Trappola d'amore

di Magica Emy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


-Sei troppo lenta. 

Disse, le sopracciglia aggrottate in un'espressione molto seria mentre, a braccia incrociate, la osservava allenarsi in palestra ormai da una buona mezz'ora. 

-Nessuno ha chiesto il tuo parere. Sto facendo del mio meglio, ma anche volendo non puoi certo pretendere che combatta come te. Sono una donna, nel caso non te ne fossi accorto. 

Replicò Akane, piccata. 

-Oh, me ne sono accorto eccome. 

Pronunciò quelle parole con voce suadente, avvicinandosi lentamente a lei

fino a bloccarla col proprio corpo contro la parete, sulle labbra un sorrisetto sornione che tinse di rosa le guance pallide della fidanzata. 

-Lasciami andare. 

Si ritrovò a dire con scarsa convinzione, sentendo le sue mani calde sfiorarle i fianchi in una dolce carezza che la fece rabbrividire. Il viso di Ranma si avvicinò pericolosamente al suo, solo per sussurrarle all'orecchio: -Non prima di aver ricevuto la mia ricompensa. 

E fece per baciarla ma lei si tirò indietro, tentando faticosamente di sfuggire a quell'irresistibile sguardo magnetico che le faceva perdere il controllo. Farabutto. Ben consapevole di avere un certo ascendente su di lei, ne approfittava per ottenere tutto ciò che voleva. Era sempre così tra loro. Un sottile gioco di seduzione di cui Ranma, ormai lontano dal ragazzino timido e impacciato che era stato prima di confessarle i suoi sentimenti, si divertiva a muovere le pedine con grande maestria, abbattendo così in un colpo solo tutte le sue barriere. In quell'intenso anno d'amore trascorso come una vera coppia entrambi erano cresciuti, imparando a conoscersi meglio e rendendosi conto molto presto di non poter più fare a meno l'uno dell'altra. Anche se, a giudicare da quanto li divertiva, non avrebbero mai smesso di stuzzicarsi a vicenda. 

-Scordatelo, nessuno ti ha chiesto di intrometterti nei miei allenamenti quotidiani. 

Rispose Akane, guardandolo di sottecchi e piegando gli angoli della bocca in quella che si sforzava di far assomigliare a una smorfia infastidita. 

-Ma che bel ringraziamento! Guarda che cercavo solo di aiutarti. 

-Ah, si? E si può sapere chi te lo ha chiesto? So benissimo quello che fac… 

Ma non fece in tempo a finire la frase perché lui le chiuse la bocca con un bacio dolcissimo, riuscendo finalmente nel suo intento e trasformando di colpo le sue gambe in gelatina. A quel punto si aggrappò a lui, cingendogli il collo con le braccia per paura che le ginocchia le cedessero per l'emozione. Lo attirò più vicino, ascoltando la musica dei loro cuori galoppare all'unisono e sorridendo contro le sue labbra morbide. 

-Lo sai che qualcuno potrebbe entrare da quella porta da un momento all'altro, vero? 

Lo mise in guardia, vedendolo fare spallucce. 

-Non sto facendo nulla di male. E poi nessuno può proibirmi di baciare la mia fidanzata. 

-Quasi moglie. 

Gli ricordò, posandogli un dito sulle labbra. 

-Quasi moglie. 

Ripeté Ranma, stringendole la mano fra le proprie e ricambiando il suo sguardo complice. Una settimana. Una sola settimana li divideva dal grande passo che ormai, pieni di gioia, erano finalmente pronti a compiere. 

 

Più tardi le sorelle Tendo si erano riunite nella stanza di Akane per l'ultima prova dell'abito da sposa. Uno splendido trionfo di pizzi e merletti appartenuto alla loro povera madre, che avendole lasciate troppo presto non avrebbe potuto godere della magia di quel giorno tanto atteso. Kasumi, con qualche ritocco qui e là lo aveva sistemato per la sorella, che ora in trepidazione lo ammirava con una specie di timore reverenziale. Sarebbe stato come averla accanto, la sua adorata mamma, e la famiglia sarebbe finalmente tornata al completo. Almeno nel suo cuore. 

-Su provalo, vediamo come ti sta. 

La esorto' Kasumi, mettendole le mani sulle spalle mentre Nabiki annuiva con convinzione. 

-Adesso dovrebbe essere perfetto. 

Disse. Fu in quel momento che la porta si aprì all'improvviso, rivelando la figura alta e slanciata di Ranma che però non fece in tempo a pronunciare una sola parola prima di essere aggredito da Akane. La giovane fidanzata gli lanciò infatti contro un cuscino che lui prontamente schivo', riparandosi con la porta ma restando tuttavia in ascolto. 

-Fuori di qui, Ranma! Non devi assolutamente vedere l'abito da sposa prima delle nozze, non lo sai che porta male? 

Gridò al suo indirizzo, incenerendolo con un'occhiataccia che lui, ben nascosto com'era dietro l'uscio non poté vedere, ma l'abito… Quello sì, lo notò fin troppo bene quando si fermò a contemplarlo, estasiato, per più di qualche secondo. Con una simile, meravigliosa nuvola bianca addosso, la sua Akane sarebbe di certo stata ancora più bella. Riusciva a nasconderlo piuttosto bene ma la verità era che non vedeva l'ora di sposarla, tanto da voler cancellare subito quei sette giorni che ancora mancavano e che, sapeva, sarebbero stati lunghissimi da attendere. Aprì la porta un po' di più, quanto bastava per spiare indisturbato quel visetto emozionato che tanto lo inteneriva. Percorse con lo sguardo, così come aveva già fatto milioni di volte il suo dolce profilo, indugiando sulle labbra morbide e piene che, di nuovo, moriva dalla voglia di baciare. E lo avrebbe fatto di certo, se l'avesse trovata da sola. 

-Scusa - disse invece, trattenendosi a stento e cercando di placare i battiti impazziti del suo cuore - mi dispiace, me ne vado subito. 

-Non sta bene che entri in camera di Akane senza prima bussare, non sei ancora suo marito. 

Si intromise Kasumi, mentre Nabiki alzava gli occhi al cielo in cerca di misericordia. 

-Kasumi, come sei all'antica! Ranma non sarà ancora suo marito ma è di certo il suo fidanzato, e considerando che lui ed Akane hanno già… 

-Nabiki, perché non mi aiuti a indossare il vestito? 

La incalzo' a quel punto un'imbarazzata Akane, piantandole un calcio negli stinchi che la fece imprecare di dolore e affrettandosi a cambiare discorso, arrossendo fino alla radice dei capelli. 

-Inutile che ti agiti, sorellina - la sentì replicare - non posso farci niente se le pareti sono sottili e io ho il sonno leggero. 

-Posso prepararti una camomilla, Nabiki - propose l'ingenua sorella maggiore, incapace di cogliere l'evidente allusione - sai, dicono che faccia miracoli contro l'insonnia. 

-Ti ringrazio, cara - rispose prontamente, - ma credo che Ranma ne abbia più bisogno di me. Almeno lo aiuterebbe a tenere a freno i bollori. 

"Accidenti, meglio filarsela." 

Pensò il ragazzo che, col viso di mille colori si affrettava ora a richiudere la porta, ansioso di allontanarsi al più presto da quell'imbarazzante conversazione. 


