I Ragazzi Del Motel

di _cioc_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mani Congelate ***
Capitolo 2: *** Motel ***
Capitolo 3: *** Senza Speranza ***
Capitolo 4: *** Liberazioni ***
Capitolo 5: *** Buffi ***



Capitolo 1
*** Mani Congelate ***


Maledetta quella volta che ti ho ascoltato! Sbuffai asciugandomi le lacrime che stavano per diventare ghiaccio da quanto freddo faceva. Camminavo in una stradina innevata immersa da enormi alberi che non volevano smettere. Penso siano una mezz'ora scarsa che cammino e sono già stanca, il giubbotto di piuma non aiuta più di tanto e nemmeno la borsa che ho sulle spalle con il minimo indispensabile dentro. Magnifica idea correre via senza pensare a che strada prendere, adesso chissà quando passerà il prossimo treno! In più sono ben lontana dalla ferrovia. Mi fermai mettendo un momento le mani dentro le tasche della giacca per trovare un po' di calduccio, odio l'inverno. "Che freddo" dissi battendo i denti. Da quanto ho capito origliando dai passeggeri di fianco a me, sembra che poco lontano ci sia un motel poco conosciuto, anzi direi sconosciuto da tutti, dimenticato dal mondo. Perfetto per una come me diciamo. La neve era come appena caduta, candida e bianca. I miei capelli biondi crespi e lunghi erano raccolti in una coda fatta male che fra poco dovrò rifare, ma tenevano caldo, solo poco però. Sentii il cellulare vibrare, curiosa di chi sia lo tirai fuori non sbloccandolo. "Torna a casa ti prego" lessi ad alta voce. Non mi ero resa conto che mi ero bloccata nel bel mezzo della strada in quel momento, impietrita da ogni singola lettera sullo schermo. Torna a casa ti prego. Così poche lettere che racchiudono un messaggio triste e malinconico da chi viene dall'esterno, ma non da chi sa tutta la storia. Mi morsi il labbro sentendo le lacrime tornare urlare vendetta sui bordi dei miei occhi, vendetta per il dolore causato da chi so bene io. Misi il cellulare in tasca dopo aver tirato via la notifica velocemente con un gesto del dito. Devo andare avanti. Continuai per la mia strada fino ad arrivare ad una fermata di un autobus, un cartello verde con scritto bus stop. Sgranai gli occhi non essendomi accorta di essere vicino al mare, appena dietro la fermata. Devo riposarmi. Con le mie ultime forze mi sedetti sulla panchina coperta da un'infrastruttura vecchia fatta di metallo e vetro, chissà da quanto nessuno viene qua. Diciamola tutta, non passerà nessun maledetto bus da qui. Non si vede nemmeno l'asfalto da quanta neve c'è. Il mio respiro caldo condensava con il freddo esterno, malgrado avessi sciarpa e cappello tremavo come una foglia seduta su quella panchina. Chissà come è d'estate. Pensai guardandomi intorno. Forse ci sono gli uccellini che cantano e tutte queste piante in fiore assieme a delle macchine che passano, forse. Senza accorgermene mi addormentai, un sonno profondo mi rese inconscia di quello che accadeva attorno a me, di chiunque mi fosse passato davanti, cosa che dubito. Sentivo ancora freddo ma in parte, è come se il mio corpo si fosse abituato a quel freddo, come se fossi diventata parte di esso. Aprii gli occhi di colpo non sentendo quasi più un muscolo del mio corpo, il buio era calato ed una piccola tempesta si stava abbattendo sopra la mia testa, neve e vento leggero erano tutti attorno a me rendendomi nervosa ed impaurita. Sloggiamo. Mi alzai di colpo e venni presa alla sprovvista dal peso della borsa, il che mi fece cadere in avanti e sbattere il mento sulla neve fredda. "Iniziamo bene" mi alzai incominciando a camminare velocemente ed a guardarmi attorno. Il buio. Divenni paranoica, continuavo a guardarmi attorno, non era possibile che nessuno fosse una, doveva esserci pur qualcuno! Odio il buio. Iniziai