Legami di darkroxas92 (/viewuser.php?uid=62937)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Marchio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Marchio ***
“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
Prompt: Marchio
Numero parole: 260
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Ladybug sospirò non appena atterrò attraverso la botola, lasciando che la
sua trasformazione svanisse e liberando così Tikki, che atterrò sul letto
esausta.
“Gli akuma diventano sempre più violenti.” Commentò il kwami.
“Già…” Rispose Marinette, per poi guardarsi la mano destra, la quale era
coperta da un guanto blu che lasciava libere le dita.
Tikki guardò la ragazza togliersi lentamente il guanto, rivelando sul
dorso della mano una macchia rossa, all’interno del quale c’erano tre
segni neri simili a un graffio.
“Sicura che ti va bene così?” Chiese il kwami, osservandola rimettere il
guanto. “Sono sicura che-”
“Va bene così.” La interruppe seccamente Marinette. “Mi sta bene così.”
“Ma-”
“Ho detto che va bene così!” Esclamò l’eroina.
Tikki sospirò. Per quanto ci provasse, non riusciva a farle cambiare idea.
“Non puoi nasconderlo per sempre.”
“L’ho fatto finora, non vedo perché non posso continuare.”
“Perché ti stai rovinando!” Replicò il kwami, alzandosi in volo e
fermandosi di fronte ai suoi occhi. “Sai bene che una volta che il marchio
si rivela devi-”
“Devo cercare la sua controparte.” Concluse Marinette. “Lo so. Ma non
voglio.”
“Ma se non lo trovi, il marchio scomparirà! E con esso ogni possibilità di
lieto fine per te!”
La ragazza continuò a fissare la creatura in silenzio.
“Preferisco così e mantenere il mio libero arbitrio.” Disse infine. “Non
lascerò che sia uno stupido marchio a decidere il mio futuro!”
“Ma Marinette, così segnerai anche il destino della tua-”
“Sono sicura che alla fine capirà che è meglio così. Meglio una vita
solitaria piuttosto che una vita guidata.”
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
Prompt: Soulmate AU
Numero parole: 500
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“Allora My Lady, hai deciso infine di arrenderti al mio amore?”
Ladybug sospirò, portandosi una mano sul volto di fronte all’ennesimo
flirt di Chat Noir.
“No Chat. Te l’ho già detto, sono innamorata di un altro ragazzo.”
“Ma hai anche detto che non hai idea se i vostri marchi sono gli stessi.
Almeno permettimi di verificare. Sono sicuro che i nostri corrispondano
e-”
“No!” Esclamò Ladybug, arrabbiandosi e facendo arretrare istintivamente
Chat Noir.
“L-Ladybug, io-”
“Lascia che ti chiarisca una volta per tutta cosa ne penso di questa
storia del marchio dell’anima gemella. È solo un modo per costringere
contro la loro volontà due persone a stare insieme, privandoli della
libertà di scelta! E io non ho intenzione di seguire una cosa tanto
barbara!”
“Ma My Lady, il marchio non funziona così!” Protestò l’eroe. “Il marchio
appare su due persone solo se queste sono totalmente compatibili tra di
loro. Non c’è margine di errore!”
“E chi lo dice?”
“Tutti quelli che hanno incontrato la loro anima gemella!”
Ladybug chiuse le mani a pugno. “Beh, io non ho intenzione di seguire tale
destino! Se starò con qualcuno sarà qualcuno che amo liberamente, non
perché uno stupido disegno l’ha deciso per me!”
“E se quella tua cotta avesse il marchio con un’altra ragazza e lo
sapesse? E se fossero fidanzati?!”
Chat si pentì subito di averlo detto.
Bastarono quelle silenziose lacrime sul volto della sua adorata per capire
di essere andato oltre.
“Allora mi starà bene restare da sola. Non voglio andare contro ciò che
penso. Contro ciò che sono.”
