Il tavolo rotondo di Kim WinterNight (/viewuser.php?uid=96904)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aiuto superfluo ***
Capitolo 2: *** Finestra assassina ***
Capitolo 3: *** Retrogusto strano ***
Capitolo 4: *** Semplici compromessi ***
Capitolo 5: *** Notizie sconvolgenti ***
Capitolo 6: *** Liberare la mente ***
Capitolo 7: *** L'allieva ***
Capitolo 8: *** Simpatica anziana ***
Capitolo 9: *** Il vento è fuori ***
Capitolo 10: *** Proposte indecenti ***
Capitolo 11: *** Tacchino all'olio per motore ***
Capitolo 12: *** In un caffè ***
Capitolo 13: *** Frittelle curative ***
Capitolo 14: *** Alla fine l'acqua è sempre fredda ***
Capitolo 15: *** Destra o sinistra? ***
Capitolo 16: *** Supposizioni intelligenti ***
Capitolo 17: *** Camuffarsi ***
Capitolo 18: *** Misteri irrisolti ***
Capitolo 19: *** Il solito melodrammatico ***
Capitolo 1 *** Aiuto superfluo ***
Aiuto
superfluo
Joe stringeva le
pinzette tra l’indice e il pollice della
mano sinistra, tenendo i polpastrelli vicino alla punta per seguirne
meglio il
movimento.
Con la destra tastava
la piccola porzione di pelle tra le
sopracciglia, senza lasciarsi scappare un solo pelo; era abituato a
rimuoverli
da solo nonostante non potesse vederli, eppure in quel momento gli
sembrava di
impazzire: ne avvertiva uno molto corto sotto le dita, ma non riusciva
a
strapparlo via.
In più
Martin non faceva che muoversi inquieto per la
stanza, facendogli saltare ancora di più i nervi.
«Smettila di
andare avanti e indietro, mi fai venire il mal
di mare!» gracchiò il riccio, graffiandosi appena
la pelle con la punta delle
pinzette.
«Ma se non
mi vedi, com’è possibile?»
replicò Martin,
fermandosi di botto di fronte a lui.
«Spiritoso,
signor Harris, molto spiritoso. Guarda che
potrei denunciarti per atti di bullismo nei confronti di un povero
trentenne
cieco!»
Joe sentì
Martin sorridere, era qualcosa che riusciva a percepire
perché conosceva fin troppo bene il suo compagno;
immaginò che sulle sue guance
si fossero formate le fossette che gli piaceva tanto sfiorare e
mordicchiare, e
un piccolo sorriso malizioso si formò anche sulle sue labbra.
«Se non la
smetti con quelle pinzette, finirai per ferirti.
Dammi qua.» Martin fece un passo avanti e gli
sfilò l’oggetto di mano,
chinandosi su di lui.
Joe rimase immobile e
sentì la mano sinistra di Martin sul
viso, mentre tendeva un poco la pelle della sua fronte.
«È un pelo cortissimo,
non so se riesco a togliertelo» mormorò.
«Provaci, mi
sta facendo dannare!»
Martin
ridacchiò. «E io che sono in ansia
perché domani
arriverà una nuova ragazzina al corso di
nuoto…»
«È
per questo che stavi camminando per tutta la cucina come
un forsenn… ahi!» Joe strillò
d’improvviso e si ritrasse, schiaffeggiando la
mano dell’altro. «Mi hai afferrato la pelle con le
pinzette, vuoi fare
attenzione?»
«Ops, scusa.
E stai fermo, dai, c’ero quasi…»
«No, col
cazzo!» Joe allungò le mani e lo spinse via.
Martin
scoppiò a ridere e tornò ad avvicinarsi.
«Piantala di
frignare. Oh, ecco, se cambio angolazione forse…»
Joe avvertì
un altro pizzicore sulla pelle e scattò in
piedi, andando a sbattere con la fronte contro il mento di Martin.
«Cazzo,
Joe!» esclamò il compagno.
Joe si
massaggiò la parte lesa e scosse il capo.
«Così
impari, ti ho detto di non toccarmi! Quando il fottuto pelo
sarà più lungo, me
lo toglierò da solo!»
«Quanto sei
delicato, neanche ti avessi strappato tutti i
capelli!» si difese Martin.
Joe si
portò le mani alle orecchie e sbuffò.
«Vuoi renderti
utile?»
«Se non mi
dai un’altra testata…»
«Prendi le
forbici e accorciami i peli delle orecchie,
sembro un orso!» esalò il riccio, rimettendosi a
sedere composto.
«E non hai
paura che ti buchi i timpani con la punta delle
forbici?»
Joe grugnì
e gli mostrò il dito medio. «Datti una
mossa!»
Martin, fulmineo,
afferrò il dito sollevato dall’altro e lo
morse, per poi correre via tra le risate.
♥
♥
♥
[Prompt
16: “Smettila di andare avanti e indietro, mi fai
venire il mal di mare!”]
Carissimi
lettori, benvenuti in questa raccolta di flashfics
interamente dedicata ai miei OC Martin&Joe
*-*
Eccoci
subito immersi in questo primo spaccato di vita
quotidiana tra loro due, mi sono divertita un casino a scrivere questo
siparietto
demenziale!
Ovviamente
Joe, essendo cieco, ha difficoltà a compiere
certe azioni “normalmente”, come farebbe un
qualsiasi vedente; eppure certe
cose, come vediamo qui, riesce a farle meglio di Martin XD
E
niente, spero vi sia piaciuta questa piccolezza, è solo
grazie alla challenge di Soul che questo progettino ha visto la luce e
io sono
CONTENTISSIMA di poter ancora una volta approfondire i miei bambini *-*
Quando
Martin accenna alla “nuova ragazzina al corso di
nuoto” si riferisce al proprio lavoro, ovvero
l’istruttore di nuoto in una
piscina ^^
Qualcuno
dei lettori più assidui sicuramente sa che lavoro
fa Joe, ma non ve lo svelerò, perché
avrò modo di parlarne sicuramente durante
la raccolta!
Per
quanto riguarda il titolo, “Il tavolo rotondo”, il
riferimento
si farà più chiaro nel corso della raccolta, ma
posso anticiparvi che questo
famigerato tavolo sarà presente in molte di queste scenette,
attorno a esso –
che si trova nella piccola cucina di Martin&Joe –
capiteranno tante
mirabolanti avventure, e verrà spiegata anche la sua
importanza e la sua
scelta, cosa che ho già accennato in un’altra
storia della serie :D
Grazie
a chiunque deciderà di seguire questa mia ennesima
follia, e ancora GRAZIE a Soul per aver indetto una challenge
così originale e
meravigliosamente ispirante! :3
Alla
prossima ♥
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Capitolo 2 *** Finestra assassina ***
Finestra assassina
Joe, seduto al tavolo rotondo della cucina, era intento a
scrivere in braille quando un fragoroso frastuono proveniente dal bagno lo fece
sobbalzare.
«Ma porca puttana, cazzo!» imprecò Martin a gran voce.
«Che succede?» si allarmò il riccio, mettendosi in piedi e
lasciando cadere il punteruolo. Questo si schiantò contro la superficie in
legno, per poi piombare sul piede nudo del ragazzo.
Joe lanciò un grido di dolore e si chinò a massaggiarsi la
parte lesa, andando a scontrarsi con il braccio sul bordo del tavolo. «Che
cazzo!» sbraitò, sentendo le lacrime pungergli gli occhi.
«Merda, che casino!» imprecò ancora Martin.
Joe si sollevò e, ignorando il proprio dolore, fece qualche
passo avanti.
«Fermo dove sei!» gli intimò immediatamente il compagno,
uscendo dal bagno e notando che stava avanzando scalzo verso di lui, una mano
protesa in avanti per intercettare eventuali ostacoli.
«Ti sei fatto male? Cos’era quel rumore di vetri rotti?»
Martin si portò le mani tra i capelli corti e sospirò.
«Erano proprio vetri rotti.»
Joe aggrottò la fronte. «Hai spaccato lo specchio? Porta
sfortuna, ecco perché mi è caduto il punteruolo sul piede!»
«No, mi è caduta la finestra del bagno addosso.»
Joe fece una smorfia confusa. «Come sarebbe a dire che ti è…
oddio, ti sei fatto male?!» Barcollò in avanti con la preoccupazione dipinta
sul volto.
Martin lo trasse a sé e cercò di tranquillizzarlo,
accarezzandogli piano i capelli. «Sto bene, tranquillo. Stavo pulendo il cesso
e, quando mi sono sollevato per sciacquare lo straccio, l’anta della finestra
si è sfilata dai cardini ed è caduta! Il vetro si è rotto e il legno si è
scheggiato in più punti. Torna a sederti in cucina, ti porto un paio di
scarpe.»
Joe rimase sbalordito, poi si scostò dal compagno e
d’improvviso scoppiò a ridere. «Ma che cazzo di finestre abbiamo?»
«Non so cosa dirti, fanno cagare» bofonchiò Martin, tornando
in bagno e mettendosi nuovamente le mani tra i capelli. «Per fortuna è estate e
abbiamo la zanzariera. Chissà quanto ci vorrà per aggiustare questa roba.»
I suoi occhi si posarono sul pavimento cosparso di minuscoli
pezzi di vetro, per poi osservare l’anta appoggiata al lavandino.
«Oddio, non oso immaginare quanto riderà Maddy quando glielo
racconterò!» gracchiò Joe dalla cucina.
Martin lasciò il bagno e si spostò in camera, recuperando le
infradito nere di Joe per poi raggiungerlo.
Si chinò di fronte a lui e gli infilò le pantofole ai piedi,
solleticandoli appena. Notò il segno lasciato dal punteruolo sul dorso del
sinistro, poi sollevò gli occhi e si godette il viso delicato e bellissimo del
suo compagno illuminato da un ghigno divertito.
«So mettermi le scarpe da solo, ma te lo concedo solo perché
hai rischiato di essere ucciso da una finestra assassina!»
Martin scoppiò a ridere e raccolse il punteruolo da terra,
infilandolo nella mano sinistra del compagno. «Io vado a ripulire il bagno, tu
cotinua pure a preparare la lezione.»
«Tanto ormai ho perso la concentrazione… forse è meglio se
chiamo un falegname!»
♥ ♥
♥
[Prompt 30: “Tanto ormai ho perso la concentrazione…”]
Eccoci al secondo, demenzialissimo capitolo di questa
raccolta *-*
So che tutti gli aggiornamenti di questa raccolta
partecipano alla challenge di Soul, ma questo in particolare ci tengo a dedicarglielo
perché oggi ha compiuto ben CINQUE ANNI SU EFP!!!!
Scusami tanto, sorella, avrei voluto scrivere qualcosa di
più per questa ricorrenza, ma credo – anzi, spero – che apprezzerai anche
questa fesseria XD
Ebbene, per scrivere questa flash mi sono ispirata a un
evento realmente accaduto, proprio in camera di Soul: un giorno un’anta della
sua finestra si è praticamente sfilata dai cardini ed è caduta a terra, con
tanto di vetri rotti e legno scheggiato XD sì, beh, la realtà supera di gran
lunga ciò che potremmo inventarci, in quanto a demenzialità e assurdità!
Spero di avervi fatto sorridere, ma penso che viverla di
persona sarebbe stato molto più esilarante! E potevo evitare di far succedere
questa cosa a questi due? :P
Prima di lasciarvi, vi spiego soltanto che quando parlo di
Joe che prepara la lezione in braille, intendo che lui lavora come insegnante
di braille! L’ho accennato in altre storie, ma ovviamente lo dico per chi non
avesse letto tutti i racconti della serie ^^
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e ancora tantissimi
auguri alla mia carissima Soul, cinque anni su EFP sono un importantissimo
traguardo! E grazie per tutte le emozioni che le tue storie e le tue mille
iniziative sono state in grado di donarmi finora, e che continueranno sempre a
regalarmi, ne sono sicura *-*
Alla prossima ♥
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Capitolo 3 *** Retrogusto strano ***
Retrogusto strano
Martin mangiava in silenzio, eppure sentiva qualcosa di
strano sulla punta della lingua. Prese il vasetto tra le mani e lo osservò
stranito.
