Lost pieces of my soul di Art_must_be_Beautiful (/viewuser.php?uid=150814)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** domandate pure e chiedete presto scriverò il cap ***
Capitolo 2: *** molti frutti dall'albero di cachi nel girdino sono stati colti... ***
Capitolo 3: *** Figli di divinità e figli di nessuno ***
Capitolo 4: *** Miele... ***
Capitolo 5: *** Mio figlio mi odia ed io pure lo ***
Capitolo 6: *** tuo fretello minore ti ama e protegge dall'alto della volta del cielo ***
Capitolo 7: *** il figlio ammira la furia della madre ***
Capitolo 8: *** Condivido il tuo stesso fiato, se fai un passo lo compio anch'io... ***
Capitolo 1 *** domandate pure e chiedete presto scriverò il cap ***
Fate pure domande care... Presto avrete il vero cap ma per ora buttatevi e chiedete chi sia chi perché il fratellino non è stato specificato ed inoltre avrei bisogno di una mano per i nomi dei piccoli, mi aiutereste per favore? Grazie per la gentile attenzione e a presto Roby |
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Capitolo 2 *** molti frutti dall'albero di cachi nel girdino sono stati colti... ***
Ying e Yang
Il frutto del caco era stato colto 6 volte, sotto il suo scuro tronco
dove giacevano ambrate le sue foglie morte una liscia lapide in pietra
bianca nella sua nettezza e liscia perfezione, unico ricordo del leader
deceduto 6 anni prima dando alla luce la manifestazione in terra
dell'equilibro ed armonia, il caos e il disequilibrio, due gemelli la
cui esistenza era fonte di gioia immensa...
Mentre il Portatore leader del loro clan si spegneva fievolmente, quasi
timido, i sacerdoti annunciavano il lieto evento il miracolo di cui
erano stati graziati la nascita della divinità: Lo Yin e lo
Yang.
I due gemelli erano nati da un Omega vergine in quanto non aveva ancora
affrontato il Rito ed era recluso in una parte del palazzo in cui solo
le sacerdotesse avevano accesso...
Un giorno l'Omega si destò le lenzuola sporcate dal sangue
che colava dalla sua parte più intima ed inviolata, venne
subito esaminato dai sacerdoti più anziani e fu decretato
che il piccolo leader era stato ingravidato da una divinità
benevola, gli vennero poste domande di ogni sorta il povero piccino
tremando narrò di una presenza che ogni sera lo veniva a
trovare nelle sue stanze da circa un mese, la sera prima la stessa
presenza gli aveva chiesto se voleva donarsi e lui si era concesso a
questo essere fatto di pura luce...
I primi mesi denotarono fin da subito una sentenza di morte per il
piccolo leader, se avesse protratto la gravidanza fino allo scadere del
termine ne sarebbe morto, era comunque condannato in quanto i guaritori
sapevano per certo che soffrisse di un male incurabile. Il poveretto
una volta saputo il suo destino rifiutò di abortire ed
affrontò con gran coraggio quel terribile viaggio che lo
vedeva perdente sin dall'inizio, qualsiasi scelta avesse
preso...
Il giorno del parto lo passò tra atroci tormenti nel letto
22 ore in cui patì dolori indescrivibili solo gli ultimi
minuti i guaritori ne videro il volto rilassato e sereno come se la
pace della morte, vicina, gli avesse giovato e in meglio, gli venne
concesso come ultimo desiderio prima di morire di vedere le due piccole
creature che lo avevano ucciso si trattava di uova, due uova una bianca
con striature argentee più minuta e una di maggiori
dimensioni nera con striature ramate, non si era mai verificato un
parto simile e quindi la natura divina di quei piccoli non
venne più contestata. Il portatore toccò con mano
tremante quei lisci gusci ed insisté nel tenerli a se fino
alla fine,li strinse a sè portandoseli vicino al petto
dovettero strappare le uova dalle sue braccia rigide e gelate in pieno
rigor mortis.
La triste storia dell'Omega morto per dare alla luce i due esseri
divini non venne nemmeno divulgata il giovane leader venne dimenticato
e il suo corpo non fu nemmeno seppellito nella cripta di famiglia ma,
sotto quel albero di cachi nella parte più isolata dei
giardini reali area tanto nascosta e segreta da non essere frequentata
da nessuno a parte un ombra che fuggevole veniva ogni giorno alla
stessa ora passava pochi istanti a rimirare la lapide e poi
così come era venuta svaniva lasciando un dono.
Quel giorno vicino alla lapide si trovava un giglio nato in pochi
istanti la cui corolla splendeva perfino sul manto bianco della neve
puro come lo era un tempo l'anima del piccolo leader.
Leo camminò chino per gli infiniti corridoi del suo nuovo
palazzo un piccolo di sei anni circa ne trascinava impaziente la lunga
veste di seta: " Mamma... andiamo andiamo papà ha detto che
la mia sorpresa mi attende in cortile! Veloce veloce" Leo sorrise e si
lasciò portare dal piccino fino ai giardini interni "
Rallenta mio piccolo Kèoto sei troppo svelto la tua mamma
non riesce a starti appresso" " Va bene tanto siamo arrivati... Ecco
papà! " di fatti ecco arrivare Raphael in sella ad un
superbo destriero palomino " Papà
papà!!" il cucciolo si mise a saltellare qui e lì
come una cavalletta il secondo genitore lo vide e fece impennare il
cavallo proprio di fronte ai componenti della sua famiglia agilmente
balzò a terra, tosto dei servitori accorsero a trattenere il
destriero per le briglie " Ehi pulce come stai oggi?" Raph
posò una mano sul capino del piccolo " Molto molto bene
papà" " Scommetto che vuoi vedere il tuo regalo vero pulce?"
" Sì papà!" " Bene allora guarda alle
mie spalle che cosa vedi?" Kèoto corse dietro al
padre e fissò con sguardo attento dietro le sue spalle ma
non vide nulla " Ma papà non vedo niente" si
lagnò " Oh eppure mi pare che ci sia qualcosa di grosso alle
mie spalle... Bah strano che tu non lo veda..." mormorò il
leader pensieroso " Eppure ti dico che io non vedo niente" il piccolo
vide le mani giunte del padre emise uno strillo gioioso e si
impegnò ad aprirgliele " Dai papà... dammelo e
basta" " Ma io ti dico che nelle mie mani non troverai nulla guarda
meglio alle mie spalle" sbuffò Kèoto ma si
sforzò di guardare " Vedo i due servi con il tuo cavallo per
le briglie" "Sbagliato pulce... Volevi dire i servi che
tengono per le briglie il tuo cavallo Kèoto..."
ridacchiò Raphael quando vide il piccino sgranare gli occhi
di meraviglia e abbracciare di slancio la sue gambe, rischiando pure di
farlo cadere " Okay okay sei felice... ah ah lascia andare il tuo
vecchio ora e va a conoscerlo si chiama Inazuma mi hanno detto che
è il più veloce del mondo" si
inginocchiò Raphael per sussurrarglielo all'orecchio "
Davvero?!" " Davvero" " Che meraviglia grazie papà" " Di
nulla pulce ora va non ti trattengo oltre" "
Sììì" il cucciolo lo lasciò
andare ed allegro si diresse verso il destriero.
Raphael guardò con affetto suo figlio interagire con la
splendida bestia una mano delicata gli si posò sulla spalla
" Ahah mi sembra entusiasta del tuo regalo" " Già in fondo
gli ho donato quanto più desiderava al mondo" Leo rise
sereno Raphael amava la sua risata si girò prendendoli le
mani con le sue baciandogli amorevolmente la fronte ora sempre ornata
da una semplice tiara d'oro " E a me cosa regali?" chiese Leonardo
l'Alpha sorrise " Oh vedrai per te ho un regalo speciale" lo
attirò a se e lo baciò con passione " Ohhh
chissà che mai mi hai preso" " Vedrai tesoro ti
lascerà a bocca aperta" Leo lo abbracciò
stringendosi ancor più al suo amore e stettero lì
in piedi cinti l'uno all'altro osservando la propria creatura felice e
serena ogni cosa pareva scorrere in modo pacifico e piacevole fino a
quando Leonardo si incupì in viso Raphael lo notò
subito e ne volle sapere la ragione...
