Blood of Gods di freya magic (/viewuser.php?uid=1164521)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La scelta dell'armatura - parte 1 ***
Capitolo 3: *** La scelta dell'armatura - parte 2 ***
Capitolo 4: *** L'arrivo del nemico ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
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Blood
of Gods
PROLOGO:
Diciottesimo secolo…
I fulmini squarciarono il
cielo notturno, illuminandolo di poco, prima che questo venisse riavvolto dalle
tenebre. Era notte fonda e le luci del Grande Tempio erano state tutte spente
già da un pezzo. Soltanto quelle di una particolare casa erano ancora accese,
soltanto quelle della Sala del Grande Sacerdote erano ancora in uso ed
assistevano, mute ed inermi, alla scena che si stava svolgendo al suo interno ormai
da ore.
“Sei sicuro di quello che
stai per fare, fratello?”
“Sicurissimo. Il Fato ci
ha fatto un simile dono, una luce così brillante in un’era così oscura. Sarebbe
da stolti non dar retta a ciò che il Fato ha in serbo per noi.”
“Sei sicuro quindi, anche
se sai che, dopo questa notte… non la rivedremo più…”
L’uomo sospirò affranto
sussurrando un flebile: “Sì, lo so” poco convincente anche per se stesso.
Eppure lui non era il tipo da sfidare la sorte, non era il tipo da lasciar
perdere un simile evento che si era verificato nella sua epoca per dei meri
sentimentalismi. Le sarebbe mancata senza ombra di dubbio, ma non era il tipo da
evitare i propri doveri da Grande Sacerdote. Difatti, non lo fece.
Scosse la testa come a
voler scacciar via ogni esitazione, levò le mani al cielo e pronunciò le fatidiche
parole affinché tutto si svolgesse come da programma. Il rombo dei tuoni riempirono
il silenzio, la luce degli stessi illuminò a giorno la Sala e poi… il buio si
fece largo fra le tenebre della notte ed avvolse anche quella casa, facendola
sprofondare nell’ombra, velocemente.
Presente…
Death Mask camminava,
annoiato come suo solito, per le vie di Atene. Gli era stata assegnata una
missione solo quella mattina stessa, ma era riuscito a svolgerla brevemente,
nonostante la sua poca inclinazione a seguire le regole della Dea. Era un
cavaliere di Athena, aveva persino eseguito un severissimo addestramento pur di
diventarlo, eppure… proprio non riusciva a digerire l’idea di prendere ordini
da un’altra persona. Un paradosso? Forse. Ma a Death Mask non importava. L’importante
era che continuasse a fare come più gli aggradava, con o senza Athena, nulla di
più e nulla di meno.
Girò l’angolo e si ritrovò
al confine con il Grande Tempio, pronto a raggiungere la casa di sua appartenenza,
quando un fulmine improvviso squarciò il cielo, atterrando sul terreno a lui
davanti, e scaraventandolo all’indietro.
“Ma che caz-“
Death Mask si coprì gli
occhi con il braccio, riacquistò l’equilibrio perso poco prima ed attese che
tutta la scena si placasse prima di avvicinarsi per verificare di persona cosa fosse
realmente successo. Batté gli occhi, incredulo, quando notò la voragine che il
fulmine aveva lasciato nel terreno. Si avvicinò furtivo, temendo il peggio da
un momento all’altro, e quando fu arrivato all’inizio della voragine… Aggrottò
la fronte, batté ancora le palpebre e sempre più incredulo e confuso domandò:
“Cosa diavolo ci fa qua,
una ragazza?”
Angolo Autrice:
Buonasera a tutti! 😊 Sono nuova sul sito e questa è la mia prima storia in
assoluto, per questo vi prego essere clementi con la sottoscritta...
Sono Freya e da sempre sono un’amante dei Cavalieri dello Zodiaco e della
mitologia in generale. Questa storia nasce, difatti, da queste mie passioni,
unite alla recente lettura di alcuni testi di Rick Riordan ed alla visione di
Fate Grand Order e Blood of Zeus su Netflix (insomma, ho fatto un bel mix xD).
Difatti questa storia
tratterà e parlerà anche dei figli dei cavalieri d’oro, in un futuro mooooolto
ipotetico. Per questo spero di riuscire a fare un buon lavoro e spero di avervi
incuriositi almeno un pochino. Stiamo all’inizio, ma ho già in mente tutta la
trama e spero di appassionarvi 😊
Inoltre sono sempre aperta
alle critiche, purchè costruttive, e spero di riuscire a sentire presto
qualcuno di voi 😊. Nel frattempo, vi saluto e… alla prossima!
Baci Baci, Freya
P.S. Tutti i cavalieri sono stati resuscitati dalla Dea.
Non sono state prese in considerazione ne’ le serie “omega”, né “next
dimension”, né “legend of sanctuary”.
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Capitolo 2 *** La scelta dell'armatura - parte 1 ***
CAPITOLO 1:
“La scelta dell’armatura”
- parte 1 -
Presente, 10 anni dopo…
Una spazzolata ai
capelli, una passata di mascara et voilà: il peggio era passato. Legai i
miei lunghi capelli argentei nei due soliti codini alti che portavo
giornalmente e mi affrettai ad uscire dalla quarta casa.
