Attrahunt

di xerrygorh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** " Theodore Jakarov " ***
Capitolo 2: *** "Capelli rosso velluto " ***



Capitolo 1
*** " Theodore Jakarov " ***


"Sembra sempre troppo facile capire le persone al primo sguardo, ma tante volte, dietro un viso che sembra dire: - Io sto bene così come sono-, si nascondono numerosi dubbi, incertezze, paure o sogni segreti.

Ognuno di noi interpreta un ruolo, una parte".

« Bella questa frase! Credo che la posterò su facebook!» esclamò Robin.

«Signore e signori, ecco a voi l'emblema dell'ignoranza, superficialità e idiozia in una sola persona, ovvero Bob! Infangare una frase così, perché?» puntualizzò Charlie, la precisina del gruppo.

«Dio Santo, Charlotte! Era una battuta, però...Sai quanti "mi piace" avrei avuto?»

Concluse sempre Robin, ridendo.

«Abbiamo proprio degli amici stupidi» pensò Charlie guardando Genevieve, la sua compagna di banco, a cui le era bastato un solo sguardo per capirsi.
Le due ragazze erano diventate amiche durante il secondo anno delle superiori, come si erano ritrovate in quel gruppetto di amici scalmanati non lo sapevano.
Di colpo nella classe entrò il Preside e tutti i ragazzi si alzarono in piedi, insieme a lui vi era un ragazzo sulla sessantina; egli portava una giacca nera di pelle, pantaloni stretti e stivali con punta di ferro, sempre neri.
«Cari studenti, lui sarà il vostro nuovo professore di musica.»
Genevìeve cercò di trattenere, con scarsi risultati una risatina, attirando però l'attenzione di tutti i suoi compagni e beccandosi così rimproveri del Preside: «Cosa c'è da ridere, signorina?» tutti rimasero zitti e la ragazza smise.
« Non e' un po' presto per i giubbotti in pelle?!» sussurrò all'amica che la zittì nuovamente.
Il nuovo professore udii le parole della ragazza, anche perché la distanza fra i due non era molta,subito esclamò : « Non e' un po' presto per le camice in raso della nonna?» rispose a tono.
Genevìeve alzò un sopracciglio e poi rise.
«Se fossi in lei, signorina non riderei, dal momento che dovremmo passare un intero anno scolastico assieme e poi, potrei ridacchiare anche io, visto il suo, a mio parere ridicolo colore di capelli» la ragazza sentendo queste parole avvampò, tutti risero; come osava offenderla, dicendo che i suoi capelli tinti rosso fuoco (il suo "marchio di fabbrica"), erano ridicoli? Eppure piacevano a tutti; ella era infatti famosa nella scuola, fra i suoi compagni, proprio per questa particolarità e non solo! Il suo modo di vestire sempre alla moda ma, anche eccentrico la contraddistingueva dalla massa: pailettes, tacchi e gonne color rosa cipria rendevano la ragazza unica nel suo genere.
Spesso e volentieri però i suoi abiti erano causa di polemiche nella scuola poiché considerati "troppo esagerati", troppo corti o troppo aderenti e delle volte anche troppo eleganti, insomma Genevìeve non era un'amante delle vie di mezzo.
O troppo o niente.
Per questo, la ragazza doveva far sempre i conti con i rimproveri da parte dei professori, dal preside e anche dal fratello gemello: Sebastìen, il migliore amico di Robin.
Ella, non mandava giù le critiche, soprattutto quelle mosse poco prima dal professore; rimase comunque zitta, non voleva fare la figura della maleducata.
Dopo qualche minuto di disagio, il professore disse con voce pacata :«Avrete sentito sicuramente tutti parlare di me...O quasi tutti...»
Una mano si alzò proprio sotto il suo naso, si trattava di un ragazzo abbastanza goffo e impacciato con degli enormi occhiali da vista che coprivano mezza faccia: «Io la conosco! Lei è l'ex frontman dei Black Diamond!», il preside si avvicinò al nuovo professore dicendogli: «Il ragazzo che ha davanti si chiama Martin Lambert ed è uno studente modello, è il più preparato, ha il massimo dei voti ed eccelle in tutte le materie».
«Io sono un fan del gruppo, sarà un onore averla come insegnante di musica, lei è una leggenda per me!»
Genevìeve e Charlotte si guardarono con espressione indignata: «Tra sfigati si capiscono» dissero quasi contemporaneamente a bassa voce.
« Potete chiamarmi T.J., é il mio nome d'arte»
«E' carino!» disse il gemello Sebastìen attirando l'attenzione dei suoi amici che si voltarono per guardarlo.
« Il nome intendo.» Precisò, poco dopo.


