Tu e soltanto tu, perchè unico

di kurooreo
(/viewuser.php?uid=1067628)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo che viveva sulla Luna ed il nobile ***
Capitolo 2: *** Le onde del bosco ***
Capitolo 3: *** Scolpito ***



Capitolo 1
*** L'uomo che viveva sulla Luna ed il nobile ***



prompt: luna
 

 

 

L’uomo che viveva sulla Luna ed il nobile

 

 

I raggi della luna che filtravano attraverso la finestra aperta, danzavano sul volto diafano del suo principe. Lo rendevano quasi una figura eterea di un sogno, pronto ad infrangersi dopo un solo tocco del dito.

« Conosce, mio Signore, la storia dell’uomo che viveva sulla Luna? »

Tetsuro arcuò un sopracciglio, visibilmente intrigato dal soggetto della storia. 

« È la storia — continuò l’altro, non volendo dissolvere il momento — di un uomo che aveva vissuto per millenni sulla Luna. Nessuno seppe come o quando fosse accaduto l’avvenimento. Tutto d’un tratto quando la gente sollevava lo sguardo sulla Luna piena, il loro primo pensiero fu ‘Sulla Luna ci abita un uomo’. »

« E cosa pensava invece l’uomo che abitava sulla Luna? » Lo fermò Tetsuro.

« L’uomo sulla Luna era tutto solo nella sua dimora. La breve vita frenetica dei mortali non lo interessava. Invero, osservava i terrestri con volto apatico. »

Sul volto del raccontastorie parve l’ombra di un sorriso.

« Tuttavia, accadde un fatto che stravolse l’uomo che viveva sulla Luna. »

Alle suddette parole, Tetsuro ricambiò il sorriso con uno canzonatorio. « Quale fatto? »

« Una notte come un’altra, l’uomo sulla Luna volgeva come suo solito il suo sguardo sulla Terra. Ma un rumore di un improvviso spostamento del vento giunse alle sue orecchie. Per l’uomo sulla Luna che viveva nel silenzio era una tale novità quell'insolito rumore. L’uomo sulla Luna era perplesso ma allo stesso tempo incuriosito da spingerlo a cercare la fonte del rumore. E ciò che scoprì, accentuò la sua curiosità. »

Tetsuro sporse in avanti il busto ed assottigliò gli occhi. « Cosa aveva scoperto? »

« Una freccia, a pochi passi dall’uomo, era incastonata nel suolo. » Rispose il raccontastorie. « Afferrò la freccia ed attaccata ad essa vi era una cordicella slacciata come se trasportasse un messaggio. ’Come è arrivata una freccia fin qui?’ L’uomo sulla Luna non ebbe il tempo di formulare il suo pensiero che una seconda freccia volò a pochi centimetri dal suo orecchio. La sorpresa iniziale venne dunque sostituita dalla rabbia. E l’uomo stesso si sorprese della sua reazione poiché era estraniato dalle emozioni. Così, il pensiero di scoprire il responsabile delle frecce scoccate e delle sue acerbe emozioni vinse su di lui. Così, l’uomo sulla Luna dopo millenni discese sulla Terra. »

« E cosa accadde? »

Il raccontastorie si inumidì le labbra. « L’uomo scorse un giovane, aveva un corpo slanciato ma ben allenato. I capelli erano lunghi e spettinati, neri come la notte e vestiva in abiti semplici ma dal taglio elegante. In un angolo era ricamato lo stemma reale e da ciò l’uomo dedusse non fosse un paesano, ma un componente della famiglia reale. Il nobile tendeva la corda dell’arco con complesse decorazioni, mentre con l’altra mano era in procinto di afferrare una nuova freccia. 

Mio Signore, qual è il suo intento di scoccare frecce?’ Chiese dunque.

Voglio far recapitare un messaggio all’uomo che vive sulla Luna.’ Gli rispose il nobile.

Quale messaggio?’ Lo incalzò.

Il nobile allora guardò per la prima volta l’uomo negli occhi, ‘Non si sente solo sulla Luna? »

Tetsuro allungò la mano ed intrecciò le dita a quelle del raccontastorie. « E cosa successe in seguito? »

« L’uomo venne colto alla sprovvista e gli chiese, Come può sentirsi solo, se non prova alcuna emozione?

Al che, il nobile sorrise e gli spiegò. ‘Appena sarà interessato, mi farò personalmente carico di insegnargli le emozioni.’

L’uomo assottigliò gli occhi, ‘Come può dire con certezza che sia interessato?

