Write, write, write!

di Lina Lee
(/viewuser.php?uid=77144)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #. Luna ***
Capitolo 2: *** #. Cerchio ***
Capitolo 3: *** #. Pagine ***
Capitolo 4: *** #. POV (first pers as letter) ***
Capitolo 5: *** #. Diventare genitore ***
Capitolo 6: *** #. Scherzo ***
Capitolo 7: *** #. Taglio di capelli ***
Capitolo 8: *** #. Sera ***
Capitolo 9: *** #. Inganno ***
Capitolo 10: *** #. Angst Ending ***
Capitolo 11: *** #. Tomba ***
Capitolo 12: *** #. Incenso ***
Capitolo 13: *** #. Bacio ***
Capitolo 14: *** #. Marriage ***
Capitolo 15: *** #. Fotografia ***
Capitolo 16: *** #. Credo ***
Capitolo 17: *** #. Sentimento ***
Capitolo 18: *** #. Briciole ***
Capitolo 19: *** #. Famiglia ***
Capitolo 20: *** #. Luce ***
Capitolo 21: *** #. Fuoco ***



Capitolo 1
*** #. Luna ***


Giorno 1, prompt: Luna

Luna tu
Quanti sono i canti che risuonano
Desideri che attraverso i secoli
Han solcato il cielo per raggiungerti
Porto per poeti che non scrivono
E che il loro senno spesso perdono
Tu accogli i sospiri di chi spasima
E regali un sogno ad ogni anima
Luna che mi guardi adesso ascoltami

Only you can hear my soul
Luna tu
Che conosci il tempo dell'eternità
E il sentiero stretto della verità
Fa più luce dentro questo cuore mio
Questo cuore d'uomo che non sa, non sa

Che l'amore può nascondere il dolore
Come un fuoco ti può bruciare l'anima
 
Quante notti passate a ululare davanti al tuo riflesso argenteo, lacerandomi il corpo per il dolore che tu stessa mi infliggevi, odiandoti per la maledizione che mi donavi ogni mese, osservando senza capire tutti coloro che ti amavano, tutti coloro che ti lodavano, tutti coloro che non potevano fare a meno di te.
La luna si ama, della luna si scrive, la luna si contempla, la luna si racconta.
Oppure la si odia, la si rifugge, la si maledice, la si oscura.
Nel bene e nel male è a te che ci si riferisce, e io a te chiedo aiuto, per la prima volta in vita mia.
Tu che mi conosci, tu che mi comprendi, a te chiedo di allontanarla, a te chiedo di allontanarmi. Non posso avvicinarmi a lei, non posso farle del male, non posso macchiarla di un peccato che mi accompagna da quando avevo cinque anni. Lei ai miei occhi appare perfetta, allegra, bella, giovane, piena di vita e speranza. Io non sono altro che vecchio, stanco di vivere, stanco di sopportare, stanco di combattere, stanco di sopportarti, un mostro da te maledetto.
Eppure lei non si allontana, nonostante sappia cosa sono non demorde, mi resta vicina, mi parla e cerca di aiutarmi. Il suo sorriso mi fa male, mi fa tremare, mi brucia l’anima, mi lacera il cuore, proprio come io mi lacero il corpo davanti a te. Possibile che questo sentimento che lei cerca di donarmi, e da cui io rifuggo terrorizzato e inorridito, possa fare così male?
 
Luna tu
Tu rischiari il cielo e la sua immensità
E ci mostri solo la metà che vuoi
Come poi facciamo quasi sempre noi
Angeli di creta che non volano
Anime di carta che s'incendiano
Cuori come foglie che poi cadono
Sogni fatti d'aria che svaniscono
Figli della terra e figli tuoi, che sai

Che l'amore può nascondere il dolore
Come un fuoco ti può bruciare l'anima
Ma è con l'amore che respira il nostro cuore
E la forza che tutto muove e illumina
 
Eppure.
Eppure tu lo sai quanto gli uomini sono fragili, tu sai quanto io sono fragile, rotto da una guerra in cui ho perso tutto, rovinato da una vita che mi ha preso tutto e mi ha lasciato solo le briciole. Ancora stiro le labbra in un accenno di sorriso, ancora provo a strascicare i piedi dopo la tua ennesima apparizione, ancora cerco di convincermi che forse questa volta potremo farcela, potremo vincere, potremo essere liberi e salvi.
Così fragile, eppure pronto a proteggerlo, pronto a proteggerla, pronto a starle accanto, perché lei non demorde, e io crollo. Perché tu lo sapevi, dalla prima volta che ti ho chiesto aiuto, dalla prima volta che ti ho supplicata di allontanarla da me; tu sapevi che non avrei potuto vivere senza di lei, che avrei ceduto, che lei avrebbe vinto, che l’amore avrebbe scaldato il mio cuore e la mia anima. Nel bene e nel male non sei tu che muovi i cuori, non sei tu che guidi gli uomini; tu ti limiti a ispirarli, a illuminarli, a maledirli, a benedirli.
Silenziosa spettatrice di ciò che l’amore può creare nei cuori degli esseri umani, nei cuori degli uomini, persino nel mio cuore di uomo e Lupo.
Cedo, consapevole di respirare un’aria nuova e pulita grazie a lei. Cedo, consapevole che tu continuerai a osservarmi in quelle notti, continuerai a osservarci e illuminarci.
Alba lux, diva mea, diva es silentissima


Note dell'autrice: Salve a tutti! Non so nemmeno io perché lo sto facendo, ma voglio provare a partecipare a questa iniziativa, anche se non so se riuscirò a portarla davvero a termine; però almeno voglio tentare, giusto per non avere il rimorso di non averci nemmeno provato.
La canzone a cui faccio riferimento si intitola Luna, è di Alessandro Safina, e qui potete ascoltarla (ve lo consiglio caldamente): https://www.youtube.com/watch?v=uv0iVxWf_-Q

Il protagonista di questa prima one shot è Remus, che con la luna ha un rapporto piuttosto particolare; di rimando mi riferisco anche a Tonks, per quanto non venga mai nominata esplicitamente.
Detto ciò ci ritroviamo domani, spero! <3
Lina Lee

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** #. Cerchio ***


Giorno 2, Prompt: Cerchio

I cerchi avevano sempre avuto grande importanza nella sua vita, nella sua magia, fin da quando suo padre le aveva permesso di entrare nella stanza sotterranea dove compiva i rituali di alchimia e dove teneva conservati testi che per lei erano ancora troppo complessi da comprendere.
I cerchi alchemici le erano sempre apparsi come qualcosa di molto difficile e complicato, le avevano sempre creato una certa ansia, e più studiava Alchimia, più quest'ansia non veniva meno, perché si rendeva conto che sbagliare anche solo un simbolo all'interno di quei cerchi alchemici poteva voler dire creare un pericolo non solo per se stessa, ma anche e soprattutto per coloro che le stavano attorno.
Eppure era stato proprio grazie a un cerchio alchemico che era riuscita a riportare indietro Harry e il corpo del povero Cedric. Era stato grazie a un cerchio alchemico che era riuscita a porre fine a un inganno perpetrato ai loro danni da parte di colui che ritenevano essere morto e sepolto. Era stato grazie a un cerchio alchemico che era riuscita a mantenere una promessa, nonostante una volta terminato quel rituale il suo braccio sinistro fosse inutilizzabile e il suo corpo stremato.
Certo, Lui era riuscito a ottenere un nuovo corpo e di sicuro avrebbe ripreso a rendere le loro vite un inferno, ma per la prima volta in vita sua Lele ringraziò se stessa e la sua volontà per non aver mai smesso di studiare Alchimia, per aver dato fiducia a quei cerchi alchemici così complessi, ma che ora non le facevano più così tanta paura.

Note dell'autrice: BOOOOOM! (cit. Minerva McGranitt)
Non so nemmeno come, ma nel bel mezzo della notte ho riacceso il pc per inserire questo brevissimo secondo capitolo, che fa riferimento ai famigerati cerchi alchemici utilizzati da Lele, e dal padre prima di lei. Un qualcosa non semplice da gestire, cosa già detta anche nella long, ma che ha vauto la sua importanza al termine della terza prova del Torneo Tremaghi.
Nient'altro da aggiungere, se non che inizialmente avevo pensato a un altro prompt, ma poi ho avuto l'illuminazione e ho cambiato tutto.
Anche il secondo giorno è andato, stento a crederci!
Ci vediamo per il terzo prompt. <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** #. Pagine ***


Giorno 3, Prompt: Pagine.

Da quando aveva iniziato a vivere nascosta, tra le altre cose, Silente le aveva consigliato di tenersi sempre informata su quanto accadeva nel mondo magico. Inizialmente era stato lui stesso a darle notizie e informazioni, soprattutto nei primi mesi, quando non sentiva altro desiderio che non fosse quello di lasciarsi morire di fame, di sete, di ogni cosa. Era stato lui a darle la tragica notizia di Lily e James, era stato lui a informarla dell'arresto di Sirius, era stato ancora lui a raccontarle la disgrazia di Frank e Alice. Lele aveva continuato a vivere alla Stamberga Strillante fino a quando Silente non aveva iniziato a notare un piccolo cambiamento in lei, un segno che forse, con tanta pazienza, avrebbe lentamente ripreso a vivere, seppur nascosta, e che gli sforzi suoi e di Madama Chips non sarebbero stati vani. Le aveva quindi confidato di aver preparato in gran segreto una piccola casetta nel villaggio di Hogsmeade e le aveva fatto bere una bella Pozione Polisucco per farle prendere le sembianze di una vecchia maganò, in maniera che nessuno tra quelli che li avrebbe visti avrebbe potuto sospettare qualcosa.
La casa non era immensa, era molto piccola, ma fin troppo grande per una sola persona alla quale era rimasto ben poco di tutto ciò che aveva un tempo. Ovviamente Lele non si sarebbe mai lamentata, il solo fatto di essere viva e di avere un tetto sopra la testa era già una gran fortuna, soprattutto dopo la guerra che avevano dovuto combattere.
Mentre cercava di pensare a come sistemare la sua camera, Silente le consigliò di abbonarsi alla Gazzetta del Profeta, dandole un nome fittizio a cui affidarsi affinché ancora una volta nessuno potesse sospettare nulla. Era quindi iniziato una sorta di rito mattutino nel quale lei riceveva la sua copia del suddetto giornale e iniziava a sfogliarne le pagine con accanto una tazza di thè. Si ricordava di quante volte avesse osservato i suoi genitori sfogliare i quotidiani sia del mondo magico che di quello babbano per riuscire ad avere un quadro completo della situazione che li circondava, o almeno per provarci, ma lei vi riusciva solo fino a un certo punto. Sfogliava quelle pagine con interesse solo apparente, come se quei gesti potessero riportare una serenità e una quotidianità che aveva ormai perso da tempo. A volte si fermava su qualche pagina in particolare, su qualche articolo che poteva davvero essere interessante, segnandosi mentalmente di chiedere delucidazioni a Silente quando si fossero rivisti per gli allenamenti, ma nulla di più. Quelle pagine così ricche di caratteri, di notizie, di informazioni, a volte non avevano altro effetto su di lei se non quello di annacquarle la mente e l'anima, dandole la fallace sensazione di stare vivendo di nuovo una vita come tanti altri sopravvissuti, quando in realtà non faceva altro che fingere una morte che non era avvenuta solo per miracolo, o per puro caso.
Quando, dopo diversi anni, Silente le ricordò che era giunto il momento, per il figlio di James e Lily, di iniziare i suoi anni di studio a Hogwarts, la mente di Lele sembrò quasi risvegliarsi da una sorta di torpore. Aveva continuato ad allenarsi col preside, che aveva affinato le sue capacità di duellante e soldato, ma la sua vita era apparsa sempre monotona e quasi senza senso; l'anziano mago le ripeteva in continuazione che doveva tenersi pronta, che lui sarebbe potuto tornare, che doveva continuare a tenere mente e corpo allenato e lei ci provava, ma quelle pagine continuavano a trasmetterle notizie di una pace e di una stabilità che lei non provava, o non riusciva più a provare.
Eppure, dal momento in cui Harry iniziò a frequentare Hogwarts, la situazione sembrò cambiare. Lele non capì se fu la sua mente a riprendersi lentamente o se fu la Gazzetta del Profeta a interessarsi in maniera spasmodica a ciò che riguardava quel povero ragazzo, che Lele vide appunto nelle pagine del quotidiano fotografato come un eroe, quando era solo un bambino di undici anni che probabilmente voleva semplicemente vivere la sua vita in santa pace.
Silente non le permise di vederlo di persona, nemmeno grazie alla Polisucco, ma la tenne costantemente informata di tutto, e Lele iniziò a comprendere quante falsità o cambi di prospettiva e di verità potevano essere contenute tra le pagine di quel giornale. Come facevano i suoi genitori a capire quando quei caratteri riportavano qualcosa di vero e quando invece cercavano di illudere l'opinione pubblica su qualcosa che era successo, o che non era successo? Forse, si disse Lele, suo padre e sua madre avevano un'esperienza maggiore rispetto a lei, forse avevano un maggior numero di informazioni su cui contare per comprendere meglio, mentre lei doveva affidarsi solo al suo cervello e a Silente.
Fu un giorno dell'estate del 1993 che tutto cambiò. Lele pagò il solito gufo e si sedette al tavolo del salone, la tazza di thè fumante, il giornale sotto gli occhi; era pronta a sfogliarne le pagine come faceva di solito, ma quando lo srotolò e vide il titolo e soprattutto l'immagine della prima pagina, sentì il suo cuore perdere un battito, e poi di colpo iniziare a pompare sangue in maniera quasi spasmodica. La mano tremante accarezzò quella pagina, accarezzò quella foto, e lei si disse che non era possibile, che non poteva essere che qualcuno fosse riuscito davvero a evadere da Azkaban. Lui era su quel giornale, l'immagine animata che urlava su quella pagina quella che poteva sembrare pazzia, e Lele comprese, non appena Silente palesò la sua presenza nella casetta, che da quel giorno la sua situazione sarebbe davvero cambiata. Quel giorno quelle pagine non erano sembrate tutte uguali, quel giorno quella pagina l'aveva riportata indietro nel tempo, per poi farle fare un terribile salto in avanti e riavviare le lancette della sua vita, ricordandole uno tra i motivi per cui era ancora viva: scoprire la verità su quel giorno e in questo caso scoprirla dal diretto interessato.

