Luce e Oscurità

di Arcadia007
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trovare una strega ***
Capitolo 2: *** Lezioni di magia ***
Capitolo 3: *** Incubi ***
Capitolo 4: *** Ricordi ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Sogni e Speranze ***
Capitolo 7: *** Fiducia ***
Capitolo 8: *** Amore ***



Capitolo 1
*** Trovare una strega ***


Killian attraversava i boschi con una crescente sensazione di inquietudine. Anche il cavallo sotto di lui era irrequieto e continuava ad agitarsi. Non poteva dargli torto. Non sapeva neanche dove stava andando. Del Cigno si sapeva soltanto che era molto potente, la più grande strega mai esistita, e che spesso si aggirava nei boschi.
Il cavallo improvvisamente si impennò rifiutandosi di proseguire.
"Che succede?" gli chiese Killian. 
"Sente me." disse una voce proveniente dal folto del bosco. 
La donna, se così si poteva chiamare, che uscì da dietro un albero era bellissima e allo stesso tempo terrificante. Indossava un completo di un materiale che sembrava pelle, anche se aveva uno strascico di pizzo, che non lasciava pelle visibile, se non quella del viso. Aveva capelli chiarissimi, quasi bianchi, raccolti in un'ordinata crocchia dietro la testa, le labbra impreziosite da un rossetto rosso scuro, gli occhi neri nel buio della foresta. Tuttavia era la sua espressione che colpiva maggiormente: era così impassibile e priva di emozioni che sembrava scavata nella pietra. 
"Non dovresti andare da solo in giro per la foresta di notte, Killian Jones, si possono incontrare brutte persone."
Killian rabbrividì. Non sapeva se era più inquietante il fatto che conoscesse il suo nome o l'implicazione di ciò che lei aveva appena detto.
"Quindi immagino che ci sia un buon motivo per la tua presenza qui." continuò la strega, come se non avessse detto nulla fuori dal normale.
"Tu sei il Cigno." constatò Killian. 
"Esatto."
"Mi serve il tuo aiuto." 
Killian non poteva credere che stesse succedendo davvero, dopo una vita passata a diffidare della magia.
"Ho scoperto di avere dei poteri e..."
"...e non li controlli." finì il Cigno, al posto suo. Killian annuì.
"Ti insegnerò a controllarli. Ma devi venire con me."
"Cosa vuoi in cambio?"
"Penserò a qualcosa." disse.
Poi svanirono in uno sbuffo di fumo.

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Capitolo 2
*** Lezioni di magia ***


Killian si svegliò per via della luce che entrava dalla finestra. La sera prima il Cigno l'aveva teletrasportato in un castello -sì, un maledetto castello, da dove venisse la credenza che alle streghe piacesse vivere in piccole capanne nel bosco, davvero non lo sapeva- e gli aveva dato delle indicazioni brevi e concise su come arrivare alla sua stanza, dicendo che lo avrebbe aspettato il giorno dopo in biblioteca.
Killian si alzò dal letto, sperando che il Cigno avesse previsto la colazione. si diresse verso il grande armadio che si trovava di fronte al letto, senza sapere se dentro ci fossero dei vestiti o meno, ritrovandosi davanti quello che era il guardaroba più stravagante ed elaborato che avesse mai visto. Sete, pizzi, velluti... sarebbe morto prima di indossare qualcosa del genere. Sembrava il guardaroba di uno di quei nobili interessati più al proprio aspetto che a fare il loro dovere verso la propria gente.
Si pettinò i capelli con un pettine poggiato sul comodino e decise che gli abiti che indossava andavano più che bene. Uscì dalla porta, trovando solo una parte del corridoio illuminata. Suppose che fosse il percorso che portava alla biblioteca. Fortunatamente, il tragitto si rivelò non troppo lungo e abbastanza facile da memorizzare. La biblioteca si rivelò essere una stanza grande circa tre volte il Gioiello del Reame e con ogni superficie coperta interamente di libri. Non solo gli scaffali, che coprivano ogni centimetro delle pareti, ma anche i numerosi tavoli rettangolari presenti nella stanza, sui quali erano appoggiate piel di libri che in certi casi arrivavano anche fino al soffito.
"Fai colazione e poi parleremo della tua magia." disse la voce del Cigno. Killian la trovò circondata da pile di libri al tavolo al centro della biblioteca. Al posto davanti al suo c'era un piatto con una fetta di torta di more e un bicchiere di succo d'arancia.
"Come fai a sapere qual è la mia colazione preferita?" le chiese, sorpreso.
Le labbra della strega si contrassero in un sorriso che non raggiunse i suoi occhi.
"So molte cose."
"Le tue risposte criptiche ti vengono naturali o resti sveglia a pensarci la notte invece di dormire?" chiese sarcasticamente, irritato. Invece di rispondergli a tono, come si sarebbe aspettato, lei lo guardò sbattendo le palpebre.
"Io non dormo, non ne ho bisogno."
"Mai?"
"No, mai. Non ho bisogno neanche di mangiare. Ma tu invece sì." gli disse lei, indicando il cibo davanti a lui.
Killian doveva ammetterlo, non mangiava niente di così buono da anni. Da quando sua madre...
No, non voleva pensarci.
"Parlami dei tuoi poteri. Come hai scoperto di averli?" chiese il Cigno, una volta che Killian ebbe finito di mangiare.
"L'ho scoperto una settimana fa. Ho avuto una discussione con un altro ufficile..."
"...e...?"
"e ho involontariamente scatenato un tornado."
Le sopracciglia del Cigno schizzarono verso l'alto, mentre le sue labbra si contraevano in un ghigno divertito.
"Non c'è niente di divertente!" scattò Killian.
"Oh, non sono d'accordo." disse il Cigno, mentre si alzava per dirigersi verso gli scaffali pieni di libri. Ne prese alcuni e li pose davanti a lui.
"Scegline uno."
"Perché?"
"Dovrebbe aiutarmi con la tua magia. Scegli quello che... ti attrae di più."
KIllian guardò i libri davanti a lui. Il primo, partendo da sinistra, era un libro con la copertina di velluto verde chiaro, con al centro un uccellino realizzato in argento e rifiniture dello stesso colore. Il secondo era un libro con la copertina di velluto rosso, con rifiniture e una fiamma d'oro. Il terzo era rilegato in pelle di un insolito color azzurro ghiaccio, decorato solo con un fiocco di neve bianco. Il quarto era un libro rilegato in pelle viola scuro, con rifiniture e un drago d'argento. Il quinto era un libro di pelle blu scuro, la copertina quasi interamente coperta da un intricato motivo d'argento, gli angoli rivestiti d'oro, un rubino a forma di cuore al centro. Il sesto era un libro blu, decorato da spirali argentate. Killian sentiva una leggera connessione con questo. Il settimo era un libro completamente nero, che gli faceva venire i brividi, ma allo stesso tempo lo attirava. L'ottavo libro era di velluto bianco, con la copertina decorata da una stella a cinque punte d'oro e una cornice dello stesso colore che ha un rubino ad ogni angolo. Era già il terzo con cui sentiva un legame. Il nono era il gemello del secondo, era di velluto verde, con rifiniture e una fiamma d'argento. Era il decimo che lo attirava maggiormente. Un libro in pelle, privo di decorazioni sfarzose, completamente decorato da un motivo astratto in cui si intrecciavano il bianco e il nero.
"Questo." disse Killian.
Negli occhi del Cigno passò un lampo di sorpresa prima che la sua espressione tornasse impassibile.
"Una scelta interessante."
"Perché?"
"Sono passati circa mille anni dall'ultima volta che qualcuno ha scelto quel libro. Prima di essere mio, quel libro era di un potente stregone. Il suo nome era Merlino."
Gli occhi di Killian si spalancarono. Anche un millennio dopo la sua scomparsa, il nome di Merlino suscitava ancora un grande timore reverenziale nei cuori degli uomini. Poi un'altra cosa che aveva dettp lo colpì.
"Aspetta, mille anni? Tu hai mille anni?"
Questa volta il sorriso del Cigno era genuino, anche se quasi invisibile.
"Sono un po' più vecchia di quanto sembro."
"Ok, quanti anni hai di preciso?"
La domanda sembrò prenderla in contropiede.
"Non lo so di preciso. So di avere circa mille anni. Nel corso dei secoli, ho smesso di contarli."
Ci fu qualche secondo di silenzio, non rilassato, ma neanche teso. Killian rifletteva. Non sapere quanti anni avevi, dopo una vita così lunga, era normale o significava che non avevi nessuno con cui festeggiare un altro anno?
Infine il Cigno ruppe il silenzio.
"Direi che è ora di insegnarti qualche incantesimo."

Mezz'ora dopo
"No, così non ci siamo." disse il Cigno, dopo l'ennesimo tentativo fallito di Killian di teletrasportare un libro dallo scaffale alla sua mano. "Devi smetterla di pensare."
"Più facile a dirsi che a farsi." disse Killian, frustrato.
"Ascolta le tue emozioni." gli disse lei, avvicinandosi finché non erano a un centimetro l'uno dall'altra. Il cuore di Killian iniziò a battere talmente forte che credette gli sarebbe uscito dal petto e non sapeva neanche perché. "Sentile. Poi pensa a ciò che vuoi fare, a ciò che vuoi che succeda."
Il libro comparve nella mano di Killian. Il Cigno sorrise, un sorriso genuino che le illuminava il viso.
"Ben fatto, tenente."
Killian restituì il sorriso.

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Capitolo 3
*** Incubi ***


Killian sapeva che stava sognando. Lo sapeva, ma questo non lo rendeva mano terrificante. Non era sempre lo stesso sogno, ma erano tutti molto simili tra loro. Immagini frammentate, grida indistinte e oscurità erano gli elementi che caratterizzavano tutti i suoi sogni. Killian sognava un campo di battaglia. I soldati combattevano tra loro in maniera disordinata, senza nulla dell'ordine che in genere caratterizzava i duelli. L'odore di sangue e fumo gli riempiva le narici e tutto ció che riusciva a sentire erano le grida dei soldati e dei morenti e...
"KILLIAN, SVEGLIATI!"
Si svegliò gridando, facendosi prendere momentaneamente dal panico quando sentì due mani sulle sue spalle, prima di riconoscere la voce del Cigno.
"Calmati, va tutto bene." disse lei, in tono rassicurante.
Killian fece dei respiri profondi, cercando di calmare il battito del cuore. Era solo un sogno, ricordò Killian a sé stesso.
Il Cigno accese una candela posata sul comodino, che prima non era stata lì, avrebbe giurato Killian.
"Questi tuoi incubi... con che frequenza si verificano?" chiese lei. Killian non chiese come sapesse che non era stato un caso isolato. Sapeva che comunque non avrebbe avuto risposte.
"Circa tre volte a settimana."
"Cosa sogni? Terribili battaglie, massacri, interi villaggi che bruciano, scene di tortura orribili e cose del genere?"
"Sì." disse Killian, sempre più sorpreso e sempre più confuso.
Il Cigno annuì e sospirò, con l'aria di chi si preparava a fare una confessione.
"Killian, questi incubi... potrebbero non essere soltanto sogni."
"Che intendi?"
"Intendo che... circa mille anni fa, lottai contro l'oscurità. L'ultima volta che qualcuno ha fatto questi sogni... l'oscurità ha trovato un nuovo paladino. E questi sogni che stai facendo... l'oscurità presto troverà qualcun altro da usare come tramite per insinuarsi in questo mondo."
"Questo cosa significa? Ci sarà una guerra?"
"Spero di no."
Restarono in silenzio per un po', finché un'altra domanda si affacciò alla mente di Killian.
"Perché proprio io ho questi incubi?"
Il Cigno rimase in silenzio per un po' e Killian ormai credeva che non avrebbe risposto quando parlò di nuovo.
"In genere chi ha questi incubi avrà un ruolo importante in ció che succederà. Nel bene o nel male."
Killian rimase in silenzio, riflettendo su tutto ció che aveva appena saputo. Il pensiero che ci fosse una guerra, per lui che aveva vissuto una vita di pace, era già abbastanza orribile, ma il pensiero di avere un ruolo rilevante in essa, di avere una tale responsabilità era quasi troppo da sopportare. Se era così che il Cigno si era sentita per mille anni, non la invidiava minimamente.
"Cerca di dormire un po'." gli disse infine lei. Si alzò dal letto, dove era ancora seduta, e si diresse verso la porta.
"Buonanotte, Killian."
"Buonanotte."
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Killian continuava a girarsi e rigirarsi nel letto. Non era riuscito a riprendere sonno da quando aveva avuto quell'incubo. Rinunciando all'idea di riaddormentarsi, si alzò e uscì dalla stanza. Di giorno il palazzo non era cupo, anzi, era molto bello, ma di notte sembrava infestato. O magari si stava facendo influenzare dal suo subconscio. Tuttavia nessun fantasma e nessun mostro uscito dall'ombra avrebbe potuto inquietarlo più della canzone che sentì cantare dalla voce del Cigno.

