Momenti spensierati

di Sakkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro tra gatti ***
Capitolo 2: *** Karaoke Time ***
Capitolo 3: *** Insistenza ***
Capitolo 4: *** Giostre e zucchero filato ***
Capitolo 5: *** Il candelabro ***
Capitolo 6: *** Cielo notturno ***
Capitolo 7: *** Incontri al parco ***
Capitolo 8: *** Oltre le apparenze ***
Capitolo 9: *** Cuscini volanti ***
Capitolo 10: *** Alaskan Malamute ***
Capitolo 11: *** Fotografia ***
Capitolo 12: *** Gita al parco ***
Capitolo 13: *** Lanterne e fuochi d'artificio ***
Capitolo 14: *** Appostamento ***
Capitolo 15: *** Oversize ***
Capitolo 16: *** L'arte di decorare ***
Capitolo 17: *** Pettegolezzi ***
Capitolo 18: *** Lezioni di guida ***
Capitolo 19: *** Ancora e ancora ***
Capitolo 20: *** Un gatto amorevole ***
Capitolo 21: *** Acquarelli ***
Capitolo 22: *** Stress ***
Capitolo 23: *** Fratelli ***
Capitolo 24: *** Cuoca fallita ***
Capitolo 25: *** Pinguini ***
Capitolo 26: *** Punzecchiare ***



Capitolo 1
*** Incontro tra gatti ***


Incontro tra gatti

 

Timothy entrò nel Dreams Hunters con in braccio Kirby. Il felino si guardava intorno diffidente, perché nell'aria percepiva l'odore di un suo simile, ma non di una femmina, che sarebbe potuto essere interessante, no, di un'altro maschio.
“A questo punto preferivo andare dal veterinario” pensò il gatto.
«Kirby, ti presento Punk» gli disse il padrone, appoggiandolo a terra in faccia a un micio tigrato grigio e bianco. «Sono sicuro che diventerete grandi amici.»
“Non ci contare troppo umano” pensarono all'unisono i due felini, guardandosi in maniera diffidente con con occhi ridotti a due fessure.
Eric prese due bicchieri d'acqua con ghiaccio e si sedette sul divanetto a parlare con Timothy.
«Assomigli all'amico del mio padrone» disse Punk, parlando per primo «Anche lui ha il pelo rosso in testa.»
«È per caso un insulto?» domandò dubbioso Kirby.
«Stai tranquillo, non ho intenzione di litigare» lanciò uno sguardo ai due umani «Era solo per parlare e non guardare quei due amoreggiare.»
Il felino bianco e rosso, scosse il muso.
«Per fortuna che ha detto di diventare amici e non di imitare loro» borbottò Kirby.
«Se lo possono scordare» concordò Punk «Se ci pensi, poteva andare peggio. Immagina se uno dei nostri padroni avesse avuto un cane?»
«Non dirlo nemmeno per scherzo! Mi fai rizzare i peli della schiena» esclamò Kirby «Sarebbe stato un vero e proprio incubo.»
«Sono d'accordo» annuì Punk «Cosa ne dici se andiamo a farci un giro in cerca di qualche preda da cacciare?»
«Trovo che sia un'idea fantastica» miagolò Kirby felice «Questo è il tuo territorio, fammi strada e vediamo cosa riusciamo a trovare.»
I due felini si allontanarono a passo felpato.
«Incredibile, sono andati davvero d'accordo» disse sorpreso Eric.
«Te l'avevo detto che il mio Kirby è un gatto socievole» gongolò Tim «Sapevo che avrebbe visto Punk come un fratello maggiore.»
«Per aver indovinato meriti un premio» affermò il barista prima di baciarlo nuovamente.





NdA:
Buon pomeriggio a tutti!! ^^
Finalmente dopo secoli, inizio questa raccolta che partecipa alla challenge di Soul_Shine. In questa storia ho utilizzato il Prompt 10 "Poteva andare peggio..."
Per una volta i protagonisti principali sono i miei gatti (non quelli veri, bensì quelli della long) Kirby e Punk.
Questo testo è nato grazie a una chiacchierata con Kim e, inevitabilmente, abbiamo finito per parlare di cose nonsense xD
L'idea era buona e perfetta per questa raccolta, quindi ho colto l'occasione per scrivere! Ringrazio Kim per l'aiuto, parlare con te è sempre illuminate!
Ringrazio fin da subito chiunque darà un'occhiata :3

 

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Capitolo 2
*** Karaoke Time ***


Karaoke Time


 

Dwight era da solo a casa quel pomeriggio. Eric e Dolly erano usciti per negozi. A lui non importava fare spesa, sia che fosse per riempire il frigorifero che per acquistare vestiti od oggetti, per lui era sempre shopping, ovvero una perdita di tempo. Il rossiccio aveva di meglio da fare, che girare come una trottola da un negozio all'altro!
Per prima cosa decise di fare un po' di stretching. Punk lo guardò con sufficienza, si grattò un orecchio prima di uscire in balcone a riposare sotto il sole.
“Quel gattaccio è uguale al suo padrone!” pensò Dwight facendogli la linguaccia.
Terminati i suoi esercizi, si sedette sulla sedia davanti al computer. Per prima cosa sistemò il volume, poi aprì la cartella musica ed infine collegò il microfono. Quando tutto fu pronto iniziò il suo concerto personale. Ogni volta si lasciava trasportare e con le braccia mimava gesti manco fosse un attore. Nemmeno si accorse quando il fratello e la sorella rientrarono in casa.
«Ma che musica ascolti?» gli domandò scocciata Dolly, bloccando il player musicale. «È da cinque minuti che ti sto chiedendo un aiuto a sistemare la spesa!»
«Sto facendo karaoke e come sempre sei la solita che non capisce niente! Queste sono le sigle dei cartoni animati che guardavo da piccolo! Dovresti ricordartele anche tu!» sbraitò Dwight infastidito per essere stato interrotto.
«Sei proprio un ritardato bamboccio stonato» lo apostrofò la sorella.
Prima che la discussione degenerasse in un litigio, Eric decise di fare da paciere.
«Dolly, lascialo stare. È il suo modo per eliminare lo stress» disse alla sorella, poi aggiunse, rivolgendosi al fratello «Potresti abbassare il volume? Ti si sente dalla strada!»
«Va bene, va bene» acconsentì il rossiccio «Cercate solo di non interrompermi più. Devo ancora cantare cinque canzoni, dopo vi aiuterò in tutto quello che volete.»
Punk si avvicinò miagolando al suo padrone.
«Ti fanno male le orecchie, piccolo?» gli chiese abbassandosi per accarezzargli la testa. «Sopporta ancora un po', dopo metteremo la nostra musica rilassante, ok?»
Il felino non parve contento, perché tirò indietro le orecchie per poi tornare sul balcone.






NdA:
Buonasera^^
Stranamente mi ritrovo già ad aggiornare, ma i due p
rompt: 13 "Ma che musica ascolti?" e 29 "Potresti abbassare il volume?", mi hanno ispirato!
Per chi non lo sapesse, Dwight è un personaggio che ha comportamenti idioti, quindi per lui fare karaoke con le sigle dei cartoni animati è ancora qualcosa di "normale" xD
Spero che questo breve racconto vi abbia strappato un sorriso! Alla prossima :3

 

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Capitolo 3
*** Insistenza ***


Insistenza

 

Becky si recava sempre alla stessa bancarella di cibo da strada. Ad ogni pausa pranzo. Tutti i giorni. Il menù era molto ricco e una volta alla settimana usciva una specialità che non veniva mai riproposta. Inoltre, siccome era nelle forze dell'ordine, riceveva sempre un cappuccino o un dolce in omaggio.
«Josh, la tua salsa barbecue è fenomenale!» esclamò la poliziotta, mentre faceva annegare delle patatine fritte nella salsa.
«Ti ringrazio, agente Carter» disse il proprietario del furgoncino con un sorriso.
«Mi passi la ricetta?» gli chiese, fissandolo intensamente con i suoi occhi verdi.
«È un mix segreto, non posso rivelarlo a nessuno.»
«Ti prego! Mi passi la ricetta? Ti prego!» lo supplicò Becky «Posso aiutarti con gli ispettori sanitari.»
«Rispetto tutte le norme di pulizia» disse Josh «Questa tua affermazione, offende la mia cucina.»
«Non intendevo quello!» si affrettò a dire la poliziotta «A volte si aggrappano a delle briciole per un nonnulla, solo per rilasciare multe salate e guadagnarci!»
Continuò a mangiare le sue patatine fritte in silenzio.
«Allora, mi passi la ricetta?» domandò un'ultima volta prima di ritornare al lavoro.
«Questo comportamento non è adatto alla tua posizione» la derise il proprietario del furgoncino.
«Uffa, Josh! Ti puoi fidare di me! Non condividerei mai con nessuno queste informazioni!»
«Lo so che sei affidabile.»
«Quindi... mi passi la ricetta? Sei il migliore!»
«Ehi, non ho detto questo, agente Carter!» rise il proprietario «Se ci tiene ad avere una scorta di salsa barbecue per casa, posso riempirti un vasetto. Purché non fai girare la voce!» la ammonì con l'indice.
«Ti adoro! Anzi, ti bacerei, ma devo tornare alla centrale!» lo salutò Becky «Passerò a fine turno!»
“Lo sapevo che sarei riuscita a convincerlo” pensò trionfante la poliziotta “Tim dovrà pagarmi la cena, ho vinto la scommessa. Ero sicura che con l'insistenza avrei ottenuto una riserva personale di questa fantastica salsa barbecue per casa!”





NdA:
Buonasera ^^
Ultimamente ho molte idee che mi frullano per la testa e appena ho letto il prompt 1: "Mi passi la ricetta?", non ho potuto far a meno di dimostrare l'insistenza di Becky, oltre al fatto che scommette con il suo migliore amico, sapendo fin da subito che avrebbe vinto xD
Spero che anche stavolta sia riuscita a strapparvi un sorriso e alla prossima :3

 

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Capitolo 4
*** Giostre e zucchero filato ***


Giostre e zucchero filato



Quando Becky e Timothy entrarono al Dreams Hunters furono accolti dagli strilli di Dolly.
«Portami alle giostre. Ti pregooooo! Ti pregooooo! Ti pregoooo!» la cameriera si dimenava come una bambina.
Sbigottiti i due amici si guardarono, indecisi se scoppiare a ridere o rimanere impassibili.
«Ci sono dei clienti, smettila!» le ordinò scocciato Eric.
Dolly si girò a guardare alle sue spalle, raggiunse i due amici e prese le mani di entrambi.
«Vero che siete interessati al parco divertimenti? Volete venire con me?» domandò con sguardo supplichevole.
«Certamente. Io e Tim adoriamo le giostre» le rispose Becky «Nemmeno sapevo che ci fossero.»
La cameriera bionda saltellò felice, applaudendo con le mani.
«Noi andiamo a divertirci, alla faccia di questo scorbutico!» gli fece la linguaccia, poi prese sotto braccio entrambi, pronta ad uscire dal locale.
Lo sguardo e il sorriso sornione che aveva lanciato al barista, con tanto di alzata di sopracciglia, non piacque affatto ad Eric. In fretta prese il cartello con la scritta “chiuso”, lo appesa all'entrata e si affrettò a raggiungere il trio.
«Come mai hai cambiato idea, capo?» lo schernì la cameriera.
«Devo controllarti» fu la semplice risposta «Potresti cacciarti nei guai e non voglio che crei disagi a dei nostri clienti abituali.»
Raggiunta la meta, Dolly voleva visitare per prima cosa la casa infestata. Potevano entrare due alla volta, subito Tim si attaccò come un polpo al braccio della sua migliore amica.
«Voglio evitare di fare brutte figure e passare per un fifone» sussurrò in risposta alla muta domanda di Becky.
«Non sei per niente affidabile» lo additò Dolly «Probabilmente sospetta che hai paura dei fantasmi.»
«Chiudi quella boccaccia» la zittì stizzito Eric, si stava chiedendo cosa avesse fatto di male per essere stato scartato come compagno nella casa infestata.
La seconda attrazione fu la casa degli specchi, lì entrarono uno alla volta, con cinque minuti di differenza. Di tanto in tanto, si udivano le risate delle due donne, divertite dalle forme strane che assumevano a causa degli specchi. Invece i due uomini erano silenziosi. All'uscita si aspettarono a vicenda. Dopo diversi minuti, mancava solo una persona all'appello.
«Non posso crederci» disse Becky incredula «Si è perso un'altra volta.»
«È già successo?» chiede Dolly.
«Quando eravamo adolescenti. Pensavo che il suo senso dell'orientamento fosse migliorato» sospirò la donna «Datemi cinque minuti. Torno dentro a cercarlo.»
«Vado io» disse Eric, precedendola.
Una volta rientrato, si guardò attorno ad ogni passo, cercando di scorgerlo. Si immaginava di vederlo spingere qualche specchio, in cerca dell'uscita. Lo trovò seduto per terra, con la testa appoggiata alle ginocchia.
«Tim» lo chiamò il barista, sbagliando due volte prima di raggiungerlo.
«Ho picchiato la testa» borbottò Mitchell imbronciato, alzando il viso e mostrando un segno rosso sulla fronte.
Ward dovette trattenersi dal ridere. Si abbassò, mostrandogli la schiena.
«Vieni, ti porto fuori da questo posto, così non ti scontrerai più contro nessuno specchio.»
Titubante Timothy mise le braccia attorno al collo di Eric, per poi allungare le gambe che vennero afferrate dalle mani del barista.
«Pollicino è stato ritrovato» commentò Becky quando i due uscirono. «Hai di nuovo sbattuto la testa?»
«Zitta! Mi hai abbandonato! Lo sai che succede sempre, eppure mi hai lasciato solo. Prima di entrare, mi hai detto che saresti rimasta vicino a me, per evitare che mi perdessi. Me l'avevi promesso!» affermò il migliore amico.
«Credevo stessi scherzando!» si giustificò l'amica «Adesso sei cresciuto, oltretutto hai la patente della moto, come potevo sapere che il tuo senso dell'orientamento è ancora pessimo dopo tutti questi anni?»
«Lo sai» ripeté Timothy sporse il labbro inferiore e si massaggiò la fronte.
«Guarda che non ha una gamba rotta. Puoi farlo camminare da solo, capo» lo derise Dolly, perché pareva che Ward non volesse lasciar andare colui che era aggrappato alla sua schiena come un cucciolo di koala.
Il barista si abbassò e liberò le gambe di Mitchell dalla sua presa, per permettergli di scendere.
«Scommetto quello che volete, adesso cercherà da mangiare» annunciò Becky.
Timothy si stava guardando attorno e poco dopo si incamminò verso una bancarella che vendeva zucchero filato. Quando afferrò il bastoncino, il sorriso tornò immediatamente sul suo viso. Eric si avvinò e morse a sua volta il dolciume filato, facendo sfiorare la propria guancia con quella di Tim. A quel punto Mitchell divenne rosso in volto.
«Smettila! Ci stanno guardando tutti!» esclamò spingendolo leggermente.
«E me lo dici solo adesso?» chiese Eric infastidito mentre apriva la zip della propria felpa, per poi usarla per coprirlo. «Adesso nessuno può fissarti mentre mangi lo zucchero filato con quello sguardo radioso.»
«Sul serio? Vi stanno guardando tutti? Non ci avevo fatto caso» commentò ridacchiando Dolly «Bee, per caso te n'eri accorda?»
«A dire il vero sì» le rispose Becky «Ero tentata di chiedere un'offerta ai passanti per concedere loro delle foto alla coppia. Purtroppo, il tuo capo è fin troppo geloso.»
«Concordo» annuì la cameriera «Se continuano ad amoreggiare in questo modo, direi che possiamo anche lasciarli da soli.»
«Becky» la chiamò con tono fermo Timothy «Mi hai già abbandonato prima, non ti azzardare a farlo di nuovo» il suo sguardo era feroce.
«Dai, finisci di mangiare quello zucchero filato. Voglio andare sulle montagne russe che finiscono in acqua dopo la discesa!» lo esortò la migliore amica «Dopo tocca agli autoscontri! Guiderò io, tanto tu non sei capace. Noi due contro loro due.»
«Durerà ancora tanto questa gita alle giostre?» chiese con un sospiro Eric.
«Tu puoi tornare al bar, nessuno ti trattiene» lo stuzzicò Dolly, lo sguardo che ricevette in risposta fu abbastanza eloquente.
Il quartetto passò il resto della notte a divertirsi e ridere spensieratamente e senza altri incidenti.

