marinette pianse più forte, nascondendosi il viso tra le mani.

“Te…te l’ho detto prima…Chat Noir”.

“Calmati Marinette, è da prima che continui a parlarmi del super eroe, mi devi però dire cos’è successo tra di voi”.

La corvina prese un lungo respiro, e si asciugò le lacrime con un fazzoletto di carta, passato gentilmente da Alya.

“Ci siamo baciati, Alya”.

Stava per urlare, non ci poteva credere, la sua migliore amica, innamorata persa di Adrien, aveva baciato un’altra persona, e in quanto? In neanche due mesi che la conosceva.

Così era quello che credeva.

Non poteva sapere, che lei e Chat Noir, fossero gli eroi di Parigi, coloro che combattono da più di un anno, fianco a fianco.

“Ok, ok, Alya, prendi un bel respiro…questo sì, che è incredibile”. Si portò una mano sulla fronte, che al momento era occupato da un cappello di cotone imbottito.

“Non giudicarmi Alya”.

“Non ti sto giudicando, sia chiaro, sono sotto shock. Non ci posso credere.” Rise.

“…e com’è stato?” Chiese curiosa.

Marinette avvampò, diventando rossa come un peperone, ricordando i suoi baci, la sua lingua che s’insinuava dentro la sua bocca, accarezzando la sua.

“E’ stato bellissimo Alya” Alla corvina brillarono gli occhi.

“Ne sei innamorata?” Chiese seria.

“Io…si…no…forse…non lo so Alya. Da una parte c’è Adrien che si comporta in modo strano con me, mi confonde. Dall’altra, ho Chat Noir, che…so già che non posso avere una storia con lui, anche se le volessimo entrambi, lui è un super eroe, e in più non conosco la sua vera identità.”

Alya assottigliò gli occhi, secondo lei, l’amica non le stava raccontando tutta la verità, non poteva con un semplice bacetto, averle fatto perdere la testa in quel modo.

“Non è successo solo un bacetto, vero?” Chiese timidamente.

Marinette abbassò per l’ennesima volta lo sguardo a terra, e strinse i pugni sopra le ginocchia.

“No”.

“Oddio Marinette, non dirmi che…” Si portò una mano alla bocca per lo stupore.

“No, no, non è successo quello che credi, anche se in quel momento, non nego che…avrei voluto”.

Marinette…”

“Non abbiamo potuto, perché si insomma…quella tuta non si può togliere come un vestito normale, bisogna sciogliere la trasformazione, e se lo avesse fatto, mi avrebbe rivelato la sua identità”.

Alya notò una punta di dissenso in quell’affermazione.

“Ma è stato meglio così…forse me ne sarei pentita”.

“Se dici così, significa che non ti piace poi così tanto, che però eri presa dal momento”.

“Al contrario, mi piace, mi piace molto. In queste settimane, ho avuto modo di conoscerlo molto bene, e ti posso dire che, è un ragazzo straordinario”.

“Però…c’è Adrien”.

“Eh…il fatto è che mi sono fermata, perché aprendo gli occhi, ho visto lui. Alya…è stato terribile, come si può…si insomma, ero con Chat Noir, e pensavo ad Adrien!” Marinette iniziò a piangere di nuovo, e questa volta l’amica l’abbracciò, dandole la possibilità di sfogarsi contro il suo petto.

Alya non sapeva che dire o fare, si limitò ad ascoltare i suoi singhiozzi in silenzio.

“Sfogati amica mia, io sono qua.”

*

Disperazione, rabbia, tristezza.

Tutti sentimenti che attirano sempre l’attenzione di Papillon, che cerca sempre possibili alleati per arrivare al suo scopo, ovvero avere i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir, per ottenere il potere assoluto.

Marinette, basta adesso, oppure sarai alla mercé di Papillon, e io non voglio vederti akumizzata.” Le alzò il volto con due dita, asciugandole le lacrime con il candido fazzoletto.

“Hai ragione Alya, sarebbe un bel guaio.” Disse imitando l’amica e cercando di fare dei brevi, ma intensi respiri.

“Senti Marinette, mi rendo conto che in queste settimane sono stata una pessima amica, non mi ero nemmeno accorta che stavi così male.”

“Non è colpa tua”. Eccola lì, sempre pronta a far stare bene gli altri, trovando subito le parole giuste.

“Si che lo è, sono stata troppo impegnata con Nino”.

“Ma è il tuo ragazzo, Alya, è logico che non lo puoi trascurare per me. Che non ti venga mai più in mente una cosa del genere”. La rimproverò.

“Sarebbe tutto più facile se Adrien e Chat Noir fossero la stessa persona” Sospirò la riccia stiracchiandosi, e con l’occasione dare un’occhiata alle sorelle, che ridevano e giocavano sulla giostra dei cavalli.

La stessa persona.

Di nuovo quella frase, di nuovo quel dubbio che si insinuò prepotentemente nella mente di Marinette.

Prima Adrien e adesso Alya, poi Chat Noir che all’improvviso diventa Adrien.

“Non possono essere la stessa persona” Si alzò di scatto in piedi.

“Non l’ho mai detto, ho solo constatato che se fossero la stessa persona, sarebbe più facile per te”. Cercò di giustificarsi.

“Ma non lo sono, Alya.” Scosse il capo, più per autoconvincersi che fosse realmente così.

*

Marinette, devi prendere una decisione, non puoi struggerti per due ragazzi, è già complicato con uno, figuriamoci con due”.

“Credi che non lo sappia?” Si mise le mani dentro i capelli, rovinando la solita acconciatura che portava.

“Scusa, non intendevo…”

“Lo so”. Rispose non dandole il tempo di finire la frase. “Alya, perché è così difficile scegliere?”.

La castana, le mise una mano sulla spalla e la costrinse a guardarla negli occhi “Non è mai facile, però tu sei Marinette, riuscirai a trovare la soluzione anche questa volta.”

“Cosa faresti se fossi in me?”

Alya si portò due dita sul mento per pensare “Per prima cosa, mi prenderei una pausa da tutti e due.”

“Ma non sto insieme ne con Adrien e ne con Chat Noir, come faccio a prendermi una pausa”.

“Oppure cercherei di passare più tempo con entrambi, per capire chi mi piace di più”

“Una parola, Adrien non lo fanno mai uscire e Chat Noir, viene quando vuole”.

“Ma anche tu, un po' meno complicati questi ragazzi, non te li potevi trovare?”

“E se non scegliessi nessuno dei due? Se volgessi lo sguardo da un’altra parte?”

“Luka?” Azzardò, trovando in lei conferma “…lascialo perdere amica, non siete compatibili in nessun modo, e poi non mettere in mezzo una terza persona, che poi a levarsi dai casini diventa un problema enorme.

Hai bisogno di chiarirti e non complicarti la vita. Se un giorno scoprirai che ne Adrien e ne Chat Noir, fanno per te, allora potrai guardare qualcun altro, ma non è questo il momento giusto, ti infileresti in una strada senza uscita. Evitiamo di far soffrire altre persone”.

“Pensi che Adrien stia soffrendo per me?”

“Non lo so, ma lo trovo cambiato verso di te, dirti che cosa provi nei tuoi confronti, non saprei dirtelo, l’unica cosa che puoi fare è dichiarare i tuoi sentimenti per lui, se è questo che vuoi, e in ogni caso, chiedere al micetto cosa prova per te.”

“Grazie Alya, sei un’amica. Non so cosa farei se non ti avessi” L’abbracciò. “Uh, ma basta parlare di me, tu non hai nulla da raccontarmi?” Chiese sbattendo le lunghe ciglia.

Alya rabbrividì e deglutì rumorosamente, in effetti c’era qualcosa che le voleva dire, ma non sapeva come fare.

“Va tutto bene tra te e Nino?” Chiese vedendola tentennare ad arrossire.

“Ma si certo” Balbettò, poi prese coraggio “…in realtà c’è una cosa…di cui ti volevo parlare”.

“E sarebbe?”

“Io…e Nino…beh…ecco…” Fece un respiro profondo “…lo abbiamo fatto!” Disse d’un fiato.

“Fatto cosa?” Chiese ingenuamente, notando in un secondo momento il viso rosso dell’amica “…oh..ohahhh, ho capito, quello!” Esclamò.

La zittì dicendo di abbassare la voce.

“Scusami per non averlo capito prima…allora com’è stato?” Assottigliò gli occhi dandole delle leggere gomitate.

“Strano…”

“Strano?” Fece di rimando inarcando un sopracciglio “…strano brutto, strano forte, o strano strano perché ti aspettavi qualcosa di diverso?”

“Strano…imbarazzante…almeno per me…era la mia prima volta e non sapevo che fare, ma lui è stato fenomenale, mi ha fatto sentire subito a mio agio. Nino è stato così dolce” Alla castana brillarono gli occhi con il ricordo della loro prima volta “…e comunque non credere a chi ti dice che fa male…si beh! Forse all’inizio, ma è una sensazione che sparisce subito”.

“Sono felice per te Alya, tu e Nino siete strepitosi insieme, siete fatti l’uno per l’altra”.

“E la seconda volta è stato meglio ancora” Aggiunse ammiccando.

“Ah però…hai capito che cosa mi sono persa in queste settimane!” Il suono delle loro risate, si propagarono per tutti il prato, facendo voltare verso di loro, gli sguardi dei più curiosi.

“Ho perso anch’io gran parte della tua vita” Le disse Alya tristemente e sentendosi terribilmente in colpa.

“L’importante è che ci siamo aggiornate”.

“Io spero di averti aiutata, in un modo o nell’altro”.

“Come sempre”.

Le due amiche si abbracciarono e dopo poco lasciarono il parco, assieme alle gemelle, era tardi, e il sole stava quasi tramontando oltre la Senna.

