Il richiamo del desiderio

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella finestra di camera mia... ***
Capitolo 2: *** Il tranello del capitano ***
Capitolo 3: *** Il mio desiderio ***



Capitolo 1
*** Quella finestra di camera mia... ***


Eppure erano passati molti anni dalle avventure che avevo avuto sull’Isola che non c’è.
Ormai mi sentivo molto vecchia e le forze mi stavano mancando sempre di più.
Ma la mia forza di volontà era talmente forte che mi sentivo giovane dentro.
Non mi rimaneva altro che leggere in solitaria pensando al mio passato che piano piano si stava offuscando per colpa della mia mente debole e molto fragile.

Inizio flashback:


Passeggiavo indisturbata stando attenta a dove mettevo i piedi.
Non ero mai stata prima d’ora sull’isola che non c’è, eppure sentivo che quel posto mi apparteneva moltissimo.
Un luogo incantevole che doveva essere vissuto con estremo desiderio, lasciando spazio alla più fervida fantasia e immaginazione.
Ma allora perché non riuscivo ad essere felice come vorrei?
Che cos’è che mi mancava?
Ero ancora una bambina agli occhi di mia madre e di mio padre, ma quando passeggiavo sulle coste dell’Isola che non c’è, sentivo che il tempo si fosse fermato.
< Perché è così che accade > mormorò Peter Pan come se avesse ascoltato i miei pensieri < Rimarrai qui per tutta la vita e nessuno di noi crescerà mai. >
Sembrava che le parole di Peter fossero un duro avvertimento che non potevo non cogliere.
< Peter, prima o poi dovrò tornarmene a casa. Non posso rimanere qui con te. >
< Ma come? Non vuoi stare con me? >
< Certo! Ma la mia famiglia si preoccuperà molto non vedendomi tornare. >
< Dimentica per sempre il tuo mondo. Ormai non ti appartiene più. >
Eppure in quelle parole di Peter sentivo che c’era un motivo oscuro che non mi piaceva scoprire.
< Peter, rimarrò con te tutto il tempo necessario. Ma presto dovrò tornare a casa. >
< Ma sei appena arrivata! Non puoi pensare di andartene proprio ora. >
< Volevo solo mettere le cose in chiaro. Tutto qui. >
Sapendo che Peter non mi avrebbe aiutato nel ritorno a casa, dovevo cercare un altro espediente per andarmene, ma dopo aver capito come si viveva su quest’isola.
 
 
A primo impatto non sembrava diversa dalle altre: alberi, vegetazione ovunque e un sacco di piante che davano vita ai lor0o frutti più variegati.
Papaya, banane, cocco e tante altre cose.
Avevano un sapore diverso, ma non saprei dire come: sapevo soltanto che era tutto buono.
< Non ti sapevo così mangiona, Wendy. A casa tua non ti danno mangiare? >
< Certo che sì, Peter. È soltanto che è molto tempo che non metto qualcosa sotto i denti. Il viaggio che mi ha portato qui è stato molto lungo. >
< Ma è stato davvero entusiasmante > replicò Peter fiero delle sue parole.
< Se lo dici tu… >
< Non ti piace volare? >
< Ma se mi hai portato tu con un braccio. Io non so volare. >
< Ma ti piacerebbe provare? >
< Io veramente… >
< Trilli! Trilli! Dove sei? >
Le urla di Peter sarebbero state udite da chiunque se avesse continuato per molto.
< Smettila, Peter! Vuoi farti scoprir da Capitan Uncino? >
< Che m’importa di quel vecchio! Non mi fa’ nessuna paura. Anzi, mi diverto molto a burlarmi di lui. >
< Lo so. Ma non voglio problemi quando sono qui sull’isola. Potrai combattere con quell’uomo con la sua banda di pirati quanto vuoi, ma adesso… >
< Cercherò di fare il bravo. Promesso. >
Peter, che si comportava come un bambino capriccioso, dovevo fare di tutto per assecondarlo senza fargli mancare niente.
< Allora Wendy, a cosa vuoi giocare? >
< Non saprei… Perchè non mi fai vedere il tuo nascondiglio? Magari potremmo giocare lì. >
Ma quando Peter alzò lo sguardo fissandomi con sguardo enigamtico, non riuscivo a capire a cosa stava pensando.
< Peter, che succede? >
Facendomi segno di fare silenzio, Peter scovò un pirata che si stava aggirando ni dintorni intanto s spiarci.
< Che cosa volevi fare, brutto… >
< Ti prego, non farmi del male > mormorò il pirata piagnucolando come un bambino.
< Allora?! È stato Uncino a dirti di seguirci? >
< Aveva detto a me e a tutti gli altri di un ospite indesiderato su quest’isola. Eravamo solo curiosi di sapere chi fosse. >
< Mi stai forse dicendo che tu non sei da solo? >
< Sì, esatto. Ma non so dove si possano trovare gli altri miei compagni. >
< Stai mentendo! >
< No! ti giuro di no! >
< Bugiardo. >
< Peter… >
< Che cosa c’è? >
Sapevo che non aveva nessuna intenzione di prendersela con me, ma quando alzava la voce mi faceva molta paura.
< Lascialo stare. E’ solo un uomo innocente. >
< Ci stava spiando, Wendy. D io questo non posso permetterlo. >
< Ha solo seguito gli ordini. Non vedi la sua faccia spaventata? >
< Non può passarla liscia. >
< Peter, ti prego… >
< Vedendo tutta la mia pietà dipinta nei miei occhi, alla fin Peter decise di non farlo prigioniero.
< Dì a tutti gli altri e a Capitan Uncino di non provar a sbarcare sull’Isola, altrimenti le brutte sorprese saranno imprevedibili. Non si ricorda che cosa ho fatto alla sua mano? >
< Che tu sia dannato, Peter… >
< Ah! Questo non ti permetto di dirlo. >
Mentre Peter si apprestava a ferirlo come segno di punizione. Lo trascinai contro la sua volontà, prima di cadere in un piccolo burrone a atterrare non molto lontano dalla costa dell’isola, dove si poteva godere di un bellissimo tramonto.
< Aveva bisogno di una bella lezione > insisteva ancora Peter < Perché mi hai fermato? >
< Perché tu non sei una cattiva persona, Peter. Tu non sei un criminale come quei pirati. Tu sei buono… >
< Buono? Che significa? Non riesco a capire. >
< Ma come? Non riesci a comprendere la differenza tra bene e male? >
< Io veramente… >
< Allora sarà meglio che ti racconti una storia delle mie. Giusto per farti capire quali sono davvero i pensieri felici. >
< Ma io questo lo so già… >
< Ne sei sicuro? >
Guardandomi dritto nel viso, capii subito che aveva tanta voglia di ascoltarmi. E di imparare.