Yogurt bianco con cereali, lesse.
«Devono essere i cereali ad avere questo retrogusto
particolare…»
Joe fece il suo ingresso in cucina è sbadigliò rumorosamente,
avanzando piano verso il tavolo. Trovò la sedia di fronte a sé e prese posto,
strofinandosi il viso con entrambe le mani.
«Buongiorno» farfugliò Martin, mandando giù a fatica il
secondo boccone di yogurt.
Joe prese ad annusare l’aria e storse la bocca in una
smorfia. «Cos’è quest’odore terribile?»
«Che ne so, io non sento niente.»
«Cosa stai mangiando?»
Martin gli lanciò una breve occhiata, poi replicò: «Uno
yogurt».
Joe ridacchiò e cercò la tazzina di caffè, afferrandola con
la mano sinistra per accostarla a sé. «Dev’essere scaduto da almeno un mese.»
L’altro aggrottò la fronte. «Non penso sia scaduto…»
«Hai controllato la data sul vasetto?»
Martin sbuffò. «Mi accorgerei se fosse scaduto, non pensi?»
replicò piccato.
«Ho i miei dubbi» ironizzò Joe, versandosi un cucchiaino di
zucchero di canna nel caffè. «Ecco, come al solito me n’è caduto metà fuori
dalla tazza…» borbottò.
Martin prese tra le dita il coperchio in alluminio dello
yogurt e lo scrutò attentamente. «Cazzo» imprecò.
«Che c’è? Se è per lo zucchero, pulisco io, non
preoccuparti» si affrettò a rassicurarlo Joe.
«Lo yogurt è scaduto quindici giorni fa» esalò Martin
sconsolato, cominciando a tossicchiare.
Joe si batté una mano sulla fronte e scoppiò a ridere. «Mi
sarei accorto se fosse scaduto, non credi?» lo scimmiottò, sghignazzando
senza ritegno. «Non dovrei essere io quello cieco? Di sicuro ha pure la muffa,
che schifo!»
«Non infierire sulla mia persona!» si lamentò Martin,
esaminando con più attenzione il contenuto del vasetto: effettivamente lo
yogurt aveva un colorito strano, e a ben pensarci anche l’odore non era dei
migliori.
Joe annusò ancora l’aria. «È terribile! Insomma, il naso ce
l’hai o no? Mi sa che è grande per niente, amore mio!» continuò a prenderlo in
giro, rimestando il caffè nella sua tazzina.
«Che pezzo di merda… piantala» borbottò il moro. «Il mio
naso non ha proprio niente di sbagliato!»
«Ah, i vedenti… vi affidate alla vista, ma questa spesso vi
inganna!» Il riccio sorseggiò un po’ di caffè, poi il suo viso si distorse in
una smorfia disgustata. «È amaro!»
«Hai buttato mezzo barattolo di zucchero fuori dalla
tazzina, è normale. Vedi, il karma si rivolta contro di te, così impari a
prendermi per il culo per la muffa nello yogurt!»
Joe scosse il capo e scoppiò a ridere. «Senti come si
incazza! Ma da quando avevamo quella roba in frigo?»
«L’ho trovato scontato l’altro giorno, non potevo
lasciarmelo sfuggire! Sai quanto mi piace, così ne ho approfittato e ne ho
comprato sei vasetti!»
«Ah, e scommetto che erano tutti scaduti, ecco perché
costavano poco!» sghignazzò Joe.
Martin si mise in piedi e corse ad aprire il frigorifero: lo
spalancò e ne estrasse gli yogurt.
Sospirò. «Mi tocca buttarli tutti…»
♥ ♥
♥
[Prompt 6: “L’ho trovato scontato, non potevo lasciarmelo
sfuggire!”]
Ahahahahahahahahahah cari lettori, eccomi qua con un’altra
scenetta raccapricciante tra questi due XD
Come vedete, questo loro tavolo rotondo sta assistendo a
tante di quelle fesserie che è pure difficile scegliere quale sia la più
assurda :P
Anche questa roba della muffa nello yogurt è successa
realmente a un mio conoscente – molto sveglio il tipo, anche lui era un normale
vedente e non se n’è accorto XD – e ho ben pensato che certamente Joe, con
l’olfatto e il gusto che si ritrova, si sarebbe reso conto della cosa, ma
Martin… NO AHAHAHAHAH XD
Piccolo pandoro, in fondo gli si vuole bene ^^
Pensate un po’, Martin è un piccolo, dolce imbranato, che
tenero *____*
Spero anche stavolta di avervi strappato un sorriso, grazie
per il supporto e per apprezzare sempre i miei due bambini :3
Alla prossima ♥
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Capitolo 4 *** Semplici compromessi ***
Semplici compromessi
Gironzolavano a braccetto all’interno di un enorme negozio
di mobili, mentre Martin descriveva a Joe ciò che vedeva.
«Non mi interessano gli armadi, ce li abbiamo già! Siamo qui
per comprare un tavolo, ricordi?» fece notare il riccio, mentre con la mano
sinistra stringeva il manico del bastone bianco e sondava l’area di fronte a sé
in cerca di eventuali ostacoli.
«Lo so, stiamo mangiando sul divano da tre giorni» borbottò
Martin.
«Cos’è questo tono? Ora vuoi farmi sentire in colpa perché
ieri ho rovesciato un po’ di burro di arachidi sul cuscino?» gracchiò il
riccio, stringendo più forte il braccio del compagno.
«Ahi. Ma che dici?»
«Del resto anche tu hai sporcato tutto con quel pezzo di
bacon oleoso!»
Martin scosse il capo e si spostò verso sinistra, evitando
che il bastone si incastrasse nella gamba di una sedia in plastica, posta insieme ad
altre tre identiche attorno a un tavolo da giardino.
«E comunque a me piacerebbe un bel tavolo quadrato che poi
si può aprire. Così diventa grande il doppio e non dobbiamo mangiare tutti
ammassati se invitiamo qualcuno da noi» disse Joe.
«Forse sarebbe meglio un tavolo rotondo, sai?»
Il riccio strattonò appena il braccio del compagno e i due
si fermarono.
«E perché, scusa?»
«Perché un tavolo tondo non ha spigoli, quindi andrebbe
meglio per te. con tutti i lividi che ti procuri sbattendo ovunque, potresti
anche denunciarmi per molestie!» spiegò Martin in tono vagamente ironico.
«No, aspetta… era una battuta? Non l’ho capita!» replicò Joe
piccato.
«Dico sul serio…»
Martin non fece in tempo a terminare la frase, che una
commessa si avvicinò loro e gli chiese se potesse essergli utile.
«Vorremmo comprare un tavolo quadrato!» esclamò Joe.
«Vorremmo vedere un tavolo rotondo!» disse Martin
contemporaneamente.
La donna, una bionda corpulenta dall’aria simpatica,
sorrise. «Vedo che siete d’accordo su ciò che cercate» scherzò.
«Stavo cercando di spiegare al mio ragazzo che un tavolo
quadrato sarebbe perfetto, specialmente se si può aprire e diventare più
grande!»
«E io stavo cercando di spiegare al mio compagno che un
tavolo rotondo eviterebbe a lui molti lividi per la mancanza di spigoli!»
La donna parve intenerita e si piazzò di fronte ai due,
posandogli le mani sulle spalle. «Vi propongo un compromesso: un tavolo tondo
che può diventare ovale e più grande. Che dite?»
Joe si illuminò e si lasciò sfuggire un sorriso a trentadue
denti. «Sembra magnifico!»
Martin annuì a sua volta. «Bene, ci faccia vedere.»
Mentre la donna gli faceva strada verso l’oggetto di loro
interesse, Martin si chinò a sussurrare all’orecchio di Joe.
«Ho vinto io» soffiò divertito.
«Non sapevo fosse una gara» sibilò il riccio.
«Non lo era finché non sei diventato testardo e
irresponsabile.»
«Io?!»
«L’ho fatto per il tuo bene» spiegò Martin, facendosi
improvvisamente serio.
Joe sorrise e gli strinse più forte il braccio. «Lo so,
idiota. Andiamo a scegliere il tavolo!»
La commessa si fermò poco dopo. «Lo preferite nero o color
legno chiaro?»
«Nero!» esclamò Joe.
«Legno chiaro!» lo contraddisse Martin.
♥ ♥
♥
[Prompt 3: “No, aspetta… era una battuta? Non l’ho
capita!”]
E ora si aprono le scommesse: secondo voi il tavolo rotondo
l’hanno comprato nero o color legno chiaro? Vediamo chi indovina XD
Come potete vedere, questa flashina è ambientata all’inizio
della convivenza tra Martin&Joe, ed ecco anche spiegato il significato del
titolo di questa raccolta!
Ha senso che Martin abbia suggerito di comprare un tavolo
senza spigoli, non credete? È stato così tenero, e Joe invece fa il rompipalle!
Sempre la solita piaga :P
Spero di avervi fatto sorridere anche qui, vedrete che il
prossimo capitolo sarà ANCORA più disastroso! XD
Grazie a chiunque segue ancora questa raccolta, a presto ♥
|
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Capitolo 5 *** Notizie sconvolgenti ***
Notizie sconvolgenti
Martin e Maddy se ne stavano seduti al tavolo della cucina,
intenti a sorseggiare una birra fresca; il ragazzo era rientrato da poco dalla
piscina, mentre la migliore amica di Joe aveva ben pensato di passare a
trovarli dopo la lunga giornata in ufficio.
«Sarà terribile dirgli la verità» mormorò Maddy,
sistemandosi una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.
«Sì, ma mi ha fatto prendere uno spavento enorme la
settimana scorsa: se posso evitare di trascorrere la notte al pronto soccorso
per un semplice capriccio, è meglio» replicò Martin.
Maddy controllò l’orologio: erano ormai le sei del
pomeriggio, Joe sarebbe arrivato a momenti.
I due si guardarono negli occhi quando udirono la porta
d’ingresso aprirsi.
«Ci siamo» esalò Martin, prendendo tra le mani un foglio
ripiegato in tre.
«Sono a casa!» annunciò Joe in tono allegro.
«Ehi! Stavamo giusto parlando di te!» strillò Maddy,
alzandosi per correre ad abbracciarlo.
I due tornarono insieme in cucina, ridacchiando e
chiacchierando del più e del meno.
Martin lanciò un’occhiata al suo ragazzo e si disse che di
lì a poco sarebbe successa una tragedia, ne era più che certo.
Si schiarì la gola. «Siediti, devo dirti una cosa» esordì,
senza nemmeno salutarlo.
Il riccio si fece serio e circumnavigò il tavolo, raggiungendo
il compagno. Lasciò vagare le mani sulle sue spalle, per poi raggiungere il suo
viso e chinarsi a baciarlo piano sulle labbra. «Che succede? Nemmeno mi saluti,
mi fai venire l’ansia…»
Martin lasciò andare il foglio sul tavolo e circondò la vita
dell’altro con le braccia, appoggiando la guancia sul suo petto magro. «Mi
dispiace» farfugliò.
Maddy li osservava con il cuore pieno di gioia, anche se era
consapevole che quell’atmosfera idilliaca sarebbe durata ancora per poco.
Infine Joe si sedette e prese la mano dell’altro ragazzo.
«Allora?»
