Le Cronache di Arcadia: La Storia di Lien Hua

di Takehiko
(/viewuser.php?uid=1162898)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Lien Hua ha vissuto una vita normale, ha atteso una scuola normale, ha trovato un lavoro normale ed ha avuto una famiglia normale.

Si è sposata alla normale età di 25 anni ed ha avuto un figlio stupendo subito dopo.

Ma divorziò con suo marito dopo neanche 3 anni perché non c’era più quella fiamma che ardeva nei loro cuori. La custodia di suo figlio cadde su di lei e ne era molto felice.

Erano davvero inseparabili, Lien Hua adorava suo figlio più di ogni altra cosa perché era l’unico orgoglio che la staccava da una vita normale.
Ma allora perché tutto questo doveva accadere a lei?

È la domanda che si pose Lien Hua quando vide che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Lien Tian, questo era il nome di suo figlio, ad appena 8 anni la stava per lasciare per una malattia gravissima. Lien Hua quel fatidico 23 dicembre 2023 pianse così tanto da restare senza voce, il suo angelo l'ha lasciata per andare in paradiso.

Dopo il funerale di suo figlio, ora che non era più mamma non sapeva più che cosa fare essendo completamente sola.

Ritornata a casa, sentì che le sembrava più cupa e spenta del solito. Era buia e silenziosa.

La ragazza cadde sulle sue ginocchia e si mise a piangere con quelle poche lacrime che gli erano rimaste. Oramai aveva perso tutto, non c’era più nessuno che la aspettava dopo una faticosa giornata di lavoro, non c’era più nessuno con cui poteva parlare la sera durante una abbondante cena, non c’era più nessuno.

Lien Hua oramai era sfinita, quella notte nel suo letto non dormì perché tormentata dai ricordi suo figlio Lien Tian che oramai non c’era più.

Passati due anni, oramai 35 enne, la depressione fu la sua unica compagna. Finché non ritrovò un foglietto lasciatogli da suo figlio Lien Tian con scritto sopra di non preoccuparsi quando se ne andrà.

Si rese conto che non poteva andare avanti così, per combattere e scacciare la noia e il vuoto che si stavano annidando nel suo cuore iniziò a leggere ogni cosa gli capitasse sottomano, dalle light novels ai libri di fantasia o fantascienza.

La ragazza si appassionava talmente tanto a leggere libri con protagonisti persone che riconquistavano le loro vite, che si domandava: ‘se fosse stata forte quanto loro, forse avrebbe potuto salvare la vita di suo figlio?’ Domande che si scacciava dalla mente quando ricordava che erano finzioni nate dalla penna di uno scrittore.

Un giorno, mentre Lien Hua attraversava la strada tornando da lavoro, il suo cellulare squillò. Raggiungendo velocemente il marciapiede accettò la chiamata.

Il nome sullo schermo era di Hua Meng, sua collega di lavoro nonché sua migliore amica.

La sua voce disse entusiasta

“Ehy Hua Hua, che stai facendo? Perché non esci con me per una bevuta?”

Lien Hua rispose

“Certo Meng Meng, al solito posto?”

Hua Meng rispose affermativamente chiudendo la chiamata, Lien Hua ripose il cellulare e si incamminò al luogo prestabilito, un bar sconosciuto in qualche vicolo cieco della loro città.

Hua Meng e Lien Hua si conobbero quando quest’ultima era ancora sposata, si incontrarono all’ufficio di collocamento della loro attuale compagnia, non si sa perché, forse per l’ansia e il nervoso, iniziarono a parlarsi per scaricare un po’ di questa tensione tra di loro essendo le uniche donne  lì, iniziarono subito ad andare d’accordo ed anche se Hua Meng aveva richiesto per un compartimento diverso da quello di Lien Hua, si ritrovarono magicamente nello stesso e così continuarono ad uscire insieme essendosi trovate bene l’una con l’altra. Dopo la notizia del divorzio e subito dopo della morte del figlio, si strinse ancora di più il legame tra di loro.

