La rabbia nel cuore

di Lunablu_83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torna da me, piccola! ***
Capitolo 2: *** Rabbia! ***
Capitolo 3: *** Terapia ***



Capitolo 1
*** Torna da me, piccola! ***


Siamo appena arrivati in ospedale e il medico di turno del pronto soccorso sta visitando Anastasia.
C: “perché è ancora svenuta?”
Doc: “Mrs. Grey ha subito un forte trauma cranico. Ma la sua attività celebrale è normale e non ci sono edemi. Riprenderà i sensi quando sarà il momento, bisogna darle tempo”
C: “e il bambino?”
Doc: “stiamo aspettando che arrivi l’ostetrica per i controlli necessari”
Ti prego fa che il bambino stia bene, ti prego ti prego… non voglio neanche pensarci… non può perdere il bambino… ti prego, ti prego, fa’ che entrambi stiano bene!
Anastasia è ancora in pronto soccorso e io non posso ancora vederla: quest’attesa è snervante, vorrei spaccare qualcosa o urlare con tutto il fiato che ho in gola!
Grace: “Christian, come sta Anastasia?”
C: “non lo so mamma, non mi dicono niente. Il medico ha detto che i parametri vitali sono buoni ma ha un forte trauma cranico e non si sa quando potrebbe svegliarsi.”
Grace: “aspettami qui, vado a vedere se io posso sapere qualcosa di più!”
C: “grazie mamma!”
Mia madre è scomparsa dietro la porta del pronto soccorso da un tempo che mi sembra infinito! Non posso perderli, non posso perdere né Anastasia né il bambino… sì io voglio questo bambino, sono stato uno stupido egoista coglione… avrei dovuto reagire in modo diverso, avrei dovuto fare tante cose in modo diverso, ma con il senno di poi sono tutti bravi! Ora devo solo cercare di stare calmo e aspettare notizie positive su mia moglie e mio figlio! Andrà tutto bene! Andrà tutto bene, ne sono sicuro!
Finalmente mia madre riemerge dal pronto soccorso.
Grace: “allora tesoro, Anastasia è ancora priva di conoscenza, la stanno finendo di medicare e poi la porteranno in una stanza della terapia intensiva. Quando sono arrivata c’era la ginecologa nella stanza, che stava visitando Anastasia…”
C: “quindi? Cosa succede mamma?”
Grace: “purtroppo non c’era battito, Christian. La dottoressa, però, vuole visitarla di nuovo tra un paio di ore, per dare il tempo al corpo di stabilizzarsi dal trauma!”
Istintivamente mi accascio sulla sedia… non può essere, non possiamo perdere il nostro primo bambino… non possiamo…
Grace: “Christian di quante settimane è Anastasia?”
C: “non lo so mamma. Quando me lo ha detto ho reagito malissimo, le ho urlato contro e sono uscito.”
Mia madre resta in silenzio ma vedo che vorrebbe urlarmi contro e farmi una bella lavata di capo, ma evita di farlo!
Doc: “Mr. Grey, sua moglie è stata spostata in terapia intensiva, camera 202, se vuole può stare con lei tutto il tempo. Sua moglie è ancora priva di sensi, la ginecologa le ha fatto una prima visita, deve visitarla di nuovo tra un paio di ore e sapremo meglio se è successo qualcosa al bambino.”
C: “va bene, grazie dottore. Mamma vieni con me?”
Grace: “no, Christian, vado da Mia perché tuo padre deve occuparsi delle denunce! Ci sentiamo dopo. Ho il telefono sempre con me, puoi chiamarmi in qualsiasi momento, ok?”
C: “sì grazie mamma.”
La stanza 202 è all’inizio del corridoio della terapia intensiva, è un reparto molto silenzioso e molto asettico, a differenza degli altri reparti che hanno dei quadri o delle stampe, qui non c’è niente… in fondo chi è qui non si rende neanche conto di cosa gli stia succedendo.
