World Between Worlds

di SimbaCourage96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Erede ***
Capitolo 2: *** Famiglia ***
Capitolo 3: *** Voci ***
Capitolo 4: *** Partenza ***
Capitolo 5: *** Coruscant ***
Capitolo 6: *** Attacco al Senato ***



Capitolo 1
*** L'Erede ***


Cap 1

L'Erede


“Sei sicura, potresti non fare ritorno e poi-“

Poe Dameron, nuovo co-generale della Resistenza, stava camminando a passo svelto verso l’hangar dove tutto era ormai pronto per la partenza della Jedi.

“Poe, devo trovarlo, fosse l’ultima cosa che faccio.” Disse lei con sicurezza.

Erano mesi che programmava quel viaggio, e ora che aveva tutte le informazioni di cui aveva bisogno, non poteva farsi scappare l’opportunità di trovare e riportare a casa Ben Solo. Il giovane si era sacrificato per lei, le aveva dato la sua vita, letteralmente, e molto più di questo.

Nel frattempo era arrivata Rose Tico, una meccanica diventata molto importante per la Resistenza e cara amica di Rey. Aveva un bambino in braccio, dai capelli corvini e leggermente boccolosi e gli occhi grandi e molto espressivi.

Rey la guardò con fastidio, glielo aveva ripetuto tante volte che non sarebbe riuscita a partire se lo avesse visto poco prima della partenza.

“Non potevi andartene senza salutarlo.” Le disse, corrugando la fronte, poi aggiunse, rilassando il visto stavolta, “Te ne saresti pentita, Rey.”

Anche Rey si rilassò e asciugò una lacrima che stava per scendere dall’occhio sinistro. Tirò su con il naso e si avvicinò al piccolo.

“Ehi, piccolino, ora devo andare. Ma tornerò e con me ci sarà anche il tuo papà.” Gli disse.

Poe sospirò incrociando le braccia al petto. Ancora non gli andava giù l’identità del padre di quel bambino, molte volte aveva avvertito Rey che quel bambino aveva l’oscurità nel sangue, una nuova minaccia alla Nuova Repubblica che avevano costruito con tanta fatica.

“Fai il bravo Jacen Han Solo” gli disse infine, dandogli un bacio tra i capelli scuri. Il bambino, da che sorrideva, s’incupì, percependo la tristezza della madre e cominciò a piangere. Rose lo tranquillizzò cullandolo e Rey si bloccò.

“Non voltarti, se lo fai, t’impedirò di lasciare questo pianeta.” L’avvertì Poe e Rey strinse i pugni. Non poteva farlo, doveva trovare Ben.
 Salì a bordo del x-wing e partì.



16 anni dopo
 
“Dameron!”

Jacen si girò sentendosi chiamare da una voce familiare. Era il suo migliore amico Garo Obrinn, un promesso pilota secondo suo zio Poe, e detto da lui era più che un complimento poiché si vantava sempre di essere il migliore della Galassia.

“Obrinn…” disse sorridendo lievemente al suo arrivo. Aveva la tuta da pilota quindi poteva voler dire che aveva affrontato l’esame, quello di cui parlavano da settimane, se non mesi.

“Ce l’ho fatta!” Esclamò emozionato e Jacen cercò di mostrare la stessa emozione dell’amico, ma tutto ciò che uscì  fu un sorriso forzato, anche se era genuinamente contento per lui.

“Wow, sono proprio contento per te, Garo” disse, dandogli una pacca sulla spalla

Lui sorrise di rimando, anche se riusciva a leggere la delusione riguardo alla sua reazione poco carica, ma forse Garo se l’aspettava da lui.

I due si conoscevano da quando erano piccoli, all’inizio non si sopportavano, ma col tempo capirono che erano le differenze a unirli e da allora erano inseparabili.

“Tuo zio era in gran forma, sai? Ha fatto passare dei momentacci ai ragazzi.” Ridacchiò e Jacen mantenne il sorriso senza fare una piega. Si aspettava quest’affermazione sul comportamento di suo zio.

“Colpa mia, immagino. Stamattina gli ho chiesto di mia madre…” Disse, tra se e se. Sì, gliel'aveva chiesto, ma il pilota se ne era andato senza proferire una parola

“Oh.” La sua esclamazione gli fece capire che non era solo un suo pensiero interiore.

Garo sapeva della sua situazione. Del fatto che fosse orfano, per questo era stato cresciuto da suo zio Poe. Sua  zia Rose, che considerava come una madre, aveva deciso di raccontargli dei suoi genitori.

Jacen sapeva di avere una madre, nella sua mente aveva dei frammenti di ricordi in cui riusciva a vedere la sua ombra, i suoi occhi nocciola, il suo sorriso… a volte ebbe la sensazione di sentire addirittura la sua voce. Tuttavia un padre? Certo, era ovvio che ne avesse uno, ma non aveva ricordi di lui.

La zia gli disse che era Rey Skywalker, l’eroina della Resistenza, una leggenda nella storia della Nuova Repubblica. Raccontò la sua storia e perché aveva dovuto abbandonarlo sedici anni prima, quando era solo un bambino in fasce.

Lui portava il cognome Dameron, lo stesso di suo zio Poe per nascondere la sua identità.

Suo padre, secondo Rose era Ben Solo, il figlio del famoso Han Solo, pilota della Ribellione che aiuto nella distruzione dell’Impero. Rose non aveva conosciuto nessuno dei due, così gli disse solo quello che le aveva detto Rey, con la quale era legata da una profonda amicizia.

“Poe non ti ha detto nulla perché non vuole che tu parta alla sua ricerca, non vuole avere niente a che fare con questa storia.” Gli aveva detto.

Jacen strinse il pugno al solo pensarci. L’uomo che l’aveva cresciuto gli aveva tenuto nascosto chi fosse la sua famiglia, i suoi genitori, i suoi nonni.

“Jacen…”

Il ragazzo tornò al presente e mandò giù il groppo.

“Scusami.”

“Ehi, amico, non c’è bisogno che ti scusi, ma cosa è successo?”

Garo non sapeva della storia, ma era come un fratello e così gli raccontò tutto, o almeno quello che anche lui sapeva.

“Incredibile! Ma se tua madre è Rey Skywalker, allora anche tu sei un Jedi!” Esclamò Garo, mentre Jacen gli fece segno di abbassare la voce. Non voleva che l'identità di sua madre venisse svelata in questo modo.

“Io… io non lo so, Garo. Mio Zio mi ha tenuto nascoste molte cose…” disse Jacen cercando di tenere un volume della voce basso.

“Cosa pensi di fare ora?” Gli chiese l’amico, come se dovessero preparare un piano di battaglia.

Jacen non lo sapeva. Certo, avrebbe cercato uno scontro verbale con suo Zio, in fondo gli aveva nascosto la verità per tutti questi anni. Come Garo, anche lui si chiedeva se fosse sensibile alla forza come sua madre e questo pensiero lo portò a Finn.

“Credo che parlerò con Finn” disse, dopo aver lasciato il suo amico nel completo silenzio per qualche secondo.

“E che ti serve parlare con lui?” Chiese Garo, leggermente confuso dall’affermazione del ragazzo di fronte a lui.

“Anni fa sentì Finn dire a mio zio che anche lui era sensibile alla forza, che non aveva detto nulla perché ne aveva paura, che voleva essere addestrato da Rey, mia madre…” Jacen si morse il labbro alla parola ‘madre’. Ancora non riusciva a crederci che poteva affibbiare quella parola ad una determinata persona.

“Cavolo… sul serio? Finn?” Chiese di nuovo Garo, incredulo stavolta. Non avrebbe mai immaginato che uno dei Generali potesse essere anche lui un Jedi.
Gli eroi della Resistenza stavano nascondendo troppe cose agli abitanti della Nuova Repubblica.

Jacen annuì. Era l’unica cosa che poteva fare al momento. Poi avrebbe affrontato suo zio.

“Beh, qualcosa mi dice che dovrai cambiare i piani, amico mio…” disse Garo, colpendo la spalla di Jacen che si girò  seguendo il suo sguardo e impallidì nel vedere suo zio Poe Dameron arrivare e poteva già vedere il suo sguardo severo puntare proprio a lui.

“Buona fortuna!” esclamò Garo, svignandosela

“Garo aspe-“ Non riuscì a finire la frase che Garo scomparve tra i corridoi e sentì la mano di suo zio sulla spalla.

Girò piano la faccia per ritrovarselo proprio vicino.

“Ragazzo, dobbiamo parlare” disse con voce ferma, senza far trapelare emozioni, anche se Jacen sapeva che era arrabbiato.




