Adoro la velocità

di Scape01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dirt ***
Capitolo 2: *** Rivale ***
Capitolo 3: *** Aiuto ***
Capitolo 4: *** Partenza e Traguardo ***
Capitolo 5: *** Decisi ***
Capitolo 6: *** Regali ***
Capitolo 7: *** Primo passo ***



Capitolo 1
*** Dirt ***


 

DIRT


Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Via”. Ogni stage iniziava così. In quella stanza buia, lo sguardo di Kristoff rimaneva fisso su quel monitor. Tra le mani c’era un volante, sotto i suoi piedi i pedali e di lato il cambio e la leva per il freno a mano.

Cento. Attenzione curva a gomito sinistra, non tagliare. Cento cinquanta. Cautela,chicane entrata a sinistra. Cento. Attenzione, chicane entrata a destra. Cento. Curva stretta a destra, non tagliare…” dettava il co-pilota, fidandosi ciecamente del pilota. In effetti era stato programmato a fare solo quello: leggere le pacenotes, guidare il giocatore nel percorso e non lamentarsi in caso d’incidente. Inoltre come poteva? Era solo un artefatto grafico, digitale, inesistente, la quale esistenza era concessa solo in quel mondo virtuale.

Per Kristoff, DIRT era molto di piú. In quel videogioco ci intravedeva una passione, un sogno. Amava sfrecciare tra stradine di campagna, tra le foreste innevate svedesi, nella fanghiglia delle strade del Galles o nella ghiaia dei sentieri finlandesi.

In quella fredda notte d'autunno stava gareggiando in Germania. “Non troppo impegnativo” pensava. Di fatto era molto semplice quello stage: non c’era neve, fango o pioggia. Perlopiù la gara era di mattina, sotto il brillante sole. Era facilissimo avere un tempo basso in quella pista virtuale.

 

***

 

Era tarda notte e Kristoff aveva appena terminato la corsa. Tre minuti e trentuno secondi, “un nuovo record” pensò, contento di aver battuto per l’ennesima volta il primo nella classifica mondiale del gioco. Vedere "IceMaster", il suo username, in cima su quella tabella lo rendeva orgoglioso. “Beh dai, FeistyPants è stato abbastanza veloce. Solo due millesimi di secondo più lento…” pensò. “Domani gli scrivo. Neanche oggi è riuscito a battermi” meditò compiaciuto dell’ennesima vittoria su quel giocatore. E’ da un po’ di mesi che lo conosceva, quel nome era sempre vicino al suo nella classifica. A volte le posizioni si scambiavano, prima IceMaster e FeistyPants, poi l’inverso. Era nata una sorta di rivalità tra i due, o almeno era quello che il giovane provava.

Uscì dal gioco e spense il computer.

Buio.

Un fascio di luce tagliava la stanza, “il cielo è proprio sveglio stanotte...”. Oscurò la stanza chiudendo bene le pesanti tende che fino a quel momento erano rimaste separate e si accasciò sul letto, stanco e con le palpebre pesanti.

 

***

 

Un fastidioso motivetto interruppe quel riposo senza sogni. Il corpo indolenzito, gli occhi pesanti e il freddo di quella stanza non lo aiutavano ad alzarsi. Il sole si stava sollevando, l’oscurità si stava dileguando, cacciata dalla poca luce che iniziava a diffondersi dietro le montagne.

“Un nuovo giorno...” pensò. Con fare alquanto riluttante si alzò, separò quelle pesanti tende per fare entrare ancora più luce e si avviò per prepararsi alla giornata.

Si guardò allo specchio. I suoi biondi capelli erano spettinati, la poca barba che aveva stava già invadendo il suo volto. “Meglio se mi do una sistemata” disse, prima di farsi una doccia calda seguita da una breve ma efficace rasata sul suo viso. “Apposto” pensò. 

 

***

 

Kristoff abitava nel bel mezzo di un foresta, in una modesta baita isolata dal mondo. Per arrivare in città doveva camminare quasi un’ora, ma a lui andava bene. Il silenzio della foresta aveva un'atmosfera magica, quasi mistica. Al ragazzo piaceva passare quell’ora d’intimità insieme alla natura, meditare sul da farsi o perdersi tra i suoi mille pensieri. Quella camminata era ormai di routine. “La quiete dopo la tempesta” diceva sempre.

Gli alberi erano bianchi, la neve era alta e Kristoff lasciava una scia di impronte su essa. Le sue gambe solcavano quel morbido ghiaccio, proprio come gli pneumatici segnano l’asfalto con le tipiche strisce nere quando sgommano.

Il fiato gli si condensava ad ogni respiro. Il freddo rallentava ogni cosa. Erano solo le sei di mattina e il suo turno iniziava alle otto. “Ho ancora tempo” disse, compiaciuto di poter far durare quella fresca camminata tra le nevi ancora per un po’.

 

***

 

Il ragazzo lavorava in un piccolo locale al centro di Akresund, un piccolo borgo, circondato da foreste, altipiani e laghi, della contea svedese di Varmland. Per quanto il luogo fosse di modeste dimensioni era molto vivo. Tutti si conoscevano a vicenda, le strade erano sempre mediamente affollate e invase dai sorrisi dei suoi abitanti. Sembrava una grande famiglia, ogni settimana c’era sempre qualcosa da festeggiare. Matrimoni, compleanni, anniversari; in qualsiasi occasione tutto il borgo era invitato a farsi vivo, uscire e vivere ogni giorno come fosse l’ultimo.

Il ragazzo però si sentiva estraneo a quella realtà. Preferiva la calma, la tranquillità. Declinava cortesemente ogni invito ricevuto; non era a suo agio in mezzo a tutte quelle persone. Ma tutto sommato voleva bene a quella piccola città, era l’unico luogo raggiungibile comodamente a piedi (seppur lontano) e i suoi abitanti erano molto calorosi e cortesi con lui.

“Probabilmente sarà per mio padre” pensava Kristoff. Infatti il suo vecchio, Arvid Bjorgman, era noto per aver vinto il Campionato Nazionale di Rally del 2005 ed era visto come una leggenda ad Akresund. Il giovane ricordava ancora i grandi festeggiamenti dopo la vittoria: gente che ballava, suonava, cantava, mangiava e gridava, come se fosse la fine di una guerra o l'ultimo giorno della propria vita. Aveva ancora impressa in mente l’immagine di suo padre e il suo co-pilota, in piedi sopra quella Ford Focus del 2001, che schizzavano champagne e ammiravano il loro trofeo.

Per la gente il Rally era un evento importantissimo: ogni anno, a partire dal 1950, si disputava in quella contea il Rally di Svezia, uno dei tanti round del World Rally Championship dove solo i migliori piloti potevano partecipare. Akresund era considerata la capitale del Rally svedese.

“Era il sogno di mio padre” meditò il ragazzo, ricordandosi casualmente di quell’avvenimento.

 

***

Kristoff aprì la pesante porta metallica, facendo suonare il campanellino posto sopra di essa. “Buongiorno” disse al collega e andò verso uno stanzino, dove cambiarsi e iniziare il suo turno. “Nuovo giorno, stessa vita” pensò, pronto a servire ogni cliente che si sarebbe presentato.

Passare le giornate in quel locale lo faceva sentire bene, lo aiutava a mantenere la mente occupata. Inoltre socializzava un po’ con la gente, cosa che per uno timido e introverso come lui era un buon modo per mantenere sane le proprie capacità relazionali.

“Ciao Kristoff!” salutò un uomo di mezz’età.

“Ehi Lars! Il solito?” ripose il ragazzo sorridendo. 

“Si grazie… Allora, quest’anno parteciperai al campionato aperto?”

“Sai già la risposta. Me lo chiedi ogni anno...” riposte mentre preparo la tazza di caffè da servire.

“Eddai Kristoff, lo sai bene che lo vorresti anche tu. Tuo padre lo vorrebbe. E’ un occasione unica! Partecipando onorerai il tuo vecchio!”

“Ne abbiamo già parlato Lars. No. Basta. Lo sai che non ho il talento.” chiuse il ragazzo, trocando nettamente il discorso. Il vecchio non credeva a quelle parole. Come poteva un ragazzo appassionato di quello sport non partecipare ad un evento del genere?

Beh sai dove trovarmi ragazzo mio. Passa da me sei cambi idea. Sono proprio qua davanti, dall’altra parte della strada.” sorrise, prese il suo caffè e il suo bagel al formaggio e uscì, salutando il biondo con un dolce sorriso.

Kristoff rimase lì fermo, meditando alla breve discussione appena affrontata. “Dovrei partecipare?”.


Note:

Rally: sport automobilistico il quale obbiettivo é quello di percorrere un percorso (spesso pieno di intemperie e in condizioni non adatte per essere affrontate con velocitá) nel minor tempo possibile. A differenza di altri motorsport, il rally presenta due persone all'interno della vettura: il pilota e il co-pilota.
Pilota: colui che guida la vettura.
Co-pilota: colui che affianca il pilota. Dato che questo sport non viene effettuato in un tracciato ma su strade cittadine e di campagna, ogni pilota non é in grado i memorizzarle tutte (spesso i percorsi cambiano ogni anno!). La figura del co-pilota é essenziale dato che egli porta e detta le pacenotes , che si possono considerare "istruzioni" che egli deve dire al pilota. La cooperazione tra le due figure all'interno della vettura permette un passaggio del percorso veloce ma soprattutto sicuro.
Stage: ogni evento di rally é diviso in diverse sezioni, chiamate stage. Solitamente ce ne sono una quindicina per ogni rally.

Benvenuti nella mia prima FanFiction di sempre! Premetto che non sono un grande scrittore (ho iniziato a produrre questa storia durante questo periodo di lockdown) quindi il feedback é molto importante per me! Come avete potuto leggere il nostro Kristoff é un appassionato di Rally, lo sport automobilistico piú bello che ci sia (almeno per me :D). Che cosa ferma il nostro protagonista a pateciparne ad uno? 
Spero che la fic vi abbia interessato!

-Scape01

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Capitolo 2
*** Rivale ***


Rivale

Il viaggio per tornare a casa era sempre stato un momento magico per il ragazzo. Il buio dava quella strada innevata un'atmosfera mistica, l’assordante silenzio era interrotto dai suoi pesanti passi in quella alta e candida neve.

Iniziava la giornata allo stesso modo in cui la finiva: in quel percorso da lui ritenuto mistico. Adorava quel silenzio, quel freddo che contrastava il caldo giubbotto pesante che portava, i pini innevati, immobili ma maestosi. Quel posto gli ricordava l’infanzia, passata in mezzo alla natura.

Iniziò a vedere la sua casa in lontananza.

“Ah, finalmente!” pensò. Era particolarmente stanco quella sera.

Prima di entrare prese dei pezzi legno da una catasta vicino all’entrata e spazzò via la neve che si era depositata su di essa.

Faceva particolarmente freddo. “Stasera nevicherà. Ne sono sicuro.” disse mentre accendeva il camino.

La legna ci mise un po’ ad accendersi e bruciare tutta. Quel camino aveva qualcosa di magico. Nonostante si trovasse in salotto, riusciva a riscaldare l’intera casa. Suo padre gli raccontò che le pietre che lo formavano erano state donate da delle creature mistiche chiamate troll. Kristoff non ci aveva mai creduto, ma gli piaceva vedere che il suo vecchio cercava di farlo vagare nella fantasia.

Kristoff intanto si fece una bella doccia calda, meditando ancora sulla proposta di Lars.

 

***

 

Era ormai tarda sera, e il giovane attendeva che le classifiche si aggiornassero.

“Che strano. Oggi non ha corso...” pensava. Il suo rivale FeistyPants non si era presentato a quel rally virtuale. Kristoff attendeva con ansia quel momento: ogni sera, prima di dormire, si misurava con quel giocatore. Era così abituato a vedere il quel nickname accanto al suo che vedersi da solo in quel mare di altri giocatori era abbastanza strano.

Il giovane si spostò verso la tastiera digitò qualcosa.

“Ehi ciao. Ho visto che oggi non hai corso” scrisse in chat.

Silenzio.

La neve stava iniziano a scendere piano piano, ghiacciando l’ambiente con un nuovo strato di candida e fresca neve.

“?” comparì come risposta. “Chi sei? Ti dovrei conoscere?”.

Kristoff era un po’ deluso da quella risposta. Il suo rivale virtuale neanche lo conosceva. Forse era meglio così. Forse era Kristoff a prendere troppo seriamente la questione. In fondo era solo un gioco.

“AH NO. TU SEI QUELLO SEMPRE ATTACCATO A ME.” apparve sullo schermo. Il ragazzo si emozionò a vedere quella reazione.

“Già. Ti vedo sempre in classifica. Sempre noi due.”