“Ma sai anche che così condanni la tua anima gemella?” Domandò Chat. “Sono
serio, Ladybug! Almeno permettimi di verificare se i nostri marchi
corrispondo! Se non sarà così ti prometto che ti lascerò andare! Ma almeno
permettimi di togliermi il dubbio. Ti amo, My Lady. E nulla mi renderebbe
più felice di sapere che sei la mia altra metà. Ma se fosse davvero così e
tu ti rifiuti di confermarlo, allora sia io che te-”
“Non sono la tua anima gemella, Chat Noir.” Lo interruppe lei, girandosi.
“Perché sei così testarda?!” Urlò Chat. “Sai perfettamente che se non
trovi il proprietario del marchio gemello al tuo entro dieci anni, allora
entrambi morirete!”
Ladybug restò in silenzio.
“Da quanto tempo è apparso?” Chiese il ragazzo, calmandosi. “Dimmi almeno
questo, Ladybug.”
L’eroina non si voltò, ma iniziò a prendere il suo yo-yo.
“Tra trenta giorni saranno dieci anni.” Disse infine, facendogli
spalancare gli occhi. “E sì, so perfettamente cosa mi aspetta. Non
preoccuparti, troverò un’altra Ladybug che mi sostituirà. Non lascerò che
tu difenda Parigi da solo.”
E detto ciò saltò giù dal tetto, lanciandosi oltre i palazzi con la sua
arma e lasciando uno sconvolto Chat Noir da solo.
“Un mese… Anche tu hai solo un mese?” Mormorò lui, per poi chiudere le
mani a pugno, mentre i suoi occhi si riempirono di determinazione. “Ora
sono ancora più convinto che sei tu la mia altra metà. E non ti lascerò
distruggerti per niente!”
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
Prompt: Vestiti
Numero parole: 1255
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Adrien si guardò allo specchio, mentre si assicurava che le maniche della
maglietta coprissero interamente la parte superiore delle braccia.
Il ragazzo sospirò mentre si guardava.
“Sai, per uno che ha letteralmente poche ore a sua disposizione, presti
decisamente troppa attenzione a come vestirti.” Osservò Plagg, ingoiando
in un sol boccone un triangolo di camembert.
“E tu sai bene perché devo fare così attenzione a come mi vesto. Anche se
mio padre crede sia apparso solo pochi anni fa, non posso lasciarlo vedere
a nessuno. Conoscendo le mie fan, inizierebbero a tatuarselo per cercare
di farmi credere che siano la mia anima gemella.”
“Secondo me sarebbe meglio se tu lo mettessi in bella mostra. Almeno
avresti qualche speranza di trovare la tua metà prima della mezzanotte.”
“So già che è Ladybug l’altra mia metà. Il fatto che i nostri marchi siano
venuti fuori insieme ne è la prova.”
Plagg restò in silenzio per qualche secondo. “Ma l’hai sentita, non vuole
rivelare il suo marchio.”
“E devo riuscire a farle cambiare idea, in ogni modo possibile. Potresti
aiutarmi, dicendomi chi è.”
“Sai che non posso, e credimi, mi piacerebbe dirtelo. Ma se provo a dire-”
e qui una serie di bolle di sapone gli uscirono dalla bocca. “Vedi qual è
il risultato?”
Adrien osservò il kwami, per poi lasciarsi cadere seduto sul letto.
“Eppure sono convinto che se solo riuscissi a farle cambiare idea… Non
riesco a capire perché sia convinta che il marchio sia un legame forzato.
Mi è sempre stato detto che è il simbolo del vero amore, la sua
materializzazione fisica. Perché lo rifiuta?”
“Ah, non lo chiedere a me. Ho sempre trovato assurda questa storia del
marchio.”
Marinette sospirò, lasciando cadere la testa sul banco.
Lo sguardo le cadde sulla mano destra, per confermare che il guanto fosse
ancora al suo posto.
Certo, non che i suoi compagni di classe sapessero il vero motivo per cui
lo indossava. Aveva detto che si era fatta male anni fa e preferiva non
far vedere la cicatrice. E grazie alla sua goffaggine non era difficile
farlo credere a tutti.
