Blood red eyes di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 I figli di Kuriza ***
Capitolo 2: *** Cap.2 La nascita di Matt ***
Capitolo 3: *** Cap.3 La fattoria di Broly ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Pacifici saiyan ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Il dolore di Tarble ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Piccoli saiyan ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Il tempo scorre ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Folle volo ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Le favole di Goku ***
Capitolo 10: *** Cap.10 ‘Influenze’ ***
Capitolo 11: *** Cap.11 L’apparizione del drago ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Rincontrarsi finalmente ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Contrasti ***
Capitolo 14: *** Cap.14 L’arrivo di Tarble ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Sfida notturna tra ‘lupo’ e ‘gru’ ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Pesante lutto ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Retroscena su Lourth ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Le magie della strega ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Vegeta contro la falsa strega ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Aiutami Kakaroth ***
Capitolo 21: *** Cap.21 Lasciati salvare ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Jita ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 Prima della battaglia contro Kamy ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Obsessed Phoenix ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Vendetta rosso sangue ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Battaglia ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Vegeta raggiunge Kamhara ***
Capitolo 28: *** Cap.28 Il rosso si stempera ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Prova superata ***
Capitolo 30: *** Cap.30 Apparente vittoria completa ***
Capitolo 31: *** Cap.31 Promessa infranta ***
Capitolo 32: *** Cap.32 Tarble e Reghina ***
Capitolo 33: *** Cap.33 Hiraeth ***
Capitolo 34: *** Cap.34 Starò al tuo fianco ***
Capitolo 35: *** Cap.35 Rimembranze ***
Capitolo 36: *** Cap.36 Proposta di matrimonio ***
Capitolo 37: *** Cap. 37 Preparativi all’incoronazione ***
Capitolo 38: *** Cap.38 Sfidare il vento e volare via ***
Capitolo 39: *** Cap.39 Incoronazione ***
Capitolo 1 *** Cap.1 I figli di Kuriza ***
Il capitolo è stato
ispirato a questo disegno: https://www.deviantart.com/deadlychestnut/art/The-Sixth-Ranger-191099622;
The Sixth Ranger by DeadlyChestnut.
Cap.1 I figli di Kuriza
Vegeta si sedette sul davanzale della
finestra e accavallò
le gambe.
“Non so bene cosa
significasse quel sogno, ma ho capito una
cosa… I miei genitori mi hanno nascosto qualcosa sulla mia
nascita.
Devo scoprire di cosa si
tratta” spiegò, passandosi la mano
tra i capelli mori. Teneva uno scouter sull’occhio e lo stava
utilizzando per
parlare.
Kuriza, dall’altra parte,
gli rispose: “I genitori spesso lo
fanno. Io non so praticamente niente di mia madre e ho iniziato a
capire
qualcosa”.
“Ossia?”
domandò il principe dei saiyan.
Kuriza sospirò.
“Preferisco parlartene
quando avrò le prove”.
Vegeta mugolò in assenso.
“Come stanno i tuoi
figli?” domandò.
Kuriza si deterse le labbra con la
lingua.
“Mia figlia un
po’ mi preoccupa. Assomiglia un po’ a me e un
po’ a sua madre…” spiegò.
Vegeta avvertì un brivido
lungo la schiena.
< Un incrocio tra saiyan e
changelling, ancora adesso mi
fa impressione > pensò, mordendosi
l’interno della guancia.
“Però non ha il
carattere dolce di suo fratello minore.
Ormai è una giovane adolescente e…”
proseguì a spiegare Kuriza.
Vegeta corrugò la fronte
con aria meditabonda.
“Assomiglia al nonno,
vero?” domandò.
Kuriza mugugnò.
“Già. Non mi
fraintendere, non va in giro ad uccidere o
conquistare pianeti, ma sembra fatta apposta. Anche nel modo di
muoversi, nel
parlare, mi ricorda fin troppo mio padre” ammise.
Vegeta annuì.
”Comunque ultimamente mi
chiami spesso” notò Kuriza.
Vegeta rispose: “Tuo padre
e vivo e vegeto. Se ne va in giro
indisturbato per l’universo e non ho la più
pallida idea di dove sia.
Ti ha già ucciso una volta
per il tuo buon cuore. Non voglio
lo faccia di nuovo perché ha scoperto che hai sposato una
saiyan”.
Kuriza ridacchiò.
“Sei proprio un
‘fratello maggiore’ apprensivo” lo
punzecchio.
Vegeta grugnì.
“Sono preoccupato davvero e
dovresti esserlo anche tu” gl’intimò.
Si udirono dei ticchettii provenire
dall’altra parte e il
viso di Vegeta divenne bluastro.
< Ci scommetto, sta muovendo
la coda in modo inquietante.
Che impressione! > pensò.
“Ho saputo che Ginew
è morto, vero?” domandò Kuriza con tono
grave.
Vegeta sospirò.
“Sì, da un
po’. Lo era già quando sei resuscitato, credevo
lo sapessi” ammise, socchiudendo gli occhi.
Kuriza mugugnò.
“Suppongo che fosse gentile
con me solo per fedeltà a mio
padre” esalò. Fece un verso simile ad un gemito.
“Vegeta, ultimamente non
sto benissimo e mi è venuto un
dubbio. Credo che mio padre mi odiasse meno di quanto voleva far
credere.
Non credo di rischiare nulla da lui.
Inoltre non sa che io sono
resuscitato” tranquillizzò il
principe.
Vegeta schioccò la lingua
sul palato.
“Va bene, ma stai attento.
Freezer diventa sempre più
potente. Se qualcosa non va, chiamami. Arriverò.
Non dimentico che sei morto per
cercare di aiutarmi” disse
secco.
“Ti auguro di scoprire la
verità sulle tue origini” disse Kuriza.
Vegeta sorrise.
“Tu chiamami appena hai
quelle famose prove. Io mi farò
sentire presto”.
Kuriza rispose: “Ci
conto”, chiudendo la chiamata.
Vegeta s’infilò
il cellulare in tasca e guardò fuori dalla
finestra.
< Mi chiedo se
resusciterà mai sua sorella, ma
soprattutto come Freezer abbia potuto avere dei figli così
dolci > pensò.
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Capitolo 2 *** Cap.2 La nascita di Matt ***
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=87RgBsF_jCY; Nightcore -
180 || 4th Point (CC Lyrics).
Mi
sono ispirata a questa immagine: https://www.deviantart.com/kelissa/art/GADF-152122018;
GADF by Kelissa.
Kamhara singhiozzò,
mentre John le stringeva le spalle.
“Non
potete portarmelo via, è appena nato” gemette,
mentre i suoi occhi diventavano liquidi.
Baba sospirò,
negando con il capo.
“Mi
dispiace, ma lo ha chiesto Re Yammer in
persona. Questo bambino è figlio di un demone nato
negl’inferi e di una strega saiyan.
Non
sappiamo cosa possa fare” spiegò, cullando il
neonato.
Il
bambino gorgogliò, aveva il viso nascosto da una zazzera
rossa e le labbra sporche di saliva.
Baba lo
teneva tra le braccia, seduta sulla sua sfera levitante.
“Quando
potremo riaverlo?” domandò John, con uno sguardo
furente sul volto. Le sue ali da demone, dalla forma di quelle di un
pipistrello, si agitavano sulle sue spalle, facendo ondeggiare i
capelli mori a fiamma che gli ricadevano da un lato del capo.
“Il
mio piccolo Matt” gemette Kamy.
“Penso
presto. Non temete, non vogliono fargli del male.
Al
massimo gli metteranno qualche sigillo per evitare che questi poteri lo
uccidano o danneggino l’universo circostante”
sussurrò.
John
disse acido: “Gli dei continuano ad avere paura della mia
razza, vero?”.
La
strega rabbrividì, incassando il capo tra le spalle.
“Adesso
devo andare. Non preoccupatevi, farò in modo che non succeda
niente al vostro pargolo” promise, scomparendo in una
nuvoletta di fumo.
John
cullò Kamhara contro
di sé, la ragazza si aggrappò al suo petto,
piangendo più forte.
<
Non solo ha rischiato la vita mentre era incinta e un conseguente
aborto, ma anche il parto è stato rischioso. Nonostante
tutto eravamo riusciti finalmente a stringere nostro figlio tra le
braccia.
Con
quello che hanno fatto, le hanno spezzato il cuore… ed io
questo non lo dimenticherò > pensò John,
facendo una smorfia.
Goku
si sedette ai piedi della propria statua, sollevò una
lattina di birra.
“Alla
salute” disse e se la portò alle labbra. Ne
sorseggiò il contenuto, socchiudendo gli occhi.
<
Non ce la facevo più a dover rispondere a tutte quelle
domande su Mr. Satan.
Non mentire era diventato davvero complicato >
rifletté. Sorseggiò un altro po’ di
birra, sentiva il naso prudergli, arrossato.
<
Quella festa è stata piacevole, ma parecchio complicata da
gestire.
Da
quando mi hanno nominato eroe della Terra, insieme ad Ub e
Mr. Satan,
m’invitano in continuazione. A me non piace tutto quel
rumore, dover sempre stare lontano dalla natura >.
Sbuffò.
<
Però sempre meglio di essere considerati un mostro >.
Finì
la lattina e la schiacciò con una mano, mentre con
l’altra si grattava il collo.
Notò
che una figura lo stava osservando nell’ombra.
Si
rialzò in piedi e raggiunse una spazzatura, lasciandovi
cadere dentro la lattina.
“Chissà
dove diamine si trova Freezer in questo momento e se ha intenzione di
venirci ad attaccare” borbottò.
<
Quella deve essere una delle tre saiyan che
sono state resuscitate dalla fenice.
Vegeta
mi ha detto che non sono una minaccia, ma non ci sono venute in aiuto
quando era il momento.
Mi
chiedo se davvero ci si possa fidare > rifletté.
Spiccò il volo, sorvolando un’ampia fontana e si
allontanò, sfrecciando nel cielo azzurro.
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Capitolo 3 *** Cap.3 La fattoria di Broly ***
Cap.3
La fattoria di Broly
Broly era
seduto su una roccia, indossava solo una pelle di animale conciato
legata intorno alla vita.
In
lontananza risuonavano i versi di pterodattili e ruggiti di
tirannosauri.
Broly socchiuse
gli occhi dalle iridi more, guardando Calgare intento
a scavare nel terreno per piantare i grossi semi bianchi di ravanello
gigante saiyan.
Incrociò le braccia al petto e sospirò.
“Credi
che gli altri saiyan verranno
a cercarci? In fondo avranno sentito le nostre auree” disse Broly.
Calgare si
sistemò una ciocca albina dietro l’orecchio, i
folti capelli dalle ciocche larghe tre dita gli arrivavano ai piedi e
gli copriva in parte il corpo trasbordante muscoli.
“Non
preoccuparti. Goku è stato avvertito della nostra presenza.
Re Yammer gli
ha detto che ci ha dato la possibilità di lasciare
gl’inferi come agli altri
‘fuggiti’” spiegò Calgare.
Si deterse la fronte sudata con il dorso della mano. “Inoltre
credo che avranno già il loro bel da fare”.
Broly incassò
il capo tra le spalle.
“Sì,
anche io sento una minaccia incombente su questo pianeta”
sussurrò.
-
Sperando di non essere noi due. In fondo io non so se
perderò di nuovo il controllo dei miei poteri o se lui
finirà di nuovo per abbandonarsi al lato più
oscuro della sua anima.
Siamo
due psicopatici, due mine vaganti pronte ad esplodere.
Solo
che entrambi vogliamo solo una vita tranquilla come quella dei nostri
avi – pensò, serrando le labbra fino a farle
sbiancare.
Calgare ricoprì
le buche con la terra, mentre passava a crearne altre per continuare la
semina. Il terreno dissodato era più scuro di quello intorno
alla loro zona.
“No,
credo c’entri di più con quelle giovani saiyan che
sono resuscitate” disse Calgare.
-
O con Lourth.
Lo posso sentire. Riconosco il suo potere.
Finché
non sarà sconfitto questo pianeta non potrà
conoscere nuovamente la pace.
Vegeta,
cuginetto, ti prego, stai attento. Il destino ti ha preso di mira e si
continuerà ad accanire contro di te. Sei il principe del
nostro popolo maledetto dagli dei stessi – pensò.
Broly si
alzò in piedi dalla roccia.
“Posso
aiutarti in qualche modo?” gli domandò.
Calgare alzò
lo sguardo con aria confusa.
“Sei
sicuro di sentirti pronto per costruire qualcosa, invece di
distruggerla?” chiese.
Broly rispose:
“Se non provo, non ci riuscirò mai. Da qualche
parte devo pur iniziare”.
Calgare gli
fece il segno dell’ok.
“Vai
pure a prendere il trattore” lo incoraggiò.
Broly ricambiò
a sua volta facendo l’ok, tentando un sorriso tirato.
-
Lui deve dimenticare tutto ciò che gli ha insegnato il suo
addestratore Dodoria.
Io devo scordare quello che mi ha fatto mio padre Paragas.
Alle
volte, nella notte, mi tocco ancora la fronte, nel terrore di trovarci
il diadema del controllo mentale.
Non
so perché Calgare si
fidi tanto, ma siamo figli di due fratelli, siamo cugini. Si
può dire che lo stesso sangue di famiglia scorra nelle
nostre vene.
Se
lui può farcela, posso riuscirci anche io -.
Spiccò il volo e levitò fino a una vecchia
autorimessa.
Era
vicino alla fattoria che i due stavano costruendo.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Pacifici saiyan ***
Scritto
per: Ipse Dixit! di WW.
"Ohana significa
famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato o
dimenticato."
Goku
gettò indietro la testa, scompigliando i propri capelli mori
e socchiuse gli occhi.
Allungò
la mano e cercò quella di Chichi,
la moglie la prese nella propria e si piegò in avanti,
chiudendo gli occhi gli posò la testa sulla spalla.
La
donna sentì la stoffa della maglia arancione della tuta del
marito sotto la guancia, mentre gli sorrideva.
Goku
le avvolse i fianchi con il braccio, inspirando l’odore di
lei.
<
I momenti per noi sono estremamente rari > pensò.
“Sai,
mi è piaciuto il fatto che ci ha fatto vedere May”
sussurrò. < Non vedo un cartone da quando Gohan era
piccolo. A quei tempi pensavo che avremmo cresciuto nostro figlio come
una famiglia normale, prima di scoprire che ero un sayan,
prima di Radish >
pensò.
“Quale?”
mugolò la moglie, sonnolenta.
Goku
le rispose: “Ohana significa
famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato o
dimenticato”.
<
Mi fa venire in mente nonno Gohan.
In fondo lui decise di adottare un piccolo alieno, diventandone
l’amorevole famiglia. Non mi ha abbandonato quando ha visto
che ero selvaggio e si è preso cura di me dopo che sono
caduto dal dirupo, procurandomi un trauma cranico >.
“Sì,
molto bella” biascicò Chichi,
sbadigliando.
Goku
sorrise, vedendo che si stava appisolando abbracciata a lui. La prese
in braccio, alzandosi, dicendole: “Ti porto a
letto”.
<
La trovo un’ottima idea > pensò, non
riuscendo a tenere gli occhi aperti.
Goku
le posò un bacio delicato sulla testa e salì le
scale, in punta di piedi. Passò di fianco alla stanza della
figlia, addormentata nel suo letto, respirando piano, attento a non
fare rumore.
Raggiunse
la camera da letto.
La
luna era alta in cielo ed illuminava le case a cupola che risaltavano
nel paesaggio verdeggiante dei Monti Paoz.
L’alba
illuminava la camera da letto dei Briefs, filtrando attraverso le
grandi vetrate della cupola a crema della Capsule corporation.
“Oh,
andiamo, scimmione. Ti sei preso l’abitudine a dormire troppo
a lungo” brontolò Bulma.
Afferrò Vegeta per una spalla e lo strattonò,
sbuffando sonoramente. “Sveglia!” lo
chiamò, alzando la voce.
Vegeta
russava a bocca spalancata.
Bulma lo
colpì con dei delicati pugni sul petto muscoloso.
<
Non si sveglia con niente! > pensò, vendendo che come
risultato otteneva solo che il marito russasse meno forte. Si sedette
sul letto accanto a lui, scuotendolo per entrambe le spalle.
<
Fare il mercenario avrebbe dovuto affinare i suoi sensi, non
trasformarlo in un ghiro > valutò.
Posò
la mano sulla coda di lui e, distrattamente, iniziò ad
accarezzarla. Passò le dita tra la peluria castana,
muovendole delicatamente.
Un
sorriso si dipinse sulle labbra del principe dei saiyan,
mentre iniziava a fare delle basse fusa, di gola.
Bulma corrugò
la fronte e si piegò in avanti.
“Neko,
sei qui?” domandò, cercando il gatto sotto al
letto. Allontanò la mano dalla coda, Vegeta smise si fare le
fusa, mentre Bulma si
alzava in piedi. “Che strano, mi era sembrato di sentire il
gatto fare le fusa” borbottò.
Vegeta
si svegliò, rosso in volto, mentre la donna si voltava verso
la finestra, sgattaiolò fuori dalla stanza, imbarazzato.
<
Meno male che non ha capito che ero io > si disse, tra
sé e sé.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Il dolore di Tarble ***
Dialogo
tra Freezer e Sauzer.
Scritta
per #paroledesuete! di WW.
filautìa s.
f. [dal gr. ϕιλαυτία, comp.
di ϕιλο-
(v. filo-) e αὐτός «stesso»], ant.
–
Amore
eccessivo di sé, esagerato narcisismo.
Cap.5 Il
dolore di Tarble
Tarble era
in piedi davanti ad una lapide, mentre una pioggia violetta lo
investiva.
Le
lacrime solcavano
il viso del saiyan.
<
Non ho potuto fare niente per evitarlo.
Ho
protetto la mia dolce amata da tutto quello che ho potuto, ma non sono
riuscito a salvarla. Ai
miei occhi era bella come
una dea e dolce come una bimba.
Sempre
così timida, piena di vita, candida
com’è ora questa lapide.
Per
quanto non la volessi perdere, l'ultimo periodo sono arrivato a
desiderare giungesse.
Lei
finalmente non soffre più.
Sono
rimasto solo, senza la sua luce e mi sento così vuoto.
Questo
pianeta non è più la mia casa.
Senza di lei vedo la gente di qui per quello che è: un
popolo alieno alto la metà di me.
Non
appartengo a questo luogo. Sono cambiato.
Sempre più spesso mi ritrovo a pensare a mio fratello
maggiore. Siamo sempre stati diversi.
Però…
lui non era come nostra sorella Veki.
I suoi dispetti avevano un risvolto d’affetto. Mi proteggeva
dalla furia di nostro padre e il giorno in cui mi hanno mandato via lui
c’era. Era come se gli dispiacesse >
rifletté.
Fece
un sorriso amaro, mentre le sue lacrime si facevano meno copiose, ma
più dense.
<
Sento così freddo in questo luogo. Forse perché
il dolore si è sbranato il calore
della mia anima brano a brano, mentre mia moglie mi veniva sottratta
così velocemente dalla sua malattia.
Pensare
che eravamo così felici fino a non troppo tempo fa. Sembra
un’altra vita. L’ho vista sfiorire davanti a
me… >.
Iniziò
a gridare di dolore, mentre i suoi capelli
si tingevano del color dell’oro. La sua aura, raggiunto lo
stadio del supersaiyan,
illuminò tutt’intorno a lui.
<
Ero così sorpreso quando vidi Goku trasformarsi per la prima
volta. Pensavo fosse esaltante raggiungere questa trasformazione.
Per
me è stata solo frutto di angoscia e rabbia. Mi sento
inutile, frustrato.
Ho
pensato di lasciarmi morire qualche volta, ma tradirei il mio orgoglio
di principe dei saiyan >
rifletté.
“Ho
deciso. Andrò da mio fratello Vegeta" sussurrò
con tono amaro. Diede le spalle alla lapide e proseguì lungo
il silenzioso giardino del cimitero.
Freezer
si passava la mano sulla propria coda candida,
fissandola con gli occhi ridotti a spillo.
“Se
ti senti così profondamente legato a Sauzer,
dovresti dirglielo.
Mi
dà ai nervi vedere che sei rimasto un tale
codardo” si lamentò, schioccando
la lingua sul palato.
Zarbon gettò
indietro la testa, stringendo le proprie gambe al petto
all’altezza delle ginocchia.
“Lord
Freezer…” sussurrò.
Freezer
fece una smorfia.
“Lord
di cosa? Siamo bloccati
su questo dannatissimo pianeta” sibilò. Incassò
il capo
tra le spalle. “Mi sono stufato di cercare
di conquistare questo universo. Non mi merita” disse con tono
piccato.
Zarbon fece
un sorriso storto.
<
Siamo cresciuti insieme sin da bambini. Hai deciso tu di risparmiarmi
quando tuo padre ha conquistato il mio pianeta.
Mi
ha reso uno dei tuoi mercenari migliori >.
Giocherellò con la lacrima che decorava il suo diadema.
< Hai cancellato
la bruttezza delle mie membra e mi hai dato una nuova vita. Mi hai reso
da ranocchio a splendido pavone. Ti devo tutto.
Lo
so quando menti e quando soffri > rifletté.
“Se
questo pianeta non è di vostro gradimento, possiamo
spostarci su un altro” rispose Zarbon.
Freezer
colpì il terreno con la coda, lasciando delle crepe.
“No,
qui abbiamo trovato un posto con pochi scocciatori. Abbiamo una topaia
che sta in piedi e il cibo non è tanto male”
borbottò.
Zarbon bisbigliò:
“Il cibo migliore si trova sulla Terra”.
<
Sei in crisi. Non sai più chi sei.
Non
ti vedevo soffrire così tanto alle prese con la tua
identità da quando ti hanno costretto a sposare la tua
migliore amica.
Tu e lei eravate inseparabile, come fratello e sorella.
Quando
è morta e tu hai perso i tuoi figli, qualcosa in te si
è spezzato. Sei cambiato.
Non hai riservato la tua crudeltà solo suoi tuoi nemici, ma
anche i tuoi sottoposti, persino quelli che un tempo erano tuoi amici,
ne sono stati travolti.
Tua
figlia è morta per una malattia genetica,
tuo figlio lo hai ucciso prima che facesse la stessa fine.
Essere
il cattivo
per te è sempre stata la scelta più facile
> rifletté.
Freezer
ringhiò, mostrando i denti lattei.
“Non
andrei su quel pianeta nemmeno se fosse l’ultimo rimasto.
Dev’essere impregnato della puzza di quello scimmione di Son
Goku.
Quanto
lo odio” ruggì. Serrò il pugno dalla
pelle nivea così forte da farsi scricchiolare le ossa.
“Sauzer non
pensa che io tenga a lui. Crede che condividiamo il mio amore per me
stesso. In fondo il mio narcisismo è risaputo”. Zarbon tornò
al discorso originario.
Freezer
si vantò: “Devo dire che ho fatto davvero un buon
lavoro con te. La tua filautìa è
completamente merito mio”.
Si sporse in avanti e afferrò la spalla di Zarbon,
che s’irrigidì, ingoiando un gemito per la stretta
troppo forte. “Ho sempre pensato che se io mi odiavo
così tanto, almeno tu non dovevi fare altrettanto con te
stesso.
Ho
sempre pensato che tu fossi come me, capace
di vivere solo per te stesso. Però a quanto pare non
è così, visto che hai fatto comunella con quel
‘leccapiedi’
di mio fratello.
Perciò
ora vai da lui e digli qualche frase vomitevole sul rapporto che vi
lega. Questo è un ordine”.
Zarbon rispose:
“Allora obbedirò”.
|
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Capitolo 6 *** Cap.6 Piccoli saiyan ***
Scritto
con il prompt del giardino di Efp:
Sedia a dondolo
Bra
si accomodò sulla sedia a dondolo, posando le mani sui
braccioli e gettò indietro la testa, facendo ondeggiare la
sua coda di cavallo.
Alzò
lo sguardo, osservando Goten sollevare
loro figlio sulla sua testa, facendolo giocare.
Il
piccolo rideva, allungando le manine verso il genitore.
“Chi
è il piccolo di papà? Chi è il piccolo
di papà?” domandò Goten.
“Di
papà… Di papà…”
tentò ancora Goten.
Goten rispose
dicendo: “No” in modo secco.
Bra
nascose la bocca con la mano, ridacchiando, mentre con
l’altra teneva stretto il bracciolo della sedia a dondolo.
“Beh,
almeno sta iniziando a parlare” sussurrò Goten.
Chinò il capo, facendo ricadere in avanti i suoi capelli a
cespuglio che gli nascosero in parte il viso.
“Non
prendertela, amore. Ha solo un carattere simile a quello di mio
padre” disse Bra. Si alzò dalla sedia a dondolo,
trattenendo le risate. Raggiunse il marito e gli posò un
bacio sulla guancia.