Quel giorno ci
sarebbero stati i combattimenti per le nuove investiture delle vestigia dorate
e, nonostante molte di loro fossero già state prese dai rispettivi figli dei
“vecchi” cavalieri d’oro, altre erano ancora in gioco, alla ricerca di un
papabile e molto probabile nuovo proprietario. La sacra armatura del cancro ne
era un esempio.
Death Mask, il mio
maestro nonché tutore, non si era scomposto minimamente quando la Dea Athena
gli aveva chiesto di cedere l’armatura ad uno dei tanti ragazzi, poco più che
ventenni, che popolavano il Grande Tempio. Anzi, mi era parso di cogliere uno
strano scintillio quando aveva capito che non avrebbe più dovuto prendere
ordini dalla Dea stessa. E conoscendolo, direi che era proprio questo il motivo
per cui aveva deciso di abbandonare l’armatura senza troppe cerimonie, a
differenza di altri cavalieri suoi pari.
Athena voleva una
nuova generazione di cavalieri al suo fianco. Si dice che avesse avuto una
temibile predizione nella quale tutti i cavalieri della vecchia guardia fossero
deceduti per mano di una devastante forza aliena, senza neanche potersi
opporre; per questo le era balenata in testa l’idea di poter cambiare il suo
schieramento nel più breve tempo possibile. Pensava che, cambiando i possessori
delle armature, quelli “vecchi” potessero essere risparmiati e visto che non
aveva avuto altre tragiche visioni a riguardo si era convinta che fosse la cosa
giusta da fare. Poi, vabbé, di Seiya che si opponeva per mantenere il suo
status di cavaliere del sagittario, piuttosto che cederlo al secondogenito di
Milo dello scorpione, poco importava.
La priorità era
sempre e solo la salvezza del mondo, e basta.
Per questo tutto
il Grande Tempio era in fibrillazione. A tutti era stata estesa la possibilità
di poter indossare il più alto rango di cavaliere al servizio della Dea. A
tutti a condizione che l’armatura li riconoscesse come suo proprietario; ed i
casi in cui era successo il contrario erano più del dovuto.
Per questo non era
così scontato diventare cavaliere d’oro, nonostante si fosse vinto anche il
duello.
La cosa era più
ardua di quel che si potesse pensare.
“Buongiorno Ker!”
La voce squillante
del mio migliore amico mi distraé dai miei pensieri. Mi voltai verso di lui e
gli risposi con un energico: “Buongiorno Leo!”
Lui rise, anche se
non riuscii a vederlo, ma d’altronde Leo era pur sempre quello che la gente
comune chiamava “fuoco fatuo”, quindi più di tanto non ci si poteva aspettare
da lui.
Avevo la
possibilità di vederli, di poter parlare con le anime dei defunti come se
stessi parlando con un essere vivente in carne ed ossa, quindi non me ne
preoccupavo più di tanto. Cosa che, invece, la gente del Grande Tempio non
vedeva di buon occhio.
Molti pensavano
che fossi strana, che non avessi tutte le rotelle a posto – anche se non lo
dicevano apertamente, sapevo benissimo cosa gli passava per la testa ogni volta
che incrociavano il mio sguardo scarlatto – e che fossi un soggetto
assolutamente da evitare. Alcuni credevano che la visione della Dea fosse
persino opera mia. Roba da pazzi, ma quando la gente è ignorante non si può far
altro che assecondarla. Dopo anni avevo perso la voglia di scontrarmi con loro
per tentare di farli ragionare. Quando uno è ottuso e proprio non ci arriva con
il cervello c’è davvero ben poco da far capire.
“Sei emozionata per il grande giorno?”
“Grande giorno… non lo definirei proprio così” risposi, continuando a camminare in
direzione dell’arena, facendo finta di non vedere gli sguardi di disappunto che
la gente mi riservava quando pensavano che stessi parlando da sola. Quindi
praticamente sempre. Probabilmente pensavano che fossi una causa persa o roba
del genere.
“Come no? Non vuoi provare a partecipare per l’armatura di tuo padre?”
Trattenni a stento
una risata quando associai la parola padre a Death Mask. Se fosse stato
presente sicuramente gli si sarebbe accapponata la pelle. Per questo risposi:
“Death Mask è il mio tutore e maestro, non lo definirei padre”
“Beh, ma ti ha cresciuta come se fossi sua figlia? Ti vuole bene, in fondo,
lo sai”
“Sì, forse, però mooooolto in fondo”
“Vabbè, piccolo preambolo a parte, direi di rifocalizzarci su ciò di cui
stavamo discutendo prima, ovvero: l’armatura. Allora hai ancora intenzione di
provarci, vero?”
Mi morsi il labbro
e tentennai un po’ prima di rispondergli con il “Sì” meno convincente di tutta
la storia. Leo se ne rese conto immediatamente, per questo continuò:
“Che cosa ti prende Ker? Fino a ieri era stra-covinta della tua scelta. Che
cosa è successo?”