Appena arrivata Lien Hua notò subito la sua amica Hua Meng davanti al loro solito bar. Meng era vestita con un cappotto lungo beige e pantaloni color grigio, pur avevano la stessa età sembrava più grande di Lien Hua. Quest’ultima alzò la mano e inizio a muoverla per farsi notare, infatti dopo pochi secondi Hua Meng la notò e corse nella sua direzione.

“Ehy Hua Hua mi sei mancata tantissimo, come stai?”

Lien Hua la guardò perplessa

“Ma ci siamo viste neanche 5 minuti fa”

Poi sorrise e aggiunse

“Dai andiamo che sto morendo di freddo qua fuori, ti ricordo che oggi è il 23 di novembre, e neanche qualche giorno fa c’è stata una bufera di neve”

Hua Meng con il broncio accompagnò Lien Hua all’ingresso del locale. Sopra l’insegna formata da un asse di legno mezzo marcia recava la scritta ‘La Tana Dell’Ubriaco’, nome molto simpatico e azzeccato avendo gli alcolici più buoni della città.

Il bar era abbastanza piccolo con poco più di 3 tavoli oltre al bancone, al suo interno c’erano molti quadri con raffigurate le varie foto del proprietario con personaggi famosi. In quel momento non c’era nessuno, davanti al bancone erano presenti 4 posti a sedere con degli sgabelli di ferro con la parte sopra di pelle color rosso acceso, le luci nel locale erano molto fioche e calde creando un’atmosfera rilassante.

Appena entrate il proprietario del locale le invitò a sedere al bancone.

Appena accomodate l’oste, di nome Huang Yao, disse

“Oggi è una giornata da lupi! Vi vedo infreddolite, qua ci vuole un Máotái, ma quello della casa ah!”

Le ragazze si misero a ridere, e Hua Meng rispose

“Vecchio Yao sei sempre il solito, mi chiedo ancora come tua moglie ti abbia lasciato”

L’uomo fece una faccia perplessa e disse

“Non ne ho idea, mi sono svegliato una mattina e quella vecchia scorbutica non c’era più. Che magie che fa l’alcool!”

E con una grassa risata riempì due bicchieri, svuotati subito in un sol sorso.

Così passò la serata tra risate e sorrisi e in quel momento Lien Hua dimenticò tutte le sue preoccupazioni, e tutti i suoi problemi. Per una sera si sentì viva.

La serata finì, Le due amiche si salutarono e Lien Hua, visibilmente ubriaca, tornò verso casa.
Non si accorse, mentre attraversava la strada, che il semaforo era completamente spento.

Accadde tutto in brevi istanti. Lien Hua scese dal marciapiede nell’esatto istante in cui giunse da lontano un’auto bianca a velocità sostenuta. Non era chiaro se fosse un’auto sportiva o una monovolume.

A metà percorso la ragazza si trovò i due fari della vettura addosso, sembrava non ci fosse più nulla da fare.

Ma inaspettatamente l’auto sterzò sfiorandole i piedi, e andando a centrare in pieno il semaforo.

La scossa di adrenalina fece sparire in un colpo la sbronza che aveva addosso Lien Hua.

Si guardò attorno e vide l’auto fumante e mezza distrutta contro il palo del semaforo. Ora era chiaro si notava che era un Suv, un modello non troppo recente. Le uniche cose che si notavano bene erano i cerchioni insolitamente lucidi, un adesivo appiccicato vicino alla targa rappresentante il logo di una squadra di calcio famosa.  Incredibilmente, pur essendo ammaccata e accartocciata in diversi punti, aveva il lunotto posteriore integro.

Venne colta da un misto di tremore e ridarella, pensando a quanto sia stata fortunata.

Non si accorse però dell’ombra che incombeva su di lei e che si allargava sempre più. Un rumore metallico le fece alzare lo sguardo.

Il semaforo, danneggiato dal forte impatto, stava crollando su di lei. Tutto diventò buio.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quando Lien Hua si risvegliò si ritrovò completamente avvolta dalle tenebre.

Cercò di muovere i suoi arti e riusciva a malapena, era in uno spazio molto stretto.

Ad ogni tentativo di movimento, le memorie di quella sera gli rivennero in mente e inizio a capire la situazione.

