Lo spirito perduto.

di Alex Ally
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: L'invito. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: Un'ospite misterioso. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Vecchie conoscenze. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: Domande. ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque: Minaccia. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei: Problemmi di cuore. ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette: Ricordi dal passato. ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto: Scontro tra amici. ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove: Il segreto di Ravi. Capitolo Nove: Il segreto di Ravi. ***
Capitolo 11: *** Capitolo Dieci: Paura e protezione. ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undici: Un'accordo. ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodici: Che inizi il gioco! ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredici: Cambio di piani. ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattrodici: Combattimento in coppia. ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindici: Avir e Gyatso. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici: Una nuova minaccia. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciasette: Conto alla rovescia. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto: Intrapolatto. ***
Capitolo 20: *** Capitolo Dicianove: Scelte difficili. ***
Capitolo 21: *** Capitolo Venti: L'equinozio d'autunno. ***
Capitolo 22: *** Capitolo Vent'uno: Promessa. ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventidue: L'aiuto. ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventitre: Il ritorno. ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattro: Lo spirito dell'aria. ***
Capitolo 26: *** Capitolo Venticinque: Insieme ad ogni costo. ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisei: Amore. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Il cielo si era tinto di rosso e fiamme ricoprivano i muri del tempio mentre le urla di dolore sia dei soldati che dei monaci si levarono nell'aria.
Non poteva credere a quello che stava succedendo, il suo popolo, la sua famiglia non c'era più... ed era tutta colpa sua.
Non avrebbe mai dovutto fidarsi di lui, sapeva fin dall'inizio che era una pessima idea, ma l'aveva accetata sebbene a malincuore perchè era stato il suo ultimo desiderio.
Era stato uno stupido sentimentale.
Con le ultime forze che gli rimanevano strinse forte il ciondolo che portava al collo. Non avrebbe avuto pace finchè non avesse avuto la sua vendetta... e sopratutto se non fosse riuscito a mantenere la promessa che le aveva fatto.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: L'invito. ***


“Giusto per dire, continuano a succederci cose strane.”
-Sokka, La città dei segreti.


Con il cuore che gli batteva a mille Aang si sveglio di soprasalto.
Erano giorni che aveva sempre lo stesso incubo, ma ogni volta che si sveglia non si ricordava più cosa avesse sognato, l'unica cosa certa era che per qualche motivo il contenuto del sogno lo terorrizava. Pensava di non aver mai avuto cosi paura o almeno era da quando aveva messo fine alla guerra dei cent'anni che non n'è aveva più, erano passati cinque anni e tutto era tornato alla pace che lui aveva conosciutto prima della guerra, prima che si blocasse in quell'iceberg per cent'anni.
Doveva calmarsi, probabilmente non era niente solo un'incubo, c'era la pace e la guerra era solo un lontano ricordo cosi come lo era il suo popolo, ma a quel pensiero decise di non soffermarsi troppo non solo perchè era l'ultimo dominatore dell'aria, ma anche perchè sapeva che in realtà la colpa era sua.
«Aang, tutto bene?» domando Katara entrando nella stanza del fidanzato, il qualle dopo la fine della guerra e l'inizio della loro relazione si era trasferito a vivere al Polo Sud e con lei e la sua famiglia.
Grazie alla pace e sopratutto all'aiuto della tribù del nord anche quella del sud si era “modernizata” per cosi dire.
Niente più iglo o tende, ma solide capanne con stanze e cucine. Era stata costruita anche una scuola per insegnare il dominio dell'acqua e un porto per facilitare i viaggi per nave e anche la posta come per esempio la lettera che era arrivata quella mattina.
«Si, ho solo... avuto un sonno un po' agitato tutto qui. Cos'hai in mano?» chiese Aang notando la busta con il sigillo della famiglia reale delal Nazione del Fuoco.
«Come puoi vedere è una lettera di Zuko anzi per essere precisi è l'invito per il suo matrimonio con Mai.» rispose Katara dando la lettera ad Aang perchè la legesse.
C'era scritto che la cerimonia si sarebbe tenuta tra un mese al palazzo reale e che ovviamente i due erano invitati. Aang era contanto per i suoi due amici, ma allo stesso tempo si sentiva a disagio perchè nonostante lo desiderasse non aveva ancora trovato il coraggio di chiedere a Katara di sposarlo.
Il problemma era che non si sentiva pronto e ad essere sinceri non sapeva niente di cose come questa, non c'erano veri e propri matrimoni tra i monaci dell'aria, in realtà Aang era quasi certo che solamente pochi di loro conoscesero di persona i propri genitori, lui per esempio non gli aveva mai visti in faccia.
«Penso che dovremo dirlo anche a Sokka anche se non so come reagirà nel rivedere Suki.» disse Katara togliendo Aang dai suoi pensieri.
«Sono sicuro che non succederà niente di grave infondo si sono lasciatti in maniera pacifica.» disse Aang predendo i suoi vestiti per cambiarsi a quella vista Katara diventò rosso e usci dalla stanza imbarazzata, anche se in realtà i due avevano già avuto dei rapporti fisici da almeno da un anno a volte si sentivano ancora in imbarazzo in certe situazioni ovvero quelle in cui era ovvio che il compagno non voleva farsi vedere nudo, entrambi si rispettavano e rispettavano la privacy reciproca quando uno dei due n'è aveva bisogno.
Mentre si vestiva Aang penso che per arrivare alla Nazione del Fuoco in tempo sarebbero dovutti partire la settimana successiva, il che gli lasciava il tempo per racarsi al Tempio dell'Aria del sud come ogni anno.
Una volta all'anno tornava al tempio in cui era cresciutto per meditare in memoria del suo popolo, ci sarebbe dovuto andare tra tre giorni quindi non sarebbe stato un problemma.

Una volta uscita dalla stanza Katara si lascio andare ad un sospiro sconsolato, sebbene non l'avesse detto lei sapeva degli incubi che Aang aveva nell'ultimo periodo. Avrebbe tanto voluto far qualcosa per aiutarlo, ma sospettava che la causa fosse il genocidio del suo popolo una cosa per al qualle nessuno poteva farci niente, cl'unica cosa che poteva fare era stargli accanto, dargli il suo sostegno e il suo amore.
Katara sperava solo che gli incubi finissero presto in modo da poter tornare alla normalità.
Forse visitare Zuko e Mai avrebbe calmato Aang, sarebbe stato come ai vecchi tempi quando loro due e Sokka viaggiavano per il mondo per far imparare ad Aang tutti gli elementi.
Ancora non riusciva a credere che fossero già passati cinque anni da allora, a volte le sembrava che quel periodo fosse stato solo un sogno.
Un sogno che aveva portato tanto dolore, ma che le aveva dato anche Aang quindi in fin dei conti era stato un sogno meraviglioso.

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Capitolo 3
*** Capitolo due: Un'ospite misterioso. ***


“Sono l'ultimo dei dominatori dell'aria.”
-Aang, Il Ciclo dell'Avatar.


Non si sentiva tranquillo.
Dall'esatto momento in cui aveva messo piede al tempio si sentiva in qualche modo osservato il che era impossibille visto che era ormai deserto, ma anche sapendolo non riusciva a scacchiare quella senzasione. Sperava che meditando sarebbe riuscito a tranquillizarsi, ma anche quello non servi. Si sentiva di nuovo come quando la Nazione del Fuoco gli dava la caccia, si sentiva una preda nel mirino di un predatore.
«Forse dovremo tornare indietro Momo, oggi non sono tanto in me.» disse Aang mentre il lemure gli saliva sualle spalle per poi strofinargli contro la testa in segno d'affetto.
Facendo un'ultimo inchino davanti alla statua di Gyasto, Aang inizio a prepararsi per andare via, ma poi lo senti.
Era sicuro di aver sentito dei passi, rimase inmobille per essere sicuro di ciò che aveva sentito e il cuore gli si fermo quando gli senti di nuovo.
Nel tempio c'era davvero qualcuno, ma chi?
La possibilità che oltre a lui ci fossero altri Nomadi dell'Aria non gli passo nemmeno per la testa, infondo aveva abbandonato già da tempo quella speranza. Lui era l'unico del suo popolo ad essere sopravisutto alla guerra.
«Che qualcuno? Chi sei?»chiese entrando nel tempio senza però ricevere risposta.
Dopo un po' però lo vide, una figura incapucciatache scappo imediattamente e che decise di seguire. Nonostante stesse correndo al massimo delle sue forze Aang non riusciva a raggiungerlo, ma allo stesso tempo non lo perdeva di vista.
Era ovvio che chiunque fosse quella persona voleva che lui lo seguisse cosi Aang decise di stare al gioco anche perchè non aveva molta scelta. La corsa fini una volta arrivati nella stanza che conteneva tutte le statue degli Avatar precedenti, si guardo intorno ma dello sconosciutto non c'era traccia.
Fu un momento se non avesse sentito l'aria spostarsi la freccia l'avrebbe di sicuro colpito invece si fico nel pavimento con uan forza tale che non c'erano dubbi su qualle fosse il suo obbietivo originale. Infatti come aveva previsto su uno dei piani superiori c'era lo sconosciutto ancora avvolto nel mantello armato di arco e frecce.
«Chi sei?» domando Aang evitando altre frecce che gli venivano lanciate contro ad un certo punto decise di contrataccare con una follata d'aria, ma il suo misterioso asalitore fu più veloce e la evito, ma nel farlo non noto come Aang adesso lo stesso attacando con il dominio del fuoco riuscendo a cogliere di sorpressa lo sconosciutto che cade a terra.
Preoccupato per la sua salute Aang andò a vedere se stesse bene, ma lui era già in piedi pronto a combattere di nuovo.
«Vedo che hai imparato il dominio del fuoco, congratulazioni.» disse lo sconosciutto abbasando l'arco e con tono derisorio.
«Tu mi conosci?» chiese Aang sorpreso, tutti coloro che lo conoscevano sapevano bene che aveva imparato ad usare tutti gli elementi altrimentri non sarebbe riuscito a porre fine alla guerra però forse visto il tono lo stava solo predendo in giro.
«Meglio di quanto tu creda.» rispose lui e vedendo che Aang era ancora inmerso nei suoi pensieri n'è approfitto per scagliare un'altra freccia, l'Avatar riusci a vederla all'ultimo minuto e riusci ad evitarla anche se di strissio, ma questo bastava ed avanzava perchè pochi secondi dopo Aang non senti più il proprio corpo e cade inginocchio non riuscendo a capire cosa stesse succedendo.
«Conosci la pianta della luna?» domando lo sconosciutto mentre estraeva un coltello dalla tasca. «Devi sapere che se usata in un infusso speciale producce un veleno in grado di paralizzare il corpo di una persona anche per giorni e io l'ho usato per ricoprire le mie freccie, anche solo una goccia può essere letale.»
Aang chiuse gli occhi sapendo bene cosa avesse intenzione di fare, era caduto in una trappola come uno stupido.
«La fine del grande Avatar, non sai da quanto tempo aspettavo questo momento.» disse lo sconosciutto in tono calmo quasi annoiato ma se il capuccio non gli avesse coperto il volto si sarebbe potutto vedere come i suoi occhi brillavano di eccitazione.
Il coltello stava per raggiungere il suo obbietivo, ma dopo un po' Aang si accorse di non provare alcun dolore.
Aprendo gli occhi vide che il coltello del suo aggresore per terra e quest'ultimo dall'altra parta della stanza completamente fradico.
«Katara!» esulto Aang nel vedere la fidanzata corregli incontro per stringerlo in un'abbraccio.
«Per fortuna stai bene.» disse la ragazza mentre cercava di aiutarlo ad alzarsi, ma il velono impediva ad Aang qualsiasi movimento.
Alla fine Katara riusci al massimo ad aiutarlo a mettersi in pozisione seduta contro la statua di un'Avatar precedente. Poi l'attenzione della ragazza si rivolse allo sconosciutto che si stava ripredendo dopo il suo attacco.
«Nessuno colpisse il mio ragazzo.» disse Katara quasi ringhiando.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Vecchie conoscenze. ***


“Non voglio essere guaritrice voglio combattere!”
-Katara, Il maestro del dominio dell'acqua.


«Fammi capire adesso è diventato talmente patettico che ha bisogno di essere salvato dalla sua fidanzatina?» domando lo sconosciutto quando si rialzo e mettendosi di fronte a Katara.
«Di certo lo è meno di uno che attacca alle spalle.» ribatte Katara infuriata non solo perchè aveva cercato di uccidere Aang, ma anche perchè adesso lo stava insultando.
«Sinceramente speravo di finire in fretta la questione, ma se proprio vuoi diffendere un essere inutile come lui non sarò certo io a fermarti potrebbe anche essere divertente.» disse lo sconosciutto con tono annoiato e anche se non l'aveva ancora visto in faccia Katara già sapeva di odiarlo con tutta se stessa.
Si preparo a combattere non si sarebbe lasciata colpire da quelle frecce, ma a sua sorpressa lo sconosciutto butto l'arco e le frecce per terra per poi allontanarle con un calcio.
«Secondo me sarà più divertente combattare alla pari.» disse lo sconosciutto gettendo via il mantello rivelando un ragazzo della tribù dell'acqua, Katara non lo conosceva ma visto quello che aveva detto molto probabilmente era un dominatore dell'acqua e infatti pochi secondi dopo il ragazzo si lanciò contro di lei con una frusta d'acqua che Katara riusci ad evitare e a reindirizzare verso il ragazzo colpendolo in pieno volto.
«Sarebbe un combattimento alla pari se tu riuscisci ad utilizzare almeno le basi del dominio.» disse Katara lanciandogli contro dei pezzi di ghiacchiao sperando di bloccarlo al muro, ma nonostante la mancanza di basi il ragazzo riusci ad evitarle per poi riprovare con una frusta d'acqua solo che stavolta miro alle gambe di Katara riuscendo a farla cadere per terra proprio sulla sua sacca d'acqua che si rovescio sul pavimento.
«Sembra che tu non abbia più acqua da usare.» la derise il ragazzo.
«Tu non sei solo un principriante, ma anche uno stupido.» disse Katara che con un solo gesto del polso raccolse l'acqua caduta per terra e la lancio contro l'avversario che era cosi intanto a gongolare che venne colpito in pieno e bloccato sul muro attraverso una lastra di ghiacchio.
«Adesso dimmi perchè c'è l'avevi con Aang?» lo minaccio Katara avvicinando il viso al suo.
«Semplicemente mi sta antipatico, tutto qui.» rispose il ragazzo con nonchalance.
«Mi stai predndo in giro, giusto?» chiese Katara confussa, aveva cercato di ucciderlo solo perchè lo trovava antipatico?
Era ridicolo!
«Comunque non capisco questo interogatorio quando hai altro a qui pensare.» disse il ragazzo liberandosi dal ghiacchio e facendo indietreggiare Katara di alcuni passi nel processo.
Appena fu libero decise di scappare, la sua trappola non aveva funzionato e quella ragazza non era un'aversario alla sua portatta se avesse continuato il combatimento di sicuro sarebbe stato sconfitto.
Pazienza avrebbe trovato altre occasioni, nessuno dei due sapeva ancora di cosa fosse realmente capace.
Per sua sfortuna vide che Katara stava continuando a seguirlo decisa a non lasciarlo andare. Arrivo ad un vicolo cieco anzi per meglio dire arrivo ad un balcone estrerno che lo costinsse a fermarsi.
«Sembra che la tua corsa sia finita. Adesso arrenditi e dimi chi sei!» grido Katara pronta a colpirlo di nuovo al primo passo falso che avesse fato.
«Sappi solo questo sono una vecchia conoscenza di Aang e anche se mi hai fermato adesso non significa niente.» rispose il ragazzo salendo sul balcone con aria di sfida mentre Katara lo guardava scioccata.
Non aveva mica intenzione di buttarsi... oppure si?
«Il mio nome è Ravi.» disse e poi cade di sotto Katara corse verso di lui e riusci ad afferarlo all'ultimo minuto, ma il ragazzo adesso giaceva privo di sensi, ma per fortuna ancora vivo.
Katara però aveva poco da rallegrarsi questo ragazzo Ravi se aveva detto la verità aveva cercato di uccidere Aang e poi... sembrava ababstanza sicuro di poter realizzare il suo piano, allora perchè si era buttato?
Purtroppo per poter ottenere le risposte che voleva avrebbe dovuto aspettare che si risvegliasse cosi lo trascino all'interno del tempio, ma solo dopo averlo legato con una corda che Sokka l'aveva obbligata a portare con sé.
Ringraziando mentalmente il fratello Katara torno dal fidanzato che era rimasto dove l'aveva lasciato in quanto era impossibilitato a muoversi per colpa del veleno. Katara ricordava che la nonna le aveva parlato della painta della luna, era molto rara perchè cresceva solo al freddo del Polo Nord ed era incredibilmente letale perchè una dose massicia non solo poteva paralizzare a vita la vittima, ma poteva anche potarla alla morte.
Per fortuna Aang n'è aveva ricevutto poca per via di quel graffio superficiale datogli dalla freccia di Ravi, ma anche quel poco l'avrebbe bloccato come minimo per due o tre giorni.
«Katara, stai bene? Dove finito quel ragazzo?» domando Aang mentre la fidanzata l'aiutava a reggersi in piedi fino ad arrivare ad Appa che gli aspettava ignaro di tutto all'entrata del tempio.
«Sto bene non preoccuparti e per quanto riguarda quel ragazzo è svenuto, ma preferisco spiegarti tutto a casa.» rispose Katara stistemandolo sulla sella del bisonte per poi scendere a andare a prendere Ravi che nel frattempo si era svegliato e stava cercando di liberarsi dalle corde.
«Ehi, aiutami. Qualcuno mi ha legato.» disse Ravi in tono supplicevole.
«Adesso non fare la vittima, ti ho legato io per evitare che mi attacassi di nuovo.» rispose Katara iniziando a trascinarlo via nonostante i continui lamenti del ragazzo.
«Che stai dicendo io non ti ho mai visto in tutta la mia vita.» si lamento lui.
«Sta zitto Ravi!» sbotto Katara.
«Io non mi chiamo Ravi!» rispose lui strillando.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: Domande. ***


“Quella è roba da Avatar non conta.”
-Sokka, La palude.


Una volta tornati a casa Katara si mise subito a cercare di guarire Aang, ma i suoi sforzi sembravano inutile alla fine capì che avrebbero dovutto aspettare che il veleno perdesse il suo effetto in modo naturale.
«Non preoccuparti hai fatto del tuo meglio.» la rassicuro Aang.
«Lo so è solo... essere impotente mi da su i nervi!» sbotto katara.
«Non sei impotente Katara, sei la miglior Dominatrice dell'Acqua che conosco e poi se non ci fossi stata tu Ravi mi avrebbe sicuramente ucciso.» disse Aang in tono dolce e se non fosse bloccato dal veleno l'avrebbe abbraciatta.
«Non farmici pensare. Visto comunque che qui sono inutile vado a vedere come se l'ha cava Sokka con l'interogatoria.» disse Katara per poi dare un bacio ad Aang prima di andarsene.
Rimasto solo comincio a pensare al nome Ravi, gli sembrava in qualche modo famigliare ma non riusciva a collegarlo ad un volto o ad altro. Per di più era certo di non aver mai visto il ragazzo che adesso Sokka e Katara stavano interogando, ma la cosa che lo preoccupava di più era il motivo per il qualle aveva organizzato la trappola.
Perchè gli stava antipatico, voleva ucciderlo per quello.
Aang era ancora saldamente convinto del pacifismo che i monaci dell'aria gli avevano insegnato e sapere che qualcuno voleva togliergli la vita per un motivo cosi meschino lo faceva rattristare.

«Per l'ultima volta non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando!» grido “Ravi” come risposta all'enessima domanda di Sokka.
«Quindi neghi di aver seguito Aang al tempio per poterlo uccidere?» disse Sokka nel suo solito modo sarcastico.
Non credeva al ragazzo sopratutto perchè non aveva motivo di dubitare delle parole della sorella in particolare riguardanti una questione cosi importante.
«Senti non so più come dirterlo, ma non ho mai visto nessuno di voi prima di oggi e inoltre il mio nome non è Ravi, ma Kei!» grido il ragazzo sempre più frustato.
Anche Sokka però stava iniziando a perdere la pazienza se questo ragazzo pensava di potergli prendere in giro cosi facilmente allora si sbagliava. Se solo Toph fosse stata qui avrebbe saputo farlo confessare visto che sapeva rillevare le bugie, ma si trovava nel Regno della Terra a casa sua... esattamente come Suki.
Erano due anni che non si vedevano da quando avevano interotto la loro relazione, non era facile averne una a distanza, ma Suki doveva tornare all'isola di Kioshy con le sue guerierre e lui doveva rimanere al Polo Sud con la sua famiglia.
A volte invidiava Katara che poteva avere una relazione con Aang senza problemmi nonostante fossero di due culture diverse, questi pensieri però gli teneva per sé perchè la ragione del fato che Aang vivesse con loro era perchè non aveva altro posto in cui andare... perchè la sua cultura non c'era più.
Sokka di certo non avrebeb mai dato voce alla sua gelosia se avesse riportato alla mente di Aang eventi spiacevoli infondo anche lui era ancora abbastanza reticente sull'argomento del sacrificio di Yue quindi capiva cosa provava Aang anche se sapeva che non avrebbe mai potutto confrontare le loro situazioni o il dolore che provavano.
Il dolore di non riuscire a prottegere le persone che amavi, non avrebbe mai permesso che anche Katara provasse un sentimento del genere. Aveva sempre considerato Aang un fratello, ma da quando lui e Katara si erano messi assieme sentiva di doverlo prottegere in modo che non si ripettese quello che aveva provato con Yue. Quindi dire che era arrabiatto era un eufenismo.
«Ho due testimoni che dicono il contrario “Kei” in particolare quello che hai tentato d'uccidere.» disse Sokka ricevendo in risposta un'altra serie di urli che ripetevano le parole che il ragazzo stava dicendo da ore.
Le urla si interuppero quando una stelle di ghiacchio si confico nel muro dietro al ragazzo sfiorandolo solo di pochi cenitmetri. Sokka vide l'esrpessione terorizzata del ragazzo prima di voltarsi per vedere sua sorella sulla porta.
«Mi chiedevo quando saresti arrivata.» disse Sokka.
«Volevo vedere se riuscivo a curare Aang dal veleno. Ho fallito.» disse Katara abbasando lo sguardo sconsolata, ma lo rialzo subito puntandolo verso il ragazzo evidentemente infuriatta. «Ascoltami bene, non mi importa se tu non ti ricordi cosa hai fatto, ma io ero lì e ti ho visto quindi faresti meglio a collaborare altrimentri saremo costretti a spedirti in prigione per tentato omicidio.»
«Ma non ho fatto niente... tutto quello che so e che prima ero a casa mia e poi mi sono ritrovato legato qui e interogatto da voi.» rispose il ragazzo sull'orlo delle lacrime.
I due fratelli si guardarono l'un l'altro, il ragazzo non stava collaborando, ma Katara aveva ragione aveva combattuto contro di lui per proteggere Aang e quest'ultimo era certo che il ragazzo avesse provato ad ucciderlo d'altronde la situazione non lasciava dubbi.
Sokka alla fine prese Kei e lo trascino via mentre lui piangeva di essere innocente e di non aver fatto niente. Katara guardo la scena e all'improvisso senti dispiacere per quel ragazzo anche se era impossibile che fosse innocente si ritrovo a chiedersi se invece non lo fosse davvero.
Ma se stava dicendo al verità allora con chi aveva combatutto?
E sopratutto chi c'è l'aveva con Aang?
La dominatrice dell'acqua inizio a preoccuparsi seriamente alla possibilità che la situazione si potesse ripresentare, ma anche se fosse succeso lei non avrebbe permesso a nessuno di fare del male al suo amato Avatar.