a correre, senza un apparente motivo. Avevo troppa paura di rimanere intrappolata in quell'oscurità, in quel mondo dove non ci vedi, dove non sai quello che ti accade attorno. Senti e basta. Notai in lontananza una luce azzurrina che illuminava la strada innevata. Luce! Accelerai il passo ancora una volta sperando veramente nella salvezza. Inciampai ancora cadendo di faccia sulla neve. Iniziai a tossire mentre mi alzavo, non riuscivo ad aprire gli occhi. Sentii tutto un tratto un qualcosa afferrarmi il polso, il quale lo ritirai immediatamente. Scacciai un urlo aprendo gli occhi ma vedendo veramente poco. Quel qualcosa cercò di afferrarmi ancora, urlai ancora una volta dimenandomi per liberarmi. "Mi senti!" L'udito era ovattato sentivo malissimo. "Hey" la voce a poco a poco divenne limpida e smisi di dimenarmi anche se il cuore continuava a pulsare sangue. "Stai bene?" Disse la voce, cercai di aprire gli occhi passandomi più volte le mani su di essi per togliere la neve fredda. Vidi una figura di un ragazzo dai capelli corti vicino a me, sembrava preoccupato. "Riesci ad aprire gli occhi?" Chiese mentre io mi misi seduta, passai ancora una volta le mani sugli occhi vedendo quasi come prima, il buio era persistente intorno a me ma una lieve luce rifletteva sulla neve, sul mio viso e sul viso del ragazzo che riuscii a vedere più chiaramente. "Oh bene, meno male" sorrise vedendomi aprire gli occhi del tutto. Aveva delle dolcissime fossette ai lati della bocca ed una voce alquanto profonda. "Vieni ti porto al caldo" si mise dritto porgendomi la mano che afferrai subito dopo. Prese la mia borsa la mise addosso e, dopo avermi messo un braccio intorno alle mie spalle, ci incamminammo verso quella luce azzurrina che vedevo da qualche minuto. Avvicinandoci sempre di più notai che l'insegna luminosa era enorme e formava la parola Omelas, non saprei che cosa sia. Sul porticato al coperto c'erano due ragazzi, uno con una giacca nera il quale era seduto, ed uno con una giacca rossa lui invece in piedi. Ridevano tra di loro finché non ci notarono. "Hyung!" Esclamò quello con la giacca rossa sorridendo, mise le mani in tasca e si avvicinò. "Hobi portala dentro è infreddolita ed ha bisogno di riposare" disse tutto d'un fiato mentre io sempre di più prendevo il controllo del mio corpo, ora tremavo tutta come una foglia d'autunno quando una leggera brezza la colpisce. "Subito" rispose il ragazzo prendendomi sotto braccio. Entrammo dentro una delle porte verdi, ed immediatamente una botta di caldo mi fece sospirare ma non fu abbastanza. "La stanza libera è di qua" il ragazzo parlava da solo mentre giravamo per il corridoio stretto. "Eccoci" aprii una porta ed una stanza piccola mi accolse, non era molto pulita ma non chiedevo moto per ora. "Ora togliti tutto" disse tirandomi via il giaccone. "Cosa?" Dissi mezza rimbambita, dovrei spogliarmi? "Eccomi" il ragazzo di prima arrivò con il mio borsone che poggiò a terra vicino a letto. "Devi cambiarti, non puoi rimanere con quei vestiti" disse anche lui mentre il ragazzo dal giubbotto rosso si avvicinava. "O-ok" annuii con gli occhi socchiusi togliendomi la maglia, mi feci aiutare da entrambi perché tremavo ancora. Misi addosso i vestiti puliti e devo dire che avevano ragione. "Ecco fatto, questi li lavo" il ragazzo dal giubbotto rosso prese su i vestiti sporchi che erano a terra ed andò via senza dire una parola. "Ora riposati, torno con delle coperte" disse l'altro ragazzo uscendo velocemente dalla stanza. Ora ero da sola. Mi guardai attorno trovando la stanza abbastanza disordinata e lasciata a se stessa. Ma per ora andava bene così, mi sdraiai coprendomi con le lenzuola leggere che c'erano sul letto ed in men che non si dica mi addormentai.