Già, che cosa era
successo? Forse mi aspettavo che Death Mask fosse… non so… più entusiasta di
come si era mostrato la sera prima, quando gli avevo comunicato della mia
decisione di partecipare per l’investitura a cavaliere d’oro. Speravo, non lo
so, di avere il suo appoggio, ecco. E quando ciò non era avvenuto mi ero
sentita come rifiutata anche da lui, dalla figura maschile che più si
avvicinava ad un genitore per me. Insomma, tutti i maestri del Grande Tempio
spingevano i propri allievi a tentare la sorte, anche solo per avere il lustro
di poter dire “Era mio allievo un tempo…” ed invece solo il mio non vedeva di
buon occhio la mia investitura a cavaliere.
Ancora non
riuscivo a credere alle parole che aveva pronunciato, solo la sera prima…
“Forse, dovresti prendere in considerazione l’idea di
rinunciare all’armatura del cancro. E’ un compito oneroso, faticoso e ti lascia
decisamente poca libertà di scelta. Fossi in te, ci penserei bene. Non sembra
all’inizio, ma al lungo andare diventa una vera e propria schiavitù... Dormici
sù, e valuta domani mattina, a mente serena”
A mente serena…
certo, infatti ero tutto fuorché serena, maledizione!
Se fino a 12 ore
prima ero certa della mia scelta, ora mi sembrava che stessi facendo la più
grossa cazzata di tutti i tempi. Forse Death Mask non aveva così torto. Forse
avrei fatto meglio a dargli retta e a rinunciare alla mia voglia di voler
diventare cavaliere d’oro ad ogni costo. Forse io…
“Non ci pensare”
“Eh?” le parole di Leo mi riportarono nuovamente alla realtà. Ah già,
dimenticavo che quando mi lasciavo andare i miei pensieri potevano essere
percepiti anche da Leo. Probabilmente era una sorta di condizione necessaria
per vedere gli spiriti… mi sarebbe piaciuto chiederlo a qualcuno, essere
istruita meglio sulla mia abilità, ma ero l’unica in tutto il Grande Tempio ad
avere quella specie di dono, quindi un addestramento su come utilizzarlo meglio
me lo potevo scordare.
“Io direi di provare lo stesso” continuò Leo, imperterrito. Sospirai
affranta e lui continuò: “Pensaci bene, alla fine non è detto che anche se tu
vincessi il duello potresti essere il nuovo cavaliere del cancro. Hai visto
quanti sono stati rifiutati dall’armatura perché reputati indegni? Ecco, magari
potrebbe essere il tuo caso”
“O magari potrebbe dirmi bene e finirei per diventare cavaliere”
“Beh, se mai ci provi mai lo saprai e tutto rimarrà un grande magari
e basta”
Mi bloccai quando
mi resi conto di essere arrivata all’arena.
Tutto il Grande
Tempio aveva presenziato per il grande evento. Maestri ed allievi da tutto il
mondo erano giunti solo per poter provare a partecipare. Quel giorno non ci
saremmo battuti solo per l’armatura del cancro, ma anche per quella
dell’ariete, della bilancia, della vergine e di altre svariate armature
d’argento. Come già detto, la dea voleva adottare un restyling totale e su
tutta la linea.
Banchetti di ogni
genere erano sorti ai lati dell’arena, genti di tutto il mondo si scambiavano
prodotti o anche solo opinioni sulle future battaglie che si sarebbero svolte
da lì a poco.
In un attimo tutta
la mia incertezza sparì. Tutta quell’atmosfera, tutta quella voglia di
incominciare e di diventare il futuro cavaliere d’oro mi gasarono a mille,
spronandomi a provarci.
E così, alla fine,
feci, senza troppe cerimonie.
“Sai che ti dico Leo?”
“Cosa?”
“Si va alla conquista dell’armatura d’oro!”
Nella Sala del Grande Sacerdote…
“I preparativi sono pronti, Grande Sion, possiamo iniziare quando vuole”
“Eccellente. Dite agli allievi di prepararsi, inizieremo con le armature
d’oro”
“Sì” risposero in coro due soldati semplici prima di levare le tende ed
affrettarsi ad eseguire gli ordini.
I “vecchi”
cavalieri d’oro erano tutti lì presenti, in attesa di potersi congratulare con
i nuovi futuri cavalieri d’oro che avrebbero preso i loro posti, anche se molti
erano già stati presi nei giorni precedenti dai loro stessi figli.
Tutta l’atmosfera
era gioviale e cordiale, mai tutti i cavalieri d’oro avevano avuto modo di
riunirsi in un contesto del genere. La Dea però era stata chiara, essendo dei
“giochi” per le armature, voleva che anche tutto il contesto rispecchiasse
questo suo desiderio, per questo si erano riuniti a parlare del più e del meno
fra loro, come mai fatto in tanti anni.
“Allora Death Mask, ho sentito che la tua pupilla parteciperà al torneo?”
esordì Aphrodite dei pesci, indirizzato al vecchio cavaliere del cancro. Questo
mugugnò in segno di assenso, ma non proferì ulteriore parola sperando che,
invece, Ker avesse cambiato idea sul da farsi e se ne stesse al sicuro, nella
quarta casa del cancro che era la loro abitazione.
Shura del
capricorno captò i suoi pensieri e gli domandò:
“Non sei felice della sua scelta?”
“Diciamo che per lei avrei preferito altro”
“Diventare cavaliere d’oro è la più alta carica a cui si possa ambire, dopo
il Grande Sacerdote s’intende, che cosa avresti preferito per lei?”
