The Mandalorian and The Corellian

di Evola Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** La ricerca ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 6: *** Discussioni ***
Capitolo 7: *** Confronti ***
Capitolo 8: *** Nuove scoperte e vecchi ricordi ***
Capitolo 9: *** La conclusione di una lunga giornata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
AND THE CORELLIAN 

 

Erano passati solo pochi giorni dagli eventi di Nevarro e dal momento dei saluti di Karga e di Cara.

Ma, soprattutto, da quando il cacciatore di taglie Mandaloriano si era preso la responsabilità di accudire il piccolo trovatello dai poteri mistici intanto che sarebbero andati alla ricerca dei suoi simili, o degli stregoni della Forza, per far in modo che, un giorno, il piccolo potesse avere un addestramento adeguato alle sue capacità.

Ma sarebbe stato un lungo e tumultuoso viaggio, e di sicuro non avrebbero  mancato di correre numerosi pericoli. Ma, qualche volta, avrebbero potuto godersi anche dei momenti di pace…
 
“Eccoci qua, Naboo” disse Mando, uscendo dall'iperspazio e fissando il maestoso pianeta da dietro il suo elmo che componeva l’armatura Mandaloriana.

“Pianeta ricco, pieno di spaziporto, colonie commerciali e altre cose” elencò, con tono quasi monotono: “Ma, soprattutto, paludi, colline e laghi. Un buon posto per riprendersi un po' dall’ultimo viaggio. Tu che ne dici?”

Abbassò lo sguardo, fissando il bambino, seduto a cavalcioni sulle sue gambe. Il piccolo essere dalla pelle verde, le orecchie a punta e i grandi occhioni neri, che a prima vista sembrava così indifeso, e che invece nascondeva dentro di sé il più grande potere che lui avesse mai visto, fissò Mando con espressione dolce, accompagnandosi con qualche piccolo verso.

“E chissà, magari qualche Gungan o qualche Elpers di passaggio saprà dirci qualcosa di più della tua specie o del tuo pianeta natale."

Il mercenario guardò il bambino, che si metteva ancora in bocca la collana con il simbolo del vecchio clan dei cacciatori di taglie Mandaloriani. Fissò i suoi occhi profondi, che diedero sicurezza e stabilità a Mando.

In fondo, aveva già rinunciato a così tanto, per così poco – almeno era quello che pensava - ma ne era davvero valsa la pena. Anzi, era stata la scelta più giusta e corretta che lui avesse mai fatto in vita sua.

“Bene, allora che Naboo sia.”

Mando pilotò la nave verso l’atmosfera del pianeta, pronto per atterrare, sotto agli occhi rapiti del piccolo.

 



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Note:
Salve! 
Dopo mesi, sono ritonata al mondo delle FF! :D
Con una piccola storia, dedicata alla serie tv
"The Mandalorian" o meglio noto come il
"Baby Yoda Show!" :D
Che mi aspettavo pià fan fiction,
dedicata a questa serie. 
E invece, ne ho vieste solo poche.
Comuque, la mia non sarà la più
bella e avviccente, dedicata 
a questa serie...
ma spero che vi piaccia! :D
Questo è solo il prologo.
I capitoli veri, saranno pubblicati
ogni venerdì ;)
Spero che questa storia vi piaccia
e... a presto!
Evola


 

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Capitolo 2
*** L'incontro ***


Capitolo 1

L'incontro 


   

 
Quando la Razor atterrò sul pianeta e il portellone si fu aperto, poterono vedere il paesaggio davanti a loro: si trovavano vicino alle rive di un lago, lontano dalla civiltà, nei pressi dell’inizio di un folto bosco.

Mano non sapeva in quale punto preciso del pianeta fossero arrivati, ma dubitava che si trovassero troppo lontano della capitale; ma di questo non gli importava. L’importante era che fosse un posto tranquillo e isolato.

Forse, non era come Sorgan, ma il cielo era limpido, il lago incontaminato e un leggero vento gli soffiava sul mantello facendolo sbattere dolcemente.

Non aveva idea di che cosa fare, dove andare o di che cosa sarebbe successo o chi avrebbero incontrato.

Probabilmente, qualcuno che gli avrebbe dato la caccia. Oppure qualcuno che era disposto ad aiutarlo in cambio di un favore. O, forse, qualcuno di buon cuore come Kuiil –ma ne dubitava...

Ma, qualunque cosa sarebbe successa, lui l'avrebbe affrontata. Perché aveva capito che non era lui ad andare alla ricerca di quelle situazioni. Era la situazione che lo colpiva violentemente sul suo cammino.

E, naturalmente, sapeva anche bene che il piccolo essere verde, dalla razza sconosuta e dai grandi poteri mentali, era la causa di tutto questo. Ma non gliene importava. Perché Mando sarebbe riuscito ad affrontare tutto. A qualsiasi costo.

Per il bene del piccolo e per sé stesso.

Ammirò ancora il panorama, poi volse lo sguardo in basso per fissare il piccolo, in piedi accanto a lui, con gli occhi accesi di curiosità.

“Su, andiamo a sgranchirci un po' le gambe. E chissà, magari possiamo goderci un po' il lago. Sperando di non incontrare brutte sorprese, nel bosco…”

Mando iniziò a scendere lungo la passerella della nave, camminando con il bambino di fianco.

“E lascia stare le rane!” soggiunse con tono autoritario.
Per tutta risposta, ricevette un verso di delusione da parte del piccolo.
 
***
 
Si incamminarono nel folto del bosco, circondati da pura tranquillità. Ma non avevano ancora percorsa molta strada, che sentirono qualcosa, un rumore o, meglio, un suono…

Mando si fermò di colpo, posando la mano sul calcio del suo blaster che sporgeva dalla fondina e assicurandosi che il piccolo fosse ancora vicino a lui – e lo era, come sempre.

Si guardò intorno, alla ricerca della fonte di quel suono. Intuì subito con esattezza che cosa potesse essere.

Un pianto.

Un pianto di un bambino.

Anche se non era un pianto troppo alto, intuì che forse non era troppo lontano; probabilmente, il piccolo si stava nascondendo dietro agli alberi.

Non ci volle molto per capire da dove arrivasse di preciso quel pianto, e gli bastarono solo pochi passi e allungare il collo dietro a un albero, nascosto tra i cespugli, per trovare il bambino.

Era seduto con la schiena appoggiata al tronco, rannicchiato su se stesso, con il volto appoggiato alle ginocchia e intento a piangere; sembrava ignorasse tutto il resto.

Anche se Mando aveva capito subito che si trattava di un bambino, non poté fare a meno di essere colpito, perché quella scena gli fece rivivere certi momenti della sua vita. Ma di una cosa era certo, non l’avrebbe lasciato lì da solo.

“Ehi” disse il Mandaloriano con tono calmo ma autoritario, per attirare l’attenzione del bambino. Ci riuscì, perché lui alzò la testa e si girò verso di lui.

Si trovò davanti allo sguardo lacrimoso di un bambino umano, di circa quattro anni, con gli occhi scuri, la pelle pallida, il volto paffuto rigato dalle lacrime, i folti capelli neri scompigliati, grandi orecchie a sventola e il viso ricoperto da alcuni nei. Era vestito in un modo semplice: una maglia bianca, un gilé blu scuro, dei pantaloni rossi e degli scarponcini marroni.

Quando il piccolo umano vide il casco di Mando e le sue armi in bella vista, balzò in piedi e si allontanò di qualche passo, con espressione spaventata.

“No, no, non temere” lo rassicurò Mando, alzando le mani in segno di pace. “Non sono un nemico. Sono solo qui di passaggio, e vorrei aiutarti.”

Si mise in ginocchio davanti a lui, con molta cautela e sempre con le mani alzate e lontane dalla fondina del blaster.

Il bambino lo fissò con timore mentre tirava su con il naso, gli occhi terrorizzati.

Mando si mise in ginocchio a terra, assicurandosi di avere l’attenzione del piccolo e per fargli capire di non avere brutte intenzioni, poi disse con tono cauto: “Ti sei perso?”

All’inizio, il bambino non rispose, ma infine cedette e, abbassati gli occhi, fece un cenno di conferma con la testa.

Mando trasse un lungo sospiro, capendo di essere finito nell'ennesima situazione complessa. Ma sarebbe riuscito a risolvere anche questa, in un modo o nell’altro.

“Capisco. Sai, anche io mi sono perso, molte volte e molto spesso…” disse Mando, cercando di essere rassicurante. “E non posso dire di essere sulla strada giusta. Ma ho sempre trovato qualcuno che mi ha condotto, pezzo per pezzo, nella direzione giusta…”

Pensò alla sua infanzia, ai suoi lavori, all'incontro con quella strana creatura e a tutto ciò che gli era avvenuto….

“Ma credo che tu abbia qualcuno che ci tenga a te, solo che non riesci più a trovarlo. Non è vero?”

Il bambino non rispose, fissando a terra come se stesse rimuginando su qualcosa, per poi decidersi a dire, con tono malinconico: “Volevo giocare fuori…” tirò su dal naso, “ma il mio papà ha ricevuto una chiamata olografica dalla mamma dentro alla nave. E hanno iniziato a litigare e mi annoiavo. Volevo uscire, ma mio zio era occupato ad aggiustare alcuni tubi insieme al nostro droide. Ma io non volevo aspettare, così sono andato fuori da solo, mi sono allontanato e… e… ora non so più tornare indietro!" Riprese a piangere.

“E non sai che strada hai fatto?”

“No…”

Il bambino tentò di smettere di piangere, asciugando le lacrime con il dorso della mano.

Mando fece un lungo sospiro di pazienza, ma intuì che, probabilmente, la nave dei suoi genitori non era troppo lontano da dove si trovavano. Il piccolo non poteva essersi allontanato di molto. Almeno ci sperava.

“Vedrai che riusciremo a trovare la tua nave” lo rassicurò Mando. “Ti aiuterò io. “

Il bambino alzò verso di lui gli occhi ancora lucidi, fissandolo con espressione spaventata da quelle parole e senza nemmeno muovere un muscolo.

Mando lo notò e non poté certo biasimarlo. In fondo, era pur sempre un bambino piccolo, impaurito davanti a uno sconosciuto nascosto sotto un’immensa armatura.

“Come ti chiami?” chiese il piccolo, cercando di non mostrare il tono nervoso che si accompagnava a quello sguardo. “Tu sei un Mandaloriano?”

Mando rimase colpito da quella domanda, completamente inaspettata. E ora, anche i suoi occhi gli sembrarono diversi. Anche se aveva lo sguardo ancora lucido per il pianto, mostrava un'espressione curiosa, in attesa di una risposta.

Il cacciatore di taglie rimase stranamente bloccato. Anche se gli avevano rivolto quella domanda almeno un centinaio di volte, si sentì stranito nell'udirla da parte di quel bambino, chiedendosi come facesse a conoscere quella parola.

“Me l’ha detto il mio droide protocollare” disse il bambino, come se gli avesse letto nella mente. “Lui ha vissuto tutta la guerra dei Cloni. E mi ha spiegato che, una volta, il pianeta Mandalore era uno dei più grandi, potenti e pacifici di tutta la Galassia. Ma poi è crollato ed è andato distrutto, e per questo, da allora, tutti i suoi abitanti sono suddivisi in clan, ognuno con le proprie leggi e le proprie regole. E vanno sempre in giro con addosso
 le armature e i caschi che non si tolgono mai. E sono quasi tutti degli spietati cacciatori di taglie senza scrupoli…”

Il volto del piccolo si incupì, ripensando a quella volta in cui aveva visto degli ologrammi che mostravano i Mandaloriani intenti ad andare a caccia delle loro prede.