 

 


NdA:
Buonasera a tutti ^^
Questo capitolo è più lunghetto rispetto i precedenti, perché stavolta ho utilizzato quattro prompt: 8."E me lo dici solo adesso?", 18."Non ci avevo fatto caso", 36 "Smettila, ci stanno guardando tutti!" e 39."Me l'avevi promesso!"
Piccolo chiarimento per chi non lo sapesse: Bee è il soprannome di Becky.
Spero che nonostante tutto il capitolo sia stato di vostro gradimento. Personalmente mi sono divertita a scriverlo, quindi spero che anche per voi lettori sia stato lo stesso! :3

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Capitolo 5
*** Il candelabro ***


Il candelabro


 

Eric era sdraiato sul divano in tessuto grigio, con una mano accarezzava il manto di Punk, mentre con l'altra sorreggeva una raccolta di poesie introspettive malinconiche. Sia lui sia il suo amico felino adoravano oziare in quel modo, avvolti nel silenzio più assoluto. Il gatto emetteva un basso suono che rimbombava nel torace, dimostrava che apprezzava ed era felice delle carezze che stava ricevendo dal padrone.
La quiete venne spazzata via dall'arrivo di Dwight.
«Ammira! Ho appena effettuato l'acquisto del secolo!» esclamò entusiasta il rossiccio.
«Cosa cavolo è quella roba? Da dove l'hai pescato?» chiese mettendosi a sedere Eric e chiudendo il libro, intuendo che la lettura delle poesie era da rimandare ad un altro momento.
«Devo spiegarti tutto. Cosa faresti senza di me?» domandò ironicamente Dwight «È un candelabro antico. È stato rinvenuto in una nave pirata. Ci crederesti che ha solcato i mari con i pirati, mentre in precedenza era appartenuto a qualche nobile? È incredibile!»
Lo sguardo scettico del fratello, non lo demoralizzò a continuare il suo monologo.
«Adesso è solo impolverato, una volta pulito, farà un figurone come centro tavola! Sono stato fortunato, l'ho trovato scontato, non potevo lasciarmelo sfuggire! È un pezzo di storia!»
Eric roteò gli occhi. Il rossiccio aveva un debole per quelle cianfrusaglie soprammobili attira polvere.
Punk si stiracchiò, infilzando le unghie sulla superficie del divano, il suono era simile a uno scoppiettio. Annusò incuriosito l'oggetto metallico in mano all'amico del suo proprietario. La polvere pizzicò le sue narici e starnutì.
«Ben ti sta, gattaccio! Così impari, devi tenerti alla larga dai miei oggetti.»
«Ti ho già detto di non rivolgerti in quel modo al mio piccolo» lo rimproverò Eric.
«È un animale che non rispetta gli oggetti antichi e preziosi. Ti ricordo che è per colpa sua che non posso avere un topo e addestrarlo a diventare un cuoco!»
«Hai visto troppe volte quel film, nessun topo diventerà il tuo cuoco personale. Devi sempre esagerare e trasformare ogni discorso in un dramma» disse il fratello esasperato. «Secondo te perché era scontato quel candelabro? Alla base ci sono due rane e ogni braccia ha una conclusione diversa: una libellula, una papera e una salamandra. Chi sano di mente comprerebbe una roba simile?»
«Gente come te, non comprende l'arte antica. Ciò che per voi è qualcosa di insensato, per chi è intelligente come me, invece è in grado di capire che è la rappresentazione di uno stagno» spiegò con enfasi Dwight gesticolando e alzando verso l'alto il candelabro.
«Davvero, se non esistessi, bisognerebbe inventarti» si arrese ridacchiando Eric «Riesci ad argomentare senza una logica, pur trovando le parole giuste per dargli un senso logico.»
«Il mio cervello ha troppo acume per essere compreso dal tuo.»
«Va bene, hai ragione tu» si arrese il fratello, volendo finire quella discussione, dopotutto l'oggetto era già stato comprato e Dwight era in grado di parlare per ore delle sue teorie.
«Non riuscirai mai a battermi!» gridò trionfante il rossiccio «Quando parliamo ho sempre io l'ultima parola!»
“Veramente discutere con te è come parlare con un muro” pensò sospirando Eric, ma evitando di esprimere ad alta voce quel pensiero.
In fondo per far felice Dwight bastava poco: fargli credere di essere il numero uno e che nessuno era in grado di batterlo durante una discussione.

 




NdA:
Buon pomeriggio a tutti^^
Dwight non può resistere a degli oggetti scontati, soprattutto se sono antichi e per lui sono pezzi di storia! Lui si fa prendere in giro da tutti, crede davvero che quel candelabro sia stato a bordo di una nave pirata... quanto è ingenuo XD
I prompt utilizzati questa volta sono: 2. "Non riuscirai mai a battermi!", 5. "Da dove l'hai pescato?", 6. "L'ho trovato scontato, non potevo lasciarmelo sfuggire!" e 15."Se non esistessi, bisognerebbe inventarti."
Spero di averle sviluppati bene e che questa discussione tra fratelli vi abbia almeno fatto sorridere un pochino :3

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Capitolo 6
*** Cielo notturno ***


Cielo notturno

 

Timothy stava per entrare al Dreams Hunters, quando qualcosa sul tetto piatto del locale attirò la sua attenzione. Era qualcosa di grigio che saliva a spirale.
“Fumo” pensò immediatamente Mitchell “Qualcosa ha preso fuoco!”
Prima che iniziasse a gridare al fuoco, fu fermato da una voce.
«Sei arrivato presto.»
Strabuzzando gli occhi e mettendo a fuoco riconobbe una figura che si stava sporgendo dal cornicione.
«Ehi Eric, cosa ci fai lassù?» gli chiese.
«Cosa dovrei fare secondo te? Fumo una sigaretta e ammiro il cielo notturno» gli rispose il proprietario del locale. «Chiedi a Dolly di farti salire. Vedrai che il cielo visto da quassù è tutta un'altra cosa. Ti aspetto.»
In imbarazzo e titubante, Timothy si avvicinò alla cameriera bionda, ma prima che potesse parlare lo zittì con un gesto della mano.
«Fammi indovinare: hai visto quel cretino del mio capo sul tetto e ti ha detto di raggiungerlo, vero?» scosse la testa sbuffando «Le scale le trovi nel suo locale privato, dietro la porta. Riferisci che deve sbrigarsi a scendere per darmi una mano, non sono una sguattera e nemmeno mi paga!»
Il cliente si limitò ad annuire e seguire le indicazioni per raggiungere il tetto.
Quando aprì la porta, venne investito da una brezza fresca.
«Non sapevo fumassi» esordì per segnalare il suo arrivo.
Il barista si voltò e lo salutò con un sorriso.
«Succede raramente. Mi concedo una sigaretta, solo quando ho avuto una giornata pesante e stressante.»
Lo sguardo interrogativo di Mitchell, gli consigliò di rassicurarlo.
«Niente di grave, non devi preoccuparti» gli mise una mano in testa per scompigliargli i capelli «Adesso che sei qui con me, va decisamente meglio.»
Timothy a quel punto gli sorrise, poi alzò lo sguardo verso il cielo notturno.
«Hai ragione» affermò «Da quassù puoi osservare meglio le stelle e il resto del cielo.»
«Te l'avevo detto. Non mentirei mai a te, Tim» gli disse avvicinandosi al suo viso.
«Non ci provare!» lo bloccò l'avvocato, mettendogli una mano sul volto e allontanandolo «Puzzi di fumo!»
«Sei scorbutico stasera» borbottò Eric fingendosi offeso e riprendendo a guardare le stelle, mentre dalla tasca dei pantaloni prendeva il pacchetto di gomme da masticare alla menta.
Rimasero in silenzio per diversi minuti, intenti a contemplare il cielo notturno sopra le loro teste. All'improvviso Mitchell lo tirò per un braccio.
«Guarda! Una stella cadente» esclamò eccitato «Esprimi un desiderio! Ma non dirlo ad alta voce, altrimenti non si avvera!»
Ward lo guardò meravigliato di come potesse essere felice per aver visto una stella cadente.
«Il mio desiderio è già al mio fianco, quello lo lascio a te» gli bisbigliò all'orecchio.
«Cosa!?!» strillò Timothy «Possibile che tu debba sempre fare così?»
«Così come?»
«Dolly ha bisogno di una mano a servire i clienti» disse Mitchell, cambiando discorso perché non aveva idea di come rispondere. «E afferma di non essere una sguattera.»
Il proprietario del locale scoppiò a ridere.
«Va bene, scendo subito ad aiutarla» disse scuotendo il capo «Mi piacerebbe sapere cosa hai espresso come desiderio, perché potrei aiutarti a farlo avverare» aggiunse con un sorriso.
Mitchell divenne completamente rosso, fino alla punta delle orecchie e spostò lo sguardo altrove.
“Deve sempre dire qualcosa che mi mette in imbarazzo, accidenti a lui!” pensò “Adesso non posso scendere, altrimenti Dolly potrebbe pensare che sia successo chissà cosa.”
Completamente perso nei suoi pensieri, non si accorse che Eric, invece di scendere era ancora sul tetto, accanto a lui. Si abbassò e fece incontrare le loro labbra.
«Ti ho lasciato un gusto di menta, non puoi lamentarti» affermò il barista «Ci vediamo tra poco.»
“Ti farei picchiare da Becky, quel sorrisetto soddisfatto ti sparirebbe subito dalla faccia” pensò Timothy sbuffando, ma allo stesso tempo sorridendo come un imbecille.
“Forse non avevo bisogno di una stella cadente” rifletté “Dopotutto, un aiuto in più non guasta mai.”




NdA:
Buona sera ecco un a
ltro capitolo incentrato nella notte. Oggi ho aggiornato due volte, ma quando l'ispirazione c'è, è sempre meglio approfittarne!
Stavolta volevo essere meno demenziale (sempre ammesso che sia possibile) ed essere più fluff, ma non so se ci sono riuscita XD
I prompt utilizzati sono: 24. "Cosa ci fai lassù?" e 37. "Esprimi un desiderio! Ma non dirlo ad alta voce, altrimenti non si avvera!"

 

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Capitolo 7
*** Incontri al parco ***


Incontri al parco


 

Dwight aveva deciso di rimettersi in forma, così quel giorno stava accompagnando Eric durante la sua solita corsa mattutina.
«Ci fermiamo?»
«No. Abbiamo iniziato cinque minuti fa» gli rispose il corvino con la frangia magenta «Risparmia fiato, concentrati sulla respirazione.»
«Ho sete!» si lamentò Dwight.
«Il furgoncino è al parco. Quando saremo lì, ti prenderò una bottiglietta d'acqua» disse paziente Eric.
Il resto del tragitto continuò in silenzio, con i respiri affannosi del rossiccio che non essendo abituato, era stremato dopo pochi minuti. Quando giunsero al parco, Dwight si lasciò cadere su una panchina.
«Dovresti fare un po' di stretching» lo rimproverò Eric.
«Prendimi da bere, lo faccio dopo» disse a fiato corto il rossiccio.
Il fratello si allontanò per mettersi in coda al furgoncino e prendere le bottigliette d'acqua. Nel mentre, il rossiccio si guardava intorno, di colpo raddrizzò la schiena. Aveva riconosciuto la bionda che aveva incontrato alla libreria di Dolly.
“Devo fare bella figura” pensò alzandosi in piedi e annusandosi l'ascella, per essere sicuro di non puzzare dopo la corsa.
«Ciao, ti ricordi di me? Sono il fratello della giovane che lavora in libreria. Ti ha prestato l'ombrello quella volta. Questo è tuo figlio? Accidenti! Se avessi un pennarello rosso, gli disegnerei tante lentiggini, così potrei essere scambiato per suo padre» Dwight parlò senza prendere fiato.
La donna con il caschetto biondo, lo guardò allibita, poi abbassò lo sguardo, preoccupata che Travis avesse sentito quel discorso assurdo. Fortunatamente suo figlio era concentrato sulla console Nintendo Switch.
«No, aspetta... era una battuta? Non l'ho capita!» esclamò a quel punto «Come puoi affermare di essere il padre di qualcuno solo basandoti sulle lentiggini? Spero vivamente che non farà mai figli.»
Il rossiccio ci rimase male nell'udire quelle parole, così decise di seguirla per dire qualcosa che potesse rimediare a quella figuraccia. La fortuna, anche quel giorno, aveva deciso di non sorridergli, bensì di farsi beffe di lui.
«Aspetta! Forse hai capito male...» iniziò a dire, quando notò un pallone arrivare nella loro direzione.
Senza esitazione si parò davanti a madre e figlio, per cercare di prendere la palla, ma finì per essere colpito in pieno volto. Cercando di fare bella figura si trattenne da pronunciare esclamazioni non adeguate alle orecchie di un bambino.
«Tutto bene?» domandò la donna.
«Sì, assolutamente!» rispose Dwight coprendosi il naso con una mano «Spero che la vostra passeggiata continuerà nel migliore dei modi.»
Eric aveva assistito alla scena e sapeva cosa sarebbe accaduto da lì a pochi minuti.
«Fratellooooooooooo» si lagnò il rossiccio attaccandosi al suo braccio «Quel moccioso mi ha rotto il naso! Guarda quanto sangue sto perdendo! Potrei morire dissanguato!»
«Hai fatto finta di non esserti fatto male, solo per far impressione su quella bionda?» lo schernì il corvino dalla frangia magenta «Non ho mai conosciuta una persona più incoerente di te. Riesci a passare dall'essere coraggioso a melodrammatico nel giro di un battito di ciglia.»
«Aiutami, invece di prendermi in giro» continuò a lamentarsi Dwight.
«Tieni la tua bottiglietta d'acqua» disse Eric porgendogliela «Bevi e copri il naso con un fazzoletto, poi tieni la testa all'indietro, così vedrai che smetterai di sanguinare» prese il fratello sotto braccio «Vieni ti accompagno alla panchina.»
«Sai sempre cosa fare» lo elogiò il fratello.
«Dovresti saperlo anche tu, non è la prima volta che ti vieni colpito in faccia da una pallonata» disse Eric porgendogli un fazzoletto di carta, per fortuna aveva sempre un pacchetto di fazzoletti nella tasca dei pantaloncini.
«Ti prego, lascia restare nell'ombra certi brutti ricordi!!» lo supplicò Dwight, afferrando il pezzo di stoffa per usarlo e tamponare il naso.
Il fratello rise, dandogli una leggera pacca sulla schiena.
«Sei abbastanza in forze per correre fino a casa?»
«Certo, mica sono una femminuccia!» esclamò il rossiccio «Però... finché mi sanguina il naso, puoi portarmi tu?»
«Sei il solito... va bene, salta su» lo esortò Eric «Scordati che faccio tutto il tragitto con te addosso. Fa caldo.»
«Suvvia, dovresti prenderlo come un allenamento» Dwight gli circondò le braccia intorno al collo, lasciandosi afferrare le gambe dalle mani del fratello «Ti faccio risparmiare i soldi della palestra. Dovresti essermi grato e ringraziarmi.»
«Se continui a parlare così tanto, ti metto giù» lo avvertì Eric.
«Vuoi che ti canto qualcosa, per darti il ritmo?»
«No, ci tengo ai miei timpani, grazie.»
«Sei scorbutico. Rifiuti sempre i miei gesti gentili.»
«Se affermi di essere la vittima della situazione...»
«Sono ferito» lo interruppe Dwight «Torniamo a casa. Ho fame.»
Il fratello sbuffò verso l'alto, spostando la sua frangia colorata. Dopo aver preso un respiro profondo, iniziò a percorrere la strada a passo sostenuto per tornare a casa.





NdA:
Buonasera, rieccomi ad aggiornare questa raccolta nonsense con i miei piccoli bambini come protagonisti!
Devo ammettere una cosuccia: Dwight non dovrebbe mettersi a dieta, a differenza di me, ma faccio correre lui, perché a me non piace XD
L'esperienza di ricevere una pallonata sul naso è vera, ai tempi delle medie mi capitava spesso e ogni volta era una scusa per restare seduta a riposare per il resto della lezione, anche dopo che il naso non sanguinava più ahahah
Prompt utilizzati: 3."No, aspetta... era una battuta? Non l'ho capita!" e 35. "Non ho mai conosciuta una persona più incoerente di te."
Ringrazio tutti i lettori che passano a leggere i vari capitoli, soprattutto coloro che spendono del tempo per lasciare un piccolo parere <3

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Capitolo 8
*** Oltre le apparenze ***


Oltre le apparenze

 

NdA:
Buonasera, dopo diversi giorni, torno ad aggiornare questa raccolta.
In questo capitolo abbiamo due special guest: Martin&Joe, due personaggi OC che appartengono totalmente a Kim WinterNight, in quanto sono stati creati dalla sua fantastica mente creativa.
Se vi chiedete perché li ho inseriti in questo capitolo, la risposta è semplice: come potevo rifiutare la richiesta della mia carinissima amica di far andare i suoi bambini nel Dreams Hunters, il locale per eccellenza di disagiati? XD

Spero di aver rispettato le caratteristiche dei suoi personaggi e che il testo possa strapparvi il sorriso:3
Il prompt utilizzato è 40. "È la quinta volta che me lo chiedi."
 