" Amore... Perché ti sei rattristato di colpo?"
" Penso..." sospiro " Penso agli altri miei piccoli... saranno
così felici dove sono?"
" Leo amore io non so dove siano non so nulla... Posso solo sperare con
te che stiano bene e al sicuro come il nostro piccolo Kèoto"
" E se così non fosse?!" Leo si allontanò
gentilmente da lui le lacrime che già copiose colavano sulle
sue guance " Scusami Raphael io...io desidererei ritirarmi se non ti
spiace..."
Il primo leader sospirò lasciandolo andare ' Come posso
alleviare il tuo tormento amore mio? Come posso aiutarti?! Mi spezza il
cuore vederti in balia di questi sentimenti tanto negativi...'
Scesa la sera e Raphael ebbe finalmente modo di coricarsi
Kèoto si era addormentato tardi forse per via delle forti
emozioni provate in quel singolo giorno fattostà che fece
dannare non poco il genitore che giunto a letto si fece vicino al
coniuge soffiò soffici parole nel suo orecchio provocandogli
un piacevole solletico lungo la colonna vertebrale " Sai ho pensato una
cosa..." " Cosa?" " E se noi due andassimo a riprenderci i tuoi
piccoli? Sai il nostro palzzo è grande e credo che a
Kèoto potrebbe far piacere una sorellina o un fratellino con
cui giocare..." "Raphie...saresti disposto ad accetare cuccioli miei ma
non tuoi? " domandò timoroso Leo cercandone gli occhi nel
buio " Per te amore qualsiasi cosa" ne baciò la fronte " E
poi possiao sempre farne di nostri" propose con malizia l'Alpha "
Nostri dici?" l'Omega stette al gioco " Nostri nostri"
sussurrò Raphael appropriandosi delle labbra del suo amato "
Nostri... Solo nostri" bisbigliò senza fiato per via della
troppa passione che li univa Leo...
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Capitolo 3 *** Figli di divinità e figli di nessuno ***
Kodomo no kiri era oltremodo furibondo le belle vesti sanguinee
compivano svolazzi sempre più ampi e sgraziati un altro
giorno rinchiuso nel tempio per permettere a quegli stolti di venerarlo
come un essere divino a causa della sua livrea bianco latte e degli
occhi cremisi, si sedette scomposto nel suo ampio scranno d'ebano una
mano svogliatamente appoggiata al mento l'altra lasciata penzolare dai
braccioli l'espressione annoiata di un bambino mentre vedeva sfilare
innanzi a sé personaggi tra i più disparati:
Nobili, ciarlatani e cittadini si susseguivano con un flusso meccanico
e controllato fino alla paranoia dai sacerdoti, gli stessi che lo
tenevano rinchiuso in quel tempio così ben costruito da
apparire appunto una prigione, una bella gabbia per un passerotto al
quale erano state tarpate le ali...
Lui
Otto anni della sua vita passati ad ascoltare i problemi di altri senza
che si pensasse ai suoi problemi i suoi diritti di bambino: Giocare,
farsi ninnare da voce materna o paterna la notte quando gli incubi lo
assalivano, invece ogni santa notte lui si svegliava ricoperto da un
velo di sudore gelido.
La lunga fila si smaltì in poco tempo una volta che ebbe
congedato l'ultimo pellegrino: Una domanda semplicissima quel fesso
voleva sapere se la moglie lo tradiva con un altro, lui ben sapeva che
il fatto era vero avendo parlato con l'amante stesso, ma dovette
comunque dire quanto voleva sentirsi dire quella persona e
cioè che la moglie non lo tradiva affatto anzi lo amava con
tutta se stessa, odiava mentire lo odiava con tutto sé
stesso come odiava il fatto di non sapere nulla delle proprie origini...
Nato da corpo umano e nebbia gli ribadivano ogni qual volta poneva
quella domanda i sacerdoti, fosse stato uno sciocco magari avrebbe
sofferto meno di solitudine ma siccome sciocco e stolto non lo era
affatto il non sapere lo rattristava e conduceva mano a mano verso
l'abisso di inumanità al quale tanto volevano condurlo gli
abitanti del tempio e le persone che lo veneravano...
Lui era umano fatto di carne e pelle non un essere divino e da semplice
vivente sperava, sperava un giorno di scoprire le proprie origini di
ritrovare quella parte mortale che gli era stata strappata fin dalla
nascita.
Non più Kodomo no kiri non più mio signore
semplicemente lui, lui sua madre e suo padre e allora attendeva sedeva
su quello scranno e attendeva che qualcuno venisse a prenderlo a
riconoscerlo come figlio, fratello o perfino cugino...
Qualcuno doveva arrivare doveva esserci o ben presto sarebbe scivolato
lungo una china pericolosa senza fine e ritorno.
Mani gemelle catrame e neve si unirono al buio sotto le coltri,
tremavano terrorizzati i due piccoli gemelli facendosi stretti stretti
in quel letto immenso e freddo, al di fuori imperversava la tempesta
lampi e fulmini schiarivano il cielo ruggendo ed ululando feroci ed
irrequieti, il più piccino si mise a singhiozzare pigolando
arricciandosi su se stesso l'unica manina libera portata a coprirsi la
testa il maggiore disperato vedendolo in quello stato cedette al pianto
lui stesso finché una presenza amica si accomodò
sul materasso: I piccoli riconobbero l'odore del padre e subito si
fiondarono tra quelle forti braccia luminose gorgoglii felici ed
entusiasti mentre il genitore rispondeva a quei richiami con secchi
schiocchi della lingua e brevi ringhi anche lui gioioso di rivederli,
li strinse a sé per tutta la notte vegliando i loro sogni
conducendoli verso un sonno sereno e senza incubi.
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Capitolo 4 *** Miele... ***
Il tronco scuro, e morto, del caco si abbelliva dal colore dell'oro,
lisci senza difetti increspature o brutture di ogni genere quei frutti
parevano avere natura divina da un giorno con l'altro l'albero,
deceduto a causa del gelo si era impreziosito di quei gioielli tondi e
'grassi' inoltre altro 'oro' colava dalle increspature del legno,
miele... Il caco morto produceva il miele più gustoso che
papille reali avessero mai assaggiato! Gocciolava ritmicamente nelle
scodelle disposte in modo ordinato per accogliere nella proprio
concavità quel nettare divino e mai rallentava o diminuiva
quella cascata d'ambra fusa tant'è vero che la piccola
lapide si era come fossilizzata all'interno di quella sostanza,
baluginavano mille riflessi da essa e la luce si suddivideva nei 7
colori di cui era composta andando a poggiarsi proprio al di sopra
della salma del piccolo leader.
Il giardiniere reale quel mattino scoprì la terra smossa
avvertì subito i reggenti della scomparsa del corpo dell'ex
leader, si presuppose che la salma fosse stata diseppellita pulita dei
gioielli cerimoniali funebri e successivamente data alle fiamme, quanto
erano nel torto... Se solo il giardiniere avesse distrattamente alzato
lo sguardo al cielo...
Avrebbe visto un dragone solcarlo gioioso della propria rinascita, si
muoveva serpentino il lungo corpo nastriforme compiva spirali e
meravigliosi giochi forando le nuvole rincorrendole assieme al proprio
compagno il cui sguardo traboccava d'amore e grande speranza:
Ora nel cielo di cui erano padroni e sovrani percepiva la
pesante assenza delle loro creature ma, ben presto quel vuoto si
sarebbe colmato i due gemelli si sarebbero riuniti ai propri genitori e
l'equilibrio in precedenza spezzato finalmente sarebbe ripreso come era
giusto che fosse, tempo due stagioni e i piccoli li avrebbero
raggiunti, una volta compresa la propria natura divina e non certo
umana.