Il contrasto della stanza grande e della mia piccola è impressionante, sembra che quel letto possa contenere due Anastasia: ha una flebo, una fasciatura all’attaccatura dei capelli, delle escoriazioni sul viso e un grande livido, quel bastardo deve averla anche schiaffeggiata, il lenzuolo sterile è tirato fin sul petto, ha la mascherina dell’ossigeno e una serie di elettrodi attaccati addosso che mandano segnali ai macchinari presenti nella stanza. Mi siedo sull’unica sedia accanto al suo letto e le prendo la mano, spero che possa sentire o almeno percepire che io sono qui.
C: “oh piccola mi dispiace, mi dispiace così tanto… per tutto quello che ti ho detto, per il modo in cui mi sono comportato, per tutto. Giuro che passerò il resto della mia vita a farmi perdonare da entrambi. Oh piccola, ti prego svegliati!”
Nessun cambiamento se non il continuo bip dei macchinari.
Il paio d’ore sono passate ed entra la dottoressa Greene accompagnata da un’infermiera che trascina l’ennesimo macchinario.
Greene: “Mr. Grey devo chiederle di uscire per permettermi di visitare nuovamente sua moglie.”
C: “dottoressa la prego, vorrei restare accanto a mia moglie, vorrei che sentisse la mia presenza.”
Greene: “no, Mr. Grey. La prego di accomodarsi sopra. Appena avrò finito sarò da lei.”
Perché diamine non posso assistere, conosco benissimo le parti intime di mia moglie, se così non fosse la dottoressa Greene non avrebbe un lavoro.
Dopo un tempo che mi sembra infinito finalmente la dottoressa esce; l’infermiera va via portandosi dietro il macchinario e la dottoressa mi consiglia di sedermi.
Greene: “Mr. Grey, la gravidanza si è interrotta, non c’è battito. Ho già avvisato la sala operatoria per procedere con la pulizia dell’utero.”
C: “è successo a causa dell’aggressione?”
Greene: “credo di sì. Mrs. Grey ha anche un paio di costole incrinate, segno che forse è stata presa a calci quando era già a terra e questo ha potuto provocare l’aborto. Voglio portarla in sala operatoria quanto prima per evitare ulteriori problemi. Stia tranquillo, è una procedura molto veloce. Appena avremo finito, la riporteremo in questa stanza.”
Rientro in camera in uno stato di semi incoscienza: il nostro bambino non c’è più. Il nostro bambino non c’è più… come farò a dirglielo? Come potremo superare tutto questo? Come?
Portano via Anastasia, io chiamo mia madre e la avverto di quello che sta succedendo. Mi dice che vorrebbe venire da me ma io non voglio vedere nessuno. Chiedo all’infermiera di non far entrare nessuno in camera di Anastasia, invio un sms a Ray e gli dico che Anastasia è ancora priva di sensi, un altro a Rose in cui la avverto che l’azienda è nelle sue mani fino a nuovo ordine.
L’ora è passata e Anastasia è ritornata in camera; la dottoressa Greene ha detto che è andato tutto bene e che ora devo solo aspettare che si svegli… mi ha anche detto che può dire lei ad Anastasia quello che è accaduto ma non voglio, glielo dirò io e cercheremo il modo migliore per poterlo superare al meglio!
Sono ormai due giorni che non esco dalla stanza di Anastasia e ancora nessun cambiamento, è ancora priva di sensi; io le parlo costantemente, le faccio ascoltare musica, leggo per lei ed esco solo quando arrivano le infermiere a cambiarle il catetere.
Fra meno di un’ora sarà sabato e lei è priva di sensi da giovedì… perché non si sveglia? Perché?
C: “oh piccola, ti prego, torna da me… posso pensare di vivere senza di te… ti prego torna!”
Sono sicuro che qualcuno mi ha accarezzato i capelli, mi sveglio di soprassalto e vedo i suoi meravigliosi occhi azzurri aperti che mi fissano.
Ana: “Ciao”
C: “oh, Ana…” ho un magone in gola ma mi impongo di non piangere, le prendo la mano e me la appoggio a mo’ di carezza sulla guancia, anche se credo di avere la barba lunga.
Mi dice che deve andare in bagno, forse non si è accorta che ha il catetere!
Chiamo l’infermiera con il cicalino che arriva poco dopo.
L’infermiera mi chiede di uscire per dare un po' di privacy ad Anastasia mentre lei gli toglie il catetere e io, anche se riluttante, esco dalla stanza… devo pensare a come dirle quello che è accaduto!

