Stars in your eyes

di BlackShadows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una finestra tra le stelle ***
Capitolo 2: *** Story of my life ***
Capitolo 3: *** Not today ***
Capitolo 4: *** Another World ***
Capitolo 5: *** A Sky Full Of Stars ***
Capitolo 6: *** Counting Stars ***
Capitolo 7: *** Una Stella Cade ***
Capitolo 8: *** Lost In The Wild ***
Capitolo 9: *** Silence ***
Capitolo 10: *** Falling ***
Capitolo 11: *** Rescue me ***
Capitolo 12: *** Wings ***
Capitolo 13: *** Fading away ***
Capitolo 14: *** Piccola stella senza cielo ***
Capitolo 15: *** LIKE I WOULD ***
Capitolo 16: *** Save your tears ***



Capitolo 1
*** Una finestra tra le stelle ***


L'astronomia è forse la scienza più antica del mondo e questo perché da sempre, guardando il cielo, ci siamo chiesti cosa fossero quei puntini luminosi che ci accompagnano nelle notti serene. 

 

O almeno è quello che ha fatto Harry, che fin da bambino ne è rimasto affascinato. Non è certo un caso che già all'età di 8 anni chiese per Natale un telescopio, e dire che quando lo ricevette fosse felice, sarebbe usare un eufemismo. Ogni sera a partire da quel giorno , con pochissime eccezioni, Harry prendeva il suo telescopio e osservava il cielo oscuro, illuminato solamente da quelle piccole lucine brillanti di luce propria.

 

La vita di Harry poteva dirsi felice, aveva sua madre e sua sorella, e gli bastavano. Suo padre Des li aveva abbandonati tempo addietro e si era ricreato una nuova famiglia, dimenticandosi completamente di quella precedente. Harry non era infelice, ma ovviamente non gli sarebbe dispiaciuta la figura di un padre con cui andare alle partite di calcio, vedere un po' di TV, o semplicemente ricevere un po' di affetto. Ma non sempre nella vita tutto va come si vuole.

 

Harry può però dire di avere un madre meravigliosa, che anche dopo l'abbandono, ha avuto la forza di andare avanti e crescere i suoi figli nel migliore dei modi. Trovò un lavoro migliore, e riuscì a provvedere a tutti i bisogni della famiglia anche se con non poche difficoltà, perché diciamoci la verità, chi è pronto a crescere due figli da solo? Anne Styles ci è riuscita, ma solo grazie alla sua grande determinazione e il suo immenso amore verso i suoi figli. 

 

Sua sorella maggiore Gemma invece, è sempre stata per lui un punto di riferimento, su cui poter sempre contare; non è un caso che la prima a cui riveló di essere gay fosse proprio lei. 

Anche il resto della famiglia non la prese male, anzi sua madre addirittura gli rispose con un: "Harry caro, ma io ne ero già a conoscenza, certe cose le mamme le capiscono subito, aspettavo solo che me lo dicessi tu". Se da quel momento in poi, Harry credeva che la mamma lo spiasse, a noi non è dato saperlo.

 

Sfortunatamente i veri problemi arrivarono a scuola, che molte volte al posto di essere un luogo destinato unicamente all'insegnamento o al passare un po' di tempo con gli amici, è anche luogo di bullismo, soprusi e prese in giro gratuite. 

 

Harry non ne fu ovviamente esente, anzi si può dire che gli anni di liceo fossero stati i peggiori della sua vita. Quante volte fu costretto a nascondersi in bagno, per evitare di incrociare i bulli della scuola nei corridoi, e quante volte in quegli stessi bagni venne picchiato; troppe decisamente.

 

Ed è proprio in quei giorni lì, che Harry non vedeva l'ora di ritornare a casa, per poter salire sul tetto, stendersi e godersi la cosa che ai suoi occhi era la più bella mondo: le stelle che brillano nel cielo, riflesse nell'oscurità della notte.

Se poi di lì a poco, questa cosa sarebbe cambiata, egli non poteva averne intendimento.

 

L'unica cosa positiva del college fu l'incontro con due delle persone più importanti della sua vita: i suoi due migliori amici: Niall e Liam. Niall può essere definito come l'anima della festa, colui che non si stanca mai, ed è sempre pronto a fare nuove conoscenze, dato il suo carattere molto estroverso. 

 

Non è certo un caso che il loro primo incontro avvenne in un bar, dove Harry era intento a bere un caffè e mangiare dei biscotti, mentre leggeva un libro, quando improvvisamente un ragazzo (rigorosamente biondo tinto), gli si avvicinò e disse: "Ehi, ti dispiace darmi un biscotto? Sai, ho sentito dire che ce ne sono alcuni andati a male, non vorrei che tu ti sentissi male, dai mi sacrifico io per te", ed Harry ovviamente scoppiò in una fragorosa risata.

Inutile dire che da quel momento divennero inseparabili.

 

Per quanto riguarda Liam, lui è un po' più simile ad Harry, è un ragazzo timido e molto studioso, legge molto ma sa anche come divertirsi con i suoi amici. 

 

Si incontrarono per la prima volta nella biblioteca della scuola; Harry era intento a cercare un libro sulle cosiddette Perseidi*,non prestando attenzione a ciò che gli accadeva intorno, probabilmente per questo motivo, cadde addosso a qualcuno. Quel qualcuno si rialzò in piedi, e con le guance che andavano a fuoco, balbettando, disse:

"C-Ciao,scusami per prima, sono L-Liam, Liam Payne" e se Harry ne rimase affascinato, per la sua dolcezza e gentilezza, noi possiamo ben capirlo.

 

Per fortuna, alla fine ogni periodo della nostra vita , brutto o bello che sia, giunge al termine, e il giorno del diploma, i tre ragazzi fecero le cose in grande, spararono fuochi d'artificio, e organizzarono una serata Netflix e film.

 

Dopo la fine del college, Harry decise di iscriversi all'università (rigorosamente di astronomia), e fu costretto a trasferirsi a Doncaster, poiché lì, si trovava l'unica in Inghilterra. "Astronomy and Physics University of Doncaster", così si chiamava.

Data la sua determinazione non sarebbe di certo stata la lontananza ad ostacolare il suo sogno, nonostante si rendesse conto di quanto sarebbe stato doloroso stare lontano dai suoi cari.

 

Inutile dire che il momento della partenza fu straziante; vedere la sua famiglia e i suoi due migliori amici in lacrime, non era certo lo spettacolo che si immaginava. Partì con la promessa di tornare a weekend alterni, e con i suoi migliori amici che sarebbero andati a trovarlo tutte le volte possibili. 

 

E così iniziava il suo viaggio verso Doncaster, che in un modo o nell'altro, gli avrebbe cambiato la vita...

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Capitolo 2
*** Story of my life ***


Nel frattempo, a Doncaster:

 

Louis Tomlinson: Un nome, un cognome, una leggenda.

In molti lo conoscono, e in molti di più lo temono. Può essere descritto come il classico ragazzo di provincia, con un carattere forte e determinato, il bad boy della scuola, colui a cui tutti aspirano.

Ma si sa, che come la maggior parte delle volte: L'apparenza inganna.

 

Una corazza viene sempre innalzata per nascondere qualcosa di più profondo; una verità dolorosa, che per non mostrare agli altri, lasci che ti laceri dall'interno. 

 

Ed è quello che Louis fa, ogni dannato giorno; 

Si mostra forte davanti agli altri, ma nessuno sa, che appena torna a casa, si butta sul letto e comincia a piangere. È come avere a che fare con uno specchio, tutti lo vedono splendente e pulito, ma mai nessuno riesce a notare quelle piccole, quanto grandi, crepe che lo distruggono poco alla volta.

 

Ma Louis non è sempre stato così, anzi, prima dei quindici anni, era un ragazzo esuberante, felice ed amichevole con tutti. Gli piaceva organizzare feste e conoscere nuove persone ogni giorno. 

Era gay dichiarato, ma nessuno ne faceva un problema, in realtà aveva molti ragazzi che gli andavano dietro, ma lui preferiva aspettare, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata la persona giusta, quella che gli avrebbe fatto battere il cuore a mille. 

 

Ad arrivare non fu però quella persona, bensì un dolore così forte da sentirti soffocato, da farti provare il peso del mondo sulle spalle, da farti sentire inutile.

 

Vi starete chiedendo da dove nasca tutto questo dolore, bhe tutto ebbe inizio tre anni fa, quando Louis era ancora un ragazzino quindicenne che non doveva fare altro che godersi la sua adolescenza nel migliore dei modi. Sfortunatamente, non andò così, anzi, da un giorno all'altro la sua intera vita cambiò, e fu come ricevere uno di quegli strattoni così forti, che ti fanno girare la testa.

 

Tutto cominciò un giorno d'estate, Louis doveva partecipare ad un importante partita di calcio quella mattina, ma non si svegliò in tempo e perdette il bus. 

Suo padre adottivo, Mark Tomlinson stava con sua madre da sette anni e ormai si fidava di lui più che del suo vero padre Troy, che non aveva mai avuto il coraggio di riconoscere i suoi figli. Se c'era una cosa di cui Louis era certo, era di non voler assolutamente diventare come suo padre genetico, perché un uomo deve sempre assumersi le sue responsabilità, nel bene e nel male.

 

Dato il grave ritardo, Mark si propose di accompagnarlo in macchina, così da risparmiare tempo; ma nessuno si sarebbe mai immaginato che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio. Infatti, a quella partita di calcio, non arrivarono.

Louis di quel giorno ricorda ben poco, oltre la gran velocità, le urla, il sangue, una forte luce bianca e poi il buio.

 

Si risvegliò dieci giorni dopo, e l'unica cosa che vide fu bianco, bianco ovunque e capì di essere in un ospedale. Gli spiegarono che era rimasto in coma per più di una settimana, ma per miracolo era riuscito a sopravvivere. La batosta arrivò dopo, perché a non essere sopravvissuto era stato suo padre, e Dio quanto pianse, quanto si incolpò e quanto desiderò di essere lui al suo posto. 

 

Non si può comprendere il dolore delle altre persone, finché non si prova sulla propria pelle, e non si dà importanza alle cose che abbiamo, finché non le perdiamo, non è forse così?

 

Fatto sta, che da quel momento, Louis cambiò, ma non perché voleva, bensì perché doveva. Doveva essere forte per la sua famiglia, per sua madre e le sue sorelle. Doveva trovare un lavoro, nonostante la sua giovane età, aiutare sua madre con le spese, altrimenti sarebbero arrivati al lastrico e non potevano permetterselo. 

In realtà, era Louis che non poteva permetterlo, gli aveva già tolto un marito ed un padre, ( nessuno riuscirà mai a convincerlo del contrario) non poteva di certo anche farli vivere in povertà.

 

Così alla fine si rimboccò le maniche, e riuscì a portare avanti la sua famiglia, mostrandosi forte di giorno, ma se poi alla fine di notte, i suoi mostri uscivano fuori, questo nessuno lo sapeva. Neanche il suo migliore amico: Zayn Malik. L'aveva conosciuto un paio di mesi dopo la morte del padre mentre cercava lavoro. La famiglia di Zayn gestisce molti dei bar più famosi di Doncaster, quindi trovargli un posto non fu così difficile. Dirgli che gli aveva salvato la vita era dir poco. Lavorava lì tutte le sere tranne la domenica, e gli andava bene, non gli importava più di tanto divertirsi, aveva cose più importanti a cui pensare.

 

Riuscì a completare gli studi con non poca difficoltà, e considerò l'opzione università con Zayn, riuscendo a giungere ad un accordo. Avrebbero frequentato la "Astronomy and Physics University of Doncaster", inutile dire che lo fecero perché andavano matti per la fisica, ma anche perché era molto vicina e non costava cifre esorbitanti.

 

Partirono con le valigie straripanti, un’Università da esplorare e le tasche piene di sogni. 

Questa è la storia della vita di Louis, fino ad ora, perché quella futura è ancora tutta da scrivere.

 

Così il destino giocò le sue carte, ma i due ragazzi si incontreranno lì o il volere delle stelle avrà altri piani per loro? ⭐️

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Capitolo 3
*** Not today ***


Not today {Imagine Dragons}

 

Così Harry, si ritrovò su un bus diretto a Doncaster, con una gran paura di cosa gli riservasse il futuro. 

 

Sicuramente avrebbe studiato una materia che amava, ma non era di certo tutto rose e fiori, c'erano anche altre cose da tenere in conto:

Prima di tutto avrebbe dovuto dormire nel dormitorio dell'Università, frequentare la mensa per potersi sfamare, visto che era appena capace di cucinarsi un misero toast, e cercare di non diventare il solito "sfigato", come lo definivano nella sua vecchia scuola.

 

Cose da niente insomma.

 

Inoltre, sperava con tutto sé stesso di essere messo in stanza con persone rispettose, non ci teneva per niente ad essere svegliato alle 3 di notte a causa del baccano provocato da ragazzi ubriachi. 

 

Non pretendeva certo dei preti come compagni di stanza, ma almeno qualcuno con un carattere simile al suo, capace di ascoltarlo, consolarlo, e magari chissà un giorno sarebbero anche diventati amici. 

Non sapeva quanto si sbagliasse.

 

Harry rappresenta quel tipo di persona a cui piace sedere al lato del finestrino, che si sofferma a guardare ogni singolo dettaglio di ogni minima cosa. Molti lo definiscono "perfettino", a volte anche "oppressivo", ma in realtà è solo un osservatore. E cosa c'è di male? 

Al giorno d'oggi ormai di persone che vanno oltre le apparenze ce ne sono ben poche, la maggior parte preferisce ignorare e rimanere indifferente. Questo è sicuramente più facile da fare no? Ma come può il mondo andare avanti in questo modo? Harry veramente non sa spiegarselo.

 

Lui preferisce osservare, cercare di comprendere le persone dalle loro movenze, dai loro gesti, anche senza conoscerle. Perché non è detto che per conoscere una persona bisogna per forza parlarci, a volte basta anche solo guardarsi negli occhi e perdersi. Non a caso: "Gli occhi sono lo specchio dell'anima".

 

Così, guardando fuori dal finestrino, si ritrovò ad osservare il paesaggio cambiare sotto i suoi occhi:

I boschi diventare case, il sole diventare nuvole, ed Holmes Chapel diventare Doncaster. 

 

 

 

LOUIS' POV:

 

Louis e Zayn erano partiti quella mattina da casa per iniziare questa nuova avventura, nonostante fossero leggermente preoccupati. Il tragitto non sarebbe durato a lungo, difatti la distanza tra le loro case e l'università era ben poca, circa 15 minuti a piedi e 5 in macchina.

 

Onestamente, non sapevano cosa aspettarsi, speravano con tutto il cuore di finire in camera insieme, per divertirsi ed ubriacarsi ovviamente. 

Non avrebbero cambiato le loro abitudini solo perché si trovavano nel dormitorio di una scuola, sia chiaro.

 

Anzi, avevano intenzione di organizzare qualche festa ogni tanto, con tanto di alcolici, erba e musica; Che party sarebbe stato altrimenti?

Se poi a completare il tutto, come ciliegina sulla torta, ci sarebbe stato anche qualcuno da stuzzicare e a cui dare fastidio, sarebbe stato perfetto.

 

Non erano mai dei stati bulli, ma si divertivano ad infastidire le persone, nei limiti del possibile ovviamente, non ci tenevano mica a finire dal preside.

 

Avevano fatto domanda per una stanza doppia, ma molte volte le richieste non venivano rispettate, e si finiva da tutt'altra parte oppure si veniva separati. Speravano solo non fosse il loro caso.

 

Dopo circa un quarto d'ora, riuscirono ad arrivare all'università, la quale si presentava in tutta la sua bellezza dinanzi ai loro occhi. 

 

È un'enorme residenza costruita secondo il principio di Central Park su due livelli: uno dedicato alle auto e ai bus e l'altro ai pedoni e alle biciclette. L'intera struttura è stata completamente ristrutturata per accogliere gli studenti su sette piani. Ogni piano, è caratterizzato da un diverso colore e dal nome di un quartiere inglese, ospita stanze quadruple o doppie, con tanto di bagno, soggiorno e una cucina moderna. 

 

A disposizione degli studenti, ci sono aree studio e zone break con distributori di cibo. Per questo, i due ragazzi sono molto contenti, visto che uno spuntino ogni tanto va fatto.

 

Sul tetto vi era l'Osservatorio Astrofisico di Doncaster, usato sia per la ricerca che per conoscenza personale degli studenti.

 

Tutte le strutture del dipartimento sono facilmente raggiungibili, o almeno così gli era stato riferito. Di certo ci avrebbero messo un paio di settimane o giù di lì per riuscire ad orientarsi correttamente in quel labirinto contorto, ma stupendo allo stesso tempo.

 

Nella parte posteriore della struttura si possono trovare vari giardini, con tanto di tavoli e sedie per potersi rilassare un po' dopo le lezioni. Più in là vi era un piccolo laghetto artificiale, dove le anatre e i loro piccoli stavano dissetandosi. 

Nel complesso era una bella università, di certo meglio di quello che si aspettavano.

————

 

Decisero di entrare all'interno della struttura, e quello che videro lì lasciò a bocca aperta: 
Vi era un enorme hall, che si districava su tre piani, collegati tra loro da delle scale oblique che permettevano di passare da una parte all'altra del lungo corridoio. Ai lati vi erano solo poche delle classi dell'intero istituto, il resto si trovava nelle altre strutture dell'Università.

 

Sulla sinistra scorsero la reception, dove vi era una grande scrivania, dietro la quale era seduta una ragazza giovane, con circa qualche anno in più di loro. Decisero poi di avvicinarsi per potersi registrare e prendere le chiavi della stanza.

 

Una volta dinanzi alla scrivania, la receptionist alzò lo sguardo e chiese: 

"Buongiono, siete?"

"Salve, siamo Louis Tomlinson e Zayn Malik, ci siamo iscritti circa 5 mesi fa, le risulta?"

"Un attimo, controllo"

"Perfetto, grazie''

 

I ragazzi si allontanarono di qualche metro e Zayn disse: "Però, mica male la receptionist."

Louis si voltò verso l'amico e: " Penso dovresti rivedere le tue priorità amico mio, a quanto ricordo sei gay o sbaglio?"disse.

 

"Shh, io a differenza tua Lou sono molto versatile, non mi accontento mica di un solo genere", rispose con un occhiolino finale.

 

Louis stava per rispondergli, ma la voce della receptionist lo interruppe: "Ragazzi siete stati messi nella stessa camera, numero 177, ecco le chiavi e la mappa dell'istituto, le vostre lezioni inizieranno lunedì" disse.

"Va bene, grazie mille", risposero in coro.

 

I due ragazzi decisero di fare un giro per la struttura, giusto per cercare di capirci qualcosa ma fu come fare un buco nell'acqua. 

