L'Erede del Regno di Sotto

di Giana_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Regno di Sotto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Lo specchio magico ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. La Famiglia Reale ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. La Rocca Oscura ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Alan ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. La Nuova Regina ***



Capitolo 1
*** Il Regno di Sotto ***


Sarah se ne stava sul pullman di ritorno dal liceo. Quella mattina la professoressa le aveva assegnato una presentazione per storia a pochi giorni dalla fine dell'anno scolastico. Era andata bene senza bisogno di usare i suoi poteri per fortuna, anche perché l’ ultima volta che aveva usato i suoi poteri per sapere le risposte durante un interrogazione la Punizione aveva previsto che dimenticasse tutto quello che sapeva durante il compito successivo. Succedeva sempre così, ogni volta che usava i suoi poteri poi riceveva una punizione di pari “costo”  a quello che aveva fatto. Come quella volta che aveva usato i suoi poteri per curare una ferita che si era fatto sul palmo della mano mentre cucinava e la notte stessa si era svegliata con un dolore lancinante alla gamba dove aveva visto un taglio enorme che sanguinava, sporcando tutte le lenzuola. Per fortuna i suoi genitori non avevano visto niente, lei aveva messo tutto nella lavatrice e si era fasciata la gamba per facilitare la guarigione e nascondere il taglio. Era ironico il fatto che i suoi poteri non avessero nessun limite ma ogni volta che gli usava ricevesse la Punizione. Sarah ricordò la prima volta che i suoi poteri si manifestarono, mentre si alzava per scendere alla sua fermata. Una notte d’ estate, 3 giorni prima del suo quindicesimo compleanno per essere precisi, stava sognando di volare sopra Pisa fino al mare. Quando poi si era risvegliata stava fluttuando sopra il vialetto di casa sua ad almeno 10 metri di altezza. Da quel momento se la notte teneva la finestra aperta si legava un piede al letto con una sciarpa rosa per evitare di volare via. In effetti doveva sembrare una scena da commedia ma Sarah non la aveva raccontato mai a nessuno. Aveva paura che la credessero pazza. Nessuno lo sapeva. Una volta ci era andata vicina a raccontarlo alla sua migliore amica, quando avevano entrambe 17 anni, ma successe una cosa terribile che glielo impedì. Sarah costrinse con i suoi poteri un ragazzo carino della sua scuola ad avvicinarsi a lei e la punizione era stata che Elena si era dimenticata di essere sua amica, anzi la disprezzava insieme ai suoi compagni di classe che già la prendevano in giro. I suoi genitori e tutti gli altri pensavano che avessero litigato, perché Elena ricordava questo, l’ unica a sapere la verità era Sarah. Sconvolta dal senso di colpa aveva anche rifiutato Simone, il ragazzo su cui aveva usato la magia.

Sarah entrò in casa, viveva in una villa a solo due minuti a piedi della fermata. Come al solito non c’ era nessuno, i suoi genitori lavoravano sempre ed era figlia unica. Entrò in camera per lasciare la borsa col portatile, che gli era servito per la presentazione, e sul tappeto vide Amelia, il suo gatto maine coon, sdraiata sul fianco. Quando lei entrò la gatta tirò su la testa e le rivolse in pigro miagolio. La ragazza poggiò la borsa sul letto e grattò la pancia del gatto mentre lei faceva le fusa “Ciao Amelia..” le disse lei miagolò di nuovo ma rimase pressoché immobile sul tappeto. Aveva caldo, molto probabilmente, e anche Sarah lo aveva, visto che c’ erano più di 30 gradi fuori. Si tolse le decolleté nere e il vestito con i fiori, che aveva deciso di mettere la sera prima, e si mise degli shorts neri. Stava cercando di decidere se mettere una maglia o meno sopra, quando sentì dei rumori sordi sopra di se, sul tetto. Incuriosita voleva uscire nel giardino sul retro per vedere cosa fosse, magari un animale o simili, quindi si mise una canottiera rosso fuoco. Mentre si avvicinava alla porta a vetri che dava sul retro, però, senti suonare alla porta principale. Quando aprì la porta si trovò davanti 3 ragazzi che non aveva mai visto. Potevano avere dai 16 ai 25 anni dall’aspetto, quello davanti agli altri due che le stava sorridendo aveva la pelle olivastra e i capelli neri, gli altri erano molto più pallidi, con gli stessi occhi verdi, lineamenti molto simili e capelli chiari. Il ragazzo le si avvicinò, con un sorriso nervoso, e chiese “Tu sei quella che chiamano Sarah Bianchi?” con un mezzo sorriso lei disse “sì, sono io” “Altezza, mi chiamo Raj e spero che non si arrabbi per questo. Capirà tutto a breve.” Detto questo lui si chinò davanti a lei e, prendendola alla sprovvista, la caricò sulle spalle. Dopo di che Sarah vide la terra allontanarsi sotto di loro sempre di più. Lei cercò di urlare e liberarsi ma Raj la teneva stretta e il vento catturava la sua voce. Dietro di loro gli altri ragazzi volavano seguendoli e guardandosi attorno come se stessero cercando qualcosa con affanno. “Altezza se si sente male posso portarla sulle spalle, tipo zaino” “Io preferirei essere lasciata andare!” Urlò Sarah incredula alla parole del ragazzo “A questa altezza non credo proprio” Le disse ridendo Raj. Poi si fermò in verticale sospeso a circa 70 metri di altezza. “Si tiri su e si aggrappi a me Altezza” Sarah ci pensò su ma poi avendo visto a quale altezza erano decise che non aveva scelta. Si trovò di nuovo a testa in su aggrappata alle spalle di Raj e con le gambe legate ai suoi fianchi. “Si tenga stretta” e detto questo ripartì ancora più veloce di prima. “Adesso posso avere un po’ di spiegazioni?” Chiese Sarah all’ orecchio del ragazzo “Mi dispiace, ma ancora no” Disse Raj sorridendo un po’. Stavano volando lungo i monti e dopo circa 10 minuti Raj si abbassò di quota volando dentro un bosco con i rami degli alberi a pochi centimetri da loro. Voltandosi, Sarah vide che gli altri due ragazzi non c’ erano più. “Sono sopra gli alberi, lei non può vederli ma se chiude gli occhi riuscirà a sentirli” Sarah chiuse gli occhi e sentì sopra di loro un frusciò come un vento che spostava gli aghi dei pini. “Siamo quasi arrivati. Adesso dovremmo entrare nel regno. Se è un tipo pauroso chiuda gli occhi. In ogni caso si stringa più che può a me, qualsiasi cosa accada.” Le disse Raj per la prima volta serio. Davanti a se, Sarah vide un fiume di acqua cristallina che formava un piccolo stagno e una cascata. Sembrava un angolo incontaminato di paradiso naturale incastrato in una piccola radura. Poteva essere venuto fuori da un quadro rinascimentale. Sopra di loro c’ erano gli altri due ragazzi. “Noi andiamo per primi. State pronti” Disse Raj agli altri due poi aumentò la velocità fino a trovarsi praticamente parallelo al terreno, mentre si dirigeva verso la cascata “preparati a bagnarti!” Urlò poi entrò dentro la cascata di testa. Sarah non fece in tempo a chiudere gli occhi ma si coprì il volto contro la sua spalla. Al contrario di come si aspettava non si ruppero la testa contro la roccia ma entrarono in quella che sembrava un enorme grotta. Era immensa, si estendeva oltre quello che Sarah poteva vedere. C’ erano case in lontananza ma tutto sembrava.. privo di vita. “Benvenuta nel vostro Regno, Altezza. Il Regno di Sotto” disse Raj. Poi rallentò “Altezza, Xavier e Col sono ancora dietro di noi?” Chiese con la faccia preoccupata Raj. Sarah si voltò e gli vide, mentre entrambi le fecero un segno. Erano tutti e 4 bagnati fradici. “Sì” “Bene. Si regga. Abbiamo visite” Voltandosi Sarah vide che diversi uomini incappucciati in modo che non si vedesse il volto stavano volando verso di loro. Quello a loro più vicino mentre gli passava accanto gli lanciò quello che sembrava un getto di energia. Raj si piegò per evitarlo tanto velocemente che lei quasi cadde. Dietro di loro, anche gli altri due ragazzi si stavano difendendo dagli attacchi, scagliando verso i nemici quelli che sembravano scariche elettriche. Raj aveva i movimenti limitati visto che aveva lei aggrappata quindi non attaccava, evitava gli altri attacchi, riusciva a prevederli tutti. Stavano cercando di allontanarsi dal gruppo di nemici con i quali stavano combattendo Xavier e Col, e Raj sembrava sicuro di se, forse fin troppo. Un paio degli uomini incappucciati tornò indietro verso di loro alle loro spalle. Prima che Raj potesse accorgersene cercarono di attaccarli. Spinta da qualcosa Sarah staccò le mani da Raj e le puntò verso di loro. Dalle sue dita usci una scia di fuoco luminosa come il sole che gli colpì al petto facendoli precipitare a terra. In un certo senso Sarah fu invasa da una soddisfazione personale grandissima ma poi sentì Raj urlare “NO!”. Non riusciva a capire perché non fosse contento ma poi sentì un dolore lancinante lungo il braccio destro, dalla mano fino alla spalla e quasi per tutta la schiena. Le sembrava che la stessero bruciando viva. Incapace di trattenersi urlò di dolore. Sentì a malapena Raj dire “Sarah, resista, dove la stiamo portando potranno guarirla” Piangendo per il dolore lei si strinse col braccio sano a Raj e cercò di dire “Allora arrivaci più in fretta”.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Lo specchio magico ***