“Ma quanto sei veloce? Quasi ogni volta mi superi di pochi millesimi ahahahaha”

“Ore e ore di pratica. Comunque oggi perché non hai corso? Di solito ci sei ogni sera.”

“Non potevo.”

“Perché?”

“Cose mie. Sto traslocando e avevo tutta la giornata impegnata. Dai, per oggi va così. Forse per questa settimana va così. Non vedo l’ora che finisca tutto.”

“Ah capisco. Buon trasloco allora. Ci vediamo in pista. Mi raccomando non farti aspettare troppo” scrisse Kristoff, prima di disconnettersi e spegnere tutto.

“Grazie. Tranquillo, non rallento mai!” rispose il rivale.

Fu così che il ragazzo riuscì ad attribuire un lato umano a quel nickname. Ciò che prima per lui era solo un nome si era rilevato, in quei cinque minuti di conversazione, una persona in tutti gli effetti, viva e reale.

Kristoff riaccese il computer. Copiò un link e lo invio nella chat di FeistyPants.

“Se hai voglia di fare due chiacchere ti ho passato il mio link Discord”

“Ok, grazie”

Il biondo non lesse neanche quella risposta. Era alquanto emozionato. Era riuscito, nonostante la sua indole riservata, a riuscire di stabilire un contatto con un’altra persona. Solitamente erano gli altri a iniziare la conversazione, ma in quel raro momento si ribaltarono le cose. Era lui, di sua iniziativa, a voler conoscere qualcuno.

Si sentiva strano. Carico, euforico, emozionato. Non riusciva a capire cosa gli stesse passando in mente.

Scosse il capo per fare mente locale e riprendersi, doveva scacciare via quelle sensazioni.

Kristoff si sedette sul caldo sedile, poggio io piedi sulla fredda pedaliera. Avvio DIRT e cercò la pista giornaliera. Doveva battere il primo in classifica.

“Tre minuti e quaranta secondi eh? Scommetto che riesco a batteri di cinque secondi” disse tra sé e sé.

E fu così che si ritrovò in cima alla classifica.

Solo, senza il suo fidato rivale.

Quella vittoria non aveva alcun gusto.

Quella sera andò così. Il ragazzo si sentiva vuoto. Voleva vincere, ma solo se la competizione era giusta, solo se c’era FeistyPants in quella classifica.

Un po’ demoralizzato si lasciò andare. Era talmente stanco che si addormentò su quel comodo sedile, coccolato dal calore che quel magico camino emanava dall’altra stanza.

 

***

 

La sera successiva era alquanto calma. Kristoff era lì, concentrato sul gioco, con i occhi color miele fissi sullo schermo. Le sue mani sudavano sotto quei guanti da pilota, le sue dita iniziavano ad avere i crampi. Le braccia erano abbastanza affaticate: giravano quel pesante volante da un paio d’ore.

Uno squillo interruppe la voce del co-pilota. Qualcuno lo stava chiamando su Discord.

Mise in pausa il gioco, cambio finestra e vide FeistyPants che lo stava aspettando.

Il biondo rimase la fermo. Non se lo aspettava. Quel individuo, conosciuto la sera prima, voleva parlare, conversare con lui.

Accettò senza sapere cosa aspettarsi. Si schiarì la voce e cliccò sul tasto di attivazione del microfono.

“Ciao! Come va, mio rivale?” disse una dolce e vivace voce, con tono di sfida.

Kristoff era pietrificato. Una ragazza era dall’altra parte della linea. Il panico lo immobilizzò per qualche secondo.

“Ehi sei ancora li? Pronto?” disse la ragazza confusa. Il ragazzo non sapeva cosa dire.

“Ehm, ciao,” rispose “ qua va tutto bene. Stavo facendo lo stage giornaliero.”

“Ma ti avevo detto che non avrei potuto giocare questo periodo! Come osi gareggiare senza di me?!” gridò scherzosamente la giovane. Il ragazzo era contento di quella risposta, capiva che la rivalità e il suo modo di vedere un rivale era uguale a quello della ragazza.

“Tranquilla, ci vado piano...” rispose ridendo.

“Ehi non ti azzardare a prendere troppi punti, che poi non gareggiamo ad armi pari!” lo rimproverò.

Entrambi risero e il discorso cambiò.

“Io mi chiamo Kristoff, tu?” domandò il biondo.

“Anna. Piacere Kristoff.”

Passò qualche secondo. Silenzio.

“Non ti ho disturbato vero? Oddio scusa non -” la ragazza iniziò a blaterare.

“No no tranquilla, tanto se non ci sei in classifica non ho niente di importante da fare...” cercò di tranquillizzarla con un tono scherzoso.

“Ah menomale.”

“Già… allora come va di là con il trasloco?”

“Domani dovrei aver finito. Ultimo giro di scatoloni e torno a batterti.” scherzò.

Il ragazzo rise, incredulo di aver trovato una ragazza appassionata del gioco, ma soprattutto del Rally.

“Sai mi piace molto il posto dove mi trasferisco, sembra molto vivace.”

“Ah si? Dove?”

“Vado in una piccola città chiamata Akresund, nella contea di Varmland”

“La conosco! Ci abito praticamente affianco.” rispose incredulo il giovane.

“WOW! Dimmi che è come credo. Ci sono stata un anno fa per le vacanze. A prima vista gli abitanti sembrano molto socievoli, sicuramente più simpatici della metropoli in cui vivo adesso.”

“Dato che conosco solo loro non ho altri termini di paragone... Comunque si, sono molto aperti, forse anche troppo” scherzò.

“Sono contenta. E’ da un po’ che cercavo un posto più rilassato e calmo. Le grandi città non fanno proprio per me. Per fortuna il mio lavoro mi permette di lavorare a casa...”

“Veramente? Di che cosa ti occupi?” chiese interessato.

La conversazione durò per ore e ore, fino a notte inoltrata. I due parlarono di svariati argomenti: iniziarono a conoscersi a vicenda, capire da dove è nata la loro passione per il rally, su i pro e i contro della piccola città e sulla splendida natura che la circondava.

“Lo sai che a febbraio fanno il Rally di Svezia?” domandò Kristoff.

“Certo che sì. E’ anche per questo che ho deciso di trasferirmi lì. Conosco quanto sia culturalmente importante quell'evento nella vostra città. Sembra quasi un dogma!”

“Sei proprio informata! Hai studiato, ti meriteresti un bel voto!” scherzò. La ragazza sorrise.

Silenzio.

“E’ stato sempre un mio sogno poter salire in una vera auto da rally. Non riesco a immaginare l’adrenalina che scorre nelle vene a quelle velocità, il cuore che batte a mille mentre vai a centocinquanta all’ora sulla neve...” sospirò la giovane.

“Già...” in quel momento il ragazzo si bloccò. Nella sua mente si proiettarono immagini del padre che sfrecciava sul ghiaggio a bordo della sua Focus.

Anna continuava a parlare, vagando con la sua mente, a sognare quel senso di velocità e adrenalina che solo quello sport riusciva a dare. Il biondo però non ascoltava, si era chiuso. In quel momento, nei suoi pensieri, stava rivivendo la sua infanzia. Vedeva i grandi salti e le lunghe derapate che solo il suo vecchio riusciva a eseguire. Il piccolo Kristoff si emozionava sempre a veder quelle manovre.

“Ehi Kristoff, ci sei? Pronto?” richiamò la ragazza.

“Ah si… ehm, scusa. Dicevi?”

“Ti ho chiesto se ti va di andare a vedere il rally che c’è a febbraio. Allora ci sei? Oddio, se non vuoi va bene. Lo so che non ci conosciamo tanto, però vorrei -”

Il ragazzo non sapeva cosa dire. “Ehm… fammici pensare. Ti faccio sapere. Ciao.” e chiuse bruscamente la chat vocale.

“Ma che ca...” esclamò la ragazza.
“Sembrava turbato” pensò, preoccupata di aver detto qualcosa di sbagliato.

Entrambi andarono a dormire pensierosi. Lui per quella proposta, l’altra per il trasloco quasi terminato. Di che cosa aveva paura Kristoff?


Note:

Discord: programma di chat vocale, simile a Skype.
Eccoci al secondo capitolo! Il nostro Kristoff é riuscito a conoscere per la prima volta FeistyPants, ovvero Anna! Nonostante tutto il dubbio che ha in mente permane... riuscirá a superarlo?
Grazie per aver letto questo capitolo! Mi raccomando, fatemi sapere!

-Scape01

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Capitolo 3
*** Aiuto ***


Aiuto


La mattina seguente il ragazzo si svegliò un po' più tardi. Non aveva lavoro, quindi decise di allungare un po’ il suo riposo.

La neve candida e leggera scendeva piano piano dal cielo color latte. Kristoff adorava le nevicate. Le trovava rilassanti, rigeneranti per il corpo e l’anima.

Dopo una bella tazza di cioccolata come colazione, si vestì, prese una vanga e delle chiavi e andò nel retro dell’abitazione.

Davanti a lui si presentava una vasta foresta innevata. Era tutta sbiancata, solo i tronchi scuri dei pini contrastavano con la neve, tagliando verticalmente il terreno candido e freddo.

Il ragazzo trovò non troppo lontano una collinetta di neve.

“Eccoti. Adesso ti tiro fuori.” esclamò mentre si dirigeva verso essa. Iniziò a scavare fino a trovare un telo di materiale plastico verde. A quel punto lo tirò con tutte le se forze, facendo collassare tutta la neve depositata su di essa.

I suoi occhi si illuminarono alla vista di ciò che aveva davanti. La Ford Focus 2001 di suo padre era ancora intatta, perfetta in ogni punto. Con i guanti pulì il finestrino del conducente, per poi vederci dentro. Era perfetta. Tutto al suo posto, proprio come se la ricordava. Sembrava che quel semplice telo avesse funzionato come una capsula del tempo, proteggendo quel prezioso tesoro dalle intemperie della natura.

Aprì la portiera ed entrò. Per la prima volta nella sua vita era entrato in una vera macchina da rally. Ma non era un veicolo qualunque: era a bordo dell’auto che fece vincere suo padre nel lontano 2005.

Kristoff chiuse gli occhi, la mente continuava a vagare tra i nostalgici ricordi del padre che sfrecciava in qualsiasi tipo di terreno, per poi vincere e festeggiare. La nostalgia era forte in lui.

Riuscì ad accendere il mezzo, che subito ringhiò agitatamente. Quel suono era talmente impresso nella mente del ragazzo che le sue visioni si fecero ancora più vivide. Si ricordava dell’eco delle auto che sfrecciavano affianco a lui, la neve che veniva spazzata via con forza ad ogni passaggio. Per gli occhi di un bambino quella doveva essere pura magia, e per il piccolo Kristoff lo era.

Dalla strada qualcuno stava suonando il clacson. Ciò fece sobbalzare il biondo; era talmente incantato che si era completamente distaccato dalla realtà. Una colonna di fumo bianca si stava innalzando davanti a casa sua, il giovane riusciva a vedere le chiare nuvole grigiastre innalzarsi sopra il suo tetto.

Uscì dall’auto di suo padre, attraversò la casa e si portò verso l’entrata. Dalla finestra riusciva a scorgere un modesto pickup rosso, fermo sulla strada, a pochi metri da casa sua. Attorno ad esso girava una figura incappucciata, agitata e confusa, con la mano sul volante per suonare; non riusciva a capire cosa fosse successo.

Kristoff uscì, dirigendosi verso il mezzo, che a sua prima vista era ormai irreparabile.

“Hai bisogno di una mano?” chiese gentilmente il ragazzo.

“Ehm, a dirla tutta sì. ” rispose una dolce voce imbarazzata. La figura si scoprì il capo, per vedere meglio il soggetto che le stava offrendo aiuto.

Il biondo arrossì. Con quel gesto la ragazza rivelò le sue lunghe trecce color rame, accompagnati da un chiaro visto costellato da piccole lentiggini e due grandi occhi azzurri, con qualche sfumatura verde.

“Scusa il disturbo. Non so cosa sia successo, l’auto non va più. Appena ho visto il fumo sono scesa e adesso mi trovo qua” disse la ragazza. “Sai per caso quanto manca alla città di Akresund? Ehi? Ehm… ci sei? Stai bene?”

Il ragazzo non rispose, era da un po’ che non vedeva tale bellezza. Dopo pochi secondi si riprese.

“AH! Ehm… Akresund? E’ a dieci minuti da qua. Se vai a piedi però ci metterai quasi un’ora.”

“Uffa! Proprio oggi che stavo portando gli ultimi pacchi!” si lamentò la ragazza. “E ora che faccio?! Ahhh, non ne va mai una giusta...”.

