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Lista capitoli: Capitolo 1: *** JFK International Airport - New York - Ottobre 2018 *** Capitolo 2: *** New York. 19/10/2018 H. 19:26 *** Capitolo 3: *** FLASHBACK | 13.05.2018; Londra ***
Capitolo 1 *** JFK International Airport - New York - Ottobre 2018 ***
| John F. Kennedy International Airport; New York; 13/10/2018 H:11:48 |
C'era un
traffico umano ai limiti dell'inverosimile. Tuttavia si trovava in un aeroporto
ed erano sempre così gli aeroporti. Luoghi di saluti, ritrovamenti, abbracci,
promesse. Quando Ewan vi entrava non riusciva mai a fare a meno di osservare
gli aerei decollare, vedere quella moltitudine di colori sollevarsi in cielo.
Gli sembravano giocattoli per bambini formato gigante, gioielli di ingegneria e
tecnica in grado di lasciare perplessi al tempo stesso.
Era
in attesa nella zona degli arrivi, dietro il cordone di sicurezza che
delimitava un'area da cui si poteva solo uscire, la sorella ferma accanto a
lui. Quasi fremeva nell'attesa, emozionato come non si sentiva da un po'.
Sarebbe stato capace di contare i secondi, i minuti che stavano scorrendo dal
momento in cui aveva visto il boeing con la coda della British Airways atterrare preciso sulla pista.
Sembrava
stesse trascorrendo un'eternità. C'erano i controlli, lo sapeva. Il recupero
del bagaglio da stiva, certo.
Non
voleva dare l'idea di essere troppo eccitato a Charlotte, ma sapeva bene che
lei lo aveva già intuito. Lo aveva capito dalle sue occhiate. Parole senza
suono, ma al tempo stesso di una chiarezza e una precisione unica.
Quando
le prime persone iniziarono a comparire dal varco degli arrivi, dopo i controlli
e con le valige al seguito, Ewan aguzzò la vista. Allora sì che cominciò a
contare. Non i secondi, i volti. Visi sconosciuti di cui non gli importava
niente, alla ricerca di quell'unico volto amico, troppo amico. Finalmente
individuò il suo ciuffo dietro ad alcune persone. Non gli servivano conferme di
nessun tipo, avrebbe potuto riconoscere quel groviglio di capelli bruni
ovunque. Gli si dipinse d'istinto un sorriso in volto quando realizzò che, alla
fine, Alastair era lì. Uno dei suoi pezzetti di Londra preferiti era arrivato.
Ewan
abbassò lo sguardo. Il boccale sembrava aver acquistato un inspiegabile
interesse, ma lui non ne stava osservando le venature cristalline, né il
contenuto dorato, né le lievi gocce di condensa che si ammassavano sulla sua
superficie. Vedeva oltre, qualcosa di visibile solo a lui e che aveva la
consistenza dei ricordi che fanno male, quelli affilati, in grado di tagliare a
fondo la carne, fin quasi all'anima.
Fuori pioveva. La pioggia ticchettava continua
contro i vetri, lasciando su di esso disegni imprecisi lungo il suo tragitto
verso il suolo. Gli sembrava di essere di nuovo a Londra: la pioggia oltre le
vetrate del pub, l'umidità fin dentro le ossa, una Lager a scaldare il corpo e
annebbiare la mente. Quella sensazione di essere a casa era accresciuta, se non
addirittura resa palpabile, dalla presenza di Alastair davanti a lui,
silenzioso e in attesa.
Era una situazione che avevano sperimentato
davvero poche volte nei loro ventidue anni di amicizia, al punto che aveva
tutta la parvenza di una novità, un non sapere bene cosa fare, cosa dire.
Alastair aveva capito tutto e non solo perché
Ewan glielo aveva detto. La maggior parte delle cose le aveva capite da sé, ben
consapevole, non di cosa, ma di come
guardare. L'amico sapeva leggere gli sguardi di Ewan e interpretare le sue
mezze frasi come fosse un libro aperto. Alle volte era utile, altre, come in
quel momento, un vero e proprio tormento. Non vi era alcun dubbio sul fatto che
Alastair sapesse di Charlotte e di tutto il possibile che Ewan faceva per lei
ogni giorno. Soprattutto, però, l'amico aveva dimostrato di sapere di Samantha.