«Ecco… è arrivato il referto dei test allergologici che ti
hanno fatto in ospedale la settimana scorsa» spiegò Martin con calma.
«E allora? Che dicono? Perché ho avuto quello sfogo? Dio, se
solo penso che stavo per andare in shock!» sospirò il riccio, portandosi la
mano libera sulla fronte.
«Sei allergico a qualcosa…» mormorò Martin, cercando gli
occhi azzurri di Maddy.
«A cosa?» La voce di Joe era chiaramente venata d’isteria.
Il moro tossicchiò appena. «Alle arachidi.»
Un silenzio terrificante calò nella stanza, lasciando tutti
e tre con il fiato sospeso.
Poi Joe lasciò andare la mano di Martin e scoppiò a ridere,
battendosi teatralmente sul petto. «Che burlone il mio ragazzo, hai sentito
Maddy?»
La ragazza gli posò una mano sul braccio. «Non è uno
scherzo. Non potrai più mangiare il burro di arachidi.» Fece una pausa e si
lasciò scappare un sorrisetto sghembo. «Condoglianze.»
Il riccio balzò in piedi. «Ma questo è impossibile!
L’ho sempre mangiato, com’è che improvvisamente ne sono allergico? Oddio, è
terribile! Terribile!» blaterò, mettendosi le mani tra i ricci chiari
che gli circondavano il viso.
«Che sarà mai? Ci sono così tanti cibi prelibati!» disse
Martin.
«Tu non capisci, nessuno può capire!»
Maddy sospirò. «Ecco, ci siamo…»
♥ ♥
♥
[Prompt 12: “Stavamo giusto parlando di te!”]
Ahahahahahahahahah ecco il preannunciato disastro XD
Oh sì, dovete sapere che Joe ha tipo una dipendenza per il
burro d’arachidi, è una droga per lui! Quindi immaginate quanto può essere
“disperato” nello scoprire di esserne allergico ^^”
Povera stella, bisogna cercare di essere comprensivi con
lui!
Dovrà farsene una ragione: dopo trent’anni di vita, gli
tocca rinunciare a questa prelibatezza! Capita :D
Qui ho voluto far apparire Maddy, la migliore amica di Joe
dai tempi del liceo: chi ha già letto tutte le storie della serie, sicuramente
se la ricorderà perché è apparsa in altri momenti!
Spero di avervi fatto ridere almeno un po’ ^^
Grazie per esserci sempre, alla prossima ♥
|
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Capitolo 6 *** Liberare la mente ***
Liberare la mente
Joe muoveva la testa a tempo e batteva il piede destro sul
pavimento, mentre la mano sinistra picchiettava sul bordo arrotondato del
tavolo.
Dalle casse dello stereo, la voce graffiante di David
Draiman rappava sul finale di Down With The Sickness, uno dei brani più
famosi dei Disturbed. Joe adorava il suo timbro e il modo speciale con cui
quell’uomo era in grado non solo di fare metal, ma anche di emozionarlo e di
farlo sentire parte di qualcosa di unico.
Per lui la musica era tutto: una valvola di sfogo, il senso
intero della sua vita.
Martin irruppe nella stanza e sgranò gli occhi. «Joe? Joe!»
Il riccio voltò lentamente il capo nella sua direzione e lo
inclinò verso sinistra. «Martin?»
«Cristo, potresti almeno abbassare il volume?»
sbraitò il moro, faticando a sovrastare la musica alta.
«Abbassalo tu se ti dà tanto fastidio!» Joe incrociò le
braccia al petto e mise il broncio. «Che palle, non posso nemmeno mettere su un
disco che mi piace!» aggiunse, rendendosi conto che Martin si dirigeva verso lo
stereo.
Il ragazzo ruotò la manopola del volume verso sinistra e la
canzone divenne soltanto un lieve sottofondo. «Finalmente posso parlare senza
strillare! Ma si può sapere che razza di musica ascolti? Era Chester anche
questo?»
Joe si esibì in una smorfia contrariata. «Ma quale Chester,
questo è Draiman!»
«Chi?!»
«Draiman, il cantante dei Disturbed! Ma bisogna sempre
spiegarti tutto, eh?»
Martin sospirò. «Sì, va bene… comunque volevo dirti che hai
lasciato il telefono in camera e tua madre ti stava chiamando!»
Joe sbuffò e si portò una mano sulla fronte. «Ecco, ci
mancava solo questa a rovinarmi la giornata!»
Il moro ridacchiò e si appoggiò con entrambi i palmi al
piano color legno chiaro del tavolo. «Vorrà convincerti ad andare a cena da lei
per presentarti una nuova ragazza!» esclamò divertito.
«Non me ne parlare…»
Intanto Down With The Sickness aveva lasciato il
posto a Violence Fetish e Joe si alzò di scatto.
«Che ti prende?»
«Sai che c’è? Non me ne frega un cazzo di mia madre che
vuole organizzare l’ennesimo appuntamento per farmi guarire
dall’omosessualità! Voglio ascoltare i Disturbed e liberare la mente!»
Martin sorrise e gli passò una mano tra i capelli. «Ma Joe,
la tua mente è già libera!»
«Cosa staresti insinuando?»
«Che la tua scatola cranica è completamente vuota!» esclamò
il moro, fuggendo dal compagno per evitare di essere colpito da un pugno sul
petto.
«Dove scappi, vigliacco?»
Martin rise forte e tornò accanto allo stereo, alzando
nuovamente il volume.
«Credi di farti perdonare alzando la musica? Ah, ho capito
cosa vuoi fare: nascondere le tue tracce ed evitare che io senta i tuoi
movimenti! Cos’è, adesso queste canzoni spacca timpani ti servono? Troppo
facile, Martin Harris!» sbraitò Joe, avanzando a piccoli passi.
D’un tratto Martin lo braccò alle spalle, intrappolandolo in
un abbraccio e premendo le labbra sotto il suo orecchio sinistro.
Rimasero immobili, in silenzio, mentre Joe sbolliva la
rabbia.
Già non pensava più a sua madre.
♥ ♥
♥
[Prompt 13: “Ma che musica ascolti?” / Prompt 29:
“Potresti abbassare il volume?”]
Carissimi lettori, eccoci con una nuova flashina dedicata a
questi due patati *-*
Ed ecco che abbiamo finalmente scoperto di che colore è il
tavolo di Martin&Joe: LEGNO CHIARO, HA VINTO MARTIIIIIN, FESTEGGIAMO!!!!
Secondo me alla fine Joe ha capito di non avere speranze e
che per lui non faceva alcuna differenza il colore di uno stupido mobile,
ahahahahahah!
E qui si introduce per la prima vera volta anche un altro
argomento parecchio spinoso: la madre di Joe… avete visto? Non pare avere un
buon rapporto con lei, ma vedrò di approfondire la cosa in contesti più seri ;)
Passando a un paio di notine “tecniche”, questa è Down
With The Sickness, la canzone che Joe stava ascoltando:
https://www.youtube.com/watch?v=09LTT0xwdfw
Mentre questa è Violence Fetish, la traccia seguente nell’album,
in ordine:
https://www.youtube.com/watch?v=J_Ahb9Oq9qw
Quando Martin nomina Chester, si riferisce a Chester
Bennington, cantante dei Linkin Park, uno dei più grandi miti di Joe ^^
Spero di avervi fatto sorridere con quest’ennesimo sguardo
nella quotidianità dei miei bambini :3
Alla prossima e grazie a tutti voi che ancora mi seguite ♥
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Capitolo 7 *** L'allieva ***
L’allieva
«Bene, per oggi abbiamo finito!» annunciò Joe, ascoltando
l’orario tramite l’auricolare e che la sintesi vocale dell’iPhone gli aveva
appena letto.
Udì il chiacchiericcio dei suoi allievi rumoreggiare nella
grande sala e cominciò a sistemare le sue cose all’interno dello zaino; stava
già pregustando il momento in cui sarebbe tornato a casa e si sarebbe goduto il
pranzo che il suo Martin gli avrebbe fatto trovare pronto.
Si era appena chinato a raccogliere il bastone quando sentì
qualcuno schiarirsi la gola a pochi passi da lui.
Inclinò la testa verso sinistra e attese che la persona
parlasse.
«Joe, ciao» mormorò una voce femminile che subito riconobbe:
si trattava di Jasmine, una delle più attente e scrupolose del corso.
«Ciao Jas, buon fine settimana» la congedò.
«In realtà… volevo chiederti una cosa» replicò lei.
«Dimmi pure» la esortò Joe, mentre altri studenti lasciavano
l’aula e li salutavano rumorosamente.
«Hai da fare questo pomeriggio?» domandò la ragazza.
«Questo pomeriggio… cosa? Io… sì, beh…» Joe parve sorpreso
da quella domanda e cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa sotto.
«Ti andrebbe di prendere un gelato con me?»
Joe sussultò e si portò una mano tra i capelli. «Ah, Jas…
era per questo…»
La ragazza appoggiò una mano sul braccio dell’insegnante di
braille e lui indietreggiò.
«Non ti va?» insistette lei in tono leggermente deluso.
Joe se la scrollò con poca delicatezza di dosso. «Scusa, ma
sono già impegnato» disse.
«Beh, se oggi hai già da fare, possiamo fare domani! Che ne
pensi?»
«No, Jas. Sono già impegnato con un’altra persona, non posso
uscire con te. Capisci, vero?» spiegò, cominciando ad alterarsi.
«Ma io non sono gelosa!»
Joe si dovette trattenere per non spingerla via in malo
modo; ora capiva perché la ragazza faceva di tutto per attirare la sua
attenzione durante le lezioni: era interessata a lui e cercava di conquistarlo.
«Jasmine.» Pronunciò il suo nome in tono fermo. «Forse non
ci siamo capiti.»
«Cioè?»
«Mi piacciono i ragazzi. Ho un fidanzato. Adesso è tutto
chiaro?»
Lei tacque per un attimo.
«Non voglio offenderti, ma non posso proprio uscire con te»
aggiunse il riccio, impugnando il suo bastone. «Ora devo andare.»
«Ah.» Jasmine deglutì. «Okay.»
«Joe?» Proprio in quel momento la voce di Martin lo
raggiunse.
«Martin? Che fai qui?» chiese.
Il suo ragazzo lo raggiunse e gli baciò lievemente la
tempia. «Sono venuto a prenderti» spiegò il moro.
«Che bella sorpresa!»
Jasmine si schiarì nuovamente la gola, poi disse: «Allora
ciao».
«Ah, Martin… ti presento Jasmine, una delle mie migliori
allieve! Jas, lui è Martin, il mio ragazzo!» esclamò Joe, ghignando tra sé e sé
mentre i due si stringevano la mano. «Ci vediamo lunedì!» concluse, udendo i
passi della giovane allontanarsi.
«Quella ci ha provato con me» mormorò Joe.
Martin scrollò le spalle. «Non ti stavo ascoltando… dicevi?»
Joe gli mollò una gomitata. «Jasmine mi ha chiesto di uscire
con lei.»
Il moro sobbalzò e lo scosse per una spalla. «Cosa?!»
sbottò.
L’altro rise e lo abbracciò. «Idiota, andiamo a casa!»
♥ ♥
♥
[Prompt 23: “Non ti stavo ascoltando… dicevi?”]
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH ecco, prima o poi dovevo scrivere di
qualcuno che ci provava con Joe XD
Quest’idea mi è venuta mentre parlavo con Sabriel e
vaneggiavamo sul fatto che ci piacerebbe essere delle allieve di Joe :P
Quindi, questa piccola flash la dedico a lei!
E niente, che piaga questa Jasmine, vero? E Martin che
all’inizio non capisce e poi sclera come un vero fidanzato geloso X’D
Ahahahahahah, mi sono divertita troppo a scriverla!