Già che cosa
avrebbe preferito per il suo bene? Non lo sapeva neanche lui, ma era come se
sentisse che Ker avrebbe fatto meglio a non partecipare al torneo. E non perché
indegna dell’armatura, no, di quello non si preoccupava minimamente, c’era
dell’altro. Altro a cui, però, non riusciva a dare un nome concreto.
Era perplesso, ma
non sapeva spiegarselo. Figuriamoci spiegarlo ad altri.
“Non lo so, ma non vorrei che si ritrovasse incastrata in una scelta presa
troppo alla leggera”
Shura ed Aphrodite
si scambiarono uno sguardo perplesso. Ioria del leone fece il suo ingresso in
scena ed affermò: “Allora è vero quel che si dice in giro?” con fare scherzoso.
Death Mask
aggrottò la fronte.
“E cioè?”
“Che con la vecchiaia ti sei ammorbidito, vecchio mio”
“Bada a come parli, sono più anziano di te, ma non sono un vecchio. E non ho
il cuore tenero” aggiunse, giusto per sottolineare il fatto che fosse un duro
dal cuore di pietra.
Tutti e tre i
cavalieri iniziarono a ridere e Death Mask incrociò le braccia al petto in
segno di sdegno.
“Allora? Avete finito?”
“Sì certo, scusaci” rispose Ioria fra una presa d’aria e l’altra “In ogni
caso, anche mio figlio combatterà per l’armatura del cancro. Per questo è
probabile che si scontreranno” poi gli avvicinò la mano per stringerla.
“Che vinca il migliore”
Che vinca il
migliore? Ma che era? Una presa in giro? La primogenita di Ioria era già stata
investita con la sacra aratura del leone ed ora anche il suo secondogenito
aveva deciso di gareggiare? Questo era un problema a cui non aveva pensato. Era
risaputo quanto i figli di Ioria fossero… dotati, anche troppo per i
suoi gusti, e se davvero Ker avesse dovuto combattere con una versione
assatanata di Ioria, in miniatura, dubitava che ne sarebbe uscita vincitrice.
Aveva addestrato
Ker sulla base delle sue capacità, per potersi difendere e reagire quando il
caso lo necessitava, non di certo per fronteggiare un animale quale era il
figlio di Ioria. A quel punto sperava davvero che Ker non partecipasse. Non
voleva che si facesse male. E forse il suo cuore si stava davvero ammorbidendo
troppo negli anni, a forza di stare con la sua piccola peste personale.
Distolse lo
sguardo prima di pronunciare:
“Non è manco detto che partecipi, quindi io-”
Ma non ebbe modo
di terminare la frase quando scorse la sua figura nell’arena, in mezzo a tutti
gli altri ventenni pronti a farsi ammazzare, se necessario, per una diavolo di
armatura.
Dannazione!
“Cosa stavi dicendo, amico mio?”
“Niente, niente” si affrettò a dire lui, prima di afferrare con slancio la
mano di Ioria.
“Che vinca il migliore!”
E che Ker non si faccia ammazzare.
Angolo
Autrice:
Benritrovati 😊 eccomi, di nuovo,
con il primo capitolo della storia. Ho deciso di postarvelo subito per farvi
avere almeno un’idea di quello che sta succedendo (visto che il prologo diceva
tutto e niente). Il prossimo lo pubblicherò verso lunedì/mercoledì, dato che ho
deciso che per ora pubblicherò un capitolo a settimana.
Come vedete, Ker
ha l’abilità di poter non solo vedere i fuochi fatui, ma anche di poter parlare
con essi. Mi sono ispirata ad un certo cavaliere, qualcuno ha capito chi è? 😉
Eh niente… spero
di avervi almeno un pochino incuriosito e che la storia, andando più avanti,
possa appassionarvi. Ripeto di essere sempre aperta a critiche, purché
costruttive, quindi non esitate a scrivere, anche solo nel caso ci fossero
errori di battitura o incomprensione del testo. Provvederò subito a modificare
o a spiegare, senza problema 😉
Alla prossima,
baci baci,
Freya
|
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Capitolo 3 *** La scelta dell'armatura - parte 2 ***
11
CAPITOLO
1:
“La
scelta dell’armatura”
-
parte 2 -
Ker
I duelli
iniziarono con la contesa per l’armatura della vergine.
Due tizi che non
avevo mai visto in vita mia iniziarono a prendere posizioni
all’interno dell’arena. Si salutarono in gesto di sportività e,
dopo appena pochi istanti, iniziarono a combattere.
Ero un fascio di
nervi.
Forse non avevo
preso la miglior decisione della mia vita, ma non sapevo se pensavo
ciò per via della paura o perché ne ero realmente convinta.
Purtroppo avevo il brutto vizio di agire d’istinto, di fare le cose
cavalcando l’impeto del momento, e spesso, ahimè, ne pagavo le
conseguenze. Dovevo imparare ad essere più razionale, a non farmi
trascinare dalle mie emozioni… Death Mask me lo diceva spesso. Ed
io quasi mai lo ascoltavo. Ed ecco le conseguenze: da sola, in mezzo
a degli esaltati di tutto il mondo, pronta a farmela quasi sotto
dalla paura.
