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Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Un gatto sul tetto ***
BEST FRIENDS
*
Capitolo
1 – Un gatto sul tetto
*
Sapeva
che lui e Lady Bug un giorno si sarebbero messi insieme, era solo questione di
tempo prima che milady si sarebbe accorta definitivamente di lui.
Ma
non era quello il giorno designato.
Per quanto
la corteggiasse, per quante attenzioni le potesse riservare anche dopo finita
l’ennesima battaglia, lei lo rifiutava sempre con la solita frase “Mi piace un
altro ragazzo”.
Ogni
volta una pugnalata al cuore.
“Questo
tuo masochismo deve finire” Incalzò Plagg divorando
in un sol boccone il triangolo di formaggio.
“Un
giorno si accorgerà di me, devo solo pazientare” Adrien si lasciò cadere con la
schiena all’indietro e con le mani incrociate dietro la testa, sul morbido
materasso della sua camera.
“Potresti
anche orientarti su altro” Plagg fece cadere di
proposito sulla testa del suo padrone la foto di classe che teneva nella
mensola sopra il letto.
La
osservò sorridendo notando l’espressione felice di Marinette
che posava vicino a lui.
“Potrei…un
giorno forse” Rimise la foto apposto, tirò su le coperte nere fino alle spalle
e spense la luce, una bella dormita e un buon riposo era quello che ci voleva
dopo la dura notte.
“Buonanotte
Plagg” Ma quel messaggio non arrivò al diretto
interessato, in quanto si era già addormentato da qualche minuto.
*
La
campanella della scuola suonò insistentemente per qualche secondo, annunciando
l’inizio delle lezioni.
Gli
studenti ancora assonnati si accingevano ad entrare in classe, sotto l’occhio
vigile del preside della scuola, il signor Damocles.
Marinette ad Alya
marciavano una accanto all’altra tenendo i libri stretti sul petto, dietro ad
altri ragazzi della propria classe.
“Allora
cos’hai fatto di bello questo week end?” Chiese Alya curiosa, da quando faceva
coppia fissa con Nino, non passavano più molto tempo assieme.
“Ho
lavorato ai costumi per la recita di Natale, a proposito, dovrò prendervi anche
le misure per adattarli al meglio, sarà una cosa che farò durante il prossimo
consiglio di classe” Una bugia, aveva solo messo giù due schizzi in croce,
durante il fine settimana aveva combattuto una dura battaglia contro l’akumizzato di turno.
Si
accomodarono al proprio posto, dietro ad Adrien e Nino che salutarono
amichevolmente le due ragazze.
“Brava,
non sei arrossita o inciampata questa volta” La canzonò Alya sottovoce.
Marinette sbuffò e poi si
stiracchiò sbadigliando rumorosamente, venendo derisa dall’intera classe.
“Hai
fatto le ore piccole Marinette?” Chiese divertito
Adrien voltandosi.
“Dai
smettetela di prenderla in giro, ha lavorato duramente per i costumi della
recita” Alya era sempre pronta a difendere la sua migliore amica.
“Scusate”
Disse la mora massaggiandosi il viso visibilmente provato dal poco riposo.
“Spero
che il vestito che hai disegnato per me sia pieno di glitter e che sia degno di
essere indossato dalla principessa della neve” La rimproverò con tono altezzoso
come se avesse a che fare con uno dei suoi maggiordomi, a Chloè
non importava che fosse stata sveglia tutta la notte, le importava solo di fare
bella figura sul palco e che tutti l’ammirassero e l’applaudissero.
“Vedrai
che tra qualche anno farai a gara per accaparrarti l’ultima collezione della
nostra amica Marinette” Incalzò Alya in tono di
sfida.
“Dai
smettetela voi due” Intervenne la mora con i codini, con la sua solita calma
che la contraddistingueva dalle altre.
“A
proposito, domani dovrò prendervi le misure per iniziare a cucire i costumi”
Aggiunse.
“Ti
diamo una mano noi” Proposero sia Rose che Juleka.
Marinette ringraziò le sue
amiche per l’aiuto.
“Che
cos’è tutto questo ciarlare?” Chiese la signorina Bustier
entrando in classe “Aprile il libro alla pagina 33” Zittì con una sola frase la
classe, iniziando la lezione quotidiana.
*
Quel
sabato aveva rifiutato l’invito dei suoi amici ad uscire con loro, erano tutti
a coppie e lei sarebbe stata l’unica ad essere da sola, non che questo le
importasse, non la facevano mai sentire di troppo in quel gruppo di tutti
innamorati.
Qualche
volta erano stati raggiunti anche da Adrien, quando riusciva a convincere “gorilla”
a trattenersi un paio d’ore in più fuori casa dopo il servizio fotografico.
“Potresti
chiedere a Luka” Le disse Alya.
“Lascia
perdere amica, non voglio coinvolgerlo ancora, e poi devo finire i bozzetti”.
Rispose in tono malinconico.
“Comunque
se cambi idea, fammi un fischio, lo sai che puoi venire anche all’ultimo”.
“Lo
so, sei una grande amica Alya, la migliore che ho”
Si stava
quasi commuovendo, quando venne distratta da Nino che l’avvertiva che la metro
stava arrivando.
“Divertitevi
ragazzi”.
“Ciaoooo” Urlarono tutti i presenti in coro.
Chiuse
la conversazione e lasciò il cellulare nel tavolino di vimini posto vicino lo
sdraio del terrazzino che dava direttamente nella sua camera.
Prese
l’album da disegno e una matita quasi del tutto consumata ed iniziò ad
abbozzare degli abiti, doveva sbrigarsi ad idearli, era terribilmente in
ritardo, avrebbe poi dovuto cucirli, fare prove su prove per arrivare giusto in
tempo per la recita.
“Non
ti sembra un po' presto per pensare al Natale?” Chiese osservando il vestito di
Babbo Natale che stava disegnando sul corpo di Kim.
Marinette si spaventò ed
alzò lo sguardo sentendo quella voce così famigliare.
Appollaiato
sopra il tetto c’era lui, Chat Noir.
Cosa
ci facesse di preciso, non lo sapeva nemmeno lui, non gli andava di rimanere per
l’ennesima volta chiuso da solo nella sua stanza, soprattutto dopo che tutti i
suoi amici erano fuori a divertirsi.
Tutti
tranne una, che li aveva liquidati nella chat di gruppo, dicendo che doveva
lavorare ai bozzetti per la recita scolastica di Natale.
“Ma
a Natale mancavano ancora tre mesi”. Avevano protestato le sue amiche.
“Lo
so, ma il tempo che ho a disposizione è poco, e se li voglio finire in tempo,
devo sacrificare qualche uscita con voi” Fu l’ultimo messaggio che aveva
lasciato la mora.
“Mi
stai forse spiando?” Chiese acida continuando a disegnare.
“Siamo
di cattivo umore questa sera, cosa c’è che ti turba?” Chiese scendendo con fare
felino per andarsi a sedere vicino a lei.
Lei
sbuffò e si scusò per il tono con cui ha posto quella domanda.
“Non
ti preoccupare, ti capisco benissimo, anch’io questa sera sono solo, anzi lo
sono sempre” Disse con una nota di malinconia.
“Come?”
Marinette poggiò l’album e la matita sopra il
telefono, pronta a parlare con quel gatto che aveva appena fatto irruzione
sulla sua terrazza “Hai litigato con Lady Bug come al solito? Le hai preparato
un’altra sorpresa e lei non si è presentata?” Chiese burlandosi di lui, per
sviare un po' il discorso.
“No,
lei non c’entra, è da una settimana che non la vedo, però non girare sempre il
dito nella piaga”
“Scusami,
non volevo farti stare male! Ma non vi vedete tutti i giorni?” Chiese curiosa
anche se la risposta la sapeva già.
“No,
no, e neanche ci sentiamo, se ti interessa saperlo, purtroppo le uniche
occasioni che ho di stare con lei, è durante le nostre missioni”.
“Ma
saprete chi siete no?” Lo chiese più che altro per sapere cosa pensava veramente
sul fatto di tenere nascoste le loro identità.
“Non
possiamo svelare le nostre vere identità, se anche per sbaglio dovesse
accadere, dovremo rinunciare ai nostri miracolous”
Raccontò appollaiandosi sulla ringhiera osservando il meraviglioso cielo
stellato sopra Parigi.
“Avrai
un sospetto su chi si cela sotto la maschera di Lady Bug”
“Ci
ho pensato molto sai?” Le volse uno sguardo sospettoso “…ma non ho nessuna idea
su chi sia, so solo che è una ragazza meravigliosa, sicura di se, forte, coraggiosa, generosa…” Iniziò ad elencare una
serie di pregi con gli occhi che gli brillavano, degli aggettivi che non
avevano niente a che fare con Marinette.
“Sembra
fantastica”
“Lo
è”
“Non
hai mai pensato che dietro a quella maschera, si nasconde una ragazza timida e
insicura?”
Chat
Noir inarcò un sopracciglio e si grattò la testa “In effetti no”.
“Si
fa presto ad essere sicuri di se, quando si indossa un
costume e nessuno sa chi sei veramente”.
“Dici?
Sembra che tu ne sappia qualcosa!”
Doveva
cercare di sviare il discorso in qualche modo per non destare ulteriori
sospetti, e comunque l’aveva vista trasformarsi da Multi Mouse a Marinette, le sembrò già quello un ottimo diversivo.
“Beh!
Ti ricordi che Lady Bug mi aveva affidato il miracolous
de Topo?”
“Ah si è vero!” Esclamò portandosi una mano sul volto.
“Vestendo
i panni di super eroe, diventi un’altra persona, nessuno ti conosce realmente
per quello che sei, puoi fare tutto in totale libertà, e questo ti dà la
possibilità di non sbagliare e di acquisire quella sicurezza che nemmeno tu
sapevi di avere”.
“Sei
una ragazza insicura?”
“Con
chi mi piace si, soprattutto con…” Si fermò appena in tempo.
“Con?”
La invitò a continuare.
“Niente,
lascia perdere” Scosse la testa.
“So
mantenere un segreto sai?”
“Non
è questo…non mi va di parlarne, fa ancora male”
“Ahia!
Sento puzza di un’altra delusione d’amore”
“A
lui piace un’altra ragazza”
“Te
lo ha confessato lui?”
“No…non
sa nemmeno che mi piace, credo, spero”
Chat
Noir sorrise “E allora diglielo, magari avrei una sorpresa, e poi è sempre
meglio sapere cosa pensa di te, così da poter agire di conseguenza. Ad esempio,
guarda me…” Si tirò su in piedi iniziando a camminare fiero sulla ringhiera.
“Non
è che sei un bell’esempio se Lady Bug ti continua a dire di no” Lo prese in
giro divertita.
“Però
ho avuto il coraggio di dichiararmi” La canzonò.
“Sei
sicuro di averglielo chiesto veramente, cioè, non è che pensava che scherzassi?
Se io avessi ricevuto svariati no da una persona che mi piace, avrei il
morale a terra”
“L’importante
è non darlo a vedere, prima o poi si accorgerà di me e quando verrà il giorno,
staremo insieme per sempre” Disse fiero tornando accanto a lei con un solo
balzo.
“E anche
se riuscissi a farla innamorare di te? Cosa succederebbe? Hai pensato nel caso
andasse male che ne sarebbe della vostra partnership? Se si hanno dei dissapori
si rischia di non lavorare bene. Per non parlare delle vostre identità, a quel
punto dovreste svelarle, non sarebbe brutto se ti accorgessi che non è la
persona che credevi?”
Chat
Noir sbuffò, Marinette aveva perfettamente ragione,
tranne per l’ultima domanda.
“No
non ci ho pensato” Scosse la testa malinconicamente “…però…è tipo innamorarsi
al buio, il non sapere chi potresti incontrare, lo rende ancora più eccitante”.
“Mmmm…sarà, io però preferisco che le maschere vengano messe
giù subito”
“Sono
punti di vista”.
Rimasero
in silenzio per qualche minuto ad osservare le stelle ed entrambi notarono
delle comete che avevano appena attraversato il cielo.
“Hai
espresso un desiderio?” Chiese il gatto nero.
“Si,
ma non te lo dico” Marinette aveva chiesto che la
notte non finisse mai, stava cominciando a vedere Chat Noir con altri occhi,
sentiva che c’era sintonia tra loro, come durante una battaglia, dove ognuno
dei due sapeva sempre cosa pensava l’altro.
Era
per questo che erano una squadra fantastica.
E
non gli dava fastidio il fatto che fosse lì con lei su quel terrazzo, a parlare
come due amici.
Pensò
che forse non era la persona superficiale che credeva, ma che infondo aveva
anche lui un cuore che piangeva ogni volta che Lady Bug lo rifiutava, un po'
come succedeva a lei quando vedeva Adrien con Kagami.
Si
sentiva in colpa, terribilmente in colpa.
Non
stavano assieme, ma nell’ultimo periodo gli capitava di passare molto tempo
insieme, specialmente perché i genitori facevano spesso viaggi assieme.
“Nemmeno
io te lo dico”.
“Scommetto
che ha a che fare con Lady Bug” Disse assottigliando gli occhi.
“Non
te lo dico” Ripetè con fare infantile, prima che
venissero interrotti dalla porta principale che si chiudeva, i genitori di lei
erano rincasati dalla loro cena romantica.
“E’
meglio che vada prima che tuo padre mi scopra qui, non vorrei andasse a finire
come l’ultima volta”.
Lei
sorrise divertita ricordando che Tom, lo aveva invitato a pranzare con loro,
credendo che i due stessero insieme.
“Vai
pure, e grazie per la compagnia, mi ha fatto piacere chiacchierare con te”
“Senti”
Le disse voltandosi prima di saltare sul tetto vicino “…ti dispiace se passo a
salutarti ogni tanto?” Chiese timidamente facendola arrossire.
“Certo,
vieni pure quando vuoi” Lo salutò alzando la mano.
“Tu
parla con quel ragazzo, non è bello vivere nel dubbio…e la prossima volta che
verrò, mi racconterai com’è andata” Disse prima di vederlo sparire nel
comignolo difronte.
*
continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti,
e grazie per essere arrivati fino a qua.
Alcune
precisazioni e considerazioni personali: questa long è ambientata dopo i fatti
accaduti della terza stagione e sarà incentrata principalmente sulla shipMarichat,
perché secondo me, se nella quarta o quinta stagione, non accenneranno a questo
rapporto di amicizia tra i due, Adrien e Marinette
non si metteranno mai assieme, in quanto devono imparare ad amare anche questo
aspetto di entrambi.
Ma
questa è la mia idea, magari la serie ci sorprenderà in altra maniera.
*
P.s. all’inizio della
serie sia LadyBug che Chat Noir dicono più volte che
non possono rivelare le loro vere identità, per una questione di sicurezza
(però a Nino ed Alya è permesso saperlo!!! Incongruenze ne abbiamo?XD).
Nella terza stagione dicono invece che non lo
possono fare perché dovrebbero rinunciare ai miraculous,
ora da dove sia uscita questa cosa non lo so, sta di fatto che ho voluto
inserire questo dettaglio anche nella mia long.
Chat
Noir balzò giusto in tempo nel tetto vicino, prima che Sabine aprisse la botola
della terrazza, in cerca della figlia, voleva assicurarsi che si trovasse lì, visto
che nel letto e in camera non c’era.
“Ciao
mamma, siete tornati presto” Le disse facendo finta di disegnare qualcosa.
“Ma
se è mezzanotte passata, e tu signorinella dovresti essere già a letto”. La
rimproverò amorevolmente.
Mezzanotte?
Come mezzanotte? Si era ritrovata a pensare Marinette.
Incredibile
come il tempo vola quando si è in ottima compagnia.
“Scusa
mamma, non me n’ero proprio accorta, mi metto a letto subito”. Si alzò e
raccolse le sue cose, scese lungo la botola cercando di essere il meno goffa possibile, spense le
luci, e a quel punto anche Chat Noir saltò da un tetto all’altro fino a che non
avesse raggiunto la finestra della sua camera, che era solito lasciare aperto.
“Chat
Noir ha ragione Tikki, mi dovrei finalmente
dichiarare ad Adrien, almeno saprò cosa pensa di me” Confessò al piccolo
esserino rosso.
“Te
lo stanno dicendo anche le tue amiche ormai da un anno, ma tu sembri fare
sempre orecchie da mercante” Disse addentando un macaron appena allungato dalla
padrona.
“Lo
so, ma quando mi trovo davanti a lui, è come se, è come se…sono un’imbranata Tikki, Adrien non mi amerà mai, mi considera solo un’amica”
Una lacrima le scese dagli occhi per andare a morire sulle sue labbra.
“Non
sei un’imbranata, tu sei Lady Bug, salvi Parigi quasi tutti i giorni” La
consolò, ma forse ricordandole che lei era una super eroina, peggiorò solo che
la situazione.
“Appunto
Tikki, forse è anche per questo che non posso
rivelargli i miei veri sentimenti, come faccio? Prima o poi gli dovrò anche
dire chi sono, non mi piacerebbe che ci fossero segreti tra noi, non sarebbe
giusto, gli dovrei dare la possibilità di accettare questa cosa. Anche perché
come potrei giustificare il fatto di sparire durante un’attaccoakuma?”
“Per
me ti stai facendo un po' troppi problemi” L’esserino rosso sbadigliò acciambellandosi
sul cuscino per poi addormentarsi.
“Forse…”
*
Adrien
si lasciò cadere nel letto dopo essersi preparato per la notte.
“Plagg, devo dirti la verità” Il kwami
nero aspettava da tanto tempo quella frase, finalmente si è accorto che Marinette è la ragazza giusta per lui “…sono stato proprio
bene stasera, adesso sono curioso di sapere chi è il ragazzo che accennava” Si
portò due dita sul mento.
L’esserino
nero avrebbe voluto morire in quel momento, oppure sferrargli un cataclisma in
faccia, giusto per fargli aprire un po' gli occhi e liberarlo da quei
prosciutti che gli impedivano di vedere la realtà.
Dovette
fare uno sforzo enorme per pronunciare la frase “Quindi vuol dire che ti sta
cominciando a piacere?”
“Ma
che dici? E’ solo un’amica” Scoppiò a ridere a quella
che secondo lui era un’assurdità “…un’ottima amica” Aggiunse prima che le sue
palpebre si chiudessero.
“Ah!
Ragazzo mio non hai speranza!” Sussurrò Plagg, prima
di seguire Adrien nel mondo dei sogni.
*
Marinette fu svegliata
dalle continue notifiche che le stavano arrivando sul cellulare, aveva
dimenticato di impostare il gruppo di messaggistica istantanea nella modalità silenzioso.
Tirò
fuori dalle lenzuola, una mano di controvoglia in cerca del cellulare lasciato
proprio sulla mensola sopra la sua testa.
Più
di trenta notifiche attendevano che fossero lette.
Strabuzzò
gli occhi quando si accorse che erano le undici passate da qualche minuto.
Non
le era mai capitato di dormire fino a tardi la domenica, anzi era solita ad una
corsetta mattutina per scaricare la tensione accumulata durante la settimana,
ma probabilmente la chiacchierata della sera prima fu molto rilassante e le
bastò quella per alzarsi bella e riposata.
Alya:
Allora? Oggi cinema? Andiamo a vedere il film su Lady Bug e Chat Noir?
Nino:
Certo!
Rose
e Juleka in contemporanea: Ci sono anch’io.
Kim:
Io vengo da solo, Ondine non sta bene.
Alya:
Prendo i biglietti per tutti? Confermatemi l’orario, va bene lo spettacolo
delle 17.30? Poi come avevamo detto ieri sera, andiamo da Luigi’s
per una pizza?
Adrien:
Per il cinema ci sono anch’io, per la pizza vi confermo quando ci vediamo!
A Marinette tremarono le ginocchia appena lesse l’ultimo
messaggio, sospirò e scrisse che anche lei sarà presente sia allo spettacolo
che alla pizza, era da tanto che non mangiava la famosa pizza italiana di
Luigi.
Alya:
Alla buon’ora signorina, aspettavamo solo una tua conferma per oggi.
Marinette: Ehi, ho lavorato
per voi ieri sera, un po' di rispetto scrisse aggiungendo la faccina che rideva.
Adrien
rise sotto i baffi, ma non commentò la sua frase.
Nino:
Ci vediamo alla fermata della metro? Così arriviamo tutti assieme.
Adrien:
Io purtroppo arriverò direttamente al cinema, se non vi dispiace.
Nino:
L’importante è che tu venga, ti aspettiamo lì davanti.
*
Marinette prima di uscire
di casa, salì in terrazza scrutando i tetti, come se stesse cercando qualcosa o
qualcuno.
Si
portò una mano sopra gli occhi per schermali dal sole.
“Cosa
c’è Marinette?” Chiese Tikki
sbucando dall’apertura della borsetta.
“Niente…volevo
solo assicurarmi che tutto procedesse per il meglio, e che non ci fosse nessun
attacco Akuma”.
“Per
me stai aspettando Chat Noir!” Disse assottigliando gli occhi.
“Ma
che dici Tikki, e poi lo sai che il mio cuore è solo
per Adrien”.
“Non
mi sembra che Chat Noir ti sia poi così indifferente” Puntualizzò il kwami.
“Lo
sai che non è il mio tipo, è egocentrico, sbruffone e vanitoso”
“Però
è un’ottima spalla con cui combattere mille avventure, vi intendete subito con
uno sguardo e in più sembra essere un ottimo amico”.
“Quello
si è vero, ma…”
“Ma…”
La invitò a continuare il kwami.
“…niente
lasciamo perdere”. Non voleva ammettere che quel lato dolce e tenero del
compagno di mille avventure, scoperto per puro caso tempo fa e confermato ieri
sera, le stava cominciando a piacere e a cambiare l’opinione che si era fatto
su di lui.
*
“Finalmente
Adrien, ma dov’eri finito?” Gli chiese Nino andandogli incontro agitando le
mani, mentre scendeva dall’auto.
“Scusami
amico, abbiamo trovato traffico” Chiuse la portiera e salutò l’autista.
“Dai
entriamo, gli altri sono già seduti, il film sta per iniziare” Nino lo tirò per
un braccio.
Ovviamente,
Marinette ed Adrien non potevano non sedersi vicino,
gli unici a non essere accoppiati, erano proprio loro due e Kim.
“Ciao
ragazzi” Li salutò bisbigliando, le luci della sala erano già abbassate e i
trailer dei prossimi film in uscita, avevano già iniziato ad essere proiettati
sul maxi schermo illuminando i loro volti.
Successivamente
anche l’attesissimo film, fu riprodotto.
“Chissà
se i veri Lady Bug e Chat Noir sono presenti in questa sala” Ipotizzò Alya
alzandosi e scrutando le persone che gli venivano a tiro, facendo sprofondare
nella poltrona sia Adrien che Marinette, che con i
nervi a fior di pelle, continuavano a ingurgitare i pop corn.
“Ma
che stai dicendo, staranno salvando Parigi, non hanno sicuramente tempo per
venire al cinema di domenica pomeriggio” Puntualizzò Nino sistemandosi con un dito
il cappello rosso.
“Forse
hai ragione” Si sedette rammaricata incrociando le braccia sotto il seno.
“O
magari si staranno baciando sui tetti di Parigi” Nino mosse le labbra per dare
un bacio immaginario.
A Marinette e Adrien quasi in simultanea andarono gli snack
per traverso, facendoli tossire convulsivamente, al punto che dovettero
battersi il petto per buttare giù quel boccone ammorbidito dalla bibita gassata
che tenevano nel mancolo della poltrona.
“Ehi,
ma la volete piantare voi due” Li zittì Rose che non stava capendo nulla del
film per colpa loro.
“Shhhhh!” Continuò Juleka.
Era
arrivata una scena romantica tra i due protagonisti, dopo una dura battaglia
contro Papillon in persona, per festeggiare la vittoria, il personaggio
maschile, invitò Lady Bug a casa sua e li oltre a baci e carezze, consumarono
un dolce amplesso.
Marinette si portò le mani
sulla faccia per non vedere, non poteva immaginare lei e Chat Noir fare quelle
cose, al contrario, Adrien ne fu sorpreso, almeno qualcuno era riuscito a dare
voce ai suoi pensieri.
“Marinette stai bene?” Chiese Alya ridendo credendo che
l’amica fosse solo imbarazzata per la scena appena passata.
“Devo
vomitaresubito” Avrebbe voluto dire, invece le uscì solo una scusa
patetica “Mi era preso un gran cerchio alla testa, ma sta passando”.
“Vuoi
che ti accompagni fuori?” Propose Adrien durante la pausa della fine del primo
tempo.
“No
no, tranquillo, mi sta passando, davvero” Gli sorrise.
“Pensavo
ti fossi imbarazzata per la scena” Rise di gusto la sua migliore amica.
“Ah ahah, ma no, è solo che non riesco
immaginare quei due a letto assieme” Si giustificò.
“Perché
no? E’ Lady Bug” Esclamò Adrien con occhi innamorati.
“Ti
piace Lady Bug?” Chiese curiosa Marinette.
“A
chi non piace Lady Bug?” Fece di rimando il biondo.
“A
me piace Volpe Rossa” Rispose Nino ammiccando ad Alya facendola arrossire
visibilmente.