Leonardo da circa un mese vedeva innanzi agli occhi chiusi dal sonno
infrenabili cascate di miele, si accoccolava uniformemente sulla
superficie di un piccolo stagno incapace di contenerne il flusso
perdeva i propri argini riversando quel dolce prezioso in un fiume il
cui flusso terminava in un lago la cui immensa portata ancora non
sembrava bastare, anch'esso cedeva e riversava quanto contenuto in un
mare infinito, si estendeva ben oltre l'orizzonte di occhio umano e
mortale eppure l'oro del miele lo riempiva per intero nulla sembrava
bastargli, plasmò dei globi perfetti ascendendo alto e calmo
al cielo, il sogno si concludeva quando due superbe paia di occhi di
drago lo fissavano direttamente, Leonardo si svegliava sommerso dalla
pacatezza ed armonia che gli donava quel sogno, tra le sue cosce lo
stesso miele colava a rivoli rendendo dolci ed appiccicose le coltri di
seta inoltre in lui cresceva forte il desiderio di unirsi al proprio
Raphael, inutile dire che il suo coniuge perdeva poco tempo in parole e
se lo prendeva con passione e desiderio e prima della
fine del mese Leo si scoprì gravido.
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Capitolo 5 *** Mio figlio mi odia ed io pure lo ***
Leo non comunicò la lieta novella della sua gravidanza al
secondo leader, se lo avesse fatto Raphael sarebbe partito alla ricerca
dei suoi cuccioli dispersi da solo lasciandolo a palazzo con Keoto e
lui... Lui non tollerava la visione del suo stesso figlio: Lo feriva
vederlo correre per gli androni, sentire quei piccoli piedi nudi a
zonzo scalpicciare allegri in lungo ed in largo per il palazzo, le
risatine gioiose rivolte a tutti meno che lui, lui sua madre colui che
lo aveva mantenuto al caldo del proprio grembo mutando solo per poterlo
accogliere nel migliore dei modi... No Leonardo Hamato si reputava una
pessima 'madre' quasi alla stregua di una giumenta da monta che
allevava i propri puledri la misera somma in giorni di un mese.
Keoto il suo Keoto questo 'male' se lo era sentito poggiare sulla pelle
appena aveva visto la luce, già il suo primo quarto d'ora di
vita i due si erano visti non compresi e di conseguenza allontanati a
malapena si toccavano pelle con pelle, ecco spiegate le lunghe vesti di
Leo che ne coprivano mani e polsi.
Quanto astio
Quanto rancore tra 'madre' e figlio.
Questa situazione progrediva e peggiorava sempre più tra lui
e Keoto oramai si era insidiato un abisso di incertezze e sottili
cattiverie reciproche...
No lui con il suo figlioletto a palazzo non ci sarebbe stato.
Quindi eccolo ora nelle stalle assieme al suo Alpha intento a sellare
il proprio destriero, uno stallone sauro bruciato dalle punte di fiamma
fiero e possente esattamente come colui che ne completava il binomio,
Raphael... Sfogliando nelle immense biblioteche dei templi Leonardo
ebbe modo di venire a contatto con la mitologia dei greci, miti e
leggende che davano vita a creature dalle sembianze sia umane che
animali, un po' come lo erano loro, e tra tali affascinanti scritti
riguardanti questo bestiario inverosimile scoprì le
centauromachie: Lotte spietate e sanguinarie svolte tra umani e
centauri esseri dal torso umano ed il corpo equino, vedere Raphael in
sella ad Aka* era come ammirare un centauro materializzatosi in quel
istante dai testi e fantasie letti da lui anni prima una vera
dimostrazione di potenza e virilità...
Leo si distrasse ed Ao*, il suo cavallo, un grigio dalle spettacolari
punte nere, il crine nero pece e gli occhi di cielo terso da nuvole, se
ne approfittò si scrollò con vigore liberandosi
così la groppa dal peso, quasi nullo, dalla sofisticata
sella d'avorio...
"Ao!" Il giovane puledro ignorò bellamente i rimproveri del
padrone e calpestò, col chiaro intento di irritarlo, la
sella e parte della bardatura "Ao Ao! Ao adesso basta ti prego! TI
PREGO AO!" finché una calda voce si impose altera: "Ao!
Smettila subito!" il destriero smise immediatamente di pestare gli
zoccoli al terreno e prostrò l'incollatura verso il basso
come segno di sottomissione, gli occhi incapaci di guardare il suo
secondo padrone, colui che lo aveva domato "Bene... Adesso sta fermo e
buono... Leo?" Raphael Hamato si rivolse al suo amore sensibilmente
urtato dal comportamento del suo stesso cavallo, si torceva le mani tra
loro e teneva lo sguardo pieno di vergogna verso il lastricato delle
stalle "Leo?! Leo non fare così amore... Ao è
giovane è logico che necessita di un po' più di
polso" "Ne...ne...nessuno mi ascolta... Nessuno mi da retta Raphie...
S...sssono un fallimento! Sono un fallimento totale!"
bisbigliò convinto Leonardo gli occhi immersi da lacrime di
frustrazione "Nostro figlio nemmeno mi vuole toccare! So...sono pure un
pessimo genitore per lui non sono capace di vederlo felice! Io...io
proprio non ci riesco Raphie e ci provo... Io ci provo a meditare
ma...ma non ce la faccio!" "Leo... Leo adesso guardami..." "Nnno"
"Guardami" "No" "GUARDAMI LEO!" sbottò Raphael sollevandogli
il mento, non certo con prepotenza ma, con decisione "Amore mio... Sono
certo che se riporteremo a casa i tuoi piccoli tu ritroverai la pace...
Ne sono del tutto certo" "Raph... Giuramelo" "Te lo giuro" Leo
annuì piano col capo e si distaccò gentilmente
dal coniuge "Ho...ho bisogno di meditare... Sella tu Ao appena si
sarà fatta sera ti raggiungerò nel cortile" "Va
bene amore mio" Raphael Hamato gli dispensò un bacio sulla
fronte e ne seguì la figura mentre si allontanava
inoltrandosi nel palazzo.
Sospirò affranto distrutto dal comportamento melanconico di
Leo, il suo Leo, credeva che liberandolo dalla schiavitù del
Rito Leonardo Saki sarebbe vissuto in maniera dignitosa e splendida
esattamente come si meritava ed invece il suo Omega veniva
costantemente morso e ridotto a brandelli dai ricordi, lo
perseguitavano se non di giorno allora la sera, incubi, attacchi di
panico ed isteria da quando era nato Keoto si susseguivano un giorno
coll'altro e più il loro figlioletto si faceva grande
più Leo perdeva la testa...
Keoto Hamato ebbe modo di venire alla luce agli inizi di Ottobre a
notte fonda: Dopo quasi sedici ore di travaglio Leo lo donò
al mondo un bel piccolo maschio sano e dai polmoni forti viste le grida
che emise appena gli si liberarono le vie aeree dal liquido amniotico,
immediatamente le nutrici si affrettarono a mettere tra le braccia
della 'madre' il nuovo nascituro ma, si trovarono a lottare una causa
persa in principio: Leonardo Saki si rifiutò categoricamente
di tenere il neonato al proprio petto ed ignorò testardo le
urla ed i pigolii di richiamo da esso prodotti, per fortuna Raphael
sapendo del lieto evento si precipitò a conoscere il piccolo
la scena che si ritrovò suo malgrado ad osservare pareva
assurda ed irreale, il suo Leo infagottato tra le coltri di seta un
cuscino sopra alla testa a 'proteggersi' i canaletti uditivi dalle urla
sue e di Keoto... Sì le urla erano sia sue che di Keoto
perché per non sentire i pianti sincopati del pargolo
Leonardo gridava a sua volta, o per meglio dire cantava alzando la voce
ad ogni minuto trascorso scuotendo il capo come un infante bisognoso di
attenzioni, a nulla servirono i tentativi del primo leader per
convincere l'amato a prendere con sé il piccino, dovette lui
stesso cullarlo tra le braccia ed attendere che singhiozzasse e
piangesse fino a stremarsi...