Perché altrimenti non sarebbe disceso e venuto a trovarmi di persona.’ Il nobile indicò la freccia che l’uomo teneva in grembo, ormai del tutto dimenticata. Alla propria svista, l’uomo indietreggiò sui propri passi, ma il nobile fu più rapido. Con gentilezza, gli afferrò la mano, ‘Mi concede l’onore di insegnargli le emozioni?

Per la prima volta, l’uomo comprese la sua solitudine negli anni passati sulla Luna. Poiché all’improvviso contatto e l’iniziativa del nobile gli aveva provocato un turbinio di emozioni ai quali non sapeva dare un nome. »

« Come rispose alla fine l’uomo sulla Luna, Kei? » Sussurrò Tetsuro, portando appresso alle labbra la mano del suo interlocutore per posarvi un lieve bacio.

« L’uomo sulla Luna accettò, seppur all’inizio controvoglia. Ma non rimpiango la decisione presa. »

L’uomo avvolse poi tra le mani il viso di Tetsuro e, con delicatezza, chiosò sulle labbra un dolce bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Le onde del bosco ***



prompt: radio
 

 

 

Le onde del bosco

 

 

« Perfetto, abbiamo perso la strada per il camping. » Tsukishima roteò gli occhi.

Come prima escursione progettata insieme, la loro prima sera non prometteva affatto bene. E come se non bastasse, le batterie dei loro smartphones scarseggiavano. 

« Aspetta Tsukki. E se provassimo lì? »

Il ragazzo dai capelli corvini accennò ad un’abitazione che spuntava in mezzo ad una radura. Non era facile scorgerla se non veniva illuminata dalla tenue torcia del proprio telefono nella salda presa di Kuroo. Tsukishima seguì il fascio di luce e quasi sbiancò.

« Ma ti è dato di volta il cervello?! »

« Eddai, ne approfitto almeno per ricaricare il telefono... » Kuroo espose la sua proposta.

Il ragazzo dai capelli biondi replicò invece concitato, non affatto convinto dell’idea dell’altro. « Come può venirti anche solo l’idea di entrare in una casa visibilmente abbandonata nel bel mezzo del nulla? »

« Punto primo, — Kuroo alzò un dito per la sua conta — non siamo nel bel mezzo del nulla ma in un bosco. Seconda cosa, non dirmi che hai paura, Tsukki... »

Tsukishima girò di scatto la testa. « Ah?! »

Kuroo inclinò la testa con un piccolo sorriso sornione sulle labbra. « Ow Tsukki, mi sa che hai visto troppi film dell’orrore. Non dirmi che hai paura dei fantasmi! »

« Non essere stupido! » Ribatté risentito.

« È molto carino invece, ma non temere! Posso tenerti per mano— »

« Vedi di fare in fretta. » Tsukishima accelerò il passo in direzione dell’abitazione, lasciando dietro l’altro.

L’abitazione in questione era di medie dimensioni, le pareti erano in pietra e sulle imposte mostravano piccole decorazioni tipiche della zona ormai sbiadite per la poca cura arrecata.

Giunti alla porta, i due ragazzi esitarono per un momento in procinto di girarsi sui propri tacchi; tuttavia, preso dallo slancio, Kuroo bussò alla porta. Al tocco del ragazzo, la porta venne sospinta indicando loro di non essere stata chiusa in precedenza.

A tal punto, i due ragazzi si lanciarono uno sguardo interrogativo.

« Forse è veramente abbandonata. »

« Bene, ora che l’hai visto con i tuoi occhi possiamo tornare indietro e cercare aiuto. »

« Facciamo una toccata e fuga? » Kuroo propose nuovamente.

Tsukishima spalancò gli occhi da dietro gli occhiali. « Cosa?! »

« Giusto il tempo di caricare il telefono. »

« È violazione di domicilio! »

« Ma se hai detto tu stesso che è abbandonata! »

« Ciò non ti permette di fare come ti pare!” Tsukishima si massaggiò le tempie, prevenendo il mal di testa che gli sarebbe giunto per la situazione in cui si erano cacciati.

Kuroo gli lanciò uno sguardo serio. « Lo so, ma non puoi non ammettere che nelle nostre attuali circostanze abbiamo bisogno di più risorse possibili per ritornare al campeggio incolumi. »

Tsukishima refrettò il suo commento tra le labbra strette poiché, suo malgrado, comprendeva la logica del corvino. Invece, si lasciò scappare un sospiro ed assecondò il maggiore.