 

Per la maggior parte del tempo girarono in tondo, quindi alla fine, Zayn chiese: "Lou, vado a cercare qualcosa da mangiare al distributore, tu nel frattempo chiedi informazioni a qualcuno per la stanza, okay?"

 

E Louis: " Si certo vai, ma cerca di tornare da solo, non rimorchiare già il primo giorno, lascia qualcuno anche a me, mi raccomando" rispose. Zayn si allontanò rilasciando una fragorosa risata,che fece sorridere anche l'amico. 

————

 

Zayn camminava con una leggera difficoltà a orientarsi tra i corridoi, ma alla fine riuscì a trovare un distributore. 

 

Ciò che lo fece ridacchiare però, era una testa riccioluta che tentava di scuotere il macchinario, probabilmente inceppato, con dei semplici schiaffetti che non avrebbero fatto del male neanche ad una mosca. 

 

Quindi:" Serve una mano?" chiese.

Il ragazzino in un primo momento sobbalzò, per lo spavento, poi si ricompose e disse: " Questo coso non funziona, ho provato a colpirlo ma non va comunque!! "

 

Zayn ridacchiò e: " Bhe, se quello è colpire io sono Superman", rispose ridendo.

 

Il ragazzo imbarazzato abbassò lo sguardo, e Zayn si sentì leggermente in colpa. Strano pensò, non gli era mai successo prima. Quello davanti ai suoi occhi era indubbiamente un bel ragazzo, ma non era il suo tipo, bensì quello di qualcuno che conosceva molto bene. 

 

Rise internamente a quel pensiero e poi munito di non si sa quale tenerezza disse: " Hey, non fa niente, ora ti faccio vedere come si fa okay?"

 

Il ragazzo annuì, e lo guardò mentre dava un calcio piazzato al distributore, e il suo snack finalmente scese giù.

 

"Oh mio dio! Grazie!" Esclamò il ragazzo, correndo ad abbracciarlo. Zayn rimase un attimo spiazzato, ma poi rispose all'abbraccio. 

 

Poi: " Che ne dici di dirmi il tuo nome, visto che ho salvato il tuo stomaco brontolante?" chiese ridendo.

Il ragazzo arrossì leggermente e: " Io sono H-Harry, Harry Styles, e tu?"

"Zayn Malik, sono nella camera 117 con un mio amico, prima o poi dovrai conoscerlo, potrebbe piacerti" rispose.

Harry arrossì ancora di più, ma poi: "Cosa?! SEI NELLA 117? IO SONO NELLA 118!!"

 

Zayn scioccato rispose: "Ma tu guarda un po' il destino"

 

I due ragazzi si salutarono con la promessa di rivedersi presto, e l'avrebbero fatto, sicuramente.

————


Quando Zayn tornò nella Hall, vide Louis salutarsi con una ragazza mora e corrergli incontro.

"Hey, ma hai mangiato tutto il distributore per caso? Perché ci hai messo tutto questo tempo?! Quella ragazza non si scollava più!" 

 

Zayn ridacchiò e: "Bhe, Lou non è certo colpa mia se sei attraente, e comunque no, ho conosciuto un ragazzo,un gran bel ragazzo in realtà, un certo Harry Styles, penso proprio che possa piacerti"

 

Louis scettico rispose: " Si certo Zayn, tutti sono belli per te, basta che respirino ed abbiano un cazzo"

 

"Ma come sei volgare Lou, comunque ti dico di no, lui è veramente un Dio sceso in terra, un po' timido ma sexy allo stesso tempo" replicò Zayn.

"Si come no..." terminò Louis.

 

Quel giorno il destino riavvicinò le strade dei due ragazzi, come due rette parallele che pian piano diventano incidenti. Due rette parallele non si incontrano mai, ma il destino stavolta non sarà d’accordo...

 

Le rette delle loro vite si scontreranno, ma non ancora, o almeno non oggi...⭐️

                                                                     

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Capitolo 4
*** Another World ***


Another World {One Direction}

 

Dopo aver salutato Zayn, Harry, munito della sua barretta, si recò nel giardino della scuola per riposarsi un po' e godersi la natura. Doveva ancora entrare nella sua camera, era molto curioso di sapere come fosse e soprattutto chi sarebbe stato il suo coinquilino.

 

Era da sempre stato una persona impaziente, ma questa volta preferiva aspettare, anche perché aveva paura di arrivare prima del suo futuro compagno di stanza e fare qualche figuraccia. 

 

Si guardò intorno e notò la moltitudine di studenti che arrivava da tutto il mondo, c'era chi veniva accompagnato dai genitori fino ai cancelli dell'università, e chi invece si presentava da solo con la propria valigia e lo sguardo sognante negli occhi.

 

Dopo circa un'oretta passata sotto l'ombra di un albero a contemplare l'orizzonte, nonostante avrebbe preferito restare lì ancora un po', si rese conto che era ora di andare, visto che le sue valige lo stavano aspettando nel deposito bagagli, e non voleva di certo che gliele rispedissero a casa, o peggio gliele rubassero. Sapeva di non trovarsi in mezzo ad una banda di ladri, ma al giorno d'oggi non si è mai troppo prudenti. Troppe volte negli anni passati subì scherzi del genere, quindi preferiva essere previdente. 

 

Si recó in reception per ritirare le chiavi della camera, e successivamente in deposito per prendere le valigie, che fortunatamente trovò tutte intatte. 

 

Mentre stava incamminandosi verso la sua stanza, notò sulla bacheca vicino la hall il programma del weekend e decise di dargli un'occhiata.

 

Vi erano partite di calcio, escursioni, tornei di scacchi e addirittura feste a tema, ma la cosa che lo incuriosì fu tutt'altra. In alto a destra si trovava un grande volantino con su scritto:

 

"Hai mai visto una stella cometa? Forse non sei mai stato abbastanza fortunato, ma se potessi vederne centinaia insieme tutte in una volta? 

Sabato sera il cielo di Manchester sarà attraversato dallo sciame delle Perseidi, ne hai mai sentito parlare? Se la risposta è no, dovresti sul serio fare una ricerca, o meglio potresti venire a vederlo di persona!

In ogni caso, sappi solo che saranno organizzati mercatini e stand per permettere alle persone di godersi lo spettacolo nel migliore dei modi. Potrebbe essere una delle notti migliori della tua vita, permettiti di viverla.

Non mancare, ti aspettiamo!"

 

E chi era Harry per rifiutare un invito del genere?

Il college offriva anche un bus privato per arrivare a Manchester, sia andata che ritorno, quindi tutto sembrava perfetto, ma ripeto sembrava.

 

Mentre camminava per raggiungere la sua camera, si rese conto che più si avvicinava, più un rumore, che assomigliava a della musica, aumentava. 

Harry era preoccupato e infastidito allo stesso tempo, ed era solo il primo giorno che si trovava lì.

 

Constatò che il frastuono provenisse proprio dalla camera accanto alla sua, ovvero la 117, dove alloggiavano Zayn e il suo amico a lui ancora sconosciuto. E se era proprio colui che aveva avuto la brillante idea di organizzare una festa il primo giorno, non ci teneva proprio a conoscerlo.

 

Aveva sempre amato la tranquillità, ma a quanto pare Dio aveva altri piani per lui, e non l'avrebbe avuta per molto, molto tempo.

 

Non aveva voglia di fare polemiche la prima notte, ma si ripromise di parlarne con Zayn il prima possibile. Avrebbe potuto accettarlo nei weekend al massimo, ma non nei giorni settimanali, visto che aveva bisogno di dormire per non sembrare uno zombie e addormentarsi a lezione.

 

Arrivò finalmente davanti la porta della sua camera, e con un pizzico di ansia girò la maniglia.

Entrò e si rese conto di essere solo, ma poteva vedere le valigie del suo compagno appoggiate ad uno dei tre letti. Di lui però nessuna traccia, probabilmente si era recato come tutti gli altri alla festa della porta accanto.

 

Era talmente stanco a causa del viaggio che non si curò nemmeno di osservare per bene la stanza, si ripromise però di farlo la mattina seguente. Così si buttò su uno dei letti liberi, e nonostante il frastuono della musica, si lasciò cullare dal dolce bagliore delle stelle.

 

 

 

ALLO STESSO TEMPO, NELLA PORTA ACCANTO:

 

Louis e Zayn una volta tornati in camera nel pomeriggio, sistemarono le loro cose, ed esausti si stesero sui loro letti. Cominciarono a ricordarsi e scambiarsi tra loro ricordi del passato, e fu proprio così facendo che si ritrovarono in questa situazione:

 

"Heyy Zayy, era da tanto che non ci divertivamo così verooo?"

 

"Bhe Loueh, io direi più che era da tanto che non ci ubriacavamo così tanto"

 

"Io ubriaco? Mai Zayn, io reggo l'alcool meeglio di chiuunque altro tuu conosca ammeettilo"

 

"AHAHAH certo Lou, se per te camminare in mutande durante una festa è cosa da sobri, certo lo ammetto"

 

"Aahaha che ridere, il tuo senso dell'umorismo fa aancoora più pena in quueste coondizioni Zayn"

 

"Io penso tu sia proprio in un altro mondo in questo momento Lou, parli come un alieno HAHAH"

 

"Senti carooo amiico mio, non ti preeoccupare, quuando saarai tuu quello in queste condiziooni, riderò iooo."

 

"Sii come no. Comunque, cambiando argomento, credo che ad Harry non piaccia molto questa situazione, starà cercando di dormire"

 

"HARREH? CHI?"

 

"Harry, cretino il ragazzo di cui ti ho parlato oggi, alloggia nella camera accanto alla nostra"

 

"Saiii che non me ne freegaa nulla veroo? Per quantoo mi riguuardaa può anchee non doormire per nieentee"

 

"Ah Lou, da ubriaco sei anche peggio del solito. Comunque, ho trovato qualcosa di interessante da fare domani sera, vedrai cose mai viste prima"

 

"Si certo Zayy, con tee verrò sempree ovuunquee, in tutti i sensi, mioo caroo"

 

"Sei veramente schifoso Louis."

 

"HAHAHAHAH"

 

 

Così i due ragazzi passarono tutta la notte ballando, strusciandosi su altri corpi, bevendo alcool e dimenticandosi del mondo circostante.

 

Persi nella confusione, come in un illusione🪐

 

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Capitolo 5
*** A Sky Full Of Stars ***


A Sky Full Of Stars {Coldplay}

 

La mattina seguente Harry venne svegliato dai raggi solari che si insinuavano tra le persiane e gli finivano dritti negli occhi. Aveva dormito veramente male, la causa era stata ovviamente la musica ad alto volume dei suoi cari vicini, e per quanto la sera prima fosse stanco, dormire era stata una vera e propria impresa.

 

Se la situazione si fosse ripetuta nuovamente in futuro avrebbe davvero avuto bisogno di comprare dei tappi per le orecchie. Nonostante lo sfinimento, si alzò dal letto e potè notare che il suo ipotetico compagno non era rientrato la notte scorsa, visto il letto ancora intatto.

 

Si prese qualche minuto per osservare con attenzione la stanza e ne rimase positivamente colpito.

 

La camera era di circa 30 metri quadrati e presentava un'ampia vetrata su due pareti che si affacciava sul giardino del campus. Era inoltre provvista di tre letti singoli e altrettante scrivanie, oltre ad un sistema di condizionamento di ultima generazione. Gli armadi erano abbastanza grandi e il bagno era accettabile, munito di doccia quadrangolare e ben pulito, almeno per il momento.

 

Dopo aver dato un'occhiata veloce a tutto, si vestì, si lavò i denti ed uscì dalla stanza per recarsi in mensa e fare colazione. Era abbastanza presto quindi i corridoi non erano molto affollati, ma la difficoltà ad orientarsi rimaneva. Impiegò circa 15 minuti per trovare la strada giusta ed arrivare a destinazione.

 

La mensa era enorme, con circa trecento tavoli per permettere a tutti gli studenti di potersi sedere e consumare i pasti. L'area era completamente illuminata grazie al tetto, il quale non era composto di mattoni o legno, bensì di vetro. Ciò permetteva ai raggi solari di illuminare l'intera zona fino al tardo pomeriggio, momento in cui venivano accese le luci artificiali.

 

Mentre sceglieva il posto in cui sedersi, scorse entrare in tutta la sua maestosità Zayn che nonostante il dopo sbornia appariva sempre come un Dio sceso in terra, ed Harry si chiese sul serio come facesse.

 

Vide Zayn guardarsi intorno e quando lo notò cominciò ad incamminarsi verso di lui con passo stiloso. Quando furono uno di fronte all'altro Harry sorrise e:

 

"Buongiorno Zayn, ore piccole stanotte?"

 

"Giorno Harry, già, spero non sia stato un gran problema per te, la prossima volta ti avviseremo, così magari potresti anche venire a fare un salto se ti va"

 

"Non lo so, non sono un tipo da feste; comunque, sei solo anche stamattina?

 

"Sì, il mio amico non ha retto l'alcool ieri sera e prima aveva un gran mal di testa, ha preferito rimanere in camera, spero solo che con le medicine gli passi"

 

"Ah mi dispiace, avevate programmi per oggi?"

 

"Sarei voluto andare a Manchester per vedere le Perseidi, non so se hai visto l'articolo nella hall. Comunque, l'ho accennato ieri sera al mio amico, ma non ho specificato la destinazione,volevo fosse una sorpresa, spero davvero si riprenda."

 

"Manchester anche voi? Davvero? Anche io avevo intenzione di andarci, è rarissimo vedere tutte quelle stelle comete tutte in una volta!"

 

"Bhe, allora nella migliore delle ipotesi penso ci vedremo lì, ora devo andare, ciao Harry"

 

Detto questo, si allontanò e ben presto si confuse con la massa di studenti che si era ormai venuta a creare. Harry mangiò qualcosa velocemente ed uscì dalla mensa per cercare informazioni sulla gita e cosa più importante, sull'orario di partenza del bus, non voleva di certo perderlo.

 

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LOUIS'POV

 

Quella mattina Louis si svegliò steso sul pavimento del bagno, con del vomito a colargli dalla bocca ed un mal di testa atroce. Dopotutto poteva dire di essersi divertito la notte scorsa, ma come sempre c'erano conseguenze, di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

 

Si alzò da terra e decise di darsi una ripulita, cominciando da una doccia rigenerante, nonostante sapesse che niente avrebbe risolto per i dolori alla testa, ma sarebbe stato profumato, o almeno era quello che sperava.

 

Una volta uscito dalla doccia e tornato in camera notò che Zayn non era presente, ma come ogni migliore amico che si rispetti gli aveva lasciato le medicine con un bicchiere d'acqua sul comodino. Una volta prese le pastiglie, si rese conto dello stato pietoso in cui si trovava la stanza, e non potè fare altro che mettersi a pulirla e sperare di finire in fretta.

 

Mentre stava buttando l'ultima bottiglia di birra vuota nel cestino, sentì la serratura scattare e la porta aprirsi lentamente, come nel peggiore dei film horror. Si girò con riluttanza e sospirò di sollievo nel notare che era solo quell'idiota del suo amico che lo ammirava appoggiato allo stipite della porta.

 

"Bhe, pensi di restare lì a fissarmi a lungo? Non potevi tornare prima e magari aiutarmi a sistemare tutto questo casino, viste anche le mie condizioni?"

 

"Hmm, avrai anche mal di testa, ma devo ammettere che resti insopportabile come sempre amico mio."

 

"Vaffanculo Zayn"

 

E con questo Louis si voltò e si diresse verso il suo letto, per poi buttarcisi a bomba. Aveva intenzione di farsi un bel pisolino per smaltire la sbornia, ma a quanto pare il suo amico aveva altri piani:

 

"Non pensarci proprio Louis, dobbiamo prepararci, tra un paio d'ore arriverà mio padre per scortarci fino alla nostra destinazione"

 

"Ah grandioso, e potrei cortesemente sapere quale sia?"

 

"No non puoi, lo scoprirai al momento opportuno."

 

"E se non volessi venire con te?"

 

"Vuol dire che la foto di un esemplare di Louis Tomlinson steso in bagno, ricoperto di vomito e con i capelli scompigliati circolerà su ogni piattaforma disponibile, che ne pensi?"

 

"Sei veramente un infame Zayn, i capelli non si toccano...va bene cazzo vengo con te, spero solo ne varrà la pena"

 

"Bravo Lou, così si ragiona, e non temere ne varrà sicuramente la pena, fidati di me."

 

'Si certo fidarmi di te...' disse Louis tra sé e sé.

 

Così i due ragazzi cominciarono a prepararsi per far fronte ad una nuova, piccola avventura.

 

_____________________

 

HARRY'S POV

 

Harry passò circa un'ora a chiedere informazioni circa la gita imminente e venne a conoscenza che avrebbe dovuto portare con sé un ricambio, visto che la scuola metteva a disposizione delle tende aggiuntive per gli studenti, al fine di dormire nel campeggio quella notte. Aveva già dormito in una tenda prima, ma era passato molto tempo da allora e non vedeva l'ora di riprovarci.

 

Le ore successive passarono in fretta e in men che non si dica si ritrovò sul bus diretto a Manchester, seduto all'ultimo posto, con la testa voltata verso il paesaggio e la mente che viaggiava in un mondo tutto suo. Non vi era traccia di Zayn e il suo amico, probabilmente non sarebbero venuti, pensò Harry.

 

Il viaggio durò meno del previsto, grazie alle strade poco trafficate. Girarono l'ultima curva e videro Manchester presentarsi in tutta la sua grandezza, più bella che mai dinanzi ai loro occhi. Passarono accanto alla famosa cattedrale romanica della città e percorsero tutto il giro delle mura, fermandosi in ​​cima alla Porta Est per scattare qualche foto al famoso orologio.

 

Impiegarono circa un'altra mezz'ora per arrivare all' "Universal Camping of Manchester", che offriva la migliore vista sulla città, ma soprattutto sul cielo. Ormai questo cominciava ad imbrunirsi e colorarsi di tante tinte diverse, che mischiate insieme creavano uno dei migliori capolavori mai visti prima.

 

Una volta oltrepassato il cancello del campeggio, una vastissima distesa di verde si estendeva per circa dieci acri, e si potevano notare ben quattro laghi. Harry era completamente estasiato da tutta quella natura, tanto che quasi sperava di non doversene più andare e poter rimanere lì tutto il tempo possibile.

 

Dopo essere scesi dal bus, molti ragazzi si diressero verso le loro tende per prepararsi e posare i pochi borsoni che avevano portato, mentre Harry preferì andare ad esplorare i dintorni.  

 

Probabilmente quello che avrebbe trovato poi, non l'avrebbe mai dimenticato, ma questo lui non poteva ancora saperlo.