Goten
strinse al petto il figlio, che lo raggiunse con un paio di calcetti, e
si sporse, baciando la moglie sulle labbra.
“Vedo
che hai molto gradito la sedia a dondolo che ti ha regalato mia
madre” sussurrò.
Bra
rispose: “Se impari a conoscerla, Chichi non è
niente male”.
<
Non sono in molti a pensarlo, ma suppongo non sia molti neanche a
sopportare i suoi genitori > rifletté.
Tenshinhan
sollevò il figlio e se lo mise sulle spalle, Gorin lo
abbracciò e posò il mento sulla testa priva di
capelli, sopra il terzo occhio. Il codino di capelli mori del piccolo
ondeggiava dietro le sue spalle, il bambino indossava una divisa di
seta rossa.
“Papà,
non vedo l’ora di prendere qualche pesce” disse
Gorin.
Tenshinhan
si voltò e guardò la figlia Latys raggiungerli.
“E tu,
piccola mia?” domandò.
Latys
rispose: “Non mi piace uccidere i pesci”.
Tenshinhan
rifletté. “Potremmo ributtarli in acqua dopo
averli pescati” propose.
Rif,
che volava sopra la sua testa, risaltando sul cielo sereno,
gridò festante: “Questa sì che
è una splendida idea”.
Vetrunks
guardava voglioso il cielo terso fuori dalla finestra.
<
Non è giusto che la scuola sia già ricominciata.
Vorrei essere fuori a giocare, invece sono bloccato qui >. Si
accasciò sul banco, ingoiando un sospiro. < Persino
allenarsi sarebbe più utile che ascoltare queste cose.
Sono
sempre le stesse. Io ho già finito il libro, le trovo
così noiose >. Si mordicchiò il labbro.
<
Chissà come sta May. Sua madre mi aveva detto che aveva un
po’ di influenza >. Si passò la mano tra i
capelli a fiamma color glicine.
La
maestra si avvicinò a lui e si piegò.
“Qualcosa
non va?” domandò. Gli posò la mano
sulla fronte e lo sentì bollente. “Forse
è meglio chiamare i tuoi genitori”
rifletté.
Vetrunks
la guardò con gli occhi lucidi.
“Mamma
e papà a quest’ora lavorano”
brontolò.
La
donna disse: “Sono sicura che sapendo che stai male
correranno subito a prenderti”.
“Io
non voglio farli preoccupare. Potremmo chiamare il nonno
Goku?” provò.
“Va
bene” concordò la maestra.
|
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Capitolo 7 *** Cap.7 Il tempo scorre ***
"Questa
storia partecipa alla White Day Run indetta dal forum Piume d'Ottone".
Junior
dormiva profondamente con Jaden adagiato sul suo petto. La mano del
genitore era verde e risaltava sulla figura pallida del piccolo, a sua
volta appisolato.
Elly
li guardava attraverso la sfera sul comodino. La stanza dove si trovava
era completamente viola e da fuori dalla finestra si scorgevano di
verse lune.
<
A quest’ora io e Junior litigavamo sempre su chi dovesse
cullarlo quando si svegliava a causa di qualche incubo >
rifletté. Si deterse le labbra con la lingua e
fissò il soffitto. < Ora mi offrirei sempre io
volontaria. Mi manca tenere mio figlio stretto a me>.
La
figura del namecciano e del pargolo, dal pigiamino verde chiaro, e
delle orecchie a punta che s’intravedevano tra i capelli
biondi, scomparvero pian piano. La sfera si oscurò.
Crilin
era intento a cullare Ely tra le sue braccia, la piccola gli tirava i
corti capelli mori.
Ub,
in ginocchio per terra, stava pulendo il pavimento con una spugnetta,
accanto a lui c’era un secchio con acqua e disinfettante.
Alzò il capo, stretto da una bandana candida, e sorrise,
vedendo le smorfie che faceva il suocero.
<
Riesce sempre a farla tranquillizzare. In fondo è un bene
che ora sia io quello relegato ai lavori più
‘terribili’ di casa.
Inoltre
me lo merito. Così mi posso far perdonare per il disastro
che ho combinato > rifletté.
“Mamma,
guarda! Ub mi ha comprato tantissime mimose!” provenne la
voce estasiata di Marron dal piano di sopra.
A
cui fece eco la voce di 18: “Se pensa di farsi perdonare
così facilmente si sbaglia! Ho intenzione di farlo lavorare
sodo!”.
Bulma
era intenta ad apparecchiare la tavola con l’aiuto di un
robot. Notò un mazzetto di mimose che stava in un canestro
di bambù e le sollevò.
“Vegeta,
è rimasta una mimosa in più”
sussurrò, rigirandoselo tra le mani.
Il
principe dei saiyan, steso sul divanetto, alzò lo sguardo e
si deterse le labbra con la lingua.
<
Odio il fatto che dica ad alta voce che sono io a comprarle. Ci
sarà un motivo se le faccio regalare a lei!
Devo
tutelare il mio orgoglio.
Anche
se ho il dubbio che Bra abbia capito che in realtà
è tutta opera mia > rifletté.
“Lo
avevo preso per Elly, ma lei al momento non si trova sulla Terra. Si
sta allenando con gli dei” spiegò.
“Alla
fine, anche se litigate sempre, ti sei affezionato a lei come ad
un’altra figlia” sussurrò.
Mi
ha contattato Whis per dire a Kamhara di stare pronta. A quanto pare
vogliono che superi una prova o qualcosa del genere per andarsi ad
allenare anche lei.
Bills
si è troppo addolcito. Evidentemente Kakaroth
t’infetta con qualche malattia che ti spinge ad essere
più buono. Deve aver contagiato anche me ai tempi”
si lamentò Vegeta.
Bulma
sussurrò: “Stai cercando di cambiare
discorso?”.
Bulma
lo guardò addormentarsi e scosse la testa.
<
Ha sempre dormito un po’ di pomeriggio, dopo gli allenamenti,
ma ultimamente mi sembra che dorma di più. Eppure
l’insolazione gli è passata da parecchio.
Che
sia l’età che avanza? No, non credo, mi ha fatto
ben capire che come saiyan è ancora giovane >
rifletté.
|
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Capitolo 8 *** Cap.8 Folle volo ***
"Questa
storia partecipa alla White Day Run indetta
dal forum Piume d'Ottone".
Bulma si
svegliò udendo una serie di mugolii, sentì il
marito scalciare nel sonno, facendo cigolare il materasso.
Vegeta
si agitava nel sonno, mormorando parole sconnesse.
Bulma lo
guardò con aria preoccupata.
<
Non l’ho mai visto così: pallido, sfibrato e
sudato > si disse.
Vegeta
dimenò di nuovo i piedi.
Gli
occhi sotto le palpebre si muovevano frenetici, mentre l’uomo
biascicava parole in saiyan in
modo sempre più chiaro.
<
Forse Vetrunks gli
ha passato l’influenza > rifletté Brief.
Vegeta
pronunciò una parola in modo più nitido, alzando
la voce.
<
Sto volando, ma non so dove. Non riesco ad aprire gli occhi.
Non
sono io a volare. No, sono steso su qualcosa di caldo e immenso che
vola sotto di me.
Il vento non
mi sferza, nonostante la velocità che abbiamo raggiunto.
Anzi, sembra avvolgermi come una membrana fresca e protettiva.
Non
ho la forza di tirarmi su. Resto semplicemente qui sdraiato.
So
che non sono semplicemente su un oggetto volante, è una
creatura vivente quella che mi sta trasportando. La sento muoversi,
respirare, sotto i palmi delle mani.
La
sento come se ci appartenessimo, fossimo parte della stessa
realtà.
Odio
dipendere da qualcosa. Ormai ho capito che non sono umano, sono
abituato ad emozioni nuove, innaturali. Però voglio
ugualmente staccarmi, dimostrare il mio orgoglio.
Sfidare
questo vento per volare via.
Allargo
le braccia, a fatica, le sollevò solo per lasciarle ricadere
immediatamente.
La
creatura sotto di me ha delle grandi e possenti ali.
La
mia mente non si ferma dal riflettere, mentre il mio corpo vuole
rimanere qui a lasciarsi cullare dal tempo, a farsi proteggere dal
vento.
“Vegeta…”
mi chiama e riconosco la voce della mia fenice. Non è mai
stata così grande e possente.
“Tsk”
rispondo. So che non è esattamente il modo di rivolgersi ad
un volatile leggendario, ma in fondo è tutto nella mia mente.
“Vegeta…”
ripete nuovamente.
“Come
faccio a non bruciarmi con le tue fiamme?” domando.
“Noi
siamo la stessa cosa. Le fiamme non sono diverse dal tuo ki”
mi risponde in un modo fin troppo scientifico per un semplice sogno.
La
sensazione di abbandono aumenta, come se questo intorpidimento
sgorgasse direttamente dal mio cuore. I miei sensi sono intorpiditi,
abbandonati a questo vento.
“Abbiamo
dimostrato che si possono riportare indietro dei saiyan dalle
anime depurate.
Il
nostro compito è di salvare il tuo popolo, o almeno coloro
che siano meritevoli” disse la fenice.
Vegeta
rispose: “Meritevoli? A me non sembrano cambiati affatto.
Mia
sorella è pronta a vedere i terrestri morire e persino Reghina mi
sembra solo più cupa e crudele”.
La
fenice gli rispose: “Noi dobbiamo provare. Non vuoi salvare
la tua gente?”.
“Sì,
lo voglio” ammetto. Eppure lo sento che qualcosa ci minaccia,
che dobbiamo difenderci.
La
sento fremere d’ira sotto di me. Percepisce le mie emozioni o
io ho sentito le sue? In ogni caso entrambi ora siamo agitati.
Il
vento è cambiato. Ora è agitato, più
freddo e tagliente.
“Dovremo
diffidare di tutti”
sancisce la creatura.
Non
sento più niente, tutto è diventato nero,
c’è solo il silenzio >.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Le favole di Goku ***
"Questa
storia partecipa alla White Day Run indetta
dal forum Piume d'Ottone".
Chichi si
lamentò tra sé e sé dicendo:
“A furia di alzare il riscaldamento, in questa casa
c’è un caldo torrido”. Si deterse la
fronte con un fazzoletto. < Se fosse per mio marito vivremmo nel
deserto, probabilmente> pensò.
“Mamma.
Mi fa male tutto” la chiamò la piccola May.
Aveva gli occhi lucidi e il viso arrossato.
Si
piegò in avanti e le sorrise, accarezzandole teneramente i
capelli.
“Guarirai
presto, non preoccuparti” la rassicurò.
May fece
una smorfia, mentre la donna la sollevava e se la posava contro il
petto.
“Chichi”
disse Goku, entrando nella stanza. Teneva una busta di plastica.
“Ho comprato l’acqua e ho trovato le medicine.
Però
non mi ricordo cos’era il tetocoso che
volevi” gemette.
“Tetocoso?”
domandò Chichi,
inarcando un sopracciglio.
<
Ogni volta che lo mando a comprare quello che si serve per nostra
figlia torna con la metà delle cose. Non riesce a capire
quello che gli chiedo o se lo dimentica mentre è fuori.
Suppongo
abbia perso la nota che gli ho dato > rifletté.
“Urca,
sì” gemette Son. Aveva un’espressione
ebete sul volto e si grattava la testa, scompigliandosi i capelli a
cespuglio. “Hai detto che l’altro si era
rotto” spiegò.
Chichi raggiunse
le scale.
“Metto
la piccola a letto, tu resta lì” disse.
Salì nella camera della piccola, le pareti erano tappezzate
di poster di unicorni. Sistemò la bambina nel suo lettino e
le rimboccò le coperte.
“Mamma,
credo che papà parlasse del termometro”
spiegò la piccola.
Chichi le
rispose: “Credo tu abbia ragione, piccola”.
“Sì,
proprio quello. So che dovevo aspettare sotto, ma volevo stare un
po’ con la mia principessina” disse.
Chichi lo
guardò avvicinarsi alla bambina.
“Allora
scendo io a sistemare le cose che hai portato. Così
controllo cosa manca” disse, uscendo dalla cameretta.
Goku
avvicinò una sedia al lettino e vi si accomodò.
“Papà…
Io cerco sempre di trovare le cose belle, però non trovo
cosa c’è di bello nella febbre” si
lamentò May,
strusciando la testa sul cuscino. Aveva i capelli a cespuglio come il
padre, ma che ricadevano lunghi sulle sue spalle sottili.
“Vedi
piccola, puoi trovare il lato positivo anche in questo. Puoi stare a
casa a farti coccolare, senza andare a scuola. Sei lì, bella
comoda, e puoi farti raccontare le favole…”.
<
Spero che con tutto questo caldo la piccola si possa sentire meglio. So
che per Chichi c’è
un caldo torrido, ma noi saiyan guariamo
più presto con queste temperature > pensò.
May ne
approfittò, domandandogli: “Me la racconti una
favola”.
<
Le raccontavo a Gohan così
tanti anni fa che non me le ricordo minimamente >
rifletté.
Un
lupo che era rimasto incantato per colpa di una mela”.
May socchiuse
un occhio, guardandolo con aria confusa.
“Gliel’aveva
data un omino di marzapane che viveva in un castello di ghiaccio. Era
veramente cattivo perché pensava che tutti lo volessero
mangiare”. Proseguì Goku.
“Tu
sicuramente lo mangeresti”.
Goku
le schioccò un bacio sulla guancia.
“Hai
assolutamente ragione.
Vuoi
che continui?” chiese, guardando la piccola annuire.
“Il
lupo era un principe trasformato. Solo il bacio della giovane
Cappuccetto Rosso, la campionessa di arti marziali del villaggio,
poteva salvarlo.
“Quindi
aveva due maledizioni insieme. La mela cosa gli aveva fatto?”
domandò May.
Goku
si grattò la guancia.
“Gl’impedica
anche di combattere. Privandolo di ogni energia.
L’omino
di marzapane aveva una statuetta a forma di omino, senza capelli, che
era magica e parlava come fosse stata una persona vera. Solo questa
creatura poteva spezzare il maleficio della mela”.
May assunse
un’espressione pensierosa.
“Cappuccetto
Rosso era innamorata del principe?” domandò.
“Sì,
ma non era riuscita a baciarlo in tempo. Perciò aveva deciso
di affrontare l’omino con l’aiuto di un elfo dei
boschi. Quest’ultimo era molto alto e…
ecco… aveva la pelle verde…” rispose
Goku.
May sbadigliò,
sonnolenta.
<
Che favola strana, ma bella > pensò.
|
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Capitolo 10 *** Cap.10 ‘Influenze’ ***
Partecipa
a PROMPT DI SCORTA, WEEK #1 di LandediFandom.
Prompt:
L1) Aurora – Into the Unknown,
Idina Menzel
Kamhara si
svegliò di soprassalto, sgranando gli occhi. Si
portò la mano alla fronte, sentendo qualcosa bruciare sotto
i polpastrelli.
Le
mancava l’aria e i suoi occhi erano arrossati. Si
alzò dal letto e cadde in ginocchio, ansimando, la sua aura
s’incrementava e si annullava di continuo.
<
Devo… devo chiedere aiuto…>.
Ingoiò rumorosamente saliva, mentre sentiva una voce
risuonarle nelle orecchie. < John in questo momento è
tornato agl’inferi >.
Crollò
per terra, sul pavimento, stringendosi la spalla.
< Veki e
Lory avranno accettato il mio inviato a trasferirsi
nell’appartamento accanto? Se fossero lì, magari
potrei arrivare da loro… > pensò.
Il
dolore si fece così lancinante che la ragazza
iniziò ad urlare. Sentiva pulsare le tempie, piccole venuzze
si erano venute a creare sulla sua fronte.
<
Non vuoi riavere tuo figlio? > le chiese la voce.
Kamhara serrò
il pugno fino a sbiancare le nocche, le ossa le scricchiolarono.
“Posso
sentirti, ma non voglio. Ti ho riconosciuto… Lourth”
esalò.
Una
serie di sussurri che ripetevano: “Il tuo piccolo
Matt” rimbalzavano sulle pareti, invadendo
l’appartamento.
“Non
seguirò i tuoi nefasti consigli. Percepisco che sei
malvagi” ringhiò la saiyan.
<
Eppure una parte di me vorrebbe poter di nuovo stringere il proprio
figlio tra le braccia > pensò.
“Vieni
con me, nell’ignoto… Ti ridarò il tuo
bambino” promise Lourth.
Una
‘l’
era comparsa
sulla fronte della strega. Gli occhi della giovane si erano tinti di un
colore rosso sangue, di una sfumatura più scura della sua
disordinata capigliatura.
“Allora,
come sta il mio nipote grande?” domandò Vegeta con
voce austera, sedendosi accanto al letto di Vetrunks,
totalmente avvolto in un ammasso di coperte.
Il
bambino aveva una smorfia sul viso.
<
Non posso allenarmi e con questo mal di testa non riesco neanche a
giocare ai videogiochi > pensò contrariato.
Vetrunks sollevò
la testa, i suoi occhi brillavano febbricitanti. Si passò la
mano sulla guancia bollente e cercò di sorridergli.
“Bene”
borbottò. Incassò il capo tra le spalle.
“Nonno,
oggi è domenica… Vai
all’allenamento?” domandò con una punta
di tristezza.
<
Volevo andare anche io con loro in campeggio > pensò.
Vegeta
si massaggiò la testa.
“Non
penso che passerò lì la notte. Credo tu mi abbia
passato l’influenza” ammise. Incrociò le
braccia al petto aggiungendo: “Però sì,
mi allenerò”.
Il
bambino gli domandò: “Quando torni, mi racconti le
tue avventure?”.
Il
maggiore gli scompigliò i capelli a fiamma lilla,
strappandogli un sorriso.
<
È proprio un cucciolo > pensò.
Borbottò:
“Forse, ma spero di poterti dire di aver sconfitto Kakaroth una
volta tanto”, rialzandosi.
Vetrunks lo
osservò uscire dalla stanza, Vegeta si chiuse la porta alle
spalle sentendolo sospirare.
Vetrunks fissò
con interesse l’orologio appeso alla parete della sua
cameretta.
<
Io che faccio aspettando i racconti del nonno? >
s’interrogò, nascondendosi nuovamente sotto il
cumolo di coperte.
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Capitolo 11 *** Cap.11 L’apparizione del drago ***
Scritta
per I prompt del lunedì de Il giardino di Efp.
Cap.11
L’apparizione del drago
Goku
si grattò la testa, sorridendo.
“Ricordati
di portare dentro la posta prima di andare” gli disse Chichi.
“Certo”
le rispose. Si voltò verso di lei e socchiuse gli occhi.
“Questa volta torno prima, così non ti lascio sola
la notte con May con
la febbre”.
Chichi si
posò le mani sui fianchi, facendo una smorfia.
“Stai
attento” borbottò. Guardò il marito
mettere una tuta d’allenamento di scorta nel suo borsone.
“Chichina,
è solo un allentamento” la rassicurò il
marito.
Chichi gli
ricordò: “Sì, ma con tirate fuori
trasformazioni sempre più potenti. Rischi di distruggerti da
solo portando il tuo corpo oltre il limite che può
sopportare”.
Goku
si alzò e abbassò sulla punta degli stivaletti.
<
Testare sempre nuove trasformazioni è entusiasmante. Sento
che posso fare di più, posso osare ancora >
pensò. “Chichi,
lo sai che noi saiyan non
possiamo farne a meno. Andare sempre oltre fa parte della nostra
natura, come il combattere”.
<
Ormai è più che consapevole del suo lato alieno
> pensò.
“Portati
la tenda tecnologica che vi ha fornito Bulma,
invece di quella vecchia canadese consunta” lo
pregò.
Goku
si grattò la guancia, impensierendosi.
“L’ultima
volta che abbiamo usato quella tecnologica, c’è
stato un piccolo guasto. Vegeta l’ha quasi fatta saltare in
aria quando la fontanella automatica l’ha
schizzato”.
“Quel
tipo ha proprio un pessimo carattere”.
“Urca,
è proprio vero. Passa ogni volta almeno cinque minuti a
rimproverarmi dicendo che devo fare sul serio e che mi comporto da
bambino solo perché mi piace giocare un
po’” si lamentò.
<
Sarà meglio non dire a Chichi che
certe volte, d’estate, neanche la montiamo la tenda e
dormiamo all’aperto. Una volta persino sui rami di un albero.
In
fondo noi saiyan siamo
un po’ scimmie >.
Chichi gli
porse una bustina.
“Qui
dentro ti ho messo il pranzo. Ci sono anche le bacchette” gli
disse.
Goku
annuì, prendendo la busta e la sistemò nel
borsone.
<
Giusto, le bacchette. Se fosse stato per me avrei mangiato con le mani
qualche pesce pescato sul momento > pensò.
Finì di prepararsi, schioccò un bacio sulla
guancia della moglie, controllò che l’aura della
figlia fosse stabile e volò fuori dalla finestra.
Sorvolando
una schiera di alberi avvertì il battito cardiaco accelerare.
L’oscurità
lo accecò. Gemette e smise di volare, una scia rossa si
materializzò davanti a lui, stagliandosi sullo sfondo nero.
Goku
scosse la testa, massaggiandosi la fronte. Avvertì il
sigillò del drago bollente sotto i polpastrelli.
Il
drago dorato gli era comparso davanti.
“Perché
ti sei materializzato?” gli domandò Son, spaesato.
Il
drago ruggì: “Prosegui il tuo viaggio.
Raggiungiamo il luogo adibito agli allenamenti”.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Rincontrarsi finalmente ***
Reghina
decide d’incontrare nuovamente Vegeta.
Reghina
appartiene a Vegeta4ever.
Scritta
per: Il #FridayPrompt.
3.
Abbandonare la propria zona di comfort
Cap.12 Rincontrarsi
finalmente
Dende
camminava avanti e indietro, col capo chino, sospirando ogni tanto.
Gohan
guardava il suo migliore amico d’infanzia con aria
meditabonda.
“Perché
mi hai convocato?” domandò. Si
massaggiò la gamba e ingoiò uno sbadiglio.
<
Ho passato più di dieci ore di fila dietro quella ricerca,
compresa tutta questa notte. Sono stanchissimo. Gli occhi mi si
chiudono soli > pensò.
Mr.
Popo, intento ad annaffiare dei fiori variopinti, notò che
il giovane saiyan si stava addormentando. Fece finta di cadere e
l’innaffiatoio verde che teneva in mano volò,
cadendo in testa a Gohan, rovesciandogli l’acqua addosso.
Son,
zuppo, starnutì, mentre dolorante si accarezzava il
bernoccolo che gli era apparso sulla testa.
“Scusami
tanto” disse Mr. Popo recuperando l’innaffiatoio e
si allontanò.
Gohan
sbuffò dalle narici.
<
Ora sono sveglio, ma Videl non sarà per niente felice quando
mi vedrà tornare in queste condizioni.
Spero
di asciugarmi nel volo del ritorno > pensò,
massaggiandosi il collo.
Dende
gli si avvicinò e si piegò in avanti.
“Io
sento che c’è una minaccia…
Un’aura malvagia che fino a poco tempo prima non lo
era…
La
medesima cosa che percepivo mentre Uub era impossessato, o
quando…”. Dende sospirò e si
passò una mano sul viso. “… Io ho perso
la via”.
“Cosa
vuol dire?” gemette.
<
No, non voglio accettarlo. Sono stanco di tutto questo, non voglio
più combattere degli amici col rischio di perderli per
sempre > pensò.
“Uno
dei nostri ci tradirà…”
sentenziò Dende.
<
La situazione è grave, non fatico a definirla apocalittica.
Sento il potere di Lourth accrescersi secondo dopo secondo, pronto a
non lasciarci scampo.
Dobbiamo
scoprire di chi si tratta > pensò.
Gohan
scrollò la testa, facendo volare goccioline
d’acqua tutt’intorno e si alzò in piedi.
“Allora
dobbiamo avvertire gli altri del pericolo incombente”. Si
massaggiò il polso e la spalla. “Riunendoli,
inoltre, vedremo chi non risponderà
all’appello”.
Vegeta
stava in piedi davanti al cancello della Capsule corporation guardando
Reghina negli occhi.
“Non
mi è sembrato il modo migliore per presentarti a casa
mia” disse, incrociando le braccia al petto.
“Tua
moglie strillava come un’aquila.
Ha
davvero così tanta paura che io possa insidiare il suo
matrimonio?” domandò. Dimenò la
voluminosa coda di pelliccia blu.
Reghina
scoppiò a ridere.
Vegeta
aprì il cancello ed entrò.
“Però sono contento che tu abbia deciso di uscire
dalla tua comfort zone. Allora, vuoi venire dentro?” le
chiese.
Reghina
incrociò le braccia sotto il seno e assunse
un’espressione meditabonda.
“Vuoi
offrirmi un po’ di te?” gli chiese.
<
Comunque sembra fatto di proposito. Proprio ora che lei si è
decisa a venire, Kamy è introvabile.