 

Martin e Joe stavano facendo una passeggiata dopo cena. In fondo dovevano approfittare del tempo per visitare la città, le vacanze sarebbero finite presto.
Alle orecchie del riccio arrivò la melodia di un pianoforte. Trascinò il ragazzo che lo teneva sottobraccio, verso il luogo da cui proveniva la musica.
«Vuoi entrare in questo posto?» domandò scettico Martin, notando l'insegna con la scritta “Dreams Hunters” «Il nome non è per niente fantasioso.»
«Mi piace l'atmosfera che emana» affermò Joe. «Entriamo!»
Una volta all'interno Harris si guardò intorno dubbioso.
«Mi domando come fai a dirlo. L'arredamento è piuttosto banale.»
«Martin, ti ho spiegato molte volte di non fare affidamento solo a ciò che vedi, devi riuscire a guardare oltre» ridacchiò il riccio, prendendo in giro il compagno.
I due si accomodarono a un tavolo e subito Dolly si avvicinò a loro per prendere le ordinazioni.
«Buonasera e benvenuti al Dreams Hunters» salutò allegramente la cameriera bionda «Cosa desiderate da bere?»
«Due birre belle fresche, grazie. E» disse Joe «avete per caso delle arachidi?»
«Certamente, arrivano subito!»
«Le arachidi non le porti» intervenne Martin.
«Invece le porterà!» insistette il riccio lanciandogli un'occhiata torva.
Dolly rimase immobile qualche secondo.
«Devo portare le arachidi oppure no?» chiese dubbiosa.
«Le porti pure, altrimenti mi lamenterò che in questo bar non rispettate le volontà dei disabili!»
La cameriera sorrise e tornò dietro al bancone per preparare le ordinazioni per i due clienti.
Nello stesso istante Martin continua a domandare al compagno se è sicuro di voler mangiare le arachidi, nonostante abbia scoperto di esserne allergico.
«Adesso basta Martin, chiudi quella cazzo di bocca!» sbottò Joe spazientito «È la quinta volta che me lo chiedi e la risposta è sempre la stessa: sì sono sicuro di voler mangiare le arachidi. Se sono solo due o tre, l'allergia non se ne accorgerà neanche.»
A quel punto Martin non poté far altro che scuotere la testa rassegnato. Sapeva perfettamente che quanto il fidanzato si impuntava in qualcosa era difficile fargli cambiare idea.
«Ecco a voi le vostre ordinazioni» annunciò una voce energica, posando i bicchieri e la ciotola con le arachidi salate.
Martin guardò il nuovo arrivato, perché non si trattava della cameriera che li aveva accolti. Era un uomo dai capelli rossicci con il taglio a spazzola e un sorriso cordiale. In qualche modo gli fa ricordare il suo amico d'infanzia Ben.
«Dolly insisteva a portarvi le ordinazioni, ma come responsabile della sicurezza volevo essere sicuro che non le succedesse niente, nel caso la vostra discussione degenerasse» disse Dwight «Lei è convinta che fosse solo un battibecco innocente, però preferisco essere previdente. Un bicchiere può diventare un'arma pericolosa se si spacca contro il tavolo.»
Joe spostò la testa di lato, non certo di aver capito del tutto il discorso che aveva appena ascoltato, mentre Martin si scusò mentalmente con Ben, per averlo associato ad un'idiota simile. In quel momento arrivò la cameriera a salvarli.
«Si può sapere cosa diavolo stai dicendo?» strillò la donna bionda colpendolo in testa «Vuoi per caso spaventare i clienti? Cretino!» poi rivolgendosi alla coppia «Chiedo scusa a nome di questo idiota patentato, non fateci caso, ha battuto la testa troppe volte da piccolo. Tento di sistemargliela colpendolo ogni tanto, ma finora non ha funzionato.»
«Eriiiiiiic» si lagnò Dwight correndo dal barista dietro al bancone «Dolly mi ha colpito un'altra volta!»
«Te lo sarai meritato. Tieni» commentò il fratello porgendogli una borsa del ghiaccio «Così eviterai che ti spunti un bernoccolo.»
«Ti voglio bene» disse il rossiccio sporgendosi per baciarlo sulla guancia.
«Smettila o ti colpirò anch'io!» lo minacciò Eric ridendo.
«Questo posto è una gabbia di matti» commentò Martin dopo aver raccontato la sceneggiata a Joe.
Tanto per cambiare il compagno non era d'accordo.
«Ti avevo detto che l'atmosfera qui era bella» disse il riccio afferrando delle arachidi dalla ciotola «È divertente, quasi come essere al cinema. Anzi, è meglio, ha un non so che di casa, ecco perché l'ambiente è così accogliente e caldo.»
«A volte non capisco» borbottò Martin.
«Harris, vai oltre le apparenze» cercò di spiegargli Joe «La cameriera e il tizio che si finge della sicurezza, sono chiaramente parenti. Lo si percepisce da come si parlano e anche se sono sul posto di lavoro, non sono composti, ma si comportano normalmente. Difficilmente puoi trovare un posto simile.»
«Su questo hai ragione» concordò Martin.
«Lo so» sorrise Joe.
«Adesso, però stai mangiando troppe arachidi» lo rimproverò il compagno, spostando su un altro tavolo la ciotola «Non ho voglia di sentirti strillare e dimenare come un matto, mentre mi supplichi di portati al pronto soccorso.»
Per far sparire il broncio sul viso del fidanzato, Martin appoggia il bicchiere e annulla la distanza che lo separa da Joe, per far incontrare le loro labbra in un bacio a stampo.
Eric osservava la coppia, quasi come se volesse capire come riuscire comportarsi in maniera naturale e premurosa, cosa che per lui risultava parecchio difficile. Martin si voltò e si accorse che li stava fissando.
«Mi chiedo perché continua a guardarci» borbottò Harris.
«È una tua impressione. Se continui a guardarlo male è normale che le tue occhiate vengano ricambiate. Oppure ci sta studiando per capire che genere di clienti siamo.»
«No, secondo me ci sta fissando perché sei cieco.»
Joe sbuffò, era stufo di sentire i borbottii del compagno, così alzò il braccio e chiamò a gran voce «Scusi, cameriere? Può avvicinarsi un momento?»
«Che cosa stai facendo?» sussurrò Martin, abbassandogli il braccio.
«Voglio solo verificare se i tuoi sospetti sono veri o solo tue elucubrazioni» rispose il fidanzato.
«In cosa posso esservi utile?» domandò Eric, la voce roca e leggermente graffiante, risultò titubante ed imbarazzata alle orecchie attente alle varie intonazioni di Joe.
«Mi sta per caso fissando perché sono cieco?» domandò direttamente.
«Cosa?! Assolutamente no!» rispose immediatamente il barista «Non mi permetterei mai!»
«Vedi? Cosa ti avevo detto?» disse Joe rivolto al compagno «Sei tu che ti fai mille paranoie per niente.»
«Ciò non toglie il fatto che ci stava fissando.»
«Scusatemi, non volevo essere indiscreto» il corvino con la frangia magenta fece un inchino «Volevo soltanto imparare ad essere espansivo e premuroso come lo è lei con il suo fidanzato. Mi dispiace se vi ho infastidito.»
«Oh? Vuoi imparare da lui? Sei sicuro?» iniziò a ridacchiare Joe «A volte è troppo assillante, meglio che scegli un altro soggetto da cui imparare.»
«Ehi!» esclamò offeso Martin «Perché mi stai offendendo? Mi stava facendo un complimento!»
«Ma se fino a neanche cinque minuti fa, lo trovavi fastidioso?»
«Joe! A volte parli troppo lo sai?» cercò di zittirlo Martin dandogli un leggero pizzicotto sul braccio, ma il compagno continuava a ridere.
«Scusami se ho mal interpretato le tue occhiate. A volte penso sempre male, perché in molti ci giudicano» si scusò a sua volta Martin con il barista.
«Ho sbagliato io per primo, mi dispiace. Al Dreams Hunters trattiamo tutti alla stessa maniera, con rispetto e cordialità. Siete sempre i benvenuti. Adesso vi auguro una buona continuazione di serata» disse Eric, lasciandoli nuovamente soli.
«Allora?» chiese Joe.
«Allora cosa?»
«Vedi che a volte andare oltre le apparenze, porta a conoscere delle belle persone?»
«Sì» concordò Martin «Ciò non toglie il fatto che ti dovrò punire per questa tua linguaccia.»
«Brrr» commentò Joe fingendosi impaurito«Sto già tremando di paura.»

 

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Capitolo 9
*** Cuscini volanti ***


Cuscini volanti 

 

Dolly era sdraiata sul letto, intenta a leggere l'ennesimo romanzo rosa. Solitamente non apprezzava molto i libri romantici, ma ogni tanto capitava che avesse bisogno di leggere qualcosa di sentimentale. Era completamente rapita e concentrata sulla lettura, che non si accorse che la porta della stanza veniva aperta. All'improvviso venne circondata da due braccia. La sua reazione fu lanciare un grido acuto.
«Perché stai strillando come una foca? Vuoi per caso farmi diventare sordo?» si lamentò Dwight.
«Ti rendi almeno conto che ti comporto come un pazzo maniaco?» lo sgridò Dolly «Stavo leggendo, non mi ero accorta fossi tu. Credevo si trattasse di un intruso con cattive intenzioni.»
«Se mai dovesse capitare mi dispiacerebbe per il suo udito.»
«Avanti, sputa il rospo. Voglio tornare alla lettura del mio libro.»
«Eric ha detto che deve uscire per portare la bestia pelosa dal veterinario. Sai che non mi piace stare da solo in salotto, quindi sono venuto a chiederti di farmi compagnia.»
A volte il rossiccio pareva comportarsi come se fosse il minore dei tre.
«Va bene» acconsentì la ragazza, appoggiando il proprio libro sul comodino.
Dwight la guardò riconoscente, per poi abbracciarla nuovamente.
Dolly riusciva difficilmente a restare ferma, l'unica eccezione era quando aveva tra le mani un libro. Il rossiccio disegnava e intanto parlava senza sosta. La sorella per evitare di addormentarsi, iniziò a camminare per il salotto, rispondendo a monosillabi al fratello, che perlopiù stava facendo un monologo.
«Smettila di andare avanti e indietro, mi fai venire il mal di mare» si lamentò Dwight, alzando gli occhi dal foglio.
«Mi sto annoiando» sbuffò pestando un piede Dolly «Mi hai chiesto di farti compagnia, ma stai parlando solo tu. Mi chiedo come fai a respirare.»
«È un talento naturale» si vantò Dwight facendole l'occhiolino. «Se ci tieni posso insegnarti. Avresti più facilità a parlare con la gente.»
«No, grazie. Preferisco rimanere asociale e parlare solo con i protagonisti dei romanzi che leggo.»
«Dovresti essere più come me» la rimproverò il fratello «Ti faresti molti amici.»
«A differenza tua, ho una dignità» asserì Dolly, incrociando le braccia.
Dopo quell'affermazione i due fratelli iniziarono a gridarsi insulti, saltando dal divano a tre posti a quello a due, afferrando i cuscini e lanciandoseli, di conseguenza fecero cadere qualche oggetto, però non ci fecero affatto caso.
«Voi due siete impossibili!» esclamò Eric uscendo dallo studio «Volevo finire un lavoro importante, così ho pensato di usare la scusa del veterinario, con la speranza che saresti usciti di casa anche voi due. A quanto pare è stato inutile.»
«Perdonaci» si scusarono in coro Dwight e Dolly «Adesso faremo silenzio, promesso.»
«Lasciate perdere. Tanto ormai ho perso la concentrazione» sbuffò il fratello dalla frangia magenta, mentre cercava di nascondere un sogghigno. «Adesso vi pentirete di avermi interrotto.»
Senza dar tempo ai due fratelli di reagire e comprendere la sua affermazione, afferrò due cuscini dal divano, per colpirli sul volto.
«Che la guerra di cuscini volanti abbia iniziò» gridò il rossiccio eccitato come un bambino.
Adorava giocare in quel modo con i fratelli adottivi, erano momenti spensierati e pieni di risate.







NdA:
Buonasera a tutti ^^
Dopo diverso tempo, rieccomi ad aggiornare questa raccolta.
Mi sono divertita a scrivere questo capitoletto, Dwight mi mette sempre allegria e mi fa ridere con i suoi comportamenti idioti, però sono contagiosi xD
Stavolta ho utilizzato i seguenti p
rompt: 16 "Smettila di andare avanti e indietro, mi fai venire il mal di mare" e 30 "Tanto ormai ho perso la concentrazione"
 

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Capitolo 10
*** Alaskan Malamute ***


Alaskan Malamute


 

Becky si dondolava sulla sedia in attesa del suo migliore amico. Timothy l'aveva chiamata chiedendole di pranzare insieme, il suo tono era agitato, quindi aveva acconsentito ad incontrarlo.
«Becky!!» la salutò strillando facendole quasi perdere l'equilibrio e quasi cadere dalla sedia.
«Non indovinerai mai cosa mi è successo!»
«Per prima cosa respira o ti verrà un infarto» cercò di calmarlo l'amica. «Adesso ti metterai comodo su questa sedia, ordiniamo da mangiare e mi racconterai tutto. Sai che sono curiosa e tutta questa agitazione è sospetta.»
il sorriso di Mitchell era radioso, per cui doveva essergli successo qualcosa di bello o perlomeno aver ricevuto una notizia positiva.
«Stavo andando a prendere le vitamine a Kirby...»
«Aspetta» lo interruppe Carter «In farmacia o dal veterinario?»
«Ovviamente dal veterinario» le rispose Timothy alzando gli occhi al cielo.
In quel momento arrivò la cameriera per prendere il loro ordine.
«Dicevo, ero dal veterinario. Stavo aspettando seduto il mio turno, quando un enorme Alaskan Malamute è sbucato fuori da uno degli stanzini per le visite e mi ha messo le zampe sulle spalle. Era impaurito, tremava, pareva che avesse bisogno di un avvocato per difenderlo.»
Interruppe il suo racconto per ringraziare la cameriera che aveva portato il loro ordine al tavolo. Mentre iniziavano a mangiare, Mitchell riprese a narrare l'accaduto.
«Quel suo comportamento mi ha commosso, ho completamente ignorato le scuse del proprietario e ho aiutato il veterinario a concludere la sua visita. In mia presenza era tranquillo, gli trasmettevo sicurezza.»
«Tu sei un caso patologico. Definitivamente senza speranza» esordì Becky indicandolo con una patatina fritta.
«Non mi aspettavo una reazione simile» disse l'amico, mettendo il broncio.
«Ed io non mi aspettavo un racconto simile, Tim» disse Carter «Avevo pensato che avessi avuto un incontro ravvicinato, poteva trattarsi di un bell'uomo o di un alieno. Invece ho dovuto ascoltare il racconto di te che fai da avvocato a un cane dal veterinario. Immagino che non hai nemmeno degnato di uno sguardo il proprietario.»
«Il proprietario non aveva bisogno del mio aiuto, il cane sì. Sono davvero stupendi gli Alaskan Malamute, vorrei davvero averne uno.»
«Certo, portane uno simile a casa e vedrai come sarà contento Kirby» lo sfidò Becky.
«Non potrei mai!» esclamò Tim inorridito «Sarebbe un affronto nei suoi confronti! Lui è il mio bambino.»
«Eccolo che ricomincia» disse l'amica scuotendo la testa «Sei davvero senza speranza.»






NdA:
Buongiorno a tutti :)
Stamattina ho scritto questo capitoletto con Becky e Tim. Come potete vedere l'avvocato non sa resistere ad aiutare chiunque ne abbia bisogno, cani compresi XD Per chi non lo sapesse l'Alaskan Malamute è un cane simile all'Husky, solo che è molto più robusto.
Questa volta ho utilizzato i seguenti prompt
: 17 "Adesso ti metterai comodo e mi racconterai tutto!" e 25 "Non indovinerai mai cosa mi è successo!"