*
“Che
film stratosferico!” Esordì Rose uscendo dal cinema saltellando.
“Si
è stato molto bello, mi sono piaciuti molto Volpe Rossa e Carapace” Ammiccò Alaya verso Nino.
“Carapace
è un eroe” Disse battendosi il petto.
“Il
mio eroe” Alya lo trasse a se per baciarlo.
“Smettetela
con queste smancerie” Incalzò Kim disgustato.
“Sei
solo geloso perché Ondine non è potuta venire” Puntualizzò Nino abbracciando
ancora più forte Alya.
“Si
è presa una brutta influenza” Confessò tristemente.
“E
voi due che ne pensate del film?” Chiese Alya rivolgendosi a Marinette ed Adrien assottigliando gli occhi.
“E
beh…si un bel film, ma…sappiamo che Lady Bug e Chat Noir non stanno assieme
nella realtà. Potevano farlo un po' più realistico”
“Hai
ragione Marinette…e poi quel Chat Noir non ha nulla a
che vedere con quello vero, per non parlare poi di Lady Bug.”
“Sono
d’accordo, totalmente diversi da quelli veri, per non parlare poi che stavano
insieme, che assurdità. E poi la tuta nera aderente sta meglio a Chat Noir,
quello vero, e non a quell’attore da quattro soldi”.
Aveva
fatto un apprezzamento sul gatto nero senza accorgersene, e quando seguì un
silenzio generale, si rese conto di aver detto ad alta voce quello che avrebbe
dovuto restare tra sé e sé.
“Oh
oh…qui qualcuno si è innamorata”
“Ma
che dici Kim? Solo perché ho detto che la tuta sta bene a Chat Noir, non vuol
dire niente” Marinette arrossì visibilmente.
“Non
starai mica cambiando bandiera? Devo dirti comunque che Chat Noir non è per
niente male da vicino” Le bisbigliò Alya all’orecchio della mora.
“Non
dire stupidaggini Alya, Chat Noir non mi piacerà mai” Le rispose.
“E
comunque quella tuta che indossava l’attrice che interpretava Lady Bug, le
faceva il culo grosso, nulla a che vedere con quella vera”
Marinette avrebbe tanto
voluto saltargli al collo e ringraziarlo per l’apprezzamento, ma dovette
trattenersi visto che l’auto con il suo autista era appena arrivato a
prenderlo.
Rimase
qualche secondo imbambolata, ripassandosi nella mente le ultime parole di
Adrien, che indirettamente erano state rivolte a lei.
“Marinette, sbrigati! La pizza ci aspetta” Alya ritornò
indietro di qualche metro per recuperare l’amica.
“Alya
mi ha fatto un apprezzamento, questo è il giorno più felice della mia vita!”
Saltellò.
“Ma
che vai farneticando? Certo che ultimamente sei strana forte”.
*
continua
*
Angolo dell’autrice: Grazie mille
a tutti per essere ancora una volta arrivati fino a qui, e grazie anche a chi
ha lasciato una sua impressione sul primo capitolo, chi ha solo letto, ma ha
inserito tra le preferite la storia.
Spero
che questo pomeriggio al cinema vi sia piaciuto, nel prossimo Adrien e Marinette si avvicineranno un po' di più…e chissà, che
scatti la dichiarazione d’amore?
E
non poteva di certo mancare la pizzeria di Luigi, che in ogni film, cartone o
rappresentazione che si rispetti, deve essere presente XD
Capitolo 3 *** Capitolo 3 - La malattia del bacio ***
BEST FRIENDS
*
Capitolo
3 – La malattia del bacio
*
Marinette entrò di corsa in
classe, la campanella aveva smesso di suonare da qualche secondo.
“Ciao
ragazzi” Salutò ansimando andandosi a sedere dietro ad Adrien che la salutò con
uno splendido sorriso.
“Nino
non c’è?” Gli chiese notando il posto vuoto.
“No,
e non mi ha neanche avvertito, ma vedo che manca anche Alya”.
“Alya
non sta bene, ho ritardato un po' perché ero al telefono con lei”.
Il
cellulare di Adrien vibrò avvertendolo di aver appena ricevuto un sms che
lesse.
“Anche
Nino sta male, ha la…” Rise sotto i baffi.
“Che
cos’ha?”
“La
mononucleosi” Disse.
“Mononucleosi?
Ma è la malattia del bacio” Esordì la mora ridendo “…se la saranno passati lui
ed Alya” Risero sonoramente in contemporanea.
“Che
avete da ridere voi due? Vai al tuo posto Marinette”
La professoressa era appena entrata in aula e già dovette portare l’ordine e
disciplina.
Adrien
alzò la mano per prendere la parola.
“Si
Adrien?”
“Signorina
Bustier, visto che Nino ed Alya non ci sono, Marinette si può sedere vicino a me?” Chiese facendo
arrossire la compagna di classe sotto gli occhi di tutti, spiazzandola con
quella richiesta.
“Certo,
Marinette siediti pure qui davanti” Ordinò indicando
il posto ed iniziando a fare l’appello giornaliero.
Si
alzò e trascinò lo zaino rosa che aveva appoggiato sul tavolo, volse una fugace
occhiata alle sue amiche Rose, Juleka e Milene che la
incitarono a sbrigarsi.
Per
tutte le sei ore di lezioni, Marinette non staccò gli
occhi dal tablet, sapeva che le sarebbe bastata una sola volta incrociare gli
occhi smeraldo di lui, per entrare in tranche e non seguire più le spiegazioni.
*
“Ti
va di venire ad un mio servizio fotografico oggi?” Le chiese chiudendo
l’armadietto.
Il
cuore di Marinette mancò un battito, gli stava dando
un appuntamento, lui, il ragazzo della sua vita che finalmente gli stava
chiedendo di uscire, un sogno che si avvera.
“Ehm...si,
si certo!” Si limitò a balbettare imbarazzata.
“Sarà
meno noioso se ci sarai tu!” Le sorrise sghembo.
“Passo
prima da Alya a darle gli appunti e poi vengo”.
“Sta
attenta che non ti attacchi l’influenza”.
“Ho
guanti e mascherina, e mi terrò a debita distanza”.
“Ci
vediamo dopo Marinette” La salutò raggiungendo di
corsa il suo autista parcheggiato come di consueto fuori dall’istituto.
La
ragazza lo salutò con la mano alzata, non pronunciò nessuna frase perché ancora
paralizzata.
*
“Ti
ha invitato ad uscire?” Chiese Alya sorpresa urlando dalla gioia, ma si dovette
ricomporre subito, perché un giramento di testa, l’aveva costretta a sdraiarsi
sul divano di pelle.
“Non
proprio…mi ha dato appuntamento sul suo set fotografico” Spiegò rimanendo a
debita distanza, aveva paura che la sua amica potesse attaccarle qualcosa, e
poi che sarebbe successo? Chi avrebbe protetto Parigi?
Era
solo quella la sua preoccupazione?
Certo
che no, temeva di beccarsi qualcosa e di non poter tornare a scuola per qualche
giorno e non vedere il suo Adrien.
“Che
equivale per lui ad un appuntamento” Puntualizzò tossendo.
“Insomma
ti sei presa anche te la mononucleosi” Rise sotto i baffi divertita.
Alya
fece una smorfia alquanto irritata “Tutta colpa di Nino”.
“Colpa
di tutti e due, non vi staccate mai” Disse acida, ma con un tono di invidia,
anche lei avrebbe voluto tanto qualcuno al suo fianco da baciare in
continuazione.
“Chissà…anche
tu, magari oggi…”
Marinette strabuzzò gli
occhi, non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
“Ma
che dici? A lui piace un’altra ragazza, e non verrà di certo a baciare me”.
“Ma
non ha invitato un’altra ragazza oggi, ha invitato te”
“Si,
ma solo perché sono sua amica” Spiegò tristemente abbassando uno sguardo.
“Sono
amici e poi…uno dice un noi…e tutto cambia già” Canticchiò tossendo.
“Ti
sei visto per l’ennesima volta La bella e la bestia?”
“Lo
sai che è il mio cartone animato preferito e poi sono costretta a letto, devo
pur impiegare il tempo in qualche modo” Sogghignò.
“Comunque
non mi aspetto nulla da questo appuntamento, farò l’ennesima figuraccia,
balbetterò e cadrò mille volte”.
“Sii
sicura di te, come farebbe Lady Bug” Disse entusiasta.
“Lady
Bug?” Fece di rimando.
“Esatto”
“Ma
io non sono Lady Bug” Piagnucolò mentendo “…quando lo guardo negli occhi, mi
sembra di entrare in un’altra dimensione, mi sembra di galleggiare in aria e
non capisco più niente, è come se fosse la mia droga”.
“E
tu non guardarlo negli occhi” Consigliò “…se è questo che ti destabilizza,
concentrati su un’altra parte del corpo, oppure non lo so, guarda un albero,
fai finta che non stai parlando con lui”.
“Giusto,
sarò forte, sarò coraggiosa, sarò Lady Bug!” Si alzò in piedi facendosi un
discorso motivazionale.
“Brava,
così mi piaci”
“Ti
abbraccerei Alya, ma…”
“Meglio
di no, non vorrei poi tu attaccassi qualcosa ad Adrien” Assottigliò gli occhi
cambiando il tono della voce.
“Uh!
Devo andare, è tardi, mi starà aspettando”.
“Corri
Lady Bug!” Ammiccò la sua migliore amica “…stasera mi racconterai tutto”.
“Ti
voglio bene” Le mandò un bacio con la mano.
*
“Sono
qui Marinette” Adrien agitò una mano in aria per richiamare
l’attenzione dell’amica appena la scorse salire la scalinata di marmo.
“Scusa
il ritardo, Alya non mi mollava più”.
“Tranquilla,
ancora qualche scatto ed ho finito, a dire il vero prima del previsto.” Si
grattò la testa.
“Adrien,
vi siete riposato abbastanza? Possiamo continuare?” Chiese con accento francese
il fotografo.
“Arrivo”
Esclamò rivolgendosi all’uomo che stava sistemando le luci “Vai pure a sederti
lì, ci vediamo tra un po'” Sussurrò all’orecchio della giovane indicando la
sedia da regista vicino al camper, parcheggiato qualche metro più in là e che
portava il suo nome A. Agreste.
Marinette obbedì, aveva il
cuore che batteva all’impazzata, non le era mai capitato di assistere ad un
servizio fotografico.
E
comunque era bello da qualsiasi inquadratura, in qualsiasi posa e con qualsiasi
cosa cucita addosso.
Lo
osservava attentamente e si immaginò lui vestito da Chat Noir.
Chat
Noir? Perché
la sua mente le aveva giocato un gesto simile? Forse per la posa fiera che
stava sfoggiando in quel momento? O forse perché da quando aveva fatto capolino
sulla sua terrazza, qualche sera fa, non riusciva più a toglierselo dalla
mente?
Era
da qualche giorno che non si vedevano, nessun cattivo akumizzato
terrorizzava Parigi, una pace quasi surreale.
“Marinette?” La richiamò Adrien comparso davanti a lei.
Sbattè le palpebre
velocemente un paio di volte e scosse il capo per ritornare alla realtà.
“Stai
bene? Sei un po' pallida” Le disse prendendola in giro.
“Si
scusami, ero sopra pensiero” Si giustificò balbettando e gesticolando
nervosamente con le mani.
Sii
Lady Bug
le vennero in mente le parole della sua migliore amica.
“Facciamo
un giro? Ho ancora un’oretta scarsa, prima che la mia guardia del corpo mi
venga a prendere”.
*
Si
addentarono al parco poco distante e si sedettero su una panchina sotto un
salice piangente.
I
lunghi rami che ricadevano, ondeggiavano ritmicamente mossi dal vento
leggermente freddo, che costrinse Marinette a
chiudersi di più nel giubbetto di jeans.
“Hai
freddo?” Le chiese.
“Solo
un brivido” Gli sorrise.
“Se
vuoi cerchiamo un posto più soleggiato”.
“Va
benissimo dove siamo” Disse iniziando a muore i piedi su e giù come una bambina
impaziente appoggiando i palmi delle mani sulla seduta di legno.
“Scusami,
non te l’ho nemmeno chiesto prima, come sta Alya?”. Chiese portandosi una mano
sulla fronte.
“L’ho
vista parecchio a terra, ma è una ragazza forte, si riprenderà presto”.
“Ne
sono sicuro, mi mancano i suoi interventi sul Lady Blog” Rise, anche se in
realtà avrebbe voluto dire che, gli mancavano vedere video di lui che
combatteva al fianco di Lady Bug.
“Tornerà
presto non preoccuparti”.
“Incredibile
come un bacio possa causare tutto questo” Sospirò portando la testa
all’indietro per sentire il vento leggero scompigliargli i capelli d’oro.
“Già…”
Marinette si portò tristemente due mani sulle guance
rosee.
“Tu
hai mai baciato qualcuno?” Le chiese sfacciatamente facendola diventare di
mille colori.
E
ora che avrebbe risposto? Si certo che aveva baciato qualcuno e sembrava in
maniera anche appassionata, ma non se lo ricordava proprio.
“No”
Le uscì fuori mentendo.
“Avrei
detto il contrario” Quella frase la costrinse a guardarlo.
“Perché?”
“Beh!
Sai…pensavo che tra te e Luka…”
“Hai
pensato male, Luka…” Le fece male quel ricordo dopo la lunga battaglia, quando
aveva lasciato proprio tra le sue braccia, Kagami
“…mi ha aiutato a superare un momento difficile, ma non lo amo” Disse
ricacciando dentro gli occhi le lacrime.
“E
tu invece?” Le chiese assottigliando gli occhi e cercando di sviare il
discorso.
“Nemmeno
io” Le confessò senza esitare, e queste sue parole fecero tirare un sospiro di
sollievo a Marinette.
“Non
ci credo! Tu, un modello famoso, uno dei ragazzi più ambiti, non hai mai
baciato nessuno? Avrai la fila di ragazze che ci provano con te”.
“Deve
essere speciale e con una ragazza speciale, non per il gusto di provarci”.
“Sono
sicura che il mio non sarà niente di tutto questo, accadrà solo per la mia
goffaggine”.
Ma
che fai??? Sii forte! Sii Lady Bug ancora una volta le parole di Alya le
martellavano la mente.
“Beh!
Le cose nate per caso sono le migliori e sono quelle che ricorderemo per
sempre”.
“E
tu? Come te lo immagini il tuo primo bacio?” Chiese sorniona.
“Sui
tetti di Parigi, davanti la Tour Eiffel”.
“Sul
tetto? Che strano posto hai scelto…il più sarebbe arrivarci” Rise sotto i
baffi.
“Con
un po' d’ingegno, tutto si può fare. Basta volerlo”.
“E
come la convincerai a salire sul tetto con te?” Chiese curiosa ridendo.
Adrien
si alzò di scatto “Lei sarà già li, io mi avvicinerò
e poi farà tutto l’atmosfera, sarà tutto perfetto”. Imitò la camminata sopra
dei sassi cercando di non cadere, una cosa che gli ricordò molto quel gatto
nero che l’infastidiva spesso e volentieri, quando anche lei era trasformata in
Lady Bug.
Marinette stava per dire
qualcosa, quando al biondo arrivò una notifica sul cellulare.
“Uffa…devo
andare, la mia guardia del corpo mi sta aspettando” Disse riponendo sulla tasca
dei pantaloni il cellulare “…vuoi che ti diamo un passaggio, si sta facendo
buio” Chiese amichevolmente.
“Non
ti preoccupare qua dietro c’è la metro, vai prima di prenderti una sgridata da
tuo padre”.
“A
domani Marinette” Le stampò un dolce bacio sulla
guancia prima di andarsene.
“A
domani”
Marinette iniziò a sentire
i suoi occhi gonfiarsi ed essere percorsi da delle lacrime, appoggiò i gomiti
sulla staccionata che delimitava il sentiero ed esternò i suoi sentimenti.
Nemmeno
oggi aveva avuto l’occasione di Adrien quello che provava per lui.
“Avrai
altre occasioni Marinette” La consolò Tikki porgendole un fazzoletto di carta.
“Non
lo so Tikki, non so se potrò mai”.
*
Grazie
per lo splendido pomeriggio passato insieme. Adrien
*
continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti
e grazie ancora una volta per essere arrivati fino a qua, in questo capitolo
abbiamo parlato di baci, e magari nei prossimi capitoli ne troveremo uno o due,
vi lascio con il dubbio.
Mi
sembrava doveroso ritagliare un po' di spazio anche ai due protagonisti senza
la maschera, perché secondo me, se nella quarta stagione vorranno mostrarci una
maturazione dei personaggi, oltre ad un avvicinamento tra Marinette
e il personaggio di Chat Noir, ci dovrà essere un avvicinamento tra Marinette ed Adrien.
Intanto
aspetto come sempre le vostre impressioni.
Era
quasi metà ottobre, ma l’autunno sembrava regalare ancora qualche giornata
calda.
Molti
parigini giravano per le strade della capitale, indossando abiti puramente
estivi, che venivamo puntualmente coperti dopo le ore 16.00, oppure se il cielo
si annuvolava e il sole scompariva.
Strana
stagione.
Marinette attraversò il
parco dopo scuola per dirigersi a casa.
Quel
pomeriggio aveva molti compiti da fare e studiare, anche se era venerdì, sarebbe
stato meglio mettersi alla pari subito, in modo da avere il sabato e domenica
libero, e dedicarsi alla sua vita da adolescente.
Anche
se sapeva che non sarebbe andata da nessuna parte, metà della sua classe e di
conseguenza i suoi amici più stretti, avevano contratto la mononucleosi.
Chiedere
ad Adrien di uscire era totalmente fuori discussione, probabilmente suo padre
non lo avrebbe permesso, e poi se lo avrebbe considerato un appuntamento, lo
avrebbe accettato?
Chiederlo
a Chloè, sarebbe stato come darsi la zappa sui piedi
da sola.
Ripiegare
su Max? Anche no, avrebbero giocato tutta la sera con l’ultimo videogioco
inventato da lui, non che le fosse dispiaciuto, ma non era dell’umore adatto.
Meglio
ripiegare su dei progettini lasciati in sospeso,
aveva ancora molti carta modelli a cui dare una forma concreta.
Probabilmente
avrebbe passato l’intera giornata di sabato nel grande magazzino dedicato alle
stoffe, pizzi, merletti, bottoni e perline, a cercare quelle più adatte alla
realizzazione degli abiti e gioielli.
Passò
davanti ad un nuovo cartellone pubblicitario che ritraeva Adrien, con un nuovo
capo disegnato da padre “Ah com’è bello” sospirò, facendo comparire nei suoi
occhi dei cuoricini rosa.
“Dici
a me?” Chiese una voce dietro di lei facendole strabuzzare gli occhi,
riconoscendola, destandola da quel sogno.
“V-veramente
al vestito, si dicevo al vestito” Balbettò imbarazzata.
“Non
è uno dei miei preferiti, il modello di punta verrà rivelato tra qualche
settimana” Confessò Adrien calciando lontano un sasso.
“Capisco…me
lo farai v-vedere?” Chiese sorridendo “In foto si intende” Aggiunse.
“Certamente,
anche dal vivo se vuoi, anzi sai che facciamo? Chiederò a mio padre se ti posso
portare alla sua casa di moda” Le sorrise sghembo.
“Ahhhh! D-dici sul serio?” Chiese
meravigliata saltandogli al collo baciandolo sulla guancia.
Un gesto
che mise in imbarazzo il giovane facendolo arrossire, e comunque sempre meno di
Marinette che si scusò subito per la figuraccia che
aveva appena fatto.
“Si,
e credo che un giorno ti prenderà a lavorare con lui, metterò una buona parola,
se mi concederà un appuntamento”.
Marinette rise di gusto
“Vuoi forse farmi credere che per parlare con tuo padre hai bisogno di prendere
un appuntamento?”
“Si”
Si rabbuiò “…è sempre impegnato, e anche per dirgli che ho vinto una stupida
gara di scherma, devo aspettare” Gli mostrò la medaglia d’oro che portava al
collo.
“Sei
stato grande Adrien” L’abbracciò d’istinto, scusandosi ancora per essergli
saltata al collo pochi secondi prima.
“Tranquilla,
tranquilla. Sono contento che almeno tu l’apprezzi”
“Ma
a proposito, mi stavi seguendo?” Chiese assottigliando gli occhi.
“Ah ah, no no, stavo passando di qua e ti ho vista, ho fermato
la macchina solo per salutarti” Spiegò mettendo le mani avanti “…e forse è
meglio che vada, ci vediamo lunedì” La salutò con la mano.
“Ciao
Adrien, e congratulazioni ancora per la vittoria”.
*
Marinette diede un’ultima
occhiata alla chat di gruppo, per vedere se ci fossero delle novità, ma tutto
taceva.
I
suoi compagni erano si, in via di guarigione
dall’epidemia di mononucleosi, ma meglio che rimanessero a casa un altro po' di
giorni, in via precauzionale, lunedì sarebbero rientrati tutti.
“Marinette, vedo che non hai ancora baciato nessuno” La
schernì Chloè prendendola in giro con aria superiore,
quella mattina a scuola.
La
classe era stata decimata e gli unici presenti alle lezioni quotidiane erano
lei, Adrien, Chloè, Alix e Max.
“La
stessa cosa vale anche per te! Persino Sabrina è assente, questo vuol dire che
ha una vita più interessante della tua” Incalzò la mora.
“Io
non mi metto a baciare chi capita” Cinguettò portando il mento in alto la bionda.
“Ma
lo sapete che la mononucleosi non si trasmette solo baciando?” Affermò Max, il
secchione, aggiustandosi gli occhiali da vista.
“Sta
zitto” Lo rimproverarono le ragazze.
*
Aprì
la botola della sua camera per uscire, avrebbe finito di disegnare sotto il
cielo ricoperto di stelle, magari avrebbe avuto l’ispirazione giusta per
l’abito della recita natalizia di Adrien, mancava solo il suo all’appello.
Avrebbe
recitato la parte del mago, quindi qualcosa sullo stile “Merlino”,
sarebbe stato azzeccato, ma non doveva essere il solito outfit dozzinale che si
può tranquillamente trovare appeso sulle arelle dei grandi magazzini, doveva
essere speciale, unico.
Quatto
quatto, e senza fare rumore, il gatto nero scese dietro le sue spalle, e solo
il movimento dell’aria, fece voltare di scatto la ragazza, che fu colta di
sorpresa.
“Ahhhh” Urlò Marinette cascando
dallo sdraio “Tu sei matto, un giorno di questi mi farai venire un infarto!”
Gli sbraitò abbassando la voce.
“Marinette tutto apposto?” Chiese Sabine dalla cucina avendo
sentito urlare la figlia.
“Si
mamma, mi sono schiacciata un dito, ma sto bene”.
“Dimmi
se ti serve del ghiaccio”
“Mi
è già passato”
“Va
bene”
“Scusami”
Disse Chat Noir facendo spallucce.
“Comunque
sono contenta che sei ritornato, non mi andava di stare sola stasera”.
“In
realtà non pensavo di trovarti, ti facevo a divertirti come ogni ragazza della
tua età”
“Macchè…sono tutti ammalati” Rispose alzandosi e
scrollandosi di dosso delle foglie secche, cadute dalle piante che teneva sul
terrazzino.
“Davvero?”
Chiese sorpreso.
“Mononucleosi”
“Anche
quel ragazzo di cui mi avevi parlato la volta scorsa? A proposito com’è andata
a finire?” Ammiccò.
“Tu
sei un gatto troppo curioso, non credo che ti rivelerò mai il suo nome o se è
un ragazzo della mia scuola” Gli disse puntandogli il dito sul viso “…e
comunque se vuoi saperlo, non gli ho ancora detto nulla”.
“Dovresti,
non puoi rimanere col dubbio se anche lui prova qualcosa per te oppure no”.
“Lo
so, lo so, ma non ci riesco, non ho ancora trovato il momento adatto”.
“Sei
sicura che non vuoi dirmi chi è? Magari lo conosco e posso mettere una buona
parola”.
Marinette si appollaiò
sulla ringhiera, guardando il manifesto pubblicitario di Adrien, che si ergeva
imponente nel palazzo difronte.
“Preferisco
cavarmele con le mie forze” Disse rivolgendo lo sguardo sui suoi occhi verdi,
anche se mascherati dal travestimento, non potè fare
altro che notare quanto fossero belli, cosa che le risultava difficile quando
lei era trasformata in Lady Bug, troppo impegnata a combattere.
“Come
lei desidera” Le fece un inchino, e di tutta risposta ricevette una riverenza
con un enorme sorriso.
“Ma
ti ringrazio”
“Per
cosa?”
“Per
rispettare i miei sentimenti e non insistere tanto su questa storia”
“Ti
sto solo dando dei consigli, per quanto io ne possa sapere di queste cose”.
Marinette aveva tantissime
domande e tantissime curiosità, le sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più su
quel ragazzo, che all’apparenza sembra triste e solitario, in cerca di
compagnia, in cerca di qualcuno che lo possa comprendere.
Qualsiasi
domanda sul suo conto personale, non avrebbero di certo trovato risposta, lui e
Lady Bug sapevano benissimo quali sarebbero state le conseguenze: rinunciare al
Miraculous.