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque: Minaccia. ***


“Sei bellissima quando odi tutto e tutti.”
-Zuko, La festa da ballo.


Nessuno dei due fratelli si ricordava di aver mai visto il pallazzo del signore del fuoco cosi decorato come quella volta, Aang invece si ricordava di averlo già visto cosi quando Roku, l'Avatar che l'aveva precedutto gli aveva mostrato la sua vita compresso il suo matrimonio con la moglie Ta Min.
«Ragazzi siete arrivati!» grido Toph andando verso di loro.
I tre abraciarono l'amica cieca felici di vederla era passato un'anno dall'ultima volta che era venuta al Polo Sud per una visita e si era lamentata costantemente del freddo e del fato che fosse costretta a portare delle scarpe per evitare l'ippotermia anche se questo le limitava la “vista” dei suoi piedi.
«Toph, come stai?» domando Aang.
«Benissimo Piedirapidi, sto progettando di aprire una scuola per trasmettere ad altri la mia conoscenza sul dominio del metallo.» rispose Toph.
«E dimmi lo fai come gesto disinteressato o vuoi solo farti adorare dai tuoi studenti?» domando Sokka.
«Per entrambi i motivi mi sembra ovvio.» rispose Toph facendo ridere tutti. «A proposito stavo per dimenticarmi... lo sposso vuole vederti Avatar.»

Aang trovo Zuko in camera sua assiame a suo zio Iroh ed era evidente che lo stavano aspettando per qualcosa di serio viste le loro faccie.
«Volevi vedermi Zuko?» domando Aang sorridendo sperando di smorzare la tensione che sentiva esserci nella stanza.
«Colui che ti attaccato è ancora in prigione?» domando Zuko senza troppe cerimonie.
«Si.» rispose Aang abbasando lo sguardo.
Kei o Ravi come si chiamava il ragazzo era ancora in prigione nonostante continuasse a dirsi innocente, Aang andava spesso a trovarlo e a parlare con lui e ad essere sincero pensava davvero che il ragazzo fosse innocente sopratutto perchè non aveva lo stesso tono derisorio che aveva al voce di chi l'aveva attaccato, ma purtroppo era stato lui a combattere contro Katara di questo non c'era alcun dubbio e perciò non si poteva liberare senza un valido motivo basandosi solo su delle speculazioni che potevano benissimo essere fasulle.
«Allora in questo caso ha un complice perchè stamattina mi è arrivata questa.» disse il Signore del Fuoco consegnando una lettera all'Avatar.
“Mio caro signore del fuoco volevo farti gli auguri per il tuo matrimonio e avvertiti che verrò anch'io e uccidero sia te che l'Avatar. Ravi.”
Aang rimase senza parole, quel ragazzo era davvero innocente, ma sopratutto Ravi era ancora in giro e stava programando di ucciderlo oggi assieme a Zukko.
«Devi annulare il matrimonio e dire alle guardie di fare attenzione e...» inizio Aang prima di venir interotto da Iroh.
«Come mio nipote ti ha detto la lettera è arrivata solo questa mattina assieme ai primi ospiti ormai è troppo tardi per annulare al cerimonia... e poi se mio nipote non si sposa oggi quando mai lo farà.» disse Iroh per poi scoppiare a ridere ignorando volutamente l'occhiatacchia che gli lanciò il nipote.
«Ho già detto alle guardie di aumentare al sicurezza e di non dire niente a nessuno per non allarmare gli ospiti.» disse Zuko. «Ti ho avvertito solo perchè sei anche tu un'obbietivo di questo misterioso Ravi, ma mi aspetto il riservo anche da te. Non devi dirlo a nessuno nemmeno a Katara, siamo intesi?»
«Certo Zuko, manterò il segreto non preoccuparti.» rispose Aang facendo un leggero inchino prima di andarsene.

«Come sarebbe a dire che Ravi è qui?!» strillo Katara.
«Per favore abbassa la voce, non deve saperlo nessuno.» disse Aang facendo segno alla fidanzata di diminuire il volume. «Kei diceva la verità è innocente. Ravi è qui ha in programma di eliminare sia me che Zuko.»
«D'accordo, ma vorrei farti notare che Ravi potrebbe essere chiunque.» disse Sokka giocherellando con il bicchiere che aveva in mano. Aang, Katara, Sokka e Toph erano seduti al loro tavolo in attessa dell'inizio della cerimonia e in quel fragente stavano discuttendo della questione del possibile omicidio che si sarebbe svolto chi sa quando nel lasso della giornata.
«Capitan Boomerang ha ragione, non sappiamo che aspetto abbia o come abbia in programma di attuare il suo piano.» intervenen Toph che come Zuko aveva ottenuto tutti i dettagli sulla questione via lettera.
«Una cosa certa è che non potrà usare la pianta della luna, il suo veleno esattamente come la pianta stessa non può sopravivere in luoghi troppo caldi quindi almeno non potrà giocarsi quella carta.» disse Katara strigendosi d'istinto al braccio di Aang.
Nonostante il pallazzo fosse pieno di guardie e che quest'ultime fossero aiutate anche dalle Guerierre Kyoshi, Katara continuava a pensare che fosse l'unica in grado di diffendere il proprio ragazzo e se Ravi avesse provato ad avvicinarsi di nuovo a lui glil'avrebbe fatta pagare.
Nel mentre Sokka penso alla questione di Kai. Com'era possibile questo scambio di persona, a meno che non fossero complici, magari facevano parte di una banda e “Ravi” era semplicemente un nome in codice che usavano.
I pensieri del gruppo venerro interotti quando si levo il suono che segnava l'inizio della cerimonia e almeno per il momento le preoccupazioni erano accantonate per festeggiare la felicità dei loro amici.

Durante cerimonie di tutti i tipi amava sedersi infondo perchè era il posto perfetto per osservare tutto e tutti, ma sopratutto per riuscire a svigniasserla senza essere visto.
Dovevva ammeterlo non era stato facile entrare al matrimonio del signore del fuoco, ma c'è l'aveva fatta e adesso doveva solo mettere in atto il suo piano.
Quegli sciocchi non avrebbero nemmeno capito cosa stava succedendo e quando l'avrebbero fatto sarebbe stato troppo tardi.

«Mai sei veramente bellissima.» disse Katara abbaraciando la sposa.
«Grazie, ammetto che senza l'aiuto di Ty Lee non credo che sarei cosi bella.» rispose Mai.
«Non dire sciochezze tu sei sempre bellissima.» disse Zuko mettendo un braccio intorno alle spalle della moglie.
«D'accordo la ragazza emo è molto bella, ma adesso parlaimo di altro tipo quando sarà il prossimo matrimonio del gruppo?» disse Toph indicnaod con la testa Aang e Katara che diventarono rossi come due barabbiettole.
«Tu non possiedi n'è la vista n'è il senso del tato.» disse Sokka anche se in realtà si stava facendo la stessa identica domanda.
Cosa diavolo stava aspettando Aang per sposare sua sorella? Un'invito scritto?
Forse però aspettava proprio quello, forse non aveva ancora ricevuto l'approvazione del padre anche se come tutti Hakoda era d'accordo alla relazione della figlia con l'Avatar. Una volta tornati a casa n'è avrebeb parlato con il padre e forse finalmente sarebbe riuscito a convincere i due fidanzati.
All'improvisso appari una guardia che si precipito verso di loro. Tutti quanti si preoccuparono e pensarono che Ravi stesse per attacare, ma invece la guardie diede loro una notizia del tutto diversa e alquanto inaspettata.
«Mio signore, mi hanno contatato dalle prigioni vostro padre è stato uccisso.»

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Capitolo 7
*** Capitolo sei: Problemmi di cuore. ***


“Io non lo so! Dico sul serio cosa vi prende a tutti? Io sono cieca!”
-Toph, La fuggitiva.


“Mio caro signore del fuoco spero che perdonerai la mia piccola bugia, ma cerca di capire dovevo tenere la guardie occupate mentre mi vendicavo di vostro padre. Almeno adesso anche lui sa cosa ha provato la mia famiglia, ma non temere tu e l'Avatar rimanette i miei obbietivi in particolare quest'ultimo. A presto Ravi.”
Tutti quanti erano rimasti schioccati dalla notizia appena ricevutta.
Sokka si era messo in disparte a pensare, Ozai non era più una minaccia da cinque anni eppure per vendetta l'aveva uccisso, molto probabilmente Ravi c'è l'aveva con la Nazione del Fuoco e sinceramente Sokka non poteva dargli torto visto che erano stati al causa delle guerra dei cent'anni. Evidentemente a casua di Ozai Ravi aveva perso la famiglia e voleva vendetta, ma ancora Sokka non capiva cosa c'entrasse Aang in tutto questo.
A quanto pare Ravi voleva ucciderlo perchè gli era antipatico, ma non aveva senso anzi non era proprio un motivo per uccidere qualcuno e da guerierro Sokka pensava che una motivazione simili fosse un disonore e poi perchè Aang?
Era una delle persone più simpatiche del mondo che riusciva a fare amicizia con chiunque persino con Zuko che per quasi un'anno aveva tantato di catturarlo e che ha Ba si seng era stato indirettamente responsabille del fulmine che Azula gli aveva lanciato. A questo proposito un dubbio si insinuo in Sokka.
«Penso che dovresti mandare qualcuno a sovvergliare tua sorella.» disse Sokka diretto a Zuko.
«Stavo pensando la stessa cosa, si trova ancora in ospedale ed sovergliatta ventiquattr'ore su ventiquattro, ma aumentero la soverglianza nel fratempo nessuno deve conoscere la morte di mio padre e stavolta parlo sul serio.» disse Zuko lanciando un'occhiatta abbastanza eloquente all'Avatar che distolse lo sguardo con aria colpevole.
Il gruppo usci dalla sala del consiglio e mentre usciva Sokka sbatte contro qualcuno che si rivelo essere Suki.
I due si guardarono evidentemente a disagio prima che Sokka si decidese a parlare.
«Come stai Suki?» disse il ragazzo.
«Bene grazie e tu?» chiese a sua volta Suki.
«Bene cioè due dei miei migliori amici sono stati minacciati di morte, ma a parte questo sto bene.» rispose Sokka.
«Inefetti è una situazione un po' complicata, ma infondo nìè siamo usciti da peggiori.» disse Suki.
Sokka distolse lo sguardo non sapendo più cosa dire, ma per sua fortuna in quel momento arrivo Toph che lo trascino via.
«Grazie Toph mi hai salvato da una situazione imbarazzante.» disse Sokka alla ragazza cieca.
«Non l'ho fatto per quello.» mormorro Toph.

Ipocrita.
Ecco cos'era, solo un'ipocrita e l'aveva appena dimostratto.
Possibile che nemmeno dopo cinque anni riuscisce a dimenticare quella stupida cotta infantile?
In realtà pensava di averlo fatto sopratutto perchè aveva avuto vari corteggiatori e sopratutto varie relazioni in quegli anni, ma non ci poteva fare niente se quando aveva visto Sokka e Suki assieme aveva di nuovo provato una fitta di gelosia.
Non voleva stare con Sokka, aveva superato l'infatuazione per lui, ma per qualche motivo non voleva che stesse con un'altra ed era questo il motivo per il qualle era un'ipocrità. O forse era semplicemente arrabiatta per il fatto che Sokka non si fosse mai accorto che ai tempi del loro viaggio lei lì moriva dietro, ma d'altronde come poteva saperlo?
Toph l'aveva sempre nascosto a tutti quanti e nessuno se n'era accorto al contrario di Aang che all'epoca lasciava trasfarire la cotta per Katara in maniera cosi vivida che a Toph basto uno sguardo per capire i sentimenit dei due... e lei era cieca!
Dopo la guerra il gruppo aveva fatto un paio di viaggi assieme, ma ognugno di loro poi era tornato dove apparteneva e lei era tornata a casa dai suoi genitori. Parlarono per giorni, urlandosi a vicenda o ascoltandosi in maniera pacifica, ma alla fine si erano capitti. In quell'anno Toph aveva fatto cosa che pensava impossibili, aveva viagiatto, fatto amicizia, messo fine ad una guerra ed era riuscita a riaparcificarsi con i suoi e tutto questo per merito di Aang.
Quindi se questo Ravi pensava che sarebbe stato cosi facile fare del male al suo amico si sbagliava di grosso anche perchè di una cosa Toph n'è era certa.
Nessuno era al livello della migliore dominatrice della terra del mondo!

Aang e Sokka stavano finendo di caricare le valigie su Appa per tornare al Polo Sud, visto che oltre ad Aang anche Zuko era un versaglio di Ravi la cosa più sensata era che non fossero mai troppo vicini per evitare che Ravi n'è approfitarsi per liberarsi di entrambi contemporaneamente.
«Mi spiace che tu e Suki non siate riusciti a chiarirvi.» disse Aang all'amico.
«Non ti preoccupare infondo ci siamo detti tutti a suo tempo, non potevamo abbandonare le nostre case per seguire l'altro tutto qui.» rispose Sokka.
Aang si rabbuio avrebbe tanto voluto aiutare Sokka, ma non sapava come fare perchè quello che l'amico aveva detto era vero. Si riteneva fortunato a poter stare con Katara, ma poi pensava a coloro che non poteva fare altretanto perchè divisse delle proprie nazioni e popoli.
A questo Aang ci pensava già da un po', ma sarebbe stato bello creare un posto unico per tutti come una quinta nazione formata da coloro ce voleva vivvere assieme ad altri per creare famiglie come quella che un giorno lui voleva con Katara.
Forse però era possibile, in passato durante la guerra la nazione del fuoco aveva occupato parte di quella della terra formando le proprie colonie, se si potesse rifare, ma in maniera pacifica e collabornado tra le varie nazioni allora forse questo suo progetto poteva benissimo diventarè realtà.
N'è avrebbe dovutto parlare con Zuko e con gli altri sovrani, ma forse per quanto piccola c'era una possibilità. Ora come ora però la sua concentrazione doveva essere rivolta solo a Ravi e allo scoprire la sua identità.

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette: Ricordi dal passato. ***


“Come hanno potutto farmi questo? Mi hanno portato via tutto anche le persone che più amavo!”
-Aang, La tempesta.


Perchè?
Da quando era iniziata tutta questa facenda di Ravi, Aang si sentiva cosi strano, quasi depresso ma non capiva il motivo.
D'accordo Ravi voleva ucciderlo, ma l'aveva già affrontato... era già morto per colpa di Azula a Ba Si Seng quindi non era quello il motivo. Si sentiva come quando era scapatto dal tempio perchè non voleva essere separato da Gyasto, si sentiva per qualche strana ragione... solo.
Una solitudine cosi straziante che aveva provato solo una volta in vita sua e che comunque non era durata per più di un giorno.
Voleva scoppiare a piangere perchè semplicemente questa solitudine non aveva senso, aveva una nuova famiglia, degli amici e Katara per cinque anni aveva avuto una vita felice e serena assieme a loro e allora perchè all'improvisso si sentiva cosi?
«Tutto bene?» domando Katara sedendosi vicino a lui, Aang appoggio la testa sulla spalla della fidanzata grato che riuscisce sempre a sapere quando aveva bisogno di lei e che sapesse consolarlo di conseguenza.
«In realtà non lo so. Questa faccenda di Ravi per qualche motivo mi mette ansia.» rispose Aang sospirando.
«Non ti preoccupare risolveremo questa faccenda come abbiamo sempre fatto. Siamo il Team Avatar, no?» disse Katara strappando un sorisso al ragazzo.
«Alla fine Sokka ti ha convinto di quel nome, vero?» disse Aang molto più sereno, ma infondo era sempre questo l'effetto che Katara aveva su di lui.
Non poteva vivvere senza di lei.

Spalanco gli occhi e rimase a fissare il soffitto per un paio di minuti prima di calmarsi.
L'incubo era tornato solo che stavolta se l'ho ricordava o meglio lo ricordava in parte. C'era un uomo, un nomade dell'aria come lui era molto arrabbiatto e i suoi occhi erano pieni d'odio, ma a parte quello non ricordava il resto del viso ciò nonostante gli sembrava una scena cosi famigliare eppure allo stesso tempo estranea... forse riguardava una sua vita precedente?
Con questo pensiero Aang si vesti e usci di casa dirigendosi verso un luogo isolato per poter meditare in pace e comunicare con Roku.
«Aang sono felice di vederti, dimmi mi hai chiamato per un motivo aprticolare?» domando lo spirito di Roku.
«Si. Ultimamente ho fatto spesso degli incubi che non riesco a ricordare, am stavolta mi è rimasto impresso un dettaglio, una discussione però mi sembra di averla già vista non in sogno ma nella realtà.» spiego Aang sperando che Roku lo capisse.
«Pensi dunque che tali incubi dipendano da una vita precedente?» domando Roku ed Aang annui. «Mi dispiace contradirtti, ma non è cosi le visioni sono molto chiare e quando si hanno lo si sa non si è in dubbio.»
«Allora cosa può essere questa senzasione?» chiese il ragazzo.
«Molto probabilmente sono i tuoi ricordi, magari di quando eri molto piccolo.» rispose Roku.
«Forse... non lo so, da quando è apparso Ravi per la prima volta è tutto cosi complicato.» disse Aang predendosi il viso tra le mani e scuotendo la testa.
«Sono certo che riuscirai a cavartela come hai sempre fatto, non temere Aang io credo in te.»
E cosi dicendo Roku sparì lasciando Aang solo con i suoi pesieri nel bel mezzo della notte... bè per essere precissi con lui c'era anche Momo che ad un certo punto si mise a ringhiare verso un punto lontano.
Aang, che non aveva motivo di dubbitare dell'animale, si avvio con cautela verso il punto in questione, ma non vide niente.
«Aang.» lo chiamo una voce e il ragazzo non potè fare a meno di urlare quando senti una mano poggiarsi sulla sua spalla. Con grande sollievo vide che era solo Sokka.
«Scusa Sokka, mi hai fatto paura. Che ci fai in giro di notte?» domando Aang.
«Cercavo te. Lo sai cosa mi farà Katara se ti becchi una polmonite?» scherzo il ragazzo avviandosi assieme all'Avatar verso casa.
«Lo so non sarei dovutto uscire, ma avevo bisogno di contatare Roku speravo mi potesse aiutare con una faccenda.» spiego Aang.
«Intendi Ravi?» chiese Sokka predendo Momo in braccio, il lemure che di solito era molto felice di poter stare con Sokka stavolta sembrava profondamente a disaggio continuando a muoversi e a soffiare verso il ragazzo della tribè dell'acqua.
«No, era una domanda personale e... EHI!» Aang riusci a spostarsi all'ultimo secondo anche se fare un movimento cosi rapido l'aveva fatto scivolare sulla neve.
Sokka aveva provato a colpirlo con il proprio Boomerang e sembrava all'improvisso piuttosto infuriatto.
«Perchè non rendi le cose facili ad entrambi e non lasci che ti colpissa!» sbraito Sokka lanciando Momo contro una roccia cosi forte che l'animale perse i sensi.
Aang guardo la scena allibito senza la più pallida idea di cosa fare.

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Capitolo 9
*** Capitolo Otto: Scontro tra amici. ***


“Non ti ho contatto sai, nessun dominio.”
-Toph, L'inseguimento.


«Sokka che diavolo stai combinando?» domando Aang rimetensodi in piedi e osservando l'amico che lo guardava con un misto di odio e divertimento.
«Secondo te? Tu rappresenti tutto quello che io detesto!» disse Sokka tentando di colpirlo, ma Aang riusci a scivare anche questa volta riuscendo con il dominio dell'aria a mettere tra sé e l'amico qualche metro di distanza.
Non voleva asoslutamente combatterlo o fargli del male cosi decise che chiedere aiuto a Katara fosse la scelta migliore e inizio a corerre verso il vilaggio.
«Ma bravo, scappa pure tanto è quello che ti riesce meglio!» grido Sokka lanciandogli contro il boomerang che riusci a colpire l'Avatar che cade nuovamente al suolo sbattendo la faccia e ingoiando della neve.
Quelle parole gli erano entrante in testa e l'aveva decocentratto.
Scappare, lui davvero non sapeva fare altro?
Rimasto inmobile inmerso in quei cupi pensieri non senti Sokka avvicinarsi a lui pronto a colpirlo a tradimento.
«Aang scappa!» si senti dire e subito torno concentrato evitando l'attacco all'ultimo minuto.
«Sokka non voglio farti del male.» cerco di ragionare l'Avatar stavolta consapevole che l'amico non si sarebbe fatto scruppoli nel colpirlo alle spalle.
«Come se potessi anche esserne in grado.» lo canzono prima di fare un nuovo tentativo, ma stavolta Aang non si sarebbe lasciatto cogliere inpreparato. Grazie al dominio dell'acqua getto della nevenegli occhi di Sokka e poi allontanto il ragazzo colpendolo con una follatta d'aria.
«Basta Sokka, io e te siamo amici!» disse Aang sperando di far rinsavire Sokka.
«Amici?» disse lui alzandosi e scrollandosi la neve di dosso come se nulla fosse. «Noi non siamo amici e non l'ho saremo mai!»
Aang fu certo di sentire il cuore spaccarsi in due a quell'affermazione, ma il dolore emotivo fu di breve durata perchè fu subito sostituito da quello fisico.
Non urlo nemenno quando Sokka gli trafigeva la spalla con la spada macchiando la neve di sangue.
«Addio ultimo dominatore dell'aria.» disse Sokka prima che la vista di Aang si oscurò completamente.

