A strange game

di _crts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


 


Agosto 2000.

A soli vent'anni Dalia Armstrong era l'agente speciale dello S.H.I.E.L.D più addestrato che potesse esserci. Non poteva negare a se stessa che l'iniezione di quel siero,fosse stata incredibilmente d'aiuto: nessuno tranne lei aveva avuto il coraggio di proporsi.Sapevano tutti che l'unica dose davvero efficace era stata prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale, dal Dr. Erskine che prima del suo assassinio non riuscì a produrne altre. Aveva avuto del fegato - così disse Nick Fury, e così, il buon direttore pensò bene di spedirla in missione,nell'Artico, con una squadra di sole tre persone,lei compresa,per procedere al recupero di Capitan America.
Si era permessa di discutere con Fury della folle missione assegnatagli. Non che non potessero riuscirci,ma avrebbero avuto bisogno di una squadra che coordinasse il recupero fuori dall'acqua e non una singola persona.
"Sei un super soldato anche tu,Dalia,sono certo che riuscirai a cavartela ed a riportare James ad Amelie sani e salvi alla base." la canzonò Fury. 
Dopo quella discussione aveva perso ogni speranza di farlo rinsavire,così assieme ai suoi due compagni di squadra salì su uno dei Jet a disposizione,con James che faceva rotta verso Nord.
"E' una follia" borbottò Amelie,che controllava che tutta l'attrezzatura fosse funzionante prima dell'atterraggio. "Possiamo farcela" 
James parve non essere troppo convinto nel pronunciare quelle parole. Avevano tutti paura. 
"Secondo voi la prima cosa che vorrà uscito dall'acqua sarà il suo scudo oppure un panino?" ironizzò Dalia,indicando lo scudo in lega di vibranio a forma circolare riposto in un fodero scuro. 
"Io vorrei sicuramente un bel cheeseburger" 
Amelie e James scossero il capo,ridacchiando.
Dopo poche ore erano arrivati a destinazione: Dalia e James si sarebbero immersi per il recupero,mentre Amelie sarebbe rimasa sul Jet per coordinare l'operazione. I due ragazzi indossarono le mute ed iniziarono ad allacciare attorno le cosce le varie cinghie in cui sarebbero stati riposti i vari coltelli ed attrezzi. Ci vollero almeno quaranta minuti per completare la divisa subacquea.
"Io vi seguirò da qui: state attenti." 
Amelie era sempre stata la 'mamma' del gruppo,apprensiva e premurosa verso i suoi compagni. 
James e Dalia annuirono,per poi avviarsi al sottomarino che li avrebbe condotti verso l'aereo dirottato in epoca nazista sul fondo dell'oceano.
Quello che successe quel giorno,in quella missione, rimase tra James e Dalia.



Anno 2017

"Non posso dirvi come l'ho scoperto,ancora,ma posso dirvi che lo so: c'è un altro Capitan Ghiacciolo." esclamò Tony,rivolgendosi a Steve e Natasha che erano stati chiamati d'urgenza dallo stesso Stark. 
La Vedova ed il Capitano si guardarono con un'espressione sorpresa e perplessa. "Impossibile,Tony" lo ammonì Steve,incredulo.
"Effettivamente non è un Capitano" corresse il tiro,tentando disperatamente di convincere i suoi amici a partecipare alla missione top secret. "E cos'è?" domandò Natasha,appoggiandosi con le spalle ad una delle colonne del soggiorno di casa Stark. "Ne basta uno" continuò poi. 
"Non cos'è.Chi è."
Tony aveva avuto quelle informazioni hackerando il sistema informatico dello S.H.I.E.L.D e sperava vivamente che non fosse stato inutile,altrimenti Nick Fury non si sarebbe risparmiato in fatto di ammonizioni e Tony ne avrebbe volentieri fatto a meno. E sicuramente avrebbe avuto meno problemi se Mr.Moralità e fata Morgana in calzamaglia non lo avessero saputo. 
"Siete con me oppure no?" li sollecitò poi Tony,speranzoso di poter contare su di loro. "Potrei chiederlo a Thor,oppure a Peter,se voi non volete" 
"Non sopporteresti nessuno dei due" rispose Steve,riferendosi al fatto che Thor a volte sapesse essere davvero fastidioso,così come Peter,ancora nuovo di quel mondo.
Tony gli fece l'occhiolino. 
"E se Fury lo dovesse scoprire?" domandò poi Natasha."Non stiamo facendo una scampagnata a Staten Island,stiamo andando nell'Artico". 
"Ringrazia il riscaldamento globale,noi saremo lì per conto delle Stark Industries,qualcosa sull'ambiente eccetera eccettera..." rispose Stark. 
Ai due non parve una scusa molto plausibile,ma in fondo lui era Tony Stark,poteva fare tutto ciò che voleva. 
                          
                                                                                                                                                               ****

Nick Fury osservava tutto con occhio vigile e un nodo allo stomaco non lo abbandonò per tutto il tempo. Si sentiva terribilmente in colpa. 
Ricordava nitidamente il momento in cui la ragazza,Dalia,si rivolse a lui affermando quanto fosse folle quella missione. L'aveva definita missione suicida;La cosa che gli faceva provare più rabbia fu che non solo non recuperarono il Capitano quell'anno,riuscendoci solo un decennio dopo,ma persero tre persone con alti valori, oltre che agenti davvero qualificati,indipendentemente dal siero o meno.
Fu l'unica volta in cui Fury si definì 'pentito'. 
"Signore,credo sia arrivato Stark." 
L'agente Maria Hill aveva intravisto il SUV nero con il logo delle industrie Stark e aveva pensato di avvisare immediatamente il proprio direttore. Non volevano altre grane in quel momento così delicato. "Cosa vuole questa volta Stark?" biascicò il direttore,che si diresse verso il veicolo in movimento. 
Non era il momento adatto per l'egocentrismo di Tony,non era il momento di avere gli Avengers tra i piedi,tanto meno Steve Rogers e Natasha Romanoff. Non attese neanche che i tre scesero dal veicolo ed inventassero qualche scusa per poter rimanere -conosceva bene le doti linguistiche e manipolatorie di Tony-che intimò loro di tornare indietro e di farsi i fatti propri.
Si domandò anche con facessero a  sapere che si trovavano lì e non  gli ci volle molto per capire che ci  fosse,come al solito,lo zampino di Tony.Ma gliel’avrebbe fatta pagare,prima o poi,avendo forse già intuito le modalità con cui le notizie erano giunte al piccolo gruppo.
"Di che si tratta?" domandò Natasha,che generalmente rientrava nelle grazie di Fury. Ma quel giorno nemmeno la sua beniamina era ben voluta. Era una questione personale,un fallimento personale,lo definì nella sua mente.
"Agente Romanoff,quale parte di ‘tornate indietro’ non capisce?"
Natasha non si fece abbattere da quella risposta acida ed insistette affinchè i tre potessero avvicinarsi un po in più. Dovettero discutere anche con l'Agente Hill che dopo buoni dieci minuti di convincimento li lasciò passare.
Tony e Steve non indugiarono oltre e quando ricevettero l'assenso,si precipitarono a grandi falcate verso un gruppo di agenti che tentavano di estrarre dal ghiaccio un enorme blocco. 
"E' un agente dello S.H.I.E.L.D." constatò Natasha,vedendo gli abiti con cui il corpo era stato ritrovato. "E' una donna" proseguì poi. 
"Ho più domande che risposte,ragazzi." disse Steve,pensando a come fosse riuscita a diventare come lui. "Le avremo,Capitano,le avremo." rispose Tony.