I suoi occhi si spostarono su Adrien, il quale stava parlando con Nino, ma
nonostante fosse letteralmente di fronte a lei non riusciva a sentire
nulla.
“Ehi, tutto bene?” Domandò il biondo, voltandosi verso di lei, attirando
finalmente la sua attenzione.
“E-Eh? Oh, sì, sto malissimo! Cioè, benissimo!”
“Sicura?” Domandò lui. “Dev’essere stato difficile per te oggi,
considerando che Alya è assente.”
“Oh, tranquillo Adrien caro.” Intervenne Chloé. “Dupain-Cheng stava
sicuramente pensando al fatto che il suo marchio non è ancora apparso e
dev’essere così destinata a restare una zitella per tutta la vita.”
“Chloé…” La avvertì il biondo, solo per fermarsi quando vide Marinette
alzarsi e recuperare le sue cose.
“Meglio zitella che schiava.” Rispose lei. “A differenza vostra, non mi
piace l’idea di essere costretta a stare con qualcuno solo per colpa di
uno stupido disegno.”
Adrien spalancò gli occhi.
“Ma Marinette, davvero la pensi così?” Chiese sorpreso.
Per una volta la ragazza non inciampò nelle sue parole mentre lo guardava.
“Sì. Odio il solo pensiero di dover stare con qualcuno contro la mia
volontà. Ora scusate, ma devo andare.”
E detto ciò si allontanò.
“Figuriamoci. Deve dirlo solo per stare meglio con se stessa.” Ridacchiò
Chloé.
Adrien tuttavia non disse nulla e si limitò a raccogliere anche lui il suo
materiale scolastico.
“Scusa Nino, ma mi è venuto in mente che ho un impegno. Possiamo vederci
domani?”
“Uh? Ma certo amico, non preoccuparti. Tutto bene? Sei diventato bianco
all’improvviso.”
“Non lo so. Ma spero di sì.” Rispose lui, per poi correre fuori.
“Okay, che succede ora?” Chiese Plagg, facendo uscire la testa da sotto la
maglia.
“Non ho mai incontrato nessuno che fosse contrario ai marchi, e in meno di
un giorno scopro che due persone a me care la pensano allo stesso identico
modo. Devo capire il perché la pensano così, e forse Marinette può
aiutarmi a capire Ladybug!”
“Non penso sia una buona idea…” Mormorò il kwami, deglutendo
silenziosamente.
“Invece sono convinto di sì!” Replicò il ragazzo, mentre vide Marinette
poco lontano.
“Ehi Marinet-” Iniziò a chiamarla, interrompendosi quando vide la compagna
che stava guardando il dorso della mano destra e che non appena sentì il
suo nome si rimise frettolosamente il guanto.
A Adrien sembrò strano: Nino gli aveva detto che Marinette indossava quel
guanto per nascondere una cicatrice, ma aveva visto qualcosa di rosso e
non bianco come si aspettava.
“E-Ehi Adrien.” Balbettò lei con un sorriso nervoso sul volto. “C-Che
succede?”
Adrien scosse la testa.
“Perché la pensi così? Perché odi l’idea del marchio?”
La ragazza sentì il finto sorriso sparire.
“Come ho detto prima, odio sentirmi legata a qualcuno controvoglia.”
Rispose, girandosi.
“Perché? Il marchio appare solo quando due persone sono perfette l’uno per
l’altra. So di persone a cui non è mai apparso che si sono sentiti male
per questo, ma non si sono certo arrese a ciò. Prima o poi il tuo marchio
apparirà e-”
“Ho già il mio marchio.” Rispose Marinette, senza tuttavia girarsi e
facendo spalancare gli occhi al ragazzo.
“Ma è fantastico! Allora puoi trovare la tua metà e-”
“E così diventare sua schiava?” Lo interruppe lei.
“Cosa? No, per completarvi a vicenda! Sono sicuro che chiunque sia il
fortunato sarà felicissimo di-”
“Di avere un disastro ambulante come compagno per la vita? O sì, sono
sicuro che ne sarà assolutamente entusiasta.”
