Uno scorcio del passato di Reghina

di kamy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno scorcio del passato di Reghina ***
Capitolo 2: *** Mente allenata ***
Capitolo 3: *** Chidori ***



Capitolo 1
*** Uno scorcio del passato di Reghina ***


Uno scorcio del passato di Reghina

 

La piccola Reghina allargò le braccia e camminò lungo il filo. La gonnellina nera che indossava, dalle bardature dorate, si alzava ad ogni movimento. Indossava una maschera candida sul viso e i suoi vestiti erano decorati da delle farfalline viola di stoffa trasparente.

Muoveva la grande e morbida coda di peluria blu dietro di sé, mentre i capelli mori le ondeggiavano dietro il capo.

< Mamma sarebbe felice. Questa è la prima volta che mi metto una gonna. Chissà se le sembrerei una vera signorina > pensò. Fece una serie di capriole, senza precipitare.

Sotto il filo c’erano diversi metri di vuoto.

Diverse animelle indistinte ondeggiavano sedute sugli spalti, dando vita ad indistinti gridolini d’interesse.

< Non lo saprò mai. Gli Tsufuru non ci sono agl’inferi. Il loro potenziale di combattimento era troppo debole.

Sono rimasta solo io, gli altri sono già stati depurati e sono rinati a nuova vita.

Che noia dover ricominciare tutto da capo. Preferisco crescere qui, grazie alle pozioni di quella vecchia strega saiyan > pensò la bambina.

“Scendi!” la chiamò un alieno dalla pelle verde. Indossava un vestito da diretto del circo con un grande cappello e dei bottoni rossi.

“Subito!” gridò Reghina.

 

Reghina si rigirava nel letto, scalciando. Alcune lenzuola caddero oltre il bordo, dove si trovava già il suo cuscino.

Fuori dalla finestra volteggiava il pesce oracolo nella sua boccia, illuminato dalle diverse lune.

 

“No! Noooo! NOOO!”. La voce spezzata di Reghina risuonava tutt’intorno.

La giovane donna aveva le lacrime che le rigavano il volto. La maschera bianca che indossava sul volto si era spezzata e la farfalline che decoravano il suo costume di scena erano sporche di sangue.

Il cadavere di un alieno dalla pelle verde era abbandonato a faccia in giù. Aveva gli occhi bianchi e sgranati, la bocca socchiusa in un’espressione di orrore. La sua blusa rossa, decorata da bottoni dorati, aveva uno squarcio lì dove un attacco energetico lo aveva trapassato.

 

Reghina si svegliò di scatto, sgranando gli occhi. Una sfera di energia nella mano e il battito cardiaco accelerato. Si guardò intorno, Kamhara dormiva stesa su un fianco in un letto.

In un altro letto si trovava Elly, appisolata in una posizione scomposta.

< Per quanti anni siano passati. Non riesco a dimenticare quello che è successo > pensò, soffocando la sfera di energia. Si alzò in piedi e camminò fino alla finestra, lasciando che il vento gelido della notte le investisse il viso. < Erano già tutti morti. Dei ‘loro spiriti’ non è rimasto niente. Erano miei amici ed io non li ho salvati >.

Serrò gli occhi ed espirò pesantemente.

< Se solo fossi stata più forte sarebbe andata diversamente! Devo resistere alle assurde pretese di Whis. Si capisce subito che è lui quello che gestisce la baracca, anche se fa tutti quei salamelecchi a Bills.

Devo ingoiare il rospo e l’orgoglio. Seguirò le loro direttive e cucinerò per loro.

Però se pensano che farò che Kamy ed Elly se lo scordano. Non metterò stupidi grembiulini e non gli pulirò la casa.

Così gestirò il supersaiyan blue e diverrò imbattibile > si disse. Scrollò le spalle e tornò a letto.

< Whis ci ha promesso che ogni tanto ci permetterà di andare sulla Terra per rilassarci. La prima libera uscita dovrebbe essere la settimana prossima.

Penso che mi farà bene per smettere di pensare al passato, ma spero non ci distragga troppo a lungo dagli allenamenti > si disse, sdraiandosi nuovamente.

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Capitolo 2
*** Mente allenata ***


Post di ‘E+K+R’ e prequel di ‘Sunday training’.

Un vero guerriero sa che bisogna sempre tenere allenata la mente.

 

Mente allenata

 

Whis si avvicinò ad Elly e sorrise, vedendo che aveva una fotografia appoggiata accanto a sé sull’erba.

“Quella è nuova” disse, indicandola col bastone.

Nella fotografia erano ritratte lei con in braccio Jaden e Junior alle loro spalle. Il namecciano teneva le braccia incrociate aveva una smorfia.

Elly e il figlio, invece, sorridevano alla telecamera. Entrambi avevano dei luminosi capelli biondi bagnati dal sole.

“Vedo che hai occupato bene il tuo tempo sulla Terra” si congratulò l’angelo.

Elly deglutì.

< Meglio non dirgli che al mio arrivo mi sono ubriacata e ho rischiato di combinare qualche disastro > pensò.

Sussurrò: “Mi mancavano parecchio”.

Whis guardò i diversi libri abbandonati intorno alla giovane saiyan.

“Noto che continui ad allenare la mente, come i primi tempi quando sei arrivata qui”.