Erano passati circa cinque giorni dal ritrovamento del corpo della ragazza ed i tre non avevano perso tempo e si erano proposti per attendere il risveglio della ragazza fuori dalla stanza della A Tower adibita a sala medica. Fury non oppose resistenza,ma non lasciò i tre da soli. Rimase anche lui.Tony si chiedeva del perchè non avessero fatto vedere il corpo,non era morta,si stava scongelando,per cui non c'era nessuna formalità da seguire,ma Fury rispose loro che era una questione di rispetto. 
"Non si può proprio sapere chi è?" domandò Steve,rivolgendosi al direttore il quale scosse il capo. 
Anche Natasha fremeva dalla voglia di conoscerla. 
"Che ha intenzione di fare quando si sveglierà?" domandò lei,guardando Fury.
"Chiederle scusa,presumo." rispose lui,in un momento di debolezza.Lui non faceva trasparire mai i suoi sentimeni.Era sempre impassibile e freddo. 
"Perchè?!" chiese Tony.  "Stark,non so cosa sia successo a questa povera ragazza. Ti consiglio di lasciarla..." Fury non ebbe il tempo di finire la frase d'avvertimento, perchè un medico dello S.H.I.E.L.D uscì da quella stanza,accennando un gesto con il capo. 
Era sveglia.Anzi,scongelata.
"Lasciarla stare"

Dalia aveva da poco aperto gli occhi,non riuscendo a mettere subito a fuoco l'ambiente circostante per i primi secondi aveva visto tutto bianco,poi dopo qualche battito di ciglia, era riuscita ad individuare le sagome delle proprie gambe avvolte dalla trapunta.Che cosa era successo? Dov'era James? E Amelie?
Si guardò attorno allarmata,non riconoscendo il luogo dove si trovava. 
Dove sono? Che cosa ci faccio qui?
Dalia si strofinò con le dita gli occhi,come se con quel gesto avrebbe risolto i suoi problemi. Riuscì a constatare che probabilmente era in una stanza di ospedale,date le flebo,ma soltanto quello.
"Lasciarla stare" furono le prime parole che riuscì ad udire chiaramente e non ci volle che un secondo per riconoscere la voce. Fury. In pochi secondi l'uomo entrò nella stanza e fu quasi sicura di  vedere una lacrima a fior di ciglia sul viso del direttore. 
"Dalia" sospirò lui, dopo essersi accertato che fosse davvero lei: la simpatica ragazza dagli occhi azzurri. La ragazza sedette in posizione eretta nel letto,voleva dire qualcosa,voleva davvero dire qualcosa di felice, ma non riuscì a dire nulla se non che fine avesse fatto la sua squadra. Fury non rispose,non ne ebbe il tempo. Tre figure seguirono quella di Fury e circondarono il letto in cui si trovava.
"Finalmente sei sveglia!" esclamò la donna dai capelli rossi,appoggianda con le mani alle sbarre ai piedi del letto. "Quanto ho dormito?" 
"Circa cinque giorni." precisò un uomo che le ricordava vagamente qualcuno che conosceva. 
"Howard?" sussurrò lei,rivendendo in quel viso i lineamenti dell'uomo che ben conosceva. 
"Tony" rispose semplicemente lui,incrociando le braccia al petto. Non si aspettava che la ragazza sapesse il nome di suo padre,ma sapeva che c'era qualche spiegazione vagamente logica. "Cinque giorni da quando ti abbiamo tirato fuori dalla festa con i pinguini,sia chiaro." precisò poi. 
"Non credo fosse necessario dirlo così" disse poi,un ragazzo,più giovane di Tony,con capelli color caramello. "E' la verità,Steve." 
La ragazza si girò di scatto verso Nick Fury. "Cosa diamine è successo,Fury" sbraitò lei,tirandosi via le flebo dal braccio e lasciando cadere qualche goccia di sangue sulle candide lenzuola. 
Sotto gli occhi increduli dei tre, che temevano che potesse svenire da un momento all’altro -dimenticando che fosse anche lei dotata di straordinarie capacità- e che davvero non avrebbero mai immaginato che la ragazza si sarebbe rivolta in quel modo al temuto direttore, Fury fu costretto ad ammettere l'amara verità.
"Avevi ragione,Dalia.Era una missione suicida."
Dalia non ci vide più dalla rabbia e con un solo scatto,si tolse la trapunta da dosso e scattò in piedi,puntando il dito contro Fury. 
"Che anno è?" domandò poi,in un attimo di lucidità. "Duemila diciassette" rispose lui,sottovoce. 
"James ed Amelie?" 
Fury scosse la testa,quel giorno ritrovarono soltanto il jet. "Ho perso i miei migliori amici per un supersoldato del cavolo,congelato nell'Artico,Fury!" sbraitò ormai furiosa. "Almeno quel damerino è stato trovato?"
Tony,Natasha e Steve rimasero sgomentati. Lei era una degli agenti della prima missione di recupero di Capitan America? Quell'agente?
"
Veramente,quel damerino supersoldato del cavolo,sarei io."
Dalia si girò nella direzione da cui proveniva la voce,assottiglió così tanto le palpebre che quasi sembrava avesse gli occhi chiusi. “Ottimo”





Spazio autrice

Salve a tutti! 
Ho immaginato questa storia senza un preciso arco temporale,quindi non ci saranno vicende super specifiche dei film,ma cercherò di adattare tutto al meglio.Ho già in mente il suo corso,sarà una storia non molto lunga,
dove pian piano entreranno in scena tutti gli Avengers! E ci saranno davvero tanti colpi di scena,se qualcuno sa a chi appartiene il cognome di Dalia,potrà immaginare già qualcosina!
Fatemi sapere cosa ne pensate,un bacio:)

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.