Note:

Bene, eccoci a questa prima parte. Non è una premessa perchè se state leggendo queste due righe vuol dire che avete letto anche il capitoletto.
Comunque dico: Premessa. Allora questa è la prima storia che pubblico su Star Wars. In generale non sono una grande scrittrice ma adoro scrivere e recentemente (da quasi un anno) mi sono riavvicinata a Star Wars e quindi ho cominciato a scrivere diverse cose, questa è la prima che pubblico.
Questa storia non è corretta da nessuno grammaticalmente e se dovessi perdere delle lettere e non dovessi accorgermene non fateci caso (o si se preferite) perchè sono Dislessica quindi potrebbe capitare ^^".
Per ora non dirò come è nato questo figlio dei Reylo, lo leggerete nel prossimo capitoletto o più avanti, vedremo ^^
Avvertenza: Nelle mie storie su SW, Poe e Finn stanno insieme quindi se non vi piace non leggete (non credo farò mai qualcosa di esplicito o di troppo marcato, a meno che non scrivo proprio su di loro).
Queste note stanno diventando un pò lunghe quindi spero lascerete un commento (non siate troppo cattivi ^^") e che seguirete questa storia man mano :)

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Capitolo 2
*** Famiglia ***


Poe Dameron era il pilota più bravo della Resistenza, a volte a Jacen sembrava che cercasse di eguagliare (o superare) la fama di Han Solo, ma erano entrambi delle leggende nella Galassia, uno per aver sconfitto l’Impero e l’altro per aver fermato il Primo Ordine.
Era un uomo testardo, duro per quanto riguarda i sentimenti. Da Jacen si aspettava il meglio che poteva dare, in qualsiasi cosa che faceva. Grazie a lui era uno dei piloti migliori nella Nuova Repubblica, dopo il suo amico Garo, ovvio, lui era il migliore in assoluto secondo suo zio.
Molti pensavano che Jacen fosse suo figlio, cercavano somiglianze tra i due per confermare le loro teorie, ma l’unica cosa che li accomunava era il carattere difficile. Il ragazzo l’aveva proprio preso dallo zio e riuscivano sempre ad attaccarsi per qualsiasi cosa.
In realtà, Jacen sapeva di non essere imparentato in nessun modo con il Generale Dameron, ma si era preso cura di lui da quando molto piccolo come solo uno zio poteva fare e di questo gli era grato.
Ad aiutarlo c’erano sempre Rose e Finn e, con la meccanica, Jacen aveva stretto un legame più profondo. Lei gli raccontava le storie delle guerre galattiche, degli eroi che ne presero parte. Senza rendersene conto gli aveva raccontato anche della sua famiglia.
Lei gli aveva fatto da mamma, medicandogli le ferite, ascoltandolo quando aveva bisogno di confidarsi o aveva bisogno di aiuto con la scuola, ed era ciò che per lui rappresentava. Era lei che aveva chiamato ‘mamma’ ingenuamente quando aveva cominciato a dire le sue prime parole.

“Allora… Rose mi ha detto che ti ha parlato…” Cominciò il pilota, prendendo posto su una delle sedie al tavolo del loro appartamento. Aveva preso del Brandy Corelliano, mentre Jacen beveva dell’Acqua Vishay che era mediamente alcolico. In fatto di risorse alimentari, e in questo caso di bevande alcoliche, si riuscivano a ricavare una vasta varietà di prodotti grazie ai commerci con gli altri pianeti.

“Sì” disse secco Jacen.

Poe fece un veloce sorrisetto. Sapeva bene che sapere la verità avrebbe fatto arrabbiare Jacen.

“Beh, sappi che non aveva il diritto di dirterlo” rispose, prendendo un piccolo sorso dal calice, mentre Jacen non toccava il bicchiere, teneva le mani sulle gambe.

“Certo, avrebbe dovuto continuare a raccontarmi degli eroi della galassia senza dirmi ‘Hey sono i tuoi genitori, o i tuoi parenti’ come faceva quando ero piccolo.” Disse sprezzante il ragazzo. Davvero suo zio voleva tenergli nascosto tutto questo?

“Esatto.” Affermò il pilota e questo fece stringere i pugni a Jacen.

“Perché?! Voglio sapere perché!” Esclamò Jacen, alzandosi in piedi e battendo i pugni sul tavolo preso dalla rabbia per quella risposta.

Poe, invece, si alzò con calma, lasciando il calice sul tavolo.

“Perché tuo padre era un assassino spietato e tua madre si è lasciata sedurre da quel mostro per poi seguirlo nel suo stesso destino. Ecco perché” gli spiegò, con tono calmo ma facendo trapelare del disprezzo per i suoi genitori.

“Tu dovevi vivere senza venire a conoscenza di ciò, l’ho fatto per il tuo bene, Jacen.” Aggiunse poi, avvcinandosi al ragazzo girando intorno al tavolo.

“Cosa stai dicendo? Mio padre è Ben Solo, figlio di Han-“

A Poe scappò un’altra mezza risata, “Allora Rose non ti ha raccontato proprio tutto.” Constatò.

Jacen corrugò le sopracciglia, confuso dalla sua affermazione.

“Scommetto che ti ha solo detto che tuo padre ha salvato la Galassia dall’Imperatore, sacrificandosi per salvare tua madre.” Disse e poi aggiunse “A scuola non vi viene nemmeno menzionato, ma avete studiato il Primo Ordine, ti metto alla prova: Chi era il Leader Supremo dopo la morte di Snoke?” Gli chiese, incrociando le braccia al petto, in attesa di una risposta.

Jacen era ancora confuso da tutto il discorso che stava intraprendendo suo zio e balbettò la risposta. “K-Kylo Ren, ovviamente.” Rispose con sicurezza, non era mai andato male in Storia della Galassia, o in altre materie.

“Conosciuto anche come Ben Solo, figlio del Generale Han Solo e della Principessa Leia Organa” concluse Poe.

Jacen rimase a bocca aperta. Suo zio gli stava dicendo che suo padre, uno degli eroi che nessuno conosceva, e l’assassino del Primo Ordine erano la stessa persona?

“Menti” disse Jacen, guardandolo dritto negli occhi, come per sfidarlo.

“Ti sto dicendo la verità, ragazzo.” Rispose Poe, ricambiando lo sguardo.

Gli occhi pieni di rabbia di Jacen si inumidirono di lacrime, che cercò con tutte le forze di trattenere.

“Mi dispiace…” disse Poe cercando di stringergli la spalla ma Jacen si tirò indietro e uscì dall’appartamento che condivideva con Poe.

Andò nell’unico posto in cui si sentiva sicuro: sui prati verdi dei laghi di Naboo. Solitamente vi ci trovava qualcuno che passeggiava, magari con dei bambini appresso, a Jacen non hanno mai dato fastidio, ma fu contento di non trovare nessuno quel pomeriggio, forse perché era quasi sera e le persone avrebbero presto cenato.

“Sapevo di trovarti qui” disse una voce e Jacen non si voltò, anche se l’aveva riconosciuta.

La persona si sedette accanto a lui e gli spostò una ciocca di capelli dal viso.

“Poe mi ha detto che avete discusso, come stai?” Gli chiese e Jacen non riuscì più a trattenere le lacrime.

“Perché non mi hai detto tutta la verità, Zia Rose?” Le chiese, alzando il viso appoggiato sulle braccia che a loro volta avevano trovato appoggio sulle sue ginocchia.

“Temevo di ferirti, non volevo che sapessi le cose brutte che ha fatto, solo il bene.” Gli rispose dolcemente.

Rose non aveva conosciuto Ben Solo, e non aveva mai avuto un faccia a faccia con Kylo Ren, ma conosceva i racconti su di lui e i brutali omicidi commessi o ordinati da lui.
Quando la sua amica Rey gli confidò di aspettare un figlio dal Leader Supremo del Primo Ordine, rimase giustamente sconvolta e le chiese com’era stato possibile. Rey, tra le lacrime di gioia, le disse che era stato concepito qualche settimana prima dello scontro con L’imperatore. Che dopo quel momento d’amore si erano allontanati e che il fatto che quel bambino vivesse nel suo grembo fosse un segno. Il bambino racchiudeva la sua luce e l’oscurità di Ben, era l’equilibrio creato dalla Diade, doveva essere potente e lo avrebbe addestrato personalmente.

“Tua madre ti ha tenuto perché ti amava, anche se c’è un frammento di oscurità in te.” Gli disse, accarezzandogli piano la guancia e Jacen scosse la testa per allontanarsi da quel gesto che gli faceva provare calore quando era piccolo.

“Mi ha abbandonato però, altrimenti ci sarebbe lei qui a parlarmi.” Disse Jacen con tono sprezzante.

“Non ti ha abbandonato, voleva che tuo padre ti conoscesse ed è partita alla sua ricerca.” Lo corresse Rose, sorridendogli.

Infatti Rey, un mese dopo la nascita di Jacen, aveva sentito la voce dell’uomo che amava, quasi come un sussurro che veniva da dentro di lei. Sapeva che una parte di Ben avrebbe vissuto per sempre nel suo cuore, oltre che in loro figlio, ma stavolta la presenza era più forte.
Durante la gravidanza aveva di nuovo consultato i testi sacri dei Jedi e aveva trovato un modo per salvarlo, perché lui non era morto, si trovava solo in un’altra dimensione e lei lo avrebbe salvato.

“Poe e Finn non hanno mai accettato il fatto che Rey avesse avuto un figlio con Ben, per loro è sempre stato solo Kylo Ren. Ma non l’hanno mai abbandonata, siamo i suoi amici in fondo.” Disse Rose e Jacen comprese il perché: come fai a fidarti di un assassino?

“Ma Rey non vorrebbe che tu pensassi il peggio di tuo padre, alla fine è stato una vittima dei giochi mentali dell’Imperatore. L’ha manipolato per i suoi scopi. Tua madre invece è riuscita a salvarlo e a far tornare Ben Solo.”

Jacen ascoltò le parole di Rose e riuscì a sorridere leggermente.

“I miei genitori sono sensibili alla forza… quindi lo sono anch’io” disse poi, quindi non solo sua madre era una Jedi, anche suo padre lo era, prima di diventare un Sith.

“In questo ti può aiutare Finn, è riuscito a farsi guidare da Rey per un periodo e ha appreso qualcosa.”

“Avevo in mente di chiedere a Finn, ma è disposto ad aiutare il figlio dell’uomo che odia?” Gli chiese e Rose sospirò sorridendo.

“Lui amava tua madre, quindi sì, penso proprio che ti aiuterà.” Lo rassicurò.

Jacen non era mai stato molto affettuoso negl ultimi anni, ma in quel momento sentì l’impulso di abbracciare Rose, la quale lo strinse forte a sé.