Il giovane si grattò la testa imbarazzato, iniziando ad arrossire.

“Ehm… Se vuoi ti posso accompagnare... vedo che le scatole sono pure poche.”

“Hmmm… mi farebbe molto comodo. Oddio non devi farlo, nessuno ti sta obbligando. Però il tuo aiuto mi salverebbe un sacco di fatica. Sei proprio sicuro?"

"Tranquilla, oggi non ho lavoro, ho tutta la giornata libera."

"Ah, perfetto! Piacere, mi chiamo Anna.” la ragazza allungò la mano per stringere la sua.

Kristoff non poteva crederci. Era lei la Anna a cui aveva parlato poche ore prima?

“Mi chiamo Kristoff, piacere tutto mio.”

“Kristoff? Sei Kristoff di ieri?” chiese la rossa.

“Si, credo. Allora tu sei Anna… ma certo! Stai traslocando, quindi devi essere proprio tu!”

Entrambi non potevano crederci. Qualche giorno prima erano tra di loro sconosciuti, anonimi e ora destino li ha fatti incontrare, tutto pochissimo tempo.

“Beh, si vede che il mondo è piccolo...” scherzò Anna.

“Già…".

Silenzio imbarazzante.

"Ehm…" Kristoff si schiarì la voce "Dai andiamo, inizio a prendere i pacchi più pesanti”.

Così si avviarono verso Akresund, due ragazzi in mezzo alla neve, uno affianco all’altro.

 

NOTE:
Ciao a tutti! Non ho avuto il modo di presentarmi all’inizio della storia quindi eccomi qui.
Premetto che non sono in alcun modo un bravo scrittore (forse lo avete capito leggendo i primi capitoli) ma durante questo periodo di isolamento/quarantena ho deciso di riprendere alcuni hobby o trovarne altri. Ho scoperto il mondo delle fanfiction all’inizio di quest’anno, e devo dire che sono affascinanti. Quello che state leggendo è il mio primissimo racconto (che non sia un tema d’italiano) che abbia mai fatto nella mia vita. Quindi vi chiedo, se ne avete tempo o voglia, di farmi sapere il vostro parere:  “Carino”, “ma cosa stai scrivendo”, “secondo me qua potevi fare meglio” etc. Sbizzarritevi! Ogni forma di feedback per me è essenziale!

Per adesso non ho nient’altro da dirvi. Questo capitolo è stato un po’ corto, cercherò di scrivere di più in seguito.
Grazie.

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Capitolo 4
*** Partenza e Traguardo ***


Partenza e Traguardo


I due ragazzi stavano per arrivare a destinazione. La fredda neve era compattata e i loro passi lasciavano una pista in impronte.

“Lo sapevi che in questo tratto di strada ci fanno il Rally di Svezia?” domandò il ragazzo.

“Veramente?" disse incredula. "Allora tu non hai neanche bisogno di un biglietto, basta che ti affacci alla finestra no?”

“Gia...”

"Wow! Che fortuna! Dai dimmi com'è!" 

Per Anna Kristoff pareva un tipo molto riservato. Esteticamente era diverso da come se lo aspettava: alto, biondo, corporatura robusta ma non troppo grossa. Per non parlare dei suo occhi, color ambra e con un'espressione dolce come il miele. Era poco loquace però. Poche ore fa si era un po' aperto, probabilmente perchè erano in una effimera e anonima chat vocale. 

La camminata verso la piccola città proseguì silenziosamente, con solo qualche piccola interazione quà e là.

Akresund si presentava accogliente  e tradizionale. Le vecchie case che adornavano il paesello erano messe in un piacevole contrasto ai nuovi e moderni edifici; la tradizione era in armonia con l'innovazione. Le strade erano mediamente affollate, piene di calorosi sorrisi e sfiziosi profumi.

Appena arrivati Kristoff iniziò a fare un piccolo e conciso tour della città.

"Ecco, adesso siamo al centro del paese. Hai visto quanto è piccolo?"

"Si, ma sempre meglio della città in cui abitavo prima. Akresund è bellissima!"

"Son contento che ti piaccia" a questa affermazione il biondo arrossì.

Anna sorrise, poi iniziò a un piacevole profumo.

"Cos'è questo profumo? Dolce, zuccheroso… Cioccolato?"

"Probabilmente viene da quel negozietto lì, ci passiamo dopo se vuoi… e ti ricordo che abbiamo ancora andare a lasciare i pacchi" fece notare Kristoff, che ne teneva due sotto le ascelle.

"Hai ragione. Seguimi, ti mostro dove ho l'appartamento che ho comprato."

 

***

 

A quanto pareva Kristoff lavorava davanti alla casa di Anna. Dal negozietto si riusciva a vedere la sua finestra e viceversa.

"Ta-dah! Abito qua. Per me è perfetto: è vicino al centro, due camere, rientra nel mio budget e nel complesso è anche carino e accogliente."

"Vedo che ti sei sistemata per bene… Io lavoro qua davanti, laggiù, in quel bar " indicò il ragazzo.

" ‘Caffetteria Querciola Vagabonda’... Ah allora siamo praticamente vicini di casa! Aspetta no, vicini di… casa-lavoro! Hmm no, non mi convince. Vicini di -"

"Si, siamo vicini casa-lavoro. Dai, andiamo a mettere dentro queste scatole."

L'appartamento di Anna era moderno, nonostante da fuori l'edificio era di fattezze tradizionali, ma ancora spoglio.

"Bel posticino" disse il ragazzo.

"Grazie! Devo ancora arredare, qualche ritocco qua e là e sarà perfetto" disse con tono allegro. "Appoggia le scatole qui… Grazie ancora per avermi aiutato Kristoff. Dopo chiamerò per rimuovere il mio pickup da davanti casa tua. Scusami ancora per il disturbo."

"Non è niente, tranquilla." 

Anna era ancora mortificata. Nonostante sapeva di non potercela fare da sola, e che Kristoff si era pure offerto di aiutarla, ella si sentiva ancora in debito con lui.

"Posso offrirti qualcosa? Ho qualcosa in frigo: acqua, qualcosa da mangiare, una birra…"

"No no, sono apposto grazie. Forse è meglio che vada. Tolgo il disturbo."

"Ah ok…" disse con tono leggermente deluso.

Kristoff stava per avviarsi alla porta "Aspetta! Non conosco nessuno qua, apparte te… aspetta non che ti conosca così tanto, anche se ieri abbiamo parlato un bel po' delle nostre vite e di altro. Vabbè, il punto è: potrei avere il tuo numero? Non che voglia chiamarti ogni giorno, o ogni ora. Aspetta che?!" Anna arrossì a quello che aveva appena detto.

"Ehm, si certo. Ecco" e Kristoff iniziò a dettare.

"Grazie. Un'altra cosa… Un giorno ti andrebbe di continuare il tour della città? Solo se sei libero ma soprattutto solo se vuoi. Oddio ma che cosa sto dicendo? Probabilmente sei un uomo molto occupato, forse è una brutta idea. In fondo chi mai aiuterebbe una ragazza appena arrivata e spaesata in questo piccolo paradiso? Sto ancora blaterando, vero? Lo so, scusami. È un problema che ho sin da piccola, me lo dicono tutt-"

"Lo farò volentieri. Dimmi quando e vedrò di esserci. Tranquilla"

"Ah grazie mille! Ah, un'ultima cosa, come fai di cognome? Per la rubrica..."

"Bjorgman, Kristoff Bjorgman"

"Bjorgman? Bjorgman come il pilota? Quello che ha vinto nel 2005?"

"Già, Arvid Bjorgman, mio padre"

"Wow! Che onore!"

"Già… senti, è stato bello conoscerti Anna, ma devo proprio andare. Ci sentiamo."

"Va bene. Buona giornata Kristoff!" e fu così che la rossa gli diede un piccolo e veloce bacio sulla guancia.

Kristoff arrossì in un istante.

"Grazie ancora di tutto".

"Non c'è di che".

***

 

Kristoff era contento di vedere che Anna stava giocando a Dirt. Vedere il suo nome nella classifica della prova giornaliera lo rese felice.

"Oggi ti sei data da fare, eh? 3 minuti e trentacinque secondi? Non male…" pensò il ragazzo.

Poco dopo aver battuto il tempo della ragazza (anche sta volta per pochi millesimi), il telefono squillò.

Era Anna.

"Pronto, Anna?"

"Si, ciao Kristoff! Domani sei libero? È domenica, quindi dovresti esserlo. Volevo andare in giro per Akresund, e una guida mi sarebbe comodo non credi? Ne abbiamo parlato stamattina…"

"Anna te l'ho già detto: sono libero e ci sarò. Vengo davanti a casa tua per le dieci?"

"Perfetto. Non vedo l'ora di conoscere per bene questo magnifico posto! Ci vediamo allora, a domani!"

"A domani. Ah, aspetta! Guarda un po' la classifica di oggi…" disse Kristoff con un tono di sfida. La ragazza aprì il gioco e caricò la classifica dello stage giornaliero.

"Wow. Per l'ennesima volta mi hai battuto. Beh sono sempre pochi millesimi di differenza… la prossima prova ti batterò, stanne certo".

"Ci conto... Ci vediamo, Anna".

"A domani Kristoff".

Il biondo era entusiasta, ma allo stesso tempo si sentiva diverso. In tutta la sua vita aveva avuto grandissime difficoltà a relazionarsi con le persone: preferiva stare da parte, stare nel suo piccolo e tranquillo mondo, lontano dalle delusioni degli altri. Ma dopo aver conosciuto Anna sentiva che qualcosa stava cambiando. Si stava aprendo. Era da anni che non parlava, conversava con qualcuno (ovviamente ignorando i clienti e colleghi del suo mestiere). Però parlare con Anna sembrava più facile, naturale. Stava nascendo un'amicizia? Non lo sapeva, non poteva saperlo. La sua indole riservata non gli aveva mai permesso di creare legami con qualcuno (tranne che con suo padre e Lars). Nonostante tutti questi dubbi, Kristoff riuscì a dormire bene, anzi, molto bene. E per la prima volta quel sonno non fu senza sogni.

***

Anna sentì la sua guancia bagnata. Anzi, forse era il cuscino. Si toccò la faccia e notò il rigolo di saliva che scorreva sulla sua guancia. Stava sbavando. Era una cosa che faceva ogni volta che era molto stanca. Il trasloco le aveva prosciugato le forze, ed era da un po' che non dormiva così bene.

Dopo qualche istante sentì qualcosa vibrare sotto il suo cuscino. Era il suo cellulare e qualcuno la stava chiamando. Prese il dispositivo e aprì un occhio per vedere chi la stesse cercando.

Lo schermo mostrava: Kristoff Bjorgman.

"Pronto, Kristoooooff?" disse mentre sbadigliava.

"Ehm, ciao Anna. Sono qua, davanti a casa tua da un po'. Ti sto aspettando… oddio se hai cambiato idea capisco..."

"No no, tranquillo. Aspetta, ma che ore sono?"

"Sono le… undici e trenta".

Anna non poteva crederci. Era andata a dormire alle nove di sera (data la stanchezza) e si era svegliata quattordici ore dopo. Un nuovo record per lei.

"Aspetta che?!" urlò e controllò l'orologio del telefono. Sì, erano proprio le undici e mezza. "Oddio,  scusami Kristoff! Adesso scendo. Dammi dieci minuti e arrivo."

"Va bene, son sempre qua".

Anna riuscì a farsi una doccia, ad asciugarsi i capelli, a lavare i denti e a vestirsi in tempo record, e come promesso uscì dopo dieci minuti. Aperto il pesante portone di casa si trovò il biondo davanti. 

"Scusa ancora il ritardo. Ieri ero molto stanca e si vede che ho dormito proprio bene stanotte. Il mio materasso è veramente comodo! Non so cosa ci mettano in quei cosi, ma sembra proprio di dormire su una nuvola! No, seriamente, scusami Kristoff…"

"Anna tranquilla. Oggi non ho niente da fare, poi ho ripassato qualche curiosità storica del paesello, così avrai una guida con i fiocchi." a queste parole Anna si rilassò un po'.

Entrambi rimasero in silenzio per qualche istante, sorridenti.

Kristoff era là davanti a lei, con un sacchettino di carta in mano.

"Ah, dato che sembra che ti sia appena svegliata ho preso qualcosa da mangiare per te. Non hai fatto colazione, vero?"

Lo stomaco di Anna brontolo rumorosamente. Kristoff sorrise le offrì il sacchettino.

"Sono dei bagel al formaggio. Mangiali pure tutti se hai fame."

La rossa li e iniziò a mangiare, tutto ovviamente sotto lo sguardo compiaciuto del ragazzo.

"Piacciono a tutti, sono i bestseller."

