Félix Noir

di Kagome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Sigillo ***
Capitolo 2: *** Sono... Chat Noir? ***
Capitolo 3: *** Ma chi sei, tu? ***
Capitolo 4: *** Era la ragazza coi codini... ***



Capitolo 1
*** Il Sigillo ***


Félix Noir

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Scritto da: Kagome aka JuliaFC

Copertina di: Rose Manley

Beta: Genxha e Maria Lace. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

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Capitolo 1: Il Sigillo

Félix bussò delicatamente alla porta della stanza di Adrien e attese, ma non ottenne alcuna risposta. Bussò nuovamente, un po’ più forte, ascoltando con apprensione  il suono riecheggiare sommessamente nel grande corridoio. Quella casa gli aveva sempre dato i brividi. Era troppo grande, era tutto eccessivo. Una scelta degna di un narcisista come zio Gabriel, ma a lui davvero non piaceva. 

Aveva detto alla mamma di non venire. Aveva finto di dover svolgere corsi supplementari questo fine settimana, o di doversi allenare per un’imminente partita di basket molto importante, ma no: la mamma aveva deciso di trascorrere la festività di maggio a Parigi. 

Quindi ora lei era al piano di sotto, con l’intenzione di riprendersi la seconda fede nuziale che apparteneva alla loro famiglia e lui... beh, lui era di nuovo costretto a sorbirsi il suo dannato cugino. L’ultima volta che aveva visto Adrien già non era riuscito a sopportarlo, e allora Adrien ancora lo considerava un amico ed era stato felice di vederlo. Invece ora… temeva che la situazione sarebbe stata ben diversa. 

“Adrien? Ci sei?” L’eco della sua voce risuonò nell’atrio silenzioso, ma ancora una volta non ci fu alcuna risposta. Guardò dubbioso la guardia del corpo di Adrien, che stava impalato a lato della porta  con un’aria terribilmente annoiata. “Sei sicuro che sia in camera?” chiese seccamente, perché iniziava davvero a dubitarne. Il Gorilla fece spallucce e segnalò un gesto strano, come se qualcuno chiudesse la porta. ‘Ok... ma se è così, perché Adrien non risponde?’ pensò Félix con disappunto. Non è che avesse tempo da perdere (anche se in realtà ne aveva a palate).

Decise di aprire la porta e sbirciare con cautela all’interno. La stanza sembrava vuota. Chiuse la porta dietro alle sue spalle e fece qualche passo avanti, guardandosi intorno con attenzione. Sentì il rumore della doccia provenire dal bagno e sospirò. Solo suo cugino poteva fare la doccia a quest’ora del giorno, prima di cena. ma che cosa aveva in quella testa? Sospirò e iniziò a passeggiare in giro per la camera.

Prese un pallone da basket e lo lanciò senza nemmeno guardare il canestro alla sua destra, poi si avvicinò ai giochi arcade di Adrien. Provò a passare il tempo facendo una partita con quello con cui aveva già giocato in passato, sapeva che gli piaceva.

“Quella doccia sta durando un sacco di tempo”, si disse, sbuffando.

Passò davanti al letto di Adrien e vide i vestiti del cugino, ben piegati sul bordo del letto. Si guardò intorno per vedere se riusciva a trovare altro formaggio, come l’ultima volta. Sì, trovò una fetta di Camembert che puzzava terribilmente, all’interno di un armadietto vicino al letto del cugino (solo Adrien poteva avere l’idea geniale di mettere del formaggio talmente puzzolente in un armadietto. Gesù, il fetore nel momento in cui aprì l’anta gli diede quasi il voltastomaco. Ma come faceva Adrien ad avere gusti così rivoltanti?), lo mise in mezzo ai pantaloni del cugino e lo schiacciò nel tessuto, sorridendo nell’ammirare il risultato finale. Mentre annuiva alla vista di quello che aveva fatto e riaggiustava i vestiti per farli sembrare intatti, vide qualcosa che era stato appoggiato proprio in cima alla pila di vestiti cadere sul pavimento. Ovviamente gli prese un colpo. Cercò disperatamente per terra, cercando di scoprire cosa fosse caduto, e non riuscì a vedere nulla. Poi, dopo una lunga ricerca, finalmente lo trovò.

Era un anello.

Lo scrutò attentamente, cercando di ricontrollare se fosse per caso l’anello di zia Emilie, ma era sicuro di aver visto nuovamente la fede nuziale al dito di zio Gabriel. La seconda fede era al sicuro nella cassaforte dei Graham de Vanily, quindi no, non poteva essere quello. 

Diede un’occhiata più da vicino all’anello. Sembrava essere d’argento. No, aspetta... non c’era il simbolo caratteristico dell’argento, quindi forse era... oro bianco? Platino? A pensarci bene si ricordava perfettamente di questo anello. L’aveva visto molte volte al dito di Adrien nelle foto che tappezzavano non solo Parigi ma anche la stessa Londra. Quella pubblicità dell’acqua di colonia gli aveva rovinato la vita! Non poteva fare una passeggiata a Londra senza sentire le grida sommesse di qualche ragazzina stupida, o addirittura ritrovarsene qualcuna a corrergli dietro.

Era colpa di suo cugino se non aveva amici! Non ha avuto il tempo di fare amicizia, impegnato com’era a fuggire dai SUOI fan (femmine E maschi... ma vi rendete conto?). Doveva ammettere che qualche volta se n’era approfittato. Una ragazza molto carina aveva pensato che lui fosse davvero Adrien e aveva quasi accettato di uscire con lui, finché non si era accorta che lui non aveva proprio questo anello al dito. Aveva quindi deciso che non fosse Adrien e lo aveva lasciato lì come un idiota. Il pensiero di quell’occasione perduta gli bruciava ancora nelle viscere.

Forse poteva... si guardò intorno. La doccia era ancora in funzione. Quanto tempo poteva durare una doccia? Félix sospirò e guardò l’anello. Non aveva intenzione di fregarselo come aveva fatto l’altra volta con quello di Gabriel. In fondo non era un anello appartenente alla sua famiglia, e Félix non era un ladro. Davvero. Prendere in prestito, sì; riprendersi quello che apparteneva alla sua famiglia, pure; rubare proprio... no, grazie. 

Tuttavia, nessuno avrebbe potuto dire nulla se... lo avesse solo provato, giusto? Dopo tutto era solo un anello. Lo poteva provare e toglierlo subito e rimetterlo a posto, sui vestiti di Adrien. Nessuno l’avrebbe saputo.

Ma allora perché il cuore gli batteva all’impazzata? Era solo un dannatissimo anello! Félix si guardò di nuovo intorno ma, ancora una volta, la stanza era vuota e la doccia ancora in funzione. Diede all’anello uno sguardo deciso e se lo mise al dito della mano sinistra (visto che alla destra ne portava già un altro), con un gesto convinto.

Quello che successe dopo lo colse di sorpresa: non si sarebbe mai e poi mai aspettato che succedesse qualcosa del genere. L’anello sembrò avvilupparsi al suo dito, così stretto da diventare quasi doloroso da indossare. Félix entrò nel panico più totale e cercò di toglierlo, ma l’anello non si mosse di un millimetro. Era bloccato e sembrava pesare una tonnellata! Félix fece una smorfia mentre il sudore iniziava a imperlargli la fronte. E quando una luce risplendette dall’anello e qualcosa ne uscì, girandogli intorno e fermandosi proprio davanti al suo naso, lui gridò. 

“Che diavolo è?!? UN GATTO?”

"Non sei Adrien!” disse la creatura, con voce irritata. Parlava! Era nero, con grandi occhi verde smeraldo, orecchie e coda da gatto, e galleggiava. GALLEGGIAVA. Galleggiava nell’aria, cacchio!! E proprio davanti al suo naso!

"No, certo che non sono Adrien...” riuscì a dire Félix. 

La creatura sbatté le palpebre. E le sbatté di nuovo. Poi esplose in un urlo acuto e incontrollabile. “NOOO!!!! Sei quel mostro che ha offeso il mio Camembert qualche tempo fa! Che ci fai qui? E PERCHÉ INDOSSI L’ANELLO?” La creatura lo afferrò per il bavero e iniziò a scuoterlo in maniera incontrollabile. Per essere una creatura così piccola, era molto, molto forte! “Ma è una cosa terribile! Tikki non mi perdonerà mai! Sono bloccato con questo idiota e il suo stupido formaggio inglese insipido!! Voglio il mio Camembert!! Boooohoooohooooo!!” La creatura iniziò a volare in giro come matta, cercando di colpirlo alla testa con qualsiasi cosa gli passasse per le zampe.

“Ehi! Aspetta un attimo!” Schivò tre libri ma il quarto gli cadde dritto in testa. Se lo tolse e fissò la piccola creatura con astio. “Smettila! Ti dico di smetterla! BASTAA!” 

“IO VOGLIO IL MIO CAMEMBERT! NON MI DARAI LO SCHIFOSO STILTON!!!” Ogni parola era un CD che gli piombava in testa. 