“Ti voglio bene, Zia Rose”

“Mai quanto te ne voglio io, Jacen”



Note: Bam! Secondo capitolo! :D
Sono pronta alle critiche (se ci saranno) sull'esistenza del figlio di Rey e Ben. NO, non è stato concepito con la forza come ho letto in giro (quando Ben cura Rey con la mano sul suo grembo...) ma in modo naturale. E voi direte come? quando? Ma non si odiavano??
Intanto, non credo proprio che si odiassero dopo gli ultimi Jedi, ma andiamo avanti, Quando l'ho scritto e come beh non metterò i dettagli, ma lo farò spiegare meglio un giorno.
Poi, sulla questione Finn, lui è sensibile all forza a quanto pare quindi non è proprio addestrato ma qualcosa sa. Magari potrebbe dare qualche dritta a Jacen.
Quindi...  boh. Ditemi che ne pensate ^^

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Capitolo 3
*** Voci ***


Cap 3
 
Finn non era mai stato affettuoso con lui, ma non lo aveva mai fatto sentire fuori posto all’interno della loro piccola famiglia. Se c’era bisogno lo aiutava, ma non gli era particolarmente affezionato.
Lui e suo Zio Poe erano sposati da prima che venisse al mondo, e il ragazzo non si era mai posto nessun problema perchè ci era cresciuto e non era l'unico bambino a scuola ad avere due genitori (o tutori) dello stesso sesso.
Tornò a casa dopo la chiacchierata con Rose e trovò solo silenzio. Il calice da cui aveva bevuto Poe era vuoto sul tavolo e dalla cucina uscì Finn che lo prese tra le mani sospirando.

“Poe ha di nuovo bevuto  Brandy  Corelliano… lo sa che è troppo forte per lui” commentò, portando il bicchiere in cucina per lavarlo.

“E’ colpa mia, Finn, abbiamo discusso di Rey Skywalker e di Ben Solo… dei miei genitori.” Disse Jacen ingoiando il groppo che si era formato in gola.

“Sì, lo so… o meglio, me lo immaginavo, prima o poi avreste dovuto fare quella conversazione e Poe tira fuori questo Brandy in occasioni importanti.” Disse Finn, sorridendo, forse per sdrammatizzare l’umore che si era creato nella stanza.

“Avete sbagliato a tenermi tutto nascosto, avevo il diritto di saperlo.” Disse Jacen, stavolta con un po’ più di coraggio.

“So anche questo. Ho sempre detto a tuo zio che era meglio che sapessi la verità. TI avrebbe ferito, forse, ma era la cosa migliore.” Continuò Finn con tono pacato e portò sul tavolo i dolci preferiti da Jacen che aveva lui stesso preparato.

Jacen sorrise leggermente a quel gesto quasi affettuoso e si rimise al tavolo prendendone uno. Erano soffici e con una deliziosa gelatina all’interno.

“ Zia Rose mi ha detto che amavi Rey, mia madre, è vero?” Chiese all’ex stormtrooper e l’uomo sorrise al solo pensiero della sua migliore amica.

“Sì, possiamo dire che l’ho amata, per un periodo di tempo, ma rimane comunque la mia migliore amica, anche se non la vedo da 16 anni ormai…”

“Dov’è andata?” Gli chiese poi. Finn non era affatto sorpreso da così tante domande, avesse avuto le risposte lo avrebbe anche accontentato, raccontandogli tutto , ma Rey, per quanto dicesse di voler bene ai suoi amici, aveva sempre avuto i suoi segreti.

“Nessuno lo sa, ha solo detto che doveva salvare quel… Ben, ma non ha mai dato delle indicazioni.” Gli rispose e nel suo  tono Jacen percepì della rabbia. Se Garo se ne fosse andato senza dire nulla anche lui si sarebbe arrabbiato molto.

“Deve aver lasciato un biglietto, un qualcosa…” Jacen cercò di pensare ad un qualsiasi modo in cui sua madre poteva far sapere dove si era diretta.

“In effetti ha lasciato una lettera, per te, ma siccome Poe voleva tenerti all’oscuro l’abbiamo conservata. Aspetta” Gli disse Finn, alzandosi dalla sedia e dirigendosi nella loro camera.

Da uno dei cassetti tirò fuori un foglio piegato in due. Se lo portò poco sotto il naso e ne inspirò l’odore che ancora emanava. L’odore della ragazza era impresso in quel pezzo di carta, o forse era solo l’immaginazione del Generale che lo riportava agli abbracci con la Jedi.

“Finn?” Chiamò Jacen e Finn scosse la testa, si schiarì la voce e tornò al tavolo, porgendo al ragazzo la lettera.

Jacen aprì il foglio e vide una calligrafia non molto elegante, e per un momento temette di non riuscire a leggerla chiaramente.

Caro Jacen,
Mi dispiace per come questa lettera sia stata scritta, ho imparato da poco a scrivere, sai essendo vissuta per tutta la vita in un deserto non ne avevo bisogno.
Temo che questo sarà l’unico modo in cui potrò comunicare con te e mi dispiace, Jacen, ma non potevo fare altrimenti. Tuo padre può essere salvato e solo io posso farlo.
Sarai sempre nei miei pensieri durante il mio viaggio. Ti prometto che ci rivedremo.
Tua madre, Rey.
p.S: troverai delle risposte grazie ai Jedi.”

“Grazie ai Jedi?” Lesse di nuovo a voce alta.

“Cosa significa?” Chiese Finn, curioso rispetto a quella strana frase.

“Non ne ho idea…” rispose Jacen. Dei Jedi sapeva poco o niente, giusto quello che avevano studiato a scuola.

Finn annuì, sorridendo e dopo qualche minuto di silenzio gli pose un’altra domanda.

“Allora, cosa ti dice Rey?” Gli chiese, anche se in realtà la vera domanda era se per caso aveva detto qualcosa su di lui.

“Che sarò sempre nei suoi pensieri e che promette di rivederci un giorno” rispose Jacen, stava cercando con tutto se stesso di trattenere la rabbia per quelle parole, che pronunciate facevano ancora più male. Sua madre lo aveva abbandonato da ormai 16 anni, non c’era nessuna possibilità che si rivedessero e poi come si sarebbero comportati?
Jacen faticava a pensare a Rey come ad una madre, non sapeva come sarebbe stato il loro rapporto. In più tante altre domande lo tormentavano: Sarà riuscita a trovare Ben Solo? Era ancora viva? Si ricordava di avere un figlio da cui tornare?

“Temo che due siano le opzioni: o è morta, o si è tenuta fuori dalla forza perché ho provato a cercarla tramite essa ma… nulla.” Disse poi Finn per spezzare il silenzio che si era appena creato.

“La prima opzione non esiste, Finn. Lei deve essere viva, e io la troverò.” Disse Jacen lasciando sul tavolo il pezzo di carta e andando in camera sua.

Era troppo stanco per pensare di cenare, così si cambiò e si sdraiò sul letto. Senza nemmeno accorgersene si addormentò.


Jacen… Jacen… Jacen!

Jacen aprì gli occhi e si ritrovò in un luogo buio, sembrava circondato da una fitta nebbia.

“Chi è?” Chiese e subito sentì solo l’eco della sua stessa voce.

“Troverai le risposte grazie ai Jedi…”

 Jacen si svegliò di soprassalto, la fronte che grondava di sudore. Spostò le coperte di lato e scese dal letto dirigendosi nel bagno privato della sua stanza.
Alzò lo sguardo verso il suo riflesso nello specchio rotondo. Con le mani si buttò l’acqua in faccia ed era ancora lì, lo sguardo spaventato.
Non era la prima volta che gli capitava di avere degli incubi o sogni talmente intensi da farlo svegliare nel cuore della notte. Ma la maggior parte delle volte non se li ricordava nemmeno. L’unica cosa che ricordava era la voce, una femminile.

Che si trattasse di Rey Skywalker? Sua madre?

In qualche modo quella voce placava il suo senso di terrore per l’incubo, come se cercasse di tranquillizzarlo.
Jacen si guardò nello specchio ancora una volta e poi tornò a letto. Si girò sul lato e osservò dei dadi legati ad una catenella, sua zia gli aveva spiegato che erano dei portafortuna. A Jacen gli avevano sempre dato l’impressione di essere molto vecchi ma non sembravano particolarmente usurati dal tempo.



Il giorno seguente si svegliò presto e quando andò in cucina vide suo zio Poe e Finn discutere animatamente, ma smisero non appena lo videro entrare.

“Ben svegliato, Jacen” disse, facendo finta di niente e sorridendo.

“Hai avuto un altro incubo?” Chiese Finn e Jacen annuì in silenzio. Spesso Finn e Poe lo sentivano gridare e molte volte si erano preoccupati di controllare che stesse bene, soprattutto quando era più piccolo, ma Poe aveva cominciato a pensare che fosse colpa del lato oscuro appartenente a suo padre. Rey ci aveva provato a spiegargli che l’attrazione verso il lato oscuro o il lato chiaro non dipendeva dalla discendenza e lei ne era la prova vivente, discendendo dall’Imperatore Palpatine, ma Poe non voleva capire come funzionava la forza, ne aveva paura in realtà. Aveva paura di cosa può essere capace una persona sensibile alla forza.
Quando aveva scoperto che anche Finn lo era, si era genuinamente spaventato, questa era la ragione per cui Finn non aveva voluto parlarne subito con Poe. Ma il pilota era riuscito ad accettarlo, perché non avrebbe mai avuto paura di Finn, non avrebbe mai usato quei trucchi Jedi che ti facevano fare quello che volevano.

“Cos’hai visto questa volta?” Gli chiese il pilota, bevendo un sorso di quello che conteneva il suo bicchiere.

“Niente, ho solo sentito una voce… quella di mia madre.” Disse con cautela, sapeva che suo zio non era particolarmente incline nel parlare di lei e Finn ci era particolarmente legato.

Poe quasi si strozzò e tossì un paio di volte mettendo la mano davanti alla bocca.

 “Mi è capitato anche in passato, ma stavolta è stato più forte, come se fosse lì con me…” continuò Jacen, prendendo posto accanto ai due uomini. Era vero che aveva già sentito questa voce femminile, ma non riusciva a collegarla in nessun modo, non riusciva a darle un'identità, ma ora che sapeva di sua madre, era l'unica di cui si poteva trattare.

“E cosa ti ha detto?!” Esclamò Finn emozionato e Poe gli lanciò uno sguardo severo, così Finn tornò composto sulla sua sedia.