Anche
se Chat Noir una volta le disse che lo avrebbe fatto, se questo avrebbe
significato stare con lei, non gli sarebbe importato ne di Parigi, ne di
Papillon, avrebbe avuto l’amore della sua lady, e questo gli sarebbe bastato.
“Comunque
lo sai che a me puoi dire tutto, sono bravo a mantenere un segreto” Ammiccò
sorridendo passandosi una mano sui capelli biondi “…oltre che ad essere affascinante,
si intende”.
Marinette sorrise, se fosse
nei panni di Lady Bug, sicuramente quell’aria di superiorità, l’avrebbe indispettita.
“Sbruffone”.
Lo schernì.
“Senti,
ti va di fare un giro?” Le chiese tendendole la mano, come fece la prima volta,
quando le ha raccontato della sorpresa che fece a Lady Bug su un tetto di un
palazzo poco distante.
“Fammi
prendere una giacca” Gli disse scomparendo dentro la botola, per poi ricomparire
qualche attimo dopo con il capo indossato.
Chat
Noir la prese in braccio, e lei gli gettò le mani dietro il collo tenendosi
stretta.
S’inebriò
del suo profumo, un’essenza molto famigliare che non ricordava però dove l’aveva
già sentita e una scossa le percorse la spina dorsale.
Chiuse
gli occhi, non per la paura, ma per godersi appieno quel momento magico.
Mentre
balzava da un tetto all’altro con leggiadria, si chiedeva dove la stesse
conducendo e perché avesse scelto proprio lei come amica e confidente.
Che
cosa avesse di così speciale, nemmeno lei lo sapeva.
“Siamo
arrivati” Disse aiutandola a sistemarsi.
Marinette aprì gli occhi,
erano sopra il tetto di un palazzo difronte la Tour Eiffel illuminata ed
addobbata da rose rosse, fu estasiata da quell’immagine.
“Wow”
Riuscì solo a pronunciare.
Aveva
notato gli operai quel giorno lavorare sulla struttura, ma non aveva fatto caso
a cosa stessero davvero facendo.
“Se
non ti va di parlare, godiamoci almeno lo spettacolo” Disse accomodandosi ed
invitando l’amica a fare lo stesso.
“Spettac…” Non finì la parola che venne interrotta dall’inizio
di uno spettacolo pirotecnico.
I
botti proiettavano i loro colori sul volto dei giovani, facendo materializzare
un sorriso sul volto di Marinette, non si aspettava
di passare un sabato sera in compagnia, figuriamoci addirittura ad assistere ad
uno show di fuochi d’artificio in un posto di privilegio.
Si
pentì di non aver chiesto ad Adrien di farle compagnia quella sera, sarebbe
stato davvero romantico guardarli insieme a lui, e chissà, forse sarebbe stato
il momento giusto per confessare il suo amore che prova per lui.
Peccato,
un’altra occasione persa.
Un
alito di vento si posò sul collo facendola rabbrividire e Chat Noir, accorgendosene,
la tirò più vicino a se, cingendole la schiena con il
braccio.
Lei
appoggiò la testa sulla sua spalla, ed ancora quel profumo si fece strada tra
le sue narici.
Provò
a guardarlo meglio per cogliere in lui, qualche tratto famigliare, qualcosa che
potesse azionare un campanellino nella sua testa.
Niente,
solo il buio più totale.
“Tutto
bene?” Nemmeno il timbro della sua voce sembrava riconoscere in qualcuno.
“Si,
è stato solo un brivido”
“Il
tuo cavaliere è qui per questo, se non ti proteggo io, chi lo fa?” Le sorrise
sghembo.
“Nessuno”
Sussurrò abbassando gli occhi, sperando che quell’affermazione non arrivasse all’udito
sopraffino del gatto.
“Io
non sono nessuno”. La sua voce era calda e sensuale “…ti proteggerò
finché il mio cuore batterà, te lo prometto”.
Marinette alzò il volto d’istinto
e vi trovò il suo ad attenderla, si perse nelle iridi verdi e ancora un brivido
le percorse la schiena, non di freddo, una sensazione strana che le fece
torcere le budella.
Sentiva
il bisogno di assaggiare subito quelle labbra rosee, non sapeva perché, ma il
suo cuore le diceva che era la cosa giusta da fare in quel momento.
Si
avvicinarono così tanto, da poter sentire i loro respiri sui volti, quando vennero
interrotti da delle urla.
“Ahhhhh un mostro, scappiamo!”
“Mi
spiace Marinette, ma il dovere mi chiama”. Le disse
con l’amaro in bocca.
“Va
a salvare Parigi” Le ordinò.
“Prima
porto in salvo te” E senza chiederle il permesso, la prese in braccio e la
portò sul terrazzo di casa sua, adagiandola con delicatezza sul pianerottolo.
Le
stampò un dolce bacio sulla guancia, avvicinandosi molto alle sue labbra.
“A
presto allora” Le disse svolazzando leggiadro da un tetto all’altro.
Era
incredibile come Marinette fosse un’altra persona con
lui in quelle vesti, riusciva a parlare normalmente senza balbettare e a finire
una frase di senso compiuto.
Si
toccò la guancia con due dita, che portò subito alle labbra, come a voler catturare
quel bacio e non lasciarlo solo lì, come se non avesse significato niente.
Tikki uscì dalla sua
borsetta “Non stai dimenticando qualcosa?” Le chiese facendole ricordare che
Chat Noi e Parigi hanno bisogno anche dell’altra super eroina.
“Ah si giusto…ehm…Tikki trasformami”.
*
continua
*
Angolo dell’autrice: Grazie ancora
per essere arrivati alla fine del capitolo, dove entriamo nel vivo della shipMarichat.
Sembra
che Marinette, inizi a provare qualcosa per quel
gattino 😊 voi che dite?
Come
sempre vi aspetto nel prossimo capitolo, e visto che più di qualcuno me lo ha
chiesto, questa storia sarà il prologo per un’altra long che sto scrivendo,
dove i protagonisti avranno qualche anno in più.
“Miraculous Lady Bug” Urlò l’eroina dopo aver salvato
l’ennesima volta Parigi dall’akumizzato di turno.
“Ben
fatto” Esclamarono all’unisono i due eroi colpendo i pugni, come erano soliti
fare.
Era
il loro modo per congratularsi l’uno con l’altro.
Questa
volta era toccato ad un giovane ragazzo, che si era appena dichiarato alla sua
lei porgendole una scatolina rossa di velluto, che al suo interno custodiva un anello, segno del suo
amore per lei.
“Stai
bene?” Gli chiese Chat Noir porgendogli l’oggetto aiutandolo ad alzarsi.
“Credo
di sì, cos’è successo?” Chiese in preda alla solita amnesia che scaturita dalla
magia nera di Papillon, tenendosi la testa che doleva leggermente.
“Sei
stato akumizzato, ma ci abbiamo pensato noi a
liberarti” Spiegò Lady Bug toccandosi un orecchino che l’avvertiva
dell’imminente trasformazione.
“Nadine…perché?” Sospirò il giovane.
“Cosa?”
Gli chiese l’eroina dal vestito rosso a poi neri.
“Ho
chiesto alla mia fidanzata di sposarmi, ma mi ha detto di no, che ama un altro”
Rispose con le lacrime agli occhi “…stasera ci dovevamo vedere per parlare,
credevo fosse l’occasione giusta per dichiarami, ma lei invece voleva
lasciarmi”.
Anche
l’anello di Chat Noir iniziò a lampeggiare, avvertendolo che tra qualche minuto
si sarebbe ritrasformato in Adrien.
“Non
lasciare che la delusione ti ferisca, la ragazza giusta per te è la fuori da
qualche parte, bisogna solo saper cercare meglio!” Gli disse amichevolmente
mettendogli una mano sulla spalla
“E
questa da dove esce fuori?” Le chiese assottigliando gli occhi.
“Lo
sai che sono un poeta” Si pavoneggiò.
“Mi
pare che anche tu hai lo stesso problema” Lo schernì.
“Io
ho già trovato la ragazza giusta, deve solo aprire gli occhi” Le rubò un bacio
sulla guancia, prima di vederlo librarsi in aria agitando il bastone.
“Devo
andare anch’io! Ciao!” Lady Bug lanciò lo yo-yo in direzione di casa sua.
“Perché
va verso casa di Marinette?” Si chiese tra sé e sé
Chat Noir, che ormai prossimo alla trasformazione in Adrien, si era nascosto
dietro ad un comignolo, non sarebbe mai arrivato in tempo a casa sua, complice
il fatto di essersi trattenuto un po' di più a consolare, quel povero ragazzo,
che per certi aspetti gli assomigliava molto.
Un
bagliore e un leggero mutamento in lui, lo avvertì che ormai Chat Noir non
c’era più, e Plagg planò sulle sue mani sfinito.
“Perché
siamo sul tetto?” Chiese il piccolo esserino nero.
“Sono
stato trattenuto” Gli rispose porgendogli un pezzo di formaggio per dargli modo
di riprendere velocemente le forze, avrebbe avuto bisogno di lui per tornarsene
a casa, non sarebbe stato per niente simpatico passare la notte su un tetto, o
peggio ancora scendere come un ladro dalla grondaia.
Già
si vedeva una foto schiaffata in prima pagina sul quotidiano del giorno, di lui
che veniva salvato dai pompieri, il più sarebbe stato spiegare come c’era
finito li.
A
meno che non sarebbe arrivato la sua Lady a trarlo in salvo.
Si
portò un dito sul mento ed iniziò a pensare a quale stratagemma avrebbe potuto ideare
per farsi salvare da lei.
Per
averla ancora tra le sue braccia, anche se non gli era dispiaciuto stare tra le
braccia di Marinette qualche ora prima.
L’aveva
abbracciata d’istinto, senza dar peso alla persona che si ritrovava davanti,
una breve scossa gli percorse la schiena, quando lei appoggiò la sua testa
sulla spalla e si era perso successivamente nei suoi bellissimi occhi blu,
facendogli battere il cuore velocemente, e non avrebbe sdegnato il bacio che si
stavano per scambiare, se non fosse arrivato l’akumizzato
a rovinare l’atmosfera.
“Sei
mai stato innamorato Plagg?” Gli chiese volgendo per
l’ennesima volta lo sguardo sulla Tour Eiffel, appena riparata dal lucky charm di Lady Bug.
Il kwami inarcò un sopracciglio mentre si prestava ad
addentare l’ultimo boccone di quel formaggio, di cui rimaneva ogni volta
estasiato.
“Non
abbiamo questa facoltà, ma ho visto diversi possessori del miraculous
del gatto nero, struggersi per amore”.
“Credi
che un giorno troverò la persona giusta?”
“E
perché non dovresti? Hai tutta la vita per cercare quella più adatta a te”
“Lady
Bug ama un altro ragazzo, eppure sono convinto che sia la ragazza perfetta per
me, ma non posso aspettare per tutta la vita che se ne accorga”.
Plagg avrebbe voluto
avere dell’azoto liquido a portata di mano per congelarsi la lingua, per il
bene del suo padrone e quello del possessore del miraculous
della coccinella, era meglio non dire niente.
Non
poteva di certo rivelargli che la mora, era in realtà la ragazza di cui si era
inconsciamente innamorato, come Tikki non poteva dire
a Marinette che Chat Noir era in realtà Adrien.
“Però
neanche Marinette ti è poi così del tutto
indifferente, guarda che ho sentito quello che provavi quando stasera eravate
insieme” Cercò di sviare il discorso, sperando di fargli aprire un po' gli
occhi.
“Marinette?” Ci pensò un attimo “…è solo un’amica” Disse
facendo spallucce.
“Ne
sei sicuro?”
Adrien
guardò in direzione di casa sua, la terrazza era ancora accesa, forse si era
dimenticata di spegnerle, o forse l’avrebbe vista sbucare da un momento
all’altro dalla botola.
“Non
lo so Plagg” Sussurrò stringendo i pugni “…non posso
amare Lady Bug e un’altra ragazza contemporaneamente, non è materialmente possibile
questo”.
Plagg dovette fare uno
sforzo sovraumano per non rivelare quello che lui sapeva, avrebbe scatenato
involontariamente un cataclisma nel cuore di Adrien.
Purtroppo,
a malincuore, il piccolo kwami nero non poté
aiutarlo, le pene d’amore non erano di sua competenza, e se in qualche modo,
avessero scoperto le loro reciproche identità, non sarebbe stato per mano sua.
“A
meno che Lady Bug e Marinette non siano la stessa
persona, ma non la vedo possibile”
A Plagg andò per traverso l’ultimo boccone e tossì
convulsivamente.
“Stai
bene?”
“Si sisi che sto bene” Disse
ricomponendosi.
“Che
cosa ne pensi della mia teoria?”
“Che
fa acqua da tutte le parti, ti devo forse ricordare che Lady Bug aveva affidato
il miraculous del Topo a Marinette?
Non possono essere la stessa persona” Sembrava averlo convinto.
“Però…”
Si portò due dita sul mento “…e se Lady Bug avesse usato il miraculos
della Volpe Rossa? Avrebbe potuto creare un’illusione, non dimenticarti che è
una ragazza intelligente, e anche io in passato avevo provato a depistarla
quando stava scoprendo la mia identità”.
Plagg sbiancò.
“Ma…ma
non si possono usare troppi miraculous insieme, è
impossibile, nessuno può sopportare tale peso, lo distruggerebbe” Cercò di
spiegare, ma Adrien non era convinto di quello che aveva appena sentito dal kwami.
Pensò
di indagare per conto proprio senza coinvolgere troppo Plagg,
lui sapeva benissimo chi si celava dietro la maschera rossa a pois neri, ma non
glielo avrebbe mai rivelato.
Due
rintocchi provennero dal campanile di una chiesa vicina, avvertendo il ragazzo
che fossero le due di notte.
“Le
due? Dobbiamo rientrare a casa…Plagg…trasformami!”.
*
Marinette si gettò
pesantemente sul letto, facendo sprofondare la faccia nel cuscino morbido.
“Che
cosa stavo facendo Tikki? Se quell’akumizzato non ci avesse interrotto, probabilmente avrei
baciato Chat Noir!!Chat Noir, ma ti rendi conto?”
“Non
vedo il problema Marinette” Disse il kwami rosso addentando un macaron sapientemente preparato
dalla sua amica.
“Come
no? Io sono innamorata di Adrien, non in Chat Noir, in lui vedo solo un
possibile amico, un compagno su cui contare nei momenti di difficoltà”
L’esserino
rosso avrebbe voluto tanto dirle che, non per esperienza personale, ma solo per
sentito dire in tutti quei millenni, che è anche quello che fa un marito, un
compagno, un fidanzato, ma forse era meglio tacere, lo avrebbe capito da sola
prima o poi.
Lei
e Plagg erano stati molto chiari, non avrebbero mai
rivelato ai loro possessori chi fosse l’altro, anche se questo avrebbe
certamente significato avere il cuore spezzato, sapevano bene i sentimenti che
provavano l’uno per l’altro. “Io non so perché la gente si baci, so solo che lo
fa perché è innamorata”
“Sarebbe
stato il mio primo vero bacio, e lo avrei dato a lui” Si disperò.
“Non
fare così Marinette, probabilmente sentivi che quello
era il momento giusto e con la persona giusta” La consolò addentando un pezzo
del biscotto rosa.
“Chat
Noir la persona giusta? Il ragazzo più egocentrico che conosco?” Si portò il
cuscino sul viso.
“Perché
elenchi solo i suoi difetti? Mi sembra che quando ti viene a far visita, non hai
lo stesso comportamenti di come fossi Lady Bug, cioè non lo respingi”.
“No,
anzi, mi piace parlare con lui, ma con milady, è tutta un’altra storia,
mi sembra di parlare con un’altra persona”
“Questo
mi ricorda molto qualcuno”
Marinette scostò il cuscino
“Cosa?”.
“Tu
e Adrien, quando sei con lui non sei la stessa ragazza che ha davanti Chat Noir
per esempio.”
“Stai
dicendo che le persone cambiano a seconda di chi si trovano davanti?”
“Si,
guarda ad esempio Chat Noir. Se parla con te nelle vesti di Marinette
è più contenuto, se vogliamo dire così, perché non gli interessi amorevolmente
parlando; invece se parla con te nelle vesti di Lady Bug, inizia a fare il
superiore, e lo fa per attirare l’attenzione”.
“Si
ma così facendo ottiene l’effetto contrario”
“E
tu cosa credi di fare con Adrien, se continui a balbettare, a fare cose senza
senso appena lo vedi, lo farai scappare, devi farti vedere forte e decisa, come
lo sei quando indossi il vestito da Lady Bug”.
Un
brivido percorse la schiena di Marinette, Tikki, le aveva appena aperto gli occhi.
“Hai
ragione Tikki! Da domani ci sarà una nuova me, più
forte e decisa” Si mise in piedi sul letto e si battè
un pugno sul palmo della mano.
“Ben
detto”.
*
Marinette arrivò a scuola
canticchiando una qualche melodia, era di buon umore, e questo non sfuggì ad Adrien,
che continuava ad osservarla, mentre prendeva dall’armadietto dei quaderni.
“Siamo
canterini oggi?” Le chiese appena chiuse l’anta metallica.
Gli
volse lo sguardo ripetendosi a mente le parole motivazionali della sera prima “forte
e decisa”, più facile a dirsi che a farsi, quando si trovava davanti Adrien.
“S-sono
solo di buon umore, t-tutto qua”.
“C’entra
un ragazzo?” Gli chiese curioso.
Marinette lo guardò con
aria interrogativa, provando a capire dove volesse andare a parare “Mmm..tra
me e Luka è finita da un pezzo” Gli rispose pensando che si riferisse alla loro
relazione.
“Lo
so, lo avevo capito” Si grattò la testa “…pensavo che qualcun altro avesse
fatto breccia nel tuo cuore” Le spiegò.
“Ah!”
Si avviarono entrambi verso l’aula di lezione, visto che la campanella aveva
iniziato a suonare.
“…e
comunque non posso essere di buon umore e basta? Deve esserci per forza un
ragazzo di mezzo?” Chiese assottigliando gli occhi “…non dirmi che sei geloso?”
Rise.
“Io?
Geloso? Ma cosa vai a pensare?” Rise di gusto per poi interrompersi “…senti,
dopo la scuola ti va se prendiamo un gelato insieme?”.
La
corvina strabuzzò gli occhi “Intendi tu ed io? Da s-soli?”.
“Si
esatto” Annuì “…devo chiederti un consiglio”.
“V-va
bene” Balbettò arrossendo.
“Grazie,
sapevo di poter contare su un’amica come te”.
Amica,
ancora quella parola, se avesse potuto, l’avrebbe cancellata dalla faccia della
terra.
Una
parola che in quel momento feriva, avrebbe fatto sicuramente meno male una
coltellata in pieno petto.
“Gli
amici servono a questo” Gli disse abbassando lo sguardo, appena si sedette
dietro di lui.
*
continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti
e grazie come sempre per essere arrivati fino a qui, in questo capitolo ho
analizzato le sensazioni dei due protagonisti, dopo l’incontro della sera
precedente.
Spero
di aver fatto un buon lavoro!
E
adesso cosa dovrà dire Adrien a Marinette?
Fatemi
sapere cosa ne pensate e se avete delle critiche da fare, non esitate, servono
anche quelle per migliorarsi.
Quando
sei innamorata di qualcuno, la cosa più bella che ti possa capitare, oltre a
sapere che l’amore provato sia corrisposto, che sia proprio l’altra persona a
chiederti di uscire.
Marinette rientrò
silenziosamente a casa quel pomeriggio, passando come al solito dalla
pasticceria.
Il
suo passaggio avrebbe potuto tranquillamente passare inosservato, se non fosse
stato per la campanella appesa sopra la porta, che trillò non appena questa si
aprì.
“Bentornata
tesoro, tutto bene a scuola?” Le chiese amorevolmente Sabine, asciugandosi le
mani con uno strofinaccio azzurro.
“S-si
mamma, grazie”.
“Se
non hai compiti o da studiare, ti va di aiutarci un po' in laboratorio?”.
Marinette volse uno sguardo
fulminante alla madre, che sembrava dire proprio oggi me lo devi chiedere?
Ma
si limitò a dire, che aveva appena dato appuntamento alle sue amiche per un
pomeriggio in compagnia.
“Allora
faremo un’altra volta, divertiti” Disse prima di scomparire nel retro bottega
canticchiando.
La
corvina si sbrigò a salire in camera per appoggiare lo zaino e darsi una
sistemata, dopotutto doveva uscire con Adrien, anche se non era un vero e
proprio appuntamento.
Voleva
solo un consiglio da lei.
“Non
credi di aver messo un po' troppo profumo” Tossì Tikki.
“A-ah
si, è-è vero” Balbettò appoggiando la boccetta sulla
mensola di vetro.
“Stai
calma Marinette” Il kwami
aveva ormai perso il conto di quante volte glielo avesse ripetuto, nell’arco di
quell’anno.
“Non
posso stare calma, tra un po' mi vedrò con Adrien, io e lui da soli” Sottolineò
quell’ultima frase, ignara del fatto, che da qualche mese passavano molto tempo
assieme sui tetti di Parigi a parlare del più e del meno, come due bravi amici.
“Chissà
cosa mi dovrà dire!” Fantasticò portandosi le mani sulle gote appena arrossite.
“Forse
vuole passare del tempo con un’amica, del resto, mi sembra che oggi dovesse
avere una lezione di scherma” Ormai anche Tikki aveva
imparato a memoria i suoi impegni, troppe volte Marinette
li aveva ripetuti.
“Hai
ragione Tikki, sta bigiando scherma per stare con me,
dev’essere qualcosa di importante allora. Lui mi dirà Marinette
ti ho sempre amata e io gli dirò Anche io. Ci baceremo, ci
sposeremo, andremo a vivere in un’isola, avremo tre bambini e il criceto”.
Tikki inarcò un
sopracciglio e scosse la testa più volte “Corri un po' troppo con la fantasia,
invece dovresti correre, perché stai facendo tardi all’appuntamento”.
Marinette prese il kwami velocemente, e per poco non lo stritolò, lo infilò
velocemente dentro la borsetta, correndo giù per le scale.
*
Adrien
era già arrivato sul posto indicatogli da Marinette,
si era accomodato sulla panchina di metallo verde ed osservava lo scorrere del
fiume.
C’era
bassa marea, e si poteva intravedere il fondo sabbioso e qualche alga sparsa
qua e là, dove dei pesciolini potevano trovare riparo.
“Finalmente
ti sei deciso a dirle cosa provi per lei” Disse sornione Plagg
ben nascosto dentro la sua giacca.
“No Plagg, non le dirò niente di tutto ciò, e poi ti ho già
detto che è solo un’amica”.
“E
allora perché l’hai quasi baciata l’altra notte?”
“Hai
detto bene, quasi, non che l’ho baciata”. Ripensò all’atmosfera che si
era venuta a creare, il battito del suo cuore che accelerava quando si stava
avvicinando a lei, sarebbe stato un momento perfetto, se Papillon non avesse
deciso di colpire con un altro dei suoi attacchi, Parigi.
Continuava
a ripetersi che era solo un’amica Marinette, lui
amava Lady Bug, ma doveva fare subito chiarezza nel suo cuore, e lei era la
persona più adatta per chiederle un consiglio, del resto anche lei, supponeva,
aveva lo stesso problema.
Amava
un ragazzo, uno che le ha spezzato il cuore qualche tempo fa, chissà se ne era
ancora innamorata, e sembrava che Chat Noir, non le fosse del tutto
indifferente, quindi anche il suo cuore era diviso in due.
“E
tu che ne sai se ha il tuo stesso problema? Scusami, non fai prima a dirle
quello che provi per lei, vi mettete insieme e fine della storia, basta girarci
intorno”.
“Se
fosse Lady Bug, il problema non sussisterebbe” Gli rispose con naturalezza
sistemandosi meglio sulla panchina.
“Quindi
mi stai dicendo che accetteresti Marinette, come
fidanzata, se fosse Lady Bug”.
“Esatto”.
Annuì anche con il capo.
“Senti
Adrien…devo dirti una cosa” Per fortuna Plagg fu
interrotto dall’arrivo di Marinette.
“Adrien”
Disse ansimando fermandosi davanti a lui per prendere fiato “…scusami il
ritardo, i miei mi hanno trattenuta e non mi lasciavano più” Inventò.
“Non
ti preoccupare, sono appena arrivato anch’io, sarei
dovuto essere a scherma, ma non sarei stato dell’umore adatto”.
“Eh si lo so” Si accomodò vicino a lui.
“Come
fai a saperlo?” Chiese interrogativo.
“S-scusami,
mi sono sbagliata, cioè, non è che io so dove avresti dovuto essere adesso, no
di certo eh” Marinette sarebbe sprofondata
tranquillamente nel terreno sottostante per la vergogna, la sua prima gaffe,
fatta dopo solo due minuti che si erano incontrati, si stava chiedendo quante
ne avrebbe combinate.
Peccato
non potersi trasformare e scappare via con lo yo-yo.
Adrien
sorrise, quel suo essere impacciata, gli stava cominciando a piacere.
“Pensavo
ci fosse Andrè con il suo carretto” Disse la mora
cercando di cambiare discorso.