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Capitolo 2
*** Rabbia! ***


La dottoressa di turno è appena uscita dalla stanza di Anastasia, non le ha detto niente del bambino, dietro mia richiesta. Entro nella sua stanza e mi siedo su quella sedia dove ho passato gli ultimi due giorni e le prendo la mano, lei mi guarda e sorride… come posso dirle cosa è accaduto? Per la prima volta nella mia vita so cosa significa “avere la morte nel cuore”. Ana: “Christian cosa succede? Ho chiesto alla dottoressa se era tutto ok ma mi ha solo parlato delle mie condizioni…” C: “Piccola, mi dispiace tanto ma il trauma… Jack…” lei tira via la sua mano, mi guarda e vedo i suoi stupendi occhi azzurri riempirsi di lacrime. Ana: “Christian cosa stai dicendo?” Prendo un lungo respiro, la guardo dritto negli occhi e dico tutto d’un fiato: “mi dispiace, piccola, ma il nostro bambino non c’è più. La dottoressa Greene ha detto che il trauma è stato troppo per il tuo fisico e…” Ana: “Immagino sarai contento, no? In fondo questo bambino tu non lo volevi, puoi tirare un sospiro di sollievo! L’ostacolo alla nostra vita, come lo hai chiamato l’altra sera, non c’è più!” Non so proprio cosa poterle dire di diverso… resto impietrito… forse la rabbia è una possibile reazione ma non me lo aspettavo… C: “Ana ti prego. Non ricordo neanche cosa ho detto l’altra sera, ero troppo ubriaco ma lo sai che non potevo essere serio… tu sei la mia vita… ho sbagliato a reagire in quel modo assurdo e a lasciarti sola e passerò la vita a farmi perdonare ma non puoi dire veramente che sono felice. No, non sono felice di quello che è accaduto…” Tra le lacrime mi dice che con il senno di poi sono tutti bravi e ci si può rimangiare tutto quello che è stato detto ma resta il fatto che il bambino non c’è più. Passo la successiva ora seduto sulla sedia accanto a lei mentre lei piange inconsolabilmente; ho provato un paio di volte ad avvicinarmi a lei ma mi ha scansato in malo modo e l’ho lasciata piangere tutte le lacrime che ha. Poco prima di mezzanotte viene la dottoressa Greene perché la collega l’ha informata che Anastasia si è svegliata e ci trova ognuno al suo posto: Anastasia nel suo letto scossa da violenti singhiozzi e io seduto. Greene: “Mrs. Grey mi dispiace tanto per la sua perdita, purtroppo il trauma è stato troppo violento e il bambino non ce l’ha fatta. Già quando è arrivata al pronto soccorso non c’era battito ma ho fatto una nuova visita, un paio d’ore dopo, che mi ha confermato i miei sospetti. Abbiamo già provveduto a fare un raschiamento che è andato a buon fine.” Ana: “Cosa vuol dire questo dottoressa?” Greene: “Vuol dire che potrà avere altri figli. Lei è ancora giovane e deve dare solo tempo al tempo.” Anastasia non ribatte e ringrazia la dottoressa per il suo lavoro. Seguo la dottoressa fuori e le chiedo come sia stato possibile che sia rimasta incinta e mi dice che qualche volta le iniezioni possono non fare effetto, nessun metodo contraccettivo è sicuro al 100%, le chiedo inoltre se possono dare un calmante ad Anastasia in modo che possa almeno riposare un po' stanotte e mi dice che ne parlerà con l’infermiera di turno. L’infermiera ha dato il calmante ad Anastasia che poco dopo ha iniziato a dormire. Io resto qui seduto sulla mia poltrona a guardarla… non posso credere che abbia che sono contento di quello che è accaduto, ma soprattutto: cosa diavolo ho detto l’altra sera? Non mi ubriacavo così da tantissimo tanto, ero ancora un adolescente! Mi sento totalmente impotente e a tratti anche