Perfetto.
Bravissima Ker, me ne compiaccio.
Riuscivo quasi a
sentire la voce ironica di Death Mask che mi riprendeva ogni qual
volta facevo una cazzata. Cioè quasi sempre, a detta sua, anche se…
in effetti, quasi quasi ora mi pentivo della mia scelta di poco fa,
di voler partecipare al torneo.
Alzai lo sguardo
verso gli spalti del Colosseo per poter incrociare lo sguardo del mio
maestro. Vidi il Grande Sacerdote, Sion, con lo sguardo concentrato,
impegnato ad osservare ogni singola mossa dei ragazzi che si stavano
ammazzando fra di loro al centro; vidi alcuni vecchi cavalieri
chiacchierare fra loro molto pacatamente e quasi scherzosamente; e
poi lo vidi. Lui. Nero in volto come se l’avessero appena
picchiato.
Distolsi
immediatamente lo sguardo da Death Mask. Era chiaro come il sole che
avessi fatto una cazzata. Il problema ora era: come diavolo ne uscivo
da questo errore?
I duelli
continuarono a svolgersi senza sosta, uno dietro l’altro. Per
fortuna, stavolta, tutte le armature riconobbero i loro nuovi
possessori, senza creare nuovi intoppi anche al Grande Sacerdote
stesso. Una ad una tutte le armature d’oro furono prese dai miei
“colleghi di avventura”. Una ad una, finché non rimase solo lei:
l’armatura d’oro del cancro.
Mi venne quasi un
collasso quando anche l’ultimo incontro giunse al termine con la
ben riuscita della scelta dell’armatura.
“Che cos’hai
Ker? Sei pallidissima in volto”
“Temo di non
sentirmi bene, Leo”
Ed era vero, stavo
davvero per sentirmi male.
“Andrà tutto
bene, stai tranquilla”
Mugugnai come
risposta, facendo intendere che mi sentivo tutt’altro che serena, e
quando il Grande Sacerdote fece il mio nome, chiedendomi di
raggiungere il centro dell’arena, mi mossi con estrema fatica.
Alla fine arrivai
e mi soffermai nel punto prescelto, come da sua richiesta, ma non
feci in tempo a rilassarmi che il nome del mio avversario mi fece
gelare il sangue nelle vene.
“Altair, figlio
di Ioria del leone e Marin dell’aquila, prendi posto accanto a Ker,
di grazia”
“Sì, Sommo”
Mi
voltai di scatto non appena realizzai che il mio avversario fosse
effettivamente
lui. Accidenti. Dannazione! Potevo essere più sfigata nella mia
vita?
Lo guardai negli
occhi e gli domandai, prima di iniziare:
“Da quando sei
del segno del cancro?”
Lui mi squadrò
dall’alto in basso prima di rispondere, freddamente:
“Dal giorno
della mia nascita”
Ma va? Gente,
abbiamo un futuro comico fra noi.
Assottigliai lo
sguardo in segno di sdegno e mi girai dall’altra parte, offesa ed
adirata.
Tipico di Altair
dare certe risposte. Non dovevo neanche meravigliarmene più di tanto
visto che era uno di quelli che mai si era degnato di rivolgermi la
parola perché troppo “strana” per i suoi standard. Che poi lui
fosse un invasato dei cavalieri, specie quelli d’oro come suo
padre, quello era tutta un’altra cosa. Per gente del genere o la
pensavi come lui oppure non eri degno neanche di respirare la sua
stessa aria, neanche di essere notato, figuriamoci se potevi essergli
amico. Anche se, oltre a Leo, non è che io avessi avuto modo di
stringere amicizie al Grande Tempio dal mio arrivo. Ero sempre troppo
strana per la gente, troppo riservata rispetto agli altri bambini…
troppo… tutto. E nessuno aveva mai voluto neanche darmi una chance
per dimostrare quanto fossi, in realtà, una ragazza - ed un’amica
– leale.
Se ci ripensavo,
non facevo che intristirmi e basta.
“Ker,
focalizzati sulla battaglia”
La
voce di Leo mi riportò alla realtà. Aveva ragione. Il Sommo
Sacerdote stava rileggendo il regolamento prima della battaglia, per
assicurarsi che fosse un combattimento onesto e leale. Anche se, da
come la vedevo io, non c’era nulla di onesto nel combattere contro
un ragazzo che aveva ricevuto un addestramento da cavaliere fin dalla
nascita. Alla
fine erano solo 10 anni che mi allenavo. Uno sputo a confronto.
Quindi quel
regolamento era quel che si dice tutto fumo e niente arrosto.
“Che gli
sfidanti prendano posizione, prego”
Mi voltai verso
Altair con la stessa flemma con cui lui si voltò verso di me.
Che arrogante.
Il Grande
Sacerdote iniziò il conto alla rovescia, prendemmo posizione e nel
giro di poco iniziammo a duellare.
Death
Mask
Ero in ansia. Come
mai lo ero stato nella mia vita.
Per ora ancora non
era successo nulla di grave, dovetti ammetterlo, ma vedere Ker che
prendeva colpi da quella miniatura di Ioria, proprio non riuscivo a
digerirlo. Certo, non è che le prendesse solo, le dava anche, ma ero
comunque in ansia. E poi: da quando in qua Ioria aveva sfornato un
figlio del cancro? Io ero ancora perplesso pure su questo punto.