Come qualcuno dei più fedeli alla serie saprà già, Joe è un
insegnante di braille, ma i suoi allievi non sono solo ciechi o minorati
visivi, bensì anche vedenti curiosi di imparare a leggere e scrivere in
braille, parenti o amici di persone disabili o educatori che necessitano di
imparare questo linguaggio per questioni di lavoro ^^
Spero di avervi fatto sorridere e grazie ancora a tutti per
esserci ancora!
Alla prossima ♥
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Capitolo 8 *** Simpatica anziana ***
Simpatica anziana
«Non indovinerai mai cosa mi è successo!» esclamò Joe,
entrando in cucina.
Martin, seduto al tavolo rotondo, cercava invano di
rammendare la tasca di un paio di pantaloni del suo ragazzo, borbottando tra sé
e sé e inveendo contro l’ago con cui si pungeva di tanto in tanto.
«Martin, mi ascolti o no?»
«Sì, che vuoi?!» sbottò il moro, per poi gridare di dolore
quando la punta affilata si conficcò sotto l’unghia dell’indice sinistro.
Joe fece qualche passo verso il tavolo e, dopo aver trovato
una sedia, vi si accomodò e intrecciò le mani sul piano in legno. «Che stai
facendo?»
«Cerco di cucire i tuoi fottuti jeans, ma sono una frana e
mi sto pungendo tutte le dita…»
Joe sorrise intenerito e allungò una mano per cercare la
sua.
«Attento, c’è l’ago sul tavolo» lo avvertì Martin. «Cosa
volevi dirmi?»
«Ah, giusto: ero al minimarket, quello vicino alla sede del
corso, e stavo comprando un po’ di yogurt.»
Martin aggrottò la fronte e si lasciò sfuggire un sospiro.
«Non sono scaduti, ho chiesto aiuto a una simpatica
anziana. E comunque questa vecchietta si è avvicinata a me e mi ha detto…»
«Spiritoso, devi ancora rigirare il coltello nella piaga per
quella faccenda degli yogurt scaduti?» borbottò Martin.
«Dai, stavo scherzando! Lasciami finire!»
«Okay, parla!»
Joe ridacchiò e si appoggiò meglio alla spalliera della
sedia. «La nonna mi si avvicina e mi fa: Scusa, signorina, ti sposti? Non
vedi che ho il carrellino perché non posso camminare bene?»
Martin scostò lo sguardo dalla tasca dei pantaloni ancora
scucita e lo posò sul viso del suo ragazzo. «Signorina?!»
Il riccio annuì. «Ti giuro! Adesso mi viene da ridere, ma in
quel momento avrei voluto infilarle il bastone su per il…»
«Lasciamo stare! Cosa le hai detto?»
«Mi sono girato verso la sua voce e le ho risposto: Mi
scusi, signora, ma non lo vede che sono cieco? O secondo lei a cosa mi serve
questo bastone bianco?»
Martin si coprì il viso con le mani, ma non poté trattenere
le risate. «Non puoi averlo fatto davvero!»
«Ma certo che l’ho fatto, ti pare che mi lascio trattare
male da una presuntuosa bacucca? E comunque poi le ho detto che non ero una signorina
ma un ragazzo, e che mi serviva aiuto!»
«E poi?»
Joe sghignazzò. «Ci è rimasta talmente male che poi si è
offerta di aiutarmi a fare la spesa!» finì di raccontare.
Martin scosse il capo e si batté una mano sulla fronte.
«Certe volte vorrei proprio essere come te…»
«Anche tu riesci a essere spavaldo a modo tuo, quando te le
fanno girare!» lo rassicurò Joe, per poi rimettersi in piedi. «Ho lasciato la
busta nell’ingresso, vado a prenderla.»
Martin tornò a fissare i jeans scuciti di Joe e scosse la
testa con fare esasperato. «Non ce la farò mai…»
Joe rise, rientrando in cucina. «Lascia perdere quei
pantaloni, chiederò a Maddy se sua madre può sistemarli. Ti va uno yogurt?»
Martin sorrise e corse finalmente ad abbracciarlo.
♥ ♥
♥
[Prompt 25: “Non indovinerai mai cosa mi è successo!”]
Ed ecco un’altra flashina basata su un avvenimento capitato
a me personalmente XD
Praticamente una mia amica ha fatto una bellissima
illustrazione di Martin&Joe, e un giorno mentre eravamo insieme, le ho
fatto notare che doveva aggiungere il neo sul nasone di Martin; mia madre, che
era lì di fronte, se ne esce con: “Ah, lo devi aggiungere al ragazzo, non alla
ragazza, vero?”
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH e io che le dico: “Mamma, guarda che
sono due ragazzi!”
Lei aveva confuso Joe per una ragazza, per via dei suoi
lineamenti delicati, i capelli lunghi e ricci, il viso pulito… e ovviamente io
e Soul abbiamo subito capito (?) che AVREI DOVUTO scrivere di qualcuno che
scambiava Joe per una signorina XD
Mi sono divertita un sacco a scrivere questa storiella,
specialmente a immaginare Martin che prova a rammendare i pantaloni di Joe e si
punge le dita con l’ago AHAHAHAHAHAHAH povero il mio pandoro incapace, non sa
fare una mazza X’DD
Grazie a chiunque abbia letto anche questo capitoletto e
spero di avervi fatto almeno sorridere ;)
Alla prossima ♥
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Capitolo 9 *** Il vento è fuori ***
Il vento è fuori
Una folata di vento più violenta delle altre fece tremare
Martin.
Nonostante fosse sotto le coperte, l’ululare fuori dalla
finestra lo stava terrorizzando ogni istante di più.
Si raggomitolò meglio su se stesso e strinse le braccia
attorno al corpo: detestava quel maledetto evento atmosferico, lo spaventava
l’idea che potesse distruggere qualsiasi cosa formando una tromba d’aria,
mettendo in pericolo la vita di qualcuno.
Joe si mosse accanto a lui e poco dopo Martin avvertì la
mano del suo ragazzo tra le scapole.
Rimase immobile, sperando che non si accorgesse che era
sveglio e tremava come una foglia per colpa di qualche folata di vento.
Tuttavia Joe era praticamente impossibile da ingannare.
«Ehi» mormorò poco dopo il riccio.
«Ti ho svegliato.»
«Ero già sveglio. Stai tremando un sacco, hai freddo?»
domandò ancora Joe, stringendosi a lui e appoggiando la guancia sulla sua schiena.
«No…»
«Hai paura?»
Martin tacque, temendo che Joe potesse prenderlo in giro a
vita per una rivelazione del genere.
«Di cos’hai paura?» La mano sinistra di Joe risalì lungo il
suo braccio e cercò il suo viso, accarezzandolo piano.
L’ennesima folata di vento fece trasalire Martin e un
piccolo sospiro gli sfuggì dalle labbra. «Non senti quanto è forte? Mi
terrorizza, io…»
«Non ci credo! Mi dici sempre che sono una lagna perché ho
paura di tutto, e ora tremi come una femminuccia per un filo di brezza?»
scherzò Joe, solleticandogli il lobo dell’orecchio.
«Non ho mai conosciuto una persona più incoerente di te»
sbuffò Martin, pentendosi di aver esternato quella sua debolezza.
«In che senso?»
Il moro si rigirò nell’abbraccio e appoggiò la fronte a
quella dell’altro. «Se mi permetto di scherzare sulle tue tragedie
quotidiane, mi urli contro per ore! Anch’io dovrei offendermi perché mi
stai prendendo in giro, invece…»
Joe gli prese il viso tra le mani e si sporse per baciarlo
sulle labbra, un gesto tenero e delicato. «È vero, hai ragione. Sono un
idiota.»
Martin rimase in silenzio e si aggrappò a lui in un
abbraccio bisognoso, come se quel ragazzo che necessitava sempre di protezione
– che lui stesso aveva deciso di proteggere dal primo momento in cui l’aveva
conosciuto – ora rappresentasse la sua unica ancora di salvezza.
Joe ridacchiò contro il suo collo. «Il vento è fuori da
questa stanza, stai tranquillo. Ci sono io con te, non ti succederà niente» lo
rassicurò in tono deciso, fu un mormorio tranquillo e pacato.
Il cuore di Martin si riempì di un’infinita tenerezza: portò
una mano a scompigliare appena i ricci chiari del compagno e sorrise. «Ti va di
raccontarmi qualcosa? Se ti sento parlare, non ascolterò il vento!» propose.
Joe rimase in silenzio per un po’, intento ad accarezzargli
piano la schiena.
«Allora?» insistette Martin.
«Ehi, non mettermi fretta!» lo rimbeccò l’altro, intrecciando
le dita tra i suoi capelli per tirarne una ciocca.
Martin cercò le sue labbra per rubargli un altro rapido
bacio. «Okay, scusa» sussurrò.
Joe sorrise e, continuando a riempirlo di carezze capaci di
rilassarlo, cominciò a parlare.
♥ ♥
♥
[Prompt 35: “Non ho mai conosciuto una persona più
incoerente di te.” / Prompt 50: “Ehi, non mettermi fretta!”]
Ciao a tutti ed eccomi con un capitoletto meno demenziale e
più fluffoso sui miei bambini :3
Ecco, abbiamo sempre visto Martin come una roccia, capace di
proteggere Joe da qualsiasi cosa e di tranquillizzarlo in ogni situazione… ma
non possiamo dimenticare che anche il caro Martin è un essere umano, con le sue
paure e le sue fragilità!
Ed ecco che si scopre che ha paurissima del vento,
specialmente quando è tanto forte! Questa fobia ha anche un nome – scoperto
grazie al contest “Scriptophobia” di Soul – ed è Ancraophobia! XD
E niente… Joe stava piagando (?) come suo solito, ma poi si
è dimostrato tanto amorevole e comprensivo con il suo amato, e il mio cuore
intanto si è sciolto in mille petali colorati (???)
Okay, sto vaneggiando, non fateci caso ^^”
Un ringraziamento speciale va a Carmaux che ha indetto un
contest bellissimo e mi ha subito ispirato per scrivere questa flashina con uno
dei suoi stupendi pacchetti *___*
Grazie anche a tutti voi che ancora mi seguite, alla
prossima ♥
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Capitolo 10 *** Proposte indecenti ***
Proposte indecenti
Martin si sdraiò sul corpo di Joe e lo baciò con passione,
insinuando le dita sotto la sua camicia.
Joe sorrise sulle sue labbra e risalì con le mani lungo le
sue braccia muscolose, percorse il profilo delle spalle larghe e raggiunge il
viso punteggiato di quella deliziosa barbetta che gli pizzicava i polpastrelli
e lo faceva impazzire.
«Martin?» mugolò con la bocca dell’altro sul collo.
«Mmh?»
«Volevo chiederti una cosa.»
Martin, udendo il suo tono leggermente incerto, si fermò e
sollevò il capo. «Ovvero?»
Joe ghignò in maniera estremamente maliziosa. «Volevo fare
un esperimento…»
«Quale esperimento?»
«Beh…» Il riccio sghignazzò e lo abbracciò più forte,
inarcandosi appena per far collidere i loro bacini. «Ti andrebbe di provare
qualcosa di estremo?»
Martin sgranò gli occhi e fece leva con le mani sul
materasso per sollevarsi e scrutare meglio il viso delicato di Joe. «Sei
impazzito?»
«No, perché? Non ti piacerebbe dare un tocco bondage al
nostro rapporto?»
Il moro a quel punto rotolò su un fianco e si mise a sedere,
la bocca semiaperta e le folte sopracciglia aggrottate. «Cristo» borbottò.
Joe lo imitò e si sedette a sua volta, allungando le braccia
per stringerlo. «Dai, non fare così! Quanto sei tradizionalista!» lo canzonò.