molto arrabbiato: arrabbiato con me stesso, arrabbiato con lei perché non mi ha detto di Hyde, arrabbiato con Mia che ha eluso la sorveglianza, arrabbiato dannazione!!! Ne ho tutti i dannati motivi ma non mi aspettavo che anche Anastasia si arrabbiasse e soprattutto mi dicesse quelle cose. No, decisamente non mi aspettavo quella reazione e poi mi ha scacciato via, ho provato ad abbracciarla più volte ma lei mi ha scacciato in malo modo e allora non mi sono più avvicinato… forse ha bisogno di tempo… e glielo darò e poi potremo pensare ad un figlio, perché la verità, e devo ammetterlo, è che ora penso ad un figlio, il fatto che stesse arrivando e che ci fosse mi ha fatto rendere conto che non sarebbe così assurdo! Carrick è stato un grande padre per me, un grande esempio, il problema in famiglia ero io come figlio, con tutti i miei problemi e fantasmi! Decido di andare a casa a fare una doccia e darmi una rinfrescata così domani mattina avrò un aspetto migliore. Dopo la doccia mi sento un po' rigenerato anche se il malumore non mi abbandona e infatti scelgo un completo nero perché è così che mi sento: a lutto per la nostra perdita! Arrivo in ospedale con la colazione per Anastasia ma lei la rifiuta categoricamente, neanche l’intervento della dottoressa riesce a farle ingerire qualcosa. La dottoressa ci informa che può tornare a casa ma deve stare a riposo, può prendere degli analgesici se dovesse aumentare il mal di testa e ci da’ appuntamento fra qualche giorno per una visita di controllo. Anastasia non vuole assolutamente aiuto da me, mi rifiuta e si chiude addirittura in bagno per cambiarsi… non mi sta proprio bene questo suo comportamento… anche io sto male e vorrei poterne parlare almeno con mia moglie. Christian: “Anastasia, amore, ti prego, non allontanarti da me. Stiamo soffrendo entrambi e solo insieme potremo superare quello che ci è successo!” Anastasia: “vorrai dire quello che mi è successo… a te non è successo niente, IO ho perso il bambino, IO ho affrontato Hyde per salvare tua sorella… sì lo so che sono stata una stupida a non dirtelo, è inutile che mi guardi con quella faccia, ma ero terrorizzata per la vita di tua sorella, perché se non te ne fossi accorto, io tengo a te e alla tua famiglia… non ho mai avuto intenzione di lasciarti, MAI, te l’ho detto e ripetuto più e più volte ma tu niente, la prima cosa che hai pensato è stata: mi lascia per i miei soldi! No, non ti lascio! Voglio solo il MIO spazio. Sto tornando a casa con te, non ti basta? Tu stai soffrendo? E per cosa? Senso di colpa? IO avevo dentro di me nostro figlio che ora non c’è più…” dice queste parole tutte d’un fiato e alla fine crolla sotto il peso del pianto trattenuto, ma, a differenza di ieri, non mi respinge e lascia che la abbracci e cerchi di consolarla. Ha ragione… vuole spazio e lo avrà… quando vorrà io sarò qui per lei. Jason ci lascia in garage perché l’ingresso dell’Escala è pieno di giornalisti che non hanno altro da fare che cercare l’ultimo scoop su Christian Grey! Anastasia ha avuto un crollo in ascensore, l’ho presa tra le mie braccia, l’ho cullata e poi abbiamo fatto una doccia insieme… mi ha fatto veramente male vedere i suoi lividi: il livido sul fianco, dove l’ha presa a calci, un livido sul viso e altre escoriazioni varie e infine la sua pancia, la sua pancia che è stata la culla del nostro piccolino fino a due giorni fa. Dopo la doccia la accompagno a letto e poco dopo si addormenta profondamente… io non riesco… così mi alzo, vado nel mio studio e chiamo Flynn.