“Meglio,
l’ultima volta ci aveva portato un po' di sfortuna, dico bene?” Alludendo al
rapporto terminato con Luka e Kagami di qualche mese
prima.
Marinette si morse il
labbro inferiore ripensando a quel pomeriggio.
“Non
lo so” Sospirò volgendo lo sguardo al cielo “…forse era destino che andasse
così”. Fece spallucce.
“Me
ne vuoi parlare?”
“Non
c’è molto da dire, io e Luka stavamo bene insieme, però…però mi sono resa conto
che lo preferivo come amico che come fidanzato. Mi assecondava in tutto, mi
faceva fare qualsiasi cosa volessi fare…insomma era perfetto”.
“Voi
ragazze non cercate l’uomo perfetto?” La schernì.
“Si,
ma perfetto, può avere mille significati diversi per ogni persona”.
“Cioè?
Tu cosa intendi per perfetto”.
“Non
lo so nemmeno io, so solo che con Luka non ci vedevo un futuro, se mai si può
parlare di futuro a quindici anni”.
“Beh!
Conosco coppie che sono assieme dalle superiori, e credimi, se li vedi non lo
diresti mai. Io sono convinto che l’anima gemella esiste, e non importa a che
età la si incontri”.
Si
guardarono entrambi negli occhi, e poterono vedere l’uno il riflesso
dell’altro.
“L’importante
è saperla riconoscere” Continuò non staccandole gli occhi di dosso.
“E
se ne incontri due?” Chiese
“Non
ci possono essere due anime gemelle, a meno che non siano la stessa persona”.
“La
stessa persona” Risuonò nella mente di Marinette.
Subito
si chiese se in realtà Adrien fosse Chat Noir ed abbassò d’istinto lo sguardo,
e l’occhio le cadde sull’anello che portava all’anulare destro.
Lo
aveva già visto, ne era sicura, in un altro colore e con un logo.
Gli
prese la mano “Come lo hai avuto?” Gli chiese puntando lo sguardo di nuovo sui
suoi occhi smeraldo.
“E’
una vecchia collezione di mio padre” Le rispose ritraendo la mano, come per
nasconderla.
Marinette si vergognò di
averglielo chiesto, quante probabilità ci fossero state che gli avrebbe dato la
notizia che cercava? Nessuna.
Lady
Bug e Chat Noir, erano stati molto chiari sul rivelare la propria identità,
anche se ultimamente, il micio, era propenso a dire alla coccinella, chi in
realtà si nascondeva dietro la maschera, solo se lei le avesse confessato il
suo amore.
“Scusami
se sono stata invadente, non era mia intenzione”.
“Non
ti preoccupare” Le sorrise e si benedì di aver avuto un po' di fortuna dalla
sua parte, che cosa si sarebbe inventato se suo padre non fosse stato uno
stilista?
Non
era solito a mentire, ma quella era una buona causa.
Anche
suo padre aveva notato il suo anello, ma non avevano più approfondito il
discorso.
Suo
padre? Che ne poteva sapere dell’anello di Chat Noir? Poteva giustificare Marinette che spesso e volentieri era a stretto contatto
con lui, ma suo padre? Che scusa aveva?
I
suoi pensieri vennero interrotti dal carretto di una vecchia chiromante, che per
caso passava di là.
“Salve
ragazzi, volete conoscere il vostro futuro? Se il vostro amore durerà?” Tirò
fuori da sotto le stoffe che odoravano di pachuli,
una sfera di cristallo, ed iniziò a far finta ad interrogarla con la mano, che
continuava a girare.
“Ehm…grazie,
ma non credo a queste cose” La liquidò Adrien incrociando le braccia al petto.
“Ma
dai, sarà divertente” Esclamò Marinette dandogli una
leggera pacca sulla spalla “…cosa devo fare?”. Chiese rivolgendosi alla donna
dai lunghi capelli neri e mossi, raccolti da un nastro colorato.
“Dammi
la mano figliola” Gliela prese senza aspettare il suo consenso, e per poco non
la graffiò con le unghie lunghe, laccate di rosso.
La
chiromante chiuse gli occhi e si concentrò “Vedo…vedo molte nubi nel tuo cuore,
che oscurano i tuoi occhi. Grandi battaglie ti attendono.” Marinette
cominciava a pensare che farsi leggere la mano, non era stata una così, grande
idea.
“E
un grande amore è più vicino di quanto tu pensi.” La chiromante strizzò gli
occhi “…vedo anche un gatto nero”.
“Gatto
nero?” Fece di rimando Adrien, che venne zittito subito dalla corvina.
“Una
rosa rossa con petali che crescono” Continuò “…una farfalla viola perderà le
sue ali e le maschere cadranno”.
La
vecchia signora ebbe quasi un mancamento, ma Marinette
riuscì a prenderla e farla sedere vicino la panchina.
“Sta
bene?”
“Si
cara” Annuì ansimando “…non credevo saresti stata così difficile da leggere,
sei così giovane, e hai già tantissime responsabilità”.
Marinette deglutì
rumorosamente, che in qualche modo avesse scoperto qualcosa della sua identità
segreta?
Adrien,
che si era allontanato qualche minuto, le porse un bicchiere d’acqua “Tenga
signora”.
“Grazie
mille ragazzo dalla veste nera”.
I
due giovani si guardarono un attimo, a Marinette non
sembrava che Adrien, in quel momento vestisse in nero, tranne che per la
maglietta.
“Questa
qui non sta bene” Le sussurrò all’orecchio.
“Hai
comunque una t-shirt nera” Fece spallucce.
“Mi
sono ripresa” Sospirò l’anziana “…ora devo andare”.
“L’accompagniamo
a casa signora” Marinette l’aiutò ad alzarsi, non se
la sentiva di lasciarla sola, dopo il malore che aveva avuto.
“Non
è necessario” Disse tenendosi con una mano il fianco “…abito proprio laggiù”
Gli indicò con il dito rachitico, il punto al di la
del ponte, costringendoli a guardare.
Ma
quando si voltarono, della chiromante non c’era neanche l’ombra.
“Dov’è
andata?” Chiese Marinette spaesata girando la testa e
destra e sinistra.
Adrien
corse sopra il ponte, ma da nemmeno quel punto, si poteva vedere “Non la vedo”.
“Sembra
si sia volatilizzata. Cioè, era qui un secondo fa, l’hai vista anche te, no?
Non sono pazza”.
Il
biondo scosse il capo “No, non sei pazza. O ad esserlo siamo in due” Rise.
Marinette si strinse un po'
di più nella giacca, in quanto il vento stava cominciando a soffiare, facendo
avvicinare delle nuvole nere.
Adrien
d’istinto la tirò a sé, chiudendola in un abbraccio “Così non avrai freddo” Le
sorrise.
La
corvina iniziò a tremare a quel contatto, non per il freddo s’intende, ma
perché poteva sentire tutto il suo calore, il suo profumo, il battito del suo
cuore, la sua voce che le sussurrava qualcosa all’orecchio.
Si
stava chiedendo, cosa la stesse trattenendo nel girare leggermente la testa e
baciarlo, forse la paura di un rifiuto.
Un
altro alito di vento, li attraversò entrambi, facendo ondeggiare i loro
capelli.
Anche
Adrien pensò che in fin dei conti, era bello proteggere Marinette,
anche solo dal vento.
Gli
era già capitato di abbracciarla, non era ci certo quella la prima volta.
Ma
era la prima volta che la stava guardando con occhi diversi.
Si
inebriò del profumo di vaniglia che emanavano i suoi capelli, pensò che fosse
l’essenza più buona della Terra.
Mancò
un battito e le farfalle allo stomaco, quando specchiò i suoi occhi smeraldo,
con quelli del cielo suoi.
“Devo
andare, è tardi, Adrien”. A malincuore si sciolse dall’abbraccio.
“Lascia
che ti accompagni, il mio autista sta per arrivare, non mi va di vedere che
torni a casa da sola”. Le disse prendendole entrambe le mani.
Capitolo 7 *** Ed infine fu passione (1°parte) ***
BEST FRIENDS
*
Capitolo
7 – Ed infine fu passione (1° parte)
*
Era
trascorsa poco più di una settimana da quel pomeriggio.
Nell’aria
aleggiava odore di caldarroste, segnale che ormai era autunno inoltrato.
Anche
nella pasticceria di Marinette, si servivano
sacchetti caldi di quel particolare frutto di stagione, e nella vetrina, erano
comparse le prime torte e dolcetti, fatti con la farina di castagne.
“Questi
sono speciali, li dovresti provare, Marinette” Gli
disse con la bocca piena Nino.
“Ma
sei scemo, li avrò già mangiati un sacco di volte, la pasticceria è la sua” Lo
canzonò Alya, sistemandosi meglio la sciarpa verde.
“Ah,
si hai ragione” Il moro si grattò la testa in
evidente segno di imbarazzo.
“Tranquilli
ragazzi, vi svelo un segreto: io odio le castagne” Sussurrò la corvina
schermandosi la bocca, lasciando attoniti i presenti.
“Ma
come?” Chiesero i due amici accomodandosi sulla panchina del parco.
Ormai
gli alberi erano stati spogliati totalmente delle foglie, cadute ai loro piedi.
“Non
è tra i miei cibi preferiti, mettiamola così”. Sorrise.
“Io
li trovo ottimi, anzi fai i complimenti a tuo padre” Nino addentò l’ennesimo
dolcetto, leccandosi i baffi.
Marinette volse lo sguardo
alla stessa panchina, sotto al salice piangente, dove Adrien le aveva
confessato di non aver baciato nessuno.
Sorrise
al ricordo di quel pomeriggio, ma si rattristì subito dopo, prendendo
consapevolezza, che non sarebbe mai stata lei la sua prima volta.
“Che
hai Marinette?” Le chiese la sua amica Alya.
“Niente,
niente” Balbettò.
Nino
si allontanò con la scusa di intercettare Max e Kim, che li stavano
raggiungendo, lasciando le due ragazze a parlare un po'.
Non
ricordavano più, da quanto non capitava.
Ultimamente,
tra i costumi della recita, tra le uscite in solitaria con Nino, le due, si
erano perse un po' di vista, ma avevano tantissime cose da raccontare, e Marinette, in quel preciso momento, aveva davvero bisogno
di un’amica, di una confidente, una spalla su cui piangere.
In
quelle settimane, ci aveva provato Chat Noir a colmare la sua assenza, ma
sembrava che la corvina, era finita per infatuarsi di lui, con il suo modo di
fare, così simile a lui, Adrien.
E la
predizione della chiromante non aveva aiutato.
“Sai
che la scorsa settimana mi sono fatta leggere la mano?” Le disse iniziando
rompendo il ghiaccio.
Alya
la incitò a raccontarle tutto, con la sua aria da curiosa cronica.
“Ma
non mi ha detto nulla di particolare, parlava di un grande amore…”
“Adrien”
Esclamò interrompendola.
“Si
come no”.
“No,
nel senso che è arrivato anche Adrien, è laggiù con Nino” La prese per una
spalla, costringendola a voltarsi verso i ragazzi, che avanzavano nella loro
direzione, seguiti da Max, Kim, Alix, Rose e Juleka.
“Ivan
e Mylene?” Chiese Alya al suo ragazzo.
Alix
fece spallucce “Staranno amoreggiando da qualche parte, nel parco”.
“Andiamo
a lanciargli le castagne” Propose Kim, non riscuotendo consensi da parte dei
presenti, ritenendola un’idea stupida.
*
Marinette quella sera si portò
in camera la sua tisana rilassante, ancora fumante, e dovette fare lo slalom
tra i vari manichini sparsi per tutta la camera, con addosso i vestititi della
recita di Natale, per i suoi compagni di classe.
In
più, come se non bastasse, le era caduto il cesto con le matasse di fili e
nastrini colorati.
Aveva
avuto bisogno di fare una pausa per non causare altri danni, così era scesa per
prepararsi la tisana.
Avrebbe
raccolto e sistemato tutto in un secondo momento.
Aprì
la botola per uscire nel terrazzino, per provare a scorgere tra i tetti, la sua
figura scura.
Ci
rimase poco più di cinque minuti, e anche se indossava la sua felpa rosa,
pesante, preferita, la temperatura era proibitiva.
Faceva
freddo, tanto freddo per essere i primi di novembre.
Scoraggiata,
scese in camera, frizionando le mani per scaldarle, quando le sarebbe bastata
prendere tra le mani, quella tazza che accuratamente aveva appoggiato sulla
scrivania.
Era
ancora tiepida, sicuramente ad una temperatura più accessibile, rispetto a
quando l’aveva portata su.
Si
accomodò sul divanetto, con le gambe incrociate, ed accese la televisione,
davano a quell’ora la sua serie tv preferita, che aveva accantonato, da un po',
da quando il gatto nero, aveva iniziato a frequentare la sua terrazza.
Sorseggiò
un po' di liquido, quando iniziò la sigla.
Aveva
perso gran parte della trama dei primi episodi, ma si era messa alla pari,
leggendo i vari riassunti, che con facilità erano reperibili sul web.
E
poi le sue amiche ne parlavano ogni volta a scuola, perciò era ben informata
sui fatti.
Il
suo volto era solo illuminato dalla luce della televisione.
Si
coprì le gambe con la coperta, che la madre le aveva messo alla mattina, dopo
che lei le aveva chiesto che fine avesse fatto.
*
Durante
una scena un po' particolare, qualcuno bussò alla botola, ma Marinette, in un primo momento lo scambiò per un rumore di
sottofondo, troppo impegnata a seguire attentamente la scena clou, e ignorò il
tutto.
Un
altro toc toc, questa volta proveniva dalla
finestra.
L’aprì,
riconoscendo quella sagoma nera tra mille.
Il
gatto nero entrò.
“Grazie,
faceva un freddo là fuori” Si strinse in un abbraccio cercando di scaldarsi.
“Ma
non trattengono il calore queste tute?” Chiese come se non conoscesse affatto
il materiale con cui sono fatte.
“Beh!
In realtà si, ma cercavo una scusa per entrare, oppure se vuoi usciamo” Disse
come se fosse casa e camera sua.
Marinette inarcò un
sopracciglio “Non ci penso nemmeno, sto al calduccio a casa mia, grazie” Disse
sistemandosi sul divanetto, riprendendo la tazza, che ormai era vuota.
“Posso
scaldarti io se hai freddo” Le sussurrò con fare sensuale.
“Grazie,
ma ci pensa già questa tazza”.
“Quella
tazza non ti scalderà il cuore per sempre, io si che
lo posso fare!” Continuò con lo stesso tono.
Da
quando aveva iniziato a prendersi tanta libertà con lei? Forse da quella
sera sulla Tour Eiffel, quando si erano quasi scambiati un bacio?
Può
darsi…ma lui era innamorato di Lady Bug, e non di Marinette,
glielo aveva detto apertamente.
“Pensa
a scaldare il cuore di Lady Bug?” Lo schernì.
“Lady
Bug” Da quanto non la vedeva, da quasi un mese ormai, da quando Papillon aveva
colpito l’ultima volta.
“Ho
forse detto qualcosa che non va?” Stupida, certo che lo hai fatto, è da un mese
che non ti vede con la maschera.
Sorrise
“Mi sarebbe difficile scaldarle in cuore in questo momento, non la vedo da
settimane” Sospirò “…e il non conoscere le nostre identità, non aiuta”.
“Forse
è meglio così no?”
Chat
Noir inarcò un sopracciglio “Che vuoi dire?”.
“Nel
senso, che forse è meglio se ti trovi qualcun altro da amare, mi sembra ecco,
si insomma…” Faticava a trovare le parole giuste “…cioè, vi vedete solo se c’è
un attacco akuma, non sai nemmeno chi è...oddio, scusami, mi sento così stupida! Cancella tutto
quello che ti ho detto” Si coprì il volto con le mani, per la figuraccia appena
fatta.
“Hai
ragione” Si sentì dire.
Per
quanto la realtà fosse dura da accettare, lui e Lady Bug, non avrebbero avuto
mai una storia, anche se lui ci sperava sempre.
Anche
la chiromante glielo aveva detto a Marinette, nel suo
futuro vedeva un gatto nero, lui, e glielo stava dicendo apertamente.
“Non
volevo ferire i tuoi sentimenti, scusami se sono stata indelicata” Gli disse
avvicinandosi a lui, cercando in qualche modo di confortarlo.
“A
volte hai bisogno solo di qualcuno che ti apra gli occhi” Si avvicinò al suo
volto e la baciò.
Veloce,
fulmineo, senza darle il tempo di spostarsi o di fermarlo.
Marinette rimase
impietrita, e sconvolta da quel gesto inaspettato, ma presto si abbandonò alle
sue braccia, cercando di non staccarsi da lui.
Le
sue labbra erano calde, morbide e combaciavano perfettamente alle sue,
sembravano essere fatte l’una per l’altra.
Affondò
le mani nei suoi capelli morbidi e biondi, accarezzandogli la testa.
Lui
le prese il volto tra le mani, coccolando le sue gote, imporporate di rosso.
Rimasero
in quella posizione in un tempo indefinito, così, abbracciati.
Era
bello, terribilmente bello.
Il
cuore di entrambi iniziò ad accelerare il battito, in un turbinio di emozioni,
che presto gli fecero perdere il controllo, soprattutto quando, insieme,
dischiusero le loro bocche, per far incontrare le loro lingue.
Marinette aprì leggermente
gli occhi, per assicurarsi di non stare sognando, e li richiuse nell’attimo
esatto quando, anche Chat Noir provò ad aprirli.
La
mora, gli lasciò la testa, per scendere più giù, percorse le spalle e la
schiena perfetta, fermandosi all’altezza del bacino, anche se avrebbe voluto
scendere più in basso, ma la timidezza, la frenò, limitandosi a quella parte
del corpo.
Anche
lui si fermò alla stessa posizione, provocando in Marinette
una scossa lungo tutta la schiena, la più bella sensazione fino a quel momento.
Si
separarono, quando ad entrambi iniziò a mancare l’aria e il respiro si fece
irregolare.
Marinette visibilmente
rossa in viso e un po' sotto shock, perché mai avrebbe pensato, che il primo
ragazzo, a cui avrebbe dato il suo primo bacio, sarebbe stato proprio Chat
Noir, si coprì il volto con entrambe le mani, dandogli le spalle.
“Scusami”.
“Scusami
tu” Replicò il gatto nero imbarazzato, le prese la spalla girandola dalla sua
parte.
*
Seguì
qualche secondo di silenzio.
“Stai
bene?” Le chiese togliendole le mani dal volto, costringendolo a guardarlo,
mentre sorrideva sghembo.
“C-credo
di si”.
“Scusami
davvero, non so cosa mi sia preso, è che sei così…così…bella, e mi…mi piaci
molto Marinette, davvero!” Gli aprì il suo cuore.
Ora
ne era certo, chi si nascondeva sotto la maschera di Chat Noir, stava provando
qualcosa che va ben oltre la semplice amicizia.
“Anche
tu mi piaci Chat Noir, ma…”
“Ma…”
La invitò a continuare, quando il suo sguardo, si posò su di un paio di foto
sulla parete, ritraevano Adrien, però non erano le solite foto da copertina,
erano scatti fatti di sfuggita, venute incredibilmente bene, pensò da bravo
narcisista.
“…ti
piace questo ragazzo?” Le indicò, soprattutto quella attaccata con il cuore
glitter rosso.
“Si,
cioè no, cioè, non lo so più” Si sedette sul divanetto con le mani dentro i
capelli e i gomiti puntati sulle ginocchia.
“Dimmi
la verità” Con fare dolce e sensuale si accomodò accanto a lei, avrebbe tanto
voluto sciogliere la trasformazione, sembrava che quella tuta cominciasse a
stringergli il corpo in una morsa letale.
“Ok.”
Sospirò, era giunto il momento di raccontargli della sua cotta per il modello
più famoso di tutta Parigi.
“Lui
è Adrien Agreste, un mio compagno di classe”.
“Mi
sembra che io e Lady Bug lo abbiamo salvato dal suo gorilla l’anno
scorso”.
“Si , me lo ha raccontato, in realtà era stata una giornata
un po' strana, dovevo andare in piscina con le mie amiche e mi sono ritrovata a
correre per mezza Parigi, con lui, e in pigiama oltretutto, a scappare da dei
fan.
Per
poi ritrovarmi al cinema con un asciugamano in testa e gli occhiali da piscina.
E’ stato il giorno
più brutto della mia vita” Piagnucolò.
“Non
dev’essere stato facile fare i conti con il suo mondo”.
“No
no, non è stato per quello, figurati, anzi, ne ho approfittato per fare
movimento” Rise “…quello che mi ha dato fastidio è averlo incontrato mentre ero
in ciabatte e pigiama, in pieno giorno, in pieno centro”.
Adrien
ricordò bene quel giorno e scoppiò a ridere.
“Ma
anche te, una ragazza che vuole diventare una grande stilista” Indicò tutti i
manichini presenti nella stanza “…esce in ciabatte e pigiama, per presentarsi
ad un appuntamento con Adrien Agreste? Sei troppo forte Marinette”.
Incrociò
le braccia al petto infastidita “Non avevamo un appuntamento, ti ho già detto
che dovevo andare il piscina con le mie amiche, ed ero in ritardo”.
“E
ci vai in pigiama?” Ridacchiò sotto i baffi.
“Non
me ne ero resa conto, stavo facendo una cosa importante” Rispose.
“Ah si, e che cosa?”
Radioso,
spensierato, un sogno. Adrien, il profumo.
Capitolo 8 *** Ed infine fu passione (2° parte) ***
BEST FRIENDS
*
Capitolo
8 – Ed infine fu passione (2° parte)
*
“Non
ha più importanza ora” Biascicò.
“Ok,
la smetto, scusami. Continua a parlarmi di questo ragazzo” La incitò ad andare
avanti.
“Vuoi
sapere se mi piace Adrien?”
Lui
annuì con il capo.
“Si,
anche se mi ha spezzato il cuore tante volte, ma lui nemmeno lo sa”.
Chat
Noir spalancò gli occhi, non immaginava che il suo alter ego, avesse fatto del
male a Marinette, indirettamente s’intende.
“Non
ne avevo idea, scusami”.
“Scemo,
non è mica colpa tua” Lo rimbeccò.
“E’
come se lo fosse”.
“Non
capisco cosa tu voglia dire, tu non hai fatto niente, anzi, mi sei sempre stato
vicino.”
Chat
Noir pensò che era meglio tenere la bocca chiusa, per evitare di tradirsi e che
lei scoprisse la sua vera identità.
In
quel momento non gliene fregava niente di dover rinunciare al miraculous, aveva piuttosto, paura della reazione di Marinette, si sarebbe potuta sentire offesa, tradita, da
una persona che credeva amica.
Si
limitò a sorridere.
“Mi
vuoi dire in che modo ti ha spezzato il cuore?” Le chiese con occhi languidi.
“Mi
ha detto che amava un’altra”.
Adrien
gli venne in mente quella volta che erano andati a visitare il museo delle
cere, e in macchina, gli aveva confessato che gli piaceva una ragazza.
“…mi
considera solo un’amica, forse per la mia goffaggine, forse perché mi comporto
come una stupida quando c’è lui…”
Chat
Noir, si rese conto con quella frase, che effettivamente, lei cambiava
atteggiamento quando vestiva i panni di Adrien.
“…e
poi di recente è uscito con Kagami, in realtà ce l’ho
spinta io tra le sue braccia”.
“Perché?”
Chiese con un’espressione dura.
“Perché…anche
a lei piaceva e ho pensato che forse stava meglio con lei, che con me. Kagami è bella, forte, coraggiosa e non ha paura di
sbagliare”.
Adrien
si sentì offeso, perché nessuno in realtà gli aveva mai chiesto cosa ne pensava
di Marinette, quel giorno si era ritrovato Kagami attaccato come una sanguisuga, ma la loro uscita, si
era limitato al gelato sulla riva della Senna, nulla di più.
Se
invece Marinette, gli avesse confessato il suo amore
per lui, sarebbe stato diverso, ora non starebbe nella sua stanza come Chat
Noir, con quella tuta soffocante, ma come Adrien.
“E
tu non lo sei?”
Marinette strinse i pugni,
non poteva di certo confessargli di essere lei Lady Bug, la ragazza di cui si
era innamorato.
“Non
so più chi sono Chat Noir” Grosse lacrime iniziarono a rigarle il volto,
spiazzandolo.
La
mora era in combutta con le sue due personalità: Marinette,
ragazza goffa e sempre con la paura di sbagliare; Lady Bug, ragazza forte e
coraggiosa.
“Sei,
sei la ragazza dei miei sogni” L’aveva detta a Lady Bug in uno dei loro primi
incontri, se lo ricordava bene.
“Ma
tu sei innamorato di Lady Bug, non di me”.
“Non
mostrarti insicura, se ti dico che mi piaci tu, mi piaci tu” Ripetè asciugandole le lacrime con il dorso della mano
“…non ti prendo in giro, non è da me”.
Aveva
ragione, per quanti difetti avesse quel ragazzo dal volto sconosciuto, non era
un bugiardo.
“Anche
tu mi piaci Chat Noir, in questi mesi, ho conosciuto lati del tuo carattere,
che ne ignoravo l’esistenza, mi ricordi molto…” Le prese entrambe le mani.