«Tradizionalista?! Non ho intenzione di legarti e frustarti,
né di farmelo fare da te» protestò Martin, sempre più preoccupato e scettico nei
confronti del compagno.
Tuttavia Joe scoppiò a ridere e portò le dita tra i suoi
capelli scuri, scompigliandoli in un gesto brusco.
«Non c’è niente da ridere» aggiunse Martin contrariato,
incrociando le braccia al petto.
Non aveva idea del perché Joe desiderasse dare una svolta
simile ai loro rapporti intimi: si erano sempre trovati bene, amandosi in modo
semplice e delicato, travolti da passione e dolcezza. Possibile che adesso il
suo fidanzato lo trovasse noioso?
«Ehi, idiota.» Joe si sistemò a cavalcioni su di lui e lo prese
tra le braccia. «Non mi hai lasciato neanche spiegare la mia idea!»
«Già non mi piace, sappilo.»
«E dai! Volevo solo chiederti… ti va di bendarmi?» propose
Joe. Per alcuni istanti riuscì a rimanere serio, poi scoppiò in una fragorosa
risata e si accasciò sulla spalla di Martin. «Oddio, posso solo immaginare la
faccia che hai in questo momento!»
Il moro era sotto shock, incredulo, sconvolto: quel
deficiente non poteva veramente aver avanzato una richiesta tanto
insensata.
Lo aveva preso in giro fin dal primo istante e ora si
sentiva ancora più stupido ad avergli dato retta.
Alzò gli occhi al cielo e lo spinse via, alzandosi dal letto
e sbuffando rumorosamente. «Ecco, avrei dovuto immaginarlo» commentò.
Joe rotolò a pancia in su e allungò una mano. «Ehi, dove
vai? Torna qui!»
«Sai che c’è? Mi è improvvisamente venuta voglia di correre
in bagno» gracchiò Martin.
«Pensa un po’, che tempismo! Non sarà che ti sei offeso perché
non avevi capito che scherzavo?» lo canzonò il riccio.
«No» grugnì Martin, dirigendosi verso la porta. «È che anche
il mio intestino ha capito che sei un coglione!»
♥ ♥
♥
[Prompt 33: “Che tempismo!”]
Carissimi lettori, rieccomi da queste parti con un
nuovissimo, demenziale aggiornamento XD
Potevo non concludere questo dannatissimo 2020 con un
aggiornamento nel Tavolo? Certo che no! Un po’ di allegria, per sdrammatizzare,
direi che ci vuole!
So che non mi facevo viva da un po’, ma ci sono ancora dei
bellissimi prompt suggeriti da Soul nella sua challenge che voglio sviluppare
per questa raccolta, dato che ho alcune idee cretine – vedi: quella che avete
appena letto – con questi due come protagonisti!
Ed ecco qui Joe che, da non vedente, fa venire un mezzo
infarto a Martin per poi proporgli di BENDARLO XDD
Io sono senza parole, non avete capito che desideravo
scrivere questa fesseria da tutta la vita e finalmente ce l’ho fatta :D
Spero di avervi fatto ridere, perché a me sono caduti tutti
i neuroni mentre scrivevo e non so se interpretarlo come un buon segno o meno
^^”
Grazie ai coraggiosi che mi hanno seguito durante quest’anno
e che ancora mi seguiranno nel prossimo: vi auguro che tutto vada per il meglio
e, nei momenti di sconforto, pensate che non ci può essere niente che sia
peggio del 2020 XD ♥
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Capitolo 11 *** Tacchino all'olio per motore ***
Tacchino all’olio per
motore
«Ricordati di prenotare il tacchino da Earl, tra una
settimana è il Ringraziamento» gridò Martin dall’ingresso.
«Ho già provato a chiamarlo poco fa, ma non mi ha risposto.
Tranquillo, riprovo dopo» lo rassicurò il riccio, seduto al tavolo della cucina
e intento a fare colazione.
Quella mattina Martin doveva essere in piscina prima del
solito, mentre lui ne avrebbe approfittato per rilassarsi visto che era il suo
giorno libero.
«Okay, a più tardi!» lo salutò il suo ragazzo, poi Joe udì
la porta richiudersi con un tonfo e comprese di essere rimasto solo.
Decise che avrebbe messo su un po’ di musica e sistemato i
panni ormai asciutti ancora stesi sullo stendibiancheria; si sentiva di
buonumore, già pensava a quanto sarebbe stato bello trascorrere il giovedì
successivo in compagnia delle persone che lui e Martin amavano di più al mondo.
Ben e Beth li avrebbero raggiunti dal Montana – sarebbe stato
il primo Ringraziamento insieme ai due fratelli –, Maddy aveva già confermato
la sua presenza e anche il padre di Martin avrebbe partecipato all’evento.
Sarebbero stati un po’ stretti nel loro piccolo
appartamento, ma il tavolo rotondo sarebbe diventato ovale in un batter di
ciglia e ci sarebbe stato posto per tutti.
Prima, però, doveva ordinare il tacchino da fare ripieno,
altrimenti gli ospiti sarebbero rimasti a digiuno.
Sorridendo, afferrò l’iPhone e, visto che era solo e non aveva
voglia di stare dietro alla sintesi vocale, attivò Siri e ordinò: «Chiama
Earl».
La voce metallica replicò pochi istanti dopo: «Chiamo Earl».
Joe sbuffò per il modo in cui quell’affare aveva pronunciato
il nome del suo macellaio di fiducia, poi si portò il cellulare all’orecchio e
ascoltò il susseguirsi degli squilli.
Stava per arrendersi come aveva fatto poco prima che Martin
uscisse, quando una voce maschile si presentò all’altro capo della linea.
«Earl? Ciao, sono Joe. Ti chiamo per prenotare un tacchino
per il Giorno del Ringraziamento. Mi servirebbe un po’ grande, saremo in…
vediamo… in sei. Me lo metteresti da parte?» parlò a raffica, senza permettere
all’altro di replicare.
Poco dopo udì una risata imbarazzata. «Un tacchino? Ragazzo,
io al massimo posso condirlo con un po’ di olio per motore!»
Joe aggrottò la fronte e inclinò il capo verso sinistra.
«Cosa…» Si bloccò per un istante, poi riprese: «Non sei Earl?»
«Certo che sì, ma io sono Earl il meccanico, non Earl il
macellaio!» spiegò l’uomo, scoppiando in una fragorosa risata.
Joe si sentì avvampare e avrebbe voluto mettere giù e
correre a nascondersi sotto il letto, tuttavia fece leva su se stesso per
trovare qualcosa da dire. «Cazzo, scusa! Ti richiamo se a Martin serve un
controllo alla macchina» scherzò.
Poi si salutarono e Joe chiuse la telefonata, imprecando tra
i denti.
Facendosi guidare dalla sintesi vocale, andò a controllare
in rubrica e si rese conto che effettivamente c’erano due Earl tra i
suoi contatti, ma il secondo era registrato come Earl macellaio.
«Martin mi prenderà in giro per sempre» esalò, facendo
partire la chiamata verso il numero corretto.
♥ ♥
♥
[Prompt 31: “Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha
risposto!”]
Oddio, io sto morendo dal ridere XD
Piccole note (quasi) autobiografiche: quello che è successo
a Joe è realmente capitato a mia madre! Ebbene sì, abbiamo meccanico e
macellaio che si chiamano allo stesso modo e qualche tempo fa lei doveva
ordinare della carne e per sbaglio chiamò il meccanico, accorgendosi SOLO DOPO
aver chiesto cosa volesse che in realtà non era il macellaio :D
Io sto ancora ridendo, credetemi!
Spero che anche per voi sia stato lo stesso e grazie perché
ancora mi seguite *-*
Sembra interessante questo Giorno del Ringraziamento con
Ben&Beth, Maddy e Harry Harris, vero? Ma soprattutto SENZA dinoCecilia! X’D
Okay, la pianto e vi do appuntamento alla prossima storiella
♥
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Capitolo 12 *** In un caffè ***
In un caffè
Martin prese un sorso dalla sua tazza e annuì soddisfatto.
Da quando Joe, diverso tempo prima, gli aveva teso un
agguato e aveva aggiunto lo sciroppo d’acero al suo caffè, per lui era
diventata una piacevole abitudine fare colazione in quel modo, soprattutto
nelle occasioni speciali.
Joe, seduto di fronte a lui, storse il naso e inclinò la
testa verso sinistra; annusò l’aria e una smorfia disgustata distorse i suoi
lineamenti delicati.
«Non cominciare a lamentarti per l’odore dello sciroppo
d’acero» disse Martin. «Del resto è colpa tua se ogni tanto mi piace metterlo
nel caffè.»
«Colpa mia?!» si indignò Joe, mentre una ciocca di boccoli
chiari gli scivolava sul viso. La scacciò con un gesto rapido e sbuffò,
cercando a tentoni il vasetto di yogurt che aveva aperto poco prima.
«Sì! Da quando mi hai fatto quello scherzo nel chiosco sulla
spiaggia, la mia vita è cambiata!» replicò il moro, sorseggiando ancora dalla
propria tazza.
«Mai l’avessi fatto!» esclamò Joe, assumendo un tono
melodrammatico che ben si addiceva alle sopracciglia aggrottate che svettavano
sui suoi occhi vuoti e sgranati.
«Andiamo, non esagerare: è delizioso!»
Il riccio sospirò e, afferrato il cucchiaino con la mano
sinistra, pescò un po’ di yogurt ai cereali e se lo portò alla bocca. «Ma qual
è l’occasione speciale di oggi?» farfugliò, sputacchiando un po’ in giro.
«Joe! Ti ho detto che mi dà fastidio quando parli con la
bocca piena!»
L’altro deglutì e ripeté la domanda.
«Beh… è l’anniversario della nostra casetta» spiegò Martin
in tono quasi solenne, finendo di sorbire il liquido scuro dal recipiente in
ceramica.
«E tu come fai a ricordartelo? Hai la memoria del pesce
rosso» lo canzonò Joe, puntandogli contro il cucchiaino impiastricciato di
yogurt.
Una goccia colò sul ripiano chiaro del tavolo e Martin si
allungò per ripulirla con un fazzoletto. «Attento, stai sporcando dappertutto. Ma
quale memoria del pesce rosso?»
Joe si aprì in un sorriso intenerito e annuì. «Forse te lo
ricordi per come ho gridato quando ho scoperto che non c’erano le zanzariere!»
Martin si passò una mano sul viso. «Cazzo, sì. I miei
timpani ancora stridono…»
«Avevo ragione! Non posso mica vivere in mezzo a mosche,
zanzare, api…»
Martin posò una mano su quella del compagno e ridacchiò. «Il
24 luglio di un anno fa ci siamo trasferiti qui insieme e tu parli di insetti? Perché
invece non mi dai un bacio?»
L’altro finse di rifletterci un po’ su, poi allungò la mano
libera e trovò a tentoni la tazza del suo ragazzo.
Martin sollevò le sopracciglia e lo fissò interrogativo –
Joe riusciva a percepire il suo sguardo anche se non poteva effettivamente
vederlo.
«Prima lavati i denti e sbarazzati di questa cosa, grazie!
L’odore è sempre più nauseante.»
Martin rise e, dopo essersi alzato, si chinò a rubargli un
bacio a fior di labbra. «Buon anniversario» mormorò e fuggì verso il lavabo.
Joe si esibì in una smorfia e pensò di insultarlo, poi
sorrise: in fondo non voleva rovinare quell’occasione speciale.
♥ ♥
♥
[Prompt 38: “Prima sbarazzati di quella cosa, grazie!”]
Prompt per il contest di Earth: Dove? In un caffè.