Rassetto' la cucina, stendendo sui tavoli ormai vuoti delle candide tovaglie ricamate, poi spense le luci del ristorante. 

-Shampoo, io ho finito per stasera. Me ne torno a casa. 

Disse il ragazzo dai lunghi capelli neri dimenticandosi di inforcare gli occhiali, tanto da accorgersi di essersi in realtà rivolto a un soprammobile solo quando la graziosa ragazza lo picchiò sulla testa, esortandolo a voltarsi verso di lei. 

-Guarda che sono qui, Mousse. Accidenti, sei il solito idiota! 

Lo vide chinarsi davanti a lei in un goffo tentativo di scuse che la fece scoppiare a ridere quando gli lanciò addosso l'acqua fredda, osservando poi con disprezzo le sue bianche piume agitarsi nel vuoto. 

-Non sei altro che una stupida papera. Vattene via, adesso! 

E con un calcio ben assestato lo spedì fuori dal ristorante, incurante dei suoi deboli lamenti. 

-Finalmente sola. 

Disse poi, lasciandosi andare a un lungo sospiro di sollievo. Aprì l'ultimo cassetto della scrivania, tirandone fuori dei lucenti fili di paglia che con grande maestria si mise a intrecciare, mentre i suoi occhi si accendevano di una luce nuova. 

-Questa volta sarai mio, Lanma, non potrai sfuggirmi… 

 

-continua-

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


-Da adesso in poi sarò qui… 

Piantò a fondo nella piccola testa di paglia col codino la sua fotografia, spingendola con l'aiuto di uno spillo. 

-E qui, dentro al tuo cuore. 

Ripeté il gesto all'altezza del petto della bambolina che le sue mani sapienti avevano plasmato appena la sera prima, rimirandone soddisfatta il risultato. Avrebbe di certo finito quel lavoro molto più in fretta se non fosse stata interrotta dalla bisnonna, la quale non doveva assolutamente accorgersi di ciò che stava provando a fare. Specie dopo l'assurda promessa che era riuscita a strapparle quando, dopo averla sorpresa in lacrime per l'ennesima volta, le aveva intimato di arrendersi all'evidenza e accettare quella triste decisione. 

-Devi capire quando è il momento di farsi da parte, Shampoo. Lui ha fatto la sua scelta, e anche con la morte nel cuore dovrai imparare a rispettarla. 

Le aveva detto saggiamente. Ma lei non voleva certo essere saggia, non se questo significava lasciarlo in balia di quell'insulsa ragazzina dalla testa vuota e il fascino di un surgelato. Non ora che il giorno delle nozze era sempre più vicino. 

-Che ci trovi di tanto speciale in lei, si può sapere? 

Mormorò traducendo in parole i suoi dolorosi pensieri, mordendosi le labbra per resistere alla voglia improvvisa di scoppiare a piangere. 

"Basta, niente piagnistei." 

Quel venditore ambulante all'angolo della strada non poteva averle mentito. Ne aveva seguito alla lettera le istruzioni, fiduciosa che ciò che le era stato raccomandato avrebbe dato i suoi frutti. 

"Nella tua mente e nel tuo cuore, mio amato. Per sempre." 

Perché presto, molto presto, ne era sicura, le cose sarebbero finalmente cambiate. E non avrebbe dovuto attendere ancora a lungo. Sapeva che sarebbe stato lui a venirla a cercare.




 

Ranma si era svegliato con un gran mal di testa quella mattina, tanto da non riuscire quasi a reggersi in piedi. 

-Forse stai covando l'influenza. Faresti meglio a rimanere a riposo per oggi.

Osservò Akane con una punta di apprensione nella voce quando lo vide confondere la sua consueta porzione di riso con il tovagliolo, che tentò più di una volta di addentare prima di accorgersi, con sgomento, di stare masticando della stoffa ormai da qualche minuto provocando l'ilarità generale. 

Maledizione. Si sentiva confuso e stordito, con l'amara sensazione che quello fosse solo l'inizio di una giornata difficile. 

"I suoi lunghi capelli sono come seta tra le dita, su un viso dolce come il miele." 

Ma cosa… 

Quel pensiero strampalato aveva appena attraversato la sua mente come uno sparo, provocandogli un insolito rimescolio dentro che non riuscì a riconoscere. 

Che diavolo significava? 

Lanciò un'occhiata in direzione di Akane, soffermandosi sui suoi capelli, che lunghi non erano di certo. Non più, almeno. E da un pezzo. Ricordava ancora bene lo spiacevole incidente con Ryoga che l'aveva praticamente costretta a cambiare pettinatura, optando in fretta per un taglio corto e sbarazzino che l'aveva resa ancora più bella ai suoi occhi. Anche se allora faceva di tutto per dimostrarle il contrario. Quand'è che si era innamorato di lei, esattamente? Questo, per quanto provasse a richiamarlo alla memoria, invece, non gli riusciva proprio di ricordarlo. Fu in quel momento che in balia di uno strano senso di inquietudine avvertì per la prima volta una fitta al cuore, talmente dolorosa da costringerlo ad accasciarsi sul tavolo. 

-Ranma, che cos'hai? 

Esclamò Akane, precipitandosi da lui che però la allontanò subito con un gesto. 

-Sto bene, non preoccuparti. È già passato. 

-Figliolo, non sarebbe meglio chiamare un dottore? 

-Tuo padre ha ragione, non hai una bella cera. 

Aggiunse Nabiki. 

-Fammi sentire se hai la febbre. 

Riprese la fidanzata, tastandogli la fronte con una mano che lui respinse con malo garbo, facendola sussultare. 

-Adesso basta, finitela tutti quanti! Lasciatemi in pace! 

Gridò, d'un tratto infastidito da quelle inutili premure. 

-Ma Ranma, io… 

-Io. Io. Non sai dire nient'altro, Akane? Sei la persona più egocentrica e insopportabile che abbia mai conosciuto. E poi mi stai troppo addosso, mi soffochi. Non so proprio dove avevo la testa quando ho accettato di sposarti! 

Vide i suoi occhi riempirsi di lacrime e solo allora smise di parlare, pentendosi immediatamente di averla aggredita a quel modo. La sua rabbia era del tutto ingiustificata, in fondo si stava solo preoccupando per lui. 

La seguì fino alla sua camera, dove Akane era corsa a rifugiarsi dopo quella terribile sfuriata senza neppure avere il coraggio di replicare. La sentì singhiozzare attraverso la porta, maledicendosi di nuovo per come l'aveva trattata. Lei non lo meritava. Come aveva potuto parlarle a quel modo? Non riusciva proprio a spiegarselo, conscio solo del fatto di avere una gran confusione in testa. Si sentì tuttavia sollevato quando abbassando la maniglia si rese conto che la porta non era chiusa a chiave. Entrò timidamente, misurando i passi e prendendo posto vicino a lei che intanto, seduta sul letto, era intenta ad asciugarsi gli occhi con un fazzoletto ormai intriso di lacrime. Sospirò, coprendole una mano con la sua. 

-Perdonami - disse a voce bassa - Non so proprio cosa mi prenda oggi. Magari hai ragione tu, starò covando l'influenza. 

-Pensavi sul serio quello che hai detto? 

Chiese lei dopo un lungo momento di silenzio, ritirando in fretta la mano per nasconderla in grembo. Il giovane le si fece più vicino, cercando il suo sguardo sfuggente. 