***

 

Kristoff era un'ottima guida. Era preparato su tutto. Iniziarono il tour dal centro città fino alle foreste che circondavano Akresund. Anna fece moltissime foto (anche troppe) ed incominciò ad innamorarsi sempre di più del territorio.

La ragazza notò come tutti i passanti li salutavano o li fermavano, per poi chiedere a Kristoff del perché si trovasse in città e chi fosse la ragazza che stava accompagnando. "È un amica, è appena arrivata e le sto facendo vedere il paese" rispondeva. Tutti erano estremamente gentili e aperti, alcuni l'avevano persino invitata ai vari eventi che avvenivano settimanalmente in quel posto. Quel tour, durato solo due ore, era bastato per far sentire Anna parte della comunità. Il giro continuò anche oltre Akresund: il ragazzo le fece vedere i numerosi laghetti e le fitte foreste che circondavano la piccola città.

Erano le due di pomeriggio e i giovani si erano fermati su una piccola altura. Dietro di loro iniziava una folta foresta, davanti si presentava un bellissimo paesaggio, nel centro di tutto ciò c'era Akresund.

"È bellissimo. Tutto questo… wow."

"Già. A volte vengo qui per rilassarmi. In pochissimi sanno di questo posto. Forse solo io e mio papà". La ragazza si sedette affianco a lui. “Allora, cosa si prova ad essere figlio di un pilota? Dai raccontami un po’ della tua famiglia!”

Kristoff era consapevole che non aveva molto da dire, e di ciò ne era un poco imbarazzato.

"Beh non c'è tanto da dire. Non ho mai conosciuto mia madre, a quanto pare lei abbandonò me e mio papà, dopo avermi dato alla luce, per un uomo d'affari ricco sfondato. Invece mio padre è originario della Norvegia. Ci trasferimmo quà in Svezia perchè così lui era più vicino alla sua squadra di rally. A quei tempi stava gareggiando nel campionato europeo, ed io ero ancora un bambino. Poco dopo riuscì a entrare nella squadra junior della Ford, che ha sede quà ad Akresund. Era talmente veloce che riuscì a gareggiare nel World Rally Championship l’anno successivo e a vincere il Rally di Svezia nel suo primo anno nel campionato’’ raccontó Kristoff.  “Ma poco dopo ha dovuto abbandonare le corse.”

Quella affermazione aveva un sapore amaro in bocca. 

"Era malato. Un tumore celebrale lo stava disintegrando dall'interno. Era troppo tardi, poche settimane dopo la diagnosi si è spento…"

Il biondo aveva pianto tanto, troppo dopo la morte di suo padre. Ricordava ancora il freddo che gli pizzicava le guance rigate dalle lacrime, il mugolo che portava in gola, le notti passate senza riposo. Nonostante questi ricordi facevano ancora male non riusciva a piú a piangere. Era ormai vuoto, aveva infine accettato quella perdita ed era andato avanti. Provava solo una strana emozione, tra la tristezza e rabbia.

Anna era seduta vicino a lui, la sua mano era poggiata su quella di Kristoff. “Non lo sapevo Kris, se lo avessi saputo non ti avrei mai fat-”

"Ha vissuto con dignità e coraggio. È riuscito a realizzare il suo sogno: vincere un rally… probabilmente il suo desiderio successivo sarebbe stato vincere il campionato. Mi manca tanto. Veramente tanto". Il suo sguardo era fisso a guardare i ciottoli di ghiaia per terra. Non era facile parlarne, infatti non ne aveva mai parlato con nessuno. Una mano gli si poggiò sulla spalla.

"Mi dispiace un sacco Kris, sembrava un uomo straordinario." e la ragazza lo abbracciò. Lui era molto più grosso di lei, le sue braccia snelle non riuscivano a tenerlo tutto, a confortarlo come lei voleva.  

Kristoff alzò lo sguardo e rimase a fissare il panorama. La ragazza si staccò dall'abbraccio.

"Sai, anche io ho perso i miei genitori, sei anni fa. Incidente stradale... Erano i proprietari della Arendelle Books, una casa editrice. La loro auto è stata colpita da una che aveva perso il controllo… Entrambi finirono in coma, ma non si svegliarono più." a quelle parole la voce di Anna si fece più fragile e triste. "Dopo un anno dall'incidente la loro sofferenza finí e se ne andarono".

Nel viso della ragazza iniziarono a scendere le prime lacrime, che finirono per terra, come gocce di pioggia.

"Io non ero pronta, non ci credevo. Non potevo perderli così... Ma in fondo sapevo che non ce l'avrebbero mai fatta…" sospirò la rossa mentre si asciugava gli occhi.

Entrambi rimasero fermi, immobili e in silenzio per qualche minuto. Il vento soffiava lievemente, le nuvole volavano alte.

"Alla fine la perdita di un caro è una cosa che non si può rimandare. La si vive, la si affronta e la si supera. Però fa comunque male…" sospirò il biondo.

"Hai ragione… Grazie ancora di tutto Kris… per esserti confidato con me, di avermi offerto la tua fiducia… so che non è facile parlarne."

"Hai fatto la stessa cosa anche te… grazie per avermi ascoltato."

Entrambi erano seduti, uno affianco all'altro. Anna era appoggiata sulla sua spalla; la sua mano era ancora su quella del ragazzo. Pochi istanti dopo Kristoff se ne accorse e arrossì. Quel gesto, quel momento era così… naturale, così perfetto. Dopo qualche minuto il suo stomaco brontolò.

"Ops, dovremmo andare. Andiamo a mangiare qualcosa?"

"Hmm, qui si sta proprio bene… ma va bene, andiamo."

E fu così che i due amici si avviarono verso la città, molto affamati ma soprattutto un po' più vicini.

 

NOTE:
Nuovo capitolo!
Questo weekend c’era il Rally d’Estonia e quindi ho preso un po’ di ispirazione per continuare questa storia. Probabilmente i capitoli con piú azione arriveranno tra un po’ di tempo, sto cercando di costruire una buona relazione tra i due protagonisti. Spero che non vi annoino questi capitoli piú “introspettivi” (o almeno cerco di farli cosí).
Ricordo a tutti di farmi sapere cosa ne pensate della storia fino ad adesso, apprezzo ogni tipo di feedback! Grazie ancora a tutti i lettori che hanno aperto questa storia (molti di piú di quelli che mi aspettavo). Buon proseguimento a tutti!

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Capitolo 5
*** Decisi ***


Decisi


La Querciola Vagabonda era poco affollata: c'era il solito gruppo di anziani che stava su un tavolino a giocare a carte, leggere il giornale o bere una tazza di caffè insieme. Era la tipica tranquilla giornata di lavoro per Kristoff, non troppi clienti e poca interazione.

La porta si aprì e il campanello sopra di esso suonò. Era Anna e il ragazzo era contento di vederla.

"Ciao Anna! Cosa posso darti?" chiese gentilmente il biondo.

"Un latte macchiato grazie. Ah, e un bagel con crema al cioccolato."

"Arrivano subito" disse sorridendo.

"Posso sedermi?" chiese la rossa gentilmente.

"Certo, dove vuoi."

Anna si sedette nei tavoli con i divanetti di pelle in fondo al locale e tirò fuori un portatile. Poco dopo Kristoff si avvicinò alla ragazza con il suo ordine. 

"Ecco il latte e il bagel. Offre la casa."

"Ah wow!” disse felice ”e a cosa devo questa generosità?"

"Sconto nuovi arrivati."

"Ah che bello!"

Anna iniziava a vedere Kristoff sotto un'altra luce. I suoi capelli dorati e spettinati, i suoi occhi dolci come il miele, la sua stazza robusta e muscolosa iniziavano a piacerle sempre di più. Per poco non iniziava a incantarsi a tutto quel bel vedere.

"Ehi Anna? Ci sei?” chiese il ragazzo. ”Su che cosa stai lavorando?" Ok, si era incantata.

"AH, si. Sto scrivendo un libro, un racconto per i giovani."

"E che cosa narra?"

"Non voglio spoilerare troppo. Comunque, per riassumere: mostra la vicenda di due sorelle che, a causa dei poteri della maggiore, sono costrette a vivere uno separata dall'altra e isolate dal mondo che le circonda. Questi poteri metteranno a rischio tutto ciò che hanno a cuore, ma in fondo la minore sa  sa che questi sono un dono e non una maledizione."

"Carina la trama".

I due rimasero insieme tutta la giornata. Pochi erano i clienti, quindi Kristoff passò la maggiorparte del tempo a chiaccherare con Anna. 

Quando il suo turno finì, rimase fino a sera con lei, fino alla chiusura del locale in tardo crepuscolo. Tutto quel tempo passò in un battibaleno, tempo passato tra racconti e risate.

"Buonanotte Anna. A domani, se ci sei..."

"Si, ci sono! Ho apprezzato molto la tua compagnia. Buonanotte anche a te” Anna inserí le chiavi dentro la serratura della porta.

"Ah! Una cosa! Ci ho pensato, riguardo al rally di febbraio. Mi farebbe piacere andarlo a vedere… insieme a te" a queste parole il biondo arrossì in un istante, ma ció non si notava dalla poca luce della notte.

"Ma certo! Benissimo! Prenoto i biglietti questa settimana allora…"

"Propongo di venire a casa mia e guardarlo gratuitamente. So che ogni percorso passa sulla strada davanti alla mia abitazione. Quindi se vuoi puoi venire a fare un salto da me" propose Kristoff.

"Ancora meglio! Affare fatto allora. Non vedo l'ora che sia già febbraio! Il mio primo Rally di Svezia! Che emozione!" la ragazza saltelló sul posto per l’emozione.

"Già. Allora siamo d'accordo. Bene! A domani Anna!"

"Notte Kris” e i due si salutarono.

Entrambi andarono a letto compiaciuti. Si, erano buoni amici ora.

 

***

 

I due erano inseparabili e ogni giorno si tenevano compagnia: che fosse al bar o al telefono non faceva differenza. Numerose erano le ore passate a chiacchierare al locale, guardare un film insieme mentre conversavano in chat vocale, giocare e sfidarsi a Dirt o ad altri giochi. Entrambi si sentivano a proprio agio tra di loro. 

Anna era la più socievole. Si era fatta molti amici nel paese, e quasi tutti gli abitanti ormai la conoscevano. Ormai era parte della comunità di Akresund e di ciò ne era contentissima. Per la prima volta nella sua vita si sentiva veramente a casa.

Dicembre era appena iniziato. Anna stava lavorando sul suo romanzo, quando il telefono squillò.

"Pronto, Elsa?"

"Ciao Anna! Ti ho disturbato? Ho chiamato per chiederti come stai..."

"Qui tutto bene. Sono a casa, sto finendo il libro.” affermó la ragazza “Ah, stai tranquilla, il trasloco è terminato."

"Bene, bene… hai bisogno di qualcosa?” chiese in tono quasi materno Elsa. “No, grazie. Sono responsabile e indipendente, proprio come una vera adulta!” scherzó Anna.

“Sicura? Va bene. Allora com'è Akresund?"

"È PERFETTA. Tranquilla, circondata dalla natura, le persone sono fantastiche… sai un ragazzo mi ha pure aiutato con i pacchi."

"Che intendi?"

"La mia auto si era fermata nel mezzo del nulla. Per fortuna c'era Kristoff, un locale, che mi ha portato la maggiorparte delle scatole, tutto questo a piedi!"

"Ah capisco… fai comunque attenzione agli sconosciuti... Mi sono informata e ho visto che Akresund è la 'capitale del rally svedese'. Vedo che ti sei scelta il posto perfetto" e la bionda rise.

"Già… a febbraio vado a vedere il mio primo Rally di Svezia. Ti va di venire?"

"Lo sai che non mi fa impazzire quello sport… però va bene, vedrò di ritagliarmi qualche giorno. Verrò anche per Natale, se vuoi. Sai, mi manchi tanto Anna."

"Certo, lo sai che sei sempre la benvenuta! Manchi tanto anche a me sorellona. Ti aspetto per anche per Natale allora!" Anna voleva veramente bene ad Elsa, nonostante abbia passato la maggior parte della sua vita divisa dalla sorella. Le due ragazze continuarono a parlare per qualche ora: parlarono del trasloco, della cittá, degli affari della loro casa editrice e cose da ragazze. Alla fine si salutarono calorosamente, la loro mancanza reciproca era percepibile dalle loro voci.

"Un'ultima cosa: com'è questo Christopher… è carino?" chiese scherzosamente.

"ELSA! E comunque si chiama Kristoff..." e Anna arrossì in un nanosecondo.

 

***

In quel freddo giorno di dicembre la neve non stava cadendo. Era tutto fermo, immobile e muto. 

