Il primo incubo di Steven

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


(La storia è ambientata molto prima della serie. Volevo pubblicarla a Halloween, ma poi ho deciso di dividerla in due parti. E' ispirata a un incubo a tema Steven Universe avuto alcune settimane fa. La seconda parte sarà pubblicata il 31 ottobre. Buona lettura a tutti!)

Era notte fonda. La luna non si vedeva.
Era nella sua fase “nera”, detta anche “novilunio”, come accadeva ogni mese. Significava che si frapponeva tra il sole e la terra, rendendosi invisibile a chi non era in grado di scrutare il cielo per ritrovare il suo contorno.
Perla invece, seduta sulla spiaggia, l’aveva appena individuata.
Le sarebbe piaciuto andare sulla luna, un giorno.
Sapeva che sarebbe stata una visita rischiosa e senza scopo: il terreno polveroso e privo di vita del satellite non avrebbe mai permesso nulla di più di una visita panoramica.
Eppure, da che era scesa sulla terra, Perla aveva sempre ammirato la luna. Forse ancora più di Rosa.
A Rosa piaceva la vita: gli animali, le piante, i loro cicli così imprevedibili…
La luna invece, con la sua luce candida, la sua forma praticamente precisa (almeno finchè vista da lontano), la cadenza regolare con la quale diventava ora piena, ora nera, ora crescente, ora decrescente, aveva da sempre attirato Perla, molto più di tutto il resto.
Anche Rosa, tuttavia, aveva saputo apprezzare il satellite terrestre, in quanto fattore fondamentale della vita sul pianeta.
E una sera aveva paragonato la stessa Perla alla luna.
Sedute sulla spiaggia, ad ammirare il satellite (che quella notte era luminoso) le due gemme avevano condiviso uno degli ultimi momenti che Rosa avrebbe passato sulla terra.
Steven stava per nascere e Perla sapeva che, con la sua venuta, avrebbe dovuto dirle addio.
“Tu sei come la luna, Perla.” Le aveva detto Rosa “Se hai qualcuno che ti da la spinta giusta, ti illumini, come la luna si illumina alla luce del sole. Quando però ti senti sola, o vuoi stare sola, ti oscuri. E solo chi ti conosce bene può vederti per quello che sei veramente. Un tempo, sul pianeta delle gemme, avrebbe avuto senso per te nasconderti nel momento della solitudine. Ma ora è diverso. Ora devi avere la forza di trovare la tua luce. Di essere luminosa da sola…”
Perla sentì una lacrima scivolarle lungo la guancia e l’asciugò con il dorso della mano.
Ricordare Rosa diventava ogni giorno più difficile. Gli umani dicevano che il tempo guariva le ferite. Ma per lei non era così.
“Forse è perché Steven inizia a fare domande. Non so ancora per quanto potrò proteggere tutti i segreti che Rosa mi ha affidato. Forse per noi gemme è semplicemente tutto il contrario: il tempo allarga le crepe invece di chiuderle. Oppure… Beh non importa.”
Si alzò per rientrare in casa.
Dormiva poco.
Non si era abituata mai al concetto di “dormire” della terra. E in quei giorni che Steven iniziava a chiedere, a muoversi sempre di più da solo, a crescere, la tensione l’aveva decisamente portata verso l’insonnia.
Come faceva spesso nelle notti senza sonno, salì fino in camera di Steven.
Aveva preso l’abitudine di guardarlo la notte mentre dormiva.
Nel sonno, sembrava proprio Rosa: era calmo, silenzioso (anche se qualche volta russava), sembrava in pace con se stesso e con il mondo.
Una cosa che Perla aveva sempre riconosciuto a Rosa. E anche invidiato a volte.
Si sedette sul bordo del letto e osservò Steven.
Capì subito che quella notte qualcosa non andava.
Steven era steso su un fianco, ma il suo corpo appariva teso e rigido. Aveva la bocca chiusa e contratta in una strana smorfia. Perla udì chiaramente un suono di denti che battevano, cosa che accadeva agli umani quando avevano freddo.
Immediatamente Perla controllò la temperatura della stanza.
Non faceva freddo.
“Che abbia qualche malanno? Se non sbaglio tra le malattie umane che danno brividi di freddo c’è l’influenza, che è il malanno più comune e Steven lo ha avuto anche da piccolo. Ma se fosse qualcosa di peggio?”
I pugni di Steven si strinsero convulsamente.
Perla iniziò seriamente a spaventarsi.
“Sente dolore? Ha mal di pancia? Perché non si sveglia?”
Dopo alcuni minuti di esitazione, vedendo che Steven non si svegliava e che il tremore aumentava, decise di svegliarlo lei stessa.
Allungò la mano e la poggiò sul braccio.
La reazione fu immediata: Steven scattò seduto sul letto lanciando un urlo spaventoso. Un suono assordante e devastante che portò Perla a indietreggiare e tapparsi le orecchie.
Steven urlò a lungo. Si fermò solo quando finì il fiato e fu costretto a respirare.
I suoi occhi erano spalancati e pieni di lacrime mentre si rannicchiava stringendosi le ginocchia al petto.
Perla, immobile, osservò la scena terrorizzata. Si avvicinò piano, Steven si accorse di lei e praticamente le saltò addosso piangendo a dirotto.
“Oh Perla! È stato orribile!!!”
Perla ricambiò l’abbraccio.
“Cosa è successo Steven? Ti senti male?” la gemma si rese conto che la sua voce tremava mentre poneva al ragazzo la domanda.
Steven la guardò con gli occhi gonfi di pianto.
“No… O almeno credo… Io… Io ho fatto un sogno… Un sogno molto brutto…”
“Se hai fatto un sogno brutto… allora si chiama ‘Incubo’ Steven.”
In quel momento Perla si rese conto che Steven non aveva mai avuto degli incubi prima di allora. Al contrario di molti bambini. Lo stesso Greg era rimasto sorpreso dal fatto di avere un figlio che dormiva così bene di notte.
Era il suo primo incubo.
Forse il segno che qualcosa stava effettivamente cambiando.