Adrien restò in silenzio, sorpreso da quella reazione.
Marinette alzò la mano destra, mostrando il guanto.
“Ho nascosto il marchio fin da quando è uscito. All’inizio era perché
volevo fare una sorpresa alla mia metà. Poi ho capito che alla fine non
sarei mai stata felice con nessuno in questo modo. Così, da quando ho
iniziato a usare ago e filo ho iniziato a modificare i vestiti per
nasconderlo. Finché non ho fatto questi guanti. Inoltre, anche tu stai
facendo lo stesso, no?”
“Che vuoi dire?”
“Sei troppo felice per non aver trovato l’altra tua metà. È visto che non
hai mai mostrato il tuo marchio, significa che non vuoi che si sappia. Ho
notato che in tutti i tuoi servizi fotografici non hai mai indossato una
maglietta senza maniche, anche se altri modelli che lavoravano con te lo
facevano.”
Adrien restò in silenzio, per poi portarsi una mano sul braccio destro.
“Sì… hai ragione in parte. È vero, anch’io ho il mio marchio… ma non ho
ancora trovato l’altro.”
Marinette fece una risatina triste.
“E così entrambi abbiamo usato i vestiti per nasconderlo.” Mormorò. “Quei
marchi sono solo una maledizione mascherata.”
“Ma Marinette, perché pensi questo? Non sai nemmeno chi è la tua metà!”
“Ma io sono innamorata di una persona precisa. E direi che ormai è chiaro
che lui non ricambia.”
“Luka? Ma pensavo che-”
Marinette fece una risata triste. “Un altro esempio di come i marchi
rovinino le nostre vite. I nostri marchi non corrispondono, e giustamente
lui vuole trovare la sua metà. In fondo, sono in pochi ad accettare di non
poterla trovare. Ma no, non è lui il ragazzo che mi piace.”
“E allora chi è? Potrebbe provare lo stesso per te e magari i vostri
marchi-”
“Sei davvero uno stupido, eh?” Lo interruppe lei, faticando a credere alle
sue stesse parole. “Quel ragazzo non sta facendo altro che girare il
coltello nella piaga. E non posso dirgli niente perché è convinto di star
facendo del suo meglio per farmi stare meglio.”
E con ciò cominciò ad allontanarsi, salvo fermarsi dopo pochi passi.
“Addio, Adrien.”
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
Prompt: Pianto
Numero parole: 1294
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“Addio Adrien.”
Il biondo restò dov’era, come se fosse stato pietrificato.
“Beh… poteva andare peggio, no?” Commentò Plagg, uscendo allo scoperto.
“Peggio?” Ripeté Adrien. “E dimmi, come diamine poteva andare peggio?”
“Uno di voi poteva venire akumizzato.”
“Marinette… Marinette ha una cotta per me?” Chiese a bassa voce il
ragazzo, vedendo il kwami fermarsi a mezz’aria di fronte ai suoi occhi.
“Uao, allora è vero che la terapia d’urto funziona. Ormai ero convinto che
avrebbe anche potuto dirtelo in faccia e tu saresti andato avanti con
quella ridicola storia che è solo una tua amica.”
“Lo sapevi?!”
“La domanda è chi non lo sapeva.” Replicò Plagg. “Diamine, sono sicuro che
pure tuo padre ne sia consapevole, ed è tutto dire.”
“Ma allora perché non mi ha mai detto nulla?!” Gridò Adrien. “Se me lo
avesse detto-”
“Oh, ma chi è che gli ha chiesto aiuto per i suoi dubbi con la sua cotta?”
Lo interruppe il gatto nero, riuscendo a zittirlo immediatamente. “Chi non
ha mai fatto altro che dirgli che era una fantastica amica? Chi non ha mai
colto i suoi segnali? Chi è rimasto così accecato da un costume da non
rendersi conto di chi aveva di fronte?”