Kristoff guardava in basso, non riusciva ad alzare il capo. Il mugolo alla gola gli dava fastidio, le lacrime avevano segnato le sue guance.

Le persone erano attorno a lui e a suo padre. La bara era ormai chiusa, pronta per essere poggiata in quella fredda e scura terra.

Lars si fece avanti. Voleva salutare un'ultima volta il suo migliore amico.

"Arvid non ha mai avuto paura. Sia in pista che nella vita. Il Rally, lo sport che lui amava, io amo e noi amiamo, si basa completamente su un unico aspetto: il coraggio" disse. Successivamente si rivolse al piccolo Kristoff.

"Tuo padre ha vissuto una vita da invidiare, ne sono sicuro. Nessuno era buono, deciso e abile come lui. Probabilmente stai pensando che ora non c'è più, che sia svanito. Invece è ancora qui con noi, nei nostri cuori e nei nostri ricordi. Quando gareggiavamo insieme sfidavamo la morte, la guardavamo dritto negli occhi e la deridevamo. Sai, mi ricordo ancora lo stile di guida di tuo padre: selvaggio, sempre al limite e rischioso. A volte andavamo a scontrarci, ma lui al posto di spaventarsi e andare piú piano premeva l'acceleratore fino al massimo. La cosa bella é che riusciva sempre a tagliare qualche secondo dalla concorrenza, nonostante l’auto si lamentasse ai suoi comandi. Alla fine di ogni rally ridevamo: la nostra vettura era sempre quella messa peggio esteticamente, ma vincevamo. Ci mancherai tanto Arvid. Insegna agli angeli a derapare."

 

Kristoff era davanti alla lapide del padre. La neve cadeva piano, leggera e candida. Era il 10 dicembre, il tredicesimo anno senza lui. 

"Ehi papà. Come va lassù?" disse a bassa voce. Si inginocchiò e si poggiò sulla sua fredda lapide.

"Ho preso una decisione. Quest'anno gareggerò. Ho ventiquattro anni, la stessa età di quando tu iniziasti a gareggiare per la prima volta. Da quando conosciuto questa ragazza, si chiama Anna, si è riacceso qualcosa in me. La sua vivacità, la sua voglia di vivere è contagiosa… Ho intenzione di seguire le tue orme, di onorarti, oppure di creare la mia strada, la mia carriera. Comunque vada il mio primo Rally spero che tu sia fiero di me… Mi manchi tanto…" e una piccola lacrima gli rigò il viso.

"Augurami buona fortuna, papà."

Il giovane si rialzò e si mise in cammino verso Akresund. 

 

***

Anna era sdraiata comodamente sul divano. In tv stavano tramettendo un documentario su Sebastien Loeb, pilota di rally considerato leggenda per aver vinto il Campionato Mondiale di Rally nove volte consecutive. 

"Allora, qual'è il segreto del tuo successo?" chiese l'intervistatore.

"Innanzitutto la mia squadra. Loro hanno avuto fiducia in me e io ho fatto lo stesso. Adesso che ci penso è proprio la fiducia ad essere parte fondamentale del Rally. Un pilota può essere bravo quanto vuoi, ma se non si fida del suo co-pilota e della sua squadra non potrà mai andare veloce. Lo stesso vale all'inverso." dichiaro il campione.

"Bene, bene… per terminare, che cosa consiglia ai fan dello sport che vogliono approcciarsi al mondo del rally?"

"Innanzitutto consiglio di unirsi a un club automobilistico e decidere se diventare pilota, copilota, meccanico, commissario… sono tante le possibilità. Successivamente consiglio di fare più esperienza possibile. Qualsiasi rally di qualsiasi tipologia va bene. Infine consiglio di farsi coraggio e provare, almeno una volta. Non ve ne pentirete. Tutti possono gareggiare, ma pochi riescono a essere veri piloti".

A quel discorso Anna riuscì a convincersi. Doveva partecipare ad un evento. Ormai aveva 21 anni, era grande e indipendente, poteva decidere per se, no? Ma a quale evento partecipare? Prese il portatile e si mise a cercare online.

Dopo qualche ricerca su Internet scoprì che un campionato aperto di Rally si svolgeva vicino ad Akresund, e che il club della città avrebbe voluto partecipare. Mancavano però un pilota e un co-pilota dilettanti. 

“Dovrei guidare? No, non ho esperienza al volante” pensó. Certo, nel videogioco era velocissima, nonostante utilizzasse un banale controller e non un volante con pedali, ma non si sentiva pronta per pilotare una di quelle vetture. “Meglio fare da co-pilota” concluse.

"Ok. Devo iscrivermi."

 

***

 

Kristoff avanzava con passo deciso verso il club automobilistico di Akresund, la AkresundRally Team. Era proprio davanti al locale in cui lavorava, affianco alla casa di Anna. 

Arrivò in tempo record, i suoi passi erano veloci e con di una falcata consistente.

Aprì la porta ed entrò. L'entrata era accogliente, il profumo del legno di cedro avvolgeva la stanza. Appese ai muri c'erano tante foto e trofei, per non parlare delle bottiglie di champagne. In mezzo a tutte quelle Kristoff riuscì a scovare quella di suo padre e Lars, che insieme alzavano il loro trofeo. Il giovane s’incantó alla vista di quelle foto, c’erano cosí tanti piloti importanti che avevano iniziato in questo posto.

"Posso aiutarti Kristoff?" chiese Lars alle sue spalle.

"Ciao Lars” Kirstoff lo guardó dritto negli occhi ”ho deciso. Voglio parteci-"

"Ho capito tutto ragazzo mio, appena sei entrato” Lars gli sorrise, il suo sguardo era caloroso come quello di un padre. ”Sono fiero di te. So che tuo padre lo é ancora di più. Dai, seguimi, ti prendo la documentazione per iscriverti al nostro club. Successivamente ti dovrò formare e insegnare l'arte del rally. Vuoi diventare un pilota no?"

"Ehm sì, pilota."

"Perfetto. Proprio come Arvid… so che hai grande talento, me lo sento. Tutta la gente del posto lo sa".

"Ma non mi avete mai visto guidare…"

"L'essenziale è invisibile agli occhi. Vedo in te un grande pilota. Proprio come ho visto in tuo padre un campione".

Kristoff sorrise, ma non era ancora fiducioso in se stesso.

"Figliolo, posso farti una domanda? Che cosa ti ha convinto a partecipare?"

"Ehm, non saprei… me lo sento dentro. Voglio provare, devo provare" rispose. Dopo qualche istante la sua voce si fece piú decisa “Sono stanco di non avere ambizioni. Amo questo sport e nella mia vita non ho mai avuto il coraggio di fare niente. Voglio vivere come mio padre, senza paura e indecisione, e credo che questa sia la mia opportunitá.”

"Capisco, sei proprio come Arvid… dai, andiamo nella stanza dietro che ti faccio entrare nel Club".

I due stavano per entrare nell'ufficio sul retro quando la porta all'entrata si aprì. Arvid giró il capo per vedere chi fosse entrato.

"Ciao Anna! Che piacere vederti qui! Sei venuta a restituirmi il documentario sulla Categoria B?" chiese Lars.

Kristoff si voltò, era proprio lei.

"Ciao Lars! E Kristoff!” non si aspettava di vederlo. ”Sono venuta per entrare nel club e diventare co-pilota. Vorrei partecipare al campionato aperto." disse con voce decisa.

"Ma certo! Dai seguimi che vi iscrivo entrambi allora!"

I due giovani si guardarono negli occhi per un istante. Uno sguardo fulmineo, quasi impercettibile, ma pieno di speranza, voglia e comprensione. Avrebbero gareggiato insieme.

***

I documenti da firmare erano veramente tanti. Entrambi passarono più di 20 minuti a segnare quei fogli. 

Dopo che i due finirono Lars spiegò che entrambi dovevano passare un test teorico per poi passare a uno pratico.

"L'esame sarà agli inizi di gennaio. Iniziate a studiare" e diede ad entrambi un fascicoletto con tutte le regole, norme di sicurezza e segnaletiche dello sport.

"Da domani farete parte ufficialmente del nostro club. Se passate l'esame farete parte della AkresundRally Team categoria principianti” spiegó. ”Sono contento per voi. Spero possiate lavorare bene insieme. Vi farò sapere in caso di aggiornamenti" e li salutó calorosamente.

Entrambi ringraziarono Lars e si avviarono verso l'uscita. Improvvisamente il vecchio fermò Kristoff.

"Ehi Kris, ho visto come guardavi Anna… allora ti piace eh?"

Il biondo era imbarazzato, il sangue scorse nel viso in un’istante. 

"Non so di che cosa tu stia parlando. Ci siamo appena conosciuti… e siamo solo amici"

"Certo, certo. Vi vedo sempre insieme, lá al locale. State bene insieme."

"Ehm ok, grazie, ma ora devo proprio andare…"

"Va bene, vai. Stammi bene ragazzo".

E così Kristoff uscì.

"Che ti ha detto?" domandò Anna.

"NIENTE!" si schiarì la voce "niente".

"Ah, ok. Prendiamo qualcosa da mangiare?" 

"Va bene, ho una fame…" e così i due passarono la giornata insieme, a chiacchierare, passeggiare e mangiare, da buoni amici. 

***

Era sera, la gente stava rientrando a casa e la luna splendeva alta in cielo. I due ragazzi si trovavano davanti a casa di Anna e si stavano salutando. 

"Grazie per la compagnia Kristoff".

"Mi sono trovato bene anche io".

Entrambi rimasero in silenzio, sorridendo a vicenda. 

Entrambi vedevano l’uno nell’altro qualcosa di diverso quella sera, qualcosa di speciale.

"Bene, allora buonanotte Kris!" e la rossa gli diede un bacio sulla guancia.

"Sogni d'oro, principessa" e si avviò verso casa.

"Kristoff?" gridò Anna, ormai lontana.

"Si?"

"Hai qualche impegno a Natale?"

Il giovane non rispose immediatamente. Aveva smesso di festeggiarlo dopo la morte di suo papà.

"No, non credo. Sono libero".

"Ti va di passarlo con noi? Io e mia sorella. Lei viene qua tra pochi giorni. Siamo noi due e se vuoi ti puoi unire…"

"Ehm, va bene. Ci penserò su".

"Perfetto! Ci sentiamo!"

"A presto".

Anna aveva uno strano effetto su Kristoff. Lo spingeva ad essere più sociale, aperto, felice. La sua solarità, allegria e ottimismo erano contagiose. Lei era completamente il suo opposto, ma in qualche modo funzionavano, si trovavano bene.

Quella notte le stelle brillavano forti,  la luna ancora di più. Qualcosa stava cambiando, il ragazzo iniziava a vedere tutto sotto una nuova luce.

***

Appena rientrata a casa Anna non si sentiva bene. Gli occhi erano pesanti, il naso tappato e le guance rosse. Probabilmente aveva preso freddo, oppure era solo emozionata. Tra pochi mesi avrebbe partecipato a un Rally, per lo più con il suo 'dolce' Kristoff. 

"Aspetta, che?" pensò.

Ok, non era in se stessa. Doveva riposare. Si spogliò completamente dai suoi pesanti vestiti e si infilò nel suo comodo pigiama. Dopo essersi lavata i denti andò subito a rintanarsi nel suo grandissimo letto.

Si toccò la fronte. Era bollente.

"Fantastico, ho la febbre" disse al vuoto.

Anna odiava essere malata, andava contro la sua natura vivace e avventurosa. Per non parlare poi dello stato quasi allucinatorio che le provocava: spesso, quando aveva la febbre, sognava scene bizzarre, inimmaginabili. Nonostante tutto il sonno la travolse completamente e lei entrò così nel suo bizzarro mondo dei sogni…

Un leggero raggio di sole entrava dalla finestra. L'alba era bellissima da vedere dalla sua stanza, ma spesso lei preferiva dormire fino a tarda mattina. Quel raggio le abbagliava il viso, quindi lei si girò verso l'altra parte del letto. 

Non poteva crederci. Affianco a lei stava dormendo Kristoff. Capelli biondi spettinati, spalle larghe, addominali lievemente scolpiti e pettorali di ferro. Sì, doveva essere era proprio lui. 

"Buongiorno Anna…"

"Wow Kristoff, sei uno splendore".

Anna lo stava mangiando con lo sguardo. Era bellissimo, come una divinità greca o un bronzo di Riace.

"Tu ancora di più" e in un istante si mise sopra di lei.

"Posso?"

"Oddio SÌ! Non sai quanto ti desidero..."

*DRIIIN DRIIIN*

Anna si svegliò di colpo. Qualcuno stava suonando alla sua porta. Era confusa. Che razza di sogno stava facendo?