“E il mio papà mi ha detto che i Mandaloriani sono la razza più cattiva di tutta la Galassia! E che non guardano in faccia a nessuno, quando si tratta dei loro loschi affari…”

Mando, di fronte a quelle parole, non poté far altro che restare in silenzio, fissando il volto cupo del bambino. Ma, in fondo, come avrebbe potuto spiegare tutta la storia della sua vita? Come poteva spiegare la complessa situazione del suo popolo? Ad un essere di quattro anni, per giunta?

Proprio lui, poi, che non era mai stato bravo con le parole, nella sua vita così solitaria fino a poco tempo prima.  Ma, questa, non era una scusa per lasciar perdere.

“Ascoltami,” disse Mando, con tono calmo. “Posso capire questi pregiudizi su di noi. Ma io non sono qui per far del male a nessuno. Sto solo…”

Cercò le parole giuste, ma fu interrotto da un verso. Questa volta, proveniva dalla creatura aliena dalla pelle verde – che, per tutto il tempo, era rimasta nascostra dietro al Mondadoriano - che si avvicinò al piccolo umano.

Il volto del bambino cambiò completamente: da un'espressione inespressiva e a tratti spaventata, ora spalancò gli occhi, aprì la bocca e fissò con stupore quella strana creatura, mettendosi in ginocchio davanti a lei con le mani a terra.

“E lui che cos’è?” chiese subito, senza mai staccare gli occhi dal piccolo alieno.

“Ecco…” cercò di spiegare Mando.

Ma la creatura appoggiò la sua manina di tre dita sul dorso della mano umana, guardandolo diritto negli occhi, con una espressione rassicurante.

Il bambino lo fissò con la stessa intensità, perdendosi nei suoi occhi neri, la bocca ancora semiaperta e del tutto dimentico delle lacrime di prima.

Mando guardò la scena in silenzio, chiedendosi che cosa stesse succedendo. Magari quella creatura stava convincendo il bambino a fidarsi di lui, grazie ai suoi poteri.

Si chiese se fosse possibile; del resto, con quella mano o con la mente, era riuscito a salvarlo da un mudhorn inferocito, aveva quasi strangolato Cara, curato Greef da una ferita mortale e provocato una esplosione.

Ma lui non ne sapeva nulla, di questa Forza

I due bambini si fissarono in silenzio, guardandosi con intensità, come se stessero cercando di capire qualcosa che potevano sentire o vedere soltanto loro.

Ad un certo punto, il piccolo inclinò la testa da un lato, facendo uno dei suoi versi infantili, accompagnato da un sorriso, senza staccare mai la sua mano da quella umana.

E, per la prima volta, Mando sentì la risata del bambino smarrito, con gli occhi rivolti solo alla creatura. E questo lo fece rassicurare.

Quando ebbe smesso di ridere, ritornò muto per qualche istante, alzando la testa in alto, incontrando il casco del Mandaloriano: “Davvero vuoi aiutarmi a trovare la nave del mio papà?”

“Certo,” assicurò Mando, stupito di aver ottenuto così repentinamente la sua fiducia. “Vedrai che non ci vorrà molto, a trovare la nave di tuoi padre. Ti porterò da lui e non me ne andrò finché non ci saremo riusciti.”

“Promesso?”

“Promesso.”

“E lui verrà con noi?” chiese il bambino, indicando il piccolo con entusiamo.

“Suppongo di sì” rispose con sarcasmo – non percepito da lui. Ma vedendo la felicità del bambino per la sua risposta, non aggiunse nulla.

“Comunque, poi chiamarmi Mando” disse, ritornando in piedi.

Non sapeva il perché gli avesse detto una cosa del genere.

Ma tutti, ormai, lo chiamavano così e, forse, farsi dare un nome da lui gli dava un senso di confidenza e di fiducia reciproca.

“E io mi chiamo Ben” si presentò il bambino: “Ben Solo.” E lo disse con un po' di fierezza.

“Solo?” pensò il cacciatore di taglie, colpito da quel cognome. “ Credo di averlo già sentito…”

 


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Note:
Ebbene sì,
Tutti vogliono Ahsoka Tano
della seconda stagione della serie,
io invece, voglio vedere Baby Ben Solo
che gioca con Baby Yoda!
Perchè Diseny, potrai uccidermi Ben Solo,
ma dopo avrebbi fatto vedere i corti di
"Star Wars roll out" con Ben Solo versione
piccola peste con suo padre... non me lo
poi togliere! 
Scherzi a parti, sì.
Questa storia è su Ben, Mando e il Piccolo.
Visto che si parla a pochi anni della fine della guerra,
mi sembrava interesante di mettere Ben che incotra
i nostri eroi.
E vedere che cosa che cosa succederà ;)
Grazie mille per aver letto questa piccola storia,
spero che questa storia vi piaccia
e ci vediamo al prossimo venerdì,
al prossimo capitolo!
Evola 



 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** La ricerca ***


Capitolo 2
La ricerca 

    


 

Mando, Ben e il piccolo erano a bordo di un carro gravitazionale, intenti a esplorare il bosco, alla ricerca della ‘nave più grande e veloce di tutta la galassia’ – almeno, stando alle parole del disperso - anche se il compito non sembrava troppo semplice, dovendo seguire soltanto le indicazioni confuse di un bambino di quattro anni.

Siccome l’umano si sentiva troppo stanco per camminare, il cacciatore di taglie aveva deciso di prendere quel carro trasportatore – recuperato nel corso di una delle sue ultime avventure - dalla stiva della sua nave e iniziare a guardarsi attorno.

E, di certo, Mando non si sarebbe mai dimenticato il commento insolente da parte di Ben, alla vista della sua nave. “Quella del mio papà è molto più bella e veloce!”. Il Mandaloriano incassò in silenzio. In fondo, che cosa avrebbe potuto rispondergli?

Tutti e tre, quindi, partirono alla ricerca del padre del bambino sperduto. Secondo Mando, non poteva essere troppo lontano dalla riva del lago, e forse non sarebbe stato troppo complicato individuarlo, almeno stando alle parole del bambino, che asseriva che la nave fosse “molto facile da riconoscere, perché è super famosa!”

“Non ho mai visto una creatura del genere!” disse Ben, seduto, tenendo il piccolo alieno in mezzo alle braccia con delicatezza.

“E il mio droide conosce tutte le razze della Galassia, da dove arrivano e che lingua parlino. In ordine alfabetico. Ma non mi ha mai parato di qualcosa simile a lui!” E, con delicatezza, toccò le punte delle lunghe orecchie del piccolo.

“So che esistono molte creature basse, dalle orecchie lunghe, grandi occhi e la pelle di ogni colore. Ma fatti così non lo avrei mai pensato!” e ridacchiò.

Mando ascoltò tutto, mentre pilotava il carro e si guardava intorno, ma non fece commenti. Che cosa avrebbe dovuto raccontare? Che il piccolo all’inizio era solo un “lavoro” commissionato da un cliente che aveva ancora rapporti con l’impero?

Che c'era ancora gente che gli dava la caccia pur di mettere le mani su quel piccolo dotato di quegli strani poteri? In fondo, al riguardo, non ne sapeva molto di più rispetto a Ben.

“Sai da dove viene?” domandò il bambino con ingenuità.

“No” rispose Mando con tono secco: “Lui è un trovatello…”

“Come me…” concluse, perdendosi nei suoi ricordi, sia lontani che recenti.

“Vuol dire che… ha perso i suoi genitori?”

“Suppongo di sì…”

Ben abbassò lo guardò verso il piccolo alieno, fissandolo per qualche secondo.

“Sai? Anche la mia mamma e mio zio sono cresciuti lontani dai loro genitori…” raccontò Ben. “Per questo, nonostante siano fratelli, sono stati cresciuti in due famiglie diverse in due pianeti lontani, per moooolto tempo. E non sapevano di avere un fratello o una sorella… ma almeno hanno avuto una famiglia che li amava e a cui hanno voluto bene! E poi si sono incontrarti, hanno fatto un sacco di cose insieme e ora si vogliono tanto bene e siamo tutti una grande famiglia!” E sorrise, facendo girare il piccolo verso di sé e fissando i suoi grandi occhioni neri.

“E siamo molto felici e ci vogliamo tanto bene! E chissà, magari anche tu un giorno incontrerai la tua mamma o il tuo papà e ritroverai la tua famiglia e vivrete tutti insieme sul vostro pianeta natale! Per sempre!”

Ben sorrise per quelle parole, mentre il piccolo alieno lo fissava un po' stranito, quasi confuso.

“Come sei riuscito a perderti in questo bosco?” chiese Mando all’improvviso, cercando di cambiare discorso.

“Cosa?” chiese Ben, alzando la testa con espressione confusa.

“Come sei riuscito a perderti nel bosco?” ribatté Mando: “Sei di questo pianeta?”

“No, abito a Hanna City. A Chandrila.”

Chandrila? La sede della Nuova Repubblica" pensò il Mandaloriano

“Ma siamo qui per una piccola vacanza a Theed. Io, papà, mio zio e il nostro droide. Siamo arrivati solo oggi e abbiamo passato tutta la mattina nella città, ed è stato fantastico! Ho visto un sacco di cose e ne ho imparato tante altre! Tipo, lo sapevi che i sovrani di questo pianeta vengono eletti e hanno un mandato da rispettare? E che la regina più giovane che abbiano mai avuto aveva solo quattordici anni?”

Ben, avvinto dall'entusiasmo, raccontò tutto quello che aveva visto e scoperto nel corso di quella giornata.
Nonostante fosse la prima volta che visitava il pianeta, diceva di sentirsi già legato a essa. E, a giudicare dalle sue parole, in un modo quasi spirituale…

Mando interruppe il racconto di Ben, chiedendogli ancora come si fosse perso.

“Beh… ecco, papà ha deciso di fare una piccola scampagnata nel bosco, sempre con la nave…” raccontò il bambino, con la testa china e la voce bassa: “E, quando siamo atterrati, io volevo subito uscire a giocare vicino al lago! Ma papà ha ricevuto una chiamata olografica da parte della mia mamma, che sta lavorando a Hanna City. Ma hanno iniziato a ‘discutere’ e si sono dimenticati di me…”

Il Mandaloriano girò la testa verso di lui, vedendo che Ben aveva la testa china a terra, con gli occhi tristi e un'espressione malinconica, capendo subito che, probabilmente, non era nemmeno la prima volta che succedeva una cosa del genere.

“Così sono andato a chiedere a zio Chewbe se voleva giocare fuori con me. Ma era occupato ad aggiustare dei tubi insieme al nostro droide. E io mi annoiavo! Volevo solo giocare fuori! Così sono uscito dalla nave, a giocare a imitare le gesta di mio zio Luke e… mi sono perso…”

Ben non alzò gli occhi da terra, forse per tenere nascoste le lacrime che li avevano resi lucidi.

Mando, sentendo quel racconto, non ebbe nessuna idea di che cosa avrebbe potuto rispondere. Sapeva solo che provava dispiacere per lui, che aveva dei genitori amorevoli – almeno, a giudicare da come ne parlava - ma dai quali finiva spesso coll'essere ignorato, per chissà quale motivo.

Questo gli fece provare pietà verso Ben, anche se non glielo disse. Ma decise di essere almeno la voce della ragione e dell'autorità, dicendo: “Sai che non dovresti uscire dalla nave, per giocare da solo, in mezzo al bosco? Hai solo una vaga idea di quanti pericoli avresti potuto incontrare?” e lo disse con tono autoritario ma allo stesso tempo in un modo calmo.

“Sì, ma io volevo solo uscire fuori a giocare!” ribatté Ben sicuro, alzando la testa e assumendo un'espressione convinta.