“Chi?”
“Adrien…non
chiedermi il perché, ma vi assomigliate molto”.
Chat
Noir sbiancò, ecco, lo aveva scoperto, Plagg aveva
ragione, cominciare questa storia con Marinette, non
avrebbe portato a nulla di buono.
“Caratterialmente
intendo” Aggiunse facendogli tirare un sospiro di sollievo.
“…non
potete essere la stessa persona, perché sarebbe assurdo, oltre che
improbabile”.
Cercò
nei suoi occhi la conferma di quello che stava dicendo.
Di
tutta risposta, ricevette l’ennesimo bacio sulle labbra, come per zittirla e
farle dimenticare quella storia dell’identità segreta.
*
No,
Adrien non la bacerebbe mai in quel modo, e non ci metterebbe tutto quell’ardore
che le stava trasmettendo il gatto.
Ma
poi cosa ne poteva sapere? Non aveva mai baciato Adrien per poter fare il
paragone.
E a
pensarci bene, il suo primo bacio, lo aveva dato a Chat Noir, non quella sera,
ma tanto tempo fa.
E
stando alla foto che Alya, aveva postato nel Lady blog, dopo che era stata akumizzata insieme a Nino, nel mostro chiamato Oblivion, sembrava che i due fossero in un’ottima sintonia.
Si
evinceva dalla foto, la passione di entrambi, e si era sempre chiesta, che cosa
l’avesse scatenata.
Avevano
persi entrambi la memoria, e non ricordavano nulla di cosa era successo, di
come erano riusciti a sconfiggere l’akumizzato e di
come alla fine erano finiti per scambiarsi in un bacio appassionato.
Se
solo avessero lasciato una testimonianza, di quello che era successo prima,
sarebbe stato tutto più facile.
Pazienza.
Doveva
al più presto togliersi dalla mente tutti quei pensieri, per concentrarsi su di
lui.
Ammise
a sé stessa che Chat Noir, le piaceva molto, e in quelle settimane, aveva
imparato a conoscerlo, se solo non fosse stata così ottusa, da respingerlo ogni
volta, ora forse, conoscerebbero le loro vere identità, e starebbe su quel
divanetto con il ragazzo che si cela sotto la maschera.
No.
Le
loro identità devono rimanere un segreto, almeno fino a che Papillon verrà
sconfitto.
*
Chat
Noir la portò sotto di sé, continuandola a baciare, a far incontrare le loro
bocche, le loro lingue.
Accarezzandosi
reciprocamente, ma senza violare parti più sensibili e inesplorate.
Marinette era in preda alla
frenesia, e liberata la mente dai pensieri, si poté concentrare di più sul
micio.
Lo
baciò con più passione, stringendo le braccia dietro la sua schiena, trattenendolo
a lei, non voleva andasse via, non ora.
Era
giusto quello che stava facendo in quel momento?
Era
la cosa migliore abbandonarsi totalmente a lui?
Forse,
ma poco importava, ormai era in ballo e doveva ballare.
“Chat…”
Gli sussurrò all’orecchio.
“Dimmi”
Rispose fermandosi “…sto facendo qualcosa che non va?”.
“No,
affatto…volevo chiederti una cosa, tu quanti anni hai?” Le chiese timidamente.
Non
poteva conoscere il suo nome, la sua identità, anche conoscere la sua età
sarebbe stata un rischio, ma doveva sapere, almeno quello.
Chat
Noir esitò qualche secondo, era incerto se raccontarle una bugia o la verità.
Marinette si meritava di
sapere la verità, senza ombra di dubbio.
“Sedici”.
Continuò
a baciarlo dopo che ebbe la sua risposta.
Non
riusciva a smettere e nemmeno lui.
D’istinto
le infilò le mani sotto la felpa, toccando con le mani guantate la sua nivea
pelle, passando dal basso ventre, dove percepì una piccola scossa che le arrivò
subito al cervello, facendola involontariamente gemere, passando sempre più su.
Chat
Noir esitò prima di fermarsi sui seni, fu lei a far appoggiare le sue mani, su
di essi.
Una
mossa azzardata e stupida.
Non
lo conosceva e si stava concedendo a lui?
Cosa
stava facendo?
Eppure
non riusciva a staccarsi, mentre lui si trusciava più in basso, con un gesto
quasi naturale, lei assecondava i movimenti.
Marinette aprì gli occhi, e
il volto della foto di Adrien che teneva attaccata al soffitto, si sovrappose a
quello di Chat Noir, spaventandola.
Spinse
via Chat Noir con forza, intimando di andarsene e di lasciarla sola.
“Scusami,
mi sono fatto prendere dall’emozione” Le disse credendo di aver fatto qualcosa
di avventato e contro la sua volontà.
“Non
è colpa tua, sono io, ti prego di andartene” Non ebbe il coraggio di guardarlo
negli occhi, si avvicinò le ginocchia al petto e gli diede le spalle.
Solo
quando sentì la botola chiudersi, si voltò e Tikki
uscì da suo nascondiglio.
*
“Perché
piangi Marinette? Ti fa fatto qualcosa di male?”
Chiese il kwami asciugandole con la zampetta le
lacrime.
“No,
no, lui è stato, è stato…fantastico”.
“E
allora qual è il problema?”
“Adrien”
“Adrien?”
Fece di rimando, in quel momento stava con Chat Noir, e lei pensa ad Adrien?
“Mi
sembrava fosse qui, che mi guardasse”.
“Non
c’era nessuno oltre a voi, te lo posso giurare Marinette”.
“Eppure
mi sembrava fosse vicino, troppo vicino…cosa mi sta succedendo Tikki?” La ragazza continuò a piangere più forte.
Tikki avrebbe voluto
tanto dirle, che un giorno capirà perché oggi si sentiva così, ma avrebbe
sicuramente capito l’identità di Chat Noir, non era stupida.
Si
limitò ad abbracciarla e a dirle che era arrivato il momento di andare a letto
per riposare, per quella sera aveva ricevuto anche troppe emozioni tutte in una
volta
*
Chat
Noir appena ritornò a casa, sciolse la trasformazione.
“Bleah!
Non ti azzardare a fare più quelle cose quando sei trasformato in Chat Noir, è
disgustoso” Si lamentò Plagg, cercando di vomitare
qualcosa di invisibile.
Adrien,
con aria rassegnata si diresse in bagno e si guardò allo specchio.
“Forse,
dovrei dichiarare i miei sentimenti a Marinette”.
Sospirò, pensando che nei panni di Chat Noir, si era cacciato in un bel guaio.
“E
poi cosa? Le dirai che sei Chat Noir?”
“L’intenzione
è quella”
“No,
no, no, non puoi farlo”.
“Perché
no? Ha il diritto di sapere con chi è stata questa sera. Domani glielo dirò”
Disse convinto specchiandosi, per darsi ancora più convinzione.
“Tu
non ragioni ragazzo mio. Se domani le dici la verità, secondo te come la
prenderà? Ti squarterà e appenderà la tua pelle nell’atrio della scuola”.
“Ma
che dici? Marinette non lo farebbe mai, le piaccio,
come le piace Chat Noir”.
“Si,
ma questa sera, non è stato Adrien a dichiararle i suoi sentimenti, ma Chat
Noir”.
“Sono
pur sempre io” Rispose con naturalezza sistemandosi una ciocca bionda dietro
l’orecchio.
“Non
è questo che voglio dire, devi darle il tempo di elaborare le sue emozioni, se
domani ti presenti da lei e le dici sono innamorato di te e ieri sera ti ho
messo le mani dappertutto, cosa ti direbbe, secondo te?”
“Ma
glielo devo dire Plagg, non credo potrò andare da lei
nei panni di Chat Noir, hai visto come mi ha cacciato, e per cosa poi?” Si
portò due dita sul mento per pensare e ripercorrere a mente la serata, in cerca
di qualche indizio.
“Lasciala
sbollire un po', e poi vai dichiarati se credi sia la cosa giusta da fare, ma
non dirle che sei Chat Noir, non adesso”. Lo supplicò il kwami
nero.
*
Continua
*
Nota
autrice:
Ciao a tutti, metto una piccola nota.
Quando
iniziai a scrivere questa long, non era ancora trapelata la notizia che Adrien
e Kagami, fossero una coppia canon,
e quindi io ho continuato la mia storia, pensando che non lo fossero.
Marinette chiuse gli occhi
e si abbandonò finalmente al sonno, dopo aver scacciato via l’ologramma del
volto di Adrien che si sovrapponeva a quello di Chat Noir.
Le
balenò la malsana idea, per l’ennesima volta, che fossero la stessa persona.
Adrien
aveva sedici anni.
Chat
Noir aveva sedici anni, ma per quanto ne poteva sapere, poteva anche aver
mentito.
No.
Era
fuori discussione, Chat Noir era sempre stato sincero sia con lei, che con Lady
Bug.
Adrien
e Chat Noir avevano la stessa età, era l’unica certezza.
Ma
non potevano essere la stessa persona, aveva visto una volta, distintamente
Adrien, scappare da quello che era la sua guardia del corpo, trasformato da
gorilla, e Chat Noir, che combatteva al suo fianco, contro lo stesso
personaggio.
Doveva
assolutamente parlarne con qualcuno, aveva bisogno di un conforto, di una
spalla amica, a cui dire tutto, soprattutto di Chat Noir, e di quello che
provava per lui.
Era
amore?
Chi
può dirlo, l’unica cosa di cui era certa, era che era attratta molto da lui,
come le api con il miele.
*
La
sveglia suonò, avvertendola che era già ora di alzarsi, le sembrava di aver
dormito dieci minuti, e forse era proprio così.
Si
guardò allo specchio, e l’unica cosa che saltava subito all’occhio, erano due
enormi borse nere sotto gli occhi e quest’ultimi tutti arrossati.
Per
quanto si sforzava di essere forte, e nonostante le consolazioni della kwami rossa, Marinette, non
riusciva a ricacciare dentro le lacrime, aveva pianto quasi tutta la notta,
chiedendosi perché si sentiva così, e tutta per colpa di un ragazzo.
Si
ritrovò a pensare, che, se quello significava essere innamorati, forse era
meglio non esserlo.
Si
bagnò la faccia, cercando di lenire le ferite superficiali e il rossore.
Per
le occhiaie, sarebbe bastato un po' di correttore e fondotinta, non era solito
usare quei trucchi di bellezza, ma in quel momento, era l’unica soluzione per
quell’emergenza.
Si
vestì, e di malavoglia, scese per fare colazione.
Spiluccò
un pezzo di brioches calda appena sfornata, il suo profumo aveva inebriato tutta
la cucina, in un’altra situazione, Marinette si
sarebbe beata di quell’essenza, ma quella mattina, le dava anche il volta
stomaco.
“Stai
bene tesoro? Sei così pallida!” Notò sua madre sorseggiando il cappuccino.
“Ho
dormito poco, compito di matematica” Inventò.
“E
in più non hai il solito appetito” Disse con tono amorevole prendendole una
mano.
“Mi
sono ingozzata di schifezze ieri sera, davanti la tv”. Si limitò a dire.
“Tesoro”
Sabine era stata giovane prima di lei, e certe espressioni, le conosceva bene
“…se è per un ragazzo, a me puoi dirlo. Ti ascolto”.
Marinette non poteva di
certo dirle che era per colpa di Chat Noir se si sentiva così, se lo avesse
saputo suo padre, probabilmente avrebbe setacciato tutti i tetti di Parigi in
cerca di lui, e una volta catturato, probabilmente lo avrebbe fatto a pezzi e
cucinato a fuoco lento, aveva anche trovato una ricetta che faceva al caso suo:
in casseruola e col salmì.
“Mamma,
ora non ho voglia di parlarne” Con tono rassegnato, la mora prese il suo zaino
rosa, lo mise sulle spalle e aprì la porta di casa.
Prima
di chiuderla, si voltò e volse un sorriso alla madre, ringraziandola.
*
Marinette ed Alya,
arrivarono in contemporanea, una proveniva da destra, l’altra da sinistra.
S’incontrarono
ai piedi della scalinata all’ingresso di scuola.
“Ciao
Marinette” Cinguettò la riccia sistemandosi gli
occhiali da vista sul naso.
“Ciao”
La salutò tristemente.
“Oh oh! Cos’è successo? Un brutto sogno?” Le chiese iniziando a
salire gli scalini con accanto l’amica.
Nel
frattempo anche la berlina grigia di Adrien, lo accompagnò davanti l’edificio.
“A
più tardi” Salutò il giovane la sua guardia del corpo.
Alzò
lo sguardo, e la vide.
Una
stretta al cuore e la gola gli si seccò d’improvviso.
Rimase
qualche secondo ai piedi della scalinata, aspettando che le due amiche
entrassero nell’atrio.
Nino
gli diede una pacca alla spalla “Ehi amico, che fai, non entri?” Lo invitò
facendo segno con il braccio.
“S-si
scusa, ti avevo visto da lontano, e ti ho aspettato”. Si giustificò.
“Sei
strano oggi! Tutto bene?”
“Si,
credo di si”.
*
“Magari
avessi fatto un brutto sogno, sto solo vivendo un incubo!” Sospirò aprendo
l’armadietto.
“Ha
a che fare con Luka?” Chiese.
Marinette stava per dire
qualcosa, quando nella stanza fecero il loro ingresso anche i due amici, e le
due ragazze si zittirono all’improvviso.
“Abbiamo
interrotto qualcosa?” Chiese il fidanzato di Alya.
“No,
no figurati” Lo andò ad abbracciare e baciare sulla guancia.
“Ciao
Marinette” La salutò Adrien, dirigendosi verso il suo
armadietto, che guarda caso era proprio vicino al suo.
“C-ciao”
Balbettò arrossendo.
“Stai
bene?” Le chiese vedendola un po' sciupata.
“Ho
solo dormito poco”.
“Se
ti può consolare, anch’io” Chiuse l’armadietto, dopo aver preso i libri che gli
sarebbero serviti.
“Non
immagino cosa ti possa aver tenuto sveglio”.
“Ho
una gara di scherma oggi pomeriggio, e il sol pensiero di battermi con Kagami…sai è diventata molto brava.”
Non
le interessava nulla di Kagami, ma si limitò a
sorridergli forzatamente e augurargli di vincere.
D’istinto
Adrien la bloccò per il polso.
“Aspetta!”
Si sentiva terribilmente in colpa, per quello successo la sera prima, sapeva
che Chat Noir non era il ragazzo di cui era follemente innamorata, anche se gli
aveva confessato che gli piaceva.
Doveva
chiederle scusa, se era stato in qualche modo scortese o se le abbia fatto fare
qualcosa che non voleva.
Si
voltò volgendo lo sguardo in basso, senza proferire parola, non aveva il
coraggio di specchiarsi dentro i suoi occhi smeraldo, si sentiva sporca, come
se lo avesse tradito.
Poteva
sentire ancora le mani guantate di Chat Noir su di lei, i suoi baci, le sue
carezze.
La
sensazione più bella del mondo e l’aveva provata con lui, e non con Adrien.
“Volevo
chiederti sc…” Fu interrotto dalla campanella, che segnalò l’inizio delle
lezioni, impedendogli di fare o dire qualcosa, di cui si sarebbe pentito.
“Dobbiamo
andare in classe” Biascicò lei.
*
Le
lezioni si susseguirono, una dietro l’altra.
Finalmente
le tanto agognate per Marinette le 13.20, e la
campanella decretò la fine di quella giornata scolastica.
Alya
raccolse gli ultimi libri sul banco e si precipitò a seguire l’amica, che si
era alzata prima di lei.
“Marinette aspetta”.
La
mora si voltò.
“Senti,
oggi pomeriggio, ti va se ci vediamo? Due chiacchere tra amiche?”. Era da tanto
tempo che le due non si confidavano e le sembrava di aver trascurato la sua
migliore amica.
“Mi
piacerebbe, ma devo finire…”.
Alya
le mise le mani sulle spalle e la guardò dritta negli occhi “Non osare
inventarmi la scusa degli abiti della recita di Natale, guarda che lo so che li
hai finiti da un pezzo. Oggi sei con me!”.
Come
sfuggire a quello sguardo intimidatorio.
“E
va bene, se proprio vuoi deprimerti con i miei problemi.” Disse rassegnata
“Sei
la mia migliore amica Marinette, se non ti aiuto io,
chi lo fa?”.
Qualche
mese fa, avrebbe risposto Chat Noir, in quelle sere solitarie, si era
dimostrato un ottimo amico, un confidente, un sostituto di Alya.
Invece
quell’amicizia, nata quasi per caso, sopra la sua terrazza, si stava rivelando
alquanto pericolosa, risvegliando sentimenti, che nemmeno sapeva di provare per
lui, fino alla sera prima.
“Nessuno
Alya, nessuno”.
*
Si
diedero appuntamento al solito posto, al solito parco, dove Alya poté portare
le gemelle a giocare, finché lei e Marinette
potessero parlare.
Le
due amiche, si accomodarono sulla solita panchina, vicino alla giostra dei
cavalli, consumando una cioccolata calda con panna, acquistata dal piccolo
carretto che si era fermato lì vicino.
Marinette mescolò e
rimescolò la panna dentro la cioccolata, così tante volte, da far diventare
quella leccornia, ormai un brodo immangiabile.
“Mi
vuoi dire cosa ti sta succedendo?” Le chiese Alya togliendosi gli occhiali,
appannati dal calore del bicchiere.
“Ti
prego di non giudicarmi, ok?”
“E
perché dovrei farlo? Sei la mia migliore amica, e sono qui per aiutarti”.
La
corvina deglutì rumorosamente, non sapeva da che parte iniziare.
“Ho
visto che tra te e Adrien le cose stanno prendendo un’altra piega” Le disse la
riccia assottigliando gli occhi.
“No,
non credo sia così…Alya…in questo periodo mi sono vista con un ragazzo”.
All’amica
quasi le venne un colpo, e l’istinto di schiaffeggiarsi per non averlo capito,
in quel momento era molto forte.
“Chi?
Quando? Perché? Adrien non ti piace più?” Le pose talmente tante domande, che Marinette, non sapeva da quale cominciare.
“Chat
Noir” Sussurrò guardando per terra per la vergogna.
“C-c-Chat
Noir?” Balbettò incredula, lei sapeva che aveva una cotta stratosferica per il
modello più famoso di Parigi, aveva persino rifiutato Luka, per lui, ma Chat
Noir, questa si che fu una sorpresa.
“Si,
Chat Noir” Affermò.
“Ma
questo è uno scoop”.
“Non
scrivere niente sul Lady Blog, ti prego” La guardò dritta negli occhi
prendendole le mani guantate.
Faceva
freddo in quel periodo, ma il mese di Novembre,
regalava ancora qualche pomeriggio soleggiato e con temperature sopra la media
del periodo.
“Non
avevo intenzione di farlo” La rassicurò subito mettendole una mano sopra la
spalla. “…a meno che, tu non abbia intenzione di raccontarmi tutto”.
Marinette annuì con il
capo.
“E’
una cosa cominciata quasi per caso”.
Alya
stette in silenzio, ascoltando la spiegazione dell’amica.
“…una
sera ci siamo fermati a parlare sulla mia terrazza, è stata quella volta che
dovevamo uscire tutti assieme”.
“Ah
si mi ricordo, tu avevi detto che avresti dovuto lavorare ai vestiti della
recita”.
“…ed
era così, non vi avevo mentito. Solo che la serata aveva preso una piega
diversa, fece capolino sul mio tetto e ci siamo fermati a parlare. Così come
quella dopo, quella dopo ancora”.
Omise
i dettagli della serata del loro quasi-bacio difronte la Tour Eiffel, forse si,
doveva sapere tutto, ma qualcosa lo voleva custodire solo per lei.
“…e
così poi quel pomeriggio, Adrien i ha invitata a prendere un gelato, e sono
finita col farmi leggere la mano.”
“Bello!
E che ti ha detto la chiromante” Ad Alya brillarono gli occhi, credeva molto in
queste cose.
Vennero
però, interrotte dalle gemelle, che chiesero alla sorella, se potevano fare un
paio di giri sulla giostra dei cavalli.
Marinette raccontò la
predizione della chiromante ad Alya, ma quest’ultima non sapeva che pesci
pigliare, non riusciva a trovare un nesso tra quella profezia e l’amica.
“Secondo
me ti ha presa in giro” Si limitò a dire “…ma la parte più importante è che sei
uscita con Adrien”.
“A
dire il vero mi sono vista con lui più di qualche volta”.
“E
non è successo niente?” Chiese entusiasta, sperando che il loro rapporto si
stesse in qualche modo evolvendo.
A
malincuore rispose di no, increspando anche le labbra.
“Sei
un caso disperato Marinette, cioè, lui ti chiede di
uscire e nemmeno ci prova con te, o viceversa”.
“Siamo
solo amici Alya”.
L’amica
si alzò in piedi difronte a lei, con un’ espressione
che non lasciava intravedere nulla di buono, se ne avesse avuto il coraggio
l’avrebbe schiaffeggiata così forte, da farle aprire gli occhi, ma si limitò
solo a parlare con tono alterato.
“Guarda
in faccia la realtà Marinette, secondo te Adrien, ti
considera ancora solo un’amica?”.
“Io…”
“Non
mi interrompere per favore” La zittì mettendole un dito sulla bocca
“…è
chiaro che gli piaci, ma non ha il coraggio di dirtelo, devi fare tu la prima
mossa, Marinette. Te lo ha detto anche la chiromante
‘vedo un grande amore, più vicino di quanto non pensi’. Sveglia, si
riferiva ad Adrien”.
“Forse…ma
io non so più cosa provo per lui” Disse fra le lacrime.
Alya
si riaccomodò vicino a lei, offrendole una spalla su cui piangere, si stava
chiedendo se non avesse appena esagerato.
“Cosa
vuoi dire, amica mia? Sei cotta di lui…lo sanno tutti” Si corresse poi “ovviamente
tutti tranne il diretto interessato, ma ci arriverà prima o poi”.
Marinette pianse più forte,
nascondendosi il viso tra le mani.
“Te…te
l’ho detto prima…Chat Noir”.
“Calmati
Marinette, è da prima che continui a parlarmi del
super eroe, mi devi però dire cos’è successo tra di voi”.
La
corvina prese un lungo respiro, e si asciugò le lacrime con un fazzoletto di
carta, passato gentilmente da Alya.
“Ci
siamo baciati, Alya”.
Stava
per urlare, non ci poteva credere, la sua migliore amica, innamorata persa di
Adrien, aveva baciato un’altra persona, e in quanto? In neanche due mesi che la
conosceva.
Così
era quello che credeva.
Non
poteva sapere, che lei e Chat Noir, fossero gli eroi di Parigi, coloro che
combattono da più di un anno, fianco a fianco.
“Ok,
ok, Alya, prendi un bel respiro…questo sì, che è incredibile”. Si portò una
mano sulla fronte, che al momento era occupato da un cappello di cotone
imbottito.
“Non
giudicarmi Alya”.
“Non
ti sto giudicando, sia chiaro, sono sotto shock. Non ci posso credere.” Rise.
“…e
com’è stato?” Chiese curiosa.
Marinette avvampò,
diventando rossa come un peperone, ricordando i suoi baci, la sua lingua che
s’insinuava dentro la sua bocca, accarezzando la sua.
“E’ stato bellissimo
Alya” Alla corvina brillarono gli occhi.
“Ne
sei innamorata?” Chiese seria.
“Io…si…no…forse…non lo so Alya. Da una parte c’è Adrien che si
comporta in modo strano con me, mi confonde. Dall’altra, ho Chat Noir, che…so
già che non posso avere una storia con lui, anche se le volessimo entrambi, lui
è un super eroe, e in più non conosco la sua vera identità.”
Alya
assottigliò gli occhi, secondo lei, l’amica non le stava raccontando tutta la
verità, non poteva con un semplice bacetto, averle fatto perdere la testa in
quel modo.
“Non
è successo solo un bacetto, vero?” Chiese timidamente.
Marinette abbassò per
l’ennesima volta lo sguardo a terra, e strinse i pugni sopra le ginocchia.
“No”.
“Oddio
Marinette, non dirmi che…” Si portò una mano alla
bocca per lo stupore.
“No,
no, non è successo quello che credi, anche se in quel momento, non nego
che…avrei voluto”.
“Marinette…”
“Non
abbiamo potuto, perché si insomma…quella tuta non si può togliere come un
vestito normale, bisogna sciogliere la trasformazione, e se lo avesse fatto, mi
avrebbe rivelato la sua identità”.
Alya
notò una punta di dissenso in quell’affermazione.
“Ma
è stato meglio così…forse me ne sarei pentita”.
“Se
dici così, significa che non ti piace poi così tanto, che però eri presa dal
momento”.
“Al
contrario, mi piace, mi piace molto. In queste settimane, ho avuto modo di
conoscerlo molto bene, e ti posso dire che, è un ragazzo straordinario”.
“Però…c’è
Adrien”.
“Eh…il
fatto è che mi sono fermata, perché aprendo gli occhi, ho visto lui. Alya…è
stato terribile, come si può…si insomma, ero con Chat Noir, e pensavo ad
Adrien!” Marinette iniziò a piangere di nuovo, e
questa volta l’amica l’abbracciò, dandole la possibilità di sfogarsi contro il
suo petto.