Alcune ore dopo, tutti gli studenti si trovavano nei corridoi.
«Hai sentito la nuova canzone dei Motionless in White?».
«Si Ian, ma non mi ha colpito molto» rispose Martin ad Ian, il suo migliore amico storico.
«Martin, cosa dici? Il suo assolo di chitarra che farebbe impazzire chiunque» Martin lo ignorò e si mise le cuffiette; si appoggiò al suo armadietto e chiudendo gli occhi, si lasciò trasportare dalla sua musica preferita: il Punk Rock.
Martin era per Robin come una vittima succulenta da torturare prima di uccidere, proprio come un ragno nei confronti dei malcapitati nella sua tela, pensò quindi di fargli uno dei suoi soliti dispetti.
Gli andò vicino senza farsi notare (dato che era distratto per via della musica) e tirò un calcio allo zaino del povero ragazzo scaraventandolo così in mezzo al corridoio.
Martin aprì improvvisamente gli occhi e vide la solita scena che ormai si ripeteva quasi tutti i giorni; Egli si voltò piano dietro di sé e vide i ragazzi che gli stavano ormai da anni rovinando la vita: Robin e il suo inseparabile amico Sebastìen insieme ad altri amici.
Martin lo guardò con timore perché sapeva cosa sarebbe successo dopo, come tutte le volte, anche questa volta.
Con voce bassa e tremante in seguito il goffo ragazzino disse: «Ti prego, lasciami stare» il gruppetto, sentendo le parole del ragazzo si misero a ridere; Robin lo prese bruscamente dal collo, sbattendolo contro l'armadietto, attirando così l'attenzione di chi si trovava nel corridoio, tra cui Charlie e Genevìeve.
Alcuni iniziarono ad incitare il "leader" del gruppo a picchiare il povero Martin.
«Pensi che picchiandomi questa gente ti vedrà come un esempio da seguire,Robin? Picchiare un ragazzo più debole di te ti renderà una persona più forte?» disse il povero ragazzo al suo "aguzzino" guardandolo negli occhi, con la speranza che si rendesse conto della stupidaggine che stava per fare e che cambiasse così idea. Invano.
Robin, si voltò verso il "pubblico" e disse urlando: «Allora gente, gli faccio un occhio nero o no?»
La maggior parte degli studenti urlava di si, mentre il resto rideva e basta.
Improvvisamente, Genevìeve esclamò tra la folla: «Eddai Rob! Non vedi che sta morendo di paura? Lascialo perdere!» il tono della ragazza però non sembrava essere preoccupato, anzi, come se ormai quello spettacolino facesse parte della quotidianità; l'intervento della rossa non fece altro che peggiorare la situazione facendo in modo che Martin si sentisse ancor più umiliato di prima.
Robin ridacchiò per poi lasciare la presa e allontanarsi poco dopo continuando a ridere con i suoi amici mentre altri ragazzi nel corridoio continuavano a canzonare la povera "vittima".
«Se non fosse stato per Genevìeve...Avresti un occhio nero adesso, proprio come due settimane fa» disse Ian.
«Ma per favore! Ha peggiorato solo le cose, quella è solo una una stupida oca giuliva! La odio! Come odio Rob , Sebastìen e tutti quanti!» urlò isterico il ragazzo; tutti i giorni era la stessa storia, era ormai esasperato.
« Devi farti rispettare, invece di subire e basta. Io sono stanco! E' una tortura vedere tutto quello che ti fanno! Che ci fanno!» continuò l'amico, ormai esasperato anche lui.
Martin non rispose, prese le sue cuffie e rimase zitto, chiudendosi in un mondo tutto suo.
Ci passava ore intere così.
Occhi vitrei e un immenso senso di vuoto e di sconforto, sperava che l'ultimo anno passasse in fretta.

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Capitolo 2
*** "Capelli rosso velluto " ***


"Camminando per le vie della vita ho avuto come l'impressione di averti già vista...Di averti già incontrata, è una mia impressione? Puoi darmi la conferma? Oppure ci sei sempre stata".

«No! Troppo romantico!» disse Martin accartocciando il foglio che aveva appena scritto.«Perché lo accartocci?Andava benissimo, poteva essere un buon pezzo per la nostra nuova canzone» , «Ma quale nuova canzone Ian! Non ne abbiamo neanche una vecchia, siamo degli sfigati, è questo il punto» Martin non riusciva a concentrarsi, non trovava più l'ispirazione, forse perché non aveva più un briciolo di fiducia in se stesso.