*DRIIIN DRIIIN*

"A-a-arrivo. Un m-momento" cercò di gridare.

Appena si alzò dal letto le partì un colpo di vertigini. Aveva ancora la febbre.

Aperta alla porta si trovò un Kristoff sorridente, con in mano un sacchetto pieno di bagel al formaggio (i suoi preferiti) e sotto l'ascella il libricino da studiare per l'esame.

"Ciao Anna, pronta a studiare?"

"Eh?"

"Ieri pomeriggio avevi proposto di studiare insieme il regolamento e le norme di sicurezza… non ti ricordi?"

"Ehm… AH SI! Scusa Kris, sono un disastro. Mi dimentico sempre tutto".

"Se hai cambiato idea non mi offendo sai..."

"NO! Ehm, no, per favore, entra pure".

"Va bene".

Anna era ancora in pigiama, senza trucco e con dei capelli selvaggi. 

Il libretto di Kristoff gli scivolò dall'ascella e finì per terra. Anna lo raccolse, ma nel rialzarsi perse l'equilibrio. Delle mani forti ma delicate fermarono la caduta.

"PRESA! Anna, stai bene?" chiese preoccupato il biondo.

"Ehm… sinceramente non tanto. Ieri notte mi è venuta una febbre… e non credo sia passata".

"Oddio Anna, torna a letto subito! Ti devi riposare. Dov’é la tua stanza?"

Anna lo guidò verso la sua camera. 

"Dai, sdraiati" disse "ti preparo qualcosa di caldo".

La ragazza si sdraiò sul letto e Kristoff coprì il suo esile corpo con le coperte. Si sedette sul bordo del letto e tese la mano verso la sua fronte. 

"Oddio Anna, sei bollente. Hai chiamato il medico?"

"No, non ancora. Se peggiora chiamerò…"

"Sicura?"

"Si si… probabilmente è il cambio di stagione".

"Ok, se lo dici tu…” le sorrise. “Resta qui e riposati, va bene? Adesso vado in cucina e ti preparo una bella cioccolata calda".

"Ehm, non credo di averne in dispensa".

"Tranquilla, l'ho comprata prima. È là, nel sacchetto" indicò verso quello contenente i bagel.

"Ah perfetto".

"Allora vado, possiamo studiare un'altra volta" e Kristoff si alzò dal letto.

"Aspetta!" esclamò Anna.

"Hm?"

"Ehm, grazie Kris".

"Non è nulla".

Dieci minuti dopo tornò con due tazze colme di cioccolata calda, il quale profumo ricopriva l'intera stanza.

"Ecco prendi. Attenzione che è calda". 

Anna appoggiò la schiena sul poggiatesta e sorseggiò la deliziosa e calda bevanda. Kristoff era in piedi, appoggiato alla porta, anche lui beveva con gusto la sua cioccolata. 

Il silenzio tra i due non era imbarazzante, anzi, era calmo, tranquillo e piacevole. Entrambi si erano incantati nel vedere la neve, candida e leggera, cadere fuori.

"Posso?" si avvicinò per prendere la tazza, ormai vuota.

"Si. Era buonissima, che marca era?"

"Cioccolato Weaselton, mio papà me la preparava sempre quando ero malato".

"Beh si vede che funziona, mi sento già meglio!" e si alzò dal letto. Perse ancora una volta l'equilibrio e cadde sul biondo.

"Ehi furia scatenata! Piano! Devi riposare… per favore".

Kristoff notò che non era più calda come prima, ma doveva ancora riprendersi per bene.

"Dai, dormi un po' e starai meglio subito"

"Ma ho dormito per ore e ore stanotte! Non ho sonno!"

"Lo so, ma non puoi muoverti così! Per il tuo bene vacci piano ok? Ora ti lascio riposare, sono a studiare in sala se hai bisogno" e si avviò verso l'uscita.

Kristoff era così premuroso, gentile, disponibile: era perfetto.

"No, per piacere… resta". I suoi grandi occhi blu lo fissavano con speranza.

"Va bene. Allora, vuoi vedere qualche film? Ti leggo qualcosa?"

"Hmm… me la suoni?" disse, indicando la chitarra appoggiata sul muro.

***

Anna sembrava così fragile, piccola. Appena aprì la porta Kristoff capì che qualcosa non andava. Probabilmente aveva preso freddo il giorno prima. Infatti dopo essersi iscritti al Rally hanno passato tutta la giornata tra i mercatini del villaggio, il tutto sotto una fitta nevicata. 

"Fortuna che ho comprato la cioccolata… anche oggi fa freddo" pensò il biondo.

Anna si era sistemata i capelli nelle sue tipiche trecce. Era bellissima, anche se era ammalata. Kristoff si era messo l'anima in pace e ammise a se stesso di essere interessato ad Anna, in ogni senso. I quei pochi mesi era riuscita a conquistarlo con la sua vivacità, il suo ottimismo, la sua tenacia e il suoi modi di fare strampalati.

"No… per favore, resta" a quella frase il tempo rallentò. Lei voleva stare con lui, avere la sua compagnia. I suoi grandi occhi blu lo stavano implorando, erano così vivi, speranzosi.

Non poteva negarle ciò; non voleva negarle niente. E quindi decise di farle compagnia.

"Mi suoni qualcosa?" fece lei, indicando la chitarra infondo alla stanza.

Kristoff la prese in mano. Era un bel modello, acustica ma piena di polvere. Probabilmente non suonata da tanto tempo.

Il biondo prese una sedia e si sedette davanti a lei.

"Allora, cosa desidera la principessa?" disse scherzando.

"Qualsiasi cosa" sorrise.

Mentre pensava a che cosa suonare, Kristoff accordò lo strumento.

Decise di suonare una canzone che descriveva il suo stato d'animo, quello che provava dopo aver conosciuto quella magnifica ragazza sdraiata davanti a lui.

***

Quella chitarra le era stata regalata da sua madre. Lei aveva notato le doti da scrittrice di Anna e voleva esplorare anche quelle musicali. Inoltre alla ragazza piaceva cantare, soprattutto sotto la doccia.

La rossa ricordava ancora le prime volte che l'aveva suonata: le dita doloranti, le difficoltà a suonare gli accordi e ad arpeggiarli, gli incoraggiamenti dei genitori… poi ci l'incidente. Tutto si fermò, quella chitarra non cantò più alcuna nota, fine dello show.

Kristoff una volta le aveva detto che sapeva suonare la chitarra, quindi Anna colse l'occasione al volo.
Il ragazzo era seduto davanti a lei, chitarra accordata in mano e pronto a suonare. Un dolce arpeggio uscì dallo strumento, seguito da un altro, e un altro ancora.

"Wise men say, only fools rush in. But I can't help falling in love with you."

Anna era immobile. A voce di Kristoff era profonda e ricca, ma allo stesso tempo tranquilla e calma. La melodia della chitarra era dolce, rilassante. Il giovane aveva gli occhi chiusi, stava cantando con l'anima.

"Shall I stay? Would it be a sin? If I can't help falling in love with you."

"Take my hand, take my whole life too. For I can't help, falling in love with you. Cause I can't help falling in love with you."

***

Kristoff rimase fermo. La melodia terminò e il tempo con essa. Aprì gli occhi e alzò lo sguardo.

Anna lo stava guardando dritto negli occhi. Quei grandi occhi, blu come il cielo, gli stavano guardando l'anima. Rimasero così per un po'.

"Anna, tutto bene?"

"Si, benissimo. Era stupenda, la canzone intendo. Wow".

"Mi fa piacere che ti piaccia… altro?"

"Suona quello che vuoi"

"D'accordo principessa…" e si mise a strimpellare la chitarra con dolci e rilassanti melodie. Dopo qualche minuto notò il viso rilassato e addormentato della ragazza. Un piccolo sorriso le si era formato sullafaccia. Si avvicinò a lei, le toccò la fronte delicatamente: non era più calda.

"Riposa Anna, riposa..." si alzò, sistemò le coperte attorno al corpicino di Anna, chiuse le tende, ripose la chitarra e andò in sala a studiare. Sarebbe rimasto lí anche al suo risveglio, non l'avrebbe mai lasciata sola.

NOTE:
Rieccomi con un nuovo capitolo! Volevo far avvicinare i due protagonisti ancora un pochino prima di passare all'azione. La gara arriverá tra uno o due capitoli, intanto godetevi queste aggiunte ancora "calme". Ancora una volta, il feedback per me é importante! Grazie a tutti i lettori che stanno seguendo questa storia!

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Capitolo 6
*** Regali ***


Regali

 

*DRIIIN DRIIIN*

"Elsa! Mi vai ad aprire la porta? Deve essere Kristoff!" gridò Anna dalla cucina.

"Vado!"

Elsa era arrivata il giorno prima. Veniva dalla città di Malmö, alquanto lontana da Akresund, ma per Anna avrebbe viaggiato il mondo.
Era molto contenta che dopo un'infanzia passata praticamente sola sua sorellina sia riuscita a diventare così indipendente. Ovviamente stare lontano da lei la rendeva triste, ma nonostante tutto la capiva. Anna era avventurosa, libera e forte. Nonostante Elsa fosse contraria al fatto che sua sorella avrebbe partecipato ad un rally, non riusciva a negarle niente: era ormai grande e poteva fare ciò che voleva. 

Elsa aprì la porta e davanti a lei si trovò un alto e robusto ragazzo. 

"Buon Natale! Tu devi essere Kristoff vero? Piacere, sono Elsa, la sorella di Anna" e gli tese la mano.

"Piacere, si sono Kristoff, e buon Natale pure a voi!"

"Entra pure" disse. Elsa notó che egli portava sotto braccio due regali. Kristoff si tolse il cappotto e lo appese sull'appendiabiti.
Anna lo aveva descritto perfettamente: alto, muscoloso, biondo, occhi color ambra, capelli lievemente spettinati. Era proprio come Elsa se lo immaginava. Inoltre le aveva parlato molto di lui: era il figlio di un pilota, timido, poco loquace ma anche dolce, gentile e disponibile.

"Questi dove li appoggio?" chiese il biondo, mostrando i due regali.

"Portali pure in sala, mettili sotto l'albero, li apriamo dopo". 

"Kristooooff! Auguri!" grido Anna dalla cucina. 

"Auguri anche a te Anna!" rispose allo stesso tono il biondo.

“Dai andiamo ad aiutarla a finire di cucinare… é da tutta la mattina che sta in cucina” propose Elsa e Kristoff la seguí.

I tre si ritrovarono tra i fornelli, a preparare il pranzo natalizio tutti insieme. Anna era l'anima della festa, parlava a ruota libera e raccontava storie, cantava, ballava e cucinava per tutto il tempo. Elsa osservó che in qualche modo Kristoff era simile a lei: all'apparenza riservato e silenzioso, ma con la presenza di Anna ciò cambiava per entrambi.

I tre pranzarono tra gioia e risate. Anna aveva preparato un sacco di prelibatezze, così tante da poter sfamare una famiglia di dieci persone. Durante il pasto Elsa notò come i due ragazzi stavano fossero in sintonia, perfetti l'uno per l'altro, e di ciò ne era contenta, dato che Anna non aveva mai avuto fortuna in amore.

"Era tutto buonissimo Anna. Dove hai imparato?" chiese Elsa, sorpresa dalla bravura della sorella tra i fornelli.

"Ho trovato tutto su Internet, ma la manualità in cucina è un mio talento naturale".

"Anche la sbadataggine…" commentò Kristoff.

"Ehi!" esclamò Anna, che lo colpì con un lieve pugno sul braccio.

"Scherzo! Scherzo!" e tutti risero.

"Sapete che la cuoca non lava mai i piatti… fate voi?" chiese la rossa, con un sorrisino di sfida.

"D'accordo…" risposero all'unisono i due, riluttanti.

Kristoff si mise a lavare i piatti, mentre Elsa li asciugava; il silenzio tra i due venne rotto dalla ragazza.

"Allora… ho sentito sei il figlio di Arvid Bjorgman, campione del 2003?"

"Era il 2005, ma sí…"

"Me lo ha detto Anna” spiegó. ”Ho sentito anche di cosa é successo dopo… mi dispiace".

"Già… si va avanti però… Mi dispiace anche per voi, Anna me ne ha parlato"

Elsa non se lo aspettava. "Ah, solitamente non ne parla mai, nemmeno con me" confessò. "Si vede che si fida di te; il fatto che si apra così con qualcuno è un bene. A volte sento che lei non abbia ancora superato tutto ciò..."

"È difficile, ma conoscendo Anna sono sicuro che un modo lo troverà".

Kristoff sembrava veramente convinto di ciò che diceva, il suo tono era deciso ma rassicurante. Poco dopo Elsa chiese la fatidica domanda.