Note dell'autrice: Buonasera! Anche in questo terzo giorno la protagonista rimane Lele, presa in considerazione in quel periodo di dodici anni in cui tutti la credono morta, e nel quale sviluppa diverse abitudini, di cui una legata alla parola "pagine", il terzo prompt per questo terzo giorno; abitudine che come sappiamo dalla long, le tornerà utile in diversi momenti.
Non ci credo che sono riuscita a scrivere tre prompt, per quanto brevi, in tre giorni, mi sembra un mezzo miracolo! E non vi preoccupate, ho anche quasi terminato il nuovo capitolo della long. <3
A domani per il quarto prompt!
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** #. POV (first pers as letter) ***


Giorno 4, Prompt: POV (first pers as letter)

Cara Laelia,
mi dispiace per quanto accaduto, immagino quanto tu stia soffrendo in questo momento, ma credimi se ti dico che anche tuo padre ha sofferto nel sapere quanto accaduto e soprattutto nel mandarti quella Strillettera. Il suo dovere di padre gli imponeva di spedirtela, il suo cuore avrebbe solo voluto giungere da te e abbracciarti talmente forte da rischiare di stritolarti.
La situazione che stiamo vivendo non è facile per nessuno, né per noi, né per voi. Lui sa che il preside tiene nella scuola quei ragazzi solo per evitare che possano fare follie al di fuori di quelle mura; e sa che questo è un pericolo per gli altri studenti, per quanto minore rispetto ai pericoli che si potrebbero verificare se fossero liberi di agire al suo cospetto. Ma sa anche quanto sia difficile, per voi, convivere con delle persone che non vi rispettano, che cercano di ferirvi, di provocarvi, di umiliarvi. E tu sai quanta importanza tuo padre dia al rispetto, da dare e da ricevere.
Lui si sta impegnando tantissimo, la sua preoccupazione lo porta a chiudersi in quella stanza e creare centinaia di rune, preparare e creare rituali su rituali. A volte lo vedo riemergere talmente stanco che mi sento in colpa per non poterlo aiutare in nessun modo. Lui mi rassicura sempre, mi dice che quello che sta facendo, lo sta facendo per noi, per me, per te, per il nostro futuro, e che un pò di stanchezza non è nulla se paragonata alla possibilità di vivere in pace e serenità.
Ti scrivo tutto questo perché vorrei che non te la prendessi con lui per quelle parole, perché la rabbia momentanea che l'ha spinto a urlare in quel modo, a pronunciare simili frasi, si è subito trasformata in tristezza, in dolore, in rammarico. Non esagero se ti dico che se avesse potuto, ti avrebbe raggiunta subito per sapere come stavi; magari non te lo avrebbe chiesto direttamente, perché avrebbe dovuto mantenere la parvenza di padre adirato per l'errore compiuto dalla figlia, ma ti avrebbe spiata senza farsi notare, per rendersi conto se stessi bene oppure no, e se potesse aiutarti, magari sempre di nascosto.
Fare il genitore non è mai semplice, mi auguro che un giorno anche tu possa provare la gioia di avere dei figli, sperando che possano crescere in un mondo migliore di quello nel quale state crescendo voi.
Ti mando un bacio e un abbraccio stritolante, di quelli che piacciono tanto a te. Non vedo l'ora che arrivino le vacanze di Natale per rivederti, per cucinarti tutti i cibi che ti piacciono tanto, e anche per sgridarti un pochino, come il mio ruolo di madre mi impone.
Ti voglio bene, figlia mia. Fa attenzione e tieniti sempre strette le persone che ti sono care.
Aiko

Note dell'autrice: Saaalve! Quarto giorno di Writober che ho bellamente sfruttato per inserire proprio qui la lettera che Aiko manda a Lele, a cui si fa riferimento nel capitolo 17 della mia long; ve lo scrivo anche qui, giusto per essere sicura di averlo segnalato in entrambe le parti.
Non ho molto da dire, a parte Aiko cuore di mamma. <3
A domani col prossimo prompt!
Lina Lee

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** #. Diventare genitore ***


Giorno 5, Prompt: Diventare genitore


«Sono incinta!»
Lo avvisa così, dal nulla; il sorriso le illumina le labbra, gli occhi lo osservano attenti, come a voler scorgere ogni piccolissima reazione, ogni  mutamento del suo umore, per comprendere se è pronto, se sono pronti per tutti i cambiamenti che può portare una simile notizia.
Ma si è sempre davvero pronti a diventare genitori? Probabilmente no, probabilmente si avrà in continuazione paura di sbagliare, paura di non riuscire a dare il meglio ai propri figli, terrorizzati dal non riuscire a fare "la cosa giusta" per loro.
Laelius sorride e la abbraccia di scatto, sollevandola da terra mentre lei si tiene alle sue spalle per non cadere. Le bacia le labbra più e più volte, sembra quasi incapace di esprimere a parole ciò che sta provando, lasciandosi andare ai gesti, agli occhi lucidi, al volteggiare felice tenendola stretta a sé nemmeno stessero ballando sulle note di qualche valzer.
 
Il pancione cresce, il corpo di Aiko cambia, pur diventando sempre più bello e affascinante; emana profumo di vita, di ciliegi in fiore, di thè e di Primavera distante, che sembra essere tornata prima del tempo.
Ha desiderato apportare dei piccoli cambiamenti nella dimora, e lui ha acconsentito. Ha creato piccoli angoli fatti di cuscini, peluche e tende colorate, dove il pargoletto avrebbe potuto rifugiarsi, riposarsi, lasciarsi andare al gioco. Dal canto suo lui si prepara ad accogliere colui o colei che potrebbe ereditare le capacità dei Kendrick, riflettendo su come sia più giusto educare e guidare la nuova vita che verrà.
 
«Ho paura» sussurra una sera, accarezzando il pancione della moglie.
«Ho paura di non essere all'altezza, di non riuscire a guidare questa creatura in questo mondo» rivela, non senza che il suo orgoglio di uomo e mago gli si agiti nel petto. Aiko si volta a osservarlo e gli sorride benevola, con quella calma che la contraddistingue sempre, anche nei momenti in cui la calma potrebbe davvero venir meno.
«Laelius, non sei l'unico che ha paura, credo che sia normale per chiunque sia nelle nostre condizioni» gli fa notare, carezzandogli il viso mentre lui socchiude gli occhi, beandosi di quel gesto.
«È un cambiamento non da poco, è una nuova vita che, soprattutto all'inizio, dipenderà solo e soltanto da noi, dalla nostra guida, dal nostro aiuto, dai nostri insegnamenti, dalla nostra protezione.
«Affronteremo tutto insieme, lo sai, io e te».
 
Dalla finestra del suo studio il giovane mago osserva la moglie e la figlioletta rincorrersi nel piccolo parco che circonda la loro dimora. La voce gioiosa e acuta della piccola è diventata la migliore sinfonia di gioia che le sue orecchie possano desiderare ascoltare. Ha ancora paura, teme che i cambiamenti non siano ancora terminati, teme il momento in cui la figlia diventerà ragazza, giovane adulta, donna, teme di poter diventare troppo geloso e protettivo nei suoi riguardi.
I suoi occhi incontrano per qualche istante quelli della moglie, voltata verso la finestra, consapevole che lui le sta osservando, e comprende ancora una volta che quei cambiamenti non dovrà affrontarli da solo, che saranno in due, che potranno farcela.


Note dell'autrice: Buongiorno! Questo doveva essere il prompt di ieri, che purtroppo non sono riuscita a pubblicare per tempo, per cui rimedio stamattina e più tardi, o stasera, pubblicherò il prompt di oggi.
Un piccolo sguardo al momento in cui Laelius e Aiko, genitori di Lele, hanno dovuto affrontare il cambiamento dovuto al diventare genitori, con tutte le paure, ma anche le gioie, che il tutto comporta.
Non posso scrivervi "a domani" come faccio sempre, dunque semplicemente a più tardi per il promt di oggi! <3
Lina Lee

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** #. Scherzo ***


Giorno 6, Prompt: Scherzo

Non poteva credere a quello che James le aveva appena raccontato, a mezza voce, dopo che lei gli aveva chiesto come stesse Remus e se si trovasse già in infermeria. Sin da subito Potter era sembrato strano, come se non tutto fosse andato per il verso giusto durante quella dannata luna piena. Da quando aveva saputo il segreto di Remus, ogni mese Lele si preoccupava ancora di più per lui, aveva preso l’abitudine di abbracciarlo e salutarlo poco prima che si recasse coi suoi amici fidati alla Stamberga Strillante, e rimaneva in ansia per tutta la notte, fino alla mattina quando si recava di corsa in infermeria per rendersi conto delle condizioni dell’amico e poi degli altri tre Malandrini. Quella mattina, però, aveva intravvisto James e il suo viso preoccupato più del solito le aveva fatto suonare un campanello d’allarme nella sua mente.
«Come sta Remus? Ha capito quello che è accaduto?»
«Sì, sa cosa è accaduto, e sa che è stato lui a parlare con Mocciosus» rispose Potter a denti stretti, come se ammettere che il suo amico fidato, quello che lui considerava come un fratello, avesse commesso un simile errore fosse troppo anche per lui.
«E lui questo lo definisce uno “scherzo”? Non eravate tutti grandi amici? È così che crede di poter trattare un amico?»
Lele aveva iniziato ad alzare la voce e James era stato costretto a evocare gli Incantesimi Silenziatori affinché le persone che passavano in quel momento non sentissero i loro discorsi.
«Kendrick, vacci piano con le parole, tu non puoi capire il rapporto che abbiamo con Mocciosus, non sai quante volte ha cercato di farci espellere solo per gioirne alle nostre spalle!»
«Potter, forse non ti è chiara una cosa, io mi sarò tenuta alla larga da tutto e tutti fino a questo momento, ma non sono mai stata né cieca e né sorda, so che non siete mai andati d’accordo, che ve ne siete combinati di tutti i colori, ma quando è troppo è troppo! Qui ci è andato di mezzo un segreto che doveva rimanere tale, e se tu non fossi intervenuto hai idea di quello che sarebbe potuto accadere e di come si sarebbe potuto sentire Remus, una volta tornato umano?!»
Lele aveva perso totalmente il controllo, James non l’aveva mai vista in quello stato; persino quando Malfoy l’aveva umiliata in biblioteca era riuscita a mantenere una certa calma, per quanto di sicuro le fosse costato parecchio, mentre ora si era lasciata totalmente andare alla collera e, si disse, quegli occhi viola illuminati da un sentimento così forte e terribile facevano davvero paura.
«Dov’è ora quell’idiota?» aveva chiesto ancora, le mani tenute nelle tasche della giacca della divisa alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla a calmarsi, alla ricerca delle sue rune.
«In Sala Comune».
Nemmeno aveva fatto in tempo a finire la frase che Lele si era mossa a passo spedito nella direzione indicatale, con James dietro che cercava di riportarla alla ragione.
«Kendrick, cerca di darti una calmata! Come credi che possa sentirsi ora?»
«Mai come Remus!» fu la risposta feroce e lapidaria che la giovane gli appioppò mentre raggiungeva il ritratto della Signora Grassa. Ma che diavolo era accaduto alla Kendrick? Da quando era cambiata così tanto? Erano stati gli allenamenti col padre, durante l’estate, oppure il fatto che si fossero confidati delle debolezze quella notte, o che si fossero avvicinati un po’ di più a seguito delle notizie che giungevano dall’esterno di quelle mura? Potter non riusciva davvero a trovare una risposta a quelle domande, in compenso si trovò di fronte una scena che avrebbe preferito evitare di vedere. A quell’ora del mattino la Sala Comune era colma di ragazzi dei vari anni, che stavano uscendo per recarsi a fare colazione e poi a seguire le lezioni; alcuni di loro, nel vedere il viso di Laelia così furente, si erano scostati spaventati, ma lei sembrava quasi nemmeno vederli. I suoi occhi di ametista puntavano un unico ragazzo, abbastanza alto da essere notato immediatamente, che in quel momento stava fissando il fuoco del camino, in piedi, perso in chissà quali foschi pensieri.
«Kendrick!» aveva urlato James, e questo aveva fatto voltare di scatto Sirius, ma non aveva fermato le intenzioni della ragazza. Non aveva mai dato un pugno in vita sua, non sapeva nemmeno come si potesse dare un pugno, sapeva solo che le rune non l’avevano calmata e che la sua mano destra si era mossa praticamente da sola, chiudendosi e lasciandosi andare sulla guancia sinistra del colpevole. Sirius, che non si aspettava un gesto simile, si era preso il colpo in pieno, il viso in parte voltato di lato; Lele, che per la prima volta in vita sua si era lasciata andare a un gesto di rabbia, si era ritrovata a dover sventolare la mano per il dolore, dato probabilmente da qualche dito fratturato. I suoi occhi viola, però, si puntarono su quelli grigi dell’altro, che ora era tornato a guardarla, a fronteggiarla, gocce di ametista contro grigie nuvole. Nelle prime si leggeva collera, rabbia, amarezza, disprezzo, biasimo; nelle seconde sorpresa, fastidio, dolore, risentimento.
«Complimenti per lo scherzo» sibilò solo a denti stretti, poi la ragazza uscì dalla Sala Comune, di corsa come vi era entrata, lasciando i due amici a dover fare i conti con quanto accaduto quella notte. Lele invece si era recata in infermeria, la mano le faceva male, così come le faceva male la situazione che si era creata: non lo avrebbe mai ammesso con nessuno ma, complici quelle confidenze che si erano scambiati e le parole di Remus che cercavano di convincerla, aveva iniziato a cambiare idea su quei ragazzi, aveva iniziato a cambiare idea su Sirius, ma evidentemente aveva fatto male, molto male.
«Signorina Kendrick?»
La voce pacata di Albus Silente l’aveva raggiunta facendola sobbalzare, come se non si aspettasse di trovare proprio il preside in infermeria. In realtà, se avesse riflettuto un pochino, avrebbe immaginato che l’anziano mago poteva trovarsi proprio lì, al capezzale del letto di Remus, ancora debole dopo quanto accaduto; quello che invece non avrebbe mai potuto immaginarsi era anche la presenza dell’amico di Lily, Severus Piton.
«Lele, che hai fatto alla mano?» La voce flebile di Remus la raggiunse, l’amico la osservava con gli occhi socchiusi, notando la mano che ormai si era gonfiata; nonostante fosse lui quello messo peggio tra i due, non rinunciava mai a preoccuparsi per le persone che gli stavano attorno.
«Io… niente… buongiorno preside» biascicò Lele, abbassando il capo mentre Madama Chips le si avvicinava e le prendeva la mano, osservandola attentamente.
«Signorina Kendrick, ha fatto a pugni con qualcuno? Perché si è fratturata due dita, nella maniera tipica di chi non sa dare i pugni ma ci prova lo stesso». Il viso di Lele divenne color fuoco, mentre la bocca di Remus si schiudeva nello stupore più assoluto, intuendo cosa potesse essere accaduto.
«Lele, non mi dire che…»
«Se lo meritava!» Lele aveva rialzato di scatto il viso, gli occhi colmi di lacrime, non si capiva se per il dolore delle fratture o per la rabbia di ciò che era accaduto.
«Se siete davvero amici, se lui dice di essere tuo amico, non avrebbe mai dovuto fare una cosa simile!» aveva continuato, mentre il preside la osservava incuriosito: stava assistendo allo sbocciare di un fiore tanto bello quanto pericoloso, chiedendosi quanto lavoro avrebbe dovuto compiere Laelius per riuscire a limare, almeno in parte, il carattere della figlia.
Proprio il tossicchiare di Silente aveva portato Lele o mordersi un labbro, rendendosi conto di quanto avesse alzato la voce, e di quanto avesse mancato di rispetto alle persone più grandi di lei presenti in quella stanza; non le interessava, invece, di essere punita per quel pugno, a suo parere Sirius se lo meritava.
«Mi scusi» mormorò a bassa voce in direzione dell’anziano mago, ma quest’ultimo scosse il capo, come se non ci fosse nulla per cui chiedere scusa.
«Nessun problema, ho fatto giurare al Signor Piton che non dirà a nessuno del segreto del Signor Lupin».
«Sarà meglio» si arrischiò a sussurrare Lele, che sapeva delle voci che correvano sul suo conto e che si chiedeva come facesse Lily a essergli ancora amica. Il ragazzo però sembrò non degnarla di alcuna reazione, a parte uno sguardo colmo di disprezzo, che Lele si lasciò scivolare addosso esattamente come si lasciò scivolare in gola la pozione che poco dopo Madama Chips le fece bere per farla calmare.
«Immagino che invece non ci sia bisogno di far giurare anche lei, dico bene?» chiese ancora il preside, poco prima che la pozione facesse effetto e Lele si lasciasse andare al sonno.
«Ovvio, per chi mi ha preso? Sono una Kendrick» biascicò solo, le palpebre ormai quasi chiuse. Il preside sorrise, quasi compiaciuto, e annuì, lasciando che Madama Chips le curasse le fratture che si era procurata. L’anziano mago invece si allontanò dall’infermeria in compagnia di Piton.
Remus si voltò per osservarla, ormai addormentata; lei sarebbe davvero stata un’amica fedele, se lo sentiva. Magari in certi casi un po’ troppo irruenta, ma leale e seria. Sistemandosi meglio nel letto si disse che quel giorno, sull’Espresso per Hogwarts, era stato davvero fortunato nel trovarsela davanti, con quel libro tanto complicato tra le mani e il sorriso sincero di una persona che non ha nulla da nascondere.