Quando cala l'oscurità,
il sole scompare
e il cielo è buio e senza stelle,
abbi coraggio, abbi speranza

Quando il cammino è buio
e sei perso,
sarò lì a tenerti la mano
e riportarti sul sentiero

Ogni volta che cala la notte,
il sole sorgerà,
non perdere la speranza, figlio mio,
non perdere la speranza


"Come... come conosci quella canzone?"
Killian non si era nemmeno reso conto di essersi mosso verso la direzione della voce e ora stava osservando il Cigno, seduta su uno sgabello mentre costruiva un acchiappasogni, di cui la stanza era già piena. Era chiaramente sorpresa della sua presenza lì, quindi doveva essere stata molto impegnata nel suo lavoro per non sentirlo arrivare.
"Credevo stessi cercando di dormire."
"Come conosci quella canzone?"
Doveva saperlo. Come conosceva la ninna nanna di sua madre?
"Intendi come conosco la ninna nanna che tua madre cantava a te e a tuo fratello?"
Killian rimase a bocca aperta. Lui non lo aveva detto. Il Cigno dovette prendere il suo silenzio come una risposta affermativa, perché andò avanti come se nulla fosse.
"La risposta in realtà è più semplice di  quanto potresti pensare. O più complicata, dipende da come la vedi. Ero io a cantarle quella ninna nanna."
Questo sbalordì Killian. Non se lo sarebbe mai aspettato.
"Tu conoscevi mia madre?"
"Non solo la conoscevo, ma l'ho anche cresciuta. Era praticamente mia figlia adottiva."
"Se era praticamente tua figlia, perché  non sei mai venuta a trovarci? Perché non ti ho mai vista? Perché non hai fatto niente mentre era sul letto di morte?"
Killian sentì montare la rabbia all'ultima affermazione, una rabbia così intensa da fargli vedere rosso, che raramente aveva provato nella sua vita.
"Non è vero che non ho fatto niente. L'avevo già curata una volta da quel... male. Non poteva esserne curata di nuovo."
Killian aprì la bocca per parlare, ancora più arrabbiato per la sua imperturbabilità, ma lei lo interruppe.
"E prima che tu dica qualunque altra cosa, sì, ho provato a curarla."
Killian restò in silenzio. Si rendeva conto di essere stato precipitoso nel giudicare e di essere saltato alle conclusioni e gli dispiaceva, ma la morte di sua madre era una ferita mai del tutto guarita.
"Quanto alle altre domande..." continuò il Cigno "continuavo a vedere Alice, ma non venivo mai a casa vostra. Dubito che ci avresti fatto caso, se al mercato avessi visto tua madre parlare con una donna di cui non riuscivi a vedere il volto perché aveva il capo coperto. Quindi teoricamente mi hai vista."
Killian ridacchiò. Doveva darle ragione. Però dopo un po' tornò pensieroso.
"C'è qualcos'altro che non so?"
Il Cigno sospirò. Per un momento, Killian potè vedere oltre la sua maschera di forza e imperturbabilità, e vedere la tristezza e il dolore al di dietro.
"In realtà ci sono molte cose che non sai. La mia storia e quella della tua famiglia sono strettamente intrecciate tra loro. Ma visto che sembri determinato a saperne di più, ti propongo un patto. Ogni volta che imparerai un nuovo incantesimo, ti mostrerò un ricordo. Ci stai?"
Killian sorrise.
"Ci sto."

 

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Capitolo 4
*** Ricordi ***


1000 anni prima

Nelle profondità dei boschi di Misthaven, seduta su una roccia troppo grande per permetterle di toccare terra con i suoi soli cinque anni d'età, Emma guardava mentre Merlino disponeva su un altare di pietra rudimentale dei libri davanti a lei. Non capiva perché lo stesse facendo. Doveva studiare tutti quei libri? Il pensiero la fece sentire molto scoraggiata. Merlino dovette intuire i suoi pensieri, perché ridacchió e la rassicurò.
"No, tranquilla non devi studiarli tutti."
"Allora a che servono?"
"Dovresti scegliere quello con la quale senti un'affinità. Serve a capire meglio la tua magia."
"Quindi la mia magia è uguale a quella dell'autore del libro che sceglierò?"
"No, nessuna magia è uguale a un'altra. Semmai è simile perché si basa sullo stesso elemento, ma non sarà mai uguale. Oppure due magie possono essere simili perché si basano su elementi simili. Ma non saranno mai uguali."
Emma annuì, ascoltando attentamente la spiegazione, e iniziò a guardare i libri davanti a lei. Erano molto diversi tra loro: colorati e non colorati, di pelle e di velluto, semplici ed elaborati, antichi e nuovi. A catturare la sua attenzione fu un libro rilegato in cuoio con un motivo astratto bianco e nero. Fu quello prescelto da Emma.
"Molto interessante." disse Merlino.
"Perché?"
"Hai scelto il mio."
"È strano?"
"Sì. Non so se conosci la storia di come ho ottenuto la mia magia."
Emma scosse la testa.
"Ho bevuto dal Santo Graal. Se bevi da quella coppa ti dà la magia, ma quella magia può facilmente diventare oscura, se usata per scopi malvagi. La mia magia non è di luce, è... una magia che mantiene l'equilibrio tra luce e oscurità, pur essendo completamente buona."
Qualcun altro avrebbe potuto non capire la spiegazione, ma Emma era una bambina sveglia e intelligente, incline a osservare il mondo intorno a lei e capì la spiegazione senza doversi sforzare.
"Tuttavia percepisco una potente magia di luce dentro di te, quindi è interessante che tu abbia scelto proprio questo. Anche se non ho un libro di magia di luce, ci sono dei libri con la quale avresti potuto percepire una maggiore affinità." continuò Merlino, forse parlando più tra sé e sé che con lei. Anche se il mago aveva l'aspetto di un ragazzo di non più di trent'anni, in questi momenti dimostrava la sua vera età. Alla fine sembrò trovare una spiegazione che lo soddisfacesse, perché tornò a rivolgersi a lei.
"Allora, parlami di questa tua magia. Non riesci a controllarla, giusto?"
Emma annuì.
"Cosa l'ha innescata la prima volta?"
"Al mio primo giorno di vita, quando mia madre mi ha messo a dormire era buio, così ho fatto comparire una sfera di luce. Da lì ho iniziato a far comparire cose senza volerlo, a far bollire le cose liquide se ero arrabbiata o eccitata, a creare esplosioni di magia se ero spaventata o felice. Ieri notte ho avuto un incubo e ho involontariamente scatenato un terremoto. In tutta la Foresta Incantata, a quanto mi è stato detto."
"Già, avevo percepito che quel terremoto era di origine magica. Quindi l'hai scatenato tu?"
"Sì. Si è fatto male qualcuno?" chiese Emma, con le lacrime agli occhi al pensiero che qualcuno si fosse fatto male per colpa sua. Merlino si affrettò ad assicurarla.
"Oh no, non preoccuparti il terremoto è stato troppo breve per fare danni."
Emma annuì e sospirò, sollevata.
"Ok, ora vediamo di insegnarti la magia. La tua è magia di luce, quindi cerca di concentrarti su un bel ricordo mentre la eserciti. Prova a teletrasportare il mio libro dalla mia mano alla tua."
Un mezzo pensiero e il libro era nella mano di Emma con uno sbuffo di fumo bianco.
"Niente male." disse Merlino, sembrando molto colpito. Emma sorrise lievemente.
"A cinque anni, sei già una delle streghe più potenti che abbia mai visto, forse la più potente. Prevedo che, nel bene o nel male, farai grandi cose."
Questa volta il sorriso di Emma era ampio e luminoso, la luce nei suoi occhi e un destino davanti a lei.

Presente

Killian sussultò quando il ricordo si interruppe bruscamente. Anche se il Cigno, subito dopo il loro accordo, lo aveva avvertito che sarebbe stato come vivere il ricordo in prima persona, non era preparato a sentire tutte le sue emozioni e i suoi pensieri. Aveva perso ogni consapevolezza di sé, finché il ricordo non si era interrotto. Era passata una settimana dal loro patto e Killian era finalmente riuscito a far funzionare l'incantesimo di localizzazione. Mantenendo fede al loro accordo, il Cigno gli aveva detto di aspettare lì ed era uscita dalla stanza, tornando qualche minuto dopo con un acchiappasogni in mano. Prima che Killian potesse chiedere spiegazioni, era stato risucchiato nel ricordo contenuto all'interno. O meglio la sua mente ne era stata risucchiata, suppose.
Oltre a eventi, pensieri ed emozioni aveva percepito qualcos'altro nel ricordo. Un nome. Tuttavia non era stato pronunciato e più cercava di ricordarlo più quello sembrava allontanarsi dalla sua memoria come per dispetto.
"Pranziamo e poi riprendiamo le lezioni." disse il Cigno.
 
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Come Killian in precedenza aveva già avuto l'occasione di scoprire, il cibo lì al castello era semplicemente delizioso e in qualche modo, ogni volta che Killian aveva fame, c'era sempre qualche delizia pronta sul tavolo. Killian era arrivato a chiedersi se ci fosse qualche incantesimo che rilevava la fame e faceva comparire il cibo o se il Cigno lo stesse spiando.
Il pranzo proseguì in maniera tranquilla, almeno finché una scossa non fece tremare il castello.
"Cosa è stato?" chiese Killian, confuso. Non era stato un terremoto, era stato troppo breve e troppo forte nel tempo che era durato per esserlo. Sembrava... magia.
Il Cigno si alzò, un'espressione determinata sul viso.
"Qualcuno sta cercando di entrare." disse, dirigendosi verso il portone principale. Killian la seguì, senza sapere bene cosa fare. Non avevano ancora neanche iniziato a studiare gli incantesimi offensivi e difensivi, quindi non era sicuro di quanto avrebbe potuto fare in uno scontro, anche con la sua spada, soprattutto se chi stavano per affrontare aveva la magia, come era probabile. Tuttavia dubitava che fosse necessario il suo aiuto. La magia del Cigno da sola aveva sconfitto intere armate e terrorizzava i regni al punto da scongiurare ogni eventualità di invasione.
Arrivarono davanti al portone principale. Lì le scosse erano così forti che cadevano piccoli pezzi di soffitto. Con un movimento della mano del Cigno, il portone si aprì per rivelare una donna con i capelli corvini raccolti in una coda di cavallo, gli occhi neri, un elegante vestito nero ingioiellato e un'espressione molto arrabbiata sul viso.
"Maledizione, Regina!" eslamò il Cigno.
"Ti stai lamentando tu? È troppo disturbo togliere la tua dannata magia di sangue quando visito?"
"Sì!"
Killian voleva fuggire a gambe levate dalla stanza. Oltre al fatto che, vicino all'oscura magnificenza del Cigno e la sfarzosità di Regina, Killian, vestito com'era, sembrava un mendicante, si sentiva come una pecora intrappolata tra due lupi. Per sua fortuna, il Cigno esaudì il suo desiderio.
"Killian, io e Regina abbiamo un paio di questioni da discutere in privato. Hai il pomeriggio libero."
"Okay." disse Killian, prima di uscire dalla stanza senza voltarsi indietro.
 
