La morte è solo il principio

di Musical
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***







Tebe, città dei viventi, gioiello della corona del faraone Seti I, patria di Imhotep, grande sacerdote del faraone, custode dei morti, luogo di nascita di Anck-su-namun, amante del faraone: a nessun altro uomo era concesso toccarla. Ma per il loro amore erano disposti a rischiare la vita. Per riportare alla vita Anck-su-namun Imhotep e i suoi sacerdoti si introdussero nella sua cripta e trafugarono il suo corpo. Si inoltrarono nel deserto portando il cadavere di Anck-su-namun ad Hamunaptra, la città dei morti. Antico sito di sepoltura della stirpe dei faraoni, luogo dove riposano i tesori dell'Egitto. Per amor suo, Imhotep osò provocare le ire del faraone addentrandosi nella città, dove prese il libro dei morti dal luogo sacro ove era riposto.

L'anima di Anck-su-namun era stata inviata nell'oscuro oltretomba, i suoi organi vitali erano stati rimossi e posti nei sacri canopi.
L'anima di Anck-su-namun era tornata dal regno dei morti, ma le guardie del faraone avevano seguito Imhotep e lo fermarono prima che il rituale fosse completato. I sacerdoti di Imhotep furono condannati a essere mummificati vivi. Quanto a lui, fu condannato a subire l'Hom-Dai, la peggiore di tutte le antiche maledizioni, tanto crudele da non essere mai stata emessa prima. Egli sarebbe rimasto sigillato nel suo sarcofago non morto per tutta l'eternità. I Medjai non avrebbero permesso che fosse liberato perché egli si sarebbe levato come un morbo che cammina, una peste per l'umanità, un empio mangiatore di carne, con la forza dei secoli, il potere delle sabbie, la gloria dell'invincibilità. Per tremila anni uomini ed eserciti hanno combattuto su questa terra senza sapere che il male giaceva sotto di essa. E per tremila anni noi, i Medjai, discendenti delle sacre guardie del faraone, abbiamo vigilato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***







Londra, 1924

Nel quartiere di Soho gli avevano detto che esisteva una libreria, vecchia, quasi antica, entrata in possesso di un uomo sulla cinquantina d'anni, tanto gentile e disponibile ad aiutare, quanto aggressivo e maleducato quando si voleva comprare un libro. La gente del posto gli aveva detto che quest'uomo era un esperto in materia e sicuramente avrebbe saputo dare una risposta concreta al suo quesito; si vociferava che avesse fatto domanda per entrare nella scuola Bembridge, anni prima, ma la risposta che ricevette, molti mesi dopo, fu negativa.
Nonostante questo, venne rassicurato ancora una volta: se non voleva attendere decenni per una risposta e voleva la risposta di un esperto, il proprietario della A. Z. Fell & Co. era il migliore in circolazione.

Il campanello fece presente che qualcuno aveva fatto il suo ingresso e il nuovo visitatore, un ragazzo appartenente alla borghesia, a giudicare dai vestiti, diede un'occhiata in giro, alla ricerca di quest'uomo. Il ragazzo compì anche qualche passo titubante, guardandosi attorno per scoprire dove si nascondesse il proprietario, nessuno gli aveva detto che era un tipo a cui piaceva nascondersi.
"Posso esserti d'aiuto, giovanotto?"
Una voce femminile attirò la sua attenzione e il ragazzo, alla vista di una donna anziana dai capelli rossi, sui quali erano infilzate delle piume dai colori sgargianti, fece un breve inchino per salutarla.
"Bu-Buongiorno, Signora, volevo porle una domanda."
La donna sorrise maliziosamente, posando il mento sul dorso di una mano, "Purtroppo questa sera Madame Tracy non ha possibilità di poterti rendere felice, mio caro, magari la prossima settimana posso trovare un momento," propose facendogli l'occhietto.
Il ragazzo chinò la testa e solo dopo essersi schiarito la voce tornò a parlare, "No. Vede, Signora--"
"Chiamami Madame Tracy."
"Madame Tracy, Signora, stavo cercando il proprietario della libreria."
"Oh," l'espressione della donna cambiò notevolmente, studiò un momento le fattezze del ragazzo, poi sorrise. "Vado a chiamartelo, dolcezza. Chi devo dire che l'attende?"
"Pulsifer, Madame, Newton Pulsifer."
Madame Tracy, dopo una mezza piroetta, si diresse in un angolo nascosto dagli occhi del ragazzo, il quale cercò di seguirla con lo sguardo il più possibile, ma non appena lei scomparve Newton rimase fermo, in attesa.