Sarah stava dormendo da un numero imprecisato di ore. Appena Raj aveva toccato terra lei era svenuta non riuscendo più a trattenersi. Dopo di che era rimasta incosciente fino ad ora. Aveva sentito solo frasi sporadiche di una voce femminile “Che cosa è successo?” ... ”Perché è lei l’ unica ad essersi ferita?” Anche se non capiva perché, sapere che gli altri ragazzi stavano bene le infondeva un profondo sollievo. Poi aveva sentito Raj dire “Non è stata colpita … è stata la maledizione.. voleva proteggere me e se stessa” Maledizione? Di cosa stavano parlando?...

Quando Sarah aprì gli occhi si trovò sdraiata in un enorme letto a baldacchino con la struttura portante tutta dorata e le lenzuola rosse. Interdetta si tirò su a sedere e vide che era in una specie di camera da letto ma sembrava che il soffitto non ci fosse e sopra di lei si vedeva un cielo notturno pieno di stelle. Invece di un pavimento normale per terra c’ era quello che sembrava un prato verdissimo. Mettendo i piedi sul prato, Sarah sentì la rugiada bagnarle le piante nude dei piedi. Mentre si tirava in piedi il prato si animava, sbocciavano papaveri, margherite, soffioni... Insieme ai fiori spuntavano anche farfalle dai mille colori che svolazzavano intorno a lei poi si allontanavano tutte verso la stessa direzione. Incantata, Sarah le seguì e vide che anche i fiori sbocciavano segnando un sentiero che portava verso quella direzione, mentre camminava i fiori dietro di lei si richiudevano e sparivano così com’ erano sbocciati. Seguendo le farfalle Sarah camminò fuori dalla stanza e poi salì una enorme scala a chiocciola fino al piano più alto. Qui c‘ era un enorme sala circolare buia con un grande tavolo di mogano ovale al centro. L‘ unica cosa che saltava agli occhi era un grande specchio, con la cornice dorata, infondo alla sala. Mossa dalla curiosità Sarah li si avvicinò e quando arrivò tanto vicina da specchiarsi, vide una cosa che la fece rimanere senza fiato. Lei indossava un vestito con una sola manica che copriva con del leggero pizzo il braccio che si era bruciata con la Punizione, poi il pizzo si fermava alla vita dove cominciava una gonna lunga di un tessuto leggerissimo e brillante. Era tutto dello stesso rosso delle lenzuola del letto tranne il fondo che, sfumando, diventava d’ oro. Non aveva scarpe ma sui piedi c’ erano disegnati ghirigori e fiori d’ oro. Anche nei capelli, bruni normalmente, aveva ciocche d’ oro e rosso sangue. Al collo portava una catena d’ oro con un ciondolo a forma di un fiore stilizzato circondato da un cerchio. Istintivamente la riconobbe come una stella alpina. Ma non era la sua immagine ad averla lasciata senza parole ma quello che stava succedendo alle sue spalle. La sala deserta e buia stava prendendo vita. Si riempì di luce e di persone che festeggiavano, sorridendo, con i vestiti più disparati, ispirati a diverse culture, giapponesi, indiani, brasiliani, russi... Ma quando Sarah si voltò alle sue spalle non vede niente e nessuno, solo la sala sempre buia e deserta. Guardando di nuovo lo specchio vide che l’immagine che aveva visto era sparita, c’ era solo lei. Com’era possibile? Sarah alzò una mano, con l’intento di toccare lo specchio, ma una voce dietro di lei la anticipò “Sarah, non farlo” Spaventata, Sarah si girò e vide chi aveva parlato. Dietro di lei ad un paio di metri che la stava osservando c‘ era un ragazzo che ad occhio aveva una ventina d’ anni con i capelli neri a spazzola, gli occhi verdi, una maglia rossa con stampato in oro lo stesso simbolo che lei portava al collo, la stella alpina, e pantaloni lunghi neri e strappati. “Quello è uno specchio magico, mostra a chiunque qualcosa del suo passato o del suo futuro. Chi ne tocca la superficie però viene cambiato e non riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia. Comincia ad avere allucinazioni e, di fatto, impazzisce” Le spiegò il ragazzo studiando la sua espressione. Sarah si voltò di nuovo verso lo specchio per non farsi guardare e, molto confusa dall’immagine di poco prima, chiese “Passato o futuro. E quello che ho visto era passato o futuro?” Il ragazzo le si avvicinò al fianco senza però entrare nel riflesso dello specchio, e rispose “L‘ unica che può saperlo sei tu...Altezza” “Perché mi chiamate tutti Altezza?...Chi siete? Dove sono?... Devo tornare a casa i miei genitori si staranno preoccupando” Disse Sarah poi, tirando su la gonna con le mani, si avviò verso le scale di corsa. Il ragazzo restò fermo e disse “Noi siamo come te, Sarah. Hai sempre saputo di non essere come i tuoi compagni e la tua famiglia. Non vuoi sapere chi sei tu? Non vuoi sapere perché ogni volta che usi la magia paghi in qualche modo? Come è successo oggi quando qualcosa ti ha spinto a proteggere Raj e a fidarti di lui e hai pagato con la tua salute. Sei rimasta incosciente per ore...Sei diversa da quelli che conosci ma noi siamo come te” Sarah aveva dimenticato quello che era successo, ma il braccio non le faceva male per niente, e i fiori e lo specchio lo avevano fatto passare la cosa in secondo piano. Cercando di rimanere composta, si girò verso il ragazzo che la stava guardando preoccupato e implorante. Sarah si era sempre fatta queste domande e voleva conoscere le riposte, qualcosa le diceva che questa sarebbe stata l‘ ultima occasione di averle. “Torna davanti allo specchio, te ne prego, e avrai tutte le risposte che desideri. Poi potrai decidere di andartene o rimanere” Detto questo, il ragazzo allungò la mano, verso di lei. Sarah guardò la mano appesa in attesa e, decisa a voler sapere chi era, disse “Mi prometti che dopo potrò andarmene dai miei genitori?” Lui la guardò serio e disse “Ti porterò io stesso nell‘ altro mondo, se lo vorrai” Sarah decise di fidarsi, fece un respiro profondo e raggiunse il ragazzo per dargli la mano. Lui la portò di nuovo davanti allo specchio ma si mise lui al centro con lei al suo fianco. La ragazza si perse nella bellezza sconvolgente del suo vestito notandolo davvero per la prima volta. “L‘ oro è il colore della famiglia reale da almeno 10 generazioni. Il rosso è il colore dei ribelli e il fiore e il tuo simbolo, bello, raro, prezioso e simbolo di...” “Coraggio e determinazione.” Concluse Sarah guardando il ciondolo al collo. Il ragazzo la guardò nello specchio “Esatto.” “Non ho niente in comune con la stella alpina però...” rispose frustrata Sarah. Lui la guardo serio e stringendole la mano disse “Quello che hai fatto oggi dimostra il contrario, Sarah. Io ti conosco da quando sei nata e so che è il simbolo più adatto a te” “Io e te ci siamo già visti?” Chiese confusa Sarah, voltandosi verso di lui. “Guarda nello specchio, Sarah” Lei obbedì e l‘ immagine cambiò.
Vide una camera luminosa con un grande letto bianco, tutto sfatto. Al centro c‘ era una donna bellissima, aveva dei riccioli biondi e gli occhi azzurri come il mare. Indossava una vestaglia bianca che sembrava essere fatta di nuvole e in braccio aveva una bambina avvolta in un telo dorato. “Questo è un mio ricordo. Il nostro primo e ultimo incontro.” Le spiegò il ragazzo. Non capendo, Sarah disse un’ovvietà “Ma io non sono quella donna” Poi però la donna nello specchio fece per mostrare la bambina che teneva in collo e subito Sarah si rese conto che quella era lei appena nata. Poi una manina entrò nel campo visivo e strinse una delle sue paffute mani e la Sarah bambina sorrise raggiante. Poi lo specchio tornò alla realtà. Voltandosi verso il ragazzo ebbe un flash improvviso. “Alexander...” Lui inspirò bruscamente e le strinse la mano per confermare. Si vedeva un leggero sollievo nel suo volto ma la preoccupazione era l‘ emozione dominante. “Cosa altro ricordi Sarah?” Sarah chiuse gli occhi per concentrarsi ma altro non le venne in mente, ricordava il sorriso di un bambino piccolo coi capelli neri che le stringeva la mano, Alexander, ma nient‘ altro. Riaprì gli occhi e disse sconsolata “Mi dispiace, nient’altro” Lui annuì come se se lo aspettasse e poi disse “Vieni. Andiamo nella tua stanza devo raccontarti tante cose ma meglio se ti stendi e se ti allontani dallo specchio” Lui la portò di nuovo verso le scale e appena lei mise i piedi sul legno scuro degli scalini ricomparì il prato, i fiori e le farfalle che aveva già visto. Prima che lei poté chiedere lui rispose alla sua domanda “Questo palazzo è il posto dove sei nata e dove i tuoi antenati hanno regnato sul nostro regno. Una volta era pieno di vita ma quando la corona è stata rubata alla vostra famiglia il palazzo è morto. La tua presenza gli sta dando di nuovo vita.” Sarah stese una mano e una farfalla si appoggiò sul suo palmo aperto per qualche secondo poi volò via.