*

continua

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Capitolo 11
*** L'ultimo bacio ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 11 – L’ ultimo bacio

*

Marinette sospirò e si lasciò cadere sul materasso, aveva appoggiato come al solito la cartella sulla sedia della scrivania, riposandosi, prima di iniziare a studiare e a fare i compiti assegnati.

“Stai bene, Marinette?” Chiese Tikki avvicinandosi alla padrona.

“No”. Rispose secca portandosi entrambe le mani sugli occhi.

“Ne vuoi parlare?”.

La guardiana dei miraculous sospirò, non ci sarebbe stato molto da dire e nessuna l’avrebbe potuto darle un aiuto concreto.

Doveva decidere tra chi dei due ragazzi, amava di più, tra Chat Noir ed Adrien.

Una scelta difficile.

Adrien, lo vedeva tutti i giorni a scuola, ed aveva notato un cambiamento nei suoi confronti, sembrava essere più freddo e distaccato del solito.

Si limitava al saluto, non le rivolgeva più la parola come faceva prima.

Che si fosse in qualche modo stancato della sua goffaggine?

Era intenzionata ad affrontarlo nei prossimi giorni, le dispiaceva che non ci fosse più il feeling di prima, doveva capire se questo, dipendeva da lei.

Dall’altro lato, aveva le attenzioni di Chat Noir, anche se, non si faceva vedere da circa una settimana, e quella lontananza, la stava uccidendo interiormente.

Era stata lei a cacciarlo via l’ultima volta, senza ulteriori chiarimenti, e si era ripromessa, nel caso in cui si fossero rivisti, di spiegargli il perché di quell’allontanamento.

“Non sai chi scegliere vero?”.

Marinette si sedette al bordo del letto.

“Credo di amarli entrambi, anche se questo non è possibile”.

“Prova ad analizzare la situazione, Marinette

“Come farebbe LadyBug?”

“Tu sei LadyBug, Marinette. Non provare nemmeno a pensare di non essere la stessa persona.”

Tikki aveva ragione.

“A volte lo dimentico”. Sospirò guardando fuori dalla finestra, come se dovesse aspettare l’arrivo di qualcuno.

“Non devi mai e poi mai dubitare delle tue capacità, nemmeno difronte ad una situazione amorosa.”

“Fare una scelta, non è facile, potrebbe rivelarsi sbagliata.”

“Se la fai con il cuore, non sarà mai sbagliata, anche se questa non ti porterà a quello che cercavi.”

“Credo…credo che Adrien, sia la scelta giusta.”

“Ne sei sicura?”

Marinette annuì con il capo “C’è sempre stato lui, anche se non mi dispiacciono le attenzioni che mi dà Chat Noir, ma se mai lo rivedrò, come Marinette s’intende” Precisò poi, in quanto, sicuramente lo avrebbe rivisto nei panni di LaduBug “…dovrò dirgli come stanno le cose, che non possiamo continuare così”.

“Lo sai che volesse, ti rivelerebbe la sua identità”.

“Non dovrà accadere, Tikki”.

*

“Era ora, ti sei deciso allora, moccioso?” Incalzò Plagg.

Adrien sospirò “Non sarà facile, ma è giusto che glielo dica”.

“E’ la cosa giusta da fare, anche se questo le spezzerà il cuore”

“Ma io la amo, Plagg, e credimi, non è facile lasciarla”.

“Basterà che ti dichiari come Adrien”.

“E quando scoprirà che sono io Chat Noir, come la prenderà?”

“Non è tenuta a saperlo” Il piccolo kwami della distruzione, addentò con noncuranza un pezzo di formaggio.

Adrien non era molto d’accordo con quell’affermazione, era sempre stato del parere che non avrebbe mai nascosto la sua identità, alla ragazza che amava.

“Non sarebbe giusto, metti caso che io e Marinette, ci mettessimo insieme, e per qualche strana ragione Papillon attaccasse, che scusa potrei inventare per allontanarmi da lei?”.

“Tempo al tempo ragazzo mio”.

“Ancora questa frase” Sbuffò “…mi fai venire strani dubbi”.

“Tipo?”

“Che Marinette e LadyBug, siano la stessa persona”.

Plagg sputò tutto il formaggio che stava masticando, sulla camicia del biondo, che fece una smorfia disgustata, cambiandosi d’abito.

“E cosa te lo fa credere?”

“Il tuo atteggiamento, non sai mantenere un segreto, e so che tu sai chi è in realtà LadyBug, ma non me lo vuoi dire, per torturarmi”.

Tikki lo avrebbe probabilmente ucciso, se avesse solo accennato alla cosa.

“Toglitelo dalla testa, moccioso. Non pensare più a chi si nasconde dietro la maschera di LadyBug”.

“Tanto prima o poi lo scoprirò, con o senza il tuo aiuto”.

“Sicuramente senza il mio aiuto”. Plagg portò su il mento in segno di offesa.

“Comunque ora, dobbiamo andare a spezzare il cuore ad una ragazza.” Sospirò.

“Non farlo, se non è quello che vuoi”.

Plagg, trasformami!” Gli ordinò prima di cambiare idea.

*

Chat Noir, rimase immobile sulla balaustra del terrazzino qualche minuto, pensando alle parole più giuste da dire.

Era anche intenzionato a raccogliere una rosa da portarle come dono, ma sapeva già, che dopo il suo discorso, probabilmente Marinette, avrebbe usato la punta per trafiggergli un occhio.

Fece un bel respiro profondo e bussò alla botola.

A Marinette improvvisamente le si seccò la gola, ed iniziò a tremare vistosamente, dopo aver udito il picchiettare sulla porta.

Era lui.

Era arrivato.

“E’ qui, Tikki”. Non era mai stata così terrorizzata.

“Apri, no?”

Deglutì rumorosamente e prendendo coraggio, aprì la botola e facendo entrare Chat Noir.

Entrambi concordavano, nel loro inconscio, che non potevano andare avanti così.

Lui era andato da lei per dirglielo.

Lei lo aspettava, per dirglielo.

Si guardarono negli occhi senza dire niente, ma con uno sguardo si capirono, ed ambedue avevano già capito, che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.

Si avvicinarono ed abbracciarono, Marinette poggiò la testa nell’incavo del suo collo, lui la cinse la schiena.

“Mi sei mancata” Le sussurrò.

Anche lui gli era mancato, e tanto anche.

Una lacrima le rigò il volto.

“Non piangere, principessa. Ti prego, non per colpa mia.”

“Chat, baciami” Suonò come una supplica, un bisogno di sopperire alla mancanza dei giorni precedenti.

Non se lo fece ripete due volte, Chat Noir posò dolcemente le labbra a quelle di lei.

Marinette lo abbracciò più stretto, ne aveva bisogno.

Si coricarono, senza staccarsi, sulla chaise longue, mentre i loro baci diventavano sempre più passionali.

Iniziando facendo incontrare le loro lingue, in una danza senza fine.

Si staccarono solo qualche secondo, per riprendere fiato e guardarsi negli occhi carichi di desiderio.

Marinette, addentrò le mani nei capelli biondi e setosi di lui, l’unica cosa che poteva toccare sentendola autentica, come la parte del suo volto, scoperto dalla maschera nera.

Gemette quando sentì le mani guantate di Chat Noir, insinuarsi dentro la maglietta e sfilargliela.

Lo lasciò fare senza obiettare, il contatto con la sua tuta e la pelle, era caldo, contro ogni aspettativa, si ritrovò a pensare che il travestimento, fungesse da seconda pelle.

In tutti quei mesi, non aveva avuto bisogno di chiederselo.

Si unirono di nuovo, e Marinette, iniziò ed esplorare il corpo di lui, pensando di chiedergli di sciogliere la trasformazione, solo per sentire il contatto pelle con pelle, avrebbe spento la luce, per non rivelare l’identità del super eroe.

Ma si bloccò, quando, in un momento di lucidità, considerò il fatto che avrebbero potuto andare ben oltre al semplice bacio e strusciarsi a vicenda.

C’erano tutti i presupposti.

E se doveva accadere, non sarebbe stato di certo quella notte, non così.

Era incredibile come Chat Noir, tremasse al passaggio delle sue mani, dapprima sulla schiena, per poi scendere sempre più giù, arrivando fino a metà gluteo.

La prima volta che si erano lasciati andare, non si erano spinti così avanti.

C’era stato più di qualche bacio e qualche carezza, ma nulla più.

Ora era diverso, si desideravano sempre di più e sembrava che non ne avevano mai abbastanza l’uno dell’altro.

Con naturalezza, e facendosi trasportare dal momento, Marinette aprì le gambe, facendolo sistemare meglio sopra di lei, e perché il peso del suo corpo, sugli arti, le stava bloccando il sangue, facendole intorpidire.

Iniziarono a muoversi, a strusciarsi, provocandosi piacere a vicenda.

Marinette, poteva sentire solo qualcosa di compatto spingere sulla sua intimità, era il rinforzo della tuta di Chat Noir, messa apposta perché non si facesse male durante il combattimento.

Non se n’era mai accorta, anche perché quello era l’ultimo dei suoi pensieri.

Arrossì, pensando a cosa ci poteva essere lì sotto, portando la sua mente, altrove.

Lo strofinare diventò sempre più frenetico, come i loro baci, sempre più avidi e desiderosi.

Le venne da stringere gli occhi, e soffocò un gemito dentro la sua bocca, quando dei piccoli spasmi, che s’intensificarono sempre di più, iniziarono a pulsarle dal basso ventre.

Chat Noir, si bloccò di colpo, e anche lui soffocò i suoi gemiti, quando sentì del liquido uscire da lui.

La sensazione più bella mai provata fino ad ora.