Era svenuto a casua dello schock non c'erano altre spiegazioni. Vedendo lì inerme e completamente alla sua merce lo divertiva parecchio, lui amava le cose facili. Forse in molti avrebbero potutto dire che non era leale o onorevole il suo modo di combattere, ma non gli importava.
Quando si sfidava qualcuno e si metteva sulla linea la popria vita allora ogni cosa contava sopratutto sfruttare il fatto che l'Avatar non avrebbe mai fatto del male a qualcuno a lui caro.
Si preparo a finirlo quando all'improvisso lì tremo la mano facendo cadere la spada per terra cosi come lui cadde in ginnochio afferandosi la testa che stava iniziando a fare male. Non riusciva più a controllare il suo respiro o il resto del corpo se per questo.
Alla fine urlo come un'animale in gabbia prima di svenire.

Katara si sveglio di soprasalto con un pessimo presentimento che poco dopo venne confermato.
Le stanze di Aang e Sokka erano vuote, ma la cosa che più la preoccupava era la scomparsa delle armi del fratello il che voleva dire che ovunque fosse andato se le era portato dietro. Di norma non sarebbe stata preoccupata e avrebbe pensato che Sokka fosse andato a caccia e che avesse trascinato Aang con se, nonostante quest'ultimo fosse vegetariano a volte si offriva di accompagnare Sokka a patto che la preda fosse stata lasciata in vita fino all'arrivo al vilaggio in modo che Aang non avrebeb dovuto assistere alla fine della povera bestiola.
In quell'occasione però non era tranquilla sopratutto perchè Sokka non portava mai con se la spada durante la caccia e sopratutto era notte fonda fuori si gelava e solo un pazzo sarebbe uscito.
Diede uno sguardo la cielo e si soffermo a guardare la luna piena per un po', subito dopo si mise il cappotto e usci a cercare i due.

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove: Il segreto di Ravi. Capitolo Nove: Il segreto di Ravi. ***


 “È il mio dovere, Sokka.”
-Yue, L'assedio del nord – parte 2.


Appena apri gli occhi la priam cosa che fece era prendere profonde boccate d'aria come se non respirasse da anni. Doveva dire agli altri quello che aveva scoperto il prima possibile anche se in realtà non sapeva se la sua fosse una buona o cattiva notizia.
L'unica cosa certa era che gliel'avrebbe pagatta per quello che gli aveva fatto fare. Il suo sguardo segui una scia luminossa che si fermava su un corpo privo di sensi.
«Aang!» grido accorendo al fianco del suo amico, per fortuna respirava ancora, ma aveva perso molto sangue per via della ferita... la ferita che gli aveva inflitto lui.
Sokka dovette reprimere l'impulso di vomitare facendo invece del suo meglio per fasciare la ferita di Aang con un pezzo di stoffa del suo cappotto poco gli importava se avesse avuto freddo, era stata colpa sua. Certo era riuscito ad avisare Aang di scansarsi prima che lo colpisse alle spalle e alla fine aveva ripresso il controllo abbastanza a lungo per non ucciderlo, ma ciò non cambiava il fatto che l'aveva ferito e che se non si fosse sbrigato a tornare a casa entrambi sarebbero finiti assiderati.
«Sokka!» si senti chiamare il ragazzo e con inmensa gioia riconobbe la voce della sorella.
«Katara! Katara da questa parte!» grido Sokka mettendosi Aang sulle spalle e cercando di trovare la sorella, ma intorno era troppo buio anche solo per vedere un ad palmo dal naso e mentre lui camminava alla cieca sentiva il respiro di Aang farsi più debole.
«Sokka, dove sei?» grido Katara, ma Sokka non riusciva a capire da dove provenisse la voce a causa del vento.
“Detesto la notte al polo!” penso Sokka cercando di trovare una soluzione al problemma, ma era più facile a dirsi che a farsi.
Fu in quel momento che rivide quel fascio di luce, sembrava guidarlo verso qualcosa e a corto di opzioni decise di seguirlo e poteva giurarlo sembrava che quella luce si muovesse con lui.
«Sokka!» strillo di gioia Katara quando vide il fratello e subito gli andò incontro per abbraciarlo, ma si fermo di colpo quando vide il fidanzato privo di senso e ferito. «Cos'è successo?!» chiese in preda all'ansia.
«Te l'ho spiego dopo adesso dobbiamo pensare a riportalo a casa e poi mando un messaggio a Zuko e a Toph devono venire qui il prima possibile.» disse Sokka mentre Katara prendeva Aang tra le sue braccia.
Una volta tornati finalmente al vilaggio Sokka si fermo sulla soglia di casa e si volto verso la luna che prima aveva generato la luce che aveva salvato lui e Aang.
«Grazie Yue.» disse Sokka sorridendo.

Due giorni dopo Zuko, Toph e Mai assieme ovviamente alle guerriere Kyoshi erano arrivati al Polo Sud grazie ai dirigibilli.
«Quagli sono queste informazioni importanti?» domando Toph appena “vide” Sokka.
«Ve l'he dico dentro perchè è una cosa che anche Aang e Katara devono sapere.» rispose Sokka.
Entrarono tutti in casa o per meglio dire la maggior parte delle guerierre rimase fuori e ad entrare fu solo Suki che come tutti notò subito come Aang appareva abbattuto il che era strana visto che anche nelle peggioi situazione riusciva ad essere sempre cosi ottimista e spensierato riuscendo a rincuorargli tutti.
«Tre giorni fa ho cercato di uccidere Aang.» disse Sokka e un silenzio teso scesse nella stanza.
«Come ho fatto io quando ho assoldato quel sicario?» domando Zuko guadagnandosi un'ochiataccia da tutti i presenti, ma sopratutto da Katara.
Anche se erano diventati amici la ragazza non aveva ancora perdonato certi argomenti al giovane signore del fuoco e perciò rinvangargli, sopratutto se riguardavano al salute di Aang, era un buon modo per farla arrabiare.
«Zuko fa un favore a tutti e sta zitto finchè Sokka non avrà finito di parlare.» disse Mai mettendo una mano sulla spalla del marito, il qualle abbasso lo sguardo imbarazzato.
«Grazie per l'intervento Zuko.» disse Sokka facendo tornare l'attenzione su di sé. «Ma in realtà non ero proprio io, Aang tutto quello che ti ho fatto o detto era opera di Ravi. Il nostro nuovo nemico è diverso dagli altri è uno spirito.»
«Come sarebbe uno spirito?» domando Aang, sapeva che esistevano spiriti malvagi, ma comunque non potevano entrare nel mondo umano cosi faccilmente tranne forse duranti i solsisti o gli equinozzi e il più vicino si sarebbe stato tra due mesi per segnare l'inizio dell'autunno.
«Bè non uno spiritto come He Bei o Koh, ma uno spiritto come fantasma.» spiego Sokka «In passato era una persona... nel presente è morto però il suo spirito è rimasto qui e può prendere posseso delle persone.»
«Per questo è riuscito ad uccidere mio padre anche se Kei era in prigione.» commento Zuko.
«Essatamente. Non abbiamo tanti nemici, ma uno solo in grado di possedere chiunque voglia quando voglia.» disse Sokka con sguardo serio.
Aang non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo, in quei giorni l'affermazione di Sokka secondo la qualle non erano amici l'aveva tormentato, ma per fortuna aveva scoperto che non era quello che pensava lui era stato Ravi a dirlo. L'Avatar strinse i pugni, Ravi aveva passato ogni limite.
Aveva usato Sokka contro di lui e questo non l'avrebbe mai perdonato.

Mentre il Team Avatar era intento a discuttere Ravi, avendo preso il controllo di un ragazzo del regno della terra, era finalmente arrivato al tempio dell'Avatar Yangchen.
Era un piccolo tempio molto semplice ed era lì che si trovavano le pergamene di cui aveva bisogno. Adesso doveva solo completare al sua vendetta verso la famiglia reale della Nazione del Fuoco e sbarazzarsi di quel moccioso di Aang.
Ogni volta che l'ho vedeva si sentiva riempire di una rabbia accecante, perchè quando lo guardava vedeva entrambi. Lei che aveva perso per sempre e lui il responsabile di tutto, Avatar o no, ultimo dominatore dell'aria o no quel moccioso avrebbe presto esalato l'ultimo respiro.

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Capitolo 11
*** Capitolo Dieci: Paura e protezione. ***


“Proprio come dice la leggenda ci siamo fatti guidare dall'amore.”
-Aang, La grotta dei due amanti.


Era riuscita a diventare una maestra del dominio dell'acqua in poche settimane padroneggiando vari stili in pochissimo tempo e a sua volta gli aveva insegnati ad Aang ciò nonostante aveva chiesto a Pakku di fargli delle sezioni private per aiutarla a migliorare.
Non poteva lasciare nulla al caso e mai avrebbe permesso che si ripettesse la situazione di Ba Si Seng, anche a costo della vita non avrebbe mai lasciato che qualcuno ferise di nuovo Aang, stavolta se era neccesario anche uccidere l'avrebbe fatto anche se come uccidere uno spirito non lo sapeva. Ravi era impossibile da fermare completamente anche se gli avessero tolto il controllo del ragazzo posseduto in quel momento, n'è avrebbe semplicemente posseduto un'altro e cosi via all'infinitto finchè non avesse raggiunto i suoi obbiettivi.
La cosa che più la facceva arrabiare era che Ravi avesse usato Sokka, suo fratello, contro Aang sapendo benisimo che quest'ultimo non avrebbe mosso un dito, di tute le persone che aveva incontrato in vita sua Katara era sicura di una cosa Ravi era il più squallido e il più vile di tutti.
«D'accordo Katara direi che è il momento di una pausa.» disse Pakku.
«No! Non ho bisogno di pause ho bisogno di continuare ad allenarmi!» disse la ragazza con il fiatone.
«Ormai hai dicianove anni quindi impara a comportarti come una donna adulta e non come un'adolesciente in piena crisi ormonale!» disse Pakku non lasciando mai scivolare la sua espressione seriosa. Alla fine Katara si lascio cadere a terra esausta e solo allora notò di aver quasi distrutto l'aula della scuola in cui si stava essercitando quello e anche il fatto che il sole stava per tramontare, lei era arrivata lì alle prime luci del mattino. Pakku mise una mano sulla spalla dell'alieva e le sorrise con calore.
«So che sei preoccupata per l'Avatar, lo sarei anch'io se al suo posto ci fosse tua nonna, ma cosi facendo fai male solo a te stessa. Bisogna sempre conoscere i propri limiti e rispettargli.» le disse Pakku e Katara annui sapendo benissimo che il suo maestro aveva ragione se avesse continuato di questo passo si sarebbe distrutta da sola e non sarebbe stata utile a nessuno.
«Io non voglio perderlo.» disse Katara con lo sguardo basso e trattenendo appena le lacrime.
«Lo so, ma non pensi che lui provi le stesse cose per te?» disse Pakku abbraciandola. «Se dovesse perderti cosa credi che accadrà? Sopratutto se ciò accadesse perchè ti sei distrutta nel cercare di aiutarlo?»
La ragazza annui, la verità era che questa situazione la stava faccendo impazzire.
Voleva fermare Ravi il prima possibile per tornare a vivere una vita tranuilla con Aang e gli altri senza minaccie di morte o altro di questo genere. Lei semplicemente non poteva perderlo di nuovo, non l'avrebbe sopportato.
«Voglio stare con lui per sempre.» mormorro Katara.

Meditare l'aveva sempre aiutato quando si trattava di prendere decisioni difficili, ma stavolta non sembrava funzionare.
Più cercava di trovare un modo per sconfiggere Ravi e meno gli sembrava possibile nemmeno quando aveva dovuto affrontare il dilemma di uccidere o meno Ozai aveva avuto cosi tanto dificoltà, ma Ozai era una persona mentre Ravi era uno spirito. Senza contare che all'epoca non era perseguitato dagli incubi, Roku aveva avuto ragione era i suoi ricordi di quando era molto piccolo che lo stavano perseguitando, l'aveva capito quando il giorno dopo la riunione aveva di nuovo sognato quel litigio e anche se non capiva tutte le parole e uno dei due uomini era ancora solo uan figura indistintà l'altro era senza alcun dubbio Gyasto.
Gli mancava l'uomo che gli aveva fatto da padre, avrebbe di sicuro avuto dei consiglirli da dargli per risolvere questa situazione, ma lui non c'era più ed Aang avrebeb dovutto trovare una soluzione al problemma da solo visto che come aveva detto Sokka: “Tu sei il ponte tra il nostro mondo e quello degli spiritti se qualcuno dovesse trovare un modo per fermare Ravi quello sei tu.”
Senti qualcuno abbraciarlo da dietro e sorisse capendo che si trattava di Katara.
«La meditazione ti ha aiutato?» domando Katara.
«Non molto invece scometto che tu hai fatto progressi con Pakku, giusto?» rispose Aang soridendo per la prima volta nell'arco della giornata. Katara sospiro indecisa se parlare ad Aang delle sue paure, già una volta si era ritrovata in questa situazione e la paura le aveva impedito di esprimere i suoi sentimenti, le aveva fatto dire una bugia che avrebbe potutto costarle Aang per sempre.
«Non mi va di parlarne.» disse infine decidendo che almeno per ora non era giusto sovracaricare Aang di altri pessi.
«Sei sicura? Mi sembri... esausta.» disse Aang predendole il viso tra le mani per guardarlo meglio.
«Ok, forse sono un po' stanca. Che n'è dici di uscire?» domando Katara.
«Uscire?»
«Si, cioè un'appuntamento cosi per svagarsi un po', solo tu e io.»
Aang ci penso su, era da tempo che non riusciva a stare da solo con Katara e in fin dei conti era vero che forse svagarsi era quello di cui aveva bisogno quindi accetto con gioia la propostra della fidanzata.
Quando era piccola la guerra aveva quasi completamente cancellato le attrative del Polo Sud come fiere e altro. Gli unici giochi rimasti erano le palle di neve, di quella non si era mai accorto, e andare in slittino con i pinguini cosa che non aveva fatto per anni prima dell'arrivo di Aang, quello era uno dei suoi ricordi più cari quindi non fu una sorpressa se entrambi decisero di ripettere l'esperienza durante l'appuntamento.
La serata era passata in maniera tranquilla e sembrava che le minaccie di Ravi fossero solo un brutto ricordo mentre i due si divertivano assieme. Inoltre per la prima volta dall'inizio della loro relazione Katara aveva finalmente convinto Aang a provare a pattinare, l'Avatar accetto sepur rilutante e tale rilutanza era giustificata perchè evidentemente il pattinaggio non era una sua abilità e quando cade per terra a causa della mancanza d'equilibrio scoppio a ridere divertito coinvolgendo nella risata anche Katara che non si sarebbe mai stancata del lato spensierato diAang anche perchè quello era uno dei motivi per il qualle si era innamorata di lui, la sua capacità di farla sentire meglio non importava cosa.
Alla fine quando ormai era notte fonda tornarono a casa, ma invece di andare ognugno nella propria stanza, ma dormirono assieme dopo aver fatto l'amore.
Prima di adormentarsi completamente Katara penso che non importava cosa Ravi aveva in mente e che non era necessario spaccarsi tutte le osse nell'allenamento perchè qualunque cosa sarebbe accadutta lei e Aang sarebbero sempre rimasti assieme.

Nello stesso momento non molto lontano dal Polo Sud, un uomo pozisiono un mazzo di gigli gialli su una tomba.
«Mi manchi Diki.» disse Ravi mentre una singola lacrima gli scendeva sul viso.

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Capitolo 12
*** Capitolo Undici: Un'accordo. ***


“Azula mente sempre.”
-Zuko, Il viaggio di Zuko.


Non si immaginava un posto cosi pulito se doveva dirla tutta sopratutto considerando che si trovava in un manicomio, certo al gente lo chiamava ospedale psichiatrico però era un vero e proprio manicomio dove ci buttavano i pazzi e lì lasciavano qui a marcire.
La cosa che però più lo stupiva era la facilità in cui era entrato qui nonostante ci fossero le guardie a sovergliare e ad evitare proprio questo. Evidentemente il Signore del Fuoco non aveva ancora detto alle sue guardie che era uno spirito oppure era semplicemente stupido tanto quanto i suoi antenati.
«Sono venuto qui per darti il cambio.» disse Ravi non potendo fare a meno di fare un piccolo inchino alla guardia davanti a lui. A volte al sua educazione era semplicemente troppo forte per poter essere ignorata.
«Stai bene?» domando la guardia sorpressa da tanta cortessia che a suo avisso era fuori luogo.
«Certo sono nuovo e mi hanno insegnato a rispettare i superiori.» rispose Ravi felice di aver posseduto un ragazzo ababstanza giovane.
La guardia lo lascio solo e lui entro nella stanza con il coltello in mano, un'altro tassello della sua vendetta sarebbe presto stato a posto. Si avvicino alla sedia e scaglio il coltello e per un'attimo assaporo di nuovo il gusto della vittoria almeno finchè non vide che ad essere pugnalato era solo un fantoccio.
«Cercavi qualcuno?» doamndo Zuko in piedi sulla porta.
«Mi sbagliavo sul tuo conto sei più furbo di quanto pensasi.» disse Ravi rimetendo a posto il coltello e preparandosi allo scontro.
«Mi hanno già fatto un “complimento” del genere.» rispose Zuko lanciando il fuoco all'avversario, ma questi lo evito con un'agilità che il giovane Signore del Fuoco non aveva mai visto, non somigliavano minimamente ai movimenti che Aang e Katara gli avevano descritti, ma d'altronde ogni volta che aveva affrontato l'Avatar aveva evitato uno scontro diretto mentre contro Katara l'unico obbiettivo di Ravi era stato quello di fuggire.
Adesso stava faccendo sul serio.
«Dov'è tua sorella?» domando Ravi colpendo Zuko alle spalle con un calcio talmente forte che Zuko senti un dolore che si avvicinava solo al fulmine di Azula.
«In un posto sicuro, il tuo avversario sono io.» disse Zuko cercando di colpirlo di nuovo, ma lui semplicemente schivava i suoi colpi come se niente fosse.
«Di solito preferisco essere in una situazione di vantaggio rispetto ai miei avversari, ma per te farò un'eccezione.» disse Ravi che dopo aver schivato un'altro colpo si avvicino a Zuko e lo colpi con il fuoco a pochi centimetri di distanza.
«Quindi se controlli un dominatori puoi usare il loro elemento.» constato Zuko quando si ritrovo per terra.
«Dieci punti al ragazzo, è quasi un peccato doverti eliminare.» commento Ravi pronto a finire il lavoro, ma Zuko lo sorpresse sparando il fuoco direttamente dalla bocca facendo indietreggiare Ravi che mai in vita sua aveva visto una tecnica del genere. In pochi secondi la situazione si era completamente ribaltata e adesso Zuko aveva Ravi alla sua mercè.
«Comunque la ragazzina dell'Avatar combatte meglio di te.» disse Ravi ridacchiando.
«Ma sono stato io a catturarti.» rispose Zuko.
«Catturarmi?» chiese Ravi prima di scoppiare a ridere. «Posso abbandonare questo corpo quando voglio, non mi puoi catturare e anche se mi chiudesi in una cella potrei uscire ogni volta che mi pare. E deduco dal tuo sguardo che anche tu lo sappia.»
Zuko dovette trattenere un ringhio, era vero non poteva catturare Ravi nemmeno adesso che l'aveva sconfitto anzi ora che ci pensava meglio si era cacciato in un guaio peggiore, se Ravi aveva preso il controllo di Soka allora cosa gli impediva di fare lo stesso con lui?
«Guarda se hai paura che ti possieda allora sbagli di grosso, la famiglia reale mi fa schifo e non voglio essere associatto a voi.» disse Ravi e Zuko non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo.
«Penso che potremo raggiungere un'accordo. Potrebbe non sembrare, ma sono un tipo ragionevole.» disse Ravi.
«Cosi ragionevole che attacca gli altri alle spalle?» commento sarcastico Zuko.
«Oh, per favore! Tu sei l'ultima persona che può farmi la predica so tutto quello che hai fatto all'Avatar, anche se sei cambiatto questo non cambia ciò che hai fatto.» rispose Ravi assotigliando lo sguardo e facendo sentire in colpa Zuko.
«Quall'è l'accordo.» chiese Zuko e uso un tono che specificava che la sua non era una domanda.
«Voglio combattere contro tutto il vostro Team in un posto a mia scelta.» disse Ravi.
«Non ho alcun motivo valido per accetare una proposta del genere, ci deve essere sotto un trucco. Tu sei da solo.» rispose Zuko che dopo anni passati con Azula sapeva bene quando un'accordo puzzava.
«Giusto per me è uno svantaggio, ma se accetti posos dirti il modo in cui postrete sconfiggermi.»
«Dimmelo!»
«Calma vostra altezza. L'Avatar può dominare l'energia del mio spirito per imprigionarmi in eterno nel mondo degli spiriti, ma solo se mi sconfigerette al mio gioco.»
«Avevi detto che era una sfida?»
«Un gioco sfida, si! Ovviamente anch'io voglio qualcosa se vinco.»
«Cosa vuoi?» chiese Zuko anche se una parte di lui era già certo della risposta.
«Se vinco dovrette smetterla di darmi la caccia e nel mio prossimo scontro contro Aang nessuno dovrà intervenire per nessuno motivo. Sei disposto a stare a queste condizioni?» chiese Ravi sorridendo.
«Perchè non vuoi direttamente la morte mia o di Aang?» domando Zuko.
«Perchè cosi non sarebbe più divertente. Allora accetti o no?»