Non di come erano andate le cose fra di loro – Ewan l'aveva reso partecipe di
tutto, infondo – ma di cosa avesse scatenato nell'animo del ragazzo quella rottura
così improvvisa. Ad Alastair erano bastate poche parole per far capire
all'amico che comprendeva il suo stato d'animo, che sapeva che, sotto, c'era un
dolore più profondo di quanto volesse dare a vedere. Lo aveva detto con un tono
grave, serio, che sembrava impossibile appartenere a uno con quei suoi occhi
chiari e pieni di vita. Con una sola frase era riuscito a far riaffiorare
quanto Ewan aveva cercato di tenere nascosto, di assimilare e distruggere. Il
ragazzo sentiva tutto ancora con troppa intensità. Davanti ai suoi occhi poteva
rivedere la camera nella mattina precedente, quando, appena alzato, aveva letto
il messaggio di Samantha. Gli sembrava ancora di percepire la sfumatura di luce
che entrava dalla finestra, il brusio della città che si svegliava. Ricordava
quel messaggio, il rincorrersi di parole che avrebbe di gran lunga preferito
non dover leggere mai. Era ancora tutto lì, pulsante e vivo come una ferita
aperta, in cui sembrava rigirare il coltello e spargere sale ogni volta che ci
pensava. Una tortura, ecco cos'era, una tortura che Alastair aveva compreso a
fondo, dimostrandosi il migliore amico che si potesse desiderare.
Due gocce di condensa si unirono fra loro sul
vetro del boccale, la porta del locale si aprì tintinnando. Ewan inspirò. Di
quegli stati d'animo fatti di conflitto, angoscia e malinconia era sempre
riuscito a farne tesoro, a prenderli e trasformarli in nuove occasioni grazie a
quella caparbietà profondamente radicata in lui. Tuttavia, quella volta,
sembrava essere tutto ben più difficile da domare.
«Sai qual è la parte peggiore? Che non sono
innamorato di lei. Ma vorrei esserlo. Così almeno quello che sento avrebbe un
senso.» Alzò la testa, tornando a incrociare lo sguardo dell'amico. Un giorno
avrebbe fatto ordine in quel caos di sensazioni, ma era consapevole del fatto
che gli sarebbe servito del tempo. Affrontare l'argomento con Alastair, però,
discutere con lui della parte più tormentata di tutta quella storia con
Samantha e di ciò che essa sembrava avergli compresso dentro, poteva essere un
buon inizio per smettere di fingere che, dopotutto, non facesse poi tanto male.
La cosa che più gli piaceva di lei era la sua
risata. Mai si era imbattuto in una risata tanto fresca e piena di vita. Ogni
volta che Samantha rideva sembrava cantare in un'intonazione perfetta, in una
melodia incantevole. Quando Ewan l'aveva sentita per la prima volta si era
scoperto a fissarla con molta più intensità di quella che avrebbe riservato a
una persona qualunque, per poi distogliere lo sguardo improvvisamente
imbarazzato.
Con il passare dei
giorni, però, aveva capito che non era solo il modo in cui rideva che gli
piaceva tanto di lei. Tutto, in Samantha, sembrava essere il costante
rincorrersi delle qualità che lui più apprezzava. Dalla risposta pronta -
spesso così affilata da essere tagliente - ai modi di fare estroversi e un po'
da "maschiaccio", dall'odio verso la Brexit
alla continua voglia di viaggiare, scoprire il mondo facendo il possibile per
assimilarne ogni sua sfumatura. Sembrava banale, un cliché, dire che lei era
diversa dalle altre, ma per lui era così. Si conoscevano solo da un paio di
mesi, ma Samantha era già stata in grado di trasformarsi in un pensiero fisso
nella sua mente.