Madame Tracy sorpassò senz'alcuna fatica alcune pile di libri poste sul pavimento, era ormai abituata alle stranezze del proprietario, ma quando arrivò vicino alla poltrona dov'era solito sedersi, la donna attese il momento giusto per fargli presente della presenza di un ospite, un probabile cliente.
L'uomo, con gli occhiali da lettura, era seduto sulla poltrona, intento a leggere un libro, uno di quelli che avrebbe dovuto vendere, invece rimaneva nel retrobottega, insieme alla maggior parte degli altri libri, lontani da occhi indiscreti e poco rassicuranti; Madame Tracy vide l'uomo chiudere gli occhi, prendere un profondo respiro, e portare indietro la testa per appoggiarla allo schienale della poltrona, gesto che l'uomo di solito faceva per riprendersi dalla lettura di un paragrafo tanto perfetto quanto meraviglioso, era arrivato il momento giusto per parlare.
"C'è un giovanotto che la sta aspettando, Mr. Fell."
L'uomo si tolse gli occhiali, chiuse il libro e si sfregò gli occhi, aveva bisogno di riprendersi dalla lettura.
"Ormai siamo amici, Tracy, mi sento a disagio sentirmi chiamare per cognome. Mi fa sentire più vecchio di quanto sia in realtà."
"Non posso far vedere che tra noi c'è una certa amicizia, Aziraphale, la gente potrebbe iniziare a parlare. E non vorrei ritrovarmi nei giornali scandalistici con il titolo 'Madame Tracy non fa più parte della Bright Young People', sarebbe un vero scandalo."
Aziraphale si mise a ridere, rivolgendole uno sguardo complice, "E io non voglio essere, in alcun modo, la causa di questa tragedia. Ha detto come si chiama?"
"Newton Pulsifer. Non ha un viso familiare, non l' ho mai visto, credo che non sia di Londra."
"Ha detto cosa voleva?"
"A parte voler parlare con te, no. È un bel giovanotto, ha uno sguardo innocente e immacolato, ma sono sicura che ti piacerà."
Nell'alzarsi dalla poltrona, Aziraphale le lanciò un'occhiata di rimprovero, adorava parlare con la donna, però preferiva che certi argomenti fossero trattati in privato, lontani da orecchie che potevano riportare alle autorità.
"Vedrò cosa vuole," le rispose, dirigendosi verso la porta che divideva il retrobottega dalla libreria, pronto a mandarlo via se questo ragazzo era intenzionato a comprare qualcuno dei suoi libri.