Mentre cominciarono a scendere le scale lei diede voce alle sue insicurezze e disse “è impossibile. Io non sono una principessa o simili. Sono solo una sfigata umana. Chiedilo ai miei genitori o ai miei compagni di classe…” pronunciando l‘ ultima frase con ironia nera. Alexander rise anche se era nervoso e disse “Tu non sei ne umana ne sfigata, Sarah” Punta nel vivo chiese “Allora chi sono?” Alexander annuì, come se si aspettasse quella domanda, e, come se stesse pensando alla risposta da ore, disse "Tu sei quella che alcuni esseri umani chiamano fata. Puoi volare e fare cose che loro non possono fare. Ti fidi facilmente delle altre fate perché sai che tutti noi siamo un popolo gentile che ha come obiettivo proteggere la natura in ogni sua forma. Per quello oggi ti è venuto l'istinto di proteggere Raj." stavano entrando nella camera dove Sarah si era svegliata. "A proposito di oggi senti dolore? Dovrei controllare la cicatrice." Aggiunse lui, ma lei fece segno di no per obbiettare. Lui la portò a sedere sul letto e disse "Mi dispiace Sarah devo controllarla e lo farò con o senza il tuo consenso" lei sbuffò ma disse "Ok" e chiuse gli occhi, preparandosi al dolore. Lui sì mise dietro di lei e le sfilò la manica di pizzo, senza toglierle il vestito. "è la prima volta che la Punizione quasi mi uccide.." disse Sarah, ricordando le Punizioni peggiori ricevute. Intanto Alexander le toccava la cicatrice lungo tutta la sua lunghezza. Da quello che capiva Sarah, la cicatrice sì estendeva dalla colonna vertebrale fino al polso destro. Era incredibile la velocità con cui erano riusciti a curarla, erano passate solo poche ore e lei non sentiva niente, a parte un po’ di stanchezza. "La Punizione? Ah ho capito parli degli effetti della maledizione..Non so cosa farei se non potessi usare i miei poteri" ragionava Alexander mentre faceva muovere il braccio di Sarah. "Saresti un semplice sfigato umano. Ma di quale maledizione parli?" disse ridendo lei. Era strano ma quando Alexander le toccava le dita, anche solo per provare che si muovessero correttamente, sembrava che le loro mani non dovessero fare nient' altro che stringersi. Forse era stata l'immagine allo specchio. "Ok, la bruciatura va bene ma la cicatrice rimarrà. Come ti senti?" chiese lui, all’ apparenza meno nervoso "Mi sento bene, Alexander, forse un po stanca" Lui si mise davanti a lei e disse "Ok allora, dormi" e fece per voltarsi e uscire. All' improvviso all' idea di rimanere da sola fu terrorizzata "No, Alexander aspetta!.." lui la guardò curioso e chiese "Perché?" Sarah cercò velocemente una scusa accettabile e alla fine disse "Devi raccontarmi ancora tutta la storia.." Alexander arricciò le labbra mentre pensava poi disse "Ok te la racconterò come storia della buonanotte se vuoi. Ma tu chiamami Alex, quando qualcuno mi chiama Alexander significa che è arrabbiato con me perché ho fatto qualcosa di male. Mettiti sotto le coperte così comincio." "Perché mi sento tanto a mio agio con te? Non ti conosco neanche.." disse Sarah, ragionando per conto suo, mentre sì sdraiava sotto le coperte. Anche se era stanca voleva davvero sapere tutta la storia. Voleva sapere il motivo per cui tutti la chiamavano Altezza e anche della maledizione. "È normale, è perché sei una fata come me, inconsciamente sai che siamo parte di un popolo generoso, amichevole e buono" Sarah ci pensò su, ma qualcosa le diceva che c' era anche qualcos’altro che le faceva desiderare che Alexander si stendesse vicino a lei. Lui sì mise seduto sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera dietro di loro. Sarah sì girò su un fianco, verso di lui, in attesa. Alexander ci pensò su per qualche secondo e poi cominciò.


G.M.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. La Famiglia Reale ***




"Fino a 20 anni fa un Re buono regnava sul Regno di Sotto, il nostro Regno, Re William. Al suo fianco aveva una Regina intelligente, sempre positiva e sorridente che riusciva a far sentire meglio chiunque le stesse vicino, Regina Giorgia. Il re e la regina sì amavano moltissimo e diedero vita ad una bambina, tua madre, la principessa Sophie.." a sentire dire 'tua madre' Sarah ebbe un brivido e Alexander sembrò accorgersene perché le guardò il viso poi, osservandola fece un gesto con la mano che rese la stanza più buia ma di un buio.. come caldo e accogliente, poi appoggiò la mano sulla sua guancia e la accarezzò dolcemente. Continuando a toccarla con affetto, riprese la storia "La principessa Sophie era una bambina bellissima e fu sua madre a darle il nome, un nome che significa saggezza, con la convinzione che poi sarebbe diventata la sua virtù più importante. Purtroppo la regina Giorgia morì per delle complicanze pochi giorni dopo il parto, lasciando re William da solo, con una bambina appena nata. Tuo nonno era già molto avanti con gli anni quando è nata tua madre ma comunque si prendeva cura di lei con molto amore. Col passare del tempo Sophie divenne una ragazza intelligente, bellissima ma anche intraprendente e caparbia, ma, mentre lei cresceva forte e saggia, tuo nonno col passare del tempo si sentiva più solo e debole. È così che Alan sì avvicinò a lui.." Sarah corrucciò la fronte sentendo quel nome pronunciato da Alexander con voce grave, ma stette buona e in attesa. "Tu non lo sai ma oltre al Regno di Sotto e quello degli umani, sopra quest' ultimo c'è il Regno di Sopra, abitato da maghi come noi che però hanno l'anima corrotta dall'avidità e la sete di potere. Hanno un così grande senso di superiorità che volano via dal nostro mondo per elevarsi al posto che loro pensano gli spetti. Ma più sì allontanano dal mondo degli umani, ai quali noi siamo ancora molto legati, più perdono la loro umanità e i sentimenti.. Diciamo positivi. I maghi del Regno di Sopra traggono energia dal caos, dalla rabbia .. Noi invece dall'equilibrio, dalla natura, da sentimenti come l'amore.. " "i buoni e i cattivi insomma" disse Sarah che faticava a tenere gli occhi aperti. "Riduttivo ma esatto" disse Alexander sorridendo.
Poi aggiunse "di solito riusciamo a distinguerli da noi come fanno loro ma Alan no, era figlio di un uomo del Regno di Sopra e una donna del nostro, essendo stato cresciuto dal padre di fatto era come lui, molto potente oltretutto, ma irriconoscibile. Col passare del tempo Re William si ammalò sempre di più fino a .. morire." Incapace di trattenersi, Sarah versò qualche lacrima silenziosa. Alexander la vide e si sdraiò accanto a lei dicendo "Mi dispiace Sarah..ti prego non piangere.." Sarah scosse la testa e si asciugò le lacrime con le dita, dicendo "Non ti preoccupare sono io che sono emotiva. La stanchezza non aiuta..” Alexander le levò una lacrima dalla guancia e disse “Lo dici come se fosse una cosa negativa. Meglio che ti lasci dormire per un’oretta. Continueremo la storia a cena.” Sarah non voleva stare sola ma la stanchezza era troppa. Non fece in tempo a protestare che il sonno la trascinò nell‘ oblio.