“Quello che c’era scritto nel suo messaggio-“ cominciò a raccontare ma Poe lo interruppe.

“Come scusa? Gli hai dato il messaggio di Rey?” Chiese al compagno, era infastidito e Jacen sapeva che non doveva intromettersi in queste discussioni, e poi Finn riusciva a cavarsela da solo.

“Jacen è grande, e Rey ci aveva chiesto di darglielo.” Rispose Finn con lo stesso tono, ma cercando di restare il più possibile calmo. Dentro di lui c'erano troppe emozioni e non poteva gestirle tutte insieme.

“Rey, Rey, Rey… sempre Rey, beh, Rey non c’è e ha abbandonato suo figlio. Noi tre ce ne siamo occupati.” Disse Poe, quasi come se il ragazzo in questione non fosse lì.

“Sei geloso, Poe?” Chiese Finn alzando il sopracciglio. La sua voleva essere una provocazione con un briciolo di malizia. Era solito per loro farlo, e anche a Jacen gli scappava un sorrisetto divertito, ma questa volta nè Jacen nè Poe stavano sorridendo, e sopratutto il fatto che il pilota non avesse colto la sua l'intenzione, allarmò Finn.

“Geloso? Di cosa, esattamente? La tua cotta per Rey non era corrisposta, ha preferito un criminale e assassino a te!” Esclamò Poe. In faccia era rosso.
Il pilota si alzò dalla sedia e se ne andò.

“Gli parlerò…” disse Finn schiarendosi la voce. “Ma continua…” disse sorridendo a Jacen.

“Ho sentito quello che mi ha scritto, che grazie ai Jedi troverò le risposte… non riesco a capire” rispose il ragazzo stringendo i pugni, voleva sforzarsi per capire cosa significasse, ma non poteva saperlo perché i Jedi non si studiano a scuola e sua madre non aveva dato una risposta più specifica.

“Credo che tu debba andare su Coruscant” disse Finn.

Jacen alzò lo sguardo e corrugò la fronte. Cosa doveva fare a Coruscant? Ci era già stato con la scuola, per spiegar loro la storia della repubblica e della Nuova Repubblica, ma non aveva particolarmente attirato l’attenzione di Jacen il posto.

“E perché?” Gli chiese direttamente.

“Perché li sono custoditi i testi Jedi, forse ti possono essere d’aiuto” Rispose l’ex stormtrooper.

I testi Jedi? Pensò Jacen.

Finn poteva aver ragione. Sua madre gli aveva detto che i Jedi avrebbero dato le risposte che gli servivano e lui voleva sapere dov’era sua madre. Che ci fosse scritto qualcosa, un indizio su dove poteva essersi recata, o magari lei stessa aveva lasciato un messaggio, delle coordinate…

“Allora andrò lì” Disse Jacen con sicurezza.

“Ti accompagneremo io e Poe.” Disse Finn poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

“Non credo che lo zio abbia voglia di farlo…”

“Quante volte ti ho detto di non parlare per gli altri, ragazzino?” Jacen si voltò e vide che Poe era riemerso dalla camera in cui era andato per sbollire.

Poe gli si avvicinò e sorrise, “Tua madre ha sbagliato abbandonandoti e tuo padre… ma a crescerti sono stato io… Rose e Finn hanno dato una mano” disse scherzando e Finn gli diede un colpetto sul braccio.

“Spesso ho pensato di considerarti come figlio mio, ma i tuoi genitori sono lì fuori da qualche parte, e se abbiamo imparato una cosa da tutta questa guerra è che la famiglia è importante.” Disse poi Poe tornando serio ma con un sorriso stampato sulle labbra.

“In breve, Poe vuole dirti che ti vuole bene, quanto te ne vogliamo io e Rose.”

“Sì… e ti aiuteremo finchè potremo farlo, a partire dall’accompagnarti su Coruscant.” Concluse il pilota.



Note:


Terzo capitolo,
non ho molto da dire questa volta, a parte che spero che vi piaccia. :)
Spero di pubblicare presto il prossimo capitolo xP
Fatemi sapere cosa ne pensate ^^

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Capitolo 4
*** Partenza ***


 
Capitolo 4
 
Il giorno della partenza, Jacen si svegliò molto presto perché non riusciva a dormire e stavolta non erano stati i sogni a tenerlo sveglio, ma i pensieri che gli affollavano la testa.
Continuava a pensare al viaggio che avrebbe affrontato, a ciò che avrebbe potuto trovare all’interno dei testi sacri, e che, grazie ad essi, avrebbe potuto ritrovare sua madre.
Rose era andata da lui, per accompagnarlo e salutarlo. La giovane donna non riusciva a trattenere le lacrime. Aveva cresciuto quel ragazzo e adesso doveva separarsene, chissà per quanto tempo.

“Zia Rose, puoi raccontarmi com’è mia madre?” Le chiese Jacen, forse per sapere un po’ di più su di lei, o forse solo per chiacchierare ancora un po’ e, non trovando altre cose di cui parlare, questa era l’unico argomento che gli era venuto in mente.

“Ma certo” Annuì lei sorridendo, “Vediamo, Rey è una ragazza, anzi, ormai dovrei dire donna, fantastica. Ha avuto un’infanzia solitaria sul pianeta Jakku.” Cominciò a raccontare e Jacen annuì, conosceva quel pianeta. Infatti a scuola aveva studiato varie guerre e una di queste si era proprio tenuta a Jakku, solo un anno dopo dalla caduta dell’Imperatore.

Quindi sua madre veniva da lì. Jacen non avrebbe mai sopportato di vivere su un pianeta desertico, era abituato a Naboo e al suo clima temperato.

“La sua vita è cambiata con l’incontro di BB8 e Finn…”

BB8 era il droide di suo zio Poe, un droide molto amichevole ma anche molto suscettibile.   

“Il che l’ha portata a conoscere il resto della Resistenza e ad unirsi a loro. E ha anche conosciuto Kylo Ren…” Rose non sapeva se parlare di suo padre avrebbe fatto piacere a
Jacen, soprattutto dopo la sua discussione con Poe.

“Sì può proprio dire che fosse amore a prima vista” scherzò Jacen per evitare silenzi imbarazzanti.

“Già… Beh comunque Rey era determinata a sconfiggere lui e il primo ordine, con l’aiuto di Luke Skywalker...”

Ecco un altro nome che senza Rose, Jacen non avrebbe mai conosciuto. Si parlava poco del passato, si ricordava per lo più la principessa Leia di Alderaan, sua nonna. Suo fratello gemello Luke non veniva quasi mai menzionato e se ne parlava al pari delle leggende.

“Così cominciò il suo addestramento, ma mentre Rey imparava le vie dei Jedi, cominciò a percepire un legame con Kylo Ren e capì che c’era ancora del buono in lui, che Ben Solo poteva tornare… Non conosco i dettagli del loro rapporto, so solo quello che mi ha raccontato… Poi sei nato tu dopo la guerra e rappresenti l’equilibrio tra la luce e l’oscurità.” Disse Rose, quasi commossa, a volte le sembrava di intravedere la sua amica negli occhi di suo figlio o nel suo modo di rispondere a Poe.

“Non credo a queste cose, zia Rose, voglio solo trovare mia madre e riportarla a casa” disse con fermezza Jacen.

Aveva avuto tutta la notte per pensarci. Il pensiero di essere un Jedi come sua madre e come lo era stato anche suo padre, lo aveva quasi emozionato, ma sapeva a cosa portava avere un destino, ad essere speciali in qualche modo. Portava solo alla sofferenza e all’isolamento. Lui voleva vivere una vita normale, divertirsi con il suo migliore amico, innamorarsi, aveva ancora tempo per decidere chi voleva diventare ma sarebbe stato un lavoro come altri. Niente Jedi, niente spade laser o imperatori che vogliono conquistare la galassia…

“Anche io desidero che tua madre torni da noi, ma non ostacolarla se dovesse essere ancora in missione.” Si raccomandò con tono serio.

Jacen non capì perché Rose pensava che sua madre fosse ancora in missione. Le opzioni erano due: o aveva trovato suo padre, e a quel punto sarebbero dovuti tornare, o era morta. Voleva escludere la seconda, ma non voleva nemmeno pensare alla prima perché li avrebbe odiati entrambi. Poteva essercene una terza di opzione, ovvero che non era riuscita a riportarlo indietro e si era arresa.

Anche se Jacen pensava che sarebbe dovuta tornare ugualmente, sperava fosse quella la risposta.

“Ragazzo, dobbiamo andare” disse Poe entrando in camera sua e Jacen scattò in piedi.

Rose lo accompagnò in silenzio all’hangar dove li aspettava una nave da commercio.

“Come mai andiamo con questa?” Chiese il giovane, corrugando la fronte.

“Perché Poe non vuole nessun benvenuto particolare a Coruscant” commentò Finn e Poe gli fece una smorfia, era segno che si erano riappacificati.

“Quindi entreremo al palazzo del senato di nascosto?” Chiese di nuovo Jacen, scoppiando in una fragorosa risata.

“No, prima andiamo a casa” disse Poe.

Casa? Ma la loro casa non era a Naboo? Jacen tornò ad essere confuso, ma Poe gli spiegò che avevano più case i diversi pianeti, questo perché lui e Finn erano i generali della Nuova Repubblica, certo non erano il cancelliere ma avevano la loro importanza.

“E perché non ci siamo mai andati prima?”

“Farai ancora molte domande? Comunque non ne abbiamo mai avuto bisogno… eccetto per il nostro viaggio di nozze a Chandrila.” Ricordò Finn e Poe sorrise al ricordo. Il primo viaggio di piacere, senza doversi preoccupare del primo ordine, o dell’imperatore.

“Comunque tu eri troppo piccolo e sei rimasto con Rose.” Finì Poe.
In quel momento Jacen sentì un singhiozzo, si girò e vide sua zia piangere. Le si avvicinò e appoggiò le mani sulle sue braccia.