Intervallo, quindi, tutti gli studenti nei corridoi.
Genevìeve vide Robin arrivare,assieme al fratello e fece un sorrisetto, Charlie se ne accorse e le diede un pizzicotto. «Ahio! Sei impazzita Charlotte?» esclamò la rossa guardando l'amica con gli occhi spalancati.«Non fate altro che scambiarvi sguardi intensi, te lo mangi sempre con gli occhi, cara mia!»Genevìeve alzò il sopracciglio e Charlotte rise: «Non arrossire» le disse, prendendola in giro.«Tanto lo so che tra te e quell'idiota c'è qualcosa» ella non rispose ma in cuor suo non poteva proprio darle torto, anche se... Rob era uno dei ragazzi più carini dell'istituto, il classico "bad boy" che si trova un po' in quasi tutte le scuole e anche nella maggior parte degli "Young Adult", famosi fra gli adolescenti.
Fisico asciutto e atletico, giocava nella squadra di football e ovviamente tutte le ragazze non avevano occhi che per lui; il ragazzo però faceva una corte spietata solo a Genevìeve, ragion per cui ella era vista in malo modo dalle altre ragazze della scuola; tutti conoscevano il sentimento che Robin nutriva per la rossa ma, secondo voci diffuse nella scuola, ella lo aveva respinto tante volte.
Se fosse vero o no, nessuno lo sapeva con certezza. Genevieve era nota anche per la sua statura, non arrivava al metro e cinquantacinque; a caratterizzarla però, oltre ai capelli, erano gli occhi: verdi e leggermente a mandorla, nettamente in contrasto con la pelle bruna.
Così insoliti da sembrare finti, alcuni lo credevano davvero. Ed infine i capelli, lunghi fino al fondo schiena e tinti di rosso, era praticamente impossibile non notarli, anche su quelli, molti dicevano che erano solo extension.
Insomma, le uniche cose "vere" che tutti pensavano che Genevieve possedesse erano i fianchi rotondi e anche un sodo posteriore dovuto alla più grande passione della ragazza, il ballo; una ragazza formosa, in poche parole.
Charlotte, invece, era totalmente diversa dalla sua amica; nota per la sua altezza, aveva anche lei dei lunghissimi capelli ma biondi ed o occhi azzurri come il cielo, pelle chiarissima e fisico snello. Al contrario dell'amica, Charlotte era ben vista dagli altri per il suo carattere espansivo e solare.
Peter e Leon, gli altri due migliori amici di Martin e Ian sbavavano per loro e tutti i giorni le guardavano dai loro armadietti insieme ai due amici: «Sono perfette!» dissero quasi in coro; Martin s'irritò: «Cosa diavolo ci vedete di bello? Si, sono belle ma sono vuote! Oltre alle extenscion, unghie finte, tacchi e vestitini cosa hanno? Non siate così superficiali» Ian rise, Martin non le sopportava proprio.«Quella Charlotte é la fine del mondo, Genevieve è troppo bassa...» disse Peter.« Genevìeve, caro mio, è il peggiore tipo di essere umano femminile che esista sulla terra, lei e Rob sono identici ecco perché vanno così d'accordo...Io con una persona così non ci starei neanche morto» disse Martin guardandola con disprezzo.«Mai dire mai, Martin» aggiunse Ian.«Mai dire mai un corno!» farfugliò. Martin mise le cuffiette e ignorò i suoi amici che parlavano di ragazze, Rob vide che il ragazzo aveva un cellulare nuovo sicuramente acquistato da poco, perché quindi non romperglielo? Pensò; piombò quindi su Martin come un falco, gli strappò il cellulare dalle mani e lo scaraventò per terra.
Il display si ruppe in mille pezzi, Martin rimase di stucco e guardava il suo povero cellulare.«Ma-ma era nuovo! » disse adirato voltandosi poi verso Bob e pieno di rabbia gli diede uno spintone: «Brutto stronzo!Sono stanco, questo è davvero troppo!» continuò a spingere Robin verso l'armadietto, sempre più forte.