«Sei un'idiota!» grido Mai lanciando un cuscino al marito appena esso ebbe finito di dirgli della proposta di Ravi... e che lui l'aveva accetata.
«Andiamo Mai cerca di capire era l'unico modo per sbarazzarci di lui.» si giustifico Zuko.
«Non è il fatto che tu abbai accetato che ti rende un'idiota, ma il fatto che hai preso la decisione da solo senza consultare me o gli altri!» strillo di nuovo Mai sedendosi sul letto con espressione affranta.
Perchè Zuko doveva sempre fare scelte avventate senza pensare alle conseguenze?
Zuko le ando vicino e l'abbraccio stretta facendole poggiare la testa sulla spalla.
«Lo so che non tutti approverano la mia scelta, ma sono certo che potremo batterlo... sopratutto con il tuo aiuto.» disse Zuko e Mai lo guardo ditro negli occhi, non gli aveva mai chiesto di aiutarlo in una battaglia anche se era più per la macanza di esse negli ultimi anni.
«Certo che ti aiuterò.» disse Mai baciando il marito.

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Capitolo 13
*** Capitolo Dodici: Che inizi il gioco! ***


“Io sono una guerriera, ma sono anche una ragazza.”
-Suki, Le guerriere di Kyoshi.


Suki preparo il suo equipaggiamento per la sua nuovo missione, il misterioso gioco di Ravi.
Chissà cosa aveva in mente?
Forse era tutta una trappola, ma non se la sentiva di tirarsi indietro perchè come gli altri suoi amici anche lei era un membro del Team Avatar e avrebbe combatutto al loro fianco. Sopratutto al fianco di Sokka, non l'aveva mai dimenticato e se avesse potutto sarebe rimasta sempre con lui però non poteva abbandonare le sue guerierre.
Una volta Aang le aveva confessato il suo sogno di creare un luogo dove tutte le nazione avrebbero potutto convivere assieme e lei non era solo d'accordo con lui, ma una prospettiva dle genere era decisamente alletante perchè una via di mezzo era proprio quello che serviva a lei e a Sokka per ristabillire la loro relazione.
«Suki sei pronta? Dobbiamo andare.» disse Ty Lee sulla porta.
Guardando fuori dalla finestra Suki vide Appa con il resto del Team pronto alla partenza.
«Sono pronta andiamo.» rispose lei predendo i propri ventagli.

Gli otto ragazzi erano davanti ad una montagna piena di grotta, una monatagna che prima non c'era in quel particolare punto, ma ovviamente se Ravi possedeva un dominatore della terra una cosa del genere era del tutto possibile.
«Team Avatar benvenuto!» girdo Ravi e alzando gli occhi i ragazzi lo videro su un piano più alto della montagno. Stava possedendo un uomo adulto che doveva avere tra i venticinque e i trent'anni.
«La tua montagna fa schiffo! Io avrei saputo fare di meglio!» grido Toph.
«Ma ovviamente, non potrei mai mettermi al livello della migliore dominatrice della terra al mondo, n'è ho dovutti possedere almeno una trentina per fare un lavoro del genere e nessuno di loro era degno delle tue gesta possente Toph.» disse Ravi con tono di ammirazione e la cosa che sorpresse di più la ragazzina cieca era che stava dicendo la verità. Quel tipo era anche più fuori del previsto.
«Smettila con i complimenti e dici in cosa consiste questo tuo gioco!» grido Sokka stanco dei giochetti dello spirito.
«Sei proprio impazziente tu.» commento Ravi scuottendo la testa. «Le regole sono semplici, il primo che raggiunge la cima può sfidarmi se vince lo scontro vincete tutti.»
«E se perde perdiammo tutti?» domando Aang stringendo l'alliante con una mano mentre con l'altra teneva quella di Katara.
«Certo che no. Vi affrontero finchè non avrò sconfitto tutti perciò avette otto possibilità di vincere. Vi faccio i miei migliori auguri.» disse Ravi per poi entrare in una caverna e sparire dalla loro vista.
I ragazzi entrarono pronti ad affrontare il gioco che tuttosomatto non sembrava cosi difficile, otto scontri di filla avrebebro sfiancato chiunque e Ravi non avrebeb potutto possedere tante persone perchè avrebbe dovutto tenerle rinchiuse in qualche modo ed era impossibile visto che non sapeva quanto tempo ci avrebbero impiegato per raggiungere la vetta.
Tuttavia avrebbero dovutto quanto meno sospettare che ci fosse qualcosa sotto perchè al terra inizio a tremare e presto il gruppo fu divisso da delle pareti di Roccia che gli separarono.
«State tranquilli ora butto giù le pareti con il mio dominio!» disse Toph pronta ad intervenire per imettere assieme il gruppo.
«No!» disse Aang dall'altra parte tenendo stretta Katara. «Se lo farai Ravi egera un'altro muro è chiaro che stia trasformando la grotta in un labirinto per impedirci di arrivare tutti assieme, cercate di ragiungere la cima.»
«Come vuoi tu Piedirapidi.» borbotto Toph usando la sua visione della terra per capire se era da sola o no, ineffetti qualcuno con lei c'era, ma si trattava di Ty Lee una ragazza con cui non aveva mai scambiatto nemmeno mezza sillaba, si ricordava di lei perchè in passato faceva aprte della banda di Azula per catturargli e poi era entrata nelle guerriere Kyoshi diventando presto il secondo di Suki.
Se si ricordava bene come lei anche Ty Lee in passato aveva avuto una cotta per Sokka.
«Allora da che parte andiamo, con al tua “visione” sarà facile trovare la via d'uscita e Ravi.» disse Ty Lee con voce gioiosa e piena di vita.
Toph sospiro sarebbe stato un gioco molto lungo.

Sokka guardo il muro che si era erreto a pochi centimetri di distanza da lui e tiro un sospiro di sollievo quando gli fu assicurato che stavano tutti bene.
«Sokka, puoi lasciarmi adesso.» disse Suki facendo notare al ragazzo che la stava ancora abbraciando.
Rosso in volto Sokka la lascio andare.
«Scusa non avevo notato che... è stato un gesto spontaneo.» si scuso il ragazzo.
«Dai Sokka non fare il timido infondo abbiamo fatto di peggio.» disse Suki facendogli l'occhiolino al che Sokka ride, ma ben presto tra i due cade di nuovo un silenzio imbarrazante.
«Mi sei mancata.» confesso Sokka dopo un po'.
«Anche tu mi sei mancato.» disse Suki con lo sguardo basso.
«Ascolta so che la distanza è stata dura, ma io ti amo ancora e vorrei riporvarci se tu sei d'accordo.» disse Sokka. «Non so come faremmo e forse sorgerrano di nuovo dei problemmi, ma...»
Suki gli tappo la bocca baciandolo.
I due continuarono il bacio completamente ignari di quello che gli stava accadendo intorno in quel momento l'unica cosa che importava era la presenza dell'altro.

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Capitolo 14
*** Capitolo Tredici: Cambio di piani. ***


“Vedi se tu morissi semplicemente rinasceresti e la Nazione del Fuoco dovrebbe ricominciare da capo la sua ricerca dell'Avatar quindi ti terrò in vita... ma solo a malapena.”
-Zhao, Lo spirito blu.


«C'è qualcuno nel vostro Team che non vada a letto con un compagno di squadra?» domando Ravi apparendo davanti a Sokka e Suki che subito si staccarono pronti a combattare.
«Bè c'è Toph che...» inizio Sokka prima di venir interroto da un masso che Ravi gli aveva lanciato contro.
«Credevo che ci avresti aspettato in cima.» disse Suki.
«Ineffetti il piano era questo, mi stavo solo divertento a spiarvi.» disse Ravi scrollando le spalle. «Ma se volette fare le vostre partitte anche adesso per me va bene.» Sokka e Suki si scambiarono un cenno d'intessa e decisero che affrontare subito Ravi sarebbe stata la scelta migliore sopratutto perchè erano in due contro uno inoltre
Anche se erano due non dominatori era avantaggiati contro il loro avversario, Suki per essere cresciutta nel Regno della Terra e Sokka perchè aveva passato la vita ad evitare gli scherzi pessanti di Toph.
Infatti Ravi si ritrovo da subito in svantaggio sopratutto perchè sembrava avere qualche difficoltà nel domino della terra come se nonostante la montagna e le varie persone possedutto gli fosse ancora estraneo, a Sokka ricordava quando Aang stava cercando di impararlo.
«Sei un dominatore dell'aria!» grido Sokka.
Si era vendicato della famiglia reale per aver eliminato la sua famiglia, molto probabilmente si riferiva a quello che Sozin fece un secolo addietro al popolo dell'aria, però se avesse ragione non capiva perchè c'è l'aveva anche con Aang infondo lui era l'ultimo del loro popolo quindi che senso aveva ucciderlo.
«Sei davvero il ragazzo delle idee, complimenti.» disse Ravi facendo un piccolo applauso. «È vero son un monaco dell'aria anche se in realtà non sono un dominatore, ma una persona normale come voi.»
«Credevo che tutti i monaci fossero dominatori.» disse Suki che nelle storie di Aang non aveva mai sentito parlare di non dominatori cioè almeno non dominatori proveniente dai templi dell'aria come lui.
«Già fui un caso raro, ma sincerament non mi è mai importato visto che mi hanno sempre trattato come un pari, anche se definirsi un pari di quegli idioti è un'insulto.» grido Ravi predendo quel tanto di autocontrollo ironico che aveva avuto fin'ora.
«Il nostro era l'elemento più potente di tutti, ma quegli stupidi pensavano solo alla pace e guardate dove ci ha portato quella mentalità: non ci siamo più! L'unico sopravissuto è un marmoccio senza spina dorsale incapace di affrontare i propri problemmi!»
«Aang ci ha salvato tutti non puoi parlare di lui in questo modo!» grido Sokka che detestava quando qualcuno offendeva un suo amico, specialmente se tale amico era quasi a tutti gli effetti un membro della sua famiglia.
«Chiunque risparmi il suo avversario è un debole e io ho intenzione di distruggere tale debolezza una volta per tutte!» rispsoe Ravi.
«Ma se elimini Aang il tuo popolo, la tua cultura sparirà per sempre!» intervene Suki.
«Non mi importa.» disse Ravi calmo e tranquillo, quasi divertito dall'affermazione della guerriera Kyoshi.
Questa era l'ultima goccia, Sokka non avrebbe mai perdonato qualcuno del genere che non aveva ripsetto per la sua stessa cultura, che solo perchè non era d'accordo con tali ideali era determinato ad uccidere l'ultimo del loro genere. Senza contare che aveva anche una faccenda personale da sistemare con Ravi, doveva fargliela pagare per la possesione al qualle l'aveva sottoposto.
Sguaino la spada e si lancio contro Ravi, ma nella rabbia del momento era stato troppo precipittoso e Ravi riusci a eludere l'attacco creando una lastra di terra dal terreno contro la qualle Sokka sbatte cadendo per terra allo stesso tempo però Suki riusci a trovare un'entrata per attacare l'avversario che troppo concentratto sul ragazzo si lascio colpire dalla guerriera finendo al tappeto.
«A quanto pare abbiamo vinto il gioco.» disse Suki sorridendo soddisfata.
«Non ci conterei troppo.» disse Ravi e con un veloce gesto entrambi i guerrieri venero imprigionati nella terra fino al collo.
«Tanto non riuscirai a vincere! Aang ti fermerà!» grido Sokka.
«Nè dubitto, ti ricordo che lo già sconfitto due volte.» rispose Ravi alzandosi e voltandosi per lasciarli soli, questa lotta l'aveva divertito e quindi penso che affrontare le coppie singolarmente mentre erano ancora nel labirinto sarebbe stato decismanete più veloce. Era un'infrazione alle regole, ma d'altronde il gioco era suo quindi poteva fare quello che voleva.
«Solo perchè hai usato i tuoi trucchetti! Adesso non hai niente contro di lui e ti batterà in men che non si dica grazie allo Stato dell'Avatar.» dontinuo Sokka e Ravi si fermo interessato ad ascoltarlo.
«Stai dicendo che quel patettico moccioso è tanto forte?» chiese Ravi che ineffeti stavolta non avrebbe potutto evitare uno scontro diretto contro Aang, certo era uno spiritto e il corpo che stava possedendo non era il suo ma comunque quel moccioso sapeva dominare tutti e quattro gli elementi e lui nonostante tutte le pratiche non riusciva ancora ad usare bene quello della terra in più con lui c'era anche la sua fidanzata e nemmeno lei era un'avversaria da sottovalutare.
«Sto dicendo che Aang ti batterà e che ti rispedira nel mondo degli spiriti.» rispose Sokka soghigniando.
«Forse hai ragione in uno scontro diretto avrei di sicuro la peggio... ma cì deve essere il modo di evitare un combattimento contro l'Avatar e ucciderlo con facilità.» ragione ad alta voce Ravi.
«Bè non c'è, certo a meno che tu non decida di smetterla con il cercare d'ucciderlo.» disse Sokka e vide come da pensieroso Ravi si era fatto quasi... felice.
«Hai ragione, vendicandomi uccidendolo non ha senso sopratutto quando posso fargli decisamente di peggio!» disse Ravi esultante.
«Come, scusa?» domando Sokka.
«Prima mi sbarrazero degli altri vostri amici e poi... bè Aang mi supplicherà di ucciderlo quando scopprirà che noi spiriti possiamo fare molto peggio a chi possediamo.» detto questo Ravi se n'è andò lasciando i due da soli con Suki che guardava male il fidanzato perchè se c'era un momento in cui qualcuno doveva dire a Sokka di aver combianto un guaio era proprio quello.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quattrodici: Combattimento in coppia. ***


“Sto salvando l'idiota che mi ha mollatto.”
-Mai, La roccia bollente – parte 2.


Stranamente l'idea di non trovare mai più l'uscita del labirinto stava diventando piacevole in confronto ad ascoltare ancora per un po' Ty Lee.
Toph poteva giurarlo stava per diventare pazza, quella ragazza sembrava un misto tra le peggiori qualità di Aang e Sokka, sempre felice, ottimista, iperattiva come se in corpo avesse solo zucchero e cosa peggiore di tutte le piaceva parlare di tutto.
Praticamente non stava mai zitta e se avesse potutto Toph avrebbe scambiato volentier il suo dominio con dei tappi per orecchie.
«Anche tu hai una cotta per Sokka?» domando Ty Lee ad un certo punto catturando tutta l'attenzione di Toph.
«Perchè mi fai una domanda del genere?» chiese la ragazza cieca.
«Cosi a volte mi sei parsa... un po' turbatta quand era con Suki tutto qui.» disse Ty Lee scrollando le spalle.
«In passato c'è l'avevo adesso non più.» disse Toph.
«Ma sei ancora gelosa di Suki, perchè?» chiese ancora la guerriera Kyoshi.
«Perchè non lo so!» grido Toph. «Forse perchè non mi piace perdere tutto qui!»
Finalmente ci fu silenzio e quel silenzio aiuto Toph a capire perchè nonostante non provasse più sentimenti per l'amico avesse ancora quella gelosia, perchè aveva perso la possibilità di conquistarlo e il fatto che a lei non piaceva perdere era un eufemismo.
Lo odiava come non odiava nient'altro in vita sua e quei due assieme erano un costante promemoria di quella sua sconfitta.
Ammeterlo l'aveva fatta sentire meglio, forse la parlantina di quella circense falitta non era poi cosi male adesso che ci pensava meglio. Stava per ringraziarla quando senti che qualcuno stava muovendo al terra attorno a loro, prima che Toph potesse fare qualcossa le due ragazze furono bloccatte dalla terra che si chiuse su di loro a mò di cupola.
Toph stava per distruggerla grazie al suo dominio quando senti Ty Lee urlare, ma dopo non riusci più a vederla con al sua “visione” era scomparsa nel nulla. Cerco di captare anche il più piccolo spostamento, am non senti niente.
Era completamente sola e anche se uscire da quella trappola per lei non era un problemma, c'era il fatto che Ty Lee non ci fosse più.
All'improvisso si ritrovo sepolta fino alla vita nel terreno.

Mai si guardo intorno tenendosi leggermente distante da Zuko, se per caso Ravi gli avesse attacatti alla spalle allora aver maggior libertà di movimenti era essenziale questo nonostante il marito continuasse a derle che Ravi non avrebeb infranto le regole al suo stesso gioco.
Mai non n'è era cosi sicuro, per esempio già la loro divissione e il labirinto erano un'infrazione alle regole perciò da quello spirito ci si poteva aspettare di tutto, perchè tutti avrebbero potutto imbrogliare persino i loro stessi alleati.
Gliel'aveva insegnato la sua amicizia con Azula. I tuoi nemici approfiterano di qualunque occassione per pugnalarti alle spalle.
«Pensi ancora che sia stato un folle ad accetare questo gioco, vero?» domando Zuko ad un tratto.
«Il fatto che tu sia un'idiota è uno dei motivi che mi ha fatto innamorare, quindi si.» rispose Mai facendo sorridere il marito.
Mai era stata tutto per lui fin da quando erano bambini, persino quando era in esilio pensava a lei chiedendosi come stava o se avesse trovato un ragazzo. Avrebbe voluto un principe esiliato dal suo stesso padre?
Quando scopri che aiutava Azula a dare la caccia a lui e all'Avatar si senti crepare il cuore e penso di averla persa per sempre per questo era uscito con Jin(oltre al fatto che lo zio l'aveva praticamente costretto)e forse l'avrebbe fatto di nuovo poi però si era messo con Mai e da quel momento qualunque altra ragazza non esisteva più per lui anche perchè Mai non solo l'amava, ma era anche l'unica che riusciva a “stabilizzarlo” come diceva suo zio.
«Zuko attento!» grido Mai lanciando un coltello contro un pezzo di roccia rompendolo in volo anche se a costo del coltello che ebbe lo stesso destino della roccia.
Zuko fu sorpresso di essere stato colto alla sprovista in quel modo eppure credeva di essere sempre stato attento, ma evidentemente Mai era molto più abile di lui a notare gli attachi furtiva, d'altraparte erano uno stile di combattimento che anche la ragazza usava molto.
«Avrei dovutto dire che le ragazze non erano ammesse al gioco siete combattenti molto migliori degli altri.» disse Ravi uscendo dall'ombra con un sorisso sincero in volto.
Per quanto fosse un complimento Mai si senti comunque offessa dalla tendenza dello spiritto di scherzare durante una battaglia, per lei era una cosa seria non un momento per chiachierare con gli avversari sopratutto se il loro obbiettivo era quello di eliminare Zuko.
«Adesso basta Ravi, dimmi il perchè di questo gioco se poi stai cambiando le regole?» domando Zuko preparandosi per uno scontro, ma stranamente Ravi non sembrava intenzionato a portare a termine una battaglia.
«Diciamo che un'interessante conversasione mi ha fatto cambiare idea, adesso però dovresti calmarti non sono qui per ucciderti... non ancora almeno.» rispose Ravi alzando un muro di pietra per bloccare i coltelli che Mai gli aveva lanciato contro.
«E allora cos avuoi?» domando Zuko, Ravi ridacchio prima di far cadere dal soffitto una roccia proprio su Mai.
Zuko cerco di muoversi, ma Ravi gli blocco i piedi nel terreno. Terorizzato come non era mai stato in vita sua Zuko era impossibilitato ad andare ad aiutare la moglie, ma quest'ultima fu trascinata all'interno del terreno per poi venire gettata fuori a pochi centimetri da lui. La roccia si schianto al suolo senza lasciar vittime.
«Voglio morto il sangue di Sozin, non un'innocente.» disse Ravi prima di intrappolare anche Mai contro il muro bloccando però le mani della ragazza per evitare di ritrovarsi un coltello piantato in fronte appena si fosse girato.
Adesso tutti i possibili ostacoli erano stati tolti di mezzo, ora doveva solo riuscire a possedere quel mocciosso e sapeva già come fare per eludere la forza d'animo di qualcuno. Poteva possedere qualcuno privo di sensi come aveva fatto con Sokka predendo il controllo mentre il ragazzo dormiva oppure poteva usare un modo più subdolo. Possedere qualcuno in stato molto potente di depressione.
Aang era molto forse troppo simile a Diki.

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Capitolo 16
*** Capitolo Quindici: Avir e Gyatso. ***


“Perchè dovrei lasciar andare Katara? Io... io la amo.”
-Aang, Il guru.


«Cerca di capire non è colpa sua!» grido Gyatso ad un'altro nomade dell'aria, il qualle sembrava molto più giovane del suo tuttore molto probabilmente andava per i trentanni, ma all'epoca il piccolo Aang non avrebbe potutto dirlo con certezza visto che di anni lui n'è aveva solo tre.
«Dici cosi solo perchè è tuo allievo!» grido l'uomo con rabbia anche un vaso scagliandolo contro il muro.
Aangi si rannichio ancora di più nel suo letto coprendosi la testa con la coperta, quell'uomo veniva spesso a trovare lui e Gyatso però non gli piacevano queste visitte perchè l'uomo gridava sempre come un pazzo.
«So che è dura accetare che Diki non ci sia più, ma è stata una sua scelta non è colpa di nessuno e sopratutto non di Aang.» rispose Gyatso.
«Dici cosi solo perchè è l'Avatar!» strillo l'uomo e Gyatso sbianco a quelle parole.
«Non deve saperlo prima dei sedicanni!» grido Gyatso adesso anche lui sembrava arrabiatto.
«Ha tre anni, già domani si sarà dimenticato questa discussione.» borbotto l'uomo. «Sappi che farò tutti il possibile per convincere il consiglio a mandarlo via.»
«... aspetta!»