Adrien spalancò gli occhi.
“Io… Io l’ho ferita… Sono stato io a distruggere la sua speranza…?”
“Beh, senza dubbio hai avuto un ruolo, inutile negarlo. Ma no, non penso
che sia stato solo tu. Più come il peso di tutta la sua situazione.”
“Peso? Ma Marinette è solo un’aspirante stilista.”
Plagg sospirò. “Non ci credo… Hai la verità letteralmente di fronte a te e
ancora non riesci a vederla.”
“Che vuoi dire?”
“Usa quel tuo bel cervello!” Esclamò il kwami. “L’hai detto tu stesso
prima che Marinette ti ricorda qualcuno! E forse non lo hai notato, ma la
tua ragazza ti ha detto addio e non arrivederci prima!”
Adrien fece per rispondere che non era la sua ragazza, ma le parole gli
morirono in bocca.
“Addio? Perché ha detto addio?” Pensò, per poi spalancare gli
occhi.
“Tra trenta giorni saranno dieci anni.”
“No…” Mormorò. “Non può essere…”
Negli occhi del ragazzo i momenti che aveva passato con Marinette
iniziarono a sovrapporsi con quelli che aveva passato con un’altra
ragazza. O almeno che pensava fosse un’altra ragazza.
Senza dire una parola cominciò a correre, raggiungendo l’uscita della
scuola ma senza riuscire a vedere da nessuna parte Marinette.
“Non posso crederci… sono stato davvero così cieco?” Si chiese, chiudendo
le mani a pugno.
Ladybug si trovava seduta sul bordo di un tetto, oscillando i piedi a
mezz’aria.
“Ormai manca poco alla mezzanotte…” Mormorò guardando un orologio
attraverso la vetrina di un negozio, sapendo bene che il suo tempo era
quasi finito.
Tuttavia la sua attenzione fu attirata da un rumore famigliare, che
anticipò il bastone di Chat Noir, il quale atterrò a pochi metri da lei,
tenendo tuttavia la testa bassa.
“Chat? Che succede?” Chiese lei, alzandosi. “C’è un’akuma?”
“No, nessun akuma.” Rispose lui, senza alzare lo sguardo. “È oggi, vero? È
oggi che scadono i dieci anni?”
Ladybug spalancò gli occhi. “E tu come lo sai? Non ti ho mai detto il
giorno esatto!”
“Perché anche per me è lo stesso.” Rispose lui, facendo un passo in
avanti. “Puoi negarlo quanto vuoi, ma per me è chiaro che siamo davvero
anime gemelle.”
“Chat, non può essere. E poi io-”
“Sei innamorata di Adrien Agreste.” Concluse Chat, attirando su di sé uno
sguardo shockato.
“M-Mi hai spiato? Ma allora sai chi-”
“No, non ti ho spiato.” Rispose lui. “Tuttavia, ho scoperto comunque chi
sei, Marinette.”
Ladybug distolse lo sguardo.
“Immagino sia una delusione, non è vero?” Chiese infine. “L’imbranata
Marinette in realtà è Ladybug. E sta condannando a morte non solo lei ma
anche il suo migliore amico.”
Chat Noir restò in silenzio, continuando a tenere la testa bassa.
“Delusione? Sì, è vero, sono deluso. Sono deluso dal fatto che una ragazza
fantastica come te pensi così poco di lei.” Rispose, costringendola a
spalancare gli occhi e a guardarlo incredula. “Sono deluso che abbia
totalmente perso la fiducia nell’amore. Sono deluso dal fatto di essere
stato così cieco da permettere a questa situazione di aggravarsi a tal
punto!” Urlò, alzando la testa e mostrando che stava piangendo.
“Perché sono rimasto così accecato da quel costume rosso a pois neri da
non riuscire a vedere chi lo stava indossando!” Continuò a gridare. “Ti ho
spezzato il cuore più volte, e non me ne sono mai reso conto!”
