Un amico in pericolo

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scomparsa ***
Capitolo 2: *** Una situazione pericolosa ***
Capitolo 3: *** Aida Costas ***
Capitolo 4: *** L'Isola Disabitata ***
Capitolo 5: *** Piano di fuga ***



Capitolo 1
*** La scomparsa ***


-Entra.- l'uomo obbligò la ragazza ad entrare nella cella. In quella stanza, non vi era molto più di un letto seppur sembrasse molto comodo, e di un tavolo provvisto di specchio, bacinella per l'acqua ed anche un pettine -Per un po' sarete nostra gradita ospite. Fino a quando starete con noi... non potrete dire che vi manchi qualcosa.-
La giovane lo guardò con rancore con i suoi occhi color dell'ambra.
Sì che le sarebbe mancato qualcosa, così come le mancava da un sacco di tempo... non aveva più nè la sua libertà e nemmeno la vicinanza con il suo adorato padre.
- Se vi serve qualcosa... chiedete pure e vedrò di accontentarvi come posso.-
-Ah si?- fece la giovane - In tal caso lasciatemi andare e ditemi di mio padre.-
- Mi dispiace.- fece l'uomo - Ma questo è l'unico desiderio che non posso accordarvi. Ma non temete. Molto presto lo rivedrete e con lui riavrete la libertà.-
- Siete un bugiardo, sono tutte menzogne!!!- fece la ragazza prendendolo a pugni sul torace. L'uomo fu costretto ad afferrarle le braccia ed immobilizzargliene uno dietro la schiena per fermarla -Siete un criminale della peggiore specie!!! Una volta ottenuto quello che volete, ci farete uccidere tutti e due!!!-
-Vedo che ci capiamo...- fece l'uomo liberandola -Ma in genere sono contrario a mandare a morte un così bel visino... sarà il mio socio in affari a decidere della vostra sorte. Fate la brava e magari, metterò una buona parola affinchè vi tratti bene.-
- Che cosa volete, si può sapere?!?- gli gridò contro con tutto l'odio che gli riusciva. Per tutta risposta l'uomo le mise le catene ai polsi.
Poi si avviò verso la porta.
- A breve lo saprete.-
....
....
....
-Ancora non capisco cosa ce ne facciamo di lei.- fece un uomo dai lineamenti così perfetti che pareva essere una statua greca versandosi del vino in un bicchiere -Posso capire che la tenevamo qui come ostaggio per convincere il padre a collaborare... ma ora a che serve?-
- Semplice.- fece il suo complice - La ragazza anche se non lo sa, determinerà la sconfitta oltre che della rovina definitiva della Tigre.-
- Ed una volta che la Tigre sarà rovinata...- fece l'altro - che ne facciamo del vecchio e di sua figlia?-
- A far sparire il vecchio ci ho già pensato io.- fece l'uomo con un sogghigno - la ragazza invece ritienila pure una tua proprietà... insieme all'altro ospite che ho già mandato a prendere.-
L'altro sogghignò soddisfatto.
Non aspettava altro da diverso tempo.
Di potersi vendicare di quell'uomo che l'aveva più volte offeso, umiliato e ridicolizzato.
Oh si... l'accordo prevedeva che lui aiutasse il suo '' amico'' a mettere le mani sulla tigre della Malesia... ma appena la tigre fosse stata messa in gabbia, avrebbe avuto carta bianca per vendicarsi.
Ed allora... si sarebbe fatto delle gran risate.
- Ma dov'è Yanez?- chiese Sandokan notando che il '' fratellino'' non era in sala da pranzo assieme a tutti loro per fare colazione. Era davvero una cosa poco normale... in genere il portghese era il primo a scendere in sala da pranzo prima di chiunque altro e che in genere incoraggiava gli altri a sedersi a tavola per mangiare qualcosa.
-Forse sta ancora dormendo...- ipotizzò Marianna.
Kammamuri ridacchiò sommessamente - Se io avessi bevuto quanto lui ieri sera, non mi sveglierei fino all'anno prossimo.-
I presenti risero. Effettivamente, la sera prima Yanez aveva iniziato già a fare i tipici discorsi da ubriaco fradicio dopo i primi tre bicchieri, motivo per cui il rajah gli aveva consigliato di ritirarsi e di farsi una bella dormita, e da allora nessuno lo aveva più sentito.
-Probabile... ad ogni modo, sarà bene chiamarlo. Se si accorge che abbiamo cominciato senza di lui... chi lo sente?- fece Sandokan ridendo bonariamente - Nanny, ti spiace andare a svegliarlo?-
- Subito.- fece l'anziana signora avviandosi verso i piani nobili.
Quando si ritrovò davanti alla stanza del portoghese, bussò. Bussò più volte, ma non ottenne mai risposta.
-Non avrà mica intenzione di alzarsi per l'ora di pranzo, il giovanotto...- nel dir così entrò nella stanza, immersa nel buio, decisa a tirare la tenda.
Fu allora che vide le condizioni della stanza e scese giù correndo -Sandokan!-
...
...
...
-Come sarebbe a dire, non è in camera sua?- fece il rajah che iniziava ad agitarsi.
-Lo so che pare strano, ma è così: il suo letto non è stato nemmeno toccato.- fece la donna -'' però sulla sedia c'erano il suo cappello, le pistole ed anche il coltello...-
Yanez che andava in giro disarmato? Ma quando mai? Quello era capacissimo di dormire persino con una rivoltella sotto il cuscino e stare comodissimo.
Quella faccenda gli piaceva sempre di meno...
- Magari è semplicemente uscito per fare un giro a cavallo prima di colazione...- ipotizzò Marianna, sapendo però che non era un ipotesi credibile.
Alzarsi prima dell'alba e fare una lunga cavalcata prima di mettersi a tavola per fare colazione era qualcosa che si addiceva di più a lei che non al portoghese. Yanez era un uomo coraggioso, incredibilmente leale, intelligente e quando c'era da combattere non si tirava mai indietro... ma tirarlo giù dal letto era un'impresa quasi impossibile, soprattutto al mattino, e se prima di addormentarsi aveva bevuto.
Sambliong arrivò di corsa per smontare tale ipotesi -'' Il cavallo di Yanez è ancora nelle stalle.''
- Adesso basta. Vado a cercarlo.- fece Sandokan che non ne poteva già più - Sambliong, prendi gli altri ed organizzate una squadra di ricerca, non può essersi volatilizzato nel nulla...-
-Io, Nanny e Kammamuri lo cercheremo per le stanze del palazzo...- fece Marianna cercando di nascondere la preoccupazione per l'amico. In fin dei conti, per quanto ne sapevano poteva anche aver sbagliato stanza ed essersi addormentato in qualche stanza, ma sapevano che era un ipotesi improbabile.
Non poteva essere davvero così brillo da non riuscire nemmeno a trovare la strada per la sua stanza.
Ed infatti, anche se nessuno aveva osato dirlo apertamente, malgrado avessero cercato per tutto il palazzo, il portoghese risultò introvabile.
E per Sandokan fu chiaro e lampante che se l'amico se n'era andato nel cuore della notte, senza avvertire nessuno e senza nemmeno lasciargli un biglietto, poteva significare solo che gli era capitato qualcosa.
In camera sua e nel palazzo non avevano trovato segni di lotta o di effrazione quindi forse non era ferito... ma ad ogni modo doveva assolutamente ritrovarlo e ripotarlo nel Kiltar.
- Tieni duro, fratello... ti ritroverò e ti riporterò a casa. Te lo giuro.-
....
....
....
Nel frattempo, al largo, nella stiva di una nave, Yanez riapriva gli occhi... e subito si accorse che c'era qualcosa  che non andava.
Prima di tutto non era nella sua stanza ed anche se ci fosse stato, dubitava fortemente che Sandokan o qualcuno dei suoi amici gli avrebbe fatto lo scherzo di immobilizzargli polsi e caviglie e mettergli persino un bavaglio alla bocca.
- Calma e sangue freddo...- fece il portoghese cercando di non farsi prendere dal panico -Rimani calmo e cerca di ricordare come hai fatto a finire qui...-
Però non riusciva a ricordare niente se non che a cena aveva bevuto... quanti, tre, massimo quattro bicchieri di vino quando aveva iniziato a sentirsi poco lucido ed avvertire dei cerchi alla testa... Sandokan gli aveva consigliato di farsi una bella dormita, perchè l'indomani avrebbero avuto una riunione che li avrebbe tenuti impegnati per tutto il giorno... poi più niente... era praticamente svenuto.
- No, è assurdo...- pensò  tra sè e sè. Certo, cinque bicchieri di vino erano tanti... ma a lui certo non bastavano per ubriacarsi o per sentirsi con la testa che iniziava a sragionare...
- Ma certo... l'acqua.- fece il portoghese arrivandoci. In genere, quando riteneva di aver bevuto troppo, era solito tenere in camera sua una brocca  con dell'acqua ed un barattolo di sale. Un metodo casereccio per rimettere l'alcool ed addormentarsi senza che al risveglio si sentisse come se lo avessero massacrato di botte.
Ricordava di averla bevuta.... probabilmente qualcuno aveva mescolato qualche sedativo con il sale... e cavolo doveva essere una droga a cui bastava toccargli per poco le labbra, visto che era svenuto malgrado avesse rimesso quasi subito...
Un uomo apparso di fronte a lui lo riscosse dalle sue meditazioni e congetture, tranciando di netto le corde che gli serravano le caviglie  e togliendogli il bavaglio.
-Forza, in piedi.- fece puntandogli una scimitarra alla gola -e non tentare scherzi, a meno che tu non voglia morire prima del tempo.-
Il portoghese annuì ed iniziò a camminare.
Inutile fare domande, sapeva gà che non avrebbe ottenuto risposta.
Ed il suo istinto gli diceva che l'avrebbe scoperto tra non molto, ma non seppe se la prospettiva lo attirava o meno.
Mentre camminava, altri uomini iniziarono a sbeffeggiarlo e prenderlo in giro.
- Ma guardatelo... ancora non abbiamo iniziato e già trema dalla paura.-
Yanez non badò loro, e rivolse la sua attenzione al vero responsabile di quel suo tremore. Il camaleonte Paco che spuntava dal taschino e che aveva intuito che il suo padrone non si trovava in una bella situazione.
- Non aver paura Paco...- lo tranquillizzò con lo sguardo -'' vedrai che riusciremo a cavarcela... come sempre.''
Ne era certo.
Il suo fratellino e le tigri della Malesia non se ne sarebbero stati a girarsi i pollici.

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Capitolo 2
*** Una situazione pericolosa ***


- Allora?- fece Sandokan quando vide di ritorno le Tigri capitanate da Sambliong con un tono che sapeva di disperata speranza.
In lui era sopravvissuto un briciolo di speranza... che l'amico fosse andato in giro da qualche parte, magari si era svegliato che era ancora notte, non era riuscito più a riaddormentarsi ed era uscito a sgranchirsi le gambe, magari aveva perso il senso del tempo...