«Aang, tutto bene?» domando Katara nel vedere che il fidanzato sembrava in qualche modo assente.
«Si... ho appena ricordato qualcosa legato ai miei incubi.» rispose Aang scuotendo la testa per cercare di scacciare i pensieri residui. Doveva rimanere concentrato su Ravi.
«Era qualcosa d'importante?» domando Katara in tono dolce e predendo la mano di Aang.
«Non lo so.» rispose l'Avatar scrollando le spalle. «Ho visto Gyatso discuttere con un'altro monaco, ma non so chi sia ero molto piccolo all'epoca pensa che mi aveva detto di essere l'Avatar.»
«Davvero? Quanti anni avevi per dimenticare anche questo?» chiese Katara divertita da quest'ultima affermazione.
«Secondo quell'uomo avevo tre anni.» rispose Aang che ancora non capiva perchè a volte avesse questi flash.poteva capire gli incubi.
Assistere a littigi cosi forti avrebbe spaventato qualunque bambino piccolo e ovviamente essendo per la punto cosi piccolo se n'è era scordatto cresciendo. Secondo la nonna di Katara e Sokka non era raro che in età adulta certi ricordi soppiti potessero tornare per esempio attraverso i sogni però se era riuscito a trovare una spiegazione a questo, c'era ancora la senzasione di solitudine cosi strana che avvertiva.
Né aveva parlato con Katara e la ragazza aveva terorizzato che fosse ancora il dolore per la perditta della propria gente sopratutto adesso che tutti stavano andando avanti con la loro vita. Per Katara quella solitudine era un blocco inconscio perchè aveva paura del futuro e aveva anche promesso che l'avrebbe aiutato a superare tale paura.
Peccato che Aagn fosse certo che la fidanzata si stesse sbagliando, ma d'altra parte non aveva una sua teoria quindi forse Katara aveva ragione.
«Sai non ricordo ancora il nome di quell'uomo assieme a Gyatso però hanno nominato una persona.» disse Aang ricordando quel dettaglio e sentendo che fosse importante condividerlo.
«Chi? Qualcuno che conoscevi?» domando Katara che era sempre curiosa dei modi di vivere del popolo di Aang.
«Qualcuno chiamato Diki, ma non ho mai incontrato nessuno con quel nome.» rispose Aang scrollando le spalle come se fosse una questione di poco conto.
«Come avresti potutto conoscerla è colpa tua se non c'è più.» disse Ravi che si trovava seduto su una roccia con un'espressione completamente calma e indifferente.
«Cosa intendi?» domando Aang.
«Il vostro amico è molto più sveglio di voi due.» rispose Ravi lanciando contro i due pezzi di roccia che Aang blocco a sua volta con il dominio della terra, Katara cerco di aiutare ma Ravi si nascosce all'interno di un blocco di terra per evitare gli attacchi della ragazza.
Katara stava per attacare di nuovo sperando di distruggere la sua difessa con un getto d'acqua molto forte però prima che potesse fare qualcossa senti un brivido lungo la schiena e poi un lampo di tutti i suoi peggiori ricordi le passarono davanti agli occhi.
La morte di sua madre, il tradimento di Jet, il generale Fong che l'imprigionava per attivare lo Stato dell'Avatar di Aang, quando Aang aveva perso Appa e loro erano stati bloccati nel deserto, quando Hama l'aveva praticamente costretta ad imparare il dominio del sangue e infine il ricordo più brutto di tutti.
Quando Aang era morto tra le sue braccia a Ba Sin Seng.
Cade in ginnochio urlando e tennendosi la testa.
«Katara, stai bene?» chiese Aang precipittandosi vicino alla fidanzata, non l'aveva mai vista cosi sconvolta sembrava completamente terorizzata.
«Katara calmati, ci sono io qui con te.» disse Aang abbraciandola, lei a sua volta si aggrappo a lui con tutta la forza che aveva come se avesse paura che lasciandolo andare sarebbe scomparso.
«Forse l'ho terorizzata un po' troppo.» disse Ravi uscendo dal suo nascondiglio e avvicinandosi a loro con tutta calma.
«Sei stato tu?!» grido Aang sicuro che se non avesse imparato a dominare lo Stato dell'Avatar ci sarebbe entranto in quell'esatto momento.
«È un trucchetto di noi spiritti.» spiego Ravi per niente impressionato dalal rabbia di Aang. «Pochi secondi dentro la mente di qualcuno sono più che sufficienti per conoscerlo bene.»
«Sei solo un verme.» ringhio Aang a voce bassa.
«E tu cosa saresti? Posso ricordarti chi è scappato dai suoi doveri causando la fine del nostro poppolo.» disse Ravi puntandogli il dito contro.
«Il tuo... sei un dominatore dell'aria come me?» disse Aang incredullo con gli occhi spallancati.
«No, come ho spiegatto al tuo amico fissato con la carne prima io er uno dei pochi non dominatori, però sono un nomade dell'aria come te se intendi questo.» spiego Ravi.
«Avir, aspetta!»
«Sei il monaco con il qualle Gyatso discutteva!» realizzo Aang. «Quindi Ravi...»
«Un'acronimo. Lascia che mi presenti con il mio vero nome, mi chiamo Avir e mia sorella era l'allieva di Gyatso prima della tua nascita.» disse Avir facendo un piccolo inchino.
«Gyatso non mi ha mai parlato di un'altra allieva e io non l'ho mai incontratta.» disse Aang stringendo più forte Katara a se, non avrebbe permesso a quell'uomo di toccarla nemmeno con un dito.
«Ovvio che non l'hai conosciutta è morta quando ti ha partorito.» rispose Avir accigliandosi mentre Aang non sapeva proprio cosa dire.
Avir... era suo zio?
Che non sapesse niente di lui era normale di solito oltre che con i genitori i bambini mandatti ai tempi non potevano incontrare nessuno a loro biologicamente corellato, poteva scegliere di incontralli una volta ragiunta la maggiore età però in pochi prendevano tale scelta essendo abituati ad essere allevati da monaci e monache.
«Se sei mio zio, perchè stai tentando di uccidermi?» domando Aang tornando ad un volume normale di voce, sinceramente era troppo sciocchato per gridare.
«Anche se non sei un dominatore sei comunque cresciutto in un tempio come me dovresti rispettare tutta la vita non cercare vendetta.»
«Quegli stupidi valori hanno portato alla fine del nostro popolo!» grido Avir. «Loro e tu che sei scappatto.»
Aang abbasso lo sguardo, non importava se tutti gli ripetevano continaumente che non era colpa sua, che anche se ci fosse stato non avrebbe cambiatto niente tranne forse il fatto che sarebbe morto assieme agli altri monaci, lui si sentiva in colpa.
«Per questo vuoi uccidermi, perchè sono scappato?» chiese Aang alzandosi e conduccendo Katara in un angolo al riparo, non voleva lasciarla ma non voleva nemmeno che Avir le facesse ancora male.
«Come ti ho già detto tu mi stai antipatico rappresenti tutto quello che detesto della nostra cultura in più sei la causa della morte di Diki.» spiego Avir sorridendo. «All'inizio volevo ucciderti, ma poi ho pensato o per meglio dire l'idea c'è l'ha avuto quel tizio con il boomerang, che ucciderti sarebbe troppo semplice.»
Aang inizio a sudare freddo, ormai era chiaro che Avir era un'avversario pericoloso e se doveva dirla tutta il fatto che non lo voleva più morto lo preoccupava molto di più delle sue precedenti minaccie.
«Cos'è quel'espressione? Hai paura? Allora perchè non scappi è quello che sai fare meglio.» lo canzono Avir, ma Aang rimase concentratto doveva sconfiggerlo e poi usare il dominio dell'energia per intrappolarlo nel mondo degli spiriti anche se gli faceva male perchè aveva appena scoperto che era suo zio non aveva altra scelta.
Almeno non avrebbe dovutto ucciderlo visto che era già morto però non poteva ferirre troppo l'uomo che stava possedendo.
Avir diede un pugno contro la roccia alle sue spalle e subito il soffitto inizio a tremare, Aang si precipitto da Katara, ma Avir gli arrivo alle spalle bloccandolo e non lasciandogli il tempo di fare niente mentr la vista di Katara veniva coperta da roccia e polvere.
«Katara!» grido Aang disperato.
E un attimo di disperazione era tutto quello che serviva.

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici: Una nuova minaccia. ***


“Con questo non voglio dire che lo Stato dell'Avatar non abbia un potere incredibille e utile anche, ma tu devi cercare di capire per le persone che ti vogliono bene vederti in quello stato di estrema rabbia e dolore è davvero spaventoso.”
-Katara, Potenza e vulnerabilità.


Senti il suo stesso cuore battere nel buio in cui era inmersa quando alla fine apri gli occhi vide che si trovava in uno spazio ristretto circondata da roccie.
Katara si alzo in piedi e dovette appoggiarsi al muro per stabilizzarsi e non cadere di nuovo.
Ravi aveva di sicuro separato lei e Aang perchè come al solito era un codardo che aveva troppa paura di uno scontro diretto, ma appena fosse uscita da qui gli avrebbe datto una lezione che non avrebbe dimenticato facilmente. Il muro dietro di sé crollo facendola cadere, ma non si trovava impreparata e attacco con una frusta d'acqua.
«Ahi! Ma perchè capitano tutte a me?!» grido una voce petulante che Katara conosceva bene.
«Sokka, sei tu?» domando Katara riuscendo a rimettersi in piedi e vedendo tutti i suoi amici uscire dal fumo.
«Quell'idiota pensava che impedendo ai piedi di toccare direttamente la terra avrebbe potutto fermarmi. Evidentemente non capisce al frase: sono la migliore dominatrice della terra al mondo!» esclamo Toph per poi mettersi a ridere.
«Se sei cosi brava allora ababtti anche questo muro, Aang è di là con Ravi.» disse Katara che notò subito come il fratello si fosse irigiditto nel sentire questo.
Era comossa che Sokka ci tenesse tanto ad Aang quasi quanto lei.
«Toph distruggi subito quel muro!» grido il giovane guerriero predendo la ragazzina cieca per il coletto e iniziando a scuotterla.
Toph se l'ho stacco di dosso in modo brusco e con un rapido gesto ridusse in bricciole le roccie che li bloccavano. La scena che si presento a loro era del tutto normale anzi per essere precisi poteva anche essere descritta come gioisa. Aang era in ginnochio con la testa bassa, ma accanto a sé c'era il corpo privo di sensi che Ravi stava possendeo.
A prima vista si poteva dire che l'Avatar aveva vinto. Katara si precipitto verso il fidanzato per stringerlo in un'abbraccio e quando Sokka vide che Aang stava effetivamente ricambiando il gesto della sorella si tranquillizo forse Ravi non era riuscito nel suo intento ed Aang era sempre lo stesso.
Poi però Aang punto gli occhi dritti in quelli di Sokka e per poco il ragazzo non ebbe un colpo erano freddi, taglienti e divertiti.
«Katara! Allontanti subito!» grido Sokka sotto lo sguardo perplesso di tutti tranne che quello di Suki.
«Sokka se ricominci con la storia degli “oogie” giuro che ti...» inizio Katara fulminando il fratello con lo sguardo, ma fu interrota da Aang che si stacco da lei e si alzo iniziando a cammianre per la grotta come se non l'avesse mai vista prima.
«Aang, tutto bene?» domando Zuko trovando strano il comportamento dell'amico. Sembrava cosi perso e speassato inoltre Sokka si comportava in maniera strana sembrava agittato e spaventato il che non aveva senso visto che avevano vinto.
«Cosi strano.» mormoro l'Avatar in un sussurro appena udibile. «Non avevo mai provato a guardare un posto con gli occhi di due persone diverse, cambiano molte cose.»
«Perchè dici queste cose? Che succede?» domando Katara, ma Aang non le presto attenzione anzi l'allontano da sé con una follata di vento mandandola dritta contro Sokka, entrambi i fratelli della tribù dell'acqua finirono per terra.
«Ah! Due idioti con un colpo solo, dominare l'aria è uno spasso!» disse Aang ridendo.
«Si può sapere perchè l'hai fatto?» domando Ty Lee.
«Siete poprio degli idioti! Ancora non avete capito che non sono Aang?!» grido lui esasperato, all'inizio gli aveva asseocndati per vedere se sarebbero riusciti a scoprirlo, ma quel gioco l'aveva annoiato in fretta.
A Katara basto quella frase per capire tutto e venir invasa da una rabbia quasi animalesca tanto che Sokka dovette tratenerla per evitare che facesse qualcosa della qualle di sicuro in seguito si sarebbe pentita.
«Credevo volessi ucciderlo! Perchè l'hai possedutto?!» strillo Katara cercando di liberarsi dalla presa del fratello, ma quest'ultimo abbituato ad anni dei momenti no della sorella aveva un presa ferea che non riusciva a superare.
«Sei ci tieni tanto posso uccidelro anche adesso.» disse Ravi alzando gli occhi al cielo.
«Cosa intendi?» domando Toph.
«L'anima, il corpo persino il cervello io controllo tutto questo e posso fare tutto quello che mi pare. Finchè ho il controllo decido io se il vostro amato Avatar vive o no.» spiego Ravi sorridendo e godensodi gli sguardi sgommenti di quei mocciosi.
Infondo nonostante quello che dicevano i monaci la vendetta poteva essere veramente divertente.
«Quindi tu pensi di poterla fare franca?» domando Zuko lanciandogli contro una fiamma che Ravi respinse con il dominio dell'aria, lo spirito si guardo le mani entusiasta per la sua nuova “abilità” poi torno a guardare il gruppo di ragazzi con il suo solito gigno provocatorio.
«Dipende, a quanto pare tu non ti fai scruppoli a ferire gli amici.» disse Ravi e Zuko spallanco gli occhi per l'orrore.
Era vero non si era fatto scruppoli per attacare Ravi anche se attacre lui significava ferire Aang.
«Esci subito da lui e affrontaci da uomo brutto codardo.» grido Katara che continuava a dimenarsi tra le braccia del fratello, il quelle comunque era contento che la rabbia della sorella fosse rivolta allo spirito e non a lui. Se solo avesse saputo.
«Famici pensare... rinnunciare alal possibilità di dominare tutti e quattro gli elementi e vendicarmi tormentando mentalmente Aang... passo!» disse Ravi con aria pensierosa per poi colpire tutti con una forte follata di vento impedendo loro di muoversi prima di venir scaraventati lontano.
«Prima di andare però vorrei tanto ringraziarti Sokka per avermi dato questa idea, addio Team.» disse Ravi per poi andarsene.
Katara guardo il fratello con sguardo omicida equest'ultimo capì che se fosse uscito vivo da quella grotta sarebbe stato un miracolo.

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Capitolo 18
*** Capitolo diciasette: Conto alla rovescia. ***


“Volete davvero cedere l'Avatar per uno stupido pezzo di carta?”
-Sokka, Il dominio dell'acqua.


«Liberatemi!» strillo Katara che era intrappolata nella pietra dal collo in giù.
«Solo se prometti che non farai del male a Sokka.» disse Suki indicando il ragazzo che si stava nascodendo dietro ad una sedia per prottegersi ulteriomente dalla sorella.
Dopo che Ravi se n'era andato, e dopo aver impedito che Katara strangolazze il fratello, Ty Lee e Mai erano tornate alla Nazione del Fuoco per contattare le altre guerriere Kyoshi che si trovavano ancora lì mentre gli altri erano andati a Ba Si Seng al negozio di thè di Iroh sperando che potesse aiutarli.
«D'accordo. Prometto che non gli farò niente.» disse Katara con tono mansueto.
«Sta mentendo.» disse Toph e la ragazza si mise subito ad urlare.
«Katara cerca di calmarti. So che Sokka ha fatto qualcosa di molto stupido.» disse Zuko lanciando un'occhiatta all'amico, il qualle sperava tanto di venir ingoiatto dal terreno. «Ma se proprio vuoi fare dle male a qualcuno conserva tale energia per Ravi.»
«Per Ravi?» domando Katara con un'espressione che faceva intendere che trovava il suggerimento una follia. «Ti rendi conto che non possiamo attacarlo! Sta possedendo Aang e io non premettero a nessuno nemmeno a voi di mettergli un dito addosso. Toph insomma liberami!»
Nessuno oso dire niente perchè quello che Katara stava dicendo era vero. Nessuno di loro avrebbe avuto il coraggio di attaccare Aang e anche se fosse Ravi non sarebbe stato daneggiato, avrebbe semplicemente scelto un'altro corpo da possedere senza contare che per liberarsi di lui c'era bisogno del dominio dell'energia e solo l'Avatar poteva farlo in pratiche avevano le mani legate.
Anche se in realtà c'era una soluzione, ma Zuko non voleva arrivare a tanto sopratutto perchè Katara gli aveva appena minacciati.
«Toph liberala.» disse Zuko ignorando el grida di Sokka, ma appena Katara fu libera si sedette ad un tavolo ignorando completamente il fratello era ovvio che più di tutti lei fosse quella più turbata per ciò doveva assicurarsi che fosse il meno coinvolta nei suoi piani in caso fosse costretto a realizzargli.
«Comunque Ravi ha ancora intenzione di uccidere Zuko per vendicarsi della sua famiglia perciò prima o poi dovremmo affronto.» fece notare Suki.
«Secondo voi può entrare nello Stato Avatar come Aang?» domando Toph.
«Penso di no o almeno non credo che lo userà.» rispose Sokka. «Ravi è molto subdollo e non risciera che non solo Aang, ma anche tutte le sue vite passate combattino per riavvere il controllo, questo però non lo rende una minaccia meno pericolosa.»
«Allora perchè non stiamo facendo qualcosa di concreto invece di star qui senza far niente!» sbotto Katara che stava seriamente finendo al pazienza, anche se Ravi non l'aveva possedutta sapeva cosa poteva fare alla mente di una persona e questo la preoccupava ancora di più perchè Aang aveva passato cosi tanto in vita sua che Ravi aveva l'imbarazzo della scelta sul modo in cui avrebbe potutto tormentarlo con ricordi o illusioni spiacevoli.
«Stiamo cercando di fare qualcosa, ma non sappiamo dove sia!» grido Zuko. «Possiamo solo aspettare un suo nuovo attacco.»
«Ho paura che questa tattica non funzionerà.» disse Iroh entrando nella stanza con un vassoio di tazze da thè in mano.
«Cosa intendi zio?» chiese Zuko.
«Avete detto che questo Ravi era un monaco dell'aria, giusto?» domando Iroh e ricevetto come risposta l'annuire di Sokka. «Allora dovette trovarlo prima dell'equinozio d'autunno.»
«Perchè succede qualcosa di speciale in quella data?» chiese Suki.
«Aang una volta mi ha detto che i dominatori dell'aria usavano l'equinozio d'autunno per un rituale spirituale, ma non ha mai specificato cosa fosse perchè non ci ha mai partecipato.» disse Katara.
«Perchè no?» domando Toph.
«Bisognava avere almeno quindic'anni per prenderne parte e visto che non sapeva in cosa consisteva ha deciso di non replicarlo ragiuntà l'età adatta.» rispose Katara.
«Festeggiavano la nascità dello spirito dell'aria.» disse Iroh. «Si dice che esso sia colei che accompagna gli spiriti dei defunti al momento della morte, cosi una volta all'anno i monaci anziani lo ringraziavano per il suo servizio.»
«Come fai a saperlo?» chiese Zuko che non capiva dove suo zio potesse aver trovato informazioni su una cultura quasi estinta che nemmeno Aang conosceva.
«Dovette sapere che il Loto Bianco possiede varie pergamene apaprtenute anche al popolo dell'aria e tra queste c'era anche quella che spiegava tale festività assieme ad una coppia dell memoria dell'Avatar Yangchen.» rispose Iroh.
«Queste memorie c'entrano qualcosa?» domando Sokka che ancora non capiva perchè era cosi importante trovare Ravi prima di quella data.
«Penso di si in un certo senso.» rispose Iroh sorseggiando un po' dle suo thè. «Yangchen scopri in uno dei suoi viaggi che lo spirito dell'aria nel giorno dell'equinozio d'autunno era non solo in grado di eseguire il suo compito come accompagnatore dei morti, ma poteva anche distruggere tali spiriti se non gli riteneva indegni nemmeno per l'aldilà.»
«Pensavo che gli spiriti fossero immortali.» disse Suki.
«Purtroppo non è cosi, una vola Zhao uccise lo spirito della luna.» rispose Sokka guardandon in basso, quel ricordo faceva sempre male sopratutto perchè era la rpima volta che si rendeva conto che a volte vincere una battaglia non era sempre fonte di gioia.
«Lo spirito della luna era in un corpo mortale, ma quello dell'aria può eliminare anche gli spiritti inmortali cancellandogli dall'esistenza come se non fossero mai esistiti.» rispose Iroh.
«D'accordo zio è una bellissima lezione di storia, ma ancora non capisco cosa c'entra tutto questo con noi e veramente cosi importante sapere di questo spirito dell'aria?» domando Zuko che anche dopo anni non riusciva ancora a capire il senso di alcune storie dello zio. A volte voleva che fosse un po' meno saggio e un po' più diretto, gli avrebbe risparmiato vari mal di testa.
«Cosa credette che farà ad uno spiritto che possiede una persona? Credette davvero che sarà clemente con qualcuno che infrange cosi le sue leggi?» chiese Iroh.
«Ci stai dicendo che lo spiritto dell'aria cancellerà lo spiritto indesideratto?» chiese Toph.
«Ma allora di che ci preoccupiamo?» chiese Sokka. «Ravi non andrà mai da questo spiritto sapendo cosa potrebbe accadergli, no?»
In quel momento si senti un rumore di vetri rotti e tutti si voltarono verso Katara che aveva fatto cadere la propria tazza di thè e adesso si copriva la bocca con un'espressione sconvolta.
«Perchè è Ravi quello a rischio, vero?» domando Zuko guardando lo zio con un crescente timore nella voce.
«Lo spiritto dell'aria non può riconoscere qualle dei due spiritti sia quello vero, potrebbe anche eliminare quello sbagliato.» rispose Iroh.
«Non rischiera di attacare Zuko prima di quella data, aspettera di essersi liberato di Aang in maniera definitiva.» disse Toph.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto: Intrapolatto. ***


“Lo desideravo profondamente, volevo riversare tutta la mia rabbia su di lui, ma non c'è l'ho fatta. Non so ancora se sono troppo debole per farlo o se invece sono troppo forte.”
-Katara, I predatori meridionali.