 

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Capitolo 11
*** Fotografia ***


Fotografia

 

Dwight stava sistemando la stanza di Eric. Il fratello era sempre troppo impegnato per ordinare, il più delle volte, si limitava a sistemare i vari oggetti all'interno dei cassetti della scrivania o del comodino. Il rossiccio non temeva di essere rimproverato per aver violato lo spazio personale del fratello, perché sapeva che avrebbe apprezzato il lavoro che stava facendo.
Eric poteva sembrare burbero con lo sguardo truce, ma era in grado di apprezzare ed essere riconoscente per l'aiuto del fratello.
Mentre estraeva con cura ogni oggetto, una cornice celestina attirò la sua attenzione. Dwight appoggiò lo straccio in microfibra con cui stava facendo la polvere, per osservare quella fotografia. I suoi occhi si inumidirono di lacrime. Corse fuori dalla stanza, con la cornice stretta al petto.
«Guarda cos'ho ritrovato in un cassetto!» disse girando con estrema cura la fotografia per mostrarla alla sorella.
Dolly si avvicinò incuriosita. Rimase sorpresa di vedere i propri fratelli più giovani, che tenevano l'uno una mano sulla spalla dell'altro.
«Che carini! Quanti anni avevate in questa foto?» chiese colpita la sorella.
«Dieci anni» rispose orgoglioso il rossiccio.
«Sai, pensavo che la tua faccia fosse ricoperta di brufoli che era impossibile distinguerli dalle lentiggini» rise Dolly «Mentre ero certa che Eric avesse sempre avuto quello sguardo altezzoso da serial killer. Invece ha un faccino coccoloso con quelle guanciotte.»
«Smettila di prenderci in giro!» l'avvisò Dwight «Ti ricordo che da qualche parte ci saranno sicuramente anche delle tue foto!»
La giovane ammutolì, restando a bocca aperta per qualche secondo.
«Non ci credo!»
«Il nostro caro fratello è bravo a tenere le cose nascoste. Inoltre non dimenticare che conserva tutto» le ricordò il rossiccio «Secondo me, tiene questa fotografica nel cassetto per guardarla nei momenti in cui si sente la mancanza dei vecchi tempi.»
«Quello ad essere malinconico, sei tu non lui» lo corresse Dolly «Secondo me lo fa sorridere vedere questa foto e gli ricorda dei momenti spensierati. Penso che dovresti rimettere tutto al suo posto. Sai che detesta quando sposti le sue cose.»
«Volevo solo condividere con te questo reperto storico» disse Dwight «Dovevi ammirare quanto ero bello fin da bambino.»
Un colpo alla nuca lo fece sobbalzare.
«Solo perché ti piace ordinare e pulire, ciò non vuol dire che sei autorizzato a mostrare in giro il contenuto dei miei cassetti» lo rimproverò Eric «Da oggi in avanti chiuderò la mia stanza a chiave.»
«Che tempismo! Neanche ci stessi spiando con delle telecamere nascoste e sei arrivato!» esclamò Dolly «Sono tua sorella e non l'avevo mai vista!»
«Appunto! Ci sarà stato un motivo!» bofonchiò Eric «La mia reputazione è rovinata.»
Prese la cornice dalle mani di Dwight, fischiettò per chiamare Punk ed insieme al suo fedele amico si chiuse nella propria stanza.
«È così timido» commentò Dolly ridacchiando.
«Si vergogna che aveva le guance paffute» annuì Dwight sogghignando e scuotendo la testa.
Le pulizie le avrebbe terminate un'altra volta.




NdA:
Buonasera a tutti ^^
Eccomi qui con un altro capitoletto di questa raccolta! Ho deciso di rendere più umano Eric, perché mi pare che a volte lo faccio sembrare un po' troppo serio e impassibile, ma è un bambino sensibile XD
Spero che in qualche modo sia riuscita a farvi sorridere, questa volta ho voluto rendere anche meno scemo Dwight, infatti si comporta da persona normale in questo capitolo, o quasi ahahaha
Stavolta ho usato i seguenti prompt: 9. "Che carino! Quanti anni avevi in questa foto?" e 20. "Guarda cos'ho ritrovato in un cassetto!" e 33. "Che tempismo!"

 

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Capitolo 12
*** Gita al parco ***


Gita al parco 


 

Grace stava preparando la lezione per la settimana successiva, nonostante fosse domenica pomeriggio. Preferiva essere avanti, gli imprevisti potevano sempre capitare e lei non voleva essere colta impreparata.
Travis giocava sul divano ai videogiochi.
«Dovremmo approfittare di questa bella giornata di sole!» ruppe il silenzio l'anziana di casa «È un peccato restare chiusi in casa con questo bel tempo. Tu cosa ne pensi, nipotino?»
«Sì, andiamo al parco! Che bello!» strillò il bambino di cinque anni, lasciando la console sul divano e correndo all'entrata per mettersi le scarpe.
«Vieni, mamma, muoviti! Io e la nonna siamo pronti!» la chiamò Travis.
«Arrivo, dammi il tempo di cambiarmi» disse Grace, lasciando ordinatamente i fogli sul tavolo e tenuti fermi da una graffetta.
Si avviò in fretta verso la sua stanza, velocemente sostituì la felpa con una maglietta.
Il bambino camminava in mezzo alla mamma e alla nonna, tenendole entrambe per mano. Quando arrivarono al parco Travis si tenne a distanza dai suoi coetanei. Il suo balbettio peggiorava quando parlava con qualcuno che non conosceva, questo faceva ridere i bambini che iniziavano a deriderlo. Per questo motivo preferiva giocare da solo. Travis amava andare sull'altalena, era qualcosa d'indipendente e non aveva bisogno di nessuno.
«Guarda quello» lo additò un gruppetto di bambini poco più grande di lui «È da solo! Scommetto che non ha amici perché è stupido.»
Si allontanarono ridendo.
«Marmocchi maleducati!» sbraitò la nonna «È meglio essere in compagnia della famiglia, piuttosto che persone senza cervello come voi!»
Grace si abbassò per essere all'altezza del figlio.
«Adesso la mamma ti va a prendere un gelato. Puoi scegliere tre gusti diversi. Va bene?»
Il viso di Travis venne illuminato da un sorriso felice, si era completamente dimenticato delle cattive parole che gli avevano rivolto quei bambini.
«Voglio: cocco, nocciola e cioccolato!»
«Arriva subito!»
La donna si avvicinò al furgoncino dei gelati e chiese con cono grande con i gusti scelti dal figlio.
«Qual è il tuo gusto preferito?» le chiese il gelataio «Posso offrirtene uno, se in cambio mi lascio il numero.»
«Valgo più di un misero cono gelato. Arrivederci» lo salutò Grace dopo aver preso la sua ordinazione e lasciato i soldi sul davanzale del furgoncino.
Travis prese il suo gelato, si sedette sulla panchina ed iniziò a mangiarlo, facendo ciondolare le gambe.
«Questo parco è pieno di idioti» si lamentò con la madre.
«Sei troppo difficile» le disse l'anziana signora «Vuoi restare sola come me? Anche se effettivamente, da quando tuo padre è morto, mi sento ringiovanita.»
«Mamma!» strillò indignata Grace.
«Sto solo dicendo il vero» protestò la donna «Prima o poi inizierò a fissarti appuntamenti di nascosto, come fanno le mie amiche.»
«Direi che possiamo avviarci e tornare a casa» disse Grace, con il tentativo di interrompere quel discorso «Devo ancora finire delle cose per il lavoro.»
«Nipotino mio, tua madre non sa godersi le belle giornate e i consigli di tua nonna.»
«La nonna è saggia, dovresti ascoltarla mamma» disse il piccolo Travis, mentre iniziava a rosicchiare il biscotto del cono.
«Voi due passate troppo tempo insieme» si lamentò Grace «Sembrate d'accordo a mettervi contro di me.»
«Noi ti vogliamo bene» disse il figlio abbracciando la madre, imitato dalla nonna.
La famiglia rimase ferma per un po', così abbracciata, poi decise di incamminarsi per tornare a casa.





NdA:
Buonasera a tutti ^^
stavolta il capitolo non è così demenziale, ma siccome parla della famiglia di Grace non è come quando c'è Dwight che il disagio appare dietro ogni spigolo. Spero che sia stato ugualmente una lettura piacevole.
I prompt utilizzati sono i seguenti: 11. "Dovremmo approfittare di questa bella giornata di sole!", 14. "Qual è il tuo gusto preferito?" e 34. "Arrivo, dammi il tempo di cambiarmi."

 

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Capitolo 13
*** Lanterne e fuochi d'artificio ***


Lanterne e fuochi d'artificio


 

Becky stava rivelando ad Eric un segreto: il giorno seguente sarebbe stato il compleanno di Tim.
«Siamo nella notte, quindi puoi preparargli un regalo. Hai tempo fino a mezzanotte» gli spiegò la donna, notando lo sguardo confuso del proprietario del locale.
«Hai qualche consiglio?» le domandò Eric.
«Scordatelo» si rifiutò Becky «Ti ho già rivelato del suo compleanno, il resto spetta a te, caro mio. Sai, non puoi pretendere di avere tutto servito su un piatto d'argento. Usa le meningi, le hai per qualcosa.»
Dolly si piegò in due dal ridere.
«Se credi che riuscirà a trovargli un regalo, rimarrai delusa» affermò con sicurezza la cameriera «È pessimo! Tutte le sue idee sono pietose.»
«Ehi!» esclamò Eric «Sei l'unica che non apprezza un pupazzo di stoffa alto due metri!»
«A me piacerebbe!» concordò Becky «Ne ho uno, ma è a malapena un metro, è molto comodo per appoggiare la schiena.»
«Certo Bee, peccato che non si trattava di un orso o un coniglio, bensì di un coccodrillo!»
«Se aprivi le fauci, potevi utilizzarlo come cuscino e protezione contro gli insetti che si corre il rischio di mangiare nel sonno!» spiegò il barista indignato. «D'accordo, ho capito» disse la cliente, cercando di calmare gli animi. «In parte sei fortunato, a Tim non piacciono le cose troppo elaborate, è una persona semplice» afferrò le due ordinazioni «Io lo tengo occupato, al resto devi arrivarci da solo» fece l'occhiolino in direzione del proprietario del locale e tornò sul divanetto dove lo attendeva il suo migliore amico.
«Esco a prendere qualcosa» avvisò Eric, togliendosi il grembiule e andando verso l'uscita sul retro per non essere visto.
“Che la dea della buone idee sia con te” gli augurò la cameriera “Peccato a non poter partecipare alla consegna di questo regalo. Sono sicura che sarebbe meglio di qualsiasi commedia.”
Ward vagò per diversi negozi, dall'antiquariato a quello d'abbigliamento, dalla cartoleria al negozio di giocattoli. In nessun posto trovò il regalo adeguato.
“Sarebbe stupido prendere una torta senza sapere nemmeno il numero delle candeline da metterci sopra” rifletté il barista sbuffando “Sono davvero negato a fare i regali.”
Si fermò di colpo quando una vetrina di lampade attirò la sua attenzione. Senza esitare entrò, sapendo esattamente cosa avrebbe comprato. Il barista si fermò in un altro negozio prima di ritornare al Dreams Hunters. Una volta di nuovo al locale, Eric salì sul tetto, per preparare la sua sorpresa. Aveva poco tempo, ma voleva fare le cose per bene. Per prima cosa legò i fili della ghirlanda attorno al gazebo. In seguito sistemò le lanterne colorate, alternando quelle rotonde a quelle quadrate. Tirò un sospiro di sollievo vedendo che le lampadine erano tutte funzionali. Per ultimo preparò i fuochi d'artificio. Li mise diligentemente in fila sul cornicione, a una certa distanza l'uno dall'altro, infine legò le varie micce con degli stoppini, cosicché una volta acceso il primo, gli altri si sarebbe accesi a loro volta.
Tornò al piano inferiore, per prelevare il festeggiato.
«Te lo rubo un attimo» disse Ward, avvicinandosi al divano dove erano seduti i due amici.
«Prego, è tutto tuo» acconsentì Becky con un sorriso.
«Cosa diamine sta succedendo?» chiede Timothy lanciando uno sguardo confuso ad entrambi.
«Non ne ho la minima idea» disse la sua amica, dopotutto non sapeva davvero cosa avesse preparato il proprietario del Dreams Hunters.
«Cosa sarà riuscito a preparare?» domandò a Dolly.
«Non ne ho la più pallida idea. Di sicuro qualcosa di cui si vergognerà» ridacchiò la cameriera.
Eric camminava alle spalle di Mitchell e gli copriva gli occhi con entrambe le mani. Si fermò davanti al gazebo e solo a quel momento permise di vedere la destinazione.
«Scusami. È il meglio che sono riuscito a trovare» si giustificò il barista grattandosi la nuca. «Ho chiesto aiuto a Bee, ma si è rifiutata, nonostante le ho detto che sono pessimo a fare sorprese.»
Dopo quelle parole si avvicino al cornicione e accese lo stoppino, prima di tornare di fretta al fianco della persona che lo attendeva sotto il gazebo.
«Buon compleanno!»
«È il miglior regalo che potessi ricevere!» esclamò entusiasta Tim, osservando completamente affascinato il cielo.
Ward notò meravigliato come i suoi occhi neri riflettessero i colori che risplendevano in cielo.
“È come se fossero lo specchio della volta celeste” pensò il barista sorridendo dolcemente, felice che la sua sorpresa fosse stata apprezzata.
«Vorrei poter perdermi nella notte oscura dei tuoi occhi e rimanerci per il resto dei miei giorni. Devo ritenermi fortunato se potrò riflettere la mia immagine ogni notte» bisbigliò Eric appoggiando una mano sulla testa di Tim per avvicinarlo a sé e baciagli la fronte.
Mitchell alzò il viso per guardare il barista e gli sorrise dolcemente, mostrandogli le fossette. Ward si abbassò per sfiorargliene una con le labbra.
Quel gesto improvviso fece arrossire Tim
«Sei così adorabile» affermò Eric abbracciandolo forte a sé, appoggiando il mento nei suoi capelli.
Timothy appoggiò la propria fronte sulla spalla ed incrociò le braccia dietro la schiena del barista.
Entrambi, sperarono che l'altro non si sarebbe accorto di quanto veloce il proprio cuore stava battendo in quel momento.





NdA:
Buon pomeriggio! 
Dopo una decina di giorni, torno ad aggiornare questa raccolta.

Ho cercato di ridurre la demenza nel capitolo all'inizio, perché ogni tanto ci vuole un po' di fluff (?) e boh, in questo periodo mi gira così, sono più incline al fluff che alle stragi di neuroni XD
Prompt usati: 32. "È il miglior regalo che potessi ricevere!" e 42 "È il meglio che sono riuscito a trovare."


