Percy Jackson e i Principi Gemelli

di Ree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo al Campo ***
Capitolo 2: *** Demoni e Guerrieri ***



Capitolo 1
*** Arrivo al Campo ***


Era appena arrivat al campo. Jace era sempre stato un ragazzo schivo e normale finché il giorno del suo sedicesimo compleanno la sua ragazza si era rivelata un empusa e a salvarlo ci aveva pensato un satiro. 
Esatto Jace era un semidio.
Grover era sulle sue tracce da mesi e quando lo aveva trovato era riuscito a salvarlo dall'empusa. Pareva strano che un chherleader volesse mettersi con lui. Appena arrivato dopo una corsa in mezzo alla natura era stato accolto con occhiate sospettose. Grover gli aveva spiegato la faccenda degli dei greci e romani ma lui non sembrava come loro. Era molto magro e il suo volto non era divino come il loro. Era diverso. Venne portato dal capo del campo. Un certo Chirono. "Questo è il ragazzo?" chiese il centauro al satiro "Si signore. Non sappiamo ancora chi sia il genitore divino però" rispose il satiro "Bene Grover. Per piacere esci un attimo".

"Lei è il Chirone dei miti?" chiese Jace stupito "Esatto. Allora ragazzo hai qualche domanda?" "si. Ehm. Dovrò addestrarmi? Non sono bravo o forte. Avete una biblioteca? In che casa dovrò andare? Mio padre o mia madre si faranno vedere? Grover dice che ci riconoscono a tredici anni. Io sono un po più grande eppure" e concluso il discorso Jace crollò sul divano della stanza di Chirone. Era esausto, aveva buttato sedici anni di vita solamente per finire in un campo militare. Addio studi di psicologia. "Si dovrai addestrarti se non vuoi che i mostri ti mangino. Si abbiamo una biblioteca. Per ora in quella di Ermes e riguardo all'ultima... bhe non lo so" disse il centauro con tono pensieroso. Dopo poco tempo entrarono due ragazzi sui diciotto. Grover li aveva descritti bene: Annabeth e Percy. Il ragazzo si avvicinò e gli porse la mano "Jace. Grover mi ha parlato di te. Io sono Percy" "Mi ha parlato di voi. Annabeth e Percy vero?" rispose Jace accettando la mano e forzando un sorriso sulle labbra. "Io e Percy ti faremo vedere il campo e vedremo in cosa sei bravo" disse la ragazza sorridendo. 

Passarono 4 ore. Dopo un tour lo avevano fatto allenare in ogni cosa nel campo. Aveva fallito ovunque. Solo la bliblioteca lo aveva interessato ma Percy lo aveva appena portato nell'arena dper gli scontri. Era stato mandato a terra un centinaio di volte ma Percy voleva continuare. Improvvisamente notò un arma in un angolo. Un enorme lancia nera con la punta dorata. La prese  affascinato mentre notava che intorno a lui si era formato un piccolo pubblico. "Ti piace quella? Credo sia ferro dello stige e oro imperiale. Non credo di averla mai vista" disse Percy in tono calmo. Poi iniziò il centunesimo round. Prima con la spada doveva avvicinarsi ma ora con l'allungo della lancia riusciva a evitare i colpi e a rispondere bene. Prese in pieno Percy una volta facendogli un minuscolo graffio sul fianco. Mentre lottava tra il pubblico notò un ragazzo vestito in modo dark e con una spada nera come la sua lancia. Davanti a lui sentì uno strano legame. Mentre lo guardavo Percy lo colpì e lo buttò a terra. "Bravo. Quella lancia è adatta a te. Puoi prenderla" disse percy aiutandolo a rialzarsi. Jace rise me poco dopo il sonno prese Percy che cadde a terra addormentato. Tutti si allarmarono e lo spinsero via. Annabeth in poco tempo svegliò il ragazzo ma prima che Jace riuscisse a capire qualcosa tutti lo guardarono. "Signore del Sonno. Mastro dei Sogni. Padre di Morfeo. Luogotenente di Ade. Fratello di Morte e dio pari agli Olimpi" disse Annabeth con un sorriso abbozzato sulle labbra "Hypnos".

(CAMPO GIOVE)Mark aveva saputo subito di chi era figlio, La Lupa lo aveva cresciuto come figlio di Mors. Suo padre gli aveva lasciato solo una falce e una grande abilità da combattente. Era arrivato al campo un mese prima ma oramai era già a capo di una sua coorte. Aveva riequipaggiato i suoi uomini. Ora erano vestiti di nero e brandivano falci e balestre. Reyna aveva protestato ma Mark l'aveva ignorata. Era bello il figlio di Mors. La pelle era abbronzata, il fisico tonico per un sedicenne e una coda di capelli bianchi. 
Anche quel giorno arrivò tardi alla riunione. Reyna gli mandò un occhiata che avrebbe ucciso chiunque ma Merk si sedette. Quel giorno anche le cacciatrici erano al campo e la semidea greca nota come Talia lo guardava come Reyna. "Cosa vuoi Grace? Un nuovo ragazzo oltre al figlio di Mercurio?" lo prese in giro Mark. Talia lo guardò come si guarda un bambino dispettoso "Stai zitto" e Mark sorprendentemente obbedì. Prese la falce e si mise ad affilarla. Reyna notò che lo faceva per ore e ore senza notare ciò che accadeva. La falce era così affilata che nessuna lama reggeva in confronto.