Chat Noir staccò le labbra dalla bocca, iniziando a darle dei baci in tutte la parti del corpo, passando dal lato della bocca, fino a tracciare un percorso dal collo, fino all’ombelico, le baciò anche un seno, la parte che rimase scoperta dall’intimo di pizzo nero.

Ed infine appoggiò la testa nell’incavo del collo, cullato dal petto che si alzava ritmicamente ad ogni suo respiro.

Intrecciarono le dita della mano, sembravano così diverse all’apparenza.

Sfiorò l’anello del gatto, quando iniziò a suonare, guardarono entrambi l’ora: mancavano cinque minuti alla mezzanotte.

“Sei peggio di Cenerentola” Lo schernì.

“Uff…sarei stato volentieri un altro po'” Sbuffò rimettendosi seduto.

Marinette raccolse la maglietta dal pavimento e se la infilò, senza il calore di Chat noir, sentiva freddo.

“Ti avrei ospitato tutta la notte”.

Le prese entrambe le mani, e la guardò dritta negli occhi “Mi basta una parola per farlo”.

Doveva sbrigarsi a dirgliela, i gommini sull’anello stavano diventando due.

“Vai, non costringermi a fare qualcosa di cui ci pentiremo entrambi”.

A malincuore, dovette rispettare la sua scelta e s’incamminò verso la botola, per poi librarsi sui tetti di Parigi.

Chat Noir si voltò verso di lei, non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista, ma questo lei non lo poteva sapere.

Marinette, io…”

“Ti prego non dirlo” Lo zittì con un dito.

Aveva ragione, dirle che l’amava, avrebbe reso quell’addio ancora più doloroso per lei.

Doveva confessarle quello che provava come Adrien, e non come Chat Noir.

Il gatto sorrise “Ci vediamo, principessa”.

“Addio, Chat Noir”. Lo salutò con un sorriso appena accennato e gli occhi lucidi.

*

continua

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Capitolo 12
*** Buon Natale ***


BEST FRIENDS

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Capitolo 12 – Buon Natale

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Nell’aria si poteva respirare ormai, da quasi un mese, l’atmosfera natalizia.

La Tour Eiffel, era stata addobbata a festa, con luci kilometriche e piantine di aghifogli sparsi, ed ai suoi piedi, era stato posizionato un enorme pino con vicino la casetta di Babbo Natale, dove i bambini, nel dopo scuola, potevano portagli la letterina e farsi una foto con lui.

Era stata allestita anche una pista di pattinaggio all’aperto, dove Marinette e i suoi compagni, passavano pomeriggi spensierati, se il tempo e la temperatura fosse stata dalla sua parte, oppure non avessero le prove della recita annuale, natalizia.

Quest’anno, la classe della professoressa Bustier, aveva ideato una commedia, scritta da Marc, dove Nathaniel ne aveva curato l’aspetto scenografico e le ambientazioni, mentre Marinette, si era proposta come addetta ai costumi.

Il resto della classe, avrebbe invece recitato.

La storia, aveva come protagonista Chloè, ovvero la Principessa di Ghiaccio, viziata ed unica erede al trono, che voleva sempre tutto per se, e non dava mai agli altri.

Ma un giorno, ricevette la visita di Babbo Natale, che l’accompagnò, insieme ad un mago, in un viaggio verso il passato, il presente e il futuro, mostrandogli com’era la sua vita, come la stava vivendo e cosa sarebbe diventata, se presto, non avrebbe cambiato il suo atteggiamento.

Il racconto di Marc, era piaciuto talmente tanto alla signorina Bustier, che si era imbattuta per caso nella sua stesura, da proporre al ragazzo di adattarla per la recitazione.

Inutile dire, che Nathaniel si era proposto successivamente per creare le scene, e Marinette, per ideare i vestiti, recitare sarebbe stato fuori discussione, avrebbe sicuramente inciampato più e più volte, dimenticando anche le battute, meglio starsene in disparte, e lasciare sotto i riflettori chi era già abituato.

*

“Dov’è il mio vestito?” Chiese Chloè a Marinette con il solito tono imperativo.

La quale scorse velocemente i vestiti sull’ arella, e ne prese uno sfarzoso sui toni dell’azzurro.

“Tieni, il corpetto l’ho sistemato come volevi” Le disse porgendole delicatamente l’abito debitamente dentro la sacca trasparente.

“Mi passi il mio per favore, Marinette?” Le domandò gentilmente grattandosi il casco biondo.

C’era un qualcosa di strano nel suo tono di voce e atteggiamento, sembrava avesse paura ad avvicinarsi a lei, e a rivolgerle persino la parola.

La mora, aveva anche notato che Adrien, tendeva ad evitarla se capitava di ritrovarsi da soli, soprattutto dopo che lei e Chat Noir, avevano, per così dire, troncato il loro rapporto.

Il gatto non si era più presentato a casa sua, e non lo aveva nemmeno più visto in veste di Lady Bug.

Papillon non attaccava ormai da settimane.

“Eccolo! Ho tolto quella rifinitura che non ti donava, sembravi senza collo” Risero all’unisono.

“Grazie”.

“Aspetta” Lo fermò per un braccio.

“Dimmi” Le disse con tono serio.

“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

“Che vuoi dire?” Si era reso conto che, negli ultimi giorni, era stato abbastanza freddo con lei, ovviamente non poteva capire il perché.

Si sentiva uno stupido per non essere in grado di dichiararsi apertamente con lei, così facendo, stava rovinando anche quello che restava della loro bellissima amicizia.

“Ecco…vedi…perchè mi eviti?”

Marinette, il mio vestito, dove lo posso trovare?” Chiese Alix pentendosi subito di averla disturbata. “Scusate, non volevo interrompervi, torno dopo”.

“No, tranquilla, non hai interrotto niente” La mora congedò il biondo, che andò subito ad indossare l’abito.

Ad Alix porse il vestito da coniglio bianco e rosa “Scusami, non mi ero accorta che eri con lui, tutto bene?”

“Non stavamo facendo niente, gli ho dato solo il costume” La sua espressione però, faceva trasparire ben altro.

“Senti…forse adesso non è il momento più adatto, ma finita la recita andremo tutti quanti a festeggiare, so che viene anche lui, puoi approfittarne per parlargli, sempre se ti va”.

“Il problema è vedere se lui, vuole parlare con me”.

“Che vuoi dire?”

“Non so perché, ma mi sta evitando”.

“Allora, è meglio se gli parli, magari vi chiarirete, e scoprirai che in realtà non è così”.

“Forse…grazie Alix” Le due amiche si abbracciarono.

“E di che? Le amiche servono a questo” Ammiccò.

*

Uno dopo l’altro, gli studenti andarono a prendere il proprio costume.

E la mora, si preoccupò di controllare che tutto fosse in ordine, tra il pubblico, ad assistere alla rappresentazione, ci sarebbero stati sia Gabriel Agreste, nonché la nota critica ed esperta di moda, Audrey Bourgeois, non poteva permettersi figuracce.

“Vestito fantastico Marinette, mi sta alla perfezione” Si complimentò Adrien, che si presentò difronte a lei con quella creazione.

“Tu sei fantastico, cioè volevo dire grazie” Balbettò volgendo lo sguardo in basso dalla vergogna.

“Aspetta” Gli disse prima di voltarsi.

Prese del filo e un paio di forbici, una delle cuciture in basso e seminascosta dal mantello, aveva un filo volante.

“Non lo avrebbe notato nessuno”.

“Si, solo che tra il pubblico c’è tuo padre e la madre di Chloè”.

Adrien le sorrise “Andrà tutto bene, non siamo ad una sfilata, non sarai giudicata se gli abiti hanno qualche sbavatura sulla cucitura.”

“Sono pignola, mi piace che tutto sia in ordine”. Si giustificò.

“Senti Marinette…vieni anche tu alla festa dopo?” Le chiese.

“S-si”.

“Dovremo parlare”.

La corvina mancò un battito, avrebbe voluto parlare lì, subito, e al diavolo la recita, chi se ne importava, adesso sarebbe rimasta col dubbio di cosa, Adrien, le volesse dire, per almeno un’ora buona.

“Certo, va, va bene” Balbettò vedendolo sparire dietro il sipario.

*

E così la principessa sciolse il suo cuore di ghiaccio, regalando a tutti i sui sudditi momenti indimenticabili, rendendola la sovrana più amata di tutta la storia

La recita terminò con il monologo di Alya, abile voce narrante della rappresentazione, mentre i presenti, seduti comodamente sulle loro poltrone di velluto, applaudirono gli studenti con una standing ovation.

“Bravi” Urlarono i parenti, mentre gli studenti ad uno ad uno venivano rivelati dal sipario rosso, che lentamente si stava aprendo.

“Complimenti Gabriel, Adrien, se non fosse già un modello affermato, sarebbe un attore incredibilmente in gamba”.

“Cara Audrey, ha preso tutto da sua madre”.

“E quei vestiti…incredibili, assolutamente incredibili”.

“Sono d’accordo con te…Marinette è davvero brava” Disse sistemandosi gli occhiali sopra il naso.

“Se non avesse declinato il mio invito, adesso sarebbe la più giovane stella nascente della moda”.

I due critici, vennero interrotti da Alya, che prese il microfono e la parola, facendolo involontariamente stridere.

“Scusate, ehm…” Improvvisamente tutti in sala ripresero i loro posti e rimasero in silenzio, dando modo alla giovane di parlare.

“…penso di parlare a nome di tutta la classe adesso, col ringraziandovi di essere venuti oggi, ad assistere alla nostra rappresentazione del Natale.

La storia è stata scritta dal nostro amico Marc” Lo indicò facendogli segno di avvicinarsi a lei, mentre veniva acclamato dalla folla “…e le ambientazioni soni state curate, in ogni minimo dettaglio dal nostro artista Nathaniel” Anche il rosso raggiunse poi in prima fila “…ed infine, ma non per importanza, la nostra costumista, Marinette

“Oddio, lo sapevo” Si portò entrambe le mani a coprirsi il viso.

