A Star is Born

di laisaxrem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Every Night a Star is ***
Capitolo 2: *** Right in Sight a Star is ***



Capitolo 1
*** Every Night a Star is ***


Capitolo 1: Every Night a Star is

Notes:

DATA: Sabato 8 Ottobre - anno 4
TITOLO: A Star is Born - “Hercules” Cast

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

Internet era stata una novità piacevole e Kakashi vi si era adattato egregiamente e rapidamente (nonostante l’incredulità dei suoi amici ed ex-studenti che l’avevano giudicato troppo rigido per abituarsi al cambiamento). Era un’invenzione interessante e tremendamente utile, che la gente di Kumo aveva custodito gelosamente per anni prima di condividerla con gli altri Villaggi. Perciò Konoha si era ritrovata tutto ad un tratto catapultata in un mondo in cui era più facile comunicare con il resto del Paese del Fuoco e con gli altri Villaggi membri dell’Alleanza.

Naturalmente, come ogni novità, anche internet non era stato accolto a braccia aperte da tutti. In particolare buona parte dei civili si rifiutavano di avvalersi della tecnologia, ed anche molti degli shinobi suoi coetanei… ok, doveva ammettere che internet era stato accolto piuttosto male dalla grande maggioranza della popolazione di Konoha; persino Shikamaru, che pure aveva accettato la novità riconoscendone l’utilità, era ancora piuttosto diffidente e rimaneva ancorato al cartaceo.

Kakashi non capiva l’ostilità; per lui internet era il paese delle meraviglie e se non avesse avuto la giornata quasi completamente occupata dagli impegni da Hokage probabilmente avrebbe passato ore attaccato al computer. E già così lo faceva.

Ed era stata una sera dopo una lunga giornata di lavoro, steso nel suo letto per metà nel mondo dei sogni, che si era ritrovato immerso fino al collo nell’universo delle fanfiction.

Vi era capitato per sbaglio, davvero, ma poi non era più riuscito a staccarsi da quel sito e così aveva scoperto il fandom di Icha Icha. Una storia in particolare l’aveva tenuto con gli occhi incollati allo schermo del suo laptop fino alle prime luci dell’alba, lasciandogli a malapena il tempo di una doccia e di mandar giù una tazza di tè prima di correre in ufficio. Da quel giorno aveva iniziato ad esplorare e a leggere storie su storie, alcune molto ben scritte, altre per niente. E la sua vita era finita.

Ma dopo qualche settimana aveva esaurito il bacino di fanfiction disponibili e, un po’ per scherzo, aveva iniziato lui stesso a scrivere. Aveva iniziato con racconti brevi ed era rimasto stupito del successo riscosso dai suoi scritti nel fandom di Icha Icha. In particolare stava per terminare una fic tremendamente lunga a cui teneva particolarmente e non sapeva se esserne esaltato o terrorizzato (tanto più che era giunto al climax della vicenda romantica dei suoi protagonisti e scrivere smut non era il suo forte).

Per questo motivo era in ritardo con l’aggiornamento del capitolo (e il fatto che i due protagonisti fossero ispirati a lui stesso e ad una certa kunoichi con capelli rosa non c’entrava assolutamente niente col suo imbarazzo) e, disperato, aveva infranto la sua regola di tenere gli hobby al di fuori dall’ufficio dell’Hokage. Bè, era in pausa pranzo, comunque, quindi non è che dovesse davvero sentirsi in colpa… ma ci si sentiva comunque. E le sue stupide guance continuavano ad arrossire mentre scriveva, cosa che non aiutava affatto.

Esausto lasciò cadere la testa sul tavolo, il legno fresco un sollievo a contatto con la fronte. Poi percepì una presenza accanto a lui e si drizzò immediatamente proprio mentre Tenzō, in tenuta da ANBU, si inginocchiava alla sua destra.

«Hokage-sama, un messaggio da –»

Clack!

Il suo vecchio kohai si bloccò e sollevò il capo ad osservarlo e Kakashi sapeva che dietro alla maschera i suoi occhi erano spalancati. E si sentì arrossire ancor di più.

Chiudere il computer di scatto era stato un gesto istintivo, terrorizzato all’idea che Tenzō potesse leggere ciò che stava scrivendo. Ma quello stesso gesto era ciò che aveva attirato l’attenzione della sua guardia proprio sul laptop. Merda.

«Hokage-sama, va tutto bene?»

Ecco, appunto.