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Emma e Regina si sedettero in biblioteca. Emma sapeva esattamente perché Regina era lì, ma prima aveva bisogno di sapere qualcosa.
"Come sta lui?" fu la prima cosa che Emma chiese.
"Sta bene, ma gli manchi. Conta i giorni che mancano alla tua prossima visita." rispose Regina.
Il viso di Emma si ammorbidì, un'espressione intenerita che pochi avevano visto che si faceva strada sui suoi lineamenti.
"Ora che hai avuto le tue risposte, penso che sia giusto che io abbia le mie. Credo che tu sappia perché sono qui." disse la bruna.
L'altra annuì.
"Hai idea di quanto sia pericoloso..."
"Non ha la magia oscura, Regina."
Un attimo di silenzio.
"Cosa?"
"Hai capito bene. Non ha la magia oscura. Credo che la sua magia sia molto simile a quella di Merlino. Probabilmente ció che abbiamo fatto trent' anni fa ha influito su di lui e sulla sua magia."
Ci fu qualche minuto di silenzio.
"Questo come influenzerà la profezia?" chiese infine Regina.
"Non lo so. Ma il pericolo non è scampato. Abbiamo solo cambiato il suo destino, che ora è quello di qualcun altro. L'oscurità arriverà comunque, solo attraverso un altro tramite."
Emma guardò l'amica dritto negli occhi.
"Ha quegli incubi, Regina, e da molto tempo, ormai. Sai cosa significa. L'oscurità sarà qui presto e faremo meglio ad essere preparati."

 

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


Killian volò indietro di tre metri mentre la sfera luminosa del Cigno rompeva la sua barriera di protezione. Quella mattina l'aveva svegliato ancor prima dell'alba e l'aveva praticamente trascinato in una stanza che aveva chiamato Stanza d'Allenamento.
Sembrava che il Cigno avesse improvvisamente deciso che era il momento di studiare gli incantesimi difensivi, a discapito delle ossa e dei muscoli di Killian. Tutto il suo corpo era coperto di lividi. In realtà il pavimento e le pareti erano incantati in modo da evitare danni seri, ma questo non impediva che ogni volta che Killian sbattesse contro in pavimento o una parete si facesse decisamente molto male.
La donna dai capelli neri arrivata il giorno prima, Regina, guardava tutto in piedi dietro la ringhiere di un balcone interno che percorreva tutto il perimetro della stanza (probabilmente un tempo quel balcone interno serviva per guardare i combattimenti). Regina metteva a disagio Killian. Lo guardava con i suoi occhi neri come se potesse vedere attraverso di lui e aveva l'impressione che, come il Cigno, sapesse più di quanto lasciasse intendere.
"I nemici non si limiteranno a metterti KO. Se quella barriera cede in un campo di battaglia reale, tu sei morto."disse il Cigno, venendo verso di lui per aiutarlo ad alzarsi. Si sentiva come se fosse stato calpestato da un branco di cavalli selvaggi. Nelle ultime otto ore aveva continuamente eretto una barriera intorno a sé stesso e il Cigno ogni volta l'aveva buttata giù. Avrebbe voluto incolpare la mancanza di sonno ma sapeva la verità: pur avendo a quanto pareva dei poteri innati, non era portato per la magia. Anche se, onestamente, sarebbe stato strano il contrario, dopo una vita passata a diffidare della magia. Non aiutava il fatto che sua madre fosse morta per via di qualche strana maledizione che nessuno era riuscito a identificare.
"So cosa stai pensando." disse il Cigno, mentre lo conduceva verso l'unica panchina di tutta la stanza. "Le tue difficoltà con la magia non sono dovute alla mancanza di talento o potenziale. Il problema è nella tua mente."
"La mia mente?" chiese Killian, sedendosi accanto al Cigno, che lo stava inviando a sedersi accanto a lei con un gesto della mano.
"Sì, la tua mente. La magia è emozione. Il tuo problema è che la vedi come uno sforzo intellettuale. Sforzi la tua mente e invece ignori le tue emozioni. Ma dovrai concentrarti su quelle se vuoi sopravvivere e soprattutto..."
Lei lo guardò dritto negli occhi e lui ebbe l'impressione che potesse vedere fino al suo cuore e oltre, fino alla sua anima.
"...dovrai ricordare per chi stai combattendo. Non c'è potere più grande di quello che viene dalle persone che amiamo, ricordalo."
I loro visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e Killian si rese conto per la prima volta che il vero colore dei suoi occhi, in quel momento liberi dall'oscurità, era un bellissimo verde lievemente tendente all'azzurro. Non era la prima volta che si rendeva conto che era bellissima, l'aveva saputo fin dalla prima volta che l'aveva vista, solo un cieco non lo avrebbe capito, ma era la prima volta che era così fortemente attratto da lei. Il Cigno si tirò leggermente indietro, rompendo la trance in cui Killian era finito. All'improvviso gli prese la mano, con il palmo rivolto verso l'alto, e prima che Killian potesse  assimilare ció che stava succedendo, gli guarì i tagli che si era procurato.
"Prova a farlo." gli disse.
Killian finora aveva sempre avuto difficoltà con la magia, per questo lui stesso si sorprese quando riuscì a curare i graffi al primo tentativo. Il Cigno sorrise mentre Killian passava a curare i lividi.
"Bene, Jones. Direi che ormai hai afferrato il concetto." disse con un piccolo sorriso, che lui ricambiò. Killian ormai aveva notato da un po' che la sua insegnanante aveva costruito mura intorno a lei che avrebbero fatto vergognare quelle di qualsiasi fortezza. Aveva molti segreti, non parlava mai del suo passato e ogni sorriso, anche quando sincero, era piccolo e contenuto e non scopriva mai i denti.
"Come è stato riuscirci al primo tentativo?" gli chiese il Cigno.
"Non te lo dico, è un segreto."
"L'uomo del mistero." scherzò lei.
"Disse la donna che mantiene segreto il suo nome."
Passarono un paio di minuti, durante il quale Killian si guarì i lividi che si era procurato durante l'allenamento, prima che lei parlasse di nuovo.
"È Emma."
"Cosa?"
"Il mio nome. È Emma."
Killian per qualche secondo rimase troppo sorpreso per parlare. Se c'era una cosa che si sapeva del Cigno, era che non dava il suo nome a nessuno, perché "dare il tuo nome a qualcuno gli dava potere su di te" o qualcosa del genere.
"Grazie." disse infine, sperando che quella sola parola riuscisse a trasmettere tutta la sua gratitudine per il suo atto di fiducia. Lei gli rivolse un sorriso prima di tornare seria.
"Direi che ora puoi vedere un altro ricordo." disse il Cigno.

1000 anni prima

Emma si concentrava sul compito da svolgere. Il bambino davanti a lei guarì mentre le sua mani si muovevano su di lui. Il suo piccolo corpo smise di tremare, i sudori freddi cessarono, così come lo stato semi-delirante in cui era sprofondato. I suoi occhi si aprirono e le rivolse un sorriso grato. I genitori del bambino si  precipitarono a ringraziarla la madre abbracciandola singhiozzando, borbottando ogni genere di ringraziamento, il padre solo dandole una stretta alla spalla, ma era evidente che il "grazie" che disse con gli occhi lucidi che incontravano quelli di lei era sincero. Gli altri figli della coppia seguirono l'esempio della madre dandole un abbraccio di gruppo, facendo ridere Emma mentre si chinava per abbracciarli tutti. La coppia poi avrebbe voluto pagarla, ma lei scosse la testa.
"Se volete ricompensarmi" disse loro "potete fare una donazione per i fondi pubblici."
Lasciò la capanna, l'abito e il mantello bianchi che fluttuavani dietro di lei. Si diresse verso Merlino, intento a curare una donna anziana, piegata dall'età, che indossava vestiti umili, ma puliti e in buone condizioni. Non c'erano mendicanti o persone che morivano di fame a Misthaven, lei, i suoi genitori e i loro amici avevano lavorato duramente per assicurarsene.
"Abbiamo finito qui?" gli chiese.
Merlino annuì. Questi viaggi, in cui Emma accompagnava il mago fin da quando era sua apprendista, inizialmente servivano solo a guarire i malati, ma poiché Emma era la Principessa Ereditaria, erano diventati un modo per assicurarsi che non ci fossero mendicanti, che si trattasse di grandi città o piccoli villaggi come quello in cui si trovavano ora, per garantire un buon raccolto usando la magia e per vedere di persona il regno. Non si poteva essere bravi regnanti se si viveva solo dietro le mura di un castello. Certo, Emma e Merlino non facevano tutto il lavoro da soli, non si poteva essere ovunque contemporaneamente. Misthaven aveva molte streghe e stregoni che li aiutavano. C'era Regina, matrigna di Biancaneve, un tempo sua nemica, ora una dei suoi più stretti alleati. A quanto le veniva raccontato, era stata la nascita della stessa Emma, a cui si era rapidamente affezionata, ad aver trasformato Regina in una vera eroina e ad averla fatta diventare parte integrante della famiglia. Poi c'era Zelina, sorella, o meglio sorellastra, di Regina. Un'altra nemica che era diventata un'alleata. La stessa Biancaneve, madre di Emma, aveva una lieve magia che le permettava di capire e di parlare con gli animali. C'era l'Apprendista, l'altro allievo di Merlino, un gentile vecchietto con i capelli grigi. Infine c'erano le fate, di cui la leader, la Fata Turchina, era la fata madrina di Emma. Al di fuori di Misthaven, nel Paese delle Meraviglie, c'era la Regina Bianca, Anastasia Tremaine, che era sposata con il Re Bianco, Will Scarlet. Ad Arendelle c'era la Regina Elsa, che aveva poteri di ghiaccio. Anche sua zia li aveva, ma si era sacrificata per fermare un sortilegio che aveva lanciato lei stessa, trovando la redenzione e riunendosi con le sue sorelle.
Non che a Misthaven non ci fossero problemi. Anche se con gli Orchi ci si poteva ragionare, con i Troll a quanto pareva no. Emma aveva già combattuto contro di loro, rischiando di far morire d'infarto i suoi genitori quando l'avevano scoperto. Neanche un mese prima aveva sconfitto un Ciciarampa. Non era stato bisogno di parlare per sapere ció che sia lei che Merlino pensavano: non era lì per caso, l'aveva mandato qualcuno. Nel Paese delle Meraviglie c'erano molti sovrani molto meno amichevoli dei loro amici. Di regola tutti quelli con la magia che davano un importante aiuto al regno, a parte Merlino che era immortale, subivano almeno un attentato alla loro vita ogni due mesi, come l'Apprendista. Gli attentati alla vita di Zelina avvenivano almeno una volta al mese. Gli attentati alla vita di Regina almeno due volte al mese. Gli attentati alla vita di Emma erano così frequenti che lei aveva inventato un metodo per dare loro un voto in base a originalità, fantasia ed efficacia.
Ormai era tempo di tornare a casa, erano via da due mesi. Anche con il teletrasporto, visitare ogni città e villaggio del regno richiedeva tempo.
"Emma, ti devo parlare." disse Merlino.
Lei si accigliò. Non capitava quasi mai che Merlino volesse parlare in privato.
Quando furono abbastanza in profondità nei boschi da evitare orecchie indiscrete, Merlino iniziò a parlare.
"Sai, fin da quando ti ho incontrata la prima volta, sapevo che avevi quella che probabilmente era la magia più potente mai esistita." disse Merlino, continuando a camminare.
"Sì, me lo hai detto." disse Emma, non capendo dove volesse andare a parare.
"Per questo motivo sapevo che potevi fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima e ti ho addestrata per questo." Merlino la guardò dritto negli occhi ed Emma potè sentire il peso di quella responsabilità su di lei. "Distruggere l'oscurità."
"Cosa dovrei fare?"
"Tremotino ha ritrovato il suo vero amore e suo figlio, quindi non sarà necessario che tu lo convinca, ha già deciso di rinunciare all'oscurità. Dovrai usare la tua magia di luce per spezzare la Maledizione dell'Oscuro."
"Ok. Ci proverò." disse Emma. Si era innervosita e non per la responsabilità del compito. Tre mesi prima avevano affrontato Peter Pan e portato via tutti i ragazzi che volevano venire con loro. Tra questi c'era Bealfire, figlio dell'Oscuro. Lo stesso ragazzo che Emma non riusciva a togliersi dalla testa da quando le aveva dato una rosa il giorno prima che partisse per questo viaggio. La conservava nella sua sacca, intatta grazie a un incantesimo.
Merlino le rivolse un sorriso consapevole, probabilmente immaginando la linea che avevano preso i suoi pensieri.
"Quando torniamo potrai rivedere quel ragazzo. Bealfire, giusto?"
"Taci." disse Emma, con le guance in fiamme, facendo solo allargare il sorriso di Merlino.
L'ultima cosa che Emma sentì prima di teletrasportarli al castello fu la risata di Merlino.
Apparvero nella Sala da Balla. Erano arrivati più o meno da dieci secondi prima che i genitori di Emma entrassero nella stanza, seguiti dal suo fratellino entusiasta. In qualche modo sapevano sempre dove trovarla. Sua madre le gettò le braccia attorno, mentre suo padre avvolse le braccia intorno a entrambe.
"Ci sei mancata." le disse sua madre.
"Anche voi mi siete mancati." disse Emma, allontanandosi dai suoi genitori per abbracciare suo fratello. Il bambino le avvolse le braccia intorno ai fianchi, alzando il viso per guardarla con un sorriso luminoso prima di esclamare: "Buon compleanno!"
Maledizione, se ne era dimenticata.
"Grazie, fratellino." disse chinandosi per baciarlo sulla fronte.
"Ci teneva a dirtelo lui." disse sua madre, sorridendo.
"Ho un regalo per te. L'ho fatto io." disse suo fratello, tirando fuori un disegno e porgendoglielo. Il disegno rappresentava tutta la famiglia, una versione stilizzata del castello diietro di loro e un arcobaleno sullo sfondo.
"Grazie, Neal. È bellissimo."
Neal sorrise.
Sei anni più giovane di lei, il suo fratellino era per molti versi era l'opposto di Emma. Mentre lei aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, lui aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, e dove Emma alla sua età era riflessiva e ligia al dovere (forse anche troppo per una bambina di otto anni), Neal era invece vivace e spensierato.
"Dobbiamo organizzare una festa come si deve!" esclamò sua madre. "Non l'abbiamo fatto perché non sapevamo se per oggi saresti tornata, ma ora sei qui, dobbiamo invitare tutti i nostri amici!"
Emma sorrise con un misto di affetto e lieve esasperazione. Sua madre avrebbe organizzato una festa ogni giorno dell'anno se avesse potuto. Tuttavia quando c'era una festa accessibile a tutti, dal più grande dei re al più umile dei contadini, quindi se l'avesse fatto, Emma non l'avrebbe fermata. Tutto questo si era svolto con Merlino che si teneva in disparte, preferendo non intromettersi nella riunione famigliare.
"D'accordo c'è solo una cosa che devo fare prima." disse Emma.
"Quale?" chiese suo padre, non molto contento che non potessero ancora avere la figlia tutta per loro dopo due mesi.
"Distruggere l'oscurità."
Il viaggio verso la prigione di Tremotino si svolse in maniera abbastanza tranquilla, i suoi genitori salutarono Merlino come si deve, scusandosi per non averlo salutato prima, lui li assicurò che andava tutto bene, poi iniziarono a fare domande su come esattamente intendessero distruggere l'oscurità. Erano preoccupati, lo erano sempre quando si trattava dei loro figli, ma credevano nella capacità della loro figlia.
Quando arrivarono davanti alla cella di Tremotino, Regina, che doveva essere stata informata e probabilmente era lì per diffidenza nei confronti dell'Oscuro, Belle e Bealfire, che sembrava essere riuscito a perdonare il padre, erano già lì. Emma e Bealfire si scambiarono un piccolo sorriso e lei sentì, più che vedere, le reazioni che quel piccolo gesto innescò. Suo padre si irrigidì, sua madre gli diede una gomitata nelle costole sorridendo, Merlino e Belle si scambiarono un sorriso consapevole e Regina le sorrise in un modo che voleva dire "se ti serve aiuto per scappare di notte per andare da lui, puoi contare su di me". Solo Neal sembrava non capire cosa stava succedendo.
Emma si schiarì la gola.
"Allora lo facciamo."
Tutti annuirono, tornando improvvisamente seri. Tremotino fu fatto uscire da Regina, che lo guardava come a dire "prova a scappare e ti farò pentire di essere nato". Tuttavia Tremotino non diede alcun segno di voler scappare e rimase docilmente dove gli dissero di stare, proprio davanti a lei. Emma gettò le mani in avanti, liberando un flusso di magia che colpì Tremotino in pieno petto. La sua magia cercò la maledizione finché non la trovò, proprio lì nel cuore. Emma si concentrò ulteriormente, finché non sentì dentro di lei che la maledizione si spezzò e il mondo non fu pervaso dall'ondata di luce e calore tipica di quando si rompeva una maledizione.
Emma aprì gli occhi, che non si era nemmeno resa conto di aver chiuso, sorpresa di quanto sembrasse ordinario Tremotino ora che non era più l'Oscuro. Era magro e di piccola statura, aveva i capelli grigi lunghi fino alle spalle, gli occhi scuri e la carnagione scura tipica dei villaggi a Sud.
"Grazie." le disse.
"Figurati." disse lei, mentre si chinava a raccogliere il pugnale, sul quale ormai non c'era sopra nessun nome. Ci sarebbe sempre stato chi avrebbe cercato il potere del pugnale e doveva tenerlo al sicuro
Si sentiva stanca, era quasi completamente esaurita. Regina se ne accorse.
"Vieni con me, se respirerai un po' di aria fresca ti sentirai meglio."
Le afferrò il polso e la teletrasportò nel bosco.
Regina aveva avuto ragione. Dopo solo un minuto Emma si sentì meglio. Era ancora stanca, ma almeno non si sentiva più come se a ogni respiro le cadesse un incudine sulla testa.
"Te lo avevo detto." disse Regina.
Emma si voltò per darle una risposta tagliente, ma fu interrotta da un urlo. Corsero nella direzione da cui era venuto e per fortuna giunsero in breve alla fonte. Un bambino con i capelli e gli occhi neri piangeva, urlava e scalciava mentre due uomini cercavano di portarlo via. Regina colpì il primo con una sfera di fuoco, facendolo andare a sbattere contro un tronco e perdere i sensi. Emma radunò la poca magia che le era rimasta e fece perdere conoscenza al secondo.
Il bambino si lasciò cadere a terra singhiozzando.
"Volevano farmi del male per la mia magia." disse tra i singhiozzi a nessuno in particolare.
Emma si allungò verso il bambino per toccargli la spalla.
"Va tutto bene, piccolo, sei al sicuro con noi. Se vuoi puoi venire con noi e posso insegnarti la magia."
Non era una bugia, pensava già da un po' di insegnare gratuitamente la magia. A lei era stata data la possibilità di imparare e le sembrava giusto dare agli altri la stessa possibilità.
Il bambino la guardò. Aveva smesso di singhiozzare e sembrava incuriosito. Emma gli sorrise in modo incoraggiante.
"Come ti chiami?"
"Brennan. Brennan Jones."