“Coraggio Marinette, non fare la timida, vieni qui” La invitò Alya.

“Vai a prenderti gli applausi” La spinse Kim, che ammiccò alla castana.

“Vuoi dire qualcosa?” Le passò il microfono.

“Ehm…no!”

“Ok, ok, basta che non fari così quando diventerai famosa, e dovrò intervistarti”.

I presenti risero.

“Grazie anche a tutta la nostra classe, per l’impegno nella recitazione, siete stati grandi! E ora, tutti all’hotel di Chloè a festeggiare…yhuuuuuuu”.

*

L’intera classe, dopo la rappresentazione, venne accolta nell’immensa sala per i ricevimenti, dell’hotel di Chloè, non che ne fosse entusiasta, questo era certo, ma non poteva dire di no al suo amico Adrien, era stata sua l’idea, di passare una giornata di festa, e poi suo padre avrebbe sicuramente acconsentito, se la celebrazione, si fosse fatta dai Bougeois.

Marinette, quando possiamo riportarti i vestiti?” Le chiesero i suoi amici.

“Cosa? No, teneteli. Considerateli un mio regalo di Natale”.

Tutti insieme l’abbracciarono, facendole sentire il loro calore.

Tutti tranne Chloè, che si limitò a ringraziarla, e che era il minimo, visto che stava occupando la stanza solo per loro.

Chloè” La rimproverò Adrien, alzando la voce “…non hai imparato niente dal tuo personaggio” Le sussurrò.

“Suvvia, andiamo Adrien caro, mandiamo via questa plebaglia, ed andiamo a divertirci con quelli del nostro rango”. Cinguettò sogghignando.

“Questa plebaglia, come la chiami tu, sono nostri amici e compagni di classe, e sono le persone più vere che conosca”. Disse in tono duro, irrigidendo i tratti del viso.

Chloè arricciò le labbra in segno di dissenso e dispiacere.

“Scusa…cercherò di comportarmi bene” Si segnò un’ aureola immaginaria sopra la testa.

“Così mi piaci” Le sorrise, volgendo poi lo sguardo verso il balcone, dove Marinette si era appollaiata sulla ringhiera “…scusami Chloè” Si congedò.

Mentre zigzagava tra i suoi amici, cercando di raggiungere Marinette, il biondo ripassava nella sua mente che cosa dirle, e nel frattempo, le immagini del loro ultimo incontro nella sua mansarda, diventavano sempre più nitide nella sua mente.

Deglutì fermandosi a qualche metro da lei, mentre era di spalle, osservava il cielo, e scrutava i tetti, che stesse cercando lui?

Scacciò via quel pensiero, era d’accordo col non presentarsi più da lei, nei panni di Chat Noir, ma solo come Adrien.

Ma era davvero sicuro di dirle la verità? Oppure si sarebbe solo dichiarato?

“Coraggio, non fare il timido” Gli disse il kwami sotto la sua camicia.

Shh…” Lo zittì continuando a camminare verso la sua musa.

“Tra poco nevicherà” Gli disse dopo che anche lui si appollaiò sulla ringhiera.

“Dici?”

Annuì con il capo, l’aria si stava facendo sempre più fredda, e le nuvole, invisibili a causa del buio, avevano oscurato sia le stelle che la luna piena.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, aspettando che uno dei due dicesse qualcosa per primo.

“Grazie per il vestito, ci hai reso molto felici”.

“Ma ti pare, e poi che cosa ne avrei fatto di tutti quegli abiti fuori taglia?” Le sorrise.

“Mio padre ha detto di pregevole fattura, credo che abbia un po' il timore che diventi più brava di lui”.

Marinette arrossì nonostante la temperatura rigida “Wow, davvero gli sono piaciuti?”.

“Non solo a lui, ma anche ad Audrey. Non hanno fatto altro che parlare di questo in macchina”.

“Dici sul serio?” Lo abbracciò d’istinto, troppo contenta per contenere tutta quell’eccitazione “Oh! Scusa, non volevo”.

“Non ti preoccupare…anzi, devo ringraziarti, mi hai scaldato un po'” Le sorrise.

“Se hai freddo, rientriamo” Gli disse mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a cadere sopra di loro, e Marinette cercò di prenderli con la mano, come faceva da bambina.

“No, e poi sta nevicando, non vorrai perderti uno spettacolo simile”.

“Ti piace la neve?”

“Mi piaci tu” Avrebbe voluto dirle, ma non capiva il perché, ma non era ancora arrivato il momento giusto per dirglielo, e di conseguenza avrebbe dovuto rivelargli di essere Chat Noir. “Si, mi ricorda le feste quando c’era ancora mia madre”.

“Immagino cosa sta passando, non è facile, ma sai che puoi contare su di me, ti sono amica.”

“Amica” Pronunciò a mezze labbra abbassando lo sguardo.

Marinette gli posò la sua mano guantata, sopra la sua e si guardarono negli occhi. “Puoi sempre contare su di me”.

Il biondo guardò le sue labbra muoversi mentre pronunciava quelle parole, avrebbe voluto tanto baciarle come era solito fare quando era trasformato in Chat Noir.

“Lo so, Marinette, e sai che anche tu puoi contare su di me”. Si limitò invece, a dirle.

Parlarono del più e del meno, mentre la neve scendeva ora più copiosa, era già riuscita a coprire interamente i tetti della città, facendo dimenticare a Marinette, o a far così credere ad Adrien, di aver scordato che le doveva parlare.

“A che pensi?” Le chiese notando il suo sguardo preoccupato.

“Non ridere però”

Adrien si disegnò una croce sul cuore immaginaria “…chissà cosa starà facendo Chat Noir adesso”.

Il biondo deglutì rumorosamente “Perché proprio lui?”

“Così…sai, mi è capitato di parlare qualche volta con quel ragazzo”.

“Davvero?” Si finse sorpreso “…avete solo parlato, oppure…”.

A Marinette si strinse il cuore “…sai come si dice…la curiosità…” Si avvicinò pericolosamente al suo volto, per poi spostarsi sull’orecchio “…uccise il gatto” Gli sussurrò andandosene, non prima di voltarsi e fargli l’occhiolino.

*

Marinette ritornò a casa, e qualcosa dentro il suo cuore, le aveva detto di salire sul terrazzo.

Aprì la botola, facendo ricadere lo strato di neve sottile all’indietro, notando un pacchettino rosso e una rosa dello stesso colore appoggiata sul tavolino.

Lo prese e lesse il bigliettino.

Buon Natale Principessa, Chat” Lo strinse al cuore ed annusò la rosa, quanto le mancavano quei pensierini.

Scartò il regalo e dentro la scatola di velluto nera, vi trovò un bracciale d’argento, con un pendente a forma di rosa, lo indossò senza pensarci due volte e sorrise.

Quando rientrò nella sua stanza, la figura nera longilinea, nascosta dietro il comignolo, poté ritornarsene a casa compiaciuto, trovando anch’esso un regalo sopra il suo letto ad aspettarlo.

*

continua

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Capitolo 13
*** Kiss the rain ***


BEST FRIENDS

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Capitolo 13 – Kiss the rain

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Quanto può durare una quiete?

Un giorno? Una settimana? Un mese?

E proprio quest’ultimo, era il tempo trascorso dall’ultimo attacco di Papillon.

Era un mese che Chat Noir e LadyBug, non si incontravano.

L’ultimo attacco, risaliva a fine novembre, quando tutte le foglie secche, avevano lasciato le fronde degli alberi, lasciandoli nudi a combattere il freddo inverno.

Si erano lasciati di fretta come al loro solito, perché i loro miraculous avevano iniziato a suonare, e da lì a poco si sarebbero ritrasformati e non potevano permettersi che le loro identità fossero rivelate.

LadyBug, avrebbe voluto parlare un po' con lui, da quando non le faceva più visita nella sua mansarda, le era mancato e tanto anche.

Lui, non poteva sapere che in realtà Marinette è LadyBug.

“Voglio un tuo parere Tikki”. Marinette stava sistemando l’orlo di un vestito, quando se ne uscì con quella frase.

“Non so molto di moda, ma vediamo se posso esserti utile in qualche modo” La kwami pensò si trattasse dell’abito che stava confezionando, non era la prima volta che chiedeva consigli all’animaletto rosso.

“Non intendevo sul vestito” Si sedette sul divanetto appuntando i gomiti sulle ginocchia, mentre la kwami svolazzava davanti il suo viso.

“E allora su cosa?” Chiese interrogativa.

“Volevo…volevo chiedere a Chat Noir, se è d’accordo con il rivelare le nostre identità”.

“Sei matta, Marinette? No! Lo sai che non potete sapere chi si nasconde dietro le vostre maschere, dovete prima sconfiggere Papillon. È troppo pericoloso”.

“Ci ho pensato tanto, sai? Lo so che non dovremo…ma sto male, Tikki”. Sospirò iniziando a crollare emotivamente.

Non poteva più combattere per Adrien e Chat Noir, nonostante fosse più orientata verso la prima scelta, doveva sapere se erano la stessa persona, come sospettava già da un po' di tempo.

Marinette…non fare così, a me puoi dire tutto, lo sai”. Cercò di prendere una lacrima con la zampetta “…perché vuoi buttare al vento anni di duro lavoro?”.

“Perché…voglio sapere di chi sono innamorata.”

“Tu sei innamorata di Adrien”. Disse in tono naturale, scontato.

“Si, ma lo sono anche di Chat Noir”.