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Greg non c’era. E neanche le altre gemme.
Perla di solito non gli permetteva gli spuntini notturni quando restavano soli. Ma quella sera fece un’eccezione. Steven prese il latte caldo ma volle anche un gelato. Un Cookie Cat.
E Perla non potè dirgli di no.
“Quando stai meglio puoi raccontarmi tutto ok?” disse Perla.
“Non so se ti piacerà…” mormorò Steven tra un morso e l’altro.
“Non devi preoccuparti Steven: a volte bisogna dire anche cose che possono non piacere.” Rispose Perla. Poi abbassò lo sguardo. Quando sarebbe venuto il suo turno di rivelare (a Steven e alle altre gemme) tutta la verità su Rosa, ci sarebbe riuscita? O c’era qualche speranza che quel giorno non sarebbe mai arrivato?
“Era un sogno che riguardava te.” Confessò il bambino appena finito il gelato.
Perla sussultò.
“Me?”
“Sì. Ma come ti ho detto non era bello.”
Perla attese, ma vedendo che Steven non parlava, andò a sedersi vicino a lui e gli mise una mano sulla spalla.
“Non preoccuparti Steven. I sogni sono espressioni dell’inconscio che cerca di catalogare ricordi e emozioni nella mente di chi li fa. Alla fine sono solo espressioni di paure e desideri che a volte non sappiamo neanche di avere. Ma ti assicuro che non c’è niente per cui sentirsi in colpa.”
Steven fece un profondo respiro. Era chiaramente scosso e non riusciva a guardarla negli occhi.
“Ho sognato che ero in un posto strano. Una specie di castello. Ma non come quello dei libri che leggiamo assieme; anzi sembrava a metà tra un castello e un’astronave. Era vuoto e io camminavo… cercavo te. Non so perché, ma cercavo te. Ad un certo punto, tutto è diventato buio, si è accesa solo una luce. E ti ho vista, eri tu sotto quel faro, ma eri immobile. Come una statua.”
Il piccolo Steven cominciò a tremare.
“Mi sono avvicinato e ti ho toccata. Eri fatta di cera.”
Tremò sempre più forte.
“Poi ho sentito un rumore e mi sono nascosto. E a quel punto è comparsa… una specie di gigante donna…. Non lo so, era alta bianca e piena di spigoli e aveva un ghigno orribile.”
Perla sussultò. Non potè farne a meno. Era una descrizione molto approssimativa, ma si trattava evidentemente di Diamante Bianco. Ma come faceva Steven ad aver sognato Diamante Bianco se non l’aveva mai vista?
“Si avvicinava a te, ti prendeva un braccio e…” Steven tremò ancora più forte “Lo tirava via. E la cera si lacerava e sentivo un urlo e dai tuoi occhi scendeva una lacrima…. Perché tu eri una statua… che sentiva tutto.”
“Una statua cosciente…” mormorò Perla.
“Esatto! E continuava così finchè non ti faceva tutta a pezzi!”
Steven sembrò sul punto di scoppiare a piangere, ma Perla lo abbracciò forte.
“Calmo Steven, non preoccuparti. È stato un sogno molto brutto ma una cosa del genere non accadrà mai: noi gemme non possiamo essere trasformate in statue di cera; io sono una gemma forte, so combattere; e ci sono anche Garnet e Ametista a proteggerci; e il gigante bianco che hai sognato…” si interruppe.
“Eh?” domandò Steven curioso.
Perla lo strinse ancora più forte: “Era solo parte del sogno. Non c’è adesso. Adesso ci siamo solo io e te, e i Cookie Cat. Ti piacerebbe averne un altro?”
Dopo un istante di esitazione, Steven disse di sì.
Il secondo se lo godette di più. Si era calmato.
“Va meglio Steven?”
“Sì. Credo di sì.”
“Bene! Vuoi che giochiamo a qualcosa? Vuoi fare una passeggiata sulla spiaggia? O posso leggerti un libro?”
“No Perla, grazie. Ma in realtà, ho voglia di tornare a dormire.” Disse Steven sbadigliando “Spero di non avere più brutti sogni stanotte.”
“Sono sicura di no.” Disse Perla. Lo riaccompagnò a letto e gli rimboccò le coperte.
“Buonanotte Steven.”
“Perla?”
“Sì?”
“Grazie….”
Perla arrossì.
“Non c’è di che Steven.” Mormorò la gemma andandosene.
 