Carissimi lettori, finalmente abbiamo scoperto quando
Martin&Joe sono andati a vivere insieme, ovvero il 24 luglio *-*
Questa flashina, quindi, è ambientata il 24 luglio 2020,
dato che i miei due tesori sono andati a convivere nel 2019 ^^
Un paio di notine
esplicative per chi non conosce per niente i miei OC: Joe è cieco ed è per
questo che spesso descrivo i suoi gesti un po’ goffi, gli occhi vuoti e il
fatto che si accorga di certi sguardi anche se non può coglierli.
Quando mi riferisco allo scherzo di Joe nei confronti di
Martin, parlo di quando il riccio ha versato lo sciroppo d’acero nel caffè del
compagno, facendo leva su quanto il moro aveva detto al loro primo
appuntamento: Martin disse che lo sciroppo d’acero gli piace talmente tanto che
lo metterebbe pure nel caffè XD
Questo scherzetto è stato raccontato dalla mia carissima
Carmaux nella sua storia Senza titolo,
dove uno dei suoi personaggi assiste alla scena e la immortala in un disegno.
Carmaux mi ha regalato sia la storia che il disegno per il mio decimo
compleanno su EFP *-*
Spero veramente che la lettura sia stata piacevole e di
essere riuscita a strappare un sorriso a chi legge :3
Ringrazio moltissimo anche Earth per avermi ispirato con i
suoi bellissimi prompt, è stato davvero difficile scegliere quale sviluppare
perché sono tutti splendidi *___*
Grazie a chi segue questa raccolta e alla prossima ♥
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Capitolo 13 *** Frittelle curative ***
Frittelle curative
Martin prese in mano il cellulare e trovò un messaggio di
Ben: si trattava della foto di un piatto stracolmo di frittelle di banane, come
recitava la didascalia scritta dal suo migliore amico.
Digitò una risposta, sistemandosi meglio sul divano:
Mi passi la ricetta?
Magari io e Joe proviamo a farle, dato che i cupcakes della settimana scorsa ci
sono usciti di merda…
Poco dopo ricevette un vocale da parte di Ben.
«Dopo la cerco e te la mando. Le ha fatte Beth: buonissime!»
Martin replicò con smile grafici e cuoricini – era il modo
in cui lui e Ben comunicavano, neanche fossero una coppia di fidanzatini che si
scambiavano effusioni a distanza.
Joe, appena uscito dal bagno con un asciugamano ad
avvolgergli i capelli, lo raggiunse in cucina e camminò a tentoni fino alla sua
poltrona preferita. «Erano dei vocali di Ben?» domandò, inclinando il capo
verso sinistra.
«Sì. Beth ha fatto le frittelle di banane e gli ho chiesto
di mandarmi la ricetta, così le proviamo anche noi» spiegò il moro, scrollando
in fretta la home di Instagram. «Dalla foto sembrano buone.»
«Come fate voi vedenti a dire che un cibo è buono tramite
una stupida immagine?»
Martin stava per replicare, quando il cellulare gli vibrò in
mano: Ben gli aveva inviato un nuovo vocale.
Mise in play senza preoccuparsi che Joe lo sentisse –
con l’udito che il suo ragazzo si ritrovava, la voce squillante di Ben sarebbe
giunta comunque fino a lui.
«Non lo so a che ora smonto. Che pastiglie vuole? Mandami
la foto della scatola… il turno finisce alle dieci, ma lo sai che a volte bevo
qualcosa con Trent… comunque mandami la foto, se trovo un distributore di
medicinali che funziona le compro.»
Martin udì Joe trattenersi a stento, mentre lui non riuscì
più a contenersi ed esplose in una fragorosa risata, lasciando ricadere il
cellulare sul divano. «Ma che cazzo ho appena sentito?»
«Ben è un mito, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!»
sghignazzò Joe, piegandosi in due sulla poltrona mentre veniva scosso dalle
risa.
Martin dovette aspettare che le lacrime gli si asciugassero
per mettere nuovamente a fuoco il cellulare per digitare una risposta sensata e
senza errori di battitura.
Veramente volevo
solo la ricetta delle frittelle, non le pastiglie lol
Joe intanto continuava a sganasciarsi, tanto che poco dopo
l’asciugamano si disfece e lasciò libere le sue ciocche scompigliate e ancora gocciolanti.
La risposta di Ben non si fece attendere troppo.
«Cazzo, scusa! Dovevo rispondere a mia madre, dice che
Lucy non sta bene e voleva delle medicine… vabbè, amico, ‘fanculo! Sono fuso,
il lavoro mi uccide… niente, che cazzo ne so? Ciao bello, dopo ti giro la
ricetta» blaterò il rosso tramite l’altoparlante, intervallando le parole
con accessi di risa improvvisi.
Joe scosse il capo e si alzò dalla poltrona. «È fuori di
testa, mi fa morire!»
Martin ghignò e mandò a Ben un sacco di cuoricini, smile con
baci e occhi a stelline. «Certo, altrimenti non sarebbe nostro amico!»
♥ ♥
♥
[Prompt 1: “Mi passi la ricetta?”]
NO, CIOÈ!
Voi non potete capire che mi mancava troppo aggiornare
questa raccolta!
Ma quando nella real life succedono cose demenziali che mi
ispirano per scrivere, come posso io evitarlo?
Ebbene, quando la gente manda messaggi vocali e sbaglia
destinatario senza accorgersene, ecco che le risate non si contano più :D
Io non ci voglio credere, logicamente poi doveva essere quel
fesso adorabile di Ben a combinare questa cretinata assurda e far sganasciare Martin&Joe!
XD
Piccola spiegazione: la disastrosa esperienza di
Martin&Joe con i cupcakes la potete leggere nella mia OS Basta seguire
la ricetta…, facente parte della raccolta “Ventiquattro tasche colme di
bizzarrie”! Non vi anticipo altro, ma posso solo dirvi che la shot citata
potrebbe benissimo essere un’estensione (?) di questa raccolta XDD
Mi sono divertita troppo a buttare giù questa sciocchezza,
ne avevo decisamente bisogno :3
Grazie a chiunque sia ancora disposto a seguirmi nelle
avventure del tavolo, vi mando un abbraccio e ci sentiamo presto ♥
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Capitolo 14 *** Alla fine l'acqua è sempre fredda ***
Alla fine l’acqua è
sempre fredda
«Stanotte ho fatto un sogno stranissimo!» esclamò Martin.
Joe rise. «Sentiamo.»
«In pratica c’era mia madre che cercava di portarmi al
cinema con lei. Solo che io volevo andare in spiaggia.»
«Strano» ironizzò Joe, il capo appoggiato sul petto del suo
ragazzo. Si erano svegliati da poco e, siccome era domentica, ne stavano
approfittando per poltrire a letto fino a tardi.
«Secondo te potrei mai preferire un pomeriggio al cinema con
lei? Neanche morto! Comunque… poi lo scenario è cambiato e mi sono ritrovato in
bagno, però in questa casa, anche se nel sogno pensavo di essere da mia madre.
Volevo farmi la doccia, ma l’acqua non usciva dal rubinetto.»
«Cazzo, no!»
Martin portò la mano destra tra le ciocche chiare e ricce
del compagno e le accarezzò distrattamente. «Poi il bagno si è allagato
all’improvviso e mia madre ha cominciato a gridare e a dirmi che spreco sempre
l’acqua quando mi lavo.»
«Quello però sono io!» commentò Joe.
«Esatto, rimani sotto la doccia per un’eternità…» Martin
sospirò e gli solleticò appena il collo, facendolo sobbalzare. «A un certo
punto ha cominciato a ripetere sempre la stessa frase.»
«Oddio, che inquietudine… e che diceva?»
«Alla fine l’acqua è sempre fredda» recitò Martin,
scimmiottando la voce di sua madre.
«E questo cosa c’entrava con il bagno allagato?» chiese Joe
divertito.
«Tu lo sai? Io no! Poi mi sono ritrovato in spiaggia, ma
c’era anche lei.»
«Una persecuzione chiamata Petra Rose Harris!» Joe sollevò
la mano sinistra e tracciò lentamente il profilo dei pettorali dell’altro, sfiorandoli
attraverso il tessuto leggero della maglia che indossava.
«No, ricordati che lei non è più la signora Harris da quando
mio padre l’ha lasciata e disonorata» commentò Martin con amarezza.
«Ah, giusto, il suo cognome ora è Plum… il sogno finiva
così?»
«Non proprio. Continuava a dirmi che alla fine l’acqua è
sempre fredda e che se mi facevo il bagno dopo mangiato, avrei avuto una
congestione!»
Joe esplose in una risata. «Molto sensato!»
«Sì, poi mi sono svegliato. Comunque da piccolo mi diceva
spesso cose del genere sull’acqua e sulla congestione.»
«Che incubo! Anche mia madre era così, non la sopportavo!
Pensa che non voleva che andassi in piscina prima delle cinque del pomeriggio
perché aveva paura che l’acqua fredda mi facesse male» raccontò il riccio,
scostandosi dal petto del compagno per stiracchiarsi.
Martin sospirò e si passò le mani tra i corti capelli neri.
«Abbiamo due casi umani come madri, siamo proprio fatti per stare insieme…»
«Puoi scommetterci! Adesso vado a fare la doccia, sperando
che non succeda come nel tuo sogno!»
Il moro rise. «Certo, e mi raccomando: non starci troppo,
perché alla fine l’acqua è sempre fredda» scherzò, imitando ancora una
volta la voce della madre.
«Va bene, mamma. Almeno non mi verrà la congestione,
dato che non ho ancora mangiato!» concluse Joe, mettendosi a sedere sul bordo
del letto.
Martin si sollevò a sua volta e, prima che l’altro potesse
alzarsi, lo abbracciò da dietro e gli baciò teneramente il collo.
♥ ♥
♥
[Prompt 46: “Stanotte ho fatto un sogno stranissimo!”]
[Prompt per il contest di Earth: «Alla fine l’acqua è
sempre fredda.»]
Ri-ciao a tutti e bentrovati ^^
Non ho tantissimo da dire su questa flash, se non che mi
sono divertita a scriverla perché ho pensato all’insensatezza dei miei sogni e
quindi non è stato difficile immaginarne uno che potesse aver fatto Martin XD
Ed ecco che, inoltre, possiamo apprendere una minima parte
dell’essere “casi umani” delle due madri di questi ragazzi! Ma loro cos’hanno
fatto di male per meritarsi due così?
Ovviamente in una flash non potevo assolutamente fornire
chissà quali dettagli, però spero che tutto sia risultato chiaro ^^
Ringrazio Soul e la sua magnifica challenge, Earth e il suo
bellissimo contest e tutti coloro che mi lasciando ancora stupendi commenti :3
Alla prossima ♥
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Capitolo 15 *** Destra o sinistra? ***
Destra o sinistra?
Joe sospirò e rimase in silenzio, mentre Martin abbassava il
finestrino per intercettare un passante.
Si trovavano in una cittadina nel Nord della California,
decisi a trascorrere una settimana di vacanza all’insegna di relax, passeggiate
all’aria aperta e lunghe nuotate.
Tuttavia non avevano ancora trovato l’alloggio che avevano
prenotato su Airbnb: stavano girando a vuoto per il piccolo centro abitato,
mentre Martin imprecava contro i sensi unici che il navigatore satellitare non
gli segnalava.
Joe non aveva fatto che sbraitargli contro per tutto il
tempo ed erano finiti a litigare – come del resto succedeva sempre quando erano
in cerca di indicazioni stradali.
«Sì?» replicò il passante.
«Mi saprebbe dire come raggiungere Million Street?» chiese
Martin in tono gentile.
Joe udì un attimo di silenzio e temette che il tizio non
avesse sentito bene.