Note dell'autrice: Rieccomi, questa volta col prompt del giorno, il sesto, quello che, come vi avevo preannunciato nelle note al capitolo 17 della long, ho voluto dedicare alle reazioni al famigerato scherzo di Sirius a Severus. Ricordiamoci che in questo momento Lele sa già del segreto di Remus, e sta già legando con loro e mostrando un carattere che, sul lungo periodo, sarà il suo segno distintivo, oltre che un pericolo per tutti quelli che le gireranno intorno. XD
Non credo di avere altro da aggiungere, se non che spero di riuscire a proseguire con questa iniziativa, che mi sta coinvolgendo non poco.
A domani! <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** #. Taglio di capelli ***


Giorno 7, Prompt: Taglio di capelli

Non ho mai avuto problemi a cambiare il mio taglio di capelli a mio piacere, ogni volta che lo desiderassi, seguendo il mio umore, la moda del momento, l'interesse per un colore in particolare, il mio lavoro. Ammetto che l'essere una Metamorfomagus, da questo punto di vista, è stata una benedizione. O una maledizione.
Sì perché vedete, spesso e volentieri è il mio umore a spingere verso questi cambiamenti, e se mi si conosce almeno un pochino, basta un'occhiata al mio taglio di capelli per comprendere come possa stare.
Per esempio, quando siamo andati a recuperare il famigerato Harry Potter per portarlo a Grimmauld Place avevo un caschetto di colore rosa cicca, perché ero emozionata ed elettrizzata, stavo per conoscere "il ragazzo che è sopravvissuto", non capita mica tutti i giorni! E poi c'era anche lui con noi, e il mio umore era a mille!
Quando sono in missione alterno tagli di capelli corti e comodi, con altri, dettati dal "travestimento" che devo portare avanti, come direbbero anche i babbani.
Da quando ho conosciuto la mia "streghetta" e mi ha raccontato come il cugino di mia madre non abbia mai gradito la sua idea di voler provare il colore rosso, i miei capelli in sua presenza tendono ad allungarsi, diventare un pochino mossi e prendere le diverse sfumature del colore del fuoco. Lei ormai ha intuito la cosa e ridacchia divertita ogni volta che mi vede, mettendosi davanti a me come se volesse specchiarsi per un attimo e capire come potrebbe stare con quella determinata sfumatura di colore.
Da un po’ di tempo a questa parte, però, il taglio rimane quasi sempre lo stesso, e il colore è spesso e volentieri spento. Il mio taglio di capelli riflette il mio umore, o meglio sarebbe dire, il mio malumore, il rendermi conto che lui non mi nota, o forse non vuole notarmi. Forse ha paura, forse pensa che sia troppo grande per me, non ne sono sicura, eppure fa di tutto per evitarmi, e questo mi fa star male. Il taglio di capelli rimane un caschetto senza troppi fronzoli, il colore rimane cupo, scuro oppure sbiadito, come se i miei capelli fossero rimasti al sole per troppo tempo e si fossero scoloriti. Qualcuno ha iniziato a notare la differenza, qualcuno ha capito, ma non fa niente, faccio finta di nulla e continuo a portare avanti i miei compiti di Auror e membro dell'Ordine; sono sicura che quando e se questa situazione migliorerà, il primo a riflettere il mio cambiamento sarà proprio e di nuovo il mio taglio di capelli e il loro colore. Torneranno splendenti, torneranno vivi, torneranno accesi, proprio come un tempo, proprio come quando l'ho conosciuto per la prima volta.

Note dell'autrice: Salve! Purtroppo anche questa volta giungo un po' in ritardo, dato che questo era il prompt di ieri, che però non ho fatto in tempo a sviluppare. Spero, per stasera, di riuscire a preparare anche quello di oggi, ma non ci metto la mano sul fuoco (domani è il compleanno di mio padre e gli sto preparando una sorpresa).
Il prompt in questione mi ha fatto pensare alla nostra Tonks e al suo modo particolare di esprimere le proprie emozioni attraverso il taglio e il colore dei capelli, e ho preso spunto per questa piccola flash fic, sperando che possa essere gradita.
Torno a eclissarmi, sperando di poter postare più tardi o stasera. <3
Lina Lee


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** #. Sera ***


Giorno 8, Prompt: Sera

È sera quando Lele rientra nella casetta dopo aver passato tutta la giornata all’interno della scuola. Ancora non si capacita del fatto che lui sia lì ad attenderla, che in quella casetta lei non sia più sola e che lui non sia più rinchiuso nell’orrore e nel gelo di quella prigione. Forse glielo legge nella mente, perché dopo averla salutata solleva un sopracciglio e la fissa, come a studiarla, come a farle capire che non è un sogno, e non è nemmeno un fantasma o un incubo del passato.
Lele solleva le mani in segno di resa e sorride, la sua mente non è mai chiusa quando è davanti a lui, è forse l’unico che può sbirciare nei suoi pensieri senza problemi, senza trovare alcun impedimento.
«È difficile riabituarsi, vale per te come per me» le fa notare, abbracciandola e rimanendo stretto a lei per alcuni minuti. Lele non si ritrae, ricambia quel gesto di cui entrambi hanno bisogno come l’aria, poggia la testa sulla sua spalla e si lascia cullare da quel calore, dall’odore della sua pelle, del profumo che ha ripreso a utilizzare, dei vestiti perfetti e puliti. Sente le labbra di Sirius lasciarle un piccolo bacio sulla guancia e le viene da sorridere a occhi chiusi, mentre si allontana piano da lui e si leva il cappotto, portandolo in camera.
«Con tutta questa dolcezza finirai per viziarmi» lo prende in giro bonariamente, mentre lui sta già agitando la bacchetta per preparare la cena sul tavolo del salone.
«Ci viziamo a vicenda, dobbiamo recuperare tutto il tempo perso» le fa notare, aggiungendo subito.
«E immagino che ne abbiamo bisogno entrambi, o sbaglio?» Lele annuisce, sedendoglisi accanto e iniziando a cenare insieme a lui. La cena non è più un rito silenzioso e solitario, lo è stato per dodici anni, un po’ come la colazione e il pranzo, consumati in un religioso e ostinato mutismo, ma ora è tutto diverso. Sirius è costretto a rimanere lì dentro, ma ogni tanto l’accompagna alla Foresta Proibita nelle vesti di Felpato, e quando la sera Lele rientra, si fa raccontare tutto quanto accaduto a Hogwarts; chiede di Harry, del suo caro figlioccio di cui vuol sapere e conoscere il più possibile, per recuperare anche da quel punto di vista tutto ciò che non ha potuto conoscere e vedere coi suoi occhi, che non ha potuto vivere come avrebbe voluto e dovuto.
Quel salone non è più silenzioso, si sentono le voci dei due che chiacchierano, ridono, si prendono in giro, si preoccupano, si amano. Esattamente come Lele si sta riprendendo dalla solitudine e dal silenzio che l’hanno accompagnata negli anni in cui veniva creduta morta, lentamente Sirius si sta riprendendo dall’oblio e dall’orrore che Azkaban gli ha lasciato addosso, fin dentro le ossa. Scappare a sud ha aiutato il suo corpo, non più pallido e emaciato come quando si erano rivisti quella sera in cui la verità era finalmente venuta a galla; ma per l’anima il sole e il caldo non bastano, per quella c’è sempre bisogno di altre anime affini, di amici, di legami, di un calore diverso, fatto di piccoli gesti, sorrisi, parole. Per Lele vale lo stesso; far sapere al mondo magico che lei è ancora viva non basta per farla riprendere completamente da quel silenzio, da quella solitudine che hanno caratterizzato le sue giornate. Ha bisogno di parlare con qualcuno, ha bisogno di abbracciare qualcuno, ha bisogno di confrontarsi, a volte anche di tornare a discutere animatamente, ha bisogno di vivere per davvero, e non in maniera fittizia.
Quando si alzano dalle sedie e agitano le bacchette per pulire e sistemare, la sera ha ormai fatto posto alla notte. Hanno preso l’abitudine di dormire in una delle camere, a turno, e quel giorno è in quella di Sirius che si rifugiano. Le chiacchiere lasciano spazio ai sussurri, gli abbracci alle carezze più sentite, i baci casti a quelli più languidi e vogliosi. Riprendere in mano il loro rapporto significa anche questo, riprendere in mano la loro vita significa anche questo, e farlo insieme fa meno paura.