Robert a sua volta lo spinse buttandolo a terra, questo fece ridere tutti i presenti nel corridoio. Il povero Martin si guardò attorno vedendo tutti quei ragazzi che ridevano di lui, come facevano sempre, ormai ogni giorno. Egli fu assalito da un senso di sconforto, l'umiliazione che provava era troppo forte; guardava il pavimento e deglutì, il rumore delle chiacchiere e delle risate accompagnato dallo sguardo di tutti posato su di lui, il suo cellulare nuovo rotto...Non poteva sopportare ancora...NO. Non poteva più farlo. Una rabbia immensa lo assalì, gli pervase il corpo, i suoi nervi vibravano come scosse elettriche. Si alzò finalmente da terra e guardò Rob dritto negli occhi, il suo sguardo divenne gelido e improvvisamente tirò un pugno dritto in pieno volto al suo aguzzino, forte, talmente forte da spaccargli il labbro che subito si riempì di sangue; le risate e i bisbigli si placarono. Silenzio tombale.
Rob si poggiò la mano sul labbro e vide il sangue mentre Martin tornò in sé e si guardò la mano sinistra ancora chiusa a pugno, poi guardò Bob e gli tornò la paura.
Tutti rimasero di sasso; gli amici del bulletto, a parte Sebastìen che stranamente non era presente , si scagliarono contro Martin e iniziarono a picchiarlo ripetutamente.
TJ, trovandosi lì vide tutta la scena. Accorse per difendere Martin che era per terra quasi sfinito dalle botte.
«Hei! Hei! Sei contro uno è da miserabili» urlò il nuovo insegnante, fermando i ragazzi. Aiutò in seguito il povero ragazzo a rimettersi in piedi, era mezzo stordito e si teneva un fianco, così sia lui che Rob furono portati in infermeria, in attesa dell'arrivo di altri insegnanti e del preside. Poco dopo i ragazzi erano sdraiati sui lettini, ed entrambi rimasero zitti a causa della presenza dell'infermiera, quando questa uscì Martin decise di affrontare una volta per tutte Bob, cosa aveva da perdere? «Robin...Si può sapere cosa ti ho fatto di male? Perché diavolo te la prendi sempre con me?» disse urlando, sperava in una risposta ragionevole. L'altro lo guardò in malo modo e gli rispose a tono: «Sei un idiota, ecco cosa. Il classico nerd sfigato! Guardati con quelle basette lunghe e gli occhiali enormi, sei un grassone patetico e poi scommetto che sei uno di quelli che si masturba chiuso in cameretta, tutto il giorno, davanti gli hentai o qualche altra stronzata nipponica ».
Martin rimase senza parole e per qualche minuto in silenzio a riflettere: «Io non sono nulla di tutto questo…» gli disse poi con voce provata. «Si che lo sei! E nascondi il tuo stupido grasso sotto le tue enormi e stupide felpe!» Ribatté l'arrogante bullo. «E tu invece sei il solito bulletto perdente Rob e una volta che ci sono sappi che hai anche un nome da imbecille...» Robin rimase di sasso sentendo queste parole. Subito dopo il preside entrò in infermeria e si mise ad urlare con i due ragazzi: «Cosa è questa storia?! Siamo diventati animali per caso? Ci picchiamo nei corridoi adesso?» Lo sguardo dell'uomo era severo, soprattutto nei confronti di Robin «Ora, al momento tornate in classe ma ci saranno provvedimenti seri». Qui, appena entrati, si sentirono dei bisbigli «Hai visto come Martin ha picchiato Rob?» oppure «Si dice che Rob le abbia prese di santa ragione da Martin» dicevano, soffocando risate nei fazzoletti; Ora era il bulletto a sentirsi umiliato e sentendo altri bisbigli si mise ad urlare: «Quello sfigato non mi ha fatto proprio nulla! Va bene? E tu, idiota con le basette sappi che me la pagherai molto cara!» .«Calma gli spiriti!» lo interruppe Tj entrando in classe di soppiatto. La lezione iniziò ma Rob non riusciva a calmarsi, così chiese il parere di Genevìeve e Charlotte «Io lo ammazzo a quel deficiente, non sa contro chi si è messo!» disse senza farsi sentire, il ragazzo. «Deficiente o no ti ha tirato un pugno e adesso non ti va giù» rispose Genevìeve «Lascialo perdere è un idiota» aggiunse subito dopo «Ha detto che ho un nome da imbecille!» Rob non demordeva «Non ha tutti i torti» disse Charlotte a bassa voce ridendo, facendosi sentire da Genevìeve che le diede un colpo con il braccio per farla stare zitta, «Non ti ci mettere anche tu, dai!» la rimproverò l'amica. 