“AHIA! Ho detto BASTA! Ma che cavolo dici?” Un altro CD lo colpì in testa perché non riuscì a spostarsi abbastanza in fretta. Si strofinò il bernoccolo e lanciò un’occhiataccia all’orribile creatura ossessionata dal Camembert: “E PER TUA INFORMAZIONE, creatura, il formaggio inglese è uno dei formaggi più raffinati al mondo!”

“Oh sì? Dimostramelo! Vivo da milioni di anni e sono un esperto nella degustazione del formaggio. Te lo dico e te lo ripeto, il formaggio inglese è INSIPIDO! Dovrai prendermi il Camembert, o morirò di fame! Dimmi, cosa ho fatto di male per essere costretto a vivere senza la mia Sublime Cremosità! Boooohoo!”

Félix era intento a evitare  una nuova ondata di oggetti che stavano cercando di colpirlo in testa quando la porta del bagno si aprì e apparve un Adrien sgomento, con un asciugamano avvolto frettolosamente sulla testa e un altro sul corpo ancora gocciolante.

“Non pensarci nemmeno!” sentì dire Félix mentre Plagg prendeva tra le zampe uno dei suoi trofei di scherma più voluminosi e pesanti e fluttuava verso di lui, con sguardo minaccioso. Ad essere sinceri, la vista di suo cugino inseguito per tutta la camera da quello che sembrava essere un erculeo e furioso Plagg lo divertì parecchio. Ma prima ancora che potesse prendere in considerazione l’idea di iniziare a ridere, Adrien ebbe una terrificante realizzazione.

'PLAGG?!'

Cosa ci faceva Plagg fuori dall’anello? E perché stava colpendo Félix? E aspetta un attimo... Cosa ci faceva Félix in camera sua?

Adrien tossì per attirare l’attenzione, ma i due parvero non sentirlo, quindi tossì di nuovo, più forte. Félix si voltò a guardarlo e un enorme librone gli cadde dritto in testa. Sebbene il pensiero che qualcuno avesse visto Plagg lo scioccasse e gli stesse dando i brividi, soprattutto contando che il qualcuno fosse suo CUGINO, che l’ultima volta che era venuto a Parigi aveva tentato di fare un patto con Papillon... mentre muoveva gli occhi tra il suo sconvolto kwami in lacrime e suo cugino, giustamente alterato, Adrien non poté trattenersi e iniziò a ridere. Félix era buffissimo.

“Che c’è di tanto divertente, cugino?” Félix si tolse il libro dalla testa con due dita e lo lasciò cadere a terra, poi lo fissò con astio mentre un Plagg in lacrime gli volava addosso. Adrien smise di ridere e lanciò a Plagg uno sguardo severo, cercando di mascherare il divertimento nella sua voce.

“Cosa ci fai fuori dall’anello, Plagg? Che succede?”

“Ora non dirmi che non ti avevo avvertito di non toglierti il Miraculous per fare la doccia. Ti avevo detto di stare attento perché chiunque poteva entrare, e in qualsiasi momento, ma no. Volevi farmela pagare per aver dato un odore… migliore ai tuoi vestiti!” piagnucolò Plagg, incrociando le zampe sul petto.

“Hai fatto cadere del GORGONZOLA liquefatto sulla mia camicia, Plagg! Mi ci sono voluti secoli per togliermi quell’odore terribile dal petto!” gli ricordò Adrien, accigliato.

“Sì, come ho detto, ho migliorato l’odore dei tuoi vestiti! Ma no… ti sei tolto l’anello per fare la doccia e questo DEFICIENTE entra in camera tua e decide di mettersi l’anello! E ORA MI TOCCA RESTARE CON QUESTO IDIOTA, HAI CAPITO QUANTO SIA TRAGICA LA SITUAZIONE?” Plagg sembrava avere il cuore spezzato e afferrò l’asciugamano di Adrien, e lo scosse, per assicurarsi che il suo portatore stesse capendo quanto la situazione fosse grave: “IL FORMAGGIO INGLESE È COSÌ INSIPIDO!!” Plagg iniziò a piangere disperatamente nell’asciugamano, mentre Adrien sospirava e gli accarezzava la testolina per confortarlo. 

Poi Adrien guardò Félix, impegnato ad aggiustarsi i capelli ormai arruffati dopo gli attacchi di Plagg. Glissando sui continui piagnistei di Plagg, marciò diretto verso suo cugino, afferrò la sua  mano destra, poi la sinistra, e lì… vide l’anello.

“Félix! Cos’hai fatto?” Alla fine il peso delle parole di Plagg lo colpì, proprio sulla testa, come un pesante blocco di cemento. “Prima fai finta di essere me, quasi mettendomi contro tutti i miei amici, l’ultima volta che sei stato qui. E ora mi rubi addirittura l’anello? Ma zia Amelie lo sa che sei affetto da cleptomania?”

Félix tirò via la mano da quella di Adrien. “Ti ho risparmiato la seccatura di guardare un video ridicolo con un gruppo di cretini che dicevano baggianate. ‘Blah blah blah.’ Oh, la migliore di tutti era, ‘Adrien ti amo, sono sempre qui se hai bisogno di me…’” Fece finta di battere le ciglia soavemente con le mani a forma di cuore.

“CHI L’HA DETTO?” Questa gli mancava. Afferrò il cugino per il bavero e lo fissò dritto negli occhi. 

“Ti piacerebbe saperlo, vero?” Félix disse con un sorrisetto: “È una ragazza molto carina...”

“ADRIEN! Concentrati! L’ANELLO!” sbottò Plagg urlandogli troppo vicino all’orecchio. 

“No, Plagg, mi deve dire chi l’ha detto! Lo voglio sapere!” sbottò Adrien, e il suo sguardo si fece duro nel notare il lampo divertito che aveva attraversato gli occhi di Félix. Suo cugino non gli avrebbe dato le informazioni che voleva facilmente... gli piaceva troppo prenderlo in giro. Lasciò andare Félix con uno strattone, e gli disse, cercando di non mostrare il suo turbamento interiore: “Va bene allora, non dirmelo. Ma magari mi puoi spiegare perché mio padre era... davvero arrabbiato quando tu e zia Amelie siete tornati a Londra. È stato di cattivo umore per un sacco di tempo!”

“Uhu...” disse Félix roteando gli occhi. Non era possibile che Gabriel potesse diventare ancora peggio di quanto già fosse normalmente. “E suppongo che se la sia presa con te! Che ha fatto, ti ha chiuso nella tua torre, Rapunzel? Adrien arrossì dall’imbarazzo e guardò Félix in cagnesco.

Non sono Rapunzel!”

“Sì, è vero. Hai i capelli troppo corti,” ribatté Félix guadagnandosi una seconda occhiataccia.

“Comunque non importa in fondo! Plagg ha ragione. Hai rubato il MIO anello! ” Tirò fuori una mano e gli indicò di avvicinarsi. “Ridammelo.”

“Mi piacerebbe tanto poterlo fare, ma non si toglie!” “Non è così facile, Adrien!” dissero Félix e Plagg all’unisono. Adrien guardò entrambi perplesso. 

“Vedi gattino, Félix non è il legittimo portatore dell’anello”, iniziò Plagg, con le orecchie appiattite sulla testolina e lo sguardo più triste che gli avesse mai visto. “Non puoi semplicemente indossare il Miraculous di qualcun altro senza pagarne le conseguenze.”

“Conseguenze? Di cosa stai parlando? Io volevo solo vedere come mi stava! L’avrei rimesso a posto!” Félix non sapeva cosa stesse cercando di insinuare quella creatura — Plagg, o qualcosa del genere. 

“Quali conseguenze?” chiese anche Adrien, facendo eco alle domande di Félix.

“L’anello non si sfilerà mai così, è stato sigillato.” Plagg tirò su col naso e iniziò di nuovo a singhiozzare. L’asciugamano avviluppato al corpo di Adrien era ormai bagnato fradicio. “Per rompere il sigillo, deve ottenere un bacio da Ladybug!” I singhiozzi di Plagg risuonarono nel silenzio della stanza, inconsolabili.

“CHE COSA?” sbottarono i due cugini all’unisono. 

“Sì. Un bacio di Codini, avete sentito bene. Perché pensavi che fossi così disperato, gattino? Codini è la ragazzina più cocciuta che abbia mai incontrato; sono bloccato con questo deficiente per il resto dei suoi giorni!!” I singhiozzi di Plagg echeggiarono nella grande stanza, contrastando stranamente con il silenzio proveniente dai due ragazzi, pallidi come stracci.

“Mi devo mettere seduto...” Félix si sedette sul bordo del letto di Adrien e continuò a fissare l’aria davanti sé, con gli occhi spalancati.
 