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Capitolo 3
*** Terapia ***


Christian: “Ciao Flynn, ti disturbo?” Flynn: “Certo che no Christian, come sta Anastasia? Ho sentito la notizia al telegiornale…” Christian: “Siamo a casa, ora sta riposando… è molto provata… Flynn ti ho chiamato perché credo che io ed Anastasia abbiamo bisogno di un supporto…” gli racconto cosa è accaduto: dell’aggressione, dell’aborto e delle reazioni di mia moglie. Come sempre Flynn mi lascia prima parlare senza interrompermi! Flynn: “Allora Christian, la rabbia è una reazione quasi normale, soprattutto perché l’aborto non è capitato, come succede in altre circostanze, ma è avvenuto a seguito di un trauma e Anastasia non si è neanche resa conto di cosa stesse accadendo perché era in coma… sono tanti i fattori che hanno scatenato questa rabbia, questa normale rabbia. Secondo te perché Anastasia se l’è presa con te? Ci deve essere qualcosa che non mi dici!” L’intuito da strizzacervelli è arrivato, così gli racconto della sera in cui mi ha confessato di essere incinta e del modo in cui ho reagito. Il silenzio al termine della conversazione è quasi assordante! Flynn: “ormai ti conosco da tanti anni e so che pensi sempre le cose peggiori per te quindi non mi sconvolge sentirti confessare come hai trattato tua moglie e neanche sentirti dire la frase “che padre potrei mai essere”. Detto ciò, sei stato un coglione e, se te lo dice uno strizzacervelli, è verità! Parla con Anastasia e proponile una terapia, se non si sente a suo agio con me, posso consigliarti una mia collega.” Christian: “ma…” Flynn: “niente ma… potrebbe fare una prima parte di terapia da sola e, dopo, unirci e parlarne insieme, non sarebbe la prima volta, io e la mia collega lo abbiamo già fatto e affrontato questo tipo di problematiche. Devi lasciarle del tempo, anche da sola, non starle addosso ma sii la sua spalla, falle sentire che ci sei. Se lei vorrà piangere, tu sarai lì a consolarla, se vorrà urlare tutto il suo dolore tu rimarrai lì a farti sanguinare le orecchie e se vorrà rivoluzionare l’armadio tu sarai lì a sistemare… Lei è tua moglie, la donna che ami più di te stesso, questa stessa donna ora sta soffrendo e tu non puoi minimamente capire cosa le sta passando per la testa… mi sono spiegato?” Christian: “sì, certo. Ti faccio sapere appena le avrò parlato. Grazie Flynn!” Flynn: “Christian, un’ultima cosa: mi dispiace per la vostra perdita. Se vorrai iniziare a venire tu, basta che chiami la mia segretaria. Buona giornata!” Flynn ha ragione, ha sempre ragione ma mai mi ha chiamato apertamente coglione, ipotizzo di aver spiazzato anche lui con il mio comportamento di qualche sera fa. Mentre esco dallo studio, sento dei rumori provenire dalla cucina, mi avvicino e trovo Anastasia seduta con una tazza di the. Christian: “Anastasia, tesoro, dovresti riposare un po', potevo prepararti io il the e te lo avrei portato…” Ana: “non sono malata… non riesco a riposare… avevo SOLO voglia di una tazza di the… pensavo di essere sola in casa!” Ok, devo stare calmo, Flynn ha detto che devo essere la sua spalla qualunque cosa lei voglia. Christian: “no, ero nel mio studio, ho chiamato Flynn!” Visto che sembra non aver colto quello che le ho detto, continuo, “gli ho chiesto un parere medico e mi ha detto che se vogliamo possiamo seguire una terapia con lui o, se preferisci, può consigliarci una sua collega, donna… se non…” Ana: “ora non voglio parlare con nessuno, se potessi vorrei spegnere anche i miei pensieri. Ti ripeto, credevo di essere sola in casa.” Detto ciò si alza e la vedo dirigersi verso la biblioteca. Ok, vuole stare sola ma almeno è in casa, è qui e io sarò sempre qui per lei! Sono passate due ore dall’ultima volta che ho visto Anastasia, lei è sempre chiusa in biblioteca mentre io mi sono sfogato un po' in palestra e ho lavorato un po' nello studio… ormai è ora di cena e vado a cercarla. La trovo addormentata sulla poltrona con in mano “Tess dei D’Uberville”…ormai lo ha consumato e lo sa a memoria a furia di rileggerlo appena possibile. La