Lien Hua inizio subito ad impanicarsi. Non poteva crederci, quella era stata una serata tranquillissima come tante altre e ora si ritrova qui dentro questo spazio e buio. ‘M-ma dove mi trovo?’

‘Ma sto sognando? Appena mi risveglierò tutto ritornerà alla normalità’

Le stava tornando alla mente ciò che accadde quella sera: aveva sentito il fruscio dell’aria quando la macchina bianca l’aveva sfiorata, aveva sentito il rumore del botto del mezzo contro il semaforo, e nitidamente ricordava il semaforo che si avvicinava a lei e dopo tutto buio.

“Allora… sono morta! ma perché proprio io?!” Lien Hua disperata inizio a piangere, però sentiva che non usciva alcuna lacrima, c’era qualcosa che non le consentiva di piangere.

Dopo un po' si accorse che lo spazio stretto in cui si ritrovava era completamente pieno di un liquido viscido e strano, nel quale stranamente lei non affogava.

A Lien Hua balenò un’idea che rasentava l’impossibile. Rifletté su dove si trovava e più valutava la situazione, più era calma.

Le faceva strano pensare che aveva ancora tante da fare nella vita, ma il destino a volte è beffardo. Lien Hua ancora non ci poteva credere a quello che era successo, però tutti i dettagli dimostravano che lei era ed ora era inspiegabilmente dentro un grembo materno.

Oltre al fatto che non poteva muoversi dato l’assenza di spazio, il buio attorno a sé era dato dal fatto che era come cieca, e anche la parola le mancava se provava ad aprire bocca.

C’era solo un senso nel pieno delle sue funzioni: l’udito. Anche se non sentiva suoni distinti, percepiva delle vibrazioni e nello specifico sentiva un suono continuo, scandito e regolare.

Era un cuore. Ma non era il suo, era di qualcun altro molto vicino a lei, oltre che molto più forte, ‘Allora sono davvero in un grembo… sono tornata bambina!’ Lien Hua si domandò se fosse rinata a una nuova vita o se era nel corpo di un altro essere vivente. Tutti questi pensieri la intristivano.

Lien Hua era allibita di questa situazione estremamente straordinaria. Aveva sentito parlare della reincarnazione nelle innumerevoli light novel lette oltre alle tante informazioni sulla cultura orientale. Ciò che pensava fosse solo una fantasia o una leggenda ora era vera, stava succedendo a lei.

Il tempo passava, i giorni passavano e Lien Hua accettava sempre di più questa sua nuova condizione. Il passato diventava sempre più un ricordo lontano, anche se molte cose sarebbero rimaste indelebili nella sua memoria. Ora il suo desiderio più forte era sapere cosa sarebbe successo, e soprattutto quando.

Durante la gravidanza della sua nuova madre, Lien Hua si risvegliò parecchie volte sentendo che il rumore del cuore di sua madre diventava irregolare e più forte del normale, chiedendosi il perché, ma essendo che non poteva fare niente nella situazione che si ritrovava, ritornava nello stato di sonno precedente senza tante preoccupazioni.

In un momento imprecisato della gravidanza, Lien Hua si risvegliò dal sonno che stava facendo per un sussulto. Si sentiva poi come scivolare, lo spazio fino a quel momento così angusto ebbe una sorta di via d’uscita. Anche se cercava di porre resistenza non riusciva a fermare questo movimento.

Nel mondo di Arcadia, sull’unico supercontinente Eltanin, nel vasto Impero Foehn popolato dagli esseri umani, nella provincia Feros, nella città di Nura in una piccola stanza nella parte povera della città stava accadendo un miracolo, la nascita di un bambino. La donna, che sembrava avere sui 30-35 anni, era sdraiata su un letto fatto di paglia. Era completamente zuppa di sudore, affaticata nel parto poiché sembrava che il bambino si ribellasse nel voler nascere. Urlando la donna imprecò: “Ma perché stai facendo così il difficile?! Non solo sei la progenie di quell’ingrato, ma ora mi stai pure facendo soffrire?!”.