“Abbiamo molte cose da dirci,io e te”
Nick Fury spuntó da dietro la porta della stanza che Tony aveva riservato a Dalia nella A Tower, dove la ragazza guardava a braccia conserte il panorama fuori dalla finestra. Era l’unica cosa fatta fino a quel momento da quando aveva riaperto gli occhi. New York non era cambiata poi molto: certo,c’erano più grattacieli dell’ultima volta e constató che ne mancassero due: le Torri Gemelle.
Jarvis, l’interfaccia della A Tower l’aveva informata in poco tempo dello spaventoso attentato terroristico dell’undici settembre del duemilauno e ne fu addolorata.
Erano passati forse tre giorni dall’ultima volta in cui lo aveva visto,tre giorni in cui rimuginava su molte cose. Si giró lentamente verso di lui,rigorosamente vestito di nero,ma con un cappellino di lana grigio in testa.
“Ti aspettavo,infatti”
Fury si sedette sulla poltrona rossa all’angolo della stanza e Dalia si avvió verso il letto,sedendosi frontalmente al suo interlocutore. “Lo ricordi il dottor Strucker?” chiese Fury,appoggiandosi con i gomiti sulle proprie gambe ed intrecciando le mani.
Dalia annuì: fu lui a ricreare il siero.
“È un traditore bastardo” biascicó lei.
In quei tre giorni,ricordó. Ricordo di quando in fondo all’oceano lei e James intravidero la figura di quel bastardo.
Non se lo aspettavano; O meglio, lei lo aveva scoperto. Sapeva che in realtà Baron Strucker non era leale verso la propria organizzazione,era un nazista che falsamente giuró di aver cambiato vita,aver accantonato quelle folli idee ma che in realtà studiava il proprio nemico,per poi colpirlo. E forse fu proprio per quello che i tre non tornarono mai a casa,anzi, lei era sopravvissuta,ma i suoi amici no. Sentì un forte formicolio percorrere il collo fino ad arrivare agli zigomi. Dovette piegare leggermente il collo per far passare quella terribile sensazione.
Strano-pensò,non le era mai successo in quei due anni.Fury parve notarlo,ma annuì alla constatazione della ragazza. “Dopo il tuo incidente,anzi,il vostro incidente,ci siamo precipitati sul luogo. Amelie era in una pozza di sangue e tu e James in fondo all’oceano.”
Dalia si drizzó con la schiena,in una posizione molto tesa,strinse i pugni così forte che le unghie lasciarono dei leggeri segni sui palmi delle mani.
“Non lo abbiamo capito subito,ma dopo che voi eravate andati,scomparsi,il laboratorio di Strucker era vuoto.Abbiamo trovato una sola cosa: questo simbolo”Fury cacció dalla tasca del cappotto una fotografia stropicciata che raffigurava un teschio con sei tentacoli.
“L’Hydra?” chiese lei,non molto sorpresa in realtà. “Sapevo che fosse un traditore,ma non credevo che si fosse spinto così tanto oltre.”
“Lo voglio morto,Fury.” concluse,senza staccare gli occhi dalla quella fotografia. Lo stesso formicolio si insinuò nel suo corpo,più intenso della prima volta.
“Ci stiamo lavorando,Dalia.”
“C’è altro che non so?” chiese lei.
“In realtà, c’è qualcosa che tutti noi non sappiamo...” Fury si alzó dalla poltrona. “Se il siero è stato prodotto da Strucker,non sappiamo quali effetti potrebbe avere a lungo termine.Potresti essere la prima Potenziata e non un super soldato,come Steve”
Dalia inclinó il capo,non capendo cosa volesse dire.
“Potenziata?”
Forse era dovuto a quello la strana sensazione di prima? Forse gli effetti si stavano già mostrando?
“Quello che noi credevamo fosse il risultato del siero,potrebbe essere in realtà il risultato di esperimenti umani illegali,di cui noi non eravamo a conoscenza.”
“Quindi ora cosa dovrei fare?” domandó lei.
“Seguimi”
Dalia non se lo fece ripetere due volte:seguì Fury verso l’ascensore,diretto verso uno degli ultimi dieci piani dell’edificio,dove si trovavano dei laboratori di ultima generazione. Jarvis le aveva fatto vedere attraverso un ologramma la piantina della A Tower.
“Perché farmi essere di nuovo una cavia?” sbraitó lei,non contenta del destino che forse avrebbe abbracciato da lì a poco.
“Non ho mai parlato di cavia,Dalia.” disse Fury. “Se sei davvero una Potenziata,dovremmo fare delle analisi approfondite e per questo c’è il Dottor Banner.” spiegò una volta usciti dall’ascensore. “Il migliore nel campo”
“Ma cos’è una Potenziata?” domandó lei,scettica.
****
Il dottor Banner attendeva i due accanto alla porta di ingresso del laboratorio,con il suo camice bianco e gli occhiali da vista.
“Sono Bruce,Bruce Banner.” si presentò lui,porgendo una mano in segno di saluto.
“Dalia,molto piacere.”
Dopo pochi secondi Bruce fece segno a Dalia di entrare nel laboratorio, cosa che fece,senza Fury,che le disse che avrebbe atteso fuori.
Il suo attendere fuori,in realtà era l’andare in una sala che dal laboratorio appariva oscurata,ma che in realtà ospitava non soltanto Fury,ma anche Tony,Steve e Natasha.
“Cosa significa Potenziata,dottor Banner?” chiese lei,prendendo posto su una sedia poco distante da un tavolo da lavoro.
“Chiamami Bruce” rispose lui,gentilmente. Stava maneggiando alcune siringhe e prese alcune sacche di sangue ancora vuote da riempire con quello di Dalia.
La ragazza inarcò il sopracciglio. “Analisi del sangue?” chiese,alzandosi e dirigendosi verso il tavolo da lavoro. Si legò i capelli castani in una coda di cavallo e si appoggiò di spalle al tavolo da lavoro,poggiando le mani dietro di lei ed incrociando le gambe.
“Si,dobbiamo capire come tu abbia fatto a sopravvivere sotto al ghiaccio,come Steve.” Rispose lui.
“Ah già,il damerino americano” esclamó lei,guardandosi un pò attorno.
Bruce sorrise,pensando all’espressione di Steve che stava osservando il tutto. Era sicuro che avrebbe incrociato le braccia e gonfiato il petto.
“Il damerino americano” ripetè Bruce.
“Quindi? Tu sai cos’è un Potenziato?” ridomandó con una certa insistenza.
Bruce si sistemò gli occhiali spingendoli con un dito un po’ più su,visto che gli erano scesi quasi alla punta del naso.
“Un potenziato è un essere umano,ovvio,che è stato sottoposto a dei trattamenti...speciali,per sviluppare alcune capacità.”
“Ma io non sono stata sottoposta a nessun trattamento,” spiegò Dalia. “Mi hanno fatto una semplice siringa,nessuna camera di contenimento,niente di quello che è successo al super soldato, niente di niente”
Bruce si fermò un attimo,chiedendole di sedersi sul lettino e si scoprire il braccio affinchè potesse tirarle il sangue.
“Esatto e poichè il tuo dottore,se così vogliamo chiamarlo è stato niente meno che Baron Stronzo,dovremmo approfondire il tuo stato.”
Dalia si felicitò per come aveva definito Strucker. Baron Stronzo era troppo gentile come soprannome,ma meglio di niente. “Hai avvertito strane sensazioni,dolori o spasmi da quando ti sei svegliata?” domandò poi,prendendo un file cartaceo da chi lesse le generalità della ragazza. Dalia scosse il capo,negando qualsiasi sintomo prima avvertito. Fury osservava l’atteggiamento diffidente di Dalia. Nella camera aveva visto una strana reazione della ragazza al solo nominare Strucker. Che fosse come Bruce? Che uno stato di forte rabbia la portasse ad un altro stadio? Troppe domande,poche risposte.
“Anni 80? Sarai una fan sfegatata di Michael Jackson” constatò Bruce. Dalia annuì. “È un tipo forte”
“Era” la corresse Bruce. “È morto nel 2009”
Dalia strabuzzò gli occhi. “Direi che l’unica cosa positiva sia che abbia ancora vent’anni allora ” il suo tono era tutt’altro che triste,preferiva prendere la cosa con filosofia,tanto le cose non sarebbero cambiate.
L’operazione durò pochi minuti,anche se a Dalia sembrò che Bruce le avesse prosciugato le vene,ma dopo aver ricevuto un lecca lecca come i bambini piccoli,si abbassò la manica della felpa e si rimise velocemente in piedi.
Mossa sbagliata-pensò,perché ebbe un gran giramento di testa.
“Allora ci vediamo stasera alla festa di Tony” disse Bruce. “Sei invitata anche tu,ormai vivi qui”
Dalia annuì. Fu più che contenta di quell’invito ricevuto il giorno prima da Tony,finalmente avrebbe potuto vedere qualcosa,anzi qualcuno di diverso rispetto alla sola faccia di Fury o a quella del dottor Banner o dello stesso Tony.Dopo vent’anni surgelata,quasi aveva dimenticato come fosse una festa.
“Ci sarò”