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Capitolo 2
*** Motel ***


Aprii gli occhi piano quella mattina, non so se ero io oppure erano loro troppo affaticati per aprirsi. Mi portai immediatamente le mani sulla testa sentendo un dolore pulsante assurdo, è come se il cervello mi scoppiasse. Feci dei versi di dolore schiacciandomi il cranio con le mani sperando in chissà quale guarigione, ma niente da fare. Mi accorsi solo ora che ero in una stanza ridotta malissimo e poco illuminata, usciva solo della luce a righe, per colpa della tendina, dalla finestra. Mi affrettai ad aprirla del tutto per far entrare quel bene chiamato sole. "Luce" sospirai chiudendo gli occhi e beandomi di quel calore mattutino. Decisi di guardare fuori e vidi una distesa di campi a chiazze, un po' innevato ed un po' con dell'era alta giallastra assieme a degli alberi spogli e molto infondo il mare calmo ed azzurro. Sospirai felice di vedere un paesaggio diversa dal solito. Sentii dei passi farsi vicini alla porta assieme a degli scricchiolii della pavimentazione in legno. "Guardò solo se è sveglia" Una voce maschile trapassò la parete facendomi allarmare. Ricordo veramente poco di quello che è accaduto ieri. La maniglia si abbassò ed entrò un ragazzo alto robusto e vestito pesante. "Oh sei sveglia" sorrise facendo nascere delle fossette di lati delle labbra. Le fossette. Forse mi ricordo di lui. "Io sono Namjoon" si avvicinò piano porgendomi la mano. Non la strinsi rimanendo sulle mie, indietreggiai. "Ehm, non parliamo molto vedo" ritirò la mano mettendola nella tasca posteriore dei pantaloni. "Mi chiedevo come stavi, dopo la batosta di ieri..." si bloccò girandosi indietro sentendo altri passi ed altri scricchiolii. "Oh ragazzi perfavore" andò verso la porta chiudendola mentre sentii dei lamenti dietro di essa. Sorrisi poco per le voci. "Oh ehm, sono gli altri" indicò la porta dondolando su se stesso. "Sono Doyun" dissi annuendo verso di lui. Lo vidi sorridere. "Bene Doyun, vieni che metti qualcosa sotto i denti" sorrise aprendo la porta ed invitandomi ad uscire. Mi ritrovai in un corridoio poco illuminato con dalle parti altre poche porte verdognole come la mia. "Sempre dritto" disse Namjoon indicando il fondo del corridoio. Iniziai a camminare fino ad arrivare davanti ad una porta scorrevole sempre verdognola. Dietro di essa potevo sentire delle risate serene da parte di due persone. "Apri pure" mi disse sorridendo, feci come disse aprendo la porta. Mi ritrovai in una cucina messa meglio della camera con un tavolo da quattro persone sulla destra e di fronte a me due ragazzi che ora stavano dando tutte le loro attenzioni a me e Namjoon, ma penso di più a me. "Hoseok, Yoongi lei è Doyun" disse il ragazzo superando e prendendo qualcosa dalla credenza. "Piacere Hoseok" il ragazzo dai capelli rosati con delle ciocche grigie si avvicinò porgendomi la mano e rasserenandosi con un sorriso meraviglioso. Strinsi la mano per poi fare lo stesso anche con questo Yoongi che però sembrava meno aperto di Hoseok. "Per ora ci siamo solo noi qua che mandiamo avanti questo..." Namjoon indicò attorno a se non trovando una parola adatta per descriverlo. "Motel, ostello chiamalo come vuoi" alzò le spalle Yoongi guardandomi con indifferenza. Ci fu un momento di silenzio abbastanza imbarazzante tra noi quattro finché Namjoon non si mosse. "Ti preparo qualcosa siediti pure" disse girandosi verso di fornelli. "Stop, faccio io, Jin ti ammazza se tocchi i suoi fornelli" disse Hoseok avvicinandosi all'amico. "Non sono nemmeno suoi, li ho pagati io" si lamentò il ragazzo roteando gli occhi. "Lo sai come è fatto~" canticchiò Yoongi con gli occhi chiusi. Mi passai più volte le mani sulle braccia, malgrado fossi vestita pensate avevo freddo. "Dovresti andare a farti una doccia calda" commenta Namjoon guardandomi preoccupato. "G-grazie, per ora sto bene" dissi annuendo verso di lui con un sorriso poco rassicurante. Stavo morendo di freddo e non avevo nemmeno fame. Lo sfrigolio di qualunque cosa ci sia sulla pentola mi fece venire un'acquolina istantanea, sembrava tutto così invitante malgrado il posto tenuto male. Il silenzio tornò a regnare nella stanza ma non mi importava più di tanto, fra poco avremmo iniziato a