-No. Certo che no. 

Vedere i suoi begli occhi pieni di lacrime gli spezzò il cuore. 

-Smetti di piangere, ora - riprese - ti prego. Voglio che tu… 

-Sono davvero così soffocante, tanto da esserti pentito di aver accettato di sposarmi? 

Lo interruppe, risoluta, voltandosi finalmente verso di lui. Ranma scosse la testa più volte, come se quel semplice gesto potesse cancellare il peso di quelle parole, che ora sentiva bruciare dentro come lava bollente. Le prese il viso tra le mani, specchiandosi in quegli occhi lucidi e provando disperatamente a placare la sua pena. 

-Akane, ehi, basta così. Guardami. L'unica cosa di cui sono pentito è di averti ferita con frasi che non pensavo affatto. Mi dispiace, credo di essere solo un po' stressato. Tutto qui. 

-È per via del matrimonio? 

Insistette. 

-Sì. No… Non lo so. Senti, non ha importanza. Mi sento molto meglio, adesso. 

-Sei sicuro? 

-Sono sicuro. 

Disse, accarezzandole i capelli e cercando di imprimere convinzione alla sua voce mentre la fissava intensamente, sperando non si accorgesse che stava mentendo. Perché da quella mattina, ogni volta che la guardava, il volto della sua futura sposa e quello di Shampoo parevano sovrapporsi in un curioso e inspiegabile gioco di luci che si divertiva a confondergli le idee, rendendolo facile preda di violente emozioni mai provate prima. 

 

-continua-

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


 Offrì il viso ai primi, timidi raggi del sole che giocando a nascondino tra le fronde degli alberi, simili a leggiadre ballerine ondeggianti al ritmo della musica del vento, disegnavano tutt'intorno un allegro mosaico di colori in quella fresca mattina d'estate. Era la giornata ideale per allenarsi all'aperto. Dopo varie notti insonni, Ranma era riuscito a riposare bene e ora si sentiva energico e pieno di vita. I battiti del suo cuore acceleravano a ogni calcio scagliato in aria, mentre minuscole gocce di sudore gli imperlavano la fronte alta, coperta da una folta frangia corvina. I suoi tremendi mal di testa erano spariti, così come quel malumore accumulato, rivelandogli finalmente la verità. Ora sapeva, aveva capito cos'era a tormentarlo con quella prepotenza, torturandolo come un bisturi su una ferita. Tutta la stanchezza e l'inquietudine di quei giorni senza fine, trascorsi ad arrovellarsi nell'inutile tentativo di venirne a capo, avevano finito per confluire in un unico punto. Un'impronta ormai indelebile nella sua mente e nel suo cuore, che portava il nome di una sola donna. La donna che all'improvviso si era reso conto di amare con tutto se stesso. 

Shampoo. Shampoo… 

Sussurrò al primo soffio di vento in un'eco indistinta che tornava a scuoterlo dentro, regalandogli ogni volta un'intensa scarica di adrenalina lungo tutto il corpo. Come aveva potuto negare a se stesso quel dolce sentimento che ora sentiva sgorgare fin dalle viscere, travolgendolo come un violento tsunami? Ma adesso sì, sarebbe stato più facile. Perché adesso sapeva esattamente cosa fare… 


Quando lo vide tornare a casa Akane gli corse subito incontro. Aveva il viso arrossato dall'eccitazione all'idea di mostrargli ciò che, con l'aiuto del padre e delle sorelle, si era impegnata ad allestire nel loro ampio spazio esterno. 

-Avanti, vieni a vedere! 

Strillo', ridendo come una bambina mentre lo trascinava in fretta via dall'ingresso, ansiosa di vedere la faccia che avrebbe fatto una volta svelato il mistero. 

-Akane, devo parlarti. 

Disse lui con accento grave, tentando invano di attirare la sua attenzione su ciò che era ormai deciso a confessarle. Tacere ancora, a quel punto, sarebbe stato completamente inutile. 

-Qualunque cosa sia non sarà mai più importante di quello che devo farti vedere. Adesso chiudi gli occhi. 

Ordinò puntandogli contro un dito con fare giocoso, ma vedendolo esitare si avvicinò per coprirli personalmente con entrambe le mani, lasciandolo libero di vagare con lo sguardo solo quando il profumo dell'erba umida che avevano appena calpestato riempì le loro narici. Ranma sollevò le sopracciglia, sul viso un'espressione indecifrabile che avrebbe potuto significare qualunque cosa. Davanti a lui troneggiava uno splendido gazebo adornato da sontuosi drappeggi ricamati e palloncini bianco e oro, che abilmente legati a eleganti nastri di raso percorrevano l'intero perimetro del giardino, conferendogli un aspetto romantico e gioioso. Dappertutto si respirava già aria di festa. 

-Mancano ancora le luci e Kasumi deve preparare la tavola, ma non importa. C'è  tempo. Dopotutto il matrimonio sarà domani sera. 

Spiegò la ragazza con gli occhi lucidi per l'emozione, spiando il suo volto alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa l'aiutasse a comprenderne i sentimenti riguardo quello che aveva appena visto. Tuttavia, quando incrocio' il suo sguardo, si accorse con rammarico di non riuscire a leggervi nulla di ciò che aveva sperato. Provò allora ad annullare la breve distanza che li separava, abbracciandolo da dietro. 

-Dimmi, che ne pensi? Ti piace? 

Chiese trepidante e lui si irrigidì sotto quel tocco quando la sentì premere piano la fronte contro la sua spalla, inalando il suo profumo muschiato in attesa di una risposta. Risposta che non le avrebbe certo negato, anche se sarebbe stata diversa da quella che probabilmente immaginava di sentire. 

-Mi piace molto, peccato che non servirà. 

Disse, sciogliendosi lentamente dal suo abbraccio. Una parte di lui sapeva che continuando di questo passo le avrebbe fatto molto male, ma non gli importava. Non più, ormai. E poi, di fronte a quei preparativi l'unica cosa che gli era venuta in mente era la sua Shampoo. La immaginò, bella come non mai attraversare la nobile navata in uno splendido abito da sposa che tutti avrebbero ammirato a bocca aperta, mentre lui, felice e innamorato, avrebbe atteso impaziente il suo arrivo per celebrare il loro tanto sospirato matrimonio. 

-Cosa? Che… Che stai dicendo Ranma, che significa questo? 

La voce tremante di Akane interruppe d'un tratto quel magico sogno a occhi aperti, riportandolo bruscamente alla realtà. 

-Significa che non ti sposerò, Akane. Non posso farlo. 

Dopo l'iniziale attimo di smarrimento dovuto a quelle incredibili parole, la giovane scoppiò in una sonora risata che lo colse alla sprovvista. 

-Ma che fai - esclamò divertita - mi prendi anche in giro adesso, stupido che non sei altro? Ti sembrano scherzi da fare alla vigilia del matrimonio, questi? E dire che stavo quasi per cascarci, che scema! 

E giù di nuovo a ridere come una matta. 

-Non è uno scherzo - disse freddamente - in realtà non sono mai stato più serio di così. Non ti amo, credo di non averti mai amata. Mi sono reso conto che il mio cuore è sempre appartenuto a Shampoo, è lei l'unica donna della mia vita. 