Il giorno dopo la lite tra lui e Leonardo fu inevitabile e se i toni si
mantennero quieti per non svegliare Keoto quanto si dissero ottenne lo
stesso effetto di una volgare rissa da osteria: Malignità
per niente filtrate o rese meno affilate dal sarcasmo, vere e proprie
vigliacche pugnalate alle spalle, come se ne era pentito vedendo gli
occhi del suo amato farsi via via più opachi ed inespressivi
quella sera non si caricarono nello stesso giaciglio. Leo
tentò perfino di abbandonare il palazzo, fortunatamente le
guardie lo intercettarono e alla svelta sventarono questo tentativo di
fuga non mancando di informare il primo leader del comportamento tenuto
dal secondo, Raphael Hamato diede loro l'ordine di rinchiudere il
coniuge in uno stanzino sorvegliato giorno e notte, Leo rimase in quel
luogo per 2 settimane tentando con ogni mezzo possibile il suicidio ed
andandoci molto vicino quando inghiottì i sali e le essenze
da bagno; A trovarlo riverso a terra con la schiuma alla bocca un umile
servetta che d'istinto allertò il medico di palazzo
salvandolo così dal avvelenamento di quelle sostanze...
Il saggio sacerdote chiamato da Raphael concluse la sua teoria
affermando che Leonardo Saki ora in Hamato soffrisse a causa del poco
equilibrio psicofisico che gli era rimasto in sintesi il secondo leader
del loro clan pativa il mal di vivere una malattia principalmente
mentale e strettamente legata alla psiche che gli era stata scatenata
dal ricordo latente delle nascite dei suoi cuccioli mai visti o
conosciuti direttamente presi e portati via da lui quindi ora anche se
libero da quel rituale non poteva non provare un profondo terrore nel
cingere tra le braccia il piccino sangue del suo sangue...
"Esiste una cura Splinter-san?"
Il vecchio negò tristemente col capo "No mio Signore temo
che Leonardo Saki debba affrontare i propri demoni interiori da solo
potrei aiutarlo nel meditare ma per il resto dipende tutto da lui" "E
Keoto?! Il nostro piccolo Keoto che ne sarà di lui?"
Splinter sospirò sentendo tutto il peso dei suoi ottanta
anni sulle scarne scapole "Purtroppo mio Signore non esiste un noi...
Keoto al momento può dirsi solo figlio vostro..." "Oh...
Quindi... Leo è ammattito?!" "No... Non ammattito accecato
dalla paura fragile sia nella mente che nella carne come lo sarebbe un
coniglio di fronte al lupo" mormorò il saggio sorseggiando a
sguardo basso il proprio thè nero "Il Rito... Il Rito lo ha
ridotto in questo stato!" Si alterò Raphael Hamato scattando
in piedi furibondo la tazza di fine porcellana si schiantò
al suolo impregnando le toghe in legno di scuro, il profumo della
bevanda prese ad aleggiare quasi asfissiante in quel piccolo ambiente
chiuso "Io giuro che se dovessi incrociare di nuovo quei vecchi che si
autoproclamano saggi sacerdoti... Potrei farne strage! Il Rito
è solo una barbarie inutile e meschina per giunta atto solo
ai loro scopi lucrosi!" "Lo so bene questo mio signore ma al momento
lei si deve occupare di Leonardo Saki e del vostro figlioletto" "Lo
farò ma non senza il vostro aiuto Splinter-san" Splinter
poggiò la tazza sul tavolino inclinò il capo con
rispetto e disse "Sono il vostro umile servo mio signore faccia di me
ciò che più desidera" "Desidero che lei
Splinter-san vegli sulla famiglia reale guidandoci, consigliandoci ed
indicandoci la giusta via da seguire fino alla fine dei vostri giorni"
"E così sarà mio signore"
Il saggio Splinter manteneva tuttora la promessa fatta quel giorno
vivendo nello stesso palazzo dei suoi signori, Raphael aveva insistito
affinché gli fosse eretto un secondo palazzo accanto ma,
l'anziano topo declinò gentilmente l'offerta ed ora vegliava
pazientemente su di loro partecipando ad ogni occasione che vedeva
riunita la piccola famigliola: Ai pasti per esempio o nelle comparse
pubbliche, la famiglia reale era solo un allegra facciata
perché dentro di essa si stava consumando un vero e proprio
dramma fortunatamente tramite la meditazione Leonardo Saki poteva
tenere a bada i suoi timori e la malinconia inoltre trovare soluzioni
per convivere assieme a Keoto oramai abbastanza grandicello da saper
riconoscere cosa dire per causare il peggior danno possibile...
Keoto possedeva una spiccata intelligenza, un acume piuttosto insolito
per un cucciolo della sue età, acume che veniva 'impugnato'
come un arma ed infilzato nel petto della 'madre' ogni qual volta si
fosse presentata l'opportunità.
Rientrando a Palazzo Leonardo ebbe modo di incrociare il proprio
figlioletto "Buon mezzodì Keoto" "Buon mezzodì
madre... Siete pronto ad abbandonare il palazzo?" "All'imbrunire
figlio" "Capisco... Chi si occuperà di me durante la vostra
assenza" calcò per bene l'ultima parola sapendo di aver
appena scudisciato in pieno viso il genitore "Splinter-san... Si
occuperà egli della tua Istruzione" Keoto annuì
"Il signor Splinter-san è sempre presente per me...
Sarà piacevole trascorrere del tempo io e lui da soli"
"Spero allora che tu riesca ad eseguire i calcoli con l'abaco per cui
ieri hai tanto faticato..." la stilettata sta volta era stata inferta
dal genitore al figlio "O devo supporre che mio figlio il futuro leader
di questo clan è uno sfaticato? Un debole che si arrende
alla minima difficoltà?" "La debolezza a quanto pare
è un tratto di famiglia... Nevvero madre?" "Tuo padre non
è mai stato un debole" "Non ho mai fatto cenno al fatto che
il debole fosse mio padre..." Leo scosse il capo evitando di rispondere
a quell'ennesima provocazione voltò le spalle al proprio
piccolo '...insolente' Keoto invece digrignò tra i denti
'puttana...' al che il minimo contegno tenuto dal secondo leader si
esaurì effimero come un fiore del deserto, corse via
piangendo senza il minimo controllo visivo di dove stesse andando
ritrovandosi per caso nei pressi del giardino laddove un ponticello
permetteva la visuale di un lago attorno al quale si cintava l'intero
palazzo, poggiò affranto i gomiti sulla balaustra fissando
l'acqua sottostante, le sue lacrime ne interrompevano ritmicamente la
placida superficie, istantaneo fu l'arrivo delle due carpe Nishikigoi
accorse magari nella speranza che a forare l'acqua fosse stato del
cibo, presero a nuotare nel loro tipico modo rilassato ed elegante
attirando su di sé l'attenzione ' care carpe... care care
carpe... come è stata la vostra giornata oggi?' ovviamene le
carpe non emisero alcuna sentenza, rallentarono la propria danza
sfacendo lo Yin e lo Yang allontanandosi disinteressate Leonardo Saki
sospirò stanco passandosi rabbiosamente i palmi sul viso...
Urlare... Solo urlare voleva in quel momento ma poi l'etichetta lo fece
desistere ed allontanare a sguardo alto verso l'isolotto al centro del
lago laddove meditava ogni giorno sotto un albero fatto arrivare
dall'occidente apposta per la sua forma meravigliosa e semplice, un
salice piangente, accarezzava con le proprie foglie il pelo dell'acqua
frusciando, sussurrando ad ogni minima brezza Leo amava con tutto
sé stesso quell'albero, uno dei tanti doni che Raphael
provvedeva a fargli ricevere questo in particolare era stato piantato
il giorno in cui si erano sposati, raccolse le lunghe vesti e si
sedette proprio al di sotto di quelle fronde lacrimanti gemme e
germogli chiuse gli occhi ed espirò piano molto piano
infinito prima di concentrarsi sul secondo mondo che voleva
raggiungere, quello astrale, di nuovo grandi spalancati occhi di drago
lo accompagnarono in quel viaggio sorrise le percepì
chiaramente le sue labbra tendersi ed arcuarsi ed iniziò la
sua meditazione...