Tikki avrebbe tanto voluto prendere ago e filo e cucirsi la bocca, le faceva male vedere la sua padrona ridotta così per un ragazzo, tecnicamente due, ma questo non poteva saperlo.

Marinette…senti…”. S’interruppe quando alla ragazza, arrivò una notifica sul telefono, era un’edizione straordinaria del telegiornale, dove si parlava di un attacco akuma alla Tour Eiffel, Mr. Pigeon, era stato infettato ancora una volta dalle farfalle di Papillon.

“Ecco la mia occasione, augurami buona fortuna”.

“Non lo farò” Scosse la testa.

“Dai Tikki, sono pur sempre la guardiana, ho il diritto di sapere”.

“Non è una scusa, e poi non sei stata tu a dare l’anello a Chat Noir.”

“Chat Noir sta combattendo da solo, ma dove si sarà cacciata LadyBug?” Annunciò Nadia Chamack visibilmente preoccupata, mentre scorrevano le immagini del supereroe che stava combattendo da solo, con una certa difficoltà.

“Ormai ho deciso, e non torno indietro. Tikki trasformami”.

*

LadyBug balzò da un tetto all’altro, con una profonda agitazione nel cuore, ma questo non avrebbe dovuto influenzare la riuscita della missione.

Scosse la testa, per scacciare via quel chiodo fisso, che ricomparve una volta che lo vide in tutto il suo splendore, mentre teneva testa all’akumizzato.

Lo conoscevano bene, ormai avevano perso il conto delle volte che lo avevano riportato alla normalità.

Gli avevano anche consigliato di cambiare animaletto da proteggere, ma sembrava che le loro parole, non avevano avuto nessun effetto.

“Era ora insettina”. La salutò mentre volteggiava il bastone per proteggersi.

“Ciao anche a te micetto…vedo che te la stai cavando bene senza di me” Gli disse facendo roteare lo yo-yo.

Erano schiena contro schiena, e quel contatto fece perdere un battito a LadyBug, che si distrasse e venne colpita da un piccione.

Chat Noir arrivò in sua difesa “Stai bene?”.

“Attento!” Gli urlò scansandolo, ma grazie alla sua prontezza di riflessi da gatto, riuscì a salvare anche la coccinella.

Usando infine il cataclisma sul richiamo da piccioni, che solitamente teneva al collo, fece uscire l’akuma e LadyBug, finalmente la poté purificare con il suo yo-yo e portare tutto alla normalità con il lucky charm.

“Ben fatto” Chat Noir le tese il pugno, aspettando che anche lei facesse la stessa cosa.

“Hai fatto tutto tu, io sono stata una frana” Disse stringendosi nelle spalle tenendo lo sguardo abbassato in segno di sconforto.

Per quanto si fosse ripetuta in quegli anni, che la vita privata non doveva influenzare la riuscita della missione, doveva ammettere con sé stessa, che era difficile tener fede al patto, soprattutto se una delle cause del suo malessere era proprio lì davanti a lei, che le tendeva la mano.

“Può capitare una giornata no” Le rivolse il sorriso più bello del mondo, facendola arrossire.

“A noi non dovrebbe capitare mai” Ribadì.

Chat Noir le mise le mani sulle spalle “Ehi, non ti devi preoccupare, siamo una squadra, e ci aiutiamo a vicenda. Oggi è capitato a te, domani a me.”

LadyBug sospirò, era chiaro che qualcosa non andava e la turbava “Se c’è qualcosa che posso fare, basta chiedere. Anche se ti serve una spalla su cui piangere” Ammiccò.

“Senti…” Finalmente ebbe il coraggio di domandarglielo “…avrei bisogno di chiederti una cosa”.

Cert..” L’anello iniziò a suonare, come del resto anche gli orecchini della collega.

“Ci vediamo sulla terrazza tra dieci minuti” Chat Noir dopo averle dato appuntamento, sparì tra i tetti.

“Quale terrazza?” Gli chiese urlando, perché troppo lontano.

“Quella”. Alludendo al luogo dove si era dichiarato ufficialmente la prima volta.

*

Il cuore di Marinette batteva all’impazzata mentre rifocillava il kwami.

“Allora? Sei proprio sicura, Marinette?”.

“Si, Tikki. Ormai non posso più tirarmi indietro, è l’unico modo per trovare un po' di pace con me stessa”.

“Sappi che io ti appoggerò, qualsiasi sia la tua decisione, e spero che questo ti aiuti ad andare avanti.”

“Grazie piccola amica mia. Tikki trasformami”.

Riprese le sembianze di LadyBug, e si diresse sulla terrazza dove vi trovò già Chat Noir ad aspettarla, seduto sulla ringhiera, con le gambe penzoloni nel vuoto.

Il cielo era terso di nuvole, l’aria iniziò a farsi più umida e fredda, annunciando che sarebbe piovuto da lì a poco.

“Ti piace la pioggia, milady?” Le chiese invitandola a prendere posto vicino a lui.

“In un giorno di pioggia, ho capito di amare una persona”. Gli rispose volgendo lo sguardo verso l’orizzonte, dove le nuvole nere, stavano dando spettacolo, illuminandosi ad intermittenza.

“Possiamo dire che è un si?”

“L’amore non fu mai corrisposto, quindi vale come un no”.

“Allora cambiamo argomento, non voglio rattristarti ancora di più. Di cosa mi volevi parlare?”.

Un tuono arrivò quando Chat Noir, pose quella domanda.

“Volevo…volevo sapere se eri d’accordo col rivelare le nostre identità”.

Chat Noir strabuzzò gli occhi, non poteva credere a quello che aveva appena sentito, lui era convinto che avrebbe saputo chi si nascondeva dietro la maschera della sua insettina, una volta sconfitto Papillon.

“Dici adesso?” Chiese per essere sicuro di aver capito bene.

Lei annuì con il capo.

“Ne sei convinta?”

“Si”.

“Come mai questo cambio di rotta?”

“Non ne ho forse il diritto di saperlo?”

“Tu la guardiana, tua la decisione”.

“Non sei contrariato?”

“Lo sai che ti avrei rivelato la mia identità il primo giorno che ci siamo incontrati, secondo me non c’è niente di male a saperlo”.

“Non hai timore che Papillon lo possa scoprire?”

Un altro tuono, questa volta più vicino.

Chat Noir sospirò “E come potrebbe se non ci sono akumizzati in giro?”

LadyBug continuava a guardare l’orizzonte e quelle nuvole cariche di pioggia.

“No, infatti…io manterrei il segreto”.

“Anche io, di questo non dubitarne mai”.

Questa volta si guardarono negli occhi, entrambi erano sinceri, e Chat Noir, non vede l’ora di pronunciare le parole per la de trasformazione.

Fece un balzo sul terrazzo, mettendosi al sicuro, se si fosse ritrasformato, senza poteri sarebbe stato difficile mantenere l’equilibrio.

Le prese la mano, aiutandola a scendere, con galanteria.

“Pronta?” Chiese sorridendo.

Il cuore gli batteva all’impazzata, tra pochi secondi avrebbe visto che aspetto aveva la sua lady, anche se non con l’entusiasmo di prima, una parte del suo cuore era ancora occupato dalla presenza di Marinette, il più della metà.

“Si” Sospirò.

“Se lo avessi saputo prima, avrei indossato il mio vestito migliore” Le sorrise, contagiando anche lei, che ricambiò.

Si trovavano difronte l’un l’altro.

LadyBug infine rilassò le braccia lungo tutto il corpo e strinse i pugni.

“Prima però vorrei fare una cosa, ti chiedo di chiudere gli occhi e di non muoverti”.

Intanto alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere, e a bagnare i loro volti.

“Non vorrai mica uccidermi?” Le chiese obbedendo.

La coccinella si avvicinò al suo volto, lo prese tra le mani.

“Per una volta in vita tua, puoi stare zitto?”.

Il cuore di Chat Noir mancò un battito, quando sentì le sue labbra calda e umide, posarsi sulle sue.

Non riuscì a stare fermo, non dopo quel contatto così tanto bramato.

Si era sempre chiesto come sarebbe stato baciare LadyBug, ma non immaginava che fosse proprio come baciare Marinette.

Il suo modo di avvicinarsi, come muoveva le labbra, come affondava le mani tra i suoi capelli ormai fradici, tutto le ricordava quella ragazzina timida e impacciata.

La strinse a sé, avvicinandola ancora di più, e il bacio si fece più audace, quando entrambi dischiusero le labbra, per assaggiare le loro lingue.

LadyBug si sarebbe de trasformata mentre lo baciava, per questo le aveva detto di chiudere gli occhi, così una volta riaperti, l’avrebbe trovata lì, ma quando sentì la passione del gatto nero in quel bacio, molti dubbi l’assalirono, uno tra i quali, era che forse era ancora innamorato della coccinella.

Rivelare la sua identità ora, non avrebbe portato nulla di buono.

Chat Noir, del resto, non aveva più nessun dubbio, era lei, doveva essere lei.

Si staccarono per volontà della corvina, e pensò che fosse arrivato il tanto agognato momento.

Due parole, e tutto sarebbe cambiato.

Il gatto guardò la coccinella dritta negli occhi, e s’accorse che stava piangendo.

Lacrime, che si stavano confondendo in quel momento con la pioggia che ricadeva copiosa.

“Perché piangi?” Le chiese stringendola a sé.

“Non mi sento pronta, scusami” Si divincolò da quella morsa, prese lo yo-yo e lo lanciò nel tetto più vicino, sparendo dalla vista di Chat Noir, che rimase con più dubbi che risposte.

*

continua

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Capitolo 14
*** Laser game ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 14 – Laser game

*

Ladybug atterrò con leggerezza sul terrazzino bagnato, la pioggia aveva iniziato a battere forte.