“Altezza è ora di svegliarsi!” Sentì urlare Sarah vicino a se. Aprì gli occhi e vide Raj fissarla a troppi pochi centimetri da se. “AAAH!” Urlò girandosi di scatto ma non aveva tenuto conto che era troppo vicina al bordo del letto, così cascò per terra di faccia. “Non credo che quello sia l‘ ideale per dormire” sentì dire Raj dal letto, mentre tratteneva le risate. Sarah si tirò su e, stringendo gli occhi con fare minaccioso, disse “Non so di cosa tu stia parlando ma neanche questo è il modo ideale di svegliare qualcuno” “Parla del vestito. Stai ancora indossando il vestito da cerimonia” Sentì dire Alexander alla porta. Quando si girò vide che anche lui stava trattenendo una risata. Lo fulminò con lo sguardo ma lui rise e le porse una pila di vestiti piegati. “Adesso cambiati, così ti portiamo a mangiare” Sbuffando Raj lo seguì fuori dalla porta, chiudendola.

Sarah guardando i vestiti decise alla fine di mettere del leggins neri lunghi fino al ginocchio e una canottiera rossa ma tenne la collana sperando che in quello strano mondo fungesse da talismano. Strano mondo ma anche famigliare in qualche senso, la sensazione era veramente strana. Quando uscì dalla camera, oltre a Raj e Alexander, appoggiati alla ringhiera della scala a chiocciola c‘ erano Xavier e Col. Tutti appena la videro chinarono leggermente la testa, tutti tranne Alexander che la guardò negli occhi e sorrise nel vedere il suo abbigliamento così diverso dall‘abito da cerimonia, probabilmente. Raj fu il primo a tirarsi su, con il solito sorriso da ragazzino stampato in faccia, e, trascinandola con la forza, corse contento fino al piano terra. Xavier e Col entrarono primi nella sala infondo alla scala. Era una grande stanza, con già diverse persone sedute a mangiare.
Quando Raj la trascinò dentro, la sala si illuminò improvvisamente, dalle finestre entrò la luce rosata del tramonto, nonostante fossero sotto terra per quanto sapesse Sarah. “La Principessa è tornata a casa..” Sentì sussurrare Alexander dietro di lei. Tutti gli altri stavano guardando la sala che si illuminava. Estasiata dalla visione, anche Sarah si perse nell‘ ammirare la sala. La luce entrava e sul pavimento stava crescendo di nuovo il prato, ma questa volta tutta la sala ne fu ricoperta. Sui tavoli sbocciarono fiori di tutti i tipi e colori, in centrotavola tutti diversi e bellissimi. Quando Sarah abbassò lo sguardo, vide che ogni persona nella sala la stava osservando, in silenzio. Sarah cominciava a sentirsi a disagio ma non poteva girarsi e andarsene. Aveva ancora Raj al fianco che si godeva il momento di attenzione momentanea. Non sembrava avere la minima intenzione di separarsi da lei o di nasconderla, come stava, invece, desiderando in quel momento. Sentì un sospiro di esasperazione dietro di lei, poi Alexander le mise una mano sopra al gomito e cominciò a spingerla verso il lato apposto della sala, dove c‘ era un tavolo vuoto.

Mentre si metteva seduta, voltando le spalle a quelli sguardi, disse “Com’è possibile che sia io l‘ erede al trono di questo regno? Non può essere..” Alexander si mise seduto alla sua destra e Raj all‘ altro suo fianco, poi anche Xavier e Col si sedettero allo stesso tavolo. “La natura non mente altezza..” disse Raj euforico, “E poi mi hai riconosciuto oggi davanti allo specchio” Disse Alexander poi Xavier, parlando per la prima volta, disse “E quella fiammata di oggi può essere stata opera solo di un membro della famiglia reale.. ” “Cioè?” Chiese perplessa Sarah. “Ah già tu non sai niente. Noi abbiamo una famiglia reale per una ragione. Si racconta che la tua famiglia discenda dalla prima fata esistente. Questo comporta che avendo generazioni e generazioni di fate alle spalle la famiglia reale sia formata da i maghi più potenti che esistano. La magia si consolida e si potenzia col tempo.” Spiegò Alexander. Col poi aggiunse, con tono sorpreso “E pensare che tuo padre era un semplice umano..” Poi sussultò e guardò male Alexander. Sarah intuì che lui gli aveva tirato un calcio sotto il tavolo. “Cosa?” Chiese Sarah, incuriosita e perplessa. “Grazie mille, Col” Disse Alexander fulminando il mago con lo sguardo poi guardando il piatto vuoto davanti a se disse “Hai visto tua madre nello specchio ma devi sapere che tuo padre non era un mago. Era un umano. Non era mai capitato finora che un mago avesse un figlio con un umano perché gli umani non sanno della nostra esistenza, in più inconsciamente sono spaventati dai nostri poteri. Ma tua madre fuggiva sempre da qui nel mondo degli umani..” “Come darle torto..” Disse Xavier “Non capisco..perché fuggiva?” Chiese Sarah, confusa dalle loro parole.
Alexander ispirò profondamente, per prendere coraggio, e poi disse “Quando tuo nonno, Re William, morì, Alan prese in custodia tua madre che aveva circa 14 anni. E si racconta .. che le facesse violenza in ogni modo possibile: la picchiava, la offendeva, la rinchiudeva per giorni senza contatti con altre fate ne cibo ne acqua.. è questo il motivo per cui lei fuggiva. Prima che compisse 18 anni, nel mondo degli umani conobbe un ragazzo della stessa età e dopo 1 annetto ebbe te..” Sarah si sentì come ghiaccio dentro. Nella sua mente vedeva l‘ immagine di sua madre con gli occhi bordati di nero e le labbra spaccate.

“Ragazzi ecco la cena per voi e per la nostra Principessa!”  Disse una donna, mettendo la cena nei loro piatti. La voce era la stessa che Sarah aveva sentito quello stesso giorno mentre sveniva. Guardandola ebbe la sensazione di conoscerla già. Lei, dopo averla servita, rispose al suo sguardo indagatore dicendo “Io ero la migliore amica di tua madre, sono stata l‘ unica altra fata che hai conosciuto, tra l’altro, beh a parte mio figlio..” Sarah piegò la testa di lato, non capendo, ma poi lei le indicò Alexander che praticamente stava infilando la faccia nel piatto, da quanta fame avesse, come Raj e gli altri. “Oh tu sei la madre di Alexander” “Esatto, tesoro ma chiamami Rosa, adesso mangia che ne hai bisogno, eri in uno stato terribile quando sei arrivata. Curarti è stata un‘ impresa.” Sarah si sentì debitrice, verso quella donna, e disse “Grazie mille. Per la bruciatura, per il cibo e qualsiasi altra cosa. Le devo la vita..” Lei le diede un buffetto sulla guancia e disse “Sciocchezze, Altezza. Dovevo milioni di favori a tua madre. Adesso ceni tranquilla, ha bisogno di energia” Poi mentre andava diede una patta in testa ai ragazzi e disse “Mangiate ammodino..” Raj quasi si strozzò.. Era stato divertente. Quando finirono di cenare Raj fu il primo ad andarsene da un uomo ad un altro tavolo, dalla somiglianza probabilmente suo padre. Poi Xavier e Col andarono via insieme. Rimase solo Alexander che una volta che lei ebbe finito, le sorrise a malincuore, e disse “Pronta per il resto della storia? Devo mostrarti una cosa”.