Stava parlando del signore della città, un vile donnaiolo senza scrupoli che desiderava sempre le donne più belle, e pur di averle non si fermava di fronte a niente e nessuno.  La donna era una delle tante vittime, anche lei non poté opporsi ai voleri dell’uomo, ed ora stava dando alla luce suo figlio, dopo 9 lunghi e strazianti mesi.  La gravidanza fu un peso ma anche una salvezza, poiché solo il più forte poteva sopravvivere, se pur dovendo sottostare a determinati ordini.

La donna si sentiva stremata, ma doveva far nascere questa creatura. Alzò gli occhi al soffitto e si concentrò.

Se fosse passato qualcuno nei dintorni di quella catapecchia, avrebbe notato l’improvvisa luce intensissima che riempì la stanza dove si trovava la donna. Nessun rumore strano, niente di anomalo, solo questa luce che si vedeva dalle finestre.

Solo dopo pochi secondi che questa luce intensa era apparsa, la catapecchia iniziò a tremare facendo cadere dei piccoli ciottoli dalle mura oramai vecchie e deboli e creando delle crepe sopra di esse per colpa del tremore così forte.

Lien Hua sentì una forza incredibile trascinarla verso il basso, e più scendeva e più le tenebre si diradavano. Sentiva anche un qualcosa che non percepiva da tanto, ossigeno. Capì che stava per nascere.

In quel momento Lien Hua nacque a nuova vita nel mondo di Arcadia.

Nei primi istanti di vita, Lien Hua aprì gli occhi. Il mondo intorno a sé le appariva offuscato, anche se intuiva a grandi linee cosa la circondava. Prima di posare lo sguardo sul volto della sua nuova madre, le parve di vedere per un brevissimo istante un qualcosa di luminoso, come una specie di anello. Ma ciò che la lasciò stupita era la bellezza quasi disturbante della madre.

Capelli dorati come il sole e lisci come la seta, occhi di un rosso acceso come una fiamma ardente ed un viso minuto con delle labbra piccole e di color rosa pallido. Il tutto si completava come un dipinto di alta classe. E quindi Lien Hua si domandò, se anche il suo sorriso fosse straordinariamente bello, ma non poté giudicarlo perché notò che la donna non stava sorridendo.

La neo-madre di Lien Hua appena vide che il nascituro era una bambina, fece una smorfia di disgusto e senza neanche un po' di amore in quegli occhi ardenti si alzò senza problemi, come se la fatica di prima non ci fosse mai stata, strappò un pezzo del suo abito, l’avvolse intorno alla neonata e si incamminò fuori dalla stanza.

Lien Hua non aveva idea di dove stessero andando, però vide ciò che prima le sembrava solo una visione. Due anelli di luce molto brillanti erano dietro di loro, a mezz’aria, che le seguivano. Il loro movimento era simile a due lune che orbitavano attorno a un pianeta.

Per la prima volta la donna fece un sorriso alla bambina quando vide che i suoi occhietti non smettevano di osservarla. Ma al pensiero che quella creatura fosse sangue di quell’uomo spregevole le spense il sorriso dal volto. Il suo animo di madre, però, la spinse a darle un nome.

“Ti chiamerò Lien Hua, perché anche se sei figlia di un mostro hai il diritto di avere un nome.”

Essendo una lingua completamente sconosciuta rispetto alla sua, Lien Hua intuì soltanto il suo nome, e di come sorprendentemente era lo stesso della sua vita precedente.

Giunti all’esterno delle mura cittadine, la donna iniziò a correre senza guardarsi in dietro, e senza mai fermarsi finché non giunse davanti a un arco di legno posto ai piedi di una montagna altissima, coperta di neve. Dietro l’arco iniziava una scalinata che portava fino a una zona lungo il fianco della montagna.

La donna osservò la targa posta sopra l’arco color ghiaccio, su di essa vi era scritta con dei ricami dorati la frase ‘Setta del Loto Fluente’.
Dopo che lesse il nome sulla lastra la donna non esitò e lasciò la sua bambina davanti all’arco gigantesco, con una mano toccò l’arco per annunciare la sua presenza e senza indugi si allontanò scappando, senza guardare in dietro, lasciando Lien Hua lì da sola.