 

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Capitolo 14
*** Appostamento ***


Appostamento

 

L'agente Carter si stava annoiando. Erano appostati davanti a quella casa dal giorno precedente. Iniziò a soffiare dentro la cannuccia, creando bolle con la bevanda all'interno del contenitore di plastica.
«Smettila. Quanti anni hai?» si lamentò il collega.
«Perché? Lo trovi fastidioso?»
«No, semplicemente lo ritengo un comportamento infantile» spiegò l'agente Kinder «Se ti vedessero i colleghi in centrale, ti prenderebbero in giro.»
«Sciocchezze» Becky mosse la mano come per scacciare una mosca. «Nemmeno se ne accorgerebbero.»
Dall'abitazione ci fu un movimento, quindi si zittirono, per controllare se si trattasse del soggetto che dovevano arrestare. Purtroppo, uscirono solo due giovani.
«Frank, quale ti piace di più tra questi due teppisti?» chiese Carter, riprendendo a fare le bolle con la sua bibita.
Il poliziotto si ritrovò a sospirare.
«Possibile che ogni volta mi fai la stessa domanda?»
Per tutta risposta la collega fece spallucce.
«Prima o poi capirò quale tipo di uomo potrebbe piacerti.»
«Ti ho ripetuto che mi piacciono le donne.»
«Questo non esclude che puoi trovare attraente un uomo. Oppure» lo guardò di sottecchi «Preferisci gli uomini indifesi come il mio amico?»
Kinder scosse energeticamente la testa.
«Sei così noioso» sbuffò Becky.
«Veramente sei tu che insisti a voler continuare questo discorso, nonostante ti ho ripetuto più svolte di smetterla. La noiosa tra i due sei tu» ribatté Frank. «È tre giorni che stiamo sorvegliando questa casa senza successo. Lui sa che siamo qui appostati, qualcuno ci avrà notato. Altrimenti perché dovrebbe delegare tutte le sue commissioni ai suoi sottoposti?»
«A chi non piacerebbe avere qualcuno che si occupa delle faccende domestiche?» affermò Carter con un sospiro «Detesto fare cose che mi fanno perdere tempo. Tu invece?»
«L'unica cosa che vorrei adesso è ricongiungermi al mio letto e dormire per due giorni di fila!» rispose con uno sbadiglio Kinder.
«Pensavo fossi un tipo più energico, invece sei una persona pigra!» scoppiò a ridere Becky.
«Tutti sarebbero stanchi, non è questione di essere pigri o meno» si difese il poliziotto.
«Ascolta Frank, facciamo così» gli propose la collega «Adesso chiamo la centrale e fingo di avere dei dolori alla pancia e che qualcuno deve sostituirci. Almeno puoi tornare a casa e riposare.»
«No» si rifiutò Kinder «Non puoi fare...» si interruppe quando la vide con la radio vicino alla bocca.
«Centrale, qui agente Carter.»
«Centrale in ascolto.»
«Richiedo una sostituzione per l'appostamento del soggetto 745. Ho dei forti dolori mestruali e non riesco a continuare, nonostante abbia preso più medicinali.»
«Accordato. Massimo dieci minuti arriverà il cambio. Tenga duro agente Carter e mi raccomando si riposi.»
Il poliziotto ascoltò sbalordito la discussione.
«Visto?» disse Becky con un sorriso smagliante «Niente di più facile!»
«Come facevi a sapere che avrebbe funzionato?»
«Solidarietà femminile, tu non puoi capire.»
«Stai tranquilla che non farò domande per saperne di più» borbottò Frank «Grazie.»
«Figurati, siamo partner! Dobbiamo aiutarci a vicenda» affermò Carter tirandogli un pugno sulla spalla. «Inoltre, detesto gli appostamenti senza un po' d'azione, mi mettono sonno.»
Stavolta fu il turno di Kinder ridere. I poliziotti in centrale consideravano la sua collega troppo esagerate, egoista e intrattabile. In realtà, era sempre molto attenta e nonostante a volte lo facesse impazzire, era felice di essere stato affiancato a lei.






NdA:
Buonasera a tutti^^
È passato un po' dall'ultimo aggiornamento, purtroppo ho avuto delle settimane molto impegnative.
Spero che questo capitolo con Becky e il suo collega Frank vi abbia fatto almeno sorridere! Kinder ha davvero tanta pazienza con lei, perché lei a volte è noiosa quanto la sottoscritta XD
Questa volta ho usato i prompt 21 "L'unica cosa che vorrei adesso è ricongiungermi al mio letto e dormire per due giorni di fila!" e 28 "Quale ti piace di più tra questi due?"

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Capitolo 15
*** Oversize ***


Oversize




Becky si stava annoiando. Dolly quella sera non era presente, mentre Dwight aveva rapito Grace per portarla a vedere un film. Aveva voglia di prendere in giro qualcuno, ma senza il rossiccio, l'unica vittima poteva essere solo una: Timothy. Il suo migliore amico continuava a fissare il barista, che era molto impegnato a servire i clienti del bar e lo aveva a malapena salutato. Timothy rispondeva a monosillabi e nella mente la donna stava elaborando un piano per divertirsi.
«Che tu sappia c'è qualcosa di particolare?» chiese a Mitchell.
«Perché mi fai una domanda simile? No, non ci sono eventi particolari» rispose l'amico, non comprendendo il senso di quella domanda.
«Allora saranno qui a vedere il proprietario del Dreams Hunters. Si vede che conoscono la sua abitudine» ridacchiò Becky, soffiando nella cannuccia ed emettendo bolle nella sua bibita gasata.
Timothy corrucciò le sopracciglia non capendo cosa intendesse dire, ma quando vide che gli intimava di guardare oltre il bancone capì. La serata era particolarmente afosa, quindi Eric si sbottonò alcuni bottoni la camicia, lasciando allacciati solo gli ultimi tre. Molti clienti si misero ad osservarlo, interessati al fisico in bella vista. Mitchell si alzò dalla sedia sulla quale si era seduto per avvicinarsi al bancone. Il barista in quel momento era concentrato a preparare diverse birre e non lo notò.
«Secondo me non è necessario mostrare così tanta pelle. Tanto il caldo lo avverti lo stesso. Dovresti metterti una maglietta più leggera» borbottò Tim, lasciando sul bancone il proprio bicchiere vuoto.
Ward sentendo la voce del cliente si voltò a guardarlo.
«Scusa, ero concentrato e non ti stavo ascoltando… dicevi?» chiese il barista.
Mitchell alzò gli occhi al cielo. Fece il giro del bancone, lo prese per mano e lo trascinò nel suo ufficio.
A quel punto lo afferrò per il colletto della camicia e avvicinò il viso al suo, facendo sfiorare i loro nasi.
«Ho detto che se hai caldo invece di sbottonarti da sembrare in spiaggia, dovresti metterti una maglietta più leggera a maniche corte» gli ripeté.
Lo sguardo serio e gli occhi fermi, fecero sorridere Eric.
«Perché mai dovrei?» domandò.
«Perché te lo dico io» fu la risposta di Tim prima di unire le loro labbra e spingere il barista contro il muro.
In risposta Eric lo abbracciò.
«Ok. Sei stato abbastanza convincente» gli concesse con un sorriso sghembo.
«Allora fai scegliere a me» disse Mitchell con occhi luminosi.
Si allontanò da lui per aprire l'armadietto e valutare quale maglia fosse adeguata, visto e considerando la temperatura di quella serata.
«Potrei mettere quella con i tagli sulla schiena e sulla pancia» propose Eric, appoggiando il mento sulla sua spalla e parlando vicino al suo orecchio.
«No» disse in tono secco Tim facendo il broncio e voltandosi a guardarlo di sottecchi «Se dici così, vuol dire che non hai capito quello che ti ho detto.»
«Probabilmente non ti stavo ascoltando» disse il barista «Mi piace la tua reazione quando non ti presto attenzione.»
«Non esagerare a tirare la corda» lo avvertì il cliente, prima di afferrare una maglia larga a manica corta. «Questa è perfetta!»
«Hai scelto l'unica maglia oversize che ho. Sei davvero astuto, nonostante il tuo aspetto ingenuo» affermò Eric ridacchiando passandosi la lingua sul inferiore.
Mitchell gli fece la linguaccia, si voltò per uscire e lasciarlo cambiare, quando una mano gli si appoggiò all'altezza dello stomaco e lo tirò all'indietro.
«Se vuoi che cambio abbigliamento, devi fare lo stesso» gli sussurrò il barista con voce roca all'orecchio, appoggiandosi alla sua spalla.
«Sono vestito normale» protestò Timothy, lasciandosi abbracciare e coprendo con la propria la mano del altro.
«È troppo attillata per i miei gusti» si lamentò Eric «Puoi prendere una mia maglia, ho comunque una taglia più di te.»
«Va bene» acconsentì con un sospiro.
«Sei così adorabile» il barista sfregò con la propria guancia quella del cliente.
Si separarono da quell'abbraccio e Mitchell prese la maglietta che Ward gli passò. Entrambi si diedero le spalle per cambiarsi. Su Tim la maglia risultava essere una oversize, ma il tessuto era morbido ed emanava il profumo del suo proprietario.
«Mi piacerebbe portarla nel giorno» bisbigliò più a se stesso che per farsi sentire dal barista.
«Puoi prenderla in prestito tutte le notti che vuoi» gli disse Eric con un sorriso.
Gli si era avvicinato di soppiatto ed ora lo osservava arrossire, preso completamente alla sprovvista.
«Io... io...» balbettò in imbarazzo il cliente, facendo guizzare gli occhi a destra e a sinistra, alla ricerca di qualche idea che lo aiutasse a uscire da quella situazione.
«Va bene così» affermò il barista accarezzandogli la testa «Cercare di giustificare la tua affermazione, potrebbe peggiorare la situazione od offendermi.»
Gli occhi profondi e neri di Tim si rispecchiarono in quelli ambrati e chiari di Eric, che gli rivolgevano uno sguardo dolce e rassicurante. Mitchell appoggiò la fronte sul petto di Ward, sospirando.
«Mi piace il tuo profumo» ammise il cliente senza muoversi.
«Ed io preferisco il tuo» dichiarò il barista, abbassandosi per appoggiare il naso sul collo del più basso. «È difficile descriverlo, ma potrei diventarne dipendente se ti rimango troppo vicino, poi non ti lascerei allontanare da me.»
«Adesso dovresti tornare a servire i clienti» cercò di cambiare discorso Mitchell.
«Ancora cinque minuti, Tim. Ti prego» lo supplicò Eric parlandogli contro il collo, colpendo la pelle con l'alito caldo.
Timothy emise un suono d'assenso e lo abbracciò, stringendo la maglietta all'altezza della scapola, mentre l'altro lo circondava per la schiena. I minuti passarono e loro rimasero in silenzio, con gli occhi chiusi, ad inalare l'uno il profumo dell'altro. Controvoglia il barista si allontanò.
«Grazie a te, posso arrivare alla fine di questa notte. Con il tuo abbraccio mi hai ricaricato.»
«Sono felice. Se ci sono troppi clienti posso sempre aiutarti» propose Mitchell.
«Assolutamente no!» rifiutò Eric «Ci proverebbero sicuramente, con quel viso tenero che ti ritrovi. È fuori discussione. Ora andiamo, sicuramente Bee starà pensando che ti ho rapito.»
I due aprirono la porta e trovarono Becky piegata in due con un pacchetto di pop-corn tra le mani.
«Ooops, mi avete scoperto» scoppiò a ridere la donna «Siete meglio di una telenovelas. Manca di azione, però!»
«Becky!!» la sgridò Timothy.
L'amica gli circondò le spalle con un braccio.
«Andiamo a bere, devo darti qualche consiglio per la prossima volta.»
«Se mai ci sarà una prossima volta, coprirò con del cemento il buco della serratura» le promise Eric, anche se Bee non poteva sentirlo.





NdA:
Buonasera a tutti,
aggiorno presto questa raccolta, perché ho avuto un'idea fulmiante (?) e niente, non so come sia il risultato, ho scritto di getto appena scelta la frase XD
Mi auguro che sia di vostro gradimento ^^
Prompt usato: 
23. "Non ti stavo ascoltando... dicevi?"

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Capitolo 16
*** L'arte di decorare ***


L'arte di decorare

 

Dwight si comportava come se fosse un bambino che festeggiava il suo primo Natale.
«Hai trentacinque anni, potresti essere meno rumoroso?» domandò esasperata Dolly.
«Sono l'unico che ha un po' di spirito natalizio in questo appartamento!» dichiarò il rossiccio sventolando una ghirlanda argentata «Devo rendere l'ambiente accogliente per Babbo Natale!»
«Idiota» l'apostrofò la sorella scuotendo la testa e tornando nella sua stanza.
Punk faceva rotolare le bocce sul pavimento, sembrava essere l'unico ad apprezzare le decorazioni natalizie sparse disordinatamente sul pavimento.
«Cerca di non rompere niente, bestiaccia» lo avvisò Dwight «O quest'anno ti metto in forno.»
«Hai solo da provarci e vedi che fine faranno i tuoi disegni» lo ammonì Eric, prendendo in braccio il gatto, temendo che potesse ferirsi nel caso una boccia si fosse rotta.
«Difendi sempre quella palla di pelo» borbottò il fratello «Piuttosto, vieni a darmi una mano! Lì non ci arrivo!»
Alzando gli occhi al cielo Eric gli si avvicinò per legare la ghirlanda sopra il mobile del salotto. Dwight riteneva che ogni decorazione avesse il suo posto.
«Adesso ci manca solo l'albero.»
«Possiamo evitare?» domandò Eric, nonostante conoscesse già la risposta.
«Mi chiedo perché non possiamo avere un albero come tutte le persone normali» sbuffò Dolly.
«Per il rispetto degli alberi» iniziò Dwight «Perché sradicare un giovane albero solo per qualche settimana e poi gettarlo via? O peggio ancora, prendere un albero che potrebbe insegnare a quelli giovani come sopravvivere?»
«Eccolo che ricomincia con la sua teoria» gemette la sorella coprendosi il viso con entrambe le mani. «Perché non compriamo quelli sintetici?»
«Sono contro il vero spirito natalizio!» esclamò inorridito il rossiccio «Dovresti sapere che bisogna essere fedeli alle tradizioni natalizie.»
Eric li lasciò discutere, mentre recuperava la scatola con le decorazioni per l'albero. Quella scenetta si ripeteva tutti gli anni, ormai anche le pareti conoscevano lo scambio di battute tra i due.
«Fratello, muoviti con quella scatola, dobbiamo arrivare prima del tramonto» lo chiamò Dwight
«Ehi, non mettermi fretta!» rispose di rimando «Devo sempre portare le cose pesanti e pretendi che sia veloce?»
«Allora dovresti smetterla di esercitarti tanto» lo prese in giro la sorella, sorridendo.
Il fratello decise di non rispondere alla provocazione, con grande delusione di Dolly.
Durante il tragitto in macchina, la radio trasmetteva canzoni e musiche natalizie, facendo fischiettare il rossiccio.
Quando raggiunsero il parcheggio del parco, si accorsero di essere gli unici a trovarsi in quella zona. Del resto, la maggior parte delle persone prendeva d'assalto i negozi per acquistare i regali natalizi, non andava di certo in mezzo al bosco adiacente al parco come i tre fratelli.
«Oh, guardate» disse Dwight indicando un ramo che si era spezzato dall'albero a causa della troppa neve «Chissà come starà soffrendo.»
«Secondo me è stata una liberazione, doveva pesare troppo» borbottò Dolly con una crollata di spalle.
«Si può sapere che ragionamenti fai? Pensavo fossi più intelligente di così» disse meravigliato il rossiccio.
«Cosa stai insinuando?» volle sapere la sorella.
«Il ramo dell'albero è come un suo braccio. A te non farebbe male se qualcuno ti spezzasse il braccio?»
«Che cosa c'entra? Non è la stessa cosa.»
«Sei insensibile. Per la pianta è esattamente uguale.»
«Hai scelto quale albero decorare? La scatola è pesante e i vostri discorsi non aiutano.»
«Andiamo a decorare quello» indicò Dwight «Prima togliamo la neve» con attenzione e delicatezza tolse la neve dall'abete, d'altronde ne aveva scelto uno alto più o meno un metro e mezzo.
La discussione di poco prima, si dissolse così com'erano iniziata, presero il suo posto chiacchiere allegre e spensierate, alcune palle di neve volavano per colpire un fratello a tradimento, facendo risuonare nel silenzio del bosco le risate di tutti e tre.
«È venuto bene anche quest'anno» confermò Dolly con un sorriso.
«Questo perché decorare un albero per natale è arte.»
«Cosa diavolo stai blaterando adesso Dwight?» chiese Eric.
«Avete con voi un'artista delle decorazioni natalizie, è normale che il risultato sia fantastico» affermò il rossiccio con un sorriso fiero.
I fratelli stavano per colpirlo con una palla di neve, quando dal cielo iniziarono a cadere fiocchi.
«Guardate come sono piccoli questi chicchi di neve!» esclamò Dwight spalancando la bocca, nel tentativo di mangiarne qualcuno.
«Si chiamano fiocchi» lo corresse la sorella.
«Sono piccoli, quindi sono chicchi. I fiocchi sono più grandi.»
«Stavolta ha ragione lui.»
Il rossiccio abbracciò il fratello felice che abbia preso la sua parte.
«Devi smetterla di dargliela vinta» borbottò Dolly.
«Sei solo gelosa» la prese il giro Dwight facendole la linguaccia, per poi scappare, per evitare di essere colpito da qualche boccia di neve.
«Chi vuole una cioccolata calda con panna montata?» domandò Eric.
«Iooooo!!» esclamarono in coro i suoi fratelli.
«Allora torniamo a casa, l'aria inizia a farsi fredda e nessuno vuole occuparsi di un malato giusto?»
«Assolutamente no!» risposero nuovamente all'unisono gli altri due.
«Andiamo!»
Una volta tornati a casa i tre fratelli si misero sul divano, avvolti in una calda e morbida coperta e una tazza fumante di cioccolata tra le mani.