“Ma papà e mamma non facevano altro che discutere! E a me non piace vederli così! Anche se mio zio Luke dice che è normale, perché loro si sono incontrati discutendo e si sono innamorati discutendo! Quindi, per loro è un modo per dimostrarsi che si vogliono bene. Ma non mi piace! Perché sento le emozioni cattive di mamma e di papà e questo mi fa stare male! Io non voglio vederli così!”
Girò la testa di lato, incrociando le braccia e facendo il broncio, tutto sotto agli occhioni curiosi del piccolo alieno, che emise un piccolo verso.

Mando era completamente spiazzato da tutto questo: che cosa avrebbe dovuto dirgli? Come ci si deve comportare, davanti ai capricci di un bambino di quattro anni? E che cosa voleva dire, esattamente, “Sento le emozioni cattive di mamma e papà”?

Forse, non doveva dire nulla. In fondo, doveva solo riportarlo dalla sua famiglia e basta. Per il resto, dovevano pensarci loro. A lui importava solo che fosse sano e salvo.

Aveva già un bambino di cui occuparsi, ed era una situazione del tutto nuova e già abbastanza complessa da non avere bisogno di complicarla ulteriormente. Così, gli diede le spalle e continuò a guardarsi attorno.

“Quando mi innamorerò, mi sposerò una donna bella come la mia mamma e ci faremo la promessa di non litigare mai e poi mai!” concluse Ben con convinzione e con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“Certo, ne sono convito…” rispose Mando, sospirando, completamente indifferente.

Quelle erano solo le parole ingenue di un bambino, che aveva ancora parecchi anni, davanti a sé, prima di conoscere la dura realtà della vita.

Per ora, tanto valeva lasciarlo a godersi quella illusione.


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Note:
Capitolo breve, ma importante.
Così, Vediamo un piccolo pezzo
della Infazia un pò solitatia di Ben, e 
l'inzio del suo legame con Mando e il
Bambino :)
Spero che questa storia vi stia
piacendo, spero delle vostre recesioni
e... a venerdì!
Evola 

 

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


 
Capitolo 3
Rivelazioni
 
 

Il viaggio continuò.

Mando non faceva altro che guardarsi intorno e spesso si fermava dove gli alberi erano più fitti nel tentativo di individuare la nave.
Ben ogni tanto urlava “Papà!”, sperando di farsi sentire. Ma nessuno rispondeva ai suoi richiami, e così la tristezza del bambino aumentava di momento in momento.

Ma il Mandaloriano cercava di confortalo dicendogli di non scoraggiarsi.

Più tardi, mentre scrutava la zona con il binocolo, Mando fu distratto dalle risate dei bambini. Si girò verso di loro, rimanendo sconvolto.

Ben era seduto a gambe incrociate davanti all'alieno, la mano protesa in avanti. Davanti a lui volteggiavano a mezz'aria due dadi d’oro da Sabbac.

E Mando capì subito che quella non era opera del suo piccolo trovatello, perché era intento a intento a fissare quello spettacolo con stupore.

Era incredulo, pensava che solo l’alieno fosse in grado di usare questi poteri. Ed era per questo che il cliente e il Signore della Guerra lo volevano così tanto…

 
Ma all'improvviso si ricordò le parole dell'Armaiola:
 
“… Canti delle epoche antiche, narravano di battaglie di Mandaro il Grande e di un ordine di stregoni, chiamati Jedi…. Che usavano simili poteri…”
 
Allora, anche Ben possedeva quei tipi di poteri? Forse avrebbe potuto dargli una spiegazione più dettagliata riguardo questi Jedi…

“Hey!” disse Mando, attirando l’attenzione dei bambini.

Ben alzò la testa verso di lui, abbassando la mano e facendo cadere i dadi a terra, con un forte tonfo.

“Come ci sei riuscito?” disse, in un tono quasi brusco.

“A fare cosa?” chiese lui un po' incerto e intimorito dal suo cambio di tono.

“Quello” disse Mando, indicando i dadi: “Come sei riuscito a fare…”

Non finì la frase, che i suddetti dadi iniziarono di nuovo a volteggiare in aria. Ma, questa volta, non fu opera di Ben, bensì del piccolo, che cominciò a muoverli con una estrema facilità, sotto lo guardo rapito dell'umano.

“Questo…” concluse Mando.

Nonostante avesse già visto che cosa fosse possibile fare con quei poteri, in situazioni ben più pericolose, non poteva far altro che lasciarsi catturare dalla confusione, davanti a quella scena.

“Hooow, non ci posso credere….” disse Ben ad occhi spalancati, vedendo i suoi dadi volteggiargli attorno testa: “Allora tu sei uno Jedi!”

Il piccolo si fece distrarre dalla voce entusiasta dell’umano, facendo cadere l’oggetto a terra e fissandolo con i suoi occhioni perplessi.

“Avevo percepito qualcosa di potente in te! Ma non immaginavo che fossi già in grado di usarla! Pensavo che fossi solo sensibile alla Forza!”

Ben era estasiato da quella scoperta, mentre il piccolo fece qualche verso.
Sensibile?” chiese Mando, confuso: “Che vuol dire essere ‘sensibile alla Forza’?”

“Vuol dire che riesce a percepire la Forza intorno a sé. Ma non tutti possono controllarla, alcuni la sentono e basta. Non tutti sono in grado di fare la stessa cosa che abbiamo fatto con i dadi” spiegò Ben. “Come la mia mamma. Lei è sensibile alla Forza, ma non ha il potere di controllarla come noi.”

“E tu… riesci a percepirla?”

“Beh, tutti i Jedi ci riescono. Ci circonda, e ci  permette di sentire le emozioni e i sentimenti delle creature intorno a noi. Come quando la mia mamma è arrabbiata, riesco a sentirla. La sento quando è felice o triste. Come i sentimenti di questa strana creatura.” E guardò il piccolo alieno con un sorriso dolce.

Questa spiegazione non fece che accrescere la confusione di Mando.

L’Armaiola  aveva parlato di antiche battaglie e di stregoni nemici del loro popolo, eventi accaduti tanti anni prima, forse addirittura secoli o millenni. E, le uniche volte che aveva visto usare questi poteri, era in due bambini!

“E questo ‘potere’ è una cosa che tutti possono avere?”

Ben ci pensò, riflettendo su quella domanda: “Non proprio… io ci sono nato perché mamma, mio zio e mio nonno erano sensibili alla Forza. Me non tutti lo sono. Solo i Jedi possono conoscerla e controllarla. È la loro possanza.”

Mando cercò di capire quella spiegazione. Ma non era affatto semplice.

“La Forza è un campo energetico creato da tutte le cose viventi" continuò Ben. "Ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la Galassia. Almeno, è quello che mi ha detto mio zio Luke.”

“E questo Luke, è uno Jedi?”

“Ma certo!” rispose con entusiasmo: “Lui è il maestro Jedi più forte della Galassia da un sacco di tempo!”

Ben spiegò con entusiasmo la storia del Maestro Jedi Luke Skywalker, di come fosse potente nell’uso della Forza, di come avesse dato un aiuto determinante nella guerra, e cercò di riassumere in poche frasi la sua abilità nell'uso della spada laser e il suo duro addestramento, prima di diventare maestro.

“Quindi, anche tu ti stai allenando per diventare uno Jedi?” chiese Mando.

“No. Zio Luke dice che sono ancora troppo piccolo, per addestrami con lui…” rispose l’umano abbassando gli occhi, il volto lievemente imbronciato.

“Per ora, mi ha insegnato soltanto il controllo mentale e a spostare piccoli oggetti con la Forza. Ma un giorno, quando sarò addestrato da lui, diventerò un degno Jedi, potente nell'uso della Forza, e avrò una spada laser tutta mia!”

Ben non faceva altro che ridere per quei pensieri, immaginandosi chissà cosa.

“E chissà, magari zio Luke vorrà addestrare anche te!” aggiunse, guardando il piccolo alieno. “Così potremo addestrarci insieme, diventeremo abili e forti e proteggeremo l’intera Galassia da ogni male! E poi combatteremo insieme con le nostre spade laser! E chissà, magari la tua sarà verde! Come quella di zio Luke o come il colore della tua pelle!”
Toccò il piccolo naso dell’alieno, ridendo divertito. Tutto sotto alla supervisione del Mandaloriano.

Il trovatello girò la testa verso Mando, alzando gli occhi in alto per fissarlo con una espressione confusa, mentre Ben continuava a ridere.
Probabilmente, si chiedeva che cosa stesse dicendo il piccolo umano.

Mando lo guardò pensosamente, anche lui con la stessa reazione sotto al suo casco. Pensava solo a questo: “È tuo dovere riportarlo ai suoi simili…” aveva detto l’Armaiola.

Perciò, erano questi i suoi “simili”? I Jedi? Doveva lasciarlo a loro? Con questo maestro Skywalker?
Ma, soprattutto, sarebbe stato in grado di farlo?

Non ebbe il tempo di trovare una risposta alle sue domande, che sentì una voce in lontananza: “Ben!”
Tutti rimasero in silenzio, guardandosi intorno e sperando di sentire di nuovo quella voce.

“Ben! Ben!”

“Papà!”

Ben si alzò, scese dal carro con un salto e cominciò a correre in tutta fretta, urlando: “Papà!”

“Ehi! Aspetta ragazzino!”

Mando scese anche lui dal carro, portando in braccio il piccolo, per poi appoggiarlo a terra, pronti per seguirlo. Ma non prima di prendere un’ultima cosa…

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Note:
Ecco un'altro episodio delle
avventure di Mando e Ben! :D
Scherzi a parte, sperto che questo capitolo
vi sia piacuto.
Perchè l'idea che Mando fosse vicino,
a Luke e al vecchio Yoda, ma allo stesso
tempo, così lontando....
Che deve sapere qualcosa di più della
Forza, da un bambino di quattro anni.
Han, dovrà confrontasi con qualcuno
non molto piacevole da ricodare...
Spero che questo capitolo vi
sia piacuto e ci vediamo venerdì.
al prossimo capitolo!
Evola


 

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Capitolo 5
*** Uno strano incontro ***


Capitolo 4
 Uno strano incontro…

       


 
“Ben! Ben!”

Han Solo era ormai lontano dal Falcon, urlando come un disperato il nome del figlio, preoccupato più che mai.

Aveva appena finito di discutere con Leia via ologramma. Prima avevano parlato del perché lei non fosse ancora arrivata su Naboo per questa vacanza – che era stata proprio una idea della senatrice - e, poi, si erano messi a litigare per altre cose, che aveva già dimenticato.

E quando Leia gli aveva chiesto di Ben, Han si era finalmente ricordato di suo figlio! Gli era venuto in mente che voleva andare a giocare fuori. Inventò una scusa per assicurare alla moglie che stava bene, la salutò velocemente e andò subito alla ricerca del figlio.

Prima lo cercò in tutta la nave, interrogando Chewie e 3PO. Ma, anche quando lo cercarono insieme, non ne trovarono tracia. Infine si resero conto che poteva essere fuori, nel bosco, da solo!

Così tutti e tre andarono fuori a cercarlo, dividendosi. Cominciarono a chiamare il nome di Ben, sperando di sentire la sua voce. Ma non udirono niente.

“Ben! Ben!”

Ai suoi richiami seguivano lunghi attimi di silenzio, tanto che Han stava iniziando seriamente a farsi prendere dal panico.

Finché…

Papà!”

E finalmente, rivede Ben, che correva verso di lui, sano e salvo. Si sentì immediatamente sollevato, vedendo il sorriso di suo figlio.

Si inginocchiò a terra, con le braccia aperte, pronto ad abbracciarlo. Ben si buttò su di lui, stringendogli le braccia al collo e appoggiandogli la testa sul petto. Han gli strinse un fianco e gli accarezzò con dolcezza i capelli.