Quella sera erano usciti
insieme per la prima volta. Nessun amico, nessun giro per i pub a recuperare
persone per poi finire la serata al solito posto, nessuno sguardo rubato nel
pieno di una conversazione, provando in qualche modo a non rendere troppo
palese l'interesse reciproco. Non c'era nulla di tutto ciò, in quel momento,
solo Ewan e Samantha insieme da un paio di ore, con una conversazione avviata
nel momento in cui lui era passato a prenderla e che non si era ancora esaurita
nonostante la musica e le persone.
Aveva scelto lei il
posto; un locale dove gli amanti della musica rock potevano sentirsi a proprio
agio, dove il dj passava brani a volumi alti solo dopo un concerto live e dove,
nella lista dei drink, la birra la faceva da padrona. Di per sé il locale non
era affatto male. C'erano divanetti su cui sedersi sparpagliati ovunque, una
pista da ballo piuttosto grande - resa colorata da luci arcobaleno che si
alternavano fra loro - perfino un angolo in cui le persone potevano scattarsi
qualche fotografia e immortalare così il loro passaggio in quel posto. Di tutto
quello, però, a Ewan importava davvero poco. Con Samantha accanto a sé la sua
attenzione era attratta solo dalla ragazza, dal modo in cui si avvicinava per
parlare con lui affinché riuscisse a farsi sentire sopra la musica, dal
rossetto che le colorava le labbra, da come gli sfiorava il braccio con il suo
tocco leggero.
"Che ne dici di andare a farci due foto, ometto?" gli
chiese di punto in bianco la ragazza. Stava indicando l'angolo in cui ci si
poteva scattare qualche istantanea, quelle in cui poi ci si sarebbe ritrovati taggati sui social a distanza di alcuni giorni.
«Lo sai che non ho Facebook» volle
ricordarle Ewan. Farsi foto non gli dispiaceva e, certo, non accanto a
Samantha. Voleva solo sentirla insistere, dare sfoggio di quel suo modo di fare
che era in grado di farlo ridere.
"Dai, non farti pregare. Sei sempre il solito" sbottò
la ragazza. Lo afferrò per il polso, cominciando a trascinarlo fra le persone,
la loro destinazione davanti.
«D'accordo, d'accordo» rispose lui divertito. Fece resistenza,
smettendo di camminare. Samantha si voltò a guardarlo con espressione
imbronciata, un sopracciglio inarcato. Ewan le sorrise. «Ma solo se poi vieni a
bere qualcos'altro.» La bottiglia che teneva in mano era ormai vuota. Non aveva
davvero sete, forse neanche voglia di un'altra birra, voleva solo avere la
conferma che sarebbe rimasto con la ragazza ancora per un po'.
Lei lo osservò. Una scintilla le accese lo sguardo, le labbra si
arricciarono in un sorriso. "È una proposta?"
Ewan fece spallucce, una
leggera smorfia in viso. «Potrebbe.»
Ormai nella sua testa si stava facendo largo il pensiero che non
avesse più alcun senso continuare a trattenersi. Era chiaro a entrambi che fra
di loro ci fosse qualcosa, che l'unica ragione per cui nessuno dei due avesse
esternato quello che sentiva era solo il fatto che non erano mai stati
veramente soli. Ora, però, non c'erano scuse di nessun genere e Ewan aveva solo
una gran voglia di farsi avanti. Si avvicinò a Samantha e la baciò. Tutto il
resto parve scomparire; il locale, le persone, la musica, di tutto ciò non
avrebbe potuto importargli meno. La ragazza ricambiò il suo bacio e quello fu
il chiaro segnale di come, anche lei, stesse aspettando solo l'occasione
giusta.
Quando si separarono vennero avvolti da quel inevitabile istante
di imbarazzo. Si guardarono. Samantha si morse leggera il labbro inferiore e
subito dopo si lasciò sfuggire una risata, quel suono melodioso che tanto
piaceva a Ewan.
"Allora, queste
foto?" chiese retorica al ragazzo. Gli sfiorò le dita, per poi avvolgere
la mano con la sua, senza smettere un istante di sorridere.