Presente

Il ricordo finì, lasciando Killian troppo sorpreso per dire qualunque cosa. La sua mente si rifiutava di accettarlo.
"Questo non è possibile. Mio padre era solo un ubriacone che se ne è andato prima ancora che io nascessi, non aveva la magia e soprattutto non aveva mille anni." disse Killian, sentendo la sua voce diventare stridula mentre si alzava di tono.
"Capisco che è molto da accettare..." iniziò Emma.
"Questo è un eufemismo!"
La voce di Killian si alzò ancora di più. Fece un paio di respiri profondi per recuperare la calma, prima di porre la domanda che voleva porre.
"Tu sai come è diventato la persona che mi è stata descritta?"
Emma sospirò, il peso del passato e dei ricordi che la opprimeva.
"No. Sono secoli che me lo chiedo. Immagino che certe persone preferiscano cedere al proprio lato oscuro perché è più facile."
"È ció che cerchi sempre di non fare tu."
"Mi hai davvero inquadrata così bene?"
"Sei una specie di libro aperto, amore."
Emma rise.
"Quindi tu sei la primogenita di Biancaneve e del Principe Azzurro di cui si sentono tante voci."
"Sì."
C'erano moltissime voci sulla Principessa Ereditaria, c'era addirittura chi affermava che fosse solo un mito.
"Dovrei chiamarti "Vostra Altezza"?" la prese in giro Killian.
"Non provarci nemmeno!"
Killian scoppiò a ridere.                                                            

~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~

Caro diario,
Emma ti ha dato come regalo per il mio decimo compleanno e mi ha detto che potevo scrivere tutti i miei segreti su di te. Mi ha pergino dato il permesso di sigillarti. Henry ha avuto lo stesso regalo e lo stesso permesso. Henry è il figlio di Emma e dimostra la mia stessa età e ha anche la mentalità di un bambino, ma in realtà è nato secoli fa. È rimasto un bambino per via di una maledizione che ha colpito quasi tutta la sua famiglia. Tuttavia Emma e Henry si vedono a malapena, non possono toccarsi per via di una maledizione. Non la stessa che ha fatto rimanere Henry un bambino, un'altra. Non capisco. Chi vorrebbe tanto male a questa famiglia da lanciarle contro più maledizioni? Da quando li conosco Emma e Henry mi hanno mostrato solo gentilezza, e anche Regina. Regina è la madre adottiva di Henry. Non potendo prendersi cura di lui, Emma lo ha affidato a lei. È tristissimo che non possano neanche toccarsi. A volte Henry e Regina vengono a trovarci (li conosco in questo modo) e io ed Henry giochiamo insieme. Emma spesso ci guarda dalla finestra e so che vorrebbe solo abbracciare suo figlio.

A.

 

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Capitolo 6
*** Sogni e Speranze ***