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Capitolo 6 *** tuo fretello minore ti ama e protegge dall'alto della volta del cielo ***
Giunta la sera: Il cielo imbrunito da folti banchi di nubi che
estendevano la propria ombra nettamente sul filo dell'erba umida
imperlata d'acqua Leonardo Saki ora in Hamato sfece il loto composto
dalle proprie belle e flessuose gambe con lentezza finalmente in 'pace'
e 'sereno' il dragone celeste gli aveva indicato la giusta via da
seguire e lui, non senza alcun timore, l'avrebbe seguita fiducioso,
aveva visto, sentito e percepito ogni cosa e purtroppo non tutti i
piccoli avrebbero trovato di nuovo 'casa' tra le sue braccia "Sakura...
Yoshiko piccole mie mi dispiace tanto quale fato crudele vi
è toccato subire... Spero Tianlong possa accogliervi nel
regno celeste come vi spetta" 'lacrimavano' rugiada i begli occhi del
leader la stessa rugiada che colava dal cielo a causa del pianto di una
creatura le cui spire si trovavano poggiate e raccolte su un nube
appena formata: Tianlong piangeva vedendo il dolore di quello che un
tempo aveva chiamato fratello maggiore un secondo drago gli fu subito
affianco, Xuanlong avvolse il compagno col proprio corpo nastriforme
intrecciandosi e legandoglisi assieme "Amore mio io ben poco comprendo
il tuo dolore ma tenterò di capire se solo tu volessi
parlarmene..." Tianlong prese un lungo respiro e disse in un soffio
soffice " So che da essere divino quale sono non dovrei provare tanta
pena e struggermi per il dolore di un mortale ma... Io un tempo quel
mortale lo chiamavo fratello fu lui a trovare la mia forma
più vulnerabile e a prendermi con sé" Xuanlong
annuì piano "Lo so amore mio a quel tempo ero alla tua
ricerca ho visto io Leonardo Saki chinarsi e raccogliere tra le proprie
braccia il tuo uovo" il drago di minori dimensioni sgranò le
pupille di giada "Oh... E per quale motivo lasciasti che mi prendesse
con sé?" domandò all'altro il quale rispose con
semplicità "Leonardo Saki è un germoglio che
poche volte si è visto sbocciare sulla terra" Tianlong
ridacchiò "Lo so il mio fratellone è sempre
stato..." si fermò un poco a riflettere come definire il
mortale in questione "Speciale?" suggerì Xuanlong sfregando
il muso d'ebano nero tra il crine della sua criniera candida, una
risata cristallina ne smosse il petto, scosse il capo "No amore il
termine speciale paragonato a quello che è Leonardo Saki non
può che essere un mero riflesso della vera essenza della sua
anima" "Ora comprendo il tuo attaccamento a quel mortale dovrei forse
sentirmene minacciato?" scherzò quello di maggiori
dimensioni Tianlong gli si allontanò di scatto "Sciocco come
potrei amare il mio stesso fratello?" sibilò schioccando la
lingua biforcuta sul palato dal nervoso che gli era preso, Xuanlong
rise forte rotolandosi sul dorso della nube " Ahah amore mio non
prendere sul serio le mie parole mi stavo solo burlando un poco di te ,
so benissimo che tu mi sei sempre stato fedele ogni qual forma tu
avessi assunto anche se devo essere sincero trovo che l'ultima e quella
attuale siano tra le mie più apprezzate" "I nostri figli
difatti hanno preso sia da me che da te... Yin e Yang" "Completezza ed
armonia le nostre due essenze fuse assieme in corpi fatti di carne e
spirito" "Il pensiero di averli abbandonati amore mio mi logora come
ruggine..." "Solo il sogno ci può unire al mondo mortale
durante il tuo riposo ho sempre tenuto una relazione onirica con i
nostri piccoli" "E come crescono? Sono sani? Forti? Trattati con il
giusto rispetto?" "Amore sospetto che i sacerdoti del tempio in cui
sono custoditi covino la malsana idea di dividerli" Tianlong trattenne
il fiato "Se mai... Se mai quegli sciocchi umani dovessero separarli
l'equilibrio in terra verrebbe a mancare! Condannerebbero l'intero
pianeta al collasso! Xuanlong non possiamo permettere che
ciò accada! Fin dalla notte dei tempi ci siamo ripromessi di
guidare i popoli che avrebbero popolato la terra e di evitare la loro
autodistruzione" "Tianlong noi due assieme a Dilong siamo gli unici
draghi rimasti a vegliare su questo pianeta morente il cui
deterioramento è oramai, purtroppo, inevitabile... Il nostro
Signore è stato chiaro quando la scintilla vitale si
sarà del tutto esaurita noi dovremo abbandonare la terra e
lasciare che le forze del caos ne prendano il sopravvento... Oramai la
terra non emana che un debole lume di luce presto dovremo lasciarla al
suo tristo destino queste sono le regole" "Per quale motivo il nostro
Signore vorrebbe privarsi di una delle perle più belle della
propria collana? Non ne vengo a capo" "Evidentemente il nostro Signore
guardando alla propria perla un giorno non l'ha più
riconosciuta" "E quindi ne desidera il suo annientamento?"
"Sì..." "Oh..." Tianlong prostrò il capo ornato
da lunghe corna tortili "La perla che ci era stata affidata...
Xuanlong! Non posso e non voglio permetterlo il signore dei draghi si
sbaglia la terra sarà sempre il 'grano' più
prezioso della collana, quella luce che la avvolgeva è solo
stata fagocitata nelle viscere della stessa ed attende di essere
risvegliata! Noi siamo i suoi custodi so per certo che anche tu questa
luce la percepisci vicina al tuo cuore, ti emoziona e ti fa scalpitare
nel sapere il destino che le spetta, amore mio ora sii sincero con
me... La percepisci anche tu oppure sono io l'unico illuso a volerla
salvare?" Xuanlong ne evitò con cura lo sguardo preferendo
osservare sotto di sé quanto accadeva "Ed io... Dovrei forse
provare pietà quando mi ritrovo impotente ad osservare scene
del genere?" mosse un anteriore di pece nera, ingioiellato d'oro e
diamante, in un ampio gesto illustrando in quel modo la scena che gli
causava un moto d'animo non indifferente: Un marito annebbiato dai fumi
dell'alcool che puniva, per nessun motivo apparente, la moglie fedele
intenta ad implorarlo di smetterla altrimenti avrebbe svegliato il
bambino che riposava custodito nella culla affianco al loro letto
matrimoniale, laddove stava avvenendo il suo pestaggio brutale "Dagli
ancora un paio di anni e se la prenderà pure con il loro
pargolo sempre che non ammazzi entra..." il drago si interruppe a
metà sentenza: L'uomo aveva colpito con la abatjour la donna
proprio al di sopra del cranio e nonostante la poveretta avesse smesso
di dibattersi e respirare da un paio di minuti continuò ad
accanirsi su di lei impietoso "Xuan... Xuan ti prego risparmiamelo...
Ti prego!" gridò risvegliando un forte fragore di tuono nel
cielo e la pioggia prese a cadere violenta così come le sue
lacrime "Ora comprendi amore mio? Vedi quanto il nostro signore sia
turbato dal comportamento degli abitanti del pianeta?" Tianlong
ricercò il crine del proprio amato per immergervi gli occhi
e non vedere l'orrore sotto di loro "Tianlong? Amore mio rispondimi...