 

___________________________

 

LOUIS'POV

 

Alla fine Louis fu costretto ad andare con Zayn per salvaguardare la sua reputazione, e qualche ora dopo si ritrovarono a destinazione.

 

"Seriamente Zayn? Un fottuto CAMPEGGIO?"

 

"Sì Louis un campeggio, potresti imparare a diventare un tutt'uno con la natura sai?"

 

"Si e tu potresti rasarti a zero, che ne pensi?"

 

"Dai su non essere pesante, il bello deve ancora arrivare vedrai. Comunque io adesso vado a posare i borsoni, tu vatti a fare un giro così familiarizzi con il tuo habitat naturale." 

 

"Diventi ogni giorno più rompicoglioni Zayn."

 

Così dicendo si voltò, e anche se svogliatamente, cominciò a salire su di una collina per poter vedere cosa si trovasse al di là di questa. Quello che intravide dopo lo lasciò completamente a bocca aperta, e gli fece pentire di essersi lamentato così tanto prima.

 

Da quel punto in poi la collina lasciava spazio ad una zona rivestita di sabbia artificiale, sulla quale erano poste due tende con all'interno lanterne colorate. Ma la parte migliore era ovviamente la vista completa su tutta Manchester e il cielo completamente ricoperto di stelle. 

 

Il paesaggio era così bello che Louis quasi si perse nell'ammirare quella perfezione, che rendeva tutto quasi un sogno, un sogno ad occhi aperti.

 

Mentre camminava, guardando la volta celeste, non si accorse di aver calciato un sassolino, ed improvvisamente sentì un mugugno; 

Strano pensò, da quando i sassi parlano?

 

Abbassò lo sguardo e vide una figura riccioluta che si massaggiava la testa, solo allora comprese cosa fosse successo realmente, così: 

 

"Oops..." disse con faccia imbarazzata.

"Ciao" rispose il ragazzo, che rosso in viso accennava ad un sorriso.

 

 

 

"E così si scambiarono le loro prime parole, sotto un cielo pieno di stelle" ⭐️

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Capitolo 6
*** Counting Stars ***


Counting Stars {OneRepublic}

 

HARRY'S POV:

Harry dopo aver girovagato per un po' si ritrovò a salire su di una collina, al di là della quale trovò uno spettacolo meraviglioso. Decise di sedersi sulla sabbia, in un angolino nascosto, e godersi il cielo, che quella sera era più bello che mai. 

 

Ormai al passaggio delle Perseidi non mancava molto, e quello gli sembrava il posto perfetto per poterle osservare al meglio. Andava tutto alla meraviglia finché non si ritrovò a mugugnare di dolore, a causa di un sassolino che lo colpì in piena fronte. Si girò verso il luogo dal quale sarebbe dovuto provenire e il fiato gli si mozzò. 

 

Davanti a lui si trovava un ragazzo, probabilmente della sua età, forse un po' bassino ma più bello che mai. Ciuffo castano portato all'indietro, occhi blu come il mare e zigomi pronunciati. Se quello non era Dio, allora Dio non esisteva. 

 

Il dolore passò in secondo piano, mentre il suo cervello mandava avanti film mentali mai visti prima. A un certo punto il ragazzo con gli occhi di ghiaccio parlò:

 

"Oops..." disse con faccia imbarazzata.

"Ciao" rispose Harry, che rosso in viso accennava ad un sorriso.

 

LOUIS'POV

 

E dire che appena lo vide sorridere qualcosa si mosse dentro di lui gli sembrò una cosa inspiegabile, dopotutto neanche lo conosceva... o almeno non ancora.

"Scusami non era mia intenzione colpirti, ti fa male?" chiese Louis.

 

"Non preoccuparti, adesso non sento quasi più nulla."rispose il minore con le guancie arrossate.

 

"Ne sono felice,non avrei voluto di certo rovinare quel bel faccino." disse il maggiore con fare provocatorio.

 

A quello le guancie di Harry diventarono cosi tanto rosse che sembrava stessero prendendo fuoco.

"Non ho un bel faccino" rispose Harry corrugando le sopracciglia.

 

"Come vuoi Curly, comunque che ci fai qui tutto solo?"

 

"Secondo te? Quello che stavi facendo tu prima di colpirmi con quel sasso, e non chiamarmi curly."rispose Harry leggermente irritato per il soprannome, ma sotto sotto un po' doveva ammettere che gli piaceva.

 

"Bhe allora perché non mi dici il tuo nome? Io sono Louis Tomlinson, e comunque sì osservavo il cielo, è alquanto bello stasera vero?"

 

"Mi chiamo Harry Styles. Ad ogni modo, è normale visto che notti come questa capitano una volta ogni 10 anni."

 

"Perché cos'hanno di speciale?"

 

"Non è una cosa veloce da spiegare, penso dovresti sederti." disse Harry meno imbarazzato di prima.

 

"Va bene Harry mi siedo accanto a te, spero sia una bella storia almeno."

 

Louis si sedette vicino ad Harry e i due si ritrovarono spalla a spalla con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte.

 

"Bene fai silenzio ed ascoltami." disse il minore cercando di apparire autoritario.

 

"Agli ordini" rispose Louis sorridendo.

 

"Come si può ben immaginare, quelle che vediamo muoversi nel cielo non sono davvero stelle, in quanto sono "fisse"; quelle che conosciamo con il nome di "stelle comete" o anche "stelle cadenti" non sono altro che meteoroidi."

 

"Mi stai dicendo che quelli che vedo non sono altro che meteoriti??"

 

"No Louis, i meteoriti sono un altra cosa, infatti oltre a provocare una scia luminosa arrivano anche a toccare il suolo terrestre. Invece quelli più piccoli di 30 cm sono catalogati con il termine di polvere interstellare." disse Harry con la testa rivolta verso il cielo.

 

"Come sai tutte queste cose?"chiese Louis sbalordito.

 

"Semplicemente ne sono appassionato fin da bambino. Delle volte da ragazzino preferivo restare a casa e scoprire nuove costellazioni col cannocchiale che andare alle feste. Lo trovavo e lo trovo tutt'ora più interessante, ed è anche il motivo per cui ho scelto quest'università."rispose Harry con occhi sognanti.

 

"Si vede sai, dai tuoi occhi."disse Louis.

 

"Che cosa?"chiese Harry confuso.

 

"Da come le guardi, come se fossero la tua ragione di vita, come se fossero l'unica cosa che ti fa andare avanti, come una droga che non riesci a smettere di prendere."

 

Harry rimase colpito da quelle parole e da quanta verità vi fosse all'interno, così:

"Già, forse è proprio così..." disse Harry abbassando lo sguardo.

 

Louis vedendo il minore rattristirsi decise di intervenire:

"Ma allora questa storia? Non mi dire che è già finita, per quanto ti sei vantato mi aspettavo di più!" e Louis ottenne il risultato desiderato, visto che Harry parve rilluminarsi. 

 

"Ma cosa pensi, ovvio che non lo è, il bello deve ancora arrivare."

 

"Dai su allora raccontami."disse Louis impaziente.

 

Ed Harry rimase sorpreso di vedere che un ragazzo così bello, e di sicuro anche popolare, stesse parlando con lui, incitandolo a raccontargli una storia, quando poteva essere da tutt'altra parte con i suoi amici a divertirsi. Pensò che forse per una volta Dio era stato magnanimo con lui, ma non voleva crearsi false aspettative, così cominciò a raccontare:

 

"Dunque, quelle che abbiamo l'onore di vedere stanotte sono: "Le Perseidi", ovvero uno sciame meteorico che la Terra si trova ad attraversare durante il periodo estivo nel percorrere la sua orbita intorno al Sole. La cometa che ha dato origine a questo sciame è la Swift-Tuttle, che ha un nucleo di circa 10 km. Il punto dal quale sembrano provenire tutte le scie, è collocato all'interno della costellazione di Perseo."disse Harry prima di essere interrotto bruscamente.

 

"Stai per raccontarmi un qualche mito per caso?"

 

"Saresti così gentile da non interrompermi e goderti il resto della storia Louis?"

 

"Certo stellina vai continua."

 

"Stellina? Sul serio?"

 

"Sono serissimo stellina, ti dona questo soprannome"disse Louis sorridendo.

 

Harry arrossì e: "Continiuamo che è meglio.  Comunque ci hai preso, sto per raccontarti un mito, uno dei migliori che tu abbia mai ascoltato.

Quindi, le Perseidi sono legate a numerosi miti e leggende tramandati nel corso dei secoli. Questa notte infatti è stata sempre associata sin dall'antichità alle divinità, non a caso il nome Perseidi, deriva dalle figlie di Perseo ed Andromaca, mentre in epoca romana le stelle cadenti erano considerate il modo di fecondare la terra da parte di Priapo, dio della fertilità. All'interno della costellazione di Perseo si trova il radiante, ossia il punto dal quale sembrano provenire le stesse stelle cadenti. 

Più tardi il mito venne trasformato dai cristiani, che lo associarono a San Lorenzo, grazie all'assonanza del nome con Larenzia, la dea della fertilità che veniva celebrata il 10 agosto. Motivo per il quale questa notte viene anche chiamata "Notte di San Lorenzo".

Leggenda vuole che le stelle che si possono ammirare oggi siano le lacrime di San Lorenzo, morto martire sul rogo nel 258."

 

"Wow è impressionante, non pensavo che dietro a delle semplici luci nel cielo ci potesse essere una storia così affascinante."

 

"Non si smette mai di imparare nella vita, caro Louis."

 

"Tra quanto pensi passeranno?"

 

"Al momento giusto, quando Perseo dimostrerà ancora una volta il suo amore per Andromaca."

 

"Pensi che si amino ancora, anche dopo tutto questo tempo?"chiese Louis.

 

"Sì, l'amore vero, quello puro, non finisce mai, e mi piace pensare che Perseo ami ancora la sua Andromaca, ed ogni dieci anni rilasci uno sciame di stelle, e si illumini un po' di più solo per dimostrarglielo."

 

E proprio in quel momento i due giovani si guardarono negli occhi, blu nel verde, verde nel blu, videro le loro anime riflesse e qualcosa scattò, come un lucchetto che finalmente ritrova la sua chiave. 

 

Tutto avvenne mentre sopra le loro teste uno sciame di stelle comete illuminava il cielo, che quella sera, si colorava anche di qualcosa di diverso.

 

Forse due anime si erano appena ritrovate, ma ancora non lo sapevano🖇

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Capitolo 7
*** Una Stella Cade ***


Una Stella Cade {Riccardo Billi, dal film "Pinocchio"}

 

E si guardarono negli occhi, si guardarono profondamente, quasi come fossero ipnotizzati. 

Gli sguardi erano così incatenati tra loro da non riuscire a distoglierli. 

 

Sembrava una cosa impossibile, visto che si erano appena conosciuti...perché si erano appena conosciuti vero?

 

Dopo minuti di completo silenzio i due si resero conto di quello che era successo ed imbarazzati rivolsero lo sguardo verso il cielo, che nel frattempo si era illuminato di milioni di stelle comete. Era lo spettacolo più bello che avessero mai visto e probabilmente avrebbe mantenuto questo titolo per molto, molto tempo.

 

"È bellissimo non è vero?"disse Harry, che per l'emozione era quasi sul punto di piangere. Dopotutto una cosa del genere non si vedeva mica tutti i giorni.

"Sì è bellissimo"rispose Louis, il quale alternava lo sguardo dalle stelle ad Harry;  e forse trovava bellissimi entrambi, ma questo lui non era necessario lo sapesse...

 

E restarono lì per dieci minuti, o forse per un'ora, dimenticandosi del mondo circostante e rimanendo chiusi in quella piccola bolla che si erano creati.

 

Rimasero in silenzio, ma non uno di quei silenzi imbarazzanti, bensì uno di quelli piacevoli, che ti fa sentire in pace, e non riesci a capire se è grazie all'atmosfera o grazie alla persona che hai accanto che ti senti così.

 

Esiste un momento, un sottile frangente di tempo, in cui le parole si consumano e il silenzio inizia a raccontare.

 

_____________

 

 

La loro quiete venne sfortunatamente interrotta quando:

 

"Ebbene avete organizzato un rendez-vous senza di me? Non vi vergognate?" esclamò uno Zayn esterrefatto.

 

"Dai Zay non fare così sarei arrivato tra un attimo" rispose Louis.

 

"Si certo, non so se te ne sei reso conto ma sei qui da più di due ore. Ma poi da quando voi due vi conoscete?" chiese Zayn con un sorrisino provocatorio.

 

"Chi io e stellina? Bhe, ci siamo appena conosciuti per l'esattezza"

 

"Non chiamarmi stellina, e comunque sì ho avuto il non piacere di incontrarlo stasera" disse Harry rivolgendosi a Zayn.

 

"Come no il non piacere, siete già passati ai soprannomi...ad ogni modo avrai capito che lui è il mio caro coinquilino, quindi avrete occasione di incontravi spesso" rispose Zayn con fare ammiccante. 

 

"Non ne sento il gran bisogno Zayn, rifiuto l'offerta e vado avanti" disse Harry.

 

"Ma come no Curly su, lo so che tra due minuti già ti mancherò" replicó Louis sorridendo.

 

"Si certo nei tuoi sogni migliori"

 

"Eh Harry, sapessi di che parlano i miei sogni migliori..."

 

"Eviterei di saperlo, ti ringrazio"

 

"Seh Harreh, lo so che in fondo vorresti, pensa che non ometterei neanche il più piccolo dettaglio."

 

"Oddio zitto, potresti traumatizzare qualcuno."disse Harry preoccupato.

 

"Sicuro non che non finiresti tu per essere traumatizzato?" chiese Louis ridacchiando.

 

"Gesù, sei insopportabile."

 

E Zayn li osservava, e più li osservava più si rendeva conto di aver avuto ragione fin dall'inizio. 

Era da sempre stato capace di comprendere l'affinità tra due persone molto velocemente, spesso molto prima dei suddetti interessati. 

 

E così anche questa volta probabilmente lui ne era già a conoscenza, mentre i due ragazzi l'avrebbero capito poi, col tempo. 

 

Magari si sbagliava, ma fino ad ora il suo intuito si era sempre dimostrato affidabile, questa volta poteva rappresentare l'eccezione?

 

I due in questione, nel frattempo continuavano a battibeccare tra loro animatamente, e per quanto potessero essere carini, Zayn già non ne poteva più, così:

 

"Okay sì benissimo, adesso vorreste degnarmi un attimo della vostra attenzione o chiedo troppo?"

 

La sua domanda fu bellamente ignorata dai due, troppo presi a parlar fra loro. Così provò a richiamarli:

 

"Ragazzi! MI ASCOLATE??"

 

Ma ancora niente...così decise di passare al piano B. Si abbassò per terra e raccolse due sassolini, uno per ciascuno, dopotutto se lo meritavano, nessuno può ignorare Zayn Malik.

 

Si alzò con la leggerezza di una piuma, prese la mira e lanciò. Fu questione di attimi e l'aria si riempì di lamenti di dolore, e inutile dire che Zayn si sentì molto fiero di se stesso, forse quei due anni passati a fare tiro con l'arco erano serviti a qualcosa. 

Sì, tiro con l'arco, i suoi genitori non potevano scegliere qualcosa di più pratico, ovviamente no, ma forse non era stata tanto inutile come idea.

 

"MA SEI STUPIDO?!" urlò Louis mugolando di dolore.

 

"Zaaaaynn perché l'hai fatto? Avevo già avuto abbastanza sassolini per stanotte" disse Harry, che si beccò il secondo colpo della serata.

 

"Bhe se mi aveste ascoltato non sarebbe successo, ognuno è artefice delle proprie azioni, e se ne prende le conseguenze." replicó Zayn con un sorrisino sul volto.

 

"Adesso che hai la nostra attenzione cosa vuoi?" domandó Louis irritato.

 

"Molto semplicemente volevo avvisarvi che i mercatini sono stati aperti, ho l'onore di portarvi con me gentili signori?"chiese Zayn ironico.

 

"Guarda io personalmente vengo solo perché ho fame, tu Harry che fai?" domandò Louis.

 

"Io preferisco restare qui ancora un po', questo tipo di stelle ci sono solo stanotte, i mercatini col cibo possono aspettare" rispose Harry rivolgendo lo sguardo verso il cielo.

 

"Vuol dire che resterò qui ancora un po' anche io, non ho molta fame a dire il vero." replicò Louis.

 

E Louis non seppe spiegarsi perché disse quella frase, o perché stesse effettivamente lasciando solo Zayn, ma c'era un qualcosa che lo teneva legato lì e non era capace di capire cosa fosse. 

 

Era come una specie di calamita che lo attirava e non gli permetteva di allontanarsi.

 

Strano pensò, non aveva mai provato una sensazione del genere prima d'ora, che fosse colpa delle stelle cadenti?

 

"Bhe, a questo punto io mi dileguerei, vi lascio al vostro incontro privato piccoletti" disse Zayn prima di girarsi e sparire tra gli alberi.

 

"Siamo rimasti di nuovo noi due stellina"

 

Ed Harry sembrò non averlo sentito, tant'è che poi: "Ce ne siamo dimenticati....cavolo."

 

"Di fare cosa?"domandò Louis confuso.

 

"Cosa si fa di solito quando si vede una stella cadente?"

 

"Si esprime un desiderio"sussurrò il maggiore.

 

"Esattamente..."disse Harry deluso.

 

"Hey...guarda che siamo ancora in tempo, se osserviamo con attenzione, e ci crediamo con tutti noi stessi, ne passerà ancora una, una soltanto."

 

Guardarono il cielo e desiderarono quella stella cadente come se fosse la loro unica ragione di vita. 

 

E quella stella forse per voler proprio, o forse perché era stata così tanto bramata, cadde come la più luminose fra tutte, pronta ad esprimere i desideri di quelle due anime, che presto o tardi si sarebbero riunite.

 

"HAI VISTO?!" urlò Louis stupito da se stesso.

 

"SI CHE HO VISTO! NON POSSO CREDERCI! sbraitò Harry.

 

"Posso sapere che desiderio hai espresso stellina?"

 

"Certo che no, se te lo dicessi non si avvererebbe mai."

 

"Dai non è giusto, quanto tempo dovrò aspettare?"

 

"Facciamo così, se tra dieci anni dovessimo ancora essere in contatto, torneremo qui e al passaggio delle Perseidi prima di esprimere insieme un nuovo desiderio, ti rivelerò quello di stasera, ci stai?"

 

"Dieci anni è un periodo di tempo così lungo, come fai a sapere che saremo ancora in contatto?"

 

"Infatti non lo so, è proprio questo il bello, il destino deciderà per noi."

 

"Okay, ma se dovesse succedere qualcosa prima, dovrai portarti questo fardello sulla coscienza, sappilo" disse Louis accennando ad un sorriso.