"Allora… ho notato che ti piace mia sorella"

Il biondo strabuzzo gli occhi per un istante, poi rispose automaticamente, cercando di mantenere la calma e compostezza.

"Non so di che cosa tu stia parlando, s-s-siamo solo amici" rispose in modo secco.

"Si vede lontano un miglio Kristoff” disse la sorella. “Tranquillo, sembri un tipo in gamba” e li poggió una mano sulla spalla, con tono rassicurante. ”Anna è rimasta sola per troppo tempo, merita qualcuno, e credo che tu sia quello giusto".

Kristoff non sapeva cosa dire: Elsa aveva ragione, doveva provarci, ma era tutto così nuovo per lui. Pochi mesi fa non si sarebbe mai immaginato di innamorarsi, mentre ora è più attratto che mai a qualcuno, ad Anna

"È tutto così nuovo per me, ho bisogno di tempo" spiegó il ragazzo. 

"Capisco. Comunque hai il mio supporto. Mi piaci".

"Anche tu". Finirono di lavare i piatti tra chiacchere e aneddoti e poi andarono da Anna.

Era seduta davanti all'albero e i regali con fare impaziente. I due si avvicinarono e si sedettero attorno a lei. 

"Allora, ne apriamo qualcuno adesso? Dai, uno ciascuno" propose Anna.

"Come vuoi principessa" disse il biondo. "Concordo" aggiunse Elsa.

"Questo regalo è per… me! Da Kai e Gerda. 'Buon Natale Anna, ci manchi tanto! Siamo fieri di te, la nostra piccola e sbadata Anna è ormai una bellissima donna adulta. Vieni a trovarci un giorno! E buon anno nuovo!'" lesse dal bigliettino.

La ragazza aprì il pacco e le venne regalato un caldissimo e morbidissimo maglione verde con dettagli e ricamature bianche.

"Sanno che può fare molto freddo qua ad Akresund quindi hanno deciso di farti un maglione, tutto completamente a mano. Spero ti piaccia!" spiegò Elsa.

"È stupendo, ma soprattutto verde, il mio colore preferito! Lo indosserò subito!" e se lo infilò. Era morbido, comodo, caldo ma soprattutto fatto con amore. 

Kai e Gerda erano gli aiutanti dei genitori di Anna e Elsa, che poi diventarono i loro custodi dopo l'incidente. Erano parte della famiglia Arendelle si da prima della nascita della primogenita, ed entrambe le ragazze provavano immenso rispetto e ammirazione verso i due. Erano veramente come un secondo padre e una seconda madre. Attualmente aiutavano Elsa a gestire la casa editrice.

"È un po' larga, ma il bello è proprio quello! Dopo li chiamo e li ringrazio" disse contenta Anna. Poco dopo prese un altro regalo in mano.

"Questo è per… Elsa! Ecco, prendi!"

" 'Buon Natale Elsa! Sei la migliore sorella del mondo. Sono contenta che sia venuta a trovarmi. Ti voglio bene, più di quanto tu possa immaginare. Spero che il regalo ti piaccia' da parte di… Anna". 

Elsa aprì il regalo: era un set di matite da disegno e colorate, acquerelli e pennelli. Anna sapeva che la sorella aveva riniziato a disegnare, come passatempo e antistress.

"Mi faranno comodo tutti questi strumenti, grazie mille Anna!" e si avvicinò per abbracciare la sorellina.
A volte non riusciva a capire come Anna le volesse ancora bene dopo tutti quei anni d'isolamento che aveva subito. Tutto a causa della sua stupida malattia, durata troppo. Elsa soffriva di una rarissima malattia, che rendeva il suo sistema immunitario debole: ricordava ancora i numerosi viaggi in ospedale, la sanitizzazione della sua stanza e della casa intera, le giornate passate a disegnare e guardare i bambini giocare fuori dalla sua finestra; ma la punizione peggiore era l’isolamento da Anna. Non poteva vederla, giocarci, abbracciarla, pettinarle i capelli: ogni contatto con qualcuno era troppo rischioso per la sua salute. 

Poi avvenne l’incidente.

Agnarr e Iduna si stavano dirigendo verso un medico fuori cittá, convinto di avere trovato la cura per Elsa. “Sei sicura che questa funzionerá? Ne abbiamo già provate tante...” fece notare la giovane Elsa. “Sii positiva Elsa! Sono sicuro che questa sará quella buona” gli disse in tono rassicurante il papá. “Domani mattina andiamo a parlarci. Sai, dicono che sia un vero esperto.”

La notizia arrivó il giorno dopo l’incidente. Le notti passate a piangere erano infinite, il mondo si spense, il tempo si fermó. Non poté nemmeno partecipare al funerale, Anna li avrebbe dovuti seppellire da sola. “Tutto per colpa mia. É solo colpa mia...” pensava. La cura del dottore Anton Hallan funzionó, e in pochi anni la sua situazione miglioró. Con il tempo riuscí a poter uscire dalla sua stanza, persino andare fuori. Non era del tutto guarita, la terapia era lunga alcuni anni, ma la sua vita riniziava a riprendere colore, a riprendere senso. Anna entro finalmente a fare parte della sua vita e di ció ne era altamente felice.
Il passato ormai non contava piú: lei era qua, con sua sorella più felice che mai e il suo potenziale ragazzo. Non poteva andare meglio.

"Questo regalo è per… Kris! Dai, aprilo!" squittì Anna.

" 'Auguri Kristoff! Questi mesi passati assieme sono stati fantastici. Spero che il regalo ti piaccia. Sei il miglior amico che uno possa avere! ' " lesse il ragazzo dal biglietto.

Tolta la carta da regalo Kristoff si trovò davanti una scatola di cartone senza alcuna scritta. Perplesso decise di aprirla. Era imbottita di polistirolo e lui mise la mano dentro. Tirò fuori un casco da rally professionale, di quelli che costano centinaia o migliaia di euro. "Allora, ti piace?" chiese con tono speranzosa.

"W-wow Anna, " balbettò " è… è bellissimo". Era di un materiale blu opaco, con rifiniture bianche lucide. Da un lato c'era il suo nickname "IceMaster" decorato con sticker di sponsor e loghi vari. Dall'altro c'era il suo nome "K. Bjorgman". Era un casco leggero ma allo stesso tempo duro come il diamante. L'imbottitura interna era coperta da una stoffa bianca, calda e isolante. Davanti si estendeva un supporto per il microfono, che si fermava davanti alla bocca.

“Forza Kris, provalo!” suggerì Elsa. Kristoff si sistemò all’indietro i capelli e indossò il casco: era perfetto. Nè troppo largo nè troppo stretto, era perfettamente modellato per la sua testa. Si alzò rapidamente e cercò uno specchio. 

Il riflesso mostrava un ragazzo diverso, convinto, determinato. Il biondo si osservava, sembrava alquanto compiaciuto. Non vedeva più un Kristoff senza ambizioni, vuoto, morto: in quel riflesso c’era Kristoff il pilota, Kristoff il vincitore, Kristoff il campione. 

“Allora? Da quel che vedo sembra che ti piaccia...” fece notare Anna. Kristoff si avvicinò a lei e la guardò dritto negli occhi. Il suo corpo era così grosso rispetto quella della ragazza, così imponente. Il suo viso non mostrava alcuna emozione, i suoi occhi riuscivano penetrare l'anima di chi stava guardando.

In un istante la rossa venne avvolta da un caldo e morbido abbraccio. “A-Anna… grazie” sospiró il biondo. Le piccole braccia della ragazza lo accolsero con dolcezza. “Sono contenta che ti piaccia… oh, non piangere! Spero siano lacrime di felicità!”. Kristoff sembrava veramente felice, come un bambino che ha avuto tutto ciò che voleva per Natale. “Ti voglio bene Kris… dai Elsa! Vieni! Abbraccio di gruppo!” e la bionda si avvicinò timidamente a loro, accolta dalle braccia della sorellina. 
 

***

I tre si vestirono per uscire fuori: volevano andare tra i mercatini del centro, mangiare qualche prelibatezza svedese e fare pupazzi di neve. "A volte mi chiedo con che voglia la gente lavori a Natale…" commentò Anna mentre apriva il portone. "Me lo chiedo spesso anch'io… ma alla fine non credo che ‘lavorino’. Secondo me lo vedono come metodo per passare tempocon la comunità di Akresund, e ciò può essere piacevole, no?" rispose Kristoff. "Hai ragione... ELSA!" schiamazzò la rossa "copriti! Fa freddo!". La bionda indossava solo un maglione azzurro e un gilet bianco, abbigliamento sicuramente non adatto alle temperature invernali di Akresund. "Tranquilla, il freddo non mi ha mai dato fastidio…" rispose tranquillamente. In tempo record Anna entrò dentro casa, prese una sciarpa, guanti e cappellino e coprì la sorella. "Anna! Che fai?!" protestò la bionda. "Fa. Freddo. Elsa copriti, devi fare attenzione! Ti ricordo che non sei ancora guarita completamente. Dai indossali… per favore". Elsa sapeva che Anna aveva ragione, quindi la ascoltó. Kristoff si avvicinò alle due sorelle.

"Ragazze, andiamo? Dai che in queste ore preparano un sacco di cioccolata calda in centro! Ed è pure gratis!" esclamò il ragazzo.

"Cioccolata?!" dissero contemporaneamente le due ragazze. 

***

I tre amici tornarono a casa il tardo pomeriggio, passato tra risate, cibo e spirito natalizio. Il contrasto tra il freddo dell'esterno e il tepore della casa era piacevole. "Volete ancora cenare? Io credo di essere ancora piena…" spiegò Anna. "Idem", "anche io" risposero i due biondi.

"Finiamo di aprire i regali?" propose la padrona di casa. Si avvicinò all'albero di Natale e prese un pacco. "Il primo fortunato è… Elsa! Prendi!"

"Buon Natale Elsa! Anna mi ha parlato molto di te e non vedo l'ora di conoscerti. Probabilmente ci saremo già visti se stai leggendo questo biglietto, scommetto che sei una persona magnifica! Spero che il regalo ti piaccia e ti auguro buon anno! Da: Kristoff" lesse Elsa dal biglietto. Spacchettò il regalo, che si dimostrò essere una macchina per creare una fontana di cioccolato. "Anna mi ha detto di quanto vi piace il cioccolato, quindi ho pensato che fosse il regalo giusto…" spiegò timidamente il ragazzo.

"Hai centrato in pieno Kris! Grazie mille!" e si avvicinò a lui. Entrambi non erano abituati al contatto fisico con le persone, inoltre si erano appena conosciuti, quindi si diedero un veloce e timido abbraccio.

"La dobbiamo provare! In cucina dovrei avere del cioccolato… dopo vado a prenderlo." 

Anna si avvicinó all’ultimo pacco; era di medie dimensioni e di peso era alquanto leggero. “Allora l’ultimo regalo é per… me! ‘Buon Natale Anna, questi mesi passati insieme sono stati magnifici. Tra poco ci aspetta una grande avventura e spero che il regalo ti piaccia. Ti voglio bene’ da parte di Kristoff”. La rossa tolse la carta regalo dalla scatola, la aprí e ció che vide era a suo parere bellissimo. Ella tiró dalla scatola una tuta da rally color verde, leggerissima e decorata con loghi di sponsor vari e colorati. Nel collo dell’abito c’era scritto il suo nome e il suo nickname, proprio come aveva fatto per il casco di Kristoff. “É stupenda Kris!” e corse verso camera sua per indossarla. Poco dopo uscí, il suo corpo perfettamente inserito nella tuta. “Allora? Come sto?” chiese mentre posava. “Sono contento che ti stia bene, il verde ti dona molto” commentó il biondo. Davanti a lui vedeva il suo futuro co-pilota, uno reale e vivo. Basta rally virtuali, co-piloti programmati e macchine 3D: tra poche settimane avrebbero partecipato ad un rally vero e proprio! Dire che Kristoff non stesse piú nella pelle non bastava; la sua occasione, il suo sogno stava per diventare realtá.

“É un regalo bellissimo Kristoff. Ti ringrazio, dal profondo del cuore” e dopo queste parole Anna si avvinicinó e lo abbracció, un gesto pieno di bene e gratitudine.

Fuori i bianchi fiocchi di neve scendevano lentamente, con velocità quasi impercettibile. La temperatura era rigida e fredda, il ghiaccio copriva ogni cosa, ma in quella casa, in quell'appartamento, in quell'abbraccio c'era tutto un amore che avrebbe sciolto qualsiasi cosa. A casa di Anna il freddo non era più un problema.