Ti supplico non racchiuderti nel tuo muto dolore e parlami, spiegami
quanto vedi di bello sulla terra... Forse io... Sono cieco e questa
bellezza non riesco a scorgerla" "Nulla..." il bisbiglio fu
impercettibile come lo squittio di un ratto rimasto vittima della
trappola ma, per Xuanlong quello squittio risultò un ruggito
addolorato del compagno, una resa sofferta.
L'umore di Tianlong governò la natura degli elementi
scatenando un monsone...
Leonardo e Raphael pronti a lasciare il palazzo si videro costretti a
rimandare la partenza per il giorno successivo, sperando nel cambio
drastico delle condizioni atmosferiche, Leonardo Saki aveva tentato di
fuggire approfittando della sonnolenza in cui era colto suo marito,
necessitava di ritrovare i propri figli ed ara disposto ad affrontare
il monsone pur di riuscirci, fortunatamente il suo spostamento
repentino risvegliò Raphael che per abitudine mosse il
proprio braccio destro credendo di riscontrare una presenza solida e
piacevolmente calda mentre quella presenza in quel caso venne
sostituita dal calore sudato delle coltri di seta, subito il primo
leader fu in piedi sapendo dove cercare la propria metà,
rapido si diresse alle scuderie...
"Leo..." Ringhiò appena provocando un terrore viscerale al
secondo leader del loro clan "Torna subito a letto" l'ordine era
imperativo, un obbligo a cui l'Omega negò cocciutamente con
voce e corpo salendo in sella e spronando Ao a spezzare immediatamente
al galoppo il puledro ben poco tollerò quel tallone pigiato
sui suoi fianchi magri e reagì nel peggiore dei modi;
impennandosi, Leonardo pur di non essere disarcionato ne
artigliò la criniera irritandolo ulteriormente ed innescando
nel giovane destriero comportamenti atti solo a farlo cadere "Ao" a
nulla servì la voce decisa di Raphael Ao sgroppava,
scalciava l'aria, balzava a piè pari da un lato all'altro
dell'ingresso spalancato delle scuderie "Ao no!" finché
l'animale capì che per liberarsi del peso sgradito sopra
alla sua groppa avrebbe dovuto agire con maggior potenza e cattiveria:
Abbassò l'incollatura e senza preavviso alcuno
partì in avanti diretto proprio fuori, sotto la pioggia
incessante del monsone Raphael ne intuì le intenzioni
tuttavia non si spostò abbastanza in fretta e in pochi
secondi il suo Leonardo ed Ao si ritrovarono all'aperto fradici
correndo a rotta di collo, senza alcun controllo, alla mercé
del gelo e dei forti venti non perse tempo alcuno a sellare Aka, con un
balzo dettato dalla disperazione ed agitazione di quegli attimi, gli fu
in groppa.
"Aka più veloce più veloce!" spronò il
proprio rosso stallone mentre la cortina della pioggia gli impediva di
scorgere alcun movimento ed il vento portava alle sue orecchie le grida
sempre più deboli di Leo: "Fermati! Fermati ti supplico
fermati fermati!" "LEO!" lo richiamò a pieni polmoni "LEO
QUALUNQUE COSA FACCIA AO TU CERCA DI NON CADERE!" "RAPHAEL!" "STO
ARRIVANDO NON CADERE AMORE MIO RESISTI STO ARRIVANDO!" un urlo
lacerante gli fece gelare il sangue nelle vene "LEO! LEO LEO DOVE SEI?"
prese a chiamarlo divorato dall'ansia "AIUTAMI RAPH NON RESISTO
PIÙ!" la voce del suo amato si faceva via via più
lontana e chissà per quanti metri ancora si sarebbe
dilungata quella corsa folle e cieca...
Tianlong udì delle urla vagamente famigliari e incuriosito
guardò al di sotto del proprio letto di nubi quello che vide
lo mise in moto subito, dalle sue labbra di squama si levò
un soffio di fiato che aprì come un ombrello le gocce
d'acqua permettendo a Raphael di riconoscere le figure di Leonardo ed
Ao.
"LEO! VENGO A PRENDERTI" Raphael si lasciò scivolare
giù da Aka e sfruttando l'adrenalina residua nel suo corpo
riuscì a raggiungere ed afferrare le redini del puledro
disorientato e furioso "AO FERMATI! STUPIDA BESTIA FERMATI!" venne
trascinato per un paio di metri infine Ao si bloccò
improvvisamente sfinito dalla pioggia e dalla corsa, quell'interruzione
improvvisa fece sbalzare Leo dalla sella alle, calde forti e
confortevoli braccia del suo amato "Oh sia ringraziato il cielo Leo
stai bene?" Leonardo negò col capo incastrato nella spalla
dell'Alpha, prendeva avide boccate di quel odore in silenzio non osando
alzare gli occhi per incrociare quelli delusi ed iracondi di Raphael
"Leo parlami...Mi vuoi spiegare cosa diamine ti è preso?
Partire nonostante il temporale sei impazzito?! Volevi forse farti
ammazzare?!! RISPONDIMI ACCIDENTI!" lo aggredì il primo
leader "Io... Non volevo... Non volevo davvero però... Il
mio istinto mi ha fatto muovere dovevo Raphael... Dovevo" "Leo...
Domani... Domani partiremo se e solo se la pioggia si sarà
diradata oggi non è proprio possibile mi dispiace amore mio
ma io voglio solo il tuo bene... Il bene tuo e del mio piccolo" Leo
trattenne il fiato sorpreso quando il palmo aperto di Raphael si
andò a poggiare sul suo ventre "Credevi... Credevi che non
me ne sarei accorto amore mio?" il tono si era notevolmente addolcito e
lo sguardo 'raffreddato' Leonardo Saki ritrovò quel minimo
di coraggio per guardarlo in volto e vi lesse solo preoccupazione,
amore e cura "Eviti con ogni mezzo possibile di giacere con me, sei
teso ed agitato quando ci si avvicina al tuo ventre, ti muovi
lentamente valutando con attenzione ogni più piccolo
movimento, sei irritabile, particolarmente sensibile ed emotivo...
Smentiscimi se sbaglio... Sei gravido" non era una domanda quella di
Raphael Hamato ma, una certezza che andava confermata dalla voce soave
e soffice del suo Leo il quale prese coraggio e rispose
"Sì... Sì sono gravido..." Il primo leader si
lasciò andare ad una risata carica di emozioni: Sorpresa,
orgoglio, fierezza ma anche terrore, gelosia ed istinto di proteggere
"Tu... Non potrai partire nelle tue condizioni Leo... Te lo vieto" un
cratere si scavò profondo nel petto dell'Omega una vertigine
impossibile da superare dentro di sé Leonardo
sentì formarsi immenso l'oblio, il mai più
ritorno... La sua fine.
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Capitolo 7 *** il figlio ammira la furia della madre ***
Il
secondo leader meditò per sei giorni e sei notti, sotto il
'piangente' salice; occhi serrati, respiro quieto, animo in tormento
'cullato' dall'ansia pazzo di dolore ed incognite, il cuore, il cuore
'inesistente' nel petto.
Vivo
ma mero 'sopravvissuto'
Ah
quella sera maledetta lui aveva perduto così 'tanto' e
già così 'poco' lui aveva, in verità
lui non possedeva nulla a parte la sua vita, poteva chiamarsi vita se
ingollava ossigeno permettendo ai suoi polmoni, e a quell' organo
decentrato 'movimento'? In quel senso era vita, lui era vivente
'senziente' forse…
Sì
senziente vivente e morto dentro
Putrefatto per intero
Dove
era quel gioiello chiamato speranza? Glielo avevano sottratto
così crudelmente, estirpato via!