“Death Mask,
rilassati”
Quando si parla
del diavolo… Ioria fece la sua comparse accanto a me e mi cinse il
collo con un braccio, amichevolmente. Anche se io, personalmente, non
ci vedevo nulla di amichevole in tutto ciò, ma vabbé, dettagli.
“Sono rilassato”
risposi, non levando mai gli occhi dalla mia piccola peste e
continuando a seguire lo scontro, colpo dopo colpo.
“Piuttosto mi
domandavo…” iniziai, invece “Da quando tuo figlio è del segno
del cancro?”
“Beh, da quando
è nato, mi sembra evidente”
Alzai gli occhi al
cielo, tralasciando lo squallore della sua battuta da quattro soldi,
e ritornai al punto principale:
“Credevo avessi
due figli, entrambi nati sotto il segno del leone”
“In effetti…
il giorno in cui è nato Altair poteva trarre in inganno, essendo
l’ultimo giorno del cancro, ma, ahimè, dopo aver consultato anche
le carte astronomiche devo confermare che è nato, effettivamente,
sotto il segno del cancro, e non del leone”
Maledizione. Ed io
come cazzo facevo a non saperlo?!
“Ah, ora
comprendo” mi limitai ad affermare. Poi continuai a seguire
l’incontro, concentrato, ma Ioria non ne volle sapere del mio
silenzio e mi domandò:
“Invece, ora ho
io una domanda da chiederti”
Alzai un
sopracciglio, perplesso. Ora cosa aveva che non gli tornava?
“E cioè?”
Il volto di Ioria
si fece più serio, più tetro. Abbassò la voce e continuò:
“Hai mai fatto
caso a quanto il cosmo di Ker sia…”
“Potente?”
cercai di scherzai.
“Oscuro” senza
riuscire nel mio tentativo.
Se ne era accorto.
Dannazione! Ed assieme a lui chissà quanti altri se ne erano resi
conto ne corso degli anni.
Ker pensava che il
motivo per cui non fosse ben vista al Grande Tempio fosse perché
riusciva a vedere i fuochi fatui e parlava con le anime dei defunti,
io sapevo invece quale fosse la realtà: la gente aveva paura. Paura
di lei e del cosmo oscuro che, senza neanche farci troppo caso,
emanava anche solo respirando. Era così da quando l’avevo trovata,
dieci anni prima, in quel vicolo all’ingresso del Grande Tempio. Ed
era così anche oggi. Era rimasto tale anche negli anni, ed anzi, più
andava avanti col tempo e più questo emanava una coltre oscura,
buia, che difficilmente si riusciva a celare. Ovviamente glie ne
avevo parlato, ma lei era convinta che il suo misero cosmo –
così lo definiva lei – c’entrasse poco e che la gente non la
volesse perché la reputassero strana.
Purtroppo la
realtà era ben diversa da quella che una ventenne riusciva a
scorgere con i suoi occhi.
Sentii un cosmo
enorme sprigionarsi nell’aria e mi focalizzai di più
sull’incontro, lasciando perdere Ioria e le sue congetture.
Altair iniziò ad
espandere il suo cosmo fino al limite estremo, schizzò alla velocità
della luce in direzione di Ker e, con un colpo fulmineo, la
scaraventò all’indietro, verso il muro alle sue spalle.
Deglutii,
perplesso per quello che era appena accaduto. Ma sopratutto, per
quello che sarebbe potuto accadere da un momento all’altro. Quando
Ker perdeva il controllo… beh… era incontrollabile, e speravo
davvero che questa volta si desse un contegno.
La mia piccola
peste emerse dalle macerie da lei prodotte e si avventò su di lui ad
una velocità impressionante.
Niente, aveva
perso le staffe, come sue solito.
Iniziarono a
scannarsi a suon di colpi prodotti a velocità impressionanti, per
essere due allievi privi di armatura, e si atterrarono e si
rialzarono più e più volte. Fino a che non accadde quello che
temevo. Fino a che Ker non perse completamente il controllo.
Ker
Stavo perdendo. Me
lo sentivo.
Eppure io, non
volevo affatto perdere. Non volevo affatto risultare sconfitta per
mano di Altair, il figlio di Ioria. No, non volevo. Per questo mi
rialzai dal terreno, pronta a combattere ancora.
Ero dolorante ed
avevo iniziato a sanguinare dalla testa; la vista era leggermente
offuscata e faticavo a respirare, probabilmente per via di alcune
costole incrinate.
“Combattere
contro di te è solo un’offesa per me, arrenditi, così questa
tortura finirà!” esordì il mio avversario, con disprezzo.
“Mai!” sputai
io con tutto il mio fiato in corpo. Non ero tipa che si arrendeva
facilmente, figuriamoci con uno sbruffone ed esaltato quale era lui.
(L’ho già detto quanto Altair mi stesse sulle palle, vero?)
“Allora perisci
sotto i miei colpi, donna!”