“Che gran bella festa del cazzo” biascicò Dalia,mentre sbattuta a terra da uno delle armature della Iron Legion,afferrava al volo quella che doveva essere la pistola di Natasha,lanciatale dalla stessa donna.
“Colpa mia,avrei dovuto fare una lista degli invitati” disse Tony,mentre a penzoloni su una delle armature cercava di disattivarle con un cacciavite.
“Avreste dovuto tenere le mani a posto,invece.” urlò Steve,che con un salto contro la parete stava cadendo in picchiata su un’altra armatura. A fine serata,nella tranquillità più assoluta,era spuntata una vecchia armatura,che diceva di chiamarsi Ultron. Aveva bypassato tutti i controlli di sicurezza,arrivando ad hackerate anche le armature della Iron Legion,che in quel momento erano delle vere e proprie macchine assassine.
“Ricordatemi chi diamine è lui” urlò Natasha,che con un salto oltrepasso il bancone dei drink.
“Potrebbe essere un...esperimento” si giusticò Bruce,nascosto ancora sotto al bancone dei drink,che a quanto pare aveva collaborato con Tony nella creazione di quell’essere.
“Oh,beh.” disse Ultron, con una nota di ironia nella voce,avvicinandosi verso Dalia. “Io non sono un’esperimento”
La afferrò per il collo,sollevandola dal pavimento di circa dieci centimetri,tanto da farle scivolare dalle mani la pistola.La ragazza teneva le mani su quelle robotiche di Ultron per bilanciare la stretta e per evitare che soffocasse,cercando di divincolarsi.
“Sono uno scudo attorno al mondo.”
“L’unico scudo che dovresti avere è quello contro di me” sussurrò Dalia,che con una piccola spinta,puntò le gambe sul petto dell’armatura e spinse con tutte le sue forze,tanto che le braccia robotiche rimasero appese al suo collo per qualche secondo prima di cadere a terra con un tonfo secco.
“Che botta” ironizzò Natasha.
Ultron fece un volo il cui impatto fu così forte da fargli oltrepassare la parete. Quell’essere si rimise a fatica in piedi,con le scintille che contornavano tutto il busto e con passi poco stabili superò le macerie.
“Non ho letto file su di te.” La voce robotica rotta forse a causa di un cortocircuito,la fece trasalire. E la testa di metallo per metà spaccata era inquietante oltre ogni immaginazione. “Chi sei?” 
Ultron non ricevette risposta,non ebbe il tempo. Lo scudo di vibranio del capitano oltrepasso il collo fatto di fili elettrici,mozzandogli la testa,mentre Tony era riuscito a disattivare tutte le altre armature.
L’avevano scampata.
Dalia rimase immobile per qualche secondo.
Cosa diavolo era quello? Parlava e pensava come un essere umano. Poteva essere soltanto un’Intelligenza Artificiale.
“Questo sì che è un bel problema.” concluse Steve,recuperando lo scudo di vibranio dalla ferraglia.
Dalia sorrise vedendo quello scudo,gli ricordava gli ultimi momenti trascorsi con i suoi amici. “Posso chiederti una cosa?” chiese lei,avvicinandosi a Steve. Lui le dava di spalle ed era accovacciato accanto alla ferraglia,sparpagliando i pezzi.Gli altri presenti in sala,esausti si muovevano a fatica ed erano troppo occupati a ricomporsi e recuperare i vari oggetti disseminati per prestare attenzione a quei due.
Steve si girò verso di lei ed annuì. “Dimmi pure”
“La prima cosa che hai desiderato una volta risvegliato,qual è stata?”
Steve ci riflettè un attimo,assumendo un’aria pensierosa. Difficile poter riassumere tutte le cose che Steve aveva desiderato,che quel vecchio Steve aveva desiderato. Una vita stabile,una famiglia. Era ancora così? Probabilmente no,o almeno non era solo quello.
“Di sicuro non questo,no,non avrei mai desiderato una cosa del genere” rispose amaramente,sollevandosi dalla posizione prima assunta.
Dalia notò per la prima volta quanto fosse così alto rispetto a lei e sentì le sue narici invasate dal suo profumo: muschio bianco,gel per capelli e ...dopobarba.Sì, decisamente dopobarba.
“Ed io che avevo scommesso che avresti voluto un bel cheeseburger” rispose lei,cercando di strappargli un sorriso.
“Un cheeseburger?” domandò lui piuttosto divertito. “I damerini americani non mangiano cheseeburger” gli rispose poi scherzando.
Dalia si sentì leggermente in imbarazzo. “Già a proposito di questo...”
“È il caso di richiamare da Asgard PointBreak” Tony interruppe la loro conversazione attirando l’attenzione di tutti i presenti. “E non sto per credere a ciò che sto per dire: ma serve che torni anche il piccolo cervo”
Con uno schermo in mano proiettò uno dei laboratori devastato dalla furia di Ultron.
“Lo scettro è sparito”. 
Scettro? Quale scettro?- pensò Dalia. "Dovrei sapere di cosa parliamo,giusto?" 






Spazio autrice:

Ho aggiornato moolto presto,perchè ho avuto qualche idea più chiara su come strutturare la storia e mi sono messa subito all'opera:)
Direi che come punto di partenza ho optato per Age of Ultron,naturlamente con qualche modifica,quindi 
non sarà fedelissimo al film,modificherò alcune parti.  Vi chiedo un po di pazienza,i primi capitoli sono sempre i più difficili per far approcciare bene il lettore alla storia
quindi spero che per il momento vi stia incuriosendo.
Mi scuso anticipatamente per qualche imprecisione!
Fatemi sapere cosa ne pensate,un bacio! 
 
 

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.