“Scusami, Mi ero ripromessa di non piangere, in fondo stai andando a cercare tua madre, e sono ottimista che andrà tutto bene, poi ci sono Poe e Finn con te.”

“Oh zia Rose…” l’attirò tra le sue braccia e la strinse forte a sé, “Per me sei stata come una madre, davvero, e non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto.” Questo fece commuovere la donna, facendola anche sorridere tra le lacrime.

“Beh…” Cominciò Rose, interrompendo l’abbraccio e accarezzando la guancia del ragazzo, “…è ora che tu vada.” Gli disse sorridendo.

Jacen annuì e seguì i due generali, con se solo una sacca con il cibo per il viaggio e qualche coperta , mentre nella tasca della sua giacca aveva i dadi e la lettera di sua madre.

“Ehi!”

Il ragazzo si voltò sentendo quell’urlo e sapeva già da dove proveniva, o meglio da chi. Con tutto quello che era successo si era dimenticato di parlare con Garo, di dirgli che forse non si sarebbero visti per un bel po’. In quel momento, vedendo il suo amico affannato e infuriato, si sentì uno schifo. Stava facendo la stessa cosa che sua madre aveva fatto con i suoi amici.

“Garo…” provò a parlare Jacen, ma venne preceduto da un colpo in faccia da parte del giovane pilota.

Poe e Finn non intervennero e fermarono Rose che aveva esclamato, spaventata da quel gesto.

“E così te ne saresti andato senza dirmi nulla?!” Esclamò Garo e Jacen si massaggiò la guancia dolorante. Non era tanto il dolore fisico che sentiva, ma quello che aveva causato al suo amico.

“Lo sai che non mi piacciono gli addì” cercò di giustificarsi Jacen, ma Garo scosse la testa in negazione della sua affermazione.

“Cazzate, Jacen! Credevo che la nostra amicizia avesse un significato per te, ma a quanto pare mi sbagliavo…”

“Certo che ha importanza, sei come un fratello per me, Garo, lo sai bene!” Esclamò Jacen.

I due Generali osservavano la scena in silenzio, era come se stessero rivivendo la stessa discussione con Rey sedici anni prima. Entrambi sapevano delle sue intenzioni, del suo voler salvare Ben Solo, ma solo Poe aveva assistito alla sua partenza perché aveva scoperto Rey che lo stava facendo di nascosto e prima di raggiungerla aveva svegliato anche Rose.

“I fratelli non hanno segreti l’uno dall’altro e non partono di nascosto.” Rispose Garo, abbassando il tono della voce e guardandolo dritto negli occhi, come se volesse colpirlo per la seconda volta.

“Ho sbagliato, ma non mi odiare per questo.” Lo pregò il giovane Solo.

“Lo sai che non potrei mai odiarti…” disse infine il pilota e Jacen lo strinse in un abbraccio che l’amico ricambiò subito.

“Prometti di farti sentire, e stai attento, altrimenti ti uccido con le mie stesse mani.” Lo avvertì Garo e Jacen scoppiò a ridere.  

Non appena fu sopra il trasporto merci, Jacen si rese conto di esserci solo loro come passeggeri ma non se ne sorprese, anzi gli scappò una risata.

“Il viaggio non sarà breve, quindi approfittane per riposare un po’” disse Poe e Jacen scaricò il suo borsone accanto a lui.

“Oh si, credo che troverò un posto tra la frutta e il pesce.” Disse guardandosi intorno e Finn sorrise, mentre Poe lo fulminò con lo sguardo. Non aveva ancora capito da dove arrivasse questo senso dell’umorismo, ma da come parlava, a volte, gli ricordava il Generale Organa e gli scappava sempre un sorrisetto al pensiero della Principessa Leia, dopotutto non era così impossibile da pensare visto che era suo nipote.

“Certo che sei strano, zio” disse Jacen e Poe scosse velocemente la testa e agrottò le sopracciglia.

“E perché mai?” Chiese curioso.

“Sembra che ti arrabbi, ma poi sorridi, non ti capisco proprio” rispose, cercando nel borsone qualcosa che potesse fargli da coperta e cuscino.

“E’ solo che mi hai ricordato qualcuno.” Gli spiegò sorridendo con malinconia.

A Jacen gli si illuminò il volto e si chiese chi aveva ricordato allo zio Poe. Se uno dei suoi genitori o i suoi nonni. Era sempre più curioso sulla storia della sua famiglia. Era certo che sia Poe sia Finn gli avrebbero raccontato molto su i suoi nonni, Leia Organa e Han Solo, ma sapeva già parte della storia.  Quello che più gli interessava era la storia dei suoi genitori, perché suo padre era diventato Kylo Ren, perché sua madre si era innamorata di lui.

Mentre si sdraiava su quello che sarebbe stato il suo letto per il viaggio, pensò a tutto quello che avrebbe scoperto su Coruscant.



Note:
Eccoci al quarto capitolo ^^
Anche se vi può sembrare che il viaggio di Jacen, alla ricerca di Rey, cominci ora con Coruscant, beh, non è così, diciamo che è un piccolo prologo per il vero viaggio.
E se il personaggio di Garo vi stuzzica la curiosità, non temete perchè tornerà presto ;) Ho cominciato da poco a scrivere questa fanfiction e già sono molto affezionata alla loro amicizia^^
Secondo voi Jacen riuscirà a capire dove si è diretta Rey? E lei sarà ancora viva? Avrà trovato Ben?
Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 5
*** Coruscant ***


Capitolo 5
 
 
Al suo risveglio, Jacen trovò suo zio che gli scuoteva piano il braccio per dirgli che finalmente erano arrivati a destinazione.
Finn andò a pagare il pilota e tornò accanto a Poe che aveva cominciato a lamentarsi di come quel rodiano pilotasse male persino un trasporto merci e Finn fece un mezzo sorriso divertito insieme a Jacen che però tentava di nasconderlo.

“E’ bello sapere che mi prendete in giro” disse Poe, alzando il sopracciglio e incrociando le braccia al petto.

“Chi noi? Lo sai che non lo faremmo mai.” Rispose Finn, facendo finta di nulla e Poe sospirò, afferrando le due borse. Oltre a ciò di cui potevano aver bisogno durante il viaggio e ai vari cambi, avevano anche portato la strumentazione per poter comunicare con Rose.

Jacen prese la sua e s’incamminarono verso i loro appartamenti di Coruscant.

Erano certamente più grandi di quelli su Naboo e Jacen rimase ancora più perplesso quando vide anche i servitori, che sarebbero stati a loro completa disposizione.

“Abbiamo provato a rifiutare, ma il maggiordomo ha insistito per rimanere, a quanto pare ci vive da molti anni, servendo più famiglie e non li potevamo mandar via, è anche casa loro.” Gli spiegò Finn, quasi sussurandogli nell’orecchio.

Non avevano mai avuto servitori, ma il ragazzo annuì, comprendendo il motivo per cui fossero lì. Uno di loro, un Twi’lek gli mostrò la sua stanza che era enorme. Jacen non sapeva nemmeno cosa farsene di tutto quello spazio.

Lo ringraziò e sistemò le poche cose che si era portato dietro. Aprì i vari armadi e cassetti pensando che fossero vuoti, perché non ci era ancora stato, invece, con grande sorpresa, lì trovò pieni di vestiti, qualsiasi tipo di indumento di cui poteva aver bisogno era lì. Il tutto odorava di nuovo.

Decise di farsi una doccia per darsi una rinfrescata e provò i vestiti nuovi tra cui la biancheria intima, i pantaloni, una tunica color indaco intonata ai pantaloni chiusa da una cintura, un mantello sul grigio che pendeva da un lato, e degli stivali neri.

Sentì bussare e Jacen andò ad aprire, ritrovandosi una ragazza umana dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi. Era magrolina di corporatura e in mano aveva un vassoio.

“Salve, master Dameron.” Disse lei, facendo un piccolo inchino, abbassando la testa.

“Non- non serve” disse Jacen, leggermente imbarazzato.

La ragazza tornò a guardarlo e Jacen la lasciò accomodare, così che poté lasciare il vassoio sul tavolino.

“Le ho portato la cena, master Dameron, spero che sia tutto di suo gusto.” Gli disse, riportando le mani lungo la sua uniforme e aspettando di essere congedata.

“Grazie, come ti chiami?” le chiese il ragazzo, ancora abbastanza in imbarazzo.

Era strano che una ragazza, che gli sembrava una sua coetanea, prendesse ordini da lui.

“Corana” disse.

“Io sono Jacen” decise di presentarsi e le porse la mano, che dopo un po’ lei accettò anche se titubante.

“Lo so, Master Dameron” gli rispose Corana.

“Per favore, solo Jacen” le chiese gentilmente. Non gli piaceva che lo chiamasse Master, seguito dal suo cognome. “Non conosco nessuno qui e non so quanto tempo vi ci passerò, quindi vorrei che fossimo amici.” Le spiegò e Corana non riusciva a capire perché volesse essere amica di una servitrice, ma il suo sorriso sincero la convinse e sorrise a sua volta.

“Ti fermeresti a cenare con me?” Le chiese poi e Corana scosse la testa.

“Oh, no, non posso, è il vostro cibo quello.” Disse, cominciando ad agitarsi non sapendo come agire ad una tale richiesta.

“Infatti, e io ho deciso di condividerlo con te, ce n’è abbastanza per entrambi, Corana.” Le fece notare Jacen, alzando il coperchio.

“Non puoi disubbidire, giusto?” Disse, sorridendo amichevolmente e a Corana gli scappò una smorfia che coprì subito con le mani, per poi scoppiare a ridere insieme a Jacen.

Cenarono e continuarono a chiacchierare.

“Allora, da dove vieni?” Le chiese Jacen mentre Corana addentava la carne con forza.

“Umh, sono nata qui a Coruscant, e tu?”

“Naboo”

A Corana gli si illuminarono gli occhi e lasciò il pezzo di carne sul piatto, pulendosi la bocca con un tovagliolo.