-Mi spiace Sandokan...- fece il pirata più anziano.
- Abbiamo cercato dappertutto e chiesto a tutti quelli che abbiamo incontrato...- aggiunse Giro- Batol -nessuno l'ha visto nè sentito.-
Sandokan si passò una mano sulla fronte, quasi a voler tenere sotto controllo l'ansia che cresceva a dismisura, mentre l'amata Marianna si premurava di fargli sentire la sua vicinanza accarezzandogli una spalla.
Ormai era ufficiale.
Yanez non era più nel Kiltar, e non per sua volontà.... avrebbe dovuto tranquillizzarlo il fatto che sapeva a colpo certo che il portoghese era arrivato in camera sua senza problemi e che data l'assenza di segni di lotta poteva supporre che non fosse ferito o per lo meno non lo fosse in maniera grave... ma Yanez era il suo migliore amico, anzi era l'equivalente di un fratello e quindi non si sarebbe tranquillizzato fino a quando non lo avrebbe visto sotto i suoi occhi, magari con un sorriso sbarazzino ed una battuta tipo '' Ce ne hai messo di tempo, fratellino''...
- Qualche indizio nella sua stanza?- fece il Rajah.
Kammamuri dissentì.
-No, era tutto in ordine... come se chi l'avesse rapito si fosse sempliciemente appostato in camera sua ed avesse aspettato che si addormentasse...-
- Dev'essere successo prima di cena...- fece Sandokan -Mentre noi eravamo a tavola... qualcuno si è infiltrato nel palazzo...- magari tra quelli che il giorno prima avevano portato frutta, verdura e pesce.  Probabilmente uno di loro era il misterioso rapitore, si era confuso tra loro e senza che nessuno lo notasse si era nascosto nel palazzo, aveva individuato la stanza...
-Però il suo letto era intatto'- fece Nanny -'' Non aveva nemmeno una piega. Pare che non abbia fatto in tempo nemmeno a raggiungerlo.''
-Allora forse gli ha dato una botta in testa...- fece Giro- Batol  magari ha approfittato del fatto che era girato di spalle e l'ha colpito.-
Ma era un'ipotesi decisamente traballante.
Anche ammettendo che il rapitore avesse tentato di aggredirlo alle spalle, Yanez non era nè lento di riflessi nè tantomeno sprovveduto. 
In primo luogo, era una tigre di Mompracen, anzi lo soprannominavano La Tigre Bianca, ed in quanto tale era abituato a tenere sempre l'orecchio teso per evitare di ritrovarsi in situazioni assai poco piacevoli... secondo, se ci fosse stato un intruso in camera sua, per quanto silenzioso potesse essere, e questi avesse tentato di giocargli un brutto scherzo se ne sarebbe accorto e lo avrebbe messo a stare in quattro e quattr'otto.
Anche se aveva messo via le armi, restava un ottimo combattente anche nel corpo a corpo.
Però c'era da dire che aveva bevuto un po'... e magari le sue abilità potevano essere alquanto ridotte con la mente annebbiata dal vino.
Eppure qualcosa non quadrava comunque...
- No, non mi convince.- fece Sandokan - Yanez non è il tipo che subisce senza reagire.-
- Beh, se la cava bene sia con le armi che nel combattimento corpo a corpo, questo è assodato...- fece Patan -ma c'è da dire che aveva bevuto un po', forse non ha fatto in tempo a rispondergli...-
-Però poteva anche mettersi a gridare o cercare di attirare l'attenzione...- fece Sandokan.
A quel punto Marianna venen colta da un'illuminazione.
- E se quel qualcuno che si è nascosto gli avesse messo qualcosa nell'acqua?-
- L'acqua?- fece Sandokan.
-Sì...- fece Nanny - Lo conosci, quando beve troppo, la mattina dopo si sente come se lo avessero preso a botte ripetutamente... così gli ho consigliato di mandar giù un po' d'acqua salata per rimettere.... ed in effetti c'erano sia una brocca d'acqua, un bicchiere ed un fazzoletto con del sale...-
- Adesso capisco...- fece Sandokan. Probabilmente il rapitore si era nascosto in camera di Yanez, aveva mescolato il sonnifero con l'acqua e poi aveva atteso pazientemente che la droga facesse effetto... e doveva essere un sedativo piuttosto potente dato che aveva fatto effetto nonostante avesso rimesso.
E ciò poteva significare una cosa sola: chiunque fosse era stato in appostamento per giorni e giorni, altrimenti non avrebbe mai individuato a colpo certo la stanza dell'amico, così come non avrebbe potuto prevederne il comportamento una volta tornato... era tutto calcolato e loro non se n'erano nemmeno accorti.
-Ma chi può aver fatto una cosa del genere, perchè poi...- fece Marianna visibilmente preoccupata.
Non vi erano molti motivi per giustificare un sequestro... in genere o era per soldi e pura avidità o desiderio di rivalsa.
-Un riscatto, magari?- fece Kammamuri.
-Mi pare improbabile. Avremmo già trovato una richiesta o si sarebbero già fatti vivi a quest'ora.- fece Sambliong.
-Allora non può che esserci una spiegazione. Qualcuno che vuole vendicarsi di me e vuole farmi un dispetto...- ed anche se non voleva crederci aveva un'dea molto chiara oltre che spaventosa di chi poteva essere il responsabile.
L'uomo che tanti anni prima lo aveva strappato  ai consigli e alla guida di suo padre e dagli abbracci amorevoli di sua madre... colui che aveva causato tanta sofferenza, paura e morte in tutte le terre del Borneo...
James Brooke.
Uno nome che credeva e sperava di non dover udire mai più... e che credeva detenuto in una prigione coloniale in attesa di essere giustiziato per alto tradimento...
Non aveva bisogno di conferme o prove. Ne era sicuro. Solo quell'uomo poteva odiarlo fino a quel punto.
Ma non avrebbe permesso che Yanez ci andasse di mezzo... sarebbe andato a riprendendo, ovunque fosse, persino in capo al mondo se questo fosse stato necessario.
Tirò fuori penna, carta e calamaio.
Forse c'era una persona che li poteva aiutare... forse non brillava certo per coraggio ed intelligenza, ma si era dimostrato un uomo di valore, che quando toccava con mano quel'era la giusta causa da servire non si tirava indietro...
- Giro- Batol, corri al porto.- fece dando all'amico la missiva -tra un'oretta dovrebbe partire un postale per Labuan. Fa arrivare questa lettera a Lord Guillonk.-
-Conta pure su di me Sandokan.- fece l'uomo correndo via dalla stanza come una saetta.
-Sambliong, prepara la Tigre del Mare. Stanotte salpiamo per Labuan.- ordinò Sandokan. Sarebbero arrivati solo nel primo pomeriggio, ma la lettera sarebbe arrivata diverse ore prima... Guillonk aveva tutto il tempo di avviare delle indagini. Non si aspettava che potesse dirgli dove si era diretto l'ex governatore nè che scoprisse tutta la macchinazione da lui ordita... gli sarebbe bastata mezza informazione per muoversi, per quanto Guillonk la ritenesse inutile e stupida
...
...

Erano ormai due ore buone che camminavano.
O meglio... lui camminava. I marinai che lo avevano portato via dal palazzo del Kiltar erano tutti in sella a dei cavalli.
Lui invece era costretto a procedere a piedi, con le mani legate in avanti ed avevano fissato una corda più lunga a quella che gli serrava i polsi, per costringerlo a camminare e seguirli senza fare storie.
Nemmeno a farlo apposta, faceva un caldo terribile e quelli che l'avevano fatto prigioniero non accennavano a fermarsi, nemmeno per fare una sosta di pochi secondi. 
'' Ci credo... non sono certo loro a dover andare avanti senza possibilità di appello...''- pensò il portoghese.
Sentiva la gola ardere ed anche che stava per svenire a causa della forte calura, ma si limitava a camminare e stringere i denti, per non dar loro la soddisfazione di lamentarsi o chiedere qualsiasi cosa.
Anche Paco pareva non poterne più e a suo modo cercava di comunicare al padrone che quel caldo insopportabile stava mettendo a dura prova anche lui.
-Lo so, amico... anch'io.- fece il portoghese cercando di non far preoccupare il suo piccolo amico.
- Con chi stai parlando?- fece uno dei suoi carcerieri fulminandolo con lo sguardo.
- Niente... nessuno.- fece Yanez riprendendo il suo atteggiamento silenzioso. Non era solo per orgoglio o desiderio di dimostrare a quei farabutti che non aveva intenzione di cedere per concedere loro alcuna soddisfazione, ma anche per poter rimuginare con calma su come poter fare per scappare.
Sarebbe bastato fermarsi per poco ed avere la possibilità di tranciare le corde e correre via... si, ma per andare dove? Non sapeva nemmeno come si chiamava l'isolotto in cui l'avevano trascinato a forza, figurarsi se poteva nascondersi per il tempo necessario di trovare una barchetta o nel caso non vi fosse nulla da trovare per costruire un qualsiasi cosa che potesse governare da solo...
Preso com'era dalle sue rimuginazioni, non si era nemmeno accorto del sasso traballante davanti a lui e finì per inciampare.
- Che ti prende?- fece il cavaliere del cavallo a cui era legato una volta visto che l'ostaggio non si rialzava.
Yanez non gli rispose approfittando dell'inconveniente appena capitato per riprendere fiato. Avrebbe anche preso un sasso per tagliare la corda, ma non poteva fare niente senza dare nell'occhio, con tutti quei banditi che non gli scrollavano gli occhi di dosso.
Uno di loro gli si avvicinò e gli mise una borraccia sotto il naso.
-Bevi.- gli ordinò -Hai sete, no?-
Yanez lo guardò con sospetto. Per quanto ne sapeva, quell'acqua poteva anche essere avvelenata. Anche se non aveva molto senso drogare una persona, trascinarla in un isolotto sperduto per ucciderla...
- Perchè dovrei fidarmi di voi? Che volete da me?-
.Lo scoprirai a breve. Intanto bevi. Morto disidratato sei inutile.- e nel dir così lo costrinse ad aprire la bocca e gli infiò la borraccia quasi in gola per costringerlo ad ingerirne il contenuto.
Ne fuoriscì un po', ed anche Paco potè avere l'occasione per dissetarsi.
- Bene.- fece il bandito -e ora cammina.-
- Dove stiamo andando?-
- Lo vedrai.-
...
...
...
Nel frattempo, alla fortezza che si erigeva padrona su tutta l'isola, vi era una persona che nonostante fosse stata alloggiata in una camera degna di quel nome e potesse contare su un materesso molto comodo, non era riuscita a chiudere occhio.
D'altronde... anche se avesse dormito su un cumolo di aghi di pino sarebbe stato difficile prendere sonno, con quelle catene ai polsi che oltre ad avere un discreto peso facevano anche un gran rumore ad ogni suo movimento.
E comunque non sarebbe riuscita a prendere sonno in tutti i casi... chi ci sarebbe riuscito al posto suo?