Newton vide arrivare, dopo un paio di minuti da quando Madame Tracy era scomparsa, un uomo robusto dai capelli biondi, quasi bianchi, vestito con una lunga giacca beige e un panciotto, che gli sorrideva, anche se quel sorriso non sembrava cordiale, piuttosto era circospetto.
"Buongiorno, signor Pulsifer, Madame Tracy m'ha detto che voleva parlarmi."
"Buongiorno, lei è Mr. Fell?"
L'uomo appoggiò la mano su una superficie di legno, "Suppongo di sì, lei invece? Un giornalista?"
Newton scosse la testa, "Affatto, sono venuto solo a porle una domanda, mi hanno detto che lei è il migliore."
Aziraphale fece un sospiro, temeva quello che sarebbe successo da lì a pochi istanti, ma annuì, "Vox populi, vox Dei, dicevano. Prego, mi faccia la sua domanda."
Fu in quel momento che Newton portò la mano in una tasca del suo soprabito e ne tirò fuori un oggetto circolare e nero e glielo porse, "Mi hanno detto che se volevo una risposta esaustiva dovevo rivolgermi a lei."
Aziraphale aggrucciò lo sguardo, colto di sorpresa, e s'avvicinò al ragazzo, prendendo con delicatezza l'oggetto tra le mani, "Cos'è?"
"Speravo in una sua spiegazione, l'ho preso da mio zio, dopo esser tornato dall'Egitto."
Aziraphale Fell, grande studioso dei popoli antichi, esperto egittologo, ormai ritiratosi a vita tranquilla, cominciò a notare al tatto numerosi intagli lungo l'oggetto, fatto di pietra nera, fece dietrofront e si diresse nuovamente nel retrobottega a passi svelti.
"Già di ritorno, caro?," dalla libreria si sentì la voce di Madame Tracy porre questa domanda.
"La maledizione di diventare vecchi è dover usare un paio di occhiali per leggere le cose piccole," rispose la voce di Mr. Fell.
Newton, non aspettandosi una simile reazione, non seppe cosa fare in un primo momento; si sentì titubante nel seguirlo, incerto se era una buona idea farlo. In fondo quell'uomo non gli aveva detto niente, ma il ragazzo desiderava conoscere cos'aveva trovato, e fu solo la curiosità a fargli compiere i passi necessari per raggiungere nel retrobottega, trovando Madame Tracy, che gli fece un civettuolo occhiolino, e Mr. Fell con degli occhiali da lettura intento ad osservare meglio l'oggetto che Newton gli aveva dato alla luce del sole, i pochi dettagli erano alquanto riconoscibili.
"Guarda un po' qua," mormorò tra sé e sé Aziraphale, aggrottando lo sguardo mentre osservava l'incisione.
"Sono geroglifici, vero?"
"Geroglifici corsivi, per la precisione, ragazzo," gli rispose, leggendo la figura di un gufo, un pane e sotto un bastone inclinato con due estremità nella parte destra e bassa, "M e T... Mh... Chi è tuo zio, ragazzo?," domandò senza distogliere lo sguardo dall'oggetto.
"Colui–Che–Non, Commette. Adulterio... Pulsifer?"
Con sua enorme sorpresa, Newton non notò in Mr. Fell lo stesso sguardo di scherno che di solito facevano altre persone quando sentivano come suo zio voleva farsi chiamare. Invece, l'uomo non parve accorgersi di quel strano nome, solo Madame Tracy esordì con un "Nome alquanto bizzarro", ma era privo di malizia e Newton gliene fu molto grato.
"Ti ha detto dove l'ha trovato?," gli domandò Mr. Fell.
"Ha raccontato che gliel'ha dato un amico di vecchia data. Parlava di artefatti magici, stregoneria, voleva distruggerlo, ma mi sono proposto di cercare informazioni a riguardo. Così, eccomi qui."
Mr. Fell abbassò l'oggetto e puntò lo sguardo su di lui, aveva le sopracciglia aggrottate.
"Hai chiesto aiuto anche agli studiosi del Bembridge?"
Newton negò, "No Signore."
"Beh, avresti dovuto, invece. Lì troverai tutte le risposte che cerchi, sai lì ci lavorano solo i migliori. Ed io non sono alla loro altezza," concluse con un sorriso.
"Oh, suvvia, Aziraphale," s'intromise Madame Tracy, "Ti devo ricordare quante parole poco educate hai rivolto a quegli studiosi, dopo aver ricevuto la loro risposta negativa?"
Aziraphale s'irrigidì e le gote gli s'imporporarono dalla vergogna mentre tentò miseramente di riprendere la donna, "Qu-questo non... Queste non sono cose da dire, Tracy."
"Mi hanno detto che lei m'avrebbe dato una risposta, cosa che al Bembridge non avrebbero fatto."
"Ci credo che non l'avrebbero fatto, Mr. Pulsifer," Aziraphale tornò a guardare il giovane, serioso, "La maggior parte di questi manufatti sono solo dei falsi, l'avrebbero buttato non appena l'avessero ricevuto, non capendo che da un piccolo oggetto si potrebbero scoprire grandi cose."
"Lei, invece, non farà così... Vero?"