“Naboo?! Dev’essere un sogno! O almeno, il mio sogno è di andarci.” Esclamò meravigliata.

Non doveva aver viaggiato molto, pensò Jacen, sorridendo intenerito dalla reazione della ragazza.

“Un giorno ti ci porterò, magari quando avrò terminato la mia missione” le promise e Jacen era bravo a mantenere la parola data, nulla lo poteva fermare.

“La tua missione?” Chiese, incuriosita e bevve un sorso d’acqua.

Jacen non sapeva se era sicuro parlarne con Corana, in fondo non la conosceva. Non dovevano esserci nuove minacce alla Repubblica, ma meglio evitare di parlare troppo.

“Oh, non preoccuparti, non volevo impicciarmi nei tuoi affari, dimenticati della mia domanda.” Disse la ragazza.

Jacen annuì e mise nel piatto le posate. Non era mai stato molto vorace e gli bastava poco per sentirsi pieno e soddisfatto.

Fortunatamente nessuno doveva aiutarlo a prepararsi per dormire, si cambiò prima di mettersi sotto le coperte andò al balcone che dava su tutta la città.

“Wow…” sussurrò tra se e se. La vista della vita notturna di Coruscant lo lasciò senza parole.

Dopo andò a prendere i dadi portafortuna dal borsone e li poggiò sul tavolino accanto al letto.

“Jacen…  Jacen…”

Jacen si ritrovò di nuovo in mezzo alla nebbia, non c’era nessuno.

Si voltò e vide un tavolo in mezzo al nulla, con un libro sopra.
Si avvicinò e ne sfiorò la copertina con un simbolo intagliato. Un simbolo antico quasi quanto il libro stesso.
All’improvviso sentì un brivido corrergli lungo la schiena e sussultò.

“Jacen, questi sono i tuoi primi passi…” Sentì una voce lontana, di donna.

“Madre?” Chiamò lui, ma la voce non rispose.

Si svegliò di nuovo di soprassalto e colmo di sudore. Decise di andare sul giardino che aveva la casa.
Fortunatamente tutti dormivano, ed era abbastanza normale visto che era notte fonda. Aveva giusto preso una vestaglia per non prendere troppo freddo, non era certo una tipica notte a Naboo.

“Master Dameron…”

Jacen si girò e vide Corana, anche lei aveva una vestaglia.

“Ti sei già dimenticata che puoi darmi del tu?” Sorrise Jacen e Corana ricambiò il sorriso.

“Verresti a farmi compagnia?” Le chiese, la ragazza si guardò attorno e non vedendo nessuno, lo raggiunse, sedendosi sulla panca di pietra.

“Come mai sei sveglia a quest’ora?” Le domandò  e Corana sorrise divertita

“Potrei chiederti la stessa cosa, Jacen” rispose lei, inarcando le sopracciglia e Jacen rise di gusto per poi tornare serio.

“Ho fatto un sogno… e mi sono svegliato tutto sudato.” Le spiegò brevemente.

Corana aveva uno sguardo alquanto confuso dalla sua frase. Come poteva un sogno spaventarlo come un incubo?

“E cosa succedeva? Cosa ti ha spaventato?”

Jacen si concentrò sulla domanda che la ragazza gli aveva rivolto. In effetti i suoi ‘incubi’ non erano fatti di cose mostruose. Gli era capitato, in realtà, ma a tutti i bambini spaventano i mostri, quindi non contavano. I veri incubi erano quelli in cui non poteva vedere nulla oltre alla nebbia attorno a lui. E quella voce così familiare ma allo stesso tempo sconosciuta.

“Non succede mai nulla… sento solo la voce di mia madre … “ disse piano.

Corana appoggiò una mano sul suo braccio, per confortarlo.

“Ma, la voce di una madre non dovrebbe tranquillizzare?”

“Non  l’ho mai conosciuta, mi ha abbandonato quando ero molto piccolo,  ma sì, sentire la sua voce mi tranquillizza, anche se ho terrore del resto.” Quasi non si accorgeva che la mano della ragazza aveva cominciato a trascinare la mano lungo il suo braccio. Sentì improvvisamente un calore dentro il corpo che lo proteggeva, almeno in parte, dal freddo di Coruscant di notte.

“Anche io non ho mai conosciuto i miei genitori, mia madre è morta per una malattia e mio padre era troppo occupato dal lavoro per occuparsi di me, almeno questo è quello che mi ha raccontato mio zio.” Disse Corana, mostrando un accenno di sorriso, anche se Jacen poteva sentire del disprezzo nel suo modo di parlare rispetto a suo padre, lo stesso con cui suo zio Poe parlava dei suoi genitori.

“Anche tu uno zio, eh?” Chiese Jacen sorridendo e Corana ricambiò.

“Abbiamo già delle cose in comune, Master Dameron”

Scoppiarono a ridere insieme e rimasero a chiacchierare fino alle prime luci del giorno, mentre da lontano venivano osservati dai due Generali.

“Dici che dovremmo sgridarlo?” Chiese Poe, incrociando le braccia al petto, ma con un mezzo sorriso sul volto.

“No, direi che se la merita un po’ di spensieratezza. Ancora non sappiamo a cosa andrà incontro.” Disse Finn, appoggiando una mano sulla spalla del marito e, a malincuore,
Poe concordò con lui. Tra loro due, Poe era quello più affezionato al giovane. Voleva che avesse una vita senza troppi drammi, circondato da persone che gli volessero bene, con dei genitori sempre al suo fianco e questo lui, Finn e Rose glielo avevano garantito.
Anche se ora Jacen desiderava i suoi veri genitori, quelli che lo avevano abbandonato. Poe era sempre stato capace a mettersi da parte, ma non poteva negare che vederlo riunito a Rey, e forse a Ben Solo, gli avrebbe spezzato il cuore.

“Poe?” Lo chiamò di nuovo Finn e il pilota trattenne le lacrime.

“Si?” Chiese, voltandosi e sorridendo.

“So bene cosa ti passa per la testa, ma Jacen non dimenticherà mai tutto quello che abbiamo… che hai fatto
per lui.” Gli disse, cercando il suo sguardo, e facendo in modo che lo guardasse negli occhi.

“Lo so…” disse e si allontanò, ma tra le righe Finn riusciva sempre a leggerci un ‘grazie per esserci’ e non pretendeva che glielo esplicasse ogni volta.

L’uomo sorrise e tornò a guardare i due giovani che cominciavano a sbadigliare. Finn voleva trovare Rey, lo voleva con tutto il cuore, ma non era pronto ad affrontare lei e la possibilità che Ben Solo… che Kylo Ren fosse ancora vivo.  Chiuse la mano a pugno per trattenere la rabbia che aveva nel cuore. Rey, che era stata sua maestra per un periodo, gli aveva spiegato che l’odio era la strada che portava dritta al lato oscuro e lui si era ripromesso che non sarebbe mai stato come quell’assassino che la sua amica sembrava amare così tanto da rischiare la vita e abbandonare il proprio figlio. No, Finn non sarebbe mai stato così, ma la rabbia era troppa da controllare alle volte.



Note:

Scusate se questo capitoletto è abbastanza corto, ma ho pensato che potesse concludersi così, la quiete prima della tempesta, no? XD
Comunque, non so bene come funzioni sui pianeti, in questo caso su Coruscant, per quanto riguarda la servitù nelle case nobili o comunque ricche, se ho sbagliato ditemelo, almeno lo so XP
Poi, per il completo di Jacen mi sono ispirata a Bail Organa ^^
Vi interessa il personaggio di Corana? Già la shippate con Jacen? O no? Voglio sapere la vostra :D
Nel prossimo capitolo troveremo qualcuno di familiare, quindi non perdetevelo!
Alla prossima :D

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Capitolo 6
*** Attacco al Senato ***


Cap 6
 
 
Il palazzo del Senato era sempre parso gigantesco a Jacen, e questo non cambiò dopo diversi anni dalla sua ultima visita, quando non aveva che 8 anni. Mentre percorreva i corridoi a passo svelto, adattandosi a quelli di Poe e Finn, continuava a guardarsi attorno, come per scorgere dei cambiamenti nelle pareti o nell’arredamento.
Erano solo loro tre e la loro missione era quella di consultare i testi Jedi, quelli di cui probabilmente parlava sua madre nella lettera che gli aveva lasciato.
I testi erano tenuti nella biblioteca del Senato, anche se molti avrebbero voluto che fossero tenuti nel vecchio tempio Jedi. Lo stesso in cui il bisnonno di Jacen si addestrava per diventare un maestro.

“Generali Dameron!” esclamò una voce e si girarono nella direzione da cui proveniva.

“Cancelliere” salutò Poe, facendo un piccolo inchino, seguito da Finn e da Jacen.

Il nuovo Cancelliere era una senatrice, conoscente di Leia Organa, non molto giovane ma nemmeno troppo vecchia per rivestire l’incarico. Era una donna alta, dai capelli biondo platino e gli occhi più azzurri che Jacen avesse mai visto, sembravano pugnalarti come se fossero dei pezzi di ghiaccio.

“Non ci avete avvisato del vostro arrivo” disse lei, alquanto sorpresa di vedere i due generali passeggiare per i corridoi del palazzo.

“No, abbiamo preferito andare a casa, eravamo troppo stanchi per il viaggio…” cominciò a dire Poe, e Finn sorrise nel vedere il suo compagno trovarsi in difficoltà di fronte al Cancelliere.

“Capisco… beh, permettetemi di invitarvi a cena, dunque, voi e… “ La donna si fermò a guardare Jacen come se avesse visto un fantasma.

Fu Poe a rompere il silenzio che si era creato, appoggiando la mano sulla spalla del ragazzo e sorridendo in modo fiero.

“Questo è mio nipote, Jacen S-Dameron, Jacen Dameron” disse. Era sembrato che volesse presentarlo come Jacen Solo, ma forse si era ricordato che nessuno sapeva dell’identità dei suoi genitori, così si era subito corretto.