Varcarono l’atrio e si trovarono all’interno dell’abitazione. L’interno, sotto la luce della torcia, pareva essere uscita da un pezzo di storia totalmente diversa da quella che vivevano i due giovani. Grandi pezzi di un’epoca precedente decoravano il salotto sotto uno spesso strato di polvere, tra cui una vecchia e enorme radio in legno, un giradischi ed un televisore cubico. Al passaggio dei ragazzi il pavimento in legno cigolava sotto i loro piedi.

« Potrebbe nemmeno esserci elettricità. » Pensò ad alta voce Tsukishima guardandosi attorno fino a fermarsi davanti alla radio. Per curiosità girò una manopola impolverata. Come aveva dedotto, dalla cassa della radio non uscì alcun suono.

Kuroo mormorò in consenso, tuttavia si affrettò verso quello che a lui parve una presa. Poco dietro di lui Tsukishima si fermò alle spalle del maggiore, prima tese poi abbattute appena il tentativo di ricaricare il telefono risultò vano.

Kuroo esalò un sospiro di sconfitta, « Ora puoi ridere… »

Tsukishima gli lanciò un’occhiata comprensiva. « Non ho intenzione di farlo. » Prese coraggio ed afferrò tra le mani quella del maggiore, stringendola appena. Aprì la bocca per parlare, ma venne interrotto da una musica scrosciante e tardiva dietro di loro. La radio iniziò a cercare stazioni stabili per trasmettere ed i due ragazzi si scambiarono uno sguardo speranzoso. Si catapultarono di fronte alla cassa di legno.

« Vedi per caso la presa? »

« Dev’essere dietro il comodino, aiutami a spostarlo. »

Tsukishima si posizionò dunque nel lato opposto e, insieme, spinsero il comodino.

« La vedi? » Chiese subito dopo all’altro.

« Tsukki… »

« Cosa c'è? » Gli chiese appena venne chiamato.

Kuroo alzò lo sguardo dalla presa, preoccupato, e deglutì« La spina è tagliata… »

I due giovani si guardarono un attimo per metabolizzare la frase appena pronunciata dal maggiore, nel mentre la radio captò finalmente un messaggio.

« Perché?... Perché?... »

I due ragazzi si ammutolirono, indietreggiarono lentamente verso la porta intimoriti di dar schiena alla voce gracchiante della radio.

« Perché?... Perché?... Dove sei… »

« Mamma? » La voce di un bambino di fece improvvisamente nitida alle loro orecchie, sembrò fosse dietro di loro. I ragazzi sobbalzarono sul posto e si precipitarono verso l’uscita. Un’ombra si parò davanti al loro ed entrambi cercarono di sviarla. Riuscirono a raggiungere la porta, ma questa si chiuse con una forte raffica di vento, intrappolandoli all’interno. Kuroo Mise tutta la forza possibile nel tentare di aprirla, i due ragazzo iniziarono a sudare freddo appena si resero conto di non riuscire a smuoverla neanche di un centimetro; Tsukishima si guardò alle spalle e barcollò alla vista dell’ombra.

L’ombra aveva preso la forma di un bambino dal viso pallido, le labbra tendevano ad un colorito bluastro ed al posto degli occhi aveva due pozzi neri. Trascinava in pugno una spessa corda spezzata e poco a poco si avvicinava ai due ragazzi spaventati con una sola domanda.

« Perché? »

 

 

 

 

 L'angolo dell'autrice:
 
ho pubblicato le prime due one-shots a raffica. Fino all’ultimo ero convinta di non partecipare al writober, e invece guarda un po’ chi si rivede…
 riguardante la storia, ero indecisa se farli entrambi i ragazzi scappare a perdifiato sotto le stelle oppure lasciarli intrappolati nella casetta… alla fine ho optato con questo finale “aperto” con tanto di virgolette.

grazie a tutti quelli che giungeranno fin qui con la lettura.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Scolpito ***


prompt: scultura
 

 

 

Scolpito

 

 

Il medesimo uomo gli apparve in sogno. 

Il corpo era slanciato e ben tonico. I capelli scuri come la pece, erano spettinati ma al tempo stesso naturali e quasi nascondevano gli occhi, piccoli ma ammiccanti, simili a quelli di un felino in agguato. Ma il colore caldo delle pupille gli ricordava le foglie all’inizio della stagione autunnale. Il naso era ritto tale da sembrare essere disegnato dai migliori architetti della storia. Le morbide labbra erano incurvate in un sottile sorriso, qualche volta sornione qualche volta sincero al ché il cuore di Tsukishima prese a palpitare.

Era la cosa più bella che avesse mai visto, la musa che tanto attendeva per la sua opera finalmente gli era apparsa dinanzi a sé. E se ne innamorò perdutamente. 