“Oh, papà! Ho avuto tanta paura!” disse Ben. “Non volevo andare nel bosco tutto da solo! Ma volevo solo giocare! E mi sono perso, e… e…”

“Shhh…” disse Han con tono calmo, stringendolo delicatamente a sé: “Va tutto bene, Ben. Va tutto bene…” lo rassicurò. “L’importante è che tu stia bene. E che non lo faccia mai più!”

Han sciolse un po' l’abbraccio, guardando il volto dispiaciuto del figlio, con gli occhi bassi e l’espressione così triste che fece sentire in colpa il padre.

“Anche se, la prossima volta, dovrò chiudere prima le chiamate con la mamma e venire a giocare insieme a te. In fondo, siamo in vacanza! Ma, soprattutto, siamo a caccia di avventure!” Han fece uno dei suoi mezzi sorrisi, per farlo rassicurare.

Ben alzò lo sguardo e, vedendo il volto di suo padre, si sentì più sicuro e si buttò di nuovo contro il suo petto, confortato dalle risate del suo papà.

“Allora, come sei riuscito a ritrovare la strada tutto da solo?” domandò Han, alzandosi in piedi e tenendo il figlio in braccio: “Hai usato la Forza?” E ridacchiò.

Ben si fece contagiare dalla sua risata, rispondendo: “No, mi hanno aiutato i miei due nuovi amici!”
Il pilota rimase perplesso da quell'ultima affermazione, ripetendo: “Hai detto… ‘due nuovi amici’?”

“Sì!” confermò il figlio. “Mi hanno aiutato a trovarti e mi hanno fatto compagnia! E… oh! Eccoli!”

Il piccolo indicò con il dito davanti a sé, con espressone serena. Han seguì con gli occhi quuella direzione e rimase paralizzato.

In lontananza, stava arrivando un uomo alto, chiuso dentro ad una possente armatura Mandaloriana, le armi in bella vista.

Era passato molto tempo, dall’ultima volta che Han Solo aveva visto un Mandaloriano. Ma se lo ricordava fin troppo bene: non era stato un bell'incontro.

E, per un attimo, per un solo folle attimo, pensò di trovarsi ancora davanti a Boba Fett! Un Boba Fett in qualche modo sopravvissuto alle fauci del Sarlacc, dopo lo scontro della nave di Jabba.

Ma, più il misterioso individuo si avvicinava e più notava l’armatura troppo lucida e quasi perfetta, e non ammaccata e rovinata come quella del suo vecchio nemico.

Ma questo non voleva affatto dire di dover abbassare la guardia.
Dopotutto, mai fidarsi di un Mandaloriano.


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Note:

Ebbene sì!
Han incotra un Mandoloriano dopo
il suo scontro con Boba Fett! 
Ma si sa, Mando è diverso da Boba
(E più fico u.u) ed è solo la prima
parte del loro incontro! 
Che cosa Han, per rigraziare il cacciatore
di taglie, per aver aiutato il
suo figlio?
Lo scopiremo venedì prossimo! ;)
Grazie mille per la lettura e spero
di una vostra recesione!
Evola

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Capitolo 6
*** Discussioni ***


Capitolo 5
Discussioni

  

 

Han appoggiò Ben a terra, tenendolo dietro di sé, con il braccio teso verso di lui in un gesto protettivo, mentre fece scivolare l'altra mano molto vicino alla fondina del blaster, pronto a estrarlo. Fissò il Mandaloriano con aria truce.

Mando si fermò davanti a lui. Avvertì la tensione nei suoi confronti ma non disse nulla. L’ex contrabbandiere provava a immaginarsi quale faccia si nascondesse sotto a quell'elmo. Ma, di certo, non credeva che potesse esservi una espressione amichevole.

“Han Solo” disse il cacciatore di taglie con tono fermo.

“Vi conoscete già?” chiese Ben, guardando i due adulti con gli occhi spalancati.

“No” rispose Mando.

“Però sai che sono molto conosciuto” aggiunse Han, fissando il figlio: “Sai che ho fatto molte cose in guerra. E che ho dato il mio contributo insieme alla mamma e ai tuoi zii. Spesso la fama delle nostre gesta ci precede!”

Ben pensò a suo padre con gli occhi spalancati e il volto rapito da quelle parole. In fondo, nonostante conoscesse già la storia della guerra tra l'Impero e la Ribellione, e pur sapendo che tutta la sua famiglia vi aveva preso parte, non conosceva ancora tutti gli aneddoti. E non era ancora pronto per conoscerla.

Han, vedendo lo sguardo colpito di suo figlio, non poté far a meno di sentirsi soddisfatto. Sorrise, pieno di orgoglio.

“A me hanno raccontato cose molto diverse” intervenne Mando con tono fermo, interrompendo quel momento e guadagnandosi un'occhiata fulminante da parte del pilota.

Calò il silenzio. Un silenzio teso tra i due uomini, nessuno dei due deciso ad abbassare la guardia e pronti a prendere le proprie armi al primo passo falso.

Ma Ben, non percependo lo strana tensione dei due adulti, rimase fermo accanto a suo padre, guardandosi intorno con perplessità e chiedendosi il perché di quello strano mutismo.

“Mando mi ha trovato nel bosco” disse il bambino all’improvviso, attirando l’attenzione dei due uomini.

“E mi ha assicurato che non voleva farmi del male, e che mi avrebbe aiutato a ritrovare la nave. E pensa, abbiamo girato con il suo carro, e ho anche visto la sua astronave! È alta e grossa! Ed è un vecchio Razor, ma non è nulla in confronto al Falcon!” disse le ultime parole con fierezza, facendo sorridere Han, che soggiunse: “Nulla è paragonabile al Falcon!” E risero insieme.

Mando, vedendo padre e figlio così uniti e spensierati, si sentì messo da parte.

“E poi,” disse il bambino, continuando il suo racconto: “Ho incontrato il suo trovatello!”

“Il suo trovatello?” disse Han, incredulo per quelle parole.

“Sì, lui!”

Ben indicò il piccolo alieno dalla pelle verde, che era accanto ai piedi del Mandaloriano.

Han rimase completamente sconvolto alla vista di quell'essere, rimanendo con gli occhi spalancanti mentre diceva: “Ma che cavolo è?!”

Mando a quella affermazione si allertò, trovando quel tono davvero fastidioso. Ma decise di non dire nulla, perché Ben continuò a parlare: “È rimasto senza genitori. Come la mamma e zio Luke, ma ora Mando gli fa da papà!”

L’ex contrabbandiere alzò gli occhi da terra, fissando il cacciatore di taglie dicendo: “Davvero?” Fissò con aria sospetta, sia lui sia l’alieno, intuendo come avesse perso i genitori…

“E pensa! Anche lui è uno Jedi!”

“Cosa?!”

Ben raccontò tutto del piccolo, di come lo avesse percepito, di come gli fosse bastato vederlo per fidarsi di loro, e di come avesse dimostrato di essere in grado di sollevare gli oggetti con la Forza. Allora, aggiunse, anche lui aveva fatto lo stesso, poi aveva risposto a tutte le domande che Mando gli aveva rivolto in merito, raccontandogli anche di Luke.

“Aspetta!” lo interruppe Han, confuso: “Vuol dire che quell'essere… è sensibile alla Forza?”

“Uh-uh” annuì.

Han era ancora perplesso per quella strana scoperta. Prima fissò l’alieno, che fece uno dei suoi versi infantili, poi ritornò a guardare Mando. Il quale, con un cenno della testa, confermò le parole del figlio. E, tutto questo, lo fece sospettare ancora di più.

E non trovava tanto strano che quel piccolo alieno sapesse utilizzare la Forza in così giovane età perché, del resto, Ben l'aveva utilizzata la prima volta a soli sei mesi. La cosa che lo sconcertava, semmai, era Mando, che apparentemente non sapeva nulla della Forza, degli Jedi e di tutto il resto.

E da questo intuiva che fosse stato coinvolto in una situazione ben più grande e complessa di quanto il cacciatore di taglie avesse mai immaginato. E, se davvero era così, allora aveva tutta la comprensione di Han.

“Secondo te, lo zio Luke lo potrebbe addestrare?” chiese Ben.

“Cosa?” disse Han, ritornando alla realtà guardando suo figlio.

“Zio Luke è sempre in giro per la Galassia alla ricerca di vecchi manufatti degli antichi Jedi e per trovare nuovi apprendisti.”

Ben guardò il piccolo alieno con entusiasmo, sorridendo e dicendo: “E magari saremo addestrati insieme e vivremo grandi avventure per la Galassia con le nostre spade laser!” E, con la mano, fece finta di attirare un oggetto, mentre con la bocca imitò i suoni delle spade, facendo ridere il piccolo alieno.

“Giusto, papà? Lo diremo a zio Luke e alla mamma? Magari, con il suo lavoro, lo aiuterà a trovare il suo pianeta natale!”

Han era bloccato da tutte quelle domande e richieste, e in più si sentiva addosso lo sguardo pesante del Mandaloriano che, nonostante fosse coperto da quell'elmo, gli metteva una terribile suggestione addosso.

Abbassò la testa dopo un lungo sospiro, cercando di rispondere a Ben, ma fu interrotto da alcuni versi animaleschi.

Mando prese subito il suo blaster in mano, allarmato da quel verso, facendo un passo indietro e assicurandosi che il piccolo fosse al sicuro.

Dai cespugli dietro le spalle di Han e Ben, uscì un Wookiee dal pelo chiaro e con una lunga cintura che, dalla spalla, gli scendeva fino al fianco.

“Zio Chewie!” urlò Ben con entusiasmo e sorridendo.
Finalmente, il Wookiee notò la presenza di padre e figlio, facendo dei versi felici.

“Zio?” pensò Mando, incredulo. In fondo, chi si sarebbe aspettato che un mostro di due metri potesse essere suo zio?

Ben corse subito verso all'animale, mentre lui si inginocchiò con aria serena e con le braccia aperte, pronto per abbracciarlo. Il piccolo Jedi gli si buttò addosso, lasciandosi avvolgere dalla sua morbida pelliccia.

Il tutto avvenne sotto agli occhi dolci e felici di Han e allo sguardo confuso del piccolo alieno e di Mando.
Il Wookiee fece un verso di rassicurazione, chiedendo al nipote se stava bene.

“Sì, sto bene. Non temere, zio Chewie!” rispose il bambino.

“Non è successo niente di grave, Chewie” aggiunse Han, con le mani sui fianchi ed espressione serena.

Il Wookiee si alzò in piedi, tenendo Ben in braccio, e si avvicinò all'amico pilota; per il momento parve ignorare la presenza del Mandaloriano che, intanto, rimise a posto il blaster, avendo capito che non ci fosse nulla di pericoloso in lui. Almeno, così sperava.

“Ben è un po’ come me. Si caccia sempre nei guai, ma in un modo o nell'altro riesce sempre a farla franca!” Han scompigliò i capelli del figlio, che era ancora tra le braccia del Wookiee, facendolo ridere.

Mando provava un crescente senso di straniamento.

Aveva dinnanzi a sé uno dei contrabbandieri più odiati della Galassia, che aveva ucciso uno del suo clan e che era stato ricercato sia dall’Impero che da Jabba, ma lo stava vedendo sotto una luce diversa, in una situazione lontanissima dall'ambiente militare e criminale in cui si sarebbe aspettato di poterlo trovare.

E questa era una cosa davvero strana. Non poté fare a meno di chiedersi se, un giorno, sarebbe stato in grado di comportarsi così anche lui, con il piccolo...

Mando lo guardò e vide lo stava fissando con i suoi grandi occhioni neri.