Nota dell'Autrice:
Ri-ciao a tutti! Eccomi qui con un'altra delle mie storie. Questa è un'idea che ebbi a Maggio 2020, mentre mi preparavo la colazione in cucina. Sì, lo so... le idee vengono nei momenti più strani vero? Beh, avevo appena visto qualche volta l'Anime PV di Ladybug e avevo letto alcune informazioni in materia, riguardo a come la storia originale sarebbe stata differente da quella che stiamo vedendo sul cartone, che Félix sarebbe dovuto essere lo Chat Noir originale e che nella versione originale non potesse togliersi il Miraculous a meno che non desse un bacio a Ladybug. Quindi mi ritrovai a pensare... e se si inserisse questa linea di trama all'interno della serie originale? Se Félix cercasse di provarsi l'anello di Adrien e rimanesse incastrato con l'anello finché non potesse ottenere un bacio da Ladybug? Quindi ecco la storia Félix Noir. Spero vi sia piaciuto il primo capitolo. So di avervi lasciato con un cliffhanger un pochino crudele. Lasciatemi un commento, fatemi sapere che ne pensate. Posterò il secondo capitolo nei prossimi giorni! Se siete curiosi potete leggere il continuo in Inglese su Ao3 o su FFN. Nickname JuliaFC. 

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Capitolo 2
*** Sono... Chat Noir? ***


Félix Noir

Scritto da: JuliaFC (Kagome qui su EFP)

Beta: Genxha e Maria Lace. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

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Capitolo 2 — Sono... Chat Noir?

“Penso di dovermi sedere... anch’io...” Adrien si sedette sul letto accanto ai suoi vestiti e l’asciugamano che lo copriva iniziò ad allentarsi, il che gli fece scattare il riflesso meccanico dell’iniziare a vestirsi. La sua testa sembrava piena di cotone e il cuore gli batteva all’impazzata in gola. Era un disastro! Come diavolo avrebbero fatto a uscirne? Quando arrivò ai pantaloni e li prese dal mucchio, una nuova serie di urla provenienti da Plagg lo fece uscire dal suo stordimento.

“SAPEVO DI NON POTERMI FIDARE LUI! NON CI SI PUÒ FIDARE DI LUI, ADRIEN! GUARDA! HA NUOVAMENTE OFFESO IL MIO CAMEMBERT!” 

Adrien abbassò lo sguardo e vide che una fetta di Camembert era stata spiaccicata dietro ai suoi pantaloni. “Félix?” Diede una rapida occhiata al cugino e notò con stupore che per una volta, stava arrossendo.  

“Scusa.” Félix abbassò lo sguardo. 

“Fantastico”, mormorò Adrien: “Ora mi tocca prendere un altro paio di pantaloni!” Si alzò e si aggiustò le mutande, lasciando cadere completamente l’asciugamano. Marciò con rabbia verso l’armadio, afferrò un paio di pantaloni puliti e li indossò, assieme ai calzini e alle scarpe. Tornò vicino al letto e lanciò un’occhiataccia a Félix prima di raccogliere il Camembert spiaccicato e buttarlo nel secchio, poi gli asciugamani bagnati e i pantaloni ormai puzzolenti, e metterli tra i panni sporchi.

Félix stava ancora fissando il nulla. Per un secondo, Adrien quasi si dispiacque per lui. Dopotutto, questa volta non aveva fatto nulla di esagerato. Era solo un peccato che avesse deciso di passare il tempo provando l’oggetto sbagliato. Come avrebbe potuto immaginare di causare un tale problema?

“Plagg?” chiamò Adrien: gli era venuto improvvisamente un dubbio e doveva chiarirlo. Plagg non gli prestò attenzione, ancora preso dalla ‘tragedia del vivere senza Camembert’. “Plagg, smettila per favore. Ascolta... Perché non è successa la stessa cosa quando Ladybug ed io ci siamo scambiati il Miraculous? Io non sono il legittimo portatore del suo Miraculous e lei non lo è del mio.”

Plagg sospirò e scosse lentamente la testa. “No, non lo siete, è vero. Ma... sono stato io a dare a Ladybug il tuo anello e Tikki ti ha dato gli orecchini. È diverso! Non hai provato a rubarli.”

Adrien annuì. Aveva senso. Notò che Félix stava guardando l’anello che aveva al dito, giocherellandoci nervosamente come se volesse strapparsi la carne attorno all’anulare per toglierlo. Adrien non aveva mai visto suo cugino in questo stato: sembrava pronto a mettersi a piangere. Abbozzò un piccolo sorriso e si sedette di nuovo sul letto, questa volta accanto al cugino, i gomiti sulle gambe e il mento saldamente appoggiato sul dorso delle sue mani. 

Rimase a lungo in quella posizione, poi sospirò e si voltò  a guardare Félix. “Ok allora… non so come dirtelo, e credimi, sono spaventato a morte da quello che sto per chiederti… ma dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Devo parlare con Ladybug, Félix. Puoi dire ’Plagg, trasformami’ per favore?”

“Plagg… trasformami?” ripeté Félix, inarcando un sopracciglio. Il suo stupore crebbe quando il Miraculous si attivò e lui iniziò a percepirne l’enorme potere. Plagg entrò in un vortice e fu di nuovo assorbito dall’anello e, mentre un lampo di luce verde lo avvolgeva, Félix sentì il suo mondo cambiare. I suoi sensi si rafforzarono e improvvisamente la stanza sembrò molto più luminosa, anche se le luci erano spente e il crepuscolo aveva già iniziato ad avvolgere la città nell’oscurità. Anche l’olfatto sembrava essergli aumentato in maniera esponenziale, e la puzza di Camembert proveniente dall’armadietto di Plagg prese a dargli il voltastomaco. Si guardò le mani e sussultò. Sembrava indossare dei guanti neri e le sue dita erano adornate da artigli. 

Aspetta un attimo. Aveva già visto questi guanti, questi artigli, questi stivali... Non può essere’.

Balzò in piedi, muovendo velocemente lo sguardo intorno alla stanza di Adrien per trovare uno specchio. Non trovando quello che stava cercando, si incamminò frettolosamente verso il bagno del cugino, seguito da un Adrien stranamente molto silenzioso. Quando entrò in bagno e accese la luce, sussultò nel vedere che il viso che gli rifletteva lo specchio era quello di… Chat Noir? L’intensità della sua sorpresa fu pari solo alla disperazione dello sguardo di Adrien. 

“Adrien?” riuscì a dire alla fine, con un tono di voce piatto e privo di emozioni. “Sono... Chat Noir...”

“Sì. Lo so.” Il tono di voce di Adrien era la copia esatta del suo. 

Scrutò con interesse la tuta di suo cugino e notò piccole differenze rispetto a quello che indossava lui di solito. I capelli di Félix erano un po’ più lunghi e forse addirittura più disordinati. La sua campanella era più grande, la cerniera al collo più aperta ma senza esporre troppo il petto. La sua coda sembrava fatta di semplice stoffa e non essere una vera e propria cinta, ma aveva una fibbia a forma di gatto alla vita. I suoi stivali erano molto più lunghi e arrivavano fino a metà coscia, e non avevano le zampotte d’argento sulla parte anteriore. Eppure... per un occhio inesperto, o per chiunque gli desse solo un’occhiata sfuggente, sembrava proprio Chat Noir. Il forte sentimento di gelosia che provò all’improvviso lo colse di sorpresa. 

“In chi pensavi di trasformarti? Capitan America?” sibilò alla fine, incrociando le braccia al petto.

Félix inarcò un sopracciglio nel sentire l’ironia nella voce del cugino e lo guardò diritto negli occhi. “Quindi questo significa che... Chat Noir… sei tu?”

“Aha...” disse Adrien distogliendo lo sguardo con un sospiro.

“L’anello,” alzò la mano con il Miraculous, “Questo anello è il Miraculous del Gatto che Papillon sta cercando?”

“Aha...” ripeté Adrien.

“E la creatura ha detto che l’unico modo in cui posso toglierlo è baciare Ladybug?”

“Aha...” Il silenzio che seguì era assordante ora che Plagg se n’era andato. “In bocca al lupo, Félix. Lei è innamorata di un altro. Sono mesi che la corteggio e cerco di farle cambiare idea.” Lo sguardo di Adrien sprofondò nell’ammettere il suo fallimento e notò la sorpresa del cugino. Sospirò. Le possibilità che Félix ottenesse in poche ore ciò che Adrien non era riuscito a ottenere per tutto questo tempo erano quasi nulle. Okay, senza quasi.

Per quanto fosse difficile crederlo, Félix impallidì ancora di più. “Ma... ma...” Si voltò e afferrò Adrien per il bavero, iniziando a scuoterlo vigorosamente. “È TERRIBILE! I GATTI NERI PORTANO SFIGA! L’ULTIMA VOLTA CHE HO PROVATO A BACIARE LADYBUG MI HA DATO UN CAZZOTTO IN FACCIA! AIUTO, MI DEVI AIUTARE, TI PREGO!”

“Cosa pensi che stia cercando di fare?” Adrien si staccò dalla presa di Félix e gli scoccò uno sguardo severo. “Pensi che sia felice di questa situazione?” Poi prese il bastone da dietro la schiena di Félix e aprì il comunicatore. “Ecco perché ti ho detto di trasformarti. Noi—o, per meglio dire, io—devo parlare con Ladybug. Tu torna nella mia stanza e mettiti seduto.” Le orecchie di Félix gli si appiattirono sulla testa e per una volta il ragazzo non si mise a discutere e fece come gli era stato detto. Adrien prese il comunicatore e si assicurò che non fosse impostato per la videochiamata. Poi chiamò Ladybug.