“Non ricordavo avessi fratelli, Generale” constatò il Cancelliere e Poe ebbe un attimo di panico, fortuna che lì c’era Finn, che gli andò subito a fianco.

“Lui è un trovatello, vossignoria, e Poe l’ha addottato come nipote.” Chiarì l’ex Stormtrooper.

Il cancelliere fece un piccolo sorriso e annuì, “Bene, allora invito tutti e tre a cena con me, stasera” disse poi, facendo gesto ai suoi consiglieri di seguirla. Mentre si allontanava, i tre fecero di nuovo l’inchino.

“Uff, quella donna fa paura” sospirò Poe.

“Non avrei mai pensato che le donne ti spaventassero, zio” rise Jacen.

“Non tutte le donne, ma ha ragione, il Cancelliere ha un qualcosa che mette i brividi” Poe fece una smorfia alla prima parte della frase, ma annuì alla seconda. Jacen pensò che fossero gli occhi.

“Forza andiamo, non abbiamo tutta la giornata!” Disse Poe, riprendendo il passo svelto di prima.



Arrivati alla biblioteca, vennero accolti da una faccia familiare. Questi accorse all’ingresso come se avesse fretta.

“Master Poe, Master Finn e Master Jacen, è un piacere vedervi” disse il droide con tono emozionato e i due generali risero insieme.

“3PO, come va?” Chiese Finn.

“Molto bene, anche se devo ammettere che un po’ mi mancano le missioni e il pericolo.” Rispose il droide e Poe gli diede una pacca sulla spalla metallica.

“Un po’ anche a me, amico, ma siamo qui proprio per questo, se ti va di aiutarci.” Disse e si guardò attorno. Non ricordava la biblioteca così grande; in effetti c’era stato poche volte perché non era mai stato il tipo da libri.

“Non sta scherzando, vero, signore?” Chiese C3PO e a tutti sembro quasi allarmato, ma anche emozionato.

“Non scherzerei mai su queste cose, 3PO.” Confermò il pilota e Jacen si fece avanti.

“Dove possiamo trovare i testi Jedi?” Chiese gentilmente e a bassa voce, per non disturbare le altre persone che si aggiravano per gli scaffali, o consultavano libri.

“Seguitemi…” disse il droide, facendo gesto di seguirlo con il braccio.

Quando Jacen vide uno dei libri, allungò istintivamente la mano verso la sua copertina, che aveva lo stesso simbolo di quello apparsogli in sogno. Non appena la sfiorò con l punta delle dita sentì un brivido percorrergli la schiena e si allontanò.

“Jacen, tutto bene?” Chiese Poe che, insieme a Finn e C3PO, aveva assistito alla scena e si stava preoccupando per il ragazzo.

“Credo di sì… è solo che questo libro, io l’ho visto in sogno.” Disse Jacen, sfiorando le dita con l’altra mano, quasi come se si fosse bruciato.

“E’ un buon segno, giusto?” Chiese Finn e Jacen sentì dell’agitazione nella sua voce. Lui sperava che Rey avesse lasciato un altro messaggio, magari dentro il libro, e anche Jacen lo sperava perché no voleva niente a che fare con i Jedi; voleva solo trovare i suoi genitori.

Poe e Finn decisero di consultare gli altri testi e di lasciare Jacen con quel libro, insieme a C3PO.

“Noi non ci conosciamo, C3PO, ma sapevi il mio nome…” interruppe il silenzio che era stato riempito da diversi concetti trasmessi dai Jedi del passato e Jacen sentiva già di avere un forte mal di testa, doveva distrarsi.

“Oh, beh, Master Rey… riesco a vederla in lei, signorino. Non avevo dubbio che si trattasse di lei, anche se l’ultima volta … beh, lei era ancora nel corpo di sua madre.” Gli spiegò il droide un po’ tentennante. Non era programmato per fare questo tipo di conversazione, ma era sempre felice di dialogare con degli amici.

“E di mio padre? Cosa mi sai dire?” Jacen non sapeva se il droide conosceva l’identità di suo padre, ma voleva tentare.

“Master Ben è un bravo ragazzo. Ha perso la strada, forse, ma ha tutte le buone qualità della Principessa e del Generale Solo. Certo è terribile cosa ha fatto  a suo padre, ma credo che Master

Rey sia riuscita a riportarlo indietro e che la Principessa lo abbia perdonato.”

Jacen accennò subito ad un sorriso, poi riavvolse nella testa le parole riferite a suo nonno, Han Solo.

“Perché? Cos’ha fatto a suo padre?” Chiese, quasi temeva la risposta, ma non poteva certo trattarsi di-

Il droide si trovò in difficoltà, non sapendo cosa rispondere trovò una scusa e si allontanò verso i due Generali.

Poe lo raggiunse mentre Finn cercava di calmare il droide che aveva cominciato a parlare senza fermarsi nemmeno un secondo, almeno non rischiava di stare male essendo un droide, ma era meglio calmarlo.

“Zio… cos’ha fatto mio padre?” Chiese di nuovo Jacen, con la risposta sulla punta della lingua, solo che non voleva pronunciare quelle parole.

“Lui ha ucciso Han Solo, tua madre e Finn erano lì quando è successo.” Gli disse direttamente, senza girarci intorno.

Jacen rimase senza parole, anche se, dentro di lui se lo sentiva che era la verit che stava cercando. Suo padre aveva ucciso Han Solo, il suo stesso padre.

“Perché?” Chiese, con le lacrime che gli bruciavano gli occhi, ma aspettavano a scendere e questo gli offuscava la vista.

“Questo dovresti chiederglielo a lui, semmai lo conoscerai…” sospirò Poe e lo circondò con un braccio, facendogli forza.

Non gli disse ‘Mi dispiace’ o roba simile, e Jacen lo apprezzò. Rimasero in silenzio per qualche secondo, per permettergli di riprendersi.

“Avete trovato qualcosa?” Gli chiese, tirando su con il naso e aprendo il libro di fronte a sé.

“No, per il dispiacere di Finn… tu?”

Jacen sorrise, “Non devi essere geloso, zio, lo sai che Finn le vuole bene perché è sua amica” la sua intenzione era quella di rassicurarlo, ma Poe non ne aveva bisogno. Sapeva benissimo dei sentimenti di Finn, ma gli dava comunque fastidio che parlasse tutto il tempo della ragazza, che mostrasse tutto questo entusiasmo nel sapere che l’avrebbe ritrovata grazie a Jacen.

“Non sono geloso e ora  datti da fare” Gli diede una pacca sulla schiena e tornò al fianco di Finn per aiutarlo con il droide.

Jacen ricominciò a consultare il testo, riga per riga, fin quando il suo sguardo si posò su un pezzo di carta alquanto interessante. Lo aprì e lesse:

Il Mondo tra i Mondi

Il pezzo di carta era stato infilato tra due pagine, ma non era stato scritto con la calligrafia di sua madre. Con la sua scrittura era stato solo annotato il nome di un pianeta: Tatooine.

Jacen prese il pezzo e corse verso gli altri, che stavano ancora parlando.

“C3PO, Tatooine, parlami del pianeta” Gli chiese con il respiro leggermente affannato.

“Oh, Tatooine è il pianeta natale del mio creatore, il padre di Master Luke.” Gli rispose, infatti il droide ci aveva vissuto diversi anni, prima in sola compagnia di Shmi Skywalker, la madre del suo creatore, e l’aveva seguita quando si era sposata. Poi, sempre su Tatooine, aveva conosciuto Luke Skywalker e lo aveva accompagnato nella sua missione di distruggere l’Impero.

“Mia madre l’ha scritto, deve significare qualcosa!” Esclamò Jacen, ma abbassò la voce quando la bibliotecaria gli fece segno di fare silenzio.

“Credo che voglia che vada su Tatooine.” Continuò e Poe annuì.

“Molto bene, è un inizio.” Commentò e Finn sorrise.

 “So che non vuoi avere niente a che fare con i Jedi o con la forza, ma credo ti servirà aprirti ad essa, entrarci in sintonia… sarebbe più facile trovare tua madre, e potrebbe anche tornarti utile.”

Finn gli si avvicinò e Jacen subito scosse la testa, non voleva imparare le vie dei Jedi, non era quella la sua strada. Ma quando Finn aggiunse che lo avrebbe aiutato a trovare sua madre, riflettè.

“Va bene… ma solo per trovare lei. Non voglio intraprendere quella strada.” Disse con decisione e Finn annuì, mentre Poe lo guardò con fierezza. Era fiero del fatto che Jacen volesse scegliere che direzione avrebbe preso la sua vita, anche se era legato agli Skywalker come suo padre, e non era facile sfuggire a quel destino.



I giorni successivi, Jacen meditò insieme a Finn. Riuscì a percepire la luce, l’oscurità, la vita e anche la morte, ma soprattutto l’equilibrio. Era una bella sensazione, doveva ammetterlo, ma non bastava a fargli cambiare idea sulla sua decisione.
Nel frattempo, passava molto tempo anche con Corana, per la quale stava cominciando a nutrire anche sentimenti più profondi della semplice amicizia, ma aveva paura a rivelarle ciò che provava, non voleva rovinare l’amicizia che stava crescendo.

“Oggi, ci alleneremo con delle spade di legno.” Annunciò Finn, lanciandogliene una e Jacen l’afferrò prontamente.

“Spade di legno? Finn… ti ho detto che non voglio utilizzare le spade laser, non sarò mai un J-“ cominciò a dirgli, sentiva che Finn non lo avesse ascoltato bene quando glielo aveva detto.

“Jedi, lo so, ma  è importante che tu impari ad utilizzarla. Potrebbe esserti molto utile durante il viaggio che intraprenderemo.” Disse, affondando un colpo, ma Jacen parò subito senza pensarci due volte.

“Molto bene” fece roteare la sua spada e continuò ad affondare colpi, finendo per fare un vero e proprio combattimento.