 

"Bene allora è fatta."rispose Harry sorridendo.

 

 

I due ragazzi parlarono del più e del meno, di tutto e di niente, finché stanchi non si stesero a pancia in su, guardando il cielo. 

E in quella posizione si addormentarono, con la mente serena, il cuore leggero e una promessa da mantenere.

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Capitolo 8
*** Lost In The Wild ***


Lost In The Wild {Walk The Moon}

 

HARRY'S POV

 

Spensieratezza: stato d'animo di chi è sereno, senza pensieri, noie e preoccupazioni; di chi è felice insomma. 

 

Ed Harry si sentiva così quella mattina, con le palpebre leggere, la mente serena e il braccio di qualcuno sul petto...

 

ASPETTA COSA? IL BRACCIO DI QUALCUNO?

 

Aprì di scatto gli occhi, girò il viso verso destra e vide che sul suo petto non c'era il braccio di qualcuno, bensì un piccolo scoiattolo, che probabilmente cercava un po' di cibo. 

 

Era molto particolare, con un manto marrone ed una striscia bianca al centro di esso. Decise di dargli un nome, magari l'avrebbe rivisto.

 

"Hey cucciolo, vorrei darti un nome, Louisa ti piace?"

 

Appena alzò leggermente la mano per accarezzarlo, lo scoiattolo scappò via come un fulmine. No, probabilmente il nome non gli piaceva.

 

Deluso Harry constatò che al suo fianco Louis non era presente, ma al suo posto c'erano la sua maglietta e il suo pantalone. 

 

Strano pensò, perché Louis sarebbe dovuto andare in giro in mutande? 

 

Decise di alzarsi e fare due passi, magari così l'avrebbe trovato. Si diresse ad est, verso gli alberi del bosco, e più si addentrava più le loro foglie cambiavano colore. 

 

Poteva udire un certo rumore aumentare, sembrava acqua scrosciante, forse un fiume o un piccolo ruscello. 

 

Ma, nel momento in cui oltrepassò l'ultimo albero, ciò che gli si presentò dinanzi agli occhi era molto di più di un semplice ruscello.

 

Ed Harry rimase senza parole guardando una meraviglia del genere. Il rosa degli alberi che spiccava tra il paesaggio, i chiari raggi del sole all'alba e il verde smeraldo dell'acqua creavano il connubio perfetto di colori.

 

L'atmosfera era magica: il vento soffiava, gli uccelli cinguettavano, sembrava un vera e propria oasi di pac-

"ATTENTI TUTTI, TUFFO A BOMBA IN ARRIVOO!!!!"gridò Louis prima di saltare in acqua.

 

Okay forse non era più un oasi di pace, l'atmosfera era andata distrutta, e Louis, bhe Louis era appena affogato.

 

Che poi cosa ci faceva lì? Perché aveva deciso di tuffarsi? Aveva portato un costume o era in mutande? A quest'ultima domanda interiore, Harry arrossì vistosamente e si coprì il volto con le mani.

 

"HARRY CHE DICI RIMANI LÌ OD ENTRI ANCHE TU?"urlò Louis dopo essere riemerso.

 

"Ma non è troppo fredda?"chiese Harry.

 

"NOOO È PERFETTA DAI SU BUTTATI"

 

"OKAY MA PERCHÉ STAI URLANDO?"

 

"PERCHÉ ADESSO URLI ANCHE TU?"

 

"Shhh, zitto sennò non entro e ti lascio qui."

 

"Va bene, però sbrigati su, non abbiamo mica tutto il giorno, tra poco dobbiamo ripartire."

 

Dopo aver sbuffato, Harry cominciò pian piano a spogliarsi, togliendosi un indumento alla volta, lentamente. Non sapeva bene come o perché, ma durante tutto il processo sentì due occhi ghiaccio bruciargli il corpo, e dire che si trovava in soggezione era dir poco. Ma forse, solo forse, quella sensazione un po' gli piaceva.

 

LOUIS'POV

 

Gesù quel ragazzino, ma da dove era sbucato?

Doveva smetterla di fissarlo, cazzo non era un maniaco, aveva bisogno di contenersi. Decise quindi, a malincuore, di rivolgere lo sguardo altrove.

 

Guardò gli alberi, le foglie, i tronchi, sì erano sicuramente più interessanti. 

 

Ma chi voleva prendere in giro, l'unica cosa che voleva guardare era Harry.

 

Si rigirò, dunque, verso di lui, ma stranamente non lo trovò più lì e cominciò a preoccuparsi. E se fosse caduto? Se fosse stato ferito da un animale? E se fosse mort-

"ADESSO È IL MIO TURNO, BOMBAA" urlò Harry a squarciagola, spuntando dietro Louis e causandogli un mezzo infarto. Finì in acqua provocando un rumore assurdo e schizzando un'infinità d'acqua.

 

"CAZZO MA TI SEMBRA IL MODO! STAVO PER MORIRE SUL COLPO" gridò Louis.

 

"HAHAHAAHAH, È STATO DIVERTENTE" disse Harry continuando a ridere.

E chi era Louis per resistere alla risata di Harry Styles?  Dopo qualche minuto passato tra risate e silenzio Louis intervenne:

 

"Comunque avresti potuto farti male, stupido." 

 

"Ma non è successo, quindi non preoccuparti."

 

"Si certo, ad ogni modo, che ci facevi qui?"chiese Louis.

 

"Che ci facevi tu qui invece? Quando mi sono svegliato al posto tuo ho trovato i tuoi vestiti, e un grazioso scoiattolo sul petto, così ho deciso di venire a cercarti. E bhe, adesso mi ritrovo tutto inzuppato."

 

"Sei stato tu a volerti buttare, io non ti ho mica obbligato, caro Styles." rispose Louis con tanto di occhiolino finale.

 

"Giuro che ti affogo, fosse l'ultima cosa che faccio."

 

"Uhhh, come siamo aggressivi oggi, mi piace. Comunque devi sapere che adoro le passeggiate mattutine, e camminando sono arrivato qui, così ho pensato perché non farmi un bagno?"

 

"Sì ma potevi anche svegliarmi eh, non avrei mica morso."

 

"Non volevo rovinare il tuo sonnellino rigenerante, sembravi un cucciolino."

 

Harry arrossì, e per evitare di farsi notare dal maggiore decise di immergersi sott'acqua. 

 

Quando risalì notò che Louis era nuovamente sparito, e stava davvero per mettersi ad urlare ma:

 

"BOOOOO" urlò Louis sputando dietro Harry e spaventandolo a morte.

 

"Cazzo, io ti strozzo."

 

"Così impari, sei carino quando arrossisci, non devi nasconderti."

 

"Puff si certo, adesso andiamo sennò perdiamo l'autobus e rimaniamo bloccati qui."disse Harry affranto.

 

"Va bene incamminiamoci, tanto ci vorranno circa 10 minuti."

 

20 minuti dopo:

 

"Dio Santo Louis, 10 minuti dicevi vero?"

 

"Senti, il mio senso dell'orientamento non è dei migliori in questo momento, stiamo girando in tondo."

 

"Ma va, non me ne ero per niente accorto."

 

"Il tuo sarcasmo non ci porterà a nulla adesso, abbiamo bisogno di un'idea e al più presto anche."

 

"Fammi pensare aspetta...."

 

E mentre Harry rifletteva per trovare una soluzione, un piccolo scoiattolo saltò sul braccio di Louis.

Quest'ultimo sussultò ed Harry alzò il volto, per poi rivolgerlo verso l'animaletto:

 

"ODDIO LOUISA, SEI TORNATA, SAPEVO CHE IN FONDO TI PIACEVA QUESTO NOME" urlò Harry.

 

"Scusami da quando sarei una donna io?" chiese Louis basito.

 

"Stupido non mi riferivo a te ma allo scoiattolo sulla tua spalla."

 

"Ah, ciao Louisa, come mai da queste parti?"domandò Louis allo scoiattolo.

 

"Pensi davvero possa risponderti? Comunque penso sia qui per aiutarci."

 

"Aiutarci? Pensi di trovarti in una favola? E poi perché diavolo l'hai chiamata Louisa?"

 

"Bhe tu guarda e impara, ci riporterà indietro. Ad ogni modo, l'ho chiamata così perché mi ispirava, aveva la faccia da Louisa." affermò Harry con convinzione.

 

"Si certo, come vuoi tu, ora dimostrami come potrebbe mai riportarci indietro."

 

"Cara Louisa saresti così gentile da portarci nel luogo in cui ci siamo conosciuti io e te?"domandò Harry allo scoiattolo.

 

Louisa cominciò a squittire e dopo essere saltata a terra cominciò a correre.

 

"Dai su Louis è ora di andare, non restare troppo indietro mi raccomando."

 

"Non capisco come sia possibile una cosa del genere, ma in ogni caso, mangerai la mia polvere." disse Louis prima di girarsi e inseguire lo scoiattolo.

 

"NON VALE COSÌ PERÒ!" urlò Harry.

 

Dopo inseguimenti all'ultimo sangue, sgambetti, e foglie volanti i due riuscirono finalmente, grazie all'aiuto di Louisa, a raggiungere il luogo in cui avevano dormito quella notte.

 

"Che ti avevo detto Louis?"

 

"Shh, un giorno mi svelerai i tuoi segreti Haz."

 

"Io non ho segreti, solo grandi abilità."rispose Harry sorridendo.

 

"Bhe, comunque grazie Louisa, ci hai salvato oggi."

 

Dopo aver squittito nuovamente, lo scoiattolo si voltò ed andò via, quasi scomparendo, in modi misteriosi, così com'era arrivato.

 

"ADDIO LOUISA MI MANCHERAI, UN GIORNO CI RINCONTREREMO" gridò Harry.

 

"Gesù, adesso andiamo, presto, siamo già in ritardo."

 

"Pensi di presentarti alle tende in mutande, o magari ti vesti?"

 

"Come se poi ti dispiacesse Harry"rispose Louis ammiccando.

 

"L'importante è crederci, ora sbrigati su."

 

Dopo che Louis ebbe terminato di vestirsi, i due, insieme, fecero ritorno al campeggio.

 

 

-AL CAMPEGGIO

 

Zayn era sull'orlo di una crisi di nervi. Inutile sottolineare, che appena avrebbe rivisto i due disgraziati, sempre se non fossero già morti, li avrebbe uccisi di mano sua.

 

Li aveva cercati ovunque, ma non erano trovabili, sembravano quasi scomparsi dalla faccia della terra.

Ed era sul punto di perdere tutte le speranze, finché non vide spuntare dai cespugli del bosco, due figure completamente fradicie.

 

"MA VI SEMBRA QUESTO IL MODO DI SPARIRE? OKAY CHE VOLEVATE LA VOSTRA PRIVACY, MA POTEVATE ALMENO AVVISARMI." gridò Zayn con tutto il fiato che aveva in corpo.

 

Louis ed Harry si guardarono colpevoli, e con la faccia da cuccioli:

 

"CI DISPIACEEE."dissero in coro cercando di non scoppiare a ridere.

 

"Ma tu guarda se devo fare da genitore a due maggiorenni, io non ho parole."

 

Dopo attimi di silenzio e sguardi inquisitori i tre ragazzi scoppiarono a ridere, e si sentirono, semplicemente, felici.

__________________

 

Il viaggio di ritorno all'Università, eliminando il vomito, l'odore nauseante e l'imbarazzo, si può dire andò liscio. Harry scambiò qualche parola con Louis e Zayn che sedevano nei posti dietro di lui, ma per il resto si limitò ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino.

 

Una volta arrivati, gli studenti scesero dal bus e ritornarono nei loro dormitori, tutti, tranne i tre protagonisti.

 

"Bhe allora che si fa?" chiese Louis.

 

"Cosa vuoi fare? Io se vuoi lascio i bagagli nella hall e ci andiamo a fare un giro." propose Zayn.

 

"Sì mi piace, tu Harry che fai vieni?"

 

"No ragazzi, sono stanco e devo darmi una ripulita, ho ancora l'acqua del lago addosso, magari ci vediamo più tardi." rispose Harry.

 

"Va bene dai, ci sentiamo dopo" disse Louis.

 

"A dopo!!"

 

Dopo aver salutato i due ragazzi, Harry prese il suo borsone e si diresse verso il suo alloggio. 

 

Appena si trovò di fronte la porta della camera, sentì una strana sensazione attraversargli il petto. 

 

In quel momento non riuscì bene a spiegarsi il perché, ma appena girò la maniglia ed aprì la porta, tutto gli sembrò più chiaro.

 

"Ma ciao Harry Styles, da quanto tempo, è un piacere rivederti."

 

"T-tu...."

 

Il passato non è mai passato, tornerà sempre a tormentarci come il peggiore dei fantasmi.

 

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Capitolo 9
*** Silence ***


Silence {Marshmello, Khalid}

 

Ed è risaputo che il passato torni sempre, ma il vero problema è: noi siamo sempre pronti a riaffrontarlo?

 

La risposta è scontata, perché nessuno vorrebbe rivedere i propri demoni tornare alla luce, anzi tutti preferirebbero che restassero lì, sotto la pietra dove erano stati riposti.

 

Ma la maggior parte delle volte non va così, e ci ritroviamo a dover fare i conti con la dura realtà, che sembra voler metterci alla prova ogni giorno di più.

 

Ed Harry la pensava in questo modo, razionalmente un mostro chiuso a chiave in un cassetto non può più uscirne, ma a quanto pare la ragione non serve a niente, e questo trova sempre il modo di riuscirci.

 

Quel mostro che per tanto tempo l'aveva tormentato era tornato a galla, e non era stato capace di tenerlo a bada per molto.

 

Lui era tornato e adesso non sapeva più come avrebbe fatto ad andare avanti.

 

Sappiamo già che il passato di Harry non fu uno dei migliori per svariati motivi, ma il puzzle che lo compone è vasto, e noi siamo sicuri di conoscerne tutti i pezzi?

 

"Ma ciao Harry Styles, da quanto tempo, è un piacere rivederti."

 

"T-tu...."

 

"Bhe, volevo farti una sorpresa e a quanto pare, vista la tua espressione, ho raggiunto il mio obiettivo."

 

"C-che d-diavolo ci f-fai t-tu qui?"

 

"Oh, non avevi smesso di balbettare, Darling?

 

"Darling", può sembrare un semplice appellativo certo, magari anche con una connotazione positiva, ma stavolta era tutt'altro.

 

Una semplice parola, composta da sette lettere agli occhi di tutti, ma che in Harry riusciva a far riemergere ricordi, sentimenti ed emozioni che probabilmente, per la sua salute mentale, sarebbe stato meglio non richiamare alla memoria.

 

Dopo lo shock iniziale, cercando di riacquistare un po' di coraggio Harry disse:

 

"Hai p-perso la possibilità d-di chiamarmi c-così molto t-tempo fa"

 

"Non credo proprio piccoletto, non mi sembra il contratto sia mai scaduto."

 

"Non è più v-valido ormai, e non s-siamo neanche più ad Holmes Chapel."

 

"Eh no bimbo, il contratto termina quando lo decido io e al momento non c'è alcuna firma che ne determini la fine."

 

"D-devi lasciarmi in p-pace, non sono più n-niente per te."

 

"Invece sei molto di più di quanto credi. Pensi mi abbia fatto piacere sapere del tuo trasferimento?"

 

"N-non mi interessa la t-tua opinione."

 

"Dovrebbe invece, sai tutti quelli che ti conoscono pensano tu sia andato via per coronare i tuoi sogni scolastici, ma nessuno ha mai sospettato ci fosse anche un altro motivo sotto vero?"

 

"S-smettila a-adesso."

 

"Sarebbe un peccato se tutti venissero a conoscenza del tuo segreto, vero piccolo Harry?"

 

Il minore era sul punto di esplodere, le lacrime minacciavano di uscire, ma non voleva dargli questa soddisfazione, non ancora una volta.

 

Si pentì di non essere andato con Zayn e Louis, almeno avrebbe ritardato questa tortura di qualche ora, cosa non da poco per il suo stato mentale.

 

"Che cosa d-diavolo vuoi a-ancora da me?" disse Harry esasperato.

 

"Non penso sia questo il tono da usare con me ragazzino, o devo rinfrescarti un po' la memoria per caso?"

 

Ed Harry pensò a tutto quello che aveva dovuto subire negli anni precedenti, e si rese conto che mai avrebbe voluto rivivere quei momenti.

 

Non sarebbe più rimasto in silenzio, quest'ultimo lo inghiottiva già da troppo tempo.

 

Per farlo però aveva bisogno di cambiare, di essere più forte, o almeno provare a dimostrarlo dall'esterno, nonostante dentro non sarebbe rimasto altro che un'anima fragile.

Quindi perché non cominciare da adesso? 

 

"Ti ho detto, che alle tue regole non ci sto più." rispose Harry cercando di darsi un tono risoluto.

 

"Ah bene, vedo che abbiamo cacciato fuori il caratterino. Devo però farti notare che non ti servirà a nulla contro di me, darling."

 

"Non chiamarmi in quel modo."

 

"Altrimenti? Ti ricordo che qui il coltello dalla parte del manico non sei tu ad averlo, o mi sbaglio?

Il tuo segreto, che come ben saprai mi riguarda, è nelle mie mani, e potrei distruggerti da un momento all'altro."

 

"Perché? Perché cazzo sei tornato? Perché mi hai seguito? Perché devi continuare a rovinare la mia fottuta vita? Non ti basta quello che hai già fatto? Non vedi che sono distrutto? Non lo vedi cazzo?" 

 

Si sfogò, rilasciò fuori tutte quelle domande che si portava dentro già da molto tempo e forse si sentì più libero per un istante, ma durò molto poco.

 

"Hey calma dolcezza, cosa sono tutte queste domande? Non ti ho mai fatto del male, al massimo solo del bene, non ricordi? Non dirmi che hai dimenticato tutto?"

 

Dimenticare...magari si potessero eliminare certi ricordi pensò Harry, sicuramente la sua anima sarebbe stata meno infranta.

 

"Vorrei tanto, con tutto il cuore, ma Dio non mi ha ancora dato questo potere."

 

"Non dovresti dire certe cose sai? Chi c'era quando ne avevi bisogno? Chi ti ha aiutato quando tu e la tua famiglia eravate sull'orlo del lastrico? Tuo padre per caso? No di certo, visto che vi ha abbandonato come nulla fosse, come se valeste meno di zero."

 

"Ci avrai anche aiutato, ma hai ottenuto qualcosa in cambio, no? Anzi forse più di qualcosa, visto che non potrò mai più averla indietro, non pensi anche tu?"

 

"Non era così importante credimi, ci sono cose di più valore nella vita."