Lien Hua, che si era addormentata con il ciondolio della corsa di prima, non si accorse che la sua nuova bellissima madre, l’abbandonò, lasciandola in questo mondo così crudele e sconosciuto da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Passarono pochi minuti da quando la donna sfiorò l'arco per fuggire via, ed ecco discendere dalla lunga scalinata una figura. Un giovane, avrà avuto non più di 25 anni di età, scendeva i gradini a uno a uno, lentamente. Risaltava rispetto le rocce scure della montagna per il suo abito, una lunga tunica bianca come la neve, avvolto da una cinta anch'essa bianca con ricami in oro. Sul petto spiccava un fiore di loto dorato. Egli era un discepolo della Setta del Loto Fluente.

Osservò con curiosità quel piccolo fagotto fatto di stracci, aveva notato che si muoveva.

Spostati i lembi di quei tessuti, trasalì. Mai si sarebbe aspettato che ci fosse un bambino, non era mai successo prima. Si accorse che si trattava di una femminuccia, la ricoprì alla buona e la prese tra le sue braccia e, voltatosi, risalì la scala da cui era arrivato.

Mentre il giovane muoveva passo dopo passo sulla lunga scalinata, Lien Hua si risvegliò dal suo sonno, notando dei movimenti attorno a sè. Alzato lo sguardo e sbirciando tra le pieghe dei tessuti in cui era avvolta, trasalì non appena si accorse che laddove pensava ci fosse il volto bellissimo di sua madre, vi era quello di un uomo. Provò a chiudere e riaprire gli occhi, pensando che stesse sognando, ma quel viso dai lineamenti maschili ma delicati, sormontato da una chioma di capelli neri come la pece e gli occhi di un blu intenso, era sempre lì.

Venne colta da un misto di emozioni. L'essere appena venuta al mondo, l'aver perso di vista sua madre, il trovarsi tra le braccia di uno sconosciuto, tutto questo le faceva venire voglia di scoppiare a piangere. Ma l'istinto di voler urlare la sua disperazione era per quei motivi? Forse, ma il brontolio del suo piccolo stomaco era il chiaro segnale che aveva un solo bisogno al momento: mangiare.

Ed ecco riecheggiare su tutto il fianco della montagna il grido di pianto disperato di quella creatura. Vi era forse vergogna nel dimostrare i propri bisogni con un gesto tanto arcaico quanto infantile del piangere senza ritegno? Assolutamente no. D'altronde, pensò Lien Hua, in che altro modo avrebbe potuto comunicare con gli altri essendo un essere umano da poche ore?

Il giovane rimase spiazzato nel sentire piangere la bambina, non aveva previsto una cosa simile. A dire il vero, non gli era mai successo di dover pensare a un neonato. Accelerando il passo, cercò di calmarla cullandola e passandole delicatamente un dito sul viso.

Lien Hua apprezzò che lo sconosciuto si fosse mobilitato appena la sentì piangere, ma capì che non aveva la più pallida idea di cosa dovesse fare. ‘Sarà una giornata molto lunga...’ pensò tra sè e sè.

Vedendo che il pianto della bimba non diminuiva, il giovane intuì che probabilmente erano lacrime di appetito. Si diede dello stupido a non aver ipotizzato prima questa eventualità. Ma senza scoraggiarsi, sfregò il suo anulare destro dove presentava un anello nero. Soddisfatto, fece apparire fuori una piccola pillola, sembrava dal colore una caramella al cioccolato, anche se il profumo era molto più intenso e invitante. "Tieni piccola, con questa la fame ti passerà, è più nutriente del latte materno." disse, e allungò le dita verso di lei.

Lien Hua non capì bene di cosa si trattasse, ma il profumo sprigionato da quella piccola cosa la attirò. Senza pensarci troppo, aprì la bocca, e appena fu a contatto con la lingua, la pillola si sciolse all'istante, scese giù fino allo stomaco e in pochi attimi si sentì sazia e in forze.

La piccola rimase sorpresa dalla potenza di quella piccola pillola. Pensò alla sua vecchia vita, a quante volte la fame la colse, ma non ci fu mai nulla che la saziò così velocemente. Mentre si perdeva in questi pensieri, venne colta da un'altra sensazione, una conseguenza logica all'appagamento della sua fame. Quando iniziò a pensare di quanto avesse sonno, chiuse gli occhi e si addormentò quasi immediatamente.