 

NdA:
Buonasera a tutti! ^^
Dopo mesi, rieccomi ad aggiornare questa raccolta. Sinceramente, non ho grandi idee ultimamente, ma questo capitolo è nato grazie a due affermazioni: “chicchi di neve” di mio fratello e “boccia di neve” di una mia collega, entrambe mi hanno fatto sorridere, per cui ho voluto inserirle alla fine di questo capitoletto, visto che in qualche modo mi hanno ispirtata!
Spero che il risultato non sia troppo una schifezza XD
I prompt utilizzati sono: 41. "Vieni a darmi una mano!" e 50. "Ehi, non mettermi fretta!"

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Capitolo 17
*** Pettegolezzi ***


Pettegolezzi


 

«Allora, quando arriva Timtim?» domandò la vicina alla poliziotta.
«Non lo so, zia. Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha risposto!» le rispose Becky sbuffando. «Mi ero raccomandata di arrivare puntuale.»
«Non fa niente cara» la rassicurò Roxie sorridendo, si alzò dal divano per tornare con un piatto pieno di biscotti con gocce di cioccolato. «In sua assenza puoi raccontarmi qualche pettegolezzo.»
«Sei la numero uno» rise la poliziotta «Chiacchiere e biscotti! Per questo sei la nostra zia preferita!»
«Basta con i complimenti» disse Roxie con un gesto della mano «Raccontami cos'è successo ieri!»
Becky addentò un biscotto, una volta terminato di masticare iniziò a narrare.
«Come ben sai, c'è stata questa specie di festa del dipartimento. Come sempre mi sono portata dietro Tim, così avrei avuto una scusa per andarmene presto. Invece è andato tutto storto, perché, non so come mai, c'era Mark.»
«Noooooo» esclamò Roxie coprendosi la bocca con entrambe le mani «Che cosa ha detto il piccolo Timtim?»
«Ha iniziato a bere e bere, un bicchiere di prosecco dietro l'altro» Becky roteò gli occhi «Ho cercato di tenere lontano Mark, ma alla fine è stato Tim ad andare da lui.»
La poliziotta si fermò per mangiare un biscotto e bere un sorso del succo d'arancia.
«Avanti, continua» la esortò Roxie «Voglio sapere cosa si sono detti!!»
«Non lo so!» disse Becky imbronciata «Tim ha chiamato il mio collega, Frank, per farmi allontanare, perché voleva parlare in pace. Quindi ho solo visto ciò che è successo.»
La vicina prese un cuscino e lo abbracciò, in attesa della conclusione del racconto.
«Mark gli parlava, tenendogli una mano sulla spalla. Tim l'ha allontanato la prima volta, però dopo si è fatto abbracciare. La cosa che non capisco è come abbia fatto a perdonarlo.»
«Magari non è successo» disse Roxie.
«No, zia, è decisamente successo. Tim l'ha baciato!»
«Oh, cielo!»
«Sì, ma la cosa peggiore è che poi se ne sono andati via. Insieme!» Becky enfatizzò l'ultima parola, pronunciandola lentamente.
«Noooooo!!»
La porta si aprì e Timothy salutò le due donne.
«Scusatemi, per avervi fatto aspettare» si scusò.
«Stavamo giusto parlando di te, caro!»
Il giovane guardò la zia e poi la sua migliore amica.
«Che cosa stavate dicendo sul mio conto?» chiese titubante, non era sicuro di volerlo sapere.
«Di te che sparisci con Mark e non torni a casa per dormire» gli rispose Becky con un sorriso malizioso.
«Adesso vogliamo sapere che cosa è successo e dove siete andati» continuò Roxie.
«Ero troppo ubriaco per potermelo ricordare» disse Timothy cercando di cambiare il discorso e non rispondere alle due donne.
«Sta sicuramente mentendo» affermò Becky incrociando le braccia.
«Sono d'accordo con te, cara» annuì Roxie.
«Perché non vi trovate un hobby, invece di spettegolare su ciò che faccio?» si lamentò Timothy «Ecco perché ho evitato di rispondere alla tua chiamata. Sapevo che dovevo starmene a casa con Kirby.»
Le due donne si guardarono complici, però decisero di rimandare i pettegolezzi e fingere di credere alla parole del giovane avvocato.





NdA:
Buonasera a tutti ^^
Questo capitoletto è davvero demenziale, me ne rendo conto, però mi sono divertita a scriverlo xD
Roxie è una signora che abita nello stesso stabile di Becky e Timothy, per loro è come una zia, perché è sempre molto premurosa nei loro confronti. Inoltre, come avete visto, Becky adora fare gossip con Roxie ahahahah
I prompt usati sono i seguenti: 
12. "Stavamo giusto parlando di te!", 27. "Ero troppo ubriaco per potermelo ricordare." e 31. "Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha risposto!"

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Capitolo 18
*** Lezioni di guida ***


Lezioni di guida

 

Becky osservava dubbiosa il mezzo a due ruote. Le sembrava troppo grande e troppo pesante per lei. Si era sempre chiesta come il suo migliore amico facesse a tenerla in piedi e portare in giro anche lei. Il punto della questione in quel momento era un altro: doveva imparare a guidare.
«È come andare in bicicletta» le stava spiegando Timothy «Devi mantenere l'equilibrio, una volta che sei partita non ti accorgi del peso. Solo, quando ti fermi davanti al semaforo, devi ricordarti di restare bilanciata, con l'appoggio del piede, così eviterai di cadere di lato. Ricordati: è importante mantenere dritto il tuo baricentro, perché altrimenti il peso della moto avrà la meglio.»
«Che cazzo vorrebbe dire?» sbottò l'amica «Ti sembro per caso una che è brava in fisica?»
«Cosa dovrebbe c'entrare la fisica adesso?» domandò confuso Timothy.
«Sei tu che hai tirato in ballo il baricentro, il peso e la bilancia!»
«Stavo cercando parole semplici per spiegarti.»
«Lascia perdere! Sei un pessimo insegnate!» affermò Becky «Vorrà dire che continuerai a portarmi in giro. Almeno finché non otterrò la patente della macchina.»
«Come se fosse possibile» commentò il giovane «Fai fatica a capire come restare in equilibrio, mi chiedo come farai a ricordarti tutti quei codici stradali.»
«Guarda che ti ho sentito, cretino» lo rimbeccò «Ho una buona memoria. Inoltre, ricordati che per scappare da questo posto del cazzo abbiamo bisogno di una macchina.»
«Non avremo mai abbastanza soldi per comprarne una» si lamentò Timothy.
«Ti pare che ho detto questo?» domandò l'amica scuotendo la testa «Ne ruberemo una, giusto per superare il confine. Dopodiché prenderemo il volo e andremo dall'altra parte del mondo. Ricominceremo da capo, con un'altra identità.»
Il ragazzo sembrava leggermente spaventato. Avevano discusso e pianificato la loro fuga, però, ora che sembrava sempre più reale, iniziava ad avere paura. Soprattutto perché avrebbero dovuto rubare una macchina.
«Se sei così preoccupato» disse l'amica «Possiamo provare ad andarci in moto.»
«Al confine potrebbero impedirmi di passare con un passeggero. Per questo volevo insegnarti a guidare.»
«Ci mancherebbe sempre un veicolo» gli fece notare Becky.
«Rubare una moto è meno grave che rubare una macchina.»
La ragazza scoppiò a ridere.
«Tim, tu sei tutto scemo» disse cercando di controllare le risate «Rubare è rubare, punto. Il crimine non cambia a seconda della grandezza di ciò che si prende! La punizione è sempre la stessa.»
«Davvero non vuoi che ti insegno?» domandò Timothy, con l'intento di cambiare discorso, perché sentiva le guance andare a fuoco.
«Sì, ne sono più che sicura» confermò Becky «Guidare una macchina è più semplice: basta cambiare marcia ogni tanto e arrivare ai pedali.»
Dopo quell'affermazione, fu il ragazzo a ridere.
«Che cosa c'è da ridere?»
«Se credi che è così semplice» disse l'amico tra una risata e l'altra «Allora resteremo in questo posto finché non saremo dei vecchi decrepiti.»
«Vedrai, ti farò ricredere!» gridò la ragazza prima di voltargli le spalle e tornare verso casa.
«Se io sono scemo, tu lo sei altrettanto, cretina!» gli strillò dietro Timothy, prima di indossare il suo casco e montare in sella alla sua moto.
Si sarebbe concesso un ultimo giro e, magari, sarebbe riuscito a trovare un metodo più semplice per dare lezioni di guida alla sua migliore amica.





NdA:
Buonasera! ^^
Finalmente torno ad aggiornare questa raccolta. Lo so, sono passati mesi, ma l'ispirazione non va a comando, giusto?
Ci tengo a precisare solo una cosa: la sottoscritta non ha la patente, quindi mi sono basata su ciò che ho sentito da persone che hanno fatto lezioni presso persone che conoscevano. Quindi, se per caso ho scritto cavolate, chiedo venia, ma sono veramente ignorante in materia XD
Prompt usato: 4 "Sei un pessimo insegnante!"

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Capitolo 19
*** Ancora e ancora ***


Ancora e ancora

 

Dwight era concentrato a disegnare. Generalmente, restava avvolto nel silenzio più assoluto. Era quasi un controsenso, visto il suo carattere molto espansivo e rumoroso. Il bussare alla porta, lo colse di sorpresa, facendo scivolare la matita sul foglio.
«Dannazione!» esclamò stizzito il rossiccio «Avanti.».
«Posso disturbarti un attimo?» domandò Dolly entrando nella stanza.
«L'hai già fatto» commentò il fratello.
«Scusami. È solo che ho bisogno del tuo portatile» si giustificò la sorella «Me lo puoi prestare? Il mio si è rotto l'altro giorno e non l'hanno ancora aggiustato.»
«Sai che potevi entrare senza fare rumore e prendere ciò che ti serviva?» gli fece notare Dwight «Lo sapete tutti che ogni minimo rumore o distrazione può farmi perdere l'ispirazione o rovinare il disegno.»
La giovane fece uno sguardo dispiaciuto, prese il portatile ed uscì dalla stanza.
“Adesso mi tocca ricominciare” sospirò il rossiccio appallottolando il foglio per poi lanciarlo a terra.
Passarono all'incirca venti minuti, prima che qualcuno bussò nuovamente alla sua porta.
«Avanti» sospirò il rossiccio per essere stato interrotto ancora una volta.
«Scusami fratellone, non vorrei disturbarti di nuovo, però mi servirebbe un passaggio. Mi hanno chiamato dal negozio, il portatile è stato riparato. Soltanto che chiudono tra quindici minuti e se vado a piedi non arriverò mai a tempo.»
«Certo che ti accompagno. Forse non è il giorno giusto per disegnare, ci sono state troppe interruzioni. Di sicuro ne seguiranno altre, ancora e ancora.»
«Mi farò perdonare!» gli promise Dolly.
«Sei la mia sorellina, esserti d'aiuto anche in piccole cose è un mio compito» le disse Dwight stropicciandole i capelli.
Raggiunsero il centro commerciale dove era situato il negozio di computer, nel giro di cinque minuti. Quando passarono davanti alla claw machine, Dolly notò che il fratello aveva guardato un pupazzo in particolare: quello a forma di pinguino. Una volta recuperato il portatile dal negozio, si fermò di colpo.
«Avresti qualche spicciolo da prestarmi?» domandò la ragazza «Ho voglia di prendere delle patatine fritte.»
«Tieni, prendimi anche...» si interruppe, perché strattonato per un braccio.
La sorella si piazzò davanti alla claw machine con sguardo di sfida.
«Ti ho promesso che mi sarei fatta perdonare per averti interrotto mentre era impegnato a disegnare» disse la sorella «Quindi ti prenderò quel pinguino.»
«Sicura di riuscirci?» chiese Dwight dubbioso.
«Posso provarci, ma non sono molto brava» ammise Dolly «Al massimo ti chiederò altre monetine.»
Il primo tentativo fallì, così come il secondo. Il terzo seguì l'esito dei primi due.
«Lascia perdere» le disse il fratello «Apprezzo il gesto. Dai, andiamo a casa, tra poco Eric sarà di ritorno. Potrebbe preoccuparsi se non ci trova a casa, non l'abbiamo avvisato.»
«No. Aspetta. Ho appena avuto un'idea» affermò la sorella «Mettiti seduto su quella panchina con il portatile, non ti avvicinare, fidati. Ti farò avere quel pinguino!»
Dolly si allontanò e sparì dalla vista del fratello. Ritornò pochi minuti dopo, in compagnia di un ragazzo.
«Ecco, voglio quel pinguino azzurro» spiegò sbattendo più del dovuto le palpebre.
Il giovane annuì convinto e inserì la monetina nella macchinetta. La sua sicurezza sparì, dopo aver fallito per due volte.
«Ancora» lo esortò la ragazza.
Anche il terzo tentativo andò a vuoto.
«Ancora una volta. Dopo andremo a bere qualcosa» lo supplicò Dolly-
Il giovane si concentrò e finalmente riuscì a prendere il pupazzo. La ragazza saltellò battendo le mani. Vedendo che il ragazzo si stava avvicinando troppo alla sorella, Dwight si affrettò a raggiungerla. Fissò con sguardo minaccioso e le braccia incrociate il malcapitato.
«Conosci per caso quel tizio?»
«È mio fratello» spiegò la ragazza voltandosi e sorridendo «Il pinguino è per lui. Volevo prenderglielo io, però ho fallito Grazie mille dell'aiuto!» dopodiché prese sottobraccio il rossiccio e si allontanò, lasciando ammutolito e confuso il ragazzo.
«Quello che hai fatto è pericolo» la sgridò Dwight.
«Sciocchezze» disse Dolly sventolando una mano per aria «Mi stavi guardando le spalle, non avevo nulla da temere.»
«Non farlo mai più. Promettimelo.»
«Lo farò solo se ci sarai tu o Eric. Prometto di non fare stupidate del genere da sola» lo rassicurò la ragazza «Allora ti piace? Sei contento?»
«Assolutamente sì» esclamò il rossiccio nascondendo il viso sul muso del pupazzo «È morbidissimo!»
«La tua collezione continua a crescere» disse Dolly con un sorriso «Però non dire a nostro fratello quello che ho fatto. Mi farebbe sicuramente una ramanzina.»
«Manterrò il segreto, tranquilla» promise Dwight «Potrebbe prendersela con me per non essere intervenuto prima. In effetti, perché non l'ho fatto?»
«Volevi vedere se quell'idiota sarebbe riuscito a prendere il pupazzo» affermò Dolly ridendo «Quando vedi qualcosa collegato ai pinguini hai occhi solo per quello.»
«Adesso andiamo a casa e fingiamo che l'ho comprato in un negozio» disse il rossiccio «Sbrighiamoci o ci toccherà il suo interrogatorio di terzo grado per essere usciti senza dirgli dove stavamo andando.»
«Tanto arriveremo prima noi» lo tranquillizzò la sorella «I mezzi pubblici devono rispettare tutte le fermate durante la corsa. Noi abbiamo solo due semafori.»
I due fratelli salirono in macchina e riuscirono ad arrivare a casa prima che il maggiore fosse rientrato. Eric notò un pupazzo che non aveva mai visto sul divano, ma preferì non fare domande. Conoscendo Dwight gli avrebbe raccontato tutto eccitato quando il suo sguardo aveva incontrato quello del pinguino, come se fosse un colpo di fulmine. Conosceva quella storia a memoria, dopotutto il fratello aveva almeno venti pupazzi di diverse dimensioni e colori a forma di pinguino.






NdA: 
Buonasera a tutti^^
Non so voi, ma da quelle macchinette infernali non sono mai riuscita a prendere nulla! E non ho mai avuto il coraggio di Dolly per chiedere a sconosciuti di prendere un pupazzo al mio posto XD
Con questo capitoletto avete avuto modo di scoprire che oltre al disegno, Dwight ha la fissa per i pinguini! È un adulto che non nasconde e non si vergogna di avere un lato infantile, trovo che sia una caratteristica che in molti dovrebbero sperimentare, magari farebbero sparire il loro muso lungo :3
Prompt usati: 22."Me lo presti? Il mio si è rotto l'altro giorno.", 43. "Avresti qualche spicciolo da prestarmi?" e 48. "Posso provarci, ma non sono molto bravo."