Pronunciò quelle parole senza scomporsi e quando la guardò negli occhi, due pozzi grandi e profondi che ora lo fissavano sgranati, incapaci di comprendere, il suo cuore non registrò nessuna emozione. Le voltò così le spalle, muovendosi come se avesse le ali ai piedi, incurante di lei e improvvisamente ansioso di raggiungere la sua amata. 

-Shampoo - gridò con quanto fiato aveva in corpo una volta giunto davanti al ristorante, ansimando per la corsa - Shampoo, vieni fuori! Ti amo, mi hai sentito? Ti amo da morire! 

-Che sta succedendo, cos'è tutto questo fracasso? 

Si chiese Mousse, affacciandosi sull'uscio con un grembiule addosso prima di essere spinto via dalla giovane amazzone, che rischiando quasi di farlo cadere si fece largo per correre tra le braccia di Ranma. Vide l'odioso rivale stringerla subito a sé, dando vita a un grottesco spettacolo cui non avrebbe mai desiderato assistere. Accanto a lui era intanto comparsa la vecchia Obaba, anch'essa richiamata dai fastidiosi schiamazzi che disturbavano la quiete di quel silenzioso quartiere in pieno giorno. Sgrano' gli occhi esterrefatta quando notò la nipote scambiarsi tenere effusioni col ragazzo che, solo fino a qualche giorno prima, aveva sentito sbandierare ai quattro venti il suo amore per Akane. 

-Certo che i giovani d'oggi sono proprio volubili. 

Osservò e rise con la sua bocca sdentata sul viso tondo e rugoso, mentre gli occhi del povero Mousse si riempivano invece di cocenti lacrime di disperazione. 

-Lanma, amore mio, quanto ho aspettato questo momento! 

Esclamò Shampoo soffocandolo in un caloroso abbraccio, sogghignando soddisfatta. 

"Ha funzionato davvero. Ce l'ho fatta, ho vinto io Akane. Ranma è finalmente mio e nessuno adesso potrà mai più separarci. Nemmeno tu." 

 

-continua-

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


Non seppe dire per quanto tempo rimase lì, ritta e immobile, impietrita come una statua di cera in quella posizione innaturale. Con tutto il corpo in tensione, le labbra e i pugni stretti a un tempo in un'invisibile morsa dolorosa, ebbe d'un tratto la sensazione di poter sentire il suo cuore spezzarsi irrimediabilmente, come fragile vetro soffiato, in un'infinità di minuscole scaglie di cui non avrebbe saputo tenere il conto. Se ne era andato. Ranma se ne era andato, lasciandola da sola tra i preparativi di quello che il giorno dopo sarebbe stato il loro matrimonio. Un matrimonio che lui aveva appena annullato, gettando alle ortiche tutto ciò che di bello avevano costruito fino a quel momento, solo per correre da un'altra. 

"Non ti amo, credo di non averti mai amata. Shampoo è l'unica donna della mia vita." 

Quelle parole continuavano a tormentarla senza pietà, risuonandole nella mente come un disco rotto finché non le venne voglia di vomitare. Tutti i suoi baci, i suoi sorrisi e i loro teneri momenti passati insieme erano quindi stati solo una patetica bugia? Si era preso gioco così ferocemente dei suoi sentimenti da lasciarla svuotata di ogni emozione, abbandonandola come una bambola rotta in un angolo della strada più buia, senza via di scampo. Fu allora che l'angoscioso nodo che sentiva allo stomaco risali pian piano lungo la sua gola, restituendole finalmente la voce e riscuotendola di colpo. 

-Ti odio, Ranma. Ti odio con tutta me stessa. 

Pronunciò quelle parole con rabbia, tornando a guardarsi intorno come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno. Il gazebo, i palloncini, persino gli striscioni colorati che giacevano in un angolo del giardino e che non aveva neppure avuto il tempo di mostrargli erano ancora lì, in attesa di una festa che non avrebbe mai avuto luogo. Il suo magnifico sogno d'amore si era appena trasformato in un orribile incubo. L'erba umida si piegò sotto il suo passo malfermo mentre rientrava in casa, consapevole solo del movimento dei suoi piedi incerti che ora, incespicando pietosamente, percorrevano la piccola rampa di scale che l'avrebbe condotta nella sua stanza. Una volta lì si richiuse la porta alle spalle, fissando sprezzante il candido e sontuoso abito da sposa che avrebbe dovuto indossare nel suo giorno più bello. Le mani, tremanti e impazienti si mossero prima che potesse rendersene conto, squarciando e strappando con livore ogni minuscolo merletto di stoffa che lo componeva e che si accumulo' velocemente in un misero e triste mucchietto sul pavimento. L'improvviso grido di disperazione che echeggiò tra quelle pareti risvegliò di colpo le sue lacrime, lasciandole libere di inondarle impudicamente le guance infuocate in una straziante esplosione di dolore, ormai troppo difficile da contenere. Urlò e pianse come poche volte in vita sua e quella catartica reazione fece subito accorrere le sorelle, spaventandole non poco. 

-Akane, si può sapere che ti prende? Fermati, così rovinerai il tuo bellissimo vestito! 

Esclamò Kasumi, osservandola esterrefatta mentre l'afferrava per impedirle di portare avanti quell'inutile scempio. 

-Questo non mi serve più, Ranma mi ha lasciata! Mi ha lasciata per stare con Shampoo, capito? Ha detto che è lei che ama! 

Continuò ad agitarsi senza tregua, divincolandosi tra le sue braccia come un animale impazzito finché il respiro venne meno, costringendola a boccheggiare sempre più affannata. 

-Come dici? Calmati, ti prego, o finirai per sentirti male. Nabiki, presto, chiama il dottore! 

-Subito! 

E corse a prendere il telefono. 


Quando videro il dottor Tofu uscire dalla camera di Akane gli si precipitarono tutti intorno, i visi scavati dalla preoccupazione, in febbrile attesa di notizie. L'uomo, che non poté fare a meno di notare la presenza di Kasumi andò subito in tilt, sciorinando una serie di sciocche frasi senza senso prima di mettersi a distruggere parte della carta da parati. La fece velocemente a pezzi, senza proprio riuscire a controllare i movimenti inconsulti che si impadronivano di lui, ogni qualvolta si trovava di fronte alla donna di cui ormai da tempo era segretamente innamorato. 

-Kasumi, perché non vai in cucina a preparare del tè? Tranquilla, qui ci pensiamo noi. 

Gli venne in aiuto Nabiki, che indovinando l'ansia del medico decise di allontanare subito la sorella maggiore con una scusa, sospirando di sollievo quando, una volta andata via, lo vide tornare finalmente in sé. 

-Allora dottore, come sta la mia bambina? Ci dica qualcosa, per favore! 

Piagnucolo' Soun, inondando di lacrime lo spazio tra i presenti. 

-Akane ha avuto una crisi nervosa - rispose - ma non preoccupatevi, si riprenderà. Le ho dato un sedativo per calmarla, così riposera' almeno per qualche ora. Ma che cosa è successo, perché era in quelle condizioni? 

-Ecco, a quanto pare Ranma ha mandato a monte il matrimonio per Shampoo. 

Lo informò Nabiki, e a quelle parole il padre si voltò furioso verso l'amico, che sollevò subito le mani in segno di resa. 

-Ghenma, pretendo subito una spiegazione! 