Non
riesco mai a farle stare insieme nella stessa stanza insieme a me.
Questa cosa va avanti da quando siamo bambini > pensò
Vegeta.
“Preferisco
una birra” disse secco.
Reghina
gli camminò dietro.
“Ora
parli la mia lingua”.
Vegeta
la interrogò: “Cosa ti ha fatto decidere di
tornare?”.
Reghina
aprì la finestra e si affacciò, sgranò
gli occhi trovandosi davanti un piccolo uccellino dalle piume di fuoco
nero.
La
fenice atterrò sul davanzale davanti a lei, fissandolo negli
occhi.
“Tu
cosa saresti?” domandò Reghina, passandosi la mano
tra i morbidi capelli mori.
“Il
mio principe ti aspetta” disse la fenice. La sua voce era
insieme maschile e femminile, come se fossero due voci insieme.
Reghina
corrugò la fronte.
“Sono
sempre stata curiosa. Penso proprio che ti verrò dietro,
‘uccellino’”.
La
fenice spicco il volo.
Reghina
levitò dietro di lei, uscendo dalla finestra e le disse:
“Aspetta. Se vuoi che venga anche io, aspettami”.
Vegeta
la portò con sé fino al frigorifero e
aprì, tirandone fuori un paio di birre.
“Tu
sei sempre quella dei segreti, ma da piccoli li
condividevamo” le rispose.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Contrasti ***
Reghina si
guardò la mano con aria interessata.
“Io
non sarei neanche dovuta venire, ma… Neanche sono arrivata
in questo posto che hai millantato come un paradiso e già si
parla di un traditore” disse, avvolgendosi la coda dalla
morbida peluria blu intorno alla coscia.
Vegeta
incrociò le braccia al petto e si poggiò con la
schiena ad una palma.
“Umphf.
No, non eri obbligata a venire” borbottò
infastidito.
Crilin si
massaggiò il collo.
“Ub l’ho
tenuto sott’occhio io. Non c’entra
niente” borbottò.
Reghina ghignò,
chiedendo: “Mi hanno detto che ti è già
successo tre volte Vegeta. Sono arrivata in tempo per vedere la
quarta?”.
“Coda
di paglia, Reghina?
In fondo sei apparsa dal nulla all’improvviso. Non si sa da
che parte stai” sibilò Veki.
Reghina inarcò
un sopracciglio.
“Ti
stai infervorando parecchio” notò.
Veki nascose
Lory con il braccio dietro di sé.
“Perché
sei venuta solo per accusare” sibilò, guardandola
con espressione accusatoria.
Reghina schioccò
la lingua sul palato.
“Sei
tu che mi stai accusando senza motivo. Per quanto ne so potresti essere
tu sotto il controllo di quel ‘tizio’”
borbottò.
Vegeta
espirò dalle narici.
< Reghina si
è appena riavvicinata, ma non si fida di nessuno. Mi
sorprende che abbia risposto anche mia sorella all’adunata.
Sembra
quasi mi voglia difendere, o forse vuole solo mettere al sicuro Lory
> rifletté.
“Smettetela.
Entrambe siete delle sconosciute per noi” le
apostrofò Bra con tono stizzito.
Junior
si massaggiò la testa.
“Il
fatto che entrambe siano qui potrebbe scagionarle dall’essere
le servitrici di Lourth,
lo avremmo percepito. Fermo restando che secondo me non ci si
può fidare” disse.
“Zitto,
muso verde” sibilò piano Veki,
facendo una smorfia.
Reghina scrollò
le spalle, facendo ondeggiare i lunghi capelli mori.
“Non
sono interessata alla fiducia di voi sconosciuti”.
“No”
disse Goten,
passandosi l’indice sotto il naso. “Stai solo
cercando di risultare antipatica, ma non credo tu sia davvero
così”.
<
Assomiglia tantissimo a Bardack >
rifletté.
“Comunque
è vero. Essere l’ultima arrivata, miei cari
so-tutto-io, non mi rende per forza la malvagia di turno”
disse con un forte cipiglio.
Veki si
avvicinò al fratello.
“Non
intendo accettare le tue insinuazioni né su di me,
né sul mio ‘fratellino’”
difese Vegeta, che la guardò confuso.
Reghina rimase
a sua volta spiazzata.
<
Da quando lo difende? > s’interrogò.
“Smettetela
tutti di litigare! Questa non è la soluzione a
niente!” gridò Trunks.
“Tsk”
borbottò Veki,
mentre Lory si nascondeva nuovamente dietro di lei.
“Non
capisco perché ti comporti come una gatta selvatica. Se sei
amica di Vegeta, puoi anche diventare amica nostra” disse
Goku, avvicinandosi a Reghina.
Le porse la mano e le fece un largo sorriso.
<
Che faccia da ebete > pensò Reghina,
arricciando il naso con aria indispettita.
“Oh,
scusami tanto se non sono una cagnolina ubbidiente e sottomessa. Per
quello sembri esserci tu” gli rispose acida.
Goku
si grattò la testa, dicendo: “Urca, Vegeta, sembri
tu appena arrivato sulla Terra”.
Yamcha fece
una risatina.
“Non
credo che Goku sappia come si prendono ordini” ammise.
“Stiamo
perdendo troppo tempo dietro a questa ‘sconosciuta’
appena arrivata. Lourth prende
sempre più terreno”.
Salva
annuì alle parole dei due maestri.
“Ci
servirebbe Elly in questo momento” mormorò.
Yamcha gli
rispose telepaticamente: < Un’altra saiyan con
un carattere forte? Decisamente no! Avrebbero finito per combattere
tutte e tre l’una contro l’altra >.
Un
rivolo di sudore scivolò lungo il collo di Salva.
<
Sì, probabilmente hai ragione > ammise il giovane
mentalmente.
<
Lo abbiamo notato tutti chi manca, ma nessuno vuole dirlo a voce alta.
Stiamo
soltanto prendendo tempo con ogni scusa > pensò Gohan,
scuotendo il capo.
“Non
c’è niente di male a fare ciò che ci
viene chiesto. Soprattutto se si può aiutare gli
altri” s’intromise.
Reghina inarcò
un sopracciglio.
“Tu
sembri il tipico che si fa comandare a bacchetta” gli fece
notare.
Pan
serrò i pugni, gridandole contro: “Possibile che
tu abbia una parola cattiva per tutti?!”.
“Preferisco
essere scambiata per un’acida traditrice che starmene buona buona”
disse secca Reghina,
strofinando lo stivaletto candido sul pavimento a quadrettoni.
Vegeta
sussurrò: “Non è attaccando tutti gli
altri che ti difenderai. Dai, vieni dentro”. Si
allontanò verso il palazzo del Supremo.
“Non
mi devo difendere da niente” brontolò.
Vegeta
ribatté: “Non so cosa ti abbia ferita
agl’inferi, ma riconosco quel modo di fare. In
realtà neanche tu credi a quello che dici, non vorresti
ferirli, solo venire lasciata in pace”.
Reghina fece
una smorfia.
“Da
piccolo facevi meno il ‘filosofo’, Veggy”
brontolò.
Vegeta
fece un sorriso storto.
“Ora
ti riconosco” ammise.
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Capitolo 14 *** Cap.14 L’arrivo di Tarble ***
Cap.14 L’arrivo
di Tarble
Mary
Jane spingeva la carrozzina dove dormivano i suoi due gemelli.
“Quindi
tu sei il fratello minore di Vegeta” disse, piegando di lato
il capo. La lunga treccia di capelli mori le ricadeva sul petto
prosperoso.
Tarble annuì,
arrossendo.
“Suppongo
che mio fratello non ti abbia parlato di me”
sussurrò, infilando le mani in tasca.
Mary
Jane si voltò, sospirando.
“Lui
non parla molto in generale. Non sapeva neanche che avevate un altro
fratello minore di nome John fino a qualche tempo fa” disse.
Tarble si
mordicchiò il labbro.
<
Meglio che non le dica che neanche io posso dirmi esente da questo
sbaglio > pensò.
Mary
Jane aggiunse: “Però una volta ha ammesso che ti
faceva sempre i dispetti da bambino. Gli è venuto in mente
vedendo mio figlio Vegeta fare i dispetti a suo fratello”.
Tarble fece
un sorriso storto.
“Sì,
era proprio terribile da bambino” ammise.
Mary
Jane socchiuse gli occhi.
<
Questo tipo mi sembra depresso. Mi ha dato questa sensazione dal
momento esatto in cui è uscito dalla sua navicella a sfera
> pensò.
“Vedrai
che ti troverai bene qui, siamo tutti amici. Se poi hai bisogno di
aiuto puoi chiamarmi” lo rassicurò.
<
Meglio non dirgli che è venuto in un momento complicato.
Dannazione, vorrei che Elly fosse qui. Io e Bra potremmo chiederle
aiuto, da sole non riusciamo a trovare dove sia finita Kamy.
Pan
ha iniziato a tappezzare le cittadine con la sua foto e la sua
descrizione. Non voglio che quei volantini di scomparsa si trasformino
in un avviso di taglia > si disse.
Tarble annuì,
dimenando la coda dalla peluria castana.
“Ti
ringrazio. Ho proprio bisogno di qualcuno che mi dia qualche dritta per
orientarmi, non conosco bene questo pianeta” ammise.
Mary
Jane sussurrò: “Sai, la Capsule corporation dove
vive tuo fratello è sempre piena di gente, ma al momento
c’è anche vostra sorella Veki”.
Notò Tarble rabbrividire.
“… Ed una saiyan un
po’ aggressiva di nome Reghina”.
“Io
e Veki non
andavamo d’accordo quando ero molto piccolo. Però
ricordo che Lory era sempre gentile con me” rispose.
< Reghina?
Ricordo solo che era la promessa di mio fratello. Non sono neanche
sicuro di averla conosciuta anche se stavamo entrambi a palazzo.
Forse
non la rimembro io, in fondo ero molto piccolo quando sono stato
mandato via > si disse.
“I-io
non voglio… litigare!” gridò Tarble,
serrando i pugni. I suoi occhi erano lucidi e arrossati.
<
Dov’è andata Bulma?
Lei è stata così gentile, ha voluto subito
ospitarmi.
Ah
sì, a cercare mio fratello. Spero che torni presto. Anche
perché non credo che Vegeta mi difenderebbe >
pensò.
“Oh,
ma taci. Non ti faccio fuori solo perché sarebbe uno spreco
di tempo” ribatté acida Veki.
“Siamo
fratelli, non dovresti trattarmi così” gemette.
“Mi
sorprende che io e te abbiamo geni in comune,
‘fratellino’” disse
acida.
<
Ecco la vera Veki.
Ora sì che riconosco la ‘principessina’
> pensò Reghina,
entrando in cucina.
“Lascialo
stare. Possibile che te la prendi sempre con i più
deboli?” domandò secca.
“Zitta
tu. Oggi non hai fatto altro che offendere Vegeta”
ringhiò.
Reghina assottigliò
lo sguardo.
“Ammettilo,
ora sei gentile con lui solo perché è
più forte di te e ti fa paura” la sfidò.
Veki la
spintonò, sibilando un ‘tsk’
ed uscì dalla cucina con passo veloce.
<
Non hai capito niente > pensò, mentre le sue iridi
color caffè brillavano.
Tarble si
voltò verso Reghina e
le sorrise.
“Grazie
di essere intervenuta” le disse gentilmente.
Reghina gli
rispose secca: “Sei davvero patetico per essere un principe
dei saiyan”.
Tarble si
lasciò sfuggire un lungo gemito che si trasformò
in un ringhio, mentre chinava il capo.
<
Mi sento il solito sconfitto! Sono così inutile, troppo
buono per essere un saiyan >
pensò.
Reghina si
mordicchiò il labbro.
<
Forse ho esagerato. Non volevo davvero far soffrire qualcuno >
si disse. Si avvicinò al più giovane e gli fece
un sorriso intenerito.
“Senti,
forse dobbiamo trovare entrambi una via di mezzo. Anche io sono nuova
qui.
Puoi
aiutarmi ad essere più gentile ed io posso insegnarti a
mostrare un po’ più di carattere” gli
propose.
Tarble alzò
lo sguardo, trovandosi vicino il viso della saiyan ed
arrossì.
“Non
avrei dovuto urlare” ammise.
<
Sembra quasi un bambino, è davvero dolce > si disse Reghina mentalmente.
Tarble le
disse: “Non ho saputo trattenermi. Il mio orgoglio guerriero
rimorde. Io sono parte della casa dei sovrani Vegeta e dovrei
dimostrarmi degno”. Le gote sempre più in fiamme.
<
Non sapevo che fosse così bella > pensò.
Reghina gli
diede qualche pacca sulla testa.
“Sai,
quand’era piccolo, neanche tuo fratello Vegeta sembrava una
gran minaccia.
Se
adesso è un duro deve ringraziare me” si
vantò.
“Allora
affare fatto. Insegnami ad essere un vero principe”.
Reghina gli
fece il segno dell’ok.
Vegeta
si arrestò sulla porta guardandoli con aria confusa, Bulma trattenne
una risatina e lo afferrò per un braccio. Lo
trascinò via, sussurrando: “Andiamo. Penso sia
meglio lasciare quei due a conoscersi meglio”.
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 Sfida notturna tra ‘lupo’ e ‘gru’ ***
Prompt:
W5) Immortals,
Fall Out Boy
Fall
Out Boy - Immortals (Official Music
Video) (From "Big Hero 6")
Cap.15
Sfida notturna tra ‘lupo’ e
‘gru’
“Non
riesci a dormire?” domandò Yamcha,
mettendosi in posizione di combattimento.
Tenshinhan gli
chiese: “Vuoi un allenamento notturno?”.
Yamcha gli
sorrise ed annuì.
“Mi
devi ancora una rivincita, in fondo” gli disse.
Tenshinhan scoppiò
a ridere.
“Qui
ci hanno superato creature aliene di ogni parte e tu vuoi ancora
battere me?” domandò.
Yamcha si
passò l’indice sotto il naso e
ridacchiò.
“La
scalata si fa uno per volta. Se non supererò te, non
potrò mai puntare a Muten e
da lì la mia risalita per gli alieni. Il primo saiyan che
batterò sarà Crilin”
disse.
Tenshinhan scosse
il capo.
<
Non riesco a capire se dice sul serio o no, ma voglio sfogarmi anche io
> pensò. Partì all’attacco
urlando, Yamcha saltò
all’indietro evitando il colpo e fece una serie di capriole.
Alzò il braccio al cielo, facendo ricadere una pioggia di
onde sul terreno.
Tenshinhan le
fece esplodere una dopo l’altra con una serie di calci e
pugni.
“Non
m’interessa essere migliore di ‘mostri’.
Mi basta rimanere il migliore degli assassini qui sulla
Terra” sussurrò. Parò una gomitata
diretta al suo volto.
“Non
ci credo. Una parte di te vorrebbe diventare forte come hit”
gli disse Yamcha all’orecchio.
Tenshinhan lo
allontanò con un calcio al petto, ribattendo: “A
cosa mi servirebbe? L’importante è riuscire a
difendere la mia famiglia”.
<
Dovrei essere a casa con Lunch. Sembrava una cheta ninfa mentre dormiva
abbracciata al suo cuscino, col viso nascosto da una cascata di capelli
blu.
Eppure
le basta uno starnuto per diventare una furia. Amo il suo essere feroce
e gentile, il suo essere mutevole.
Amo
lei e i nostri figli. Eppure sono qui di notte richiamato dalla sete di
una battaglia >.
“Vedo
lo stesso terrore che prende me nei tuoi occhi. Ognuno di noi potrebbe
cadere preda di Lourth per
la sua sete di potenza” disse Yamcha.
Gettò indietro la testa ed ululò, i lunghi
capelli mori gli ondeggiavano dietro la testa.
Tenshinhan gridò:
“Sì, è vero! Cosa posso farci se voglio
diventare un guerriero così potente da essere immortale nei
racconti degli altri?!”.
Yamcha parò
con le braccia la sua serie di pugni e lo allontanò con un
calcio a piedi uniti all’altezza del petto.
“Semplicemente
ammetterlo. Solo così possiamo aiutarci a vicenda a non
cadere in tentazione.
Ci
aiuteremo a diventare più forti a vicenda. Saremo un grande
gruppo di eroi senza bisogno di ricorrere a dei trucchi” gli
disse.
Tenshinhan lo
raggiunse con un pugno al viso, atterrandolo e ghignò.
“Saremo
anche terrestri, ma non siamo più umani di quei
‘mostri’. La verità è che la
Terra ci sta stretta”.
Yamcha si
rialzò, massaggiandosi il viso gonfio e sputò un
grumo di sangue.
“Amiamo
le nostre famiglie. Sai, tra un po’ sarò padre
anche io. Però le nostre mogli capirebbero se dicessimo loro
che vogliamo rimanere dei combattenti”.
Tenshinhan annuì
e gli porse una mano.
Yamcha la
strinse e si lasciò aiutare a rialzarsi. Mormorò:
“Quindi dovremo affrontare la sorella di Goku?”.
“Sì. Kamhara era
l’unica che non è venuta al raduno e non
è da lei” mormorò Tenshinhan.
<
Anche se non mi fa piacere dover combattere una ragazzina >
pensò.
|
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Capitolo 16 *** Cap.16 Pesante lutto ***
Scritta
per l’iniziativa Fan-art di WW.
Nel
disegno vediamo delle farfalle blu associate alla morte e dei corvi. Ho
usato quei due animali nella storia.
Tarble osservava
la luce del sole che filtrava in un solo spiraglio attraverso le tende
tirate, mentre muoveva nervosamente la coda dalla peluria castana.
<
Tutti vanno e vengono. Stanno cercando qualcuno, ma nessuno mi dice
chi. Mio fratello è distante, come sempre.
Gli
altri sono tutti gentili, ma sembrano quasi costretti ad essere
cordiali. Li vedo che sono preoccupati, ma si obbligano ad essere
ospitali, dando vita a dei comportamenti garbati, ma freddi.
Questa
camera è la rappresentazione di tutto questo: una stanza
degli ospiti spartana, con tutto ciò che la potrebbe rendere
confortevole, ma poco spazio vitale e nessuna personalizzazione. Niente
che la possa rendere un posto che posso definire
‘casa’ >. Si alzò in piedi e
uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle. Si
massaggiò il collo, facendolo scricchiolare e
camminò lungo il corridoio, fissando in alto.
“Oh
giovanotto, che ci fai qui tutto solo? Non ti diverti con gli
altri?” si sentì domandare.
Tarble socchiuse
gli occhi e si voltò, facendo ondeggiare un suo voluminoso
ciuffo moro.
<
Capisco perché non l’ho percepita. La sua aura
è infinitesimale a livello di potenza >
pensò.
“Oh,
ci sono. Non hai trovato nessuno” cinguettò la
donna, stringendo le mani al petto. Aveva il viso segnato da una
ragnatela di rughe e i suoi capelli biondi erano tinti.
<
Questa signora sembra davvero molto e disponibile, anche se non
più giovanissima. Vorrei anche io apparire spensierato come
lei, ma in questo momento proprio non riesco > pensò Tarble.
“No,
non c’è nessuno in giro” ammise.
“Lei è?”.
“Puoi
chiamarmi nonna Bunny, se ti va. Sei per caso il fratellino di quel bel
fusto di Vegeta?” cinguettò la donna. La sua voce
rassomigliò al verso di un fringuello.
L’anziana
gli afferrò la guancia e gliela strattonò,
ridacchiando.
“Sei
così mingherlino. Mia figlia Bulma è
proprio una sbadata. Avrebbe dovuto offrirti dei dolci e non lasciarti
tutto solo.
Vieni
con me” gli disse, facendogli strada lungo il corridoio.
Aggiunse: “Sai, negli ultimi anni io e mio marito abbiamo
preferito trasferirci in una casetta di montagna. Rispetto a questa
è un’abitazione modesta, ma ci abbiamo fatto
entrare tutti i nostri animali. Mio marito ha trasformato un fienile in
disuso in un piccolo laboratorio”. Ridacchiò,
nascondendosi la bocca con la mano. “Caruccio
lui…”. Proseguì parlando rapidamente,
senza fermarsi a respirare.
<
Inizio a non seguirla > ammise mentalmente.
Un
grosso corvo nero afferrò tra le zampe una farfalla azzurra
e le ali di quest’ultima si staccarono.
Tarble indietreggiò,
allontanandosi dalla finestra.
Il
gracchiare del corvo risuonò tutt’intorno.
Tarble posò
la mano contro la parete e avvertì un magone risalirgli
lungo il petto, bloccandogli la gola e respirò
affannosamente col naso.
<
Lei era così. Minuta e dolce, sempre sorridente. Io la
trovavo deliziosa e lei con me era così amorevole. Indossava
sempre vestiti dai colori sgargianti, che finivano in delle gonnelline
eleganti. Ricordo quanto fosse liscia la sua pelle.
Vorrei
potermi di nuovo specchiare nei suoi occhi vispi, ma… Questo
è impossibile.
Neanche
le sfere del drago possono resuscitare coloro che muoiono di malattia
naturale > pensò, mentre una lacrima gli rigava il
viso.
Mrs.
Brief gli si avvicinò e si piegò.
“Oh,
cucciolo. Ti sei impressionato? Devi amare veramente tanto gli
animaletti” sussurrò.
Tarble si
passò la mano sulla guancia, scrollando le spalle.
“La
ringrazio, signora. Però non credo di avere fame”
sussurrò. < Devo smettere di pensare a mia moglie.
Sono venuto qui proprio per dimenticare questo lutto. Devo mostrarmi un saiyan forte,
devo rifarmi una vita > pensò.
L’anziana
negò col capo, rispondendogli: “Nessuna obiezione.
Ora ti faccio mangiare io”.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Retroscena su Lourth ***
Scritta
per: We are
out for prompt
Prompt:
prompt generico. Personaggio A si trova in una situazione complicata.
Una sera sta passeggiando in spiaggia ma si imbatte in Personaggio B
(può anche essere un tuo OC, non c’è
problema).
Cap.17
Retroscena su Lourth
Goku
atterrò alle spalle della sorella, i capelli rossi di
quest’ultima erano mossi dal vento e teneva il pugno serrato.
La sua coda dalla peluria rosa stretta intorno ai fianchi e gli occhi
che brillavano nell’oscurità.
“Giusto.
Avrei dovuto nascondere la mia aura con la magia anche al tuo
teletrasporto. Vedrò di farlo adesso” disse Kamhara con
voce dura. Camminava avanti e indietro sulla spiaggia, fissando il mare.
“Gli
altri pensano che tu voglia tradirci” mormorò.
Kamhara spiccò
il volo per allontanarsi, ma Son le levitò davanti,
bloccandole il passaggio.
La
strega ringhiò: “Sei uguale a nostro padre. Vi
riempite la bocca di belle parole, ma venite solo per esigere.
Non
hai alzato un dito quando hanno portato via mio figlio”.
Goku
si grattò la testa, abbassando lo sguardo.
Kamhara lo
interruppe: “Non è fregato a nessuno di voi! Si
potrebbe dire che voi avete tradito me.
“Possiamo
andare adesso a salvarlo” mormorò Son.
Kamhara cercò
di aggirarlo, ma l’altro si spostò in volo,
bloccandola.
“Lasciami
passare” ordinò.
Kamhara allungò
una mano davanti a sé, un’onda brillò
tra le sue dita. La sua luce si rifletté
nell’acqua del mare sottostante.
“Spostati” intimò.
“Io
non penso che ci potresti mai fare del male”.
“Ah
sì?” domandò lei. Gettò
indietro la testa e scoppiò a ridere. “Noi streghe saiyan venivamo
uccise proprio perché era questa la nostra natura. Voi, gli
dei, per me siete diventati solo ostacoli tra me e il mio
bambino”.
“Te
lo riporterò e farò ragionare anche te,
sorellona” gemette Son. Cercò di stringerla a
sé.
Una
L apparve sulla fronte della giovane che scomparve in una nuvola di
fumo.
Son
si ritrovò con le braccia strette al petto.
I
suoi occhi divennero liquidi, la sua espressione smarrita. Il mare
sollevava le onde sotto di lui, mentre candida spuma bianca, scurita
dalle ombre della sera, si abbatteva sulla battigia.
Kamhara si
guardò intorno, era riapparsa in un tempio oscuro. Il luogo
era illuminato dai lampi della tempesta che si stava svolgendo
all’interno.
Il
chiarore filtrava dalle finestre e squarciava le tenebre.
La saiyan camminò
lungo il corridoio, tra file di monaci che riportavano sui loro vestiti
rossi, fatti da drappi di seta e velluto, delle grandi L nere.
Raggiunse
un libro, ricopiato da un antico amanuense.
<
Il tempio sorse sul luogo dove un gruppo di guerrieri
imprigionò col Mafuba il
signore del male. Il re dei demoni, prima di perire, evocò
un guerriero dimensionale. Quest’ultimo cercava di diventare
il più potente di ogni universo >.