Il telefono andò immediatamente in segreteria. Cavolo... non è trasformata.’ 

“Insettina?” disse con tono esitante, sapendo di suonare già colpevole. “Insettina ho un grosso problema. Posso incontrarti alla Torre Eiffel verso mezzanotte? Mi è successo qualcosa di veramente... orribile, e ho bisogno del tuo aiuto. A presto!” Riattaccò e respirò profondamente, cercando di non farsi prendere troppo dal panico.

“Che, non ha risposto?” chiese Félix.

“Non è trasformata. Questi dispositivi funzionano solo quando lo siamo.” Adrien tornò in camera e si sedette pesantemente accanto a Félix. “A proposito, quanto tempo pensi di restare?”

Félix sospirò. “In realtà speravo di restare il meno possibile, ma ora ovviamente è diverso. La mamma vuole partire lunedì sera, ma... cosa faccio se Ladybug non si trasforma prima di allora?” 

Un leggero bussare alla porta spezzò il filo dei loro pensieri.

“Presto! Di’ ‘Ritrasformami’!” sussurrò Adrien, doverosamente copiato da Félix che vide le sue mani tornare alla normalità e tirò un respiro di sollievo. Plagg apparve di nuovo, e riuscì a malapena a nascondersi nel suo armadietto puzzolente prima che entrasse Nathalie. 

“Vedo che almeno questa volta non sembrate litigare.” Il suo sorriso era freddo come il ghiaccio. “Spero che non ci siano più... problemi con video cancellati e scambi di vestiti.”

“Tutto a posto, Nathalie. Che cosa c'è?” chiese Adrien. Félix cercò di mantenere il suo solito sguardo severo.

“È pronta la cena. Suo padre e la signora Amelie vi aspettano in sala da pranzo.”

‘Oh.’ Adrien diede un’occhiata all’orologio. Erano quasi le nove: evidentemente lo chef non aveva apprezzato il fatto di avere altre due persone per cui cucinare senza alcun preavviso. “Arriviamo!” 

oOo 

Avevano mangiato il più rapidamente possibile. Dovevano fare in fretta, perché il cibo non era altro che una perdita di tempo cruciale, tempo di cui avevano un disperato bisogno, per decidere che cosa fare quando avessero incontrato Ladybug. Mangiarono a malapena e si alzarono quasi simultaneamente, chiedendo il permesso di ritirarsi.

“Suvvia, ragazzi. Potreste fare lo sforzo di essere più socievoli e fare un pasto in famiglia, per una volta!” Amelie sembrava quasi turbata al pensiero che se ne andassero così presto.

“Madre,” iniziò a dire Félix con un tono di voce così gentile che sorprese Adrien, “stavamo facendo una bella chiacchierata ed è passato molto tempo dall’ultima volta che ho visto Adrien. Possiamo mangiare in famiglia domani?” Félix vide la delusione sul viso di sua madre e gli dispiacque enormemente. L’ultima cosa che voleva era rattristarla, ma quello che dovevano fare era troppo importante. Non poteva ritrovarsi con quella palla di pelo nero divora-Camembert per il resto dei suoi giorni. La sua sanità mentale sarebbe stata in serio pericolo.

“Sì, ci stavamo divertendo davvero! Andiamo, Félix, torniamo in camera mia. Con il vostro permesso”, confermò Adrien, guardando entrambi gli  adulti che erano rimasti in silenzio.

Gabriel e Amelie si scambiarono una rapida occhiata prima di guardare i ragazzi e dare un cenno di consenso.

 “Grazie,” dissero loro educatamente e uscirono dalla stanza, prima che uno dei due adulti potesse obiettare o cambiare idea.

Ad Adrien non piaceva lo sguardo severo di suo padre, ma sperava che zia Amelie l’avrebbe tenuto occupato e fuori dalla sua stanza per il resto della serata. Presto salutarono Gorilla, che era ancora in piedi davanti alla porta di Adrien, e rientrarono in camera.

“Allora, cosa facciamo?” chiese Félix non appena furono di nuovo soli. Plagg uscì dal suo nascondiglio, ma si rinascose immediatamente  quando sentì la porta aprirsi di nuovo.

Era Nathalie, che entrò e li squadrò freddamente, con il tablet saldamente stretto sotto il braccio. “Non avevate molta fame, eh?” chiese in tono più critico che sospettoso.

“Abbiamo un sacco di cose da raccontarci, Nathalie.” Adrien iniziava ad alterarsi. Domani era domenica, quindi perché Nathalie era venuta con il tablet? Di solito non aveva lezioni private o servizi fotografici la domenica!

“Così pare.” Lo sguardo freddo di Nathalie avrebbe potuto congelare un vulcano in eruzione. “Volevo ricordarle, Adrien, che domani non ha attività programmate, ma che lunedì dovrà andare a scuola e partecipare a tutte le sue attività pomeridiane”, si aggiustò inutilmente gli occhiali, una mossa che Adrien sapeva facesse quando era seria, “anche se suo cugino e sua zia sono ancora qui. Li incontrerà alla stazione alle sei, per salutarli prima che salgano sul treno per tornare a Londra.”

“Grazie, Nathalie. È tutto?” chiese lui nervosamente, non vedendo l’ora che se ne andasse.

Lo sguardo già freddo di Nathalie si accigliò ancora di più. “Per ora sì, è tutto. Buona notte”, disse e se ne andò dopo averli guardati entrambi per quella che sembrò un’eternità. Quando sentirono la porta chiudersi dietro le sue spalle sospirarono all’unisono.

Félix avrebbe voluto dire qualcosa ma Adrien lo zittì. Continuarono ad ascoltare finché non sentirono chiaramente l’eco dei passi di Nathalie svanire in lontananza giù per le scale. Tirarono di nuovo un respiro di sollievo.

“Cosa stai aspettando, cugino? Trasformati di nuovo. Abbiamo del lavoro da fare e sono già le dieci e mezza passate. Dobbiamo andare.” 

Félix guardò Adrien e sbatté le palpebre. “Dove? Hai appena augurato buonanotte alla signorina Rottermeier!

“Ha. Ha”. Adrien non finse nemmeno di essere divertito dalla citazione del cugino. “Trasformati e ti faccio vedere.” 

“Posso sapere cosa avete intenzione di fare voi due, prima che questo quì mi risucchi di nuovo nell’anello?” Plagg sembrava essersi calmato un po’. Stava sgranocchiando un’altra fetta di Camembert. Adrien sapeva che era solo la punta dell’iceberg di quello che Plagg avrebbe richiesto nei prossimi giorni, per via di ‘tutto lo stress che gli stavano causando’.

Sospirò. “Ad essere completamente sincero... non ne ho idea. Il piano al momento consiste solo nel raggiungere la Torre Eiffel e discutere un piano d’azione prima che arrivi Ladybug, ma sono quasi le undici, quindi dobbiamo fare in fretta.”

“Oh fantastico, sei proprio di grande aiuto!” sbottò Félix.

Adrien gli lanciò un’occhiataccia. “Se non mi avessi rubato l’anello, non avremmo affatto questo problema e saremmo liberi di odiarci come abbiamo fatto da quando sei venuto l’ultima volta. Quindi non lamentarti e trasformati!” Félix ricambiò lo sguardo con disprezzo, ma obbedì. Adrien fece una smorfia nel vedere la versione di Chat Noir di suo cugino: ne era ancora meno entusiasta di prima. “Sai, avresti potuto fare uno sforzo e restare fedele al design che avevo creato io per Chat Noir. Funzionava perfettamente così com’era.”

“Ho solo apportato miglioramenti, cugino,” disse Félix con una smorfia. “La fibbia è molto elegante e questi stivali alti fino alla coscia sono molto più belli di quegli stupidi stivali con le zampe d’argento che indossi tu. Mi piace.”

“Non importa se piaccia o no a te!” Félix stava iniziando a dargli sui nervi. “È che Milady si renderà conto che non sei me. Voglio dire, che Chat non è Chat. ARGH!”

Félix Noir incrociò le braccia al petto. “E pure se lo scoprisse, non sarebbe meglio? Potrebbe essere più disposta ad aiutarci.”

“Guarda,” sbuffò Adrien. “Parliamone in cima alla Torre Eiffel in attesa di Milady. La torre chiude al pubblico tra pochi minuti. Ci darà il tempo di prepararci. Prendi il bastone da dietro la schiena.” Mostrò al cugino come usare il bastone e come uscire dalla stanza.

Dopo un paio di tentativi falliti, Félix iniziò a saltellare per i tetti di Parigi portando Adrien in braccio.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma in realtà Félix si stava godendo l’esilarante sensazione di libertà  mentre saltava di tetto in tetto. Era impossibile da descrivere e lo rese ancora più geloso di suo cugino. Adrien poteva farlo ogni volta che voleva, e aveva anche la possibilità di fare del bene combattendo le akuma inviate da Papillon. 

Sapeva che lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Questo incidente da solo era sufficiente a fargli odiare l’anello. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sbarazzarsene, non gli importava di quando potere quell’anello desse al suo portatore.