"Quindi hai insegnato la magia anche a lui?" chiese Killian. 
"Sì. È stato mio allievo per quattordici anni esatti." rispose Emma.
Erano in biblioteca a ordinare alcuni libri e Killian si stava chiedendo come Emma riuscisse a tenere i libri in posti così improbabili. Ne aveva addirittura trovato incastrato uno incastrato nelle inferriate della finestra e uno che in qualche modo era rimasto nascosto tra le pieghe delle pesanti tende di velluto. Mille anni non sembravano sufficienti a fare un tale casino. Quel disordine disturbava Killian, che era sempre stato un grande sostenitore dell'ordine e della buona forma.
Quel giorno non aveva lezione, ma aveva delle domande. Come avrebbe potuto non averne, dopo il giorno prima?
"Hai detto che mia madre era come una figlia per te, quindi li hai conosciuti entrambi." disse Killian, più una constatazione che una domanda, ma Emma annuì comunque. Non avrebbe mai potuto dimenticare Alice. Vederla crescere a volte era davvaro l'unica cosa che le aveva impedito di perdere completamente il senso del tempo. Era già successo che non avesse idea del mese, della stagione e addirittura dell'anno in cui erano. 
"Come era lei? Mia madre intendo."
Killian aveva cinque anni quando sua madre era morta di una malattia che nessuno era riuscito a guarire. Era il motivo per cui era diventato così diffidente nei confronti della magia: a cosa serviva se non era riuscita nemmeno a guarire sua madre? 
Emma mise giù il libro che teneva in mano, il suo sguardo si perse nei ricordi.
"Come a te e a tuo fratello, le piaceva molto l'acqua. Giocava sempre vicino ai ruscelli, ai laghi e ai torrenti e spesso ci cadeva dentro. Le avevo proibito di giocare vicino ai fiumi però, perché temevo che la corrente la trascinasse via. Le piaceva soprattutto il mare, probabilmente perché lì c'era più acqua. Mi pregava sempre di portarla in spiaggia e io, se potevo, la accontentavo."
Killian sorrise. Ricorda perfettamente che anche lui supplicava sempre sua madre di portarlo in spiaggia e non poteva contare tutte le volte in cui era caduto in un corso d'acqua giocando lì vicino. E sia a lui sia Liam piaceva molto il mare, era uno dei motivi per cui avevano sempre voluto arruolarsi in marina, oltre il loro desiderio di viaggiare. Ancora non sapevano come il loro sogno si era realizzato. Dopo la morte della loro madre, luo e suo fratello avevano vissuto per strada, facendo qualche lavoretto occasionale per guadagnarsi da vivere. Era stato così per sette anni, fino a quando un uomo sui quarant'anni di nome Hansel, un capitano della marina, non li aveva scelti come suoi apprendisti. Sul momento, erano stati troppo felici per chiedere spiegazioni, ma in seguito, quando avrebbero fatto domande, Hansel avrebbe detto solo che erano stati raccomandati da una persona che aveva fatto richiesta di rimanere anonima. Ovviamente avevano cercato in tutti i modi di scoprire chi fosse il loro salvatore, ma non c'era stato niente da fare.
"Le piaceva viaggiare." riprese Emma "Diceva che voleva vedere ogni paese, in questo e negli altri mondi, e diventare la persona che aveva viaggiato di più in tutti i reami."
Scosse la testa con un sorriso affettuoso. "Aveva grandi sogni."
"È riuscita a realizzarli?" chiese Killian, con la voce più ferma di quanto si sentisse.
"Per un po'." Emma riprese a riordinare i libri. La conversazione si era spinta più in là di quanto le piacesse, tuttavia sentiva di non poterla concludere in quel modo. "Poi ha incontrato tuo padre."
Killian fece una smorfia. Suo padre era sempre un argomento di conversazione sgradito.
"È sempre stato un ubriacone?" chiese.
"Non so quando siano iniziati i suoi problemi con l'alcol, anche se posso garantire che fino a ventitre anni non era un alcolizzato." disse Emma. "Ma... aveva preso un cammino oscuro già da molto tempo."
Lo sguardo sul suo viso fece sí che Killian si chiedesse quanto fosse oscuro quel cammino. Sapeva poco di suo padre, se non che era un ubriacone e che se ne era andato prima che nascesse. Quando aveva dieci anni, aveva chiesto a Liam, che gli aveva detto di non ricordare molto, solo che tornava a casa ubriaco e la madre gli diceva di andare a dormire quando succedeva. Non voleva che Liam fosse sottoposto alle urla e ai litigi, ma purtroppo le pareti della piccola casa in cui vivevano ad allora, che Killian non aveva mai visto perché si erano trasferiti prima che nascesse, non erano abbastanza spesse.
"Le cose tra loro sono sempre andate male come Liam mi ha raccontato?"
Emma sospirò, più per la stanchezza emotiva che per il continuo flusso di domande che stava ricevendo quella mattina.
"Io e Alice abbiamo perso i contatti per un po', a causa di forze maggiori. Quando l'ho incontrata di nuovo, era sposata, tuo fratello era già nato e ad allora aveva quattro anni. Le cose tra loro andavano già male, anche se poi Alice mi ha raccontato che all'inizio le cose andavano bene. I problemi, a quanto mi ha detto, sono iniziati circa due mesi dopo il matrimonio."
Killian annuì per dire che aveva capito, riflettendo sulle informazioni che gli erano state date. Rimasero in silenzio per un po', finché Emma non si accorse dell'ora.
"È già l'una! Dovremmo andare a mangiare."
Anche se Emma non aveva davvero nessuno bisogno di mangiare, Killian sì, e lei voleva che rimanesse in forze e in salute.
Il pranzo trascorse parlando di argomenti molto più leggeri. Killian chiese che argomenti prevedeva il programma di lezioni che lei aveva pianificato per lui ed Emma lo illustrò. Killian spalancò gli occhi quando sentì che lei voleva insegnargli a teletrasportarsi. A quanto pareva, non era un trucco semplice e bisognava essere molto potenti per riuscirci, ma lei sembrava credere veramente che lui potesse riuscirci. Oltre a questo, il programma prevedeva di affinare le sue abilità di combattimento magico, di guarigione e di localizzazione e un paio di incantesimi che secondo Emma gli sarebbero tornati utili, anche se si rifiutò di dirgli quali erano, gli rivolse solo un sorriso furbo e gli disse: "Vedrai."
Quando il pranzo finì, decisero di fare una passeggiata nei boschi. Era una bella giornata, nel cielo non c'era neanche una nuvola e si sentivano cantare gli uccellini in lontananza. Emma ignorò la piccola fitta al cuore che provò quando pensò che se si sarebbe avvicinata, probabilmente sarebbero volati via. 
"Allora, hai intenzione di parlarmi di questi incantesimi?" chiese Killian, mentre camminavano a braccetto all'ombra degli alberi.
"No. È passato qualche secolo dall'ultima volta che non mi sono attenuta ai miei piani e ho intenzione di far passare almeno altrettanto tempo prima di farlo di nuovo."
Killian sbuffò.
"Non sarò neanche più vivo tra qualche secolo." disse, facendo fermare Emma così di colpo che Killian, quando cercò di fare u fu tirato indietro.
"Cosa c'è?" chiese Killian. 
"Non lo sai?"
Alla sua evidente confusione, Emma spiegò.
"Chi ha la magia, ha la vita prolungata. Ancora non so precisamente quanto siano profondi i tuoi poteri, ma posso già dire che vivrai per qualche millennio."
Killian imprecò, un abitudine che pensava di aver perso quando era ufficialmente entrato in marina, ma a quanto pareva non era così. E imprecò di nuovo quando si rese conto che sarebbe sopravvissuto a tutti quelli che amava. Tutti a parte la donna davanti a lui, con la quale, in qualche modo, aveva formato un legame. 
"So cosa stai pensando. Non devi perdere quelli che ami."
"Come?" chiese Killian, con un filo di disperazione. 
"Hai presente la Regina Elsa?"
"La Regina di Arendelle con poteri di ghiaccio?" chiese, confuso.
Emma annuì.
"Ha un paio di decenni più di me."
Killian spalancò gli occhi per la sorpresa. Non aveva pensato che al mondo ci fossero persone più vecchie di lei. È la Principessa Ereditaria e i suoi genitori sono ancora vivi, loro sono già più vecchi di lei, idiota si disse. In qualche modo non ci aveva pensato fino a quel momento. 
"Wow..." disse infine. "Ma non capisco perché me lo stai dicendo."
"Elsa ha legato la sua vita a quella di sua sorella Anna, che è solo due anni più giovane di lei, che a sua volta ha legato la sua a quella di suo marito Kristoff, che, che tu ci creda o no, ha legato la sua a quella di una renna. Tutti loro sono ancora vivi e mantengono un aspetto piuttosto giovane, nonostante abbiano più di mille anni."
"Posso legare la mia vita a quella di mio fratello?" chiese Killian, rincuorato e speranzoso. 
"Tuo fratello... e tutti quelli che vuoi. Non c'è un limite di vite che puoi legare alla tua. Se vuoi torniamo al castello e ti mostro l'incantesimo."
Killian annuì. Doveva assolutamente imparare quell'incantesimo. Tornarono al castello mentre Emma continuava a parlare.
"Elsa non è stata l'unica a usare quell'incantesimo, sai? Mia madre, che ha una magia che le permette di parlare con gli animali, ha legato la sua vita a quella di mio padre. Anastasia Tremaine, la Regina Bianca, ha legato la sua vita a quella del suo marito mortale, Will Scarlett. La Regina Ariel, una sirena, ha legato la sua vita a quella del suo marito umano, Eric. Dorothy, la Strega di Ozz, ha legato la sua vita a quella di sua moglie, un lupo mannaro, Ruby, che, tra parentesi, è anche la migliore amica di mia madre."
Maledizione, avrebbe davvero dovuto mettersi a studiare la storia. Come era possibile che ci fossero così tanti regnanti che avevano più di mille anni e non ne sapesse niente?
"Tremotino ha legato la sua vita a quella di sua moglie, Belle..."
"Aspetta... Tremotino? L'uomo che ho visti nel tuo ricordo? Non aveva rinunciato a essere l'Oscuro?" la interruppe Killian.
"Sì, ma Tremotino, mentre era l'Oscuro, aveva acquisito dei poteri da veggente. Quei poteri sono suoi, non dell'Oscuro."
Arrivarono al castello, ed Emma dovette percepire la sua impazienza, perché accelerò il passo finché Killian non faticò a starle dietro. Entrarono in biblioteca ed lei tirò giù da uno scaffale un libro bianco e nero lui riconobbe subito. 
"Il libro di Merlino." disse, sorpreso. 
Emma annuì.
"Merlino aveva avuto una storia d'amore complicata, che ti racconterò un'altra volta. Comunque quella storia d'amore disastrosa gli diede l'idea per questo incantesimo."
Emma aprì il libro più o meno a metà e gli indicò la pagina.
"Questo è l'incantesimo che stavi cercando."
Killian annuì e iniziò a studiare l'incantesimo, ma si bloccó subito. 
"Che succede a Liam se io muoio prematuramente dopo ho legato la sua vita alla mia?"
"Dipende." disse Emma. "Se muori dopo quella che sarebbe stata la durata della sua vita mortale, morirà. Altrimenti il legame si dissolverà e lui vivrà una normale vita mortale. In ogni caso, non accorcerai la sua vita, puoi stare tranquillo."
"Grazie." disse Killian. 
Emma annuì distrattamente, guardando fuori dalla finestra. Era quasi il tramonto, il sole illuminava la stanza con una calda luce dorata.
"Bene, allora ti lascio ai tuoi studi. Io devo andare."
"Cosa? Non rimani qui per aiutarmi a impararlo?"
Emma scosse la testa.
"No, mi dispiace. Ho un impegno e davvero non posso mancare."
"Va bene." disse Killian. Lo sguardo di Emma gli diceva che era qualcosa di molto importante e non voleva trattenerla.
"Torno molto presto." promise Emma. Gli lanciò un ultimo sguardo, come se volesse essere sicura che sarebbe stato bene senza di lei, prima di sparire in uno sbuffo di fumo.
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~