"Alla fine quell' idiota di Robin è forte solo quando è con i suoi amici, ora sa cosa vuol dire sentirsi umiliati!" pensò Martin dal suo banco. Strano come le cose si fossero invertite, anche se, per alcune ore. Il carnefice era diventato vittima, aveva fatto la figura dello scemo con quel pugno da parte di Martin ragion per cui aveva voglia di vendicarsi al più presto; il secondo, d'altra parte aveva paura, in quanto Robin aveva tanti amici (leccapiedi più che altro, tra cui Sebastien), questi avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui, mentre Martin aveva solo tre amici, più sfigati e fifoni di lui, per giunta, che messi insieme non sarebbero capaci di combinare nulla di buono. 
Rob dopo un po' si mise a scherzare con Genevìeve e Charlotte come se nulla fosse, forse per sdrammatizzare l'accaduto; questo attirò l'attenzione di Martin che pensò: «Come se la ride con le sue amichette, io proprio quella Genevìeve la odio!» Il perfido bullo insieme ai suoi amici finite le lezioni escogitò un crudele piano per vendicarsi con Martin e il giorno dopo, appena il ragazzo arrivò con la sua bici Rob e la sua compagnia si misero a cerchio intorno a lui che poveretto non sapeva cosa gli aspettasse. «Inizia a tremare Lambert!» Urlò Robin.
Martin fu assalito dal panico quando tirarono fuori delle spranghe di ferro, nei suoi occhi vi comparve il terrore e così con un filo di voce disse: «Un giorno tutto il male che mi hai fatto ti si ritorcerà contro Robin...si chiama Karma...» Rob e i suoi amici scoppiarono a ridere «E chi mi punirà , Dio? Tanto non esiste, diciamo che sei stato un tantino fortunato visto che il mio braccio destro Sebastìen non c'è » disse ancora il bullo ridendo «Il Karma lo farà, lui ti punirà...» disse poi con voce tremante , aveva un nodo in gola, il panico più totale lo assalì e di colpo si mise a correre velocissimo per sfuggire a quella crudeltà che avevano intenzione di fargli, ma invano poiché inciampò e cadde a terra, Rob e i suoi leccapiedi lo raggiunsero subito.
Iniziò proprio lui a riempirlo di botte facendolo piegare in due dal dolore, poi si allontanò accendendosi una sigaretta e ordinò ai suoi amici di picchiarlo con le spranghe di ferro e così fecero. Mentre Martin si dimenava e tentava inutilmente di evitare i colpi, Sebastìen raggiunse i suoi amici e subito guardò il povero ragazzo a terra: «Smettetela! Questo è troppo!» esclamò il ragazzo, ma Robin lo ignorò, era appagante per lui vedere Martin soffrire, vedere il dolore e il terrore nel suo volto mentre lui consumava piano la sua sigaretta. Martin all'improvviso smise di dimenarsi e Rob ordinò ai suoi amici di smetterla.
Sebastìen corse da lui e vedendo che era ormai privo di sensi, forse morto, disse: « Dio santo Robin! Io vado dal preside! Chiamo la polizia! Questo è troppo! » seriamente preoccupato.
Rob e gli altri lo guardarono in malo modo: « Come, come? Che fai? Tradisci la tua gang?» disse quest'ultimo sentendosi ferito, non se lo aspettava dal suo migliore amico.« Non capisci davvero il danno che hai fatto? E non guardarmi in questo modo, 𝐶𝑎𝑏𝑟𝑜𝑛 , non ho paura di te» la frase del ragazzo fu interrotta dalla vista in lontananza di qualcuno che si avvicinava...« E ora vattene, prima che qualcuno vi veda...Andale! »Robin guardò un'ultima volta i due e poi, velocemente, si dileguò assieme ai suoi amici, il povero ragazzo rimase lì, in un pozzo di sangue assieme a Sebastìen.
Capì che la situazione era gravissima così lo caricò in macchina e lo portò di corsa in ospedale una volta sul posto inventò di averlo trovato già così per strada. Ai medici, ovviamente, la situazione non fu chiara.
Una volta ricoverato, Sebastìen tornò a casa, saltando un altro giorno di scuola.


I giorni passavano e a scuola tutti, vedendo le assenze di Martin che, era sempre il primo ad arrivare, si chiedevano che fine avesse fatto. Molti pensavano che non si presentasse alle lezioni perché avesse paura di Rob, ma nessuno sapeva cosa fosse successo davvero. Nel frattempo giravano voci d'ogni genere: che Martin avesse paura e per questo si era trasferito di scuola, chi diceva di città e chi addirittura di stato.

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