Dopo alcuni minuti passati a saltellare senza meta, Adrien lo guardò e gli chiese con tono divertito, “Ma dove vai?”

Félix si fermò e Adrien cercò di non ridacchiare per l’espressione infastidita sul volto di suo cugino: “Piantala. Come ci si arriva, alla Torre Eiffel?”
 


Nota dell'Autrice:


Okay, come fare a spiegarvelo... scusate. Pensavo di aver postato il secondo capitolo e invece non l'avevo fatto! Chiedo venia... spero che vi piaccia comunque! Sto traducendo il terzo capitolo al momento quindi aspettatevi un aggiornamento presto :) 

Grazie per i commenti. Spero ch la storia continuerà a piacervi! Riusciranno i nostri... eroi a convincere Ladybug? :/ Senza che li ammazzi entrambi? ^^;

Alla prossima! E mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 3
*** Ma chi sei, tu? ***


Félix Noir

Scritto da: JuliaFC (Kagome qui su EFP)

Beta: Genxha e Maria Lace. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

oOo

Capitolo 3 — Ma chi sei, tu?

Adrien rabbrividì mentre fissava le luci della città brillare nell’oscurità della notte. Avrebbe dovuto prendere una giacca prima di uscire, ma era talmente preoccupato per la questione dell'anello, e per decidere che cosa dire alla sua Lady per convincerla a baciare Félix (non poteva nemmeno elaborare nella sua testa una cosa così atroce), che aveva completamente dimenticato che non facesse ancora esattamente caldo, almeno non in un posto così alto e esposto come la cima della Torre Eiffel. Normalmente la tuta lo proteggeva da ogni tipo di intemperie, ma stavolta indossava solo il suo solito completo t-shirt nera e camicia bianca, e purtroppo quelle non impedivano al freddo della notte di penetrargli nelle ossa. Per fortuna il vento si era calmato, altrimenti avrebbe rischiato un malanno.

"Allora? Hai avuto qualche idea?" Félix aveva raccolto una rosa rossa mentre passava sopra un giardino pieno di fiori, e ora stava seduto a gambe incrociate di fronte a lui, le braccia serrate sul petto, in attesa che lui gli fornisse la cura miracolosa per il problema che lui stesso aveva creato. Ma Adrien non riusciva a superare il disgusto all’idea di dover aiutare suo cugino a baciare la ragazza che amava lui. Anche prima che lo facesse lui (o almeno se ne ricordasse!). Stava per dare una risposta sgarbata quando vide le orecchie di Félix Noir alzarsi e muoversi verso la sua sinistra.

“Ehi, penso che stia arrivando,” disse, chiudendo gli occhi mentre annusava l’aria. “Wow… è questo il suo odore? Ha un profumo meraviglioso!" 

Adrien si guardò intorno e, immancabilmente, vide Ladybug in lontananza, avvicinarsi alla torre con il suo yo-yo. Non si era mai alzato più velocemente in vita sua. Si guardò intorno e scomparve dietro uno dei muri metallici separatori della terrazza.

“Ehi, dove vai? Non puoi...” gli strillò dietro Félix, ma poi sentì una cosa dura colpirlo dritto in testa. "AHIA!" si voltò, imbronciato, e incontrò lo sguardo divertito di Ladybug.

"Ciao Micetto. Qual era il tuo problema ‘orribile’? E perché aspettarmi qui invece che al nostro solito posto?" Gli sorrise e si sedette sulla panchina accanto a dove era seduto lui, a gambe incrociate sul pavimento. "Non restare lì a fissarmi, su, non ho tutta la notte. Dimmi che è successo." Sbadigliò. "Domani aiuto i miei genitori."

Ladybug lo guardava con un'espressione preoccupata, ma lui era decisamente sbalordito e affascinato. L'aveva ovviamente già incontrata, e la sua mascella aveva conservato un ricordo indelebile di quell'incontro per almeno tre giorni.

Dannazione, riusciva ancora a ricordare esattamente dove il pugno della ragazza lo avesse colpito e quanto gli avesse fatto male. Soprattutto al suo orgoglio. Già allora l'aveva trovata attraente — i grandi occhi color delle campanule, il bel sorriso, il modo in cui il viso le si era imporporato leggermente quando lui si era avvicinato per baciarla...

Scosse la testa, rendendosi conto che la stava fissando con un'espressione idiota da chissà quanto tempo. 

"Stai bene, Micetto?" 

Si alzò, solo per perdere contatto con il suo sguardo. "Sì. Sì, certo. Sì." Dannazione. Vederla ora, con i sensi rafforzati da supereroe, usando la vista notturna per distinguerla contro l’oscurità del cielo, respirare il suo profumo... guardare il suo sorriso... lo stava... confondendo... sì, era così confuso...

E Adrien se n'era andato e non gli aveva detto cosa fare. Maledetto traditore! Ok, allora... dipendeva da lui trovare una soluzione. Cacchio, non gli veniva in mente niente. Che cosa fa un gentiluomo per corteggiare una bella ragazza? Pensa, Félix, pensa. Deve esserci qualcosa.

Ma certo! Tossì educatamente.

"Quante volte mentre tu, mia musica, suoni

quel fortunato legno il cui vibrar risponde

sotto le tue dolci dita, e moduli con grazia

armoniosi accordi che turbano il mio ascolto,..."

Vide gli occhi di Ladybug spalancarsi alle sue parole mentre lui si lasciava cadere in ginocchio. Le porse la rosa rossa che aveva in mano. Lei la prese, con un'espressione sbalordita sul viso. 

"Chat?"

"Io invidio quei tasti che agili sobbalzano

per baciare il tenero incavo della tua mano;

mentre queste mie labbra che mieterebbero tal messe,

accanto a te arrossiscono per l’ardire di quei legni."

Continuò a guardarla dritto negli occhi e prese una delle sue mani guantate nelle sue. Se la portò alle labbra e diede un leggero bacio sulle sue nocche.

"Chat ... Chat cosa stai facendo?" La vide arrossire e lo prese come un segnale che poteva andare avanti. Si alzò elegantemente dalla sua posizione inginocchiata e si sedette accanto a lei, la mano che le accarezzava dolcemente la guancia, lo sguardo fisso nel suo. 

"Per esser così eccitate, cambierebbero natura

e posto con quei saltellanti tasti,

sui quali le tue dita scorrono con dolce movimento

rendendo un morto legno più felice di vive labbra." 

“Chat… ti avverto! No… Ma che fai? No ... non v...” 

Una piccola parte del suo cervello aveva percepito il panico nella voce della supereroina e aveva notato come il suo viso avesse acquisito una sfumatura di rosso ferocemente in competizione con il colore della sua maschera. L’emozione? Se l’aveva fatta emozionare allora magari… Ora o mai più, si disse.

"Se quei tasti impertinenti gioiscono di questo,

lascia loro le tue dita, a me le labbra da baciare." (1)

Le accarezzò delicatamente la guancia e si avvicinò rapidamente a lei. Il cuore gli batteva forte in petto e stava mentalmente pregando tutti i santi del Paradiso, chiedendo, implorandoli di aiutarlo a raggiungere il suo scopo. Ma nel momento in cui cercò di chiudere ogni distanza e posare le labbra sulle sue, lei gli diede una gran spinta e lo fece vacillare.

“HO DETTO NO, CHAT! CHE CE LE HAI A FARE LE ORECCHIE DA GATTO SE NON LE USI?" Si alzò e gli mollò un altro pugno dritto sulla mascella. Di nuovo. Come l'ultima volta. Nello stesso identico punto.

Dannazione, ma come ha fatto? Cadde a terra per la forza dell’impatto e la mano gli corse verso la mascella, sicuro che avrebbe conservato il segno di quel pugno per diversi giorni.

"Che, per caso non ti piacciono i sonetti, Ladybug? Preferisci Romeo e Giulietta? Riccardo III?" Si alzò di nuovo e la fissò disperatamente, ma questa volta tenne le distanze. Le afferrò di nuovo la mano, sussurrando, “‘Non insegnare alle tue labbra questo disprezzo; esse furono fatte per i baci, signora, non per questo sdegno!’”(2) Le lanciò uno sguardo di pura disperazione. Ahi. Le lacrime le scorrevano dagli occhi lungo le guance. C’era cascato una seconda volta. Non l’aveva ascoltata. Aveva ignorato il suo rifiuto. E lei lo aveva preso a pugni in faccia per averci provato. Di nuovo!

AHIA CHE MALE, continuava a pensare. COME DIAVOLO FA AD ESSERE COSÌ FORTE!?

Ladybug tirò via la mano da quella di lui e con un gesto un po’ irato gli diede una sberla in testa. "Cosa pensavi di fare, Micetto? Non ti sei mai comportato così..." Si mosse verso di lui, e lui iniziò a indietreggiare, finendo per arrivare dritto sotto uno dei riflettori che illuminavano la terrazza. Quando lo vide bene, gli occhi di Ladybug si spalancarono, il rossore che le imporporava il viso scomparve all'istante, il suo sguardo scioccato si trasformò rapidamente in un’occhiata piena di rabbia. 