Magari
quel gioiello non gli era mai partenuto, lo vedeva chiaro, lucente
negli occhi degli altri; in quelli di ( nome) era tizzone ardente,
focolare 'profumato'
per l'anziano sacerdote, brillio di ciottoli in riva al fiume per servi
e persone comuni, non in quelli di Keoto, suo figlio possedeva il
gioiello nella sua forma più grezza e 'impura' il 'fuoco'
era 'neonato', deforme, 'nero' sporcato da un agglomero altrettanto
informe, quel 'cancro' era lui, la sua presenza ammazzava la speranza
di Keoto…
Eppure
lui gli voleva 'bene'
In
un modo distorto e malato lui gli voleva bene!
Voleva
stringerlo tra le braccia, fino a prendersi il suo 'respiro' e il
'gioiello' nero e il suo 'tutto'!
fagocitarlo
in sé, divorarlo assimilandolo di nuovo e di nuovo e di
nuovo, ciclicamente con costanza, sempre.
Suo
era suo, non del mondo, suo!
La
prima 'cosa' sua che gli era stata concessa tenere 'vicino'
L'unica!
Tianlong
percepì un dolore acuto nella cassa toracica, le sue membra
vennero 'mangiate' da quella 'malattia' che appestava l'anima del
fratello
"Xianlong!
Aiuto! Mi sento morire!"
Gli
artigli a scavarsi nel petto per sradicare 'quell'orrore' e fiori di
sangue che sbocciavano dalla ferita autoinflitta, le nubi si tinsero di
rosa ma, non al tramonto, calò un'aria pestilenziale dal
cielo, toccò terra e non ebbe pietà per nulla:
raccolti, bestiame e persone perirono tutti al di sotto di quella cappa
'rosata' come i sogni più 'belli'.
Un
futuro roseo ti arride, meglio dire… Uccide.
Dunque
in questo futuro un 'futuro' cessa, cessa di esistere.
O
semplicemente non si chiama futuro.
Il
dragone celeste sopravvisse al 'morbo malvagio' sterminando una
città intera.
Contro
il 'flagello' qualcosa andava fatto onde evitare ulteriori stragi; la
connessione che lo vedeva unito con Leonardo Hamato andava interrotta,
come suggeriva il suo compagno Xian, o ripristinata, come sperava Tian.
"Amore
mio, mia metà, mia completezza non posso certo stare muto
quando il germoglio che prediligi ti sta inesorabilmente 'spegnendo',
devi potarlo! Devi potarlo per il tuo bene, per il bene tuo soltanto"
ne cercò gli occhi offuscati di lacrime "Lo poterei io
stesso ma, il germoglio è tuo solo tuo, su di esso non ho
alcun diritto… dunque lascia che io ti consigli una rapida
ed, indolore, potatura del 'male' in questione" sussurrò
cauto ad un suo orecchio di 'perla' al che Tianlong gli si
rivoltò contro, colmo d'ira e del 'male' di suo fratello, il
dragone nero attese che il corpo del compagno impattasse col proprio,
lo cinse strettamente ed in quel esatto istante la 'luna'
oscurò il 'sole' ogni 'cosa' si fece 'buio' ed 'oblio'.
Leonardo
scattò in piedi: "Fratello! Fratello ti sento dove sei?!"
barcollò vistosamente e nessuno venne a sorreggerlo; cadde,
la ghiaia di cui era composto il vialetto gli si infilò
sottopelle, palmi, gomiti e ginocchia 'contenevano' il resto.
Piccole
stille di dolore che in quel istante non furono minimamente registrate,
(nome) comandò al corpo spossato di alzarsi e dirigersi alle
proprie stanze, lì si disfò dalle vesti 'sporche'
ed indossò una nube di fumo, il suo abito più
bello e pregiato; c'erano voluti più di 100 giorni per
tessere le maniche, toccavano il terreno perfino quando il giovane
leader si ergeva, altero sugli zoccoli più alti in suo
possesso, un dono dei sudditi che vedendolo arrancare durante le uscite
della famiglia reale si erano prodigati a farglieli giungere a palazzo:
Erano unici, alti più di due spanne la pelle di bestia che
li completava tinta di rosso, cinte di filo d'oro alle caviglie,
costringevano i suoi piedi ad un angolo alquanto innaturale dannoso per
la sua schiena ma, poco importava, le dita erano già state
spezzate ripetutamente dagli anziani del suo vecchio clan ed i talloni
meticolosamente 'livellati'.
Aveva
piedi piccoli il secondo Leader minuziosamente piccoli, per nulla
adatti alla corsa o all'equilibrio e quel 'lento lavorio' era
cominciato dopo la sua rinuncia alle 'armi' ricordava due anziani che
lo trattenevano ed un terzo occupato col martelletto 'd'argento pieno'
se chiudeva gli occhi percepiva ancora il 'ticchettio dell'orologio' lo
straccio zuppo di saliva e sangue e le lacrime scendere sulle guance
ritmicamente beffarde mentre toccavano terra Tack Tack Tack tre volte
tre Tack Tack Tack tre volte tre per giorni settimane mesi Tack Tack
Tack…
Oh
Che piedi piccoli che aveva
Erano proprio graziosi
i 'suoi' piedi.
Lui
era un'oggettino tanto grazioso, tutto minuto e giustamente fragile, un
vaso Ming da poggiare sul tavolo di mogano accanto al bonsai di un
ciliegio giapponese in casa del ricco mercante di seta….
Ma
quel 'vaso' bianco e blu si era spezzato, il fodero delle katana
riccamente lavorato ben stretto alla vita, una tanto e kunai incastrati
nelle 'grigie' maniche, trucco pesante ad orlargli gli occhi
burrascosi, labbra vermiglie di 'furia', lasciò le nobili
stanze pronto per la 'guerra'.
Sellò
il Rosso non degnando il Blu di un solo sguardo e lo
accompagnò fuori dalle stalle passando nel giardino interno,
quello segreto costruito apposta per meditare e cercare 'pace'.
La quiete tuttavia non lo attendeva; Keoto il suo 'bene male' si
trovava lì, un loto in attesa di quiete alla penombra delle
fronde di un modesto acero.
"Madre
a cosa devo l'interruzione della mia calma così
faticosamente guadagnata?" "A nulla Keoto, prosegui pure nella tua
meditazione ed ignora la mia esistenza, come ti viene sempre facile
fare…" la stilettata era stata diretta con
superficialità dal secondo leader, ottenne di fatti
l'effetto contrario, il figlio aprì gli occhi attenti
notandolo mentre affiancato al muro conduceva Aka verso le porte "Ma
non mi dire madre ora che siete di nuovo gravido volete abbandonare mio
padre e fuggire lontano da vero codardo quale sie…"
terminò la frase col volto rivolto di lato, reggendosi la
guancia offesa, gli occhi sgranati ed increduli…
"Come
osi puttana!" pestò i piedi preso dall'isteria "Come osi!"
ululava furioso e fu gelato sul posto "Io sono tua madre piccolo
insolente ed ancor prima di esserlo ero il leader, un guerriero che per
un insolenza simile avrebbe preteso la tua testa su un palo, ho
tollerato anche fin troppo questo tuo comportamento ed é
finalmente giunto il mio limite" Keoto Hamato indietreggiò
lasciando passare un leader la cui aura imponeva solo reverenza, venne
'schiacciato' prostrato al suolo da quel guerriero che era Leonardo
Hamato
E
lo 'guardò'
Per
la prima volta in vita sua, con timore e rispetto, lo guardò
come un figlio 'ammira' la madre mentre lo rimprovera per i vetri rotti
o i brutti voti, osservò con attenzione le labbra muoversi,
come non farlo?!
Erano
così vermiglie ,furibonde e deluse, il volto contorto dalla
'rabbia' un leggero rossore sulle gote…
Erano
bollenti quelle guance si domandò, volendo toccarle,
sfiorarle delicatamente poiché quella 'furia' era bella
oltre ogni misura.
E
la vide
e la 'riconobbe' era…
"Mamma?"
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Capitolo 8 *** Condivido il tuo stesso fiato, se fai un passo lo compio anch'io... ***
Così
Leonardo Saki si mise in viaggio: il primo luogo che avrebbe visitato
sarebbe stata la lapide delle sue piccole Sakura e Sashiko.