Aziraphale sorrise all'ingenua domanda di Newton, "Ragazzo mio, come hai potuto vedere sono uno che conserva parecchie cose all'interno di questa libreria."
"E dell'oggetto? Cosa mi può dire?"
Aziraphale sospirò, quant'erano poco pazienti i giovani d'oggi, "L'unica cosa che posso dirti è che è un oggetto che probabilmente veniva usato per conservare qualcosa, come i gioielli o unguenti. È strana la scritta incisa, un gufo sta per M, mentre il pane per T. Di solito, gli antichi egizi non usavano scrivere le vocali, nonostante questo, la parola è ben chiara. Una emme insieme ad una ti intendono dire morire. Probabilmente, era usato durante la mummificazione, ma oggigiorno non verrebbe usato molto."
Aziraphale tentò d'aprire l'oggetto, c'era infatti un piccolo pomello al centro di una delle due facce, ma trovò qualche difficoltà nell'operazione; provò allora a svitarlo, ma anche così non ottenne alcun risultato.
"Hai bisogno di un aiuto, caro?," gli domandò Madame Tracy.
"C-crrredo che... Si sia. Incastrato. Vediamo se così--" provò a pigiare un secondo sul pomello, nella speranza d'inclinare di poco il tappo, ma avvertì nell'altra mano, con la quale reggeva quell'oggetto, una sensazione di diversi punzoni che stavano premendo sul suo palmo verso l'esterno, e il leggero rumore di un meccanismo venne avvertito dai presenti.
Aziraphale capovolse immediatamente l'oggetto, mentre Madame Tracy e Newton s'avvicinarono per vedere cos'era successo. I punzoni che aveva sentito Aziraphale non erano altro che le punte di sei triangoli che avevano tenuto chiuso, all'interno dell'oggetto, un foglio di papiro, un po' logoro ai lati.
"Non credo che questo sia il portagioie che dicevi prima, Aziraphale."
"No, temo di no, Tracy."
"Che state aspettando, prendete il foglio e vediamo cosa dice."
Fu Newton a prendere il foglio, dato che Aziraphale era intento a lanciare un'occhiata a Tracy, e ad aprirlo, rilevando agli altri due cosa vi era segnato.
"Una mappa?"
"Per Hamunaptra?"
"Cosa sarebbe?," domandò Newton e fu Tracy a rispondergli.
"Hamunaptra è la Città dei Morti, un luogo dove venivano sepolti tutti i faraoni, le loro mogli e le persone più importanti dell'Antico Egitto, ricordo bene Aziraphale?," si voltò verso l'uomo con uno sguardo pieno d'aspettativa.
"Corretto, mia cara, ma... Ma Hamunaptra dovrebbe essere solo una leggenda. Insomma, non è segnata in alcuna cartina. Nessuno ne ha mai parlato, neanche quelli del Bembridge."
"Quindi dite che sia solo un falso?"
"No.", "Sì.", risposero in contemporanea Tracy e Aziraphale, facendo confondere ancora di più Newton.
"Tracy, per quale motivo uno dovrebbe credere ad una mappa? Hai presente tutti gli esploratori morti per andare alla ricerca di questa città?"
"Non erano abbastanza bravi."
"Forse è perché non esiste Hamunaptra?"
"O forse è perché non avevano una mappa? Mh?"
Sconvolto, Aziraphale prese fiato, gonfiò le guance e poi scosse la testa, sbuffando contrariato, "Questo è ridicolo, è assolutamente ridicolo. Mr. Pulsifer?," si rivolse a lui riconsegnandogli l'oggetto con un sorriso, "È stato molto gentile da parte sua farmi vedere questo pezzo d'antico valore."
"Ma io--" provò a dire Newton senza successo perché Mr. Fell lo stava spingendo verso l'ingresso.
"Come può vedere, si è fatto tardi, ed io devo assolutamente chiudere. Sono sicuro che a suo zio farà piacere sapere che questo non è un oggetto magico, portatore di sventura. Quindi faccia sonni tranquilli, e buona serata."
Newton si voltò appena in tempo per vedersi sbattere la porta in faccia; chinò il capo e sconsolato andò alla ricerca di qualche hotel per poter trascorrere la notte. Non era un ragazzo che credeva in queste cose, ma quando aveva visto quei geroglifici, gli venne in mente d'andare a cercare qualcuno che potesse aiutarlo a capire cos'era quello strano oggetto e magari dargli un valore approssimativo. In quegli anni, molte persone erano diventate interessate all'Egitto, ai suoi misteri, e in molti erano alla ricerca di oggetti esotici da mostrare agli ospiti, inventando anche delle avventure per renderli speciali. L'idea d'avere qualcosa d'importante tra le mani gli aveva dato la speranza di poter risanare la situazione finanziaria della sua famiglia, tuttavia a giudicare dalla risposta di Mr. Fell, quell'oggetto era solo un semplice contenitore d'unguenti, e la mappa contenuta all'interno conduceva in un posto che non esisteva nella realtà.