 

"Tipo cercare di non essere denunciato? Sai anche in passato vi meditai, ma forse ero troppo debole o troppo ingenuo per farlo, ma non ti assicuro che anche adesso andrà così."

 

La figura cominciò ad avvicinarsi lentamente ad Harry, la cui corazza temporanea cadde in un istante, nel momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli del suo tormento più grande.

 

Il minore indietreggiò finché non si ritrovò spalle al muro, e cominciò a schiacciarsi contro la parete, quasi a diventare un tutt'uno con essa.

Non voleva stargli vicino, non voleva essere toccato, non ancora, non di nuovo.

 

"Perché ti allontani da me? Non vuoi onorare i vecchi tempi? Provare le stesse emozioni?"

 

"Vuoi sapere che emozioni provo nei tuoi confronti? Ti accontento subito: disgusto, schifo, ribrezzo."

 

Il volto dell'altro parve assumere una smorfia di stupore, probabilmente non si aspettava una risposta del genere, ma c'è sempre una prima volta no?

 

E le sue ipotesi vennero consolidate quando un pugno andò a sbattere contro muro, appena di fianco alla testa di Harry. 

 

Il minore, spaventato, lanciò un urlo, non molto virile, ma l'altro riuscì tempestivamente a coprirgli la bocca con una mano ed attutire il rumore.

 

Durante tutto il discorso però, i due non si accorsero del ritorno di Louis e Zayn nella camera accanto.

 

Così d'improvviso:

 

"Harry sei in camera? Tutto bene lì dentro?" 

 

Ed Harry riconobbe quella voce, sapeva a chi appartenesse: Louis.

 

"Non una parola, intesi?" disse l'uomo.

 

Avrebbe tanto voluto urlare e chiamare aiuto, ma come sempre non potè far altro che restare in silenzio.

 

Silenzio, quel dannato niente.

 

Silenzio, così assordante a volte, così ricco di significato delle altre. 

C'è chi ci rimane volontariamente e chi è costretto a restarci.

E fa male vero?

 

Di solito è anonimo.

 

Ma il suo silenzio aveva un nome:

Stanley Lucas.

 

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Capitolo 10
*** Falling ***


Falling {Harry Styles}

 

LOUIS' POV:

 

Dopo un veloce giro del quartiere, Louis e Zayn decisero di ritornare all'Università, così da poter sistemare i borsoni in stanza e farsi una bella dormita dopo il lungo viaggio.

 

Le strade erano poco affollate ed il flusso di studenti che entrava ed usciva dalla scuola era diminuito. Probabilmente, ciò era dovuto al fatto che il giorno seguente sarebbero iniziate le lezioni, e si sa che il primo giorno è sempre quello più traumatico.

 

Arrivarono nel corridoio dove si trovava la loro stanza, ma la loro attenzione venne catturata da delle urla. Si fermarono, preoccupati, aspettando di sentire qualcos'altro. E poi, un tonfo, un rumore sordo, forse una colluttazione. 

 

La cosa che preoccupò Louis, però, era che tutto ciò sembrava provenire dalla camera di Harry. Così, si precipitò alla porta e quasi sbraitò: 

 

"Harry sei in camera? Tutto bene lì dentro?"

 

Niente. Silenzio. Nessuna risposta.

La sua ansia aumentò ancora di più, immaginando gli scenari peggiori. Finché Zayn non intervenì:

 

"Dai Lou, non ti preoccupare, probabilmente proveniva da qualche altra camera, forse qualcuno sta procreando" gli disse ridacchiando.

 

Dopo qualche minuto di silenzio gli rispose:

 

"Sì, forse hai ragione. Mi sa che Harry è già nel mondo dei sogni. Piccolo, sarà stanco."

 

"Piccolo eh Louis?"

 

"Oh, sta zitto tu" gli disse dandogli un leggero buffetto sulla testa. 

 

Dopo, si avviarono verso la loro camera, nonostante Louis fosse ancora leggermente riluttante.

 

Quando andò a dormire quella notte, c'era qualcosa che non quadrava. Aveva una strana sensazione, ma non riusciva a decifrarla. Sentiva che qualcosa di non piacevole stesse accadendo, ma cosa?

 

Inutile dire, che quella notte, per Louis non ci furono sogni tranquilli, anzi non chiuse occhio neanche un istante.

 

Delle volte il nostro corpo, o la nostra anima, ci danno dei segnali. Sta a noi cercare di comprenderli ed agire.

 

_______________

 

Il mattino seguente la sensazione non era sparita, anzi, al massimo era peggiorata.

 

A cosa diavolo era dovuta? E perché sentiva come un macigno a pesargli sullo stomaco? Non capiva, non capiva e ciò lo stava facendo impazzire. 

 

Quando si alzò dal letto per mettersi seduto, cominciò a pensare. Pensò se quello fosse un giorno importante, se avesse dovuto ricordare qualcosa in particolare, se avesse dovuto fare qualcosa di rilevante. Ma niente. 

 

Si arrese all'idea dell'ignoto, dell'incoscienza e della negligenza. Era inutile continuare a struggersi per capirci qualcosa. Forse avrebbe solo dovuto ignorarla quella sensazione, forse così sarebbe andata via e non sarebbe più tornata. 

Non sapeva quanto si sbagliasse.

 

Avendo deciso di lasciar correre la questione si alzò e si vestì. Notò che il suo amico Zayn era ancora nel mondo dei sogni, e di certo avrebbe dovuto svegliarlo al più presto se non volevano far tardi a lezione già il primo giorno. 

 

"HEY HEY HEY DAI È ORA DI ALZARSI" urlò Louis buttandosi sul letto dell'altro e iniziando a saltarci su.

 

"Che cazzo Louis, ma ti sembrano modi?" rispose Zayn con la voce ancora impastata dal sonno.

 

"Sì che lo sono, se non muovi quel tuo fottuto culo dal letto faremo tardi, e dobbiamo ancora fare colazione."

 

"Okay, okay però adesso puoi smetterla di saltellare o rischierai di rompere le toghe del letto."

 

"Mi stai per caso dando del grasso Zayn?"

 

"Eh? Cosa? No Louis, anche se devo ammettere che quel didietro che ti ritrovi non è che passi inosservato. Ma, molto semplicemente non credo siano fatte per saltarci sopra."

 

"Lascia stare il mio sedere, non accetto tuoi commenti a riguardo, per quanto attraente tu sia non te lo farei mai neanche sfiorare."

 

"Chissà perché non me ne stupisco, so io a chi vorresti farlo sfiorare invece" rispose Zayn con un sorrisetto.

 

"Oh, zittisciti tu non sai nulla. Ora sbrigati o ti faccio alzare a calci dal quel dannato letto con le toghe fragili" disse Louis, prima di prendere dei vestiti per l'amico e gettarglieli in faccia.

 

"Gentile come sempre, devo ammetterlo."

 

"Prego amico mio. Ora, io comincio ad avviarmi, ci vediamo in mensa" proferì Louis prima di spruzzarsi un po' di profumo ed uscire dalla stanza quasi correndo.

 

"Ma tu guarda anche il profumo si è messo, beh è già cotto a puntino mi sa" pensò Zayn tra sé e sé.

_____________

 

Durante il tragitto verso la mensa, Louis sentiva una strana ansia risalirgli lo stomaco fino ad arrivare alla gola. Che stregoneria era mai questa?

 

Non aveva mai avuto ansia per le lezioni, per le interrogazioni o cose del genere, quindi non riusciva proprio a spiegarsene il significato. A quanto pare quella mattina, era destinato a non comprendere molte cose. 

 

Quando finalmente arrivò alla sua meta, senza neanche accorgersene cominciò a cercare per la sala un qualsiasi accenno di ricci color cioccolato. Le sue pupille si muovevano quasi come impazzite, scrutando per bene tutti i presenti in sala. 

 

Finché non lo vide.

 

Ma lo capì subito che qualcosa non andava. Lo capì dallo sguardo spento del ragazzo, che si faceva sempre più nitido man mano che si avvicinava a lui. 

 

Lo capì da come osservava il cibo, mangiava senza neanche rendersene conto. O forse, faceva finta di farlo. Prendeva un boccone, lo avvicinava alla bocca, ma poi lo riposava nel piatto e cominciava a giocarci. 

 

E lo capì da come, alzando lo sguardo, guardò lui. 

Lo guardava ma non lo faceva davvero. Uno sguardo vuoto. Un vuoto ingiusto per lui, che era l'ultima persona sulla faccia della terra a meritarselo. 

 

Un vuoto che voleva esprimere tante cose ma non poteva farlo. Quel verde così brillante degli ultimi giorni era sparito, disintegrato nel nulla. Venne sostituito da un colore molto più scuro e triste, quasi apatico.  

 

E certe cose non te le spieghi, o almeno non puoi intenderle, finché non le vivi. Finché non le provi tu stesso e ti entrano sotto pelle, fin dentro le ossa. 

 

Perché Louis, ancora una volta quella mattina, non capiva. E forse era uno strano scherzo del destino ma avrebbe continuato a non conoscere i fatti per bel un po' di tempo. 

 

Questo perché, mentre cercava di riflettere su quel susseguirsi di strani eventi, Harry si era alzato e si stava dirigendo fuori dalla mensa.

 

Ma forse sarebbe stato meglio se non l'avesse fatto. 

Zoppicava. 

 

E questo di certo non passò inosservato agli occhi degli altri, e in particolare a quelli di Louis. 

Dubbi, dubbi e ancora dubbi. Domande senza risposta. Incognite irrisolvibili. 

Che diavolo gli era successo? 

 

Miliardi di scenari agghiaccianti gli passarono per la testa, uno peggiore dell'altro, ognuno con conseguenze peggiori. 

 

Lo seguì, perché voleva sapere, perché voleva aiutarlo. Ma il riccio una volta uscito fuori, si girò e se ne accorse. Lo supplicò. Supplicò con lo sguardo di non rincorrerlo. Di starne fuori, almeno finché non si sentisse pronto a parlarne lui stesso.

 

Era deciso, e avrebbe sicuramente rifiutato, se non avesse notato una scintilla negli occhi dell'altro. Una scintilla di normalità. Una del suo colore naturale.

Pensare che gliel'avesse causata lui, lo rese altamente fiero di sé stesso, ma anche felice, semplicemente felice. 

 

Forse fu per quello, o forse essenzialmente per il fatto che egli stesso non ancora era pronto a conoscere la verità, che lo lasciò andare. 

 

Doveva saperlo che era possibile aiutare solo chi volesse essere aiutato. 

 

Ma non per questo si sarebbe arreso. 

 

Lui non si arrendeva. 

 

Mai. 

 

_________________

 

HARRY'S POV:

 

Non poteva farsi vedere così. Non in quelle condizioni. Non da lui. Da tutti, ma non da lui. 

 

Lui doveva conoscere l'Harry felice, spensierato, raggiante, spiritoso e pieno di energie. Voleva fargli conoscere la parte migliore di sé, mentre quell'altra, quella rotta, infranta e priva di dignità, voleva che gli stesse alla larga. 

 

Non voleva essere un peso, non voleva causare problemi e non voleva che i suoi diventassero quelli di qualcun'altro. Purtroppo, quello era il suo inferno, e nessuno poteva salvarlo.

 

O almeno, questo era quello che aveva creduto fino a qualche giorno prima. Perché forse un angelo ci stava provando a liberarlo, il problema era che forse lui non credeva di meritarselo. 

 

Ci è sempre stato detto che il è male ad avere tante facce. Ma, molto probabilmente, le ha anche il dolore, e non potremo mai sapere quale delle tante ci ritroveremo davanti. 

 

Perché il dolore fisico fa male, lascia cicatrici, ma forse dopo un po' scompare. Quello psicologico, ti entra in testa, lascia segni, solchi, sfregi, tracce e non ne esce più. Sta sempre lì, come un falco pronto ad attaccare. Sta sempre lì pronto a farti affogare. 

 

"E ci sto ricadendo ancora. Sto affondando di nuovo. Sto affogando di nuovo nel dolore, lo sento nei polmoni, si riempiono sempre di più. 

E lo so che si ripete così spesso, che arriverà il giorno in cui non ci sarà più spazio da colmare. 

Ma stavolta, rispetto alle altre, c'è una differenza: ho speranza. 

Ho speranza perché c'è una persona che, forse, potrebbe salvarmi.

C'è una persona che, forse, potrebbe finalmente far rientrare aria, e non acqua nei miei polmoni. 

Ho speranza perché forse, dopo tanto tempo, potrò tornare a respirare."

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Capitolo 11
*** Rescue me ***


Rescue Me {Thirty Seconds To Mars}

 

Continuò a camminare, con testa bassa e passo lento. Purtroppo, il dolore era ancora forte. 

Una volta avvistata una zona relativamente tranquilla, si sedette lentamente vicino ad un albero, appoggiando la schiena al tronco. Piegò le ginocchia e se le portò al petto. 

 

Alzò il viso verso il cielo, facendo vagare lo sguardo tra i soffici batuffoli bianchi che vi viaggiavano liberi. Desiderò con tutto il cuore poter essere uno di loro. Ma non accadde nulla. Non si trasformò, non divenne libero, le sue catene erano ancora lì. L'unica cosa che sentì fu solo una tremenda fitta, che partiva dal basso ventre ed arrivava fino al centro del petto.

 

Non era difficile immaginare cosa fosse accaduto la notte prima. Immagini confuse biascicavano nella sua mente, cercando di aggrapparsi al filo dei ricordi. Ma lui non voleva ricordare, non voleva soffrire ancora.  

 

Non venne ascoltato.

 

Piccoli flashback partirono e si fecero strada, leggeri come piume, letali come serpenti, tra i meandri della sua mente. 

 

"Harry sei in camera? Tutto bene lì dentro?" 

Ricordò perfettamente il sollievo provato all'udire di quella voce. Il suo angelo."

 

"Non una parola, intesi?" disse Stan.

 

"Non sentì più nulla poi, e capì che anche il suo salvatore fosse andato via. Capì che era solo e non poteva fare altro che sottostare al male."

 

"Ricordò i pugni, gli schiaffi, le percosse, ma questo era nulla in confronto a ciò che avvenne dopo."

 

"Essere violati. Essere privati della dignità. Essere privati della propria persona."

 

"Forse non se ne accorse neanche, il vero dolore sarebbe arrivato più tardi, quando si sarebbe trovato a raccogliere i pezzi del suo essere ancora e ancora." 

 

"Pensò che sarebbe stato uguale agli anni precedenti. Pensò di essersi abituato ormai. Ma, capì solo dopo, che a certe cose non ci si abitua mai."

 

"Non parlava. Soffriva in silenzio. L'unica cosa che ripeteva, come una litania continua, era una serie infinita di: "Salvami, salvami, salvami..." 

 

"Dentro. Fuori. Letto. Testa. Muro. Pavimento. Erano solo frammenti scostanti."

 

"Il resto era solo mera confusione. L'unica cosa di cui era certo, era di essersi svegliato per terra, circondato da sangue, e con la consapevolezza che a salvarlo non arrivò mai nessuno."

 

Ora le nuvole apparivano sfocate, troppo confuse dal mare di lacrime che gli colava dagli occhi. Ora anche il cielo appariva più grigio, quasi come se si fosse adattato al suo umore. Ora anche le nuvole erano tristi, e cominciarono a piangere con lui. 

 

Si beò di quelle piccole goccioline, che gli ricadevano sul corpo quasi a volerlo curare. Quasi a volerlo aggiustare di nuovo. Quasi a voler chiudere quelle dannate ferite, che profonde come lame gli scavavano l'anima.

 

Abbassò le palpebre, per farsi circondare dal buio, che sembrava l'unica cosa capace di accoglierlo. 

E poi, cominciò a canticchiare sottovoce:

 

"Rescue me from the demons in my mind

 

Rescue me from the lovers in my life

 

Rescue me from the demons in my mind

 

Rescue me, rescue me, rescue me

 

Rescue me

 

Un sospiro leggero, un battito di ciglia, una piccola pausa, e poi riprese:

 

"Sell yourself to save your soul, you gotta, oh, oh

 

Sell yourself to save your soul, you gotta, oh, oh

 

Sell yourself to save your soul, you gotta, oh, oh

 

Sell yourself to save your soul" 

 

"Sell yourself to save your soul" ripeté piano, quasi a voler assaporare ogni singola lettera di quelle parole.

Vendersi per salvare la propria anima.

Ma alla fine, ne valeva veramente la pena?

___________________

 

LOUIS'POV:

 

Sapete, se c'erano delle cose che Louis Tomlinson non rispettava quasi mai, queste erano le sue decisioni. Non erano passati neanche dieci minuti da quando aveva lasciato andare Harry, e già stava impazzendo. Non avrebbe dovuto permettergli di andare via, stava male e aveva bisogno di aiuto.

 

Si diede dello stupido, e cominciò a cercarlo per tutta l'università. Andò in palestra, nelle aule, nei bagni, sembrava essere una trottola impazzita. Uscì fuori e aguzzando lo sguardo notò una piccola figura rannicchiata ai piedi di un albero.

 

Si avvicinò lentamente e una volta raggiunto, senza dire una parola, gli si sedette accanto, acquisendo la sua stessa posizione. Harry aprì gli occhi allarmato, ma quando lo riconobbe parve rilassarsi immediatamente. Non parlò però, si limitò ad abbassare lo sguardo. 

 

Louis ci rimase un po' male, ma dopotutto era comprensibile, non sapeva ancora cosa stesse passando. C'era qualcosa che non andava, anzi c'era molto che non andava.  

 

Nei suoi occhi, che un tempo ospitavano stelle, ora c'era qualcosa che non riusciva a decifrare, poteva essere infelicità, forse tristezza, ma credeva fosse più dolore. Un dolore che lo lacerava, ma che non mostrava a nessuno. E lui voleva tanto scoprirne la causa, dividere questo dolore con lui e portare in due questo peso che lo schiacciava. Ma non poteva, non finché non glielo avesse permesso lui stesso. 

 

Ma era veramente disposto ad aspettare? 

 

Poteva davvero lasciarlo lì a spezzarsi ancora di più senza fare nulla? 

 

"Hey Harry, sai cosa?" chiese, guardandolo negli occhi.

 

"Cosa?" rispose l'altro con un filo di voce, mentre li apriva per osservarlo. 

 

"Io so che c'è qualcosa che ti turba, che ti ha fatto soffrire e che ti sta facendo ancora soffrire. Forse mi starò sbagliando o non saranno affari miei, ma voglio provare a farti stare bene."

 

"Ma di che stai parlando Louis?" rispose Harry sorpreso.

 

"Senti, magari questa farsa funziona con le altre persone, ma non con me sai? Pensi che non mi accorga che a volte rimani a guardare il cielo imbambolato? O che altre volte i tuoi occhi siano vuoti, quasi senz'anima? Per non parlare di stamattina, sei pieno di lividi Harry e zoppichi.