Mentre tutti discutevano lui continuava. A fine riunione aveva la fronte sudata. Mentre tutti se ne andavano Reyna lo prese da parte. "Stai avendo troppo consenso" disse il pretore "Problemi?" "Avere una tua unità e una fetta di gente che ti seguirebbe ovunque è contro le regole" "Paura di essere spodestata?" chiese Mark  avvicinandosi alla bocca di Reyna. In meno di un secondo Mark cadde a terra dolorante alle palle mentre Reyna usciva dalla stanza soddisfatta.

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Capitolo 2
*** Demoni e Guerrieri ***


Intro
Per chi non l'avesse capito la storia è ambientata tra i due campi con come protagonisti i figli dei miei due dei greci preferiti.

Mark si aggirava funesto nella zona d'addestramento. Mark iniziò a pensare a suo padre. Mors non si era mai fatto vedere e lui non aveva mai detto di chi era figlio. Solo la gente ai piani alti lo sapeva. Quanti amici o alleati avrebbe perso se avessero scoperto che suo padre era la morte in persona e che lui aveva... quelle. 
Non c'era nessuno e quindi tirò fuori le ali ereditate da suo padre. Lunghe e nere, perfettamente proporzionate. Era l'unico potere del padre che sapeva usare. Battè le ali e volò via. Guardò il colosseo e il campo dal cielo e per un attimo si calmò. Restò lì un minuto o un eternità. Poi scese nell'arena pronto per il solito allenamento con Reyna. 
La ragazza non aveva la corazza e nella mano destra teneva un bastone. "ti stavo aspettando. Non c'è nessuno proprio come piace a te" disse seria la ragazza "Lo faccio per te ragazza. Non vuoi che ti umili davanti a tutti" rise Mark. Reyna però percepì qualcosa di diverso. Non si stava vantando ma stava solo scherzando... Reyna rise all'idea e lanciò a Mark una falce di legno non affilata.Mark si levò l'armatura e iniziò a colpire. 




Dopo dieci minuti di scontro alla pari erano entrambi sudati e doloranti. La falce aveva lasciato qualche graffio e la spada qualche livido. Si lanciarono in un assalto e dopo uno scontro tra le armi i due ragazzi cadderro uno sull'altro. Erano entrembi imbarazzati quando una voce spezzò la scena "Reyna" urlò Jason insieme a Piper. Mentre la coppia abbracciava la ragazza Mark si alzò e li guardò sospettoso. "Chi è il tuo amico?" chiese Jason guardandolo "Sono Mark" rispose l'albino "io sono Jason figlio di Giove" disse il biondo porgendo la mano. Per un attimo lo sguardo di Mark si indurì ma per fortuna gli porse la mano. Dopo un po iniziarono ad allenarsi. Jason mandò più volte gambe all'aria il figlio di Mors. Mark era tentato di tirare fuori le ali ma non lo fece. Finita la sessione chiuse gli occhi mentre cadeva sul suo letto. "Maledetto te padre".

Intanto al Campo Mezzosangue il giorno dopo Jace rifiutava di allenarsi. Il suo potere sembrava averlo reso immune al sonno. Era stato tutta la notte in biblioteca a studiare libri su eroi, miti, dei e sogni. Era sempre stato interessato ai sogni e alla psicologia. Aveva buttato sudore e sangue sui libri e non aveva l'intenzione di diventare un comune soldato. Era ormai mattina e molti semidei avevano provato a convincerlo a uscire ma non si erano neanche avvicinati che erano caduti a terra dormendo. Poi era entrata Clarisse. La lancia mandava leggere scosse che la facevano rimanere sveglia e appena trovò  Jace lo prese per il colletto e lo lanciò fuori dalla biblioteca. "Cosa ho fatto..." urlò Jace rialzandosi "Hai addormentato un po di ragazzi e stai saltando gli addestramenti" disse Clarisse. Jace a malavoglia venne costretto ad allenarsi. Faceva schifo in molti campi ma come lanciere non era niente male. Si stava allenando con un po di ragazzi della casa di Ares. Per bilanciare prese uno strano scudo nero e oro come la lancia. Con la lancia si muoveva in modo divino e parava ogni attacco rispondendo con colpi potenti.  
La sera ormai stanco si buttò sul letto prima di cena. Mentre dormiva vide una figura. Alta e snella con la pelle bianca e i capelli d'oro "Figlio" "Padre". Dopo essersi salutati Hypno scomparve e mostrò al ragazzo una donna in ospedale. Essa teneva un bambino in braccio e guardava un uomo molto simile a Jace "Morpheus.." 

 

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