Si guardò attorno, sperando di non essere seguita da Chat Noir, fece poi un breve giro di perlustrazione, ed infine ritornò ad essere Marinette, venendo avvolta da una luce rossastra.

Aprì velocemente il lucernario e s’infilò dentro casa.

I capelli erano fradici e i vestiti erano leggermente bagnati.

S’infilò sotto la doccia calda e rimase un bel pezzo, con l’acqua che scorreva sopra la sua schiena, rimuginando a quello che era appena successo su quel terrazzo con Chat Noir.

Si sedette sul piatto candido e lucido della doccia, con le ginocchia avvicinate al petto, ed iniziò a piangere.

Quella sera, aveva realizzato che Chat Noir, non era innamorato di lei, ma bensì di Ladybug, aveva potuto sentire tutta la sua passione in quel bacio, in quei tocchi, in quei mesi, lei era stato solo un ripiego, una seconda scelta.

“Ma tu sei Ladybug” Le ricordò la kwami.

“Lo so, ma penso che se sei innamorata di una persona, non ne baci subito un’altra, e in quel modo…avresti dovuto sentire quel bacio, i suoi tocchi” Si passò le dita sulle labbra umide e le mani prima sulle spalle e poi sulle braccia.

Beh!..tu sei innamorata di Adrien”. Le fece notare “…e hai intrapreso questa storia con Chat Noir”.

Marinette sbuffò ed infilò la testa dentro le gambe “Non girare il dito nella piaga, e poi ti ho detto, sono innamorata anche di Chat Noir”.

“Ti sto facendo solo ragionare, e te lo ripeto Marinette, non credo si possano amare due persone distinte” Ed in realtà sperava che girandoci attorno, capisse che in realtà era innamorata di una persona sola, e non due come crede lei, della stessa da sempre.

“Secondo te dovrei confessare ad Adrien, cosa provo per lui?”. Lo chiese solo per cercare conferma.

Tikki sospirò, in tutti quei secoli, forse quella era stato il problema più grande d’affrontare, non aveva avuto modo di sperimentare le crisi ormonali degli adolescenti, le erano state affidati sempre portatori adulti, decisi, che sapevano cosa fare della loro vita privata, oppure non chiedevano quasi mai il suo parere.

Qui invece, è una continua insicurezza.

No che la cosa le creasse fastidio, ma le creava un certo imbarazzo, in quanto lei conosceva la vera identità del gatto nero.

Era combattuta tra dirle la verità e tacere.

Chissà cosa avrebbe fatto Plagg.

*

“E’ lei, Plagg!” Esclamò Adrien infilandosi le mani tra i capelli biondi umidi.

“Lei chi?” Chiese con non curanza addentando del Camembert.

MarinetteLadybug, è Marinette”.

“E lo hai capito da?”

“Da come mi ha baciato, da come mi ha toccato, è impossibile che lo facciano entrambe allo stesso modo, e poi il suo profumo…ne sono sicuro, è lei” Cinguettò contento “…come ho fatto a non accorgermene prima?” Si chiese battendo i pugni sopra la scrivania, facendo tremare lo schermo del computer.

“Forse perché hai gli occhi foderati di prosciutto?” Lo schernì.

“Quindi me lo confermi?” Chiese attendendo con ansia una risposta.

“Chiediglielo” Gli rispose con noncuranza.

“Adesso vado da lei, Plaggtr…”.

“Aspetta! Non essere precipitoso, secondo te, te lo dirà ora?”.

“La metterò davanti ad una scelta”.

“Non puoi, non ora…lasciala stare per il momento…”.

“Devo sapere, Plagg

“Ragiona con la testa e con il cuore, non con quello che ti ritrovi nei pantaloni”.

Adrien si fermò di colpo, non aveva mai visto il suo kwami così determinato ed arrabbiato.

Strinse i pugni distendendo le braccia lungo i fianchi.

“Che devo fare allora?” Chiese rassegnato abbassando la testa, permettendo a dei ciuffi di seta biondi, di cadergli sul volto, oscurandone gli occhi.

“Parlare con Marinette, dirle che provi per lei, e se veramente è LadyBug, come credi, te lo dirà lei”.

Parole sagge uscirono dalla bocca del suo amichetto, forse le prime, da quando lo aveva conosciuto, di solito era molto superficiale nelle sue scelte, e lo lasciava sempre decidere.

“Farò così, Plagg. Grazie”

“E se non dovesse essere LadyBug? Hai pensato anche a questa eventualità?”

Adrien sorrise sghembo “E’ lei, non posso essermi sbagliato”.

*

Sia Adrien che Marinette, quella domenica mattina, fissarono il cellulare per diversi minuti.

Continuavano a pigiare il pulsante di sblocco, ma ad entrambi, mancava il coraggio di digitare il nome dell’altro e mandare un semplice messaggio.

“Allora? Glielo hai mandato o no?” Chiese Plagg impaziente.

Adrien sbuffò, seduto con le gambe incrociate sul letto, indossando ancora il pigiama, e con i capelli arruffati. “Non so cosa scriverle”.

“Intanto ‘ciao’ o ‘buongiorno’”.

“La devo vedere di persona”.

“Quindi dalle un appuntamento”.

“Non ho mai avuto un appuntamento con una ragazza”.

“E quella volta con Kagami? Al pattinaggio, te lo ricordi?”. Gli chiese il kwami.

“Si, ed è stato un vero disastro”. Sospirò, rendendosi conto quel pomeriggio che forse teneva più a Marinette, che a Kagami.

Nella chat di gruppo, iniziarono ad arrivare una serie di messaggi, per accordarsi su cosa fare nel pomeriggio, Adrien pensò che sarebbe stata un’ottima occasione per passare del tempo con Marinette, senza destare sospetti.

Attese che rispondesse lei per prima.

C’era chi proponeva un pomeriggio al cinema, ma non c’erano film interessanti da vedere.

Chi per una passeggiata nel parco, ma le temperature erano ancora rigide, e si sa, le ragazze sono tipe freddolose.

Max, propose il nuovo laser game, aperto da poco.

Tutti furono entusiasti dell’idea.

“Bella idea, Max! Ci sono anch’io” Rispose la corvina aggiungendo la faccina di sfida, seguita da Adrien.

“Io faccio squadra con Marinette” Scrisse Alya, conosceva le doti dell’amica, con lei in team, non avrebbe potuto perdere.

“Mi spiace contraddirti Alya, ma le coppie verranno scelte a random” Aggiunse Max.

“Puoi sempre chiedere a Markoff, di imbrogliare il programma” Digitò Alya inserendo la faccina che ride.

Markoff non fa queste cose”.

*

Come deciso, il gruppo di amici, si ritrovarono davanti il locale, si salutarono tutti amichevolmente, e ad Alya, non sfuggì un certo imbarazzo tra Marinette ed Adrien.

“Che succede amica?” Le chiese sussurrando, rimanendo indietro apposta.

“Che succede cosa?” Fece di rimando.

“Tra te e Adrien” Sottolineò facendole segno con il capo verso il biondino che parlava con Nino.

“Niente, perché?”

“Non mi è sfuggita una certa tensione tra voi due, cioè, da te me lo sarei aspettata, certo. Ma da lui…”

“Avrai frainteso, forza andiamo, ci stanno chiamando”.

Si presentarono tutti davanti il bancone, dove un ragazzo, che avrà avuto più o meno vent’anni, alto, magro capelli ricci rossi, acne accentuato, vestito come un arbitro da baseball, raccoglieva i loro nomi e consegnava a loro l’attrezzatura: un casco, un giubbotto senza maniche e un’arma.

Fece anche una breve spiegazione su cosa dovevano fare essenzialmente, sarebbero stati divisi a coppie, e quella che faceva più punti, vinceva.

Schiacciò il pulsante di invio e i nomi delle coppie scelte dal computer, apparvero sullo schermo al plasma al lato della porta d’entrata.

Alya e Nino.

Rose e Juleka.

Alix e Kim.

Adrien e Marinette.

Max e Ivan.

“Ok ragazzi, recuperate il vostro compagno ed entrate, che vinca il migliore”. Il brufoloso ragazzo, aprì la porta e li accompagnò all’interno del labirinto oscuro.

“Hai mai giocato?” Chiese Adrien, avvicinandosi alla sua compagna di squadra.

“Una volta, però gioco spesso a videogiochi di questo tipo”.

“Wow, non pensavo ti piacesse questo genere di cose”.

“Forse non mi conosci bene”.

Erano stati colpiti entrambi da Alya.

“Colpa tua che mi hai distratto” Rimproverò Adrien, andandosi a nascondere dietro un muretto.

“Facevo solo conversazione” Rispose scusandosi.

“Giochiamo, parliamo poi” Disse facendo sbucare leggermente la testa.

“Si Marinette, dobbiamo parlare” La guardò negli occhi, mentre venivano illuminati dalla luce ad intermittenza.

“S-si, va bene”.

La musica tecno che risuonava in quello spazio, era assordante, così per pianificare una strategia, i due ragazzi, dovettero avvicinarsi di più e parlarsi all’orecchio.

Ora sarebbero stati una squadra a tutti gli effetti, con lo scopo di vincere quella battaglia, anche se solo per gioco.

“Hai qualcosa in mente?” Le chiese Adrien.

Marinette annuì, del resto, la mente del duo LadyBug e Chat Noir, era spesso e volentieri lei “Dobbiamo creare un diversivo per farli uscire allo scoperto, potresti fare tu da esca, e una volta fuori, io li colpisco, ho una buona mira”.

“Anch’io ho una vista da gatto” Primo campanello suonato: vista da gatto.

Marinette rimase qualche secondo impietrita “Allora faccio io da esca, non è un problema”.

“No, tu la mente ed io il braccio” Secondo campanello, altra citazione alla Chat Noir.

“Ok, allora vai di là” Le indicò con il mento “…avanzeremo così”.