Non sapeva dov'era. Non sapeva cosa volevano da lei.... tutto cià che sapeva era che quegli uomini avevano fatto irruzione in casa sua, l'avevano separata da suo padre... il quale si dichiarava disposto a dare loro i suoi pochi averi e di fare tutto quello che gli veniva ordinato.... il tutto mentre un bandito le puntava un coltello alla gola.
Le tre settimane successive a quel giorno le aveva passate legate ed imbavagliata nella stiva di una nave, sempre sotto stretta sorveglianza. E adesso invece era prigioniera in una fortezza, chissà dove in mezzo al mare.... non era tanto il non sapere cosa volessero da lei a farle paura, ma il non sapere se il padre fosse ancora in vita o meno...
La porta si spalancò.
- Dormito bene?- fece l'uomo che il giorno prima l'aveva ''scortata'' nella sua nuova stanza.
La giovane rispose seccata e con le braccia conserte -Voi come dormireste con i ceppi ai polsi e per giunta prigioniero?-
-Credetemi. Ho già dormito con le catene, legato come un animale... voi siete già più fortunata di me.-
- Mi tenete prigioniera, come ostaggio per costringere mio padre a prestarsi alle vostre sporche manovre senza degnarci di una spiegazione.... e vi aspettate che vi ringrazi per una sistemazione del genere?- fece la ragazza stizzita come non mai. Vero, la stanza in cui l'avevano rinchiusa tutto sommato non era male, e a differenza di quando era a casa poteva dormire su un vero letto... ma una prigione era pur sempre una prigione. Non importava quanto potesse essere lussuosa.
-Io mi aspetto che voi siate una figlia che non fa del male al padre.... la vostra vita dipende da quanto vostro padre collaborerà. E viceversa.-
La ragazza abbassò gli occhi, per la prima volta da quando era lì. Aveva sempre cercato di non farsi vedere sottomessa ed intimorita, per non dar loro la minima soddisfazione...
Forse la stavano prendendo in giro, magari suo padre era già morto... però in lei sopravviveva ancora un barlume di speranza di poterlo riabbracciare.
-Cosa volete....?- fece con un filo di voce.
'' Tra poco avrete compagnia.... sarebbe utile fargli trovare qualcosa di pronto, non trovate?- fece l'uomo facendole segno di seguirlo.
La ragazza seppur poco convinta lo seguì, non riuscendo ancora a  capire cosa avevano in mente... trovava assai strano che la  tenessero chiusa lì per farle fare la cameriera... però forse poteva cogliere l'occasione per cercare di fuggire.
Ma non immediatamente. Non poteva fare proprio nulla senza conoscere il posto in cui era stata trascinata, era certa che l'avrebbero ripresa nel giro di pochi secondi... meglio stare al loro gioco. In fin dei conti, avere la possibilità di uscire dalla sua prigione e potersi dare un'occhiata attorno poteva volgere a suo favore... ed alla giusta occasione avrebbe trovato un modo per fuggire.
...
...
...

Come Sandokan aveva immaginato, l'uomo a capo di quel sequestro e l'ex governatore James Brooke erano la stessa persona.
Yanez fu abbastanza sopreso di vederselo davanti, ma non lo diede a vedere.
Si limitò a commentare con un -Ma guarda... nemmeno all'inferno ti hanno voluto?-
- Fai poco lo spiritoso...- fece Brooke - la tua situazione non ti permette di scherzare con il fuoco.-
-Se fossi in te, mi preoccuperei per la TUA situazione, Brooke. Non è sulla mia testa che pesa una condanna a morte.- anche se gli sarebbe tanto piaciuto essere lui stesso ad ucciderlo. Non poteva dimenticare che quello era lo stesso uomo che oltre ad aver portato via tutto all'uomo che lui considerava come un fratello, era anche colui che aveva cercato più volte, e sempre in maniera meschina e disonorevole di uccidere lui e tutti i loro amici.
-Vedo che non accenni a chiudere la bocca nemmeno ad un passo dalla morte eh?- stavolta il portoghese sbiancò e non fece nulla per nasconderlo.
Si voltò.
Fu allora che lo vide.
Teotokris. Il fedele braccio destro di colui che aveva usurpato il trono della ragazza di cui era stato innamorato... innamorato, sì. Ma non abbastanza da decidere di lasciare  la sua famiglia acquisita, il suo migliore amico e le loro avventure.
- Che c'è, non saluti un vecchio amico?- lo punzecchiò Brooke - Il signor Teotokris mi ha raccontato di come lo hai umiliato e messo in ridicolo alla corte dell'Assam.-
- Oh, credimi, il tuo degno compare mi rende troppo onore... non ha bisogno di me per coprirsi di ridicolo.-
Teotokris divenne livido di rabbia e subito gli sferrò un pugno così forte da farlo cadere a terra, lasciandolo mezzo tramortito.
- Vedo che non hai perso la tua lingua lunga... ma stavolta, puoi essere certo che non ti salva nessuno.-
- Hai sempre avuto il brutto vizio di essere troppo sicuro di te e di vantarti di aver ucciso la tigre prima di averla catturata... sono solo io o sei duro di comprendonio?-
Teotokris fece per colpirlo di nuovo ma Brooke lo bloccò.
-Oh andiamo... diamogli un po' di pace. E' appena arrivato in fondo: diamogli tempo e modo di ambientarsi.- nel dir così fece segno ai due marinai che lo avevano portato da lui di metterlo sottochiave.
...
...
...
-Giuro, che appena ho la possibilità di mettergli le mani addosso...- fece Teotokris che pareva prossimo ad una crisi isterica. Moriva dalla voglia di rompergli tutte le ossa, una per una, fino a quando non gli si fosse prostrato ai piedi  supplicandolo di smetterla.
- Calma... il tempo che Sandokan venga qui assieme alla sua cavalleria, tentando di liberarlo.- fece Brooke -subito dopo... la sua vita è nelle tue mani. Potrai disporne come vorrai.-
Teotokris sogghignò, pregustando il momento che sperava non essere troppo lontano. Gli pareva di sentirlo già strillare.
Un vero e proprio concerto per le sue orecchie.
Ora non restava che far si che incontrasse la loro graziosa '' ospite''.

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Capitolo 3
*** Aida Costas ***


Quella notte il mare era limpido e calmo. 
La luna e le stelle si riflettevano sulla superficie dell'acqua e sembravano tanti diamanti che luccicavano. E poi c'era tanta pace... un silenzio che sembrava quasi irreale.
Insomma, era una notte meravigliosa, una di quelle che pareva fatta apposta per stare sul ponte della nave ed aspettare l'alba per godersi lo spettacolo della luce che si riappropriava del mondo...
Eppure Sandokan quella notte,provava solo un senso di vuoto e malinconia. Poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui era andato per mare senza Yanez... ed in tutte quelle occasioni aveva la certezza che l'avrebbe rivisto o in assenza di quello, sapeva che era al sicuro.
In quell'occasione invece non sapeva niente... non sapeva nè dov'era, nè come stava... nemmeno se era ancora vivo.
Scacciò quel pensiero dalla sua mente.
Non aveva senso darsi da fare per rapire una persona ed organizzare giorni di appostamento per far andare in porto la cosa per farla fuori.... era ancora vivo. Doveva.
Gli mancava da morire.
Si sentiva come se gli avessero staccato un braccio o una gamba. Forse il resto del corpo, con un po' di buona volontà e spirito di adattamento, avrebbe ripreso funzionalità... ma non sarebbe mai tornato come prima.
Non ci poteva pensare di vivere tutti gli anni che si presentavano senza il suo '' fratellino'' accanto. Senza la sua vitalità, la sua energia, la sua quasi totale ed apparente incapacità di vedere il lato nero ed il prendere le situazioni con leggerezza per poi essere il primo a seguirlo in missioni senza alcuna garanzia di tornare... ed il suo riuscire sempre a trovare un modo per essere allgro anche quando non ci doveva essere spazio che per la paura e la disperazione.
In un gruppo c'era bisogno di due leader. Sempre e comunque. Lui era il più carismatico tra tutti loro, il più adatto per guidarli e questo non facevano che ripeterglielo le sue tigri oltre che se fosse stato necessario si sarebbero gettati nelle fiamme dell'inferno con un sorriso sulle labbra, per lui.
Ma c'era bisogno anche di una persona che riuscisse a tenere uniti i componenti della ciurma ed alto il morale anche quando la situazione era da panico... e quella persona era Yanez.
Il suo compagno di avventure... il fratello che aveva sempre desiderato e mai avuto... il suo migliore amico e confidente...
A breve avrebbero raggiunto Labuan. Sapeva che era passato troppo poco tempo e che probabilmente Lord Guillonk non sarebbe riuscito a dar loro informazioni degne di quel nome, ma forse a Labuan c'era ancora qualche fedelissimo di James Brooke che l'aveva aiutato, forse nei giorni precedenti era successo qualcosa di anomalo che poteva collegarsi al rapimento di Yanez... se c'era lui l'avrebbe trovato. E se come pensava era proprio Brooke la mente criminale che aveva architettato tutto, stavolta, invece di riconsegnarlo agli inglesi l'avrebbe strangolato con le sue stesse mani.
Non era riuscito a proteggere i suoi genitori dalle fiamme, la notte che Brooke diede l'ordine di massacrarli come bestie, ma avrebbe salvato Yanez a costo di morire nel tentativo.
Sbarcarono a Labuan dopo due ore, e vi erano già Lord Guillonk e le sue guardie migliori ad aspettarli al porto.
- Eccellenza...- fece Lord Guillonk eseguendo una cortese riverenza nei confronti di Sandokan - è sempre un piacere rivedervi.-
- Già...- fece l'interpellato - peccato però che questa non sia una visita di piacere.-
- Perciò è sicuro.... dove l'avete cercato?- fece Lord Guillonk.
-Dappertutto. Ho fatto passare al setaccio tutto il Kiltar, ed anche se fosse andato via di sua volontà prima mi avrebbe avvertito... no, gli è capitato qualcosa di grave, me lo sento...-
- Va bene, ma ora cercate di calmarvi... risolveremo la questione.- fece Lord Guillonk -piuttosto, siete certo che sia opera di Brooke?-
- Conoscete qualcuno che potrebbe odiarmi fino a questo punto, oltre a lui?- fece il rajah.
- Guillonk, per favore...- lo implorò Marianna quasi piangendo -se di recente è successo qualcosa a Labuan che possa essere collegato alla scomparsa di Yanez... se avete ricevuto qualche notizia strana... ditecelo. E' questione di vita o di morte.-
- Beh... se c'entri o meno Brooke non lo so davvero...- fece Guillonk - ma di recente, a Labuan è successo qualcosa... ma credo si tratti di una questione totalmente differente...-
-Questo lasciatelo decidere a me.... di che si tratta?- fece Sandokan risoluto.
...
...
...