Alya
non sapeva che dire o fare, si limitò ad ascoltare i suoi singhiozzi in
silenzio.
“Sfogati
amica mia, io sono qua.”
*
Disperazione,
rabbia, tristezza.
Tutti
sentimenti che attirano sempre l’attenzione di Papillon, che cerca sempre
possibili alleati per arrivare al suo scopo, ovvero avere i Miraculous
di Lady Bug e Chat Noir, per ottenere il potere assoluto.
“Marinette, basta adesso, oppure sarai alla mercé di
Papillon, e io non voglio vederti akumizzata.” Le
alzò il volto con due dita, asciugandole le lacrime con il candido fazzoletto.
“Hai
ragione Alya, sarebbe un bel guaio.” Disse imitando l’amica e cercando di fare
dei brevi, ma intensi respiri.
“Senti
Marinette, mi rendo conto che in queste settimane
sono stata una pessima amica, non mi ero nemmeno accorta che stavi così male.”
“Non
è colpa tua”. Eccola lì, sempre pronta a far stare bene gli altri, trovando
subito le parole giuste.
“Si
che lo è, sono stata troppo impegnata con Nino”.
“Ma
è il tuo ragazzo, Alya, è logico che non lo puoi trascurare per me. Che non ti
venga mai più in mente una cosa del genere”. La rimproverò.
“Sarebbe
tutto più facile se Adrien e Chat Noir fossero la stessa persona” Sospirò la
riccia stiracchiandosi, e con l’occasione dare un’occhiata alle sorelle, che
ridevano e giocavano sulla giostra dei cavalli.
La
stessa persona.
Di
nuovo quella frase, di nuovo quel dubbio che si insinuò prepotentemente nella
mente di Marinette.
Prima
Adrien e adesso Alya, poi Chat Noir che all’improvviso diventa Adrien.
“Non
possono essere la stessa persona” Si alzò di scatto in piedi.
“Non
l’ho mai detto, ho solo constatato che se fossero la stessa persona, sarebbe
più facile per te”. Cercò di giustificarsi.
“Ma
non lo sono, Alya.” Scosse il capo, più per autoconvincersi che fosse realmente
così.
*
“Marinette, devi prendere una decisione, non puoi struggerti
per due ragazzi, è già complicato con uno, figuriamoci con due”.
“Credi
che non lo sappia?” Si mise le mani dentro i capelli, rovinando la solita
acconciatura che portava.
“Scusa,
non intendevo…”
“Lo
so”. Rispose non dandole il tempo di finire la frase. “Alya, perché è così
difficile scegliere?”.
La
castana, le mise una mano sulla spalla e la costrinse a guardarla negli occhi
“Non è mai facile, però tu sei Marinette, riuscirai a
trovare la soluzione anche questa volta.”
“Cosa
faresti se fossi in me?”
Alya
si portò due dita sul mento per pensare “Per prima cosa, mi prenderei una pausa
da tutti e due.”
“Ma
non sto insieme ne con
Adrien e ne con Chat Noir, come faccio a prendermi una pausa”.
“Oppure
cercherei di passare più tempo con entrambi, per capire chi mi piace di più”
“Una
parola, Adrien non lo fanno mai uscire e Chat Noir, viene quando vuole”.
“Ma
anche tu, un po' meno complicati questi ragazzi, non te li potevi trovare?”
“E
se non scegliessi nessuno dei due? Se volgessi lo sguardo da un’altra parte?”
“Luka?”
Azzardò, trovando in lei conferma “…lascialo perdere amica, non siete
compatibili in nessun modo, e poi non mettere in mezzo una terza persona, che
poi a levarsi dai casini diventa un problema enorme.
Hai
bisogno di chiarirti e non complicarti la vita. Se un giorno scoprirai che ne
Adrien e ne Chat Noir, fanno per te, allora potrai guardare qualcun altro, ma
non è questo il momento giusto, ti infileresti in una strada senza uscita.
Evitiamo di far soffrire altre persone”.
“Pensi
che Adrien stia soffrendo per me?”
“Non
lo so, ma lo trovo cambiato verso di te, dirti che cosa provi nei tuoi
confronti, non saprei dirtelo, l’unica cosa che puoi fare è dichiarare i tuoi
sentimenti per lui, se è questo che vuoi, e in ogni caso, chiedere al micetto
cosa prova per te.”
“Grazie
Alya, sei un’amica. Non so cosa farei se non ti avessi” L’abbracciò. “Uh, ma
basta parlare di me, tu non hai nulla da raccontarmi?” Chiese sbattendo le
lunghe ciglia.
Alya
rabbrividì e deglutì rumorosamente, in effetti c’era qualcosa che le voleva
dire, ma non sapeva come fare.
“Va
tutto bene tra te e Nino?” Chiese vedendola tentennare ad arrossire.
“Ma
si certo” Balbettò, poi prese coraggio “…in realtà c’è una cosa…di cui ti
volevo parlare”.
“E
sarebbe?”
“Io…e
Nino…beh…ecco…” Fece un respiro profondo “…lo abbiamo fatto!” Disse d’un fiato.
“Fatto
cosa?” Chiese ingenuamente, notando in un secondo momento il viso rosso
dell’amica “…oh..oh…ahhh, ho capito, quello!” Esclamò.
La
zittì dicendo di abbassare la voce.
“Scusami
per non averlo capito prima…allora com’è stato?” Assottigliò gli occhi dandole
delle leggere gomitate.
“Strano…”
“Strano?”
Fece di rimando inarcando un sopracciglio “…strano brutto, strano forte, o
strano strano perché ti aspettavi qualcosa di
diverso?”
“Strano…imbarazzante…almeno
per me…era la mia prima volta e non sapevo che fare, ma lui è stato fenomenale,
mi ha fatto sentire subito a mio agio. Nino è stato così dolce” Alla castana
brillarono gli occhi con il ricordo della loro prima volta “…e comunque non
credere a chi ti dice che fa male…si beh! Forse all’inizio, ma è una sensazione
che sparisce subito”.
“Sono
felice per te Alya, tu e Nino siete strepitosi insieme, siete fatti l’uno per
l’altra”.
“E
la seconda volta è stato meglio ancora” Aggiunse ammiccando.
“Ah
però…hai capito che cosa mi sono persa in queste settimane!” Il suono delle
loro risate, si propagarono per tutti il prato, facendo voltare verso di loro,
gli sguardi dei più curiosi.
“Ho
perso anch’io gran parte della tua vita” Le disse Alya tristemente e sentendosi
terribilmente in colpa.
“L’importante
è che ci siamo aggiornate”.
“Io
spero di averti aiutata, in un modo o nell’altro”.
“Come
sempre”.
Le
due amiche si abbracciarono e dopo poco lasciarono il parco, assieme alle
gemelle, era tardi, e il sole stava quasi tramontando oltre la Senna.
Marinette sospirò e si
lasciò cadere sul materasso, aveva appoggiato come al solito la cartella sulla
sedia della scrivania, riposandosi, prima di iniziare a studiare e a fare i
compiti assegnati.
“Stai
bene, Marinette?” Chiese Tikki
avvicinandosi alla padrona.
“No”.
Rispose secca portandosi entrambe le mani sugli occhi.
“Ne
vuoi parlare?”.
La
guardiana dei miraculous sospirò, non ci sarebbe
stato molto da dire e nessuna l’avrebbe potuto darle un aiuto concreto.
Doveva
decidere tra chi dei due ragazzi, amava di più, tra Chat Noir ed Adrien.
Una
scelta difficile.
Adrien,
lo vedeva tutti i giorni a scuola, ed aveva notato un cambiamento nei suoi
confronti, sembrava essere più freddo e distaccato del solito.
Si
limitava al saluto, non le rivolgeva più la parola come faceva prima.
Che
si fosse in qualche modo stancato della sua goffaggine?
Era
intenzionata ad affrontarlo nei prossimi giorni, le dispiaceva che non ci fosse
più il feeling di prima, doveva capire se questo, dipendeva da lei.
Dall’altro
lato, aveva le attenzioni di Chat Noir, anche se, non si faceva vedere da circa
una settimana, e quella lontananza, la stava uccidendo interiormente.
Era
stata lei a cacciarlo via l’ultima volta, senza ulteriori chiarimenti, e si era
ripromessa, nel caso in cui si fossero rivisti, di spiegargli il perché di
quell’allontanamento.
“Non
sai chi scegliere vero?”.
Marinette si sedette al
bordo del letto.
“Credo
di amarli entrambi, anche se questo non è possibile”.
“Prova
ad analizzare la situazione, Marinette”
“Come
farebbe LadyBug?”
“Tu
sei LadyBug, Marinette. Non
provare nemmeno a pensare di non essere la stessa persona.”
Tikki aveva ragione.
“A
volte lo dimentico”. Sospirò guardando fuori dalla finestra, come se dovesse
aspettare l’arrivo di qualcuno.
“Non
devi mai e poi mai dubitare delle tue capacità, nemmeno difronte ad una
situazione amorosa.”
“Fare
una scelta, non è facile, potrebbe rivelarsi sbagliata.”
“Se
la fai con il cuore, non sarà mai sbagliata, anche se questa non ti porterà a
quello che cercavi.”
“Credo…credo
che Adrien, sia la scelta giusta.”
“Ne
sei sicura?”
Marinette annuì con il capo
“C’è sempre stato lui, anche se non mi dispiacciono le attenzioni che mi dà
Chat Noir, ma se mai lo rivedrò, come Marinette s’intende”
Precisò poi, in quanto, sicuramente lo avrebbe rivisto nei panni di LaduBug “…dovrò dirgli come stanno le cose, che non
possiamo continuare così”.
“Lo
sai che volesse, ti rivelerebbe la sua identità”.
“Non
dovrà accadere, Tikki”.
*
“Era
ora, ti sei deciso allora, moccioso?” Incalzò Plagg.
Adrien
sospirò “Non sarà facile, ma è giusto che glielo dica”.
“E’
la cosa giusta da fare, anche se questo le spezzerà il cuore”
“Ma
io la amo, Plagg, e credimi, non è facile lasciarla”.
“Basterà
che ti dichiari come Adrien”.
“E
quando scoprirà che sono io Chat Noir, come la prenderà?”
“Non
è tenuta a saperlo” Il piccolo kwami della distruzione,
addentò con noncuranza un pezzo di formaggio.
Adrien
non era molto d’accordo con quell’affermazione, era sempre stato del parere che
non avrebbe mai nascosto la sua identità, alla ragazza che amava.
“Non
sarebbe giusto, metti caso che io e Marinette, ci
mettessimo insieme, e per qualche strana ragione Papillon attaccasse, che scusa
potrei inventare per allontanarmi da lei?”.
“Tempo
al tempo ragazzo mio”.
“Ancora
questa frase” Sbuffò “…mi fai venire strani dubbi”.
“Tipo?”
“Che
Marinette e LadyBug, siano
la stessa persona”.
Plagg sputò tutto il
formaggio che stava masticando, sulla camicia del biondo, che fece una smorfia
disgustata, cambiandosi d’abito.
“E
cosa te lo fa credere?”
“Il
tuo atteggiamento, non sai mantenere un segreto, e so che tu sai chi è in
realtà LadyBug, ma non me lo vuoi dire, per
torturarmi”.
Tikki lo avrebbe
probabilmente ucciso, se avesse solo accennato alla cosa.
“Toglitelo
dalla testa, moccioso. Non pensare più a chi si nasconde dietro la maschera di LadyBug”.
“Tanto
prima o poi lo scoprirò, con o senza il tuo aiuto”.
“Sicuramente
senza il mio aiuto”. Plagg portò su il mento in segno
di offesa.
“Comunque
ora, dobbiamo andare a spezzare il cuore ad una ragazza.” Sospirò.
“Non
farlo, se non è quello che vuoi”.
“Plagg, trasformami!” Gli ordinò prima di cambiare idea.
*
Chat
Noir, rimase immobile sulla balaustra del terrazzino qualche minuto, pensando
alle parole più giuste da dire.
Era
anche intenzionato a raccogliere una rosa da portarle come dono, ma sapeva già,
che dopo il suo discorso, probabilmente Marinette,
avrebbe usato la punta per trafiggergli un occhio.
Fece
un bel respiro profondo e bussò alla botola.
A Marinette improvvisamente le si seccò la gola, ed iniziò a
tremare vistosamente, dopo aver udito il picchiettare sulla porta.
Era
lui.
Era
arrivato.
“E’
qui, Tikki”. Non era mai stata così terrorizzata.
“Apri,
no?”
Deglutì
rumorosamente e prendendo coraggio, aprì la botola e facendo entrare Chat Noir.
Entrambi
concordavano, nel loro inconscio, che non potevano andare avanti così.
Lui
era andato da lei per dirglielo.
Lei
lo aspettava, per dirglielo.
Si
guardarono negli occhi senza dire niente, ma con uno sguardo si capirono, ed
ambedue avevano già capito, che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Si
avvicinarono ed abbracciarono, Marinette poggiò la
testa nell’incavo del suo collo, lui la cinse la schiena.
“Mi
sei mancata” Le sussurrò.
Anche
lui gli era mancato, e tanto anche.
Una
lacrima le rigò il volto.
“Non
piangere, principessa. Ti prego, non per colpa mia.”
“Chat,
baciami” Suonò come una supplica, un bisogno di sopperire alla mancanza dei
giorni precedenti.
Non
se lo fece ripete due volte, Chat Noir posò dolcemente le labbra a quelle di
lei.
Marinette lo abbracciò più
stretto, ne aveva bisogno.
Si
coricarono, senza staccarsi, sulla chaise longue, mentre i loro baci
diventavano sempre più passionali.
Iniziando
facendo incontrare le loro lingue, in una danza senza fine.
Si staccarono
solo qualche secondo, per riprendere fiato e guardarsi negli occhi carichi di
desiderio.
Marinette, addentrò le mani
nei capelli biondi e setosi di lui, l’unica cosa che poteva toccare sentendola
autentica, come la parte del suo volto, scoperto dalla maschera nera.
Gemette
quando sentì le mani guantate di Chat Noir, insinuarsi dentro la maglietta e
sfilargliela.
Lo
lasciò fare senza obiettare, il contatto con la sua tuta e la pelle, era caldo,
contro ogni aspettativa, si ritrovò a pensare che il travestimento, fungesse da
seconda pelle.
In tutti
quei mesi, non aveva avuto bisogno di chiederselo.
Si
unirono di nuovo, e Marinette, iniziò ed esplorare il
corpo di lui, pensando di chiedergli di sciogliere la trasformazione, solo per
sentire il contatto pelle con pelle, avrebbe spento la luce, per non rivelare
l’identità del super eroe.
Ma
si bloccò, quando, in un momento di lucidità, considerò il fatto che avrebbero
potuto andare ben oltre al semplice bacio e strusciarsi a vicenda.
C’erano
tutti i presupposti.
E se
doveva accadere, non sarebbe stato di certo quella notte, non così.
Era
incredibile come Chat Noir, tremasse al passaggio delle sue mani, dapprima
sulla schiena, per poi scendere sempre più giù, arrivando fino a metà gluteo.
La
prima volta che si erano lasciati andare, non si erano spinti così avanti.
C’era
stato più di qualche bacio e qualche carezza, ma nulla più.
Ora
era diverso, si desideravano sempre di più e sembrava che non ne avevano mai
abbastanza l’uno dell’altro.
Con
naturalezza, e facendosi trasportare dal momento, Marinette
aprì le gambe, facendolo sistemare meglio sopra di lei, e perché il peso del
suo corpo, sugli arti, le stava bloccando il sangue, facendole intorpidire.
Iniziarono
a muoversi, a strusciarsi, provocandosi piacere a vicenda.
Marinette, poteva sentire
solo qualcosa di compatto spingere sulla sua intimità, era il rinforzo della
tuta di Chat Noir, messa apposta perché non si facesse male durante il
combattimento.
Non
se n’era mai accorta, anche perché quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
Arrossì,
pensando a cosa ci poteva essere lì sotto, portando la sua mente, altrove.
Lo strofinare
diventò sempre più frenetico, come i loro baci, sempre più avidi e desiderosi.
Le
venne da stringere gli occhi, e soffocò un gemito dentro la sua bocca, quando
dei piccoli spasmi, che s’intensificarono sempre di più, iniziarono a pulsarle
dal basso ventre.
Chat
Noir, si bloccò di colpo, e anche lui soffocò i suoi gemiti, quando sentì del
liquido uscire da lui.
La
sensazione più bella mai provata fino ad ora.
Chat
Noir staccò le labbra dalla bocca, iniziando a darle dei baci in tutte la parti del corpo, passando dal lato della bocca, fino a
tracciare un percorso dal collo, fino all’ombelico, le baciò anche un seno, la
parte che rimase scoperta dall’intimo di pizzo nero.
Ed
infine appoggiò la testa nell’incavo del collo, cullato dal petto che si alzava
ritmicamente ad ogni suo respiro.
Intrecciarono
le dita della mano, sembravano così diverse all’apparenza.
Sfiorò
l’anello del gatto, quando iniziò a suonare, guardarono entrambi l’ora:
mancavano cinque minuti alla mezzanotte.
“Sei
peggio di Cenerentola” Lo schernì.
“Uff…sarei
stato volentieri un altro po'” Sbuffò rimettendosi seduto.
Marinette raccolse la
maglietta dal pavimento e se la infilò, senza il calore di Chat noir, sentiva
freddo.
“Ti avrei
ospitato tutta la notte”.
Le
prese entrambe le mani, e la guardò dritta negli occhi “Mi basta una parola per
farlo”.
Doveva
sbrigarsi a dirgliela, i gommini sull’anello stavano diventando due.
“Vai,
non costringermi a fare qualcosa di cui ci pentiremo entrambi”.
A
malincuore, dovette rispettare la sua scelta e s’incamminò verso la botola, per
poi librarsi sui tetti di Parigi.
Chat
Noir si voltò verso di lei, non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe
vista, ma questo lei non lo poteva sapere.
“Marinette, io…”
“Ti
prego non dirlo” Lo zittì con un dito.
Aveva
ragione, dirle che l’amava, avrebbe reso quell’addio ancora più doloroso per
lei.
Doveva
confessarle quello che provava come Adrien, e non come Chat Noir.
Il
gatto sorrise “Ci vediamo, principessa”.
“Addio,
Chat Noir”. Lo salutò con un sorriso appena accennato e gli occhi lucidi.
Nell’aria
si poteva respirare ormai, da quasi un mese, l’atmosfera natalizia.
La
Tour Eiffel, era stata addobbata a festa, con luci kilometriche e piantine di
aghifogli sparsi, ed ai suoi piedi, era stato posizionato un enorme pino con
vicino la casetta di Babbo Natale, dove i bambini, nel dopo scuola, potevano
portagli la letterina e farsi una foto con lui.
Era
stata allestita anche una pista di pattinaggio all’aperto, dove Marinette e i suoi compagni, passavano pomeriggi
spensierati, se il tempo e la temperatura fosse stata dalla sua parte, oppure
non avessero le prove della recita annuale, natalizia.
Quest’anno,
la classe della professoressa Bustier, aveva ideato
una commedia, scritta da Marc, dove Nathaniel ne aveva curato l’aspetto
scenografico e le ambientazioni, mentre Marinette, si
era proposta come addetta ai costumi.
Il
resto della classe, avrebbe invece recitato.
La
storia, aveva come protagonista Chloè, ovvero la Principessa
di Ghiaccio, viziata ed unica erede al trono, che voleva sempre tutto per se, e non dava mai agli altri.
Ma
un giorno, ricevette la visita di Babbo Natale, che l’accompagnò, insieme ad un
mago, in un viaggio verso il passato, il presente e il futuro, mostrandogli com’era
la sua vita, come la stava vivendo e cosa sarebbe diventata, se presto, non
avrebbe cambiato il suo atteggiamento.
Il
racconto di Marc, era piaciuto talmente tanto alla signorina Bustier, che si era imbattuta per caso nella sua stesura,
da proporre al ragazzo di adattarla per la recitazione.
Inutile
dire, che Nathaniel si era proposto successivamente per creare le scene, e Marinette, per ideare i vestiti, recitare sarebbe stato
fuori discussione, avrebbe sicuramente inciampato più e più volte, dimenticando
anche le battute, meglio starsene in disparte, e lasciare sotto i riflettori
chi era già abituato.
*
“Dov’è
il mio vestito?” Chiese Chloè a Marinette
con il solito tono imperativo.
La
quale scorse velocemente i vestiti sull’ arella, e ne prese uno sfarzoso sui
toni dell’azzurro.
“Tieni,
il corpetto l’ho sistemato come volevi” Le disse porgendole delicatamente
l’abito debitamente dentro la sacca trasparente.
“Mi
passi il mio per favore, Marinette?” Le domandò
gentilmente grattandosi il casco biondo.
C’era
un qualcosa di strano nel suo tono di voce e atteggiamento, sembrava avesse
paura ad avvicinarsi a lei, e a rivolgerle persino la parola.
La mora,
aveva anche notato che Adrien, tendeva ad evitarla se capitava di ritrovarsi da
soli, soprattutto dopo che lei e Chat Noir, avevano, per così dire, troncato il
loro rapporto.
Il
gatto non si era più presentato a casa sua, e non lo aveva nemmeno più visto in
veste di Lady Bug.
Papillon
non attaccava ormai da settimane.
“Eccolo!
Ho tolto quella rifinitura che non ti donava, sembravi senza collo” Risero
all’unisono.
“Grazie”.
“Aspetta”
Lo fermò per un braccio.
“Dimmi”
Le disse con tono serio.
“Ho
fatto qualcosa di sbagliato?”
“Che
vuoi dire?” Si era reso conto che, negli ultimi giorni, era stato abbastanza
freddo con lei, ovviamente non poteva capire il perché.
Si
sentiva uno stupido per non essere in grado di dichiararsi apertamente con lei,
così facendo, stava rovinando anche quello che restava della loro bellissima
amicizia.
“Ecco…vedi…perchè mi eviti?”
“Marinette, il mio vestito, dove lo posso trovare?” Chiese
Alix pentendosi subito di averla disturbata. “Scusate, non volevo interrompervi,
torno dopo”.
“No,
tranquilla, non hai interrotto niente” La mora congedò il biondo, che andò
subito ad indossare l’abito.
Ad Alix
porse il vestito da coniglio bianco e rosa “Scusami, non mi ero accorta che eri
con lui, tutto bene?”
“Non
stavamo facendo niente, gli ho dato solo il costume” La sua espressione però,
faceva trasparire ben altro.
“Senti…forse
adesso non è il momento più adatto, ma finita la recita andremo tutti quanti a
festeggiare, so che viene anche lui, puoi approfittarne per parlargli, sempre
se ti va”.
“Il
problema è vedere se lui, vuole parlare con me”.
“Che
vuoi dire?”
“Non
so perché, ma mi sta evitando”.
“Allora,
è meglio se gli parli, magari vi chiarirete, e scoprirai che in realtà non è
così”.
“Forse…grazie
Alix” Le due amiche si abbracciarono.
“E
di che? Le amiche servono a questo” Ammiccò.
*
Uno
dopo l’altro, gli studenti andarono a prendere il proprio costume.
E la
mora, si preoccupò di controllare che tutto fosse in ordine, tra il pubblico,
ad assistere alla rappresentazione, ci sarebbero stati sia Gabriel Agreste, nonché
la nota critica ed esperta di moda, Audrey Bourgeois, non poteva permettersi
figuracce.
“Vestito
fantastico Marinette, mi sta alla perfezione” Si
complimentò Adrien, che si presentò difronte a lei con quella creazione.
“Tu
sei fantastico, cioè volevo dire grazie” Balbettò volgendo lo sguardo in
basso dalla vergogna.
“Aspetta”
Gli disse prima di voltarsi.
Prese
del filo e un paio di forbici, una delle cuciture in basso e seminascosta dal
mantello, aveva un filo volante.
“Non
lo avrebbe notato nessuno”.
“Si,
solo che tra il pubblico c’è tuo padre e la madre di Chloè”.
Adrien
le sorrise “Andrà tutto bene, non siamo ad una sfilata, non sarai giudicata se
gli abiti hanno qualche sbavatura sulla cucitura.”
“Sono
pignola, mi piace che tutto sia in ordine”. Si giustificò.
“Senti
Marinette…vieni anche tu alla festa dopo?” Le chiese.
“S-si”.
“Dovremo
parlare”.
La
corvina mancò un battito, avrebbe voluto parlare lì, subito, e al diavolo la
recita, chi se ne importava, adesso sarebbe rimasta col dubbio di cosa, Adrien,
le volesse dire, per almeno un’ora buona.
“Certo,
va, va bene” Balbettò vedendolo sparire dietro il sipario.
*
“E
così la principessa sciolse il suo cuore di ghiaccio, regalando a tutti i sui
sudditi momenti indimenticabili, rendendola la sovrana più amata di tutta la
storia”
La
recita terminò con il monologo di Alya, abile voce narrante della
rappresentazione, mentre i presenti, seduti comodamente sulle loro poltrone di
velluto, applaudirono gli studenti con una standing ovation.