G.M.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. La Rocca Oscura ***




Sarah annuì e si fece prendere per mano da Alexander. Lui la portò fuori dalla sala e poi fuori dal palazzo. Le diede le spalle e disse “Salga altezza” “Eh??” chiese Sarah “Dobbiamo arrivare sul tetto e questo è il modo meno faticoso. Suppongo che tu non voglia volare per conto tuo...” “Aaah, Ok... Almeno tu me lo hai chiesto. Raj oggi non l’ha fatto...” Lui rise e lei gli salì sulle spalle. Mentre Alexander volava verso la cima del palazzo, Sarah ricordava cosa era successo quando lei aveva volato per conto suo l‘ ultima volta, e la punizione ricevuta. La notte si svegliava urlando perché sognava che le spuntavano ali di pipistrello tra le scapole. Si svegliava a notte inoltrata, un po‘ per la paura e un po’ per il dolore che sentiva nel sogno. Doveva stare attenta a cosa indossava perché per una settimana ebbe, oltre agli incubi, graffi enormi e profondi tra le scapole. Sarah ebbe un brivido al pensiero di quei graffi che diventavano più grandi e profondi giorno dopo giorno. Era ancora distratta quando Alexander le diede un buffetto sul braccio e le disse “Adesso puoi scendere” Sarah allontanò quelle immagini orribili e scese velocemente. Alexander la stava guardando cercando di capire a cosa pensasse ma lei, decisa a non volerne parlare, disse “Cosa vuoi farmi vedere qui su?” Erano da soli e sul tetto non c‘ era niente. “Oh sì...Ti volevo far vedere quello..” Disse indicando un palazzo lontano illuminato da poche luci. Aveva un‘architettura...gotica, ma le mancava l‘ eleganza. Era slanciata da guglie appuntite, e anche dai muri esterni spuntavano lance che puntavano in tutte le direzioni. “Accogliente...” Disse Sarah con sarcasmo. Alexander annuì e, guardandolo, disse “Quello è il castello di Alan. L’ ha costruito così per incutere terrore, in questo ci è riuscito” “Com’è possibile che sia salito al trono così??” Alexander la guardò e disse “è il momento del resto della storia... Dove eravamo?.. Ah sì! Alan ce l’aveva a morte con tua madre perché, al compimento della maggiore età, avrebbe dovuto ereditare il trono. Le botte e la violenza dovevano servire a farla apparire debole. Inoltre lui cercava di screditarla in ogni cosa che faceva. Quando seppe che aspettava un figlio da un umano, Alan raggiunse il limite. La fece rinchiudere e disse che non poteva regnare per problemi mentali. Le fece dimenticare il nome e l’aspetto del ragazzo di cui si era innamorata così da far soffrire lei e lui. Quando nascesti tu tua madre ti mandò subito nel mondo degli umani quando sentì Alan dire che ti avrebbe uccisa. Quando lui non ti trovò l’unica cosa che potesse fare era renderti innocua a distanza e ti scagliò addosso una delle maledizioni più potenti che esistano. Ad ogni magia che esegui la stessa si ripercuote su di te causandoti dolore e allucinazioni. Tutto questo doveva servire a non avere ostacoli al suo potere. Per non rischiare Alan uccise tutti quelli che ti avevano visto o che sapevano della tua esistenza. Poi, prendendoci gusto, uccise quasi tutte le persone che lavoravano in questo palazzo. Poi lui si trasferì nella Rocca Oscura. Mia madre era una cuoca nel palazzo e si salvò, portandomi via con se, proprio perché tua madre le disse di scappare. Però, mentre scappava, si rese conto che molti maghi non credevano alle parole di Alan, quindi cominciò a riunirli e gli aiutò a nascondersi in questo palazzo una volta che lui l’aveva abbandonato. Gli raccontava della tua nascita e di quello che Alan aveva fatto a tua madre. Lei è stata la prima ribelle...” Sarah si era seduta sul pavimento a gambe incrociate mentre Alexander parlava e camminava avanti indietro. Stava pensando alle parole che aveva detto ma c‘ erano due cose che non aveva ben capito, così chiese “Alexander, perché sono qui se non posso aiutarvi, per via della maledizione?” Lui si fermò in piedi davanti a lei e disse “Tu sei la chiave, Sarah. Noi ribelli da soli non possiamo fare niente contro Alan. Tu come membro della famiglia reale puoi, da oggi, riprenderti il trono e levare la corona ad Alan. Noi penseremo a proteggerti...” Anche lei si alzò incredula e disse terrorizzata “Che cosa? Ma io sono una bambina! Non posso guidare questo regno!! Tua madre, come capo dei ribelli, può benissimo essere la nuova Regina. Non posso proprio...” Lui le mise le mani sulle spalle, la scosse, per farla smettere di parlare, e le disse “Sarah abbiamo bisogno di te. Non sei più una bambina hai compiuto 18 anni questa notte e solo tu puoi pretendere il trono da Alan, come membro della famiglia reale. Noi ti aiuteremo ma senza di te non possiamo fare niente...” L’ unica cosa a cui Sarah riusciva a pensare era che lei doveva compiere ancora 18 anni, mancavano ancora 3 o 4 giorni... “Ma non era ieri il mio compleanno...” Lui la guardò con un mezzo sorriso “Invece sì. Probabilmente i tuoi genitori umani hanno sempre usato la data nella quale ti hanno trovata o presa in affidamento. Sei stata esiliata quando avevi all‘ incirca 48 ore di vita... Io non avevo neanche un anno..” “Non è possibile...” Disse Sarah. Non riusciva a capire perché gli importasse proprio di un dettaglio così marginale. In effetti c‘ era un‘ altra cosa molto più importante che doveva chiedere visto che lui non l‘ aveva detto “Alex... Mia madre è ancora viva?” Lui evidentemente si aspettava quella domanda e sussurrando, quasi avesse paura che dirlo normalmente l‘ avrebbe fatta soffrire di più, disse “Nessuno lo sa... E non c’è neanche modo di saperlo. Il suo corpo non è mai stato trovato e Alan potrebbe averla portata con se nella Rocca per controllarla. Tua madre era..è straordinariamente intelligente e l’ultima cosa che Alan voleva è permetterle di fuggire...” Sarah lo guardò negli occhi e, senza sapere bene perché, cominciò a piangere. Quasi imitandola, cominciò a piovere. Ma nessuno dei due riusciva a muoversi, stavano fermi a guardarsi negli occhi a bagnarsi sotto la pioggia. Incapaci di muoversi o parlare.

Alla fine il primo a muoversi fu Alex che la prese in collo e la riportò dentro il palazzo e poi fino alla sua camera. Poi senza dire niente le portò un asciugamano e una camicia da notte bianca. Poi fece per andarsene, ma Sarah lo prese per il polso e gli chiese “Alex ti prego, dormi con me. Non posso restare sola...” Lui la studiò ma poi annuì e disse “Vado a prendere qualcosa per dormire allora. Torno subito.” Lei annuì. Si stava un po’ riprendendo dallo shock, fortunatamente, adesso doveva decidere cosa fare. Forse dormirci su l’ avrebbe aiutata... Indossò la camicia da notte e si asciugò i capelli per quanto poteva. Quando aveva finito di prepararsi, anche Alex entrò pronto per dormire, con i capelli altrettanto umidi e una T-shirt rossa. Sarah si infilò sotto le coperte girata su un fianco e Alex la imitò stringendola in un abbraccio per confortarla. Stretti e ancora un po’ bagnati si addormentarono.

Sarah si svegliò di soprassalto. Ma poi sentì Alex russare dolcemente vicino a lei. Facendo attenzione a non svegliarlo, levò il braccio che ancora le stringeva la vita. Poi in punta di piedi raggiunse le scale e poi il salone all’ ultimo piano. Lo specchio magico brillava in fondo alla sala. Non potendosi trattenere Sarah corse verso di esso. Quando gli fu davanti l‘ immagine cambiò, vide se stessa indossare un abito d‘ oro lungo fino ai piedi ricoperto di farfalle e fiori rossi. Sulla testa aveva una corona d‘ oro, un diadema con una pietra rossa circondata da rami di oro sottilissimi. “Direi che non è un episodio del tuo passato...” Sentì dire alle sue spalle Sarah. Girandosi vide la madre di Alexander che le sorrideva un po‘ nervosa. “Sarah lo so che hai paura. Ma non potrai sbagliare. Ce l‘ hai nel sangue, fidati...” Aggiunse mettendole una mano sulla spalla con fare amorevole “Dovrai solo seguire il tuo istinto. Hai salvato uno dei nostri ribelli più giovani oggi e solo perché hai dato ascolto al tuo istinto da regina.” Continuò la donna. Lei diede voce alle sue paure e disse “E se facessi qualcosa di sbagliato? Se il potere mi cambiasse?” Rosa la fece voltare verso lo specchio, dove adesso, vicino a lei, c’erano sempre più persone, tra cui i ribelli che conosceva, che le sorridevano complici. “Non potrai fallire, tesoro...” Sarah fece 2 profondi respiri ad occhi chiusi poi quando gli riaprì disse “Ok. Ci sto.”

Quando Sarah si infilò di nuovo nel letto tra le braccia di Alex, lui sembrò svegliarsi e le chiese se stava bene ma poi, prima ancora di conoscere la risposta, si addormentò esausto. Sarah sorrise, incapace di trattenersi davanti all’ espressione pacifica di Alex, e lo baciò sula guancia prima di addormentarsi. Sarah sognò la sala al pian terreno piena di gente che ballava contenta. Girandosi vide Alex in smoking con un laccio rosso sciolto al collo. Lui le sorrise e al suo orecchio le disse “Sa mia Regina? Con quel vestito è davvero bellissima..” Poi lei nel sogno, rise di gusto, e rispose “Sa mio Re? Ha il farfallino slacciato” portò le mani al suo collo, per sistemargli il papillon. Poi cominciarono a danzare in mezzo alla sala, insieme ad altre decine di fate. Ma poi sentì una mano sulla sua mano scuoterla portandole via quella visione meravigliosa. Quando si svegliò vide che era Rosa ad averla svegliata. Alex, invece, non c’ era. Rosa le disse con espressione seria e determinata “Sarah svegliati, dobbiamo prepararci, stasera andremo a fare visita ad Alan”.