“Il
vero aspetto di Lourth farebbe
rabbrividire persino mio fratello. Esso viene da una delle tante
dimensioni gemelle alla nostra. Fuggì prima che il dio degli
dei la cancellasse”.
<
I veneratori e i seguaci lo chiamano Lourth.
Esso vuole sfidare persino gli dei >.
“Eremiti
della gru, molti guerrieri del terzo occhio si sono ribellati alla
vostra religione. Voi ancora attendete l’arrivo del
conquistatore, e vendicatore del vostro venerato Al Satan.
Unitevi
a me per far sì che l’antica profezia possa
avverarsi” l’invogliò.
I
monaci oscuri iniziarono a recitare un basso salmodiare.
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Capitolo 18 *** Cap.18 Le magie della strega ***
Scritto
per il: #TheWritingWeek
della pagina Quelli di Fanwriter.it
»
Prompt: Day 5 Salvataggio
Partecipa
all'#HARDBLUSHINGCHALLENGE della pagina: Hurt/Comfort Italia -
Fanfiction & Fanart.
Prompt:
Personaggio A cade in mezzo ai cactus... ha parecchie spine... nelle
parti intime e il personaggio B deve convincerlo che bisogna toglierle
Cap.18
Le magie della strega
Veki si
sedette accanto a Vegeta sul divano, osservandolo cambiare canale
diverse volte.
“Senti, Tarble ti
ha parlato di me?” domandò. Sollevò le
gambe e le incrociò sul divano, incassando il capo tra le
spalle.
Vegeta
assottigliò gli occhi, rispondendogli: “Nostro
fratello non mi parla molto”.
Veki nascose
un sorriso dietro la mano, fingendo di fare uno sbadiglio.
“Ultimamente
non ci vado d’accordo nemmeno io. Credo abbia una cotta per Reghina.
Stanno sempre insieme. Perciò me lo sta mettendo
contro” raccontò, leccandosi le labbra.
Vegeta
abbassò il volume della televisione, mentre passava la
pubblicità di uno spremiagrumi.
“Tarble con Reghina?
Certo che mio fratello ha gusti parecchio variegati, passa dalle donne
pallina bianca alle morette” borbottò.
“Tsk.
Tutte le saiyan hanno
capelli corvini. Anche io” si lamentò Veki,
passandosi la mano tra i capelli. “Non capisco
perché cercare la compagnia di una Tsufuru”.
<
Però la tua è una bellezza meno orientale e
sicuramente non hai gli occhi penetranti di Reghina.
Anche se adesso la sua figura è parecchia austera. Non si
addice ad una ragazza così giovane che ora ha tutta la vita
davanti > pensò Vegeta.
“La
senti anche tu l’aura di Kakaroth?
Sembra che si stia muovendo molto velocemente.
Forse
si sta teletrasportando in
qualche luogo interessante” gli disse.
Vegeta
chiuse la televisione e posò il telecomando accanto a
sé, voltandosi verso la sorella.
“Umphf.
Dovremmo andare a controllare” borbottò.
<
Gli altri probabilmente non andranno se non all’ultimo
minuto, nel caso la sentano incrementarsi o abbassarsi di colpo.
Io
preferisco anticipare prima che Kakaroth si
trovi nei guai > pensò, alzandosi in piedi.
“Vado a cambiarmi” borbottò.
Veki lo
seguì, tenendo le mani in tasca.
“Senti,
ne presteresti una anche a me?” gli domandò.
Vegeta
fece un cenno positivo del capo. S’irrigidì mentre
l’altra gli posava una mano sulla spalla, sorridendogli
incoraggiante.
“Vedrai
che si risolverà tutto. Magari è solo isteria di
massa e non c’è nessuna minaccia. Gli amici di
solito non ti tradiscono così facilmente” lo
rassicurò la sorella.
Vegeta
le sorrise in risposta.
“Umphf.
Non mi dispiacerebbe fosse così. Però diamoci
comunque una mossa”.
Kamhara lasciò
cadere un vaso per terra, osservò i pezzi che si spargevano
sul viso e ridacchiò, iniziando a recitare una formula.
Dell’acqua
iniziò a spargersi sul pavimento, man mano che si allargava
si alzava da esso della nebbia. La sostanza si scurì fino a
sembrare una notte senza stelle, mentre la nebbia usciva dalla stanza
in banchi, allungandosi in lunghi tentacoli.
<
Non avresti dovuto seguirmi fino a qui, fratello. Aver sconfitto i
monaci non ti salverà dalla morte, la tua vita
avrà un finale molto oscuro > pensò.
L’oscurità
scivolò fuori dalla stanza passando da sotto la porta e
proseguì lungo un corridoio. Si riversava sulle pareti come
un fiume in piena, diventava impercettibile sotto la luce, avvolgeva le
colonne e proseguendo si condensava sempre di più.
Si
condensò, cambiando colore, passando per vari gradi di
grigio, fino a tramutarsi in un umanoide di carta.
La
figura sottile ondeggiava avanti e indietro, bianca e senza volto.
“Con
questo ho finito” borbottò Goku, passandosi
l’indice sotto il naso. Saltellò sul posto e si
deterse le labbra con la lingua.
Udì
risuonare una filastrocca in saiyan.
Si
guardò intorno corrugando la fronte e serrò un
pugno.
<
Non riesco a capire cosa dice. Forse parla di due fratelli? No, di un
fratello e una sorella… Almeno credo. Sono certo
però che dica che andarono ad un fiume >.
<
Attento! > gli risuonò la voce del drago nella mente.
Si
voltò di scatto e sgranò gli occhi, trovandosi
davanti l’uomo di carta. “Urca! Tu cosa
saresti?” gli domandò. < Non ha
un’energia positiva! Non so perché, ma sono sicuro
sia ostile… oltre che inquietante >.
Allungò una mano e gli lanciò contro
un’onda d’energia.
La
figura l’afferrò con le mani sottilissime e gliela
rimandò indietro.
Goku
gridò, saltando via per schivarla.
“…
Ed io che pensavo che saresti andato a fuoco”
borbottò.
Vegeta
correva lungo il corridoio, guardandosi intorno con il battito cardiaco
accelerato.
Veki lo
seguiva a passo spedito, guardandosi intorno. I suoi occhi si muovevano
rapidamente scrutando i diversi guerrieri incoscienti abbandonati sul
pavimento, molti di loro avevano i vestiti strappati.
“Il
tuo amico è troppo buono. Li ha risparmiati tutti. Rischiamo
che ci attacchino di nuovo, questa volta alle spalle” disse
secca.
Vegeta
annuì, rispondendole: “Kakaroth è
fatto così. Non eliminiamoli, colpiamoli solo più
forte per essere sicuri non si riprendano per un bel
po’”.
Veki scattò,
iniziando a colpirli tutti con dei colpi potenti, ma non mortali,
misurando i suoi movimenti.
<
Questo posto è inquietante, ma non saprei nemmeno dire il
perché > pensò Vegeta.
“C’è
uno strano odore nell’aria” sussurrò Veki.
Vegeta
si sentì gelare il sangue nelle vene.
<
Magia… Ormai sembra chiaro chi sia il
‘traditore’ > si disse.
Continuarono
il controllo degl’incoscienti salone dopo salone, proseguendo
lungo corridoio e stanzoni.
<
Questo posto sembra troppo grande, in modo quasi irreale.
Sono
felice di non averci portato Lory > si disse la saiyan.
“Dannazione!
Questo che gridava era Kakaroth!
Dobbiamo darci una mossa!” gridò Vegeta. Si
trasformò in supersaiyan e
spiccò il volo, i pugni serrati e lo sguardo deciso.
“Veki,
tu controlla che non arrivi nessuno. Io mi occupo di Kakaroth!”
ordinò Vegeta.
Veki annuì
e corse fino alla porta, guardando all’esterno.
Vegeta
aiutò Goku a rialzarsi, delicatamente e lo guardò
con occhio clinico, socchiudendo un occhio.
“La
situazione è parecchio imbarazzante” gemette Son.
Abbassò lo sguardo, l’intero corpo gli doleva e
gli girava la testa. “Che fine ha fatto
quell’essere di carta? Ogni volta che riuscivo a ferirlo
finiva solo per strapparsi e i rimasugli si trasformavano
in…”.
“…
Lo vedo in cosa. Sembri un puntaspilli” lo interruppe Briefs.
“Era
una magia. Combatterlo in modo normale non era l’idea
migliore” sussurrò Vegeta.
<
Rischia di perdere i sensi, dobbiamo muoverci >
pensò. Iniziò delicatamente a sfilargli i
vestiti, ignorò il rossore sul viso dell’altro saiyan ed
osservò gli aghi. < Non è diverso da
quando qualcuno finisce in un cactus >.
“Non
muoverti. Ognuno di questi potrebbe entrare troppo a fondo nella carne
incuneandosi. A quel punto avresti bisogno di un’operazione
chirurgica” ordinò Vegeta.
Son
impallidì, deglutendo a vuoto.
“Mi
sembra di essere in mezzo a tanti aghi. Io odio gli aghi”
piagnucolò.
Vegeta
raggiunse un caminetto e recuperò la pinza. < Non ho
dell’alcool denaturato per disinfettarla >. Accese il
fuoco con un’onda e vi mise sopra la pinza, fino a renderla
rovente.
<
Decisamente troppo grande per riuscire a sfilarli senza problemi. Non
se ne parla di farlo con le dita… >
rifletté.
Il
potere reale s’illuminò sulla sua fronte e la
pinza divenne piccola come una forcina per le unghie.
<
Sai fare queste cose?! Mi spieghi quali sono i limiti o le clausole del
tuo potere?! Perché non lo fai sempre?! >
gridò mentalmente Vegeta alla fenice.
Quest’ultima
gli rispose: < Tu hai visto che il mio fuoco ha eliminato quella
creatura. Ho assorbito la magia di cui era impregnato e l’ho
utilizzata per questo. L’ho esaurita ora >.
Vegeta
fece una smorfia, mentre iniziava ad estrarre gli aghetti.
“Ahi…
ahi… ahi…” piagnucolò Son,
con le lacrime agli occhi.
“Fermo”
ordinò Vegeta e l’altro si limitò mesto
ad obbedire.
“No,
lì no!” gridò Son, mentre Vegeta
iniziava ad estrarli anche all’altezza del pube,
avvicinandosi al membro.
<
Forse si vergogna perché c’è mia
sorella > pensò Vegeta. “Pensavo non
t’imbarazzassi, Kakaroth…”
gli disse.
Goku
negò vigorosamente col capo.
“Non
è quello. Solo che Chichina non
vorrebbe. Dice che quella è proprietà privat…”.
Iniziò a spiegare.
“Kakaroth fermo,
zitto e lasciami lavorare!” strillò Vegeta. Era
vistosamente rosso in volto e gli fischiavano le orecchie. <
Questo è più di quanto avrei voluto sapere
> pensò. “… E fermo
con quella coda!” lo richiamò.
Goku
abbassò il capo, incassandolo tra le spalle. “Non
gridare, però” piagnucolò, col labbro
sporto in fuori.
Vegeta
proseguì, vide che iniziava a perdere i sensi e se lo
poggiò contro. “Tranquillo, me ne occupo
io” lo rassicurò.
Goku
annuì lentamente. Briefs finì il suo lavoro,
accorgendosi che Son era incosciente, abbandonato contro di
lui.
Vegeta lo
stese a
terra, ricominciando a vestirlo.
<
Sono arrivato a salvarlo giusto in tempo > pensò.
“ARRIVA
QUALCOSA!” lo richiamò Veki.
|
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Capitolo 19 *** Cap.19 Vegeta contro la falsa strega ***
Cap.19 Vegeta
contro la falsa strega
Vegeta
si mise in posizione di combattimento e partì
all’attacco in volo, cercando di raggiungere
l’avversario con un pugno al volto.
“Questa
volta no, principe” rispose gelidamente la copia di Kamhara.
Vegeta
ruggì furioso e allungò la mano, lanciando un
attacco energetico. L’avversario si piegò
all’indietro in un mulinare di capelli rossi e il colpo
passò sopra di lei.
Vegeta
l’afferrò per una gamba e la lanciò
contro una parete, sfondandola. Gridò, venendo trafitto da
delle frecce di energia rosa. Le distrusse, le sue urla passarono da
quelle di dolore a quelle di rabbia.
Le
frecce si trasformarono in petali di ciliegio, Vegeta li arse con dei ki-blast dorati.
“Merda!
Tutto questo non doveva accadere” sibilò il
principe dei saiyan.
<
Mia sorella cosa diamine aspetta ad attaccare?
Aspetta,
forse pensa sia la vera Kamhara.
Magari non percepisce che quest’aura ha qualcosa di sbagliato
e non vuole fare del male ad una sua amica.
Invece,
io, dopo la faccenda degli specchi, ormai so distinguere le creature
fittizie > pensò.
Kamhara levitava
nuovamente davanti a lui, avvolta da due auree: una rosa e una dorata.
Vegeta
ghignò, indicandosi col pollice.
“Pensi
davvero di poter sconfiggere Vegeta-sama?”
la sfidò, partendo nuovamente all’attacco.
Kamhara si
abbassò evitando il colpo e raggiunse l’altro con
una serie di gomitate al petto e all’addome, facendolo
piegare in avanti con un gemito.
“Perché?”
esalò il principe dei saiyan.
Kamhara gli
mozzò il fiato colpendolo con un pugno alla giugulare,
mentre infieriva con una serie di gomitate alla sua schiena. Lo vide
sfracellarsi al suolo e da lì lanciò innumerevoli
onde rosa.
Vegeta
gattonò via, schivandole, mentre da ogni esplosione intorno
a lui si alzava un terribile polverone. Si ritrovò bloccato
al suolo, la strega lo aveva immobilizzato a faccia in giù
apparendo sopra di lui.
“Per
mio figlio” sussurrò Kamhara al
suo orecchio.
Vegeta
incrementò la sua aura e la allontanò con una
testata al mento. Riuscì a voltarsi e cercò di
colpirla con una gomitata, ma la giovane si era già
spostata. Rotolò in avanti e si rimise in piedi con una
capriola, si protesse il viso con entrambe le mani.
Il
sangue scendeva lungo la sua tuta blu strappata in più punti.
La
bambina si piegò in avanti e porse una roccia a Vegeta,
sorridendogli.
“Saremo
amici per sempre, vero?” domandò. Le sue iridi
castane si erano tinte di riflessi azzurri.
Vegeta
sbuffò e afferrò la pietra.
Vegeta
indietreggiò, con le gambe tremanti.
<
Ora so come si dev’essere sentito Kakaroth a
combattermi in tutti questi anni ogni volta che tornavo sullo
schieramento avversario >. Fece una capriola in aria per evitare
un attacco alle sue spalle.
“KAMY!
FATTI VEDERE! FINISCILA CON TUTTO QUESTO!” gridò.
L’urlo
del principe dei saiyan arrivò
alle orecchie di Son che socchiuse gli occhi, guardandosi intorno con
aria confusa. Veki raggiunse
Goku con un colpo alla nuca, facendolo svenire nuovamente.
“Vegeta, Kakaroth sta
sempre più male! Ha iniziato a vomitare sangue”
mentì.
Vegeta
fece una smorfia, pensando: < Dannazione! Non ho altra scelta
che fare sul serio >. “Umphf”
brontolò. Chiuse gli occhi e gettò indietro la
testa, attivando il potere reale al massimo.
“COLPO
DELLA FENICE!” urlò, lanciando
l’attacco. Delle ampie ali nere erano apparse sulla sua
schiena, mentre il colpo andava a segno, facendo esplodere la copia.
L’esplosione
dell’energia magica investì in pieno Vegeta, il
principe gridò, venendo indebolito e accecato.
|
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Capitolo 20 *** Cap.20 Aiutami Kakaroth ***
Scritta
ispirandomi a Faint dei Linkin Park.
Scritta
per il #6hcfanfictionschallenge della pagina: Hurt/Comfort Italia -
Fanfiction & Fanart.
Cap.20 "Aiutami Kakaroth"
I am a little bit
of loneliness a little bit
of disregard
Handful of complaints but I can’t help
the fact that everybody can see these scars
Veki afferrò
al volo Vegeta, atterrò e lo appoggiò sul
pavimento, sorrise e gli avvicinò le labbra
all’orecchio.
“Ora
ci sono io” sussurrò.
Vegeta
sgranò gli occhi, riconoscendola, e le sorrise.
La
lama nella mano della principessa saettò e si
conficcò nella schiena di Vegeta, quest’ultimo
sputò sangue.
“Pe-perché
?…
Se-sei mia sorella...” biascicò il
principe.
<
Non è possibile. Non dopo tutto quello che abbiamo passato.
Pensavo che fosse diversa. Era così dolce con Lory >
pensò.
“Tu
muori, io eredito. Ho sempre desiderato avere il regno, lo merito
più di te” ammise Veki.
Le sue labbra si deformarono in un largo ghigno storto.
<
Di sicuro Tarble non
sarà una minaccia >.
Si
udì l’urlo della fenice squarciare
l’aria. Il verso da uccello ferito si trasformò in
un grido sepolcrale: “La fedeltà è
stata tradita. La vita donata non può essere
restituita.
Ora
resta solo odio e corruzione!”.
La
ferita di Vegeta venne avvolta da un bagliore nero pece, richiudendosi.
Piume di fiamme blu si tinsero di nero, cadendo dal cielo, diedero vita
a una pozza simile al catrame sul terreno che inghiottì il
principe dei saiyan.
Veki si
rialzò in piedi di scatto e indietreggiò.
Notò che il fratello era scomparso e scoppiò a
ridere, mentre la pozza si riassorbiva.
“Non
m’interessa quale limbo ti abbia ingoiato.
L’importante è che ti sei tolto dai
piedi!” sbraitò.
Vegeta
gemette, ritrovandosi a cadere in ginocchio, avvertiva un formicolio in
tutto il corpo
Chinò
il capo ed iniziò a strisciare, ansimando.
<
No, non adesso. Non proprio adesso! Ero così vicino dallo
scoprire chi ero > pensò, serrando gli occhi. Le sue
membra erano intorpidite ed i suoi piedi erano gelati.
“La
caduta di un semidio è sempre più profonda di
quella di un mortale”. La voce della fenice, in quel momento
prettamente femminile, gli risuonò nelle orecchie.
Il
sole a picco sopra di lui gli faceva bruciare la pelle, gli ardeva le
mani e le ginocchia. Inghiottì, sentendo la bocca riarsa, la
sua saliva si stava asciugando e rapidamente le sue labbra si stavano
spaccando.
Un
secondo sole inondava di luce e calore il luogo.
<
Sono in un deserto con due soli? Sarei felice di trovarmi in un posto
così simile a casa, se questi raggi non mi trafiggessero
impietosamente > pensò Vegeta, boccheggiando.
< C’era una battaglia in corso, mi pare. Inizio a non
ricordarmi bene >.
Si
strinse il fianco e gli sfuggì un gemito, simile al verso di
una scimmia morente.
<
Ricordo solo nitidamente che mia sorella mia ha tradito e sono stato
teletrasportato qui >.
Goku
avvertì una fitta al petto ed indietreggiò,
ansimando, mentre vedeva sfocato.
Udì
il suo drago ruggire, il suono sempre più ovattato, mentre
cadeva all’indietro perdendo i sensi.
<
Qui è tutto buio, non riesco a capire dove mi trovo. Sono
sdraiato? No, sono in piedi e cammino.
Odo
dei lamenti e mi dirigo in quella direzione. Man mano mi rendo conto
che si tratta della voce di Vegeta e accelero, riuscendo a raggiungerlo.
Nello
scorgerlo, m’immobilizzo, sgranando gli occhi. Il principe dei saiyan è
a terra, inerte.
Si
volta verso di me, affaticato e mi sorride, ha una ferita sul fianco
che si allarga sempre di più.
Cercò
di andare verso di lui, ma il mio corpo s’immobilizza come se
mi fossi congelato. Non posso muovere niente, neanche un muscolo!
M’impegno,
ci provo con ogni fibra del mio essere. Devo raggiungerlo! DEVO!
Lo
guardo terrorizzato. Come diamine faccio ad aiutarlo?!
La
voce della fenice mi arriva all’orecchio: “Vi
è un torto che va ripagato, un tradimento che
dev’essere purificato, o questa volta non potrò
rinascere dalle mie ceneri”.
“A-aiuto…”
esala Vegeta, allungando una mano verso di me. “Kakaroth…
ti prego…”. La sua voce è sempre
più flebile ed io non so che fare.
“Vegeta…”
gemo. Il mio corpo si sta prendendo gioco di me! Di che torto si parla?
Cosa diamine è successo?!
Lacrime
copiose sgorgano dagli occhi di Vegeta, solcandogli il viso. Come quel
giorno su Nameck,
ma questa volta piango anch’io con lui.
Sono
immobilizzato, ma quest’agonia travolge e spezza la mia
mente.
Comincia
a gemere, ma pian piano i lamenti si trasformano in urla.
NON
POSSO SOPPORTARE QUESTE GRIDA! Non posso… Non posso vederlo
così travolto dal dolore…
Chiudo
gli occhi e mi sforzo d’ignorare il sangue, di non pensare
che si tratta di un amico, di un ‘fratello’, che mi
sta morendo davanti in piena agonia.
Posso
solo continuare a provare a muovermi.
“I-io…
non me lo meritavo… Io… Credevo che mi avrebbe
aiutato, non capisco…
Non
vuoi aiutarmi neanche tu?” lo sento piagnucolare. Capisco che
se potessi muovermi avrei iniziato a tremare, mi sento gelare.
“Io
non riesco a muovermi!” grido, mentre trattengo a stento le
lacrime. Cosa stai dicendo?!
Sta
morendo pian piano, affogato nel suo stesso sangue. Dovevo salvarlo, ma
ho fallito miseramente.
Sul
suo volto si dipinge un sorriso stanco, malinconico, nonostante il suo
volto sia stravolto dal dolore.
“M-me
lo merito… per tutte le volte… che ho
sbagliato… Che ti ho lasciato solo…”.
Fatica a prendere fiato, è percosso da terribili singulti.
Mi
concentro, ma non riesco neanche a diventare supersaiyan.
L’unica cosa di me che si muove sono le gocce di sudore.
“Mi-
mi… dispiace…”. Almeno posso ancora
parlare!
“…
o come quando…” continua.
“Non
sarebbe mai per questo!” gridò arrabbiato, con
tutta la voce che ho in gola. L’affetto che nutro per Vegeta
ha sempre cancellato tutti i suoi sbagli ai miei occhi.
“Se
fosse Crilin,
l’avresti lasciato morire così?” mi
domanda la fenice all’orecchio.
“NON
RIESCO A MUOVERMI!” sbraito fino a farmi andare via la voce.
Mi sento così impotente!
Ingoio
un boccone di saliva, è amaro.
“T’imploro…
fratellino…” mormora e si lascia andare, chiudendo
gli occhi.
Vorrei
gridare, ma ora anche la mia bocca è sigillata, le mie corde
vocali non rispondono.
L’oscurità
m’inghiotte, mi sento precipitare.
Goku
si svegliò di soprassalto, sgranando gli occhi.
Chinò il capo e spalancò la bocca, trovandosi in
groppa al drago dorato.
Si
passò il dorso della mano sul viso, trovandolo bagnato di
lacrime.
“Dimmi
che non è successo davvero” implorò.
Il
drago rispose: “No, era solo un sogno, ma Vegeta
morirà davvero se non ci sbrighiamo”.
<
Recupererò Vegeta e lo riporterò a casa.
Andrà tutto bene! Non permetterò a quel sogno di
realizzarsi >.
“Dobbiamo
riportare alla ragione la fenice. In questo momento è
pericolosa. Attaccherà chiunque cerchi di avvicinarsi.
A
lei ci penso io…” spiegò il drago.
Goku
gemette: “Stiamo andando a salvarli. Così, invece,
sarai costretto ad attaccarla, a fargli tu del male”.
“Lo
so, ma è l’unica cosa da fare. Conto su di
te” gli ripose.
Vegeta
si abbandonò all’entrata di una caverna e si
raggomitolò su se stesso.
<
Qui sono finalmente al sicuro dal sole. Questo è un posto
più protetto dal sole di questo dannato deserto rosso che
sembra infinito.
Sì,
sembra un ammasso di dune che si susseguono l’una identica
all’altra. Non c’è cibo, né
acqua, ma almeno ho trovato l’ombra.
Se
non fossi nato su Vegeta-sei, probabilmente sarei già morto.
La mia mente ha rischiato di finire degradata dal calore>.
Allungò la mano, respirando a fatica e perse i sensi.
La
fenice atterrò davanti l’entrata della grotta,
divenendo immensa come l’intera arcata. Gettò
indietro la testa e fece scattare rumorosamente il becco.
Iniziò
a cantare una nenia ipnotica in saiyan.