Félix deglutì. E ora che aveva fatto di male?

“CHI SEI?” gridò lei improvvisamente. “COSA HAI FATTO AL MIO GATTINO? GIURO SU DIO, SE GLI HAI TORTO UN SOLO CAPELLO TI PRENDO A CALCI!!"

Ladybug gli saltò addosso, facendogli perdere l'equilibrio, ed entrambi caddero a terra. Si sedette sopra di lui, montandolo come un cavallo, i pugni che le tremavano di rabbia aggrappati con forza al colletto e alla campanella del suo costume. Dio Onnipotente, Ladybug era furibonda.

Félix pensò di non aver mai visto in vita sua una persona più arrabbiata di lei. Iniziò a scuoterlo con quella che gli sembrò una forza immensa. Ma era impazzita? Félix temette che, se non fosse stato trasformato, gli avrebbe fracassato il cranio contro il pavimento metallico della Torre. 

"Aspetta! Ma che dici?" Il suo misero tentativo di fingere ignoranza fu accolto con un'occhiataccia ancora più rabbiosa. 

"Non mettermi alla prova! Chi sei? Un’akuma? Almeno Copycat l'ultima volta era identico. DOVE HAI MESSO IL MIO GATTINO? CHE GLI HAI FATTO? DOV'È!?"

Riuscì a mettersi a sedere, anche se Ladybug gli stava ancora a cavalcioni addosso. Si mise una mano dietro la testa e si grattò la nuca. Questa ragazza era pericolosa; la testa gli faceva ancora più male della mascella. Lanciò una breve occhiata a dove si nascondeva suo cugino. 

Non aveva detto che Ladybug amava qualcun altro? Ora, non è che lui avesse un’enorme esperienza in relazioni sentimentali, ma questa non gli sembrava davvero una ragazza che amava qualcun altro. Stava piangendo, e piangeva perché pensava che lui avesse fatto del male al suo Chat Noir.

"Per favore lasciami spiegare," le disse velocemente: "Non sono un’akuma, lo giuro!" Sospirò. Riuscì a trovare il coraggio di guardare di nuovo in quei profondi occhi blu oceano e si sentì quasi male.

La ragazza non era solo triste, o preoccupata. Era letteralmente devastata. Per quanto avesse capito che Adrien volesse mantenere la propria identità un segreto, non se la sentiva di lasciarla in quello stato. Specialmente perché in ogni momento avrebbe potuto farsi riprendere dall’irritazione e fargli male di nuovo.

"S-sono suo cugino,” disse infine. “Io... ho messo l’anello al dito per sbaglio e ora non riesco a toglierlo..."  

“CHE HAI FATTO?” Ladybug non era più arrabbiata, o almeno non sembrava arrabbiata. Sembrava inorridita. "Toglilo subito!" disse.

“Non posso!” disse lui disperatamente, ma lei non sembrava convinta. Gli prese la mano sinistra, con un cipiglio determinato in viso, e iniziò a tirare l'anello. Doveva fare qualcosa per fermarla, gli stava strappando un dito. "NON SI TOGLIE, COME DEVO DIRTELO, IN CINESE?" 

Oh no. Non avrebbe dovuto gridare. No, non avrebbe veramente dovuto gridare. Gli occhi di lei erano di nuovo spalancati e le lacrime le scorrevano lungo le guance. Per favore, Ladybug, pensò, per favore non colpirmi di nuovo!

"MA È UN DISASTRO!! UN DISASTRO TOTALE! CHE SIGNIFICA CHE NON SI TOGLIE?" La ragazza iniziò a correre dappertutto, le mani alzate alle tempie, il viso tutto arrossato. 

Adrien, dietro la struttura metallica, stava osservando la scena con stupore. Non si era mai sentito più a disagio in vita sua. In primo luogo, quando Félix aveva iniziato a recitare Shakespeare per corteggiare Ladybug, si era spalmato una mano sulla fronte. Era probabilmente il modo più out of character che il cugino potesse trovare per rappresentare Chat Noir che corteggiava la sua Ladybug. Ma dopotutto il cugino era molto diverso da lui, e Adrien si sentiva un po’ in colpa per averlo lasciato senza aiuto, a risolvere il problema da solo. Non che avesse avuto molta scelta, ma si sentiva sempre in colpa.

Quando aveva sentito Ladybug dire di no e Félix non darle ascolto, però, aveva smesso di dispiacersi. Che bastardo. Cosa stava cercando di fare, prendere Ladybug con la forza? Era stato così vicino a uscire dal suo nascondiglio, solo per poterlo prendere a pugni in faccia. Ma Ladybug era stata più veloce e il sospiro di sollievo iniziale di Adrien si era trasformato in puro shock quando lei aveva riconosciuto che Félix non fosse il vero Chat Noir.

Non l'aveva mai vista così arrabbiata, e la mera visione della scena lo spaventò a morte. Ladybug aveva inchiodato Félix a terra così rapidamente e con tanta abilità nella sua rabbia, che Félix non aveva mai avuto alcuna possibilità. Gli era di nuovo dispiaciuto un po’ per il cugino a quel punto, ma per un istante molto breve, perché quando aveva sentito la sua Lady chiamarlo "il mio gattino" per ben due volte, il cuore gli si era sciolto in un brodo di giuggiole. E ora... ora Ladybug si stava comportando in maniera davvero strana. Strana... ma familiare. Sì, aveva il forte sospetto che questo comportamento gli fosse molto familiare, ma non si ricordava perché.

La ragazza correva in giro, in preda al panico più totale, le braccia alzate, le mani ai lati del viso. Stava mormorando a se stessa cose che lui non riusciva a capire, anche se aveva sentito qualcosa su Papillon e le akuma, e ancora, il disastro. Dove aveva visto quel comportamento, si chiese.  

Poi all’improvviso vide Ladybug riprendersi, il viso corrucciato, e marciare verso Félix, che era appena riuscito a rialzarsi. Lo afferrò ancora una volta per il colletto e iniziò a gridargli in faccia: "NON TI CREDO, STAI MENTENDO. DEVI STAR MENTENDO! O ESSERE UN’AKUMA! UN COSPLAYER! QUALSIASI COSA!"

Gli dispiacque di nuovo per Félix, finché non lo sentì ringhiare per la frustrazione e in quel momento il piede gli si mosse automaticamente, pronto per uscire allo scoperto. Come osava quel gradasso ringhiare alla sua Lady! Poi, Félix fece qualcosa che Adrien non avrebbe mai e poi mai pensato che avrebbe potuto fare.

"AAAARGHHHH! Ho detto che non sto mentendo! PLAGG, RITRASFORMAMI!" 

Sia Adrien dal suo nascondiglio che Ladybug di fronte a lui osservarono attoniti mentre, in un lampo di luce verde, la trasformazione si dissolveva e Félix appariva al posto di Chat Noir. Il cuore di Adrien cadde letteralmente a terra, mentre osservava la scena con le mani nei capelli, quasi imitando la precedente espressione impanicata di Ladybug. 

Félix, cos’hai fatto?

"O-oddio..." Adrien udì la voce tremante di Ladybug e il suo sguardo si spostò da Félix alla sua partner sbalordita. Almeno si era fermata.

"Sei... sei..." La vide deglutire. Una, due volte. I suoi occhi erano ancora spalancati. "Sei Ad... no," si corresse, "Félix." Adrien vide la sorpresa nel volto di Félix, che probabilmente era scioccato quanto lui dal fatto che lei se ne ricordasse. L’aveva incontrata solo una volta, e diverso tempo prima. 

"Già." sorrise lui. "Sembro aver preso l’abitudine di farmi prendere a pugni in faccia da te."

"Magari dovresti prendere una nuova abitudine, tipo ascoltare le ragazze quando ti dicono di NO!" ribatté lei, le braccia saldamente incrociate sul petto, un broncio infastidito sul viso. Ma il fastidio non durò a lungo sul suo volto, perché gli occhi le si spalancarono quasi immediatamente. 

"Aspetta un attimo." Si avvicinò di nuovo a Félix e lo afferrò per il bavero. Félix si spostò leggermente dalla struttura metallica dietro di lui, osservandola quasi con preoccupazione. "H-hai detto che sei suo c-cugino?" Félix annuì nervosamente.

Oh cavolo. Ecco, ci siamo. Adrien pensò che il battito del suo cuore si potesse sentire anche in Cina. Plagg pensò che questo fosse il momento migliore per chiedere del formaggio, ma fu palesemente ignorato sia da Félix che da Ladybug.

Ladybug lasciò andare il colletto di Félix, facendo sì che il cugino tirasse un gran respiro di sollievo. Poi, si mise le mani sulle guance e gemette per lo shock.

"Adrien..." La ragazza si lasciò cadere sul pavimento, fissando il nulla, le braccia e le mani afflosciate sulle gambe e sulle ginocchia. "è... Chat Noir..."