Si domandò se sarebbe stato in grado di dargli una vita Tranquilla. E sarebbe stato capace di mostrare il suo affetto per lui? Ma come riuscirci? Erano ricercati da tutti i cacciatori di taglie della Gilda – e non solo - e da quello che rimaneva dell'Impero.

Erano soli contro tutti e sapeva che, prima o poi, si sarebbe scontrato di nuovo con quel Signore della Guerra…

Si perse nei suoi pensieri, finché non sentì ancora i versi animaleschi del Wookiee. Questa volta, era certo che fossero rivolti a lui.

Mando alzò la testa, fissando il muso irritato del Wookiee; avrebbe voluto rispondergli, ma ci pensò Ben a farlo al posto suo.

“Va tutto bene, zio Chewie, è stato lui a portarmi da papà.” Lo fissò sorridendo. “Senza il suo aiuto, probabilmente sarei ancora perso e solo in quel bosco.”

Chewie parve confuso da quella dichiarazione. Come Han, nemmeno lui voleva fidarsi di un Mandaloriano - provava ancora molto rancore per via di Boba Fett - ma, ascoltando le parole di suo nipote e notando la tranquillità di Han, si convinse che il cacciatore di taglie fosse innocuo.

“È tutto okay, Chewie” lo rassicurò il vecchio amico: “Il Mandaloriano è a posto. Per ora…”

Han fissò Mando con aria dura, consapevole che, sotto a quel casco, anche lui avesse la stessa espressione.

Seguirono alcuni attimi di silenzio, che furono interrotti da un’altra voce. Questa volta, ansiosa e metallica.

“Signorino Solo? Signorino Solo?  Chewbacca? Capitano? Oh cielo, ma c’è qualcuno in questo infinito bosco, nel bel mezzo del nulla?!”

“Ma che diamine…?” disse Mando, confuso più che mai, intuendo solo che, questa volta, non si stava profilando nessuna minaccia.

“Oh cavolo….” disse Han esasperato alzando gli occhi al cielo, rispondendo subito: “Siamo qui, 3PO!”

“3PO?” pensò il Mandaloriano, intuendo che doveva trattarsi del droide a cui aveva accennato spesso Ben.

Avanzando con un'andatura goffa e rigida, muovendosi a scatti, un droide dorato di forma umanoide si fece largo tra la vegetazione e si avvicinò al piccolo gruppo.

“Oh, grazie al creatore! State tutti bene!”

Si mise accanto al Wookiee e fissò il piccolo tra le sue braccia, cominciando subito a straparlare con il suo solito tono ansioso: “Ma dov'era finito, signorino Solo?! Ha idea della grande preoccupazione che abbiamo provato tutti noi per la sua scomparsa? Ci siamo dovuti dividere per cercarla e sperando di trovarla sano e salvo! Lo sa quanti pericoli poteva incontrare, dentro a un posto del genere? Mostri o gente poco raccomandabile?! Soprattutto per un piccolo essere di poche esperienze come lei?!”

“Mi dispiace, 3PO…” rispose Ben, con aria triste.

“Oh, non fa niente” disse il Droide, ritornando pian piano più calmo. “L’importante è che lei stia bene, signorino Solo. Almeno, non abbiamo dovuto contattare la senatrice Organa.”

La senatrice Organa?” pensò stupito Mando, riconoscendo perfettamente quel nome.

“Sì, ringraziamo il Creatore che non abbiamo dovuto chiamare Leia…” aggiunse Han sollevato.

Provò a immaginare la reazione di sua moglie, alla notizia che suo figlio si fosse perso dentro ad un bosco.
Nel migliore dei casi, avrebbe chiamato tutta la Ribellione al completo, come squadra di ricerca per un solo bambino.

Figurarsi nel peggiori dei casi: non ci sarebbe stato un pianeta sufficientemente remoto in cui lui avrebbe potuto nascondersi per sfuggire alla sua ira!

“E ringraziamo il Creatore che già sapevamo che tutto questo sarebbe finito bene, grazie alle mie statistiche, che erano a nostro favore!”

“Allora tu sapevi già tutto, 3PO?” chiese Ben, stupito.

“Beh, io non sono programmato per prevedere il futuro. E non credo che sia possibile. Ma i miei calcoli di probabilità sono sempre attendibili e affidabili!” spiegò, con nessuna traccia di modestia.

“Wow!” disse Ben con occhi stupefatti.

“Beh, signorino Solo, le guerre non si vincono solo con le armi e con le lotte. Ma anche con le strategie, i fatti e i calcoli. E io sono stato testimone per due decenni, di guerre!”

“Allora, devi essere l’androide più importante dell'intera Galassia!”

“Non so se sia corretta, come affermazione. Ma, a Endor, mi trattavano alla pari di una divinità. Ma questa è un’altra storia.”

Il bambino guardò il vecchio droide protocollare con ammirazione. In fondo, il piccolo della famiglia Solo era molto affezionato a lui.

D'altra parte, anche se spesso suo padre lo apostrofava come una ferraglia dorata, gli insegnava sempre un sacco di cose riguardanti la Galassia, conosceva molte lingue e dialetti e, soprattutto, conosceva una infinità di aneddoti sulla sua famiglia e sulla guerra.

Nonostante questo, R2 rimaneva sempre il suo droide preferito, perché, anche se era spesso scorbutico, era buono e viveva un sacco di avventure con Luke.

Chewie e Han si scambiarono una occhiata paziente. Conoscevano fin troppo bene i fattibili dati del loro ansioso amico. Ma decisero di non dire nulla.

Dopo quegli attimi di spensieratezza, C-3PO notò la presenza del Mandaloriano. Ne rimase sconvolto e spaventato.

Cominciò subito a blaterare di quanto fossero spietati e senza scrupoli i cacciatori di taglie Mandaloriani.

Andò avanti in quella maniera ancora per un minuto abbondante, nonostante le spiegazioni di Ben e le rassicurazioni di Han.

Finché notò il piccolo alieno a terra e non poté far altro che esclamare: “Oh, cielo!” con tono sorpreso.

Chewie vide anche lui, soltanto in quel momento, la piccola creatura dalla pelle verde, quasi del tutto nascosta dietro le gambe del Mandaloriano. Ne rimase sconvolto.

Perché la sua mente fu subito invasa da vecchi ricordi, di tanto tempo prima…



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Note:
Nuovo capitolo! :D
Finalmente un pò più lungo
e pieno di detagli e primi incontri
E questa è una piccola parte ;)
Spero che questo nuovo capitolo
vi sia piacuto come il resto della storia :)
Al prossimo capitolo
Evola 

 

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Capitolo 7
*** Confronti ***


Capitolo 7
Confronti




 

Mando e Han guardarono in silenzio i due piccoli giocare insieme.

All'arrivo
di un rospo, l'alieno cercò di prenderlo, ma fallendo. Ben allora cercò di farlo ridere, inginocchiandosi a terra e imitando i salti dell'anfibio, seguito dal piccolo. A inseguirli furono gli occhi divertiti di Chewie e la voce preoccupata di C-3PO.

Nessuno dei due uomini aveva voglia di parare o di dire qualcosa. Erano giunti al tacito accordo di non fare certe domande, ma sentivano una tensione molto pesante tra di loro. In fondo, erano due uomini di mondo. Conoscevano bene i rischi di dire qualcosa di sbagliato.

Ma questo patto fu interrotto da Han: “Eri della Gilda. Non è vero?” E girò la testa verso al Mandaloriano con volto inespressivo, in attesa di una risposta.

“Sì. Ero un membro della Gilda” ammise Mando.

“E il piccolo, era un ‘incarico’ che dovevi svolgere. Giusto?”

“Giusto…”

“E che è successo?”

Mando si girò verso di lui, rispondendo: “È una storia troppo lunga da raccontare.”

“Beh, in un certo senso, anche la mia…” aggiunse Han, pensando a tutta la sua vita: “Vorrei solo sapere chi ha avuto quel bambino per primo. Ma, soprattutto, chi lo voleva.”

“Questo non lo so” disse Mando, anche lui un po' spaesato: “So solo che mi è stato offerto questo lavoro da parte del Cliente, voleva una cosa veloce e pulita, la ricompensa era più che buona e l’ho accettato. Senza fare domande.”

“Ma non è riuscito a dimenticare…” aggiunse Han, accennando alla seconda guerra della Gilda.

“Già… “ammise Mando, ritornando a guardare il piccolo, sempre intento a divertirsi con Ben.

Raccontò molto brevemente la storia della ricompensa, della sua armatura e di come si fosse ripreso il piccolo, con l’aiuto del suo clan. E ora erano qui. Senza aiuti, senza Gilda. Era andato contro tutto e tutti, pur di conservare la custodia del piccolo. Che, ora più che mai, era la sua unica responsabilità primaria.

“E chi voleva quel bambino?” chiese ancora Han. “Chi era, esattamente, questo Cliente?”

“Da quello che ho capito, un imperiale.”

Han girò la testa di scatto, rimanendo incredulo da quella risposta. Sperò vivamente di aver capito male.
“Hai detto ‘un imperiale?” 

“Sì. A quanto pare, un comandante dell'Impero, con assaltatori e tutto il resto.” Ripensò allo scontro su Nevarro, con i soldati di quel Signore della guerra. Tutto, per quel bambino.

“Oh, cavolo. Lelia aveva ragione…” bofonchiò Han, abbassando la testa e passandosi una mano sul viso, per poi spostarla fino ai capelli: “Gli imperiali non sono del tutto scomparsi. E io che pensavo che, dopo la caduta dell’Impero e la battaglia di Jakku…” e fece un lungo sospiro profondo.

“Se questo può aiutarla, io e i miei compagni siamo riusciti a liberare il pianeta che avevano occupato” disse Mando con tranquillità.

Han alzò la testa, fissando con volto inespressivo, chiedendosi se lo stesse prendendo in giro o no.

“E, secondo lei, perché volevano quel bambino?”

“Credevo per i suoi poteri” rispose Mando, fissando il piccolo: “Ma, a quanto pare, non è l’unico ad averli.” E guardò Ben, intento a far volare a mezz’aria il ciondolo del piccolo trovatello con la Forza.

“Forse, alcuni non lo sanno. In fondo, fino a dieci anni fa, credevo che la Forza o gli Jedi fossero solo una massa di sciocchezze senza senso. Delle storie non molto elaborate.”

“E poi che è successo?” chiese Mando.

“Un giorno ho incontrato un vecchio eremita e un ragazzino. Volevano un passaggio, pensavo potesse essere soltanto un lavoro semplice e, invece, mi sono fatto coinvolgere da questa assurda storia. Così mi sono ritrovato alle prese con un ragazzino che coltivava umidità fino al giorno prima e una principessa tutt’altro da salvare.” E fece un piccolo sorriso, ripensando al primo incontro con la sua futura moglie.

“E, dopo questo, sono diventato un Ribelle. E il resto è storia.” E guardò ancora suo figlio.

“Da contrabbandiere di pessima fama a generale Ribelle, eroe di guerra, marito di una senatrice e padre di un bambino con poteri di cui non avrebbe potuto nemmeno sospettare l'esistenza fino a pochi anni fa” elencò Mando con tono sorpreso.

“Beh, non è proprio la vita che mi ero immaginato… ma è andata così” ammise Han. “E ormai non riuscirei a immaginare una vita senza di loro. Senza Luke, senza Leia, senza Ben…. E, se qualcuno osasse solo pensare di far loro del male, ho fatto cose pazzesche per molto meno!” e lo disse con espressione dura, lasciando intuire che non stesse scherzando.

Mando lo guardò, provando empatia nei suoi confronti. In fondo, era un padre solo. Poteva comprendere i suoi timori e tutti i sacrifici che doveva avere fatto.