G. M.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Alan ***




Sarah aveva passato buona parte della mattina da sola mentre i maghi si preparavano alla battaglia. Non sapendo cosa fare era finita per gironzolare nella reggia. Le stanze buie continuavano ad illuminarsi e prendere vita quando lei vi entrava. Il prato con i fiori e le farfalle continuavano a comparire. Vagando nel palazzo guidata dalla luce calda e dalle farfalle del castello, alla fine, era arrivata in una sala pressoché circolare con una scrivania al centro. Alla parete c‘erano appesi tantissimi ritratti, la maggior parte delle persone raffigurate erano estranee, anche se dalla corona che indossavano Sarah intuiva che fossero i vecchi regnanti, o meglio i suoi antenati. Guardandoli così fieri, orgogliosi e sereni Sarah si sentì prendere dal panico. Come poteva lei discendere da quelle “persone”? Non si sentiva.. regale. Ma continuando a guardare i ritratti da vicino arrivò a quello precisamente opposto alla porta, dietro alla scrivania. Ritraeva un signore anziano che stringeva la mano ad una ragazza, di poco più di 10 anni, dai boccoli biondi. Lui portava la corona mentre lei no, anche se entrambi erano vestiti a festa. Sarah guardando la ragazza la riconobbe anche se era più giovane di quella che aveva visto, era sua madre, Sophie. Dalla somiglianza Sarah intuì che l‘ uomo che le stringeva la mano fosse Re William. Osservando suo nonno da vicino si rese conto che Sarah le somigliava in qualche particolare. I capelli mossi e disordinati, gli occhi e la loro forma.. Nella sua mente sorse un pensiero. Se si somigliavano, anche se poco, nell’ aspetto forse anche lei sarebbe stata capace di regnare. Forse poteva regalare a quella gente un po‘ di pace e trovare anche il posto che aveva sempre cercato. Un posto dove nessuno l‘ avrebbe creduta strana. Doveva spodestare Alan, i ribelli avevano bisogno di lei. Forse una volta diventata regina avrebbe potuto anche avere l‘ aiuto di altri maghi per regnare, anche per impedire di commettere lo stesso errore di suo nonno con Alan. Improvvisamente a Sarah venne un piano in mente. Corse verso il giardino dove i ribelli si stavano allenando. Doveva parlare con Rosa.
 
Sarah stava di nuovo sulle spalle di Raj mentre loro e tutti i ribelli stavano volando verso la rocca oscura. Alex era vicinissimo a loro, che li controllava e sua madre era subito dietro di lui. Rosa le aveva spiegato che sarebbe stato meglio volare con Raj perché così Alex che era più grande e abile era più libero di muoversi, anche per aiutarli. In realtà, suo figlio quando aveva sentito quella frase, nella sala del palazzo reale, aveva fatto una smorfia come se disapprovasse ma poi non aveva obiettato. Davanti a loro la Rocca Oscura si stava avvicinando. Sarah potendola osservare meglio si rese conto che ogni dettaglio era stato curato per rendere il palazzo più terrificante. Un fossato di acqua scura e densa lo circondava, aveva pochissime finestre e le lance infilate nei muri completavano l‘ immagine raccapricciante. Raj volò basso lungo le mura fino ad arrivare dalla parte opposta rispetto all‘ entrata principale. Poi si fermò in piedi davanti al muro di mattoni scuri. Sarah scese e si sistemò il vestito che Rosa le aveva dato da indossare, era un vestito con una sola spallina, bianco e morbido che le arrivava fino al ginocchio. La particolarità del vestito che lo rendeva meraviglioso era che la stoffa, che sembrava tulle, era ricoperta da un disegno di rami, foglie e fiori fatto di lamina d‘ oro, o almeno sembrava fatta di quel materiale. Da quel che aveva capito Sarah tutti i vestiti che aveva indossato erano della famiglia reale e quello era stato fatto per sua nonna per il suo matrimonio con Re William.
Guardando confusa il muro davanti a se, chiese “Come facciamo ad entrare?” Rosa si fermò sopra di loro e alzò le mani coi palmi rivolti verso il muro e colpì il muro con quello che sembrava una scarica elettrica riducendone una parte in cenere. Poi come se avesse bruciato un semplice foglio di carta tornò con i piedi per terra senza battere ciglio. Sarah guardò il buco nel muro e l‘ unica cosa che riuscì a dire fu “Oh..” Rosa entrò per prima poi guardandosi intorno fece un segno a Raj. Lui prese sulle spalle Sarah e, volando sopra al fossato, entrò nel varco. Alex e altri ribelli entrarono dopo di loro, anche se una parte stava attaccando la porta principale per distrarre le guardie. Lungo le mura correva un corridoio stretto, angusto e buio, sia a sinistra che a destra. “Da che parte andiamo?” Chiese Raj guardandosi intorno. Sarah però osservando il corridoio in entrambe le direzioni decise di andare a sinistra, inconsapevolmente. Non sapeva neanche perché ma c’era qualcosa che la portava in quella direzione. Alex la stava osservando quindi, facendo segno agli altri, la seguì subito.
Dopo qualche minuto che stavano camminando, infondo al corridoio videro una luce. Dopo di che si ritrovarono davanti ad una porta che dava su delle scale che si allargavano sempre di più scendendo in una sala illuminata e piena di persone che discutevano. Sarah, senza dire niente agli altri, cominciò a scendere le scale. Mentre scendeva sentiva prima gli sguardi dei ribelli su di se, poi anche gli uomini nella sala smisero improvvisamente di urlare e la osservarono con ostilità. Sentendosi per la prima volta degna di essere regina Sarah guardò davanti a se e tenne dritte le spalle mentre scendeva. Non sapeva neanche da dove le veniva tanto coraggio ma da quando era entrata in quella Rocca si era sentita in pericolo e aveva anche sentito che gli altri ribelli erano in pericolo, quindi doveva proteggerli. Era suo compito. Osservando gli uomini davanti a se si rese conto che non erano fate come lei, la guardavano con ostilità che non poteva essere di una fata del Regno di Sotto. In mezzo al gruppo svettava un uomo senza capelli e il pizzetto appuntito. Indossava una specie di mantello scuro che lo faceva sembrare più alto e minaccioso. Dal modo in cui si ergeva sugli altri uomini, e della corona appuntita che portava in testa, capì chi era. Alan.