Non riuscire a dominare lo Stato dell'Avatar era stata un'esperienza terrificante, come se vivvesse un'incubo continuo incapace di controllare le prorprie azioni come se in realtà fosse una terza parte che stava a guardare gli eventi che capitavano, le volte in cui riusciva a ricordasergli chiaramente.
Essere posseduti da Avir era peggio.
«Pensavo che i ricordi di un'Avatar fossero più interresanti, ma i tuoi sono noiosi.» comento Avir tenendo in mano quella che pareva una bolla nella qualle si vedeva delle immagini.
«Se sono cosi noiosi allora potresti evitare di ficcharci il naso!» rispose Aang afferando le sbarre della gabbia in cui era intrapolatto.
«Potrei, ma visto che ti infastidisce tanto penso che continuerò a farlo.» rispose Avir predendo un'altra bolla contenente un nuovo ricordo.
Aang guardo l'uomo davanti a sé era la prima volta che vedeva il vero aspetto di Avri, doveva avere tra i trentacinque e i qurant'anni, come lui aveva gli occhi grigi però erano di una tonallita più scura. Aveva i capelli castano scuro legati in una piccola coda, evidentemente erano leggermente lunghi, Aang sospettava che fosse un segno di protesta verso i monaci però non era qualle a colpirlo piuttosto il fatto che Avir gli somigliava d'altraparte era suo zio, il fratello di sua madre.
«Com'era mia madre?» domando Aang, Avir lo guardo in modo strano poi lascio andare la bolla che aveva in mano sedendosi davanti alla gabbia di Aang.
«Perchè questa domanda improvissa?» chiese Avir sincermente sorpresso.
«Semplice curiosità tutto qui infondo è la donna che mi ha messo al mondo anche se non credo di poterla considerare mia madre.» confesso Aang.
«Davvero e come mai?» domando Avir con lo sguardo di uno che già sapeva la risposta.
«Il monaco Gyatso è stato un padre per me perchè si è occupato di crescermi, tua sorella, mia madre io non l'ho mai incontrata, non so che aspetto avesso e sopratutto non so come sarebbe stata nei panni di una madre, per me è un'estranea.» rispsose Aang. «Scusa se ti sembro insensibille.»
«Non sei insensibille, nemmeno io ho mai incontrato i miei genitori e provo al stessa cosa.» disse Avir scrollando le spalle. «Diki ti ha fatto nascere, ma Gyatso ti ha cresciutto, per me i nostri genitori sono coloro che ci crescono e che ci amano. Il che vuol dire che non sono necesariamente quelli di nascità, il tuo amico Zuko dovrebbe saperlo.»
Aang notò come il tono di voce di Avir cambio drasticamente quando pronnuncio il nome di Zuko.
«Zuko è una brava persona e un'ottimo Signore del Fuoco, non ha niente in comune con i suoi antenati.» disse Aang.
«Già perchè sono stati i suoi antenati ha catturarti al Polo Nord o ha mandarti contro un sicario per ucciderti.» rispose Avir sorridendo mentre Aang abbasavo lo sguardo. «Forse la sua infanzia giustifica in parte le sue azioni, ma non toglie il fatto che lui abbia preso tali decisioni automamente.»
«Stavamo parlando di mia madre.» disse Aang non riuscendo a trovare nulla da obbietare, aveva perdonato Zuko ed era un suo caro amico però quello che diceva Avir era vero.
«Ahh, Diki.» disse Avir sorridendo poi però cambioo radicalmente espressione. «Era un'inresponsabille, una stupida e una testarda! Più le dicevi di star lontano dai guai e più lei ci si infillava ignorando completamente i sentimenti degli altir!»
Aang guardo suo zio con espressione confussa, il fatto che sua madre fosse una brava persona o no in realtà non gli faceva n'è caldo n'è freddo però visto che Avir era tanto arrabiatto per la sua morte non si aspettava questa reazione da lui.
«Non fare quella faccia mocciosso.» disse Avir capendo l'espressione del ragazzo. «Diki era mia sorella e le volevo bene, ma questo non significa che fosse una brava persona, ma anche se fosse direi che tu e io abbiamo standard diversi su cosa sia una brava persona, non credi?»
«Su questo sono d'accordo.» rispose Aang. «Comunque non hai altro da dirmi?»
«Aveva solo dicianove anni quando ti ha avuto, non so chi sia tu padre e sinceramente non mi è mai importato.» continuo Avir. «Negli ultimi mesi stava iniziando a sentirsi male. Sapeva che la gravidanza l'avrebeb uccissa. Tentai di convincerla a interomperla, am non ci fu verso di farmi ascoltare tu sei nato e lei e morta.»
«Mi dispiace.» disse Aang non sapendo cos'altro dire e sopratutto iniziando a sentirsi in colpa per il fatto che non provava niente per tale fatto.
Soffriva per la perditta di una vita cosi giovane, ma sentiva che non stava soffrendo ababstanza perchè quella era la vita di sua madre anche se per lui sarebbe sempre stata un'estranea e nulla più.
«Non scusarti non è colpa tua se sei una piaga.» rispose Avir e dal suo tono non si capiva se stava scherzando o era serio, il sorisetto che faceva non aiutava a capire tale distinzione.
«Litigavi spesso con Gyatso a causa mia, giusto?» domando Aang.
«Mia sorella è morta a causa tua, perchè voleva che tu nascessi nonostante sapesse che non ti avrebbe potutto crescere in entrambi i casi.» disse Avir. «Ha sempre e solo pensato ad un bambino che non sarebbe mai stato niente per lei per questo era un'inresponsabille se almeno ti avesse cresciutto ma non è mai avuto al possibilità sia che vivesse o no
«Ascolta Avir capisco che c'è l'hai con me per questo, ma ti prego non devi lasciare che la rabbia ti consumi l'anima.» disse Aang sperando di farlo rinnunciare alla sua vendetta.
«L'anima? La nazione del fuoco me l'ha già rubata.» disse Avir guardando verso Aang con uno sguardo mortale. «Me l'ha rubata assieme alla mai vita perchè cercavano te! E nonostante tutto tu... quando ti ho finalmente trovato mi sono detto che se tu fossi una persona degna di sto nome allora ti avrei lasciato in pace invece sei come tutti gli altri monaci. Sei uno spreco di vita.»
Aang serrò i pugni cercando di non lasciarsi soprafare dalla rabbia, come poteva qualcuno cresciutto nel suo stesso popolo dire questo?
«Tu non meriti di essere considerato un nomade dell'aria!» grido Aang.
«E n'è vado fiero.» disse Avir. «Comunque nemmeno tu rimarai un nomade dell'aria a lungo.»
Sentendo quelle parole cariche di una nuova ondata di scherno verso al sua cultura Aang afferò le sbarre e tento in tutti i modi di spostarle e uscire dalla gabbia il tutto sotto lo sguardo divertito di Avir che aveva preso in mano una bolla contnente un suo ricordo di quando era piccolo e viveva ancora al tempio.
Senza indoggi Avir distrusse la bolla ed Aang urlo di dolore come se qualcuno l'avesse pugnalato.
«Questo è solo il primo di molti.» disse Avir godendosi lo spettacolo del nipote in agonia.

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Capitolo 20
*** Capitolo Dicianove: Scelte difficili. ***


“La perfezzione e il potere sono sopravalutatte, io penso che tu sia stato molto saggio a scegliere la felicità e l'amore.”
-Iroh, Il regno della terra è sconfitto.


Ancora non si riusciva a vedere bene la luna, ma nonostante questo Katara continuava a cercarla con lo sguardo.
Guardare la luna la rillasava e sincermente non sapeva se era una cosa sua o dipendesse dal suo dominio, se non avesse avuto sta abitudine fin da piccola poteva anche pensare che c'entrasse anche il fato di aver fatto amicizia con Yue prima che si sacrificasse. I giorni passavano e per quanto odiasse ammeterlo Ravi era bravo a nascondersi perchè non erano ancora riusciti a trovarlo e all'equinozio d'autunno mancano solo due giorni, il tempo stava scadendo ed erano in netto svantaggio.
«Katara, ci sei?» domando Sokak entrando nella stanza della sorella.
«Hai bisogno di qualcosa, Sokka?» domando Katara, Sokka si limito ad abbasare lo sguardo.

«Bene vedo che sei arrivato da solo come ti ho chiesto.» disse Zuko vedendo Sokka entrare nella sala del trono, mancavano due giorni all'equinozio d'autuno e per qualche motivo il Signore del Fuoco aveva chiesto che Sokka venisse a discuttere con lui di un possibile piano, ma doveva venire da solo.
«Bene Zuko posso sapere il motivo per cui mi hai convocato all'ora di cena! Spero che il tuo piano n'è valga al pena.» sbuffo Sokka sperando di allegerire al tensione che sentiva, il fatto che nemmeno Mai fosse presente rendeva la situazione ancora più inquetante dal punto di vista del giovane guerierro.
«Ad essere sincero forse la tua cena è più importante.» rispose Zuko con calma glacciale.
«Senti io ho bisogno di nutrimento e... aspetta un secondo eri serio?» domando Sokka sorpresso.
«Non proprio.» disse Zuko. «Sai che tra due gionri c'è l'equinozio d'autunno?»
«Ovviamente, Katara me l'ho ricorda urlando ogni due minuti, perchè?» chiese Sokka.
«Non penso sia possibile sconfiggere Ravi, anche se l'ho trovassi si limiterebbe a scappare e sarebbe ancora libero di agire.» spiego Zuko.
«Quando Aang sarà di nuovo con noi potrà rispedirlo nel mondo degli spiriti.» obbietto Sokka.
«Si, ma dovrebbe toccare colui che sta possedendo!? Cosa succede se scappa e non lo troviamo più?» grido Zuko. «Dovremmo vivvere tuttti con l'ansia perenne che possa tornare e tentare di nuovo di ucciderci?»
«Cosa intendi fare allora?» grido Sokka.
«Sbarrazarci di lui ecco cosa!» rispsoe Zuko.
«Non possiamo sbarazzarci di uno spirito già mor...» disse Sokka per poi spallancare gli occhi quando la realizzazione del vero significato delle parole di Zuko lo colpì. «Tu vuoi far del male ad Aang?»
Zuko non disse niente limitandosi a guardare in basso, Sokka non ci vide più dalla rabbia e l'ho afferro per il coletto spingendolo contro il muro.
«Perchè!? Come ti può venire anche solo l'idea di una cosa del genere!?» grido Sokka mentre le guardie rimassero confusse dal fatto che il loro signore permetesse che qualcuno gli si rivolgesse a tal modo.
«Pensi che abbia preso questa decisione a cuor leggero?» disse Zuko liberandosi dalal presa di Sokka. «Aang è uno dei miei migliori non sarei qui se non fosse per lui, ma guarda le cose come stanno se entro due giorni non lo troviamo è spacciatto!»
«Come hai detto abbiamo due giorni e...» inizio Sokka, ma Zuko lo blocco.
«Mi spiace. Mi spiace veramente tanto.» disse Zuko. «Questa è l'ultima cosa che vorrei, ma purtroppo è l'unica soluzione logica. Dopo nascera un nuovo Avatar e speriamo che non sia troppo influenzato da Ravi.»
«Cosa vuoi che me n'è importi dell'Avatar! Stiamo parlando di Aang!» grido di nuovo Sokka.
«TI prego non dirlo a nessuno.» chiese Zuko senza guardare in faccia l'amico che lascio la stanza a grandi falciate.
«Lo prometto, ma questo non vuol dire che io sia d'accordo.» disse Sokka.
Zuko non potè evitare di reagiee quando senti al porta sbattere era chairo che Sokka l'aveva fatto in un modo cosi forte a posta a causa della rabbia e sinceramente non poteva dargli torto. La sua era un'idea sbagliatta, ma non riuscendo a trovare Ravi era l'unica cosa sensata da fare e poi per quanto facesse male ammeterlo in teoria non avrebbero nemmeno fatto male ad Aang.
Perchè dopo l'equinozio d'autunno non ci sarebbe più stato e anche se sarebero riusciti a salvarlo in tempo c'era la possibilità di perderlo lo stesso, aveva letto dalle pergamene di suo zio che gli spiriti durante un possesso potevano anche manipolare al mente dell'ospite, cancelando o alterandone i ricordi, a volte nemmeno le personalità dell'individuo uscivano intate. E visto quando Ravi odiava Aang non c'erano dubbi sul fatto che in quei giorni gli stava incassinando la mente, forse anche solo per divertersi a tormentarlo e basta.
Sotto certi aspetti Ravi gli ricordava suo padre.

«Lo sai una volta mi hanno detto che i ricordi fanno di una persona quello che sono.» disse Avir distruggendo un'altra bolla come se nulla fosse per poi spostare lo sguardo su Aang rannichiatto in pozisione fetale nella sua gabbia.
«Insomma alzati da lì. Sei l'Avatar no?» disse Avir predendo un'altra bolla e avvicinandosi ad Aang. «Non mi dire che il fatto che sto lentamente distruggendo al tua mente sia cosi dolorso.»
Aang osservo l'uomo, aveva le ideee confusse e non capiva di cosa parlava, l'unica cosa che sapeva era che stava soffrendo e quell'uomo n'è era la causa. I suoi occhi si spostarono sulla bolla che Avir aveva in mano e subito si allungo per afferarla riuscendo a strapparla dalle mani dell'uomo.
«Si può sapere che ti prende?!» grido Avir allontanandosi di scatto da Aang, non gli era mai capitato una cosa del genere. Nessuno aveva mai prottetto con tanto sforzo un ricordo, ma poi Avir osservo meglio al bolla e capì.
Lì dentro c'erano i ricordi che riguardavano Katara.
«D'accordo moccioso quegli tieniteli se ci tieni tanto. Comunque non cambierà niente.» disse Avir decidendo che per il momento aveva tormentato il nipote abbastanza.
Apri gli occhi e si alzo strirachiandosi, aveva assunto la pozisone di meditazione per poter “comunicare” con Aang.
Guardando fuori dalla finestra vide che ormai era notte inoltratta e che era sempre più vicino al suo obbiettivo, si sarebbe ripreso ciò che la nazione del fuoco gli aveva tolto e poi avrebbe finito di vendicarsi su la famiglia reale.
Prese tra le mani il ciondolo che gli aveva regalato Diki.
«Manterò la promessa ad ogni costo.» disse usando il dominio del fuoco per ridure il ciondolo di legno in cenere.

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Capitolo 21
*** Capitolo Venti: L'equinozio d'autunno. ***


“Sono solo un ragazzo armato di boomerang non ho chiesto n'è di volare n'è di fare magie.”
-Sokka, Il ritorno dell'Avatar.


La notte era il suo momento preferitto della giornata da sempre, c'era silenzio e le stelle erano bellissime. Però quella notte era ancora più bella perchè era l'equinozio d'autunno e presto avrebbe potutto incontrare lo spirito dell'aria e avrebbe detto addio ad Aang una volta per tutte.
La cosa che lo sorprendeva di più era il fatto che gli altri mocciosi non si fossero visti quindi o lui si stava nascodendo anche meglio dle previsto oppure non erano cosi amici come Aang pensava.
«Ti sei scelto proprio una bella combricolla, ti hanno abbandonato alla prima occassione.» disse Avir guardando il suo riflesso. Ormai aveva cancellato l'intera memoria di Aang a parte i ricordi di Katara che il ragazzino continuava a prottegere al limite della testardaggine se doveva ammeterlo almeno a se stesso era impressionato da questa resistenza doveva veramente amare quella ragazza con tutto il cuore, ma questo tuttavia non avrebbe cambiato niente.
Amare qualcuno, tenere a lui era solo una perditta di tempo che causava solo dolore e sofferenza. Non c'era niente di nobile in quel sentimento.
«Lo sai cos'è peggio del fatto che hai messo l'amore davanti a tutto?» domando Avir al riflesso. «Che questo amore è per una ragazza della tribù dell'acqua.»
«Cosa c'è di male ad essere della tribù dell'acqua?» domando una voce e prima che Avir avesse il tempo di reaggire venne scagliatto dall'altra parte della parete da un'enorme getto d'acqua. Avir si rialzo barccolando e sputando acqua dalla bocca.
«Chi sei? E come mi hai trovato?» grido inferocitto, uno scontro gli avrebbe fatto perdere tempo e non avrebbe aspettato un'altro anno per tornare in questo mondo.
«Non ti ricordi di me?» domando Katara uscendo dall'ombra.
«Interessante scelta di parole.» rispose Avir usando il dominio dell'aria per asciugarsi i vestitti. «Pensavo che tu e i tuoi amici avevate rinnunciatto a intracciarmi.»
«Io non rinnuncierò mai ad Aang e adesso puoi andartene di tua spontanea volontà o ti costringero a farlo con la forza.» minaccio Katara.
«Sei veramente testarda. Mi ricordi qualcuno.» disse Avir con un sorrisso.
Katara si sentiva ribollire di rabbia, quel sorrisso non aveva nulla in comune con quello che Aang era solito fare e vederlo lì sul viso del giovane la faceva infuriare.
«Te l'ho ripeto per l'ultima volta lascia andare Aang non constringermi ad usare la forza.» disse Katara.
«Come se tu avessi il coraggio di attacare.» la scherni Avir.
Katara fece un respiro profondo, nella parole dello spirito c'era un fondo di verità non avrebbe mai voluto ferire Aang ciò nonostante sapeva che era l'unico modo per salvarlo. Era stata una scelta difficile, ma era quella che aveva preso e non si sarebbe tirata indietro proprio adesso.
«Dovresti veramente imparare quando è il momento di star zitto.» disse Katara prima di attacare con una frusta d'acqua preso del tutto alla sprovista Avir venne colpito in pieno.
Katara dovette restistere all'impulso di andare da Aang e assicurarsi che stesse bene, ma era difficile. Sapeva che non era Aang, ma Ravi però questo non toglieva il fatto che posseduto o no quello era sempre il corpo del suo fidanzato.
Trovare il tempio dell'Avatar Yangchen non era stato facile, in giovane età lei stessa l'aveva nascosto per motivi ignoti però sapeva che era lì che l'Avatar festeggiava in solitudine l'equinozio d'autunno quando l'aveva scoperto grazie alla coppia delle sue memorie datelle da Iroh si era messa a cercalo e alla fine l'aveva trovato.
Un luogo nascosto da tutti e adeguattamente fornito per il rituale che Ravi intendeva fare per prendere il posto di Aang inutile dire che si era precipittata a cercalo... e ovviamente ci era andata da sola.
Trovarlo era stato difficile, ma Yangchen poteva nasconderlo dove e come le pareva tanto niente avrebbe mai batutto la testardaggine di Katara.
«Tu me l'ha ricordi veramente tanto.» mormorro Avir prima di colpirla con il dominio del fuoco, ma Katara fu più veloce nel schivare però non altretanto a colpire perchè poco prima che Ravi venisse colpito da dei pezzi di ghiacchio creo un muro di terra come protezione.
Katara sapeva che sul lato tecnico era in vantaggio, Sokka le aveva detto che Ravi era l'unico non dominatore della nazione dell'aria e questo spiegava le sue scarse doti in combattimento ovviamente essendo cresciutto in una nazione pacifista non sapeva combattere. D'altraparte poteva usare tutti gli elementi mentre possedeva Aang e questo lo rendeva un'avversario da non sottovalutare, ma Katara aveva fiduccia nel suo piano.
Doveva riuscire a metterlo in difficoltà, farlo arrabbiare, costringerlo ad entrare nello Stato dell'Avatar. Nessuno sarebbe stato in grado di controllare tanti spiritti tutti assieme e se Ravi avesse vacilatto era certa che anche Aang sarebbe riuscito a cacciarlo dalla sua mente.
Il problemma era che non sapeva come fare, non sapeva molto di Ravi tranne il fato che era il primo non dominatore della nazione dell'aria, una cosa che comunque non sembrava dargli fastidio, e che c'è l'aveva con la famiglia di Zuko per lo sterminio del suo poppolo. Di lui non sapeva nient'altro e se non sapeva niente di lui l'idea di farli perdere il controllo diventava alquanto inreallistica, ma ci avrebbe comunque provato.
«Non potrai schivare per sempre!» grido Ravi cercando di scagliarle contor un masso che Katara blocco con un muro di ghiaccio.
«Divertente detto da un dominatore dell'aria.» rispose Katara cercando di colpirlo di nuovo con dei pezzi di ghiaccio, ma con il dominio del fuoco Ravi riusci ad evitare i danni peggiori anche se alcuni di loro gli causarono qualche graffio.
«Schivare ed eludere, la nostra tecnica di dominio più inutile.» disse Ravi prima di creare una forte raffica d'aria che spedi Katara dall'altra parte della stanza. Quella mossa era strana, ma non per un motivo particolare.
Semplicemente era molto più precisa e potente rispetto a quelle degli altir domini, ma infondo Ravi era cresciutto circondato da dominatori dell'aria quindi non ci si doveva meravigliare.
«Scometto che ti diverti ad usare un dominio che in vita non sapevi usare.» disse Katara alzandosi in piedi e cercando di eludere i colpi di fuoco di Ravi. Lo spirito continuava a cercare di colpirla però la ragazza era più veloce e anche se non lo fosse stata era sempre pronta a proteggersi con al sua acqua.
«Non ho voglia di giocare con te. Sparisci!» grido Ravi colpendola di nuovo con l'aria, un'elemento che Katara imparò in quel momento fosse uno dei più difficili da schivare.
Katara capì di trovarsi ad un bivio; l'unico motivo per cui si trovava in difficoltà era perchè si stava trattenendo però se continuava cosi non solo il suo piano non avrebbe funzionato, ma c'era anche il reale rischio che Ravi sarebbe stato in grado di batterla.
Con un sospiro decise di iniziare a fare sul serio, qualunqeu danno avesse ricevutto Aang era certo di poterlo guarirre in seguito.
«Hai perfettamente ragione.» disse Katara alzandosi e colpendolo con un getto d'acqua che lo scaglio lontano prima di colpirlo con un disco di giaccio ferendolo al fianco. «Adesso non si gioca più.»
Appena ebbe intuito il prossimo movimento di Ravi, Katara uso la frusta d'acqua per afferargli un polso e stratonandolo verso il basso facendogli sbattere al testa.
«Sai non mi stupise che si sia innamorato di te.» disse Ravi alzandosi in piedi poi ricadere subito dopo un altro attacco di Katara.
«La tua opinione non m'interessa.» disse Katara pronta a colpirlo di nuovo, ma Ravi fermo il colpo dominando l'acqua dell'attacco per farla sparire.
«Visto che stai parlando di mio nipote direi che ti dovrebbe interessare.» disse Ravi e Katara lo guardo incredulla.

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Capitolo 22
*** Capitolo Vent'uno: Promessa. ***


“Quindi devo lanciarvi contro roccie infuoccate?”
-Toph, La cometa di Sozin (prima parte) - Il Re Fenice.


«Tu sei suo nonno?» domando Katara.
«Sono suo zio brutta mocciossa!» strillo Avir indignato da tale affermazione.
«Non capisco fino ad ora hai tentato di ucciderlo e adesso lo possiedi?» disse Katara confussa.
«Seriamente la faccenda tra Zuko e Ozai non vi ha insegnato niente?!» domando Avir con un'espressione esasperata in volto.
«Aang sa chi sei?» chiese Katara senza però abbasare la guardia.
«Si, gliel'ho detto prima di possederlo. Era sorpresso proprio come te.» rispose Avir.
«Voglio sapere cos'hai contro di lui. Rispondimi!?» grido Katara puntandoli una lama di ghiaccio alal gola.
«Abbassa quella cosa ho potresti ferire l'Avatar.» disse semplicemente Avir con sguardo inespressivo.
«Finchè respira lo posso curare.» rispose Katara non muovendo al lama di un centimetro.
«Vuoi sapere coso contro di lui?» chiese Avir. «Niente. Sto solo cercando di mantenere una promessa.»
«Qualle promessa?» domando Katara.