“Bravi”
Urlarono i parenti, mentre gli studenti ad uno ad uno venivano rivelati dal
sipario rosso, che lentamente si stava aprendo.
“Complimenti
Gabriel, Adrien, se non fosse già un modello affermato, sarebbe un attore
incredibilmente in gamba”.
“Sono
d’accordo con te…Marinette è davvero brava” Disse
sistemandosi gli occhiali sopra il naso.
“Se non
avesse declinato il mio invito, adesso sarebbe la più giovane stella nascente
della moda”.
I
due critici, vennero interrotti da Alya, che prese il microfono e la parola,
facendolo involontariamente stridere.
“Scusate,
ehm…” Improvvisamente tutti in sala ripresero i loro posti e rimasero in
silenzio, dando modo alla giovane di parlare.
“…penso
di parlare a nome di tutta la classe adesso, col ringraziandovi di essere
venuti oggi, ad assistere alla nostra rappresentazione del Natale.
La storia
è stata scritta dal nostro amico Marc” Lo indicò facendogli segno di
avvicinarsi a lei, mentre veniva acclamato dalla folla “…e le ambientazioni
soni state curate, in ogni minimo dettaglio dal nostro artista Nathaniel” Anche
il rosso raggiunse poi in prima fila “…ed infine, ma non per importanza, la
nostra costumista, Marinette”
“Oddio,
lo sapevo” Si portò entrambe le mani a coprirsi il viso.
“Coraggio
Marinette, non fare la timida, vieni qui” La invitò
Alya.
“Vai
a prenderti gli applausi” La spinse Kim, che ammiccò alla castana.
“Vuoi
dire qualcosa?” Le passò il microfono.
“Ehm…no!”
“Ok,
ok, basta che non fari così quando diventerai famosa, e dovrò intervistarti”.
I
presenti risero.
“Grazie
anche a tutta la nostra classe, per l’impegno nella recitazione, siete stati
grandi! E ora, tutti all’hotel di Chloè a festeggiare…yhuuuuuuu”.
*
L’intera
classe, dopo la rappresentazione, venne accolta nell’immensa sala per i
ricevimenti, dell’hotel di Chloè, non che ne fosse entusiasta,
questo era certo, ma non poteva dire di no al suo amico Adrien, era stata sua l’idea,
di passare una giornata di festa, e poi suo padre avrebbe sicuramente
acconsentito, se la celebrazione, si fosse fatta dai Bougeois.
“Marinette, quando possiamo riportarti i vestiti?” Le
chiesero i suoi amici.
“Cosa?
No, teneteli. Considerateli un mio regalo di Natale”.
Tutti
insieme l’abbracciarono, facendole sentire il loro calore.
Tutti
tranne Chloè, che si limitò a ringraziarla, e che era
il minimo, visto che stava occupando la stanza solo per loro.
“Chloè” La rimproverò Adrien, alzando la voce “…non hai
imparato niente dal tuo personaggio” Le sussurrò.
“Suvvia,
andiamo Adrien caro, mandiamo via questa plebaglia, ed andiamo a divertirci con
quelli del nostro rango”. Cinguettò sogghignando.
“Questa
plebaglia, come la chiami tu, sono nostri amici e compagni di classe, e sono le
persone più vere che conosca”. Disse in tono duro, irrigidendo i tratti del viso.
Chloè arricciò le
labbra in segno di dissenso e dispiacere.
“Scusa…cercherò
di comportarmi bene” Si segnò un’ aureola immaginaria
sopra la testa.
“Così
mi piaci” Le sorrise, volgendo poi lo sguardo verso il balcone, dove Marinette si era appollaiata sulla ringhiera “…scusami Chloè” Si congedò.
Mentre
zigzagava tra i suoi amici, cercando di raggiungere Marinette,
il biondo ripassava nella sua mente che cosa dirle, e nel frattempo, le
immagini del loro ultimo incontro nella sua mansarda, diventavano sempre più
nitide nella sua mente.
Deglutì
fermandosi a qualche metro da lei, mentre era di spalle, osservava il cielo, e
scrutava i tetti, che stesse cercando lui?
Scacciò
via quel pensiero, era d’accordo col non presentarsi più da lei, nei panni di
Chat Noir, ma solo come Adrien.
Ma
era davvero sicuro di dirle la verità? Oppure si sarebbe solo dichiarato?
“Coraggio,
non fare il timido” Gli disse il kwami sotto la sua
camicia.
“Shh…” Lo zittì continuando a camminare verso la sua musa.
“Tra
poco nevicherà” Gli disse dopo che anche lui si appollaiò sulla ringhiera.
“Dici?”
Annuì
con il capo, l’aria si stava facendo sempre più fredda, e le nuvole, invisibili
a causa del buio, avevano oscurato sia le stelle che la luna piena.
Rimasero
in silenzio per qualche secondo, aspettando che uno dei due dicesse qualcosa per
primo.
“Grazie
per il vestito, ci hai reso molto felici”.
“Ma
ti pare, e poi che cosa ne avrei fatto di tutti quegli abiti fuori taglia?” Le
sorrise.
“Mio
padre ha detto di pregevole fattura, credo che abbia un po' il timore che
diventi più brava di lui”.
Marinette arrossì
nonostante la temperatura rigida “Wow, davvero gli sono piaciuti?”.
“Non
solo a lui, ma anche ad Audrey. Non hanno fatto altro che parlare di questo in
macchina”.
“Dici
sul serio?” Lo abbracciò d’istinto, troppo contenta per contenere tutta quell’eccitazione
“Oh! Scusa, non volevo”.
“Non
ti preoccupare…anzi, devo ringraziarti, mi hai scaldato un po'” Le sorrise.
“Se
hai freddo, rientriamo” Gli disse mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a
cadere sopra di loro, e Marinette cercò di prenderli
con la mano, come faceva da bambina.
“No,
e poi sta nevicando, non vorrai perderti uno spettacolo simile”.
“Ti
piace la neve?”
“Mi
piaci tu” Avrebbe voluto dirle, ma non capiva il perché, ma non era ancora
arrivato il momento giusto per dirglielo, e di conseguenza avrebbe dovuto
rivelargli di essere Chat Noir. “Si, mi ricorda le feste quando c’era ancora
mia madre”.
“Immagino
cosa sta passando, non è facile, ma sai che puoi contare su di me, ti sono
amica.”
“Amica”
Pronunciò a mezze labbra abbassando lo sguardo.
Marinette gli posò la sua
mano guantata, sopra la sua e si guardarono negli occhi. “Puoi sempre contare
su di me”.
Il
biondo guardò le sue labbra muoversi mentre pronunciava quelle parole, avrebbe
voluto tanto baciarle come era solito fare quando era trasformato in Chat Noir.
“Lo
so, Marinette, e sai che anche tu puoi contare su di
me”. Si limitò invece, a dirle.
Parlarono
del più e del meno, mentre la neve scendeva ora più copiosa, era già riuscita a
coprire interamente i tetti della città, facendo dimenticare a Marinette, o a far così credere ad Adrien, di aver scordato
che le doveva parlare.
“A
che pensi?” Le chiese notando il suo sguardo preoccupato.
“Non
ridere però”
Adrien
si disegnò una croce sul cuore immaginaria “…chissà cosa starà facendo Chat
Noir adesso”.
Il
biondo deglutì rumorosamente “Perché proprio lui?”
“Così…sai,
mi è capitato di parlare qualche volta con quel ragazzo”.
“Davvero?”
Si finse sorpreso “…avete solo parlato, oppure…”.
A Marinette si strinse il cuore “…sai come si dice…la curiosità…”
Si avvicinò pericolosamente al suo volto, per poi spostarsi sull’orecchio “…uccise
il gatto” Gli sussurrò andandosene, non prima di voltarsi e fargli l’occhiolino.
*
Marinette ritornò a casa, e
qualcosa dentro il suo cuore, le aveva detto di salire sul terrazzo.
Aprì
la botola, facendo ricadere lo strato di neve sottile all’indietro, notando un
pacchettino rosso e una rosa dello stesso colore appoggiata sul tavolino.
Lo
prese e lesse il bigliettino.
“Buon
Natale Principessa, Chat” Lo strinse al cuore ed annusò la rosa, quanto le
mancavano quei pensierini.
Scartò
il regalo e dentro la scatola di velluto nera, vi trovò un bracciale d’argento,
con un pendente a forma di rosa, lo indossò senza pensarci due volte e sorrise.
Quando
rientrò nella sua stanza, la figura nera longilinea, nascosta dietro il
comignolo, poté ritornarsene a casa compiaciuto, trovando anch’esso un regalo
sopra il suo letto ad aspettarlo.
E
proprio quest’ultimo, era il tempo trascorso dall’ultimo attacco di Papillon.
Era
un mese che Chat Noir e LadyBug, non si incontravano.
L’ultimo
attacco, risaliva a fine novembre, quando tutte le foglie secche, avevano
lasciato le fronde degli alberi, lasciandoli nudi a combattere il freddo
inverno.
Si
erano lasciati di fretta come al loro solito, perché i loro miraculous
avevano iniziato a suonare, e da lì a poco si sarebbero ritrasformati e non
potevano permettersi che le loro identità fossero rivelate.
LadyBug, avrebbe voluto
parlare un po' con lui, da quando non le faceva più visita nella sua mansarda,
le era mancato e tanto anche.
Lui,
non poteva sapere che in realtà Marinette è LadyBug.
“Voglio
un tuo parere Tikki”. Marinette
stava sistemando l’orlo di un vestito, quando se ne uscì con quella frase.
“Non
so molto di moda, ma vediamo se posso esserti utile in qualche modo” La kwami pensò si trattasse dell’abito che stava
confezionando, non era la prima volta che chiedeva consigli all’animaletto
rosso.
“Non
intendevo sul vestito” Si sedette sul divanetto appuntando i gomiti sulle
ginocchia, mentre la kwami svolazzava davanti il suo
viso.
“E
allora su cosa?” Chiese interrogativa.
“Volevo…volevo
chiedere a Chat Noir, se è d’accordo con il rivelare le nostre identità”.
“Sei
matta, Marinette? No! Lo sai che non potete sapere
chi si nasconde dietro le vostre maschere, dovete prima sconfiggere Papillon. È
troppo pericoloso”.
“Ci
ho pensato tanto, sai? Lo so che non dovremo…ma sto male, Tikki”.
Sospirò iniziando a crollare emotivamente.
Non
poteva più combattere per Adrien e Chat Noir, nonostante fosse più orientata
verso la prima scelta, doveva sapere se erano la stessa persona, come
sospettava già da un po' di tempo.
“Marinette…non fare così, a me puoi dire tutto, lo sai”.
Cercò di prendere una lacrima con la zampetta “…perché vuoi buttare al vento
anni di duro lavoro?”.
“Perché…voglio
sapere di chi sono innamorata.”
“Tu
sei innamorata di Adrien”. Disse in tono naturale, scontato.
“Si,
ma lo sono anche di Chat Noir”.
Tikki avrebbe tanto
voluto prendere ago e filo e cucirsi la bocca, le faceva male vedere la sua
padrona ridotta così per un ragazzo, tecnicamente due, ma questo non poteva
saperlo.
“Marinette…senti…”. S’interruppe quando alla ragazza, arrivò
una notifica sul telefono, era un’edizione straordinaria del telegiornale, dove
si parlava di un attacco akuma alla Tour Eiffel, Mr. Pigeon, era stato infettato ancora una volta dalle farfalle
di Papillon.
“Ecco
la mia occasione, augurami buona fortuna”.
“Non
lo farò” Scosse la testa.
“Dai
Tikki, sono pur sempre la guardiana, ho il diritto di
sapere”.
“Non
è una scusa, e poi non sei stata tu a dare l’anello a Chat Noir.”
“Chat
Noir sta combattendo da solo, ma dove si sarà cacciata LadyBug?” Annunciò Nadia Chamack visibilmente preoccupata, mentre scorrevano le
immagini del supereroe che stava combattendo da solo, con una certa difficoltà.
“Ormai
ho deciso, e non torno indietro. Tikki trasformami”.
*
LadyBug balzò da un tetto
all’altro, con una profonda agitazione nel cuore, ma questo non avrebbe dovuto
influenzare la riuscita della missione.
Scosse
la testa, per scacciare via quel chiodo fisso, che ricomparve una volta che lo
vide in tutto il suo splendore, mentre teneva testa all’akumizzato.
Lo
conoscevano bene, ormai avevano perso il conto delle volte che lo avevano
riportato alla normalità.
Gli
avevano anche consigliato di cambiare animaletto da proteggere, ma sembrava che
le loro parole, non avevano avuto nessun effetto.
“Era
ora insettina”. La salutò mentre volteggiava il
bastone per proteggersi.
“Ciao
anche a te micetto…vedo che te la stai cavando bene senza di me” Gli disse
facendo roteare lo yo-yo.
Erano
schiena contro schiena, e quel contatto fece perdere un battito a LadyBug, che si distrasse e venne colpita da un piccione.
Chat
Noir arrivò in sua difesa “Stai bene?”.
“Attento!”
Gli urlò scansandolo, ma grazie alla sua prontezza di riflessi da gatto, riuscì
a salvare anche la coccinella.
Usando
infine il cataclisma sul richiamo da piccioni, che solitamente teneva al collo,
fece uscire l’akuma e LadyBug,
finalmente la poté purificare con il suo yo-yo e portare tutto alla normalità
con il lucky charm.
“Ben
fatto” Chat Noir le tese il pugno, aspettando che anche lei facesse la stessa
cosa.
“Hai
fatto tutto tu, io sono stata una frana” Disse stringendosi nelle spalle
tenendo lo sguardo abbassato in segno di sconforto.
Per
quanto si fosse ripetuta in quegli anni, che la vita privata non doveva
influenzare la riuscita della missione, doveva ammettere con sé stessa, che era
difficile tener fede al patto, soprattutto se una delle cause del suo malessere
era proprio lì davanti a lei, che le tendeva la mano.
“Può
capitare una giornata no” Le rivolse il sorriso più bello del mondo, facendola
arrossire.
“A
noi non dovrebbe capitare mai” Ribadì.
Chat
Noir le mise le mani sulle spalle “Ehi, non ti devi preoccupare, siamo una
squadra, e ci aiutiamo a vicenda. Oggi è capitato a te, domani a me.”
LadyBug sospirò, era
chiaro che qualcosa non andava e la turbava “Se c’è qualcosa che posso fare,
basta chiedere. Anche se ti serve una spalla su cui piangere” Ammiccò.
“Senti…”
Finalmente ebbe il coraggio di domandarglielo “…avrei bisogno di chiederti una
cosa”.
“Cert..”
L’anello iniziò a suonare, come del resto anche gli orecchini della collega.
“Ci vediamo
sulla terrazza tra dieci minuti” Chat Noir dopo averle dato appuntamento, sparì
tra i tetti.
“Quale
terrazza?” Gli chiese urlando, perché troppo lontano.
“Quella”.
Alludendo al luogo dove si era dichiarato ufficialmente la prima volta.
*
Il
cuore di Marinette batteva all’impazzata mentre
rifocillava il kwami.
“Allora?
Sei proprio sicura, Marinette?”.
“Si,
Tikki. Ormai non posso più tirarmi indietro, è
l’unico modo per trovare un po' di pace con me stessa”.
“Sappi
che io ti appoggerò, qualsiasi sia la tua decisione, e spero che questo ti
aiuti ad andare avanti.”
“Grazie
piccola amica mia. Tikki trasformami”.
Riprese
le sembianze di LadyBug, e si diresse sulla terrazza
dove vi trovò già Chat Noir ad aspettarla, seduto sulla ringhiera, con le gambe
penzoloni nel vuoto.
Il
cielo era terso di nuvole, l’aria iniziò a farsi più umida e fredda,
annunciando che sarebbe piovuto da lì a poco.
“Ti
piace la pioggia, milady?” Le chiese invitandola a prendere posto vicino a lui.
“In
un giorno di pioggia, ho capito di amare una persona”. Gli rispose volgendo lo sguardo
verso l’orizzonte, dove le nuvole nere, stavano dando spettacolo, illuminandosi
ad intermittenza.
“Possiamo
dire che è un si?”
“L’amore
non fu mai corrisposto, quindi vale come un no”.
“Allora
cambiamo argomento, non voglio rattristarti ancora di più. Di cosa mi volevi
parlare?”.
Un
tuono arrivò quando Chat Noir, pose quella domanda.
“Volevo…volevo
sapere se eri d’accordo col rivelare le nostre identità”.
Chat
Noir strabuzzò gli occhi, non poteva credere a quello che aveva appena sentito,
lui era convinto che avrebbe saputo chi si nascondeva dietro la maschera della
sua insettina, una volta sconfitto Papillon.
“Dici
adesso?” Chiese per essere sicuro di aver capito bene.
Lei
annuì con il capo.
“Ne
sei convinta?”
“Si”.
“Come
mai questo cambio di rotta?”
“Non
ne ho forse il diritto di saperlo?”
“Tu
la guardiana, tua la decisione”.
“Non
sei contrariato?”
“Lo
sai che ti avrei rivelato la mia identità il primo giorno che ci siamo
incontrati, secondo me non c’è niente di male a saperlo”.
“Non
hai timore che Papillon lo possa scoprire?”
Un
altro tuono, questa volta più vicino.
Chat
Noir sospirò “E come potrebbe se non ci sono akumizzati
in giro?”
LadyBug continuava a
guardare l’orizzonte e quelle nuvole cariche di pioggia.
“No,
infatti…io manterrei il segreto”.
“Anche
io, di questo non dubitarne mai”.
Questa
volta si guardarono negli occhi, entrambi erano sinceri, e Chat Noir, non vede
l’ora di pronunciare le parole per la de trasformazione.
Fece
un balzo sul terrazzo, mettendosi al sicuro, se si fosse ritrasformato, senza
poteri sarebbe stato difficile mantenere l’equilibrio.
Le
prese la mano, aiutandola a scendere, con galanteria.
“Pronta?”
Chiese sorridendo.
Il
cuore gli batteva all’impazzata, tra pochi secondi avrebbe visto che aspetto
aveva la sua lady, anche se non con l’entusiasmo di prima, una parte del suo
cuore era ancora occupato dalla presenza di Marinette,
il più della metà.
“Si”
Sospirò.
“Se
lo avessi saputo prima, avrei indossato il mio vestito migliore” Le sorrise,
contagiando anche lei, che ricambiò.
Si
trovavano difronte l’un l’altro.
LadyBug infine rilassò le
braccia lungo tutto il corpo e strinse i pugni.
“Prima
però vorrei fare una cosa, ti chiedo di chiudere gli occhi e di non muoverti”.
Intanto
alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere, e a bagnare i loro volti.
“Non
vorrai mica uccidermi?” Le chiese obbedendo.
La
coccinella si avvicinò al suo volto, lo prese tra le mani.
“Per
una volta in vita tua, puoi stare zitto?”.
Il
cuore di Chat Noir mancò un battito, quando sentì le sue labbra calda e umide,
posarsi sulle sue.
Non
riuscì a stare fermo, non dopo quel contatto così tanto bramato.
Si
era sempre chiesto come sarebbe stato baciare LadyBug,
ma non immaginava che fosse proprio come baciare Marinette.
Il
suo modo di avvicinarsi, come muoveva le labbra, come affondava le mani tra i
suoi capelli ormai fradici, tutto le ricordava quella ragazzina timida e
impacciata.
La
strinse a sé, avvicinandola ancora di più, e il bacio si fece più audace,
quando entrambi dischiusero le labbra, per assaggiare le loro lingue.
LadyBug si sarebbe de
trasformata mentre lo baciava, per questo le aveva detto di chiudere gli occhi,
così una volta riaperti, l’avrebbe trovata lì, ma quando sentì la passione del
gatto nero in quel bacio, molti dubbi l’assalirono, uno tra i quali, era che
forse era ancora innamorato della coccinella.
Rivelare
la sua identità ora, non avrebbe portato nulla di buono.
Chat
Noir, del resto, non aveva più nessun dubbio, era lei, doveva essere lei.
Si
staccarono per volontà della corvina, e pensò che fosse arrivato il tanto
agognato momento.
Due
parole, e tutto sarebbe cambiato.
Il
gatto guardò la coccinella dritta negli occhi, e s’accorse che stava piangendo.
Lacrime,
che si stavano confondendo in quel momento con la pioggia che ricadeva copiosa.
“Perché
piangi?” Le chiese stringendola a sé.
“Non
mi sento pronta, scusami” Si divincolò da quella morsa, prese lo yo-yo e lo
lanciò nel tetto più vicino, sparendo dalla vista di Chat Noir, che rimase con
più dubbi che risposte.
Ladybug atterrò con
leggerezza sul terrazzino bagnato, la pioggia aveva iniziato a battere forte.
Si
guardò attorno, sperando di non essere seguita da Chat Noir, fece poi un breve giro
di perlustrazione, ed infine ritornò ad essere Marinette,
venendo avvolta da una luce rossastra.
Aprì
velocemente il lucernario e s’infilò dentro casa.
I
capelli erano fradici e i vestiti erano leggermente bagnati.
S’infilò
sotto la doccia calda e rimase un bel pezzo, con l’acqua che scorreva sopra la
sua schiena, rimuginando a quello che era appena successo su quel terrazzo con
Chat Noir.
Si
sedette sul piatto candido e lucido della doccia, con le ginocchia avvicinate
al petto, ed iniziò a piangere.
Quella
sera, aveva realizzato che Chat Noir, non era innamorato di lei, ma bensì di Ladybug, aveva potuto sentire tutta la sua passione in quel
bacio, in quei tocchi, in quei mesi, lei era stato solo un ripiego, una seconda
scelta.
“Ma
tu sei Ladybug” Le ricordò la kwami.
“Lo
so, ma penso che se sei innamorata di una persona, non ne baci subito un’altra,
e in quel modo…avresti dovuto sentire quel bacio, i suoi tocchi” Si passò le
dita sulle labbra umide e le mani prima sulle spalle e poi sulle braccia.
“Beh!..tu sei innamorata di
Adrien”. Le fece notare “…e hai intrapreso questa storia con Chat Noir”.
Marinette sbuffò ed infilò
la testa dentro le gambe “Non girare il dito nella piaga, e poi ti ho detto, sono
innamorata anche di Chat Noir”.
“Ti
sto facendo solo ragionare, e te lo ripeto Marinette,
non credo si possano amare due persone distinte” Ed in realtà sperava che
girandoci attorno, capisse che in realtà era innamorata di una persona sola, e
non due come crede lei, della stessa da sempre.
“Secondo
te dovrei confessare ad Adrien, cosa provo per lui?”. Lo chiese solo per
cercare conferma.
Tikki sospirò, in tutti
quei secoli, forse quella era stato il problema più grande d’affrontare, non
aveva avuto modo di sperimentare le crisi ormonali degli adolescenti, le erano
state affidati sempre portatori adulti, decisi, che sapevano cosa fare della
loro vita privata, oppure non chiedevano quasi mai il suo parere.
Qui
invece, è una continua insicurezza.
No
che la cosa le creasse fastidio, ma le creava un certo imbarazzo, in quanto lei
conosceva la vera identità del gatto nero.
Era
combattuta tra dirle la verità e tacere.
Chissà
cosa avrebbe fatto Plagg.
*
“E’
lei, Plagg!” Esclamò Adrien infilandosi le mani tra i
capelli biondi umidi.
“Lei
chi?” Chiese con non curanza addentando del Camembert.
“Marinette…Ladybug, è Marinette”.
“E
lo hai capito da?”
“Da
come mi ha baciato, da come mi ha toccato, è impossibile che lo facciano
entrambe allo stesso modo, e poi il suo profumo…ne sono sicuro, è lei”
Cinguettò contento “…come ho fatto a non accorgermene prima?” Si chiese
battendo i pugni sopra la scrivania, facendo tremare lo schermo del computer.
“Forse
perché hai gli occhi foderati di prosciutto?” Lo schernì.
“Quindi
me lo confermi?” Chiese attendendo con ansia una risposta.
“Chiediglielo”
Gli rispose con noncuranza.
“Adesso
vado da lei, Plagg…tr…”.
“Aspetta!
Non essere precipitoso, secondo te, te lo dirà ora?”.
“La
metterò davanti ad una scelta”.
“Non
puoi, non ora…lasciala stare per il momento…”.
“Devo
sapere, Plagg”
“Ragiona
con la testa e con il cuore, non con quello che ti ritrovi nei pantaloni”.
Adrien
si fermò di colpo, non aveva mai visto il suo kwami
così determinato ed arrabbiato.
Strinse
i pugni distendendo le braccia lungo i fianchi.
“Che
devo fare allora?” Chiese rassegnato abbassando la testa, permettendo a dei
ciuffi di seta biondi, di cadergli sul volto, oscurandone gli occhi.
“Parlare
con Marinette, dirle che provi per lei, e se
veramente è LadyBug, come credi, te lo dirà lei”.
Parole
sagge uscirono dalla bocca del suo amichetto, forse le prime, da quando lo
aveva conosciuto, di solito era molto superficiale nelle sue scelte, e lo
lasciava sempre decidere.
“Farò
così, Plagg. Grazie”
“E
se non dovesse essere LadyBug? Hai pensato anche a
questa eventualità?”