parlare sicuramente. "Vado fuori a prendere una boccata d'aria" disse Yoongi uscendo dalla porta da cui siamo entrati. Namjoon intanto si era poggiato con il sedere sul pianale di legno della cucina e guardava con sguardo poco speranzoso l'amico appena uscito. "Scusalo è molto introverso con le persone nuove" disse il ragazzo spostando lo sguardo verso Hoseok. "Vedrai che tra poco tempo diverrete amici anche voi" commenta Hoseok girandosi verso di me con la pentola ancora fumante. Versa il contenuto in un piatto assieme ad un paio di bacchette e poi mi passò il tutto, non potevo chiedere di meglio. "Buon appetito" sorrise Hoseok andando a lavarsi mani. "Torno subito" disse Namjoon uscendo. Intanto iniziai a mangiare sotto gli occhi attenti del ragazzo rimasto con me. "Doyun giusto?" Chiese tutto d'un tratto Hoseok sedendosi di fronte a me. Annuii con la bocca piena facendolo sorridere. "Come hai fatto a venire qua?" Mi Chiese tornando serio, sembrava che il mio arrivo turbasse la maggior parte dei presenti. "N-Non era mia intenzione venire a disturbare" dissi indietreggiando con il busto e cercando di alzarmi. "No, non è quello che sto dicendo" rise alla fine della frase capendo di aver formulato male la domanda. "Intendo, non passa molta gente qua, mi fa strano- ci fa strano vedere gente nuova tutto qua" disse infine passandosi una mano tra i capelli. "Per ora penso che Namjoon voglia che ti riprendi" si morse il labbro inferiore sporgendosi verso sinistra per vedere se qualcuno arrivava. "Quando ti sentirai meglio vedermi come farti tornare a casa" sorrise alzandosi e mettendo apposto delle cose attorno alla cucina. Perché vorrebbero farmi tornare a casa a tutti i costi? E poi perché non è frequentato questo posto? "Cosa è questa musica?" Hoseok mi mostra un'espressione confusa mentre io cercai di allungare l'orecchio per sentire meglio. Era la suoneria del mio telefono. Mi alzai di colpo correndo verso la camera facendo scricchiolare più del normale il legno sottostante, arrivata in camera trovai il cellulare sul comodino mentre squillava, una chiamata. Mi si geló il sangue. Presi il cellulare in mano e risposi. "Pronto?" La mia voce tremava assieme al mio corpo. "Doyun?" Una voce maschile che conosco troppo bene arrivò alle me orecchie. Non dissi una parola. "Doyun" disse ancora mentre io mi accasciai a terra. "Torna qua da me" disse ancora chiudendo la chiamata. Un dolore indescrivibile mi perforò il petto e fiumi di lacrime scesero dai miei occhi, lacrime di dolore. L'unica cosa che sentii era la porta dietro di me chiudersi lentamente.

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Capitolo 3
*** Senza Speranza ***


L'acqua quasi bollente mi toccava la pelle pulendola di ogni sporcizia che potevo avere addosso in quel momento. Poggiai la mano sulle mattonelle azzurre che, al contrario dell'acqua, erano fredde come la neve. I miei occhi erano stanchi e gonfi dopo il pianto che ho fatto qualche minuto fa, forse dovevo trattenermi, ora tutti e tre i ragazzi sanno che c'è qualcosa che non va e che c'è un motivo per cui io sono qua, in un posto dimenticato dal mondo. Iniziai a preoccuparmi veramente solo dopo qualche minuto dalla telefonata quando arrivò il messaggio dallo stesso numero con scritto verrò a riprenderti. Tremavo solo all'idea che il messaggio diventasse reale. Uscii dalla doccia avvolgendomi il corpo con un asciugamano di colore azzurro, un po' sbiadito ma pur sempre azzurro, e poco dopo misi un asciugamano bianchiccio sui capelli, non vorrei prendermi qualcosa. Mi asciugai velocemente il corpo e, dopo essermi vestita, uscii dal bagno raggiungendo Namjoon con ancora l'asciugamano in testa. "Come si sta?" Chiese sorridente. Annuii schiacciando con le mani l'asciugamano cercando di tirare via più acqua possibile dai capelli. "Molto meglio grazie" sorrisi. "Penso che se stai qua si asciugheranno in fretta, c'è più caldo che nel motel" mi spiega guardandosi attorno. Devo dire che in questa lavanderia, proprio di fronte al motel, c'è molto più caldo. "Starò qua finché non saranno asciutti, se vuoi puoi andare, starò bene" dissi tirando via l'asciugamano e strofinandolo sui capelli. "Ti faccio compagnia, non ho più di tanto da fare" sbuffò sedendosi su uno