Note:
A distanza di una settimana rieccomi con un altro capitolo a tema natalizio! I nostri protagonisti tra poco affronteranno la loro prima prova, state pronti! Ringrazio ancora tutti i lettori che stanno seguendo questa storia, nonostante abbia le giornate completamente occupate non riesco a smettere di pensarci. Mi raccomando, recensite! Ci vediamo alla prossima!

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Capitolo 7
*** Primo passo ***


Primo passo

Il cielo era limpido e la neve brillava sotto il sole mattutino. Il fiato condensava nell’aria e i due ragazzi erano seduti vicino al fuoco.

"Chi viene per primo?" si avvicinó Lars, indeciso sul da farsi.
Anna e Kristoff si guardarono negli occhi per pochi istanti, per capire chi si sarebbe fatto avanti. Il giorno della prova pratica era arrivato: Kristoff avrebbe guidato, mentre Anna avrebbe condotto il pilota nel percorso. Il biondo alla fine si offrì volontario.

"Vengo io", disse.

"Ottimo. Anna, tu resta pure qui a scaldarti vicino al fuoco o sotto il sole, io e Kris andiamo a farci un giro. Torniamo tra poco" disse il capo. 

"Perfetto. Buona fortuna Kris" e gli diede un veloce bacio sulla guancia "fagli vedere quanto sei veloce" lo incoraggiò. I due si allontanarono, verso la Impreza del 1995 parcheggiata nell'orizzonte; il colore blu acceso della sua livrea splendeva in modo contrastante rispetto al bianco colore della neve.

Anna si risedette vicino al fuoco, il quale si stava spegnendo lentamente, sempre più debole.
Il ruggito della vettura rimbombó nell’aria e a quel suono la ragazza si emozionò. Era un suono grezzo, potente e primitivo, ricordava quasi un terremoto. Poco dopo Anna sentì il motore andare su di giri, "probabilmente Kristoff sta per partire" pensò. Nell'istante successivo la vettura sfrecció verso le stradine della foresta innevata e il suo rombo si fece sempre più lontano e distante. 

I due ragazzi passarono settimane a studiare, guardare regolamenti,  tecniche di guida, nozioni di meccanica e norme di sicurezza. Entrambi passarono il test teorico senza alcun problema, erano preparati su tutto. Quelle giornate di studio, passeggiate e serate passate insieme volarono veloci come il vento.

"Tu devi essere Anna, giusto?" chiese una voce dietro di lei. Ella si voltò, probabilmente si era incantata nel pensare e non aveva notato che qualcuno si stesse avvicinando. Davanti a lei c'era un ragazzo, poco più basso di Kristoff, con un dolce e amichevole sorriso stampato in faccia. 

"Piacere, sono Sven, il meccanico" si presentò. "Lars mi ha detto di voi due e aveva bisogno di un capo meccanico per la squadra dilettante, quindi mi sono offerto" spiegò. 

"Piacere Sven! Si, sono Anna" e gli strinse la mano sorridendo. Era di media statura, capelli lunghi e mori che incorniciavano un viso giovane e sveglio. 

Sven si sedette vicino ad Anna, affianco al fuoco. "Sono sicuro che passerete. Il fatto che Lars mi abbia chiamato prima che voi due abbiate finito le sue prove è un bene" disse il ragazzo. 

"Ah allora mi sento meglio!" affermò la ragazza, anche se non del tutto convinta di ciò che aveva appena detto. "Dai Sven, raccontami un po' di te…" propose Anna, così, per parlare un po' e distrarsi dalle farfalle che aveva nello stomaco.

"Allora… sono cresciuto ad Akresund e ho ventiquattro anni. Ho iniziato a fare il meccanico a diciotto anni: Lars mi aveva offerto subito un lavoro. Da quel momento in poi mi sono innamorato delle auto, e poi del rally. Lavoro per varie squadre, ma se posso scegliere scelgo sempre quella di Lars. Ho visto che c'era un posto libero come capomeccanico e ho preso l'occasione. Sai, a volte preferisco i dilettanti rispetto ai professionisti… a volte possono essere veramente scontrosi e poco amichevoli. Probabilmente sarà per la pressione che provano…” pensó. ”Inoltre mi piace tornare a casa, tornare alle origini. Mi trovo veramente bene qua" ammise.

I due si scambiarono qualche parola sulle loro esperienze di rally e altro. Sven era un tipo interessante, in qualche modo era simile a Kristoff e Anna sentiva dentro di sé che sarebbero diventati buoni amici. 

"Invece tu?" chiese Sven. La rossa si presentò e spiegò chi fosse, come si innamorò del rally, del perchè si trasferì ad Akresund e perché avrebbe partecipato al rally. La loro chiacchierata venne interrotta dal rombo della Impreza, sempre più vicino e potente. 

"Stanno arrivando!" esclamò Anna. I due si alzarono e si avvicinarono verso di loro.

L'auto si fermò nel mezzo della neve. Dal cofano si riusciva ad intravedere del fumo bianco e a tale vista Anna si preoccupò. I due passeggeri scesero dal veicolo poco dopo e si avvicinarono a loro. 

"Sven! Eccoti quà! Come stai figliolo?" Lars lo salutò calorosamente. "Tutto bene, sono contento di poter lavorare ancora una volta con te. Allora com'è andato il nostro pilota? Piacere, Sven" si presentó a Kristoff.

"Dipende dai punti di vista. È riuscito a surriscaldare il motore, ma facendo ciò ha battuto il record di ogni mio studente. Dai, mettiti al lavoro e sistema l'auto, che Anna deve ancora essere valutata."

"Sei riuscito a surriscaldare il motore? Con questo freddo?" chiese perplesso Sven. Kristoff sembrava imbarazzato, si grattò il collo per l'avvenimento. "È FAN-TAS-TI-CO! Ce ne vuole per guidare un'auto ai limiti come hai appena fatto! Complimenti!" esclamò il meccanico.
Di certo quella non era la reazione che i due ragazzi si aspettavano di sentire. 

"Ma è stupendo Kristoff! Quindi è passato? Può partecipare?" chiese impaziente la ragazza. 

"Ma certo! È un pilota eccezionale" commentò il vecchio. “Ha uno stile di guida estremamente rapido e aggressivo, tanto talento per un novellino. Ma infondo giá lo sapevo, Kris ha preso proprio da suo padre...” disse sorridendo.

"Io vado a sistemare il motore, vi chiamo appena ho finito" e Sven raccolse la scatola degli attrezzi e si avvicinò alla vettura. 

Anna abbracciò con forza Kristoff "Bravissimo. Sono veramente contenta per te" disse a bassa voce. Le sue forti braccia la accolsero , il suo cuore batteva ancora con un ritmo incalzante per l'adrenalina, che scorreva ancora nelle vene. "Anna, era bellissimo. La macchina è… wow. Meglio del videogioco di sicuro" scherzò.
"Dai, tra poco tocca a te. Sangue freddo e calma, andrà tutto bene. Mostragli quanto sei brava. Buona fortuna, Anna" la rassicurò, proprio come lei aveva fatto poco prima.

 

***

 

Dopo qualche minuto Sven si avvicinó a loro. “Tutto pronto, potete partire” disse al gruppo. “Forza Anna… andrá tutto bene” le disse per un’ultima volta Kristoff. La sua voce era cosí rassicurante e sincera, ella non poteva fallire. Lars e la ragazza si avvicinarono alla vettura ed entrarono. Quel gesto, entrare nell’auto, allacciare le cinture e avere in mano le pacenotes era alquanto particolare; Anna non riusciva ancora a crederci: lei stava per fare da co-pilota a qualcuno. Appena realizzato ció ella sentì un peso enorme sulla coscienza, le farfalle nello stomaco si fecero ancora piú forti. 

Lars si mise al posto del pilota: avrebbe guidato l’auto. “Premetto che non sono tanto veloce, guideró in modo moderato ma sicuramente non lentamente” avvisó Lars. Anna annuí, sempre piú emozionata.
“Prova a parlare nel microfono” consiglió il pilota “cosí vedo se ti sento bene” spiegó. La voce della ragazza era forte, ma allo stesso tempo leggermente indecisa e tremolante. “Anna… tranquilla. Sei emozionata, no?” chiese con tono gentile Lars. “Il rally si basa sulla fiducia. Se non sei sicura non potrai mai guidare il pilota in modo corretto. Lui si deve fidare di te e tu di devi fidare di lui...” spiegó.
“Ti lascio un momento se vuoi, per calmarti… tranquilla, é la tua prima volta e ti capisco” concluse il vecchio.
Egli fece per uscire dalla vettura ma la ragazza gli prese il braccio. “No. Partiamo, sono pronta” disse con tono deciso. 

Lars si allacció le cinture e tiró il freno a mano. L’acceleratore era premuto al massimo, il motore ringhiava con ferocia. Quello era il segnale che era pronto a partire.

“Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno” detto la ragazza.

“VIA.”

L’accelerazione le schiacció il corpo sul sedile, la testa venne slanciata indietro. Nonostante la forza della partenza la destabilizzó per qualche istante, in quel momento ogni paura di Anna svaní. Era un co-pilota, doveva essere chiara, forte e sicura. Non poteva dimostrare alcuna incertezza, per la sicurezza del pilota e per lei. Le sue mani tenevano in mano il quadernino con le istruzioni da dettare e la ragazza cercava di tenere il passo del pilota.

“Dritto per 100 metri, poi destra quattro, non tagliare” comunicó. Ella doveva utilizzare ogni suo senso per capire in che curva e in che stato si trovavano lei e la vettura: doveva sentire ogni cambio di direzione, ogni salto, ogni sottosterzo e sovrasterzo che la macchina subiva; doveva essere un tutt'uno con la vettura. Per non parlare del tempismo: non doveva chiamare una curva né troppo presto né troppo tardi. Le istruzioni e i consigli che Lars le aveva dato tempo fa rimasero impresse nella sua memoria ed ella cercó di metterle tutte in pratica.

Anna vedeva la strada coperta di neve sfrecciare contro lei e il suo sguardo alternava tra essa e il quadernino. Ogni istruzione che dava era importante, non poteva sbagliare.

“Sinistra due larga, poi attenzione GRANDE salto, stai al centro.” dettó al pilota. Per il salto sapeva che si doveva preparare all’impatto. Lars premette fino in fondo l'acceleratore, pronto a decollare verso il cielo azzurro. Dopo qualche istante ella sentí l’auto prendere aria, staccarsi dalla fredda neve compattata della strada. Dal suo punto di vista la l'orizzonte si nascose dietro il cofano, il cielo limpido era l’unica cosa che vedeva.

L’impatto con la terra arrivó poco dopo. Era alquanto forte, ma i due passeggeri erano preparati. Anna non doveva distrarsi, e subito dopo ricominció a dettare.

In quei minuti Anna capí finalmente cosa si provava ad assaporare il brivido della velocitá. Il suo cuore batteva piú forte che mai, ma la sua concentrazione era inalterabile: si atteggiava come un vero co-pilota. Tutto le sembrava cosí naturale, come se fosse una cosa che aveva fatto da anni.
Era giunta ad una conclusione: questo era quello che voleva fare per il resto della sua vita.

Le pagine scritte nel piccolo quaderno stavano per finire, il test era terminato. La vettura si fermó davanti a Kristoff e Sven, che aspettavano con ansia il parere di Lars.

I due passeggeri rimasero dentro la macchina, in silenzio. Il rombo del motore venne interrotto, Lars si tolse il casco.

“Sei stata eccezionale Anna. Il tuo tempismo é perfetto, la tua voce é chiara e forte. Perfetti erano anche gli avvertimenti che mi davi, senza quelli avrei sicuramente sbagliato qualche curva. Non ho alcuna critica, sei stata bravissima. Siete pronti per il rally” affermó Lars.

Anna si tolse lentamente il casco, le lacrime iniziavano ad invaderle gli occhi. “Grazie Lars… é stato stupendo” disse commossa la ragazza.
Lei era pronta, proprio come Kristoff. I due stavano per gareggiare ad un rally. 

I passeggeri uscirono dalla vettura, Anna si asciugó velocemente le lacrime che le avevano rigato il viso.

“Allora?” domandó speranzoso Kristoff. Anna si avvicinó a lui, con le guance ancora rosse per le lacrime. “Ce l’abbiamo fatta Kris, gareggeremo insieme.”


Note:

A distanza di una settimana rieccomi con un nuovo capitolo! É un pó breve, ma ho deciso di far salire i nostri protagonisti sulla vettura per la prima volta. Da ora in poi cercheró di scrivere capitoli un po' piú "condensati" e corti, non voglio allungare troppo la storia. Anna e Kristoff hanno passato la prova, ma saranno in grado di lavorare bene insieme? Cosa li attenderá nel loro primo rally? 
Grazie a tutti i lettori, ci vediamo alla prossima!

-Scape01

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