«Million Street, allora… devi andare dritto, poi giri lì a
destra… cioè, a sinistra, c’è una rotonda e devi andare a destra. Poi vai
dritto… e giri, lì, insomma… chiedi più avanti!»
Joe inarcò le sopracciglia e si trattenne per non
sghignazzare: non aveva capito un accidente di quelle informazioni ed era certo
che anche per Martin fosse lo stesso.
«La ringrazio!» esclamò il suo ragazzo.
Joe tenne premuto il pulsante per risollevare il vetro e
sospirò irritato. «Sì, la ringrazio un cazzo: che razza di indicazioni sono?
Dritto e poi? A destra o a sinistra?»
«Ha detto a destra, no? Proviamo!» rispose Martin
esasperato, ripartendo.
Il riccio incrociò le braccia al petto. «Veramente si è
corretto e ha detto a sinistra» gli fece notare.
«Ma sei sicuro?»
«Secondo te sono cretino? Sei tu quello che ha la memoria
del pesce rosso, non io!»
Martin non disse niente, procedette per un po’ e svoltò a
destra.
«Martin! Ma perché sei andato in questa direzione? Avevo
detto sinistra!»
A quel punto il suo ragazzo riprese a imprecare, tentando di
fare diverse manovre per invertire il senso di marcia; poi si accorse che la
strada era a senso unico e sbuffò sonoramente, costretto a proseguire dritto.
«Ma io lo sapevo, mi chiedo perché non ascolti quando ti
parlo!» brontolò Joe, sentendo il nervosismo montare in lui.
«E adesso?» esalò Martin, frenando lentamente.
«Che fai?»
«Questa strada porta in aperta campagna, si vede una vecchia
linea ferroviaria in lontananza…»
«E non puoi tornare indietro?» lo interrogò il riccio
irritato.
«No, cazzo, ti sto dicendo che questa via è a senso unico!»
sbottò Martin. «Mi sa che ci siamo persi…» aggiunse, ingranando la retromarcia.
«Cristo santo, ma dove cazzo siamo finiti?» mugolò Joe,
portandosi una mano sulla fronte.
«Non lo so, so solo che voglio trovare l’alloggio e buttarmi
sotto la doccia: sto sudando come un cavallo!»
Joe rise ironico. «Non è certo colpa mia se l’aria
condizionata non funziona» commentò sarcastico.
«Non ricominciare, okay? Lasciami concentrare!»
Il riccio sbuffò per l’ennesima volta e si abbandonò contro
il sedile, chiudendosi in un silenzio che sapeva di testardaggine e nervosismo
insensato.
Quella vacanza stava cominciando decisamente col piede
sbagliato.
♥ ♥
♥
[Prompt 44: “Mi sa che ci siamo persi…”]
OH MAMMA XD
Carissimi lettori, so che non aggiornavo da molto tempo, ma ancora
una volta la real life mi ha ispirato per scrivere su questi due sfigatelli e
per riversare in loro tutte le disavventure che mi succedono AHAHAH XD
Sì, perché la scena che avete appena letto succede SEMPRE
tra me e mia madre, dove io sono Joe e lei è Martin.
Ha il vizio di chiedere le indicazioni o di seguirle sul
navigatore, ma alla fine fa sempre di testa sua e di conseguenza ci perdiamo
ogni tre per due ^^”””
Il che OVVIAMENTE mi fa innervosire, perché non trovo il
senso di volersi affidare alle informazioni fornite da qualcun altro se poi si
fa tutto l’opposto… boh o.o
E niente, ho spedito i miei bimbi in culo alla luna (?) e
ora sono curiosa di scoprire cosa gli succederà in vacanza… voi no? :D
Grazie a chiunque leggerà e a chi ancora sta appresso a
questa delirante raccolta!
Ringrazio anche Soul che, anche se ha sospeso la challenge,
dà comunque a noi partecipanti l’opportunità di continuare a sviluppare i suoi
magnifici prompt *___*
Alla prossima e preparatevi: sarà AGGHIACCIANTE! ♥
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Capitolo 16 *** Supposizioni intelligenti ***
Supposizioni
intelligenti
Martin si frugò in tasca e sbuffò.
«Che c’è?» gli chiese Joe, muovendo il bastone bianco tra
gli stretti vicoli della cittadina in cui alloggiavano per le vacanze.
«Avresti qualche spicciolo da prestarmi? Quando arriviamo in
piazza, voglio prendere qualcosa da bere.»
«Aspetta, quando ci fermiamo controllo.»
I due proseguirono per diversi metri, poi svoltarono su una
strada più larga e salirono sul marciapiede.
Joe stava sondando il terreno con il suo fedele aiutante
quando avvertì la presenza di qualcuno che gli passava accanto; poco dopo i
passi si arrestarono e una voce femminile – probabilmente appartenente a una
signora sui settant’anni – riempì l’aria.
«Ma quello è per le blatte?»
Joe fece qualche passo avanti, ma si fermò quando udì Martin
che replicava a quella domanda che non sapeva come interpretare.
«No, signora, è un bastone per ciechi» spiegò pazientemente
il suo ragazzo.
«No, perché è pieno di blatte qui, se apri i tombini le
vedi!» proseguì la donna, ignorando completamente le parole di Martin.
Poi ricominciò a camminare, borbottando tra sé e lasciandoli
con due enormi punti interrogativi sulla testa.
«Ma che cosa ho appena sentito?» si chiese Joe, indeciso se
scoppiare a ridere o imprecare.
Martin lo raggiunse. «Non ho capito che problemi mentali ha
la gente» bofonchiò.
I due cominciarono a sghignazzare, finché non esplosero in
una fragorosa risata: era decisamente meglio sdrammatizzare quando si imbattevano
nella profonda ignoranza umana.
Ripresero il loro cammino verso la piazza principale,
continuando a commentare l’avvenimento.
Stavano per giungere a destinazione quando una coppia di una
certa età li salutò.
«Buonasera» replicarono, leggermente sconcertati.
«Tutto normale, sì?» domandò l’uomo, fermandosi a pochi
passi da loro.
Joe non poteva crederci: sembrava quasi un alieno con il
terzo occhio, visto che nel giro di pochi minuti stava attirando a sé
l’attenzione di tutte quelle persone.
«Normalissimo, grazie!» esclamò Martin.
Poi una risatina provenne dalla donna, la quale aveva una
voce dannatamente simile a quella della signora delle blatte.
«Io pensavo che fosse una majorette!» commentò.
Joe si fermò di botto e scoppio a ridere, ignorando completamente
il fatto che la donna fosse praticamente al suo fianco. «Una majorette?!»
Martin lo affiancò e lo spinse a camminare, allontanandosi
da quei due ed entrando finalmente nella piazza. «Ma perché noi siamo
perseguitati da tutto questo disagio?!»
«Non lo so, ma dobbiamo raccontarlo a Maddy!» sghignazzò
Joe, fermandosi nuovamente in preda alle risate.
«Cazzo, sì, dopo le facciamo un vocale!» strepitò l’altro,
profondamente divertito.
Joe tentò di ricomporsi e inclinò la testa di lato. «Certo,
ora posso fare una coreografia da majorette ammazza-blatte!» ironizzò, sfilandosi
lo zaino dalle spalle per frugarci dentro. «Davvero sembro una ragazza, poi?»
aggiunse contrariato.
«Non riesco a credere che in un mondo teoricamente
civilizzato la gente non abbia mai visto un fottuto bastone bianco» esalò
Martin con un sospiro. «Comunque, sì, un po’ lo sembri» lo punzecchiò.
«Ha parlato l’uomo virile!» Joe rise, poi allungò la mano
sinistra verso di lui. «Tieni gli spiccioli: comprami una birra, voglio
ubriacarmi per dimenticare!» concluse.
♥ ♥
♥
[Prompt 43: “Avresti qualche spicciolo da prestarmi?”]
Cioè, ma io come dovrei commentare UN DISAGIO DI UNA SIMILE
PORTATA?
Lettori, mi piacerebbe dirvi che mi sono inventata tutto
apposta per creare l’ennesimo capitolo trash di questa raccolta, ma vi avevo
avvisato nelle NdA del precedente che questo sarebbe stato AGGHIACCIANTE!
E infatti lo è, ancora di più perché – udite, udite – è
TUTTO VERO!
Ho personalmente assistito a una scena – anzi, a due scene –
del genere e mi sono posta le stesse identiche domande che si sono posti
Martin&Joe: ma veramente nel 2021 la gente non sa ancora cosa sia un
bastone bianco?
Tutte queste supposizioni complottiste (?) non riesco a
concepirle, cioè… ma dove viviamo?!
Sono profondamente sconcertata o.o
E ovviamente Joe ha pensato subito di raccontare tutto a
Maddy che, se ci fosse stata, secondo me avrebbe risposto in maniera totalmente
diversa dal pacato e tranquillo Martin, voi che dite? XDD
Non so assolutamente cos’altro dire, se non che certe volte
mi vergogno di stare al mondo sapendo che condivido lo spazio con certi
soggetti ignoranti come le sedie ^^”””
Spero che almeno voi vi siate fatti due risate, perché io
ormai rido da giorni – settimane! –, giusto per non piangere dalla
disperazione! XD
Grazie a chiunque sia passato di qui e alla prossima storia
disagiante ♥
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Capitolo 17 *** Camuffarsi ***
Camuffarsi
Joe ascoltò ciò che la sintesi vocale leggeva per lui,
apprendendo che Maddy gli aveva inviato un messaggio.
Ho appena finito la lezione virgola tu che fai punto
interrogativo se vuoi ci vediamo al parco vicino a casa tua tra dieci minuti
punto esclamativo cuore cuore cuore
Storse il naso: detestava quella dannata voce metallica e il
modo in cui riportava quanto scritto sullo schermo; era talmente poco
intelligente da non avere un’intonazione, pronunciando i segni di interpunzione
anziché dare colore alle frasi.
Armandosi di tutta la pazienza che aveva, tentò di digitare
una risposta. Non si era ancora abituato al nuovo cellulare, usare la sintesi
vocale con un telefono touch screen era terribile e avrebbe impiegato almeno un
anno per capirne il meccanismo di funzionamento.
La voce metallica enunciava lapidaria le lettere su cui lui
lasciava scorrere le dita, ripetendole in tono più acuto solo se lui ci premeva
sopra per confermarle; era macchinoso, avrebbe fatto prima a chiamare Maddy
piuttosto che scriverle.
La testardaggine era la sua più grande rovina.
Tra un’imprecazione e l’altra, mise su un messaggio breve e
poco articolato, per poi abbandonare l’apparecchio sul tavolo e riflettere sul
da farsi: doveva prepararsi in fretta, Maddy sarebbe stata sotto casa sua a
breve.
Si alzò e stava per avviarsi fuori dalla cucina quando il
cellulare prese a squillare e vibrare – detestava quel ronzio, doveva
ricordarsi di chiedere alla sua amica una mano per disattivarlo e lasciare
impostata soltanto la suoneria.
La sintesi vocale intanto declamava Maddy a gran
voce, pronunciando il nome della ragazza esattamente com’era scritto.
Con uno sbuffò Joe armeggio con il cellulare e riuscì
finalmente a rispondere. «Che c’è? Non hai ricevuto il mio messaggio?» esordì.
Dall’altro capo, però, la voce di Maddy era spezzata da
fragorose risate. «Cazzo se l’ho ricevuto!»
«Che hai da ridere?» la interrogò.
«Hai scritto… non ho capito, devo darti il tampone di
camuffarti?!» strillò lei profondamente divertita.
Joe rimase sorpreso. «Eh?»
«Lo hai scritto tu: Arrivo, dammi il tampone di
camuffarmi» spiegò senza smettere di sghignazzare.