“Jacen!” Jacen si distrasse per la voce di Corana e Finn lo colpì sul braccio.

“Jacen, non devi distrarti, le spade laser fanno molto più male, fidati” lo rimproverò il Jedi e poi si voltò verso la ragazza che sembrava scossa.

“Corana, cos’è successo?!” Le chiese Jacen, tenendola per le braccia, per farla calmare.

“Stanno attaccando Coruscant! Il Primo Ordine!”

Finn si paralizzò e corse verso casa. Jacen e Corana gli andarono dietro.

“Poe! Poe, dove sei?” Finn lo chiamò e dopo un po’ lo videro uscire dalla stanza con le armi pronte.

“Dobbiamo sbrigarci, il Cancelliere potrebbe essere il bersaglio.”

Finn prese la sua spada laser che Poe gli porse  e se l’attaccò alla cintura.

Quando raggiunsero il palazzo del senato era il caos più totale. La gente correva da una parte all’altra, gridava, ma i rumori dei blaster si sentivano lo stesso.
In lontananza videro degli stormtrooper e droidi da battaglia. Poe cominciò a sparare,mentre Finn si buttò verso i suoi fratelli e trafiggerli con la spada di un giallo luminoso, come quella di Rey.

“Jacen, cosa facciamo?” Chiese Corana.

Jacen si sentiva impotente. Poi colse l’occasione quando uno dei soldati, cadendo a terra, fece cadere la sua sua arma. Jacen la raccolse e cominciò a sparare ai nemici.

“Vai a nasconderti!” Esclamò, rivolto alla ragazza, ma lei rimase lì immobile e fece la stessa cosa che aveva fatto lui. Trovò un blaster e cominciò a sparare al suo fianco.
Ovviamente non c’erano solo loro ad affrontare l’armata del Primo Ordine, ma non erano in molti e i nemici sembravano non finire mai.

Poe si distrasse quando vide Finn ferito da uno stormtrooper e venne colpito all’addome da un droide, cadendo a terra.

“Poe!” Gridò Finn, precipitandosi da lui.

“Devi sempre correre in mio soccorso, Finn” scherzò Poe, tenendosi pressata la ferita con la mano e cercando di tirarsi su.

“Lo sai che lo faro sempre, per sempre” Finn portò la mano dietro la sua testa e accarezzò i capelli alla base del collo. “Ora però t devo portare via di qua, hai bisogno di cure” L’aiutò a sollevarsi e mentre lo portava via, si avvicinò a Jacen.

“Riesci a trattenerli?” Gli chiese.

Jacen annuì, “Tu porta lo zio in infermeria, qui ce la caviamo” gli rispose, continuando a sparare.

Finn non se lo fece ripetere due volte e trascinò Poe con sé, lontano dal campo di battaglia.

Dopo un po’, Jacen cominciò a sentire le braccia stanche. Non era abituato a scontri, perché fino a quel momento c’era stata pace, non c’era bisogno di impugnare le armi.

“Jacen, devi resistere! SO che sei stanco, ma dobbiamo batterci per la pace!” Lo incitò Corana e Jacen trovò la forza che stava perdendo solo guardando quella ragazza che come lui non aveva esperienza della guerra e doveva essere stanca anche lei.

“Forza, da questa parte!” Sentirono gridare alle loro spalle e videro un esercito avanzare contro il Primo Ordine. Per un attimo abbassarono i blaster, ma vedendo poi che i droidi non avevano abbassato le armi, risposero al fuoco.

Quando l’ultimo soldato nemico venne abbattuto, Jacen cadde a terra, ansimante. Lascio il blaster e si portò le mani alla faccia, stavano tremando e non riusciva a fermarle.

“Jacen… stai bene?” gli chiese Corana, facendosi strada verso di lui a carponi e una volta vicino, si aggrappò al suo braccio.

“S… si, sto bene, tu?” Le chiese di rimando e Corana sorrise annuendo. Alla ragazza venne istintivo abbracciarlo forte e Jacen ricambiò la stretta.

Chiuse gli occhi per un attimo, ma si ricordò di suo zio, lui era stato ferito gravemente. Si alzò dopo essersi liberato dall’abbraccio e prese Corana per mano.



“In che senso è peggiorato?!” Esclamò Jacen a Finn, alle sue spalle poteva vedere suo zio Poe sul letto. Aveva gli occhi chiusi e il dottore lo stava operando d’urgenza.

“Poe è robusto, ce la farà, ma il colpo che ha ricevuto…” Non riusciva a finire la frase e Corana gli prese una mano per fargli forza. Finn nemmeno la conosceva, ma apprezzò il gesto.

“No, lui non morirà, è quanto ho più vicino a un padre!” esclamò di nuovo il ragazzo e Finn lo fermò dall’avvicinarsi.

“Jacen, anche io vorrei essergli accanto e non accetto che possa morire, ma io credo in lui, credo che ce la farà.” Gli disse Finn guardandolo dritto negli occhi. 

“Ok…” Jacen indietreggiò e andò a sedersi su una panca ad aspettare. Corana si mise seduta vicino a lui e Finn faceva avanti e indietro in attesa di novità.

Passarono un paio di ore prima che il dottore uscì dalla stanza e Finn gli andò incontro.

“Dottore, come sta?” Gli chiese e il dottore gli fece un rapido sorriso.

“Ora sta riposando, ma si rimetterà, avendo intervenuto subito siamo riusciti a salvarlo”

Finn tirò un sospiro di sollievo e il dottore lo precedette dicendogli che poteva andare da lui. Il generale si girò verso Jacen che gli disse di andare prima lui, così stavano un po’ da soli.

L’uomo entrò nella stanza e gli si bloccò il respiro per un attimo, vedendolo attaccato a dei tubi. Andò a fianco del letto e gli accarezzò i capelli.

“Quando la smetterai di farmi preoccupare?” gli disse sottovoce.

Finn si era reso conto di tenere a Poe più di quanto tenesse a Rey quando più volte aveva immaginato la sua vita senza il pilota, soprattutto quando rischiavano la vita. Poe era stato il suo primo amico, lui gli aveva dato il nome ‘Finn’, la possibilità di una vita nuova dopo l’esperienza con il Primo Ordine.

“Finn…”

Per un momento l’uomo pensò che fosse stato il pilota a parlare, ma in realtà era stato il giovane Jacen. Tornò a guardare Poe dormire e Jacen intanto gli si avvicinò.

“Cosa dovrei fare ora?” Gli chiese il ragazzo.

Finn non sapeva cosa fosse giusto dirgli. Poe avrebbe detto sicuramente la cosa giusta. Gli avrebbe detto di restare o di andare su Tatooine?

Al pilota non andava giù l’idea che partisse alla ricerca di Rey, la sua famiglia era proprio qui. Ma, entrambi, sapevano benissimo che non erano loro i genitori di Jacen. Rey doveva essere ancora viva e lei era la madre.

“Devi andare su Tatooine, trova Rey”  gli disse, stringendo la mano di Poe. Lo stava lasciando andare per tutti e due.

“Ma… voi dovevate venire con me.”

“Credo che potremmo cavarcela bene ugualmente.” Disse una voce che veniva dall’uscio della porta.

“Lando! Chewie!” Esclamò Finn, contento di vedere altre facce amiche.

Jacen li guardò corrugando le sopracciglia, non li aveva mai visti in vita sua, eppure Finn li conosceva.

“aarrragghuuhw aaaaahnr huuguughghg uughguughhhghghghhhgh huuguughghg” disse il wookie accanto all’uomo. Jacen non sapeva cosa stesse dicendo perché non parlava  quella lingua.

“Gli ricordi tuo padre” disse l’uomo, che corrispondeva al nome di Lando.

Jacen non potè evitare di arrossire leggermente. Nessuno gli aveva ancora detto a chi assomigliasse.

“Lo conoscevate?” Chiese, ingenuamente, non poteva certo immaginare quante storie conservavano i due nel cuore.

“Certo. Io ero un vecchio amico dei tuoi nonni e ho visto tuo padre crescere, per un periodo di tempo.” Confermò il signore, sorridendo e Jacen dovette ammettere che aveva un sorriso che attirava e ispirava simpatia.

“Vorrei sapere molte cose sulla mia famiglia, ma non è questo il momento per addentrarci nel viale dei ricordi, giusto?” Si riferì a Finn, che in tutta risposta, annuì.

“Quindi mi accompagnerete voi?” Chiese poi e il Wookie annuì facendo un verso che Jacen interpretò come un’affermazione.

“Io non verrò, sono troppo vecchio per le avventure, ma Chewbacca verrà con te, insieme ad un’altra persona.” Lando disse, continuando a sorridere.

Jacen era curioso di sapere di chi si trattava, ma non fece ulteriori domande.

“Andiamo, ragazzo. Devi preparare la roba per il viaggio”

Jacen e Corana seguirono i due verso l’appartamento dei Dameron.




Note:

Eccovi il primo capitolo del nuovo anno :D
Jacen si recherà su Tatooine con Chewbacca, siete contenti? :D Abbiamo anche Lando, C3PO e un nuovo cancelliere, donna, che per me ha il volto di Tilda Swinton XD ditemi cosa ne pensate.
Vi svelo che il piano originale era quello di uccidere Poe durante lo scontro con l'esercito del Primo Ordine. Non perchè non lo sopporto, al contrario, ma perchè pensavo che avrebbe dato un impatto importante a Jacen e al suo imminente viaggio, alla fine Poe è stata una delle figure genitoriali della sua vita, come un padre invece che come un semplice zio (anche se lui lo chiama Zio Poe). Ma ho deciso solo di ferirlo perchè non riuscivo ad accettare il fatto di eliminarlo completamente dalla storia. Non sarà così tanto presente, ma almeno c'è.  Secondo voi ho fatto bene o male? e perchè?
Mi fa piacere sapere i vostri pareri, quindi non siate timidi e lasciate un commento^^
 

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