Purtroppo, con me sei capitato male, perché io osservo le persone, traggo le conclusioni e la maggior parte delle volte non sbaglio. Quindi, non ti sto dicendo che devi per forza confidarti con me, okay? Ma se un giorno vorrai, io sarò qui per ascoltarti.

E fa che questo giorno sia molto vicino, perché non riesco a vederti in queste condizioni, ti prego. Non ti assicuro che riuscirò a toglierti questa sofferenza, ma vorrei provarci, vorrei farlo con tutto il cuore." 

Sputò tutto fuori, aveva bisogno di fargli capire che lui c'era, che non sarebbe andato via, mai.

 

HARRY'S POV:

 

Harry dopo quel discorso si asciugò gli occhi leggermente lucidi ed enormemente arrossati per il troppo pianto di quel giorno. Gli aveva detto ciò che voleva sentirsi dire da anni, e lo conosceva solo da pochi giorni: che fosse un angelo sceso dal cielo?

 

Così armato di coraggio rispose: "Sì, forse un giorno ti racconterò ciò che mi tormenta, ma non per portare questo peso in due, bensì per cercare di andare avanti e ricominciare."

 

-con te" aggiunse nella sua mente, ma non glielo disse, non sapeva ancora cosa provava, o se provasse veramente qualcosa per quel ragazzo così dolce, che era da poco entrato nella sua vita ma stava già riuscendo a stravolgerla.

 

E poi Louis lo guardò con quegli occhi lucidi, che tanto sembravano mare in tempesta, tanto parevano cielo in tormenta, e si sentì sciogliere.

Blu come il mare, azzurri come il cielo, e con un velo lucido a ricoprirli. Mai aveva visto un simile capolavoro, e mai avrebbe pensato di averne l'occasione.

 

Nessuno è pronto a vedere uno spettacolo del genere, o forse nessuno ha mai visto un angelo piangere, ma Harry l'aveva proprio lì davanti a se e non avrebbe voluto essere da nessun'altra parte al mondo.

 

Gli si avvicinò e si lasciò avvolgere in un dolce abbraccio. Posò la testa sul suo petto, e per la prima volta si sentì protetto.

 

"Grazie Lou" sussurrò piano, e in risposta ricevette un piccolo bacio sulla testa.

 

E la sentì, mentre si trovava ancora sospeso tra la cruda realtà e il mondo infinito dei sogni, quella frase. La frase giusta per continuare a lottare.

 

"Io non ti lascio affogare."

 

E rimasero così, abbracciati, sentendosi protetti rinchiusi l'uno tra le braccia dell'altro. Aggrappandosi insieme come a volere essere uno lo scoglio di salvezza dell'altro. 

Uniti, insieme, per salvarsi a vicenda.

 

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Capitolo 12
*** Wings ***


Wings {Hurts}

 

La ninna nanna più bella di sempre. Ecco con cosa si era addormentato Harry quella mattina. Niente parole, solo suoni. Una dolce sinfonia composta da battiti regolari e ben scanditi, come i secondi in un orologio. 

 

La musica più bella di sempre udibile solo da lui, vicina, proprio sotto il suo orecchio. 

 

Due braccia erano ancora lì a circondarlo, e lo tenevano ancorato così forte, che sembrava volessero proteggerlo dal mondo intero. Come se fosse possibile poi, pensò Harry. 

 

Lui non poteva essere protetto, non voleva che Louis si immischiasse in tutto quel casino che era la sua vita. Avrebbe rischiato troppo, e lui non doveva rischiare. 

 

Però poi pensò anche un'altra cosa.

 

Se sulla sua vita, fino a quel momento, non c'era stato altro che cielo in tempesta, non se lo meritava, almeno per una volta, quel piccolo raggio di sole che riusciva finalmente ad intravedere? 

 

Non si meritava di essere illuminato da quell'unico spiraglio di luce, che scalfendo le nuvole, gridava libertà?

____________

 

LOUIS'POV:

 

Quello di cui Harry non era a conoscenza però, era che il ragazzo al quale appartenevano quelle braccia, voleva fare proprio questo. Louis era sempre stato visto come una sorta di angelo per via dei suoi occhi azzurri e del suo carattere all'apparenza tanto forte, ma che infondo nascondeva solo pura dolcezza. E se quello che gli dicevano era anche solo minimamente vero, allora l'avrebbe fatto. 

 

Gli avrebbe donato le sue ali per insegnargli a volare. 

 

Lui non ne aveva bisogno, servivano più ad Harry. Forse non erano perfette, perché, a dir la verità, la sua vita non era stata tutta rose e fiori, ma, perlomeno, gli avrebbero permesso di essere libero, almeno in parte.

 

Per il resto, gli sarebbe stato accanto lui, ammesso che gliel'avrebbe concesso, e sperava questo potesse essere abbastanza. Sperò, in un modo o nell'altro, di poter essere abbastanza.

 

Sentì il riccio muoversi leggermente tra le sue braccia, e intuì si stesse svegliando. Non era stato comodissimo in quella posizione, doveva ammetterlo, ma avrebbe fatto questo ed altro per Harry. 

 

Lo vide prendere tra le mani il piccolo ciondolo della collana che indossava tutti i giorni. Non lo sapeva perché lo osservava spesso, davvero, era solo intuito. Lo capì dal modo in cui lo tangeva con cura, neanche fosse qualcosa di così fragile da spezzarsi al solo tocco. Lo capì da come quando lo strinse un po' di più, i suoi occhi vennero attraversati da una piccola scintilla. Ad occhio e croce il ciondolo sembrava una stella, che poi, c'era da meravigliarsi?

Alla fine, non riuscì a resistere:

 

"Posso chiederti una cosa?" domandò Louis, un po' timoroso della possibile risposta. 

 

"Sì, certo che puoi Lou" rispose Harry con un accenno di sorriso. Ormai le lacrime erano andate via, portando con loro anche un po' di dolore.

 

"Perché indossi sempre quella collana...a forma di stella?"

 

La reazione di Harry non fu delle migliori. Strinse ancora di più la collana nella sua mano, la dolcezza precedente era ormai sparita. Louis non mancò dal notare anche il velo di malinconia che andò a ricoprire i suoi occhi.

 

Vedendo l'espressione del minore al pronunciare delle sue parole, cercò di rimediare:

 

"Hey non devi sentirti obbligato a rispondermi okay? Potrai farlo quando vorrai se vorrai, e solo nel momento in cui sarai pronto."

 

"No, è okay. Solo è la prima volta che qualcuno me lo domanda, quindi mi hai colto un po' di sorpresa" disse Harry leggermente in difficoltà.

 

"Beh, scusami ma non sono un ragazzo che tralascia i dettagli, li trovo affascinanti" rispose Louis, cercando di smorzare un po' l'atmosfera tesa che si era andata a creare. 

 

"Ammirevole da parte tua Lou. Okay, allora...questa collana mi venne regalata da mio padre e.." si fermò un attimo, cercando di soppesare le parole con cura.

 

"E?" lo incitò Louis.

 

"Ci conosciamo da poco Lou, e anche se quello che sto per dirti non lo sa quasi nessuno, se non i miei amici più stretti, sento di potermi fidare di te."

 

Il maggiore capì che la questione era abbastanza seria, così si limitò ad annuire, preparandosi ad ascoltare attentamente.

 

"Sai, la mia famiglia era una di quelle felici. Avevamo tutto, davvero. Uno stipendio modesto, una casa accogliente, ma mancava qualcosa. Infondo, qualcosa manca sempre. Il problema era, che nel nostro caso ad essere omessa era la parte principale. Immagina di vedere una macchina con degli ingranaggi, beh a noi non mancava un ingranaggio, ma la macchina intera. Non c'era più amore, e senza amore niente più sta insieme. Senza collante le cose non restano unite, no? Papà decise che non gli andava più bene quella vita, aveva bisogno di riprovare l'ebbrezza della libertà, cosa che una famiglia non poteva dargli. Avrei anche potuto credergli, se solo non se ne fosse creato un'altra. Avevo dieci anni Lou, avevo tanto da imparare, ma la vita mi insegnò solo dolore fin da bambino. Ho una sorella bellissima però, lei insieme a mia madre mi hanno tirato su e abbiamo continuato ad andare avanti. Se a vivere, o semplicemente ad esistere, devo ancora capirlo."

 

Louis, lievemente scosso, cercava le parole giuste da dirgli, ma il suo flusso di pensieri venne interrotto dal riccio stesso.

 

"Aspetta Lou, lasciami prima finire" gli disse Harry e il liscio si ritrovò ad annuire piano. 

 

"Bene, questa collana che vedi qui è un suo regalo."

 

A questa dichiarazione Louis strabuzzò gli occhi. Non riusciva a capire come, dopo tutto il dolore passato, potesse ancora indossarla. Poi il riccio continuò:

 

"Precisamente, mi venne regalata la sera del mio decimo compleanno, l'ultima in cui avremmo cenato tutti assieme. L'ultima in cui nell'aria, forse c'era ancora odore di serenità. Il giorno dopo mio padre partì, e da quel momento in poi non l'ho mai più rivisto. Qualunque persona sana di mente odierebbe questo oggetto così come la persona che gliel'ha regalata. Io invece no, in un certo senso forse mio padre lo capisco. Probabilmente con noi si sentiva triste, e aveva il bisogno di cercare e trovare la felicità che gli mancava. E chi ero io per negargliela?"

 

"Suo figlio Harry, e non avrebbe dovuto farlo a prescindere."

 

"Sì ma aspetta. Quando mi diede questa collana, quell'ultima sera, mi disse: "Questa deve ricordarti di cercare la felicità Haz, non accontentarti mai ti prego, e non odiarmi, non farlo mai, un giorno forse mi capirai. Adesso vado via, ma ogni volta che ti sentirai un po' giù, tu stringi il ciondolo e io sarò più vicino a te." Io al tempo non capii cosa intendesse, solo crescendo mi resi conto del significato delle sue parole. Così, ogni volta che vedo questa stella sul mio petto, mi ricordo che devo cercarla, la felicità intendo, e non devo mai accontentarmi, qualunque cosa succeda e qualunque conseguenze questa comporti. Sai perché la felicità va cercata Lou? Perché non ti bussa alla porta e dice: " Hey sono qui per te!". È un po' come cercare un tesoro perduto, e per quanto tempo ci impiegherai a trovarlo, una volta fatto sarà sempre un tesoro prezioso, e la soddisfazione sarà immensa, non credi?

Per quanto riguarda mio padre, sai io non riesco a volergli male, non riesco ad augurargli il peggio. Sono una di quelle persone che non cerca mai i litigi, e se nonostante ciò alla fine ci capita dentro, è il primo a voler fare pace. Non riesco ad essere cattivo, neanche con chi mi ha fatto del male. Forse sarò ingenuo, stupido addirittura, ma sono così e non posso farci nulla" concluse il minore, mentre una piccola lacrima gli solcava il viso.

 

Louis la raccolse col pollice, gli voltò il viso verso il suo e con un tenero sorriso disse:

 

"Harry tu...sei una delle persone più belle che io abbia mai incontrato. Non capisco perché il mondo punisca così le persone buone. Tu non meriti tutto ciò, non meriti il male, il dolore, le sofferenze.

Tu meriti soltanto di essere amato." 

 

E questa volta Louis non dovette cercarle le parole da dire, gli vennero spontanee, forse perché provenivano direttamente dal cuore.

 

Forse c'era un filo conduttore invisibile tra il suo cuore e la sua bocca. Uno di quelli che non si spezza neanche se è al limite della sopportazione. Uno di quelli che è puramente verità.

 

Louis notò come le guance di Harry si colorarono di rosa, e suo malgrado, non poté fare altro che ammettere come fosse ancora più bello. 

 

Dato che non si decideva ad alzare la testa verso l'alto, Louis gli chiese:

 

"Posso essere io la tua macchina?" Ottenne l'effetto desiderato, perché il minore alzò il viso di scatto e lo guardò dritto negli occhi.

 

"Cosa?" Chiese Harry confuso.

 

"Prima mi hai detto di esserti sentito come un ingranaggio senza macchina, che ne dici se ti completo io?"

 

Dopo qualche secondo di smarrimento, il minore rispose:

 

"Penso che ne sarei onorato. Ma tu credi che potremmo funzionare?"

 

"Non ci resta che provare, no?" Rispose Louis alzandosi da terra e porgendogli la mano.

 

Harry la prese gentilmente, e insieme si incamminarono. 

 

Dove? Questo resta ancora un mistero. 

Dopotutto, il GPS non l'avevano ancora attivato.

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Capitolo 13
*** Fading away ***


Fading away {Adam Naas}

 

Era stata abbastanza movimentata quella mattina, tra fughe, rincorse, macchine ed ingranaggi. I due ragazzi, però, erano ancora lì che cercavano di capire come far funzionare un mondo ormai rotto, fatto a pezzi dalla meschinità degli esseri umani. 

 

Harry si sforzava di comprendere perché Stan agisse in quel modo, ma non riusciva a darsi una risposta. Non riusciva a giustificare come un ragazzo con solo qualche anno più di lui fosse capace di procurare tanto dolore. Come potesse poi convivere con la sua coscienza, senza pensare a tutto il male che aveva causato. Come potesse andare avanti senza ricordare, semplicemente ignorando. 

 

Perché al giorno d'oggi, ignorare è più semplice che affrontare il problema. 

 

Louis, invece, non riusciva a concepire il comportamento del padre di Harry, né tantomeno il pensiero del figlio stesso a riguardo. Pensò che il riccio fosse una persona troppo buona per odiare, ma anche fin troppo ingenua per allontanarsi da un possibile pericolo. Non solo pericolo fisico, ma anche psicologico. 

 

Perché al giorno d'oggi, accettare è più semplice che rifiutare ed andare avanti.

 

Le risposte c'erano, ammettere fossero vere era il dilemma principale.

 

E così passarono le ore successive, tra chiacchiere, parole sussurrate, pensieri profondi, molti sorrisi e piccoli silenzi.

 

Piccoli silenzi, che valevano più di mille parole. 

Molti sorrisi, che valevano più di mille "mi piaci."

 

L'università era lì che li aspettava, ma al momento non era importante. In quel piccolo arco di tempo i due ragazzi si erano rinchiusi in un mondo tutto loro. Un mondo fatto di Harry e Louis, una mini sfera, in un universo parallelo, dove non esisteva il male, dove padroneggiava solo il bene.

 

Se quello in cui vivevano era troppo devastante, perchè non crearsene uno tutto loro? 

Se la realtà era troppo tremenda, perchè non rifugiarsi altrove? 

Era ancora possibile credere nelle favole in fin dei conti? 

C'era ancora speranza per un lieto fine, nonostante tutta la confusione che li accerchiava?

 

Loro riponevano fiducia nel fato, sognandone uno fausto nei loro confronti. In caso contrario, si promisero quel giorno, di plasmarne uno nuovo con le loro mani. Avrebbero cambiato le carte del destino, e se necessario, l'avrebbero riscritto daccapo.

 

Sarebbe risultato difficile? Decisamente, ma non impossibile.

 

Sarebbe diventato impossibile solo quando avrebbero smesso di crederci. 

 

Ma, infondo, che altro avevano da perdere in tutto quel casino? 

 

Tanto valeva crederci.

_______________________

 

LOUIS'POV:

 

Mentre parlava tranquillamente con Harry, passeggiando per i giardini dell'università, il suo telefono prese a squillare, interrompendo quegli ultimi istanti di quiete. Probabilmente avrebbe dovuto controllare prima da chi provenisse la chiamata, ma appena rispose il mittente non tardò a farsi riconoscere:

 

"Mi dici dove cazzo sei coglione?"

 

"Ma ciao Zayn, luce dei miei occhi, non mi capacito di quanto tu possa risultare fine certe volte."

 

"Fanculo Louis sei sparito, ma io dico vuoi avere almeno la decenza di avvisarmi?"

 

Harry, nel frattempo, si trovava a metà tra il finto dispiacere e il puro divertimento. Da una parte, il motivo dell'allontanamento di Louis era stato proprio lui e un po' si sentiva in colpa. D'altro canto, vedere quei due "discutere", per modo di dire, avrebbe scatenato la risata anche del più triste degli uomini sulla faccia della terra. 

 

"Scusa mamma, giuro la prossima volta ti avviso. Anzi, ho un'idea migliore, che ne dici di utilizzare una di quelle app per controllare i bambini? Così saprai sempre dove sono, in ogni singolo fottuto istante della mia misera vita. Stupenda come idea no?"

 

"Louis, appena ti rivedo giuro che ti strozzo, non rivreai mai più la luce del sole. E comunque, mi bastava avere anche un minimo cenno della tua ancora esistenza su questo pianeta, stronzo. Per un attimo avevo sperato ti avessero preso i marziani, ma a quanto pare mi toccherà sopportarti ancora per molto tempo."

 

L'altro non ebbe neanche il tempo di replicare che Zayn aveva già chiuso la chiamata, ovvero, in parole povere, gli aveva chiuso il telefono in faccia.

 

"Educato in maniera ineccepibile fin dentro al midollo, devo ammetterlo" disse Louis esasperato, riponendo il telefono in tasca. Si girò verso Harry, il quale stava cercando di nascondere un ghigno di divertimento.

 

"Ti diverte eh?"

 

"Scusa, ma rideresti anche tu al mio posto Lou...o dovrei dire marziano?"

 

"Come hai fatto a sentire?" chiese il maggiore sorpreso.

 

"Ehm...udito supersonico?"

 

"Certo Harry, allora io sono veramente un alieno."

 

"C'erano dubbi?" domandò ironico il riccio, con tanto di sorriso sornione.

 

"La prendo come un'offesa personale signorino, che si sappia."

 

"Non credo me ne importi più di tanto, sir" disse Harry, calcando di più sull'ultima parola.

 

"Dovrebbe invece" rispose Louis ridendo ed avvicinandosi a lui.

 

Vide l'espressione confusa del riccio. Durò poco però, presto questa si trasformò in puro imbarazzo.

 

"Louis che diavolo stai facendo?"

 

Intanto, l'altro continuava ad avvicinarsi. Il sorriso era scemato via, lasciando spazio ad un'espressione più seria. 

 

"È chiaro no?" rispose Louis sempre più vicino.

 

Quest'ultimo notò come Harry sembrasse un cucciolo spaesato, spaventato da chissà cosa, fermo lì impotente come incapace di muoversi. 

 

"Hey, Haz voglio solo prenderti in braccio, tranquillo. Non voglio che ti sforzi così tanto."

 

Osservò come dai suoi occhi la preoccupazione sembrò scivolare via, lenta e tetra come un fantasma, ed il suo fragile corpo cominciò a rilassarsi. 