“E che ne pensa, di tutta questa storia della Forza?”
Han non rispose subito.

Ci rifletté per qualche istante e poi, dopo un altro sospiro, disse: “Non ne so molto, lo ammetto. Luke ha sempre cercato di spiegarmi tutta questa storia degli Jedi e del loro cammino. Ma… tutto quello che ho compreso, è che la Forza ha portato solo guai, sia per quello che riguarda il lato oscuro che quello buono.”

Il lato oscuro?” ripeté Mando, confuso.

“Non lo sa?” disse Han, girandosi verso di lui: “I Jedi erano divisi. Il lato chiaro e il lato oscuro. Il bene e il male, divisi in due fazioni contrapposte e cose del genere…”

Il vecchio generale ripeté quello che Luke gli aveva spiegato, ossia che il lato oscuro era il male, perché in esso si identificava il potere del vecchio imperatore Palpatine, responsabile dell'uccisione di quasi tutti i Jedi.

Mentre coloro che erano votati al lato chiaro erano i guardiani della pace, che avevano difeso la Repubblica durante la Guerra dei Cloni.

“Quindi, c’è il rischio che, chi possiede quei poteri, possa diventare essere malvagio?” chiese il Mandaloriano.

“C’è questa possibilità, sì” ammise Han, incupito.

“Ma non ho capito come. Luke non ha mai avuto la tentazione di cedere al male. Si è allenato da solo e ha imparato a controllare il suo potere.”

“E come si può capire se qualcuno è passato al lato oscuro?”

“Be', non è difficile. Quando la Forza viene usata per scopi malvagi. E, con essa, si uccide tutti senza pietà…” Han si ricordò i suoi scontri con Darth Veder e  di quello che era in grado di fare. E rammentò con un brivido che, quell’essere, era il nonno di suo figlio.

Mando, invece, pensò a quando il piccolo aveva strozzato Cala mentre giocavano a braccio di ferro. Era un segno di quel lato oscuro? O si stava solo preoccupando inutilmente? Pensava che, dopo aver incontrato Ben, avrebbe avuto più informazioni riguardanti a quel potere.

Invece, stava trovando soltanto ancora più domande e dubbi. Soprattutto, riguardo una razza di cui, in passato, i suoi antenati erano stati nemici…

E tutto quello che gli venne in mente furono solo queste parole: “Finché non sarà diventato adulto o non lo avrai riportato ai suoi simili, tu gli farai da padre…” e aggiunse, tra sé e sé: “Questa è la via.” Guardò il sigillo sulla spallina dell'armatura, chiedendosi se lo meritasse davvero…
 
 

***

 
“E quindi, mi conviene portare il piccolo da questo Skywalker e farlo addestrare?”

Han prese qualche attimo per rispondere, dicendo: “Mandaloriano, accetti un consiglio da un uomo che non sa nulla della Forza, ma che ci vive in mezzo: si goda questo tempo con il suo trovatello finché può, se vuole farlo addestrare.”

Mando restò turbato da quelle parole: ricambiò lo sguardo dell’ex contrabbandiere che lo stava guardando, questa volta non con la solita faccia inespressiva o dura, bensì con il volto sincero di chi sa ciò che sta dicendo.

“Il trovatello probabilmente non è del tutto consapevole del suo potere. Probabilmente, è ancora troppo piccolo per essere addestrato” spiegò Han.

“Quindi, è meglio rimandare per un po' l’idea di portarlo da uno Jedi e lasciare che scopra i suoi poteri pian piano, prendendone coscienza da solo. Meglio lasciarlo a godersi la sua vita da bambino, per quanto sia possibile.”

“Però, Ben vuole diventare uno Jedi” disse Mando.

“Ben ha solo quattro anni! Ha ancora una idea infantile su cosa voglia realmente dire essere Jedi! Per lui è solo un gioco. Non sa ancora nulla del sacrificio che ha dovuto compiere Luke per diventare maestro…” E abbassò gli occhi con sguardo perso.

“E so che un giorno, quando diventerà un po' più grande, dovrò mandarlo da lui per diventare uno Jedi completo, consapevole della lunga strada che dovrà intraprendere. Ma, per ora, è solo una piccola peste che combina guai, con il caratterino di sua madre e con la mia stessa curiosità e capacità di scappare dai guai.” E rise, perdendosi per un attimo tra i ricordi.

“Per adesso vuole solo conoscere tutti i segreti della mia nave, i trucchi su come farla andare più veloce... emi piace vederlo rapito ogni volta che faccio il salto nell'iperspazio, e non smetterei mai di ascoltarlo quando dice di voler diventare il miglior pilota di tutta la galassia. E lo sarà! Perché Il Millennium Falcon sarà l’unica cosa che erediterà di me! Poco ma sicuro!” Rise ancora, prima di tornare inespressivo come prima.

Mando, da tutto questo, capì solo una cosa: che la Forza era davvero potente e ancora del tutto sconosciuta per lui. Però era sicuro che potesse far allontanare dai loro cari le persone che ci avevano a che fare. E né lui e né Han erano pronti a compiere quel passo…

“Quindi, facciamo un patto: io non dirò niente a Luke del suo trovatello e lei, quando scoprirà da qualche parte un vecchio imperiale nostalgico, lo dirò alla nuova Repubblica.”

“E lei pensa che alla nuova Repubblica interesserebbe ancora qualche minaccia imperiale di poco conto?”

“Ogni presunto imperiale non è mai una cosa di poco conto!” rispose Han con tono duro. “Non abbiamo combattuto una guerra per niente. E voglio quei bastardi spazzati via dalla faccia della Galassia!”

“E pensa si fiderebbero della parola di un cacciatore di taglie?”

“Beh, se contatterà direttamente la senatrice Organa, basterà fare il mio nome e vedrà che avrà tutta la sua attenzione. Certo, dovrò rispondere a cento domande, ma posso assicurarle che le crederà e avrà il suo aiuto. Senza sapere troppo di lei…” e girò la testa verso al Mandaloriano, con espressione convincente.

“Lei sta cercando di agitarmi e convincermi a non portare il piccolo a questo maestro, e in cambio vuole informazioni su questi signori della Guerra” ripeté Mando: “Perché?”

“Beh, per cominciare, voglio che tutto quello che riguarda l’Impero sia distrutto una volta per tutte. E, poi, ha aiutato mio figlio, lo ha portato da me e abbiamo cercato di aiutarla con le sue domande. Dandole anche degli ottimi consigli” spiegò Han.

“Almeno, così saremo pari. Perché l’ultima cosa che voglio è essere in debito con un Mandaloriano.”

“Mi sembra corretto”

“Allora, affare fatto?”

“Affare fatto.”

Si strinsero la mano in segno d’accordo.

“Quindi, mi assicura che nessuno saprà mai di lui?” disse Mando, tornando a voltarsi verso il piccolo.

“Forse, in questo momento, è meglio tenerlo nascosto.”

“Certo, e lo dirò anche a Ben.”

Han fece un sorrisetto, dimostrando la sua sicurezza e un po' della sua solita strafottenza. Mando non poteva fare altro che fidarsi delle sue parole.

“A proposito della nuova Repubblica…” disse Han, a braccia conserte: “Sa che, qualche mese fa, una nave prigione della Repubblica è stata assaltata, dopo uno strano caso di ‘evasione inversa’?”

Mando capì subito a che cosa si stesse riferendo. Il lavoro di evasione di Ran, a bordo di una nave trasporto dei detenuti.

“E c’è anche scappato il morto” continuò. “E, tutto quello che so, è che dei droidi sono stati distrutti, le registrazioni della videosorveglianza cancellate e che, per di più, alcuni prigionieri hanno raccontato una versione dei fatti assurda e decisamente poco credibile. Una storia che aveva a che fare con un Mandaloriano…”

Sperava che Mando lo avrebbe fermato, ammettendo l’ovvio. Ma non lo fece.

“E, in più, degli X-Wing hanno seguito il segnale inviato dalla navetta, fino a quando è esplosa dentro un hangar di uno spazioporto. Ne sa qualcosa?”

“Probabilmente no. Ha importanza?”

Han lo fissò alzando uno sopracciglio, rimanendo stupefatto da quella risposta. Ma, d'altra parte, che cosa si sarebbe dovuto aspettare?

“Forse non più. Anche io, probabilmente, ho fatto molte cose che non hanno più importanza…”
Si guardarono, senza dire nulla.

Ma, tutto questo, fu interrotto da delle urla: “Oh, cielo! Aiuto! Aiuuutooo!”

Era la voce di 3PO, piena di panico.

Han e Mando si girarono di scatto verso il fiume, tirando fuori all'unisono i loro blaster, pronti a sparare a qualunque malintenzionato. Ma si trovarono davanti agli occhi un’altra scena, a dir poco inaspettata: C-3PO stava svolazzando a mezz’aria, con Chewie sconvolto che cerca di afferrarlo.
Ben lo guardava divertito, mentre il trovatello aveva la mano alzata e un'espressone rilassata.

“Oh kriff! Ben!” urlò Han, rimettendo il blaster nella fondina e correndo subito verso di loro con il Mandaloriano al seguito.

“Chewbecca! Aiutooo!” continuava a lamentarsi il droide.

Mando prese il piccolo alieno in braccio, esclamando: “Ehi! Smettila, smettila!”

Il trovatello ritrasse la mano e lasciò andare all’improvviso il droide, che non finì a terra soltanto perché fu afferrato appena in tempo dal Wookiee.

“Oh!” disse il droide, tornato con i piedi per terra: “Grazie, Chewbecca! Non mi sentivo così terrorizzato di volare in aria dai tempi di Endor!”

Chewie fece un verso paziente, sotto agli occhi quasi esasperati di Han.

“Hai visto, papà?” disse Ben, entusiasta. “Sentivo che fosse potente nella Forza, ma non credevo così tanto da poter sollevare qualcosa di più grande di lui!” e rise divertito. Poi inarcò un sopracciglio, incuriosito e speranzoso. “Posso farlo anche io?”

“No!” rispose subito Han con tono duro, scrutando suo figlio.

Ben ci rimase male, sia per quel “no”, che il suo tono.

“Ma non è giusto!" ribatté Ben, mettendo il broncio: “Anche io sarei in grado di sollevare 3PO! Forse anche zio Chwie e R2 messi insieme!”

“Oh, non ne dubito, ma finché non avrai l’okay da parte di zio Luke e di mamma, tu non userai la Forza e, soprattutto, non farai nulla del genere! Sono stato chiaro?”

“Uffa! Perché lui può farlo e io no?”

“Beh, se lui si buttasse nella fossa di un Sariacc, lo faresti anche tu?”

Ben ci pensò, riflettendo con attenzione su quelle parole, facendo sentire Han soddisfatto dalle sue doti genitoriali.

“Ma perché qualcuno vorrebbe buttarsi nella fossa di un Sariacc?” chiese infine Ben, guardando il padre con aria interdetta.

Questa volta l’ex contrabbandiere non rispose, perché non riusciva a trovare una soluzione.

“Non importa….” disse rassegnato.
 

 

***

 
Dopo una lunga giornata, fatta di giochi tra Ben e il piccolo trovatello, arrivò la sera. E, poco prima del tramonto, i due piccoli crollarono dal sonno. Ora erano in braccio ai loro rispettivi padri.

Han e Mando si guardarono, questa volta con più sicurezza e complicità. Capivano che era giunto il momento di andare, ognuno per la propria strada.
E, dopo un breve saluto, Mando restituì i dadi dorati al suo legittimo proprietario, dato che Ben li aveva lasciati sul suo carro. Han li prese, dicendo che gli avevano portato più fortuna di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Guardò suo figlio addormentato tra le sue braccia, e sususrrò che, se avesse compiuto le scelte giuste e fatto tutti i sacrifici possibili, sarebbe stato un buon padre. L’importante era provarci.