«Lui sarà l'Avatar!» grido Diki entrando nella stanza del fratello cosi forte da sbattere al porta.
«Se non sapessi che fosse impossibille direi che sia la gravidanza ad impedirti di controllare il dominio!» sbraito Avir raccogliendo le pergamene che si erano sparse per la stanza a causa del vento.
«Scusa tanto se sono cosi brava.» disse Diki saltelando verso il fratello, se non fosse per la pancia nessuno avrebeb detto che era incinta di otto mesi visto che si comportava come se non lo fosse affato.
«Lascia perdere.» borbotto Avir scuottendo la testa. «Cos'è questa storia dell'Avatar piuttosto?»
«Hai saputo della morte di Roku?» chiese Diki al fratello.
«Certo non si parla d'altro ultimamente. D'altraparte il prossimo Avatar nascerà qui tra noi.» rispose Avir.
«Appunto!» esclamo Diki alzando le braccia al cielo. «Ma non capisci? L'Avatar è lui, è il bambino che porto in grembo.»
«Ma di cosa blatteri? È impossibile saperlo prima della nascità e poi dici sempre che il loro stato gli rende a malapena delle persone.» disse Avir.
«Lo so, ma me lo sento.» rispose Diki. «Questo è l'Avatar e se l'ho è davvero possiamo cambiare le cose.»
«Cosa intendi?»
«Non è ovvio. Sarò io a crescere il bambino e con il tuo aiuto sarà un'Avatar perfetto, finalmente come abbiamo sempre voluto per il nostro popolo.»
«Il nostro popolo è il problemma!» grido Avir. «Il pacifismo che ci insegnagno non serve a niente! Roku è morto perchè ha risparmiato Sozin che era suo amico!»
«Proprio per questo voglio allevarlo da sola questo bambino. Lo faremo diventare un'Avatar senza vincoli, ci stai? Mi prometti che mi aiuterai?»
«Si, te l'ho prometto.»


«Volevi usarlo come arma?!» domando Katara sconvolta.
«Forse infondo a chi importava? L'avatar è a malapena una persona quindi non vedo la differenza. Però vuoi sapere cosa non hai capito della storia?» domando Avir.
Con uno scatto fulmineo colpi Katara alle cavaglie facendola cadere per poi intrappolarle i piedi e i polsi al terreno. La ragazza cerco di liberarsi, ma sembrava tutto inutile e nel frattempo Avir le prese la sacca d'acqua e le diede fuoco sotto gli occhi sconcentratti di Katara. La sua unica arma si era trasformata in vapore e lei era rimasta senza niente da dominare.
«Putroppo Diki è morta di parto e Gyatso ha deciso di occuparsi del bambino.» disse Avir continuando la sua storia. «Avevo promesso a mia sorella che l'avrei aiutata a far diventare suo figlio un'Avatar degno di sto nome, ma come puoi vedere non si sono riuscito, cercai di convincere il consiglio a mandarlo via in modo che potesse ancora effetuare il nostro piano.»
«Volevi rapirlo.» disse Katara provando solo disgusto per quell'uomo e per sua sorella, che aveva in programma di crescere il figlio come se fosse un'oggetto privandolo persino della propria cultura d'origine.
«Sono suo zio, io avevo più diritto a crescerlo di chiunque altro.» disse Avir con tono cosi neutrale che Katara capì che non gli importava niente del fatto che Aang fosse suo nipote. «Gyatso mi ha mandato via dicendo che era una brutta influenza per lui... poi è scappato. Se l'avessi cresciutto come io e Diki avremmo voluto allora non ci sarebbe stata alcuna guerra!»
«Sareste stati uccissi dalla Nazione del fuoco!» girdo Katara. «Se Aang non fosse scapatto il mondo sarebbe ancora in guerra. È un eroe!»
«È solo un debole e un codardo! Proprio come tutti gli altri!» disse Avir. «Sai all'inizio volevo ucciderlo anche perchè l'avevo promesso a Diki, se avessi pensato che suo figlio fosse inadatto al ruolo di Avatar avrei dovuto eliminarlo... per questo ho aiutato la nazone del Fuoco ad attacare i tempi.»
Katara spalalnco gli occhi... era stato Avir... la causa...
«Tu sei il responsabille del Genocidio dei nomadi dell'aria!» grido lottando con tutte le sue forze per liberarsi.
Aang l'aveva detto, nessuno tranne un domiantore dell'aria avrebbe potutto raggiungere i tempi... a meno che non ricevesse aiuto dall'interno.
Mentre i due parlavano la luna era arrivata al suo apice e un raggio di luce si era infilatto tra le finestre del tempio, le qualli erano molto in alto, finendo con il rifletersi su una gemma incastratta sul muro. Da quella piccola luce n'è partirono altre illuminando tutto e Katara potè finalmente ammirarlo nella sua bellezza, ma sopratutto a catturare la sua attenzione furono i vari disegni su i muri, rafiguravano tutti una ragazza circondatta dal vento molto probabilmente lei era lo spirito dell'aria.
Lo stesso spirito che aveva il potere di decidere se cancellare lo spirito d'Avir o quello di Aang, ma lei si sarebeb assicurata che fosse il rpimo a fare questa fine. Ora più che mai aveva capito che questo spirito in vita cosi come adesso nelal morte era solo un'uomo vuoto che non aveva nulla da invidiare ad Ozai.
«Mi ha tradito.» disse Avir senza guardarla, infatti era di spalla e osservava al gemma su la qualle si era riflessa al luce della luna. «Sozin, mi ha detto che se l'avessi aiutato a invadere i tempi mi avrebeb risparmiato... e che mi avrebeb aiutato a crescere e addestare il prossimo Avatar.»
«Tradirti è stata forse l'unica cosa buona che Sozin abbia mai fatto in vita sua.» disse Katara.
Avir non disse niente e si diresse verso l'altarino sotto la gemma sul qualle c'era una piccola statuetta appena Avir la sfioro si alzo un forte vento che divento ben presto diventò una vera e propria buffera. Avir riusci a rimanere al suo posto grazie al domino dell'aria mentre Katara venna scaraventata via a causa del fatto che la terra con cui era imprigionata si era rotta per la forza del tifone che gli aveva investiti.
Quando il vento si calmo la domiantrice dell'acqua vide Avir avvicinarsi di nuoco alla statuetta. Aveva letto il più possibile sul riturale e sapeva che era proprio quella picolla statua ad essere al chiave per convocare lo spirito dell'aria, doveva fermarlo però senza più acqua era indifessa senza contare che era troppo lontana d'Avir nel tempo in cui l'avesse raggiunto lui avrebbe già completato il rituale.
«Aang, perdonami.» sussuro Katara abbasando lo sguardo sconfitta.

Si sentiva esausto, prottegersi da quel tifone non era stato un compito cosi facile come pensava ma almeno adesso avrebbe potutto raggiungere il suo obbietivo senza intoppi.
Allungo nuovamente al mano verso la statuetta, ma all'improvisso essa si fermo a metà strada. Prima di poter formulare qualsiasi pensiero Avir senti tutto il suo corpo inrigidirsi come pietrificato. Le braccia gli si bloccarono lungo i fianchi inermi senza che lui facesse alcun che, come se qualcun'altro stesse controllando il suo corpo.
Cosa stava succedendo?

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventidue: L'aiuto. ***


“Congratulazioni Katara, tu hai il dominio del sangue.”
-Hama, Il lato oscuro della luna.


Aang se n'è stava raggomitolato su se stesso con la bolla contenente i ricorid di Katara stretta al petto.
Senza gli altir suoi ricorid aveva solo una vaga idea di quello che gli stava succedendo attorno, sapeva solo che era in trappola e che il responsabille era quello strano uomo che a volte veniva lì a parlare con lui. L'unica cosa certa in quella confussione era che avrebbe difesso i ricordi di Katara con tutte le sue forze.
«Aang.»

Non era felice di quello che stava facendo non l'ho era per niente.
Usare quel potere oscuro la disturbava e odiava farlo, ma Avir non le aveva lasciato altra scelta, aveva promesso di proteggere Aang e l'avrebbe fatto ad ogni costo.
«Sei tu vero!? Questa è opera tua?!» grido Avir ruotando il colo verso Katara, la ragazza stava usando solo un leggero controllo su gambe e braccia per non farle muovere, il resto del corpo era libero dall'influenza del suo dominio.
Katara stava anche facendo attenzione a non ferire troppo il corpo di Aang con eccesiva pressione o qualche movimento innaturale. Avir doveva solo rimanere fermo niente di più almeno fino al mattino quando l'equinozio sarebbe finito senza che lui avesse convoncato lo spirito dell'aria.
Doveva solo aspettare, doveva fare solo quello.
«Sono veramente dispiaciuta di doverti fare questo, ma non mi hai lasciato scelta.» disse Katara. «Un modo per liberarti dal mio dominio sarebbe quello di liberare Aang dal tuo possesso altrimentri staremo qui finchè ci sarà la luna piena. In entrambi i casi hai fallito.»
Avir ringhio. Non era arivato cosi lontano per fermarsi adesso, era cosi vicino a mantenere la promessa.
Un Avatar come lui e Diki avevano sempre voluto, non legato a valori stupii come quegli del loro popolo o a dei sciocchi sentimenti. Ma se quella ragazza aveva tale abilità allora... avrebbe dovutto veramente ucciderla con quella frana non fingere soltanto.
Aveva sfidato al morte stessa per rispettare al promessa a Diki... era tutto finito?

«Tu chi sei?» domando Aang vedendo davanti a sé una donna con lunghi capelli castani, come lui aveva dei tattuaggi raffiguanti delle freccie.
«Mi chiamo Yangchen e sono uno degli Avatar che ti ha precedutto.» spiego la donna che vedendo come gli occhi di Aang si allargarono nella più completa confussione si ingnocchio davanti a lui tedendogli una mano passando tra i fori della gabbia.
Aang era confuso, non si ricordava di questa donna e nemmeno del termine Avatar però una parte di lui si sentiva rassicurato da lei come se la conoscesse.
«Prendi la mia mano, posso aiutarti a tornare dai tuoi amici.» disse Yangchen. «A tornare da Katara.»
A sentire il nome della ragazza Aang strinse a sé la bolla ancora più forte e non potè evitare che qualche lacrima gli cade dagli occhi.
«Katara non c'è più.» disse.
Quello se l'ho ricordava, la frana che l'aveva investita nella grotta.
«Ti sbagli, ma per rivederla devi fidarti di me cosi come ti sei già fidato in passato.» disse Yangchen.
Aang la guardò non si fidava ancora molto di lei ma se poteva rivedere Katara. Se lei era ancora viva allora forse avrebbe anche potutto rischiare.
Con cautela afferrò la mano della donna e quando lo fece vide come i tattuaggi e gli occhi di Yangchen si fossero messi a brillare essatamente come i suoi in quel momento.

Mentre pensava a come fare per far tornare la situazione a suo vantaggio Avir si mise ad urlare in maniera quasi disumana.
Spaventata e confusa Katara lascio la presa e si precipitto da lui nell'essatto istante in cui cade a terra con la testa tra le mani, quando gli fu vicino la ragazza capì subito cosa stava succedendo.
Stava entrando nello Stato dell'Avatar.
«Aang!» urlo afferandolo per le spalle. «Aang mi senti? Aang!»
Non ricevendo risposta Katara lo strinse forte a sé in un'abbracciandolo mentre i tattuaggi e gli occhi si illuminavano e una forte corrente d'aria gli circondava. In qualche modo il suo piano originale aveva funzionato però adesso doveva sperare che Aang riuscisce a cacciare Avir, sapeva che poteva farcela.
«Aang puoi farcela!» grido Katara strigendolo ancora più forte. «So che c'è l'ha puoi fare! Avanti! Sono qui con te! Torna da me! Aang!»

L'avrebbe amazatto.
Stavolta l'avrebbe fatto per davvero, come osava cercare di scaciarlo?
Con l'aiuto degli altri Avatar per di più! Per questo gli aveva cancellato i ricordi, in questo modo non avrebbe potutto farsi aiutare da altri spiriti per liberarsi. Ciò nonostante non si sarebbe aresso nemenno adesso, era pronto anche a lottare con gli altri Avatar se necessario.
Con grande sorpressa di Avir però davanti a lui c'erano solo Aang, visibilmente confusso, e Avatar Yangchen.
Avir scoppio a ridere.
«Tra tutti gli Avatar che potevano venire in soccorso a questo mocciose sei venuta tu? Una nomade dell'aria!» grido Avir continuando a ridere.
«Vedo con enorme dispiacere che non hai una bricciola di rispetto per la tua cultura.» disse Yangchen scuotendo la testa in segno di disaprovazione.
«Perchè non merita rispetto! È una cultura debole e piena di sentimenti inutili.» ribatte Avir smettendo di ridere per concentrarsi su i due Avatar che aveva davanti anche se comunque non sarebbero bastati a fermarlo.
In questo luogo della mente non avevano i loro domini e inoltre Aang era completamente inutile senza ricordi, non sapeva nemmeno più come si chiamava. Tutto quello che aveva erano i ricordi di Katara, dei momenti passati con lei e i sentimenti che provava... roba inutile.
«Comunque non puoi fare niente per fermarmi.» disse Avir scrollando le spalle con nonchalance. «Anche se mi scacci io tornerò a meno che l'Avatar non mi scacci e se non l'hai notato non è in piena forma.»
Aang si fece piccolo piccolo, non capiva ancora bene cosa stesse succedendo però sapeva che quando quell'uomo parlava di un'avatar si stava riferendo a lui. Sperava che afferando al mano della donna avrebeb potutto ottenere delle risposte su chi fosse o sul modo per tornare da Katara, ma invece aveva riportato qui quell'uomo che l'odiava con tanta intensità. Non avrebbe dovutto ascoltarla.
«Io mi fido di Aang cosi come mi sono fidata di me stessa in tutte le mie vite.» disse Yangchen.
Avir stava per controbattere di nuovo quando senti un tremito e all'improvisso si ritrovo sul bordo di una voraggine apparsa dal nulla. Per lo stupore perse l'equilibrio e non cade solo perchè si aggrapo al bordo.
Sotto di lui c'era il vuoto totale.
«Cos'è sta roba!? Non potete usare il dominio!» strillo Avir cercando con tutte le sue forze di non cadere.
«La mente e lo spirito sono armi molto più potenti di qualunque dominio.» rispose Yangchen. «Tu pensi che i sentimenti e al fiduccia siano solo debolezze, ma sono queste che danno la vera forza.»
Dal fondo del burone sbuccarono dei strani vetici neri che si aggraparono alle caviglie d'Avir tentando di trascinarlo sul fondo.
«Hai cancellato i ricordi e volevi cancellare anche l'anima e lo spirito di un ragazzo innocente adesso sarai tu a fare la stessa fine.» disse Yangchen.
Aang guardo la scena spaventato, sentiva che c'era qualcosa che non andava.
Per lui non era giusto che quell'uomo facesse quella fine. Non era stupido e aveva capito che era in qualche modo colpevole del suo stato però gli sembrava comunque sbagliatto.
Avir continuava ad urlare e cercare di non cadere, ma in cuor suo sapeva che era la sua fine. Aveva fallito ad un passo dalla metà. Non sarebbe riuscito a mantenere la promessa a sua sorella.
Quando fu costretto a lasciare la presa grido, ma la caduta non durò a lungo perchè Aang l'aveva afferato.

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventitre: Il ritorno. ***


“Ti dirò un segreto giovane dominatore dell'aria, proprio come hai plasmato quelle nuvole tu hai il potere di plasmare il tuo destino.”
-Zia Wu, L'indovina.


La mente era un luogo che rispondeva allo spirito del propriettario e a nessun'altro.
Poteva essere controlalta, ma alla fine a dettare l'ultima parola era la volontà della persona.
Era la volontà di Yangchen che voleva sbarazzarsi d'Avir ma a salvalo fu la volonta di Aang. Sia i veticci che il burono scomparirono e Avir fu di nuovo al sicuro nello spazio che aveva invaso per giorni, guardo Aang sorpresso nemmeno senza ricordi poteva andare contro i propri principi.
«Patetico.» mormoro Avir afferando il braccio di Aang e piegandolo dietro al schiena in modo da fargli male infondo Avir era un'adulto con una corporatura abbastanza muscolosa mentre Aang appariva come il ragazzino di dicasette anni che era nella realtà.
«Ora non fai più la gradassa eh?» disse Avir rafforzando al presa.
Yangchen rimase inmobille e impassibille, se Aang non avesse voluto sbarazzarsi d'Avir allora non poteva fare niente. L'unico modo era cancellarlo dall'esistenza, ma ovviamente Aang non voleva andava contro i suoi principi, Yangchen lo capiva anche lei era una nomade dell'aria però in questo modo aveva le mani legate e non avrebbe potutto aiutarlo se lui non glielo permetteva.
Aang fece una smorfia di dolore, quell'uomo gli stava facendo male ma non poteva risciare che la donna lo mettesse di nuovo nella situazione di prima. Se possibile voleva cercare un'alternativa per cacciarlo dalal sua testa anche se gli ci fossero voluti degli anni lui avrebbe fatto di tutto per trovarla.
Prima di tutto doveva riuscire a liberarsi dalla sua presa, non aveva il dominio però non faceva differenza senza ricordi non avrebbe saputo usarlo comunque, magari se fosse riuscito a distarlo infondo sembrava che al sua attenzione fosse rivolta quasi esclusivamente alla donna.
In qualche modo avrebbe fatto, voleva tornare da Katara, lui doveva tornare da Katara.
Avrebbe fatto di tutto per poterla rivedere.

La gente pensava a lei come qualcuno a che poteva porre il proprio controllo sulla vita altrui. Il suo ruolo, la sua stessa natura la faceva apparire come qualcuno di tiranicco, ma lei faceva solo il suo lavoro anche se questo a volte la metteva nella situazione di dover aiutare qualcuno che non era proprio una brava persona.
Ora però sentiva che c'era una vita che aveva bisogno di lei.

«Non importa cosa tu o la tua fidanzata potette fare riuscirò nel mio intento e tu sparirai una volta per tutte!» disse Avir buttando Aang per terra.
Era la sua occassione appena si avvicino a lui Aang fu più veloce e gli diede un calcio nello stomaco allontanandolo da sé abbastanza per mettersi ad una distanza di sicurezza.
«Lascia in pace questo ragazzo, so della promessa che hai fatto a tua sorella, ma devi rassegnarti hai fallito e il tuo tempo nel mondo è finito.» disse Yangchen. Per tutta risposta Avir si mise a ridere.
«Il mio tempo è finito?» domando alzandosi e guardando i due Avatar con uno sguardo che andava ben oltre l'odio.
«E il tuo invece? Voi Avatar non siete persone siete... niente, non siete niente! Non siete niente di speciale!» Avir abbasso lo sguardo mentre i capelli gli nascondevano il viso, ma Aang vide qualcosa cadere per terra. Una lacrima?
«Siete... siete cosi grandi, ho sempre pensato a voi Avatar come un modo per risolvere problemmi, uno strumento delle persone siete questo niente di più.» disse Avir sempre con la testa bassa. «Eppure... eppure voi vi attegiatte a persone normali pretendette di avere tutto quello che abbiamo noi, ma voi non ve l'ho meritate! Non meritate che qualcuno dia la vita per voi! Mia sorella era la mia unica famiglia e lui me l'ha portata via! Non è giusto!»
«Mi spiace.» disse Aang e Avir lo guardo sorpresso da tale affermazione.
Come poteva dirlo? Aveva capito chi era il cattivo in quella storia?
Avir sapeva che tutto quello che aveva fatto finiro, tradire il suo poppolo, possedere persone innocenti e tentare di uccidere suo nipote erano cose senza giustificazione eppure lui gli stava chiedendo scusa.
Perchè?
Poteva capire se l'avesse detto prima, infodo i monaci insengavano a personare e rispettare al vita, ma Aang non si ricordava questi insegnamenti... era cosi per natura?
Impossibile era semplicemente impossibile.
«Sta zitto! Non ho bisogno della pietà di una persona patetica come te! Non ho bisogno della pietà di un'Avatar!» grido Avir.
«Smettila!» grido Aang a quel punto sbarlodendo sia Avir che Yangchen. «Se c'è l'hai con me perchè ho indirettamente uccisso tua sorella è un conto, ma non voglio più sentirti parlare in questo modo del ruolo di Avatar. Tu non sai cosa si provi ad esserlo!»
«Nemmeno tu! Non hai ricordi!» disse Avir quando si ripresse dallo stupore.
«Hai ragione, non mi ricordo però una cosa la so ed è che essere l'Avatar è una parte di me ricordi o no.» rispose Aang. «L'Avatar forse non sarà una “persona” come intendi tu, ma è comunque dotato di sentimenti e sono questi che lo rendono quel che è! Senza di loro non ci sarebbe alcun motivo per persevare l'equilibrio! Solo perchè qualcuno ha un ruolo importante non vuol dire che sia al di sopra degli altri o che dovrebbe essere visti in modo diverso, una persona è una persona!»
Avir lo guardo con gli occhi spalancati.
Quella frase...
«E adesso voglio che tu esca dalla mia testa una volta per tutte!» disse Aang avvicinandosi ad Yangchen e predendole la mano. I tattuaggi dei due si illuminarono e Aang vide che alle loro spalle erano apparse altre figuri, uomini e donne i qualli molto probabilmente era altri Avatar.
Aang sorisse e poi porto la sua attenzione ad Avir che gli osservava quasi spaventato.

Con un ultimo urlo Aang usci dallo Stato dell'Avatar e la corrente d'aria si arresto di colpo. Katara si lascio sfuggire un sospiro di sollievo, oltre alle urla che aveva dovutto sentire aveva visto come la corrente avesse praticamente distrutto quasi tutto all'interno del tempio nascosto.
Che fosse tutto finito sembrava un miracolo o almeno lo sarebbe stato se lì tra le sue braccia ci fosse Aang, il vero Aang e non Avir.
«Katara?» domando il ragazzo leggermente frastornato.
«Katara!» Il ragazzo l'abbraccio stringendola a sé e Katara non ebbe alcun dubbio, quel sorisso sciocco e quel luccichio negli occhi griggi.
Aang era tornato.
Lo bacio con forza soprafatta dalla gioia di riaverlo con sé. Il loro momento però fu di breve durata perchè da delle macerie usci qualcuno, un uomo adulto vestito come un nomade dell'aria.