"Non sei stato molto gentile con lui."
Aziraphale, osservando il vino rosso all'interno del proprio calice, sospirò e bevve un sorso di quel liquore, assaporandone il gusto intenso e dolce più del dovuto.
"Hai visto lo sguardo che ti rivolgeva mentre lo cacciavi? Distrutto e sconsolato. Una cosa del genere non me l'aspettavo da te."
L'uomo si passò una mano sul volto, "E cosa avrei dovuto fare? Incoraggiarlo a seguire una chimera? Non vorrei che un ragazzo dalle buone maniere venga rovinato per... Una mappa."
"E se magari non fosse così?"
Aziraphale decise d'alzarsi dalla poltrona, fece un lento giro attorno alla stanza sotto lo sguardo vispo della donna, si fermò giusto per leggere dei titoli di alcuni libri che preferiva tenere nella stanza adibita a ufficio, lontani da occhi troppo critici. Occhi che non appartenevano in alcun modo, però, a Tracy.
La donna era solita far compagnia a Mr. Fell; non s'era mai sposata, aveva trascorso tutta la sua vita a Londra con le proprie attività particolari, decisamente mal viste dalla società londinese, specialmente quella porzione che frequentava la chiesa. Tuttavia Aziraphale, nonostante appartenesse a quest'ultima categoria, era molto particolare e avevano instaurato un ottimo rapporto d'amicizia, anche se avevano una ventina d'anni di differenza, basato sul rispetto reciproco e il non immischiarsi troppo nelle faccende altrui.
Inizialmente Aziraphale aveva sentito più volte lo sguardo curioso della donna alla ricerca di risposte, principalmente sul perché un uomo bello e benestante non s'era mai sposato, ma quando capì il motivo dietro questa decisione, Tracy non si permise di giudicarlo, o di chiamare la polizia, e la stessa cosa fece lui quando scoprì quali erano le attività di cui s'occupava Tracy. Da un semplice rapporto d'amicizia era poi diventato in un rapporto simile a zia e nipote e ciò comportava qualche libertà in più.
"Non voglio sentirmi responsabile della morte di un ragazzo."
"E se lo guidassi?"
"Come?"
Tracy s'alzò dalla sedia per raggiungerlo, gli massaggiò per qualche secondo le spalle e cominciò a parlargli, "Pensa un po'... Il giovane Mr. Fell--"
"Voglio ricordarti che ho cinquant'anni," la corresse sorridente, inclinando di poco la testa per guardarla.
"Per una che ha settantadue anni, sei ancora un aiutante giovanotto."
La risposta fece ridere di cuore Aziraphale e la donna ne approfittò per continuare il suo discorso.
"Il giovane Mr. Fell, esperto egittologo, colui che non venne accettato dagli studiosi del Bembridge, ha scoperto la mitica città perduta di Hamunaptra. Sarebbe interessante come titolo di un giornale."
"Cosa ti fa credere che lo seguirei?!"
Aziraphale s'era scostato dal tocco di Tracy, guardandola sconvolto, ma Tracy non si fece intimorire da quello sguardo, anzi, sorrise maliziosa e consapevole.
"Fammi indovinare... La tua voglia di conoscere e sapere?"
Aziraphale strinse un po' di più il calice, le palpebre gli tremarono e sentì perfettamente il cuore battergli contro il petto, eppure la testa era piena di dubbi, di insicurezze...
"Tracy, non credo che sia una buona idea," disse mentre chinava il capo.
La donna gli rivolse uno sguardo materno e gli appoggiò nuovamente una mano sulla spalla e l'altra sulla guancia dell'uomo, invogliandolo a farsi guardare.
"Ascoltami, Aziraphale, sei un uomo fantastico, intelligente e pieno di risorse. Non puoi farti condizionare da un giudizio negativo che ti è stato dato da persone che non ti conoscono. Non puoi nasconderti qua dentro, devi uscire a testa alta e dimostrare chi sei, senza farti arrestare, ovviamente. E se aiutare questo ragazzo può essere la soluzione, allora perché non approfittare? Mh?," gli strinse la spalla nel tentativo d'infondergli coraggio.
" Ho già viaggiato, ho visitato Parigi, Roma..."
"Sì, ma l'Egitto non è la stessa cosa, almeno così hanno detto i miei clienti."
Aziraphale si guardò attorno, vedendo tutti quei libri senza un custode per mesi... Forse per sempre... Il pensiero gli fece salire il panico e l'uomo fu costretto a posare il calice prima di afferrare le spalle.
"Tracy, promettimi che ti prenderai cura dei miei libri."
Fu in quel momento che Tracy si mise a ridere di cuore, "Gioia mia, credi che io rimanga qui? Londra è meravigliosa, ma non ho mai visitato l'Egitto."
L'espressione dell'uomo s'aggrottò, cominciando a diventare sospettoso, "Non è che mi stai convincendo ad andare lì, così tu puoi visitare l'Egitto?"
Tracy sorrise quasi colpevole e sbattè le ciglia un paio di volte, "Immagina se dovessi trovare Hamunaptra. Immagina lo smacco che daresti a quelli del Bembridge."
Aziraphale chiuse un secondo gli occhi e ci pensò, ci pensò davvero: il viaggio, i bagagli, decifrare la mappa e portarsi molti libri sull'argomento, qualsiasi fonte poteva essere necessaria, bisognava trovare il giovane Pulsifer, poi doveva trovare qualcuno del posto, qualcuno che conosceva bene quelle dune di sabbia, qualcuno che poteva difenderli, comprare i cavalli, i cammelli, organizzare il viaggio, pensare a qualcuno a cui lasciare la libreria... Poi, la sua mente cominciò a fantasticare, e gli spuntò un sorrisetto sulle labbra: la possibilità di trovare davvero Hamunaptra, i grandi tesori tanto decantati, le varie mummie dei faraoni, milioni di anni di storia pronti per essere riscoperti...
"Hamunaptra, Aziraphale. L'Egitto."
"Non voglio diventare famoso."
"E non lo diverrai se è questo ciò che vuoi, solo una piccola rivincita su quei bigotti."
"Hamunaptra..."
"Esatto."
"Bisogna trovare al più presto Pulsifer."
Tracy s'allontanò dall'abbraccio di Aziraphale, dirigendosi verso il telefono, una piccola diavoleria che Aziraphale aveva ma che non aveva mai usato, troppo affezionato alla carta e all'inchiostro delle lettere.
"Lascia fare a me, caro, vedrò di trovarlo il prima possibile."
E fu in quel momento che Aziraphale sorrise per davvero, eccitato. La città dei morti, il suo sogno fin da bambino stava divenendo realtà.