Adrien
sorrise sghembo “E’ lei, non posso essermi sbagliato”.
*
Sia
Adrien che Marinette, quella domenica mattina,
fissarono il cellulare per diversi minuti.
Continuavano
a pigiare il pulsante di sblocco, ma ad entrambi, mancava il coraggio di digitare
il nome dell’altro e mandare un semplice messaggio.
“Allora?
Glielo hai mandato o no?” Chiese Plagg impaziente.
Adrien
sbuffò, seduto con le gambe incrociate sul letto, indossando ancora il pigiama,
e con i capelli arruffati. “Non so cosa scriverle”.
“Intanto
‘ciao’ o ‘buongiorno’”.
“La
devo vedere di persona”.
“Quindi
dalle un appuntamento”.
“Non
ho mai avuto un appuntamento con una ragazza”.
“E
quella volta con Kagami? Al pattinaggio, te lo
ricordi?”. Gli chiese il kwami.
“Si,
ed è stato un vero disastro”. Sospirò, rendendosi conto quel pomeriggio che
forse teneva più a Marinette, che a Kagami.
Nella
chat di gruppo, iniziarono ad arrivare una serie di messaggi, per accordarsi su
cosa fare nel pomeriggio, Adrien pensò che sarebbe stata un’ottima occasione per
passare del tempo con Marinette, senza destare sospetti.
Attese
che rispondesse lei per prima.
C’era
chi proponeva un pomeriggio al cinema, ma non c’erano film interessanti da
vedere.
Chi
per una passeggiata nel parco, ma le temperature erano ancora rigide, e si sa,
le ragazze sono tipe freddolose.
Max,
propose il nuovo laser game, aperto da poco.
Tutti
furono entusiasti dell’idea.
“Bella
idea, Max! Ci sono anch’io” Rispose la corvina aggiungendo la faccina di sfida,
seguita da Adrien.
“Io
faccio squadra con Marinette” Scrisse Alya, conosceva
le doti dell’amica, con lei in team, non avrebbe potuto perdere.
“Mi
spiace contraddirti Alya, ma le coppie verranno scelte a random” Aggiunse Max.
“Puoi
sempre chiedere a Markoff, di imbrogliare il
programma” Digitò Alya inserendo la faccina che ride.
“Markoff non fa queste cose”.
*
Come
deciso, il gruppo di amici, si ritrovarono davanti il locale, si salutarono
tutti amichevolmente, e ad Alya, non sfuggì un certo imbarazzo tra Marinette ed Adrien.
“Che
succede amica?” Le chiese sussurrando, rimanendo indietro apposta.
“Che
succede cosa?” Fece di rimando.
“Tra
te e Adrien” Sottolineò facendole segno con il capo verso il biondino che
parlava con Nino.
“Niente,
perché?”
“Non
mi è sfuggita una certa tensione tra voi due, cioè, da te me lo sarei
aspettata, certo. Ma da lui…”
“Avrai
frainteso, forza andiamo, ci stanno chiamando”.
Si
presentarono tutti davanti il bancone, dove un ragazzo, che avrà avuto più o
meno vent’anni, alto, magro capelli ricci rossi, acne accentuato, vestito come
un arbitro da baseball, raccoglieva i loro nomi e consegnava a loro l’attrezzatura:
un casco, un giubbotto senza maniche e un’arma.
Fece
anche una breve spiegazione su cosa dovevano fare essenzialmente, sarebbero
stati divisi a coppie, e quella che faceva più punti, vinceva.
Schiacciò
il pulsante di invio e i nomi delle coppie scelte dal computer, apparvero sullo
schermo al plasma al lato della porta d’entrata.
Alya
e Nino.
Rose
e Juleka.
Alix
e Kim.
Adrien
e Marinette.
Max
e Ivan.
“Ok
ragazzi, recuperate il vostro compagno ed entrate, che vinca il migliore”. Il
brufoloso ragazzo, aprì la porta e li accompagnò all’interno del labirinto oscuro.
“Hai
mai giocato?” Chiese Adrien, avvicinandosi alla sua compagna di squadra.
“Una
volta, però gioco spesso a videogiochi di questo tipo”.
“Wow,
non pensavo ti piacesse questo genere di cose”.
“Forse
non mi conosci bene”.
Erano
stati colpiti entrambi da Alya.
“Colpa
tua che mi hai distratto” Rimproverò Adrien, andandosi a nascondere dietro un
muretto.
“Facevo
solo conversazione” Rispose scusandosi.
“Giochiamo,
parliamo poi” Disse facendo sbucare leggermente la testa.
“Si Marinette, dobbiamo parlare” La guardò negli occhi, mentre
venivano illuminati dalla luce ad intermittenza.
“S-si,
va bene”.
La
musica tecno che risuonava in quello spazio, era assordante, così per
pianificare una strategia, i due ragazzi, dovettero avvicinarsi di più e
parlarsi all’orecchio.
Ora
sarebbero stati una squadra a tutti gli effetti, con lo scopo di vincere quella
battaglia, anche se solo per gioco.
“Hai
qualcosa in mente?” Le chiese Adrien.
Marinette annuì, del resto,
la mente del duo LadyBug e Chat Noir, era spesso e
volentieri lei “Dobbiamo creare un diversivo per farli uscire allo scoperto,
potresti fare tu da esca, e una volta fuori, io li colpisco, ho una buona
mira”.
“Anch’io
ho una vista da gatto” Primo campanello suonato: vista da gatto.
Marinette rimase qualche
secondo impietrita “Allora faccio io da esca, non è un problema”.
“No,
tu la mente ed io il braccio” Secondo campanello, altra citazione alla Chat
Noir.
“Ok,
allora vai di là” Le indicò con il mento “…avanzeremo così”.
“E
questo tuo lato avventuriero da dove esce?” Le chiese curioso, sapeva che era
lei, ma doveva averne la certezza, sperava di rivolgerle delle domande, in modo
che potesse tradirsi, ma Marinette non è stupida.
“Si
vede che non mi conosci bene, l’ho sempre avuto” Rispose con determinazione e
senza incespicarsi come era solita a fare.
“Mi piace”
Ammiccò “…abbiamo una battaglia da vincere”.
Adrien
con un balzo degno di un gatto, si nascose dietro un muro coperto da murales,
del labirinto.
Si
udì un suono simile ad uno squarcio, seguito da un “liberate il cracken”.
Bene,
si era aggiunta una difficoltà in più, un imprevisto non calcolato, da lì a
poco, si sarebbe materializzato un mostro da abbattere, che avrebbe fatto
guadagnare dei punti extra ai giocatori.
Adrien
guardò Marinette, come per chiedere cosa dovevano
fare ora, lei fece segno di continuare a colpire gli avversari e del mostro, se
ne sarebbero occupati una volta uscito dalla tana.
La
prima ad essere colpita da Marinette, fu Alya, che
stava venendo inseguita dal cracken, un animale molto
simile ad una piovra, e bisognava stare attenti ai tentacoli, se venivi
toccato, dovevi uscire dal gioco.
“Game
over, Alya” Sogghignò, e di tutta risposta ricevette un grugnito di dissenso.
Eliminarono
anche Nino, Kim, e Alix con la stessa tecnica, mentre Rose e Juleka, vennero toccate dai tentacoli della creatura.
Ora
dovevano liberarsi di lui, al briefing, avevano spiegato, che la piovra,
sarebbe stata sconfitta, se gli fosse stata tolta la spilla che portava
appuntata sul costume.
Niente
di più facile, entrambi erano abituati a strappare e a rompere oggetti addosso
agli akumizzati, per liberarli dalla presenza di
Papillon.
Quella
era una situazione analoga, con l’unica differenza che loro non avevano il
costume da super eroe, e il loro acerrimo nemico non era lì.
“Prendi
la spilla, io lo indebolisco colpendolo con il mitra”.
“Perché
fai fare il lavoro difficile a me?”.
“Vuoi
forse che una dolce fanciulla venga attaccata da un mostro?” Chiese imitando
una ragazza indifesa.
“Non
sia mai, milady”. Terzo campanello suonato: milady.
Adrien
partì a caccia della spilla, ma Marinette ancora
impietrita, venne colpita da un tentacolo, prima che il biondo riuscisse ad
arrivare all’obiettivo, decretando così la fine della partita.
La
musica assordante, smise di echeggiare, e le luci si accesero.
“Ehi,
stai bene?” Adrien si avvicinò all’amica, non si era nemmeno reso conto di
essersi fatto sfuggire, quel nomignolo.
“Credo
di si, scusami, forse è stata la musica troppo forte”
Si tenne la testa.
“Dai,
andiamo fuori, è stata una bella partita”. Le mise un braccio attorno alle
spalle ed insieme varcarono la porta d’ingresso.
“Che
partita magnifica!” Esclamò Alya “Peccato non abbiate sconfitto il mostro”.
“Colpa
mia, Alya. Mi si sono bloccate le gambe”.
“Non
ti preoccupare, la rifaremo molto presto, vero?” La ragazza occhialuta guardò
anche gli altri giocatori.
“Chi
ha vinto?” Chiese Marinette.
“Stanno
ancora vagliando i punti, lo sapremo tra qualche minuto”. Spiegò Nino, che
invitò gli amici a sedersi sul divanetto di pelle per una foto ricordo, di quel
pomeriggio.
Alix
puntò lo sguardo in alto, sul monitor “Guardate ragazzi, stanno per dare i
risultati”.
Adrien
e Marinette, avevano gli occhi puntati sullo schermo al
plasma, mentre il countdown per l’aggiornamento dei punti, girava.
Dopo
qualche secondo, la classifica fu aggiornata, decretando come vincitori la
squadra di Marinette ed Adrien.
Saltellarono
felici entrambi.
“Ben
fatto!” Esclamarono all’unisono tendendo il pugno, con naturalezza, come se lo
avessero sempre fatto.
Si
guardarono negli occhi, con l’espressione meravigliata, di chi era riuscito
finalmente a mettere insieme tutte le tessere del puzzle.
Infine
avevano capito.
Adrien
si portò una mano sui capelli e distolse lo sguardo da lei “Ora devo andare,
scusate ragazzi, bella partita”. Disse con tono sconvolto.
Marinette non disse nulla,
si limitò ad osservarlo mentre usciva dal locale attonita.
Ormai
Adrien non aveva più dubbi, Marinette, era la sua
lady, la ragazza che ha sempre amato.
Quell’ultimo
gesto gli aveva dato la conferma di una cosa, che forse, aveva sempre saputo,
ma era talmente cieco da non vederlo, e troppo codardo, per chiederglielo.
Si
rinchiuse dentro la sua stanza, non aveva neanche avuto voglia di cenare, aveva
una morsa allo stomaco, che gli impediva di ingerire qualsiasi cosa.
“Sta
bene, Adrien?” Gli aveva chiesto premurosa Natalie, notando il vassoio ancora
perfettamente in ordine, come gli era stato portato.
“No,
vado nella mia stanza”. Si alzò spostando con un colpo di bacino la sedia, che
emise il tipico rumore stridulo.
“Adrien…se
hai bisogno di parlare…sai dove trovarmi” Gli disse in tono materno,
spogliandosi di quel lei, che era solito rivolgergli.
“Grazie”
Le sorrise.
In
Natalie vedeva molto una figura materna, e la credeva la persona adatta a
restare accanto a suo padre, non solo come segretaria, o qualunque altra fosse
la sua mansione, ma anche in veste di compagna per lui.
Forse,
se avesse trovato una persona con cui passare il resto della sua vita, non si
comporterebbe così duramente con lui, oppure non metterebbe più in primo piano
il suo lavoro, dedicandosi anche ad altro, a quello che lo renderebbe veramente
felice e non triste e sconsolato, come lo era stato in quegli anni in cui era
mancata sua moglie.
*
Il
freddo pungente di quella sera di gennaio, la stava avvolgendo, indossava solo
una felpa rosa con il cappuccio in testa.
Aveva
appena realizzato, di essere innamorata di una persona sola: Adrien è Chat
Noir.
E lo
stava aspettando, era sicura che sarebbe arrivato, che avrebbe fatto capolino
nella sua terrazza.
Lui
aveva capito, che lei aveva capito.
Lo
aveva visto nei suoi occhi.
Anche
se non voleva parlargli, si sentiva presa in giro, da una persona che amava e
che credeva non le potesse mentire così.
Sospirò
e si passò una mano nei capelli, volse uno sguardo fugace all’orologio da
polso, ed accarezzò con il dito quel bracciale, che le aveva regalato Chat Noir
a Natale; era tardi e doveva mettersi a letto, se non voleva arrivare ancora in
ritardo a scuola, l’indomani.
Nonostante
il suo balzò fosse leggero, sentì lo stesso l’aria spostarsi dietro di lei, era
arrivato.
Un
brivido le percorse la schiena.
“Sei
lui?” Gli chiese dandogli le spalle, non si voltò nemmeno a salutarlo, si
limitò a fargli quella domanda a bruciapelo.
“Dipende
chi” Rispose.
“Te
lo chiedo ancora, sei lui?” Insistette.
“Dì
il suo nome, ad alta voce”.
“Sei…sei”
Inspirò profondamente pensando bene a quello che stava per chiedergli “…Adrien
Agreste?”.
“Plagg, ritrasformami” Un bagliore verde le investì la
schiena. “Voltati” Le ordinò, ma lei non ebbe il coraggio.
Poteva
sentire il suo profumo, quello che le investiva le narici ogni mattina a
scuola.
Le
mise le mani sulle spalle e l’aiutò a girarsi.
Teneva
gli occhi chiusi e umidi.
“Ti
prego, non piangere” Le sussurrò abbracciandola.
“Non
toccarmi” Si scostò puntando le mani sul suo petto.
“Marinette, mi dispiace” Provò a dire, ma di tutta risposta
ricevette un sonoro ceffone sulla guancia, facendola diventare rossa e
dolorante.
“Ahio”.
“Mi
hai mentito per tutto questo tempo?”
“Marinette…io” Cercò di giustificarsi massaggiandosi la
guancia.
“Non
parlare” Gli ordinò alzando un dito dritto sul suo naso “…ti pensavo diverso,
invece ti sei preso gioco di me per tutto questo tempo, mi hai ferita”.
Adrien
alzò le mani e scosse la testa “Non volevo, milady…io”.
“Non
chiamarmi mai più così” Lo zittì. “Voglio solo sapere una cosa…perché?”.
“Perché
cosa?” Fece di rimando.
“Perché
ti sei comportato così, perché mi hai mentito”. Le lacrime scendevano copiose,
e per quanto tentasse di ricacciarle indietro, riuscivano sempre a farsi strada
prepotentemente, tra i suoi occhi.
Non
voleva farsi vedere debole, non ora, non in quel momento, non davanti a lui.
Adrien
le asciugò le lacrime con la mano, gli spezzava il cuore vederla così,
soprattutto per causa sua, e il sapere che in tutti questi mesi, il ragazzo per
cui si struggeva, per cui si disperava per un amore non corrisposto, era
proprio lui, lo faceva sentire ancora più in colpa di quanto non lo fosse già.
“Marinette…” Le accarezzò la guancia, e lei assecondò il
movimento, appoggiando la testa sulla mano con gli occhi chiusi.
Adrien
deglutì e sospirò in cerca delle parole più adatte.
“…non
era mia intenzione ferirti” Le ripeté con tono calmo “…volevo solo conoscerti
meglio, e capire perché quando eri in mia presenza ti comportavi in modo
strano”.
“Cosa
vuoi dire?”
“Si
insomma, non riuscivi a fare una frase di senso compito, balbettavi,
gesticolavi nervosamente…cosa che non accadeva quando vestivo i panni di Chat
Noir, eri più calma, rilassata e potevamo parlare di tutto…ti sei fatta vedere
più determinata quando hai tirato fuori la vera te stessa, ed ho rivisto in te
la Lady Bug di cui mi ero perdutamente innamorato”.
“Perché
hai continuato a venire qui, non ti era più facile dirmele di persona queste
cose?”
“Mi
è mancato il coraggio quando ho capito che provavi qualcosa per…Chat Noir”.
“Eri
sempre te”.
Adrien
increspò un labbro in segno di dissenso “Si, ma tu questo non lo potevi sapere,
mi avresti rifiutato, e non lo avrei potuto accettare”.
“Quindi
hai preferito prendermi in giro” Si arrabbiò stringendo i pugni lungo i
fianchi.
“No,
ma che dici?”
“Come
dovrei sentirmi secondo te, Adrien?”
“Hai
ragione, e credo che l’aver assecondato il bacio che ci siamo scambiati l’altra
sera, non abbia aiutato”.
Giusto,
quel bacio.
“…è
stato a causa di quello che non mi hai svelato la tua identità, vero?”
“Si,
pensavo che ormai Lady Bug, fosse solo un ricordo, che ti fossi legato a me,
anche se c’eravamo detti addio”.
“Ho
sbagliato, lo ammetto, ma…”
“…non
voglio sentire una parola in più. Vattene”. Marinette
si voltò, non aveva più intenzione di ascoltare ancora quello che aveva da
dire, voleva stare da sola.
“Come
vuoi” Balzò sul tetto “…e comunque ho risposto al bacio solo perché ho sentito
che eri tu. Sono felice di non essermi sbagliato”. Detto questo sparì.
*
Marinette arrivò in ritardo
di proposito a scuola, quando ormai la campanella era già suonata, per solo
pochi secondi, era riuscita ad entrare prima della signorina Bustier.
Salutò
i suoi compagni dall’altra parte della classe, e mentre saliva la scalinata,
gettò un’occhiata torva, verso Adrien, che la guardò non proferendo parola.
“Ciao
Marinette” La salutarono all’unisono Nino ed Alya.
“Ciao
ragazzi” Il suo tono era triste e sconsolato, e con quell’umore, si accomodò al
suo posto, accanto la sua migliore amica, che non poté far altro che notare la
sua espressione.
“Perché
non hai risposto ai miei messaggi, ieri sera?” Le sussurrò.
“Non
ero dell’umore adatto, scusami”.
“Me
ne vuoi parlare?”
La
corvina scosse la testa “Non ora”.
Alya
fece un cennò con il capo ed increspò le labbra, la sua curiosità la stava
uccidendo interiormente, anche perché sembrava che tra Adrien e Marinette, fosse successo qualcosa, non lo aveva degnato di
un saluto e il giorno prima, erano usciti dal locale senza guardarsi, fingendo
indifferenza.
*
La
corvina uscì dalla classe qualche minuto prima dell’intervallo, con l’intento
di nascondersi da Alya, e le sue domande indiscrete, ma forse quelle sarebbero
stato il male minore, lei voleva evitare a tutti i costi Adrien, il quale
sicuramente sarebbe ripartito alla carica, dopo il fatto della sera prima.
Si
era nascosta in biblioteca e bloccato le porte, nel caso in cui, uno dei due
gli fosse venuta l’idea di cercarla lì.
Sentì
la maniglia della porta andare giù più volte e poi un casco biondo allontanarsi
e dire “E’ chiusa, non è nemmeno qui”, verso una capigliatura castana e una con
in testa un cappello.
“Non
puoi nasconderti per sempre” Tikki uscì dalla sua
borsetta, volteggiando sul suo viso.
“Lo
so, ma non mi va di parlare con nessuno”. Si portò le ginocchia al petto e le
strinse forte.
“Nemmeno
con me?” Chiese curiosa la kwami.
“Tu
si” Le rivolse un sorriso accennato.
“Marinette…dimmi la verità, cosa provi per Adrien?”
“Lo
amo” Le rispose senza pensarci due volte.
“E
allora va da lui, ho visto come ti guardava ieri, era dispiaciuto.”
“Mi
ha ferita” Immerse la testa nelle gambe per nasconderla.
“A
tutti capita di sbagliare”.
“Ma
non si gioca con i sentimenti”.
Tikki sospirò “Te lo ha
detto perché lo ha fatto, mettiti nei suoi panni…cosa avresti fatto al suo
posto?”.
Marinette non rispose, la
campanella aveva appena suonato, doveva tornare in classe.
Lo
fece, ripensando all’ultima domanda di Tikki.
“Dov’eri
finita?” Le chiese Alya gesticolando con le mani.
“Fuori,
perché?”.
“Non
mentirmi, Marinette. Ti abbiamo cercato dappertutto”.
Finalmente
quella giornata era giunta al termine, sotto gli occhi inquisitori di Alya e
sotto quelli da cane bastonato di Adrien.
Si
sentiva soffocare e doveva presto uscire di lì, per prendere una boccata d’aria
fresca.
Il
ciarlare nei corridoi la opprimeva e la testa le stava iniziando a girare.
Senza
farlo apposta, diede una gomitata a Chloè che la
rimproverò subito con aria spocchiosa “Ma che modi”, lei non rispose,
voleva solo andarsene a casa, e chiudersi in camera sua fino a domani.
Adrien
l’aveva persa di vista, così uscì di corsa dallo spogliatoio, mettendo la
cartella sulla solita spalla.
Zigzagò
velocemente tra i ragazzi che stavano uscendo dalla scuola “Permesso, scusate”
Ripeteva mentre li spostava ad uno ad uno.
Poi
la vide mentre scendeva le scale dell’ingresso principale.
La
bloccò per un polso quando ormai arrivarono giù, e l’orda di studenti gli
passavano accanto.
“Che
vuoi?” Chiese acida divincolandosi da quella morsa.
“Solo
parlare”.
“Ti
ho già detto tutto quello che dovevo dirti”. Continuò “…lasciami, altrimenti
perdo la metro”.
“Ti accompagno
a casa io, non è un problema”. Disse spicciolo.
“Sentiamo…cosa
avresti ancora da aggiungere” Incrociò le braccia al petto spazientita.
Adrien
si grattò il capo “Mi dispiace”.
“Questo
me l’ho già sentito” Lo interruppe girando i tacchi, non voleva ascoltare
altro.
“Aspetta,
non te ne andare”. La fermò di nuovo.
“La
tua guardia del corpo ti sta aspettando” Gli disse facendogli notare il gorilla
fuori dall’auto che lo guardava e sperava che a causa di quel ritardo, non
venisse licenziato dal suo datore di lavoro.
“Aspetterà…”
Fece spallucce “…tu sei più importante”.
Marinette rilassò i
muscoli, ed addolcì i tratti del viso, da quanto aveva atteso quelle parole.
Nel
frattempo Alya e Nino, si erano nascosti dietro un albero che contornava la
scalinata, un po' più lontani dai due ragazzi, ma da dove si poteva godere una
visuale perfetta.
“Che
state facendo?” Gli chiesero curiosi Alix e Max.
I
due non risposero, ma li presero entrambi per un braccio, nascondendoli dai
piccioncini.
“Guarda”
Le disse infine Alya, facendo cenno con il mento.
Si
unirono a loro anche Kim, Mylene, Ivan, Rose e Juleka, tutti curiosi di vedere se per Adrien e Marinette, ci sarebbe stato il lieto fine, che tutti
speravano.
“Che
sia la volta buona?” Chiese Alix mentre si arrampicava sulle spalle di Kim per
vedere meglio la scena.
“Shh…fate silenzio” Li zittì Mylene.
“Oh
come sono carini” Esclamò Rose portandosi le mani sulle gote arrossate.
“La
volete piantare? Si accorgeranno di noi” Li canzonò Alya, pronta con il suo
immancabile cellulare, in prima fila, e pronta a riprendere la scena.
Non
potevano sentire cosa dicevano, anche perché il rumore dei clacson e dei rombi
dei motori, li sovrastava, ma potevano benissimo vedere.
“Marinette…non può andare così” Continuò Adrien, determinato
a riconquistare la sua amata lady.
“Mi
spiace, Adrien, non posso fare finta di nulla, per quanto possa in cuor mio amarti,
quello che mi hai fatto, mi ha ferita profondamente”.
“Lo
so, e non so come rimediare, se non dimostrandoti quanto io ami te”.
Alla
corvina mancò un battito, e un brivido le percorse la spina dorsale, era la
prima volta che il biondo, le aveva detto di amarla, la prima volta come
Adrien, e non come Chat Noir.
Era
stato diverso, faceva un altro effetto, una stretta al cuore.
“Dammi
una possibilità, ti prego” La supplicò con occhi che non mentivano e facevano
trasparire tutta la sua sincerità e tutto il suo dispiacere nell’averla delusa.
Marinette appoggiò le sue
labbra alle sue, cogliendolo di sorpresa, era pronto a ricevere un no,
uno schiaffo, o qualsiasi altra umiliazione, ma non quel bacio.
Il
loro primo e vero bacio.
*
FINE
(prima
parte)
*
Nota dell’autrice: ciao a tutti, innanzitutto volevo
ringraziare chi è arrivato a leggere fino a qui, commentando, inserendo la
storia tra le preferite, seguite e ricordate.
GRAZIE!!!
Come
avete visto, ho messo la parola fine a questa storia, ma è solo la prima parte,
la settimana prossima, pubblicherò la seconda parte, dove scopriranno la vera
identità di Papillon, e poi ci sarà la terza e ultima parte, dove ritroveremo Marinette e Adrien ormai adulti, a fronteggiare una nuova
minaccia.
Spero
seguirete anche queste.
Intanto,
se volete leggere qualcos’altro, vi ricordo che sto scrivendo Realtà Parallela, leggetela, se non lo state
già facendo.