Note dell'autrice: Buonasera! Non pensavo di farcela, ero persino incerta su quale prompt scegliere (ne avevo anche un altro oltre questo), ma devoringraziare SeveraBartySha e ciò che lei ha scritto per il prompt di oggi, che mi ha ispirato una certa dolcezza e il desiderio impellente di scrivere di Sirius e Lele (tanto per cambiare >.<). L'ambientazione temporale è quella del quarto anno, dopo che Sirius ha accettato di rimanere a vivere nella casetta insieme a Lele e non nella caverna con Fierobecco. Ho per un attimo messo da parte le preoccupazioni del Torneo Tremaghi per concentrarmi su di loro e sul loro modo di riprendersi lentamente tutto ciò che gli è stato tolto per dodici anni.
Detto questo vi saluto, e ci vediamo domani, spero! <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** #. Inganno ***


Giorno 9, Prompt: Inganno

Il suo inganno stava riuscendo alla perfezione, nessuno aveva capito la verità, nemmeno quel filobabbano di Silente. Certo, impersonare quel maledetto Auror che tanto filo da torcere aveva dato a molti di loro, spedendoli ad Azkaban o in certi casi uccidendoli, gli faceva rivoltare le budella, ma questo era nulla a confronto di quanto aveva dovuto patire a causa di suo padre: costretto a non uscire dalle mura domestiche, a non farsi vedere da nessuno e con la mente incatenata dalla Maledizione Imperius. Inoltre, sopportare il suo aspetto fittizio era un pegno che pagava più che volentieri, se voleva dire il ritorno dell'Oscuro Signore, di colui che li avrebbe liberati dal giogo di coloro che avevano condotto il mondo magico alla rovina.
Era riuscito a conquistarsi la fiducia di tutti, persino del figlio dei Paciock; se ci pensava gli veniva da ridere fino alle lacrime. Harry Potter ascoltava tutto quello che gli diceva e lo reputava dalla sua parte, ancora di più nel momento in cui lo aveva salvato da Piton. La Kendrick, proprio come Silente, non aveva sospettato di nulla, e quando lo aveva rivisto la prima volta lo aveva abbracciato come si fa con un vecchio amico che non vedi da una vita. Ricordava ancora quando l'Oscuro Signore aveva dato loro la notizia della fine di quella vecchia famiglia magica dal sangue talmente sporco da non meritare alcuna pietà: si erano lasciati andare a urla di gioia e giubilo, solo per poi ritrovarsi la figlia ancora viva e in grado di dare problemi. Doveva tenerla d'occhio, le sue rune potevano sempre costituire un pericolo; e poi poteva sempre sperare di estorcerle qualche informazione preziosa, in fondo si fidava di lui, del grande Auror in pensione venuto a Hogwarts per proteggere gli studenti durante il Torneo Tremaghi.
Poveri sciocchi, nemmeno potevano immaginare il gran finale di quell'anno scolastico, la morte definitiva di Harry Potter e l'ascesa al potere di Lord Voldemort. Sarebbero stati liberi, avrebbero potuto vivere alla luce del sole e non più come ricercati, e il suo Signore lo avrebbe premiato per il suo compito svolto egregiamente e per essere stato il Mangiamorte a lui più fedele. Niente sarebbe potuto andare storto, nessuno avrebbe potuto fermarlo, e una volta che tutto si fosse svolto secondo i piani, avrebbe finalmente potuto riabbracciare sua moglie e vivere con lei e col bimbo che portava in grembo. Quando l'aveva intravista durante la seconda prova del torneo, era stato percorso da un tremito nello scorgere il pancione e aveva dovuto richiamare a sé tutta la sua forza di volontà per non farsi scoprire. L'aveva comunque avvicinata, coi modi burberi tipici di Moody, e lei non aveva sospettato nulla, rispondendo all'Auror nella maniera migliore possibile; non poteva che essere fiero di lei, non poteva che amarla ancora di più, sempre di più.
Un bussare alla porta del suo studio lo strappò ai suoi pensieri; immediatamente chiuse la mente e permise all'ignaro disturbatore di entrare in quella stanza.
«Perdonami, Alastor, non volevo disturbarti».
«Nessun disturbo, sto solo riposando un pochino questo dannato corpo, che ogni tanto si ribella alla mia volontà ricordandomi quante ne ha passate!» sbraitò, in maniera piuttosto convincente, mentre l'anziano mago si lasciava andare a un sorriso per poi far apparire la Coppa del Torneo.
«Sarai tu a sistemarla all'interno del labirinto, come mi avevi chiesto» spiegò, mentre la Coppa fluttuava verso il tavolo, poggiandocisi sopra.
«Mi fido di te, Alastor, ma prima che la porti con te devo aggiungere una piccola protezione» spiegò ancora, sistemando all'interno della Coppa una runa di colore rosso fuoco, che poco dopo scomparve alla vista, come se non fosse mai stata lì.
«Rune, eh?»
«Una semplice protezione aggiuntiva, non si sa mai». Annuì a quella considerazione e attese che l'altro lasciasse lo studio e si allontanasse per mettersi subito all'opera. Quei due avevano in mente qualcosa, ma lui li avrebbe fermati, lui non avrebbe permesso loro di intralciare un piano perfetto che andava avanti da un anno! Avrebbe subito avvisato il suo Signore affinché si sbarazzasse immediatamente della Coppa una volta che avesse avuto il ragazzo a portata di mano, impedendo a Silente e alla Kendrick di fare alcunché per salvarlo. Potevano pensare di essere furbi, ma non avevano ancora capito con chi avevano a che fare, non avevano ancora capito che lui, Barty Crouch Jr, li avrebbe ostacolati fino alla fine.


Note dell'autrice: Salve a tutti! Il prompt di oggi è dedicato a un personaggio in particolare, Bary Crouch Jr, e soprattutto alla rappresentazione e caratterizzazione che di lui fa la cara SeveraBartySha (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=149089 ) nella sua opera Kintsugi https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3890097&i=1 ) che vi invito caldamente a leggere perché merita davvero tanto. Inoltre, la moglie e il figlio di Barty sono suoi OC sempre presenti in questa opera, Alexandra Turner e Orion Regulus Black. Il momento del loro incontro durante il Torneo, cui accenno, si trova nel capitolo 47, sempre di Kintsugi. La parte finale, invece, fa riferimento a quanto accaduto poco prima della terza prova nella mia long.
Non avrei mai pensato di dedicarmi al Lato Oscuro, ma ammetto che Sev mi ha fatto amare questi personaggi e quindi, quando ho letto il prompt "inganno", la mia mente non ha potuto non pensare a loro. Ringrazio Sev che ha letto in anticipo lo scritto, dandomi la sua benedizione! <3
E anche oggi ce l'abbiamo fatta. Non posso fare altro che ringraziarvi per l'attenzione e darvi appuntamento a domani. <3
Lina Lee

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** #. Angst Ending ***


Giorno 12, Prompt: Angst Ending

Era arrivata troppo tardi, aveva varcato quella porta nel momento in cui era stato colpito per la seconda volta dalla cugina, non aveva potuto fare nulla.
Aveva osservato il suo ultimo sorriso, quelle labbra che tante volte aveva baciato, desiderato, osservato, vezzeggiato, accarezzato, dalle quali erano uscite battute, urla, pianti, prese in giro, ordini. Il suo ultimo sorriso, e quello sguardo rivolto al suo caro figlioccio, erano state le ultime cose che Lele aveva visto di lui, di Sirius, del suo amato compagno.
Poi, quel velo nero come la notte più oscura lo aveva inghiottito, portato con sé lontano da loro, lontano da lei.
Era rimasta pietrificata, aveva continuato a osservare quell’arco come a voler essere sicura di quanto accaduto, come se volesse sincerarsi che fosse la realtà e non l’ennesimo incubo che veniva a disturbarla nelle lunghe notti in cui era costretta a rimanere da sola, lontana da lui.
Bellatrix era scappata, seguita da un Harry fuori di sé; comprensibile, gli avevano appena strappato quanto di più vicino a un padre avesse mai avuto negli ultimi due anni, il fatto che la volesse vedere morta e che volesse vendicare il suo padrino adorato era il minimo che potesse provare.
Eppure lei sembrava quasi non accorgersi davvero di ciò che le stava accadendo intorno, chiusa in una bolla che la estraniava da tutto e tutti. Sentiva le sue gambe muoversi lentamente, scendere con cautela quei gradini di pietra, avvicinarsi alla piattaforma e salirci. Sentiva quelle voci che sembravano chiamarla, attirarla verso un oblio senza fine. Non capiva ciò che le stavano dicendo, non comprendeva la loro lingua, ma le sentiva, non dissimili dal canto delle sirene che in epoche passate aveva illuso e attirato i marinai verso il nulla eterno, verso la morte.
Di colpo qualcuno le afferrò il polso, spingendola all’indietro, attirandola via da quell’arco maledetto prima che fosse troppo vicina per poterla salvare. Non si era accorta di essersi avvicinata così tanto, i suoi occhi colmi di lacrime non riuscivano a vedere con esattezza i contorni del velo che placidamente si agitava, in attesa di condurre qualcun altro verso l’oblio.
«No, Lele, non lo fare!»
La voce di Remus, scossa, quasi la si riportò in sé. Voltandosi verso di lui Lele notò come fosse pallido, come anche lui stesse cercando di farsi forza, per quanto fosse difficile.
«Ce lo hanno strappato via… anche lui…»
La voce di Lele era ridotta a un sussurro roco, le ginocchia cedettero e lei si ritrovò a terra, abbracciata all’amico di una vita, a piangere in maniera disperata. Quella bolla in cui le era parso di essere rinchiusa fino a qualche attimo prima era esplosa, il cuore aveva preso a battere più forte e lei aveva ritrovato la voce, solo per perderla in urla senza senso, attutite dal tessuto della giacca di Remus, su cui aveva nascosto il suo viso.
Era morto, per davvero. Non sarebbe più tornato.
Non era ad Azkaban, non era in esilio forzato per nascondersi, era morto. Per sempre.
Non avrebbero più potuto ridere, litigare, discutere, chiacchierare, abbracciarsi, amarsi. Quasi non aveva fatto in tempo a ritrovarlo che la guerra glielo aveva portato via di nuovo, definitivamente.
L’ennesimo sacrificio sull’altare della loro causa. E ancora una volta nemmeno un corpo su cui piangere.

Note dell'autrice: Salve a tutti! Eccomi tornata, dopo due prompt saltati, con quello che è il prompt d ame scelto per il giorno dodici, ovvero per ieri. Purtroppo mi sto rendendo conto che non è semplice seguire questa iniziativa, per quanto bellissima, e quindi cercherò di non sentirmi troppo in colpa quando non riuscirò a sviluppare qualche prompt.
Per quanto scritto sopra, chi è in pari con la mia long sa bene che ho cambiato il canone in una famigerata battaglia, ma cosa sarebbe accaduto se invece il canone fosse stato rispettato? La risposta l'avete appena letta, dolorosa al punto da farmi venire le lacrime agli occhi (come sempre, del resto, quando si parla della morte di Sirius).
Detto ciò vi saluto, e spero di riuscire a portare avanti altri prompt. <3
Lina Lee


 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** #. Tomba ***


Giorno 14, Prompt: Tomba

Morti. Ne vediamo sempre di più.
Tombe. Alcune vuote, alcune piene di pezzi, alcune con corpi ridotti in modi indescrivibili.
Ogni volta ti chiedi chi sarà il prossimo, ogni volta ti dici, egoisticamente, che non è toccato a te.
Il cimitero dei maghi di Londra si riempie sempre di più, a volte da quasi la sensazione che persino lui sia saturo di quei morti, di quella guerra, di quei funerali gestiti in forma privata e rapida, perché nessuno è mai al sicuro, nemmeno quando piange i propri cari davanti a una lapide.
Saturo di morte, proprio come tutti noi.

Note dell'autrice: Ancora una volta giungo in ritardo, e saltando un prompt, il tredicesimo. Pazienza, mi consolo col fatto che questa, a memoria, dovrebbe essere la mia prima drabble, dato che la mia capacità di sintesi è inesistente e difficilmente riesco a scrivere così poco.
Questo potrebbe essere un pensiero di una qualsiasi persona a vostra scelta nel periodo della Prima Guerra Magica.
Niente di pretenzioso, solo un pensiero.
Al prossimo prompt. <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** #. Incenso ***


Giorno 15, Prompt: Incenso

Camminavano serenamente per Diagon Alley, ormai addobbata per l’arrivo imminente del Natale. In ogni angolo si potevano scorgere dolci tipici natalizi, fiori, decorazioni, luci che non avevano nulla da invidiare a tutto ciò che si sarebbe potuto trovare nelle vie babbane di Londra. Anzi, si disse Aiko, la magia rendeva ancora più intenso e particolare tutte le sensazioni che quella festività portava con sé.
«Il Natale è unico, in qualsiasi mondo lo si festeggi» commentò Aiko, quasi sovrappensiero; quel giorno aveva deciso di indossare un kimono in seta che agli occhi di Laelius la rendeva ancora più affascinante, i cappelli raccolti in un’acconciatura tradizionale giapponese, ai piedi degli zōri in legno laccato.
«Credo che sia una delle festività che possa accomunare ogni angolo del Pianeta e ogni persona, a prescindere dalle sue caratteristiche» rispose Laelius, notando come la moglie si fosse fermata davanti a una delle bancarelle poste fuori dallo Speziale.
«Hai trovato qualcosa di interessante?» chiese, osservando la bancarella incuriosito.
«Diversi tipi di incenso» rispose Aiko, per poi rivolgersi a colui che gestiva la bancarella; era la prima volta che scorgeva dell’incenso a Diagon Alley.
«Potrei sapere da dove arrivano?»
«Alcuni maghi giapponesi in visita a Diagon Alley mi hanno lasciato diverse scorte di incenso, di diverse profumazioni, provenienti direttamente dai quartieri magici di Kyoto».
«Kyoto? È forse la città in cui si può trovare l’incenso migliore del Giappone!» ribatté Aiko, piuttosto stupita, per poi voltarsi verso il marito, come a chiedergli silenziosamente se stesse dicendola verità. Laelius annuì, la mente di quell’uomo era onesta, aveva detto il vero, Aiko poteva stare tranquilla.
«Immagino che lei se ne intenda di incenso, dico bene?» chiese quell’uomo, notando i tratti del viso di Aiko e il suo abbigliamento, e la donna sorrise gentile.
«Sono di origine giapponese, per quanto mi sia trasferita qui da giovane e alla fine mi sia sposata e sia rimasta a vivere a Londra, ma ogni volta che intravvedo qualcosa legato alle mie origini e a certe tradizioni, è come tornare al mio Paese, almeno con la mente, o in questo caso, con l’olfatto» rispose, per poi aggiungere.
«Il Kōdō è una delle tre arti giapponesi di raffinatezza, attraverso la quale si apprezza l’incenso, ma io non sono in grado di compierla, posso solo amare alcune profumazioni e, se me lo permetterai, portarle nella nostra dimora».
I due uomini avevano ascoltato in silenzio la breve spiegazione, poi l’uomo che gestiva la bancarella aveva preso a battere le mani entusiasta e le si era inchinato con rispetto.
«Perché no, sono sicuro che potrebbe essere una cosa apprezzata anche da nostra figlia, quando tornerà da Hogwarts per le vacanze natalizie» commentò Laelius, mentre Aiko aveva subito preso a osservare le varie profumazioni.
«Sai, è difficile scegliere quale sia la migliore per ognuno di noi, è come scegliere un profumo, è qualcosa di personale» spiegò ancora, mentre sceglieva la fragranza per se stessa, a base di rosa e fiori di ciliegio.
«Beh, allora prova a pensare a quale potrebbe andar bene per me e per nostra figlia… vediamo se riesci a indovinare».
Aiko si voltò verso il marito, che la osservava con uno sorriso sornione sulle labbra.
«Per caso mi stai sfidando, Laelius?» ribatté, divertita, mentre riprendeva a scegliere le fragranze per il marito e per la figlia. Una volta terminato pagarono e Aiko ringraziò l’uomo per la gentilezza nei loro riguardi, poi si avviarono pigramente per Diagon Alley per continuare la loro passeggiata.
 