Mando tenne a mente le sue parole, sapendo già che cosa avrebbe scelto per il piccolo e per metterlo al sicuro.

Il pilota lo ringraziò ancora una volta per aver salvato Ben e augurò che anche loro avessero un po' di fortuna.

Poi il cacciatore di taglie e l’eroe di guerra si separarono e ognuno andò per la propria strada, tenendo la propria più grande responsabilità tra le braccia.

Inconsapevoli di che cosa il futuro avrebbe riservato loro e ai loro figli…






 

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Capitolo 8
*** Nuove scoperte e vecchi ricordi ***


Capitolo 6
Nuove scoperte e vecchi ricordi

 


 

Ormai Mando iniziava ad infastidirsi per quelle occhiate verso il piccolo. Lui, invece, guardava tutti con il volto incuriosito.

“3PO, tu sai a che razza appartenga questo cucciolo?” chiese subito Ben.

“Beh, signorino Solo, sinceramente non saprei” rispose.

“Eppure, conosco moltissime specie e le loro varianti. In fondo, ho visto varie razze diverse di Nikto, Klattoinan, Ugnauht e persino di Grebleips. Eppure… non mi sembra di aver mai visto qualcosa del genere….” Ritornò a guardare il piccolo. “Almeno, non mi sembra.”

E, per tutta risposta, ricevette un piccolo verso dalla creatura, che fece ridere Ben.

“Però, questa creatura ha un aspetto anziano, ma il linguaggio e i comportamenti di un cucciolo” continuò l’androide. Alzò la testa verso Mando e, con tono un po' tremolante, chiese: “Mi scusi, signor Cacciatore di Taglie Mandaloriano, posso chiedere quanti anni ha la creatura?”

Han alzò gli occhi al cielo, incredulo che avesse fatto davvero quella domanda, ma si rassegnò. In fondo, conosceva fin troppo bene l’importunità di quel droide. Che, comunque, era meno peggio di quella di BX-778.

“Cinquanta” rispose Mando.

“Cinquant’anni?!” ripeté Ben, sconvolto, fissando il suo nuovo amico: “È vecchio come papà?”

Han fu po' offeso da quell'uscita, ma strinse i denti, cercò di sorridere e, con pazienza, rispose: “Ben, io non ho ancora cinquant’anni!”

Prese il figlio dalle braccia di Chewie e, posandolo a terra accanto a sé, continuò: “Non sono nemmeno vicino a quella età!”

“Ma mamma ha detto che ormai è quella la tua età.”

Han fece un sospiro paziente e incassò quelle parole, pur sentendosi ferito nell'orgoglio.

“Comunque, come è possibile che lui sia così piccolo, se ha tutti quegli anni?” domandò il bambino.

“La risposta è molto semplice, signorino Solo: molte specie diverse di alieni hanno un avanzamento di età o di invecchiamento molto diverso da quello umano. Quindi, esistono alieni che sono ancora bambini, pur avendo già un’età che, per molti, è considerata avanzata. Questo perché hanno una durata della vita molto lunga. Come, per esempio, il nostro caro e vecchio buon Chewbecca.” E indicò l’amico accanto a sé.

“Ci crederesti, che ha circa duecento anni?”

Si aspettavano una risposta da parte sua. Ma il Wookiee rimase muto, con il volto girato verso il piccolo alieno, perso in chissà quale pensiero.

Un silenzio davvero molto insolito, da parte sua.

“Chewie?” chiamò Han, con tono fermo ma un po' preoccupato.

Il Wookiee finalmente fece dei versi molto veloci e a, a tratti, parecchio confusionali.

Mando lo fissò, domandandosi se dovesse preoccuparsi per qualcosa.

“Cosa?” chiese Han, che non aveva capito niente del discorso confuso dell'amico.

“Ha detto che ha già conosciuto una creatura simile, nel periodo delle Guerre dei Cloni, su Kashyyyk” tradusse 3PO.

“Che cosa?!” esclamò il pilota, incredulo.

“Davvero?” aggiunse Ben, sorpreso.

Mando non ci credeva. Quel Wookiee aveva appena detto di aver conosciuto un simile del piccolo, più di quarant’anni prima?

“Sta dicendo su serio?” chiese Mando. “Lui ha già visto una specie del genere?”

Chewie fece un verso di conferma, lasciando di sasso Mando, sbigottito.

Han cominciò a sentirsi a disagio. Forse era meglio parlare da solo con il cacciatore di taglie per risolvere ogni questione una volta per tutte.

Inginocchiatosi accanto al figlio, per essere alla sua stessa altezza, lo guardò e disse, con tono rassicurante: “Ehi, piccola peste, visto che hai fatto tante storie per andare a giocare fuori, perché adesso tu e il tuo nuovo amico non andate a giocare insieme sulla riva di questo bel lago?” E, con la testa, accennò al vicino specchio d'acqua, che luccicava placido poco distante.

“Davvero posso?”

“Se il padre Mandaloriano è d’accordo.”

Han alzò gli occhi, fissando Mando con una occhiata complice, sperando di fargli capire la sua intenzione di volergli parlare da solo.

Mando era un po' timoroso all'idea di lasciare solo il piccolo, ma Ben si era comportato bene e aveva dimostrato di conoscere la Forza, quindi con lui sarebbe stato al sicuro. E, poi, era dai tempi di Sorgan che il piccolo non aveva contatti con gli altri bambini.

“D’accordo” rispose. “Potete giocare insieme.” E lanciò una breve occhiata al bambino che stava sorridendo, cercando di sembrare rassicurante, pur sentendosi ancora un poco preoccupato.

Ben saltò subito di gioia per questa notizia, ma la sua smania fu subito interrotta dal padre, che gli dettò queste regole: “Ma restate sempre in un punto da cui possiamo vedervi, non andate dentro l’acqua, niente scherzi e non discutete.”

“Sì, papà…”

“E, mi raccomando, fai attenzione al piccolo. Avrà anche cinquant’anni, ma si comporta ancora come un bebè!”

Ben rise per quelle parole, rispondendo: “D’accordo!”
Han guardò lo sguardo sorridente e luminoso del figlio e fu sicuro che non gli avrebbe disobbedito. Gli scompigliò i capelli con affetto e disse: “Dai, ora potete andare!”

“Sììì!” esclamò Ben euforico, per poi girarsi verso l'alieno e dire: “Dai, andiamo! Ti faccio vedere come sono bravo a disegnare con la terra!”

Il piccolo umano iniziò a correre verso il lago, con l’alieno alle costole, sotto gli sguardi dei due adulti, del Wookiee e del droide.

“3PO, vai con loro” ordinò subito Han, ritornando in piedi e posandosi le mani sui fianchi.

“Ma, signore…” rispose subito il droide: "Per quanto io apprezzi la compagnia del signorino Solo, non mi sento molto a mio agio nel stare vicino all’acqua… potrei rischiare un corto circuito!”

“Bene, allora vuol dire che, forse, è arrivato il momento di sostituirti con un droide più affidabile e moderno!”
Han lo guardò male, facendolo intimorire.

“D’accordo!” ammise C-3PO. “Vado subito a tenerlo d’occhio!” E iniziò a camminare verso ai due bambini, borbottando: “Ma tu guarda, anni e anni di strategia militare, e ora sono considerato alla pari di una semplice balia! Oh, povero me!”

“E non farli allontanare!” gli urlò dietro il pilota.

“Sì, signore!”

Raggiunse i due piccoli e si fermò al loro fianco senza perderli di vista, mentre Ben era chino a terra, intento a scarabocchiare la terra con un bastoncino, mentre l’alieno lo osservava incantato.

Sia Han che Mando si sentirono rassicurati da quella scena.

“Allora è vero?” chiese il cacciatore di taglie, senza troppi giri di parole, fissando il generale Ribelle e il suo amico: “Il suo Wookiee ha già visto una creatura simile, durante la Guerra dei Cloni?”

“A quanto pare sì….” rispose Han, sospirando: “Ma è una storia che conosco poco anche io.”

Chewie decise di raccontare quell'evento: ai tempi delle Guerre dei Cloni, i Jedi erano a capo dell'esercito che difendeva i pianeti della Repubblica dagli attacchi dei Separatisti.

I Wookiee conoscevano poco di quella situazione. Kashyyyk era sempre stata protetta dalla Repubblica, e si erano mantenuti estranei alle vicende dei separatisti. Ma, verso la fine della guerra, poco prima della caduta della Repubblica, i combattimenti raggiunsero il pianeta.

I cloni erano sotto la guida di un antico maestro Jedi, simile alla piccola creatura. Nonostante fosse molto anziano, era pronto a difendere il pianeta.

Chewbacca e Tarfful, che erano diventati i suoi collaboratori più stretti, lo videro in azione quando decapitò con la sua spada laser due soldati che avevano cercato di ucciderlo all’improvviso.

I due Wookiee, pur non capendo bene la situazione, aiutarono il maestro a mettersi in salvo da altri attacchi dei cloni, portandolo in un guscio di salvataggio e guardandolo partire dopo un breve ma sincero addio.
Ma Kashyyyk fu invaso lo stesso, diventando parte dell’Impero e finendo sottomesso alle nuove leggi marziali.

Chewie ricordò quell'episodio con amarezza, ma anche con l'orgoglio di aver salvato quel saggio maestro dalla morte. Sperava di essergli stato utile e che avesse avuto ancora una lunga vita.

Mando e Han rimasero colpiti da questi vecchi ricordi del passato.

“Cavolo” disse Han. “Amico, perché non mi hai mai accennato prima a questa storia? In fondo, abbiamo deciso di schierarci contro l'Impero quando mi hai raccontato che molti di voi sono stati schiavizzati da loro.”

Chewie replicò che, certi ricordi, erano molto duri, anche da rievocare.

“Già…” ammise l’amico, con occhi a terra. “Nemmeno io ho mai avuto tanta voglia di raccontare di Corellia…”
Mando si prese anche lui un momento per ripensare alla Guerra dei Cloni, quando i robot separatisti invasero il suo pianeta.

“Sai come si chiamava, quel maestro Jedi?” chiese poi, ritornando alla realtà e attirando l’attenzione dei due.
Chewie rispose che non si ricordava più, era passato troppo tempo e non aveva mai riflettuto molto su quel periodo, che aveva preferito dimenticare.

Han avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma poi capì che non sarebbe stata una scelta utile. Così, decise di appoggiare una mano sulla sua spalla in segno di conforto, rispondendo con tono rassicurante: “Non fa niente. Anzi, tu e Tarfful avete fatto una cosa davvero giusta, salvando la vita a qualcuno. In fondo, l’ho sempre detto: sei sempre stato migliore di me.”

Han fece un mezzo sorriso, ricambiato dal Wookiee. Entrambi provarono a pensare a quel vecchio jedi, domandandosi che cosa ne fosse stato di lui, in tutti quegli anni.

Le loro riflessioni furono interrotte dalla voce ansiosa di C-3PO, che provava a richiamare i bambini che avevano iniziato a correre.

Il pilota del Falcon sospirò davanti a quella scena, chiedendo a Chewie di dargli una mano e tenere d’occhio i due piccoli. Il copilota annuì e fece per dirigersi verso la riva, ma fu fermato da Mando, che lo fissò e sussurrò un “Grazie”.

Il Wookiee capì che quelle parole erano per le sue poche ma utili informazione. Gli rivolse uno sguardo grato, prima di raggiungere la riva.

Mando e Han rimasero da soli, a fissare i due bambini che cominciarono a divertirsi con il Wookiee.

Il vecchio generale Ribelle sorrise ancora una volta, ma si sentì improvvisamente molto stanco.