dei tavoli bianchi in mezzo dalla stanza. Il rumore delle lavatrici e di alcuni tubi che fischiavano rendeva l'aria un po' più serena e casalinga. Vorrei sapere un po' più su di loro. "Ma quindi vivi qua?" Gli chiesi sedendomi sulle sedie arancioni che stavano vicino alla finestra dalla quale potevo vedere il motel con la scritta spenta, sopra di essa c'era un centimetro di neve ed a terra altrettanto. "Si" rispose sospirando. Penso l'abbia capito anche lui che non era una risposta adeguata. "L'ho ereditato da mio padre penso cinque anni fa se non sbaglio, assieme alla lavanderia, sono due edifici separati ma in realtà sono entrambi miei" disse facendo le virgolette con le mani sulla parola 'miei'. "Ma non passa molta gente" commentai guardando fuori dalla finestra, alzò le spalle guardando fuori anche lui. "Diciamo che è come se fosse casa mia, non è un vero e proprio Motel" disse scuotendo la testa. "Costava troppo e veniva troppa poca gente" sospirò guardandomi con un sorriso malinconico. "Venderlo?" Mi azzardai a chiedere. "Ci ho pensato molto ma ci sono troppi ricordi" disse sedendosi meglio. "Fra due anni mi pare che estinguerò la somma che ho da pagare per averlo fatto diventare casa mia" sorrise annuendo con la testa. "Ci sono solo acqua luce e gas alla fine da pagare" alzò le spalle sorridendo. Ci è proprio affezionato. "E te?" Chiese tutto d'un tratto guardando intensamente. "Io?" Mi indicai lasciando stare i capelli per un secondo. "Come mai una ragazza come te si addentra in questi boschi innevati?" Chiese cercando di farmi sorridere. "È un po' complicata la faccenda" dissi guardando a terra. "L'ho notato" disse schietto non guardandomi. "Sono successe molte cose negli ultimi anni della mia vita, vorrei sbarazzarmene" alzai le spalle e scossi la testa. Se fosse così semplice. "Capisco" scese dal tavolo sedendosi di fianco a me. "Se vuoi vado a recuperare la tabella con gli orari del treno e le destinazioni, così potrai decidere autonomamente quando andartene" disse alzando le spalle. Non mi sembra brutta come idea. "Mi farebbe molto piacere" gli risposi sorridente. "Bene" si alzò dalla sedia sgranchiendosi le gambe. "Però vorrei che prima tu stessi meglio, ieri hai preso una bella botta" disse mettendo le mani in tasca e guardandomi con un sorriso preoccupato. Risi leggermente ricordandomi che Hoseok mi aveva accennato già di questo. "Cosa?" Chiese confuso. "No niente" gli sorrisi scuotendo la testa. "Ah ho capito" fece un gesto con la mano verso di me. "Te l'ha già detto Hoseok." Si bloccò sorridendo. "Giusto?" Alzai le sopracciglia facendo uno scatto con la testa. "Giusto" Risposi ridacchiando. "Immaginavo" rise andando verso la porta. "Penso siano asciutti" dissi alzandomi. "Bene andiamo" aspettó ad aprire la porta dato che dovevo mettermi il cappotto ed in più non sapevo dove mettere l'asciugamano bagnato. "Dove lo metto?" Chiesi indicandolo. "Oh, poggialo sul tavolo" mi rispose indicando malamente il tavolo. Namjoon mi aprii la porta dalla quale un vento gelido mi venne incontro facendomi rabbrividire. "Ti lascio con Yoongi, ho alcune faccende da sbrigare" disse spingendomi con una mano dietro la schiena verso il ragazzo vestito di nero, seduto pigramente sulla sedia di plastica. Annuii avvicinandomi a lui e fermandomi a pochi metri, avevo pochissima confidenza con lui, non me la sento di avvicinarmi. Namjoon intanto prese la macchina che c'era parcheggiata al lato della strada, un pick-up grigio scuro con il quale sfreccia via dalla parte opposta da cui sono venuta. "Quindi anche te qua" commentò Yoongi mettendosi apposto sulla sedia, che apposto è da vedere perché era comunque seduto male. "A quanto pare si" dissi facendo dei cerchi sulla neve per l'imbarazzo. "Posso sapere il motivo?" chiese guardandomi quasi male, non capivo se odiava la mia presenza o era solo lui così. Chissà se è come dice Hoseok. "Volevo pensare bene a quello che mi sta succedendo ultimamente" dissi vagamente guardandolo. Rispose semplicemente con un "hm" tornando a guardare davanti a se. "Spero che si sistemi tutto" disse alzandosi ed andando in mezzo alla strada per spostare una pietra. Guardai a terra le mie scarpe innevate e bagnate pensando al perché della sua affermazione.