 

Elly era seduta sul prato, teneva tra le mani un cubo di rubik.

< Ancora non riesco a credere che io abbia sconfitto Cell e che gli dei abbiamo deciso di allenarmi > rifletté, mentre completava le varie facce.

Whis la osservava con attenzione.

“Cosa fai?” le domandò.

Elly rispose: “Tengo allenata la mente. Voi mettete a dura prova il mio corpo, ma devo rimanere lucida”.

Whis sorrise.

“Sembra un divertente gioco ad incastro, ma troppo semplice. Posso farti conoscere delle sfide migliori, se vuoi” le propose.

Elly saltò in piedi, serrando i pugni.

“Davvero? Non vedo l’ora” gli rispose.

 

“Senza una buona mente, il corpo è inutile” disse Elly.

Whis si portò una mano alla bocca e ridacchiò.

“Questa sembra una frase che potrebbe dire Vegeta” ammise.

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Capitolo 3
*** Chidori ***


Chidori

 

Il piccolo Goshin spiccò il volo, sfuggendo dalle braccia della madre, ridendo, e volò fino all’anguria sul tavolo.

Si trasformò in supersaiyan, la sua aura aumentò con un’onda d’urto che fece esplodere l’anguria.

Pan, che aveva cercato di afferrarlo, venne ricoperta di anguria, imbrattandosi vestiti e capelli.

Grugnì, passandosi sulla mano, il suo corpo gocciolava.

Bra raggiunse suo figlio e lo afferrò al volo, sospirando. I lunghi capelli azzurri le ricadevano dietro le spalle, ondeggiando.

Goshin si ritrasformò, ticchettando con le manine paffutelle sul viso della madre, sporcandola.

“Scusa…” disse Bra alla migliore amica.

Pan scrollò le spalle.

“Siamo in estate, mi andava proprio di fare una doccia”. Cercò di sminuire il problema.

“Non sarai l’unica, anche questa piccola peste deve proprio farsi un bagno” disse Bra.

< Almeno è sempre allegro e piene di energie. Vuol dire che sta bene.

Mi chiedo dove sia Goten. Probabilmente si sarà addormentato da qualche parte. Siamo sempre stanchi morti, speravo di poter ricaricare le energie durante questa vacanza > pensò.

“Posso aiutarvi?” domandò Yancha, avvicinandosi alle due. “Posso tenervi il bambino mentre andate entrambi a farvi un bagno” propose.

Bra fece una smorfia e strofinò il piede nella sabbia, guardandosi intorno.

In lontananza si udiva il rumore del mare.

< Lui è un caro amico della mamma e lo conosco sin da quando ero bambina, ma non so. Papà non lo ha mai guardato come si fa con una persona di cui fidarsi > pensò Bra.

Pan domandò: “Sei sicuro di saperlo tenere? Guarda che è parecchio problematico”.

Yamcha le sorrise rassicurante.

“Tranquillo. Sto facendo parecchia esperienza con mia figlia. Non è per niente tranquilla. Ha preso tutto da me e non dalla madre” sussurrò.

 

Yamcha aumentò la potenza della lanterna a batterie che illuminava il balcone, creando dei riflessi sui sedili ed il tavolo di ferro battuto.

Si voltò verso Marion, si leccò le labbra guardando i seni prosperosi di lei sottolineati dal suo vestito rosa aderente. Guardò i morbidi boccoli azzurro chiaro di lei, il foulard giallo che indossava e le labbra piene piegate in un sorriso.

Marion affondò il cucchiaino nella coppetta di gelato alla panna.

“Ti ringrazio per avermi assecondato. Che follia, il gelato a mezzanotte! Di solito non sono così golosa, ma…”. Ridacchiò, nascondendosi la bocca con le dita. Aveva le unghie lunghe e laccate. “… ultimamente ho così tante voglie”.

Yamcha corrugò la fronte.

“Scusami amore, posso controllare una cosa?” domandò.

Marion lo guardò con aria confusa, piegando di lato il capo.

“Certo, amore” rispose.

Yamcha le posò la mano sulla pancia piatta, sgranò gli occhi, che divennero liquidi, e un sorriso gli fiorì sulle labbra.

“Ti piacerebbe avere una… bambina?” domandò.

Marion fece un sorriso impacciato, rispondendo: “Sì, mi piacerebbe. Come ti è venuto in mente?”.

“Se-sento… la sua aura… L’aura della nostra bambina” esalò.

Marion strillò e gli saltò in braccio, cingendogli il collo con le braccia.

“Oh, tesoro. Come vogliamo chiamarla?” strillò.

“Chidori” esalò Yamcha.

< Non avrei mai pensato che un gelato a mezzanotte potesse significare così tanto per me > pensò.

 

Yamcha vide Bra che gli porgeva il piccolo e lo prese tra le braccia.

“Ti ringrazio. Dov’è ora la piccola?” chiese Bra.

< Ho proprio bisogno di un po’ di riposo, purtroppo > ammise a se stessa.

“Con il mio allievo Salva. Lui è bravissimo coi bambini” disse Yamcha.

Pan gli disse: “Qualsiasi cosa succeda, chiama subito”. Le sue parole vennero in parte coperte dal gorgoglio del piccolo.

“Ovviamente” le rassicurò Yamcha.

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