Non sapeva neanche il perché. Doveva essere una vacanza. E, per un po', l’lo era effettivamente stata. Ma poi aveva iniziato a discutere con Leia, aveva perso suo figlio e ora si era ritrovato con un Mandaloriano e un essere sconosuto ma potente nella Forza. Mentre il suo obiettivo era stato quello di staccare, almeno per un po', da qualsiasi tipo di guaio.

Han prese un lungo sospiro, abbassando il capo e strofinando la mano in mezzo agli occhi, cercando di rilassarsi un po'.

“Immagino che sia un momento molto duro” disse Mando.

“Lo è” ammise: “Più di quanto tu possa immaginare…”


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Note:
Salve! 
Ecco il nuovo capitolo con un
sacco di detagli e riferimenti alle
sage precedenti :)
Dove Mando è quasi scopre
qualcosa di più della Forza
e del nostro veccho Yoda :)
Ma ora, con Han si confronterà
un'altra cosa molto più complessa
Ovvero la patenità :)
Al prossimo capitolo!
Dove manca sempre meno, al
30 ottobre!
A venerdì!
Evola 


 

 

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Capitolo 9
*** La conclusione di una lunga giornata ***


Capitolo 8
La conclusione di una
lunga giornata


   

 

 

Han, insieme a Chewie, 3PO e Ben – mezzo addormentato tra le braccia - ritornarono sul Falcon. Però non partirono, rimanendo fermi nel punto in cui erano atterrati.

Han andò a sedersi sulla sua poltrona, nella cabina di pilotaggio, portando con sé il figlio, per raccontargli una storia prima di dormire.

Ormai, Han si era abituato a sentire il peso leggero sulle gambe; anzi, lo rassicurava e in un certo senso lo aiutava a dormire meglio. Era un momento di pace, senza più i suoi capricci, i suoi pianti e il suo continuo volersi divertire con tutti i giocattoli perennemente sparsi in giro – modellini e pupazzetti, abbandonati qua e là per tutta la nave - o le preoccupazioni nei suoi confronti e per il suo carattere a dir poco caotico.

Ma lui amava suo figlio, più di qualsiasi altra cosa. E non avrebbe mai rinunciato a lui. Era qualcosa di molto più forte dell’amore per Leia o dell’amicizia di Luke. A volte si rendeva conto di non essere il miglior padre e marito della Galassia. Ma ci stava provando.

E, come adesso, si sentiva molto soddisfatto e felice.
Han si assopì, e si sarebbe certamente addomentato così, con Ben in braccio, se qualcosa non gli avesse toccato una spalla. Sì svegliò quasi di soprassalto – anche se fu attento a non far svegliare il figlio  - e si guardò intorno, rimanendo sorpreso.

“Leia?”

E infatti la senatrice era lì, splendida come sempre, un sorriso dolce sulle labbra.

“Ciao, Han. Scusami per averti svegliato. Anzi, mi dispiace di aver interrotto questa bella scena” disse a bassa voce, sedendosi sulla poltrona del copilota.

Han restò confuso: credeva che sua moglie fosse ancora al senato ad Hanna City e che sarebbe arrivata su Naboo solo l'indomani.

“Che ci fai qui?" borbottò. "Credevo che avessi qualche impegno urgente al senato.”

“Infatti” rispose Leia. “Ma abbiamo concluso prima del previsto. Così ho deciso di partire subito per Theed, per farvi una piccola sorpresa.”

La senatrice buttò l'occhio sul figlio addormentato. “Ma, a quanto pare, dovrò aspettare domani mattina, per vedere la sua reazione.”

Sorrise, mentre con estrema delicatezza spostava i ciuffi scuri dal volto di Ben, percependo la sua serenità.

“Beh, vuol dire che Ben, domani, avrà un bel risveglio! E che, subito dopo, comincerà a tormentarti la vita!”

“E non vedo l'ora!”

Leia ridacchiò insieme a Han, ma sempre stando attenti a non svegliarlo. Rimasero in silenzio, intenti a guardare loro figlio dormire, con le braccia a penzoloni e la guancia appoggiata sul petto del padre. In una atmosfera serena, come se avessero dimenticati i loro diverbi di quella giornata.

“Allora? Che cosa avete fatto, per farlo crollare così facilmente?”

“Oh, un mucchio di cose...” rispose Han. “Abbiamo passato la mattinata al mercato, ha giocato un sacco, sono riuscito a convincerlo a mangiare un cibo strano ma salutare, abbiamo fatto una piccola gita sul lago e ha fatto - come sempr e- un sacco di domande...”

Si è perso nel bosco ed è stato ritrovato da un inquietante cacciatore di taglie con una strana creatura con gli stessi poteri di Ben” pensò poi il pilota.

“Posso immaginarlo” disse Leia divertita, accarezzando la guancia del figlio con dolcezza.
“L'hai portato anche a visitare il palazzo?”

Han sopirò, conoscendo bene il motivo di quella domanda.

“No, non l'ho portato nel palazzo reale” rispose.

“Però, qualche mercante nostalgico gli ha raccontato le doti della regina più giovane che Naboo abbia mai avuto. È rimasto a dir poco affascinato...”

Leia fece un sorriso, ma questa volta un po' amaro.

“In fondo, avevi detto che volevi portalo tu stessa al palazzo. E, magari, ti farà un sacco di domande su questa regina così abile.”

“E cercherò di rispondergli. Facendo ricordare in un modo degno la sua memoria...”

“Come la tragica storia del suo cavaliere?”

Leia alzò gli occhi, fissando il marito con aria gelida, facendogli capire che non aveva apprezzato il suo commento.

“Scusami...”

“No, non devi scusarti” assicurò Leia. “È solo che... non sono ancora pronta ad affrontare questo argomento. Non sono ancora sicuro di poterlo accettare io stessa, figurati di spiegarlo a Ben.”

Guardò suo figlio con aria triste, ricordando il suo ultimo giorno di addestramento con Luke...

“Non è ancora pronto.”

Calò il silenzio. Han conosceva ormai bene la storia dei veri genitori di Luke e di Leia. Ed era davvero una storia molto tragica. Non poteva nemmeno immaginare la loro sofferenza, nel dover accettare quella verità.

Ma se c'era una cosa su cui era d'accordo con loro, era che Ben ne dovesse restare all'oscuro. Era meglio così. Volevano proteggere il piccolo da tutta questa storia del lato oscuro. Certo, era giusto che conoscesse la verità sulle sue origini, ma l'avrebbe appresa al momento giusto della sua vita, quando fosse stato pronto.

Dopo quel momento di silenzio, Leia ritornò alla realtà, dicendo: “Su, portiamo questo piccolo mostricciattolo a letto.”

Han si alzò dalla sedia con Ben tra le braccia, per poi passarlo a Leia, che se lo strinse al petto, attenta a non svegliarlo. Gli diede un piccolo bacio sulla testa.

“Così, almeno, domani non borbotterai per i tuoi soliti dolori.”

“Beh, non è facile svegliarsi con i muscoli sani, con un peso del genere ogni notte!” 

Leia rise divertita a quelle parole, contagiando anche Han con la sua allegria.

Il pilota fissò sua moglie, serena, che stringeva loro figlio tra le braccia.

Sì sentiva intenerito come non mai, ma sopratutto fortunato. Li raggiunse e la abbraccio, passandole le braccia attorno ai fianchi, setendo tenendo Ben tra di loro. Un momento che avrebbe voluto non cessasse mai.

“Mi dispiace...”

“Per cosa?” chiese Leia.

“Per la litigata di questo pomeriggio...”

Han si sentiva colpevole, mentre lei lo guardò confusa.

“Non avrei dovuto accusarti di essere poco presente. Almeno tu ci provo e farai un buon lavoro con Ben. Per non paralare del Senato. Mentre io...”

“Han” lo interruppe Leia, capendo già dove volesse andare a parare: “Tu sei un bravo padre.”

Lui la fissò.

“Han, tu ci stai riuscendo davvero tanto. Con tutte le tue forze, e tuo figlio ti ama e te lo dimostra ogni giorno.”

Entrambi abbassarono lo sguardo, fissando il loro piccolo che dormiva in mezzo a loro.

“Lui è tanto affezionato a te. Ti ammira e credo che non smetterà mai di farlo.”

Leia accarezzò i capelli del bambino, le labbra increspate dal sorriso più dolce del mondo.

“E questo lo ricorderà per tutto il resto della sua vita. Portando questi momenti dentro di sé.”

E Han, nell'ascoltarla, si sentì più sicuro e più fiducioso verso se stesso. E capì che, pur con tutti i suoi errori, ne valeva la pena. E che voleva godersi questa piccola peste, finché poteva.

“Ti amo” disse Han, alzando gli occhi per ammirarla.

“Lo so.”

Sorrisero sereni e si scambiarono un dolce bacio sulle labbra. Tennero le fronti appoggiate, uniti.

“Senti, Chewie e 3PO sono ancora svegli. Che ne dici di portare Ben a letto, e poi andare a fare una piccola passeggiata notturna?” propose Leia. “Conosco una bella collina da dove si vede tutta la capitale. È davvero un panorama mozzafiato.”

Han sorrise. “D'accordo”

Si scambiarono dei sorrisi lievemente maliziosi e si diedereo un altro dolce bacio.

 

 
***

Mando era ritornato dentro alla sua nave e, dopo aver risistemato il carro volante nel suo alloggio, aveva preso posto nella cabina di pilotaggio, con il piccolo addomerato nella culla accanto a lui.

Era stata una giornata davvero molto strana per lui, ma almeno il piccolo trovatello si era divertito con un altro bambino, dopo tanto tempo. E chissà quando gli sarebbe capitata di nuovo, una cosa del genere.

E, in più, aveva scoperto qualcosa di più su questa Forza e sugli Jedi. Solo che non lo trovava per niente rassicurante.

E non sapeva che cosa fare: doveva trovare questo Skywalker e portargli il piccolo, oppure lasciar perdere, seguendo i consigli di Han Solo?

Si girò verso alla creatura addormentata e, ricordando le parole che gli aveva detto Han, capì che cosa doveva fare.

Portare il piccolo ai suoi simili, ovunque si trovassero. Questo era di fondamentale importanza. Aveva capito che lui avrebbe avuto una aspettativa di vita molto più lunga della sua. E, probabilmente, anche di quello stesso maestro Jedi.

Perciò, l'unica soluzione praticabile era portarlo alla sua specie. Anche se non aveva nemmeno un mezzo indizio su cui basarsi per iniziare le ricerche. Ma lo avrebbe fatto a ogni costo.

Ma, intanto, lo avrebbe protetto. Fino all'estremo sacrificio, se si fosse reso necessario.

Mando, con il dito, accarezzò con estrema delicatezza la fronte del piccolo, senza svegliarlo. Si sentiva sicuro di aver preso questa decione.

“Andiamo” disse, rivolto più a se stesso che al piccolo. Accese i comandi e i motori emisero un lieve ronzio.

“Naboo non è più per noi.”

E si innalzarono verso la purezza delle stelle lontane, pronti per una nuova avventura.


 


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Note
Sì!
Questa è un repilogo di questa piccola storia su
Mando, Il Bambino, Ben e Han :)
So che c'è stata poca anzione e tanti spiegoni
Ma volevo che Mando fosse vicino, ma allo stesso
tempo ancora lontando dells scoperta della Forza
E anche vedere un pò l'infazia di Ben...
Ma spero che questa piccola storia vi sia piacuta!
Sperando che la seconda stagione, mi viene in mente
un'altra idea ;)
Grazie mille per aver letto questa storia e spero
che vi sia piacuta! :D
Alla prosisma storia
Evola 



 

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