Fine flashback

Ricordi flebili che non posso confondere su questa mia sedia malandata.
Ma allora perchè adesso mi sento così sola?

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Capitolo 2
*** Il tranello del capitano ***


Inizio flashback


Peter non riusciva a capire i miei veri sentimenti.
Io non potevo rimanere per sempre sull’Isola che non c’è: avevo anch’io la mia vita
Ma allora perché non riusciva a capirlo?
< Wendy, sei pronta? Presto scoprirai il mio nascondiglio e… >
< Peter, ti prego. In verità io… >
< Che cosa ti succede? >
< Anche se sono poche ore che ho lasciato casa mia, ho un senso di nostalgia che non riesco a reprimere. Come se mi mancasse qualcosa. >
< Di cosa hai bisogno? Quest’isola può offrirti tutto quello che vuoi. >
< Anche la mia famiglia? >
Non riuscendo a capire quelle parole, Peter mi fissava con sguardo stranito.
< Famiglia? Che vuol dire? >
< Una mamma e un papà. Questa è una famiglia. >
< Ma loro sono… grandi. >
< In fondo crescere non è sbagliato, Peter. Fa parte del corso della vita. >
La sua faccia schifat6a era tutta un programma.
Non voleva ascoltare quelle parole, soprattutto pronunciate da me.
Ma la dura realtà mi portava a fare questi pensieri e a dimenticare che il mio momento di fanciullezza non sarebbe durato per sempre.
< Se vuoi tornare dalla tua “famiglia”, fai pure… Ma sappi che L’isola che non c’è non ha bisogno di persone grandi che dimenticano la loro fantasia di essere bambini. È questo il tuo più grande problema. >
< Peter, devi capire che… >
< Non ho bisogno di capire! > gridò spazientito < Pensavo che tu fossi diversa. Che tu potessi capirmi… Ma purtroppo mi sbagliato. >
Andandosene via volando e ferito dalle mie parole, mi sentiva una stupida e un a sciocca.
Come ho potuto imprimere nella mente di un bambino tali parole? In fondo Peter voleva il mio bene, ma non ho fatto niente per ascoltarlo. Per capirlo.
Forse non è lui quello che ignora. Forse sono io che non vado bene.
Ma adesso che mi sentivo sola in mezzo ad un luogo fantastico che non conoscevo, dovevo combattere le mie paure facendomi forza.
Ma le ombre oscure erano vicine a me ed io non avrei potuto fare niente per fermarle.
< Buongiorno, mia piccola fanciulla? Ti sei persa? >