«Ma porca puttana!» sbottò Joe. «Tutta colpa di questo
telefono di merda! Volevo dire dammi il tempo di cambiarmi, e comunque
sei proprio una stronza: non si bullizzano le persone non vedenti!» sbraitò.
La risata di Maddy si fece ancora più sguaiata. «Ma sentilo,
ora fa appello alle discriminazioni verso i disabili!»
«Esatto! Non è colpa mia se questo coso non funziona!»
replicò Joe piccato.
«Non è che non funziona, sei tu che non lo sai usare!»
«Fottiti.»
Lei sbuffò. «Beh, ti sei camuffato per bene? Io sono
già sotto casa tua!»
«Ripeto: sei una stronza» sibilò Joe, raggiungendo la
propria stanza. «Adesso dovrai aspettare, così impari!»
«Non metterci troppo: ho fame, voglio andare a fare merenda.
E devo anche disattivarti la vibrazione, altrimenti continuerai a lagnarti in
eterno perché ti dà fastidio.»
«Grazie, stronza.»
Joe la sentì sospirare teatralmente. «Lo farò anche se mi
insulti. Sono una brava persona, io.»
Lui rise beffardo e le chiuse il telefono in faccia.
♥ ♥
♥
[Prompt 34: “Arrivo, dammi il tempo di cambiarmi.”]
Ebbene, carissimi lettori, rieccomi!
Anche se la challenge di Soul è stata chiusa, ho deciso di
continuare a sviluppare i suoi prompt, nonostante io abbia impiegato mesi e
mesi prima di ritrovare l’ispirazione per una di queste flash demenziali XD
E come non prendere spunti dai soliti fatti realmente
accaduti per infilare i miei bimbi in situazioni del genere?
Per questo capitolo date la colpa a Sakkaku, visto che ormai
tra noi è consuetudine prenderci in giro quando sbagliamo a digitare o quando
la tastiera ci cambia le parole senza che ce ne accorgiamo! XD
Non poteva esistere un soggetto migliore di Joe per
sviluppare un disagio del genere, e ovviamente Maddy è la persona perfetta per
percularlo :P
Se qualcuno è ancora qui a leggere, beh, GRAZIE DAVVERO! Lo
apprezzo tantissimo!
Alla prossima (per cui non dovrete aspettare tanto, è già
ampiamente in cantiere) ♥
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Capitolo 18 *** Misteri irrisolti ***
Misteri irrisolti
Martin, seduto con
la schiena appoggiata alla testiera del letto, seguiva attentamente una puntata
di Law&Order SVU.
Joe, al suo fianco,
era sdraiato su un fianco e ascoltava rapito le voci dei personaggi, chiedendo
di tanto in tanto al suo ragazzo di spiegargli cosa stesse succedendo nelle
scene senza dialoghi.
Quella era una
delle poche passioni che condividevano, quel programma che li metteva sempre
d’accordo e li rapiva fino ad assorbirli totalmente.
Il capitano Olivia
Benson era nel bel mezzo di un interrogatorio a un uomo sospettato di stupro e
omicidio, quando d’improvviso lo schermo divenne completamente nero.
Martin alzò le
sopracciglia. «Che diamine succede?» borbottò.
«Zitto, fammi
sentire!» lo rimbeccò subito Joe.
«Ma non si vede più
niente!» Martin afferrò il telecomando che giaceva sul materasso accanto a lui
e cambiò canale per verificare se fosse un problema del segnale o del
televisore.
Così facendo, però,
interruppe l’interrogatorio della Benson sul più bello e fece irritare il suo
ragazzo.
Joe si mise a
sedere e sbuffò. «Ma che cazzo fai? Stavo ascoltando, quel bastardo stava per
confessare!»
Martin notò che lo
schermo continuava a rimanere vuoto, mentre l’audio si udiva perfettamente. «Ma
si è rotto il video!»
Joe gli mollò una
gomitata. «E a me che importa? Io tanto non lo vedo nemmeno se funziona!»
Martin sollevò gli
occhi al cielo e riprovò a cambiare canale senza alcun successo, così scese dal
letto e si avvicinò all’apparecchio per spegnerlo e riaccenderlo: niente da
fare, il video continuava a essere assente.
«Hai provato a staccarlo
dalla corrente? A volte dicono che funziona.»
Martin masticò
un’imprecazione tra i denti e si allungò dietro il mobile su cui il televisore
era appoggiato per scollegarlo dalla presa elettrica. Lanciò un’occhiataccia al
cavo che teneva tra le dita, poi inserì nuovamente la spina. «Incrociamo le
dita» esalò.
Ma quando
l’apparecchio fu nuovamente acceso, la situazione non era cambiata di una
virgola. In preda alla disperazione, Martin provò a scuoterlo appena, a
mollargli qualche colpetto, a smuovere i cavi e schiacciare convulsamente i
tasti del telecomando.
«Mi ascolti?» lo
richiamò Joe.
«Eh?»
«Hai provato a
staccarlo dalla presa?»
Martin tornò a
sedersi sul bordo del materasso, lanciando occhiate colme di disperazione allo
schermo nero. «È la quinta volta che me lo chiedi: sì, ma non è servito a un
bel niente!» replicò seccato.
«Veramente te l’ho
chiesto solo due volte» puntualizzò Joe. «E non prendertela con me se la TV si
è rotta, che ci posso fare?»
Rimasero in
silenzio per alcuni istanti, durante i quali Martin tentava di trovare una
spiegazione a ciò che era appena successo ed elaborava una soluzione al
problema.
Poi Joe parlò di
nuovo: «Beh, guardiamo il lato positivo: inconsapevolmente, abbiamo appena
inventato la TV per non vedenti!»
Martin si voltò a
guardarlo e non poté evitare di scoppiare a ridere, contagiando anche il suo
ragazzo.
Gli batté sulla
coscia. «Preparati, andiamo a comprare un televisore nuovo.»
«Okay, però che
palle!»
«Cosa?»
Joe sbuffò. «Volevo
sapere chi era lo stupratore!»
♥ ♥ ♥
[Prompt 40: “È la
quinta volta che me lo chiedi.”]
Beh, cari lettori,
ecco un’altra delle mie disavventure scaricata direttamente sui miei due bimbi
preferiti XD
Da poco infatti la
TV si è rotta proprio in questo modo: il video è scomparso e si sentiva solo
l’audio, ma così, all’improvviso, proprio nel bel mezzo di una partita di
tennis AHAHAHAHAHAHAH!
E il commento è
stato proprio: beh, è diventato un televisore per non vedenti XD
Come non pensare al
mio Joe quando capitano certe cose? Scusate, se la vita me le serve su piatti
d’argento, io cosa dovrei fare? :P
E ovviamente come
potevo non inserire il mio adoratissimo Law&Order SVU? *________*
Olivia Benson, per
chi non lo sapesse, è la protagonista nonché pilastro portante di tutta la
succitata serie TV poliziesca, e lei e la sua Unità Vittime Speciali si
occupano di perseguire i reati a sfondo sessuale!
Si tratta
letteralmente della mia serie TV preferita in assoluto, non esiste niente di
più bello per quanto mi riguarda!
E niente, la smetto
di sproloquiare e vi ringrazio per aver letto, alla prossima ♥
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Capitolo 19 *** Il solito melodrammatico ***
Dedicata a Sakkaku:
così impari a mandarmi
certe cose XD
Il solito
melodrammatico
Maddy sedeva al tavolo rotondo e sfogliava delle fotografie.
Per chiudere definitivamente i rapporti con lui, la madre di
Martin gliele aveva fatte recapitare sul posto di lavoro in forma anonima.
«Che carino! Quanti anni avevi in questa foto?» chiese
divertita la migliore amica di Joe, sventolando una polaroid stropicciata che
ritraeva il piccolo Martin in bianco e nero a cavalcioni su un triciclo.
Lui si sporse per osservare meglio, distogliendo per un
attimo l’attenzione dallo smartphone. «Forse tre o quattro, non so» replicò.
«Me lo descrivi?» chiese Joe dalla sua poltrona preferita,
sorridendo intenerito alla sola idea del suo ragazzo da bambino.
«Allora! Aveva i capelli ricci, che tenero! E le guance
tonde tonde, mi viene voglia di tirargliele!»
Joe rise. «Beh, io ogni tanto gliele tiro anche se non sono
tonde e lisce come quelle dei bambini» commentò.
«Ma tu sei stronzo» lo accusò Maddy.
Martin, tuttavia, sembrava completamente estraniato dalla
conversazione; teneva un auricolare all’orecchio sinistro e scrollava la home
di Instagram, ignorando ciò che gli stava succedendo intorno anche perché di
dare attenzione a quelle stupide fotografie non aveva alcuna voglia.
Maddy continuò a commentare ogni scatto, chiedendogli ogni
tanto chi fosse questo o quel parente ritratto con lui, inconsapevole di starlo
infastidendo. Il ragazzo non lasciava trapelare con chiunque le proprie
emozioni, ed era certo che Joe non avesse raccontato troppi dettagli a Maddy
del suo burrascoso rapporto con la madre.
Joe però capiva il suo disagio, lo percepiva chiaramente,
così cercò di distogliere l’amica da quella dolorosa attività. «Maddy, mi
annoio! Perché non mi prepari una cioccolata?»
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Perché mai dovrei
farlo? Io qui sono l’ospite!»
I due presero a battibeccare e Martin fu silenziosamente
grato al suo ragazzo per averlo aiutato.
Stava per posare il telefono e offrirsi di preparare la
cioccolata per tutti, quando cliccò accidentalmente su un video e il suono si
diffuse nel suo orecchio.
Dopo pochi istanti scoppiò a ridere, facendo sì che la
discussione tra i due migliori amici si interrompesse di botto.
«Che ti prende?» chiese Joe.
«Questo devo fartelo sentire!» Martin mise in pausa il
video, scollegò gli auricolari dallo smartphone e cliccò nuovamente sul
pulsante per riavviare la riproduzione.
Nella stanza si udì il suono di un pianoforte misto ad altri
strumenti, poi la voce di un tizio che cantava in una strana lingua.
Joe subito riconobbe – suo malgrado – la canzone e inorridì,
portandosi una mano tra i capelli. «No, questo è troppo! Ma che cazzo sta
dicendo?»
«Non lo so, ma è divertente!» Martin continuava a ridere,
ascoltando la bizzarra cover di Numb dei Linkin Park fatta da un certo Tongo.
«Voglio estirparmi
le orecchie!» esclamò ancora Joe, mentre Maddy pregava Martin di mandarle
subito il link.
«Non posso più
vivere senza questa perla!» affermò la ragazza con aria sognante.
Joe scosse il capo
e rise a sua volta, poi esclamò: «Non potrò più ascoltare Numb con la stessa innocenza!»
Martin e Maddy sospirarono:
il solito melodrammatico.
♥ ♥ ♥
[Prompt 9: “Che
carino! Quanti anni avevi in questa foto?”]
TANTI AUGURI
SAKKAKU! XD
Eheheheh, io te
l’avevo detto che avevi creato un mostro mandandomi quel video XD
Cari lettori ignari
degli scleri di due povere befane (?), il video a cui mi riferisco – e che
Martin ha trovato su IG e fatto sentire a Maddy e Joe – è questo:
Tongo – Numb
Conoscevo già
questo disagiato perché aveva fatto anche una cover dei System, ma quando
Sakkaku me l’ha mandato e ho visto che stavolta le vittime erano i Linkin Park,
potevo per caso lasciarmi sfuggire l’occasione di torturare un po’ il povero
Joe e la sua band preferita? :P
Grazie per aver
letto e ancora buon compleanno alla mia cara amica: spero che per te con questa
fesseria di storia sia un giorno migliore (?) ♥
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