“Io
sono me e tu sei me” ripeteva, mentre i suoi artigli
affondavano nella sabbia.
<
L’atterraggio non è dei migliori. Il drago
sparisce a poco dal suolo ed io mi ritrovo a precipitare di faccia.
Che
schifo, mi è entrata sabbia da tutte le parti, persino in
bocca. Non ha per niente un buon sapore, che peccato. Anzi i granelli
mi stanno graffiando tutte le gengive e sebbene continui a sputare,
continuo ad averne la bocca piena.
Mi
sono anche fatto male e non apprezzo per niente sentire il drago ridere
di me > pensò Goku.
Si
massaggiò la testa, scompigliando i capelli neri a
cespuglio. Si liberò della sabbia e seguì il
drago, massaggiandosi la spalla.
“Si
muore di caldo qui. Ci sono tre soli?” piagnucolò.
Una goccia di sudore gli scivolò lungo il viso e gli cadde
sulla stoffa arancione, scurandola. Si sfilò i vestiti,
rimanendo in boxer.
<
Nel sogno la fenice mi chiedeva di depurare qualcosa. Sentivo che aveva
perso fiducia >. Gocce di sudore iniziarono a scivolare lungo il
petto nudo. < Come posso fare? Come posso riuscirci? > si
domandò.
“Il
sole aiuta a rigenerarci. Trasforma questo calore in energia”
gli ordinò il suo animale simbolo.
Goku
saltellò sul posto e si mise a corrergli dietro, dimenando
furiosamente la coda.
“Credevo
che fosse la luna a potenziarci” ammise.
Il
drago gli rispose: “La luna trasforma, i soli
rafforzano”.
Goku
si grattò la guancia.
“Urca,
sembra complicato” ammise.
<
Quella duna l’ho già vista. Sì,
è vero, si somigliano un po’ tutte, ma sono sicuro
> pensò Goku, facendo una smorfia.
“Sicuro
che non ci siamo persi?” domandò.
Il
ruggito del drago lo fece quasi cadere per terra e deglutì,
mentre la creatura assottigliava gli occhi.
“Non
c’è bisogno di offendersi”
borbottò.
Il
drago partì all’attacco e la folata di vento
investì Son, quest’ultimo si protesse il viso dal
braccio, mentre veniva colpito da della sabbia. Quest’ultima
graffiò la sua pelle abbronzata, aderendo al suo fisico
sudato.
Goku
abbassò il braccio, trovandosi davanti il drago intento a
lottare con la fenice. Cercava di imprigionarla nelle spire del suo
lungo corpo, parando le artigliate della creatura con le zampe.
Sferzava la nemica con i lunghi baffi, tentando di morderla, mentre la
fenice cercava di beccargli gli occhi.
“MUOVITI!”
ordinò il drago.
Goku
annuì e si mise a correre verso la grotta.
<
Non temere. So benissimo qual è il mio compito.
Porterò Vegeta al sicuro. Probabilmente Dende potrà
rompere qualsiasi incantesimo sia in atto >
pensò.
Raggiunse
la caverna e vi entrò, all’interno la luce cedeva
il posto all’oscurità e sin dai primi passi
all’interno c’era più freddo.
<
Questo sembra un posto incantato > pensò Goku. Si
trasformò in supersaiyan e
rabbrividì, vedendo che c’erano dei cristalli e
delle stalattiti così lisci da riflettere la sua figura.
Abbassò
lo sguardo, scorgendo Vegeta, e s’inginocchiò
accanto a lui su un ginocchio.
“Vegeta,
ehi Vegeta. Sono qui” lo chiamò. Lo scosse un paio
di volte, guardandolo continuare a dormire. Controllò che
respirasse e gli sistemò la mano sulla spalla.
Da
fuori venivano ruggiti e acuti stridii.
Goku
si portò indice e medio alla fronte, cercando di teletrasportarsi.
<
Non funziona! Evidentemente in questo punto non si può fare.
Devo provare dopo essermi allontanato > si disse.
Tentò nuovamente di svegliarlo e sospirò.
<
La fenice deve averlo fatto cadere in trance o qualcosa di simile.
Penso sia un incantesimo > pensò, caricandoselo in
spalla.
“Non
preoccuparti, ti riporterò a casa”
sussurrò, si passò le braccia dell’altro saiyan intorno
al collo e gli fece stringere le gambe alla sua vita.
Aspettò che la fenice si alzasse in volo, continuando a
scontrarsi col drago, e corse fuori più velocemente
possibile. Continuò a correre, rischiando
d’inciampare nella sabbia diverse volte.
<
Continuo ad avanzare, strascicando i piedi, dandomi la spinta persino
coi movimenti della testa.
Il
peso che ho sulla schiena sembra segarmela. Peccato che non sia
semplicemente un peso, ma un amico.
Rischio
di cadere in ginocchio, ma non me lo permetto.
Il
sudore brucia come fuoco e mi arde. Vorrei che fosse acqua per potermi
bagnare la gola.
I
due soli infieriscono su di me.
Ho
lasciato indietro il drago, è come se avessi lasciato con
lui anche la mia anima e la mia forza.
Ansimo
pesantemente, scuoto la testa e continuo ad andare avanti.
Se
solo venisse una qualche risposta da parte di Vegeta, potrei credere in
un miracolo. Rimane così freddo, statuario e distante. Se
non lo sentissi respirare, mi chiederei se è ancora
vivo… umano. A guardarlo fa paura. Sembra quasi un ballerino
intento a fingere la morte del cigno su un grande palco, mentre tutti
trattengono il fiato.
Quando Bulma invitò
me e Chichi a
teatro ne rimasi affascinato. Pensavo che mi sarei annoiato, e forse ho
anche sonnecchiato in diversi momenti, ma quella
scena mi ha rapito > pensò Goku.
“Te
lo giuro. Ti porterò al sicuro, mi occuperò io di
te, niente potrà impedirmelo” promise.
|
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Capitolo 21 *** Cap.21 Lasciati salvare ***
Sento
che la fenice e il drago hanno smesso di combattere, ma sembra non
esserci un posto dove possiamo teletrasportarci.
Non
so come fare a rimanere in piedi.
Mi
sono sentito così debole solo una volta, quando hanno
avvelenato l’aria con quel potente gas velenoso. Era una
trappola fatta a posta per sterminare noi saiyan >
pensava Goku.
Precipitò
a terra di faccia, con un mugolio e serrò gli occhi, ansante.
Vegeta
era abbandonato su di lui, i suoi occhi si erano aperti ed emanavano un
bagliore nerastro. Il suo corpo pallidissimo rimaneva abbandonato, i
capelli ondeggiavano intorno al suo volto e le sue labbra erano
socchiuse.
<
Non riesco a stare in piedi. Non voglio essere battuto dalla mia
debolezza! Non voglio venire meno alla mia promessa >
pensò Goku. Iniziò a strisciare in avanti,
dandosi la spinta con braccia e gambe. Si trascinò con
Vegeta che pesava sulle sue spalle, facendolo affondare.
<
Ti prego, Vegeta… Svegliati e aiutami! Permettimi di
salvarti > implorò Son, respirando a fatica,
ansimando rumorosamente. < Fa così male…
Non è un dolore che annienta solo il mio corpo portato allo
stremo, prosciugandomi le energie. No, è una sofferenza che
deforma la realtà. Non riesco a trovare una via
d’uscita >.
“Io
posso andare oltre i poteri della fenice, se mi permetterai di
aiutarti”. Una voce cavernosa arrivò attutita e
deformata agli occhi di Son.
Goku
alzò lentamente la testa. Si era arrestato e stava
affondando nella sabbia.
<
Non riesco a riconoscere la figura che mi è apparsa davanti
all’improvviso. Emana una luce talmente forte da abbagliarmi
> pensò, battendo le palpebre a fatica.
“So
che non vuoi fidarti di me, ma permettimi di salvare il nostro
principe” implorò l’altro.
<
Si tratta di un saiyan?
Che sia mio fratello Radish?
Mi sembra di intuire che ha i capelli lunghi, o almeno credo. Pian
piano mi sto abituando a questa luce che riesce a ferirmi
più di quella dei due soli > pensò Goku.
L’interlocutore
dimenava furiosamente una coda dalla spessa peluria castana.
“V-vuoi…
aiutarmi?” gemette Goku.
L’altro
si abbassò e gli allungò una mano, indossava un
pesante bracciale d’oro.
Goku
sgranò gli occhi, spalancando la bocca.
“Non
è ancora tempo di morire” mormorò
l’altro.
“BROLY!”
gridò Goku, fino a farsi andare via la voce.
<
In questo momento non potrei cercare di batterlo nemmeno volendo. Il
mio corpo non risponde, continua ad affondare, ma ora ha anche iniziato
a tremare.
Non
capisco il perché Del terrore che mi sta assalendo. Forse
perché mi si affacciano memorie precedenti. Posso
immaginarlo urlare: “Kakaroth,
ti odio!” in modo fin troppo nitido > pensò.
Broly gli
afferrò la mano.
“Goku,
fatti aiutare” disse, guardandolo con aria di supplica.
“Come
mi hai chiamato?” domandò Son, ricambiando la
stretta.
Broly trasse
in salvo lui e Vegeta dalla sabbia, caricandoseli sulle spalle
massicce, uno per ognuna.
“Non
fraintendermi, Goku. Sono venuto per il principe, non per te”
borbottò, arrossendo.
<
Probabilmente sto ancora sognando. Sì, sto dormendo sulle
spalle del mio drago. Non riesco a crederci sia così gentile
> pensò Goku. “Chiamami Kakaroth”
lo pregò.
“Utilizza
i tuoi poteri adesso, prima che io perda il controllo sulla
fenice” ordinò.
Goku
si portò due dita alla fronte e teletrasportò tutti
e tre alla Capsule corporation.
<
Non vedo l’ora di poter finalmente tornare a casa >
pensò.
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 Jita ***
Scritta
sentendo: Castle of glass dei Linkin Park.
<
Dove mi trovo? > si chiese Vegeta, volteggiando seduto. Mosse le
gambe, guardandosi intorno. < Mi sembra di nuotare. Devo essere
di nuovo in uno di quei sogni che non sono veramente sogni.
Che
gran scocciatura! Quando la finiranno con questi trucchetti di magia e
queste assurdità?! >.
“Ben
arrivato, Vegeta” lo salutò Vargas cordialmente.
<
Per essere specifici sono stufo di lui! Kakaroth è
sempre stato una fonte inesauribile di guai, ma rispetto a questa zecca
insopportabile è una creatura discreta e attenta >
pensò Vegeta, con una smorfia infastidita sul viso.
“Umphf”
borbottò. < Vargas batte tutti i limiti
d’insopportabilità! >.
“Non
dovresti essere arrabbiato con me. Ti trovi qui per decisione della tua
fenice” rispose Vargas.
<
In origine il potere della fenice non era suo? Non è colpa
del fatto che è mio antenato se adesso questa odiosissima
sventura è capitata a me? Porto gli oneri e i doveri
dell’essere re, ma non posso avere un trono o un popolo. A
fatica salvaguardo il mio onore.
Sì,
solo grattacapi e neanche un aspetto positivo > si disse Vegeta.
< Ho miriadi di domande, ma nessuna risposta >.
“Ho
pensato che piuttosto che farti perdere questi attimi di
vita…” cominciò a dire Vargas.
<
Hai pensato male > pensò Vegeta.
“Io
non penso mai male” ribatté Vargas con voce
piccata.
<
L’ho pensato, non l’ho detto! Dannazione, forse
riesce a leggermi i pensieri, magari anche le emozioni.
Tsk,
è fastidioso come avere quel demente di Shin vicino, sempre
pronto a leggerti i pensieri come uno sciacallo dal misero quoziente
intellettivo > pensò Vegeta.
“Sono
sicuro che una lezione di storia non ti farà del
male” prosegue, come se non lo avessi mai interrotto.
Vegeta
pensò: < Accidenti, come fa ad avere un aspetto
così simile al mio, ma per il resto parere un clone di Kakaroth?
No, di Goku, se si dà retta alle voci che senza botta in
testa sarebbe stato un vero saiyan.
Vargas
prosegue, con una calma serafica, mostrano l’occhio buono e
non quello sfregiato. La mia opinione non conta >.
Alle
spalle di Vargas apparve un murales variopinto, le rifiniture in oro
risaltavano sul muro aranciato.
Vegeta
fissò la raffigurazione del supersaiyan e
avvertì un brivido lungo la schiena.
“Le
leggende del mio popolo si sono rivelate imprecise”
sussurrò. < Eppure non riesco a non chinare il capo
in segno di rispetto >.
“Le
leggende sono fatti che si sono ammantati di mistero e il ricordo
è quasi sbiadito” rispose Vargas, rendendo il tono
più gentile.
Il
principe dei saiyan si
soffermò sulla figura di Vargas, rappresentato durante la
trasformazione in supersaiyan God.
<
Allora, quando non è vestito in modo ridicolo per richiamare
una fenice, sembra davvero un re > pensò
Vegeta.
Notò
che era raffigurato un intero esercito di changelling.
Avevano la stazza di Re Cold,
ma l’espressione di Cooler. Gli occhi rossi erano come quelli
di Freezer. Uno di loro ricordava Devil.
Quest’ultimo
era raffigurato in movimento, intento a trasformarsi in un gigantesco
serpente dalla pelle rossa e le placche viola.
“Il
serpente dagli occhi di brace…”
bisbigliò Vegeta.
<
Non so se questo l’ho detto o l’ho solo pensato, ma
in questo mondo le due cose corrispondono >.
Vargas
gli mostrò un’altra propria raffigurazione.
Emanava un’aura verde ed era grosso come Broly,
sulla sua fronte brillava il potere reale, ma intorno a lui volteggiava
una gigantesca fenice rossa.
<
Quando i poteri non erano ancora corrotti e coesistevano in una sola
persona > rifletté il principe dei saiyan.
Passò la mano sui graffiti e socchiuse gli occhi.
<
Posso quasi sentire le grida della battaglia. L’eccitazione e
il ribrezzo che provava Vargas durante lo scontro. Lo sento affine a
me, avverto in lui lo spirito guerriero di un verso saiyan >.
“Come
hai fatto a vincere? I tuoi avversari erano numerosi e alcuni
probabilmente erano anche più potenti di te”
sussurrò. < Anche se… Il mio potere,
quello di Kakaroth e
quello di Broly convivono
tutti in Vargas. Quando dev’essere potente? Chissà
se è imbattibile. Il cuore mi batte. Come vorrei poterlo
sfidare e mettere a prova la leggenda >.
“Voi
come sconfiggete gli avversari più forti di voi?”
chiese Vargas.
“…
Con la forza di volontà” sussurrò
Vegeta.
Il
graffito scomparve e al suo posto apparve un arazzo, i cui dettagli
erano cuciti con cura.
Vargas
era in piedi accanto a una donna saiyan,
intorno a loro numerosi figli.
Vegeta
ghignò. < Si è dato da fare >
pensò.
Vargas
disse: “Se non avessi avuto una discendenza, tu non saresti
qui”.
Vegeta
accarezzò uno dei figli più grandi. <
Assomiglia a Trunks…
O meglio come sarebbe mio figlio se fosse purosangue. Oh, quello
è identico a mio padre > pensò.
“Questo ha ereditato?” domandò.
“No.
Ha ereditato quello che indossa il ciondolo dei due soli di Geta. Alla
sua sposa venne lasciato il medaglione con la luna”
spiegò Vargas.
Vegeta
annuì. Da sotto i vestiti estrasse il medaglione con i due
soli. < Freezer credeva di averlo distrutto, ma lo avevo io
anche se ero bambino. Mio padre indossava una copia >.
Vargas
gli porse il medaglione della regina. “Tua madre lo indossava
il giorno in cui è morta”.
“Non
dovrebbe essere il momento per me di darlo alla mia sposa?”
domandò Vegeta.
Vargas
negò col capo, mentre il ciondolo scompariva.
“Deve
rimanere al collo di tua madre. In questo momento Selene è
lì dentro. Suo fratello gemello Geta, il suo sposo, ve
l’ha rinchiusa per evitare che s’immischi nelle
faccende umane” spiegò.
<
Suppongo che le due voci che mi hanno protetto fossero Geta e Selene
>.
Vegeta
socchiuse gli occhi e gli mostrò un affresco. <
Guarda > gli disse telepaticamente.
“Questo
è Jita,
il prediletto di Selene. La dea della luna entrò nel corpo
della madre mortale perché il bambino fosse suo
figlio” spiegò Vargas.
Vegeta
piegò di lato il capo guardando il neonato, avvolto in
morbide fasce.
<
Anche se mi assomiglia, questo sembra troppo minuto e dolce per essere
un vero saiyan.
Neanche i miei figli avevano un’aria così
vulnerabile da piccoli. Certo, ha una smorfia deciso, ma…
è pallido come la morte > pensò.
“Pensavo di essere l’unico mezzosangue
divinità in famiglia”.
“Lo
sei. Quello sei tu” rispose Vargas con voce cavernosa.
“Alla
nascita non nascondevi le tue fattezze inumane. Hai assunto
caratteristiche tipicamente saiyan a
due anni. Tuo padre ha dovuto spesso tenerti dentro la capsula per i
neonati anche quando avevi superato l’anno di vita.
Era
terrorizzato che i saiyan mutanti,
che si facevano sempre più numerosi, potessero superarti in
potenza. Voleva che nessuno mettesse in dubbio la tua discendenza
reale” spiegò Vargas.
“Non
ho ancora detto agli altri della mia natura. Né io
né loro abbiamo simpatia per le divinità.
Esattamente come gli angeli s’immischiano troppo nella vita
dei mortali” sibilò Vegeta. Scosse il capo,
facendo ondeggiare i capelli a fiamma.
“Perché
devono esistere così tante divinità?
Non
bastavano i Kahioshin,
i Kahio,
Re Yammer e
i Supremi? O gli angeli, i dei della distruzione e quelli della
vita?” gemette.
<
Per non parlare che il pantheon si allarga ad ogni creazione o ri-creazione
di un universo > pensò.
“Fu
Selene a uccidermi. Perché non volli giacere con
lei” spiegò Vargas.
<
… Ed io che mi sono vergognato quando 18 mi ha sconfitto
perché era una donna. Lui si è fatto uccidere da
una femmina! > pensò Vegeta.
“Perché
mi dici tutto questo?” chiese.
Vargas
gli fece un sorriso triste.
“Prima
o poi Selene verrà a prenderti, Vegeta”.
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Capitolo 23 *** Cap. 23 Prima della battaglia contro Kamy ***
Elly
si trova ad allenarsi dal dio della distruzione e non sa quello che
rischia la sua amica Kamy.
Prompt:
fiaba, bacio, litigio e oro!
Cap.
23 Prima della battaglia contro Kamy
Sugli
scaffali c’erano innumerevoli libri, con le copertine dei
colori più disparati ricoperte di polvere. Le pareti
bianchissime facevano contrasto con i diversi oggetti.
C’erano
anche delle stampe appese, una di essere riportava il disegno di una
tartaruga bicefala albina.
Reghina si
appoggiò alla parete, incrociando le braccia. Fissava Veki giocherellare
con una catenina d’oro.
“Ve
l’ho detto. Purtroppo non c’è
più modo di farla ragionare. Dobbiamo andare più
in fondo e ucciderla” spiegò la principessa dei saiyan.
<
Chissà dove ha trovato quella catenina. Comunque ha un modo
di fare ipnotico > pensò.
Mary
Jane serrò un pugno.
<
Quando hanno visto che Goku e Vegeta non tornavano hanno deciso di
mandarmi a controllare. Non pensavo che la situazione fosse
così grave.
Avrei
preferito ci fosse stata Elly. Lei è amica di Kamy,
avrebbe capito fino a che punto il tutto era degenerato prima di
arrivare a questo > pensò. “Non ci posso
credere! Non avrebbe mai ucciso Vegeta!”.
Veki finse
di sospirare affranta.
“Invece
è andata così. Ha ucciso mio fratello davanti ai
miei occhi”.
“Mi
dispiace doverlo dire, ma… Cosa vi aspettavate da una strega saiyan?
Era ovvio che sarebbe successo qualcosa del genere” disse Reghina.
<
Anche se di te, Veki,
mi fido quanto di una vipera a sonagli > pensò.
“Se non avete il coraggio di fare ciò che va fatto
andrò io”.
Mary
Jane serrò gli occhi.
“Da
quando siete arrivate voi due non si capisce più niente.
Forse siete voi la minaccia” ringhiò.
Gli
occhi di Reghina brillarono.
“Non
è colpa mia se voi vivete in una fiaba senza
affrontare la realtà” sibilò la
principessa degli Tsufuru.
Veki mormorò:
“Penso sia un’ottima idea. Affrontala pure. Questo
non è il momento adatto per un litigio”.
“Non
ho più un osso sano” gemette Elly. Si
lasciò ricadere pesantemente sul letto e si sfilò
le converse che indossava.
Whis scosse
il capo, sospirando con aria preoccupata.
“Voi saiyan non
sapete proprio quando è il momento di fermarvi. Sei
veramente mal ridotta” gemette con voce accorata.
Elly
sentì il frusciare dei vestiti di lui che le finiva alle
spalle.
“Sai,
sono cresciuta con gli esseri umani. Credevo di essere strana. Invece
sono proprio inquadrata nella mia razza.
Mi
fa male tutto” borbottò.
Whis con
un movimento del bastone si avvicinò una bacinella
d’acqua. Iniziò a spogliare la ragazza, che rimase
in reggiseno.
“Prima
ti pulisco e poi inizio a disinfettarti. Infine ho intenzione di
fasciarti” spiegò.
Elly
domandò: “Voi angeli siete asessuati,
vero?”.
Whis passava
una pezzuola umida sulla sua pelle rosea.
“Sì,
è così. Non devi vergognarti di me. Non ti vedrei
in un senso carnale” le rispose.
“Sai,
ho fatto dei sogni strani ultimamente. Era come se sentissi il pianto
di un bambino” ammise.
Whis le
rispose: “Probabilmente pensavi a tuo figlio”.
Elly
mugolò: “Mi manca parecchio. Anche se non sono
esattamente il simbolo di una buona madre, vorrei potermi occupare di
lui”.
“Fai
del tuo meglio, considerando che sei una saiyan”
le rispose Whis.
“Ahi!
Brucia” si lamentò Elly, mentre Whis iniziava
a detergerla col disinfettante.
“Non
ti sei lamentata per i colpi di Bill-sama ed
i miei e poi ti lamenti per un po’ di
disinfettante?” la punzecchiò.
“Già.
Perché in questo momento non ho l’adrenalina a
palla e sento tutto” si lagnò.
“Resisti”
la pregò Whis,
gentilmente.
<
Non mi manca solo il mio bambino. Vorrei anche poter dare un bacio al
mio Junior > pensò Elly.
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Capitolo 24 *** Cap.24 Obsessed Phoenix ***
Goku
stava seduto su un sedile di legno, tinto di vernice blu scrostata in
diversi punti. Teneva la schiena curva e le gambe aperte, la sua figura
arancione si confondeva con le pareti di legno della stalla alle sue
spalle.
Teneva
in mano un fazzolettino umido che stava passando sulla fronte di
Vegeta, steso per terra su della paglia.
Il
principe dei saiyan aveva
il viso grigiastro e si agitava nel sonno, mugolando. Braccia e gambe
aperte in posizione scomposta e il petto che si alzava e abbassava in
modo irregolare.
<
La fenice ti sta consumando lentamente e dolorosamente. Ti sta
spezzando nel profondo. Finirai per bruciare completamente e ti
perderò. Ogni volta che ti vedo crollare non posso fare mai
niente per aiutarti, non davvero.
Sono
stanco di essere un bambino che vede i suoi amici soffrire. Cerco
disperatamente di diventare un uomo, ma mi chiedo se si possa davvero
cambiare la propria natura.
Mia
sorella è là fuori, il suo cuore è
diventato di ghiaccio. I suoi occhi sono rossi, trasudano sangue e
furia > pensò Son. Le sue labbra erano
così strette da essere bianche.
Broly osservava
Son occuparsi del più grande.
<
La fattoria è al sicuro. Calgare sta
pensando agl’incantesimi per tenerla protetta. Forse anche
per tenersi lontano e non vedere suo cugino in queste condizioni
> si disse.
Vegeta
si risvegliò, mugolando e si guardò intorno con
aria confusa. “Do-dove sono? Cos’è
successo? Anche questo è un sogno? Il deserto?”
biascicò.
“Calmati
e respira” disse Goku, legandogli la pezzuola umida intorno
alla fronte spaziosa.
Broly fece
un paio di passi avanti.
“Dobbiamo
spiegarti alcune cose” disse.
“"Qualunque
cosa, ma non questo... per favore" implorò Vegeta,
portandosi le mani alla testa.
“Sconfiggere
tua sorella è l’unico modo che hai per calmare la
furia della fenice. Quella colpa rischia di scatenare l’odio
maledetto che ha contaminato il mio potere, portando anche il tuo ad
una spirale che distruggerà anche i tuoi
discendenti” rispose Broly.