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Capitolo 4
*** Liberazioni ***


Ero tornata dentro il motel perché stavo per congelarmi per l'ennesima volta in questa giornata. Yoongi non era di buona compagnia, come avevo già notato, Hoseok era fuori chissà dove e Namjoon non era ancora tornato. In poche parole rimango io sola, immersa nei miei pensieri. Chissà quali poi, pensieri. Sbuffai sentendo gli occhi pizzicare e le vene nei miei polsi pulsare violentemente. Non posso ricominciare, non ora. Quando sentii il telefono vibrare una scossa mi percorse ogni centimetro della mia schiena finché non trovai il coraggio di girarmi e fissare lo schermo acceso. Possiamo parlare? Il messaggio era da parte di Jieun, diciamo la mia migliore amica, anche se ora sto dubitando perfino di questo. Sbloccai il cellulare ed immediatamente una videochiamata apparve sullo schermo, la accettai ed il viso distrutto di Jieun apparve come per magia. "Doyun!" Esclamò in lacrime. "Mi hai fatto preoccupare" Esclama passandosi una mano sugli occhi. Mi guardai attorno annoiata e per niente vogliosa di parlare, non dico che mi annoio con lei, non è mai successo, ma ora non trovo un vero motivo per essere felice e parlare. "Doyun che succede?" Chiese tirando su con il naso. "Dove sei adesso?" Continuò con le domande a cui io non risposi mi limitai a guardare in basso, più precisamente il polso della mia mano libera. "Non puoi scappare così da un momento all'altro" disse rimproverandomi. "Perché no?" Chiesi arrabbiata guardando i suoi occhi, si era bloccata non sapendo cosa dire. Perché no? "Doyun torna indietro" mi pregò chiudendo gli occhi. "No" Risposi sottovoce. "Cosa?" Mi chiese, forse non mi aveva sentita. "Ora non voglio tornare" dissi spostando il dito vero il pallino rosso per chiudere la telefonata. "Doyun, aspetta! Pensaci, non posso pensare che-" chiusi la telefonata poggiando senza forza il braccio sul pavimento, è come se tutto fosse svanito, tutta la mia energia non esistesse più. Spensi l'apparecchio ed andai a rovistare tra la mia roba finché non trovai un taglierino, anzi, il taglierino. Con velocità tirai via la lama e mi diressi verso il piccolo bagno che avevo in camera accertandomi che ci siano sia bende che disinfettanti. Una volta tirati fuori anche quelli alzai le maniche del maglione pesante. Distogliendo lo sguardo dal braccio affondai la lametta per qualche millimetro rigando la pelle e facendo sgorgare il sangue da essa, sangue rosso e fresco. Abbassai lo sguardo vedendo il pavimento macchiarsi di rosso, dovrei pulire. Ogni secondo che passava sentivo come se tutto volasse via, come se non fosse successo niente di quello che vorrei dimenticare. I miei occhi erano puntati sul soffitto che a cennava un colore giallino sporco, proprio brutto come colore. Quando iniziai a vedere leggermente sfuocato inizia a disinfettarmi il braccio e lo fasciai velocemente, fortunatamente fa un freddo boia ed i maglioni sono alla portata del giorno. Misi apposto la lametta e tornai a sedermi sul letto. Ora mi sento leggermente meglio. Presi il cellulare e lo misi in una tasca della borsa, forse tra pochi giorni me ne dimenticherò, almeno lo spero. Sbuffai grattandomi la testa e sdraiandomi sul letto stracolma di coperte, chissà cosa l'ha convinto veramente Namjoon a tenere il locale, cade a pezzi. Sarebbe stupido tornare adesso. La vocina nella mia testa iniziò a parlare, purtroppo non la smette più. Non sarebbe il momento adattato, pensaci. Andare via per un giorno e poi tornare? Chi farebbe mai una cosa del genere! In più se vuoi far capire che non sei disposta a continuare a subire. Subire cosa poi? Subire e basta. Quella non è vita. E se l'alternativa di tornare a casa è la morte, preferiresti la morte a tutto il resto, giusto? I miei occhi si inumidirono leggermente mentre quelle parole si formavano nella mia testa, una dopo l'altra. "Sta zitta" dissi a bassa voce premendo i palmi delle mani sugli occhi iniziando a vedere delle chiazze bianchicce tra il nero circostante. Premevo così forte che avevo paura di far entrare gli occhi nel corpo. Sentii bussare. Fissai la porta impaurita ed in ansia. Nono