«Devi permettermi di bruciare l’incenso direttamente nella stanza sotterranea dove compi i rituali, quella è la stanza della dimora maggiormente legata a te, e visto che la tua bacchetta non ha rilevato nulla di pericoloso in questo incenso, sono sicura che è lì che potrà servirti maggiormente» spiegò la donna, una volta rientrati alla dimora dei Kendrick; Laelius aveva voluto controllare che quell’incenso non avesse in sé qualche incantesimo particolare, fattura o altro, per sicurezza, ma non aveva rilevato nulla e alla fine aveva accettato e lasciato che Aiko bruciasse l’incenso scelto per lui nella camera sotterranea.
«Ora puoi entrarci. Ti consiglio di socchiudere gli occhi e goderti le sensazioni che proverai» gli disse Aiko, risalendo i gradini che da quella camera portavano al piano terra della dimora. Laelius fece come gli era stato detto e una volta arrivato all’ultimo gradino chiuse gli occhi e si beò dell’essenza che aveva invaso tutta la stanza. Non comprendeva se fosse qualcosa di magico sfuggito alla sua bacchetta o se semplicemente fosse una capacità dell’incenso, ma gli sembrò di sentire la mente più leggera, più libera; percepiva mente e spirito più rilassati e concentrati e si rese persino conto di sentire meno stanchezza mano a mano che continuava coi suoi rituali.
«Che fragranza hai scelto per me?» chiese, quando raggiunse nuovamente Aiko nel salone, nel quale aleggiava una profumazione diversa, delicata.
«Legno di sandalo, che viene consigliato per la meditazione. Ho pensato che potesse aiutarti a concentrarti nei rituali» rispose Aiko, mentre il marito annuiva.
«È assolutamente perfetto, è stato simile a un’esperienza mistica, non l’avrei mai pensato» commentò l’uomo, sedendosi accanto alla moglie e proseguendo subito.
«E per te cos’hai scelto?»
«La fragranza che percepisci è a base di rosa e fiori di ciliegio, è molto delicata, per quello la sento molto mia».
 
Quando Lele tornò per le vacanze natalizie non si rese subito conto delle differenze, soprattutto perché l’aria di casa era colma degli odori dei cibi che la madre, con l’aiuto degli elfi, le faceva trovare ogni volta che tornava da Hogwarts (Lele si chiedeva sempre se la madre pensasse che la tenessero a digiuno!). Quando però raggiunse la sua camera, al piano di sopra, e vi entrò, il suo olfatto venne raggiunto da un odore diverso dal solito e molto particolare, un odore che solleticava i suoi sensi, che quasi la faceva sentire in pace con se stessa e col resto del mondo.
«È di tuo gradimento?» chiese la madre, che era rimasta fuori dalla stanza insieme al marito.
«Che odore è? Non l’avevo mai sentito!»
«Tua madre ha trovato degli incensi particolari a Diagon Alley, portati da dei maghi giapponesi, e ha voluto provare a indovinare le fragranze che potessero andar meglio per ognuno di noi.
«Per me ha scelto in maniera a dir poco perfetta, e anche per se stessa» spiegò Laelius, per poi voltarsi verso la moglie, le cui guance erano arrossate per i troppi complimenti.
«Per me cos’hai scelto?» chiese Lele, curiosissima di sapere che fragranza la madre avesse associato a lei.
«Per te la scelta era più difficile, perché tu sei ancora molto giovane, stai crescendo e maturando, la tua personalità non è ancora formata, per cui ho dovuto scegliere un insieme di fragranze, per la precisione legno di sandalo, che è quella scelta per tuo padre, fiori di ciliegio e camomilla» spiegò Aiko, mentre Lele era tornata dentro la sua camera e aveva ripreso ad annusare l’aria, nemmeno fosse un cane.
«Sì, mi piace, è rilassante ma non troppo, sembra quasi una carezza o un abbraccio» sentenziò la ragazza, uscendo dalla propria stanza e abbracciando i genitori, allegra per la sorpresa che le avevano fatto trovare.

Note dell'autrice: Buonaseeeeera XD
Non sapevo se sarei riuscita a sviluppare questo prompt, che appartiene a ieri, ma avevo in mente qualcosa che comunque potesse coinvolgere di nuovo questa coppia, a cui ormai mi sono affezionata in maniera indicibile e da cui non posso stare lontana per troppo tempo.
Quello che spiega Aiko a proposito dell'Arte dell'Incenso è vero, ma nel Giappone moderno è molto meno praticata rispetto alle altre due arti, ovvero la Cerimonia del Thè e l'Ikebana, per cui mi sembrava assolutamente normale che lei non fosse in grado di dar vita alla rispettiva cerimonia, ma amasse comunque l'incenso e ne conoscesse le proprietà.
Io, invece, mi sono divertita a inventare le composizioni di essenze per loro tre, quindi non so di preciso se esistano veramente quelle unioni di profumi o se la mia fantasia abbia cavalcato un pò troppo; in questo secondo caso vi chiedo umilmente perdono. >.<
Ultimo appunto: questa one shot si colloca in uno dei primi tre anni di Lele a Hogwart.
Al prossimo prompt. <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** #. Bacio ***


Giorno 16, Prompt: Bacio

«Bacio?»
«No, sto studiando, e sai che finché non finisco con Alchimia non voglio essere disturbata».
«Ti ho pure portato i bignè al caramello dalle cucine!»
«In pratica hai cercato di corrompermi».
A quell’ultima frase Sirius avrebbe voluto tirar fuori un’espressine corrucciata e offesa, ma non poté fare a meno di ridacchiare perché alla fine Lele aveva perfettamente ragione, aveva cercato di ammorbidirla (corromperla gli sembrava un parolone!) con alcuni dei dolci che lei amava maggiormente.
«Va bene, ho capito l’antifona, attenderò fino a quando non avrai terminato» si arrese il Malandrino, e visto che ormai era tardi e non c’era più nessuno in Sala Comune, prese le sembianze di Felpato e rimase accucciato accanto alla sua ragazza.
«Bravo cagnolone!» commentò Lele, accarezzandogli la testa e poi tornando a concentrarsi sui simboli che aveva davanti. Non capiva come suo padre amasse a dismisura quella materia, forse era più portato di lei, o semplicemente aveva più esperienza di lei, ma Lele, ogni volta che doveva imparare un nuovo cerchio alchemico coi vari simboli che lo componevano, aveva sempre il terrore di sbagliarli o di non ricordarli in maniera corretta e finire per combinare qualche guaio. Era per questo che quando studiava questa materia non voleva essere disturbata in nessun modo, e se inizialmente Sirius non capiva i motivi, quando Lele glieli aveva spiegati, aveva ammesso che in effetti potesse essere piuttosto pericoloso sbagliare qualcosa in una materia come quella.
Lele continuò a studiare fin oltre la mezzanotte. Ogni tanto si lasciava andare a qualche piccolo sbadiglio, stiracchiava le braccia oppure coccolava le orecchie del cagnolone, che di rimando spingeva la testa contro la sua mano, ma non smise fino a quando non completò lo studio dell’ultima lezione e i relativi compiti. Solo quando terminò tutto, ricontrollò i compiti per essere sicura di aver fatto tutto ciò che era stato loro richiesto, poi sistemò piuma, pergamene, libri e calamaio, e addentò un bignè.
Quando finì di mangiarlo si voltò verso Felpato e gli prese la testa tra le mani, sorridendo allegra.
«Sei stato un cagnolone bravissimo» si complimentò, lasciandogli alcuni baci sulla testa, e tirandogli appena le orecchie. Subito Sirius tornò nella sua forma umana, mentre Lele si era già alzata, le sue cose tenute tra le braccia, pronta a raggiungere il dormitorio e farsi una bella dormita.
«Non è giusto, i baci dovevi darli a me!» si lamentò il ragazzo, mettendo su un broncio talmente scemo da far ridere Lele.
«E perché, scusa, a chi li avrei dati?» ribatté la mora, mentre Sirius la abbracciava da dietro e le poggiava il viso sull’incavo del collo.
«Al cane, non a me» brontolò, mentre Lele non riusciva a smettere di ridere. Sirius le voltò il viso e si impossessò delle sue labbra, per puro dispetto, per farla smettere di ridere, perché desiderava baciarla già da quando l’aveva raggiunta coi dolci, e questa volta Lele non lo rifiutò.


Note dell'autrice: Oggi mi sento decisamente soddisfatta, tre prompt sviluppati e postati, e una mezza idea per il prompt di domani. Certo, c'è sempre il capitolo nuovo della long che attende di essere terminato... -.-'
E a proposito della long, questa flash fic si colloca al sesto anno, quando Lele e Sirius stanno assieme (lo si vedrà proprio nel capitolo che ho per le mani, se mi decido a terminarlo -.-'). Nulla di particolare, solo un piccolo spaccato di una delle tante serate (o nottate) passate dai due.
E con questo vi saluto sul serio, almeno per oggi, e vi do appuntamento al prossimo prompt. <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** #. Marriage ***


Giorno 17, Prompt: Marriage

Era un giorno speciale, un giorno di gioia, un giorno da celebrare, in cui non si poteva pensare alla morte e alla guerra, ma solo alla vita e a una momentanea pace, almeno nei loro cuori.
Era il giorno che gli amici di una vita di Lily e James aspettavano da anni, il giorno in cui quella che ai loro occhi appariva come una coppia ormai storica, avrebbe coronato il suo sogno e si sarebbe sposata.
La notizia del matrimonio di Lily e James era stata annunciata durante l’estate. Lily aveva sempre desiderato un matrimonio babbano, e i Potter avevano accettato questa idea. Persino James non si era lamentato di non poter indossare una veste da mago, accettando l’abito tipico usato dai babbani in queste occasioni e facendosi aiutare da Sirius nella scelta di tale abito.
Anche Lele si sarebbe dovuta abituare a un notevole cambiamento del suo abbigliamento, almeno per quella giornata: lei faceva parte delle damigelle scelte da Lily, avrebbe dovuto indossare un abito lungo fino a terra, non troppo scollato, e delle scarpe con dei tacchi fin troppo sottili per i suoi gusti. Il colore scelto per gli abiti delle damigelle, non tutti uguali ma simili tra loro per esaltare il corpo di ognuna, era il verde, lo stesso verde degli occhi di Lily.
L’unico che sembrava non preoccuparsi di ciò che avrebbe dovuto indossare era Sirius. Lele pensò che doveva essere il fatto di appartenere a quella dannata famiglia, che ti faceva apparire sempre perfetto anche con addosso un sacco dell’immondezza!
 
Quel giorno il cuore di Lele sembrò scoppiare di gioia quando vide i due sposi baciarsi dopo essersi scambiati le promesse che li avrebbero legati per sempre. Per un attimo pensò a come si sarebbe potuta sentire lei in una situazione simile, ma poi scosse il capo, come a ricordarsi che per lei quel pensiero era un passo troppo azzardato, che di sicuro ci sarebbe voluto ancora un po’ più di tempo.
«Lele!» La voce di James interruppe quei pensieri; gli sposi stavano facendo le foto con le varie damigelle e ora toccava a lei, per cui si avvicinò lentamente a Lily, ma questa le indicò Sirius.
«Per te una piccola eccezione, sistemati accanto al cagnolone» le sussurrò, mentre la mora sorrideva e annuiva, raggiungendo il compagno e sistemandogli un braccio dietro la schiena per avvicinarglisi meglio e contemporaneamente evitare di cadere. Sirius era abbracciato a James, la mano libera poggiata sulla spalla della compagna, il sorriso allegro delle giornate migliori; Lele poggiò la testa sulla spalla di lui e si disse che se avesse potuto avrebbe fermato il tempo in quel preciso istante, in quell’attimo di perfezione, senza brutture, colmo di amici e di gioia e di famiglia.
Voltò appena il viso verso il fotografo, il sorriso sulle labbra: la foto venne scattata, immortalandoli per sempre.
 