Goku
s’intromise: “Lascialo stare. Si è
appena ripreso”.
“Ripreso?
Non riesco a distinguere sogno e realtà” gemette
Vegeta, nascondendosi il viso tra le mani.
Goku
si alzò in piedi e gli posò una mano sulla spalla.
“Per
questo ci sono io. Appoggiati a me, lasciati aiutare” lo
pregò, cercando di poggiarselo contro il petto.
“Umphf.
Non sono così fragilino” disse Vegeta. Lo
spintonò, allontanandolo da sé ed
indietreggiò, con le gambe che gli tremavano.
“Dovresti
ringraziare Kakaroth.
Se non fosse per lui saresti morto” disse Broly.
Le
gambe di Vegeta cedettero e il principe dei saiyan ricadde
in avanti.
“Vegeta”
lo chiamò Goku preoccupato.
Temo
di dover ringraziare anche te” ringhiò Vegeta,
voltandosi verso Broly.
“Per
te è così dura?” domandò Broly.
Goku
cercò di afferrare Vegeta, ma quest’ultimo si
rimise in piedi da solo.
“Mi
hai chiamato scarafaggio, maledetto!” gridò.
< Mi hai controllato mentalmente e mi hai umiliato! Come posso
perdonarti?! Potevi ammazzare mio figlio Trunks così
tante volte che ho perso il conto! > pensò.
“Vegeta,
non così. Rischi di cadere” gemette Goku,
riuscendo ad afferrarlo. “Dai, appoggiati a me” lo
supplico.
Vegeta
sospirò, abbandonandosi contro di lui.
Broly disse
gelido: “Quello è il passato, dovresti riuscire a
dimenticarlo”.
Vegeta
ringhiò, divincolandosi.
“Vegeta,
stai fermo. Ecco, siediti qui. Va tutto bene, ora è
buono” mugolò Goku, costringendolo a sedersi.
“Tu
non puoi sempre perdonare tutti!” sibilò il
principe dei saiyan.
La testa gli ricadeva di là e di qua. “Non avresti
dovuto perdonare neanche me” bisbigliò con voce
inudibile.
Goku
gli fece un sorriso rassicurante.
Gli
disse: “Beh, almeno così non instauro maledizioni
eterne”.
Vegeta
serrò i pugni fino a far scricchiolare le nocche, era di
nuovo accomodato sul pagliericcio.
“Cosa
posso fare, Kakaroth?
Non voglio attaccare mia sorella” gemette.
Goku
si voltò verso Broly,
chiedendogli: “Non pensi che possiamo semplicemente farla
passare dalla nostra parte?”.
“Lo
ha pugnalato alle spalle ed è pronta ad ucciderlo per non
far scoprire le sue mire” rispose.
Goku
sentì Vegeta mordere l’aria e lo guardò
con occhi tristi.
“Vegeta,
cercherò di farla ragionare se vuoi” propose.
“Mettendo
a rischio? Non ci pensare neanche” rispose secco Vegeta,
guardandolo negli occhi.
Cercò
di rimettersi in piedi e Goku, afferrandolo, lo pregò:
“Vegeta, non ti alzare. Resta qui seduto”.
“Kakaroth…
Grazie di non avermi abbandonato” mormorò il
principe dei saiyan,
arrossendo.
“Non
potrei mai. Ho tutta l’intenzione di continuare ad occuparmi
di te” disse gentilmente Goku, facendogli un sorriso sincero.
“Non
posso perdere sia Kamhara che Veki.
Non tutte e due nello stesso giorno. Non ora che Reghina è
cambiata così tanto.
Kakaroth,
è come se stessi perdendo tutto il mio passato. Come se ogni
cosa si stesse sgretolando” esalò Vegeta.
Goku
gli posò una mano sulla spalla.
“Vegeta,
te lo giuro. Salveremo mia sorella e faremo tornare Reghina come
prima” lo rassicurò.
Broly assottigliò
gli occhi e si voltò lentamente, facendo una smorfia.
“Beh,
penso che non dovremo più occuparci della
principessa” gli disse.
Vegeta
tentò di alzarsi e chiese concitatamente:
“Perché? Cosa sta su… ugh…
Ah…”. Ricadde nuovamente, ma Son riuscì
ad afferrarlo al volo, stringendolo a sé.
“Noi
qui siamo al sicuro dalla magia della strega, ma sento benissimo che
sta combattendo con Veki.
Penso
che, nonostante la possessione di Lourth,
non abbia digerito che qualcun altro abbia fatto del male al
principe” spiegò Broly.
Vegeta
gridò: “Dobbiamo andare!”.
“No,
Vegeta. Tu non vai da nessuna parte in queste condizioni”
disse Goku con tono secco.
Broly annuì,
facendo ondeggiare i lunghi capelli mori.
“Ha
ragione Kakaroth.
In questo momento finiresti solo per farti uccidere. Andrò
io”
Goku
sussurrò: “Io resto con Vegeta”.
“Tutto
questo dev’essere un incubo” gemette il principe dei saiyan.
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Capitolo 25 *** Cap.25 Vendetta rosso sangue ***
Cap.25
Vendetta rosso sangue
“Come
osi?! Io sono la tua principessa!
Io
valgo dieci volte te!” gridò Veki.
Saltò all’indietro e atterrò
acquattato, i lunghi capelli dorati del supersaiyan di
terzo livello ondeggiavano dietro di lei.
Kamy si
mise in posizione di combattimento, muovendo le braccia.
“La
fenice non ti difenderà da me”. Sgranò
gli occhi che mandarono delle saette vermiglie, come le sue iridi.
<
Vuole usare i poteri dei suoi occhi? No, non può! Non
l’ha mai fatto prima > pensò Veki.
“N-non farlo! Dannerai la tua anima! Diventerai come tutte le
streghe del passato! Perderai te stessa!” sbraitò.
Kamy alzò
le braccia sopra la sua testa ed iniziarono a piovere aguzzi petali di
ciliegio, che come dardi si conficcarono nel terreno.
Veki attivò
una barriera per schermarsi, alcuni riuscirono a passare. Uno le
squarciò la spalla, facendo colare copiosamente del sangue,
mentre un altro le graffiava la guancia.
“Tu
sei una principessa…” disse Kamhara.
Lanciò una pioggia di onde rosee che mandarono in frantumi
la barriera energetica dell’altra.
Veki gridò,
cadendo a terra di schiena. Si voltò e vide Lory stesa a
terra, incosciente.
<
Non devo coinvolgerla > pensò.
“…
Colui che hai tradito, invece, è il mio re”
sibilò Kamhara.
<
Solo io posso distruggerlo! Nessun altro > pensò.
Scattò e Veki sgranò
gli occhi, gridando.
Una
lama di energia rosea la trafisse da parte a parte.
La
strega saiyan le
sputò in faccia: “La prossima volta stai attenta a
chi pugnali”.
“Non
potevo teletrasportarci dentro.
Ci sono troppi incantesimi a proteggere il posto” disse Kakaroth.
Vegeta
ribatté secco: “Poche storie. Sfonderemo la porta
alla vecchia maniera”. Raggiunse l’uscio e
infierì con una serie di calci, mandandolo in frantumi.
“Non
ci sono incanti che tutelino dalla forza bruta” disse Broly.
Camminò lentamente dietro il principe dei saiyan,
che era corso dentro, trovandosi davanti un dedalo di corridoi.
“Urca,
Vegeta…” sussurrò Goku. Si
grattò la guancia. “Non correre, o ci
perderemo”.
“Lasciate
fare a me. Saranno i miei poteri a creare una traccia guida”
disse, incrementando la sua aura.
Goku
sgranò gli occhi vedendo che dava vita ad una freccia di
pura energia verde, che si muoveva intorno a loro.
<
Devo assolutamente chiedergli se posso leggergli la mente per imparare
quella tecnica > pensò.
“Certo
che hai raggiunto un livello di potenza niente male”
sussurrò.
Broly s’incamminò
seguendo la freccia.
“Ho
solo imparato a utilizzare il potere del supersaiyan leggendario”
rispose.
“Tsk”.
Vegeta fece una smorfia. “Questa dannata
‘cosa’ è lenta come una lumaca! Io devo
trovare mia sorella alla svelta!”.
“Sai,
tutti pensavano che tu fossi un’idiota. Invece quando sei in
te hai un modo di parlare… ecco…” disse
Son.
Broly gli
chiese “Lessico forbito?”.
Goku
si grattò la guancia.
“Urca…
Parli difficile come Vegeta” si lamentò.
“Non
possiamo acceler…”.
Iniziò a ringhiare Vegeta. Avvertì una fitta al
petto e si piegò in avanti, con un mugolio.
“Vegeta
cosa c’è?” domandò Goku,
avvicinandoglisi. Gli posò una mano sulla schiena e lo
guardò impallidire.
Broly sospirò,
scuotendo il capo.
“Temo
che siamo arrivati troppo tardi. Non avverto più
l’aura della principessa” disse cupamente.
Mary
Jane si caricò il corpo incosciente di Lory sulle spalle e
si mise a correre.
<
Di che diamine parlavano quelle due? Dev’esserci qualcosa
sotto > pensò. Si ritrovò Kamhara davanti
e balzò all’indietro, schivando un colpo di coda
della saiyan,
dando vita ad una barriera di energia demoniaca.
“Ehi,
tu! Rossa!”. Una voce femminile risuonò per la
sala.
Kamhara si
voltò e vide Reghina che
avanzava verso di lei, con passo cadenzato.
“Veditela
con me” disse secca Reghina.
<
Questo è il mio momento per approfittarne >
pensò Mary Jane, scappando da una porta alle loro spalle.
Reghina la
richiuse con un incremento della propria aura.
Kamy fece
un sorriso storto.
“Non
vedo l’ora… Tsfuru”
sibilò.
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Capitolo 26 *** Cap.26 Battaglia ***
Storia
scritta per: “Inchiostro di stelle Challenge”.
Prompt:
A volte indosso la maschera della felicità non per
proteggere me stesso, ma per proteggere la serenità di chi
mi vuole bene.
Come
with me and I will make my worst untold.
"Perché
hai attaccato Veki?" domandò secca Reghina.
Kamhara
gridò, evitando un pugno diretto al suo viso e
contraccambiò con un calcio diretto all'addome della
nemica.
“Riporterò
indietro il principe e lo convertirò alla mia
causa” disse Kamhara.
<
Vieni con me, Vegeta, e farò il mio peggio, cioè
che è indicibile, ma solo per cambiare questo mondo. Le
leggi per una volta si sovvertiranno a nostro favore e gli dei non
potranno più prendersela con noi > pensò.
Afferrò
il colpo tagliente diretto al suo viso, stringendo Veki per il polso.
Le girò il braccio e la udì urlare.
Veki
la raggiunse con una testata al mento, obbligandola a lasciarla andare.
Tentò di trapassarla all’addome, ma la strega
raggiunse il suo braccio con un calcio, spezzandolo
all’altezza dell’avambraccio.
La
principessa saiyan gridò, indietreggiando.
“Noi
eravamo amiche!” gridò.
Kamhara
assottigliò gli occhi.
“Io
mi limitavo ad obbedirti. Da parte tua l’amicizia
è sempre stata falsa. Ti sei concentrata così a
lungo sul tuo dolore, che non hai mai capito gli altri” disse
secca.
Kamhara
schivò un colpo della coda di Reghina e ricambiò
con una sequela di pugni.
“Mamma,
stai bene?” domandò Trunks, avvicinandosi a
Bulma.
Quest’ultima
si voltò verso di lui. I capelli azzurri le ricadevano
disordinati ai lati del viso.
<
Affatto. Ho un così brutto presentimento >
pensò, poggiandosi con la schiena contro una delle colonne
di marmo dell’edificio del Supremo.
“Certo,
Trunks. Non devi preoccuparti” lo rassicurò. Gli
accarezzò la guancia e chiuse gli occhi, sorridendo.
“Se veramente la minaccia è solo Kamy non
c’è pericolo. La faranno ragionare, in fondo
è solo una ragazzina.
Se,
invece, si tratta di qualcuno più potente, allora ci
penseranno tuo padre e Goku a risolvere” disse. Nascose il
tremito della voce, tentando di avere un’aria rassicurante.
“Sicuramente
hai ragione tu”.
<
Non si può mai sapere cosa nascondano le persone, che animo
oscuro possono averti celato.
Ho
perdonato mio padre, ma ho capito che i saiyan possono anche fare cose
terribili. Un po’ della mia fiducia in questo mondo e negli
altri è venuta meno > pensò, corrugando la
fronte.
“Grazie
mamma” disse, sorridendole grato.
<
Come fa ad essere sempre così forte? Quando non abbiamo
coraggio, sappiamo sempre di poterlo trovare in lei > si disse.
“Ora
va da lei, ha bisogno di te” lo invitò.
Guardò il figlio annuire e allontanarsi.
<
A volte indosso la maschera della felicità non per
proteggere me stessa, ma per proteggere la serenità di chi
mi vuole bene.
Anche
se mi sento morire, devo essere ben salda a me stessa.
Vegeta,
ti prego amore mio, torna da me sano e salvo >
pensò.
Lory
si guardò intorno con aria confusa.
“Ora
sei al sicuro” la tranquillizzò Mary Jane.
Lory
cercò di mettersi in piedi, ma fu colta da un capogiro.
“Dove
si trova la principessa?” domandò. Il battito
cardiaco accelerato e un’aria spaventata in volto.
Mary
Jane le disse: “Respira e stai calma. Lei non è
qui…”.
“Sta
combattendo, vero? Devo raggiungerla… Anche se incapace come
sono potrei aiutarla ben poco” piagnucolò Lory.
“Siete
proprio amiche, vero?” domandò Mary Jane.
“La
padrona è sempre buona con me” sussurrò.
<
Padrona? Non avevo mai pensato che fosse sua schiava >
pensò.
|
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Capitolo 27 *** Cap.27 Vegeta raggiunge Kamhara ***
Storia
scritta per: “Inchiostro di stelle
Challenge”.
Puoi
indossare una maschera e dipingerti la faccia
Puoi
persino dire di appartenere al genere umano
puoi
indossare un colletto e una cravatta
ma
c’è una cosa che non puoi nascondere
è
quando tu sei marcio dentro.
Cap.27
Vegeta raggiunge Kamhara
Puoi
indossare una maschera e dipingerti la faccia
Puoi
persino dire di appartenere al genere umano
puoi
indossare un colletto e una cravatta
ma
c’è una cosa che non puoi nascondere
è
quando tu sei marcio dentro.
<
Quest’aura… Reghina > pensò
Vegeta, mettendosi a correre verso una porta candida.
Goku
afferrò il principe dei saiyan per una spalla e lo trattenne.
“Vegeta,
no! Non sei in condizioni!” gridò, guardando
l’altro che si voltava verso di lui.
“Kakaroth,
lasciami parlare con lei!” urlò Vegeta,
divincolandosi.
Goku
aumentò la stretta, rispondendogli: “Vegeta hai
rischiato di morire… Ti ho quasi perso, davanti ai miei
occhi…”.
Vegeta
lo guardò con gli occhi colmi di apprensione.
“Tu
sei come un fratello per me, ma lei è come una
sorella” gemette. Riuscì a liberarsi il braccio
con un movimento secco. “Ti prego, fammi salvare tua
sorella…” implorò.
“Non
ti ascolterà!” urlò Son.
Broly
li guardava con gli occhi tristi, tenendo il capo chino.
Vegeta
si alzò sulle punte degli stivaletti e posò le
mani su entrambe le spalle di Goku.
“Fidati”
lo pregò, guardandolo negli occhi.
“Va
bene… Vai, fai un tentativo” disse,
indietreggiando. Vegeta gli fece un mezzo sorriso, annuendo e Goku lo
guardò allontanarsi di un paio di passi.
Vegeta
si voltò a guardarlo, Goku gli fece il segno
dell’o.k., e il principe attraversò la porta
correndo, entrando nella sala.
Kamhara
dimenò la coda dalla peluria rossa del quarto livello e si
voltò. Era completamente ignuda e della peluria vermiglia le
copriva in parte i seni e il pube. I capelli color sangue, come i suoi
occhi, erano larghi tre dita e le ricadevano lungo la schiena. La sua
aura brillava di un rosa intenso.
<
Sembra aver raggiunto uno stadio che mischia il quarto livello col
supersaiyan rosé > pensò Vegeta.
Reghina
si strinse la spalla ferita, da cui colava del sangue ed
indietreggiò, voltandosi verso di lui. “Sei
vivo…” sussurrò. < Meno male,
Veggy! Non potevo sopportare ti fosse davvero successo qualcosa!
> pensò.
Vegeta
guardò Reghina e le si mise davanti, mettendosi tra lei e
Kamhara.
“Non
ci credo che non ti ricordi di noi, della nostra amicizia”
disse a quest’ultima.
Reghina
indietreggiò, facendo una smorfia.
<
Vuole fare l’eroe o cosa? Pensa davvero che queste
melensaggini servano a qualcosa? Me la faccia battere e via! >
pensò.
Vegeta
proseguì dicendo: “Hai perso te stessa, ma
possiamo ritrovarti, insieme. Ti prego, non voglio dover dire a mio
fratello la bugia che ti abbiamo perso. Perché lo sento.
Non
può finire così! Non puoi tradirmi anche
tu!”.
“Anche
tu?” sussurrò Reghina.
Kamhara
si mise di nuovo in posizione di combattimento.
“L’ho
già fatto” gli ricordò.
“Questa
non è la vera te!” gridò Vegeta,
allargando le braccia.
<
Non voglio combatterti, mio re. Ti voglio dalla mia parte >
pensò Kamhara. Avvertì una fitta alle tempie e vi
premette le mani, cadendo in ginocchio.
“Qualcuno
ha mai saputo quale fosse la vera me? Noi saiyan nasciamo per
eccellere. Io sono stata soltanto un soldato che obbediva agli ordini,
soffocata nell’oscurità.
Ogni
cosa che dico sbaglio. Mi si fanno i complimenti solo in riflesso a
quello che è mio padre” ringhiò.
Allungò la mano e lanciò una serie di onde
d’energia.
Vegeta
le parò una dopo l’altra.
“Per
me sei speciale tu. Non m’importa di
nient’altro” ribatté secco, mentre si
creava del fumo intorno a lui.
Reghina
bisbigliò: “Tutto questo è
così melenso”.
Kamhara
si alzò nuovamente in piedi e lo attaccò,
raggiungendolo con un pugno all’addome.
“Sei
prigioniero del tuo orgoglio principe. Sei davvero sicuro di poter
preoccuparti degli altri?” gli chiese, guardandolo piegarsi
in due.
Reghina
andò per attaccare Kamhara, ma Vegeta gli fermò
la mano.
“Sei
impazzito?” domandò la mora.
“Se
non vuoi tornare in te per la nostra amicizia pensa almeno a tuo
marito” disse a Kamhara.
“John
capirà, è per nostro figlio”
ribatté la strega. Tentò di raggiungerlo con un
altro pugno, ma Vegeta intercettò la sua mano, continuando a
tenere bloccata anche quella di Reghina.
“Te
lo giuro. Te lo riporterò, ma tu torna in te”
disse.
Reghina
liberò la sua mano ed indietreggiò.
“Aspettate…
Lei fa tutto questo perché le hanno rapito il
figlio?” domandò.
“Perché
non lo avete detto subito! L’avrei
aiutata!”
gridò Reghina.
Kamhara
si liberò e spiccò il volo, lanciando un attacco
energetico.
Vegeta
creò una barriera protettiva.
“Veki?”
domandò, mentre per lo sforzo il sudore gli rigava il viso.
Reghina
sussurrò: “Credo l’abbia
uccisa”.
“Mia
sorella mi aveva pugnalato. Non mi sorprende” ammise Vegeta.
<
Perché non mi sorprende? Non cambierà mai
> pensò. < Puoi anche metterti una maschera di
gentilezza, ma se sei marcio dentro prima o poi verrà fuori
>.
|
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Capitolo 28 *** Cap.28 Il rosso si stempera ***
Storia
scritta per: “Inchiostro di stelle Challenge”.
Imparerai
a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante
maschere e pochi volti.
Cap.28 Il
rosso si stempera
Imparerai
a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante
maschere e pochi volti.
< Veki ha
sempre avuto una maschera. Come fin troppe persone nella mia vita. Si
può dire che ho incontrato molte maschere e pochi volti
> pensò Vegeta. < Però non avrei
voluto comunque perderla. Il mio intero popolo è
nell’oltretomba. Averla salvata e riportata alla vita, dando
ad entrambi una nuova occasione per conoscerli, era qualcosa di
prezioso.
Kamhara gettò
indietro la testa, mentre dei tentacoli di oscurità
l’avvolgevano.
“Lourth non
vuole liberarla dal suo controllo” ringhiò il
principe dei saiyan.
Reghina gli
posò una mano sulla spalla. “Fatti indietro. Cerca
di usare i tuoi poteri per svincolarla da quel mostro. Io prendo tempo
continuando a combatterci” ordinò.
Vegeta
annuì, indietreggiando.
“Non
farle del male” esalò.
Reghina rispose,
sorridendogli: “So perfettamente dosare la mia forza. Non
farò del male a qualcuno che rivuole solo il suo
bambino”.
<
Qualsiasi cosa abbia visto agl’inferi l’ha molto
cambiata, ma alla fine non è riuscito a cancellare il suo
cuore > pensò Vegeta, indietreggiando.
Reghina partì
all’attacco, urlando.
Vegeta
pensò: < Devo riuscire a controllare nuovamente la
mia fenice. Mi serve! >. Serrò i pugni. <
Speriamo che Broly e Kakaroth mi
diano un altro po’ di tempo prima d’intervenire.
Broly sarebbe
capace di fare davvero del male a Kamy seguendo
la sua assurda e rigida morale >.
“Che
c’è? Sei stanca?” domandò Reghina.
Kamhara si
piegò in avanti, ansimando.
“Chi
io? Mi sto ancora riscaldando, ‘nonnina’”
rispose, pulendosi la bocca con il dorso della mano.
“Nonnina
a chi? Ho solo qualche anno più di te”
ringhiò Reghina.
Allungò la mano davanti a sé e lanciò
una serie di onde, che Kamhara distrusse
con colpi della coda.
<
I suoi occhi sono di un rosso meno forte, più ocra forse.
L’incantesimo sta perdendo vigore > pensò
la principessa degli Tsufuru.
Attivò una barriera per schivare una tecnica dei petali di
ciliegio.
“Molto
poetica, ma più adeguata ad una poesia che ad una
battaglia” la punzecchiò Reghina.
“Almeno
io ho fantasia con i nomi” rispose. Evitò un
attacco mirato al suo collo e raggiunse Reghina con
una ginocchiata ai reni. “Se comprendi la poesia della morte,
essa ti obbedisce” spiegò.
“L’unica
poesia della morte è: “Morte tua, vita
mia” rispose secca Reghina,
colpendola con un pugno al ventre, seguito da un colpo a coppa alla sua
schiena.
“Dove
diamine è andata?!” gridò Mary Jane,
guardando intorno.
<
Quella ragazzina mi ha distratto ed è scappata? Dove diamine
pensa di andare?!
“Lory!
Lory dove sei! Lory torna qui!” urlò, mettendosi a
correre. Spiccò il volo e si guardò intorno con
aria confusa.
<
Dannazione! Se non mi fossi distratta a pensare ai miei figli. Eppure
sembrava così indifesa e spaventata. Mi ha proprio ingannata
con la sua maschera da creaturina da proteggere >
pensò.
“LORY!”
sbraitò, incrementando l’aura. Iniziò a
levitare tutt’intorno, aguzzando lo sguardo.
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Capitolo 29 *** Cap.29 Prova superata ***
Storia
scritta per: “Inchiostro di stelle Challenge”.
Un
tempo di vita ho perduto
a
travestirmi a scherzare
sicuro
che dietro ogni maschera
Un
tempo di vita ho perduto
a
travestirmi a scherzare
sicuro
che dietro ogni maschera
Vegeta
si abbandonò contro la parete.
< Kakaroth,
mi serve la tua energia > comunicò telepaticamente.
<
Come sta andando? > gli rispose Son.
Vegeta
sospirò, mentre la testa gli pulsava e gli comparivano delle
venuzze sulle tempie. < Alla grande. Posso risolvere >.
Si passò la mano sulla fronte spaziosa.
<
Sicuro che non devo intervenire? > domandò Goku.
<
Fidati > lo pregò Vegeta.
<
Allora preparati. Il mio drago non vedeva l’ora di poter
esternare la sua potenza > gli rispose.
“Tsk”.
Vegeta fece una smorfia.
<
Vedi di non mandarmi in sovraccarico, idiota! >
sbraitò mentalmente.
“Vegeta,
adesso!” gridò Reghina.