 

Due secondi prima sembrava una molla tirata al massimo, pronta a spezzarsi, sarebbe bastato poco ma ora stava tornando allo stato di partenza. 

 

"Oh okay, se per te non è un problema. Ma gli altri non ci guarderanno male?" Chiese Harry intimorito.

 

"No, non lo è, e se gli altri avranno da ridere non potrà fregarmene di meno. Dai su, vieni qui."

 

Mise un braccio sotto le sue ginocchia e fece passare l'altro sotto la sua schiena. Le proporzioni non erano molto equilibrate, visto che il riccio era qualche centimetro più alto di lui, ma ce l'avrebbe fatta. 

 

Infondo, lui era forte nel corpo e nello spirito. Forse più nello spirito che nel corpo, ma hey, questo nessuno doveva saperlo.

 

Lo sollevò da terra, sentendo un leggero lamento da parte del minore.

 

"Tutto okay? Scusa non volevo farti male."

 

"Non preoccuparti, va tutto bene" rispose il riccio, rosso in volto. 

 

"Bene, adesso ti porto in un posto speciale, però chiudi gli occhi."

 

"E se sbirciassi?"

 

"Beh, ti rovineresti la sorpresa, non credi?"

 

"Uff...okay, li chiudo."

 

"Bravo, piccolo Haz."

 

"Non sono piccolo Loueh" rispose il minore affondando la testa sul petto dell'altro.

 

"In questo momento, sembri tutto tranne che grande, te lo assicuro" proferì il liscio ridacchiando.

 

"Uhm, stai zitto" replicò Harry, dandogli un buffetto sul braccio.

 

"Caspita, mi hai fatto malissimo."

 

Il minore lo colpì nuovamente, e forse stavolta un po' male gli fece, ma non glielo disse mica. 

La soddisfazione non l'avrebbe avuta il piccoletto.

 

Dopo qualche minuto Louis intravide il luogo prescelto e:

 

"Hey, siamo arrivati, mia principessa."

 

"Oh, fanculo, posso aprire gli occhi?"

 

"Aspetta" disse Louis. 

 

Poggiò il minore per terra con delicatezza per poi proferire:  

 

"Perfetto, ora puoi aprirli."

Vide come Harry spalancò gli occhi alla vista di quel paesaggio. Rimase qualche secondo in silenzio, poi scoppiò:

 

"Ma quello è un fottutissimo salice piangente LOUISSSS!!"

 

"Sì Harry è un salice piangente" replicò il maggiore ridendo enormemente per la tanta euforia del riccio.

 

"Ti prego, dimmi che non ne conosci il mito perché muoio dalla voglia di raccontarlo" enunciò Harry, facendo gli occhioni.

 

"Sei fortunato perché non lo conosco, vai ti ascolto."

 

Prima di iniziare il racconto i due si sedettero alla base dell'albero, poggiando le schiene sul tronco e rivolgendo lo sguardo alle foglie cadenti.

 

Poi Harry cominciò:

 

"Si narra che l'albero del salice rappresenti il pianto ed il dolore. Egli è legato al mito di Fetonte, il figlio del dio Apollo, il quale precipitò dal cielo mentre guidava il carro del sole affidatogli dal padre. Dopo una lunga discesa, finalmente cadde nel fiume Po. Si dice che le sorelle piansero così tanto per la sua morte, che si trasformarono in salici piangenti."

 

"Quindi teoricamente, adesso, io e te siamo appoggiati su una ragazza?"

 

"Stupido, è un mito, ma se tu volessi crederci veramente allora sì, è proprio così."

 

Louis si girò verso l'albero ed incominciò ad accarezzarne la corteccia. 

 

"Mi dispiace per tuo fratello, davvero. Però pensa al lato positivo, adesso non dovrà più usare la crema solare per evitare di scottarsi al sole" dichiarò ridendo.

 

"LOUIS SEI VERGOGNOSO, NON FACEVA RIDERE NEANCHE UN PO' SAPPILO" urlò il riccio in preda alle risate.

 

"E perché ridi allora, uhm?"

 

"Perché mi è entrata una formica nella scarpa e mi sta facendo il solletico, HAHAHA."

 

"Non ti crede nessuno. Allora fammi controllare dai."

 

"NO! Sei un feticista per caso?"

 

"Volevo solo dimostrare che la tua tesi fosse corretta, riccio."

 

Harry, trovandosi in difficoltà, alla fine ammise:

 

"Okay, si va bene ho riso per la tua battuta, ma era squallida, quindi non gasarti troppo."

 

"Mi basta sapere di averti fatto ridere, è già abbastanza per me" rispose Louis accennando un sorriso. 

 

L'altro arrossì nuovamente. Ormai era quasi un'abitudine in sua compagnia. È straordinario vedere come il corpo umano reagisca in diverse situazioni. Come alcune persone siano così facili da capire, che alla fine sembrano quasi un limpido specchio d'acqua. Ma quante increspature si formano se in quello stesso specchio d'acqua si getta un sasso?

 

Alcune persone non sono prive di problemi o insicurezze, solo, non le mostrano. Bisogna scavare a fondo per trovarle, bisogna che si fidino ciecamente. Unicamente in quel caso, potrebbero rivelarle ed essere consapevoli di star dando via proprio quello che potrebbe distruggerli, o forse, al contrario, liberarli.

 

"Louis?"chiese timoroso Harry, alzando lo sguardo per ricercare quello dell'altro.

 

"Hey, dimmi" replicò il liscio, accarezzandogli i boccoli.

 

"Non hai mai paura del futuro?" Buttò fuori il riccio tutto d'un fiato. Si poneva quella domanda da un po' ormai, era giunto il tempo di condividerla.

 

"Io...non lo so Harry, non credo. Insomma, sono dell'idea che si debba vivere giorno per giorno. È inutile parlare di futuro, dopotutto il tempo è qualcosa che non possiamo controllare, inutile fare piani per un qualcosa di puramente incerto. Ma come mai questa domanda?"

 

Seguirono alcuni istanti di silenzio. Louis pensò di aver detto qualcosa di sbagliato, o addirittura, di non aver detto abbastanza. Quando il riccio rispose: 

 

"Perché ho paura di scomparire."

 

Fu un sussurro flebile, simile ad un soffio di vento.  Così leggero che pensò di esserselo immaginato.

 

"Hai paura di cosa?"

 

"Ho paura di scomparire Louis. Potrebbe accadermi qualsiasi cosa, in qualunque momento della mia vita. Anche adesso per esempio. Potrei andarmene prima di aver vissuto davvero. Ho paura di non essere ricordato da nessuno. Ho paura che tutti, un giorno, si dimenticheranno di me. Ho il dubbio, che tutti noi non siamo altro che macchine assoggettate per fini che non conosciamo. Ho una paura immensa che non lascerò neanche una minima traccia di me su questo dannato pianeta. Temo di star scomparendo, perché piano piano perdo un po' di me. Ogni giorno mi sento sempre meno Harry, e sempre più nulla."

 

Quel ragazzo era qualcosa di inspiegabile, nel senso buono della parola. Ogni giorno, lo stupiva, nel bene e nel male. Se ne usciva fuori con certi discorsi così profondi, che poi dopo non sapeva neanche come rispondere. Forse però, per quella volta, le parole non servivano. Un'idea gli balenò in mente, e la colse, eccome se la colse.

 

Si alzò lentamente e non si perse la faccia confusa del minore ai suoi gesti. Guardò attentamente per terra, cercando qualcosa di appuntito. Andò avanti ed indietro, a destra e a sinistra, finché non la vide.

Una bella pietra acuminata, perfetta per il suo obiettivo. 

 

"Okay, tu hai paura di scomparire giusto?" Harry annuì affermativamente. "Bene, allora adesso ti renderò immortale."

 

Detto questo, si chinò verso il tronco dell'albero, inginocchiandosi, così da avere maggiore stabilità. Poi, cominciò la sua opera d'arte. Scalpì, lettera per lettera, con una dolcezza inaudita, come se volesse renderlo davvero eterno. Le ricalcò con cura, perché non svanissero mai, perché restassero sempre lì. Perché esistessero per sempre.

 

"Always in my heart Harry Styles.

Your sincerely, Louis." 

 

"Io..t-tu" il riccio ormai, piangeva così tanto che parlare sembrava impossibile.

 

"Shh, va tutto bene, vieni qui."

 

Lo abbracciò con tutta la delicatezza di questo mondo. Lo strinse a sé, perché forse ne aveva bisogno anche lui. Poi Harry si mosse, gli prese il sasso dalla mano e si chinò verso la corteccia.

 

"Haz, che fai?"

 

Non ottenne risposta. Lo vide scrivere qualcosa, ma non riuscì a comprendere cosa di preciso. Solo quando si spostò realizzò, e il suo cuor perse un battito, o due.

 

"Always in my heart Louis Tomlinson.

All the love, Harry."

 

"Vuoi rendere anche me immortale?"

 

"Io non voglio esserlo se tu non lo sei con me."

 

{Angolo Autrice}

Vi ricordo che se volete la storia si trova anche su Wattpad sul mio profilo: "BlackShadows177"

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Capitolo 14
*** Piccola stella senza cielo ***


Piccola stella senza cielo {Ligabue}

                                                                                        

HARRY'S POV:

 

Passarono il resto del pomeriggio sotto quel maestoso salice, che a dir la verità era l'unico a piangere, perchè i due ragazzi erano più raggianti che mai. Spensierati, anche se per poco, presto sarebbe tornata la realtà a bussare alla porta, richiedendo il loro ritorno. Nel frattempo, però, si sarebbero goduti quelle ultime ore di felicità.

 

Il sole cominciava a tramontare, lasciando dietro di sè pennellate di colore. Queste erano così incantevoli che sembrava davvero ci fosse qualcuno lassù a dipingerle. Un pittore dei cieli, sconosciuto, informe, immateriale, ma soprattutto fantasioso. Non era mica semplice indovinare la combinazione perfetta di colori. Forse, solo poche volte, li lanciava a caso, creando capolavori inspiegabili che si riversavano nelle pupille dei comuni mortali, suscitando meraviglia e stupore.

 

Poi, arriva quel momento in cui il sole scompare completamente, permettendo così all'oscurità di predominare. Nonostante ciò, il buio non prevale mai del tutto, vi è, infatti, sempre una fonte di luce forte abbastanza da risplendere da sola nelle tenebre. Probabilmente, quando è troppo stanca si lascia aiutare da altri minuscoli astri celesti, cosicché possano brillare insieme. Infondo, l'unione fa la forza, no?

 

Però, quella sera non accadde. Non vi erano stelle nel cielo, o forse non ancora...

 

________________

 

Harry, tanto per cambiare, contemplava con occhi innamorati l'infinito sulla propria testa e Louis non poteva di certo non notarlo. Il minore si sentiva osservato, ma forse non gli dispiaceva per nulla.

 

"Ti piace davvero molto l'universo vero?" Chiese Louis, già cosciente della possibile risposta.

 

"Devo ammettere che sei davvero parecchio perspicace Lou" rispose l'altro ironico.

 

"Guarda che sono serio, non ho mai visto nessuno amare così tanto qualcosa come fai tu."

 

"Io...io non credo sia amore, suppongo sia più ammirazione o...curiosità?"

 

"Beh, qualunque cosa sia è mozzafiato" disse il maggiore guardandolo in volto.

 

Harry non sapeva neanche più a cosa si riferisse. Cos'era mozzafiato? Il cielo? La sua ammirazione per esso? O addirittura lui stesso? No, non poteva essere sicuramente l'ultima opzione, si sarebbe solamente illuso. Decise di lasciar perdere, non serviva a niente pensarci.

 

Louis assomigliava tanto alla fantomatica borsa di Mary Poppins, piccola piccola ma piena di meraviglie. Come sempre l'apparenza inganna, preludendoci di scavare infondo nelle anime delle persone. Basterebbe soltanto scavalcarla ed andare oltre, ma al giorno d'oggi è più che complicato.

 

Così, come se niente fosse, lo sorprese di nuovo:

 

"Vuoi sapere cosa mi sembri?"

 

"Dovresti dirmelo tu, no?" rispose il minore facendo spuntare una fossetta.

 

Louis vi inserì un dito all'interno e con sguardo innnocente proferì:

 

"Scusa, lo sai che non posso resistere, è troppo carina."

 

"Uhm lo so, ma ora dimmi quella cosa."

 

"Quale cosa?" Domandò l'altro fingendo di non capire.

 

"Sbrigati sennò ti lancio in acqua, e non sto scherzando."

 

"Per quanto risulterebbe esilarante, non penso tu sia nelle condizioni di farlo, devi riposare Harreh."

 

"Ti preoccupi per me?"

 

"Sì, mi preoccupo per te piccoletto."

 

"E perchè lo fai? Non sei obbligato" chiese Harry nervoso.

 

"In realtà, devo ancora capirlo anch'io, mi viene naturale."

 

Non comprese neanche lui il perchè, ma abbassò lo sguardo e con esso il volto. Era forse deluso della risposta? Ma alla fine cosa si aspettava? Cos'altro avrebbe potuto dire?

 

"Assomigli ad una piccola stella senza cielo in cui brillare" affermò Louis all'improvviso, guardando dritto in quei due meravigliosi smeraldi. 

 

Harry alzò il viso di scatto, quasi come se avesse ricevuto una scossa, una scarica elettrica di vita che partiva dalle dita dei piedi, scorreva nelle vene per arrivare direttamente al cuore, e infine al cervello. 

 

"Lo pensi davvero?" Chiese timidamente il più piccolo.

 

"Non ho mai creduto in qualcosa così tanto quanto credo in questa" rispose il liscio annuendo col capo.

 

Ora il riccio avrebbe rischiato, il risultato poteva essere positivo, ma anche drasticamente negativo e avrebbe finito per fare la figura dell'imbecille. Era lì su quel filo, indeciso sul da farsi, finchè non osservò meglio il blu che aveva davanti, e la risposta arrivò più semplice che mai.

 

"Beh...allora perché non lo diventi tu?"

 

Louis confuso domdandò: "Cosa dovrei diventare?"

 

"Il mio cielo" sussurrò Harry esisitante. 

 

"Sai, potrei pensarci" rispose il maggiore intenerito.

 

"Fa in fretta o rischio di spegnermi prima del previsto."

 

"Non puoi spegnerti, devi ancora cominciare a splendere Haz."

 

"Io non lo so fare Lou, sono così insignificante e inutile..."

 

"Hey, smettila e guardami" proferì duramente Louis.

 

Harry fece come richiesto e rimase in attesa di ascoltarlo. L'avrebbe ascoltato per tutta la vita...

 

"Cosa ci fai

In mezzo a tutta questa gente

Sei tu che vuoi

O in fin dei conti non ti frega niente

Tanti ti cercano

Spiazzati da una luce senza futuro

Altri si allungano

Vorrebbero tenerti nel loro buio"

 

Non se lo aspettava, tutto ma non che cantasse. O almeno, che iniziasse a cantare per lui. Quel ragazzo era stravolgente, ed aveva anche una voce da paura oltretutto. 

 

"Ti brucerai

Piccola stella senza cielo

Ti mostrerai

Ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai

Dietro a una scia, un soffio, un velo

Ti staccherai

Perché ti tiene su soltanto un filo, sai"

 

Non vi era bisogno di una musica di sottofondo se la sua voce era l'unica melodia che voleva ascoltare. 

 

"Tieniti su

Le altre stelle son disposte

Solo che tu

A volte credi non ti basti

Forse capiterà

Che ti si chiuderanno gli occhi ancora

O soltanto sarà

Una parentesi di una mezz'ora"

 

Ciò che destabilizzava il riccio, però, era che Louis sembrava credere davvero in ciò che diceva. Era contemporaneamente tutto così singolare e magnifico, che avrebbe desiderato non finisse mai più. Si poteva congelare il tempo?

 

"Ti brucerai

Piccola stella senza cielo

Ti mostrerai

Ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai

Dietro a una scia, un soffio, un velo

Ti staccherai

Perché ti tiene su soltanto un filo, sai"

 

Lo guardava così intensamente che era impossibile non prenderlo sul serio. Ascoltava quelle parole, quegli ammassi di sillabe, e forse qualche pezzo dentro di se, lentamente, si aggiustava. 

 

"Ti brucerai

Piccola stella senza cielo

Ti mostrerai

Ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai

Dietro a una scia, un soffio, un velo

Ti staccherai

Perché ti tiene su soltanto un filo"

 

Terminò così, ripetendo il ritornello, quasi a volerne enfatizzare il significato. Perlomeno, così ipotizzò Harry. Quest'ultimo era così stralunato da non riuscire a spiaccicare nemmeno mezza parola, ma era alquanto comprensibile dopo una serenata al chiaro di luna.

 

Provò svariate volte ad esporre ciò che sentiva, ma ciò che ottenne furono solo docili sospiri. 

 

"Hey, non sentirti obbligato a dire qualcosa, mi basta sapere tu abbia capito il messaggio che volevo trasmetterti" proferì Louis, allungando il braccio ed accarezzandogli una guancia. 

 

Inutile sottolineare, che la suddetta gote divenne immediatamente colorata. Harry lo sapeva, ma quello di cui non era a conoscenza era che Louis non aveva ancora terminato. 

 

"Lo vedi il cielo quanto è limpido? Non c'è neanche una piccola stella, ancora."

 

Il riccio annuì impercettibilmente, troppo preso dal far vagare lo sguardo tra il ragazzo dagli occhi blu e il suo palmo, ancora posato sul suo viso.  

 

"Alza le braccia verso il cielo ed indicami dove vorresti posizionarti."

 

Harry lo osservò confuso, intanto che provava a capire cosa avesse in mente stavolta. 

 

"Dai curly, su assecondami" disse Louis, assumendo sul suo bel visino un espressione da cucciolo. 

 

Non potendo resistergli, alzò un braccio verso l'alto ed indicò un punto affianco alla luna. 

 

"No Harry, entrambe le braccia."

 

"Perché Lou?"

 

"Perché è come se volessi raggiungerlo, no?"

 

Lo fece ed onestamente si sentiva un po' in imbarazzo. Chiunque fosse passato di lì l'avrebbe preso per pazzo, seduto per terra con le braccia alzate, mentre cercava un punto impreciso del firmamento. 

 

Poi gli giunse alla mente un'idea straordinaria. Così abbassò le braccia e posizionò le dita vicino agli occhi di Louis. 

 

"Che vuol dire Haz? Vuoi accecarmi per caso?" Domandò il maggiore ridacchiando.

 

"Nah, volevo solo dirti che è questo l'unico cielo che voglio raggiungere."

 

"Allora mi sa che lo hai già raggiunto, stellina."