Poco distanti Fleamont e Laelius li osservavano, mentre Aiko era intenta ad aiutare Euphemia affinché non si affaticasse troppo.
«Non sembra vero, pensavamo che non avremmo avuto una simile benedizione e invece non solo abbiamo avuto un figlio, ma lo abbiamo potuto vedere crescere, studiare, diventare adulto, sposarsi…».
«Mi vuoi fare testamento proprio in questo giorno, o magari puoi anche aggiungere che continuerete a vederlo, e magari a giocare con eventuali nipotini? Oppure l’idea di diventare nonno non ti aggrada?»
Fleamont sospirò a quelle parole e scosse il capo fintamente sconsolato, ma sapeva bene che se Laelius aveva parlato a quel modo era perché aveva percepito nel suo tono un accenno di paura, non tanto o non solo per la guerra, ma anche per l’età; lui ed Euphemia non erano più così giovani, i loro corpi potevano essere aiutati con la magia, potevano reagire e resistere in maniera diversa dal corpo di un babbano, ma prima o poi anche i loro corpi sarebbero stati costretti a cedere.
«Laelius, sei sempre il solito, ma vorrò proprio vederti quando sarà il momento di Lele e dovrai accompagnarla all’altare, e cederla a un altro uomo» lo punzecchiò Fleamont e l’amico si irrigidì di riflesso, pur sapendo come, sul quel versante, avesse già ceduto, esattamente il giorno in cui aveva accettato la presenza di Sirius nella loro famiglia. Certo, il matrimonio sarebbe stato diverso, ma non avrebbe mai potuto impedirlo, soprattutto se da quello ne sarebbe derivata una gioia ancora maggiore per la sua adorata figlia.
«Dannato, devi sempre rigirare la bacchetta nella piaga?» ribatté Laelius, picchiettando il bastone a terra mentre l’amico ridacchiava; quello ormai era l’argomento migliore per stuzzicare l’altro, che puntualmente riusciva a trattenersi solo in parte.
«Suvvia, sarà bello vederti quel giorno, sarà una scena memorabile, spero davvero di non perdermela, almeno nella tomba mi porterò le risate che mi farò alle tue spalle!»
A quelle parole Laelius, apparentemente esasperato, si voltò verso Euphemia.
«Ti prego, portalo via da me, prima che lo bruciacchi per bene!» esclamò, mentre la donna si lasciava andare alle risate, seguita da Aiko e poi dai loro stessi mariti.
Nessuno di loro avrebbe mai potuto assistere a quella scena.

Note dell'autrice: Buonasera! Non sono ancora morta e non mi sono dimenticata di questa iniziativa, ho avuto solo un piccolo problema con questo prompt, o meglio, col mio umore in quest'ultimo periodo. Ho scelto questo specifico prompt perché avevo in mente il matrimonio di Lily e James, proprio per gettare un occhio a quel giorno ma con l'aiuto dei miei OC; peccato che il mio umore ultimamente sia molto altalenante e proprio non mi riusciva di tirar fuori qualcosa di "felice". Alla fine in parte mi è riuscito, ma c'è sempre un retrogusto amaro che proprio non va via. ç___ç
Detto questo, e scusandomi ancora per la mia lentezza, sappiate che a breve pubblicherò altri due prompt, che ormai avevo preparato in attesa di sbloccarmi con questo. Dunque, a presto! <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** #. Fotografia ***


Giorno 18, Prompt: Fotografia

«Mi stai dicendo che ti ha riconosciuta grazie a quella fotografia?»
«Non proprio. Semplicemente gli sembrava di avermi già vista, ma non capiva dove, e quindi ha provato a sfogliare di nuovo l'album di foto che gli ha regalato Hagrid e mi ha trovata».
Sirius e Lele stavano chiacchierando durante una cena in solitaria a Grimmauld Place; nella dimora regnava il più assoluto silenzio, se non si contavano le loro chiacchiere nella cucina e i borbottìi dell'elfo di casa.
«Eravamo giovani, allora…»
La voce di Sirius appariva sporcata dal rimpianto, dal passaggio di in tempo che, impietoso, permette solo di volgere uno sguardo verso il passato, ma ti costringe ad andare sempre e solo avanti, anche contro la tua volontà.
«Già, giovani e ingenui, pensavamo di poter fare qualsiasi cosa, pensavamo di poter affrontare la guerra a occhi chiusi, e invece è la guerra che ha affrontato noi a occhi chiusi, rovinandoci per sempre».
Il tono del discorso si era fatto malinconico, tipico di due persone che sentono il desiderio di poter tornare indietro, ma si devono accontentare di osservare foto del passato e rimembrare i tempi andati, non dissimili a vecchi maghi immersi in ricordi di un tempo che fu, davanti a un bicchiere di whisky incendiario attorno a un tavolino del Paiolo Magico.
«Non so se lo sai, ma Malocchio ha mostrato a Harry la fotografia che avevamo fatto coi membri del primo Ordine della Fenice».
«Davvero? Quando è successo?»
La voce di Lele era sinceramente stupita; esisteva ancora qualcuno che aveva una copia di quella foto? Se non ricordava male c'erano anche i suoi genitori, e non le sarebbe dispiaciuto riuscire a farsene fare una copia, dato che tutto ciò che aveva nella loro dimora era andato distrutto dal fuoco.
«Durante la festa che Molly ha organizzato per Ron e Hermione… solo che credo che Harry ne sia rimasto sconvolto, invece che felice, come pensava Malocchio».
«Beh… non è sempre facile osservare le foto di persone che non ci sono più, soprattutto persone che ci stanno molto a cuore.
«Voglio dire, a me tremava la mano quando l'ho avvicinata alla foto del matrimonio di James e Lily, non avrei mai immaginato di poter rivedere quei sorrisi, quella gioia, in un certo qual modo mi sono sentita scossa, quindi posso comprendere se anche Harry si sia sentito così».
«Più che altro Malocchio ha preso a spiegare chi fossero tutte le persone presenti nella foto, e le diverse fini fatte da ognuno di loro. Credo che sia quello che abbia destabilizzato Harry, non è ancora abituato a certi orrori della guerra».
Sui due calò un silenzio carico di sensazioni spiacevoli, di ricordi che la mente avrebbe voluto dimenticare ma che invece non era riuscita a cancellare. Lele si allungò sul tavolo, le braccia in avanti, il viso poggiato su di esse; Sirius aveva appellato il whisky incendiario e un bicchiere, che aveva riempito di quel liquore fin quasi all'orlo.
«Quella mano… quante volte mi è apparsa nei miei incubi… ci è voluto tanto tempo perché la mia mente decidesse di sostituirla con altro». La voce di Lele era diventata quasi un sussurro, le labbra in parte nascoste dalle braccia, le dita che distrattamente picchiettavano sul bicchiere del compagno.
«Immagina come può essersi sentito Harry mentre Malocchio gli spiegava cose di questo genere». L'uomo sollevò il bicchiere e mandò giù alcuni sorsi del liquore, che subito gli bruciò dolcemente la gola.
«Non sono ancora abituati alla guerra, a quelle barbarie, e forse è meglio così» rispose Lele, mentre la sua mano andava a stringere la mano libera del compagno.
«Mi piacerebbe pensare che riusciranno a evitare quell'orrore, ma non sono così stupida da non sapere che anche loro verranno inghiottiti dalla guerra». Le mani si strinsero, come a voler trovare una forza maggiore a quell'ipotesi, come a volersi sostenere a vicenda.
«E questa volta dovremo essere noi gli adulti che dovranno sostenerli e aiutarli quando si sentiranno crollare e vorranno abbandonare tutto».
Lele non disse nulla, ricordava quante volte suo padre e sua madre avevano cercato di aiutarla a superare quei momenti terribili, quante volte il padre era stato per lei come una roccia sulla quale poggiarsi, un porto sicuro nel quale rifugiarsi, quante volte la madre l'aveva cullata, dopo qualche missione più dura di altre, cercando di placare i tumulti e il terrore che le agitavano l'anima.
Avrebbe avuto la stessa loro forza? Sarebbero riusciti a essere, per quei ragazzi, punti di riferimento e appigli quando la guerra avrebbe provato a divorarli?
«Già, toccherà a noi» rispose solo, in un sussurro.

Note dell'autrice: Come vedete non mentivo, avevo altri prompt pronti da postare. XD
Questo si ricollega a doppio filo sia al capitolo precedente, dedicato al matrimonio, proprio per la foto che li immortala, sia al capitolo 3 della mia long dove Harry mostra quella foto a Lele, dicendole proprio che le sembrava di averla già vista da qualche parte.
Una semplice chiacchierata, due sopravvissuti, due fotografie e un futuro incerto. ç___ç
Al prossimo prompt! <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** #. Credo ***


Giorno 20, Prompt: Credo

«Seriamente, sei giunto da noi per una simile richiesta?»
Il giovane osservava quell’uomo attraverso i suoi occhiali, ne osservava i lineamenti, la sicurezza, quel sorriso appena accennato che metteva i brividi o forse, si disse James, non era quello a mettere i brividi ma ciò che quell’essere aveva intenzione di compiere, e stava compiendo, nel mondo magico.
«Esattamente» rispose l’uomo più grande, senza scomporsi minimamente.
«Vedi, Potter, la tua è una famiglia Purosangue, il fatto che non venga inserita nell’elenco delle Sacre Ventotto deriva dall’essere un cognome comune anche tra i babbani, cosa che ha portato a sospettare di voi» spiegò ancora colui che ormai si faceva chiamare Lord Voldemort, sempre in maniera pacata.
«Ma io so bene quanto siate puri, e quanto possiate servire alla mia causa» e questa volta gli occhi dell’uomo più grande sembrarono brillare di una luce diversa, sinistra, oscura.
«Inoltre, so bene che la giovane che ti accompagna è una nata babbana, ma so anche altrettanto bene che sei molto legato a lei per cui potrei compiere uno sforzo e accettarla tra le nostre fila.
«Del resto non sarebbe la prima eccezione, il suo vecchio amico ne è la prova, ma è un abile pozionista e una tale bravura torna sempre utile. E so che questo vale anche per lei» concluse, indicando Lily con un leggero movimento della bacchetta.
«Stai forse dicendo che se decidessimo di seguirti smetteresti di perseguitarci?» chiese Lily, che fino a quel momento era rimasta in silenzio. L’uomo le si rivolse, serio.
«Esattamente. Vi si chiede solo di cambiare i vostri ideali, di scegliere un credo differente, una guida differente, e sarete al sicuro, protetti dalla mia forza, protetti dai Mangiamorte e dalle tenebre che li guidano, protetti da un potere che ben presto nemmeno il vostro caro Silente potrà contrastare».
I due giovani si scambiarono uno sguardo piuttosto intenso prima di puntare con ancor più vigore le loro bacchette contro Voldemort.
«Tu non hai capito nulla di noi, a noi non interessa la nostra protezione, a noi interessa la salvezza di tutte quelle persone che tu intendi condannare solo perché a tuo parere non sono degne di impugnare una bacchetta o di appartenere al mondo magico!»
Era stato James a parlare, negli occhi scuri una determinazione che sembrava non poter vacillare nemmeno davanti alla magia emanata da quell’uomo, una magia talmente intensa che sembrava poterli schiacciare da un momento all’altro.
«Rassegnati, nessuno di noi due intende tradire i propri ideali, tradire i propri compagni e amici, cambiare ciò in cui ha sempre creduto a favore di qualcosa di così effimero come la tua protezione!
«Noi abbiamo intenzione di combatterti, di ostacolarti, di fermarti e nessuno potrà farci cambiare idea, meno che mai proprio tu!» sentenziò Lily, più battagliera che mai, sentendo il sangue ribollirle nelle vene al ricordo di Severus, che aveva scelto i Mangiamorte e le loro idee piuttosto che la loro amicizia, qualcosa che probabilmente non sarebbe mai riuscita a perdonargli del tutto.
«Dunque è questa la vostra scelta…».
L’uomo si voltò, dando loro le spalle, senza preoccuparsi minimamente dell’eventualità di poter essere colpito a tradimento; persone come quelle non lo avrebbero mai fatto, erano troppo oneste, troppo pure.
«Sono sicuro che verrà un giorno in cui rimpiangerete di non aver accettato la mia proposta, di non aver accettato un semplice cambiamento, ma quel giorno sarà troppo tardi per poter tornare indietro» concluse, scomparendo in una nube oscura.

Note dell'autrice: Ammetto che qui ho voluto rischiare tanto, almeno ai miei occhi, perché immagino di non essere stata l'unica a provare a ricreare questa particolare situazione, magari in maniera migliore rispetto a quanto ho fatto, ma non posso negare di non essere per nulla dispiaciuta del risultato finale (per una volta!).
«Nato da chi lo ha tre volte tradito» (Harry Potter e l'Ordine della Fenice, capitolo 37).
Sappiamo che i genitori di Harry hanno sfidato Voldemort tre volte, e da una intervista della Rowling
che una di queste, la prima, è stata quando l'Oscuro Signore cercò di reclutarli come suoi seguaci, ma loro non accettarono. Ecco, ho provato a immaginare questo momento, sperando che il risultato possa piacere, almeno un pochino. :)
Al prossimo prompt! <3
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** #. Sentimento ***


Giorno 22, Prompt: Sentimento

È l'amicizia il sentimento che ci ha legato fin da subito, data dall'essere entrambi diversi agli occhi degli altri, ostracizzati per le nostre idee o la nostra natura, costretti a combattere o nasconderci per non essere soli.
Uno scherzo lo si può sempre superare, col tempo, ma non un tradimento, non IL tradimento della nostra amicizia, del sentimento che ci legava.
Il tradimento ci ha mostrato che non era tempo per noi.
 
Ritrovarci dopo anni, chiarirci, capirci, riavvicinarci ha cambiato quel sentimento, non è più amicizia, è diventato qualcosa di più, un legame fatto di sussurri e baci, di suppliche strazianti e mani che si aggrappano alla carne, nel tentativo di non essere divorati da qualcosa di più grande, qualcosa che abbiamo già vissuto, qualcosa che ci ha già segnato in passato.
La morte ci ha mostrato che anche questa seconda volta non era tempo per noi.
Che fosse amicizia o amore non è mai stato tempo per noi.