<
Sta cedendo. Ormai combatte più contro se stessa
per scacciare i suoi demoni che contro di me > pensò.
Goku
si appoggiò alla parete.
<
Non credi che abbiamo esagerato? Era già esausto. Non hai
paura non ti siano rimaste abbastanza forze? > gli chiese
mentalmente il drago.
<
Andrà tutto bene finché mi resteranno le forze
per essere positivo > rispose Son.
Il
drago si lamentò: < Finirai per pentirti di questo
tuo modo di fare. A furia d’indossare la maschera
dell’idiota sempre allegro perderai quello che sei davvero
>.
“Lory?”
domandò Goku con aria confusa, mentre la giovane saiyan gli
sfrecciava davanti.
Broly cercò
di seguirla, ma Son lo bloccò posandogli una mano sulla
spalla.
“Aspetta,
ho promesso a Vegeta che non avremmo interferito” gli disse.
Broly ribatté:
“Non credo che quella ragazzina si farà gli stessi
scrupoli” disse secco.
Lory
spalancò la porta ed entrò, guardandosi intorno.
“Principessa
dove siete?!” chiamò a gran voce.
Vegeta
si lasciò cadere esausto per terra, seduto a gambe aperte.
Si strinse il petto, avvertendo una fitta, ed i suoi occhi divennero
liquidi.
“Inutile
che la cerchi. Kamhara l’ha
uccisa” le disse secca Reghina.
<
Dovrebbe ringraziare. Finalmente è libera
dall’oppressione di quell’acida >
pensò.
Lory
singhiozzò, scoppiando a piangere.
Kamhara le
impedì di cadere in ginocchio.
<
A quanto pare ha una terribile sindrome di Stoccolma >
pensò Reghina.
“Non
l'ho propriamente uccisa. Se lo avessi fatto mi sarei trasformata in
una creatura corrotta come le altre streghe" spiegò Kamy.
Fece sparire una barriera magica invisibile mostrando una neonata,
adagiata per terra in una battle suit strappata,
che si trovava dietro.
Lory
sgranò gli occhi, mentre si ripuliva il viso tra le lacrime.
Vegeta
trattenne il fiato.
"L'ho
fatta rinascere purificata. In fondo non era colpa sua se aveva visto
orrori che l'avevano segnata". Raccolse la piccola e la porse a Lory.
"Crescila tu in modo che resti buona".
<
Ecco a voi un’altra infornata di ‘buoni
sentimenti’ per far salire la glicemia. Si rendono conto che
crescerà nello stesso identico modo di com’era
prima? Ci farà solo impazzire tutti una seconda volta.
Non
mi va per niente di rivedere quella mocciosa in giro. Vedrò
di tenerli alla larga. Mi è bastata già durante
la mia infanzia > pensò.
"Con
quest'atto hai portato pace anche alla fenice"
sancì.
Nella
sala in parte distrutta apparve Whis e Kamy si
mise in posizione di combattimento.
"Hai
superato la prova" sancì.
Goku
intervenne: "Dovresti ridarle suo figlio".
"Concederemo
al padre di crescerlo per i primi anni della sua vita su in pianeta in
cui non potrà scatenare i suoi poteri demoniaci" rispose Whis.
Lory
cullava a sé la piccola.
"Il
padre? E Kamy?"
domandò Vegeta.
"Potrà
andare a trovarlo quando vorrà, ma preferiamo non aggiungere
anche la potenza di una strega" spiegò l'angelo.
Broly domandò:
"A che prova accennavate?".
"Potrà
venire ad allenarsi con Billsama,
congiungendosi alla guerriera Elly" rispose Whis.
"Allenamenti
potenti?" domandò secca.
"Urca,
potentissimi. Sono dei" rispose Goku.
"Così
potenti che se gli manchi di rispetto ci cancelleranno"
ringhiò Vegeta.
<
Devo andare a imparare il teletrasporto. Appena Kamy finirà
l'addestramento devo permetterle di andare a trovare agevolmente suo
figlio. Non voglio soffra di nuovo così >
pensò.
"Anche
tu potrai unirti a noi, ma solo quando avrai superato la tua di prova.
Prepara le tue cose, strega. Verremo a prenderti" disse Whis,
scomparendo.
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Capitolo 30 *** Cap.30 Apparente vittoria completa ***
Storia
scritta per: “Inchiostro di stelle
Challenge”.
Prompt:
Tutti sorridono ma nessuno è felice.
Tutto
è ok, ma nessuno sta bene.
Cap.30
Apparente vittoria completa
Tutti
sorridono ma nessuno è felice.
Tutto
è ok, ma nessuno sta bene.
La
dimostrazione che favole e leggende non dovrebbero essere reali.
Non
ricordo di preciso quando il calvario della mia vita è
iniziato. Forse quest’inferno è incominciato
quando ero ancora un neonato.
Però
ricordo nitidamente che non ho più saputo fermarlo e
controllarlo quando ero solo un ragazzo.
Ero
intrappolato in una trasformazione che non potevo contrastare,
soggiogato da un potere troppo grande.
La
mia razza ha gettato me e mio padre come rifiuti. Perché non
ero un pericolo solo per me e chi mi sta intorno.
Io
sono l’apocalisse per quest’intero
universo.
M’interessa
di questo potere?
No,
sono solo felice di potermi controllare. Non avevo più
niente da perdere ormai.
No.
Anche se dovrebbe. Ero stato reso schiavo dal mio stesso padre.
Ora
che il peggio di me è stato cancellato, cosa mi resta?
Finalmente
ho la possibilità di scrivere la mia storia. Cercare una via
diversa all’essere solo uno stupido scimmione, un mostro
coperto di luce oro-verdastra.
Mi
chiedo se sono riuscito a guadagnarmi la fiducia del principe.
Mi
domando se Kakaroth non
mi temerà più. Non voglio più odiarlo
e ucciderlo.
In
questo mondo c’è già abbastanza
sofferenza. Tutti diciamo che stiamo bene quando non è
affatto vero.
Voglio
solo posare le pietre angolari per una nuova vita >
pensò Broly.
Kamhara si
era voltata verso Reghina.
“Mi
dispiace che mi abbia conosciuta in questa pessima luce,
principessa”. Fece un mezzo inchino. “Sono lieta di
avervi conosciuta”.
Reghina inarcò
un sopracciglio.
“Sai,
sei esattamente come ti descriveva tuo fratello Radish.
Ti
preferisco combattiva piuttosto che soldatino” disse secca.
“Allora
possiamo essere amiche?” domandò. La
‘L’ sulla sua fronte era scomparsa.
Reghina le
afferrò la mano.
“Possiamo
provarci” rispose.
Goku
tentò di abbracciarle entrambe, ma le due giovani sfuggirono.
Vegeta
si avvicinò a Lory, guardando la neonata che teneva tra le
braccia.
“Felice
di non averti perso, Veki”
sussurrò.
“Non
pensavo che mi avresti portato a mangiare un cornetto” disse Kamhara,
alzando il capo. I lunghi capelli rossi le ondeggiavano dietro il capo.
<
Non mi aspettavo ci fossero supermercati aperti 24/24 che vendono
cornetti di notte > pensò.
Era
seduta su una panchina, sotto un lampione.
Reghina incrociò
le braccia sotto al seno.
“Dovevo
farmi perdonare. In fondo ti ho giudicata male”
borbottò. Era accomodata accanto a lei e la sua voluminosa
coda blu si dimenava furiosa, sfiorando ogni tanto quella rosa della
più giovane.
Kamy le
sorrise, rispondendole: “Le migliori amicizie nascono
così, in fondo”.
Reghina si
passò l’indice sotto il naso.
Piuttosto,
non sei arrabbiata per Veki?”
domandò.
“La
principessa adesso può riscrivere la sua storia, inutile
pensare al passato”. Si grattò un sopracciglio
vermiglio. “Mi dispiace averti fatto uscire a
quest’ora. Però volevo poter salutare mio figlio e
il mio John. Penso che mi mancherà durante
l’allenamento”.
Reghina schioccò
la lingua sul palato.
“Ti
senti tranquilla a lasciarlo da solo con John?” la
interrogò.
“Sì,
ma so che sentirò la loro mancanza” ammise.
Reghina sorrise.
“Vedrai che troverò anch’io un modo per
un unirmi a quegli allenamenti”. Promettendole: “Ti
farò imparare come si vive appieno la vita,
‘soldatino’”.
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Capitolo 31 *** Cap.31 Promessa infranta ***
Scritta
per: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE! 2.0
Prompt
di Frida Rush: Una promessa infranta
Pagina:
Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Goku
era seduto accanto a Vegeta, intento a disinfettargli le ferite.
<
Non ha voluto sprecare un senzu dopo questo allenamento. Teme ci possa
essere un altro attacco a breve. Io, veramente, vorrei potermi
finalmente riposare tutto quello che è successo >
pensò.
Vegeta
fece una smorfia, sentendo il disinfettante bruciare.
“Ti
avevo promesso che avrei salvato tua sorella…”
mormorò Goku.
Vegeta
incrociò le gambe, erano entrambi seduti su una lunga roccia
calcarea.
“Ti
sei occupato di Lory. Questo è già più
di quanto ti toccasse…” mormorò.
Il
vento alle loro spalle faceva ondeggiare e loro tende da campeggio.
Goku
serrò il pugno in cui teneva il cotone, fino a far sbiancare
le nocche.
“Ho
infranto la promessa, Vegeta” sussurrò.
Vegeta
si voltò verso di lui.
“Kakaroth,
non puoi sempre riuscire in tutto. Siamo tutti ben lontani
dall’essere perfetti” sussurrò.
“Inoltre mia sorella starà bene”.
“Smettila
di essere gentile! Così mi fai solo preoccupare di
più” mormorò Goku, rimettendo il tappo
all’acqua ossigenata.
Vegeta
si passò la mano sul volto.
“Kakaroth…
Non ti mentirò. Non ti nasconderò che sto
soffrendo per quello che è successo…”
esalò.
Goku
bisbigliò: “Per causa mia”.
Vegeta
gli afferrò la spalla e scosse vigorosamente la testa,
facendo ondeggiare i capelli neri a fiamma.
“No!
Non è colpa tua se lei ha tentato di uccidermi”
disse deciso.
Goku
si alzò in piedi, allontanandosi di un paio di passi.
“Forse
dovrei dire qualcosa a mia sorella…”
mormorò.
Vegeta
si alzò in piedi a sua volta.
“Kamy
ha sofferto anche troppo. Lasciamola fuori”
ribatté.
Un
lampo illuminò il cielo, mentre la temperatura iniziava ad
abbassarsi.
Goku
posò una mano sulla spalla di Vegeta e si piegò
in avanti, guardandolo in viso.
“Cosa
posso fare per sdebitarmi?” domandò.
Vegeta
gli strinse il braccio con la mano, facendo una smorfia.
“Non
fai già abbastanza per me? Anzi, fai troppo per tutti. Sei
sempre l’eroe di ognuno, ma non ti lasci mai
aiutare” ribatté. Lo guardò negli
occhi, i propri brillavano di riflessi blu scuro.
Goku
allontanò il braccio, distogliendo lo sguardo.
“Urca.
Sto davvero iniziando ad essere spaventato”
mormorò.
Vegeta
mantenne la presa, tirandolo verso di sé.
“Kakaroth…”
sussurrò. “…
Senti…”. La sua voce si era fatta flebile, mentre
iniziava a piovere.
Goku
gli posò una mano sulla fronte.
“Ti
senti male?” domandò.
Vegeta
sospirò, lasciandolo andare.
“Sì”
mormorò, scostandogli la mano dalla fronte spaziosa.
“Allora
lascia che mi occupi di te”.
Vegeta
tornò a sedersi sulla roccia, guardando l’acqua
che iniziava a scrosciare, facendosi largo tra le fronde della foresta.
“Non
te lo impedirò, ma non è questo che volevo
dirti” mormorò.
Goku
s’inginocchiò davanti alla tenda e
l’aprì. < Noi saiyan non dovremmo
ammalarci, ma è meglio non rischiare >
pensò.
Vegeta
lo raggiunse ed entrò a carponi nella tenda, si sedette e
aspettò che l’altro lo seguisse.
“Quando
hai scoperto di non essere ciò che credevi di
essere… Cioè, quando sei venuto a sapere di
essere un saiyan e ti è caduto il mondo addosso…
Avevi paura che gli altri non ti avrebbero più
voluto?” domandò.
Goku
si richiuse la tenda alle spalle e si voltò, con aria
dubbiosa. Domandò: “Vegeta… Mi vuoi
dire che non sono un saiyan?”.
“Certo
che no, idiota!” ringhiò Vegeta.
Goku
si grattò una guancia, accentuando l’espressione
confusa.
“Beh,
tu sei sicuramente un saiyan” mormorò.
“Sì,
ma… Se fossi anche qualcosa d’altro?”
domandò Vegeta.
“Sarai
sempre il mio amico Vegeta” rispose.
“Idiota”
borbottò il principe.
“Ora
ti riconosco” disse Goku, sfregandosi le mani. Chiuse gli
occhi e ridacchiò.
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Capitolo 32 *** Cap.32 Tarble e Reghina ***
Tarble
era intento a lavare i piatti.
Reghina
lo guardava con aria interessata, tenendo le braccia incrociate al
petto.
“Ti
diletti a pulire la casa?” domandò. Mosse
l’ampia coda dalla peluria blu, facendola ondeggiare intorno
a sé. “Alcune donne direbbero che sei un uomo da
sposare”. Era appoggiata al muro con una spalla.
Tarble
arrossì, incassando il capo tra le spalle.
“S-sei…
molto gentile…” sussurrò.
Reghina
si staccò dalla parete e mise le mani sui fianchi.
“Però
mi chiedo se sai anche combattere. Noi saiyan dobbiamo eccellere in
quello” disse secca.
Tarble
finì di lavare un altro piatto e lo posò accanto
a sé.
<
Dopo, prima di posarli, devo asciugarli > pensò.
“Certo
che so combattere. Faccio parte della famiglia reale” rispose
secco. Espirò profondamente dalle narici. “Anche
se rispetto a cosa come Supersaiyan God o Ultraistinto io sembro non
conoscere nulla” ammise.
Reghina
piegò di lato il capo, dando vita ad una cascata dei
vaporosi capelli mori.
“Conosci
molto bene questo genere di potenziamenti? Potresti
parlarmene” propose.
Tarble
annuì vigorosamente.
<
Mi diverto a metterlo in imbarazzo. Non ho mai visto nessuno di
così gentile nella nostra gente > pensò.
“Magari
questa sera durante un appuntamento, cucciolo”. Aggiunse,
posandogli un bacio sulla guancia.
Tarble
s’irrigidì, sentendo la gola secca.
“Per
me sarebbe un onore”. Le s’inginocchiò
davanti e le fece un baciamano. “Qualsiasi cosa per farla
felice”.
Reghina
si mordicchiò il labbro pieno.
“Se
vuoi davvero aiutarmi dimmi una cosa”.
Tarble
annuì e si rialzò in piedi.
“Gli
dei hanno detto che devo superare una prova. Quale credi che
sia?” domandò Reghina, alzandosi sulle punte degli
stivaletti.
Tarble
si sfilò i guanti di plastica gialla, assumendo
un’aria meditabonda.
“Da
quello che ho capito la prima ha riportata l’ordine
nell’universo. La seconda ha distrutto definitivamente la
minaccia delle streghe saiyan, sconfiggendo la sua stessa natura.
“Certo!
Devo fare in modo che i saiyan funzionino! C’è
stata una cosa che non si è verificata!
Probabilmente
è per quello che la nostra gente non può
semplicemente fare come Veki. Ossia depurarsi e rinascere ad una vita
nuova e migliore!” gridò Reghina.
Tarble
batté le palpebre con aria confusa.
Reghina
gli prese le mani nella propria.
“Sei
davvero prezioso” ammise.
Tarble
le fece un sorriso impacciato, avvertendo il battito cardiaco
accelerare.
<
Non stavo così bene da tanto tempo. Devo accettarlo, lei mi
rende felice > pensò.
“Posso
farti un’ultima domanda?” chiese Reghina.
Tarble
le rispose: “Certo”.
Reghina
assunse un’espressione decisa e lo avvolse nella morbida coda.
“Quel
pianeta che gira intorno alla Terra è il pianeta
Salad?” domandò.
“Anche
se la gente lo chiama Plant”.
“Perfetto.
Per noi sarà la rinascita di Vegeta-sei. Certo, non possiamo
resuscitare i saiyan, ma… Io e te potremmo andare a viverci.
Sempre
se vuoi” propose Reghina.
“Insieme?”
domandò Tarble, con aria smarrita. Ignorò la
sensazione di svenimento e si ritrovò a sorridere in modo
ebete.
“Certo.
Però prima dobbiamo organizzare una cerimonia.
Se
andrà tutto come deve, però, dovrai
aspettarmi” disse Reghina.
“Ti
aspetterei in eterno” ammise Tarble.
Reghina
posò la fronte sulla sua.
<
Sto bruciando le tappe, come al solito. Però non mi sono mai
data pena, seguire il mio cuore è sempre stata la scelta
migliore > pensò.
“Ti
prometto che finito l’allenamento con gli dei
verrò da te” giurò.
“Verrai
quando avrò costruito una casa degna. Vedrai, ti
farò una splendida sorpresa.
Inviterò
anche Lory con la piccola Veki, e tutti i saiyan che
riuscirò a trovare sparsi nell’universo.
Sarà come tornare finalmente a casa” le promise.
Strinse a sua volta le mani di lei.
“Che
cerimonia vuoi organizzare?” domandò.
“Un’incoronazione”
spiegò.
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Capitolo 33 *** Cap.33 Hiraeth ***
Reghina ammette con Vegeta che è
innamorata di
Tarble.
Scritto per il: #FridayPrompt.
Prompt: Gallese, nome
1. Essere nostalgici di casa
Cap.33 Hiraeth
La
luce
del sole filtrava dalla finestra della grande cupola color crema della
Capsule
corporation.
Vegeta sospirò pesantemente e
accavallò le gambe,
socchiudendo gli occhi.
“Tsk.
Non oseresti” disse secco, incassando il
capo tra
le spalle.
Reghina ghignò, mostrando i denti
candidi.
“Oh sì che oserei,
invece” rispose secca.
Vegeta assottigliò gli occhi e
digrignò i denti.
“Umphf, ti credevo mia amica”
brontolò.
Reghina arrotolò l’ampia coda
dietro la testa e
si abbandonò sul divanetto utilizzandola come cuscino.
“Sono tua amica. Te l’ho detto,
anche il drago di
Kakaroth è d’accordo.
Una cerimonia come quella, condita ad un
po’ di
sana magia ora che Kamy è tornata in sé,
è un modo sicuro per annientare per
sempre il rischio di contaminare il potere reale”
ribatté, incrociando le
braccia al petto.
Vegeta bofonchiò: “Questo non
giustifica quello
con cui mi stai ricattando.
Non voglio si sappia in giro che da bambino
giocavo con un peluche”. Arrossì e
serrò gli occhi.
Reghina aggiunse: “… Ed eri un
bambino
tenerissimo che amava i biscotti”.
“D’accordo, mi hai convinto.
Solo perché non voglio più
essere rapito dalla
mia fenice e portato in dimensioni parallele”
esalò Vegeta.
Reghina osservò fuori dalla finestra,
addolcendo
il sorriso.
“Sai che sono uscita con
Tarble?” domandò con
voce titubante.
Vegeta fece una smorfia, sfilandosi gli
stivaletti candidi.
“Allora? Fatti vostri”
borbottò, scrollando le
spalle.
Reghina sospirò.
“È complicato per
me… esprimere i miei
sentimenti…” ammise.
Vegeta si passò la mano tra i capelli
mori a
fiamma, facendo ricadere una spessa ciocca davanti alla sua fronte
spaziosa.
“Ho notato”. Chiuse gli occhi e
sospirò. “Però se
hai una cotta per lui…”.
Reghina negò col capo.
“Non è una cotta. Mi sono
innamorata, davvero”.
< Non posso dirle niente. Neanche io
conoscevo
da molto la Donna quando ho capito che era quella giusta. Noi saiyan
siamo
fatti così. Siamo impulsivi e percepiamo le cose come gli
animali, praticamente
a istinto > si disse Vegeta.
“Io non posso aiutarti. La mia Bulma mi
è
piaciuta su un pianeta Nameck, ma se non fosse stato per lei non
saremmo mai
stati insieme” ammise, allargando le braccia.
Reghina negò col capo.
“Lo so che d’amore non sai
niente, volevo
chiederti un’altra cosa. Secondo te gli piaccio?”
gli chiese.
< Che situazione assurda. Perché
lo viene a
chiedere proprio a me? > si domandò Vegeta,
grattandosi la guancia.
“Penso di sì.
Al contrario di me che spesso e volentieri non ti
sopporto” disse con aria dubbiosa.
Reghina ridacchiò. Lo raggiunse e si
sporse,
schioccandogli un bacio sulla testa.
“Grazie” cinguettò.
Vegeta fece una smorfia.
“Fuori dal mio salotto”
ordinò.
Reghina scivolò fuori rapidamente dalla
stanza.
Vegeta scosse il capo e sorrise.
< Forse l’amore di mio fratello
può farla
tornare quella di un tempo, almeno un po’ >
pensò.
Si stese sul divanetto e incrociò le
braccia
sotto la testa. <
Mi manca un po’ il
periodo che abbiamo passato insieme da piccoli >.
Sospirò. < Mi manca il
mio pianeta natale, la mia casa >.
Chiuse gli occhi.
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Capitolo 34 *** Cap.34 Starò al tuo fianco ***
Scritta
per: Parolando
Prompt:
fiore; treno; alba e coperta.
Cap.34
Starò al tuo fianco
Vegeta
era intento a dare una serie di calci in volo davanti
a sé.
<
Questa situazione è così strana…
> pensò. Girò su se
stesso e diede una gomitata alle sue spalle.
Il
sudore scivolava lungo il suo corpo abbronzato, dai
muscoli massicci. < … Vorrei potermela far
semplicemente scivolare
addosso…>.
Chiuse
gli occhi e, voltandosi di scatto, diede un pugno
davanti a sé.
“Ahia!
Possibile che devi cercare sempre di uccidermi?!” si
lamentò Goku.
Vegeta
scattò all’indietro, riaprendo gli occhi di
scatto,
scivolando sul pavimento col piede con cui era atterrato.
“Kakaroth,
sei completamente idiota! Potevo ammazzarti per
sbaglio!
Non
puoi comparirmi all’improvviso davanti!”
ululò. Il suo
battito cardiaco batteva accelerato.
Goku
si massaggiò la testa.
“Ve-Vegeta…
senti…” gemette.
Vegeta
le domandò con gentilezza: “Kakaroth, stai
bene?”.
Goku
scosse il capo, abbassando lo sguardo.
"Emh...
io... cioè... no... il drago... no... volevo
dire... la fenice...". I suoi occhi erano incavati e balbettava.
Il
principe alzò un sopracciglio.
"Deciditi,
Kakaroth".
Goku
ridacchiò nervoso.
"Il
potere reale…"cominciò. "La fenice... no,
il drago... ha detto che per domarlo servono i Sayan" disse tutto
d’un
fiato.
Vegeta
vedeva il suo viso reso rosso dalla luce della
stanza.
Gli
domandò poco convinto: "Hai bevuto? O per caso non
mangi da troppo tempo?".
"No.
Insomma… Ne ho parlato con Reghina… per evitare
che sia la fenice a dominare te e non il contrario… Tu devi
essere incoronato
davanti ai saiyan" spiegò Goku.
Vegeta
sospirò. “Lo so, ma non penso che qualche
superstite
della nostra razza…”.
Goku
scosse il capo, facendo ondeggiare i capelli a
cespuglio.
“Noi
saiyan siamo stati un popolo diviso per tanto tempo.
Non abbiamo creduto in niente. Schiavi schiacciati dalla conquista.
Io
ci ho pensato a tutto il sangue che si è versato
e…”.
Serrò i pugni. “Possiamo far essere tutti
lì, quel giorno, per l’incoronazione.
Anche gli Tsufuru.
Senza
più guerre” spiegò.
“Stai
scherzando? Sono tutti morti. Io non torno agli
inferi…" parlò a bassa voce Vegeta.
<
Non ora che ho avuto la grazia > pensò.
Son
negò col capo. I suoi movimenti erano rallentati dalla
gravità aumentata nella stanza.
"No,
tranquillo. Ho risolto con facilità. Re Yammer ha
promesso che per un giorno potranno venire tutti, in cambio dobbiamo
solo
invitare anche lui” disse con gioia, dimenando le mani.
Vegeta
lo guardò stranito.
“Allora?
Dì qualcosa!” lo spronò Son.
Vegeta
gli diede le spalle e raggiunse il pannello di
comandi, spegnendo la Gravity Room.
“Ti
rendi conto che questa è una follia?”
domandò gelido.
Goku
lo raggiunse, guardandolo con decisione.