-Ce ne andremo da qui, Paco...- fece Yanez armeggiando con un chiodo che era riuscito a sfilare dal letto, già sgangherato di suo, cercando di far scivolare via i cardini della porta -almeno spero.-
Era già una buona mezz'ora che tentava di disarcionare la porta per cercare di uscire... se fosse riuscito a scappare senza far capire a nessuno che non era più dove doveva stare, avrebbe avuto circa un'ora, forse due di vantaggio... il tempo necessario per arrivare alla spiaggetta che era riuscito a vedere dalla finestra e magari a '' prendere in prestito'' una scialuppa... non sapeva da che parte dirigersi, ma forse era meglio perdersi in mezzo al mare ed avere la speranza di farsi raccogliere da un peschereccio o da una nave di passaggio che stare lì ad aspettare di fare la fine del topo.
Il piano di Brooke era banale. Sembrava la trama di un romanzetto che leggevano le fanciulle annoiate, una mossa classica che non aveva niente di nuovo... prendere la cosa a cui il nemico teneva di più ed usarla contro di lui.
Mossa classia e prevedibile... però ci aveva visto giusto. Sandokan non l'avrebbe mai lasciato nei guai, e di certo sarebbe venuto a riprenderlo... e allora Brooke gli avrebbe sicuramente tirato qualche tiro mancino. Il suo fratellino era in gamba, ma le esperienze passate gli avevano insegnato che da Brooke ci si doveva aspettare di tutto ed anche di più.
Per non parlare di Teotokris...  non l'avrebbe ammesso mai, e non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farglielo intuire... ma il pensiero di trovarsi nelle sue mani lo inquietava non poco... aveva avuto modo di sapere come trattava coloro che durante il regno dell'usurpatore del trono dell' Assam, avevano deciso di combattere per restituire la corona alla legittima sovrana del regno. Era riuscito a provare paura e sentire un  dolore  lancinante al solo sentire i resoconti dei prigionieri che Sandokan era riuscito a liberare.... nessuno di loro era mai stato ucciso, Teotokris ci stava attento, perchè Sindhia gli ordinava di torturarli senza ucciderli per avere qualche informazione sul capo... ma Sindhia non era lì, dubitava fortemente che gli avrebbe dato protezione anche se ci fosse stato... e poi non era Sindhia ad aver fatto la figura del fesso, ripetutamente, con l'autorità più alta che c'era nei paraggi... in poche parole, non c'era niente che fermava Teotokris dal torturarlo nel modo più brutale e feroce possibile.
- Ottimo motivo per alzare i tacchi quanto prima...- francamente si meravigliava che non fosse ancora venuto a prenderlo...
Sentì dei passi.
-Dannazione... quand'è che imparerò a tenere la bocca chiusa?- fece allontanandosi dalla porta, imponendosi di mantenere la calma. Assunse una posa impettita e sorrise a braccia conserte.
Se proprio quella canaglia voleva fargli sputare sangue, tanto valeva fargli capire sin dal principio che non aveva intenzione di rendergli la vita facile.
Paco si mise in posizione d'attacco, quasi ringhiò, come a voler proteggere come poteva il suo padrone.
La maniglia scattò.
Ma sulla porta non apparve Teotokris. 
Nè Brooke.
Anzi, non era una visione sgradevole dopo tutto...
Si tratta di una giovane fanciulla di circa ventidue anni. Carnagione olivastra, due scheggie d'ambra incastonate negli occhi, fluenti capelli castani. Indossava un costume di seta rosa, simile a quello di una bayadera.
Nelle mani teneva un vassoio con un piatto fumante, una piccola pagnotta, una bottiglia ed un bicchiere.
Ai polsi aveva le catene.
- E tu chi sei?- fece Yanez.
La ragazza sorrise, prima di rispondere.
...
...
...
- Aida Costas?- fece Sandokan -chi sarebbe?-
Lord Guillonk non gli negò certo risposta - E' la figlia di un uomo molto rispettato a Labuan. Non è ricco e non ha origini nobili, ma è dotato di grande saggezza e cultura, ecco perchè gli abitanti di Labuan lo rispettano. E sua figlia.... beh, senza offesa, Marianna...- fece l'uomo guardando con affetto ed ammriazione, la donna per cui continuava a nutrire un sentimento di affetto ed ammirazione, e che aveva sperato un giorno vedere come sua moglie - è considerata la ragazza più bella di Labuan. Molti uomini hanno chiesto la sua mano, ma lei si è sempre rifiutata.
Suo padre ha girato tutto il mondo quando era giovane, poi si è trasferito qui assieme ad una ragazza conosciuta durante un viaggio in Spagna e l'ha sposata... una certa Ana Rivera.
Da quello che so, la signorina Aida dava piccoli spettacoli danzando per strada, da quanto aveva perso il lavoro alla locanda e la biblioteca di suo padre aveva iniziao ad andare male.
- Come mai ne parla al passato?- fece Kammamuri - Ha trovato un altro lavoro?-
-Da quanto ne so....- fece il governatore -Da un po' di tempo a questa parte, un mese, per la precisione... si è visto solo il signor Fernando Costas andare in giro.-
- E Aida? - fece Sandokan.
- Nessuno l'ha più vista.- fece Lord Guillonk.
- Nessuno l'ha cercata?- fece Kammamuri.
Lord Guillonk rispose -Abbiamo iniziato a cercarla quasi nell'immediato... ma poi suo padre ha detto che la figlia era andata a vivere per un po' in Spagna, dove era nata e cresciuta la madre. Molti hanno trovato strano che avesse lasciato andare la figlia da sola in Europa, e dalla sera alla mattina per di più... ma non c'era motivo di non credergli.-
- Forse la signora Costas potrebbe dirvi di più su dove si trova la figlia, no?- fece Marianna.
- Temo sia impossibile, Miss...  la signora purtroppo è deceduta a causa di una febbre maligna, quando Aida aveva solo quattro anni.- fece Lord Guillonk - Però c'è qualcosa che non mi torna nel viaggio in Europa della signorina Costas.-
- E cosa sarebbe che non vi convince?- fece Sandokan curioso. C'era da dire che anche lui era poco convinto da questa storia e sentiva che c'era un collegamento con Yanez anche se non riusciva a vedere quale fosse.
Lord Guillonk per tutta risposta gli porse un biglietto.
-Lo abbiamo trovato ieri notte di fronte alla guarnigione.-
Sandokan lo lesse.
                          '' Indagate con più attenzione... Aida Costas non è partita di sua volontà.''
E lì comprese che non poteva essere affatto una coincidenza che dopo un giorno che aveva la certezza che qualcuno gli aveva protato via Yanez, arrivasse una lettera anonima in cui il governatore di Labuan veniva informato che una ragazza scomparsa era stata presumibilmente rapita. C'entrava anche lei. 
E probabilmente il signor Costas sapeva più di quanto non volesse far sapere in giro... forse Brooke aveva rapito sua figlia, magari per costringerlo a fargli da complice, intimandogli il silenzio, pena la vita della ragazza se fosse andato a denunciarlo... e lui gli avrebbe restituito la figlia. E si sarebbe ripreso Yanez.
...
...
...
- Scusa se ci ho messo tanto...' fece la ragazza mettendo il vassoio sul tavolo presente nella stanza - non riesco a muovermi come vorrei...-
- Certo... non ti preoccupare...- fece il portoghese andandole vicino -ti ringrazio... a proposito, io sono Yanez. E lui è Paco.- fece il giovane indicando il suo camaleonte.
- Ciao piccolo...- malgrado le catene le impedissero non poco i movimenti, riuscì a fare una carezza al piccolo rettile, il quale se ne stava buono buono a farsi arruffianare un po'.
- Non che non mi faccia piacere vedere un bel visetto... ma che ci fa una ragazza carina come te in un postaccio del genere?- fece Yanez.
La ragazza lo squadrò -Che sciocchezze... questa battuta la dici a tutte per caso?-
Paco si coprì la bocca con zampe superiori per soffocare una risata, con disappunto del portoghese.
- Beh... dipende. Funziona?- fece il portoghese - scherzi a parte... da quanto tempo sei qui?-
Aida sospirò sedendosi sulla sedia vicino al tavolo - E' da un mese che manco da casa mia... una sera, mentre stavo servendo la cena a casa mia sono entrati degli uomini armati sino ai denti... quella fu l'ultima volta che ho visto mio padre.-
-E poi cos'è successo?- fece Yanez.
- Ho passato delle settimane, legata come un'animale e con uno di loro che mi sorvegliava a vista, chiusa nella stiva di una nave. Poi, una settimana fa mi hanno portata qui.- rispose Bianca.
- E non hai mai provato a scappare?-
-Ci ho pensato molte volte... ma non ho mai avuto modo di attuare la mia fuga... e da quando sono qui è diventato pressocchè impossibile.- nel dir così ammiccò alla porta per fargli capire che anche se lei era entrata, non aveva aperto la porta e che le chiavi non erano in suo possesso.
Era sì libera di girare per quella specie di carcere sperduto in mezzo al nulla, ma solo per poco ed era sempre sotto stretta sorveglianza.
- Inoltre, se ci provo... quelli sarebbero capacissimi di uccidere mio padre... ammesso che sia ancora vivo, ovvio...-
- Allora è ufficiale... sei in un gran brutto guaio, ragazza mia...- fece Yanez -ma non preoccuparti, in un modo o nell'altro riusciremo a fuggire da qui.-
-Tu invece?- fece Aida -Come mai sei qui? Cosa vogliono da te?-
- Da me... almeno uno di loro, proprio nulla. Però gli servo come esca per attirare in trappola il mio amico Sandokan.-
- Il rajah del Kiltar, vuoi dire?- fece Bianca sopresa -'' adesso capisco...''- non c'era certo bisogno che il suo compagno di sventure le raccontasse  i motivi che spingevano l'ex governatore a desiderare morto il sovrano del Kiltar... quando si era scoperto che per avidità aveva fatto sterminare tutta la famiglia reale di quel regno, la regina Vittoria lo aveva dapprima sollevato da tutti gli incarichi ed onori che aveva ottenuto, e poi condannato a morte. Non che a Labuan qualcuno si fosse disperato... Brooke non faceva altro che tartassarli con tasse a non finire. Inoltre, spesso e volentieri, molti innocenti avevano finito per pagare per dei reati mai commessi. Suo padre aveva più volte denunciato questi atti di oppressione e lo aveva sfidato apertamente e non, finendo anch'egli nei guai.
Temeva che avrebbe fatto giustiziare il padre, ma per fortuna Brooke aveva avuto il buonsenso di tenere a mente che l'uomo era una personalità amata, benvoluta e rispettata in città e che se lo avesse fatto giustiziare si sarebbe ritrovato nella difficile situazione di dover fronteggiare una rivolta.
- Allora, a breve anche lui sarà nei guai...-
- No, non preoccuparti.- fece Yanez sorridendo - non c'è seriamente da preoccuparsi. Per prima cosa, nessuno può battere la Tigre. Ed anche se la uccidi, tornerà in vita. E poi, scapperemo prima.- come avrebbero fatto ancora non lo sapeva... ma già il fatto che una di loro potesse avere la possibilità di andarsene in giro, era già qualcosa.