 

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Capitolo 20
*** Un gatto amorevole ***


Un gatto amorevole

 

Eric stava leggendo un libro mentre con la mano libera accarezzava la testa di Punk. Il felino sonnecchiava sotto il tocco leggero del padrone. In sottofondo riecheggiava una leggera musica di pianoforte.
“Peccato che non siamo gli unici ad abitare in questa casa” pensò il gatto sospirando “Gli altri due umani non li sopporto.”
Il suo padrone era una persona molto calma, con lui riusciva a rilassarsi e gli voleva bene.
Gli altri due umani erano delle bestie.
La ragazza ogni tanto strillava per nessuna ragione valida, alzava al cielo l'oggetto elettronico dove stava guardando un film e, a volte, correva anche per la casa, come se fosse posseduta da uno spirito. Di tanto in tanto lo afferrava per prenderlo in braccio, senza chiedere permesso, lo abbracciava e gli baciava il muso. Alcune volte gli faceva il solletico sotto le zampe mentre dormiva.
Fastidiosa.
Il peggiore era quello dai capelli rossi. Lo chiamava con un altro nome, Punk era sicuro che si trattasse di un insulto, gli spostava i suoi giochi coprendoli con gli abiti, riempiva la casa di barattoli colorati che emanavano un forte odore, facendolo starnutire. La cosa peggiore era che gli rubava il suo padrone, lo abbracciava, lo chiamava di continuo, convincendo Eric a seguirlo e lasciando il felino in attesa del suo ritorno.
No, la cosa peggiore era un'altra: gli rubava il posto sul divano.
“Un giorno mi vendicherò e li farò scappare” pensava Punk mentre leccava la mano del padrone “Adesso voglio solo approfittare di questo momento e riposarmi in tutta tranquillità.”
Nonostante cercasse di intimorirli soffiandogli o lanciandogli sguardi torvi, quei due umani non si spaventavano. Erano coraggiosi, doveva ammetterlo.
«Sei davvero un gatto adorabile» lo elogiò Eric «Dovresti comportarti così anche con Dwight. Se la smettessi di rubargli i pennelli nascondendoli sotto il divano, sono sicuro che andreste d'accordo.»
Per tutta risposta Punk miagolò e mosse la testa da sinistra a destra.
“Quei due sono pazzi, non voglio avere nulla a che fare con loro! Chissà come fa a sopportarli” pensò il felino “Se solo sparissero... la vita sarebbe decisamente più tranquilla. Arriverà il giorno in cui escogiterò il piano perfetto per eliminare la loro presenza da questa casa.”





NdA:
Buonasera a tutti, dopo molto torno ad aggiornare... finalmente il criceto nel mio cervello è uscito dal letargo, ha ripreso a girare sulla ruota e mi ha "illuminata" XD
Spero che questo breve testo possa farvi sorridere e farvi dimenticare, seppur per pochi minuti, qualsiasi problema che vi fa pensare e crucciare ^^ 
Prompt usato: 49. "Mi vendicherò!

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Capitolo 21
*** Acquarelli ***


Acquarelli

 

Dwight aveva trascinato Eric alla fiera di pittura, perché detestava andare a quelle manifestazioni da solo. Oltre a curiosare tra le varie bancarelle, il bello era poter chiacchierare con qualcuno.
«Dovresti smetterla di avere quello sguardo torvo» lo rimproverò il rossiccio «Più avanti c'è una libreria, guarda! Se vuoi, possiamo fermarci a dare un'occhiata anche lì.»
Il fratello annuì. Entrambi non erano mai stati a Vernon, nel distretto di North Okanagan, però la passione per l'arte di Dwight gli aveva condotti lì. Il rossiccio osservava tutto con un'espressione affascinata, correva da una parte all'altra e, ogni tanto, guardava con occhio critico chi si offriva di fare un ritratto ai passanti.
«Potrei comprare dei pennelli nuovi. Quelli sembrano buoni, cosa ne pensi? Questi acquarelli sono stupendi! Guarda che colori! E cosa ne dici di questo blocco? I fogli sembrano così lisci, per il disegno a matita e con i pennarelli sono perfetti, non credi?»
«Hai un armadio pieno di blocchi da disegno ancora inutilizzati» gli fece notare Eric evitando di rispondere a tutte quelle domande.
«Questo tipo di fogli mi manca!» protestò Dwight «Prometto che lo porterò io.»
«Dopo due passi, ti lamenterai che è ingombrante o che pesa troppo, quindi toccherà a me portarli fino a casa.»
«Daiii, ti pregooo!!» lo implorò il fratello guardandolo con sguardo supplichevole.
«Solo uno» Eric si arrese sospirando.
Il rossiccio lo abbracciò felice con un enorme sorriso stampato in volto. Poco dopo sentì un odore di mandorle caramellate, così prese a camminare per i vari vicoli, nel tentativo di raggiungere la bancarella.
«Sai dove stiamo andando?»
«No.»
«Allora come faremo a tornare indietro?»
A quella domanda Dwight si bloccò.
«Non ti ricordi le svolte che abbiamo fatto? Basta ripeterle al contrario.»
«Non ci ho fatto caso» rispose Eric scrollando le spalle «Ti sto portando il tuo blocco gigante, dovevo fare anche questo?»
Il rossiccio sbatté le palpebre incredulo. Lui faceva affidamento sul fratello!
«A questo punto, devo ammettere che... mi sa che ci siamo persi...» prese il cellulare e scrisse un messaggio «Dolly ci aiuterà di sicuro. Abbiamo l'app trova amici, per questo no? Saprà darci le informazioni per raggiungere la stazione.»
I minuti passarono, diventando mezz'ora, ma la risposta da parte della sorella non arrivò. A quel punto Eric, stufo di aspettare, fece cenno di riprendere a camminare alla ricerca di un taxi. Il viaggio di ritorno fu silenzioso, Dwight non aveva il coraggio di parlare o lamentarsi del fatto che non aveva comprato i pennelli e gli acquarelli che aveva visto in una delle prime bancarelle all'inizio del mercato.
«Dolly! Perché non mi hai risposto?» gridò Dwight appena varcata la porta di casa.
«Mi hai scritto? Scusa non avevo il cellulare vicino» si giustificò la sorella.
«Non hai visto il messaggio? Ma se hai sempre il telefono in mano!» continuò a lamentarsi il rossiccio sbuffando «Per colpa tua non ho potuto comprare tutto quello che volevo!»
«Perché sarebbe colpa mia?» domandò Dolly alzando la voce a sua volta. Non capiva perché il fratello se la stesse prendendo con lei.
«Vado nella mia stanza» disse Eric lasciando il blocco sul mobile all'entrata e allontanandosi da quella insensata discussione.
Era inutile incolpare la sorella, si erano persi, ma erano comunque riusciti a ritornare a casa. Era inutile continuare a lamentarsi.
«Sei proprio un'idiota» scoppiò a ridere Dolly tenendosi la pancia «Volevi trovare le mandorle caramellate e vi siete persi! Adesso capisco perché nostro fratello aveva quell'espressione cupa!»
«Smettila di prenderti gioco di me!» strillò Dwight «Lo sapevo che non dovevo dirti il motivo dietro la richiesta di quel messaggio!»
Si sentiva triste soprattutto per gli acquarelli, non aveva mai visto una tavolozza con così tanti colori. Adesso doveva attendere l'anno successivo per trovarli di nuovo, ma aveva il sospetto che Eric non l'avrebbe accompagnato una seconda volta.



NdA:
Salve di nuovo! Passo da non postare per mesi a pubblicare due capitoli a distanza di poco tempo... l'ispirazione quando arriva bisogna coglierla al volo! (?) Ok, ammetto che non sono sicura che questa frase abbia senso, scusate. Chi non si mette ad inseguire l'odore di cibo per strada? Probabilmente solo Dwight! XD
Prompt usati
19. "Non avevi visto il messaggio? Ma se hai sempre il telefono in mano!" e 44. "Mi sa che ci siamo persi..."
 

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Capitolo 22
*** Stress ***


Stress

 

Eric era seduto sul divanetto, lo sguardo concentrato sullo schermo del portatile che teneva appoggiato sulle gambe. Timothy era sorpreso, di solito il proprietario del Dreams Hunters si accorgeva subito dei clienti che entravano nel locale. Stavolta non si accorse del suo arrivo, così si appoggiò allo schienale del divano e si protese per dargli un bacio sulla nuca. Era un modo per vendicarsi di tutte le volte in cui lo prendeva in giro. Di certo era qualcosa che l'altro non si aspettava.
“Chissà, magari lo vedrò imbarazzarsi o spaventarsi” pensò Timothy divertito.
«Sto lavorando, levati! » urlò il barista senza voltarsi.
L'altro rimase immobile, deluso da quella reazione. Certo, che cosa si aspettava? Di essere l'unico con cui il barista scherzasse durante la notte? Probabilmente nel giorno era felicemente fidanzato e lui poteva essere un passatempo divertente.
«Sto controllando una cosa di lavoro, sono stressato lo sai! La scadenza è imminente e tu continui a gironzolarmi intorno come una sanguisuga!» continuò senza spostare gli occhi da ciò che stava facendo.
«Io... io non volevo disturbarti...» iniziò a balbettare Timothy, il suo tono era mortificato e stava cercando di trovare una scusa per giustificare quel suo gesto. La sua mente era completamente svuotata, perché non pensava che il barista si potesse arrabbiare così tanto.
Sentendo quella voce il proprietario del locale abbassò lo schermo del portatile, lo appoggio sopra il tavolino e si girò, vedendo il suo cliente preferito indietreggiare con lo sguardo rivolto verso il pavimento.
“Dannazione!” si maledisse Eric “Perché ho dovuto parlare in modo così scontroso? Ora penserà che sono una persona lunatica e avrà paura di me.”
«Scusami, pensavo fossi Dwight. Si diverte a darmi baci sul collo per darmi fastidio» si giustificò allungando una mano per afferrare il polso dell'altro «Se ti avessi visto non avrei agito in quel modo.»
«Ti lascio finire, tornerò più tardi» allontanò la mano dell'altro e si diresse verso l'uscita.
Il barista scavalcò il divano e lo abbracciò. Il cliente scosse le spalle con il tentativo di liberarsi.
«Sto per impazzire, aiutami.»
Quella richiesta, pronunciata in un sussurro contro la sua spalla, lo fece sospirare ed annuire. Si lasciò trascinare dal proprietario del locale fino al divano. Si sedette al suo fianco e lesse quanto aveva scritto, in cerca di errori. Il contenuto era un progetto per le festività, fu quella l'unica cosa che capì, perché il resto erano argomenti in codice. L'avvocato stava controllando se quanto scritto sul foglio coincidesse su quanto inserito sul documento al computer, dopodiché prese il mazzo di fogli per metterli in ordine e si tagliò con la carta. Il barista lo notò e, avvicinando la mano, baciò il dito ferito, facendo diventare il volto dell'altro paonazzo, che si scostò subito e riprese la lettura, per appurare che tutto fosse in ordine.
«Ho sistemato qualcosa, però l'argomento non l'ho capito. Mi dispiace» si scusò Timothy.
«La tua presenza è abbastanza, anzi, grazie per il supporto morale. Se non fosse per te, probabilmente sarei impazzito a furia di rileggere e sistemare» disse con un sorriso Eric «Inoltre, dovrei essere io a scusarmi.»
«Fa niente, è colpa mia. Avrei dovuto salutare normalmente» disse il cliente scuotendo la testa «Volevo prendermi una rivincita dai tuoi scherzi, ma ho esagerato, non ho pensato che potesse darti fastidio. Dopotutto sono una persona qualsiasi...»
«No, non lo sei» lo interruppe bruscamente il barista «Sei l'unico a cui permetto di scherzare in questa maniera.»
Timothy sbatté le palpebre incredulo di quanta serietà mostrasse in quel momento il volto della persona davanti a lui.
«Vederti solo nella notte è troppo poco» continuò Eric «Mi piacerebbe poter fare colazione insieme, poterti conoscere anche durante il giorno.»
«È vietato.»
«Vuoi dire... solo a me i nostri incontri non bastano?» domandò il barista alzando un sopracciglio e fissandolo intensamente negli occhi. «Solo io...»
Timothy scosse la testa, avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole non avevano il coraggio di uscire. Lui era l'assistente del procuratore conosceva la legge più di chiunque altro, ma il suo cuore desiderava che la notte durasse più a lungo, permettendogli di stare vicino ad Eric.
Il barista avvicinò il suo volto e, in un tacito accordo, unirono le loro labbra. Il bacio che seguì fu un lieve contatto, ma conteneva i loro sentimenti. Quando si separarono Eric accarezzò la testa di Timothy, posandogli un bacio sulla fronte, dopo aver spostato i ciuffi che la coprivano.
«Ehi fratello! Hai finito con quel lavoro? Ho voglia di giocare ai videogames!» sbraitò Dwight entrando nel Dreams Hunters.
Lo sguardo furibondo che Eric gli lanciò, fece capire al rossiccio di essere arrivato nel momento sbagliato. Non si era reso conto che era in compagnia.
«Torno dopo. Vado a cercare Becky» disse Timothy allontanandosi di corsa.
«Sei morto» le labbra di Eric formularono queste parole e Dwight non poté far altro che deglutire e augurarsi di poter sopravvivere alla sfuriata del fratello.




NdA:
Buona domenica a tutti ^^
Non chiedetemi cosa sia questo capitoletto, perché non lo so! xD
Dwight si caccia sempre nei guai, ma tranquilli che è talmente adorabile che il fratello non gli farà nulla! 
Prompt utilizzato: 
7."Grazie per il supporto morale..."

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Capitolo 23
*** Fratelli ***


Fratelli



Dylan stava dormendo sul divano. Di nuovo.
«Hai passato tutta la notte a giocare in sala giochi e ubriacarti?» domandò Ted al fratello.
La risposta che ottenne fu un borbottio incomprensibile. Ted scosse la testa. A volte si domandava se fossero davvero gemelli, considerando che per tante cose, uno era l'opposto dell'altro.
“Probabilmente si sta ancora sfogando per il periodo in cui eravamo oppressi” pensò Ted sorridendo e preparando la colazione. “Sostiene di essere il maggiore, eppure guardarlo dormire abbracciato al cuscino, con le gambe appoggiate alla parte superiore del divano, lo fanno sembrare un bambino.”
Prese il cellulare e gli fece una foto. Poteva rivelarsi utile per obbligarlo a fare le commissioni al suo posto, in fondo bastava dire che avrebbe attaccato una copia della foto nella bacheca della sua facoltà. Oppure, avrebbe potuto mostrarla a Becky. Colei che consideravano una sorella maggiore, si sarebbe sicuramente divertita a prendere in giro il gemello. Dylan teneva molto alla sua reputazione, nonostante non fosse uno studente modello e indossasse sempre una felpa sopra la divisa e si colorasse i capelli di svariati colori, sosteneva che fosse rispettato da tutti. Di certo una foto simile lo avrebbe reso davanti a tutti un bambino troppo cresciuto.
«Avanti, alzati. Ecco il tuo cappuccino» disse Ted scuotendolo per una spalla «Ti ricordo che hai un'esame tra due ore.»
«Posso farcela» biascicò il fratello.
«Invece no. Ti ricordo che su questo siamo uguali: il nostro cervello si sveglia sempre una paio d'ore dopo il nostro corpo.»
Gli occhi di Dylan si spalancarono a quelle parole.
«Hai ragione!» si stropicciò gli occhi con il dorso di una mano e poi afferrò la tazza che il gemello gli porgeva.
«Senza di te sarei perso, Ted» lo ringraziò con un sorriso.
«Cerca di passare l'esame, hai ancora poco tempo per ripassare» gli ricordò il fratello «Ricordati di farti una doccia. Puzzi d'alcool.»
«Non ti deluderò» affermò con sicurezza Dylan «Ho studiato come un matto fino a due giorni fa, avevo bisogno di svago.»
«Sì, sì, lo so, lo so» sventolò una mano in aria «Ho lezione, devo andare. Cerca di arrivare in orario.»
«Farò tutto, non devi preoccuparti» lo rassicurò il gemello «Ted, impegnati anche tu.»
«Su questo puoi contarci, sono più diligente di te Dylan.»
Il fratello sdraiato sul divano scosse la testa e bevve un sorso della bevanda che lo avrebbe aiutato a svegliarsi.
«Cazzo, è bollente!» gridò quando si bruciò la lingua «Poteva avvisarmi!»
“Sono sicuro che l'ha fatto di proposito” pensò Dylan “Ogni volta che torno a casa ubriaco, deve trovare un modo per punirmi, senza esprimere la sua disapprovazione a parole.”
Dylan iniziò a farsi una doccia, poi, finalmente bevve il suo cappuccino mentre rileggeva gli appunti. Era talmente concentrato che perse di vista l'orario. Almeno finché il suo telefonino non suonò.
«Muoviti ad uscire, ti accompagno con la volante all'università» ordinò la voce di Becky.
«Perché?» domandò confuso Dylan.
«Ted» fu la semplice risposta della poliziotta «Mi ha chiesto di venirti a prendere e accompagnarti a fare l'esame. Era certo che il tuo cervello fosse ancora in letargo e che non ti saresti accorto di essere in ritardo.»
«Arrivo subito!» il giovane prese i libri e gli appunti ed uscì dall'appartamento.
Dylan conosceva Ted più di quanto conoscesse sé stesso, ma si trattava di una cosa reciproca.
Una volta terminato l'esame, Dylan gli spedì un messaggio per ringraziarlo, ma impallidì quando vide la risposta del fratello.
Una foto di lui mentre dormiva sul divano abbracciato al cuscino, con una breve didascalia: oggi ti occuperai tu delle pulizie e della spesa.