“Mi dimentico sempre che Steven è per metà gemma. I suoi sogni non sono come quelli umani. Alcuni dei ricordi di Rosa, e forse anche parte delle sue emozioni, potrebbero essere dentro di lui. Così come i poteri che deve ancora scoprire e esprimere…”
Perla si sedette nuovamente nella sabbia.
“Rosa aveva paura per tutte noi. Ma soprattutto per me. Aveva paura di cosa avrebbe potuto farmi Diamante Bianco dopo avermi presa. Le punizioni per le gemme che tradiscono sono… tremende… ma da quanto ne so, Diamante Bianco era ‘il punitore più temuto’. Di sicuro, però, non può arrivare a trasformarci in cera.”
Osservò di nuovo la luna scura nel cielo. Sospirò profondamente.
“Forse… Forse avremo fortuna. Non tornerà nessuno a perseguitarci dal Pianeta Natale. O comunque nessuno del calibro di Diamante Bianco. Forse ormai la storia della nostra ribellione è solo un pallido ricordo, una macchia da nascondere… Vorrei che Steven fosse felice. Vorrei che non vivesse quello che abbiamo vissuto noi.”
Perla sentì una lacrima scenderle nuovamente sul visto.
Proiettò davanti a se la figura di Rosa. L’ologramma si voltò e le sorrise.
“Oh Rosa… Spero di non deluderti…” mormorò Perla.
“PERLA!”
Perla sussultò: era la voce di Ametista.
Fece sparire l’ologramma.
Garnet e Ametista le vennero incontro.
“Perla alla fine non era nulla, falso allarme. Niente gemme o mostri invadenti, solo un’ordinaria esplosione vulcanica.” Spiegò Ametista.
Erano state via proprio per un’attività sottomarina sospetta individuata da Garnet.
Questa confermò quanto detto da Ametista. Poi domandò: “Qualcosa non va Perla?”
Perla sospirò. Sapeva che non poteva nascondere quanto accaduto. Raccontò di Steven, del suo primo incubo e del fatto che vi aveva visto Diamante Bianco.
Le due gemme reagirono in modi molto diversi. Garnet non mostrò sorpresa, ma dichiarò: “Steven sta diventando grande. Presto dovremo insegnargli molto di più che leggere e scrivere. Non possiamo più escluderlo dalle cronache del nostro mondo.”
Ametista invece arrossì violentemente se strusciò i piedi nella sabbia.
“Beh, certo però che un incubo così è proprio strano….” Mormorò.
Perla l’osservò attentamente e all’improvviso, nella sua ordinata mente, un ricordo fece capolino e accese una piccola lampadina.
“Ametista, in che giorno siete andati tu e Steven al cinema a vedere il film ‘Catty dog’?”
Ametista non rispose subito. Né la guardò negli occhi quando lo fece: “Il 31 ottobre.”
“Sì. E se non sbaglio è Halloween.”
“Sì.”
“E mi ricordo che Steven diceva sempre che voleva vedere ‘La regina di cera’ ad Halloween.”
“Sì… in effetti sì.”
“Una cosa che, avevamo detto non si poteva fare. Perché era un film inadatto all’età di Steven.”
Ametistà arrossì ancora di più.
Poi iniziò a correre.
“AMETISTA! TORNA QUI! MI DEVI UNA SPIEGAZIONE!” Urlò Perla inseguendola.
Garnet le osservò sorridendo.
 
FINE


(Nel mio incubo ad essere "fatta a pezzi" era la gemma Lapislazzuli. Ho trasformato l'incubo in questa storia per "sfogarlo", ma ho voluto dargli comunque un finale divertente. Buon Halloween a tutti!)

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