Qualcuno bussò prepotentemente alla porta.
-QUANTO CI VUOLE A PORTARE UN PIATTO DI MINESTRA?!?- urlò quello che faceva la guardia alla porta.
Bianca quasi trasalì.
- Mi sa che devo andare...-
Yanez le bloccò un polso prima che uscisse - Abbi fede. Presto saremo fuori di qui.-
La giovane sorrise fiduciosa ed una volta che fu fuori dalla cella di Yanez, la guardia chiuse a chiave la porta.
Yanez si sedette a tavola ed iniziò a mandar giù la zuppa che la ragazza gli aveva portato. Per orgoglio o semplicemente per timore di essere avvelenato avrebbe dovuto rifiuatare qualsiasi cosa... ma se proprio avessero voluto ucciderlo per dare un dolore a Sandokan, come gli avevano corretto l'acqua con un sedativo avrebbero potuto anche metterci del veleno senza fare tanta fatica... e ad ogni modo avrebbe fatto meglio a mandar giù qualcosa, o al momento di scappare sarebbe stato talmente debole da svenire quasi a metà strada e non aveva la minima intenzione di essere utile a Brooke in nessun modo.
Spezzò il pane e fece delle palline con la mollica per fare in modo che anche Paco mangiasse qualcosa.
Forse a preoccuparlo era il non sapere come mai anche Aida era tenuta prigioniera... aveva la brutta sensazione che Brooke non l'avesse sequestrata solo per fargli da cameriera personale... ma non credeva che fosse coinvolta anche lei nelle trame dell'ex governatore... nei suoi occhi aveva letto paura, voglia di non arrendersi, apprensione... ma non malvagità. Ne era certo, lei non era altro che un'altra vittima di Brooke.
...
...
...
Brooke si versò un bicchiere di vino, soddisfatto.
- L'esca è stata lanciata.- fece l'ex governatore - e Yanez ha abboccato come un pivello.-
Teotokris non pareva troppo convinto, anzi, sembrava nervoso. Che Yanez e quella ragazza s'incontrassero o no, che facessero amicizia o meno, non gliene importava niente. Gli importava solo del momento in cui avrebbe avuto carta bianca ed avrebeb avuto modo di ritrovarselo tra le mani.
- Io dico che sarebbe meglio fargli sperimentare sulla sua pelle almeno un assaggio di ciò che lo aspetta prima di rendere l'anima al Diavolo.-
 No.- fece Brooke -Comprendo il tuo odio nei suoi confronti, perchè è lo stesso che provo io per Sandokan: siamo stati entrambi umiliati e depredati di un regno che potevamo governare, manovrando a nostro piacimento un fantoccio... ma dobbiamo aspettare.-
- Aspettare che cosa? Che i due piccioncini trovino un modo per fuggire insieme?-
- Esatto.-
- Che cosa?-
- Se conosco bene quel portoghese, vuole troppo bene a quel maledetto per lasciarsi usare come arma contro di lui. Ma allo stesso tempo, è troppo gentiluomo per scappare sapendo che assieme a lui è prigioniera una ragazza dolce ed indifesa... mi sono organizzato in modo che il loro tentativo di fuga coincida con l'arrivo della Tigre... e durante la fuga... sarebbe deleterio per tutti, se la ragazza avesse uno sfortunato incidente...-
Teotokris capì e sorrise. 
Quel piano iniziava a piacergli

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Capitolo 4
*** L'Isola Disabitata ***


-Signor Costas...- fece Lord Guillonk  una volta in casa di Fernando Costas assieme a Sandokan, Marianna e Kammuri, decisi come non mai ad avere delle risposte chiare, concise e soprattutto convincenti sul perchè di punto in bianco, la figlia fosse scomparsa senza che lui battesse ciglio- la prego di rispondermi sinceramente. Dov'è sua figlia?-
-Ma insomma...- fece l'uomo innervosendosi -è dove vi ho detto che si trova da un mese ormai... è in Spagna. Dai genitori della madre.-
- Senta...- fece il governatore -Ho fatto delle domande in giro. Ana Rivera, la sua defunta moglie, era figlia di una famiglia discendente dell'alta nobiltà di Spagna... e che dopo il vostro matrimonio, l'hanno eliminata dal testamento.
Insolito, che Aida sia andata a trovare proprio loro e che loro l'abbiano presa in casa senza troppi complimenti, no?-
- Forse...- fece il signor Costas versando da bere per sè e per i suoi ospiti - forse sperano di poterle combinare un buon matrimonio...-
- E a lei sta bene?- fece Marianna -è la sua unica figlia, l'unica cosa che le rimane del suo grande amore...come può accettare di perderla così, forse per sempre?-
- E' pur sempre una fanciulla di origini nobili... non può rinunciare a quello che le spetta per... una vita indegna di lei.- fece il signor Costas.
-Dica la verità. Aida non è in Spagna, vero?- fece Guillonk mostrando il biglietto che aveva trovato davanti alla caserma poche ore prima.
L'uomo prese il biglietto con le mani che tremavano e lo lesse.
Cercò di minimizzare.
-E' uno scherzo. Di cattivo gusto, per giunta. Aida è in Spagna... sta bene... mi ha scritto spesso...- pensava di tranquillizzarli con questo, ma si era appena tradito.
- Bene.- fece Sandokan - Vediamo una di queste lettere allora.-
L'uomo s'innervosì ancora di più.
-Sono scritte in spagnolo...-
-Non vogliamo leggere delle lettere private.- fece Lord Guillonk - solo accertarci che esistano veramente.-
Quando fu evidente che il signor Fernando Costas aveva qualcosa da nascondere e non voleva saperne di cooperare, nemmeno nell'interesse della figlia, Lord Guillonk passò alle minacce, seppur piuttosto contenute.
- Signor Costas, abbiamo motivo di credere che si sia messo a collaborare con un ex funzionario della regina, destituito per corruzione ed alto tradimento.- fece il lord -e questo criminale, ha appena sequestrato il vice del rajah del Kiltar.
Se a questa persona dovesse capitare una qualche disgrazia, lei ne sarebbe ritenuto responsabile e finirebbe in prigione con l'accusa di tradimento. Se non peggio.-
-Ma che accidenti volete da me, si può sapere?!?- fece l'uomo esasperato da quell'accanimento - qualcuno di voi ha figli per caso?-
I presenti non dissero nemmeno una parola.
- Come sospettavo... che ne sapete voi di cosa si prova quando ci si trova sotto la minaccia di dover fare tutto quello che vi si richiede, senza possibilità di appello o contrattare, sapendo che a vostro figlio potrebbe succedere qualunque cosa, al minimo sgarro...- nel dir così si prese la testa tra le mani.
-Signor Costas...''- fece Marianna parlandogli con dolcezza -sappiamo che è difficile...  ma la prego, ci aiuti. Collabori con noi. Lord Guillonk... sa quello che fa.-
- Miss Marianna ha ragione...- fece il lord, basito che la ragazza parlasse in termini così lusinghieri nei suoi riguardi - Non succederà niente, a nessuno dei due. Lei e sua figlia sarete al sicuro.-
- Se lei avesse una figlia...- fece Costas quasi con i lacrimoni agli occhi -e gliel'avessero portata via... non si farebbe convincere con delle belle parole.-
Oramai era chiaro.
Non avrebbe collaborato.
E non potevano nemmeno dargli torto.
Non conoscevano i dettagli, ma ormai era chiaro.
Quell'uomo era sì complice di Brooke... ma non per sua volontà. Lo costringevano ad aiutarli, o avrebbero ucciso la sua unica figlia, l'unica cosa bella che gli rimaneva dopo la morte di sua moglie... e quando ad essere in pericolo era la vita della persona a cui si teneva di più nella vita, oltre che l'unica, le belle parole, le raccomandazioni erano solo parole al vento.
Però forse c'era qualcuno che poteva convincerlo.
- Potete lasciarci soli per qualche minuto?- chiese Sandokan.
Lord Guillonk tentennò un momento ma poi annuì.
Sandokan rassicurò Marianna con un sorriso, e la donna se ne andò, seguita dall'ex spasimante e dal piccolo Kammamuri.
-Signor Costas...-
- Sì?-
Sandokan non disse niente. Si limitò a sollevare il bicchiere che l'uomo gli aveva offerto.
Sulle prime, l'uomo non capì cosa il rajah volesse fare, ma poi notò che malgrado avesse uno sguardo fermo e deciso, il braccio, in particolar modo la mano, tremava seppur leggermente.
-Ha ragione. Io non ho figli.- fece il rajah -e se adesso le dicessi che so come si sente e cosa sta provando, probabilmente mi butterebbe fuori di casa urlandomi di stare zitto... ma in questo momento... anch'io ho paura.-
- Per il suo vice...?- fece l'uomo.
- Lui non è il mio vice.- fece Sandokan - E' il mio migliore amico. Anzi, è mio fratello. Ed è la cosa migliore che mi sia capitata nella vita, dopo l'amore.
Un giorno, forse, anch'io e mia moglie avremo dei figli nostri... e voglio che lui ci sia quel giorno... a vederli crescere e voglio sentirli mentre lo chiamano zio... perchè l'amore, il mio regno, tutto quello che ho riconquistato dopo che mi era stato tolto... non ha senso se non c'è mio fratello al mio fianco.-
Il signor Costas pareva iniziare a convincersi.
- Quell'uomo, che ha minacciato di uccidere sua figlia, è anche la persona che anni fa si è preso la vita dei miei genitori, il mio diritto ad avere la guida di un padre e l'abbraccio di una madre, il mio regno... ed ora, per punirmi di essere sopravvissuto e di aver vissuto abbastanza per celebrare la giustizia, si è preso anche il mio amico. - aggiunse Sandokan -non permetterò che altri innocenti soffrano a causa della nostra guerra personale. 
Mi aiuti a salvare Yanez, ed io le riporterò Aida. Sana e salva. Lo giuro.-
-Promesso?-
Sandokan annuì.
Fu allora che il signor Costas si convinse.
- E sia.- fece l'uomo - Non so se il governatore ha già avuto tempo e modo di accennarvelo, ma quando ero giovane ho viaggiato tantissimo, ho conosciuto molte persone, molte culture, usi e costumi... è per questo che Brooke ha deciso che ero io l'uomo perfetto.-
- L'uomo perfetto per cosa?-  chiese il rajah.
-  Per trovare un'isola. L'isola Disabitata, la chiamano... si tratta di un isolotto che popola molte leggende, favole e vecchi dipinti... molti l'hanno cercata, ma non l'hanno mai trovata.-
- E lei che ha viaggiato molto, era l'uomo perfetto per trovarla.- fece Sandokan.
L'uomo annuì.
-Quell'isola esiste.- fece Costas -solo che per la maggior parte dell'anno è protetta da un muro di nebbia, che si dirada solo per un po' ed in questo periodo, per la precisione.-
Sandokan comprese.