“E questo tuo lato avventuriero da dove esce?” Le chiese curioso, sapeva che era lei, ma doveva averne la certezza, sperava di rivolgerle delle domande, in modo che potesse tradirsi, ma Marinette non è stupida.

“Si vede che non mi conosci bene, l’ho sempre avuto” Rispose con determinazione e senza incespicarsi come era solita a fare.

“Mi piace” Ammiccò “…abbiamo una battaglia da vincere”.

Adrien con un balzo degno di un gatto, si nascose dietro un muro coperto da murales, del labirinto.

Si udì un suono simile ad uno squarcio, seguito da un “liberate il cracken”.

Bene, si era aggiunta una difficoltà in più, un imprevisto non calcolato, da lì a poco, si sarebbe materializzato un mostro da abbattere, che avrebbe fatto guadagnare dei punti extra ai giocatori.

Adrien guardò Marinette, come per chiedere cosa dovevano fare ora, lei fece segno di continuare a colpire gli avversari e del mostro, se ne sarebbero occupati una volta uscito dalla tana.

La prima ad essere colpita da Marinette, fu Alya, che stava venendo inseguita dal cracken, un animale molto simile ad una piovra, e bisognava stare attenti ai tentacoli, se venivi toccato, dovevi uscire dal gioco.

“Game over, Alya” Sogghignò, e di tutta risposta ricevette un grugnito di dissenso.

Eliminarono anche Nino, Kim, e Alix con la stessa tecnica, mentre Rose e Juleka, vennero toccate dai tentacoli della creatura.

Ora dovevano liberarsi di lui, al briefing, avevano spiegato, che la piovra, sarebbe stata sconfitta, se gli fosse stata tolta la spilla che portava appuntata sul costume.

Niente di più facile, entrambi erano abituati a strappare e a rompere oggetti addosso agli akumizzati, per liberarli dalla presenza di Papillon.

Quella era una situazione analoga, con l’unica differenza che loro non avevano il costume da super eroe, e il loro acerrimo nemico non era lì.

“Prendi la spilla, io lo indebolisco colpendolo con il mitra”.

“Perché fai fare il lavoro difficile a me?”.

“Vuoi forse che una dolce fanciulla venga attaccata da un mostro?” Chiese imitando una ragazza indifesa.

“Non sia mai, milady”. Terzo campanello suonato: milady.

Adrien partì a caccia della spilla, ma Marinette ancora impietrita, venne colpita da un tentacolo, prima che il biondo riuscisse ad arrivare all’obiettivo, decretando così la fine della partita.

La musica assordante, smise di echeggiare, e le luci si accesero.

“Ehi, stai bene?” Adrien si avvicinò all’amica, non si era nemmeno reso conto di essersi fatto sfuggire, quel nomignolo.

“Credo di si, scusami, forse è stata la musica troppo forte” Si tenne la testa.

“Dai, andiamo fuori, è stata una bella partita”. Le mise un braccio attorno alle spalle ed insieme varcarono la porta d’ingresso.

“Che partita magnifica!” Esclamò Alya “Peccato non abbiate sconfitto il mostro”.

“Colpa mia, Alya. Mi si sono bloccate le gambe”.

“Non ti preoccupare, la rifaremo molto presto, vero?” La ragazza occhialuta guardò anche gli altri giocatori.

“Chi ha vinto?” Chiese Marinette.

“Stanno ancora vagliando i punti, lo sapremo tra qualche minuto”. Spiegò Nino, che invitò gli amici a sedersi sul divanetto di pelle per una foto ricordo, di quel pomeriggio.

Alix puntò lo sguardo in alto, sul monitor “Guardate ragazzi, stanno per dare i risultati”.

Adrien e Marinette, avevano gli occhi puntati sullo schermo al plasma, mentre il countdown per l’aggiornamento dei punti, girava.

Dopo qualche secondo, la classifica fu aggiornata, decretando come vincitori la squadra di Marinette ed Adrien.

Saltellarono felici entrambi.

“Ben fatto!” Esclamarono all’unisono tendendo il pugno, con naturalezza, come se lo avessero sempre fatto.

Si guardarono negli occhi, con l’espressione meravigliata, di chi era riuscito finalmente a mettere insieme tutte le tessere del puzzle.

Infine avevano capito.

Adrien si portò una mano sui capelli e distolse lo sguardo da lei “Ora devo andare, scusate ragazzi, bella partita”. Disse con tono sconvolto.

Marinette non disse nulla, si limitò ad osservarlo mentre usciva dal locale attonita.

*

continua

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Capitolo 15
*** Maschere Cadute ***


BEST FRIENDS

*

Capitolo 15 – Maschere cadute

*

Ormai Adrien non aveva più dubbi, Marinette, era la sua lady, la ragazza che ha sempre amato.

Quell’ultimo gesto gli aveva dato la conferma di una cosa, che forse, aveva sempre saputo, ma era talmente cieco da non vederlo, e troppo codardo, per chiederglielo.

Si rinchiuse dentro la sua stanza, non aveva neanche avuto voglia di cenare, aveva una morsa allo stomaco, che gli impediva di ingerire qualsiasi cosa.

“Sta bene, Adrien?” Gli aveva chiesto premurosa Natalie, notando il vassoio ancora perfettamente in ordine, come gli era stato portato.

“No, vado nella mia stanza”. Si alzò spostando con un colpo di bacino la sedia, che emise il tipico rumore stridulo.

“Adrien…se hai bisogno di parlare…sai dove trovarmi” Gli disse in tono materno, spogliandosi di quel lei, che era solito rivolgergli.

“Grazie” Le sorrise.

In Natalie vedeva molto una figura materna, e la credeva la persona adatta a restare accanto a suo padre, non solo come segretaria, o qualunque altra fosse la sua mansione, ma anche in veste di compagna per lui.

Forse, se avesse trovato una persona con cui passare il resto della sua vita, non si comporterebbe così duramente con lui, oppure non metterebbe più in primo piano il suo lavoro, dedicandosi anche ad altro, a quello che lo renderebbe veramente felice e non triste e sconsolato, come lo era stato in quegli anni in cui era mancata sua moglie.

*

Il freddo pungente di quella sera di gennaio, la stava avvolgendo, indossava solo una felpa rosa con il cappuccio in testa.

Aveva appena realizzato, di essere innamorata di una persona sola: Adrien è Chat Noir.

E lo stava aspettando, era sicura che sarebbe arrivato, che avrebbe fatto capolino nella sua terrazza.

Lui aveva capito, che lei aveva capito.

Lo aveva visto nei suoi occhi.

Anche se non voleva parlargli, si sentiva presa in giro, da una persona che amava e che credeva non le potesse mentire così.

Sospirò e si passò una mano nei capelli, volse uno sguardo fugace all’orologio da polso, ed accarezzò con il dito quel bracciale, che le aveva regalato Chat Noir a Natale; era tardi e doveva mettersi a letto, se non voleva arrivare ancora in ritardo a scuola, l’indomani.

Nonostante il suo balzò fosse leggero, sentì lo stesso l’aria spostarsi dietro di lei, era arrivato.

Un brivido le percorse la schiena.

“Sei lui?” Gli chiese dandogli le spalle, non si voltò nemmeno a salutarlo, si limitò a fargli quella domanda a bruciapelo.

“Dipende chi” Rispose.

“Te lo chiedo ancora, sei lui?” Insistette.

“Dì il suo nome, ad alta voce”.

“Sei…sei” Inspirò profondamente pensando bene a quello che stava per chiedergli “…Adrien Agreste?”.

Plagg, ritrasformami” Un bagliore verde le investì la schiena. “Voltati” Le ordinò, ma lei non ebbe il coraggio.

Poteva sentire il suo profumo, quello che le investiva le narici ogni mattina a scuola.

Le mise le mani sulle spalle e l’aiutò a girarsi.

Teneva gli occhi chiusi e umidi.

“Ti prego, non piangere” Le sussurrò abbracciandola.

“Non toccarmi” Si scostò puntando le mani sul suo petto.

Marinette, mi dispiace” Provò a dire, ma di tutta risposta ricevette un sonoro ceffone sulla guancia, facendola diventare rossa e dolorante.

Ahio”.

“Mi hai mentito per tutto questo tempo?”

Marinette…io” Cercò di giustificarsi massaggiandosi la guancia.

“Non parlare” Gli ordinò alzando un dito dritto sul suo naso “…ti pensavo diverso, invece ti sei preso gioco di me per tutto questo tempo, mi hai ferita”.

Adrien alzò le mani e scosse la testa “Non volevo, milady…io”.

“Non chiamarmi mai più così” Lo zittì. “Voglio solo sapere una cosa…perché?”.

“Perché cosa?” Fece di rimando.

“Perché ti sei comportato così, perché mi hai mentito”. Le lacrime scendevano copiose, e per quanto tentasse di ricacciarle indietro, riuscivano sempre a farsi strada prepotentemente, tra i suoi occhi.

Non voleva farsi vedere debole, non ora, non in quel momento, non davanti a lui.

Adrien le asciugò le lacrime con la mano, gli spezzava il cuore vederla così, soprattutto per causa sua, e il sapere che in tutti questi mesi, il ragazzo per cui si struggeva, per cui si disperava per un amore non corrisposto, era proprio lui, lo faceva sentire ancora più in colpa di quanto non lo fosse già.

Marinette…” Le accarezzò la guancia, e lei assecondò il movimento, appoggiando la testa sulla mano con gli occhi chiusi.

Adrien deglutì e sospirò in cerca delle parole più adatte.

“…non era mia intenzione ferirti” Le ripeté con tono calmo “…volevo solo conoscerti meglio, e capire perché quando eri in mia presenza ti comportavi in modo strano”.

“Cosa vuoi dire?”