-Cerca di stare calmo, non ne so nulla di questa storia. Sono costernato quanto te. 

-Ma che stai dicendo? È tuo figlio, no? Se non lo sai tu cosa passa per la testa a quel ragazzo… 

L'altro corse intanto a gettarsi nel laghetto del giardino, trascinando poi la sua ingombrante mole pelosa fuori dall'acqua, emettendo intanto una serie di incomprensibili versi che sperava lo avrebbero salvato da quella spiacevole conversazione. 

-Eh no, stavolta non ti permetterò di cavartela così a buon mercato. Torna subito qui, dove scappi? 

E prese a rincorrerlo per il giardino sotto lo sguardo attonito di Nabiki, che si lasciò andare a un lungo sospiro rassegnato. 


Qualche ora dopo Kasumi e Nabiki entrarono a controllare la minore delle sorelle, trovandola profondamente addormentata. Dopo aver lanciato una triste occhiata in direzione dell'abito da sposa, ormai praticamente ridotto a brandelli, Kasumi si chinò su Akane per scostarle gentilmente i capelli dal viso, tornato pallido e segnato da una pena profonda. 

-Povera piccola, non riesco neppure a immaginare quanto stia soffrendo. Che cosa gli sarà preso a Ranma, come ha potuto abbandonarla così a un passo dalle nozze? 

Disse in un soffio, portandosi le mani in grembo in un gesto sconsolato. 

-Secondo me c'è sotto qualcosa. 

Sentenziò l'altra con aria misteriosa. 

-A che ti riferisci, Nabiki? 

-Ti darò questa informazione per la modica cifra di mille yen. Solo perché sei mia sorella, sia chiaro. 

Rispose, come se le stesse riservando un trattamento di favore. La vide tirar fuori i soldi dalla tasca del grembiule e consegnarglieli senza battere ciglio, poi disse con fare cospiratorio: -Credo che Ranma sia stato raggirato in qualche modo da quella smorfiosa di Shampoo. Pensaci, in fondo non sarebbe nemmeno la prima volta. 

Kasumi la fissò per un lungo momento, indecisa se crederle o meno. 

-Vorrei tanto che avessi ragione, sai? Dopotutto è accaduto tutto così velocemente. Ma se invece se ne fosse innamorato sul serio? Intanto sono davvero preoccupata per nostra sorella. L'ultima volta che ha avuto una crisi del genere aveva sei anni. Te lo ricordi, Nabiki? Fu il giorno della morte della mamma. 

-Come potrei dimenticarlo? 

-Era così piccola e indifesa - riprese - davanti alla sua tomba crollò in ginocchio senza riuscire a smettere di piangere e urlare. Sembrava un fiume in piena. Da allora non le era più successo. Fino a oggi. Lo choc deve averla sconvolta a tal punto da farle perdere completamente il controllo, poverina.

In quel momento la loro attenzione fu catturata dal minuscolo porcellino nero che avevano ormai imparato a conoscere come P-chan. Osservarono incuriosite il buffo animaletto passare dalla porta socchiusa per arrampicarsi con fatica fino al letto di Akane. La contemplò a lungo, incantato, quasi fosse un oggetto prezioso di inestimabile valore prima di sfiorare quelle morbide guance ancora bagnate di lacrime col suo musetto peloso, come a voler in qualche modo confortarla. Se avesse potuto ascoltare i suoi pensieri, Akane avrebbe certamente capito che quel piccolo cuore batteva solo per lei e che le sarebbe sempre rimasto vicino, proteggendola da ogni male. Giurò a se stesso che quel pusillanime di Ranma l'avrebbe pagata cara per ciò che era stato capace di farle, pregustando già la sua vendetta… 

 

-continua-

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Capitolo 5
*** Parte 5 ***


-Ranma! Vieni fuori maledetto, non la passerai liscia! Stavolta ti darò una lezione che non dimenticherai tanto facilmente! 

Gridò Ryoga con occhi fiammeggianti di rabbia, piegando il palo della luce con un violento pugno ben assestato. Dopo giorni e giorni di estenuanti ricerche, proprio quando stava per gettare la spugna, la vistosa insegna del ristorante "Il gatto" gli era praticamente comparsa davanti come per magia, segno evidente che aveva finalmente trovato la strada giusta. Lo vide ben presto materializzarsi sull'uscio con Shampoo alle calcagna e questo non fece che aumentare la sua collera. 

-Si può sapere che cos'hai da urlare tanto? Come ti permetti di venire qui a minacciarmi in questo modo? 

Rispose, senza riuscire a nascondere il suo disappunto mentre la giovane amazzone gli urlava contro in malo modo, rincarando la dose. 

-Vattene via Ryoga, smettila di dare fastidio al mio fidanzato! 

Il suo… Il suo fidanzato? 

-Tu sta' zitta, non intrometterti in questioni che non ti riguardano! 

Le intimò, incenerendola con un'occhiata sinistra che però, anziché spaventarla, sembrò conferirle maggiore forza. 

-Si dà il caso - disse infatti - che gli affari del mio Lanma siano anche affari miei, perché lui adesso sta con me e presto ci sposeremo. 

-Che cosa sentono le mie orecchie? Ranma, questo è veramente troppo, hai passato ogni limite. Avevo deciso di farmi da parte, sacrificando la mia felicità per permettere ad Akane di vivere la sua insieme a te. Ma tu l'hai fatta piangere, e questo è un affronto che pagherai con la vita! 

-Ryoga, adesso smettila per favore. 

L'improvvisa voce di Akane alle sue spalle lo fece trasalire e la sua faccia divenne paonazza. 

-A… Akane - balbetto' in evidente imbarazzo - che cosa ci fai tu qui? 

-Ti ringrazio di prendere le mie difese - continuò, esibendosi in un dolce sorriso - ma non devi preoccuparti per me. Io sto bene, davvero, e se la scelta di Ranma è quella di sposare Shampoo non posso che accettarla. E dovresti farlo anche tu. 

Dopo giorni trascorsi chiusa in casa e con il morale a terra, la ragazza aveva finalmente deciso di uscire a correre un po' quella mattina. Aveva bisogno di prendere una boccata d'aria, di ricongiungersi con la natura per tornare a reagire. A vivere di nuovo. Doveva farlo per se stessa. Chiudersi in quel profondo dolore significava spegnersi lentamente nel ricordo di lui, di loro due insieme, precipitando in una spirale di eterna sofferenza che non avrebbe certo giovato alla sua salute. Si era fermata di colpo perché attirata da tutta quella confusione, ma quando aveva sorpreso Ranma in compagnia di Shampoo il suo cuore era stato colpito da una stilettata, talmente violenta e dolorosa da farle venir voglia di scappare via per proseguire il suo cammino. Tuttavia, così facendo non avrebbe ottenuto nulla di diverso da altro sconforto. Non poteva fuggire per sempre. Era il momento di affrontare le sue paure. Ryoga si morse le labbra, guardandola commosso. 

-Oh Akane, il tuo è davvero un animo nobile. Mi dispiace però, non posso proprio perdonarlo per la sofferenza che ti ha causato. Preparati a morire, maledetto! 

E fece per lanciarsi su di lui, agguerrito, prima di essere bruscamente interrotto da un agitato Mousse, che comparve in mezzo a loro brandendo per aria una curiosa bambolina di paglia che Shampoo tentò subito di strappargli di mano. 