Glossario:

  1. William Shakespeare, Sonetto 128

  2. William Shakespeare, Riccardo III


Nota dell’Autrice:

Ciao a tutti! Mi dispiace di avervi tenuti in sospeso così a lungo, ma ecco quì il capitolo 3, e visto che ho tradotto anche il finale, lo pubblicherò la settimana prossima, contenti? :) 

Lo so, vi sto lasciando con un bel cliffhanger, ma spero vi stia piacendo la storia fino a questo momento e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Un commento non costa niente, suvvia! Ho diverse altre storie scritte in Inglese e portate a termine, e altre che sto scrivendo al momento, ma prima di tradurre mi piacerebbe avere più opinioni! Fate ‘sta buona azione, dai! ;)

Intanto ci sentiamo la settimana prossima per l’ultimo capitolo. Grazie infinite ai miei beta, Genxha e Maria Lace!

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Capitolo 4
*** Era la ragazza coi codini... ***


Capitolo 4 — Era la ragazza coi codini

"Adrien..." La ragazza si lasciò cadere sul pavimento, fissando il nulla, le braccia e le mani afflosciate sulle gambe e sulle ginocchia. "è... Chat Noir..."

"Eh? Ma davvero non lo sapevi?" chiese Félix scioccato. Ladybug scosse la testa.

Adrien non poteva vedere il viso della sua Lady da dove si trovava, ma sapeva che era il momento per lui di uscire allo scoperto. Lo sapeva, ma allo stesso tempo lo temeva. Il pensiero di affrontare la sua Lady ora che lo aveva scoperto, dopo la brutta figura che suo cugino aveva appena fatto, gli dava i brividi. Fece un respiro profondo e uscì in piena vista.

Félix lo guardò male, ed Adrien sospirò.

"Ma allora proprio non lo sapeva?" gli chiese il cugino. Adrien scosse la testa, ancora scosso. Plagg lo vide e volò immediatamente verso di lui. 

"Sapevo di non potermi fidare di lui, Adrien. Mi sta facendo morire di fame! Dimmi che hai portato il formaggio!" Adrien si accigliò e mise la mano nella tasca interna della camicia, tirando fuori una fetta di Camembert, che Plagg afferrò e abbracciò come se la sua vita dipendesse da essa. "MIA CREMOSITÀ!!!" piagnucolò il piccolo kwami nero, iniziando ad assaporare il suo cibo preferito. Rumorosamente, come al solito. Adrien si accigliò ancora di più.

Quando guardò di nuovo nella direzione di suo cugino, vide che Ladybug si era girata e lo stava guardando, con gli occhi quasi fuori dalle orbite per lo stupore. 

"Allora è vero," sussurrò lei.

Adrien arrossì. "Insettina..." Non riusciva a incrociare il suo sguardo. La mano gli andò automaticamente dietro la nuca in un gesto imbarazzato. "Scusami." 

Lei si alzò in piedi e si incamminò verso di lui, e Adrien serrò gli occhi, pensando che volesse schiaffeggiarlo, o peggio dargli un pugno in faccia come aveva fatto con Félix. Sapeva che se lo sarebbe meritato. Al cento per cento. Ma quando si accorse che era passato qualche minuto e non era successo niente, osò riaprire gli occhi e guardarla. La ragazza stava in piedi davanti a lui e lo fissava con stupore, il viso leggermente arrossato.

"Beh... almeno ci siamo tolti dalle scatole questa parte del reveal, meno male!" Plagg si guadagnò due occhiatacce a questa osservazione.

"Non doveva succedere così, Plagg!" disse Adrien, sconvolto perché sapeva che le cose non sarebbero più state le stesse da quel momento.

"E come allora? In un modo o nell'altro, un giorno Codini l'avrebbe scoperto. Sii grato che non sia tutta colpa tua!" Plagg si mise a testa in giù e gli sfiorò la guancia. "Andrà tutto bene, gattino. Non preoccuparti."

Ma Adrien si preoccupava. Osò lanciare una breve occhiata a Ladybug e gli si gelò il sangue nelle vene nel vedere come fosse ancora agitata, e scioccata. "Mi spiace che il fatto che sia io ti abbia delusa," mormorò, leggermente stizzito.  

Poi, si girò e marciò verso Félix, che non si era ancora mosso. Si fermò di fronte a suo cugino e lo guardò accigliato. "Perché diavolo hai richiamato la trasformazione?" 

"Mi aveva dato del bugiardo! Dovevo dimostrarle di non essere un’akuma!" ribatté Félix. "Poi non volevo che mi sbattesse di nuovo la testa sul pavimento! Quella ragazza è pericolosa!"

"Aveva tutto il diritto di picchiarti! Ti ha detto di smetterla e tu non l'hai ascoltata! Cosa avevi in ​​testa? Chat Noir è un gentiluomo, non si sarebbe mai imposto in quel modo alla sua Lady!" lo rimproverò Adrien.

"Ehi!" Adesso anche Félix lo guardava con rabbia. "Senti chi parla! Mi hai mollato lì, senza prestarmi il minimo aiuto! Avevi detto che mi avresti aiutato a escogitare un piano, e invece ti sei nascosto! Cosa pensavi potessi fare? Non sono mica te!"

"Recitare Shakespeare era di sicuro una cosa che io non avrei mai fatto!" ribatté Adrien.

"Che ne so io? E poi non ho molta esperienza in queste cose." Arrossì e distolse lo sguardo. "Papà si è dichiarato alla mamma con quel sonetto. Alla mamma è piaciuto, lo avrà ripetuto un milione di volte che le è piaciuto!"

Adrien si sentì di nuovo in colpa per aver lasciato Félix da solo. "Non avevo scelta, dovevo nascondermi. La mia Lady stava arrivando e io non portavo la maschera!"

"Quello lo capisco. Ma non capisco perché tu non abbia detto niente i tre quarti d'ora precedenti! Continuavi a fissare il vuoto e sospirare come un idiota!" lo accusò Félix.

"Non era una cosa facile!" Adrien arrossì, ma arrossì ancora di più quando notò che Ladybug si era avvicinata. "Ti ho detto c-che io… sono i-innamorato di lei..." L’aveva sussurrato con un filo di voce, ma aveva iniziato immediatamente a sudare freddo. "Non potevo... non sono riuscito a mantenere il sangue freddo per..."

"Per escogitare un piano per aiutare me a baciarla?" disse Félix con un ghigno.

Adrien sospirò. "Già." Lanciò un'occhiata a Ladybug e rimpianse di averlo fatto.Il viso della ragazza era quasi più rosso della sua maschera.

"Tu… sei innamorato di me?" sussurrò lei.

Maledizione...

"Uh... beh, pensavo... fosse a-abbastanza... chiaro... My Lady..." La sua faccia aveva probabilmente assunto una sfumatura violacea ancora sconosciuta al genere umano. "Con tutte le v-volte che flirtavo con te, e poi la d-dichiarazione d’amore sul terrazzo c-con le candele, e le rose, e tutto il resto…" aggiunse in fretta, evitando accuratamente di alzare lo sguardo. "E il fatto che tu avessi m-menzionato di amare un altro!”

Ladybug sussultò, e improvvisamente Adrien si rese conto di cosa fosse diverso questa volta. Vero, le aveva dichiarato il suo amore eterno tantissime volte come Chat Noir, ma mai come Adrien. Questa era la prima volta che lo faceva al di fuori della maschera. Ed era difficile. Molto più difficile di quanto pensasse. 

"Cos'è questa storia del bacio?" Ladybug sembrò agitarsi ancora di più.

"Allora, adesso ti spiego io, Codini." Plagg finì di mangiare una fetta del suo amato Camembert, poi volò davanti al viso di Ladybug, fissandola con le zampe incrociate sul petto. “Il signor Stilton qui...”

Non sono il signor Stilton...” sentenziò Félix, rivolgendo un’occhiataccia a Plagg.

Plagg tossì. “Dicevo ... oh sì. Il signor Stilton qui presente... si è messo al dito un Miraculous che non gli apparteneva. L’anello ha un sigillo di protezione, come anche gli orecchini. Se viene indossato da una persona che non sia il portatore ufficiale, l’anello gli si sigilla sul dito. Il signor Stilton qui ha bisogno che tu lo baci in modo che il mio gattino possa riavere l'anello, e siamo tutti felici e contenti." La osservò mettendosi sottosopra. "Chiaro?"

"Come... ha fatto a..."

Adrien sospirò. "Plagg mi ha sporcato la camicia di gorgonzola, e mi sono arrabbiato con lui." Sospirò di nuovo: "Mi sono tolto l'anello per farmi la doccia. Félix è arrivato questo pomeriggio con sua madre ed è entrato in camera mia mentre ero in bagno."

"Era una doccia MOLTO lunga!" mormorò Félix con le braccia serrate sul petto.

"Dovevo togliermi quell’odore disgustoso di dosso! Ti è mai caduto addosso il gorgonzola? Ha un odore TERRIBILE!" sbuffò Adrien. "Comunque... esco dalla doccia e trovo Plagg che cerca di colpire Félix con qualsiasi oggetto pesante e contundente che possa trovare. Così scopro che mi ha rubato l'anello!"

"Lo stavo solo provando! Non volevo rubarlo! Non pensavo ci fosse niente di male!"