Caricò il suo
colpo nella mia direzione. Un pugno mi fece piegare in due ed una
presa da karate mi fece atterrare al suolo sulla schiena, facendola
inarcare. Lui si sporse sopra di me, per osservarmi con disprezzo,
dopodiché caricò un altro colpo ed affermò:
“E’ finita,
Ker”
Girai la testa di
lato aspettando il colpo da un momento all’altro, ma questo non
arrivò mai.
Fluttuavo immersa
nell’oscurità. Accanto a me decine e decine di fuochi fatui
volteggiavano, sparsi qua e là, illuminando di poco lo spazio presso
cui mi trovavo.
Atterrai
lentamente sul suolo e sempre lentamente mi tirai su col busto, per
osservare dove mi trovassi.
Di fronte a me si
ergeva una distesa di fuochi fatui, un sentiero tortuoso in mezzo al
terreno, ed ai lati di esso si ergevano delle gabbie, altezza umana,
con altri fuochi fatui al suo interno.
Il resto era
completamente buio.
“Ma… dove
sono?”
Una lieve brezza
accarezzò i miei capelli argentei, liberandoli dalla stretta dei
nastri e facendoli librare al vento.
Mi voltai a 360
gradi per cercare di capire come ci fossi arrivata in quel luogo e
quando mi ricordai di aver fluttuato nell’aria poco prima, alzai lo
sguardo sopra di me, notando la forma della struttura presso cui mi
trovavo. Dovevo essere caduta in una specie di conca, una conca buia,
desolata e completamente avvolta nelle tenebre.
Come ci ero finita
là dentro? Come avevo fatto ad entrare in un luogo simile?
Ricordavo la
battaglia e poi… un colpo che non era mai arrivato, ma non
ricordavo di essere caduta o di essere sprofondata nel terreno.
Doveva essere
successo qualcosa, ma cosa?
Un bagliore dorato
catturò tutta la mia attenzione. Strizzai gli occhi a causa della
troppa luce, alzai lo sguardo e mi ritrovai con l’armatura del
cancro che fluttuava proprio sopra la mia testa. D’istinto allungai
la mano destra, mi alzai sulle punte dei piedi e con le dita la
toccai quel poco che bastava per far sì che essa illuminasse tutta
la sala e diffondesse la sua luce ovunque. Fui inondata dal suo
bagliore anche io e quando riaprii gli occhi mi ritrovai di nuovo
nell’arena.
Le urla degli
spettatori avevano lasciato il posto ad un vuoto imbarazzante. Il
silenzio regnava sovrano ed anche il vento pareva essersi ammutolito
per chissà quale motivo. Mi voltai di colpo, alla ricerca del mio
avversario, e quando le mie iridi incontrarono le sue color mare,
quasi il mio cuore perse un battito.
Altair mi
guardava, senza parole, grondante di sangue, in ginocchio, tenendosi
le costole sinistre con il braccio destro e con lo sguardo
corrucciato. Solo una frase riusciva a pronunciare mentre mi
guardava:
“Non è
possibile”
Mi resi conto che
effettivamente guardava me, ma non incrociava più il mio sguardo,
bensì le vesti che indossavo in quel momento. A quel punto mi
costrinsi a guardarle anche io e rimasi… senza parole.
La voce del Grande
Sacerdote si levò fra gli spalti, arrivando forte e chiara a tutti i
presenti.
“L’incontro è
così concluso. L’armatura ha deciso: salutate Ker, il nuovo
cavaliere del cancro!”
Stavolta collassai
per davvero e nel giro di poco tempo tutto fu di nuovo buio.
Angolo
Autrice:
Buonasera a tutti!
^^ chiedo scusa per il ritardo, visto che avrei dovuto aggiornare
ieri, ma ultimamente il lavoro non ne vuole proprio sapere di
mollarmi, per questo ho potuto aggiornare solo adesso... spero che il
capitolo vi sia piaciuto :) così come spero che vi abbia intrigato
un pochino di più dei precedenti ;)
Dovrei aggiornare
mercoledì prossimo, salvo complicazioni. Nel frattempo ringrazio
tantissimo le persone che hanno recensito i precedenti capitoli
(grazie davvero ^^), ma anche chi ha solo letto ed ha dedicato un po'
del proprio tempo a leggere la mia storia.
Grazie a tutti <3
A presto, baci baci, Freya
|
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Capitolo 4 *** L'arrivo del nemico ***
1
CAPITOLO
2:
"L'arrivo
del nemico"
Camminava
lentamente, in mezzo al chaos attorno a sè, facendo attenzione ai
cadaveri dei guerrieri caduti poco prima. Il terreno era intriso di
sangue, esattamente come lo era il suo mantello; la terra era
squarciata in due, come se anche esse stessa fosse dilaniata al suo
interno e soffrisse per quanto si stesse svolgendo sulla sua
superficie; il vento ululava forte, in balia anche lui stesso
dell'impeto della guerra; Ares, il dio della guerra e degli impeti
violenti, era anche lui sul campo di battaglia ed assieme ad Eris, la
dea della discordia, ed a Kydoimos, il Tumulto, rappresentavano in
tutto e per tutto la Triade divina della guerra.
La
ragazza osservò il tutto attraverso i suoi occhi scarlatti, dello
stesso colore del sangue che insudiciava il terreno e le sue vesti.