NdA: Quella volta che scopri che Evelyn non dice Cambridge, ma Bembridge... Quante volte avrò visto questo film e solo adesso me ne sono accorta! 😭😭😭
Ciao a tutti, se siete giunti fin'a qui sotto a leggere, vi ringrazio tantissimo. E ringrazio anche per la pazienza. Mi è sorto un piccolo dubbio, problema, con questa storia, per quanto riguarda Anathema: avevo in mente di renderla egiziana e, ancor di più, di farla appartenere al gruppo dei Medjai... Però non so se così facendo farei un torto enorme alla cultura egiziana, o anche a quella americana, viste le origini del personaggio. Ho già un'idea in mente su come comportarmi in merito, però mi piacerebbe avere un'opinione da parte vostra. Questo messaggio sarà presente sia nella versione italiana che in quella inglese della storia; influirà quello che dite sulla storia? Molto probabile. Se non volete che la vostra opinione appaia tra i commenti, potete benissimo mandarmi un messaggio privato, non ci sono problemi a riguardo. La domanda sarà valida fino al prossimo aggiornamento, se tutto dovesse andare bene sarà per Luglio (anche se, personalmente, spero un po' prima, verso Giugno). Grazie per l'attenzione, e vi ringrazio se volete darmi un consiglio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***