Per Dalia la colazione era da sempre il suo pasto preferito: preparava sempre delle buonissime omelette con bacon e quando aveva tempo anche dei waffle da ricoprire con burro e sciroppo d’acero e quella mattina le sembrò la cosa più giusta da fare,data la notte appena trascorsa. Il grande salone era ancora pieno di vetri rotti e cocci,mentre le armature erano state rimosse quella notte, quando appresero che Jarvis era “morto”: così Ultron era riuscito a bypassare l’intero sistema. Fu un brutto colpo per tutti,anche per lei: Jarvis era l’unica voce che l’aveva fatta compagnia in quei giorni.Scosse la testa per rimuovere il pensiero,mentre armeggiava con padelle e piastre attenta a non scottarsi.
“Anche brava ai fornelli” Natasha fece il suo ingresso in cucina,con ancora il suo bel vestito bianco e nero. Più nero che bianco,constatò. Dalia le rivolse un sorriso e la invitò a prendere posto. “Per quello che mi ricordo,sia chiaro” rispose lei,passandole un piatto e delle posate.
“Sei stata forte ieri notte” le disse la rossa,alludendo a quel minimo di  tecniche da combattimento che aveva messo in pratica.
“Sono pur sempre un agente” rispose lei,mettendo un bel waffle nel piatto “come te”Natasha imitò le sue mosse. “Come me”
“Dovremmo allenarci insieme qualche volta”
A Dalia parve una proposta allettante,non si allenava nel corpo a corpo da anni.
“È una buona idea” rispose “Natasha...”
La rossa la interruppe.”Chiamami Nat”
“Nat...” si corresse quindi Dalia “chi sono PointBreak e piccolo cervo?” domandò
“Leggende...”
“Le leggende hanno sempre un fondo di verità,non è così?”
Steve fece il suo ingresso in cucina,attirato dall’odore delle omelette. “Sono degli dei.” Continuò poi,servendosi della colazione.
“Hai mai sentito parlare di Thor e Loki?”
chiese Natasha. “Di Thor...beh il dio del tuono,sì. Loki mi sfugge”
“Allora non ti sei persa granché” Anche Tony entrò nella grande cucina.Avevano tutti un’espressione discutibile,ma davanti a quelle uova e quei waffle a tutti spuntò un leggero sorriso.“È una specie di Shakespeare in estiva” proseguì poi Tony.”Ci ha dato non pochi problemi qualche anno fa.”“Non hai letto i file che ti ha lasciato Fury?” Domandò Nat,bevendo un sorso di caffè. Dalia la guardò senza capire. “Mmm,beccata.” la canzonò Nat,quando si ricordò di ciò che Fury le aveva detto il giorno prima.
“Meglio che tu li legga. Devi essere aggiornata su moltissime cose” rispose poi Steve. "Ancora non mi avete raccontato nulla dello scettro!" constatò lei,rivolgendosi a tutti i presenti. La sera prima erano tutti scioccati dalla notizia,si trattava di qualcosa di grosso e lei voleva assolutamente saperlo. "Quale parte di leggere i file non ti è chiara,bambina?" ironizzò Tony,sulla scia dell'affermazione di Nat.
Dalia si alzò e rubando ancora un altro waffle corse nella sua camera. Doveva assolutamente leggere quei file prima che Fury tornasse.
“Allora ci vediamo dopo” disse,prima di sparire giú per le scale.


Passò quasi tutta la mattina a leggere documenti su documenti su ognuno dei suoi nuovi “compagni” e su Loki.
Parlare di problemi è stato piuttosto riduttivo,Tony.- pensò mentre leggeva dei chitauri,dell’enorme voragine nel cielo e dello scettro, un dispositivo di controllo mentale con il quale Loki sarebbe stato in grado di influenzare gli altri  a partire da un certo agente Burton. Si era fatta un’idea piuttosto completa -un dio con i complessi di inferiorità-  pensò.Stava ancora leggendo il documento,quando Steve bussò alla sua porta.
“Posso entrare?” domandò rimanendo sulla soglia. Dalia annuì.
“Hai letto già tutto?” domandò sorpreso.
“Super memoria o qualcosa del genere,credo” rispose,indicandogli la poltrona rossa. “C’è qualcosa di cui non abbiamo finito di parare ieri notte,non credi?” chiese lui,sedendosi.
Dalia mise da parte il documento ed annuì.
“Ecco,io...” Dalia non si era mai sentita così in imbarazzo in vita sua. “Non volevo chiamarti damerino americano,ero arrabbiata,non avevo ancora messo a fuoco la situazione e poi...”
Steve scosse il capo,sorridendo. “Non mi riferivo a questo,Dalia”
Sul viso della ragazza apparve un grosso punto interrogativo. “Ah no?”
“Mi hai chiesto cosa desiderassi quando mi sono risvegliato.”
Dalia capì. “Si,beh...io non avevo ancora letto i file,credo di essermi fatta un’idea piuttosto chiara”
Quando lesse il documento su Steve provò una forte angoscia:condividevano la stessa esperienza,erano spariti da un giorno all’altro senza poter più vedere i propri cari,le persone che amavano. Certo,lei non aveva alcuna persona da cui tornare al termine della missione,ma Steve sì. Come si era sentito? Come aveva affrontato la sua...rinascita?
“È passato tanto tempo” rispose lui. “Ma spero ancora che il mio desiderio possa avverarsi,sai?”
“E quale sarebbe il tuo desiderio?” domandò Dalia. “Una famiglia? Una donna?”
Steve la guardo fissa negli occhi e Dalia si soffermò su quelle iridi azzurre,ammettendo che per la prima volta le risultava difficile sostenere lo sguardo di un uomo.
“Queste cose credevo non mi appartenessero più, avrei sicuramente risposto così settantacinque anni fa,ma ora credo di no,ma le cose possono sempre cambiare”
A Dalia quasi mancò il respiro per l’intensità con cui Steve le aveva risposto.
Non sapeva cosa dire,rispondere sarebbe sembrato troppo stupido,ma non rispondere anche. Quindi cosa fare?
Pensa,Dalia,pensa.
“Se hai finito di leggere,credo che convenga che tu salga con me.”
Steve interruppe quella situazione davvero imbarazzante come solo un gentiluomo d altri tempi avrebbe fatto.
                                                         
                                                                                                                                                                                                                     **** 
“Potresti dire al piccolo cervo che se lui è qui è solo perché c’é di mezzo,di nuovo aggiungerei,il suo scettro di Sailor Moon?”
La voce ironica di Tony si udì a metá scala e Dalia,che si trovava dietro Steve,immaginò subito chi potesse essere il destinatario.
“E lei chi è?” Una volta raggiunto il salotto,che era in condizioni meno pietose della mattina,Thor notò subito la piccola Dalia giunta dietro Steve. Piccola perchè,beh, arrivava sotto al petto del Capitano, e Thor era ancora più alto di Steve.
“Dalia ti presento mister tuono” disse Tony. “Mister tuono ti presento Dalia, un altro piccolo ghiacciolo arrivato direttamente dall’artico”
Dalia salutò con un gesto della mano il dio che prepotente sovrastava la figura di Tony e si soffermò a guardare l’altro.Aveva appena letto il suo fascicolo eppure a prima vista non le sembrava un tipo così crudele.Sicuramentre strano,ma forse non così tanto crudele. Spostò lo sguardo velocemente da Thor a Loki e viceversa. Erano l'opposto in tutti i sensi. 
“Il piccolo cervo sarebbe Loki,quindi?” chiese lei,osservando il ragazzo vestito con un completo elegante scuro,così come la camicia che indossava. “Mi sorprende che tu non sia già scappato”
Il ragazzo le rivolse un sorriso agghiacciante e scosse il capo. “Su Midgard siete sempre così irriverenti. E' sempre la stessa storia della formica e dello stivale.”
Dalia si girò verso Steve. “Sbaglio o si è appena dato della formica?” Domandò con tono ironico.
Steve la guardò  non riuscendo a mantenere un atteggiamento serio e trattenne una risata,così come fece anche Thor,che si portò una pugno chiuso davanti alla bocca. Steve rimase affascinato da lei,ma non lo avrebbe dato a vedere. La trovava una ragazza davvero speciale,forse perché lei come lui aveva avuto una vita piuttosto strana e complicata. Era sicuramente in grado di tener testa a Loki e questo le faceva guadagnare almeno mille punti. 
Dalia non era stata l’unica a studiare,anche lui aveva fatto le sue ricerche. Aveva trovato poco,ma pur sempre qualcosa.Orfana a soli sei anni,una vita passata tra famiglie affidatarie ed infinte lo S.H.I.E.L.D.
“Se non lo consideri è meglio” rispose dall’altro lato della stanza Natasha. “Noi facciamo così”
“Sapete che sono nella vostra stessa stanza?” domandò Loki,non aspettandosi molte risposte. "Umani" sbuffò poi,sedendosi su una poltrona. 
“Sta’ zitto” risposero in coro sia Natasha sia Dalia,che in quel momento si sorrisero.
“Siete inquietanti” rispose Tony,avendo osservato come quelle due fossero state sincronizzate nella risposta.
"Allora,qual è il piano?" domandò poi Steve,aspettandosi che i due ragazzi appena arrivati avessero già buttato giù una strategia.Erano pur sempre guerrieri,no?
****