Se solo nel suo stesso sogno avesse le mani, percorrerebbe quel volto perfetto ed i suoi lineamenti senza sbavature. Ad ogni incontro i due si ammiravano in silenzio, il volto senza nome gli sorrideva, e dalle stesse labbra trapelava un’unica frase,

« Vieni a cercarmi. »

Alle suddette parole Tsukishima si svegliava dal sogno, conscio della bellezza divina del misterioso uomo. Ma al suo risveglio, ogni qual volta solo i rimasugli gli rimanevano impressi nella memoria. Un dettaglio diveniva sfocato o dimenticato, pertanto non era mai in grado di riprodurre la sua musa nel marmo. La collera lo sopraggiungeva quando osservava il pezzo di marmo immacolato, stringeva forte lo scalpello nel pugno fino a far sbiancare le nocche.

« Tsukki… stai diventando ossessionato. » Il suo amico d’infanzia Yamaguchi gli aveva ripetuto preoccupato. La sua fronte si corrucciava davanti allo stato dell’amico, quasi non mangiava ormai recluso nel suo laboratorio. 

« Non capisci, è il lavoro della mia vita. » Rispondeva assorto lo scultore. Solo in quel momento distoglieva lo sguardo ambrato dal marmo per posarlo sull’amico dal volto stellato di lentiggini, « Sono così vicino. »

Yamaguchi non poté far altro che osservare il volto scavato dell’altro. « Almeno mangia un pasto caldo… »

« Mangiare mi toglie il tempo. » Ribatté, tornando ad osservare il pezzo di marmo.

L’amico d’infanzia sospirò. Sapeva che per Tsukishima il discorso era concluso. Riempì gli scaffali con fresche pietanze e sostituì quelle vecchie e intaccate dallo scultore. Infine, lanciò un’occhiata amareggiata alla figura seduta del suo amico dai capelli color grano e abbandonò il laboratorio.

Una volta immerso nel silenzio, Tsukishima poggiò la mano sul marmo freddo e chiuse gli occhi, cercando di ricordare l’uomo del sogno. Una voce lontana ed ovattata giunse alle sue orecchie, « Vieni a cercarmi. »

Tsukishima aprì gli occhi.

« Ti troverò. » Mormorò di rimando e sollevò lo scalpello.

Impegò giorno e notte a scolpire il marmo. Di tanto in tanto si prestava a dormire, solo con l’intento d’incontrare il suo amato nei sogni. L’uomo senza nome lo attendeva e i due si contemplavano a vicenda. Ad ogni loro addio, l’uomo gli ricordava di cercarlo e Tsukishima era più che intenzionato nel farlo. Ma come di consueto, al suo risveglio la frustrazione prediligeva su di lui per ogni dettaglio mancante, costringendolo ad avanzare lentamente. Una volta era a mancare il dettaglio della mano, un’altra il labbro superiore. Tsukishima cercò di riportare alla mente quanti più parti possibili e, mano a mano, il pezzo di marmo prese finalmente forma. Dal marmo presero forma le gambe flessuose e snelle; liberò il busto, che protendeva verso di lui; seguirono poi le braccia, pronte ad accogliere lo scultore in un abbraccio. Tsukishima lavorò senza sosta, e proprio a seguito di ciò le sue forze giunsero agli estremi. Annaspò debolmente una boccata d’aria e perline di sudore si formarono per lo sforzo, gli mancava un’unica parte alla fine dell’opera: gli occhi.

La mano gli tremò, il pensiero di rovinare la statua proprio verso la fine lo sconcertava. Con la determinazione impressa nello sguardo ambrato, Tsukishima non si sarebbe permesso di guastare la forma divina del suo amato. Dunque, con un ultimo movimento del polso, calcò per l’ultima volta la mano sul marmo. 

Con sforzo immenso, riuscì a terminare l'ultima parte mancante, ma il suo corpo cedette per la fatica. Due braccia, fredde come il marmo, sorressero in tempo il corpo esanime dello scultore. E gli sorrise.

« Mi hai trovato. »

 

 

 

 

 

 L'angolo dell'autrice:
 
ed eccomi qui con una nuova one-shot! queste ultime settimane sono state molto intense e sto iniziando a rallentare… mi ricordo il meme dello shiba, sono partita da “ahah già dal primo giorno ho avuto ispirazione per ben quattro storie” e sono giunta a “ueue non so scrivere aiut”
 questa one-shot era tra le bozze e mi dispiaceva lasciarla lì ad impolverare ( e per fortuna che avevo già iniziata a scriverla,, ) perciò mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura ;;

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3937995