Il Cairo, 1924

"Aziraphale, caro, hai visto per caso la mia bottiglia di Cherry?"
La voce di Madame Tracy si fece sentire per tutta la stanza, Newton non riuscì a trattenere un sorriso mentre poneva i propri vestiti dentro l'armadio. Sia il Signor Fell che Madame Tracy erano stati tanto gentili da offrirgli di venire con loro in questa straordinaria scoperta, come l'aveva chiamata Madame Tracy. Il giovane Newton non credeva che quella donna potesse essere così assetata di avventure, eppura eccola lì, in Egitto, insieme a loro. Era davvero una donna dalle mille sorprese.
"Mi dispiace, ma proprio non saprei dirti."
Newton ancora non poteva crederci: quando ricevette una chiamata all'hotel in cui alloggiava, erano trascorsi esattamente due giorni da quando era uscito sconsolato dalla libreria del Signor Fell.

"Ritieniti fortunato, giovanotto!" gli aveva detto una voce femminile. "Sono giorni che ti sto cercando."
Newton era rimasto talmente interdetto da quelle parole che aveva domandato incerto se era sua madre a parlare, ma in tutta risposta aveva ricevuto una frivola risata.
"Tesoro, sono Madame Tracy. Ho trascorso giorni a cercarti! Aziraphale vorrebbe parlarti. Sei ancora a Londra, voglio sperare."
Newton aveva prima annuito, poi aveva risposto anche al telefono, ricordandosi che Madame Tracy non era lì davanti a lui.
"Allora vieni qui il prima possibile. Buone nuove ti attendono!"

E in pochi giorni erano partiti per l'Egitto, tutti tre, alla ricerca della perduta Hamunaptra.
"Newton, caro, rincuora questa povera donna, l'hai vista?"
"Dovrebbe essere dentro l'armadio della sua camera, Madame."
Madame Tracy alzò gli occhi al cielo per tornare nella sua stanza, borbottando cose sull'età e la poca memoria.
"Dunque," gli si avvicinò il Signor Fell dopo essersi schiarito la gola, "per prima cosa, mi devi dire, ragazzo, chi ha dato a tuo zio la mappa. Una buona ricerca comincia sempre da quello che abbiamo in mano, e come l'abbiamo trovato."
I chiari occhi pieni di aspettative del Signor Fell misero Newton in soggezione, tanto che il ragazzo si sentì meglio a volgere lo sguardo verso il pavimento della stanza.
"Un... Un certo Sergente Shadwell, signore."
Solo dopo aver risposto, Newton si sentì a proprio agio nel tornare a guardare in volto l'egittologo, il quale gli stava rivolgendo un caloroso sorriso.
"Bene." Aziraphale strinse le mani al petto, come per volersi dare un contegno, Newton fu in grado di notare una strana luce in quegli occhi chiari. "Direi di cominciare a cercare questo Sergente Shadwell, allora. Vorresti accompagnarmi, Newton?"
Il giovane Pulsifer s'aggiustò gli occhiali, prima di annuire, ottenendo l'effetto di allargare ancor di più il sorriso del Signor Fell.

"Dove credete d'andare, voi due?"
La voce melodiosa di Madame Tracy li fermò proprio come una madre riprende i figli; sia Newton che Aziraphale si voltarono e trovarono la donna a braccia conserte, vestita per uscire, che li osservava con un cipiglio dipinto sul viso.
"Tracy, pensavamo che volessi rimanere in camera a riposarti. Il viaggio è stato lungo."
La risposta di Aziraphale fece indispettire la donna, che a passo spedito si diresse verso l'uscita, superando i due.
"Se credi, Aziraphale caro, che sia venuta solo per il sole d'Egitto, è così, ma anche per l'avventura! E poi, devi essere onesto, sarai bravo con i libri, i geroglifici e la storia, ma non sei bravo con le persone."
Aziraphale la seguì poco dopo, pronto a risponderle, dimenticandosi di Newton e di chiudere la porta. Fortunatamente ci pensò il ragazzo, che raggiunse i due di corsa, ascoltando il loro amichevole battibecco.
"Ti posso assicurare che sono capace di trattare con la gente."
"Come quando hai fatto credere che la tua libreria era abitata da uno spirito maligno che era troppo affezionato alla prima edizione di 'A Christmas' Carol'?"
"Beh, insomma--"
"Oppure quando quel vecchio editore ha osato dire che i libri di Virginia Woolf dovevano essere bruciati."
"Non mi far ripetere quello che penso di lui, Tracy, il giovane Newton non merita di sentir simili parole. È stato un bruto."
Newton li seguì senza intromettersi nel discorso, preoccupandosi di non perderli di vista per quanto erano spediti, andò a sbattere persino contro una ragazza, scusandosi frettolosamente per averla urtata. Purtroppo, non aveva un momento da perdere se non voleva rimanere indietro, Newton sperò soltanto che la ragazza lo perdonasse.