“C’è qualcosa che non va?” domandò Dalia,una volta che la porta del laboratorio alle loro spalle fu chiusa.Bruce era arrivato nel salotto dove erano tutti intenti a discutere sul modus operandi,quando richiamò Dalia per discutere con lei dei risultati delle analisi.Quel giorno Fury non era presente,così Steve si offrì di accompagnarla,dichiarando che a quel punto c'era troppo testosterone nella stanza,dato i continui battibecchi di Tony con Loki.
“Tranquilla Dalia,sono solo delle analisi” Steve le strinse la mano,sorridendole dolcemente e accarezzandone il dorso con il pollice. Un gesto molto dolce,pensò Dalia.
Bruce tossì per richiamare l’attenzione dei due un po troppo assorti.“In effetti qualcosa che non va c’è”
“Allora parla” lo incitò Dalia,che fremeva dalla voglia di sapere.
Bruce aprì un fascicolo preso dal tavolo alle loro spalle ed iniziò a sfogliarlo. “Dalle analisi risulta che il tuo sangue produce una quantità di glucosio persino superiore a quella prodotta dal sangue di Steve”
I due ragazzi si guardarono. “Quindi?” Chiese lui,incrociando le braccia al petto.
“Questo spiega perché é sopravvissuta.Il fegato ha continuato ad immagazzinare il glucosio e si è creato un crioprotettore che ti ha permesso continuare a vivere”
“E allora cosa c’è che non va?” Domandò Dalia. “Parla!” Esclamò al tentennare di Bruce.Quando qualcuno tentennava non c'era quasi mai nulla di positivo
“Nel tuo sangue c’è del...veleno
Dalia sentì il formicolio divampare in tutto il suo corpo. Era rabbia quella.
"Un veleno?" domandò lei,basita dalla notizia appena ricevuta. Forse questo avrebbe potuto spiegare gli strani formicolii che sentiva ogni qualvolta le sue emozioni negative erano troppo forti,come,appunto, la rabbia.
Bruce con pochi gesti su un monitor fece apparire un ologramma di ragno dal corpo nero e gli occhi gialli fluorescenti al centro della stanza. “È la segestria florentina. Il suo veleno non è eccessivamente pericoloso per l’uomo,ma tu sei stata esposta anche al siero del supersoldato.Il tuo organismo ha reagito allo stimolo,ma non lo ha espulso,lo ha...assimilato.”
“Cosa vuol dire?” chiese Steve,che adesso si era allontanano dalla ragazza per guardare più da vicino l’ologramma. "Sono una donna ragno?"domandò lei,ironicamente. Aveva letto qualcosa del genere nei fascicoli,ma non aveva dato molto peso alla cosa,era troppo strano persino per lei.  “Hai inglobato alcune capacità tipiche di questo ragno,ma sono quasi dormienti.Dovresti provare a...risvegliarle.”
“E come dovrei fare?” chiese Dalia. "Metto la sveglia?" 
“Il modo migliore è farti raggiungere uno stadio in cui la tua sola forza,quella che deriva dal siero s'intende,non sia abbastanza." sentenziò Bruce. "L'unico modo per dimostrare cosa sei in grado di fare è combattere o per lo meno,allernarti molto intensamente." 
Steve,sentendo quelle parole,ebbe un'idea brillante. "Direi che Thor e Loki sono arrivati al momento giusto"
"Dovrei allenarmi con loro?" domandò Dalia. Steve annui,pensava che facendola allenare con degli dei,con poteri e forza sovraumana avrebbe potuto far risvegliare tutto il suo potenziale,cosa che non sarebbe accaduta se si fosse allenata con Natasha o con lui. "Potresti essere una buona aggiunta alla squadra" decretò Bruce.
"Gli Avengers potrebbero aver davvero bisogno di te." 






Spazio autrice:

Ok,ho aggiornato con due capitoli,ma ho così tante idee che devo mettere subito nero su bianco e pubblicare.
Chiedo ancora scusa su qualche imprecisione!
Tornerò presto,intanto fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio:)
 

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Capitolo 4
*** 4. ***


4.