Il Principe Henry uscì sull'ampio balcone semicircolare, sperando che nessuno l'avesse notato. Guardò il cielo notturno, incrociando le braccia sulla ringhiera. Le stelle brillavano nel cielo ed Henry riusciva a distinguere le costellazioni che sua madre gli aveva insegnato a distinguere, tra cui quella che era la preferita di entrambi, Cygnus. Si sentiva un ingrato, dopotutto la festa era data in suo onore, era il suo compleanno e lui avrebbe dovuto essere là dentro a intrattenere gli ospiti. Ma aveva bisogno di un momento, non ne poteva più di fingere di essere felice. Non poteva essere felice, non quando la sua famiglia era separata da mille anni e sua madre non poteva avvicinarsi a nessuno di loro. Come se i suoi pensieri l'avessero evocata, Henry sentì una voce dall'altra parte del balcone. 
"Hey, ragazzino."
Henry si voltò di scatto. Lì, in piedi all'altra estremità del balcone, c'era Emma Swan. 
"Mamma!" esclamò Henry. Fece per abbracciarla, ma si bloccò quando sua madre gemette per il dolore, portandosi una mano al cuore.
"Scusa." disse.
"Henry, sono così felice di vederti." disse Emma, con gli occhi lucidi. 
"Anche io." disse Henry, le lacrime nei suoi occhi rispecchiavano quelle negli occhi di sua madre.
"Ho contato i giorni che mancavano a questo giorno per così tanto tempo... Quattro mesi. Come ho potuto starti lontana per quattro mesi? Mi dispiace di non essere venuta prima. So che sono in anticipo rispetto a ció che avevamo stabilito, ma è comunque un sacco di tempo."
"Non importa. Sei qui ora."
Emma gli sorrise. 
"Non mi sarei mai persa il tuo compleanno. Non senza combattere con le unghie e con i denti per tornare da te."
Henry sapeva che sua madre lo intendeva davvero. Nei mille anni seguiti alla maledizione, era capitato che non potesse venire per varie ragioni, ma ogni volta aveva lottato con tutta sé stessa. Anni prima, Poseidone l'aveva gettata in un altro mondo. Ci aveva messo sette anni per riuscire ad aprire un portale, ma Henry sapeva che sua madre aveva lottato senza sosta per tornare.
"Allora, che mi racconti?"
"Ci manchi." fu la prima cosa che disse Henry, facendo addolcire lo sguardo della madre. "La nonna continua a organizzare feste ad ogni occasione, come puoi vedere tu stessa, ma perfino lei ha ammesso che non è la stessa cosa."
Emma si accigliò. In mille anni, non aveva mai sentito sua madre ammettere qualcosa che non incitasse la speranza. 
"Il nonno continua ad allenarmi con la spada. Non sono ancora riuscito a batterlo, ma in compenso sono riuscito a battere zio Neal."
"Oh, davvero?" chiese Emma, con gli occhi scintillanti di orgoglio. "Allora suppongo che il mio regalo sia appropriato." disse, facendo comparire un oggetto nella sua mano e piegandosi su un ginocchio per farlo scorrere con facilità verso il figlio. Henry si chinò in avanti per raccogliere la scatola di legno rettangolare. Era pesante nelle sue mani ed era lunga e stretta. La appoggiò sulla spessa ringhiera per aprirla e strillò di gioia quando vide il suo contenuto.
"L'ho fatta io. Spero ti piaccia." disse Emma, sorridendo.
"La adoro!" esclamò Henry, tirando fuori la spada. Assomigliava molto a quella di sua madre, che prima era stata di suo nonno. La lama era lunga e affilata e scintillava nella luce della luna e delle stelle. L'elsa d'oro era lavorata secondo la tecnica nordica, intrecciata a spirale per dare maggiore flessibilità alla spada, e sopra c'era inciso il nome Henry. Alla fine dell'elsa, in basso, c'era un piccolo cerchio d'oro, su cui era raffigurato un cigno che spiccava il volo. Il loro simbolo. Non quello della Famiglia Reale, ma quello di Emma ed Henry. Realizzare quella spada sarebbe stato difficile anche per un fabbro esperto. Emma non era un fabbro, lavorava a quella spada da anni ed era alquanto soddisfatta del risultato. Certo, avrebbe potuto usare la magia, ma usare la magia oscura per fare un regalo a suo figlio sembrava... sbagliato. 
"È bellissima." disse Henry, guardando la spada quasi con venerazione. 
"Sono felice che ti piaccia. Io e Regina ne abbiamo parlato e abbiamo concordato sul fatto che ormai fossi abbastanza grande. Perché non le dai un nome?"
"Cygnet." disse con sicurezza Henry, facendo commuovere Emma. Lei aveva chiamato la sua spada Cygnus mille anni prima, che significava "cigno" nell'Antica Lingua. Cygnet significava "cucciolo di cigno".
"Perché non vai dai tuoi nonni e tuo zio, mostri loro la tua spada e dici loro di venire qui? Così li saluto."
Henry annuì, sforzandosi di non correre (le sue mamme gli dicevano sempre di non correre con gli oggetti appuntiti in mano) e rientrò nella Sala da Ballo.
I suoi nonni erano seduti sui troni, impegnati in una conversazione con suo zio. Sua nonna fu la prima a vederlo. Vide la spada nelle mani del nipote e capì subito che sua figlia era arrivata. Si alzò dal trono e quasi corse verso Henry. David e Neal non capirono finché non videro il nipote.
"Henry, tesoro, lei dov'è?" chiese sua nonna.
"Sul balcone."
Si diressero tutti insieme verso il punto indicato da Henry. Suo nonno guardò la spada e sorrise.
"Ormai sei un guerriero in piena regola, ti manca solo l'armatura."
Il bambino gonfiò il petto con orgoglio.
"Già." concordò Neal, battendogli una mano sulla spalla.
Emma li stava aspettando appoggiata alla ringhiera. 
"Ciao!" disse, sporgendosi leggermente in avanti come se volesse avvicinarsi.
"Ciao, sorellona!" la salutò Neal.
"Emma!" esclamò la Regina, mandandole un bacio da lontano. "Come stai?"
"Sto bene, grazie. Ho un nuovo apprendista al Palazzo Estivo. Si chiama Killian. È il figlio di Alice."
"Il figlio di Alice e Brennan?" chiese Neve.
"Sì. Somiglia molto ad Alice." disse Emma, sapendo che così avrebbe risposto alle domande non poste di sua madre. La sua famiglia aveva conosciuto personalmente Brennan, aveva vissuto sotto il loro stesso tetto per quattordici anni, avevano incontrato Alice più o meno un paio di volte l'anno da quando Emma l'aveva presa come apprendista a quando aveva terminato i suoi studi e aveva iniziato a viaggiare. Conoscevano tutto di quella storia. A parte la profezia.
Il suono della porta del balcone che si apriva li spinse a voltarsi. Pensavano di essere stati notati quando erano usciti, ma a quanto pareva non era così. Lì c'erano Regina, Robin Hood, Roland, Zelina, Robin Junior, Pinocchio, Tremotino, Belle, Gideon, Ariel, Eric, Melody, Ruby, Dorothy, Elsa, Anna, Kristoff, Ella, Thomas, Alexandra, Aurora, Filippo, Filippo Junior, Lily, Malefica, Zorro, Mulan, Trilli, Hansel, Gretel, Graham, Ginevra, Lancillotto, Ursula e GIglio Tigrato.
Emma ridacchiò.
"Suppondo che ci siamo porprio tutti."
"Così pare." disse sua madre.
Il sorriso svanì dal viso di Emma. 
"Tutto questo sta per finire. Lo sento. E l'ho visto."
"Cosa hai visto di preciso?" chiese sua madre.
Emma scosse la testa.
"Nulla di chiaro. Ma in qualunque modo finisca, finirà."
Neve annuì. Sua figlia poteva non essere ottimista, ma lei si rifiutava di credere che tutto questo finisse con qualcosa di diverso dalla loro famiglia riunita.
"Un giorno, allora."
Emma annuì.
"Un giorno."
Era stata la promessa della loro famiglia da quando tutto questo era iniziato. Un giorno, tutto questo sarebbe finito. Un giorno, avrebbero potuto tornare ad abbracciarsi. Un giorno, sarebbero stati di nuovo una famiglia. 
Emma fece comparire dei cigni di luce che iniziarono a girare intorno a loro. Era il suo modo di abbracciarli, lo sapevano dopo mille anni. Poi svanì in uno sbuffo di fumo. Henry non vedeva l'ora che tutto questo finisse, sapeva che alla fine ce l'avrebbero fatta. Ce la facevano sempre. E credeva fermamente in sua madre, non aveva dubbi che avrebbe trovato un modo per spezzare questa maledizione. Ma aveva aspettato per mille anni. Poteva aspettare un altro po'. Abbassò lo sguardo sull'incisione sulla spada e ripensò a come il cigno era diventato il simbolo suo e di sua madre.

1000 anni prima

"Vedi quella? Quella è la costellazione del Dragone." gli disse sua madre, mentre gli indica la costellazione nel cielo notturno. 
Henry, di sei anni, annuì. 
Erano al Lago dei Cigni, chiamato così per via dei cigni che abitavano il lago, ed erano appoggiati all'ampio tronco del salice piangente.
Emma, vestita con pantaloni e tunica di buona fattura ma semplici, teneva Henry appoggiato al fianco sinistro e la sua spada appoggiata all'altro, la mano destra, quando non la usava per indicare le costellazioni a suo figlio, appoggiata sull'arma per abitudine. Sua madre aveva illuminato l'area con una piccola di sfera di luce, non abbastanza da disturbare i cigni sul lago, ma abbastanza da permettere loro di vedere. Dava all'ambiente un areaa magica. A Henry piaceva la magia di sua madre, lo fa sentire al sicuro. Così come amava quei momenti, come questo, in cui sua madre gli mette un braccio intorno alle spalle e lui appoggiata la testa sulla sua spalla. In quei momenti si sente amato e protetto.
"Cos'è quella?" chiese Henry, indicando una costellazione a Nord. Sua madre guardò dove stava indicando.
"È la costellazione Cygnus. I marinai la usano come punto di riferimento per navigare."
"Significa cigno nell'Antica Lingua." disse Henry, ricordando le lezioni di sua madre. Sua madre si sporse in avanti per guardarlo, un sorriso piacevolmente sorpreso sul suo viso.
"Esatto." disse, orgogliosa.
"Sembra un nome perfetto per la tua spada."
"Cygnus?" chiese Emma, assaporando il nome sulla lingua. Henry annuì. Sua madre sorrise.
"Hai ragione, è un ottimo nome. Cygnus."
Anche Henry sorrise.
"Potresti essere la Regina dei Cigni."
"Se lo dici tu, tesoro." disse Emma, baciando suo fuglio sulla fronte.
 
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~

Quando Emma tornò, Killian era esattamente dove lo aveva lasciato, allo stesso tavolo, sulla stessa sedia, nella stessa posizione. 
"Sai, l'incantesimo non se ne va via, se decidi di continuare a studiarlo domani. Dovresti dormire."
"Dormire? Saranno circa le nove! Ho ancora tempo!"
Emma si accigliò. 
"Killian, è l'una passata."
Killian sbattè le palpebre e guardò l'orologio sul muro. L'una e trentadue.
"Devo aver perso la cognizione del tempo." disse.
"Sì, l'ho notato." disse Emma, con un sorriso divertito. Dopo il suo sorriso si spense. "Sul serio dovresti andare a dormire. Domani riprendiamo le tue lezioni e dobbiamo iniziare a studiare degli incantesimi un po' più complicati."
"Non ho sonno." disse Killian. 
Era vero. Nonostante l'ora tarda, si sentiva, perfettamente sveglio. Emma lo guardò per qualche secondo, come a giudicare la veridicità nelle sue parole. Dopo qualche secondo di silenzio, lo raggiunse al tavolo e si sedette accanto a lui. 
"Sai che l'incantesimo che stai studiando è molto complicato e richiede molti ingredienti, vero?"
"Sì." rispose Killian, lievemente scoraggiato. C'erano ventiquattro ingredienti e lui ne conosceva solo quattro. 
"Per tua fortuna, oggi sono di buon unore e mentre andavo e tornavo da... dove ero diretta... ho raccolto gli ingredienti che potevo." disse Emma, mettendo davanti a lui dei sacchettini.
"Quelli sono...?" 
"Sì. Gli ingredienti per l'incantesimo. O meglio, quelli che sono riuscita a trovare. Devo ancora procurarmi..."
Emma si fermò gridando quando Killian la sollevò dalla sedia e la fece volteggiare tra le sue braccia. 
"Capisco che sei felice, ma mettimi giù! Sono pesante!" disse Emma, cercando di sembrare arrabbiata, ma si vedeva che stava ridendo.
"Sciocchezze, sei leggera come una piuma." disse Killian. Era vero, poteva sollevarla senza sforzo, ma esaudì comunque la sua richiesta. Una volta a terra, Emma cercò, senza riuscirci del tutto, di cancellare il sorriso dal viso.
"Fossi in te, non sorriderei così Killian. Visto che non mi serve un allievo stanco e domani ti permetterò di dormire. Faremo lezione fino alle dieci e mezza."
Killian non smise di sorridere, semmai il suo sorriso si ampliò al pensiero che lei lo avrebbe lasciato dormire per non farlo stancare.
"Sissignora." disse Killian, senza che il sorriso lo abbandonasse.
 
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~
 
Caro, diario
sto iniziando a diventare molto più alta di Henry. Ho sempre saputo che sarebbe rimasto un bambino finché la maledizione non si sarebbe spezzata, ma saperlo e vederlo sono due cose diverse. Emma sta iniziando a diventare preoccupata. Cerca di nasconderlo, ma lo vedo. Mi chiedo se i suoi poteri di veggente le abbiano permesso di vedere qualcosa. Ultimamente è quasi sempre con la testa da un'altra parte.

 
A.


 