Alcuni abitanti diedero al gruppo il consiglio di dirigersi presso il 'Tedfield's' per trovare il Sergente.
I locali egiziani non differivano tanto da quelli inglesi secondo Newton. Non che ne avesse visitati tanti, anzi a dir la verità non v'era mai entrato, ma aveva la netta impressione che, se avesse varcato la soglia di un locale in Inghilterra, sarebbe stato esattamente così: l'odore di tabacco ed alcool che stuzzicava il naso, le grasse risate che coprivano la flebile musica emessa da un vecchio grammofono, qualche tavolino occupato da uomini intenti a giocare a carte... Era un luogo a lui sconosciuto e poco consono, tuttavia si sentiva inspiegabilmente attratto da esso.
Il signor Fell, davanti a Newton, era rimasto immobile, volgendo gli occhi a destra e sinistra, alla ricerca di qualcuno che potesse corrispondere all'idea di un sergente in pensione. Tuttavia, nessuno rispecchiava l'immagine mentale che aveva Aziraphale.
Madame Tracy fu l'unica a prendere l'iniziativa e a dirigersi, a passo svelto, verso il bancone, dove un uomo era intento a pulire un bicchiere con un vecchio panno.
"Buongiorno," disse la donna dopo essersi schiarita la gola, "cercavo il Sergente Shadwell, mi hanno detto che è sovente frequentare questo posto."
Aziraphale e Newton la raggiunsero mentre lei, con fare civettuolo, si sporse sul bancone, sfiorandone la superficie con un polpastrello. "Mi sarebbe di grande aiuto se mi dicesse dove posso trovarlo."
"Non sono solito parlare con le streghe! Neanche con un giovanotto che non sa sicuramente brandire una pistola e un uomo che si veste di bianco come fosse un cherubino."
A quella voce roca che s'era intromessa, il piccolo gruppo si voltò, vedendo un uomo sulla settantina che indossava una logora divisa dell'esercito britannico. Tale uomo sorseggiava un bicchiere di scotch, mentre i suoi piccoli e vispi occhi studiavano e giudicavano il trio alquanto bizzarro.
"Domando scusa." intervenne Aziraphale col tono più pacato possibile: malgrado quello che affermava Tracy, lui era capace di trattare con le persone. "È lei il Signor Shadwell?"
"In persona."
"Vede, noi avremmo una domanda da--."
"Tu, giovanotto, ti guardi un po' troppo in giro. Fatti vedere tu, piuttosto!"
Aziraphale si ritrasse come oltraggiato: nessuno infatti, Tracy esclusa, aveva mai provato ad interromperlo e ne era uscito indenne... Niente soluzioni drastiche, ovvio, ma Aziraphale sapeva farsi rispettare. Valutando, però, che questo non era il momento opportuno per far valere le proprie ragioni, Mr. Fell si voltò indietro verso Newton facendogli un cenno con la testa per incoraggiarlo. Newton fece qualche passo avanti,  si portò una mano come per grattarsi il ponte del naso, ma la ritrasse poco dopo, optando per un leggero inchino di fronte al Sergente.
"Hai un viso familiare, e puoi star certo che non sono uno che dimentica tanto le facce di chi incontro." l'uomo abbassò l'indice puntato, si sistemò meglio sulla poltrona di vimini e riprese a parlare. "Ci siamo già incontrati?"
"Temo di no, Signore."
"Sergente per te, giovanotto."
"Sergente, certo."
"Non ci siamo mai visti, dunque, eh?" il Sergente si mise comodo sulla sedia senza distogliere l'attenzione dal giovane. "Qual è il tuo nome, soldato?"
Newton ebbe un momento d'esitazione, ma poi rispose, "Newton Pulsifer."
"E dimmi, Soldato Pulsifer--" le labbra del Sergente si bloccarono, mentre gli occhietti azzurri si spalancarono, notando solo in quell'attimo un particolare dettaglio che gli era sfuggito inizialmente.
"Ma sì, certo! Tu sei il nipote di Colui-Che-Non-Commette-Adulterio Pulsifer!" e si mise a ridere di gioia,battendo anche la mano contro la gamba, come se avesse incontrato, dopo anni, un amico di vecchia data. "Come ho fatto a non riconoscerti prima! Sei la copia di tuo zio!"
Il giovane Pulsifer contrasse le dita un paio di volte per smorzare la tensione, cominciando a sentire un leggero cerchio alla testa che si faceva più forte man'a mano che il Sergente ripeteva con gioia il nome dello zio. Madame Tracy provò a toglierlo dalla situazione pesante, avvertendo il disagio che stava provando il ragazzo in quel momento.
"Sono sicura che il giovane Newton sarà felice di condividere con lei storie del suo amato zio, ma vede--" si voltò cercando sostegno in Aziraphale, il quale si fece nuovamente avanti, mettendosi alla destra di Newton, "abbiamo una certa fretta e--"
"Non parlo con le streghe, donna!"
Al contrario di Aziraphale, Madame Tracy non rimase ferita da quell'atteggiamento scorbutico, tutt'altro, sorrise mellifua.
"Vorremmo sapere dove ha trovato un particolare oggetto."
La frase di Aziraphale fece ritornare il Sergente a guardare i due uomini, dopo aver terminato una  battaglia di sguardi con quella donna.
"Che cosa?"
Newton e il signor Fell si scambiarono un'occhiata, poi Aziraphale sorrise e, con un piccolo incoraggiamento, diede la forza necessaria al giovane d'estrarre dalla tasca quello strano porta unguenti nero, mostrandolo poi all'anziano.
Il bicchiere di scotch rimase saldo nella mano del Sergente, l'uomo non pronunciò parola alcuna, non s'alzò nemmeno dalla sedia con impeto per allontanarsi il più possibile da quella cosa. No, un militare doveva mostrarsi sprezzante del pericolo, senza far trapelare le proprie emozioni, con lo sguardo fisso verso il proprio nemico, il primo che abbassava gli occhi era un uomo morto.
"Stregoneria." disse semplicemente con tono grave. "Avevo detto a tuo zio di disfarsene."
"E così stava facendo, ma--" Newton non sapeva come continuare, non voleva far sapere del periodo difficile che la sua famiglia stava attraversando, per sua fortuna il signor Fell venne in suo soccorso, mentre Madame Tracy gli appoggiava una mano sulla spalla.
"Vorremmo sapere dove l'ha presa. Se è così gentile da dircelo, verrà profumatamente ricompensato." terminò con un sorriso.
"Non l'ho preso da nessuna parte."
"Oh, suvvia, Sergente Shadwell," fu il turno di Tracy d'intervenire, "non c'è alcun bisogno di nascondere una piccola malefatta. Tutti noi abbiamo i nostri peccatucci, può star certo che non siamo gente che giudica."
"Non mettermi in bocca parole che non ho mai detto, donna! Non ho mai rubato! Me lo sono guadagnato."
"E come?"
Il Sergente sorrise sprezzante, tornando a bere qualche sorso. "Una partita a carte con vecchi amici. C'era uno che non aveva più un soldo e s'era giocato quell'oggetto. Ahimè, fui io a vincere la mano."
"Chi era il precedente proprietario?"
"Una vecchia canaglia. Furbo come una volpe e letale come un cobra. Secondo me, l'ha fatto appositamente per liberarsi di quell'affare, porta solo guai. Per questo dico che ci sono dietro le streghe."
"Il nome..." disse con una certa urgenza Aziraphale, tornando poi a sorridere. "Se non le dispiace."
"Jedediah. Ma è difficile trovarlo, non si farà mai trovare dai suoi creditori."
"Oh, ma noi non siamo creditori, giusto Aziraphale?"
Newton osservò i due scambiarsi uno sguardo, poi il signor Fell confermò quanto affermato da Madame Tracy.
"Oh beh, in tal caso vi perderete la sua esecuzione. Verrà impiccato tra un'ora."
"UN'ORA?!"
L'urlo di Aziraphale e Tracy fece sussultare Newton che rischiò per poco di far cadere il porta unguenti.
"Dobbiamo sbrigarci Tracy!"
"Vi seguo! Coraggio, Newt!"
Il trio cominciò a dirigersi verso l'uscita del locale, quando la voce del Sergente si fece sentire ancora una volta.
"I miei soldi! Vi ho detto tutto quello che volevate."
"Mi dispiace, Sergente," gli rispose il signor Fell all'uscita, "abbiamo una certa fretta, in questo momento, la pagherò la prossima volta che ci vediamo!"
"Brutto spilorcio inglese!!!" si sentì fuori dal locale, tanto che Madame Tracy si fermò per voltarsi indietro, pensosa.
"Tracy, dobbiamo andare!"
"Non abbiamo idea di dove avverrà l'esecuzione."
"Voi, intanto, andate avanti. Io vedrò di rassicurare il Sergente che il pagamento verrà fatto. Gli darò giusto un piccolo anticipo." fece l'occhiolino.
Mentre Newton era pronto a chiedere spiegazioni a riguardo, il signor Fell gli posò una mano dietro la schiena e lo guidò a continuare a camminare, un'ora passava in fretta, e loro non avevano tempo da perdere.
"Ci vediamo all'hotel, Tracy."
"Mi raccomando, fate in modo di salvare quel povero giovane."





NdA: ciao a tutti! È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato una storia. Periodo difficile, che piano piano si sta diradando. Chiedo scusa per l'eccessivo ritardo, spero di poter ritornare in carreggiata anche con gli aggiornamenti delle altre storie *incrocia le dita*
Se qualcuno, con cui avevo iniziato a fare degli scambi, sta leggendo questo, rassicuro che piano piano recupero, anche se sono passati dei mesi non mi sono dimenticata 💖 grazie per aver letto e, se tutto va bene, alla prossima!

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