"Quindi come dovrebbe funzionare? Due contro uno?" 
Il giorno seguente Dalia si trovava nella palestra dell'Avengers Tower insieme a Thor e Loki che indossavano i loro abiti Asgardiani. Erano strani quei completi,pensò Dalia, quando li vide apparire dietro la porta scorrevole,anche se dopo un po' ci si abituava alla loro visione,constatò."Per quanto sarebbe divertente" disse Loki procedendo a grandi passi nella palestra "io non sarò un tuo avversario diretto"
"Troppa paura?" chiese lei,continuando a fasciare i polsi con le bende che Steve le aveva prestato giurandole che fossero nuove. "Potresti averne tu,invece" 
Dalia rivolse uno sguardo interrogativo a Thor,che pareva essere l'unico normale tra i due. "Ma è sempre così teatrale?" domandò poi,quando il ragazzo fu abbastanza vicino. "Non ci si abitua mai" rispose Thor. "Ma in realtà ha ragione." proseguì. "Lui ci farà immaginare uno scenario diverso dalla palestra e saremo solo noi due nel corpo a corpo" 
Quindi Loki l'avrebbe ipnotizzata per fare credere di essere fuori dalla palestra,ottimo-pensò. "E loro vedranno quello che vedremo noi?" Dalia,con quella domanda,faceva riferimento a Natasha,Steve,Tony e Bruce dietro la vetrata oscurata della palestra,mentre Fury -che si trovava chissàdove-avrebbe avuto il resoconto scritto da Banner in giornata.Loro vedevano lei,ma lei non vedeva loro,sapendo che erano tutti lì: era più che altro un test e non un semplice allenamento e Tony fu entusiata dell'idea quando,il giorno prima,ne parlarono tutti insieme. Natasha pensava che fosse sufficiente un semplice combattimento corpo a corpo,ma Bruce l'aveva interrotta dicendo che a causa del veleno,per le sue capacità dormienti,non sarebbe stato abbastanza,così si era rassegnata e le prestò una delle sue divise da allenamento. 
"Certamente" rispose Loki. "Cominciamo?" 
Loki si avvicinò a Thor e Dalia che si trovavano l'uno affianco all'altro e alzando i palmi delle mani contro le loro fronti,manipolò le loro menti affinchè vedessero ciò che lui voleva che vedessero. Dopo pochi secondi intorno a loro si materializzò New York. Tutto qui?
"Ed io che immaginavo uno scenario molto più gotico" ironizzò Dalia. "Avrebbe potuto fare di meglio" ironizzò,sapendo che tutti la stavano ascoltando. 
"Sarai accontentata allora" pensò Loki,che assieme agli altri,si stava per godere lo spettacolo. In pochissimi secondi lo scenario cambiò nuovamente: non era più a New York,ma erano in una foresta. Non una qualsiasi, erano nella foresta dove Thor e Tony si scontrarono qualche anno prima.
"Non so perchè ma me lo aspettavo" sentenziò Thor,spuntando da dietro un albero.  "Quindi?" chiese lei. "Tu mi farai arrabbiare o cose del genere?" 
Erano soltanto loro due. "Questo potrebbe farti male,chiedo scusa in anticipo" 
Dalia vide Thor aprire il palmo della mano. Sapeva cosa stava facendo,stava richiamando a se il Mjöllnir,il suo martello. Non lo vide arrivare,ma lo sentì. In pochi secondi saltò sopra di esso e atterrò con i piedi a terra,accovanciandosi e portando una mano sul terreno umidiccio per non perdere stabilità. "Sei impazzito?" ripose lei. Thor non rispose,richiamò a se il martello e lo lascio cadere rumorosamente sul terreno. 
Dalia si rimise subito in piedi e con una piccola rincorsa iniziò a procedere velocemente verso Thor che prevedendo la sua mossa,la afferrò per i fianchi appena fu più vicina e la scaraventò per l'aria. Dalia riuscì ad aggrapparsi al ramo di un imponente albero e con una ruota su di esso atterrò sulle spalle di Thor. Gli strinse le braccia attorno al collo e con una piccola spinta si buttò a terra,facendo cadere assieme a lei anche Thor. "E' solo questo quello che sai fare?" la provocò Thor,una volta rimesso in piedi. 
Nel frattempo,dalla vetrata della palestra Nat e Steve commentavano ciò che vedevano. "Ha una buona tecnica" constatò lei, mentre la ragazza saltava dal tronco di un albero ad un altro,per schivare gli attacchi di Thor. "Ricorda molto la tua,ma c'è qualcosa di diverso" aggiunse poi Steve. "Negli spazi stretti risponde meglio fisicamente." Anche Tony si trovo d'accordo con i due. "Bisogna spingerla oltre,così è ancora troppo poco" disse Bruce. 
"Lasciate fare a me" Loki dal canto suo era ben contento di fare la propria apparizione nel mezzo del combattimento e così fece. Con uno schiocco di dita si materializzò tra Thor e Dalia che se ne stavano dando di santa ragione. "Serve una mano fratello?" ironizzò lui,prima di smaterializzarsi con ben cinque ologrammi di se stesso. 
"Ma questo è un incubo!" esclamò Dalia,vedendosi circondare da ben sette individui. Pensò a come agire,prima che tutti e sette -Thor incluso- si avventassero su di lei. 
Per un momento fu sopraffatta e poi...reagì. Sentì il formicolio percorrerle il collo sino ad arrivare al viso: era una sensazione strana e ...faceva male. Riuscì ad abbassare lo sguardo sulle sue mani e ne fu quasi spaventata:dalle estremità delle sue dita vide scorrere delle linee nere che ripercorrevano salendo verso l'alto lo stesso percorso delle vene. 
Thor e Loki videro tutto e fu lì che sentirono la voce di Bruce dir loro di fermarsi,ma Dalia non li sentì. I due asgardiani videro lo sguardo della ragazza: i suoi occhi non erano più azzurri...erano gialli.
Loki con un solo battito di ciglia fece sparire il paesaggio illusorio e ritornarono nella bianca palestra. Dalia non si mosse per qualche minuto,poi scuotendo la testa ritornò al suo aspetto naturale.
“È stato inquietante” sussurrò Thor al fratello. “Direi più...inaspettato
                                                                                                                                                                                               ****
Dalia lasciava scorrere il caldo getto d'acqua calda su tutto il corpo massaggiandosi lentamente le tempie doloranti.Non aveva mai avuto quelle reazioni,si disse,ma poi ricordò anche che non aveva mai avuto uno scontro di quella portata. Chiuse il soffione della doccia e vi uscì recuperando un accappatoio in cui avvolgersi,pensando: cosa sarebbe successo adesso? 
Con un asciugamano iniziò a togliere l'acqua in eccesso dai capelli e dopo essersi asciugata anche i capelli,indossò i primi vestiti che le capitarono a tiro e si diresse velocemente verso il salotto ormai in ordine dopo lo scontro con  Ultron. 
"Dove sono tutti?" domandò la ragazza,quando vide soltanto uno dei due fratelli asgardiani,nei suoi vestiti midgardiani,volto verso la grande vetrata che affacciava su New York. Loki si girò lentamente verso di lei,con con un braccio al petto ed il pollice sotto al mento. "Una piccola gita fuori porta" 
Dalia si sedette sul divano e per un momento le venne l'impulso di chiamare Jarvis,poi si ricordò: non c'era più Jarvis ma Friday,una voce femminile,una nuova interfaccia. "Friday?" la chiamò,quindi,aspettandosi una risposta che non tardò ad arrivare. "Dove sono Tony e gli altri?" domandò nuovamente. Loki parve offeso,tant'è che le rivolse uno sguardo gelido. "Non ti fidi di me?" disse,inarcando leggermente gli angoli delle sue labbra sottili. 
"Nah,diciamo che in questo momento mi fido più di Friday,okay?" rispose di rimando Dalia. 
Friday le rispose subito,informandola che la squadra fosse andata in esercitazione e che sarebbero tornati presto. Dalia ringraziò Friday. "Quindi tu saresti il mio babysitter?" domandò poi,rivolgendosi verso Loki che ormai aveva preso posto su una poltrona poco distante da lei. "Più o meno,ragnetto" 
"Non chiamarmi ragnetto" sbuffò lei,incrociando le gambe e le braccia la petto. "Non l'ho mica chiesto io...e poi mica sono come quel ragazzo che è stato morso dal ragno" si giustificò. "Vorrei tanto sapere cosa mi accadrà"
"Ad Asgard avremmo le risposte,lo sai?" disse Loki,informandole di come qualche tempo prima anche la compagna di Thor fosse andata incontro ad un piccolo problema.  "Scordatelo" 
Loki alzò le mani. "Era per dire" 
Dalia rispose facendogli il verso: non è che non si fidava,è che non aveva le giuste certezze per poter fare una cosa del genere con lui,il dio dell'inganno. Se il suo essere era quello,il non riuscire a non ingannare le persone,perchè avrebbe  dovuto fare una carineria del genere per lei,conosciuta da pochi giorni? 
"Aspetterò Bruce" sentenziò infine.
Loki parve offeso da quella mancanza di...fiducia?  Le aveva anche accennato un leggero sorriso proponendole di andare ad Asgard,dove avrebbero potuto trovare tutte le risposte, ma scomparve nell'immediato al suo rifiuto. Riassunse un'espressione impassibile e si alzò dalla poltrona,diretto verso la città. "Dove vai?" chiese Dalia. "Ti sei offeso?" domandò poi,con una leggera nota di ironia nella voce. Loki non rispose. "Loki?" lo richiamò lei. 
Il ragazzo non si girò. "Fuori,non faccio il baby sitter ad una ragazzina di vent'anni." rispose,sottolineando in modo dispreggiativo la sua età. Dalia non se lo fece ripetere due volte e con un tono tutt'altro che amichevole gli rispose. "D'accordo,vattente,frignone che non sei altro" 
Loki incanalò tutta la calma possibile per non risponderle o per non far materializzare un pugnale da farle arrivare direttamente in mezzo agli occhi;Strinse i pugni e non appena l'ascensore si aprì,ci entrò senza voltarsi. 
Stupido frignone- pensò Dalia,rimasta ormai sola. 
Il suo stato di solitudine,però,durò circa una decina di minuti. Lei era rimasta nel salotto con Friday,che le consigliava qualche fast food in cui ordinare qualcosa da mangiare,quando ci fù un piccolo vortice di fumo grigio,da cui apparve nuovamente la figura in abito scuro di Loki. Dalia lo scrutò aggrottando le sopraciglia. Loki non disse niente,semplicemente la tirò per un braccio e se l'affiancò e in meno di un secondo anche Dalia fu avvolta dal vortice di fumo grigio.
Nel mentre di questi pochi secondi d'azione,Dalia mise a fuoco la situazione. "Loki...fermo!" In pochi attimi si ritrovò nel mezzo di Times Square. Non era mai stata così affascinata da qualcosa come da quella piazza. Schermi giganti e luminosi ovunque, newyorkesi che camminavano freneticamente ed un...odore di cibo. "Se Thor scoprisse che non ho fatto fede al patto,mi manderebbe di nuovo nelle segrete,preferirei evitare." disse Loki,lasciando la presa sul braccio della ragazza. "Mangiamo,quindi?" propose Dalia,che non riusciva a far a meno di essere richiamata dall'odore di hambuger e patatine. "Io non mangio queste schifezze midgardiane" disse Loki,scuotendo il capo. "Dai,tanto offre Tony" rispose lei,cacciando dalla tasca del jeans una carta nera,che Tony le aveva prestato per le emergenze. 
"Sarebbe per le emergenze,ma il cibo non è un'emergenza?" Questa volta fu Dalia ad afferrare il ragazzo per il braccio,trascinandolo nel primo fast food che aveva adocchiato. Loki non si oppose. Nessuno mai aveva avuto la spavalderia della ragazza nei suoi confronti: tutti troppo prevenuti,impauriti o incazzati con lui per trattarlo da persona normale. 
Certo,lui normale non era,ma faceva sempre bene a tutti un attimo di normalità. Si lasciò trascinare da Dalia,che aveva assunto un passo decisamente svelto. "Cosa prendi?" domandò lei,arrivata ormai davanti al bancone. Dalia si voltò ed ebbe un piccolo sussulto. "Cosa diamine ti sei messo in faccia?" 
Ah,si,durante il piccolo tragitto,Loki aveva fatto illusoriamente apparire degli occhiali da sole e della barba. "Ti ricordo che qualche anno fa ho letteralmente assaltato New York,meglio non correre rischi" sussurrò lui,mantenendo una posizione rigida. "Ah,già." rispose Dalia. "Allora prendiamo quattro cheeseburger, due porzioni di patatine con bacon e...due bibite grandi." 