Brooke l'aveva studiata bene stavolta... aveva fatto di un posto che tutti giudicavano una chimera il nascondiglio ideale. A nessuno sarebeb venuto in mente di cercarli in un posto che nessuno era in grado di trovare dato che nemmeno esistevano prove concrete della sua esistenza.
Sicuramente era lì che teneva prigionieri sia Aida che Yanez.
- La scomparsa di Yanez ne è la prova... quindi lei la sua parte l'ha fatta...- fece Sandokan.
- Sì. Hanno preso mia figlia in ostaggio per costringermi a cercarla per loro, e quando l'ho trovata, credevo ci avrebbero ucciso per non lasciare prove scomode in giro... ma io sono vivo, e mia figlia non è ancora tornata.-
-Sa come mai Aida è ancora nelle loro mani?-
- Non lo so.
Hanno solo detto che dovevano regolare i conti con una persona... e che Aida era la garanzia che non avrei vuotato il sacco...-
- E lei poi ha dovuto inventarsi una balla per giustificare l'assenza di sua figlia dalla città... tutto quadra.- fece il rajah.
- Ma adesso ho parlato...- fece con la voce rotta -e ora... la mia povera bimba è condannata...-
Sandokan lo tranquillizzò.
- No. Mi dica solo come arrivare sul posto. E quando tornerò, Aida sarà al mio fianco. E' una promessa.-
L'uomo non si fece pregare e consegnò una mappa al rajah e le indicazioni su come fare per muoversi una volta giunto a destinazione.
...
...
...
- Allora?- fece Marianna una volta che l'amato le fu di nuovo davanti, con gli occhi pieni di apprensione.
-Andiamo a prendere Yanez e ce lo riportiamo a casa.- fece il rajah camminando a passo spedito verso il porto.
...
...
...
-Bravo...- fece il bandito uscendo dal suo nascondiglio -ottima interpretazione. Davvero niente male.-
L'uomo  lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, ma anche decisi -Quello che volevate l'ho fatto. Adesso mia figlia. Voglio vederla, portatemela immediatamente qui.-
- Calma, la vedrai...- nel dir così tirò fuori una pistola e sparò all'uomo, che cadde a terra -... tra non molto. E sarete di nuovo tutti assieme. Tu, lei e tua moglie.-
...
...
- Che hai fatto in faccia...?- fece Aida notando che poco sotto il naso si era formato una macchia violacea.
Solo in quel momento il portoghese si accorse che la faccia gli doleva, anche se non in modo insopportabile.
Probabilmente Teotokris lo aveva colpito più forte di quanto non gli era parso in un primo momento.
- Niente di grave... un incontro ravvicinato con l'amichetto del cuore di Brooke.- fu la risposta.
La ragazza, seppur, con dei movimenti limitati riuscì ad infilare una mano in tasca e a tirarne fuori un sacchettino.
-Che cos'è?- chiese il portoghese.
- L'unica cosa che sono riuscita a tenere con me...- fece la ragazza aprendolo - è un unguento per le ferite e le contusioni... è una ricetta di mia madre.- nel dir così intinse due dita nel sacchetto ed iniziò a spalmarlo sopra il livido del suo nuovo amico, stando attenta a non fargli troppo male.
- A proposito di tua madre...- fece Yanez ricordandosi che la sua compagna di sventura non aveva ancora nominato la genitrice -lei dov'è? E' qui anche lei?-
La ragazza s'incupì e fece cenno di no con la testa.
- Purtroppo l'ho perduta quando ero molto piccola...- fece la giovane -io e mio padre... per anni siamo stati una famiglia... ma adesso non so nulla su dove si trovi e nemmeno se è ancora vivo...-
Yanez le prese la mano, per cercare di farla stare tranquilla.
- Ti capisco... anche mia madre è mancata quando ero molto piccolo. Non ricordo niente di lei... a volte dubito persino che sia mai esistita.-
-Avrai pur avuto qualcuno che ti voleva bene... tuo padre?-
-Mio padre... malgrado fosse in casa tutto il giorno, eccetto qualche rara occasione, lo sentivo più distante che mai... stava sempre chiuso nel suo studio a lavorare e discutere con altri nobili di affari, terre, bestiame... ed io stavo quasi sempre con mia nonna.
Credo che lei sia stata l'unica persona che mi abbia mai amato, mentre ero in Portogallo.- rispose Yanez.
- E non avevi nessun'altro...?- fece la ragazza.
- No.- fece lui- poi... quando sono cresciuto, mio padre si è magicamente ricordato di avere un figlio, pretendeva che prendessi parte alla vita mondana, che trovassi una moglie e che mi rinchiudessi tra quattro mura... ti dico solo, che alla quinta festa di fila nella stessa settimana... mi sono sentito soffocare. Così sono scappato. Ho venduto tutto quello che mi apparteneva e le cose a cui tenevo troppo le ho lasciate a mia nonna, e poi sono salpato.-
- E dove sei andato?- fece la ragazza.
- Ovunque mi portasse il vento, e malgrado passassi le giornate da una bettola all'altra giocando a dadi e a bere, me la passavo abbastanza bene... poi è arrivato Sandokan. Mi ha cambiato la vita.-
Sandokan era stato tutto quello di cui aveva sempre avuto bisogno... un amico fidato a cui poter dire tutto quello che gli passava per la testa senza paura, un abbraccio sempre pronto, una colonna solida a cui potersi affidare in qualunque momento... ed era stato il primo a volergli bene, incondizionatamente, malgrado lui stesso ripensando a com'era quando si erano conosciuti, si auto definisse uno '' scavezzacollo''.
- Non posso permettere a quella gente di usarmi per fargli del male... dobbiamo trovare il modo per scappare da qui.- fece Yanez alzandosi dal letto su cui era seduto per guardare fuori dalla finestra.
Non vedeva nessun praho all'orizzonte.
Meglio così.
Aveva ancora tempo per scappare.
Se solo avesse saputo come... c'era una guardia che non gli staccava gli occhi di dosso, avrebbe potuto togliere le sbarre dalla finestra,  ma ci sarebbe voluto troppo tempo... ed era  troppo in alto per poter saltare.
Se l'avesse fatto, gli sarebbero rimaste intatte si e no tre ossa.
Avrebbe potuto fabbricare una fune con le lenzuola ma non sarebbero bastate nemmeno per arrivare a metà...
Ed Aida non era in una posizione migliore della sua... era abbastanza sveglia, forse sarebbe riuscita a prendere qualcosa di nascosto dalla cucina... un coltello, una lima, un punteruolo, qualunque cosa... ma come poteva chiederle di rischiare sia la vita che quella di suo padre?
-Troveremo un modo per scappare.- fece il portoghese carezzandole i capelli -fidati di me.-
Aida gli sorrise dandogli un bacio sulla guancia prima di lasciarlo di nuovo da solo, richiamata dalle urla della guardia alla porta.
Yanez arrossì nell'immediato, mentre Paco lo guardava con le braccine incrociate guardandolo con uno sguardo che valeva più di mille parole.
- Sì lo so Paco... ci stiamo cacciando in un guaio bello grosso.-
...
...
...
Aida  era rimasta in piedi tutta la notte, senza toccare il letto, non riuscendo a dormire.
Era preoccupata per suo padre, su cui non aveva più la minima certezza, ma cosa ancora più importante.. era preoccupata per il suo nuovo amico. Brooke gli avrebbe certamente fatto del male, e ne avrebbe fatto anche al suo più caro amico a meno che non fossero riusciti a scappare da lì quanto prima... e lei non poteva e soprattutto non voleva che succedesse... anche se non capiva perchè provasse rifiuto automatico e spontanero per quella prospettiva... dopo tutto, si certo, era simpatico, aveva una faccia da schiaffi che però le faceva venire subito voglia di sorridere, e doveva ammetterlo.... mai visti occhi più azzurri... ma lo conosceva si e no da due giorni...
Forse perchè era giusto.
Perchè sapeva che era una brava persona e che non meritava di soffrire, non più di quanto avesse già sofferto per lo meno, nè di essere usato come arma di distruzione nei confronti di una persona per cui si sarebbe gettato nelle fiamme ogni giorno, senza nemmeno doverlo chiedere... 
Il rumore della porta che  si apriva la riscosse dai suoi pensieri.
-Signorina...- lo riconosceva. Era l'uomo che veniva chiamato Teotokris.
La ragazza gli riservò uno sguardo colmo di disprezzo. 
-Che cosa volete?'-
- Suvvia...- fece il greco cercando di essere galante e cortese -la rabbia vi sfigura il volto e non si addice ai vostri occhi...-
- Ah, pretendete pure che non sia arrabbiata?- fece la ragazza mettendosi in posizione d'attacco -mi avete portata via a forza dalla mia casa, da mio padre, mi tenete qui rinchiusa e legata come un animale, e pretendente pure che me ne stia buona e tranquilla?!? Siete pazzo.-
- Lo ammetto, non è questo il trattamento giusto da riservare ad una signora... permettetemi di rimediare, almeno in parte. Vi va di accompagnarmi a fare una passeggiata?' - nel dir così stese un braccio per invitarla ad uscire dalla sua stanza.
Era sul punto di mandarlo all'inferno, quando si bloccò.
Era un'occasione d'oro per capire quale strada lei ed il suo nuovo amico avrebbero dovuto prendere una volta trovato il modo per scappare... ed anche come muoversi sull'isola.
Annuì ed iniziò a camminare lentamente.

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Capitolo 5
*** Piano di fuga ***


- Un'isola non presente sulle carte nautiche e che è visibile solo per alcuni giorni all'anno...- fece Guillonk una volta che il praho del rajah del Kiltar aveva preso il mare.
Sandokan aveva spiegato loro come stavano le cose, ovvero di come il signor Costas era stato costretto a rendersi complice di Brooke, il quale per assicurarsi l'obbedienza dell'uomo aveva preso in ostaggio la figlia, ma di non poter dire a nessuno come seriamente stessero le cose, o la ragazza sarebbe stata giustiziata.
Gli raccontò anche che Brooke aveva bisogno della grande conoscenza e cultura dell'uomo per sapere se un'isola di cui i marinai parlavano spesso nei loro resoconti, che però parevano non trovare riscontro, esistesse o meno ed in quel caso ritrovarla.
Cosa che poi era avvenuta.
- Sì. A proteggerla c'è una cappa di nebbia talmente spessa che sarebbe pressocchè impossibile per chiunque riuscire a  trovarla, a meno che non si abbia un'idea precisa... Guillonk, quel pover'uomo è stato ricattato con la vita della figlia, perciò non dovrà essere punito.-
Il lord annuì.
- Come volete.- fece il governatore.
-Credi...- fece Marianna preoccupata - che Yanez sia ancora vivo...?-
Sandokan annuì con decisione.
L'idea che il suo amico potesse già essere all'altro mondo, non la voleva nemmeno tenere in considerazione.