"Non avevi il diritto di provarti il mio anello!"

"Se non volevi problemi, potevi tenerti il tuo prezioso anello al dito!"

"Cleptomane!"

"Rapunzel!"

"Rimangiatelo!"

"Mai e poi mai!!"

I due ragazzi sentirono una mano li afferrava per la collottola. Si voltarono allo stesso tempo e videro una Ladybug molto irritata, con una mano sulla collottola di Adrien e una su quella di Félix, ergersi in mezzo a loro con gli occhi socchiusi. 

"BASTA!" ruggì la ragazza. "Che avete, cinque anni?" I due divennero rossi come peperoni. 

"Ma..." dissero all’unisono.

"NIENTE MA!" La furia nei suoi occhi fece rabbrividire Adrien. Era davvero la stessa ragazza timida di poco prima? Sentendolo rabbrividire, lei fissò lo sguardo proprio su di lui. "Mi aspettavo di meglio da te, Micetto." 

Adrien abbassò lo sguardo per la vergogna.

"Plagg?" disse poi lei, cercando con gli occhi il kwami ​​nero. "Che tipo di bacio dev’essere?" 

La bocca dei ragazzi si spalancò per lo stupore. Entrambi non avevano nemmeno preso in considerazione l’idea che potesse trattarsi di un semplice bacino sulla guancia. 

"Bella domanda, Codini. Mi dispiace darti la brutta notizia, ma deve essere un bacio vero, sulle labbra." Sbuffarono tutti e tre. Plagg gli lanciò uno sguardo divertito e si spostò all’ombra, allontanandosi.

"E va bene. Ho già baciato quest’idiota quì una volta, per toglierlo dai guai." Lanciò un'occhiataccia ad Adrien e aggiunse sibilando: "Questa volta avrò bisogno di disinfettarmi la bocca!" Lanciò un’altra occhiataccia ad Adrien e poi lo liberò dalla sua presa e si voltò verso Félix.

Lo sguardo le si addolcì un pochino, notando quanto fosse imbarazzato e agitato il ragazzo. Gli fece un piccolo sorriso e gli mise una mano sul petto, sentendo il cuore di lui iniziare a fare gli straordinari. Lo prese per il bavero, tirandoselo vicino, e con decisione posò le labbra sulle sue.

Rimasero avviluppati l’uno all’altra per un momento che sembrò eterno per il povero Adrien. Ladybug mise un braccio attorno al collo di Félix e lui, dopo lo shock iniziale, iniziò a stringere la vita della ragazza, timidamente. Adrien poté solo guardare, piangere e… tenere il broncio.

Quando le loro labbra si staccarono, i due si guardarono per un lungo istante. Poi Ladybug  disse piano: "Scusa se ti ho picchiato. Di solito non sono così violenta."

"Colpa mia," ammise Félix senza fiato. "Non ti ho ascoltato di nuovo. Avrei dovuto, e io... chiedo scusa." Si staccò da lei (a malincuore?), guardò in basso e si diresse traballando verso il sedile dove le aveva recitato il sonetto di Shakespeare. Si sedette, quasi piombandoci sopra. "Mi sento... stordito."

"Anch'io," disse Adrien, che ancora non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di quello che aveva appena visto. Si avvicinò al sedile, si asciugò le lacrime e si sedette accanto a suo cugino, ancora sbalordito oltre ogni dire. 

"Signor Stilton?" Adrien tese una mano verso Félix. "Il mio anello".

Félix gli lanciò un'occhiataccia, ma si tolse l'anello dal dito e glielo restituì. Adrien lo indossò e lanciò un profondo sospiro di sollievo quando sentì la sensazione familiare del metallo che gli si avvolgeva attorno al dito.

Plagg, che era scomparso quando Félix si era tolto l'anello, ricomparve di nuovo in un lampo di luce, e sembrò più che sollevato nel vedere l'anello di nuovo al dito di Adrien. 

"Era la ragazza coi codini," mormorò Félix all'improvviso.

"Eh?!" chiese Adrien perplesso: "Che ha fatto la ragazza coi codini?"

"Quella che ha detto che ti amava. Nel video dei tuoi amici." 

"Oh." Il video... sì. Se n’era quasi dimenticato. 

Aspetta... che cosa? "Scusa, potresti ripetere?"

Félix sospirò. "Ha detto che ti amava e che sarebbe stata sempre al tuo fianco. La bella ragazza con i codini." Guardò Ladybug, che sembrava di nuovo accigliata e in preda al panico. Perché?

Félix aggrottò la fronte e si portò una mano al mento mentre guardava di nuovo Ladybug, con grande attenzione. "In realtà... correggimi se sbaglio... ma..."

"Cosa?" Lo sguardo di Adrien seguì quello di Félix e si posò su una Ladybug rossissima in volto. Perché era più agitata ora di quando aveva baciato Félix?

Félix iniziò a ridere. All'inizio fu solo una risatina, ma più passava lo sguardo tra suo cugino e Ladybug, più la sua risata diventava più genuina, finché non iniziò a piangere dalle risate. "Non te lo dico!" Ridacchiò di nuovo "Devi capirlo da solo!" Adrien lo guardò male a quelle parole, ma stava per ribattere qualcosa quando Ladybug lo interruppe.

"Félix?" Il ragazzo guardò verso l’eroina a pois e fu sorpreso di vedere che si era inginocchiata accanto a lui e lo guardava dritto negli occhi. "Ti prego, non farne parola con nessuno." Lo fissò con aria estremamente seria e accigliata: "È molto, MOLTO importante che le nostre identità rimangano segrete". Il suo cipiglio e la sua enfasi sulla parola "nostre" fecero capire a Félix che Ladybug aveva capito tutto.

“Ehm,” iniziò lui, ma Ladybug lo interruppe.

"Se osi dire anche una sola parola, giuro su Dio che ti acciufferò e ti rimetterò l’anello al dito." Gli sorrise e si alzò, incrociando le braccia sul petto. "E non ti bacerò una seconda volta!" Ma rimase sbalordita nel vederlo sorridere di rimando e alzarsi in piedi. 

"Allora dovrò andare alla stampa, signorina 'Ti amo, sarò sempre qui al tuo fianco, Adrien...'" Vide Ladybug diventare viola e lanciò uno sguardo significativo al cugino. Adrien aveva spalancato gli occhi per lo shock. Félix sorrise di nuovo. Poi, avvicinò il viso all’orecchio di Ladybug e sussurrò: "Quello era il mio primo bacio. Se non funziona con Rapunzel, chiamami..."

Le fece l'occhiolino, facendola arrossire di nuovo; poi si allontanò fischiettando e raggiunse un punto vicino alla grata di sicurezza che proteggeva i visitatori dal cadere dalla torre. Da lì poteva tener d’occhio i piccioncini, ma non era tra i piedi. 

Parigi era bellissima, come sempre, le luci della città erano ancora accese, e risplendevano nell'oscurità. Félix fissò il panorama per un po’ e poi si voltò a guardare i due ragazzi, che erano impietriti, ancora esattamente nella stessa posizione in cui li aveva lasciati; si fissavano a bocca aperta, in silenzio.

Idioti, pensò divertito.

Ci vollero almeno cinque minuti, anche se a lui era sembrata quasi mezz'ora. Ma infine, sentì Adrien dire con un tono di voce scioccato: "Marinette...?" 

"Tikki, ritrasformami", venne quasi subito dopo.

Plagg volò accanto a lui e si sedette sulla sua spalla. 

"Si stanno ancora baciando?" chiese al kwami con uno sguardo indecifrabile sul viso.

Plagg sospirò. "Sì. Tutta questa sdolcinatezza ucciderà le mie papille gustative!" Fece il gesto di qualcuno che gli tagliava il collo, ma Félix ebbe la sensazione che fosse tutta scena. Guardò i due piccioncini, che si stavano ancora baciando. Quel cretino di suo cugino... aveva tutto nella vita.

Sospirò e guardò Plagg, che stava ancora fingendosi disgustato dalla scena dietro di loro.  

"Davvero, Plagg. Il formaggio inglese non è poi così male…” disse al kwami.

"Potrei accettare l'offerta, ragazzo", disse il piccolo Dio della Distruzione. "Ma solo se mi prendi il Cornish Truffle!"

"Affare fatto!" Félix gli mostrò il mignolo e Plagg lo strinse con fare d’intesa.

 

Fine.


Nota dell'autrice: 

Ma ciao! Eccoci arrivati ​​alla fine! ^ - ^ 

Spero che non mi uccidiate per questo finale (o meglio, so che forse vorreste uccidermi, ma io corro veloce!) Cosa posso dire ... Adoro i miei idioti coi prosciutti sugli occhi, Adrienette forever, ma amo anche il mio Félix. 

Che ne pensate? Vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? Sono curiosa di sapere cosa ne pensiate. 

Ancora una volta, grazie mille a Matteo ‘Genxha’ e a Maria Lace! Vi voglio bene :)

Ora ... Sto scrivendo nuovi progetti e presto li tradurrò per tutti voi. Aggiornerò presto.

Fino ad allora, 

Bug out!

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