Finendo il pianto e vedendo la testa ciondoloni in preda ad un sonno sereno, il ragazzo sorrise soddisfatto. Se Lien Hua non si fosse addormentata, avrebbe notato che la scalinata era giunta al termine. Il giovane arrivò alla sua meta, un grande edificio con una architettura simile ai templi cinesi di epoca antica. Il grandissimo portone sulla facciata era aperto giusto quel tanto per far passare una persona. Avvicinatosi all'ingresso, le due guardie alte e statuarie ai suoi lati si inchinarono dicendo all'unisono: "bentornato, grande fratello marziale!".

Con un lieve cenno del capo, l'uomo ricambiò il saluto. Oltrepassato il portone, venne avvolto da un ambiente assai diverso rispetto l'esterno. Vi fu calore, c'era nell'aria un buon profumo, e a respirare a pieni polmoni vi era un senso di purezza unico. La luce che filtrava dai vari punti della setta, si notavano degli strani filamenti azzurri. Era energia spirituale materializzata.

Una volta sole, le due guardie all'esterno si guardarono in modo interrogativo. Avevano ben visto, tra le braccia del grande fratello marziale c'era un neonato.

Anche se con le loro armature eleganti e scintillanti e le loro armi alla mano, anche persone ferme e pronte a tutte come delle guardie rimangono interdette di fronte a gesti inumani, come quello di abbandonare un neonato al suo destino. Non era la prima volta che qualcuno della setta trovava un orfanello per portarlo all’interno, non capitava da molto tempo. Ma ogni volta era un trauma, pensare che non vi era pietà neanche di fronte a un essere indifeso come un nascituro. Scacciato quel pensiero, le guardie si ricomposero e tornarono al loro compito.

Superato il portone, il giovane si diresse verso un altro edificio interno. Una volta raggiunto, si trovò di fronte a due banconi, dove stavano seduti dei discepoli intenti a fare dei lavori. Arrivato davanti al bancone di sinistra, vide che il discepolo di fronte a lui aveva una tunica simile alla sua, anch'essa bianca, ma i ricami erano di colore azzurro. Questo denotava il rango diverso tra loro.

Il discepolo, essendo di grado minore, scattò in piedi, si inchinò in avanti e disse: "Questo discepolo saluta il grande fratello marziale!". Annuendo, gli rispose che poteva sedersi, dopodichè aggiunse: "Volevo annunciare che ho trovato all'ingresso della nostra zona un altro neonato, e che l'ho portato qui.".

Il discepolo comprese la situazione, abbassando lo sguardo pensò all'ennesimo atto di abbandono e cercando tra le varie scartoffie di fronte a lui, prese e consegnò al ragazzo una tavoletta con sopra scritto "Stanza 137" e un biglietto con un permesso di custodia per la neonata. Passato all'altro bancone e scambiati i consueti saluti con l'altro discepolo, il giovane consegnò tavoletta e biglietto, dopodichè si diresse verso l'uscita dell'edificio, svoltando poi verso destra. Vi era un arco di legno rosso, con sopra una scritta: "Abitazioni".

Salendo un'altra scalinata, il giovane raggiunse una zona formata da diverse abitazioni uguali tra loro, abbellite da file di alberi. Camminò davanti ad ogni casa, finchè non giunse a quella con il numero 137. Aprì la porta, ed entrò nell'unico ambiente presente. Sul fianco destro c'era il letto, in mezzo alla stanza un tappeto da coltivazione e sulla parte sinistra una scrivania con una sedia. Sul fondo, una porta finestra che si affacciava su un piccolo cortile, esattamente come avevano tutte le altre abitazioni.

Il compito del ragazzo giunse al termine appena mise la piccola sul letto, voltandosi e uscendo dalla casa. Sarebbe giunto, infatti, un custode, come richiesto dal biglietto ricevuto prima al bancone, che si sarebbe preso cura della bambina il tempo necessario per insegnarle le cose più importanti man mano che sarebbe cresciuta.

E così, il fiume del tempo fece il suo regolare percorso, e ben presto passarono 7 anni.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3938822