Lui quando la vide strinse gli occhi e urlò “Chi osa disturbare il Re?!?” Mentre udiva quelle parole, Sarah, sentiva la superbia e la fierezza di quell’uomo. Sembrava quasi che anche gli altri uomini vicini a lui diventassero più piccoli ad ogni sua parola. Sarah, una volta sceso l’ultimo scalino, prese un profondo respiro e disse “Penso che tu sappia chi sono, Alan”. Lui ebbe una specie di sussulto nel guardarla meglio e sussurrò “No.. Non è possibile..” Sarah si fermò davanti al gruppo di uomini. Molti non sapevano chi fosse ma Alan l‘ aveva capito. Con tono sorprendentemente deciso cominciò a parlare “Io mi chiamo Sarah. Sono la legittima erede al trono di questo Regno e sono qui per prendere ciò che mi spetta. Ciò che è stato sottratto ingiustamente alla mia famiglia. La Corona, il mio Regno, il posto per il quale sono nata.” Alan la guardò, irato dalle sue parole. I suoi sudditi lo guardarono in attesa, poi lui rise di gusto con fare minaccioso e disse "Tu sei una semplice insulsa umana. Non ti spetta niente!" Sarah guardò quell’uomo avvelenato dal suo stesso orgoglio e, sperando di poterlo salvare da se stesso, fece una scelta "Alan, ti offro l'ultima possibilità per rinunciare alla corona e andartene nel Regno di Sopra a patto che tu non torni più nel mio Regno. Altrimenti pagherai cara la tua superbia" I ribelli dietro di lei, sulla scala, discutevano. Il perdono e la benevolenza non era contemplata nei loro piani, ma Sarah era la legittima Regina del Regno di sotto e doveva essere magnanima e perdonare. Alan la guardò con disprezzo, quasi disgustato dalla sua bontà, poi rise di gusto e, camminando verso di lei, disse "Su di te ho scagliato la più potente delle maledizioni. Tu non puoi farmi niente e non mi fai paura. Tu povera sciocca e fata a metà" Alan era arrivato a pochi passi da lei. Per dimostrarsi forte, Sarah gli sì avvicinò e disse "Oh ma io non ho bisogno di fare niente adesso" poi i ribelli dietro di lei si fecero avanti e cominciarono a combattere le guardie di Alan e gli altri maghi del Regno di Sopra.
I ribelli combattevano con coraggio e tenacia ma i loro nemici sembravano spuntare dal nulla e senza sosta.  "I tuoi amici non ce la faranno mai. Ho demolito il Regno di Sotto trasformandolo nel suo opposto. Arrendetevi!” Disse Alan fissando negli occhi apertamente e senza vergogna Sarah. La rabbia della ragazza per le sue parole era tanta, ma anche troppa la paura della maledizione per fare qualcosa. Inaspettatamente però sì alzò un forte vento accompagnato da fulmini e tuoni, le pareti della Rocca Oscura cominciarono a creparsi e sfaldarsi come se fossero fatte di gesso. La polvere e il vento crearono un tornado enorme al cui centro c'erano Alan e Sarah. Entrambi si guardarono intorno cercando di capire cosa stesse succedendo. Alan poi fissò Sarah, pregustando gli effetti della sua maledizione, ma lei non aveva fatto ancora niente. Lei improvvisamente intuì cosa stava provocando quegli effetti, quindi urlò "Alan non mi succederà niente! Non sono io a farlo ma la natura stessa sta intervenendo. Rinuncia alla corona o verrai sepolto sotto le macerie di ciò che hai costruito a spese della mia gente!!" Alan chiuse gli occhi ma quando gli riaprì negli occhi si leggeva un odio profondo e sorridendo in modo compiaciuto disse "Sì ho ingannato la tua famiglia. Ho ucciso tuo nonno e torturato tua madre fino ad uccidere anch’ella per essere sovrano incontrastato di questo regno e diffondere il caos. Tu non mi fermerai piccola ragazzina umana." a quelle parole qualcosa scattò nella testa di Sarah. Alan non poteva essere redento, l'oscurità lo aveva trasformato. Era un pericolo per lei, per i ribelli e anche per tutti gli abitanti del Regno di Sotto. La sua stessa vita era un prezzo adeguato per eliminare quella minaccia fuori controllo. E un modo c'era. Lottando col vento Sarah sì avvicinò ad Alan tanto da appoggiare le sue mani sul suo petto. Al suo tocco lui cominciò a piangere sentendo che lei gli stava sottraendo i suoi poteri oscuri. Poi cadde in ginocchio davanti a lei urlando di dolore. Sottraendogli i suoi poteri Sarah poteva trasformarlo in un umano e togliergli la vita, quale dei due però sarebbe dipeso da lui "attaccati ad un qualsiasi sentimento umano e avrai salva la vita!!" urlò Sarah. Ma così come si aspettava arrivò la punizione. Sarah senti un dolore immenso al petto come se qualcuno volesse strapparle il cuore dal petto e lo facesse molto lentamente per farle più male. Avrebbe potuto fermarsi ma ormai aveva deciso, quindi usò tutta la sua forza di volontà per resistere. Sentì il sapore del suo sangue in bocca e le sue energie finire ma ormai Alan cadde a terra privo ti vita, evidentemente troppo arrogante per mostrare anche in fin di vita un sentimento umano sintomo di debolezza.
Il corpo di Alan cominciò a bruciare quindi Sarah levò velocemente le mani e si allontanò, ma il dolore era troppo e le gambe le cedevano per lo sforzo. Si sentiva come se non avesse più niente dentro. Da dietro la foschia del tornado vide Alexander combattere con uno dei maghi oscuri ma poi questo ultimo fuggì via velocemente. Gli uomini di Alan alla sua morte fuggirono tutti e mentre il tornado si diradava Sarah, senza più nessuna forza e soddisfatta della vittoria dei ribelli cadde a terra.



G. M.

Note dell'autore
Salve a tutti! Solo poche parole per dirivi che il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo! Mi dispiace non poter scrivere tutto qui ma sarebbe venuto lungo il doppio e non me la sentivo! Speriamo a presto! Giana

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. La Nuova Regina ***



Pov Alexander
Alexander non poteva credere ai suoi occhi. Gli uomini di Alan improvvisamente fuggirono via. Il piano aveva funzionato. Anche il vento e i fulmini sì placarono. Si voltò per vedere Alan finalmente in ginocchio a rinunciare alla corona, ma quando il ciclone cominciò a diradarsi quella a cadere a terra era Sarah mentre il corpo di Alan era sparito. "NOOO!" Urlò Alex lanciandosi verso Sarah, sentendosi mancare. Ma quando arrivò al suo fianco, mettendosi in ginocchio, vide che dalle labbra rosse le usciva un rivolo di sangue che formava una macchia cremisi sul pavimento di granito scuro. Senza chiedere a nessuno in particolare cominciò a sussurrare "Che cosa è successo? È stato Alan? Dov'è andato?..." "Alexander, non è stato Alan" disse sua madre. Lui si girò con le lacrime agli occhi e vide che stava prendendo la corona da terra "Sarah ha dato la vita per eliminare quella di Alan" continuò la donna. Poi anche lei si chinò piangendo vicina a Sarah e, mentre le accarezzava la fronte, disse "Questa ragazza ha avuto proprio la stoffa da regina" "No. Non può essere. Non può morire. No no!!" urlò Alexander disperato poi di impulso la baciò sulle labbra. Sentì il sapore salato del suo sangue sulle labbra. Separandosi la guardò nel viso sereno e, vedendo che non succedeva niente, si chinò poggiando le labbra sulla sua fronte. Non riuscendo a trattenere una lacrima sussurrò "Ti prego Sarah... non lasciarci. Non lasciare me. Adesso devi regnare sul Regno di Sotto" Alle ultime parole Sarah ispirò velocemente e cominciò di nuovo a respirare piano, quasi impercettibilmente. Ma non si svegliò. Improvvisamente il palazzo cominciò e tremare e sul granito cominciarono a formarsi crepe lunghe e larghe. Il castello di Alan si stava distruggendo fino alle fondamenta. "Alex dobbiamo andare via subito" disse sua madre "No. Sarah sta respirando! Non possiamo lasciarla qui" Rosa la guardò sorpresa e senza pensarci due volte disse "Allora prendila Alex. Forse potrà salvarsi però dobbiamo portarla via."
 
 
Pov Sarah
Sarah stava vagando in un bosco di alberi enormi. Guardando in basso si rese conto che non aveva scarpe e indossava un abito bianco morbido e leggero, quasi trasparente, che arrivava fino a terra. Senza sapere il motivo, continuò a camminare per chilometri, fino ad arrivare ad una radura perfettamente circolare, al cui centro c‘ era una roccia coperta di muschio sulla quale era seduta una donna con i capelli bruni e un abito d‘ oro corto fino al ginocchio. Stava guardando una farfalla rossa che si era posata sul palmo della sua mano. Poi la farfalla volò fino a poggiarsi sopra la spalla di Sarah. La donna sulla roccia la seguì con lo sguardo sorridendo allegra. Poi spostò gli occhi sul viso della ragazza e disse “Sarah, io sono la Regina Giorgia. La madre di tua madre” Poi con sguardo più serio e preoccupato continuò “Devi svegliarti. Hai un compito a cui devi adempiere.” “Quale compito?” Chiese Sarah, perplessa. Poi dietro di lei comparì un signore anziano e, quando si mise al suo fianco, disse “Il compito che ti spetta dalla nascita, mia bella nipotina. Ti chiedo per favore di far rinascere il mio Regno, il tuo Regno, visto che è mia la colpa della sua rovina..” Sarah guardò il signore, profondamente dispiaciuto, e disse “Re William..” Lui le mise una mano su una guancia e la guardò con amore. Anche la Regina le si avvicinò e le prese la mano. Poi disse “Svegliati Sarah.” Re William aggiunse “La corona e chi ti ama ti aspetta” Improvvisamente si alzò un forte vento che la trascinò via. Re e Regina si tenevano per mano mentre le sorridevano orgogliosi. Poi una raffica di vento la scagliò con violenza per terra.