“Si insomma, non riuscivi a fare una frase di senso compito, balbettavi, gesticolavi nervosamente…cosa che non accadeva quando vestivo i panni di Chat Noir, eri più calma, rilassata e potevamo parlare di tutto…ti sei fatta vedere più determinata quando hai tirato fuori la vera te stessa, ed ho rivisto in te la Lady Bug di cui mi ero perdutamente innamorato”.

“Perché hai continuato a venire qui, non ti era più facile dirmele di persona queste cose?”

“Mi è mancato il coraggio quando ho capito che provavi qualcosa per…Chat Noir”.

“Eri sempre te”.

Adrien increspò un labbro in segno di dissenso “Si, ma tu questo non lo potevi sapere, mi avresti rifiutato, e non lo avrei potuto accettare”.

“Quindi hai preferito prendermi in giro” Si arrabbiò stringendo i pugni lungo i fianchi.

“No, ma che dici?”

“Come dovrei sentirmi secondo te, Adrien?”

“Hai ragione, e credo che l’aver assecondato il bacio che ci siamo scambiati l’altra sera, non abbia aiutato”.

Giusto, quel bacio.

“…è stato a causa di quello che non mi hai svelato la tua identità, vero?”

“Si, pensavo che ormai Lady Bug, fosse solo un ricordo, che ti fossi legato a me, anche se c’eravamo detti addio”.

“Ho sbagliato, lo ammetto, ma…”

“…non voglio sentire una parola in più. Vattene”. Marinette si voltò, non aveva più intenzione di ascoltare ancora quello che aveva da dire, voleva stare da sola.

“Come vuoi” Balzò sul tetto “…e comunque ho risposto al bacio solo perché ho sentito che eri tu. Sono felice di non essermi sbagliato”. Detto questo sparì.

*

Marinette arrivò in ritardo di proposito a scuola, quando ormai la campanella era già suonata, per solo pochi secondi, era riuscita ad entrare prima della signorina Bustier.

Salutò i suoi compagni dall’altra parte della classe, e mentre saliva la scalinata, gettò un’occhiata torva, verso Adrien, che la guardò non proferendo parola.

“Ciao Marinette” La salutarono all’unisono Nino ed Alya.

“Ciao ragazzi” Il suo tono era triste e sconsolato, e con quell’umore, si accomodò al suo posto, accanto la sua migliore amica, che non poté far altro che notare la sua espressione.

“Perché non hai risposto ai miei messaggi, ieri sera?” Le sussurrò.

“Non ero dell’umore adatto, scusami”.

“Me ne vuoi parlare?”

La corvina scosse la testa “Non ora”.

Alya fece un cennò con il capo ed increspò le labbra, la sua curiosità la stava uccidendo interiormente, anche perché sembrava che tra Adrien e Marinette, fosse successo qualcosa, non lo aveva degnato di un saluto e il giorno prima, erano usciti dal locale senza guardarsi, fingendo indifferenza.

*

La corvina uscì dalla classe qualche minuto prima dell’intervallo, con l’intento di nascondersi da Alya, e le sue domande indiscrete, ma forse quelle sarebbero stato il male minore, lei voleva evitare a tutti i costi Adrien, il quale sicuramente sarebbe ripartito alla carica, dopo il fatto della sera prima.

Si era nascosta in biblioteca e bloccato le porte, nel caso in cui, uno dei due gli fosse venuta l’idea di cercarla lì.

Sentì la maniglia della porta andare giù più volte e poi un casco biondo allontanarsi e dire “E’ chiusa, non è nemmeno qui”, verso una capigliatura castana e una con in testa un cappello.

“Non puoi nasconderti per sempre” Tikki uscì dalla sua borsetta, volteggiando sul suo viso.

“Lo so, ma non mi va di parlare con nessuno”. Si portò le ginocchia al petto e le strinse forte.

“Nemmeno con me?” Chiese curiosa la kwami.

“Tu si” Le rivolse un sorriso accennato.

Marinette…dimmi la verità, cosa provi per Adrien?”

“Lo amo” Le rispose senza pensarci due volte.

“E allora va da lui, ho visto come ti guardava ieri, era dispiaciuto.”

“Mi ha ferita” Immerse la testa nelle gambe per nasconderla.

“A tutti capita di sbagliare”.

“Ma non si gioca con i sentimenti”.

Tikki sospirò “Te lo ha detto perché lo ha fatto, mettiti nei suoi panni…cosa avresti fatto al suo posto?”.

Marinette non rispose, la campanella aveva appena suonato, doveva tornare in classe.

Lo fece, ripensando all’ultima domanda di Tikki.

“Dov’eri finita?” Le chiese Alya gesticolando con le mani.

“Fuori, perché?”.

“Non mentirmi, Marinette. Ti abbiamo cercato dappertutto”.

 

Finalmente quella giornata era giunta al termine, sotto gli occhi inquisitori di Alya e sotto quelli da cane bastonato di Adrien.

Si sentiva soffocare e doveva presto uscire di lì, per prendere una boccata d’aria fresca.

Il ciarlare nei corridoi la opprimeva e la testa le stava iniziando a girare.

Senza farlo apposta, diede una gomitata a Chloè che la rimproverò subito con aria spocchiosa “Ma che modi”, lei non rispose, voleva solo andarsene a casa, e chiudersi in camera sua fino a domani.

Adrien l’aveva persa di vista, così uscì di corsa dallo spogliatoio, mettendo la cartella sulla solita spalla.

Zigzagò velocemente tra i ragazzi che stavano uscendo dalla scuola “Permesso, scusate” Ripeteva mentre li spostava ad uno ad uno.

Poi la vide mentre scendeva le scale dell’ingresso principale.

La bloccò per un polso quando ormai arrivarono giù, e l’orda di studenti gli passavano accanto.

“Che vuoi?” Chiese acida divincolandosi da quella morsa.

“Solo parlare”.

“Ti ho già detto tutto quello che dovevo dirti”. Continuò “…lasciami, altrimenti perdo la metro”.

“Ti accompagno a casa io, non è un problema”. Disse spicciolo.

“Sentiamo…cosa avresti ancora da aggiungere” Incrociò le braccia al petto spazientita.

Adrien si grattò il capo “Mi dispiace”.

“Questo me l’ho già sentito” Lo interruppe girando i tacchi, non voleva ascoltare altro.

“Aspetta, non te ne andare”. La fermò di nuovo.

“La tua guardia del corpo ti sta aspettando” Gli disse facendogli notare il gorilla fuori dall’auto che lo guardava e sperava che a causa di quel ritardo, non venisse licenziato dal suo datore di lavoro.

“Aspetterà…” Fece spallucce “…tu sei più importante”.

Marinette rilassò i muscoli, ed addolcì i tratti del viso, da quanto aveva atteso quelle parole.

Nel frattempo Alya e Nino, si erano nascosti dietro un albero che contornava la scalinata, un po' più lontani dai due ragazzi, ma da dove si poteva godere una visuale perfetta.

“Che state facendo?” Gli chiesero curiosi Alix e Max.

I due non risposero, ma li presero entrambi per un braccio, nascondendoli dai piccioncini.

“Guarda” Le disse infine Alya, facendo cenno con il mento.

Si unirono a loro anche Kim, Mylene, Ivan, Rose e Juleka, tutti curiosi di vedere se per Adrien e Marinette, ci sarebbe stato il lieto fine, che tutti speravano.

“Che sia la volta buona?” Chiese Alix mentre si arrampicava sulle spalle di Kim per vedere meglio la scena.

Shh…fate silenzio” Li zittì Mylene.

“Oh come sono carini” Esclamò Rose portandosi le mani sulle gote arrossate.

“La volete piantare? Si accorgeranno di noi” Li canzonò Alya, pronta con il suo immancabile cellulare, in prima fila, e pronta a riprendere la scena.

Non potevano sentire cosa dicevano, anche perché il rumore dei clacson e dei rombi dei motori, li sovrastava, ma potevano benissimo vedere.

Marinette…non può andare così” Continuò Adrien, determinato a riconquistare la sua amata lady.

“Mi spiace, Adrien, non posso fare finta di nulla, per quanto possa in cuor mio amarti, quello che mi hai fatto, mi ha ferita profondamente”.

“Lo so, e non so come rimediare, se non dimostrandoti quanto io ami te”.

Alla corvina mancò un battito, e un brivido le percorse la spina dorsale, era la prima volta che il biondo, le aveva detto di amarla, la prima volta come Adrien, e non come Chat Noir.

Era stato diverso, faceva un altro effetto, una stretta al cuore.

“Dammi una possibilità, ti prego” La supplicò con occhi che non mentivano e facevano trasparire tutta la sua sincerità e tutto il suo dispiacere nell’averla delusa.

Marinette appoggiò le sue labbra alle sue, cogliendolo di sorpresa, era pronto a ricevere un no, uno schiaffo, o qualsiasi altra umiliazione, ma non quel bacio.

Il loro primo e vero bacio.

*

FINE

(prima parte)

*

Nota dell’autrice: ciao a tutti, innanzitutto volevo ringraziare chi è arrivato a leggere fino a qui, commentando, inserendo la storia tra le preferite, seguite e ricordate.

GRAZIE!!!

Come avete visto, ho messo la parola fine a questa storia, ma è solo la prima parte, la settimana prossima, pubblicherò la seconda parte, dove scopriranno la vera identità di Papillon, e poi ci sarà la terza e ultima parte, dove ritroveremo Marinette e Adrien ormai adulti, a fronteggiare una nuova minaccia.

Spero seguirete anche queste.

Intanto, se volete leggere qualcos’altro, vi ricordo che sto scrivendo Realtà Parallela, leggetela, se non lo state già facendo.

Vi mando un grosso abbraccio e bacio virtuale.

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