«Sto bene, Tenzō», cercò di tranquillizzarlo lui, sorridendo. Naturale, doveva essere naturale. Non è che stesse guardando un porno o altro. «E quante volte ti devo chiedere di non chiamarmi così?»

«Kakashi-senpai, hai il volto rosso come un peperone. E riesco a vederlo nonostante indossi la maschera», ribatté lo shinobi, alzandosi in piedi e togliendo la maschera d’ANBU per rendere visibili i suoi occhi preoccupati. «Cosa c’era su quel computer per farti reagire così?»

«Non è nulla, Tenzō», tentò fiaccamente mentre una parte di lui pregava gli dei che l’altro lasciasse perdere.

«Qualcuno ti sta minacciando?»

Speranza vana, ovviamente. Erano molti i motivi per cui teneva Tenzō accanto a sé come guardia del corpo e la sua perspicacia era uno di quelli.

«Nessuno mi minaccia».

«Allora cosa stai nascondendo?»

«Tenzō…» mugolò Kakashi, tentato di sbattere la testa sul tavolo: forse se fosse svenuto il suo amico avrebbe mollato l’osso. Forse… Bè, tentare non nuoceva, no?

«Senpai…»

O forse no.

Kakashi sospirò perché ora c’era allarme nel suo tono di voce; perciò si costrinse a sollevare la testa e a sorridere all’amico.

«Avvicinati, Tenzō», lo invitò e quasi rise delle sue sopracciglia che scattavano in alto; ma poi ubbidì e Kakashi sorrise ancor di più mentre gli diceva: «Ora ti dirò cosa nascondo e se ne parlerai mai a qualcuno ti ucciderò».

Non aspettò la risposta, non c’era bisogno (lui conosceva Tenzō e Tenzō lo conosceva abbastanza bene da sapere che non era una minaccia a vuoto), ma aprì il computer e gli mostrò la pagina di testo. L’ANBU si chinò un po’ e si mise a leggere, gli occhi che si spalancavano man mano che s’addentrava nella lettura. Alla fine si rimise dritto e si allontanò di mezzo passo, le guance lievemente imporporate.

«È una fanfiction su Icha Icha, quella?»

Kakashi annuì, incerto se aggiungere qualcosa (una spiegazione? O forse un’altra minaccia?) ma non dovette pensarci troppo perché le labbra di Tenzō iniziarono a stirarsi in un sorriso decisamente troppo ampio.

«Non dirmelo, sei tu EroSensei?»

Merda.

«Ma come, Tenzō, leggi fanfiction?» chiese in tono canzonatorio nella speranza di distrarlo e di virare l’argomento di conversazione.

Tentativo inutile, ovviamente.

«Avrei dovuto immaginarlo, chi altri poteva prendere tra le mani l’eredità di Jiraiya-sama se non il suo fan più accanito?» rise lo shinobi, mentre si chinava per sbirciare ancora il testo al computer.

«Oh, stai zitto», borbottò Kakashi, vagamente offeso e soprattutto indispettito per essere stato scoperto. Non che si vergognasse di scrivere fanfiction, davvero, ma era una cosa privata.

«Dovresti farti pubblicare, senpai».

«Divertente, Tenzō».

«Non sto scherzando».

«Non dire sciocchezze».

«Davvero, senpai, la tua prosa è molto buona e la tua fic è intrigante ed originale… e lo smut sembra buono», aggiunse con un sorrisino. «Penso sarebbe un ottimo sequel per la serie di Icha Icha».

«Sì, certo. Mi pare che tu ti stia divertendo troppo alle spalle del tuo Hokage, Yamato-taichō», lo rimproverò, cercando di rendere un po’ più duro il tono della voce. «Vattene, adesso, che devo lavorare», aggiunse, allungandosi per afferrare il primo rotolo della pila alla sua destra.

«Lavorare… certo, senpai», lo canzonò lui, ma fece come gli era stato chiesto.

Finalmente solo, Kakashi sospirò e scrutò l’orologio appeso alla parete: ecco fatto, la sua pausa pranzo era finita e lui non aveva fatto passi avanti nel suo capitolo.