- Certo che è vivo... se l'avessero voluto morto solo per colpire me, come hanno avuto la possibilità di correggergli l'acqua con un sedativo, l'avrebbero avuta anche per avvelenarlo direttamente o ucciderlo una volta che si fosse addormentato.- fece Sandokan.
E avrebbero lasciato un biglietto, un indizio, qualsiasi cosa che potesse ricondurre a Brooke in modo che sapessero precisamente chi era il responsabile.
- Lo stanno usando come esca. Per attirare me... sanno che non c'è niente che non farei per lui...-
- E la ragazza?- fece Guillonk.
- Salviamo anche lei, mi pare ovvio.
Non permetterò che un innocente paghi per una guerra personale... troppe persone hanno sofferto per mano di Brooke.- fece Sandokan.
- No...''- fece il lord - quello che volevo dire... che certezze abbiamo che sia ancora viva?-
-Pensa...- fece Kammamuri -che sia già stata uccisa?-
In effetti era una possibilità da tenere in considerazione. Da quanto avevano capito, padre e figlia non si vedevano da circa un mese e che tutto quello che aveva detto e fatto sino a quel momento, era stato sotto minaccia di uccidere la ragazza... ma dopottutto a Brooke non serviva tenere in vita una potenziale testimone che magari avrebbe tentato di scappare come garanzia della collaborazione del padre... sarebbe bastato far credere a quel pover'uomo che la giovane fosse in vita.
Forse era stata uccisa subito dopo il rapimento e si erano liberati del corpo.... e se era vero, ormai non restava più nulla di quella poveretta.
Ma esisteva un'altra possibilità, più gradevole al pensiero ma valida quasi quanto l'altra.
Yanez non era il tipo di persona che accettava passivamente le situazioni, così come non era tipo da starsene buono e tranquillo ad aspettare che qualcuno lo salvasse o che gli piazzasse un colpo ben assestato da qualche parte.
Era come chiedergli di mettere le radici da qualche parte e di non muoversi più.... se di tanto in tanto non prendeva il mare e non viveva qualche avventura, era come condannarlo a morte.
Non si sarebbe lasciato usare per nuocere a qualcuno a cui teneva molto e di certo avrebbe tentato la fuga, se non l'aveva già fatto...
Ma anche se era un uomo tutt'altro che accondiscendente, soprattutto con i malintenzionati, era anche un uomo buono e giusto. E questo purtroppo lo sapeva anche Brooke.
Se Aida poteva essere del tutto superflua e non ci fosse un reale bisogno che fosse viva per convincere chi di dovere a cooperare con lui... poteva essere decisiva per costringere Yanez a seguire le loro regole.
Yanez era troppo giusto per decidere di scappare o ribellarsi sapendo che qualcuno avrebbe rischiato grosso.
Specie se quel qualcuno era una ragazza indifesa.
- Io penso invece che sia ancora viva. Yanez non è tipo che subisce senza reagire, ma nemmeno uno che scappa senza preoccuparsi che il suo gesto possa avere ripercussioni su un'altra persona.- fece Marianna esternando il pensiero del marito.
- Quindi in poche parole... ha le mani legate.- il governatore non sapeva se era davvero legato ed impossibilitato a muoversi, ma a quel punto... -non può nemmeno reagire senza che la signorina Costas ci finisca in mezzo.-
Sandokan annuì.
In qualunque modo la si guardasse, Yanez aveva bisogno di aiuto immediato. E non era intenzionato a negarglielo.
Molti avrebbero detto che di uomini leali era pieno il mondo, che di secondi in comando non aveva che l'imbarazzo della scelta, e che nella peggiore delle ipotesi gli rimaneva un regno, ricchezze e l'amore della sua donna.... ma la verità era che nessun regno, nessuna rivalsa l'avrebbero consolato se non l'avesse avuto più con sè.
Per quanto riguardava l'amore... si, l'avrebbe aiutato. Ma non salvato.
Quando aveva conosciuto Marianna, l'unica cosa che voleva era stare con lei. Il mondo, persino la sua sete di giustizia contro Brooke, pareva essersi fermata... era così preso da pensare che l'amore fosse la cosa migliore che gli fosse mai capitata... ed aveva trascurato Yanez.
Solo a mente fredda, capì che l'aveva ferito con il suo comportamento seppur giustificabile: Yanez si divertiva, prendeva tutto come un gioco, rideva, scherzava e dava ad intendere a chiunque che sarebbe riuscito a caversela sempre e comunque anche da solo... ma dentro era molto fragile ed insicuro... solo quando era troppo tardi si era accorto di come si fosse sentito... messo da parte, come un giocattolo vecchio.
Quando l'aveva accusato di non essere più l'amico di una volta, si era arrabbiato e gli aveva detto che se voleva poteva tornare indietro anche in quel momento... ma non erano passate che due ore e già si era messo a camminare avanti e indietro, come un'anima in pena domandandosi se l'amico stava bene, se aveva un posto in cui dormire e da mangiare... e sopratutto se era riuscito a stare fuori dai guai.
'' Ti ritrovo... giuro che ti ritrovo...''- borbottò Sandokan perdendosi nel vedere l'acqua dell'oceano... quell'oceano sconfinato ed azzurro di cui Yanez era innamorato perso.
...
...
...
-Non gradite la mia compagnia, signorina Costas?''- fece Teotokris notando che la giovane non aveva avuto la reazione minima ai suoi, peraltro patetici, tentativi di fare conversazione -pensavo che il risveglio della natura incontaminata potesse piacervi...-
- E mi piace, infatti.- fece Aida con tono risentito -ma non quando sono prigioniera.-
- Comprendo che non è facile...- fece il greco -ma tutto quello che vi chiediamo è di pazientare. Ancora due o tre giorni al massimo... poi sarete libera.-
- E..- nel dir così lanciò uno sguardo alla finestra della stanza in cui era stato segregato Yanez -di lui, che ne sarà?-
- La sua vita è legata alla mia volontà.-
-Che volete fargli....?-
-Niente.... solo fargli comprendere come ci si sente ad essere umiliati senza potersi difendere... mostrargli quanto possa far male vedere tutto quello che hai costruito e quello a cui si tiene sparire sotto i tuoi occhi... e veder reso vano ogni tentativo di difendersi.- fece Teotokris con un sorriso cattivo - e bada, gli farò solo sperimentare sulla sua pelle quello che ho sofferto io per colpa sua.-
Aida sussultò.
Sapeva che Brooke detestava Sandokan ed i motivi di quell'odio che potevano portarlo a desiderare vendetta, sangue e morte avevano fatto il giro del Borneo.
Ma quel tipo... pareva non essere interessato a vedere il rajah del Kiltar in ginocchio, ridotto alla disperazione... pareva essere coinvolto in quella storia solo per odio nei confronti di Yanez.
-Ti ha tolto qualcosa che hai costruito pazientemente... o che hai rubato?- lo sfidò Aida- c'è una certa differenza.-
- Prego?-
- Tu sei alleato di James Brooke. E' un funzionario del governo corrotto, un ladro ed assassino. Un mascalzone della peggior specie. E tu sei con lui. Qualcosa mi dice ciò che ti hanno tolto non era tuo di diritto.-
- Ti consiglio di non parlare di cose che non conosci...-
In un attimo si ritrovò a terra... e lì notò qualcosa di non poco interessante. Ma preferì tenere per sè quella preziosa informazione.
- Ed io consiglio a te di non pretendere tributi in cambio di qualcosa che hai rubato e che è stato restituito al legittimo proprietario!!!- fece con rabbia alzando il braccio con l'intenzione di colpirla.
- EHY TU!!!- strillò la voce di Yanez -FACILE PRENDERSELA CON UNA PERSONA CHE NON PUO' DIFENDERSI COME MEGLIO PUO'!!!!
VIENI QUI E PRENDITELA CON ME, SE HAI CORAGGIO!!!-
Teotokris guardò con odio quella finestra, immaginandosi la faccia del suo rivale... oh se se la sarebbe presa con lui... tutto quello che voleva in quel momento era incatenarlo ad una parete, rendendolo incapace di muoversi e riempirlo di pugni fino a fargli vomitare persino l'anima e farlo supplicare di lasciarlo in pace.
Ma non era ancora il momento.
Due giorni. Doveva semplicemente aspettare quarantotto ore.
- Ok, la gita è finita.- fece tirandola bruscamente in piedi - si torna nei tuoi appartamenti.-
...
...
...
Non si era mai sentito così furibondo in tutta la sua vita... anzi, sì. 
Quando era ancora in Portogallo e aveva provato ad adeguarsi alla vita che avrebbe dovuto condurre per rendere orgoglioso suo padre... ricordava che era una festa, una delle tante a cui doveva prendere parte... si era sentito letteralmente soffocare da tutto quel fasto, quei finti sorrisi, ed era uscito in giardino con la scusa di aver bevuto troppo e di aver bisogno di una boccata d'aria.
Lì aveva visto due '' gentiluomini'' che stavano facendo delle avances un po' troppo esuberanti ad una cameriera che era chiaro come il sole, non aveva la minima intenzione di starci, ma che era costretta a mostrarsi accondiscendente... perchè se avesse tentato di difendersi per poi spiegare a  chi di dovere cosa era successo e perchè aveva reagito così, nessuno le avrebbe mai creduto.
E quei due se la ridevano... si era arrabbiato, era fuori di sè. Così si avvicinò velocemente, con una delle sue solite battute per palesare la sua presenza... ed appena li ebbe a tiro gonfiò loro la faccia. Prontamente, lo denunciarono al momento di dire il motivo di quell'aggressione vennero sopraffatti dalla paura che potesse dire, assieme alla cameriera, il motivo che lo aveva fatto svalvolare e se la cavarono con un '' acceso e banale scambio di opinioni''.
Ma in quell'occasione aveva avuto modo di sfogare la sua rabbia per quell'ingiustizia insopportabile ma in quel momento... non c'era nessuno a cui avrebbe potuto spaccare almeno il setto nasale per sfogarsi e non diventarci matto...
Persino Paco pareva spaventato dall'espressione del padrone... camminava avanti ed indietro per la stanza, con un'espressione furiosa in volto... sembrava una tigre in gabbia.
'' Alzare le mani su una donna... giuro che se riesco ad averlo a tiro...''- pensò furibondo. Finalmente, riuscì a trovare pace sedendosi sul letto respirando lentamente, cercando di calmarsi.
Se l'avesse avuto a tiro... lo conosceva abbastanza bene da dire che persino ritrovarsi con lui occhi negli occhi non garantiva nulla.
Teotokris era esattamente quel tipo di persona che mentre ti stringeva amichevolmente la mano professando le migliori intenzioni sorridendo, con l'altra ti piantava un kriss nella schiena.
Se l'avesse affrontato così, senza uno straccio di piano i casi erano due: o si faceva accoppare in modo poco dignitoso o si faceva male seriamente e tanti saluti alla possibilità di fuggire.
'' Ok... calmati. Calmati. Non aiuti nessuno e non aiuti Aida.''
Mentre rifletteva, senza troppi risultati, la porta si aprì e si ritrovò davanti Aida.