“Ma Chat, tu-”
“Ti conosco! Ti conosco bene! O almeno così pensavo…” Continuò lui. “Ti
vedo tutti i giorni, eppure non ho nemmeno mai pensato che tu potessi
essere Ladybug. E continuavo a dirmi che ti avrei riconosciuta
all’istante.”
Ladybug distolse lo sguardo, per poi sciogliere la trasformazione.
“Non te ne faccio una colpa. Nemmeno io avrei mai creduto che io fossi
Ladybug. Come ho detto sono solo Marinette e-”
“Perché continui a farlo?”
La ragazza si fermò, voltandosi a guardarlo.
“Perché continui a sminuirti? Perché non vuoi essere felice?”
Chat si portò una mano sul petto. “Io non vedo Marinette come una cosa
negativa!” Esclamò. “Ti prego, lasciami almeno tentare di salvarti! Perché
ti vuoi arrendere così?!”
“Perché sono insignificante!” Replicò lei, iniziando a piangere a sua
volta. “Che cosa posso mai fare davvero? Senza poteri non conto nulla! Non
ho nemmeno mai avuto il coraggio di dire al ragazzo che mi piace quello
che penso e-”
“Eppure oggi lo hai fatto.” La interruppe Chat Noir, avvicinandosi. “Oggi,
anche se dandogli dello stupido, hai detto ad Adrien la verità, no? Anche
se forse un pugno in faccia avrebbe fatto meno male.”
“Tu… Tu mi hai sentito?”
“Oh, My Lady… Ti ho sentito fin troppo bene. È stato in quel momento che
ho capito la mia stupidità. Le tue parole, come ha detto Plagg, sono state
una terapia d’urto sufficiente.”
“C-Cosa vuoi dire?”
“Marinette, lascia che questo stupido ti salvi. Non devi stare con me
perché lo dice un marchio. Voglio che tu stia con me perché lo vogliamo
entrambi.”
“Ma-”
“E poi, penso di poter dimostrare che ti sbagli. Sono sicuro che il
marchio è solo una conferma.”
“Ma non sai nemmeno com’è e-”
“Una macchia rossa con il graffio nero di un gatto.” Rispose lui,
sorridendole, mentre le prendeva la mano con il guanto. “Mi sbaglio?”
La ragazza restò in silenzio, lasciando che l’eroe cominciasse a toglierle
il guanto, rivelando il marchio.
Subito dopo sciolse anche lui la trasformazione.
“Siamo fortunati che è estate.” Disse Adrien, sorridendo mentre Marinette
lo guardava non riuscendo a credere ai suoi occhi. “Altrimenti uscire in
canottiera sarebbe stato decisamente più difficile.”
Lì, di fronte agli occhi della ragazza, una coppia perfetta del suo
marchio spiccava sul braccio di Adrien, che continuava a sorridere.
“Allora My Lady, sei disposta a concedere a questa storia del marchio una
seconda possibilità?”
Le lacrime ripresero a scendere lungo le guance di Marinette.
“S-Stupido gatto…” Mormorò tra i singhiozzi, mentre i loro marchi
s’illuminavano per qualche secondo, per poi lasciare che dal marchio di
Marinette uscisse una catena diretta verso il braccio, mentre da quello di
Adrien una verso la mano.
E in quel preciso istante il suono delle campane di mezzanotte risuonò
nell’aria.
“Spero che quelle siano lacrime di gioia.” Disse sorridendo Adrien.
“C-Certo che sì, stupido!”
“Uhm… penso di preferire quando mi chiami Gattino, dopotutto. Sta
cominciando a diventare ripetitivo chiamarmi stupido, sai?”
Alya il giorno dopo irruppe in classe, mostrando il video di Ladybug che
faceva letteralmente oscillare a testa in giù Chat Noir dalla Torre
Eiffel, entrambi tuttavia con un sorriso sul volto.
Certo, l’urlo che cacciò quando vide Marinette e Adrien tenersi per mano,
entrambi con il marchio in bella vista, superò di gran lunga quello di
Chloé… ma nessuno osò confermarlo.
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