A malincuore diede un’occhiata al conteggio delle parole e soprattutto agli enormi spazi bianchi tra le parti scritte. Era ufficialmente nella merda. Mentre addentava rapidamente il suo ultimo onigiri, gli occhi che correvano veloci tra le parole, la sua mente traditrice si soffermò per un attimo su ciò che aveva detto Tenzō. Doveva ammettere che era un’idea allettante, quella di pubblicare la sua fanficion, ma le probabilità che una casa editrice si interessasse alla cosa erano probabilmente quasi nulle. E poi non voleva insultare la memoria di Jiraiya-sama con i suoi scritti che non erano nemmeno paragonabili a quelli del Sannin. No, per quanto interessante, la proposta di Tenzō non era attuabile, e chiuso il discorso.

Finalmente Kakashi ingurgitò l’ultimo boccone di riso e salmone e chiuse la pagina di testo rimettendosi nella disposizione d’animo per affrontare altre sei o sette ore di cose-da-Hokage.

Ma in quell’istante l’ANBU comparì di nuovo in mezzo all’ufficio.

«Hokage-sama, il messaggio!»

Kakashi sospirò. Era proprio ora di tornare al lavoro.

Notes:

Ricordate quando ho scritto che Kakashi aveva pubblicato un nuovo Icha Icha? Ecco, questa è l'epopea del romanzo... e non solo.

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Capitolo 2
*** Right in Sight a Star is ***