voglio che mi vedano così. Mi alzai lentamente cercando di non far nessun rumore possibile, bussarono ancora. "Sicuro che è in camera sua?" La voce di Namjoon trapassò la porta ed il mio sguardo si rivolse a terra. Mi dispiace per lui, già ha da mandare avanti tutto questo e la lavanderia, ora ci sono pure io di mezzo. "Doyun?" La porta si aprii e Namjoon, ancora in cappotto, entrò in camera rimanendo fermo a guardarmi. "Ci sono gli altri, se vuoi conoscerli" disse sorridendomi, come se non avesse visto i miei occhi golfi ed il mio labbro tremante. "Chi?" Chiesi confusa, perché dovrei conoscere altra gente? "Altri miei amici, sono simpatici" lo vidi annuire con il capo mentre si avvicinava a me, lasciando la porta socchiusa. "Non so quello che ti sta accadendo, e so che puoi anche non fidarti di me" iniziò a parlare tranquillamente. "D'altronde sono neanche 20 ore che ci sconosciamo" alzò le spalle sorridendo. "Però se è come penso che sia, il dolore che provi" si fermò sospirando e guardandomi preoccupato. "Allora prova a fidarti di me" disse finendo la frase e facendo qualche passo indietro. "Se ti prepari, tra mezz'ora vengo a bussare ed andiamo a magiare al fast food più avanti" disse sorridendo, così facendo formare quelle dolci fossette, ed uscendo dalla stanza. Forse ha ragione. Mi sedetti a terra stanca, come se quel discorso mi avesse travolta nell'anima. Forse dovrei cercare di dimenticare, avere le idee più chiare e la mente più lucida. Annuii con la testa asciugandomi le ultime lacrime sul volto ed andando in bagno a sciacquarmi il viso, sta sera conoscerò gente nuova. Decisi di truccarmi leggermente, non volevo riempirmi, e non l'ho mai voluto sinceramente. Dopo mezz'ora Namjoon venne a bussare e, con sua grande felicità, mi vide vestita e pronta, raccolsi la parte sopra dei capelli per non averli tra i piedi ed uscii andando assieme a lui ed Hoseok sul pick up.

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Capitolo 5
*** Buffi ***


"Ma quindi più in là c'è la città" affermai indicando di fronte a me, anche se non si vedeva moltissimo. "Si, gli altri vanno lì un mese si è l'altro no per lavorare, e ci diamo il cambio ogni tanto" disse Hoseok slacciandosi la cintura dato che eravamo arrivati. Ho visto di sfuggita gli altri ragazzi dentro altro due macchine, e devo dire che sono tantissimi, ne ho contati almeno altri tre se non sbaglio. "Bene eccoci" sospirò Namjoon scendendo. Scivolai sul sedile di Hoseok per scendere dato che ero in mezzo tra loro due. "Vieni che ti aiuto" disse Hoseok porgendomi la mano. Senza preavviso scivolai leggermente con il piede ed il ragazzo mi prese violentemente per entrambi i polsi facendomi fare dei versi di dolore. Notai immediatamente che fece un'espressione strana, spero non abbia capito. "Tutto bene?" Mi chiese preoccupato. "Si sì, sto bene" sorrisi indietreggiando leggermente, devo stare più attenta. Entrammo tutti, alla fine siamo in otto. I miei occhi ricaddero immediatamente su un ragazzo dai capelli rosa che chiacchierava e rideva con Hoseok. Arrivammo al tavolo che Namjoon dice di aver prenotato, si sedettero tutti tranne io ed, appunto, Namjoon. Diciamo che mi sentivo abbastanza in soggezione, tutti che mi fissavano, come a scuola. "Ragazzi lei è Doyun" disse indicandomi e facendo sorridere tutti, tranne Yoongi ovviamente. "Ti presento, vabbè Yoongi lo consoci già" indicò il primo alla sua sinistra e me li presentò uno dopo l'altro. "Seokjin, vabbè Hoseok, Jimin, Jungkook e Taehyung" mi inchinai leggermente mentre tutti mi salutavano con un sorriso o anche chi con la mano. Nam mi fece segno di sedermi, ero vicina a Taehyung...? Credo sia lui. Di colpo iniziarono tutti a conversare mentre io rimasi in disparte, non che non me l'aspettavo eh. "Doyun giusto?" Chiese il ragazzo a due posti più in là di me. "Si, e tu sei~" lo indicai socchiudendo gli occhi. Sono un frana con i nomi. "Jungkook" sorrise sereno porgendomi la mano la quale interrompe il gesto di voler prendere dell'acqua del mio vicino. "Scusa Tae" rise lui stringendomi la mano. Alzò le spalle in segno di indifferenza. "Che fai di bello al motel?" Chiese con quegli occhi