Un
'certo vento' sollevava le zampe possenti di Aka dal selciato, lo
stallone sembrava galoppare senza fatica e peso.
Complice
forse il fatto che a malapena era mezzogiorno pochi occhi assistettero
al loro passaggio sinonimo solo di potenza e regalità;
l'incollatura di Aka ben raccolta, il crine e la coda svettavano come
fiamme e scintille dalla condensa, libratasi dai campi arati di fresco,
la veste di seta, fumosa, del secondo leader fusa 'perfettamente' con
la linea dell'orizzonte...
Ponendo
un minimo di attenzione si sarebbero notate due sagome a nastro
affiancare cavalcatura e cavaliere, a sguardo 'ignorante' sarebbero
parse un banco di nubi dalla forma di serpe mentre a sguardo 'educato'
beh... Quelle sagome nastriformi erano segnale di una presenza divina;
due esseri divini avrebbero vegliato sul viaggio di Leonardo Saki.
Tianlong
insieme al compagno Xuanlong discese dalla volta celeste per seguire
suo fratello mortale, in un primo momento Xuan si era opposto alla cosa
tentando in ogni modo di far desistere Tian dal compiere una simile
azione, per certi versi sconsiderata e proibita ma il legame fraterno
era troppo inciso nella pelle di squama di Tianlong e dopo numerosi
temporali, scatenati dalle loro liti, riuscì a convincersi:
"Il Grande Drago non ne sarà affatto contento... " "Xuan
amore mio saprò farmi perdonare e poi il Grande Drago
è tanto un pettegolo, ricordi quella volta in cui sparse in
giro la voce di avermi intravisto 'intrecciato' a Dilong?" "Eccome se
me lo ricordo, venne a comunicarmelo a me per primo..." "Ora tu sai
bene che tra me e Dilong il rapporto non è certo
idilliaco... Anzi" "Ricordo ancora il primo pianeta a noi affidato eh
eh certe battaglie tra voi due per arrivare al cuore del sottoscritto
lo hanno quasi portato al collasso" il drago di minori dimensioni si
fece roseo sulle guance laminate d'avorio "Ancora eravamo giovani
Xuanlong... Giovani e sciocchi non sapevamo certo che le nostre azioni
avrebbero provocato delle ripercussioni sul pianeta affidatoci" l'altro
dragone ridacchiò con leggerezza "Ricordo a quei tempi il
tuo crine ed il tuo corpo parevano argento fuso... Così
perfetto, oh mia futura metà" Tianlong scosse il capo ornato
da lunghe corna, ingioiellate da perle d'ambra quel giorno "Non mi
sembravi così convinto Xuan visto che non hai subito reso
chiara la tua decisione..." " Ero giovane e sciocco anch'io amore"
ribattè serafico il Drago Nero.
Restarono
silenti 'respirando' il fiato di Aka ed accompagnando i suoi zoccoli a
fendere l'aria, loro che sinuosi la foravano 'nuotandovi' attraverso...
*Il
cavallo è stanco Leo, Aka è stanco fermati e
risparmia le sue e le tue energie per domani* in un alito di vento
Tianlong alle orecchie del fratello fingendosi suo buon senso e ragione
tuttavia suo fratello 'maggiore' sempre si era distinto per seguire
solo all'ultimo la propria 'coscienza' troppo abituato a vedersi
riporre decisioni e destino nelle 'mani' di altri, non accennava a
rallentare la loro corsa sfrenata e disperata che doveva portarli il
più lontano possibile dal palazzo reale...
Finalmente
chiese ad Aka una transizione al trotto, le sue forze, tutte le sue
forze, andavano al piccino e quelle ore in sella si fecero sentire
prepotenti, aggravate anche dalla nube scura che le sapienti dita
d'artiglio di Xuanlong gli avevan cucito indosso, sulle spalle, presto
si vide costretto a fermarsi e cercare una camera per passare la notte.
Smontò dallo stallone premiandolo con tre zollette di
zucchero per il suo esserglisi asservito senza alcun segno di colpi di
testa, Aka accettò di buon grado quel dono prelevandolo con
delicatezza dai palmi aperti del secondo leader per poi suggerlo con
calma e flemma "Grazie Aka spero di poter trovare una buona stalla per
te" ne toccò il collo schiumoso di sudore bianco "Hai un
tale bisogno di essere deterso... " Lo stallone sauro si scosse, la
pelle tremava sulle ossa in spasmi sempre più violenti
allora Leonardo Saki tagliò con la katana la propria lunga
veste ricavandone una coperta di seta preziosa per l'animale "Ecco a te
Aka così non patirai troppo il freddo" gliela pose in groppa
assicurandola alla bell e meglio coi lacci dei suoi sandali, era uso
camminare a piedi scalzi su quel tipo di terreno quindi privarsene non
fu certo un disturbo anzi... Un fresco piacere 'selvatico' di
libertà, il primo
'assaggio' dopo 'lungo tempo'...
Il
debole lume delle lanterne appese a ciondolare fuori dalle umili case
fece loro capire di essere giunti nel villaggio più vicino
alla loro 'meta'.
'Armandosi'
del suo miglior sorriso Leonardo batté alla porta della
prima abitazione che riteneva abbastanza 'grande' per poterli
accogliere, inutile dire che nonappena il capofamiglia intravide il
'taglio dei suoi occhi' si rifiutò categoricamente di
offrirgli asilo.
"La
prego buon uomo sono disposto anche a dormire nella stalla col mio
cavallo, me la offra per questa notte soltanto prometto che
alle prime luci del mattino mi sarò già dileguato
e le giuro che verrà lautamente ricompensato per la sua
generosità" supplicò, la 'forza' della
disperazione gli fece 'sanguinare' i palmi su quelle assi in legno
'duro', l'umile contadino con un fil di voce spiegò le
proprie motivazioni: "Mio signore voi dovreste essere a palazzo e non
in mezzo a questa povera gente, per quale motivo siete fuggito? Il
primo leader sarà oltremodo furioso sapendovi si distante da
casa, che potrebbe mai fare ad un miserabile come me se dovesse venire
a conoscenza del fatto che ho ospitato il suo compagno in fuga?! Nulla
di buono le dico, quindi la supplico in ginocchio faccia rientro al
palazzo mio signore, fuggire non serve a nulla, parli col proprio sposo
e risolva le incertitudini che le attanagliano tanto l'anima da farle
abbandonare il luogo dove vive coi propri affetti e famigliari, tutto
si risolve con una buona discussione, in fondo il suo sposo si
è distinto nell'essere clemente e prono al perdono ed
è sempre stato un buon marito e padre con lei e suo figlio
mio signore, il clan non è mai stato tanto prospero da
quando Il primo leader Raphael Hamato vi ha preso il comando
e sono orgoglioso di farne parte, mio signore sarò sincero
con lei... sono fedele ai miei due leader, giuro! Ma... Son
più fedele e devoto al primo di questi... Insisto dunque nel
farla desistere ad intraprendere un viaggio che porterà solo
dolore e sofferenza a lei ed al primo leader Raphael Hamato, torni a
casa Leonardo Saki torni a casa qui nessuno vuole perdere la testa per
una sua..." Leonardo si affrettò ad 'interromperlo' "Buon
uomo nessuno verrà privato del proprio capo se lei mi
ospitasse, lo stesso non potrei dire se lei rifiutandomi
ospitalità mettesse a rischio la vita del futuro erede del
clan Hamato che ora 'trova dimora' nel ventre di questo secondo
leader... In quel caso il primo leader potrebbe reagire nel peggiore
dei modi e massacrare lei insieme a tutta la sua famiglia senza
né pietà né rimorso" il contadino lo
guardò con uno sguardo colmo di pena sospirò "Mio
signore nella stalla troverà mio figlio, lui si
occuperà del vostro cavallo e... di prepararle un giaciglio"
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