-Che diavoleria è mai questa? Scommetto che è opera tua, Shampoo, ci sono le tue foto qui sopra! 

-Come l'hai trovata? Ridammela immediatamente! 

-È per questo che Ranma adesso ti ama, vero? Che cosa gli hai fatto, una specie di incantesimo per caso? 

-Si può sapere di che cavolo state parlando? 

Si intromise Ranma, che a quel punto ci capiva sempre meno. Li osservò confuso mentre, urlando, si contendevano quel fantoccio che pareva tanto assomigliargli finché la paglia cedette sotto le loro dita impazienti e nervose, spezzandosi senza rimedio. 

-Oh, no. Guarda che hai combinato, razza di idiota! 

Proruppe Shampoo, raccogliendola da terra con un gesto che tradiva enorme disagio. Il vento spinse via lontano le sue fotografie e la giovane le osservò sconsolata scomparire presto dalla sua vista, insieme alla breve felicità che ne aveva ricavato. In quell'attimo un'ombra si erse su di lei, sovrastandola fino a farla rialzare di colpo. 

-Dove hai preso quella bambola? Non hai idea di quanto possa essere pericoloso mettersi a giocare con certe cose. 

La sentì dire con la sua voce profonda. L'anziana bisnonna si fece largo tra i ragazzi, saltellando con il suo inseparabile bastone di legno scuro. 

-L'ho fatta con le mie mani, con dei fili di paglia magici che mi ha dato un venditore ambulante. Volevo che Ranma si accorgesse finalmente di me, volevo che mi amasse! 

Si lasciò sfuggire tappandosi poi la bocca con una mano, consapevole di aver svelato molto più di quanto desiderasse fare, ma quando si voltò verso l'amato si accorse con orrore che i suoi occhi erano vitrei e il corpo bloccato in una posizione innaturale. 

-Quindi Ranma è innocente, in realtà era stato solo abbindolato. 

Osservò Ryoga, sentendo la rabbia sgonfiarsi pian piano come un palloncino, abbandonandolo definitivamente. Akane, che fino a quel momento era rimasta in disparte ad ascoltare sgomenta quell'assurdo scambio di battute, esplose d'un tratto in tutto il suo sdegno. 

-Brutta strega che non sei altro, allora è stata colpa tua! Come hai potuto fare una cosa del genere, ti ha dato di volta il cervello per caso? 

Nonostante la collera, però, sentì il cuore mettersi a danzare per la felicità. Non era vero che il suo Ranma non l'amava perché quel giorno, ora lo sapeva, parlava sotto l'effetto di un crudele incantesimo. 

-Lanma, ti senti bene? 

Shampoo gli agitò una mano davanti al viso, ignorando quelle parole prima di vederla correre, preoccupata, in direzione del ragazzo. 

-Oh Ranma, che cos'hai? 

Provò ad attirare la sua attenzione scuotendolo piano, senza alcun risultato. Sembrava assente, come sprofondato in un insolito torpore. La vecchia Obaba annuì con aria molto seria. 

-Ecco, era appunto qui che volevo arrivare. Quella bambolina funziona come un burattino capace di piegare la volontà di una persona. Tu, Shampoo, gli hai dato le sue sembianze, facendone il tuo schiavo d'amore. Mi pareva strano che all'improvviso pendesse completamente dalle tue labbra. 

-Esatto. Sono stata brava, no? 

Esulto' la ragazza. 

-Brava un corno, stupida! 

La aggredì Akane. 

-Adesso però l'avete rotta - continuò, mettendo così fine all'ennesima discussione - e lui… 

-Lui cosa? Avanti, parla! 

Esclamò la piccola Tendo in preda all'angoscia. 

-Guardate, sta tornando in sé. 

L'anziana donna indicò Ranma col bastone, catturando l'attenzione di tutti sui suoi movimenti, che pian piano divennero di nuovo fluidi mentre gli occhi riprendevano il loro naturale colore azzurro. Shampoo ne approfittò per gettargli le braccia al collo. 

-Amore, meno male che stai bene. Ero così preoccupata! 

-Levagli le mani di dosso! 

La redarguì l'altra, pazza di gelosia. Il giovane la allontanò da sé con malo garbo, lanciandole un'occhiataccia. 

-Lasciami andare! Chi sei? Non credo di averti mai vista prima. 

Akane lo fissò, gli occhi sgranati per la sorpresa. 

-Parli sul serio, Ranma? 

Lo vide aggrottare le sopracciglia, voltandosi verso di lei con aria infastidita. 

-Che vuoi da me, ci conosciamo per caso? 

Oh no, neppure di lei si ricordava? 

Obaba lo osservò a lungo con occhio critico, poi finalmente disse: - Come pensavo, la sua memoria emotiva è stata cancellata. 

-La sua… Cosa? 

Domandò Mousse, confuso. 

-La sua memoria del cuore. Quando il pupazzo si è spezzato, l'incantesimo che lo teneva legato a Shampoo si è rotto, lasciandosi dietro dei gravi effetti collaterali. È per questo che all'improvviso il futuro marito non si ricorda di nessuno di noi. 

Akane si prese il viso tra le mani, sentendosi mancare la terra sotto i piedi. 

-Dimmi che l'effetto non è permanente, Obaba, ti prego. 

-Questo solo il tempo potrà dircelo. Potrebbe recuperare la memoria domani, o forse mai più. 

-Ma è terribile! 

Gridò Shampoo. Ranma incrocio' le braccia al petto con espressione seccata. Cominciava ad averne abbastanza di tutte quelle assurdità. 

-Non capisco un accidente di quello che state farneticando. Ma dove sono capitato, in una gabbia di matti per caso? Basta, me ne vado! 

-Aspetta! 

L'affascinante amazzone dai capelli viola tentò di corrergli dietro ma Mousse la bloccò sul tempo, afferrandola per il polso e permettendo così ad Akane di seguirlo indisturbata.

-Dove credi di andare, non ti sembra di aver già combinato abbastanza danni? Non avevi il diritto di intrometterti tra loro, erano felici insieme e tu hai rovinato tutto. Ora lasciali in pace. 

-Tu non capisci Mousse, io lo amo! 

Lo schiaffo che aveva colpito Shampoo in pieno viso arrivò prima che entrambi potessero rendersene conto. Mousse si tirò subito indietro, costringendosi a lasciare quel polso sottile per poterla meglio guardare negli occhi, senza tuttavia mostrare alcun segno di pentimento per quel gesto che si era permesso di compiere. 

-Il tuo non è amore, è possesso. Tu sei completamente incapace di amare e l'unica persona di cui ti importa sei tu, perché se avessi guardato un po' più in là del tuo naso ti saresti certamente accorta che sono innamorato perso di te praticamente da sempre. Anche se non te lo meriti. Se solo… Se solo lo volessi, potrei renderti molto felice. 

Disse d'un fiato, la voce inaspettatamente bassa e controllata mentre la giovane guerriera lo fissava con occhi lucidi, incapace di proferire parola. Sentì la guancia, ora calda e arrossata, bruciarle per la violenza di quello schiaffo che l'aveva punita colpendola come un fulmine a ciel sereno, ma che si rese conto tuttavia di meritare. Le ci volle un lungo momento per riprendersi da ciò che era accaduto, e decise seduta stante di prendersi una rivincita. 