                                                                                                                                                                                                                   ****

Gli Avengers avevano appena fatto ritorno a New York,dopo aver avuto una giornata di simulazioni. Thor aveva voluto mantenere Loki fuori dalla simulazione,così come Tony che prima di mettere Dalia sul campo,avrebbe voluto attendere le conclusioni di Bruce sul caso. 
"Dove sono?" domandò Steve,notando che il piano del salotto fosse vuoto: non c'era l'ombra ne di Dalia ne di Loki. "Te lo avevo detto che era una pessima idea,Thor" esclamò,alzando un po' la voce. Thor non ebbe il tempo di rispondere,ne Tony quello di domandare a Friday,perchè la campanella dell'ascensore aveva fatto voltare tutti di scatto: Dalia e Loki se la ridevano beatamente,ma si congelarono quando videro tutti guardarli accigliati. 
"Piccolo cervo,giù le mani da Dalia" sentenziò Tony,vedendo il braccio di Loki attorno al collo di Dalia. Loki ritrasse subito il braccio e Dalia si drizzò con la schiena. "Non è successo nulla,lo giuro" disse subito Dalia,volgendo uno sguardo a Tony. "Abbiamo solo mangiato al fast food e credo che questo tipo" disse,poi,indicando Loki "abbia avuto un'overdoose da cheeseburger" 
Loki le diede una gomitata,intimandola di far parlare lui. "Fratello" disse,rivolgendosi a Thor. "per mantenere fede al mio patto,l'ho portata con me." 
"A fare cosa? Un'uscita romantica?" rispose Steve,con un po' di rabbia,forse,nel tono di voce. Dalia lo notò. "La state facendo più lunga di quanto sembri" s'intromise Nat,seduta sul braccio del divano. 
Dalia in quel momento rivolse uno sguardo pieno di gratitudie a Nat,che l'aveva salvata da una situazione piuttosto imbarazzante. Si dileguò velocemente,ripromettendosi che avrebbe poi parlato con Steve e con Tony. 
"Dove credi di andare,bambolina?" la riprese Tony. "E tu,Sheakspeare in estiva, non ti muovere." 
Non era davvero successo niente tra loro,avevano soltanto mangiato e camminato e tra le altre cose,quell'atteggiamento così amichevole era nato soltanto negli ultimi minuti,per cui davvero non c'era nulla di cui parlare. 
"C'è qualcosa che non va?" chiese Dalia. "Da dove iniziare,secondo te?" rispose amareggiato Steve,che aveva mantenuto un atteggiamento rigido per tutto il tempo. Loki rivolse un veloce sguardo sia a Steve che a Dalia,un po' troppo turbata da come il capitano le stava parlando.
 "Lasciando stare i drammi: Dalia,con me al laboratorio...e Thor,tieni al guinzaglio tuo fratello" sentenziò poi Tony,facendo segno con la mano alla ragazza di seguirlo. 






Spazio autrice:
Sono tornata!!!Questo capitolo è un po' più corto degli altri e ha come focus Dalia. Diciamo che il prossimo capitolo avrà più
colpi di scena e sarà più movimentanto,ma per il momento volevo approcciare al rapporto Dalia-Loki e dal prossimo sicuramente ci sarà un po di Dalia-Steve,perchè
se non si fosse capito,vorrei creare una sorta di triangolo amoroso. Tra pochi capitoli ci sarà anche un approfondimento sul rapporto Dalia-Tony. 
Stay tuneed!<3<3<3 
PS. GRAZIE a chi ha messo la storia tra le seguite! Alla prossima,un bacio! xoxo

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