quasi grandi per uno della sua etnia. "Ehm, sono in viaggio" mentii sorridendo leggermente. "In viaggio?" Chiese confuso chiudendo gli occhi più volte. "S-si, è strano ma si" alzai le spalle sorridendo. "E la tua destinazione sarebbe?" Si intromise il mio vicino. "Uhm" mi bloccai un momento. "N-Non c'è ne è una precisa" dissi grattandomi la testa. "Ah tipo quei viaggi per pensare" rispose Jungkook alzando un po' la voce per il brusio generale. Annuii più mordendomi il labbro inferiore. "Capisco" disse bevendo dell'acqua. Ordinammo di tutto e di più, Namjoon quasi mi diceva su se non prendevo qualcos'altro a parte il panino. È un'occasione d'oro questa carina. Mi disse prima facendomi ridere leggermente, così ordinai anche altro. Intanto avevo familiarizzato leggermente con tutti, i nomi non li ricordo bene ancora ma ci arriverò presto. "Noi staremo anche nell'altra casa se vuoi" disse il ragazzo che avevo di fronte alzando le spalle. "Hm, è solo una delle stanze occupate, ci stiamo lo stesso" commenta Namjoon indicandomi. Ecco in quel momento mi sentii di troppo. "Che succede?" Chiese quello di fronte a me guardandomi, forse avevo reagito troppo male. "I-Io" dissi mettendo giù la mano con la patatina che stavo per imboccare. "Doyun tranquillizzati, non sei di peso" disse Namjoon facendomi un gesto con la mano. Sospirai leggermente allungando la mano per prendere l'acqua che era più in là. Hoseok in quel momento alzò gli occhi incontrando il mio braccio che, purtroppo, si scoprii leggermente facendo vedere il polso fasciato ed anche un po' rossastro, forse per prima. Notai il suo sguardo sconcertato che incontrò il mio colpevole. Ti prego stai zitto. Dissi mentalmente mentre mangiai un'altro pezzo di panino. "Quando è che sei arrivata?" Chiese il ragazzo di fianco a Namjoon. "Uhm, due giorni fa" Risposi deglutendo il panino. Lo vidi annuire tra se e se. "Non so se riuscirai a rimanere, siamo talmente pazzi" rise il ragazzo dai capelli rosa contagiando anche gli altri, sorrisi leggermente anche io continuando a mangiare, mentre Hoseok, ancora una volta, adocchiò il mio braccio malgrado tenni stretta la manica della felpa per non farla scendere. "Scusate, dove è il bagno" socchiusi gli occhi imbarazzata. "A sinistra" indicò Jungkook dietro di se. Annuii ringraziando ed andando in bagno velocemente. Mi chiusi dentro tirando su velocemente la manica fino a metà braccio rivelando le bende sporche di rosso, se toccavo mi sporcavo le dita. "Merda" dissi tra i denti guardandomi intorno, non c'era una cassetta medica. Imprecai mentalmente uscendo dal gabinetto e trovandola sul muro vicino al lavandino. I miei occhi si illuminarono, peccato che arrivò proprio Hoseok a spegnerli. Si avvicinò velocemente bloccandomi il polso senza il mio permesso. "Hoseok" Esclamai impaurita vedendolo tenermi con forza. "Come ti viene in mente di fare certe cazzate?" Chiese furioso senza guardarmi negli occhi controllando anche l'altro polso. "Stai perdendo troppo sangue" disse tra i denti spingendomi verso il gabinetto e facendomi sedere. Stetti ferma mentre lui mi medicò bene il tutto, meglio di come ho fatto io direi. Come può preoccuparsi così, lo conosco appena. Mi bloccò la benda pulita per poi sciacquarsi le mani. Io intanto mi alzai e mi misi vicino alla porta per uscire. Non saprei che dire, mi ha beccata, si. "Spero di non vederti più ridotta così finché starai qua" disse guardandomi con la coda degli occhi, abbassai lo sguardo colpevole dei miei peccati. "Vai, prima te, io vengo dopo" Disse aprendomi la porta. Feci come disse tornando a sedermi al tavolo e sforzando un sorriso per far vedere che non è successo niente. "Sarà divertente" rise Namjoon che si era spostato vicino a Jin nella mia assenza. "Oh slitta amico" disse il mio vicino all'altro ragazzo che si mise al posto di Hoseok. "Perché?" Chiese colui che ha rubato il posto. "Così Hobi si siede lì senza problemi" spiega il mio vicino "Si ma Tae la sua cena è qua" disse indicando il piatto mezzo pieno. "Perché sei al mio posto?" Chiese Hoseok che era appena arrivato facendo ridere il ragazzo al suo posto.

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