Lunedì 3 Luglio 1683
 
Ma chi cazzo me l’ha fatto fare?” pensò Kakashi per l’ennesima volta in poche ore mentre intingeva l’hanko nell’inchiostro ed apponeva la sua firma sul resoconto mensile da mandare al Daimyō.
Erano più di tre anni che era Hokage, ormai, ed almeno un paio di volte a settimana si pentiva di aver detto di sì a Tsunade quel giorno di Dicembre (non che la Godaime avrebbe accettato un no come risposta, ma forse avrebbe potuto lottare un po’ di più e posticipare quello strazio).
«Io nemmeno volevo farlo, l’Hokage», borbottò tra sé e sé mentre richiudeva il rotolo e ne afferrava un altro che aveva sopra stampato il simbolo del clan Hyūga.
«Hai detto qualcosa, Kakashi-sensei?» chiese Shikamaru, un sopracciglio scuro inarcato come a sfidarlo a ripetere il suo brontolio.
Quel mattino il suo assistente aveva portato con sé una sedia, insieme al suo solito tè e alla montagna di rotoli, perché come ogni inizio del mese tutte le carte approvate durante le settimane precedenti andavano firmate, protocollate e depositate nell’archivio entro il 5. Era sempre uno strazio che portava via ore ed ore ed in quei giorni Shikamaru praticamente metteva radici nel suo ufficio. Grazie a tutti gli dei.
Un bussare alla porta lo distrasse dal suo lavoro e Kakashi accolse con entusiasmo l’interruzione.
Ti prego, fa che ci sia qualche nukenin che si è avvicinato troppo alle mura. Ti prego, ti prego, ti prego”, pensò mentre invitava la distrazione ad entrare.
Sulla soglia c’era una donna minuta, capelli rosa, occhi verdi, una bocca da baciare… Sakura.
Teneva con una mano una borsa di carta di una delle librerie di Konoha mentre con l’altro braccio reggeva una dozzina di rotoli. Merda.
«Buongiorno, Kakashi, Shikamaru», li salutò con un sorriso luminoso mentre attraversava l’ufficio e posava i rotoli sulla scrivania. «Yurito mi ha chiesto di portarvi questi… Ah, e ha chiesto se puoi andare un attimo da lui, Shikamaru: gli serve non so quale rotolo per no so quale richiesta del clan Shimura».
«Dannazione. Che palle», borbottò il giovane mentre lasciava aperto sulla scrivania il rotolo che stava analizzando. Poi si alzò e andò verso la porta chiudendola dietro di sé, ma non prima di aver borbottato un: «Non distrarlo troppo, Sakura: abbiamo del lavoro da sbrigare».
La donna annuì e quando furono soli girò attorno alla scrivania fino a trovarsi davanti a lui. Kakashi girò la sedia e allungò le braccia per tirarla a sedere a cavalcioni delle sue gambe. Sakura ridacchiò mentre gli abbassava la maschera per baciarlo prima lentamente e poi con più passione.
Mentre si abbandonava al contatto con quelle labbra morbide, Kakashi non si preoccupò di dover chiudere la porta per evitare un improvviso ritorno di Shikamaru perché sapeva che non sarebbero andati oltre un bacio o qualche palpatina; erano passati solo pochi mesi da quando si erano messi insieme e Sakura aveva messo bene in chiaro fin da subito che, per usare le sue parole, “mai e poi mai mancherò di rispetto agli Hokage ed al Villaggio scopando qui dentro”.
Quando si separarono per riprendere fiato Kakashi appoggiò la fronte a quella di Sakura e le sorrise.
«Ehi», sussurrò.
«Ehi», rispose lei di rimando, le dita che gli accarezzava la guancia.
Kakashi ancora si meravigliava di quanto fosse fortunato, di quanto fosse un miracolo che Sakura ricambiasse i suoi sentimenti.
«Guarda cosa ho visto in libreria», continuò lei mentre si allontanava da lui quel tanto per permetterle di afferrare la borsa di carta che aveva lasciato sul bordo della scrivania.
Kakashi accettò l’oggetto che gli veniva porto ed estrasse un libro con la copertina di un giallo acceso che riportava a grosse lettere il titolo: Icha Icha Orchestra.
Per un attimo l’Hokage temette di sentire le guance arrossire ma poi riuscì a riprendere il dominio di sé. Non è che si vergognasse della sua attività di scrittore, per niente, e prima o poi ne avrebbe parlato anche a Sakura, ma voleva farlo nei suoi tempi e a modo suo… e, lo ammetteva, una parte di lui era entusiasta di mantenere la sua identità segreta. Per fortuna il libro era firmato con uno pseudonimo e non c’era assolutamente motivo che Sakura sapesse che era lui il ghost writer. Quindi andava tutto bene. No?
Perciò sorrise e le strinse un po’ di più il fianco.
«Oh, finalmente hai iniziato a leggere libri di alta qualità. Mi compiaccio».
«In realtà l’ho preso per te», ribatté Sakura pizzicandogli una spalla. «È uscito oggi. A quanto pare un fan del lavoro di Jiraiya-sama ha deciso di continuare a scrivere nel suo stile».
«E perché l’avresti preso per me?» chiese, un sopracciglio inarcato.
«Oh andiamo, sei il suo fan più accanito, conosci Icha Icha Paradise praticamente a memoria», spiegò Sakura, gli occhi verdi che lo guardavano come a sfidarlo a negare. «Penso tu sia il più adatto a dirmi se vale la pena leggerlo o meno».
Oh, aspetta, questo era interessante.
«Quindi vorresti leggerlo?»
«Certo», confermò Sakura. «Potrebbe anche darci qualche idea, no?» aggiunse con un sorrisetto ed uno scintillio negli occhi e Kakashi maledì internamente il senso di responsabilità della sua ragazza. Tutto ciò che poteva fare in quell’ufficio era baciarla e stringerla a sé e così fece.
«Mmm», mugolò quando finalmente permise alle loro labbra di staccarsi. «Allora lo leggerò di sicuro».
Un bussare alla porta fu tutto l’avviso che ebbero prima che Shikamaru rientrasse nell’ufficio. I suoi occhi scuri si fermarono su Sakura ancora seduta a cavalcioni delle sue cosce e le sue sopracciglia s’inarcarono così tanto che Kakashi temette si sarebbero impigliate nei suoi capelli.
«Cosa avevo detto riguardo al distrarre l’Hokage, Sakura?»
Lei rise e, con un ultimo bacio a fior di labbra, balzò giù dalle sue ginocchia e tornò dall’altra parte della scrivania.
«Scusa, Shikamaru», ribatté lei, ma il suo tono di voce diceva che non era affatto pentita. «Bene, io devo tornare in ospedale; vi lascio lavorare. Ci vediamo stasera, Kakashi», e con un saluto rapido con la mano ed un colpetto al braccio del suo assistente, Sakura sparì fuori dalla porta in una macchia di colore.
Kakashi rimase a fissare l’aria per un momento finché Shikamaru chiuse la porta di legno con un tonfo secco e tornò alla scrivania.
«Pausa finita», gli annunciò il suo assistente. «È ora di rimettersi al lavoro».
Kakashi sospirò e mise il volumetto al sicuro in una delle sacche che portava alla cintura, nuove idee che gli si assiepavano nella mente ma che lui confinò in un angolino buio in attesa di poterle mettere su carta.
«Sì signore».
 
***
 
(Mentre lasciava la torre dell’Hokage Sakura rise internamente perché, insomma, com’era possibile che Kakashi pensasse che lei non sapesse che il ghost writer era proprio lui? Oh bè, sarebbe stato divertente vedere quanto tempo avrebbe impiegato per capirlo).

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