- Lo so, ci ho di nuovo messo una vita... ma questo è l'arrosto migliore che proverai mai...- Yanez le si avvicinò prendendole il viso - ma che fai...?-
- Meno male... non ti ha lasciato il livido... come va, ti ha fatto male?-
Aida  sorrise e lo rassicurò con un buffetto sulla guancia.
-Non ti preoccupare non è niente... solo una botta, tutto qui.-
-Mi dispiace... non dovevi finirci in mezzo...-
- Perchè Teotokris ce l'ha tanto con te?- chiese Aida, ricevendo una risposta con tanto di spallucce.
- Beh... è un despota spodestato e rimesso al suo posto, con la caduta del tiranno a cui faceva da leccapiedi ha perso tutto quello che aveva, soprattutto per colpa mia... perciò immagino che voglia vendicarsi.- rispose Yanez.
-Dice che lo hai umiliato, non ha avuto modo di difendersi e che qualsiasi tentativo facesse alla fine vincevi tu.-
- Non è colpa mia se ha il brutto vizio di cantar vittoria troppo presto.- fece il portoghese con nochalance.
- Ma cosa gli hai fatto, esattamente?-
- Lui era... era il consigliere del sovrano dell' Assam. Ma non era il vero sovrano: moltissimi anni prima, suo padre uccise il fratello a cui era destinata la corona e sia padre che figlio hanno affamato, torturato ed ucciso della povera gente innocente- fece Yanez -io ho avuto modo di conoscere la figlia del vero sovrano... e sono riuscito a restituirle la corona, assieme al mio amico Sandokan.-
- Dovevi tenere molto a lei...-
Yanez sospirò.
-Sì. Ho creduto di esserne innamorato, al punto che una volta restituitale la corona che era sua per diritto, invece di tornare nel Kiltar con i miei amici... ho deciso di restare al suo fianco.-
- Ma poi nel Kiltar... ci sei tornato. Cos'è successo?-
- Mi sono sentito in trappola.-
-Pensi che l'amore sia una trappola da cui fuggire?- fece Aida basita.
Yanez s'affrettò a chiarire.
-No. Le volevo bene veramente, e le voglio bene tutt'ora, ne sono stato innamorato... ma io amavo anche viaggiare, vedere posti nuovi, vivere avventure nuove, sentirmi sempre libero di partire...- fece Yanez con aria sognante -e poi, nemmeno diventare lo sposo di una regina indiana ed avere uno stuolo di servirori pronto a a servirmi e riverirmi tutto il santo giorno, avrebbe potuto colmare il vuoto che mi si stava scavando nel cuore...-
Surama... l'aveva amata. Veramente. E per un brevissimo momento, si era pure immaginato di costruire una famiglia assieme a lei... ma la verità era che Sambliong, quel vecchio brontolone, come lo chiamavano spesso lui e le tigri quando vivevano a Mompracem aveva ragione. Come sempre.
Una vita senza l'amore di una donna poteva essere triste... ma mai quanto lo poteva essere una vita senza amici.
- Sarebbe più semplice innamorarsi di una persona che puoi vedere quando vuoi, senza lasciare i tuoi amici... e che abbia voglia di seguirti ogni volta che ti salta il ticchio di partire, anche quando non c'è garanzia di tornare...- fece Yanez.
- A proposito di tornare...- fece Aida -oggi, quando Teotokris mi ha messo a terra, ho visto una cosa interessante.-
 Davvero- fece Yanez incuriosendosi.
La ragazza annuì.
- Dei piccoli fiori azzurri con le punte dei petali dorati.- spiegò Aida.
-E immagino...- fece Yanez -che non siano i classici fiori che si regalano per corteggiare una ragazza.-
Aida annuì decisa.
- Li ho visti una volta, su un libro di botanica di mio padre. Sono fiori molto particolari... se li sminuzzi ben bene, ottieni un sonnifero che stenderebbe persino un elefante, anche se solo per poche ore...-
- Uhm...- fece Yanez pensieroso -e quanto ci mette a fare effetto, pressappoco?-
-Dipende da chi la assume, ma il risultato finale è garantito.-
Quindi, avevano qualcosa per drogare la guardia che gli faceva la guardia alla porta... tra questa e il pavimento, c'era una fessura che occhio e croce gli avrebbe permesso di allungare una mano e recuperare la chiave.
Però sorgevano almeno due problemi.
Il primo, quasi certamente, ad Aida,  dopo aver detto a Teotokris ciò che pensava... non sarebbe stato semplice uscire di nuovo.
E lui... tra tutti e due lo conoscevano abbastanza bene da sapere che se gli avessero dato anche solo un' occasione di scappare, avrebbe saputo ben lui come farla fruttare. Perciò non sarebbe stato niente facile procurarsi una di quelle piante...
O forse non era un gran problema.
-Paco...- fece Yanez -Mi sa che c'è del lavoro per te.-
Il camaleonte annuì, combattivo.
E forse... nemmeno il come somministrarlo alla guardia senza che questa s'insospettisse era un ostacolo insormontabile.
Prese la bottiglia di vino. Mancavano a malapena due bicchieri.
-Ok. Ecco quello che faremo.- fece Yanez sottovoce -Domani sera, quando mi porterai la cena, con una scusa ti restituisco la bottiglia... non so, magari che voglio un' annata diversa... se conosco bene quelli di cui Brooke si circonda adesso...-
-... quello che piantona la porta magari se la prende.- concluse Aida.
Il portoghese annuì.
- Sì. Solo che gliela daremo corretta con un sonnifero... aspetterò che si addormenti ed io e Paco recuperiamo le chiavi. Appena fuori, verrò a prenderti e scappiamo da qui.-
Aida annuì, abbassando lo sguardo, preoccupata.
- Cosa c'è? Non è quello che desideravi?-
- Sì...- altrochè se lo voleva. Non aveva fatto altro che sperare sin dal primo giorno  che arrivasse qualcuno a prenderla e la riportasse da suo padre... ma all'inizio della prigionia aveva qualche certezza sul fatto che il padre fosse ancora in vita... adesso invece doveva dar credito alle parole vaghe di un assassino... non sapeva che vita la aspettava la fuori, nè se qualcuno la stava aspettando. Almeno là dentro, qualche certezza l'aveva -e dopo? Scappiamo dalla nostra cella, dalla fortezza pure... e poi che succede? Quanto possiamo andare lontano prima che ci riprendano? Ma soprattutto... c'è qualcuno da cui tornare?-
- Ti capisco, Aida...- nel dir così le prese una mano  con delicatezza e la obbligò quasi a stenderla sul suo petto, nel punto in cui era situato il cuore.
Aveva un battito un po' più accellerato di quanto non fosse normale.
- Ho paura anch'io. Se ti dicessi di no, sarebbe una bugia colossale... ma preferisco rischiare di farmi scoprire mentre provo a riappropriarmi della mia vita... e magari morire mentre combatto, piuttosto che far credere loro di avermi messo in ginocchio.-
Ma per lei le cose erano diverse... lui aveva la certezza che Sandokan avrebbe smosso tutto l'Oriente per ritrovarlo e che sarebbe senz'altro riuscito a trovare aiuti al di fuori del Kiltar... dopotutto, si trattava della scomparsa dell'amico fraterno del sovrano di quel regno, che tra l'altro era anche il pupillo dell'ambasciatrice favorita della regina d''Inghilterra... sì, lui aveva delle certezze.
Aida invece cosa aveva di certo, una volta uscita da lì e  soprattutto SE fosse uscita  da lì? Nessuna.
L'unica persona che forse l'avrebbe cercata era suo padre... ma figurarsi se i soldati inglesi di Labuan, anche se comandati da un uomo che forse non brillava certo per arguzia e coraggio, di buon cuore, avevano voglia di mettersi a cercare una sconosciuta...
Suo padre era prigioniero come lei, se non addirittura morto... e dalle chiacchierate che erano riusciti a farsi non aveva molti amici... poteva sparire tranquillamente in quella situazione e nessuno si sarebbe preoccupato più di tanto... 
- Vieni con me.- fece Yanez -Nel Kiltar.-
- Cosa...?-
-Ascolta, non posso prometterti che a Labuan troverai tutto quello che hai lasciato e che tuo padre è vivo...- se lo augurava, ma iniziava a nutrire dei dubbi -ma non esiste che io me ne vada da qui e ti lasci allo sbando... ti porto con me nel Kiltar. Lì sarai al sicuro... e nel frattempo cercheremo di scoprire cosa è successo a tuo padre. E se è vivo... lo troveremo.-
- Davvero?- fece la ragazza stupita.
- Certo.... lascia che ti porti con me, dove sarai al sicuro.- nel dir così la portò a sè, facendole poggiare la testa sul suo petto, come se quel semplice gesto fosse sufficiente a proteggerla, carezzandole i capelli.
Seppur con un po' di difficoltà impostale dai ceppi ai polsi riuscì a ricambiare l'abbraccio. Per la prima volta, dopo tanto tempo riusciva a sentirsi al sicuro, a percepire la presenza di una persona presente, un affetto sicuro su cui contare... lo conosceva da pochissimo tempo, ma sentiva di averlo aspettato da tutta una vita.
- Adesso mi sa che devo andare...- fece senza troppa convinzione e nemmeno foglia di staccarsi da lui.
- Un minuto in più non sarà la nostra rovina...- ipotizzò Yanez.
- TI MUOVI OPPURE NO?!?- strillò la guardia.
-... ma per le nostre orecchie, senz'altro.- aggiunse il portoghese. 
-Mi sa...- fece la ragazza schioccandogli un bacio sulla fronte. Quando provò ad allontanarsi, si ritrovò di nuovo avvinghiata lui e le loro bocche si congiunsero. Da che era un bacio semplice, diventava sempre più affamato... che Yanez ricordasse non aveva mai baciato nessuna come se fosse l'unico modo per  trattenerla ed impedirle di andarsene dalla sua vita... quella ragazza invece ci era riuscita.
Lei, dal canto suo sulle prime era rimasta scioccata che quell'uomo che aveva conosciuto da poco e per il quale già sentiva un'affezione incredibile l'aveva presa e baciata, ma poi aveva iniziato a rispondergli aggrappandosi come poteva a lui nemmeno fosse l'unico appiglio solido in mezzo al mare in burrasca.
Quando finalmente si staccarono l'un dall'altra respiravano entrambi affannosamente.
- Adesso devo andare per davvero...-
-Tieniti pronta. Domani vengo a prenderti prima di mezzanotte... promesso.-
Quando si ritrovò da solo si passò una mano sulla bocca, quasi volesse assicurarsi che fosse ancora intera... c'era ricascato un'altra volta.
Aveva promesso che non si sarebbe più innamorato per non doversi ritrovare mai più nella situazione di dover scegliere tra una donna ed il suo migliore amico... e invece c'era ricascato.
Paco lo guardava con aria contenta.
- Non c'è nulla da ridere sai?- fece facendogli il solletico.

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