-Intanto non azzardarti mai più a picchiarmi, altrimenti ti uccido! Hai capito, pezzo di imbecille? 

Lo atterrò con un pugno che fece esplodere sulla sua testa un grosso bernoccolo, incapace però di nascondere un sorriso. Non l'avrebbe mai ammesso apertamente, ma era rimasta piacevolmente sorpresa da ciò che quel timido ragazzo aveva avuto il coraggio di confessarle, aprendole il suo cuore in modo tanto sincero e appassionato. Prima d'ora nessuno era mai stato capace di parlarle a quel modo… 

 

-continua-

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Capitolo 6
*** Parte 6 ***


Parte 6

Akane attraversò il pontile dietro di lui, tenendosi a debita distanza mentre accarezzava con lo sguardo quelle spalle ampie e muscolose a cui tante volte si era aggrappata, sfiorando piano la sua pelle calda con le dita. Dopo tutti quei giorni trascorsi lontano da lui aveva una voglia matta di abbracciarlo, anche se sapeva di non potersi spingere tanto oltre vista la spiacevole situazione venutasi a creare. Lui non sapeva chi fosse, non ricordava di amarla. Si accontento' così di ammirarne da lontano la figura alta e slanciata ancora per un po', finché la sua voce non la fece sussultare, strappandola a quei pensieri che le giravano in testa divertendosi a gettare nubi nel suo cuore. 

-Posso sapere perché continui a seguirmi? 

Disse senza voltarsi. 

-Perché non voglio perderti di vista, non ora che ho scoperto la verità. E poi è tempo che torni a casa con me. 

Rispose con semplicità. Lo vide fermarsi di colpo e voltarsi stavolta verso di lei, incontrando i suoi occhi inquieti. Quegli occhi color del cielo che tanto amava e che adesso la fissavano come se fosse una perfetta estranea. 

-Di che stai parlando? La mia casa è in Cina, ed è lì che sto andando adesso. Devo trovare il modo per liberarmi di questa orribile maledizione che non mi permette di vivere come una persona normale. 

La ragazza sospirò con forza, cercando in fretta di raccogliere le idee. A quanto pare ricordava perfettamente la sua condizione, ma non tutto ciò che era successo da quando era arrivato in Giappone. Ecco cosa intendeva Obaba parlando di memoria emotiva. Ranma aveva praticamente perso tutti i ricordi legati agli ultimi due anni della sua vita. Vide i raggi del sole riflettersi sull'acqua del fiume, facendola risplendere. 

-Ah, sì? E come pensi di andarci in Cina, a nuoto? 

Lo canzono' scherzosa, cercando di sciogliere quella fastidiosa tensione che le opprimeva il petto. 

-Questi non sono affari tuoi. Ma guarda un po'! Per quale motivo, poi, dovrei voler seguire una che ha il sex appeal di un cetriolo andato a male? 

Sorrise tra sé. In fondo era sempre il suo Ranma. 

-Certo che sei proprio strana. Cosa avrai da sorridere tanto, adesso? 

Le chiese a bruciapelo. 

-Sono sicura che non lo pensi sul serio. 

Mormorò. 

-E questo chi lo dice? Guarda che non sai proprio niente! 

-Invece so molte più cose di quanto tu creda. Ti conosco bene, Ranma. Vivi a casa mia da due anni e noi siamo fidanzati. Stavamo per sposarci prima che Shampoo si mettesse in mezzo, davvero non riesci a ricordarlo? 

Lo vide scuotere energicamente la testa, l'aria, se possibile, ancor più infastidita. 

-Smettila di inventarti storie, io non ho nessuna fidanzata. Non me ne serve una, né tantomeno l'ho mai chiesta. E poi figuriamoci se avrei mai potuto innamorarmi di una come te, non sei nemmeno il mio tipo. 

Le sue ultime, sprezzanti parole furono coperte dall'arrivo improvviso di Kuno che con la spada ben puntata su di lui correva ora a perdifiato, preparandosi a sferrare il suo attacco. 

Perfetto, ci mancava solo questa! 

-Ranma Saotome, ho saputo che hai lasciato Akane Tendo per sposare un'altra, ma allora perché adesso voi due siete insieme? Io, Tatewaki Kuno non permetterò mai che il vostro matrimonio venga celebrato! 

Akane si precipitò verso Ranma, mettendosi in mezzo e parandolo col proprio corpo per proteggerlo da quella furia scatenata. 

-Kuno, fermati subito! 

Gridò, prima di essere violentemente scaraventata dall'altra parte del pontile per errore, finendo per cadere in acqua. Fu proprio in quella frazione di secondo che Ranma si sentì all'improvviso molto strano, sviluppando velocemente un'insolita sensazione di perdita che lo confuse, lasciandolo perplesso. E poi, come un'onda di marea, tutto gli tornò in mente. Il primo incontro con Akane a casa sua, i loro continui battibecchi che la rendevano così dolcemente fastidiosa ai suoi occhi…

E il suo sorriso. Quel bellissimo sorriso che mai avrebbe voluto spegnere e che d'un tratto scoprì una calda impronta nel suo cuore, in fondo mai davvero cancellata. 

-Oh no, lei non sa nuotare! 

Esclamò con apprensione cercandola con lo sguardo, senza più vederla riemergere. Il suo nome gli sboccio' prepotente dentro al petto, sfociando presto in un grido disperato che non provo' neppure a placare. 

-Akaneeeeee! 

Poi si tuffò' nel fiume alla sua disperata ricerca. 

 

I capelli rossi e scompigliati gocciolavano copiosamente sul suo viso umido e stanco, scivolando in rivoli sottili lungo il suo corpo ma, preoccupato com'era, non se ne curò neppure. Sapeva che se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Ancora bagnato fradicio e con Akane priva di sensi tra le braccia era corso dal dottor Tofu, scongiurandolo di salvarla. Era rimasta sott'acqua per troppo tempo prima che riuscisse a trovarla e adesso, al pensiero di saperla in pericolo, si sentiva morire. Il suo seno generoso si alzava e si abbassava a ogni sospiro, mentre provava con tutte le sue forze a rimanere lucido. Farsi prendere dal panico in quella situazione sarebbe solo servito a peggiorare le cose. In quell'attimo la porta di fronte a lui si aprì, rivelando la figura del buon dottore. Ranma si precipitò a raggiungerlo col cuore in gola. 

-La prego, mi dica che sta bene. 

Supplico' con un filo di voce e lui annuì lentamente, sorridendo. 

-Se la caverà, ma solo grazie a te. Se non fossi stato lì ad aiutarla… Ehi, non fare quella faccia. È una buona notizia. Inoltre, non appena ha ripreso conoscenza ha chiesto subito di vederti, contento? Voi due piccioncini dovreste proprio fare la pace. 

Si interruppe, studiando attraverso gli spessi occhiali la ragazza dalle forme avvenenti che gli stava davanti. 

-Magari però fatti un bagno caldo, prima - aggiunse infine - così potrai tornare te stesso. Non farla piangere mai più, mi raccomando. È un tesoro di ragazza e ti ama sinceramente. 

-Anch'io la amo. 

Ammise Ranma, abbassando lo sguardo. 

-Allora cosa aspetti? Rimettiti in sesto e corri subito da lei. 

Lo sentì rispondere dandogli una pacca affettuosa sulla spalla. 