 
Aprendo gli occhi Sarah si rese conto che la foresta era sparita. Era sul letto a baldacchino dorato dove aveva dormito nei giorni precedenti. Era stato tutto un sogno? Non aveva sconfitto Alan? Ma poi girandosi sul comodino vide la corona che era caduta ad Alan quando lei gli aveva tolto i poteri. Un momento.. lei era viva? Come era possibile? Aveva usato tutte le sue forse per resistere alla punizione quel tanto che bastava per sconfiggere Alan ma poi non ricordava altro. Si tirò su a sedere per guardarsi ed essere sicura che era viva. Si tirò persino un pizzicotto che le fece male a sufficienza per assicurarle di essere viva. Ricordando le parole dei nonni sentite nel sogno, Sarah prese in mano la corona. Appena la ebbe tra le dita la corona cambiò. Da appuntita e minacciosa si trasformò in un diadema con una pietra rossa nel centro circondata da leggeri rami e foglie d‘ orati, il diadema che aveva visto quella notte nello specchio magico. Guardandolo sentì che era solo suo. Lo indossò sentendosi finalmente al suo posto. Poi però qualcosa al lato apposto della stanza catturò la sua attenzione. Sarah vide che, seduto su una poltrona bianca c‘era Alexander che dormiva, esausto. Doveva averle fatto la veglia diverse ore, se non giorni. Guardando il ragazzo addormentato, Sarah ebbe un lampo improvviso. Vide lui che si chinava e la baciava piangendo. Con la corona ancora in testa Sarah si alzò da letto e andò in punta di piedi verso di lui. Dolcemente gli mise una mano sulla guancia e si chinò per dargli un leggero bacio. Lo svegliò nel modo più dolce che possa esistere.
 
  

 
Epilogo
 
Sarah stava seduta alla specchiera della sua stanza. Erano passati due giorni da quando si era svegliata. Secondo Rosa lei era riuscita a salvarsi grazie all‘amore che provavano le fate che le stavano vicino, lei ne aveva tratto energia riuscendo ad iniziare la sua guarigione. Quando si era svegliata, Rosa e Alexander l’avevano portata a fare un giro nel regno per conoscere i maghi che lo abitavano. Il regno, anche se era sotto terra, era di nuovo pieno di luce e colori. Alan aveva portato nei sudditi rabbia, paura e disperazione, la sola presenza di Sarah gli infondeva speranza e serenità.
Mentre dormiva, Rosa aveva anche cominciato a mettere in pratica le sue disposizioni. Sarah le aveva chiesto che in caso di vittoria accanto a lei venisse formato un consiglio di fate anziane elette dal popolo che l’aiutasse nelle decisioni importanti. Inoltre le aveva chiesto che potesse far visita ai suoi genitori quando voleva. Rosa all’ ultima richiesta aveva storto la bocca ma Sarah le aveva assicurato che gli avrebbe nascosto della magia e del Regno, però doveva dirgli che si sarebbe trasferita in un posto lontano, non poteva regnare dal mondo degli umani, ma non voleva neanche sparire del tutto dalle loro vite all’ improvviso. Stavano per andare a trovare i suoi genitori e, finalmente, Sarah avrebbe volato in solitaria. Alla morte di Alan anche la maledizione se n‘era andata. Finalmente poteva usare liberamente i suoi poteri. La prima cosa che aveva fatto era stato far comparire tutti gli strumenti musicali possibili nella grande sala all‘ ultimo piano, che sarebbe diventata la sala del consiglio quando sarebbe stato eletto, gli aveva fatto suonare le sue canzoni preferite senza nessun musicista. Solo dopo che aveva ballato per 20 minuti buoni si era resa conto che Alex, Raj e Xavier erano sulla scala a fissarla. Era diventata rossa come un pomodoro. A ripensarci adesso le veniva da ridere. Guardando la sua immagine nella specchiera fece un respiro profondo. Poi prese la corona e la poggiò davanti a lei su un cuscino bianco. Da quando si era svegliata non se l’era più tolta se non per lavarsi e dormire. In quel momento sentì bussare alla porta. Poi entrò Alex “Pronta per andare a salutare i tuoi genitori?” Sarah annuì e si incamminò con lui verso l’uscita del palazzo. Quando uscirono dal palazzo lui la prese per mano e la guidò verso la cascata da dove erano entrati nel Regno, mentre volavano disse, esitando un po’ “Sarah, come mi presenterai ai tuoi genitori oggi? tanto per essere preparato..” la sua finta nonchalance non avrebbe potuto ingannare nessuno quindi lei sorrise e disse “Io stavo pensando a ‘Mamma, papà questo è Alex, il mio ragazzo’ come ti pare?” Alexander sospirò di sollievo e stringendole la mano disse “Mi sembra perfetto..”
Quando videro la cascata, Alexander sembrò rallentare ma Sarah gli lasciò la mano e aumentò la velocità, fino ad attraversare l’acqua, bagnandosi completamente, poi atterrò nella radura per aspettare Alexander. Lui arrivò subito dopo di lei e quando atterrò vicino a lei scosse la testa, come un cane appena uscito dall’acqua, per schizzarla. Sarah balzò via per evitarlo ma lui la inseguì. E così si rincorsero per aria fino ad arrivare a casa di Sarah, ormai asciutti visto il caldo che faceva. La ragazza si rese subito conto che Alexander era nervoso accanto a lei, quindi gli prese la mano e bussò alla porta. Dopo pochi secondi sua madre gli aprì la porta “Ehi tesoro. Hai scordato le chiavi?” Qualcosa non tornava. Era stata via 4 giorni e sua madre non sapeva dire altro? Alexander intervenì e disse “Sì signora, quando sono venuta a prenderla ieri, siamo usciti di fretta e non ha fatto in tempo a prenderle.” Quando sua madre vide Alexander sembrò illuminarsi “Sarah chi è questo bel ragazzo?” La ragazza alzò gli occhi al cielo e rispose “Mamma questo Alex, il mio ragazzo. Starò a casa sua per un po’ di tempo” Sua madre ne fu sorpresa ma poi osservando Alex e sua figlia qualcosa scattò nella sua testa, e annuì semplicemente.

Sarah trascinò Alex fino alla sua stanza. Sul tappeto c‘ era Amelia sempre appisolata. Quando entrò Alex, il gatto annusò l‘ aria e si alzò per strusciarsi sulle gambe del mago. Sarah spalancò gli occhi incredula e disse “Quel gatto odia gli estranei! Questo si che è strano..” Alex si chinò per prendere in braccio il gatto e mentre le grattava la pancia disse “In base ai fatti successi negli ultimi giorni credo tu debba rivedere il tuo concetto di strano..” Sarah scosse la testa, anche se il mago aveva ragione, e prese il trolley dall‘armadio. Prese i suoi vestiti e le scarpe preferite. Sulla sedia c‘ era ancora il vestito a fiori che aveva messo per l‘ orale dell‘ esame, quindi prese anche quello. Quando si vide nello specchio dentro l‘ armadio si sentì come se le mancasse qualcosa. Alex si mise seduto sul suo letto e il gatto continuava a strusciarsi su di lui mentre lui, tutto contento, chiedeva “Ai tuoi genitori importerebbe qualcosa se portassimo via il loro gatto?” Sarah guardandosi nello specchio rispose “Non credo, loro non lo volevano...” Alex la guardò nel riflesso, incuriosito dal suo tono di voce, e vide l‘ espressione accigliata di Sarah “Cosa c’è che non va?” Sarah scosse la testa e disse “Mi sento come si mi mancasse qualcosa.. Lascia stare.. Non lo so neanche io perché mi sento .. incompleta” Alex ci pensò su qualche secondo poi fece un sorriso a 32 denti e disse “Io lo so.. Ti manca la corona.. Ormai la senti parte di te.. “ Sarah si guardò riflessa nello specchio e capì che Alex aveva ragione. Quel diadema la rappresentava. “Sarah non è una cattiva cosa..” Disse Alex vedendo l‘ espressione ancora accigliata della ragazza. “Ragazzi io esco! Mi hanno chiamata all’ ospedale” Urlò sua madre dal salotto. Poi si sentì la porta di casa chiudersi. Sarah chiuse la valigia e andò in cucina. Sul tavolo da pranzo c‘ era il vaso con le rose finte che Sarah odiava da sempre. Posando la valigia alzò la mano e le fece bruciare riducendole in cenere però poi da essa fece nascere un mazzo di fiori di campo dai mille colori e profumatissimi. Poi, sotto il vaso fece comparire un biglietto. Sorridendo felice, prese per mano Alex, che in braccio aveva Amelia, e tornarono a casa, nel Palazzo Reale del Regno di Sotto.

 
 
Cari Mamma e Papà,
Questi fiori non appassiranno mai come il mio amore per voi. Anche se fisicamente non sarò vicino a voi vi penserò spesso e vi verrò a trovare ogni volta che posso. Anche se non siete i miei veri genitori vi amo incondizionatamente. Ho trovato finalmente un posto dove posso essere me stessa. Scrivetemi tante lettere, vi basterò scrivere “A Sarah” sulla busta e la riceverò.
Vi renderò fieri di me, lo prometto.
Con amore, Sarah
P.S. Ho portato via anche il gatto.



Eccoci ragazzi! La mia prima storia completa che carico! Spero che vi sia piaciuta! Ringrazio quelli che sono arrivati fino a qui e vi invito a farmi sapere cosa pensate della storia perchè è già in lavorazione un seguito :D fatemi sapere se siete interessati a leggerlo così che possa soddisfare la vostra curiosità. 
Grazie davvero,
G. M.

 

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