Note dell'autrice: Buongiorno! Questa è una palese eccezione alla raccolta che, essendo legata alla mia long, non dovrebbe vedere, tra Sirius e Remus, un legame diverso dall'amicizia. Chiamiamola come la solita "eccezione che conferma la regola" dovuta all'iniziativa del gruppo Facebook Caffè e Calderotti "A scatola chiusa".
Il prompt lasciatoci da Rosmary per il fandom di Harry Potter è il seguente:
ispirandomi a un titolo di Ligabue (e richiamando un mio vecchio contest), la traccia è “Non è tempo per noi”, in questo caso da intendersi riferita alle dinamiche tra due o più personaggi legati da un rapporto forte, saldo, che ha la parvenza di essere irrinunciabile. Sono bene accetti tutti i legami: amici, nemici, innamorati, familiari. Ciò che conta è che il rapporto protagonista sia importante e che per qualche ragione “non sia il suo tempo”.
Il puntodi vista è ovviamente quello di Remus e spero di aver reso un minimo di giustizia alla Wolfstar, che io amo ma di cui non avevo ancora mai avuto il coraggio di scrivere nemmeno mezza riga. >.<
Al prossimo prompt!
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** #. Briciole ***


Giorno 23, Prompt: Briciole

C'erano diverse briciole sparse sul pavimento, ma nessuno sembrava curarsene; sarebbe bastato un colpo di bacchetta per ripulire tutto, ma l'attenzione dei presenti era tutta per il festeggiato, il piccolo Harry, che quel giorno compiva un anno. Lele aveva provato, in maniera blanda doveva ammetterlo, a dissuadere il compagno dal regalare a quello che era il suo figlioccio, la sua prima scopa, ma non c'era stato verso. Sirius le aveva detto che se quel bimbo avesse preso dal padre e dal padrino, sarebbe stato un asso nel Quidditch e quindi avrebbe dovuto iniziare sin da subito a sviluppare le sue capacità su una scopa. Lele non aveva ribattuto alcunché, lei aveva la fobia delle scope, era sempre stata una schiappa, quindi alla fine si era arresa al regalo deciso da Sirius. Non che i genitori non fossero stati contenti, anzi, James era al settimo cielo, ma Lele si era premunita di regalare al bimbo anche un braccialetto di colore verde, caratterizzato da un piccolissimo charm in oro, un gattino che, insieme al colore verde, sarebbe dovuto essere di buon auspicio. Lily lo aveva messo subito al polso del bimbo, i cui occhioni fissavano la scopa nuova con estasi, quasi incuranti di tutto il resto.
«Ma guardateli, tutti e tre attratti da quella scopa, quasi quasi potrei essere gelosa» aveva detto Lily, spostatasi nella cucina per prendere altri piattini e approfittarne per parlare un pochino con Alice, Marlene e Lele; da quando i Potter erano stati costretti a rimanere nascosti a Godric's Hollow era praticamente impossibile ritrovarsi tutti insieme come ai vecchi tempi, quella era stata un'occasione tanto unica quanto speciale.
«Non poteva essere diversamente, non per loro» ribatté Marlene, che ricordava ancora gli allenamenti per le partite in compagnia di James e Sirius.
«Persino Frank e Remus sembrano attirati dal regalo» notò Alice, ma Lele scosse il capo, come se non fosse d'accordo.
«Secondo me stanno solo all'erta, nel caso quei due combinino qualche guaio e ci vada di mezzo il piccolo Harry». Le amiche risero a quell'osservazione, trovandola perfettamente plausibile, soprattutto visti i soggetti presi in considerazione.
Poco prima di tornare nel salone dove avevano lasciato amici e compagni, Lily parlò ancora; questa volta il tono di voce era diverso, più serio e turbato.
«Sapete, a volte ho paura di perdermi, ho paura che il dover rimanere nascosti, lontani da tutto e tutti, ci porti a non trovare più la nostra strada insieme a voi, a smarrirci per sempre e a non ritrovarci più» aveva ammesso, abbassando il capo, come se si fosse già pentita di aver dato voce a quelle paure, per quanto con persone che conosceva ormai da una vita. Le tre giovani donne si scambiarono degli sguardi, poi fu Alice a parlare per prima.
«Vorrà dire che faremo come nella fiaba di Pollicino… ce l'hai presente?» Lily annuì, il capo ancora chino.
«Lasceremo delle briciole sparse, in maniera che non potrete perdervi e riuscirete sempre a ritrovarci».
«Ma nella fiaba le briciole venivano mangiate» obiettò la rossa, ma questa volta fu Lele a intervenire.
«A questo possiamo porre rimedio, basta incantare le briciole in maniera che non possano essere mangiate, non siamo mica streghe per nulla!» esclamò, facendole un occhiolino. Le quattro donne si abbracciarono, come a voler trovare conforto tra loro e soprattutto cercando di darne quanto più possibile alla loro amica, che le aveva rese partecipi delle sue paure, e che loro non avrebbero mai lasciato sola.
«Forse è meglio se torniamo nel salone, prima che quelle bestie combinino guai!» fece notare Marlene, suscitando le risate delle altre, che annuirono e tornarono dagli altri.
Briciole di vita, strappate via dalla guerra.

Note dell'autrice: Buongiorno! Non chiedetemi da dove mi sia saltata fuori l'idea di unire Harry Potter e Pollicino perché ancora me lo sto domandando pure io. -.-'
So solo che quando ho letto il titolo di questo prompt ho pensato a una qualche festa, ho pensato al primo compleanno di Harry, passato con tutti, e poi il mio solito umore altalenante ha fatto il resto. >.<
So che essendo il prompt "notturno" avrei dovuto pubblicarlo durante le ore notturne, ma questa volta dovrete avere un briociolo di comprensione nei miei riguardi (è proprio il caso di dirlo XD ).
Al prossimo prompt!
Lina Lee

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** #. Famiglia ***


Giorno 26, Prompt: Famiglia

Sarebbero dovuti essere a Hogsmeade, ma avevano deciso di comune accordo di rimanere a scuola. Certo, era strano che Sirius si perdesse tutto il divertimento insieme ai suoi amici, ma parlare di certi argomenti, per quanto con una persona che per lui era diventata cara, non era stato facile.
Dal canto suo Lele era rimasta sconvolta da quello che le era stato raccontato: sapeva che il suo ragazzo non aveva mai avuto buoni rapporti con la sua famiglia, ma ciò che aveva scoperto andava ben al di là del semplice "non andare d'accordo". Ora iniziava a capire perché Sirius avesse detto di invidiare lei e James per le famiglie che possedevano!
Era iniziato tutto per caso, la sera prima si erano ritrovati nella Sala Comune ormai deserta, vista l'ora tarda, e avevano deciso di rimanere su un divanetto accanto al fuoco invece di recarsi alla Torre di Astronomia, come facevano spesso e volentieri per avere alcuni attimi di tranquillità lontani da occhi indiscreti. Avevano preso a coccolarsi, abbracciati, un qualcosa a cui Lele non si era ancora ben abituata ma che sentiva di desiderare nel profondo, in una strana contraddizione che ancora non era riuscita a risolvere.
Era stato Sirius il primo a parlare.
«Hai saputo che sono andato dai Potter?»
Lele non si aspettava che il ragazzo prendesse in considerazione un simile argomento, almeno con lei, ma non disse nulla in merito, annuendo.
«Me lo ha detto Remus, in una delle lettere che mi ha inviato durante l'estate» rispose, mentre sentiva Sirius spostarsi e cambiare le loro posizioni; ora era lui sopra di lei, la testa poggiata sulla spalla, un braccio sotto la schiena di Lele e uno sopra il suo addome, come a volerla stringere ancora di più a sé, come se avesse paura che da un momento all'altro potesse scappare, potesse allontanarlo. Lele si disse che quello non era un atteggiamento da Sirius Black, sempre sicuro di sé, sempre strafottente, sbruffone, incurante di tutto e tutti. In quel momento appariva come l'esatto opposto, e questo la destabilizzava, perché non capiva cosa stesse succedendo e non sapeva come comportarsi.
«Sai perché sono scappato?»
Un'altra domanda inaspettata, posta con un tono di voce basso, quasi un sussurro.
«So che non avevi buoni rapporti con la tua famiglia, ma non so altro.
«Sai che sono una persona che fondamentalmente si è sempre fatta gli affari propri, dunque non so di preciso cosa possa esserci alla base della tua decisione, anche se immagino che sia qualcosa di serio… voglio dire, nessuno lascia la propria famiglia per ragioni futili, no?» Lele lo stava osservando mentre gli rispondeva, ma non riusciva a scorgerne gli occhi grigi, era come se Sirius non volesse mostrare il proprio viso mentre discutevano di questo argomento, come se non volesse mostrarsi debole e vulnerabile, anche se solo davanti alla sua ragazza.
«La mia famiglia sostiene le idee di Voldemort, la purezza del sangue, la supremazia dei Purosangue sui Mezzosangue e sui babbani». Lele annuì, ormai aveva ben chiara la situazione nel mondo magico, il padre non le stava più tenendo nascosto nulla, quindi era a conoscenza delle famiglie che, direttamente o indirettamente, sostenevano le idee di Voldemort.
«Sin da quando ero bambino non ho mai accettato queste idee, non ho mai sopportato il modo di comportarsi dei mei genitori, dei miei parenti, il loro guardare gli altri dall'alto in basso solo perché si sentivano superiori a tutto e tutti, ho sempre odiato tutto questo». La voce di Sirius era un sussurro, Lele lo sentiva solo perché aveva il viso tenuto nascosto nell'incavo del suo collo, altrimenti probabilmente non sarebbe riuscita a sentire le sue parole.
Non sapeva come comportarsi a quelle rivelazioni, non sapeva cosa fosse giusto dire o fare e cosa no, non si era mai trovata a dover gestire quella che appariva come una confessione, per cui si limitò a rimanere in silenzio, ascoltando le parole del suo ragazzo e accarezzandogli i capelli, come a volerlo tranquillizzare e sostenere.
«E loro non hanno mai accettato il fatto che io mi ribellassi alle loro idee, ai loro modi di fare… non è la prima volta che usano la Maledizione Cruciatus contro di me, soprattutto mia madre, ma il giorno in cui sono scappato è stata l’ultima volta».
Lele era rimasta scioccata da quello che aveva appena udito: una madre usava quella che era a tutti gli effetti una tortura sul proprio figlio? Seriamente?!
«Ma… tuo padre non ha mai detto nulla?» provò a chiedere ingenuamente.
«È una Maledizione senza Perdono, potrebbe finire ad Azkaban… ed è anche una tortura…». Non riusciva più a parlare, la sua mente si immaginava Sirius che si contorceva per terra a causa delle torture che gli venivano inflitte, e subito dopo la sua mente aveva immaginato suo padre fare una cosa simile a lei… non aveva senso, non aveva alcun senso!!
«Lele, forse non capisci quanto tu possa essere fortunata… mio padre interviene raramente, e di certo non per difendere me» le rispose, la voce scossa, come se fare tutte quelle rivelazioni avesse turbato anche lui.
Si fece silenzio, e nell'accarezzare il viso di Sirius Lele si rese conto del fatto che fosse umido. Non disse nulla, non glielo fece notare, sarebbe stata una cattiveria senza senso, si limitò a continuare silenziosamente a sostenerlo, ma mentre rifletteva su ciò che aveva appena scoperto, le venne in mente una cosa.
«Scusa se ti faccio questa domanda ma, se questa situazione va avanti da tanto, perché sei scappato solo ora? Voglio dire, col rapporto che hai con James e i suoi genitori sono sicura che loro ti avrebbero accolto già da prima, no?»
Sperava di non aver osato troppo con quella domanda, e dato il silenzio che inizialmente la seguì, Lele pensò che forse sarebbe stato meglio tacere, che forse avrebbe dovuto scusarsi di nuovo e dirgli di lasciar perdere, ma alla fine la risposta di Sirius arrivò prima di qualsiasi altra sua frase.
«Mio fratello».
Due semplici parole. Lele aveva intravvisto il fratello di Sirius, Regulus, nei corridoi, coi suoi amici e compagni di Casa, e non era la prima volta che i due si provocavano per poi finire a duellare tra loro.
«Avrei voluto stargli di più accanto, proteggerlo, evitare che venisse risucchiato da quelle idee malsane, ma non ci sono riuscito» spiegò Sirius, la voce nuovamente incrinata.
«Quando le chiacchiere su di noi, alla fine dell'anno scorso, hanno raggiunto i miei genitori, non solo si è scatenato un pandemonio, ma mia madre si è anche premunita di mostrarmi il braccio di mio fratello, dove campeggiava in bella mostra il Marchio Nero». A quelle parole Lele sussultò, comprendendo il motivo che aveva spinto Sirius a scappare dopo l'ennesima tortura: non era stato il trattamento in sé, molto simile a quelli già subiti, ma la consapevolezza di non poter più fare nulla per il fratello che lo aveva spinto a lasciare definitivamente quella casa, a cambiare famiglia e andare a vivere dai Potter una volta per tutte. Era la disperazione data dal non poter più salvare suo fratello, diventato Mangiamorte a tutti gli effetti, ormai perso per sempre, a fargli prendere quella decisione definitiva.
Lele strinse maggiormente a sé il suo ragazzo, lasciandogli piccoli baci all'altezza della tempia; non disse più nulla, si limitò a coccolarlo fino a quando entrambi non decisero che forse era meglio tornare nei rispettivi dormitori.
 