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Capitolo 7
*** Fiducia ***


A merito di Emma, c'era da dire che manteneva sempre le sue promesse. Killian dormì fino alle undici e mezza del mattino, senza che nessuno venisse a svegliarlo, e quando si accorse dell'ora andò a tanto così dall'avere un infarto. Non poteva svegliarsi così tardi! Era una pessima forma, non lo avrebbe tollerato se uno dei suoi sottoposti si fosse svegliato così tardi mentre era in servizio. Killian si era precipitato fuori dalla porta prima ancora che avesse finito di infilarsi la camicia. Corse fino alla sala da pranzo, dove Emma stava aspettando seduta sul tavolo, con le caviglie incrociate mentre dondolava le gambe avanti e indietro, leggendo un libro che teneva appoggiato in grembo. In quel momento dimostrava diciotto anni.
"Perché non mi hai svegliato?" chiese Killian.
Emma alzò lentamente lo sguardo dal libro, il ritratto della calma.
"Ieri sera mi pare di averti detto che ti avrei lasciato dormire."
"Ma pensavo che intendessi al massimo fino alle nove e mezza, non quasi fino a mezzogiorno!"
"Ho promesso che ti avrei lasciato dormire e dicevo sul serio. Per quanto mi riguarda, avresti potuto svegliarti alle quattro del pomeriggio."
Poi lo guardò più attentamente, il suo sguardo indugiò sul suo petto.
"Non era necessario che ti affrettassi."
Killian si guardò. Nella fretta di arrivare, non si era rasato, e ora aveva una leggera barba, non si era pettinato e, per finire, aveva lasciato metà della camicia sbottonata.
Alla faccia della buona forma.
"Maledizione. Mi dispiace."
Emma sollevò le sopracciglia.
"Ti stai davvero scusando?"
"Sì..."
"Killian, non sei in marina." disse Emma dolcemente. "Non sono qui per giudicare come ti vesti o l'ora a cui ti svegli."
"Ok." disse Killian, senza sapere cosa dire. Aveva passato più di dieci anni in marina, non era facile lasciarsi alle spalle le vecchie abitudini. Non che dovesse lasciarsele alle spalle, visto che sarebbe tornato in marina una volta che avesse finito l'addestramento.
"Tra l'altro" disse Emma "offri una vista alquanto piacevole."
Killian si sentì arrossire, ma si sforzò di fare un sorriso civettuolo.
"Dovresti vedere la vista che offri tu, amore."
Killian si sentì soddisfatto nel vedere che era arrossita tanto quanto lui.
"Allora che lezione hai pianificato per oggi?"
"Oggi allenamento sul campo."
"Quindi..."
"Quindi è il momento di mettere in pratica le tue abilità di combattimento magiche. Andiamo a Dumbroch. I Troll hanno sconfinato nel loro territorio. Come avrai modo di scoprire tu stesso, con gli Orchi ci si può ragionare, ma con i Troll proprio no."
"Troll? Vuoi mandarmi a combattere i Troll?" chiese Killian, con gli occhi sul punto di uscirgli dalle orbite.
"Ehi." disse dolcemente Emma, mettendogli una mano sul braccio. "Sarò con te per tutto il tempo. Non ti succederà niente. Te lo prometto."
Killian non poteva dire perché le credesse e perché si fidasse di lei, anche con la sua vita in gioco, ma era così.
"Va bene."
"Ottimo, perché ci sono degli ingredienti che ci servono per l'incantesimo che possiamo trovare solo a Dunbroch.
"Avresti potuto dirmelo prima!" esclamò Killian. Avrebbe accettato senza fiatare.
"Non te l'ho detto proprio per questo. Non volevo forzarti se te la fossi sentita, sarei andata da sola e avrei sconfitto i Troll e raccolto gli ingredienti, ma questa è un ottima opportunità per esercitare sul campo le tue abilità di combattimento magiche e per insegnarti alcuni ingredienti."
"Immagino che lo sia." disse Killian.
Non avevano ancora iniziato a parlare di ingredienti nelle loro lezioni, eccetto per la pozione per l'incantesimo di localizzazione, che era relativamente semplice e aveva avuto davanti un libro con i nomi e le immagini degli ingredienti.
Emma gli rivolse un sorriso incoraggiante, prima di prenderlo per mano e teletrasportarli nel bosco.
Era una bella giornata, il sole filtrava tra i rami, una valle visibile fra gli alberi. Una scena tranquilla, se non fosse ztato per i combattimenti che si stavano svolgendo in quella stessa radura. Emma corse proprio verso di loro, con Killian alle calcagna che inveiva mentalmente contro la sua impulsività. Sapeva che era praticamente indistruttibile, ma correre a tutta velocità verso i troll gli sembrava comunque una pessima idea.
Gli eserciti si fecero da parte mentre passavano, lasciandoli a gestire tutta la battaglia. Killian si chiese quanto spesso la sua maestra facesse quelle cose e quanto fosse brava per rendere non necessaria la presenza degli eserciti.
I troll erano sei in tutto, quasi tutti armati con una mazza per mano. Solo uno era armato diversamente, con due mazze chiodate e un elmo.
Emma tirò una sfera luminosa proprio verso quest'ultimo, trasformandolo quasi immediatamente in cenere e lasciando Killian a bocca aperta per un momento.
"Dai, forza!" lo incoraggiò, voltandosi a guardarlo per un momento.
Killian lanciò del vento contro un troll, non forte come avrebbe voluto, ma abbastenza da far cadete il troll addosso al compagno dietro di lui e metterli entrambi KO.
Emma, che aveva appena incenerito un altro troll (aveva rallentato il ritmo per assicurarsi che stesse bene), si voltò a guardarlo con le sopracciglia sollevate.
Lui le rivolse solo un sorriso furbo, abbinato a uno sguardo malizioso che diceva Sorpresa, amore?
Lei si sforzò di ignorare le improvvise farfalle nello stomaco e inarcò semplicemente un sopracciglio. Ho mille anni, Jones, ne hai ancora di strada da fare per sorprendermi.
Il rumore dell'ultimo troll rimasto che si avvicinava li fece voltare entrambi.
Attaccarono nello stesso momento, il troll che si polverizzava sotto il potere del loro attacco combinato.
Mentre il cervello di Killian cercava di realizzare che aveva davvero sconfitto dei troll, Emma finì con la spada i troll che il suo allievo aveva reso incoscienti, poi si voltò verso Killian, che non si era mosso da dove lo aveva lasciato. Si diresse verso di lui e gli battè una mano sulla spalla.
"Direi che ti sei meritato la colazione."
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~

Alla locanda, Emma si sentiva a disagio. Sentiva ognuno degli sguardi puntati su di loro, di quelli che li avevano seguiti e di quelli che l'avevano riconosciuta. In genere, non si fermava in un posto dopo un combattimento. Controllava rapidamente l'area e via. Ma gli esseri umani dovevano mangiare e anche se la sua umanità era ormai perduta da tempo, qurlla di Killian non lo era e lei voleva che lui stesse bene.
Emma ordinò pancakes e cioccolata con cannella. Killian memorizzò l'informazione e ordinò torta di more e aranciata. Visto che lei sembrava sapere tutto su di lui, avrebbe almeno dovuto sforzarsi di imparare qualcosa su di lei. I loro piatti arrivarono sorprendentemente in fretta.
"Quindi è questo che fai quando non insegni ai tuoi allievi la magia? Sconfiggi mostri e cose del genere?"
Emma si agitò sulla sedia, a disagio nel condurre una conversazione su sé stessa, si trattasse anche di qualcosa di banale come il modo in cui passava il suo tempo.
"Sì. Anche se ormai sono in pochi quelli che vengono a cercarmi. Tu se il primo da decenni."
Killian sbattè le palpebre un paio di volte prima di ricevere il messaggio. Questo significava che lei era stata sola per almeno vent'anni.
"Nessuno potrebbe accusarti di non saper stare da sola."
"Ahahah, spiritoso." disse Emma. "Non ero completamente da sola. Ho sempre fatto visite alla mia famiglia quando potevo, oppure loro venivano a trovare me. Comunque, chi è stato il tuo maestro in marina?"
"Stai cercando di cambiare argomento." 
"Non è vero!"
Emma si mise subito sulla difensiva, incrociando le braccia.
"Sì, invece." disse Killian. La guardò dritta negli occhi. "Prova qualcose di nuovo, tesoro. È chiamata fiducia."
Lei lo guardò per qualche momento senza rispondere. Proprio quando Killian iniziva a pensare che non avrebbe risposto e si sarebbe chiuse in sé stessa, alla fine parlò.
"Dieci domande. Io ne faccio dieci a te, tu ne fai dieci a me. Se vogliamo possiamo non rispondere e questo dà il diritto all'altro di fare lo stesso e la domanda non conta. Ci stai?"
"Ci sto." disse Killian, felice che avesse accettato di aprirsi almeno un po'.
"Qual è il tuo colore preferito?"
"Giallo. Il tuo?"
"Blu. Il tuo cibo preferito?"
"Cioccolata. Qual è l'oggetto a cui sei legato di più?"
Killian infilò una mano sotto lo scollo della camicia e tirò fuori la catena che portava sempre intorno al collo. Non era la catena l'importante, ma l'anello d'argento che vi era infilato.
"Questo anello. Era di mia madre. Lo portava sempre con sé."
"Me lo ricordo." disse Emma.
"L'avevi già visto?"
Lei annuì. Non avrebbe considerato questa come una domanda, sapeva quanto gosse importante il ricordo di sua madre per lui.
"Glielo avevo regalato io. Lei lo considerava il suo portafortuna."
Ci fu circa un minuto di silenzio, pieno di pensieri e parole non dette, prima che Killian ponesse la sua prossima domanda."
"Quanto spesso vai a visitare la tua famiglia?"
"Una volta ogni qualche mese, che è più spesso che possa."
"Immagino che non mi dirai perché."
"No. Tu e tuo fratello vivete insieme?"
"Sì. Abbiamo una casa lungo la costa, anche se passiamo molto più tempo sul Gioiello del Reame. Qual è il posto più bello che tu abbia mai visitato?"
Gli occhi di Emma si animarono alla domanda.
"Il Lago dei Cigni. È bellissimo. Le acque sue acque sono così limpide che riesci a vedere il fondo e sono le più azzurre che abbia mai visto. Di giorno sembra brillare di luce propria e di notte puoi distinguere il riflesso della luna e di ogni singola stella."
Gli occhi di Emma erano sognanti e dalla luce nei suoi occhi che quel luogo aveva un grande valore affettivo per lei.
La domanda successiva arrivò dopo qualche secondo.
"Chi era il tuo maestro in marina?"
"Per i primi anni è stato un uomo sulla quarantina di nome Hansel. Poi, quando i nostri studi sono diventati più avanzati, siamo passati sotto la guida della sua gemella, Gretel. Sei mai stata innamorata?"
No, non sono mai stata innamorata sarebbe stata la risposta istintiva di Emma. Ma Killian si era fidato di lei ed era giusto che lei si fidasse di lui. Avrebbe potuto non rispondere, ma non le sembrava giusto.
"Sì, una volta. Quando ero giovane. Tu, invece? C'è da qualche parte una ragazza che ti aspetta?"
"No. Sono molto concentrato sulla carriera. Il mio sogno è sempre stato quello di entrare i marina e quando si è realizzato, mi ci sono buttato a capofitto. Qual è il tuo animale preferito?"
"Il Cigno. C'è una storia dietro, che spiega anche come ho scelto il nome con cui sono conosciuta, ma non la spiegherò ora. Qual è la tua festività preferita?"
"L'equinozio d'autunno."
Emma cercò di non mostrarsi sorpresa per aver scoperto che la sua festività preferita coincideva con il suo compleanno. Non aveva modo di saperlo.
"Dimmi un'esperienza d'infanzia che non vorresti mai e poi mai ripetere."
Killian aveva fatto la domanda cercando di alleggerire l'atmosfera, ma gli occhi di Emma si incupirono.
"Ci sono molte esperienze che non vorrei ripetere. Prima ancora che nascessi, Tremotino profetizzò che sarei stata la Salvatrice. Questo significa riportare i lieti fini e combattere i cattivi. Ma questo a volte mi ha portato a essere sola. Molto spesso sono finita attraverso dei portali, come quando, all'età di cinque anni, sono caduta attraverso un portale. Sono passati tre anni prima che riuscissi a tornare indietro. In quei tre anni, spesso ho rubato per sopravvivere, ho dormito per strada e ho compattuto per rimanere in vita. Non ha aiutato il fatto che avessi fatto arrabbiare Gothel, una strega del luogo."
"Oh." disse Killian, pentendosi di aver posto quella domanda. Non l'avrebbe mai fatto se avesse saputo che l'avrebbe costretta a rivivere dei brutti ricordi.
"È stato molto tempo fa." disse Emma, come se gli avesse letto nella mente."Quando hai terminato i tuoi studi?"
"A vent'anni. Tu?"
"Ho terminato i miei studi normali a diciannove e quelli di magia a quattordici."
Il sorso d'aranciata Killian stava prendendo gli andò di traverso.
"Quattordici?" ripetè, incredulo.
"Sì, la fine dei miei studi coincide con quando ho eliminato l'Oscurità. Cosa che, come già sai, ho fatto quando avevo quattordici anni. Ad allora Merlino mi aveva già insegnato tutto ció che sapeva e ha ritenuto che fossi pronta. "
Killian annuì. Aveva senso che Merlino le avrebbe chiesto di compiere un impresa in cui lui stesso aveva fallito solo dopo le avesse insegnato tutto ció che poteva.
"Qual era la tua materia preferita quando studiavi per entrare in marina?"
"L'astronomia. Mi piacciono le stelle."
La prossima domanda arrivò meno di un secondo dopo.
"In uno dei tuoi ricordi, ho percepito che c'erano molte persone dotate di magia vicine alla tua famiglia. Quindi perché il tuo maestro era Merlino?"
"Primo, l'unica persona con la magia vicina alla mia famiglia quando ho iniziato i miei studi con Merlino era Regina."
"Regina è vicina alla tua famiglia?"
"Dovrei contarla come una domanda?" chiese Emma e Killian sbuffò, mentre lei rideva.
"Sto scherzando!"
Emma continuò a ridere per un po', prima di riuscire a calmarsi.
"Regina è la matrigna di mia madre. Ho un rapporto difficile da spiegare con lei, visto che per me è una specie di nonna barra zia barra migliore amica."
Quando Killian sbattè le palpebre un paio di volte, lei si limitò a scrollare le spalle.
"Te l'ho detto che era complicato. Comunque... secondo, nessuna delle loro magie era anche solo lontanamente paragonabile alla mia. Sono sempre stata infinitamente più potente di loro. Mi hanno insegnato i trucchi di base, ma niente di più. Merlino era l'unico con dei poteri abbastanza grandi da insegnarmi a controllare i miei."
Ci fu qualche secondo di silenzio. Emma rifletteva su come la magia avesse sempre un prezzo, che nel suo caso era la solitudine, Killian rifletteva su come molto, nelle vite di entrambi, sembrasse essere del tutto fuori dal loro controllo.
"Dimmi un'esperienza della tua infanzia che ti piacerebbe ripetere." disse Emma.
"Mi piacerebbe viaggiare con mio fratello. Cioé, lo facciamo spesso, ovviamente, ma è passato un sacco di tempo dall'ultima volta che lo abbiamo fatto per puro divertimento."
Emma annuì comprensiva.
"Dimmi un posto in cui non sei ancora stata che ti piacerebbe visitare." disse Killian.
"Ho visto moltissimi posti..." disse Emma, pensierosa. "C'è un regno in cui non sono mai stata, in cui il tempo scorre diversamente. Ho incontrato due ragazze da quel mondo Genoveffa e Anastasia. Sono adorabili. Mi chiedo quanto tempo sia passato per loro. Per me sono passati due anni. Avevano da poco perso la loro madre. Erano in viaggio e il loro padre si era ammalato. La loro madre, Rapunzel, si è allontanata per procurare loro del cibo. Non è mai tornata. Sono venute da me affinché guarissi il padre e trovassi la mdre. Sono riuscita a esaudire solo in parte la loro richiesta."
"Non sei riuscita a trovare la madre?" tirò a indovinare Killian.
"Esatto. Non passa giorno senza che io lo rimpianga."
"Sono certo che hai fatto del tuo meglio."
Emma non si sarebbe arresa senza aver prima provato tutto il possibile, ne era sicuro.
"E nonostante questo, quelle ragazze sono comunque cresciute senza la loro madre."
Killian rimase per qualche istante in silenzio, senza sapere cosa dire, prima di parlare di nuovo.
"Sono cresciuto senza una madre da quando avevo cinque anni. Mi mancava ogni giorno, ma sapevo che non ci avrebbe mai lasciati  volontariamente, perché sapevo che ci amava con tutto il cuore. Quindi sapevo anche che, se c'è davvero una vita dopo la morte, lei continuava a vegliarci da lì. Anche adesso, mi sento come se ci stesse guardando e ci proteggesse da qualunque posto meraviglioso in cui si trovi."
Emma non parlò per un po', senza fidarsi della sua voce. C'erano così tante cose che voleva dire, ma nessuna di loro sembrava adatta.
"Grazie." disse semplicemente alla fine.
Grazie per essere qui, grazie per avermi dato uno scopo, grazie per avermi restituito la speranza che pensavo di aver perso.
Killian la guardò e annuì, come se avesse intravisto il significato dietro le sue parole.
"Direi che dopo il lavoro ben fatto di oggi puoi vedere un altro ricordo."
 