NdA:
Buonasera^^
ecco qui un capitoletto dove si vedere il classico rapporto tra fratelli: ci si può aiutare a vicenda, ma, se si presenta l'occasione di prendere in giro l'altro o avere l'occasione di delegare i compiti, è qualcosa di cui non si può fare a meno xD
Prompt usato: 26. "
Il mio cervello si sveglia sempre un paio d'ore dopo il mio corpo."

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Capitolo 24
*** Cuoca fallita ***


Cuoca fallita



Becky stava cucinando, seguendo le istruzioni che zia Roxie le aveva preparato qualche giorno prima.
«Perché mai dovrei girare in senso antiorario? Come cazzo fa a sapere il cibo in che direzione sto ruotando il mestolo?» borbottò la poliziotta scuotendo la testa «Non ha senso! Come se questo potesse condizionare il gusto!»
Si era offerta di preparare la cena per zia Roxie e Tim, in quanto aveva il giorno libero e non aveva impegni. Di solito lei si limitava a mangiare, però per una volta voleva essere lei quella che cucinava. Le sue doti culinarie era molto scarse, di solito, se non aveva altri che cucinassero per lei, si limitava a mangiare cibo da asporto o a recarsi direttamente nei fast food. Becky tagliò grossolanamente le varie verdure: carote, porro e cipolla, quest'ultima la sminuzzò tenendosi a debita distanza, senza toccarla e muovendo il coltello a casaccio. Il risultato fu che ogni pezzo aveva una grandezza differente.
«Chi ha avuto l'idea di inventare la cipolla? Se la tocchi dopo ti puzzano le mani, quando la tagli sicuramente gli occhi ti lacrimeranno» la poliziotta continuava a lamentarsi ad ogni passaggio della ricetta. «Occuparsi dei criminali è molto più semplice!»
Una volta messo tutti gli ingredienti dentro la padella, accese il fuoco e andò a sedersi sul divano. Si sentiva molto stanca, ma doveva stare attenta all'ora. Aprì un gioco sul cellulare, cosicché potesse controllare il tempo che passava. Peccato che si scordò di guardare l'orario. Di conseguenza, si dimenticò di controllare il cibo sul fornello. Solo quando avvertì uno sfrigolio, si rese conto che aveva una cosa importante di cui occuparsi. Inveì contro la pentola quando l'afferrò senza usare il guanto da forno e si scottò. Fissò con un'espressione di disgusto come si erano ridotti in poltiglia le verdure.
“Potrei fingere di averle passate con il frullatore... spero che siano ancora commestibili” si augurò Becky.
Quando udì il campanello, fece entrare gli ospiti e servì la sua zuppa. Zia Roxie le sorrise amorevolmente, perché era sicura che la poliziotta si fosse impegnata, nonostante il risultato non fosse né bello da vedere né aveva un buon gusto.
«Ha un sapore orribile!» affermò Timothy sputando nel piatto.
«Possiamo scendere al mio appartamento» propose zia Roxie «Ho della pasta al forno di ieri che possiamo riscaldare»
«Ti prego, salvami! Se dovessi mangiare questa cosa immangiabile, mi dovranno fare una lavanda gastrica» disse Tim, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della sua migliore amica.
Zia Roxie e Timothy si misero a preparare il Nanaimo Bars, mentre attendevano che il forno raggiungesse la giusta temperatura. Intanto Becky se ne stava sul divano, di tanto in tanto li osservava, più per controllare quanto mancasse per poter mangiare.
«Dovresti prestare più attenzione. Guarda Timtim, è sempre curioso di imparare. Come farai quando avrai qualcuno di cui occuparti?»
«Semplice. Mi troverò un cuoco o una cuoca» spiegò scrollando le spalle la poliziotta «Con i miei turni non ho voglia di cucinare, è ovvio che penso alla comodità e all'essere servita. Mi occupo di proteggere e servire tutto il giorno!»
«Sei proprio senza vergogna» le disse il migliore amico.
«Sempre meglio che essere usato come uno schiavo, perché so fare di tutto» ribatté l'amica facendogli la linguaccia.
«Adesso basta litigare, tesori miei la cena è pronta. Apparecchiate da bravi.»
La cena continuò in armonia con discussioni leggere e risate.
«Credo di aver mangiato troppo...» disse Becky dopo aver emesso un rutto «La cucina zia Roxie è sempre una garanzia.»
«A differenza della tua» commentò Timothy mentre prendeva un secondo giro di dolce.
«Sono contenta che il pasto sia stato di gradimento» ridacchiò zia Roxie «È sempre bello cenare in compagnia.»
I due migliori amici annuirono. Purtroppo non capitava spesso che riuscissero a riunirsi in quel modo, ma era sempre piacevole passare del tempo insieme.
«Se volete la prossima volta cercherò di cucinare qualcosa di più semplice» propose la poliziotta.
«No, ti prego! Lascia perdere! Sei una cuoca fallita affermata» disse Timothy «Ci penseremo zia Roxie oppure io a cucinare, tranquilla.»
«Sei sgarbato» affermo l'amica, poi si rivolse alla vicina «Vedi? Lui mi prende sempre in giro.»
Zia Roxie iniziò a ridere. Avere quei due intorno le metteva sempre il buonumore.



 

NdA:
Buonasera, eccomi qui ad aggiornare con questo capitoletto catastrofico! 
Il Nanaimo Bars è un dolce tipico del Canada ed è composto da tre strati, adesso non ho spiegato esattamente come prepararlo o altro, ma se siete curiosi, lo potete trovare facilmente. Spiegare le ricette non è il mio forte, scusate! XD
Prompt usati: 45. "Ha un sapore orribile!" e 47. "Credo di aver mangiato troppo..."

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Capitolo 25
*** Pinguini ***


Pinguini

 

Dolly si svegliò con una strana sensazione. La sua espressione era accigliata e lo sguardo perso. Quella mattina era il turno di Dwight di preparare la colazione, infatti il caos regnava nella cucina. Normalmente, avrebbe iniziato a prendere in giro il fratello, però era stranamente silenziosa.
«È successo qualcosa?» domandò preoccupato Eric.
La ragazza scosse la testa, puntandosi due dita alle tempie.
«Sto cercando di ricordare. Sono sicura che stanotte ho fatto un sogno stranissimo. Voglio ricordare i dettagli, ma continuano a sfuggirmi!»
«Cerca di non sforzarti troppo, altrimenti ti verrà un'emicrania» l'avvisò il fratello.
«Con una ricca colazione, tutto questo turbamento verrà spazzato via» esordì allegro Dwight portando il vassoio in tavola.«Gallette di riso e cioccolato per il nostro fratellone con un bel ginseng con panna e scaglie di cioccolato. Pancake con cioccolata fusa e cioccolata tiepida per la mia sorellina preferita! Mentre per me un bel cappuccino con tanta panna e un cornetto con la marmellata!»
il rossiccio depose la colazione, notando che Dolly rimaneva immobile, la incalzò. «Devi mangiare prima che si raffreddi, ricordati che la giornata sarà troppo lunga fino al pranzo se salti la colazione.»
«Ora ricordo!» sbraitò la ragazza alzandosi in piedi «Ditemi se non è una cosa assurda!» si mise nuovamente seduta ed iniziò a raccontare, mentre addentava una pezzo di pancake. «Dwight pensava di essere diventato un addestratore di pinguini. Era talmente convinto che indossava uno smoking celeste con la camicia bianca, si atteggiava come un direttore d'orchestra. La cosa più assurda e strana era che all'acquario tutti lo fissavano affascinati e non come se fosse completamente pazzo, questo perché i pinguini nella vasca seguivano i suoi movimenti. Avete presente i serpenti a sonagli che seguono il flauto? Tutti pensano che sia il suono, ma in realtà è il movimento ad incantarli. Per i pinguini era la stessa cosa. Dwight è diventato famoso, lo applaudivano e lo intervistavano. Come ho fatto a fare un sogno così strano, non ne ho idea.»
«Ma questa è un'idea grandiosa!» esclamò felice Dwight con gli occhi verdi che luccicavano.
A quell'affermazione la sorella quasi si strozzò con la cioccolata che stava sorseggiando.
«Mi porti all'acquario, Eric?» chiese il rossiccio guardandolo come un cucciolo.
«No, voglio evitare di litigare con le guardie di sicurezza come l'ultima volta. Se ti comportassi come nel sogno di Dolly, stavolta finiresti per farti rinchiudere in qualche clinica per disturbi mentali.»
«Stavolta non cercherò di buttarmi nella vasca per abbracciare un pinguino, promesso!»
«Ti porterò quando ti sarai dimenticato di mettere in atto un'idea tanto stupida» promise Eric.
Ormai conosceva la fissazione del fratello per i pinguini, erano dei visitatori abituali dell'acquario, considerando che andavano quasi una volta ogni due mesi, se andava bene.
«Cercherò di non dimenticarmene, ma eviterò di dirtelo» affermò sicuro Dwight.
«Facciamo una scommessa?» propose la sorella «Entro quanti giorni si sarà dimenticato di questa storia?»
«Dolly» la riprese Eric «Lo sai che non è bello scommettere su tuo fratello in questo modo, solo per deriderlo.»
«Lo difendi sempre» si lamentò la ragazza.
«A differenza tua, lui mi vuole bene» disse Dwight spostandosi dalla sedia per abbracciare il fratello e stampandogli un bacio sulla guancia.
«È ora di andare. Ci siamo persi a chiacchierare più del solito questa mattina» Eric picchiettò la mano sulla spalla del rossiccio, lui annuì e iniziò a recuperare le tazze e i piatti sul vassoio per poi lasciarle all'interno del lavandino.
“Potrei diventare un addestratore di pinguini” pensò Dwight con un enorme sorriso “Devo solo aspettare un mese e poi dimostrerò a mia sorella di cosa sono capace!”




NdA:
Buona domenica a tutti!^^
Mentre scrivevo devo ammettere che mi è venuta voglia di bere un bel ginseng con panna anche a me! xD
Ancora una volta la fissa di Dwight con i pinguini è contagiosa e chissà, magari un giorno riuscirà davvero a diventare un addestratore di pinguini!
Prompt: 46. "Stanotte ho fatto un sogno stranissimo!"

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Capitolo 26
*** Punzecchiare ***


Punzecchiare

 

Timothy stava sghignazzando.
“Chi l'avrebbe mai detto” pensò divertito “Sono sorpreso che una persona apparentemente glaciale, potesse avere il terrore di un innocuo scarabeo.”
«Lo trovi così divertente?» chiese Eric.
«Sì, dovresti essere onesto e ammetterlo.»
«Dirò tutto ciò che vuoi, ma prima sbarazzati di quella cosa, grazie!»
«D'accordo, d'accordo, non fare tutte queste storie per un insetto» lo canzonò Timothy mentre prendeva un fazzoletto e raccoglieva lo scarabeo, prima di lasciarlo libero fuori dal locale.
«Sai che nell'antico Egitto erano considerati animali sacri perché rappresentavano la resurrezione?» spiegò il cliente una volta rientrato. «Per questo non dovresti ucciderli oppure potresti subire le ire di qualche faraone.»
«Sarà, per me sono degli insetti famelici» Eric gli lanciò uno sguardo imbronciato «Non dovresti prendere in giro le fobie altrui.»
Timothy annuì, eppure continuò a ridacchiare.
È una cosa risaputa: ride bene chi ride ultimo.
Il proprietario del Dreams Hunters stava sistemando le varie bottiglie di alcolici, quando un grido seguito dal rumore di uno sgabello ribaltato per terra lo interruppero, facendolo voltare preoccupato.
«Che cos'è successo?» domandò Eric.
«Quel mostro! È entrato nel mio drink» strillò Timothy.
Il barista lo raggiunse, rassicurando i clienti seduti poco lontano dal bancone. La persona che aveva gridato, si aggrappò al suo braccio e nascose il viso dietro la schiena. Dopo aver analizzato da vicino, si accorse che un ragno si era calato dal lucernario e stava galleggiando nella bevanda.
«Prendevi in giro me, eppure guardati! Sei spaventato per qualcosa di così piccolo.»
«Ha otto zampe, la sua vista è simile alla nostra e si nascondo in posti improbabili per poi uscire di notte e morderti, se sei sfortunato si nascondono all'interno dell'orecchio che trasformano nella loro tana! Sono spaventosi!» mentre parlava manteneva gli occhi chiusi, scuoteva la testa e rabbrividiva.
Eric abbassò lo sguardo e abbozzò un sorriso. Il suo comportamento gli ricordava Dwight quando insisteva di guardare film horror e poi si precipitava nella sua stanza perché aveva paura di avere incubi.
«D'accordo» acconsentì Eric accarezzandogli dolcemente la testa «Lasciami un attimo, altrimenti non potrò liberarti da questo mostro spaventoso.»
Timothy si allontanò di qualche passo e osservò i movimenti del barista con sguardo timoroso, mentre il ragno veniva rovesciato all'interno del rubinetto.
«Devi far scendere l'acqua bollente o salirà per il tubo, blocca lo scarico con un bicchiere» gli suggerì «Sono degli infami!»
«Ha ragione» borbottò una donna seduta al tavolo «Una volta è successo anche a me.»
Il cliente raccolse lo sgabello e si sedette nuovamente.
«Ti ho salvato. Direi che merito un premio, no?» chiese il barista con gli occhi luccicanti e uno strano mezzo sorriso.
«Stammi lontano o andrò a cercare lo scarabeo» cercò di persuaderlo Timothy.
«Adesso hai paura di chi ti ha appena salvato?» continuò a prenderlo in giro Eric, gli cinse la vita con un braccio e lo avvicinò.
«Lasciami, ci sono dei clienti. Inoltre, ti ricordo che Becky o Dwight potrebbero arrivare in ogni momento.»
«A me non interessa degli altri. Anzi, mi piacerebbero che la smettessero di avvicinarti.»
«Sul serio, lasciami andare.»
«No» si rifiutò il barista.
Timothy sbuffò, incrociò le mani dietro il collo dell'altro e lo avvicinò al suo viso. Gli diede un bacio e poi quando l'altro stava per ricambiare, gli morse il labbro.
«Così impari» affermò liberandosi dalla sua stretta «Vado a cercare diecimila scarabei, così ti mangeranno fino alla cartilagine!» Timothy uscì pestando i piedi, senza accorgersi che il barista stava sorridendo divertito.
Punzecchiarlo era davvero troppo divertente.




NdA:
Buonasera a tutti!!^^

una piccola precisazione: la questione che gli scarabei rappresentavano la resurrezione nell'antico Egitto è qualcosa che ricordo dai tempi lontani in cui andavo a scuola, sempre ammesso che la mia memoria non mi stia giocando un brutto tiro, in quel caso chiedo perdono per aver scritto una cosa delirante! XD
Prompt usato: 38. "Prima sbarazzati di quelle cosa, grazie!"
Incredibile, sono arrivata alla pubblicazione dell'ultimo capitolo di questa raccolta, stento a crederci!
Ci tengo a ringraziare di cuore alessandroago_94, Kim WinterNight e Soul Mancini per i loro commenti che mi hanno fatto compagnia durante quest'avventura. Ovviamente ringrazio tantissimo anche tutti i lettori silenziosi, grazie davvero per aver seguito questa raccolta! <3

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