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Capitolo 25
*** Capitolo Ventiquattro: Lo spirito dell'aria. ***


“La vera mente può affrontare tutte le bugie e le ilussioni senza perdersi, il vero cuore può assaggiare il veleno dell'odio senza rimanerne ferito. Dalla notte dei tempi l'oscurità prospera nel nulla, ma cede sempre alla luce purificatrice.”
-Tartarugga leone, La cometa di Sozin (seconda parte) - Gli antichi maestri.


Questa era la seconda volta che veniva espulso di forza ed era decisamente più dolorossa della prima.
Ma c'era una differenza.
Era tornato, non aveva una forma fisica consistente, a volte tornava ad essere trasparente come uno spettro però era lì ed era qualcosa che non gli era mai successo. Evidentemente i saggi non dicevano cose senza senso quando parlavano che nei solstizi e gli equinozzi succedevano cose uniche tra il nostro mondo e quello degli spiriti.
Il suo sguardo si posso su le uniche altre persone nella stanza e non potè fare a meno di ridacchiare nel vedere la loro espressione. Katara sembrava un misto tra la rabbia e la paura mentre Aang... sembrava sorpresso come se non si aspettasse di rivederlo.
«Pensavi di esserti sbarazzato di me, nipotino.» lo scherni Avir ridacchiando.
Katara si mise subito davanti al fidanzato, stavolta non avrebbe permesso a niente di fermala dal prottegerlo.
«Vedo che nonostante tutto tu continui a parlare troppo.» disse una voce femminile molto sottile e allo stesso tempo molto autoritaria.
Katara si volto verso l'altare dal qualle veniva la voce e noto che la statuetta era scomparsa.
Possibile che fosse?
L'aria intorno a loro si gelo e anche Avir cambio al sua espressione.
«Lei è qui.» disse Aang con sguardo assente.
Katara si strinse nelle spalle da come avevano descritto lo spiritto dell'aria non sembrava qualcuno di piacevole da conoscere infondo non era responsabille di portare gli spiriti delle persone all'aldilà senza contare che a quanto pareva poteva anche cancellare tali spiriti dell'esistenza. La dominatrice dell'acqua inizio a dubbitare che lei ed Aang sarebbero riusciti ad uscire indegni contro ben due spiriti inoltre Aang sembrava completamente spaesatto come se non stesse capendo la situazione. Sperava che fosse dovutto semplicemente al fatto che fosse appena tornato in sé dopo una possesione perchè in caso di bisogno Aang era l'unico dei due a poter far qualcosa visto che era rimasta senz'acqua e gli spiritti non avendo un corpo erano inmuni al dominio del sangue.
A quel pensiero si spavento ancora di più, prima era stata molto attenta ad usare quella spregievole tecnica su Aang senza troppi danni, ma se invece avesse sbagliatto e gli avesse causato qualche danno interno, in quel caso non solo sarebbero stati nei guai, ma non si sarebbe nemenno mai perdonata per averlo fatto.
Il gelo nell'aria scomparve di colpo e fu allora che Katara la vide: lo spirito dell'aria.
Doveva amettere a se stessa che i raffreschi nel tempio non le rendevano giustizia, era bellissima.
«Tu chi sei?» domando Aang nel vederla. A dispetto di quanto si sarebbe aspetata Katara lo spirito ridacchio per poi guardagli entrambi con uno sguardo dolce quasi materno.
«Sono un'amica.» rispose lo spirito per poi rivolgersi ad Avir con sguardo affranto. L'uomo d'altra parte sembrava spaventato anche se stava cercando di manteenre la sua maschera d'orgoglio e superiorità si vedeva chiaramente che tale attegiamento era un'atto.
«Sei qui per chiedermi un altro favore?» domando lo spirito guardando Avir. Katara non poteva credere alle sue orecchie, quei due si conoscevano già... ma d'altronde questo spiegava varie cose.
Se Avir era morto durante l'attacco di Sozin ai tempi arei voleva dire che era passato già da cento anni eppure solo adesso era entrato in azione per vendicarsi della famiglia di Zuko e cercare d'uccidere Aang.
«Bè per dirla tutta si, ma ora è sorta una piccola complicazione.» rispose Avir come se niente fosse e Katara senti l'impulso di prenderlo a pugni a causa di quel suo attegiamento cosi menefregista. Peccato solo che sarebbe stato come colpire il nulla.
«So di quelle complicazioni parli e sappi che in ogni caso non ti avrei mai accontentato.» disse lo spirito assotigliando lo sguardo.
«Hai detto che se fossi tornato oggi durante questo equinozio mi avresti aiutato di nuovo!» grido Avir infuriatto.
«Non ha discapitto di una vita innocente!» grido lo spirito. «Ti ho fatto tornare e ti ho datto al possibilità di possedere le persone perchè hai chiesto giustizia per il tuo popolo, per il popolo che io rappresento! Ma non ti ho mai detto che avrei bandito qualcuno nell'oblio dell'esistenza per farti tornare qui in modo permanenete.»
«Ma hai il potere di farlo allora perchè ti rifiutti di concedermi questo!» grido Avir.
«Perchè significherebbe distruggere completamente una persona come se non fosse mai essistita! Solo perchè ho il potere di farlo non vuol dire che io debba farlo o che lo voglio!» grido lo spiritto.
Avere acesso ad un potere non significava necessariamente usarlo.
Katara sorisse a tale affermazione perchè era il senso del proprio dominio, odiava usare il dominio del sangue e anche se lo sapeva usare ed era una tecnica potente non voleva dire che lo usava sempre anzi quella era la prima volta che lo usava da quando era andata in missione con Zuko durante la guerra. Inoltre era anche la stessa logica che infondo stava alal base degli ideali pacifisti della nazione dell'aria, Aang aveva il potere di uccidere gli avversari(e in alcune occassioni le persone non solo l'avrebbero capico, ma anche incoraggiato un processo simile)eppure non lo faceva perchè non era cosi che era lui.
«In tal caso sei una debole come tutti gli altri.» disse Avir.
«Non puoi parlare agli spiritti in quel modo!» grido Aang che si stava veramente stancando dell'attegiamento di suo zio, non sapeva se avesse avuto dei ricordi che lo riguardavano ma per ora era felice di non averli.
Forse era qualcosa di cattivo da dire, ma per quel poco che l'aveva conosciutto doveva ammetere che non era una cattiva persona. Non lo odiava, ma non gli piaceva.
«Se potessi farti capire quanto le tue parole non hanno senso lo farei, ma purtroppo non si può costringere le persone a cambiare i propri ideali.» disse lo spirito. «Il tuo tempo in questo mondo è scaduto pensavo che concedendoti un po' di tempo extra avresti fatto qualcosa di buono, ma mi sono sbagliatta e quindi adesso tornerai da dove sei venuto.»
Katara e Aang si strinsero a vicenda mentre la buffera tornava stavolta però era fredda come l'aria che si era sentita all'arrivo dello spirito.
I due chiusero gli occhi cercando di ignorare i rumori atorno a loro, si sentiva che quel poco del tempio che era stato risparmiatto dalla furia di Aang adesso veniva distrutto da quella dello spirito inoltre potevano sentire Avir urlare.
A quanto pareva era possibile far soffrire uno spirito, ma in realtà nessuno dei due voleva vedere come fosse possibile. Alla fine quando il silenzio gli avvolse si staccarono guardandosi attorno.
Era rimasti soli.
Era tutto finito e Katara non potè fare a meno di soridere almeno finchè Aang non disse qualcosa di totalmente inaspettato quanto orribile.
«Io non mi ricordo niente.»

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Capitolo 26
*** Capitolo Venticinque: Insieme ad ogni costo. ***


“Alcune amicizie sono talmente forti che trascendono persino la vita terrena.”
-Roku, L'Avatar e il signore del fuoco.


Sokka continuava a camminare avanti e indietro nella sala del trono di Zuko con quest'ultimo che sembrava molto più accigliatto del solito.
«Ti avevo detto di non dirlo a nessuno!» sbotto il Signore del Fuoco.
«E io ti avevo detto di non essere d'accordo con il tuo piano!» rispose Sokka.
«Comunque è quasi l'alba, tra poco sapremo se hai fatto bene o no.» disse Zuko calmandosi e sedendosi sul trono con un sospiro.
Se doveva essere onesto una parte di lui, no anzi tutto il suo essere era grato che Sokka l'avesse ignorato e avesse coinvolto Katara. Perchè se c'era qualcuno che era in grado di salvare Aang era proprio Katara.
Il problemma però era che aspettare era qualcosa che non gli era mai piaciutto sopratutto in una situazione del genere, poteva avere nei confronti dei suoi amici tutta la fiducia del mondo, ma questo non cambiava che ci sarebbe sempre stata una piccola possibilità di fallire.
«Zuko!» grido Mai entrando di corsa. Zuko guardo la moglie e notò subito come stesse soridendo, qualcosa che Mai non faceva quasi mai in pubblico di solito sorrideva solo quando erano da soli.
«Cos'è successo?» domando Zuko.
«Aang e Katara si trovano qui.» rispose Mai.

Non sapeva essatamente cosa provare nel vederlo.
Era felice che fosse tornato, ma le faceva male il pensiero che non si ricordasse niente... niente a parte lei.
Lo guardava osservasi intorno spaezzato e confusso nonostante fosse stato in quelle sale molte volte dalla fine della guerra, ci doveva essere un modo per farlo tornare come prima. Non solo non si ricordava come dominare gli elementi, esclusa l'acqua che gli aveva insegnato lei, ma non si ricordava nemmeno del periodo prima dell'iceberg.
Aveva di nuovo perso la sua cultura.
Vide che Zuko e suo fratello erano arrivati e prima che potesse fare o dire qualcosa Sokka strinse Aang in un forte abbraccio.
Katara si precipitto a dividirli terorizzata che Aang potesse reagire male ad uno sconosciutto che lo afferava in qel modo, ma per fortuna l'Avatar ricambio l'abbraccio. Era bello vedere che con o senza ricordi Aang rimaneva fondentalmente lo stesso. Katara noto anche come Zuko stava in disparte a disaggio come se non fosse sicuro di dover trovarsi lì o no.
La ragazza si avvicino a lui per chiedergli perchè non veniva a salutare Aang, ma quando vide meglio al sua espressione capì che in qualche modo lui sapeva già tutto.
«C'è un modo per recuperare i ricordi?» domando Katara.
«Non che io sappia.» rispose Zuko scuottendo al testa. «Assieme a mio zio ho cercato se potesse esistere una soluzione nel caso in cui Ravi gliegli avesse cancellati, ma non abbiamo trovato nulla. Mi spiace.»
Katara sospiro, si aspettava una risposta del genere però era comunque intenzionata a non arrendersi. Anche se le ci fossero voluti anni avrebbe aiutato Aang, non lo avrebbe lasciato in quel modo e nle fratempo era certa che lei e tutti gli altri gli avrebbero dato nuovi ricordi felici forse non avrebbero potutto sostituire quegli vecchi, ma ci avrebbero provato.
E vedendo come suo fratello gesticolava con impetto capì che lo stava già facendo.

8 mesi dopo...
«Molto bene direi che per oggi può bastare.» disse Katara mentre i bambini uscivano dall'aula ridendo e urlando. Pakku gli aveva chiesto di occuparsi dalla classe dei dominatori più giovani, stando alle sue parole non solo Katara era un'ottima insegnante ma era anche migliore di lui nel trattare con i bambini.
La ragazza aveva accetato volentieri era felice di poter usare il suo dominio in maniera utile al prossimo, a volte andava anche ad aiutare l'ospedale locale con le sua abilità di guaritrice. Non l'aveva ancora detto a nessuno, ma un giorno sperava di poter avere una clinica tutta sua.
Certo prima aveva ancora molto da imparare sulla guarigione però era certa che un giorno sarebbe riuscita a raggiungere tale traguardo.
«Katara!» grido Aang saltandole contro e strigendole le braccia al collo.
Katara rise e ricambio l'abbraccio, Aang era stato via un mese intero nel regno della terra assieme a Sokka. Suo fratello era stato con Suki sull'isola di Kyoshi mentre Aan era andato da Toph per “reimparare” le basi del dominio della terra.
Non erano ancora riuscito a trovare un modo per ridargli i ricordi però nessuno di loro si arrendeva nel fratempo la situazione era rimasta segreta per non far preoccupare le persone.
«Aang sono cosi felice di vederti! C'è anche Sokka con te?» domando Katara.
«Si e Suki ha detto che tra qualche settimana verrà qui al Polo Sud.» disse Aang sorridendo felice.
«Che bella notizia, sono cosi felice di rivedergli assieme.» disse Katara.
«Lo erano anche prima?» domando Aang confuso e un silenzio teso cade tra i due.
«Scusa.» disse Katara con la voce cosi basa che quasi non si sentiva. Aang si avvicino alla fidanzanta e le diede un bacio sulle labbra.
«Non importa.» disse Aang quando si stacco anche se in parte era una bugia.
Lui voleva ricordare, voleva loro bene però sentiva che non era abbastanza, che stava sbagliando. Si sentiva in colpa per avergli dimenticati, ricordava solo Katara dal giorno in cui l'aveva liberato dall'iceberg fino ad oggi, ma tutti gli altir erano estranei che stava imparando a conoscere una seconda volta. Inoltre non era l'unico ad avere problemmi, gli altri si trovavano spesso a disaggio quando faceva domande su qualcosa che non riusciva a ricordare.
A volte pensava che forse sarebeb stato meglio se andasse via cosi almeno avrebbero potutto smettere di caminare su i gusti d'uovo in sua prezensa.
«Comunque anche Toph e Zuko ahnno detto che verrano presto a trovarci.» disse Katara per cambiare argomento incaminandosi verso casa a braccietto con il fidanzato.
«Sarebbe la prima volta da mesi che ci ritroviamo tutti assieme potremo fare una piccola festa.»
«Sarebbe grandioso!» rispose Aang eccitato.
Ora che ci pensava meglio era vero che non si riunivano da un po' anzi lui proprio non aveva mai condivisso momenti con tutti il gruppo da quando aveva perso al memoria. Sorisse pensando che questo era un'altro ricordo che in futuro si sarebbe assicurato di proteggere.

l'avrebbe uccisso per davvero.
Non era possibile che non si potesse fidare di Sokka nemmeno per qualcosa di semplice come portare il cibo in tavola, quando era andata a controllare aveva scoperto che quell'ingordo aveva già mangiatto dai piatti.
Toph, Zuko e Mai sarebbero arrivati a momenti e adesso non solo doveva finire di cucinare ma doveva anche assicurarsi che suo fratello non mangiasse tutto prima dell'arrivo degli ospiti.
Almeno Aang si era offerto di aiutarla preparando il dolce, per fortuna all'inizio della loro relazione le aveva insengato la ricetta per le torte di frutta che in passato faceva con Gyatso cosi adesso Katara gli l'aveva reinsegnato tempo addietro.
Rise pensando che anche senza memoria Aang riusciva a farle più buone di quelle che faceva lei.
«Non essere cosi dura con lui.» le fece notare Suki.
«Lo so è solo... oggi deve andare tutto bene... per Aang.» rispose Katara.
«E sono certa che succederà. Fidati di me nessuno nemmeno questo separerà il Team Avatar.» disse Suki facendole l'occhiolino.

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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisei: Amore. ***


“Vuoi venire in slitta su i pinguini con me?”
-Aang, Il ragazzo dell'iceberg.


Bello.
Era bello stare tutti assieme e per una volta si sentiva come se fosse di nuovo parte del gruppo, nessuno aveva ancora alzato il problemma della sua amnesia e lui poteva godersi al compagnia dei suoi amici in santa pace.
Stare con loro, tutti assieme, gli dava una senzasione di pace e benessere. Avrebbe voluto che fosse sempre cosi.
«Ehi, Aang prova questo.» disse Sokka passandogli un piatto, ma prima che potesse prenderlo Katara lo strappo di mano al fratello con sguardo arrabbiatto.
«Per l'ultima volta Sokka Aang è vegetariano non può mangiarlo!» sbotto la ragazza.
«Sei proprio una guastafeste.» borbotto il fratello infastiditto.
Tutti scopiarono a ridere compresso Aang il che rese l'atmosfera ancora migliore almeno finchè Zuko non parlò.
«Ieri ho parlato con il re Kuei, lo sai forse la tua idea per una “quinta” nazione potrebbe davvero avverarsi e..» disse il signore dle fuoco prima che la moglie lo fermasse afferandogli il braccio.
Si senti un suono di vetri rotti e tutti si voltarono verso Aang che aveva fatto cadere a terra il bichiere che aveva in mano. L'avatar si guardo attorno e quell'espressioni preoccupate lo facevo agitare ancora di più, alla fine non potendo più sopportarlo si alzo e usci di corsa senza dire niente.
«Mi dispiace ero sovrapensiero e non potevo sapere che si sarebeb offesso per cosi poco.» mormoro Zuko in tono colpevole.
«Non è stata colpa tua. Vado a vedere cosa è succeso.» disse Katara alzandosi e seguendo il fidanzato fuori casa.

Non poteva credere di essere stato cosi stupido.
Si era comportato come un bambino però la frase di Zuko l'aveva colpito duramente, all'apparenza non era niente, ma quel progetto su una “quinta” nazione dove dominatori e non dominatori di tutte le nazione potessero vivere in pace per lui non significava niente.
Era qualcosa d'importante e lui non si ricordava niente, come non si ricordava la sua vita, come non si ricordava i domini.
Non sarebbe mai più stato un Avatar degno di sto nome e la colpa era solo sua, se non si fosse fato odiare da Avir.
Era riazionale pensarlo, Avir l'odiava per motivi del tutto fuori dal suo controllo per aver “uccisso” la sorella e per il semplice fatto che non si comportava come l'Avatar che suo zio voleva, ma ad Aang non importava si sentiva in colpa lo stesso.
Aveva deluso il mondo... di nuovo.
«Non credi che faccia troppo freddo per una passeggiata notturna?» domando Katara sedendosi vicino a lui per terra sulla neve, certo a casa si sarebbe dovutta cambiare, ma per ora non le importava.
Aang non rispose limitandosi solo a guardare il terreno sotto di lui, reagi solo quando Katara tentò d'abbracciarlo.
Si scanso di scatto rifiuttando il contato fisico con la fidanzata.
«Perchè t'importa tanto di me!?» sbotto Aang alla fine. «Senza ricordi sono inutile senza contare che è colpa mia questa situazione, come è colpa mia la fine d'Avir.»
«Questo non è vero e lo sai.» disse Katara con forza. «Avir era uno spirito che ha segnato il suo destino con le sue mani tradendo il vostro popolo e sopratutto cercadno di ucciderti. Qualunque sia la punizione che lo spirito dell'aria gli ha detto se l'ho meritava.»
«Ma, sta vivendo un'eternità d'odio a causa mi...» inizio Aang.
«A causa sua, perchè non ha saputo lasciare andare la rabbia. Niente di tutto questo è colpa tua.» disse Katara afferandogli le spalle con forza.
Aang si alzo di scatto allontanandosi da lei.
«Non è solo questo!» grido coprendosi il viso con le mani. «Non ricordo niente! Se l'avessi fermato prima ora non sarei in questa situazione! Conosco solo il dominio dell'acqua, non ricordo nemmeno il mio elemento natio e non c'è nessuno che possa reinsegnarmelo!»
«Lo so che è dura, ma sono certa che prima o poi troveremo una soluzione. Devi solo fidarti di noi.» disse Katara.
«Io mi fido di voi è di me che non mi fido! E se mentre sono in questo stato combinassi un'altro pasticcio, mi hai detto che l'Avatar deve portare equilibrio nel mondo, ma come faccio se non c'è equilibrio in me stesso!»
Aang cade inginochio scoppiando a piangere, questa situazione stava diventando sempre più ingestibille.
Forse se Aang non fosse stato l'Avatar sarebbe stato tutto molto più semplice invece era l'Avatar e anche l'ultimo dominatore dell'aria. Se lui non si ricordava la propria cultura essa sarebbe sparita per sempre. E tutto questo era successo perchè secondo Avir l'unica colpa di Aang era quella di essere nato. E la cosa peggiore di tutto questo era che non poteva fare niente per aiutarlo.
«Per questo ci siamo noi.» disse una voce.
Sia Katara che Aang si girarono e videro Sokka e gli altri alle loro spalle.
«Sappiamo che per te più di chiunque altro questa situazione è difficile, ma noi siamo qui e non ti lascieremo.» disse Sokka abbraciando l'Avatar per poi venir imitatto dalla sorella e dagli altri loro amici.
Aang si appoggio contro di loro, sebben non fosso ancora del tutto sereno si sentiva decisamente meglio adesso stando lì con loro.
Avevano ragione, darsi al colpa non risolverebbe niente e poi se avesse continauto a farlo non avrebbe più avuto tempo per stare con loro, per amarli cosi come loro amavano lui.
“A volte al soluzione di un problemma è molto più semplice di quanto si pensi.”
Aang strabuzzo gli occhi, quella voce cosi materna non capiva da dove provenisse ma potè pensarci solo per pochi secondi infatti all'improvisso gli venne mal di testa.
«Aang, stai bene?» domando Katara sorregendolo, la sua preoccupazione aumento quando vide che stava piangendo.
«Cosa ti prende? È colpa del cibo?» domando Sokka ricevendo uno schiaffo da Toph.
«Smettila di dire schiochezze per due secondi.» disse la dominatrice della terra.
«Aang, riesci a parlare? Puoi dirci cosa ti prende, per favore?» domando Katara in modo amorevole.
Aang alzo il viso rigato di lacrime, ma stava sorridendo come non faceva da mesi.
«Ricordo... io ricordo tutto.» disse Aang tra i singhiozzi.
Tutti rimasero a bocca aperta.
«N'è sei sicuro?» domando Suki.
«Si. Ricordo Gyatso, la guerra... tutto!» grido Aang tra i singhiozzi e le risate.
«Ma come?» domando Zuko confusso.
«A chi importa!» grido Katara prima di saltare addosso ad Aang baciandolo. Finalmente l'Avatar era tornato, ma cosa più importante era tornato il suo Aang. Tutto il resto non aveva importanza.

Una figura osservava il gruppo da lontano sorridendo.
«Quello che posso togliere lo posso anche ridare.» disse lo spirito prima di sparire avolta da un turbine d'aria.

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