La mattina dopo avevano salutato gli amici che si erano recati a Hogsmeade e si erano seduti sui gradini davanti all'entrata, nonostante le occhiatacce di Gazza.
«Stavo ripensando a quello che mi hai detto» esordì Lele, parlando a bassa voce.
«Mi è venuta in mente una cosa strana, ma volevo dirtela» continuò, mentre Sirius la ascoltava in silenzio e giocherellava con la sua mano.
«Ti sembrerà curioso, o assurdo, ma io e te potremmo quasi essere considerati i due lati di una stessa medaglia chiamata famiglia» disse ancora, un po’ titubante, non volendo offendere il suo ragazzo, ma nemmeno portarlo a prenderla in giro, come era solito fare quando era di buon umore. Stranamente, però, Sirius le si rivolse in maniera piuttosto seria.
«Intendi un lato chiaro e un lato oscuro?»
«Più o meno, anche se tu alla fine hai scelto la luce e non l'oscurità» gli fece notare, abbozzando un sorriso e stringendo la mano del ragazzo seduto accanto a lei. Sirius sembrò meditare seriamente qualche istante su quelle parole, per poi rivolgerle un sorrisino furbo e sornione, tipico di quando ne stava per combinare una delle sue.
«E cosa accadrebbe se questi due lati si unissero?» chiese, avvicinando il proprio viso a quello della mora, sussurrandole quelle parole vicino all'orecchio e facendole scendere un brivido lungo la schiena. Lele comprese immediatamente che Sirius era tornato il solito Sirius e, oltremodo imbarazzata, lo allontanò da sé, alzandosi subito in piedi e mettendo su un'espressione piuttosto infastidita.
«Dire che sei un idiota è dir poco, stavo parlando sul serio!» gli fece notare, il tono di voce un po’ troppo alto, mentre se ne tornava dentro la scuola seguita dalle proteste di Sirius. Non gli avrebbe dato altre risposte, si sarebbe chiusa in biblioteca a studiare tutto il giorno, ma di due cose era certa.
Sirius era tornato il solito ragazzo provocatore e sbruffone di sempre, e questo le dava un minimo di tranquillità in più.
E in qualche modo stava dando adito alle parole di suo padre a proposito del rispetto, se era arrivato a raccontarle qualcosa di così intimo e personale, che di certo non raccontava a tutti.
L'ombra di un sorriso apparve sulle labbra di Lele mentre, superato il ritratto della Signora Grassa, entrava in Sala Comune e raggiungeva il Dormitorio per recuperare i libri, le proteste di Sirius che ancora la seguivano, come a volerle fare compagnia anche in quel modo strano e amabilmente fastidioso.

Note dell'autrice: Salve! Non ho dimenticato questa iniziativa (e nemmeno la long, tranquilli), ma in questi giorni ho avuto un pò di problemi che mi hanno rallentata. Vi chiedo quindi di scusarmi per la lentezza, ç__ç
Ho trovato questo prompt praticamente perfetto per descrivere, almeno in parte, il momento in cui Sirius si decide a raccontare a Lele ciò che ha subito all'interno della sua famiglia, e ciò che lo ha convinto a scappare definitivamente per andare a vivere dai Potter e quindi, appunto, cambiare famiglia. Per chi segue la long, questo ricordo si colloca ovviamente al sesto anno, dato che i due si stanno già frequentando e hanno già un minimo di intesa e intimità che fino alla fine del quinto anno non avevano.
Inoltre, la frase di Lele sui "due lati della stessa medaglia chiamata famiglia" è una frase che Silente le ricorderà nel capitolo 11, cosa che lascerà Lele stranita (dato che pensava che loro due fossero soli) e che la porterà ad accusare bonariamente il preside di spiare i propri studenti. XD
Non ho altro da aggiungere, e ho ancora almeno due prompt su cui lavorare.
Alla prossima!
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** #. Luce ***


Giorno 27, Prompt: Luce

È buio. È una casetta piccola, diversa dalla vecchia dimora.
Non ha molta importanza, non più.
Non desidera nulla, non desidera vedere la luce filtrare dalle finestre, non desidera il cibo che le viene dato a forza, desidera solo l'oscurità, la fine, la morte.
Eppure lui non si arrende, non la lascia finire preda di quel dolore lancinante che sembra volerla divorare da un momento all'altro, che sembra volerla sopraffare e inghiottire per darle una salvezza effimera, unica cosa a cui lei anela.
«Non puoi arrenderti ora» le dice, il tono di voce pacato, basso, quasi un sussurro. È inginocchiato sul pavimento, accanto a lei, ne percepisce la presenza anche tenendo gli occhi chiusi.
«Lo devi a loro, se non vuoi farlo per te stessa fallo per loro».
Ma loro non ci sono più, se ne sono andati e l'hanno lasciata indietro, e l'unica cosa che lei ora desidera è raggiungerli.
D'improvviso si rende conto che una forte luce è apparsa nella stanza, se ne accorge nonostante le palpebre abbassate, la sente premere affinché le sollevi, per permetterle di raggiungere i suoi occhi, la sua mente, la sua anima.
Lentamente Lele apre gli occhi, un po’ a fatica tenta di mettere a fuoco, non ricorda nemmeno quanto tempo è passato dall'ultima volta che li ha aperti, il tempo ormai sembra qualcosa di molto relativo.
Nel momento in cui riesce a mettere a fuoco, gli occhi si spalancano e rimangono incantati, come quelli di un animale davanti ai fari di un auto, consapevole del pericolo eppure ormai incapace di riuscire a scappare, immobile davanti a quella luce.
Osserva le rune di vario colore che la circondano, che brillano, che danzano intorno a lei, creando luce e calore, dandole quasi la sensazione di essere tornata indietro nel tempo, di essere ancora con loro.
Allunga una mano verso l'alto, le rune si spostano appena, circondandole il braccio e continuando la loro strana danza di luci e ombre.
Sente una lacrima scenderle sulla guancia, ma non fa nulla per fermarla.

La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce.



Note dell'autrice: Ho poco da dire sullo sviluppo di questo prompt, se non che si colloca nel momento in cui Lele viene portata da Silente nella casetta che la ospiterà e nasconderà per dodici anni. Ancora non si è ripresa dlal'aver perso tutto, genitori, amici, compagno, non vuole vivere, non vuole andare avanti, fa del buio e della morte i suoi unici desideri. Silente non può permettere una situazione simile e cerca, attraverso le rune che Lele tanto ama, di mostrarle quella luce che lei ora sembra non vedere più.
La citazione finale, proprio di Silente, mi sembrava perfetta per questo contesto. <3
Al prossimo prompt!
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** #. Fuoco ***


Giorno 31, Prompt: Fuoco

«Dunque tu sapevi di Remus, dico bene?»
Laelius annuì, mentre spostava lo sguardo dalla figlia al fuoco scoppiettante del camino. Si trovavano nel salone al piano terra, Aiko era seduta su una delle poltrone, in grembo un libro che stava leggendo fino a qualche attimo prima. Laelius era seduto sull’altra poltrona, accanto alla moglie, mentre Lele era seduta a terra, la schiena poggiata al muro, vicino al camino.
«Non ho voluto dirti nulla per due motivi» prese a spiegare l'uomo, con tono di voce piuttosto serio.
«Prima di tutto sai bene che sono una persona che non ama sparlare degli altri.
«Ho provato, tramite le rune, a trovare una qualche soluzione alla condizione di Remus, su richiesta del padre, ma purtroppo non è stato possibile nulla di nulla, per cui possiamo solo sperare che si riesca a creare una qualche pozione che attenui gli effetti di questa maledizione».
Lele ascoltava in silenzio le parole del padre, così come Aiko, che a differenza della figlia già sapeva della tragica storia di Remus.
«In secondo luogo non mi pareva corretto nei suoi riguardi. Un conto infatti è se lui ti ritiene talmente degna di fiducia da renderti depositaria di un simile segreto, un conto è se lo vieni a sapere da me, che te lo racconto come una chiacchiera senza importanza, senza il minimo rispetto per quel povero ragazzo».
Lele annuì, aveva già compreso che questo secondo punto fosse alla base del comportamento tenuto dal padre, mentre non aveva la minima idea del fatto che conoscesse il padre di Remus o che avesse cercato una qualche soluzione per aiutarlo a sopportare la sua condizione.
«Non sapevo che conoscessi suo padre».
«Beh, mi è capitato spesso, da quando Voldemort si è alleato coi Lupi Mannari, di essere mandato contro di loro per via del nostro elemento, che come potrai ben immaginare è un ottimo deterrente contro queste creature».
Lele ascoltava attentamente ogni parola pronunciata dal padre, per cui fu spontaneo per lei porgli subito un'altra domanda.
«Tu conosci il responsabile della condizione di Remus?»
Laelius sospirò e annuì.
«Fenrir Greyback, capo dei Lupi Mannari alleati con Vodemort, essere senza alcuna pietà, adora prendersela soprattutto coi bambini, ucciderli o ridurli come lui, condannarli al supplizio eterno e all'odio da parte del mondo magico».
«È una sorta di mostro!» esclamò Lele, che non poteva concepire neanche lontanamente una simile crudeltà.
«Fa attenzione alle parole, Laelia, anche Lyall ha usato termini così forti, tipici modi di pensare dei maghi, e Greyback si è vendicato prendendosela col figlio».
«Se voleva davvero vendicarsi doveva prendersela col padre, non con un bimbo innocente!» ribatté Lele, con una certa foga. Di contro Laelius era rimasto ancora calmo, nonostante la piega della conversazione.
«Sai perché Greyback ha agito in quel modo?»
«Beh, non hai detto che predilige i bimbi?»
«Vero, ma questa volta ha agito in questo modo per motivi diversi. Ha voluto colpire Remus perché il padre provasse cosa vuol dire avere un Lupo Mannaro in casa, essere costretti a nasconderlo o a cambiare spesso luogo dove vivere per evitare che qualcuno lo scopra, proprio perché i Lupi Mannari sono considerati come mostri dai maghi».
«Mah…» Lele si era fermata dal rispondere nuovamente, cercando di ragionare, di capire dove volesse arrivare il padre, cosa stesse cercando si farle capire. Quando riprese a parlare, la voce della mora era più bassa, quasi un sussurro.
«Remus non è un mostro, soffre tantissimo per la sua condizione e ha una paura folle di fare del male agli altri quando non può controllarsi» disse, turbata, tenendo il capo chino, lo sguardo rivolto al pavimento.
«È una persona buona, timida, pacata, capace di voler bene agli altri, sempre disponibile ad aiutare chi gli sta attorno». Sentiva che gli occhi le stavano pizzicando nel parlare del suo caro amico, e nel rendersi conto di come potessero considerarlo le altre persone.
«È questo il punto, Laelia, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Esistono Lupi Mannari che vivono per i fatti loro e che non si sognerebbero mai di comportarsi come Greyback, e Lupi Mannari che non hanno alcun valore e non seguono altro che i loro istinti peggiori» le fece notare Laelius, che venne seguito, nella spiegazione, da Aiko.
«Lele, è come considerare negativi tutti i babbani, oppure perfetti tutti i Purosangue, non ha senso, sono solo delle idee estreme che non fanno altro che alimentare odio, diffidenza, divisioni, guerre».
Lele aveva ascoltato in silenzio i suoi genitori, annuendo alle loro parole.
«È per questo che Greyback si è alleato con Voldemort? Per vendicarsi dei maghi?»
«Più che altro Voldemort sta sfruttando a suo favore le divisioni e l'odio tra maghi e Lupi Mannari per avere i secondi dalla sua parte e aumentare le fila dei suoi seguaci».
Di nuovo silenzio, sembrava che Lele stesse riflettendo su tutte le informazioni e le spiegazioni che le erano state date fino a quel momento. Quando si decise a riprendere la parola, le iridi di ametista si puntarono con una certa fermezza sugli occhi blu del padre.
«Lo hai mai affrontato?»
Laelius accennò un sorriso a quella domanda, doveva ammettere che non se l'aspettava.
«Ci siamo ritrovati sullo stesso campo di battaglia, ma è abbastanza furbo da non sfidarmi direttamente, sa che maneggio il fuoco in maniera piuttosto buona, sarebbe pericoloso più per lui che per me» rispose l'uomo, mentre Lele annuiva e si alzava in piedi.
«Perfetto. Allora, se riuscirai a ucciderlo tu, buon per tutti, altrimenti ti prometto che ci proverò io, e cercherò di riuscirci in tutti i modi, per vendicare Remus e tutti quei bambini caduti a causa sua» proclamò Lele, con una certa sicurezza nella voce. Laelius nell'udirla sospirò e si alzò in piedi a sua volta, fronteggiando la figlia, il suo bastone ben stretto nella mano sinistra.
«Spero di farcela io stesso, perché preferirei che evitassi di avere a che fare con lui, ma in ogni caso sai bene che non accetto che si combatta per vendetta, non è da noi, noi combattiamo per proteggere, non lo dimenticare» la ammonì, ma Lele questa volta fu abbastanza svelta nel ribattere.
«Beh, mi pare un modo piuttosto evidente di proteggere eventuali sue vittime future, o mi sbaglio?» rispose, un'espressione piuttosto furba sul viso, mentre Aiko sorrideva e si rivolgeva al marito.
«Arrenditi, Laelius, sta crescendo e si sta svegliando, fra poco non avrà problemi a confrontarsi con te alla pari» gli fece notare la moglie, mentre Laelius sospirava per l’ennesima volta e si arrendeva alle sue due donne.


Note dell'autrice: Ci ritroviamo di nuovo per l'ultimo prompt di questa iniziativa, caratterizzato da una promessa a cui Lele tiene particolarmente; non sono riuscita a inserirla nei tre capitoli della long dedicati al passato, per cui ho approfittato di questa raccolta, come ho già fatto per altre situazioni, e l'ho inserita qui. Come tempistiche, ci troviamo nelle vacanze tra il quinto e il sesto anno, Lele ha saputo della condizione di Remus al quinto anno, e ormai la situazione del mondo magico le è piuttosto chiara.
Terminate le spiegazioni strettamente legate a questo prompt, vorrei ringraziare chi ha seguito la raccolta, chi mi lasciato recensioni, chi ha anche solo letto i vari capitoli, mi avete fatto davvero tanto piacere. Era la prima volta che partecipavo a una simile iniziativa, non sono riuscita a sviluppare tutti i prompt (ne ho sviluppati 21 su 31) ma proprio perché era la prima volta non posso che essere soddisfatta del risultato. Tra l'altro, lo sto notando solo ora, scorrendo i vari titoli, ho iniziato col prompt "Luna", che ha come protagonista Remus, e ho terminato col prompt "Fuoco", che vede la promessa di Lele di vendicarsi di colui che è responsabile proprio della condizione di Remus; seriamente, avessi provato a farlo a posta non ci sarei riuscita! O___O
Non mi dilungo oltre, vi saluto, vi ringrazio ancora e riprendo a dedicarmi a tempo pieno alla long. <3
Alla prossima!
Lina Lee

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3936660