prendo delicatamente tra le braccia, dorme profondamente, la porto in camera da letto, la adagio lentamente sul letto, la copro e mi siedo sulla poltrona che abbiamo in camera. La vibrazione del mio telefono mi ridesta all’improvviso, devo essermi appisolato guardando Anastasia dormire… è mia madre… esco dalla camera e rispondo. Come mi aspettavo mi ha chiesto come sta Anastasia e io le ho detto la verità: è devastata, arrabbiata e non so cos’altro… anche lei mi dice di avere pazienza e di non starle troppo addosso! Mi dispiace ma con mia madre sbotto: “ok mamma, ho capito, tutti che mi dite che devo lasciarle spazio ma nessuno che pensa a me… ho trovato mia moglie riversa a terra, picchiata da un folle, quest’aggressione ha portato all’aborto di nostro figlio ma io, sempre IO devo capire e lasciarla in pace? Era anche mio figlio!” Le parole escono come un fiume in piena, alla fine della frase ho il fiatone e calde lacrime solcano le mie guance, mia madre mi ha lasciato sfogare e gliene sono grata ma vorrei veramente che qualcuno chiedesse a me come mi sento! Grace: “tesoro, mi dispiace… hai ragione… non c’è solo Anastasia ma ci sei anche tu ma cerca di capire la situazione: è stata in coma per quasi due giorni, ha subìto un aborto e, se mi parli così, significa che si è chiusa in se stessa e a malapena ti parla, giusto?” Christian: “sì, mamma… non parla… prima ha detto che non è riuscita a riposare, è andata in biblioteca e l’ho trovata addormentata profondamente e l’ho riportata in camera ma ti giuro che ho quasi paura per quando si sveglierà, non so come prenderla… appena mi muovo sbaglio… ho chiamato Flynn, che ci ha consigliato una terapia, eventualmente anche singola, gliel’ho detto ma non so neanche se mi abbia sentito… non lo so mamma… la vedo dura… sarà molto dura!” Grace: “tesoro, hai fatto bene a chiamare Flynn e potresti iniziare tu a parlarci… quando lei vorrà, saprà cosa fare!” Chiudo velocemente la chiamata con mia madre e ritorno in camera da letto, prendo il necessario per la notte e vado a fare una veloce doccia. Appena ho finito mi stendo sul letto, vicino ad Anastasia, che sta continuando a dormire! Non posso far a meno di pensare che abbiamo saltato la cena e che domani mattina avremo una fame da lupi… almeno lo spero! “NO MIA… CHRISTIAN… CHRISTIAN DOVE SEI?” Chi mi chiama? Mi sveglio e sento che è Anastasia che mi sta chiamando, urlando nel sonno… C: “Anastasia, amore mio, svegliati… è solo un brutto sogno… ti prego, svegliati, guardami, apri gli occhi…” All’improvviso i suoi occhi azzurri si aprono e mi guardano. A: “Oh Christian…” C: “era solo un brutto sogno, sono qui io con te e non permetterò che ti accada nient’altro di male…” A: “Christian, abbiamo perso il bambino. Abbiamo per il nostro primo figlio!” C: “Lo so, Anastasia. Abbiamo perso il nostro bambino e io passerò la vita intera a farmi perdonare da te per il mio comportamento inqualificabile dell’altra sera. Ti sarò sempre grato e riconoscente per aver messo in pericolo la tua vita per salvare quella di mia sorella, ti sarò sempre grato perché mi hai fatto capire quanto tieni anche alla mia famiglia. Mi dispiace di aver dubitato di te e di averti accusata di volere i miei soldi…” A: “è stata la cosa che più mi ha fatto male… hai dubitato di me, hai dubitato del mio amore per te, ancora non riesci a fidarti totalmente di me… perché? Perché Christian? Cosa sbaglio? Non ti dimostro abbastanza il mio amore per te? COSA DIAMINE DEVO FARE?” L’ultima frase viene fuori come un grido e io non so veramente cosa dirle perché ha ragione: non ho ragionato, sono stato uno stupido e le ho detto cose assurde! C: “Anastasia, amore, mi dispiace veramente per le cose che ho detto… non le pensavo veramente e farò di tutto per farti capire che ho sbagliato… ora calmati, non ti fa affatto bene stare così e sei ancora convalescente. Ora dormi… io starò qui e, da domani, vivrò per farmi perdonare! Ti amo, sei la mia ragione di vita e non potrei mai perdonarmi se dovessi perderti!”

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