“Io
so solo che ti voglio vedere incoronato…”. Gli
posò una
mano sulla spalla. “… mio re”.
“Vieni, parliamone
fuori” disse Vegeta. Si passò la mano sul volto
sudato e uscì dalla stanza,
percorrendo il corridoio a passo marziale, seguito da Son.
Bulma,
avvolta in una coperta, con una tazza di the
in mano, li vide passare. Osservò di sfuggita i loro volti
seriosi, mentre le
sfilavano davanti.
<
Non li ho mai visti così seri > pensò.
***
Vegeta
si portò una birra alle labbra, su di essa vi erano
delle parole scritte nel linguaggio della città del Nord ed
il segno di un treno
nero. La sorseggiò e chiuse gli occhi.
Indossava
solo dei pantaloncini e un asciugamano bianco
posato sulle spalle massicce.
“Se
io non mi sentissi pronto? Non dico all’altezza,
ma…
Semplicemente pronto?” domandò.
Goku
lo guardò seduto sul bracciolo di una poltrona.
“Non
hai mai pensato che saresti diventato re?”
domandò,
accomodandosi sul divano.
Vegeta
balzò, atterrando sui piedi nudi.
“Sì,
da bambino, ma… è passato tanto
tempo…”. Sospirò.
“Anche se suppongo che sarebbe solo una formalità.
Tutti torneranno agl’inferi
ed io sarò il re di un popolo che non
c’è”.
Goku
serrò i pugni.
“Alcuni
saiyan vivono ancora per riconoscerti” disse secco.
“Come me”.
Vegeta
trasalì e cercò il suo viso.
“Sono
stato schiavo troppo a lungo. Non è passato molto
tempo dall’ultima volta in cui mi sono ritrovato in catene.
La
nostra specie si basa su guerre e tradimenti. L’hai visto
anche tu”. Dimenava furiosamente la coda dalla peluria
castana. “Non sono tutti
buoni come te”.
“No,
ma possiamo rifondare qualcosa di nuovo. Io ho fiducia
in te. Sorgerà una nuova alba per i
saiyan” mormorò Goku.
“Mio
padre non acconsentirà mai” mugolò
Vegeta. Sentiva la
lattina gelida sotto i polpastrelli.
Goku
ribatté: “Ha già
acconsentito”.
“Hai
praticamente già preparato tutto. Perché non vai
e ti
fai incoronare tu?” gemette Vegeta.
<
Perché sono così acido? Mi sento così
strano… Ho paura?
Sì, temo sia panico. Non ne ho provato uno tale neanche al
mio matrimonio >
pensò.
“Perché
sei tu il principe, Vegeta” disse Goku, indurendo il
tono.
Vegeta
svuotò la lattina e la lanciò nella spazzatura,
dove
si trovavano dei pezzi di carta appallottolati e il contenitore di
carta di un
fast-food con il simbolo di una w dentro un fiore
giallo.
Goku
si alzò in piedi e gli afferrò la spalla,
serrando con
forza le dita. Avvicinò la testa alla sua e lo
guardò negli occhi.
“Cosa
temi esattamente?” domandò secco.
Vegeta
distolse lo sguardo.
“Di
essere come mio padre. Tuo padre Bardack credeva che
sarebbe stato un grande re ed invece ha portato il nostro pianeta alla
fine…”
esalò.
“Tu
ti fidi di me?” chiese Goku, rendendo più calda e
decisa
la voce.
Vegeta
si voltò verso di lui.
“Sì,
Kakaroth…” ammise. Si liberò dalla
presa della sua mano
e incrociò le braccia al petto. “Tsk. Cosa diamine
c’entra?”.
Goku
rispose: “Allora nominami tuo generale. Io credo in te
come re, ma ti starò accanto e veglierò sulle tue
azioni se servirà a darti sicurezza”.
Vegeta
ghignò.
“Dannato.
Sai sempre essere convincente.
Va
bene, l’hai avuta vinta questa volta”
capitolò.
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Capitolo 35 *** Cap.35 Rimembranze ***
Cap.35 Rimembranze
“Stai fermo!” si
lamentò Freezer.
Vegeta si era inabissato nell’acqua a
testa in
giù. Roteò gli occhi e lo afferrò per
una caviglia, facendolo risalire.
Il piccolo saiyan stava facendo le bolle
nell’acqua. Ridendo si divincolò e si
tuffò nuovamente, schizzando acqua
tutt’intorno.
I capelli a fiamma gli ricadevano di lato gonfi
d’acqua.
Il bambino lo schizzò. La sua risata
cristallina
risuonava per il bagno.
Freezer lo sollevò per la coda sbuffando
e lo
guardo ricadere inerte.
Vegeta sporse il labbro e lo guardo con aria
lacrimosa.
Freezer lo mise nuovamente seduto ritto nella
vasca da bagno e tornò ad insaponarlo.
“Sei una scimmietta
insopportabile” brontolò.
Vegeta piegò di lato il capo.
“Lo ha detto anche vostro fratello
Cooler” gli
disse.
Freezer schioccò la lingua sul palato.
“Non avrei dovuto mandarti in missione da
quello
lì. Avrà pensato che ti poteva tenere come una
cosa sua ed invece tu sei un mio
mercenario” brontolò, ticchettandogli sul mento
con l’indice.
Vegeta gli chiese: “Devo tenere il
segreto su
quel diamante che vi ho procurato, vero?”.
Freezer annuì. I suoi occhi dalle iridi
rosse
guizzavano di luce propria.
“Allora sai essere sveglio quando
vuoi” gli disse
il tiranno.
Vegeta gonfiò le guance, mentre Freezer
lo
ripuliva passandogli la spugna sul corpicino da bambino.
Si lamentò dicendo: “Io sono
sempre sveglio”.
“Chiudi gli occhi”
ordinò Freezer.
Vegeta obbedì, mentre il tiranno
iniziava ad
insaponargli i capelli.
“Dovrai tenere il riserbo anche su questi
miei
momenti con te. Te l’ho spiegato tante volte, non bisogna mai
mostrare il
fianco. Se pensano che sei debole o gentile ti sbranano come bestie
feroci.
Tutti vogliono il tuo potere”
spiegò Freezer.
Vegeta dimenò la coda dalla morbida
peluria
castana che gocciolava acqua.
“Nessuno può pensare che voi
siate buono. Siete
sempre senza cuore quando lo desiderate.
Potreste annegarmi proprio ora” rispose.
Serrò
gli occhi con tanta forza da assumere un’espressione simile a
una smorfia
concentrata.
Freezer gli disse: “Questo è
lo spirito giusto”.
Finì di lavargli i capelli mori a fiamma. “Ora
puoi riaprire gli occhi.
“Un giorno anche io voglio essere
spaventoso come
voi” disse Vegeta.
Freezer lo fece uscire dalla vasca.
“Spaventoso?”
domandò.
Vegeta annuì, incupendosi.
“Sì, siete terribile. Avete
ucciso Reghina”. La
sua voce si era andata via via facendosi più bassa.
Freezer sospirò.
“Farò molte altre cose per cui
mi dovrai odiare.
Fai bene a temermi”. Gli passò un asciugamano
intorno ed iniziò ad asciugarlo.
Vegeta gli chiese: “Perché
alle volte siete meno
cattivo con me?”.
Freezer serrò le labbra fino a farle
sbiancare e
mosse animosamente la coda.
“Così le punizioni risultano
più severe quando le
compio. Inoltre così ti rendi conto che scappare non
è la soluzione. L’universo
sarà anche più feroce di me con te se gliene
darai la possibilità” spiegò.
Vegeta annuì con espressione computa.
“Allora scapperò soltanto
quando saprò di poter
soggiogare l’universo come fate voi” rispose.
Freezer si svegliò di soprassalto. Con
il battito
cardiaco accelerato scostò le lenzuola e si alzò
in piedi. Camminò a passi
grevi per la stanza, i suoi occhi si abituarono al buio.
Si affacciò. Si vedeva una grande luna,
nonostante fosse luminoso soltanto uno spicchio riusciva a vedere la
scura
parte che completava la sfera.
Regolando il respiro abbasso lo sguardo.
Sauzer e Zarbon erano seduti vicini e si
muovevano animatamente. Sui loro volti era dipinto un sorriso.
< Mi chiedo se ora non sia io a non essere
più
abbastanza feroce per non farmi soggiogare dall’universo
> pensò.
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Capitolo 36 *** Cap.36 Proposta di matrimonio ***
Partecipa al: #summerbingokinkychallenge2020.
Del gruppo: Non solo Sherlock ~ gruppo eventi
multifandom
Dragon Ball; fluff; marriage proposal;
Tarble/newfemalesaiyancharacter.
Prompt: Caress
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=IQCFa_79MpY; Lzzy Hale
(Halestorm) Ft. Amy Lee (Evanescence) - Break In (Live).
Cap.36 Proposta di matrimonio
Tarble si rigirò tra le mani un anello
dalla
gemma nera e dura.
< Questo era di mia madre. Me la ricorda
molto
>. Espirò pesantemente. < Però ha
anche qualcosa di Reghina. I suoi occhi
sono degli abissi così profondi >. Si
appoggiò alla parete e alzò il capo,
con gli occhi liquidi.
< L’anello che regalai a Gure
aveva una pietra
bianca.
Tutto sta succedendo così in fretta.
Probabilmente sono da biasimare. Sembra che io non l’abbia
amata abbastanza,
ma…
Ho così tanta necessità di
andare avanti. Se
rimanessi ancora fermo annegherei e Reghina possiede la forza che mi
serve a
vivere >.
“Così hai deciso di sposarti
davanti a tutto il
nostro popolo?” si sentì domandare.
Trasalì e si voltò, vedendo
Vegeta avanzare verso
di lui.
Tarble annuì vigorosamente.
“Sei già arrivato sul
pianeta” esalò con un filo
di voce.
Vegeta posò una mano su una colonna.
“Non avrei mai pensato che avresti
approfittato
della mia incoronazione per sposare colei che una volta era la mia
promessa”
sussurrò. Fece una risatina e scosse il capo, facendo
ondeggiare i capelli a
fiamma.
Tarble serrò l’anello nel
pugno.
“Mi sorprende che nostro padre mi abbia
dato il
permesso” ammise, arrossendo.
Vegeta si guardò intorno.
“Hai fatto proprio un buon lavoro. Stai
ricostruendo il regno com’era. Il palazzo è
identico” sussurrò.
Tarble gli rispose: “Merito anche delle
invenzioni della tua sposa. La Capsule corporation permette grandi
opere
edilizie in poco tempo”.
< Questa frase potrei usarla per la prossima
campagna pubblicitaria > pensò Vegeta.
Vegeta lo spronò: “Dimmi la
verità. Il matrimonio
è un’idea di lei, vero?”.
Tarble abbassò il capo.
“Ehi, Tabby… Posso chiederti
una cosuccia?”
domandò Reghina, chinandosi in avanti.
“S-sì?”
domandò Tarble, arrossendo.
“Pensavo che oggi ci sarà
l’incoronazione di
‘mister non ho alcuna intenzione di fare il
re’” disse Reghina euforica,
parlando rapidamente.
Tarble annuì vigorosamente.
“Allora ne possiamo approfittare per
sposarci.
Vedi di procurarti un anello” disse Reghina.
Tarble esalò:
“Certo” con un filo di voce.
“Ottimo. Mi raccomando, uno che mi
stia” disse
Reghina, facendogli l’occhiolino.
“Sì” ammise Tarble.
Alzò il capo di scatto. “Però
io la voglio sposare. Anche se non sono all’altezza di una
come lei”.
Vegeta gli si avvicinò.
Tarble s’irrigidì, mentre il
fratello gli faceva
delicatamente una carezza sul capo.
“Andrà tutto bene.
Conosco Reghina. Non sarà la moglie
migliore di
tutte, ma non sbaglia mai una scelta. Se sente di amarti, è
la verità” lo
rassicurò il principe dei saiyan.
Si voltò e, dategli le spalle, si
allontanò a
passo marziale.
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Capitolo 37 *** Cap. 37 Preparativi all’incoronazione ***
Storia scritta
per: “Inchiostro di stelle
Challenge”.
Tema numero 2:
“MASCHERA”.
Prompt: https://www.facebook.com/notes/stardustway/2-maschera-prompts/572515456989555/
Cap. 37
Preparativi all’incoronazione
Goku si
appoggiò contro la parete, incrociando le
braccia ed osservò Radish indossare una maschera bianca di
legno.
“Sembra
qualcosa di tribale” sussurrò.
Il fratello
maggiore si voltò e gli sorrise.
“Questa
la utilizzavano i nostri antenati”
spiegò.
Goku si
allontanò dalla parete e sussurrò: “Non
ha un’aria amichevole. Perché vuoi usare qualcosa
di così poco recente?”.
Radish si
grattò la guancia.
“Voglio
tornare alle origini. Solo ridando voce
al passato potremo creare un nuovo futuro” spiegò.
Goku gli sorrise
e gli sfilò la maschera di mano,
sistemandogliela sul volto.
Sussurrò:
“Hai ragione. Ti starà benissimo”.
< Vorrei
avere la sua sicurezza, per poterla
trasmettere a Vegeta. In realtà mi sento così a
disagio. In fondo sono solo una
terza classe. Non dovrei certo sembrare un generale >
pensò, cercando di
sorridere.
Radish si
legò la maschera di legno dietro la
testa.
“Tu
sembri nostro padre. Oggi sarà orgoglioso di
te”.
Dall’esterno
sentirono bussare.
“Mia
figlia mi ha mandato a chiamarvi. Dice che
sta per iniziare… Sono contento mi abbiate invitato, ma non
penso che possiamo
permetterci un ritardo” disse Yuma.
“Arriviamo!”
gridò Goku.
<
Chissà se anche Nonno Gohan sarebbe
orgoglioso di me > si domandò.
“Inizierà
solo nel caso Vegeta non se la svigni”
scherzò Radish.
Goku
scoppiò a ridere.
***
Bulma si
guardò allo specchio, rossa in volto.
“Si
vede proprio che stai per diventare regina”
sussurrò Chichi. La stava pettinando, sorridendole raggiante.
Bulma
annuì.
“Quella
Reghina credo voglia fare amicizia e mi
ha prestato alcune delle sue cose da principessa.
Nonostante siano
andate perdute in questo piano
astrale, le hanno potute recuperare dagl’inferi”
rispose. Giocherellò con uno
degli appariscenti orecchini, muovendosi agitata nella poltroncina su
cui era
accomodata.
< Ho
sempre amato le cose belle e
appariscenti, ma… Sono spaventata. Neanche al giorno del
matrimonio mi sentivo
così agitata. Ci saranno tantissimi saiyan a fissare me, che
sono un’aliena,
che sale al trono > pensò.
“Chichi,
sarai al mio fianco? In fondo tu sei una
vera principessa” mormorò.
Chichi le
strinse la spalla.
“Certo,
amica mia. Però non dimenticarlo. Tu sei Bulma
Briefs e niente può metterti in soggezione” la
caricò.
Bulma le sorrise.
< Forse
ho avuto solo paura che Reghina
prendesse il mio posto. Lei è così giovane, bella
come i soli di questo
pianeta, forte come i suoi deserti. Sarebbe perfetta come regina dei
saiyan
> pensò.
“Hai
ragione.
Io sono Bulma
Briefs e nessun’altra è migliore di
me” disse decisa, facendole l’occhiolino.
***
< Sono
comunque riuscito a concedere uno dei
miei figli in sposa alla principessa Tsufuru. Chissà, forse
così si chiuderà
definitivamente la guerra civile e questo capitolo della nostra storia.
Potremo
finalmente tornare un unico popolo >
pensò Re Vegeta, passandosi le dita nella folta barba.
Bardack gli si
avvicinò e gli sussurrò: “Pensi
che tutto questo abbia senso? In fondo tuo figlio ha al collo il
ciondolo reale
da parecchio. Te lo ha dovuto dare perché tu glielo
rimettessi”.
“Te
l’ho spiegato tante volte. Queste cerimonie
sono importanti per mantenere il potere” bisbigliò
Re Vegeta.
Bardack
roteò gli occhi.
“Per
me sono delle perdite di tempo. Voi avete
sangue reale e siete re. Fine, non c’è niente da
discutere”.
Re Vegeta gli
sorrise.
< Per
quanti errori io abbia potuto
commettere, lui continua a credere in me. Non ha mai capito che lui
vale cento
volte quanto valgo io > pensò.
“Vedrai,
sarà una formalità rapida. Lo
‘scontro’
con mio figlio sarà puramente simbolico. Lui ha raggiunto
una potenza inimmaginabile…
Ho sempre creduto che si sarebbe riuscito. Lui è il mio
orgoglio” bisbigliò.
Bardack
annuì.
“Dovresti
dirlo a lui ogni tanto e non a me”
borbottò piano.
< Suo
figlio starà molto attento a non
umiliarlo davanti a tutti > pensò.
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Capitolo 38 *** Cap.38 Sfidare il vento e volare via ***
Storia scritta
per: “Inchiostro di stelle
Challenge”.
Tema numero 2:
“MASCHERA”.
Prompt: https://www.facebook.com/notes/stardustway/2-maschera-prompts/572515456989555/
Cap.38 Sfidare
il vento e volare via
Goku si
raddrizzò le spalline dell’armatura,
strofinando la suola dello stivaletto sul pavimento.
Chichi lo
raggiunse e si sporse in avanti,
posandogli un bacio sulla guancia.
“Andrà
tutto bene” lo rassicurò, accarezzandogli
la guancia.
I due erano in
un lungo corridoio sostenuto da
alte colonne candide. Quella accanto a cui si erano fermati aveva un
grande
serpente di marmo che l’avvolgeva.
Goku si
grattò il collo e distolse lo sguardo.
“Se
poi non mi dimostro all’altezza? Se non sono
un buon generale?” domandò.
Chichi lo
abbracciò.
“Se io
che sono una terrestre ho potuto adattarmi
a tutto questo, ci riuscirai anche tu.
Sono convinta
che sarai un grande generale, come
sei sempre stato un grande eroe per tutti” disse.
Goku
sussurrò: “Però non sono mai stato un
buon
marito”.
“Questo
lascialo decidere a me. Ci siamo feriti e
fatti male, ma ci siamo sempre amati. Siamo andati avanti insieme e
siamo
migliorati mano nella mano.
Supereremo
tutto, insieme” lo rassicurò Chichi.
Goku si
grattò il collo.
“Allora
puoi entrare insieme a me? Lo so che non
è nelle regole, ma…” esalò.
Chichi
annuì, indietreggiando di un passo.
“Sarò
esattamente dietro di te. Questo non è
contro le regole” disse, facendogli l’occhiolino.
Goku
l’afferrò per i fianchi e girò su se
stesso,
facendola volteggiare.
“Oh,
quanto ti amo” sussurrò.
“Anch’io.
Anche se spesso prendi qualche
granciporro” gli rispose Chichi.
Goku si
grattò la guancia.
“Ti
dirò cosa vuol dire solo se andrà tutto
bene”
gli promise Chichi.
Son
ridacchiò, annuendo.
***
Nappa camminava
dietro Vegeta, guardando le spalle del più giovane ed il
mantello che
ondeggiava dietro di lui.
< Ormai
è
diventato un uomo > pensò, sorridendo orgoglioso.
< Presto finalmente
sarà re > pensò.
“State
benissimo.
Vostra madre rimarrà sorpresa” disse con tono
euforico.
Vegeta
schioccò la
lingua sul palato.
“Benissimo?
Sì,
certo. Questa bugia suona ancor più falsa di quando mi hai
detto che i bambini
nascevano nell’orto” borbottò,
incrociando le braccia al petto.
La luce si
rifletteva sulla testa calva di Nappa.
<
Sicuramente
sembro ridicolo, stupido, inadatto, per non dire di peggio >
pensò Vegeta.
Sospirò. < Gli spettri dei miei antenati mi stanno
giudicando. Così come i
fantasmi di coloro che ho ucciso, riemergono dai miei incubi solo per
tormentarmi >.
Nappa
chinò il
capo.
< Da
bambino
attendeva con ansia e gioia questo giorno. Vorrei che potesse tornare
alla
spensieratezza di quei tempi > si disse.
Crilin li
raggiunse
correndo, dimenando la coda da saiyan.
“Vegeta,
eccoti
qua! Meno male, non riuscivo a trovarti! Devi sbrigarti! Là
fuori è già pieno
di gente e… tua madre è spaventosa. Mi ha detto
di farti fretta e sembrava
pronta a mangiarmi se non riferivo in tempo il messaggio”
gemette.
Vegeta
accelerò il
passo.
< Eccolo
che
indossa nuovamente la maschera destinata ad ogni saiyan. Per tutti
dobbiamo
essere sempre e solo dei guerrieri sempre pronti a scattare, alla
battaglia, a
primeggiare.
Persino oggi che
è
il suo grande giorno, vogliono che sia solo un’anonima
marionetta. Il suo viso
è pallido come se fosse di ceramica, potrei quasi dipingervi
una triste lacrima
nera a sottolineare il suo dolore > pensò Nappa.
Accelerò
il passo e
lo afferrò per le spalle, spingendolo abbastanza da
costringerlo a correre.
“Che
fai?!” strillò
Vegeta.
Nappa gli
sorrise.
“Evito
che vostra
madre divori il vostro amico. Prometto che vi lascerò andare
molto prima di
arrivare lì dove possano vederci”.
Vegeta
ridacchiò.
“Sei
il solito
idiota” borbottò.
< Mi
sembra di
essere tornato a quando ero piccolo, quando mi divertivo a correre. Ero
così
veloce che mi sembrava di volare e Nappa era lì. Spesso
cercava di venirmi
dietro, correndo con me mano nella mano, nonostante la sua mole
> si disse.
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Capitolo 39 *** Cap.39 Incoronazione ***
Scritta
per la: #keywordschallenge
Della
pagina: Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart
Prompt:
54. Secondo
Cap.39
Incoronazione
Vegeta
guardava la calca di saiyan festanti sugli
spalti tutt’intorno a lui, si trovava dentro una conca
circolare e le pareti
erano gremite.
I
saiyan gridavano, si sbracciavano, ebbri di
alcolici, intenti a ingurgitare cibo che recuperavano da banchi
posizionati
davanti a loro.
Vegeta
si voltò verso Radish e rabbrividì,
vedendo la maschera che indossava.
<
Nappa non ha la mia spada. Pensavo l’avesse
Radish e invece non l’ha nemmeno lui.
Ero
così concentrato sullo scontro che doveva
avvenire che non ci ho pensato > pensò.
Si
voltò verso suo padre e lo guardò intento a
concentrarsi.
<
Non dirmi che ha paura di battersi… Comunque
non ci sarà nessuno scontro se non trovo la mia spada
>.
Il
suo sguardo continuò a muoversi erratico. Vide
la figura di Kakaroth avanzare verso di lui e i suoi occhi brillarono
di
sorpresa, mentre si sforzava di mantenere l’espressione seria.
“Kakaroth?”
bisbigliò interrogativo. Guardò di
sottecchi Bardack. < Si somigliano così tanto. Non
pensavo che Kakaroth
potesse sembrare così tanto un saiyan. Il mio eterno rivale
si è sempre
comportato così tanto da terrestre. Persino io credevo di
aver perso la mia
vera natura > pensò.
Goku
gli sorrise e gli porse la spada,
inginocchiandosi.
“Per
voi, mio re” disse secco.
<
Se Freezer potesse assistere a tutto questo,
sicuramente morirebbe di rabbia > pensò.
“Fatti valere” mormorò con voce
inudibile, facendogli l’occhiolino.
<
Questa volta non sono più l’eterno secondo.
Ho ripreso finalmente il mio posto e la mia identità. Io
sono Vegeta, il re dei
saiyan > pensò Vegeta, prendendo la spada.
Dagli
spalti Bra gridava, Pan fischiava come incitamento
ed un boato di voci si accavallavano, dando vita ad un fragore che
faceva
tremare il luogo.
“Possiamo
cominciare” disse Re Vegeta, mentre
Bardack gli porgeva la spada.
Il
sovrano si slacciò il mantello rosso, che volò
via.
Sugli
ultimi gradini degli spalti si trovava
Reghina, intenta a baciare Tarble con ardore. Il giovane era rosso in
volto e
la ricambiava con dolcezza.
<
Non ho mai usato ‘l’unione’ con Gure.
Quel
legame prettamente saiyan di menti ed anime era annullato dai suoi
poteri
psichici.
Ho
intenzione, però, di farlo con Reghina questa
notte stessa > pensò.
Chichi
guardò il marito, Goku aveva un sorriso
così raggiante da sembrare luminoso.
<
Sono così strani i saiyan > pensò.
Vegeta
si mise in posizione di combattimento,
ghignando, posizionandosi davanti al re.
“Allora
iniziamo” disse, partendo all’attacco.
Sarah
sorrise.
<
Oggi il mio bambino sarà finalmente re >
pensò.
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