 

Quando Ranma entrò nella piccola camera d'ospedale la trovò già sveglia. Notò con sollievo che le sue guance avevano ripreso colore e le rivolse un timido sorriso che la giovane non perse tempo a ricambiare. 

-Come ti senti? 

Chiese cauto, avvicinandosi di qualche passo. 

-Come una che è caduta nel fiume e stava stupidamente per annegare. 

Disse lei, facendo spallucce. 

-Poteva finire molto peggio, lo sai? Perché ti sei messa in mezzo? 

Gli occhi di Akane si velarono di malinconia. 

-Per salvarti - spiegò, giocherellando distrattamente con le sue dita - perché è questo che facciamo sempre noi due, ci salviamo a vicenda. Anche se non lo ricordi. 

Il ragazzo annullo' la breve distanza che ancora li separava per sederle vicino, stringendo le sue mani tra le proprie in un tenero gesto che la stupì, facendole di colpo sollevare lo sguardo verso di lui. 

-Certo che me lo ricordo, Akane. Ricordo perfettamente. 

-Vuoi… Vuoi dire che ti è tornata la memoria? 

Le labbra di Ranma si aprirono in un largo sorriso e lei non ebbe bisogno di altre conferme. 

-Probabilmente è stata la paura di perderti a far riemergere tutto, e… 

-Oh, Ranma - lo interruppe, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di gioia - sono così felice. Mi sei mancato da morire. 

Si strinsero in un lungo abbraccio, intrecciando le dita e lasciando che le loro labbra si incontrassero in un bacio che entrambi avevano tanto desiderato. 

-Perdonami. 

Le sussurrò lui, nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla e respirando piano il dolce profumo della donna che, una volta di più, senti di amare con tutto se stesso. Akane accarezzò dolcemente la sua guancia solo per invitarlo a tornare a specchiarsi nei suoi occhi lucidi, che adesso lo guardavano con infinita tenerezza. 

-Non ho niente da perdonarti. Non eri in te. 

Disse. 

-Sei l'amore della mia vita. 

-E tu della mia, e lo sarai per sempre. 

La baciò di nuovo, come a voler zittire il senso di colpa che ancora gli attanagliava il cuore, assaporando piano quelle labbra che le lacrime avevano reso più morbide e invitanti. La porta si spalancò all'improvviso, facendoli sussultare e costringendoli a separarsi di colpo per accogliere la famiglia che, allertata dal medico, era subito corsa in ospedale. 

-Akane, piccola mia, non morire! Ti prego! 

Esclamò Soun, disperato, sciogliendosi nelle sue stesse lacrime mentre Nabiki lo fissava spazientita. 

-Non ti sembra di esagerare un po', adesso? Guardala, a me pare che stia più che bene. 

Disse e Akane annuì con convinzione, rivolgendogli un sorriso che sperò riuscisse a calmarlo. 

-E' tutto a posto, papà, stai tranquillo. Non c'è mica bisogno di essere così drastico. 

Bastò questo a convincere il genitore, che solo allora si accorse della presenza di Ranma. Gli lanciò un'occhiata sinistra che lo gelo' fino al midollo, poi urlò, afferrandolo per il bavero: Giusto tu, ragazzo, ci sono un paio di cosette che muoio dalla voglia di dirti. Come ti sei permesso di piantare in asso mia figlia per andare a spassartela con un'altra donna, eh? Rispondi! 

-Lascialo andare, papà - lo ammonì lei - Non ha nessuna colpa di quello che è successo. 

 

Akane fu dimessa dall'ospedale quella sera stessa e ci vollero ore per raccontare alla famiglia l'assurda storia della bambolina incantata, che alla fine li convinse del tutto dell'innocenza di Ranma. Quella notte i due ragazzi dormirono abbracciati stretti, cercandosi a lungo le labbra mentre i loro corpi si univano in un dolce e appassionato incontro d'anime che leni' pian piano ogni possibile angoscia, cancellando finalmente tutto il dolore di quei lunghi giorni trascorsi così lontani l'uno dall'altra. 

 

-Ecco fatto, adesso sei perfetta. 

Sussurrò Kasumi, visibilmente commossa mentre posava sul capo della sorella minore una splendida tiara, intarsiata da finissime foglie argento e deliziosi fiorellini bianchi di madreperla. L'ultimo ricordo rimastole della madre, dopo che l'abito da sposa era andato distrutto. Perfettamente conscia di aver rovinato per sempre la bellissima veste che con tanta pazienza Kasumi si era impegnata a modificare per lei, Akane riuscì a darsi un po' di pace solo dopo aver visto quel prezioso gioiello risplendere tra i suoi capelli. Fece una piroetta davanti allo specchio e il suo candido vestito ondeggio' lentamente sotto i suoi occhi ammirati, avviluppandola ben presto nel lungo ed elegante strascico. Un regalo nuovo di zecca da parte delle due sorelle, per il quale Nabiki non smise di rimproverarla per tutti i soldi che, grazie al suo gesto avventato l'aveva costretta a sborsare, prosciugando quasi del tutto il piccolo gruzzoletto di cui andava tanto fiera. 

-Ma per la mia sorellina posso anche fare questo sacrificio. 

Aveva aggiunto un poi sorridendo, prima che Akane la stringesse in un lungo e grato abbraccio. 

-Sei bella come una principessa, ma non azzardarti a piangere o ti rovinerai il trucco. 

Le raccomandò Kasumi. Cosa piuttosto difficile da fare, visto quanto la futura sposa fosse emozionata per il grande passo che, dopo tutte quelle vicissitudini, lei e Ranma si accingevano finalmente a compiere. Fra pochi minuti sarebbe diventata la signora Saotome, e non c'era niente che la rendesse più felice. Il ricevimento, così come la cerimonia iniziale si svolsero come da piano nel giardino di casa Tendo, appositamente riaddobbato per l'occasione da una miriade di palloncini e fiori colorati, che in un attimo avevano cancellato l'amaro ricordo dei primi preparativi. I festeggiamenti durarono fino a notte inoltrata e, subito dopo il taglio della torta nuziale, quando tutti erano già troppo ubriachi per accorgersene, Ranma prese Akane per mano e la trascinò nell'unico angolo appartato del giardino. 

-Cos'è questo, un tentativo di rapimento? 

Scherzo' la ragazza, accarezzandogli il viso illuminato solo in parte dalla luce argentea della luna. 

-Volevo rimanere un po' da solo con mia moglie, per poter approfittare di lei indisturbato. 

Rispose, sfiorandole con studiata lentezza le spalle che l'abito lasciava scoperte, facendola rabbrividire di piacere. 

-Tua moglie… sì, suona proprio bene. 

Disse, facendolo sorridere. Gli gettò le braccia al collo e Ranma la strinse forte a sé. Avrebbe voluto dirle che era bella da togliere il fiato, ma l'emozione di quella serata speciale gli aveva tolto le parole, facendolo per un attimo assomigliare di nuovo al ragazzino timido e imbranato che era stato, quello che non riusciva mai a confessarle i suoi sentimenti. A quel punto la baciò con slancio, dimostrandole così tutto ciò che non era in grado di dirle a parole, mentre la sentiva rilassarsi  tra le sue braccia. Era un bacio carico di promesse, dal sapore di un nuovo inizio. 

 

Fine. 

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