 

Harry non ebbe il tempo di replicare, perché due labbra sottili si ritrovarono sulle sue. Era stato tutto così veloce, che non l'aveva visto neanche avvicinarsi. Era spaesato, non sapeva come comportarsi, dopotutto era la prima volta che qualcuno lo baciava senza doppi fini, solo perché lo desiderava davvero. 

 

Probabilmente per questo, o per le miriadi di farfalle che svolazzavano nella sua pancia, o addirittura per il cuore che sembrava galoppare impazzito, che rispose al bacio.

 

Era dolce, Louis. Sembrava tanto forte e temerario all'esterno, ma Harry ci vedeva soltanto un cuore di panna. 

 

E ne ebbe la conferma, quando il maggiore picchiettò leggermente con la lingua sul suo labbro inferiore per chiedergli il permesso di entrare. Ci fu un intreccio di lingue, di labbra e di saliva. E forse, un po', si legarono anche i loro cuori.

 

Era diverso da tutto quello che aveva provato fino a quel momento. Non c'erano costrizioni, dolore, lamenti o obblighi. Lui non doveva baciarlo, lui voleva farlo.

 

Perché? 

 

Perché con lui, non aveva più paura.

 

"Sapete, forse alla fine tutti noi non siamo altro che stelle solitarie, ed aspettiamo solo che arrivi un cielo che ci permetta di luccicare."

 

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Capitolo 15
*** LIKE I WOULD ***


LIKE I WOULD {Zayn}

 

È strano pensare a quanto potere abbiano alcune persone senza che neanche se ne rendano conto. 

 

Si intendono quelle che cambiano l'umore, quelle che anche solo a pensarle spunta un sorriso sul viso e non lo si nasconde, perché si è consapevoli che in ogni caso non lo si riuscirebbe a contenerlo. 

 

Sono quelle che anche in una giornata orrenda, dove il sole non si intravede, sono in grado di far scorgere il lato positivo della vita. Quelle che nonostante tutto, stanno sempre lì per aiutare, per provare a smorzare il dolore che attanaglia le viscere, che non permette di respirare. Quelle che in fin dei conti ci riescono, anche se per poco, a diminuire i tormenti. 

 

Il problema è che poi ritornano, forti, impellenti, irrimediabilmente infiniti, ed essenzialmente non si ha la certezza che coloro che li attenuarono in un primo momento resteranno per sempre. Potrebbero andare via così come sono arrivati, fuggevoli ed effimeri, come il suono di un eco che pian piano diventa ovattato. 

 

Per questo motivo, quelle persone vanno tenute strette, legate al cuore, perché rare, uniche al mondo. Perché forse alla fine non sono potenti, ma inestimabili, quelle anime.

___________

 

Erano passate due settimane da quell'unico giorno in cui si era sentito di nuovo in pace col mondo, col suo corpo e con sé stesso. Nonostante sembrasse impensabile, si era sentito spensierato, e per una volta: felice. 

 

Era durato tutto troppo poco però, perché, come ben si sa, le cose belle finiscono sempre eccessivamente in fretta. Scorrono via veloci, quasi per paura di non trovare più la strada di casa. Vanno via e cedono spazio a quelle ignobili, infide e subdole, che si protraggono per molto più tempo, o forse, lasciano solo solchi più profondi.

 

E non che si possa fare molto in quei casi. Arrivano, e purtroppo, a prescindere dall'essere pronti o meno, arrivano lo stesso. Noi esseri umani non siamo nati per il dolore, ma forse è proprio quello a renderci quello che siamo. Il dolore lascia ferite, scava in profondità, lacera pezzi di anima, ma alla fine ricuce anche. 

 

Perché se è vero che il dolore ci rende umani, allora dovremmo solo cercare di renderlo un antidoto piuttosto che un veleno. Dovremmo cercare di trasformarlo in un'arma per fortificarci, perché se tornerà avremo la consapevolezza di averlo già affrontato una volta e di averlo anche superato in qualche modo. Dopo la tempesta torna sempre il sereno, no?

 

Viviamo nella speranza di un giorno migliore, in cui il male cesserà di esistere. Un giorno in cui, forse, non sarà poi così difficile convivere con gli altri. Ma quel giorno non è oggi. Per Harry, quel giorno non è decisamente oggi.

 

Erano trascorsi quattordici giorni o poco più dall'ultima volta che l'aveva visto, o che lui si era fatto sentire. Avrebbe preferito fossero molti di più, ma così non fu. Difatti, quel pomeriggio l'ultima cosa che si sarebbe aspettato era di trovarlo steso sul suo letto intento ad osservare quella che sembrava essere un'istantanea di una Polaroid. Il riccio si congelò sul posto. 

 

Non sembrava felice, anzi si può dire apparisse più irritato e seccato da ciò che aveva tra le mani. Harry, dal canto suo, non muoveva un passo, troppo spaventato da quello che successe la volta precedente. Sperava di riuscire a scappare dalla camera senza farsi notare, ma a causa della sua grazia da elefante, andò a sbattere contro l'appendiabiti accanto alla porta. 

 

Stan, che in realtà era già conscio della sua presenza fin dall'inizio, alzò lo sguardo e la sua espressione scocciata assunse un ghigno divertito. 

 

"Pensavi di riuscire a scappare donzella?"

 

"Perché sei nella mia camera e come diavolo hai fatto ad entrare?" Chiese Harry, schiacciandosi quanto più poteva sulla parete. Meglio diventare un tutt'uno con il muro piuttosto che stargli vicino, pensò.  

 

"Non ti hanno mai detto che non si risponde ad una domanda con un altra domanda?"

 

"E lo sai quanto me ne può fregare delle tue regole di bon ton in questo momento?"

 

"Piccolo Harry, non mi pare tu abbia imparato la lezione dall'ultima volta. Vorrei dire che mi dispiace, ma sai che in fondo non è così. E sai, non è poi così difficile dire alla segreteria che il tuo amico è rimasto chiuso fuori e ha bisogno di una copia delle chiavi." Disse Stan alzandosi dal letto, con ancora la foto tra le mani, e avvicinandosi al minore. 

 

"Stammi lontano, non provare a toccarmi o giuro su Dio che stavolta non la passi liscia." Enunciò Harry, consapevole del fatto che in realtà stesse morendo dalla paura. 

 

"Oh davvero? E cosa avresti intenzione di farmi, dai sentiamo. Mi denunci per caso? E con quali prove? Io, caro Harry Styles, ho la situazione in pugno, nel vero senso della parola." Proferì Stan, guardando la foto che aveva tra le mani e passandola davanti agli occhi del minore. 

 

Voleva morire. Aveva avuto il presentimento non fosse nulla di buono, ma non si aspettava fino a quel punto. Era rovinato, o almeno, lo sarebbe stato molto presto se avesse fatto anche la minima mossa sbagliata. Di questo era consapevole, non poteva più scherzare con l'essere raccapricciante che aveva davanti. 

 

"Che c'è? Perché non parli più adesso, darling?"

 

Si sentì raggelare nuovamente all'udire di quel soprannome. Una scarica di brividi gli percorse la spina dorsale e una bile pronta ad essere vomitata gli salì su per la gola. Non stava per niente bene. Di lì a poco sarebbe dovuto correre in bagno.

 

Provò a strappargliela di mano e a farla in mille pezzi, ma l'altro non solo fu più veloce, ma riuscì anche a bloccarlo alla porta, con la testa schiacciata dolorosamente contro di essa. 

 

Gli si avvicinò all'orecchio e come un demone pronto a rubargli l'anima sussurrò:

 

"Ti stai comportando davvero male principessa, non penso di averti educato in questo modo o sbaglio? Se anche fossi riuscito a distruggere questa foto non hai idea di quante io ne abbia ancora in casa. Ritengo, quindi, che il tuo sforzo sia stato pressoché inutile oltre che azzardato."

 

Voleva piangere. Come diavolo era finito in questa situazione? Effettivamente lo sapeva bene, ma accettarlo non era nei piani della sua mente.

 

"Che diavolo vuoi? Cosa devo fare per far sì che tu butti questa cosa e tutte le altre nel minor tempo possibile?" Provò a chiedere, trattenendo le lacrime che minacciavano di scivolare giù.

 

"Oh piccolo, è molto semplice in realtà. Prima di tutto stai lontano dal tuo nuovo amichetto, non mi piace affatto che passiate tutto quel tempo insieme. In secondo luogo, voglio che tu torni a stare con me e a fare tutto quello che facevamo prima, se sai cosa intendo", terminò con tanto di occhiolino finale. 

 

Voleva che stesse lontano da Louis, la sua luce, l'unica cosa bella che gli era capitata e che era stata capace di salvarlo da quel mare che lo stava facendo annegare. Quella sottospecie di uomo, sempre se così lo si poteva definire, voleva riportarlo nell'abisso in cui era stato già per troppo tempo. Voleva che soffocasse ancora. 

 

"Inutile dire, o specificare, che sarai artefice del tuo destino e delle conseguenze che la tua scelta comporterà su di te e sugli altri. Sta a te decidere, ma ti consiglio di farlo bene, non avrai altre possibilità."

 

"Perché devi farmi questo? Perché mettere in mezzo Louis?"

 

"Che domande stupide. Non hai bisogno di quello sciocco con gli occhi azzurri se hai me che sono tutto quello che puoi desiderare. Lui non ti amerebbe come faccio io, e soprattutto lui non ti toccherebbe come lo farei io. Per te esisto solo io, caro Harry, che tu lo voglia o no. E sappi, che non avrò problemi ad eliminare chiunque abbia intenzione di porsi fra noi."

 

Quest'ultima rivelazione lo spezzò definitivamente. Se prima pensava di poter continuare ad ignorarlo per sempre, ora era certo di trovarsi nella merda più totale. Ora aveva portato in quel casino anche Louis e non sapeva come uscirne fuori. 

 

In tutta quella confusione che si era aizzata nella sua mente, come una montagna di sabbia durante una tempesta nel deserto, aveva realizzato varie cose:

 

Louis con lui era in pericolo.

 

Louis doveva stargli lontano. 

 

Louis non meritava dolore. 

 

Doveva trovare un modo. 

 

Un modo per salvare Louis, e così salvare anche sé stesso. Se lui fosse stato salvo, Harry sarebbe stato bene anche nel dolore. 

 

E il modo c'era...

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Capitolo 16
*** Save your tears ***


Save your tears {The Weeknd}

 

"Ti è tutto chiaro piccolo?"

 

"Chiaro un cazzo", o almeno così avrebbe voluto rispondere, ma evitò di peggiorare ancora di più la situazione in cui si trovava. 

 

Così si limitò ad annuire, con la testa bassa e le mani unite e incrociate dietro la schiena. Sembrava un cane bastonato, o per meglio dire, uno che aspettava che il proprio destino potesse cambiare in qualche modo. 

 

Sentiva le lacrime pronte a sgorgare, ferme lì agli angoli degli occhi. Non mancava molto e lo sapeva bene. Sapeva che sarebbe scoppiato presto, perché non riusciva più a tenersi tutto dentro avendo quel mostro davanti. 

 

"Perché non parli cucciolo, uhm? Dimmi a cosa stai pensando" proferì il maggiore, mentre con l'indice alzava il viso di Harry, che, ovviamente, non poté opporre resistenza. 

 

Decise di parlare. Tanto le avrebbe prese in ogni caso. Almeno si sarebbe liberato di un peso.

 

"Sto pensando al fatto che non sarai mai migliore di Louis, Stan. Mentre tu mi tratti di merda, pur dicendo di amarmi, è lui quello che mi cura sempre dopo, senza chiedere nulla in cambio. Lui è una persona speciale, che mi ha già salvato un paio di volte. Tu che hai fatto invece? Tu mi costringi a fare cose che non voglio fare, mentre con lui è tutto più naturale, è tutto più umano... 

Forse a te è proprio l'umanità che manca."

 

Poi pianse. In quei giorni non faceva altro, e i suoi occhi non ne potevano più. Forse anche quei due smeraldi verdi erano stanchi di lui. Che poi, alla fine, tutti si stancavano in un modo o nell'altro. E la batosta arrivò dopo.

 

"Harry...caro piccolo ingenuo Harry. Lo sai perché Louis si comporta così con te? Ovvio che non lo sai, perché sei portato sempre a vedere il buono nelle persone, anche in quelle più cattive. E visto che non sei capace di vederlo da solo ti aprirò io gli occhi. Si comporta così perché gli fai pena, e tutte le cose che ti dice e ti racconta sono immense bugie, darling. Che motivo avrebbe di avvicinarsi a te, uhm? O addirittura di parlarti, consolarti? Lui così popolare e amato da tutti perché dovrebbe mai stare con uno come te?"

 

Facevano male. Tutte quelle parole erano come coltellate. Tagli profondi, non visibili, ma estremamente dolorosi. E lui lo sapeva. Sapeva perfettamente che quello era l'unico modo di ferirlo e farlo cadere ai suoi piedi. 

 

Distruggendolo psicologicamente. 

 

Demolendo tutte le sue credenze. 

 

Spezzandolo in ogni modo possibile. 

 

Lo rendeva una marionetta pronta a reagire ai suoi comandi. Peccato che non aveva ancora finito. 

 

"Devi capire Harry, che al giorno d'oggi nessuno si accosta a te per il tuo bene. Tutti hanno dei doppi fini. Possono farti credere il contrario e tu da persona perbene ci crederai. Ma questo ti ferirà e lo sai bene. Ecco il motivo per il quale dovresti fidarti di me, che ti conosco da molto più tempo. Ti sono stato accanto in momenti difficili, momenti dai quali non saresti uscito vivo da solo. Ammetto di non essere bravo a dimostrare quello che sento e delle volte esagero e ti chiedo scusa per questo, ma desidero davvero averti al mio fianco piccolo."

 

Ecco la seconda parte, quella in cui si redimeva e lo faceva cadere in trappola. Quella in cui sembrava un uomo con buone intenzioni, con sentimenti veri. Ma sapevano entrambi che sarebbero state solo parole al vento e non sarebbero mai corrisposte ai fatti reali. Il problema è che la maggior parte delle volte quelle parole bastavano a mandare il topo in trappola.

 

Harry non spiaccicava parola. Si limitava a guardarlo con uno strano sguardo, un misto di disprezzo e tristezza. Bisognava solo capire se il disprezzo fosse per l'uomo che aveva davanti o per sé stesso. E non era facile da comprendere. 

 

Lui sapeva dove colpire, conosceva perfettamente tutti i punti deboli del minore. Era un ragazzo insicuro, e Stan era consapevole che con questo tipo di ragazzi bisognava giocare proprio su quello. Harry avrebbe cominciato a dubitare di sé stesso e sarebbe tornato a gambe levate da lui, era solo questione di tempo. 

 

"Non piangere adesso tesoro, risparmia le tue lacrime per un altro giorno. Quello in cui capirai che sono io quello giusto per te e mi chiederai di perdonarti per la tua inettitudine", gli lasciò una carezza sulla guancia e gli scoccò un bacio a stampo sulle labbra.

 

Il riccio era troppo sconvolto anche solo per ritrarsi da quel contatto, ma chiuse gli occhi, non voleva vederlo così vicino. Sperava, chiudendo gli occhi, di farlo sparire da quella stanza. Pensava in mente: "se non lo vedo, non c'è". Sollevando le palpebre, però, Stan era ancora lì che lo guardava come un bambino guarda una caramella in un negozio di dolciumi. Inquietante, come sempre. 

 

"Ti darò del tempo per riflettere sulla tua scelta. Subito dopo le vacanze di Natale tornerò qui ed esigerò una risposta da te dolcezza, ti conviene scegliere bene perché tutto quello che accadrà dopo dipenderà da te e da nessun altro, che siano cose buone o cattive. Ci siamo intesi?"  

 

"Sì", disse soltanto il riccio sussurrando. 

 

"Alza la voce Harry. Hai capito tutto?"

 

"Sì, ho capito tutto" rispose, mandando giù la bile che minacciava di vomitare. 

 

"Bene, ci rivedremo presto dolce Harry, stammi bene." E così come era arrivato andò via, lasciando dietro di sé sconforto, paura e agitazione. 

 

Il riccio non fece neanche in tempo a vederlo uscire che si precipitò in bagno. Necessitava di vomitare, e al più presto anche. Rimesse tutto quello che aveva in corpo, e la gola doleva come non mai a causa dello sforzo. Immaginava le labbra di quell'essere sulle sue e i conati ricominciavano. Sembravano infiniti. 

 

Appena sembrò calmarsi un minimo, si alzò da terra e si recò al lavandino. Non avrebbe resistito più di così, doveva assolutamente rimuovere dalla sua bocca le tracce di quel pazzo. 

 

Prese lo spazzolino e lo riempì di dentifricio. Ne mise più del necessario, tant'è che molto cadde via, ma non se ne curò. Cominciò a sfregare i denti quasi dolorosamente e passò lo spazzolino anche sulle labbra, più piano in quel caso, non voleva dissanguarsi, o almeno non ancora. 

 

Quando fu quantomeno soddisfatto del risultato risciacquò tutto e si asciugò il viso. Osservò il suo riflesso allo specchio e quasi si vergognò di sé stesso. Due occhiaie enormi gli contornavano gli occhi, e questi ultimi di certo non stavano meglio. Erano estremamente rossi e anche un bambino avrebbe potuto capire che aveva pianto. Il viso era così bianco che sembrava un vampiro. 

 

Era forse vero che le persone stavano con lui per pietà? Che lui vedeva solo il buono in tutti quelli che aveva intorno? E Louis? Come poteva mai un ragazzo così perfetto essere cattivo, o avere anche un minimo di malvagità dentro di sé? La sua era tutta una farsa? 

 

No, non era possibile. Stan gliel'aveva detto apposta per far insorgere in lui dei dubbi, ma quella che aveva descritto non era la realtà. Questa volta non sarebbe riuscito a manipolarlo come voleva. Avrebbe usato la ragione, sempre se gliene fosse rimasta un po'. 

 

Doveva smetterla di pensare a quello. Aveva dilemmi più importanti da risolvere. Ad esempio, come allontanare Louis da lui. Non perché volesse, ma perché aveva capito che nella sua vita non poteva esserci un qualcosa di così buono e innocente. Non poteva permettersi di contaminare l'essere più puro che avesse mai visto. 

 

Doveva capire come fare e doveva anche sbrigarsi, perché il tempo che aveva non era molto, soprattutto se pensava che di lì a un paio di settimane sarebbe dovuto tornare a casa per le vacanze natalizie. 

 

Gli scappò una risata. Una risata amara, specifichiamo. 

 

Pensò fosse uno scherzo del destino. 

 

Possibile che adesso era lui a dover proteggere quell'anima inestimabile dal male? 

Forse, loro due insieme rappresentavano proprio quelle anime che provavano a salvarsi a vicenda per sopravvivere. 

Ma loro ci sarebbero riusciti?

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