Fine flashback



Non potevo camminare a causa della mia vecchiaia.
Non riuscivo a fare niente senza l’aiuto della mia famiglia.
Mi chiedevo ogni volta quanto tempo mi sarebbe rimasto da vivere e quanto le mie pene potevano continuare.
Il respiro era sempre più affannoso ma sentivo che la mia anima era ancora dentro di me.
Anche se la mia famiglia era vicino a me, sentivo che mi mancava qualcosa: la mia voglia di vivere.
< Nonna, hai bisogno di qualcosa? >
Sentendo la voce flebile di mia nipote, mi voltai per guardarla.
< Ho bisogno di ritrovare i miei sogni > mi limitai a dire < Perché bloccata su questa sedia a rotelle, mi sento come una donna senza passioni. Una donna morta. >
< Ma io che cosa potrei fare per te? >
< Rimani qui con me. Ascolta le mie storie. >
E dopo che la mia piccola nipote si accoccolò in fondo ai miei piedi fissandomi con sguardo voglioso, iniziai a raccontare il mio più grande sbaglio della mia vita:


Inizio flashback:


< Chi è lei? >
< Wendy cara. Sono colui che non ti abbandonerà mai. >
Fissando il suo sguardo compiaciuto, capii immediatamente che si trattava di una trappola ordita da un Capitano senza scrupoli.
< L’ho riconosciuta immediatamente, Capitan Uncino. >
< Vedo che la mia fama mi precede… >
< Sicuramente non per grandi meriti. >
< Hai forse paura di me? >
< Perché dovrei averne? >
< Non lo so. È quello che ti sto chiedendo io… Perché stai così lontana da me? Avvicinati. >
< No! non voglio avere niente a che fare con lei. >
< Sei solo su quest’isola. Io ti potrei aiutare. Vuoi tornartene a casa, vero? >
< E anche se fosse? Sicuramente non chiederò mai il suo aiuto. >
< Va bene, fai come vuoi… Ma ricordati una cosa: nessuno ti aiuterà. Morirai da sola. Perché è questo quello che ti meriti. >
E nel sentire quelle parole, lo spirito di quel dannato uomo scomparve per sempre, come se non fosse stato reale.


Fine flashback

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Capitolo 3
*** Il mio desiderio ***


Avevo gli occhi chiusi.
La mia avventura sull’Isola che non c’è non era stata poi così tremenda.
E’ vero che avevo litigato con Peter, ma il nostro legame andava ben oltre la nostra rabbia.
Mi raccolse come una bambina sperduta ed insieme decidemmo che non avremmo mai più litigato per futili motivi.
Lui capiva la mi volontà di crescere e la maturità che mi contraddistingueva.
Ma anche se all’apparenza potevamo essere così diversi, in fondo eravamo molto simili.
Trascorremmo giorni infiniti e spensierati sull’Isola che non c’è, raccontando storie d’avventura di ogni tipo a quei bambini che l’unico desiderio che avevano era di essere liberi.
Questi bei momenti durarono per anni e anni, fino a quando il corso del tempo non ha fermato la mia volontà di credere a pensieri felici che contraddistinguevano la mia voglia di vivere.
Ormai ero vecchia e senza energie.
Il respiro si faceva sempre più flebile e non riuscivo a fermare quell’impulso di soffocamento che purtroppo provavo.
La mia piccola nipotina mi dava tutto il calore che poteva, ma sentivo che non era abbastanza.
La mia libertà di muovermi ormai non faceva più parte di me e sentivo che scivolavo in un mondo diverso.
In un mondo in cui l’oscurità e la voglia di vivere contrastano quel parallelismo che non riesco a spiegare.
< Nonna, che cos’hai? Perché tieni gli occhi chiusi? >
< Piccola mia, non devi preoccuparti per me. Tra poco andrò in un mondo migliore, ma purtroppo non ci potremmo più rivedere. >
< Perché? Dove te ne andrai? Tornerai sull’Isola che non c’è come hai fatto in passato? >
< No, tesoro. Ma andrò in un posto migliore che assomiglierà tanto alla mia amata Isola. >
Tossivo a ripetizione e il mio cuore mancava alcuni battiti.
Ormai era questione di tempo e la mia anima avrebbe lasciato il mio corpo per sempre.
< Nonna, non ti affaticare. Riposati gli ultimi istanti e… >
< Non ho bisogno di riposarmi, piccola mia. Voglio che tu mi ricordi in vita. >
< Lo farò nonna. Te lo prometto. >
< Questo è il mio unico desiderio. Non chiedo altro… Spero che tu non possa mai più dimenticarmi. >
< Come potrei mai farlo, nonna? Sei la persona a cui voglio più bene. >
< E i tuoi genitori? >
< Con loro ho un rapporto diverso. Non posso raccontargli tutto quello che faccio, altrimenti non mi capirebbero. Ma con te è diverso. Tu sei unica, nonna. >
E nel sentire tali parole, mi sentii anche solo per un ultimo istante viva e con nuove energie.
Ma il mio istante era scandito da colpi di tosse e da un ultimo battito che aveva il sentore di un addio.
< Fai la brava, piccolina. Tua nonna non ti dimenticherà mai. >
E anche se le mie parole erano piene di dolore, sapevo che avevo lasciato un’eredità che sarebbe stata incancellabile e tutti i miei desideri realizzati avevano incorniciato la mia vita in tutti quegli anni.

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