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~
 
Caro diario, sono passati sei mesi da quando ho iniziato a viaggiare. Ho incontrato qualcuno, anche se devo ancora scriverlo a Emma. In realtà, ha smesso di rispondere alle mie lettere da un po' e inizio a temere che sia finita nell'ennesimo portale affrontando l'ennesimo cattivo. 
Comunque, io e lui abbiamo intenzione di sposarci. So che sembra affrettato, soprattutto considerando che c'è già un bambino in arrivo, ma sono sicura di amarlo. Abbiamo già deciso sul nome: nostro figlio si chiamerà Liam. Ah, a proposito di nomi, il mio promesso sposo si chiama Brennan. Brennan Jones.

 
A.


 


 

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Capitolo 8
*** Amore ***


1000 anni prima
Emma si sentiva come se potesse scoppiare di felicità. Biancaneve aeva organizzato probabilmente la festa più grande negli ultimi cinquecento anni per il matrimonio di sua figlia ed Emma per una volta era felice dell'abitudine di organizzare feste di sua madre. Gli invitati, che andavano dai nobili più importanti ai ceti più umili, sembravano altrettanto felice, raddoppiando la gioia già immensa della principessa ereditaria. Mentre volteggiava tra le braccia di Bealfire, si sentiva così leggera che le sembrava di poter toccare il cielo con un dito.
"Dovremmo prenderci una pausa, inizia a girarmi la testa." disse al suo sposo, mentre la musica intorno a loro cessava. Bealfire ridacchiò.
"Sì, anche a me."
Quando uscirono dalla pista da ballo, Emma si diresse verso il suo mentore, mentre Bealfire si diresse verso i suoi suoceri. Inizialmente erano stati un po' preoccupati che la loro figlia volesse sposarsi solo a sedici anni (quasi diciassette), ma entrambi erano d'accordo sul fatto che Baelfire fosse un bravo ragazzo, quindi avevano dato la loro benedizione. Così, in quel giorno d'estate, si teneva l'evento più grandioso che la gente dell'epoca avesse mai visto.
"Tu e Baelfire sembrate molto felici insieme." disse Merlino, quando la Principessa Ereditaria lo raggiunse.
"Lo siamo." confermò lei, con un sorriso raggiante.
Merlino le  sorrise, una cosa abbastanza rara, in realtà. Nonostante non fosse estraneo a scherzi e battute, sorrideva di rado.
"Vi auguro il meglio."
"Grazie, Merlino. Tu che mi racconti invece? C'è qualcuno che ha un posto speciale nel tuo cuore?"
La domanda era stata quasi retorica, da quel che ne sapeva Merlino amava ancora Nimue e non aveva mai amato nessun altra. Per questo la lieve esitazione di Merlino le fece spalancare gli occhi e aprire la bocca in un espressione quasi infantile.
"C'è qualcuno! Chi è? Dai, me lo devi dire!"
Mentre parlava, Emma aveva iniziato a scuotere il braccio di Merlino, come una bambina che supplicava il genitore di comprargli un dolce. L'ultima volta che Emma glielo aveva chiesto, sei mesi prima, Merlino le aveva assicurato che non stava frequentando nessuno.
"Va bene, va bene, te lo dico." disse Merlino, senza riuscire a impedirsi di ridacchiare per l'entusiasmo della sua allieva. "È la tua amica Lily."
Emma in un primo momento fu un po' stupita, davvero non se lo aspettava, però più ci pensava, più le sembrava naturale.
"Sono molto felice per voi." disse infine Emma. Quella giornata sembrava continuare a migliorare.
"Grazie." disse Merlino, felice che la sua allieva non disapprovasse. Ció che c'era tra lui e Lily era nuovo e nessuno dei due aveva molta esperienza. Non sapevano se era vero amore, ma avrebbero avuto il tempo di scoprirlo.
"Pare che anche Brennan si sia innamorato!" esclamò Emma, guardando verso il suo pupillo. Merlino si voltò per vedere il ragazzo che stava cercando di iniziare una conversazione con una bella ragazza dai capelli rossi. Emma non potè trattenere la sua risatina quando vide il colore salire alle guance del suo apprendista.
"Emma, non si ride delle disgrazie altrui!" esclamò Merlino, fingendo sdegno, ma gli angoli sollevati delle sue labbra lo tradivano.
"Emma!" esclamò una voce dietro di loro. La diretta interessata riuscì solo a distinguere un mare di azzurro e ciocche di capelli biondi prima di essere tirata in un travolgente abbraccio.
"Sono tanto felice per te." disse Alexandra, parlando nei capelli dell'amica.
"Grazie, Alex."
"Volevo anche chiederti quando riprendiamo le lezioni di magia."
"Tra una settimana."
"Solo?" chiese Alex, gli occhi strabuzzati. Intanto, Merlino, sentendo che una chiacchierata tra ragazze era in arrivo, si stava affrettando a tagliare la corda in silenzio. "Non volete un po' di tempo per..." arrossì all'improvviso "...un po' di tempo per voi."
Emma ridacchiò.
"Amo i miei apprendisti, non posso stare per molto tempo senza di loro."
Emma ormai insegnava magia da due anni. Il suo gruppo di apprendisti variava in età da bambini ad anziani e comprendeva persone di ogni ceto sociale. Alexandra e i suoi altri amici reali ne facevano  parte, poiché, essendo nati dal vero amore, avevano tutti la magia, anche se nessuno l'aveva anche solo lontanamente forte come la sua. Oltre a loro, facevano parte del gruppo Lily, l'amica drago di Emma, Pinocchio, che anche se non aveva la magia, si divertiva molto ad assistere alle lezioni, e molte altre persone che aveva conosciuto sole nell'ultimo anno.
Emma si guardò intorno e si sentì la persona più fortunata del mondo.
 
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~

Il ricordo finì e Killian ebbe l'ormai famigliare giramento di testa. Era una sensazione a cui si stava abituando, così come ai ricordi. All'inizio riusciva ricordare solo gli eventi che vedeva accadere. Ora riusciva a ricordare ogni sensazione, ogni emozione, ogni pensiero.
"Sei sposata?"
Il suo tono uscì più incredulo di quanto avesse voluto, ma Emma non sembrò offesa. Il pensiero che fosse sposata lo lasciava con una strana sensazione di malessere, una morsa alla bocca dello stomaco a cui non sapeva dare un nome.
"No, non lo sono. Non più."
"Che è successo?" chiese Killian. Doveva essere successo qualcosa.
"È morto."
Il suo tono atono e la sua espressione impassibile confermarono a Killian che non voleva parlarne.
"Mi dispiace." disse Killian, abbassando lo sguardo. Per qualche motivo, non osava guardarla negli occhi, come un bambino che evita lo sguardo della madre dopo che ha fatto qualcosa che non doveva.
"Non dispiacerti. È stato letteralmente mille anni fa."
Killian le rivolse un piccolo sorriso. Nella sua mente, stava iniziando a mettere insieme i pezzi.
"Dovresti riposarti ora. Hai il resto della giornata libera, ma raggiungimi in sala da pranzo per cena alle sette."
Killian si sentì annuire e sorridere, prima che le sue gambe si muovessero di loro spontanea volontà e lo portassero fuori dalla sala.
Aveva capito cosa gli era successo.
Si era innamorato.
Di Emma.
Che il cielo lo aiutasse.

~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~

Emma sospirò, lasciandosi cadere sulla poltrona del salotto dove lei e Killian erano soliti trascorrere il loro tempo libero. Mostrargli quel ricordo non era necessario per fargli capire ció che sarebbe successo dopo.
Glielo aveva mostrato per cercare di ritardare ció che sarebbe successo dopo, si disse. Il prossimo ricordo che gli avrebbe mostrato era probabilmente il più brutto e lei, guardando insieme a lui, sarebbe stata costretta a riviverlo.
Appoggiò la testa all'indietro e chiuse gli occhi accettando la verità: glielo aveva mostrato perché aveva voluto mostrarglielo. Lo aveva lasciato entrare attraverso quelle mura che aveva così attentamente costruito intorno a sé stessa e intorno al suo cuore.
Sperava solo che non se ne sarebbe pentita.
 
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Caro diario,
le cose stanno iniziando ad andare male. Brennan torna a casa solo la sera tardi ed è sempre ubriaco. Sembra un'altra persona quando è sotto l'effetto dell'alcol. Grazie al cielo, Liam a quell'ora sta sempre dormendo. Non voglio che veda che razza di persona è diventato suo padre, anche se è probabile che sia troppo piccolo per capire. Oh, il mio Liam, il mio raggio di sole in questo inferno. Non so dire quando tutto questo sia iniziato. Se mi guardo indietro, non riesco a individuare un momento preciso in cui la nostra vita sia andata a rotoli. Forse è stata una cosa graduale e non me ne sono accorta?
Ho scritto un'altra lettera a Emma per chiederle aiuto e consiglio. Ormai non mi risponde da più di un anno e sto iniziando a preoccuparmi sul serio. Non so che fare. Liam è troppo piccolo per affrontare un viaggio verso chissà dove e non posso lasciarlo solo con Brennan, ormai non mi fido più di lui. 

Ricordo che Emma, negli ultimi tempi prima della mia partenza, aveva sempre visioni così orribili che la facevano gridare di disperazione. Non me le ha mai descritte, mi ha solo detto che non erano chiare e non riusciva a mettere insieme i pezzi. Ora mi chiedo se non avesse visto frammenti della mia vita. 
A.


 

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