Il
suo obiettivo non era la guerra, no, quella l'avrebbe lasciata
volentieri alle altre divinità lì presenti. Il suo obiettivo altro
non era che le anime dei defunti. Per questo continuò a camminare
nel campo di morte, indisturbata, incurante di tutta la situazione
che si stava svolgendo attorno a lei. Come in trance, come in balia
di chissà quale forza superiore ed estranea a lei stessa.
Arrivò
ai piedi di un soldato, un cavaliere, pronto ad esalare il suo ultimo
respiro in quella vita. Si chinò su di lui, accarezzandogli il
volto, facendolo calmare un poco affinché la sua anima trovasse la
pace che tanto agognava, e quando questo spirò, si affrettò a
chiudergli gli occhi e a depositargli due dracme su entrambe le
palpebre.
"Vedrai,
da oggi, troverai la pace che desideri. Non preoccuparti e non
dubitarne, mai. In assoluto. Da oggi... incomincia la tua nuova vita"
Ker
Mi
svegliai di soprassalto, madida di sudore e con il fiato in gola.
Faticavo
ancora a capire che razza di sogno avessi appena fatto, il senso ed
il motivo per cui l'avessi fatto, ma soprattutto: faticavo ancora a
credere a quello che era successo quella mattina. Ero diventata il
nuovo cavaliere d'oro del cancro. Roba da non credere.
"Vedi
di annullare l'incontro!"
"Non
posso fare nulla, Death Mask, smettila di insistere!"
"Sei
il Gran Sacerdote, CERTO che puoi!"
"L'armatura
l'ha scelta! Mi dispiace, amico mio, ma DAVVERO NON POSSO FARE NULLA"
Le
urla del mio tutore, Death Mask, e del Gran Sacerdote, Sion,
risuonarono fino alle pareti della mia stanza, al piano superiore
della quarta casa del cancro. Era chiaro come il sole che il mio
maestro non volesse in alcun modo che diventassi il nuovo cavaliere
del cancro. Come era chiaro il fatto che, a cose fatte, ormai non si
potesse più tornare indietro, o variare la situazione. Il Grande
Sacerdote aveva ragione: l'armatura mi aveva scelta. Non c'era altro
da aggiungere. Quindi non c'era altro che Death Mask potesse fare per
opporsi, se non urlare.
Mi
intristii pensando che non mi reputasse degna di indossare l'armatura
che, fino a qualche mese fa, indossava lui stesso.
Forse
mi reputava una debole; una pappa molle; e non aveva mai avuto la
faccia tosta di dirmelo apertamente. O forse non pensava fossi
all'altezza... come molti altri cavalieri all'interno del Grande
Tempio, d'altronde... Chi può dirlo... fatto sta che non ce la feci
più a sentire le urla dei due cavalieri, così mi girai in direzione
della finestra, la aprii e mi calai dal balcone. Poi, con la notte
come mi alleata, mi defilai dalla quarta casa e mi incamminai verso
l'unico luogo dove potessi sentirmi realmente compresa e capita: il
cimitero dei cavalieri.
Nella
Stanza di Athena...
La
dea Athena passeggiava inquietata, avanti ed indietro, sulla liscia
superficie della sua stanza, senza sosta.
Si
era svegliata nel cuore della notte con una brutta sensazione
addosso. Eppure era strano anche per lei, visto che non aveva fatto
alcun tipo di sogno o incubo di cui preoccuparsi, come invece era
solita in quel periodo. Erano mesi e mesi che gli Oneroi si
divertivano a mandarle brutte visioni. Mesi e mesi in cui i corpi e
le membra dei cavalieri non facevano che martoriarle la testa,
avvilirle l'animo e renderla agitata dalla mattina alla sera. Spesso
accadeva che, mentre parlava con un suo qualsiasi cavaliere, non
faceva che vederlo morto; o privo di alcuni arti; o con le viscere
fuori dal corpo. Una visione da far accapponare la pelle. Per questo
si era convinta che, cambiare i possessori delle armature, fosse una
buona soluzione per preservare le vite dei vecchi cavalieri. E visto
che non aveva avuto più alcuna visione da quando il suo progetto era
incominciato, si era convinta di star procedendo nel migliore dei
modi, dopo aver scongiurato morti non necessarie.
Eppure...
Qualcosa
non quadrava, non quella sera per lo meno.
Fece
dietro front, pronta a camminare con più enfasi, quando un cosmo
estraneo iniziò a spargersi per tutto il Grande Tempio.
Si
voltò di scatto, nella direzione da cui proveniva quel cosmo, sotto
la Statua a lei dedicata e quando si rese conto da chi
provenisse, iniziò a tremare leggermente.
"Non
è possibile... tu...
perché sei qui?"
"Lieto
di incontrarti, Athena. Sai, è da tanto che volevo incontrare una
delle mie nipoti predilette. E visto che sono qui... Che ne dici di
farci una chiacchierata?"
Nella
quarta casa del cancro, Death Mask e Sion si bloccarono all'istante
non appena percepirono un cosmo ostile espandersi per tutto il
Santuario. Si voltarono entrambi in direzione delle stanze della dea
e, prima di lasciare la quarta casa, Sion affermò:
"Devo
andare. Rimanderemo ad un'altra volta la nostra discussione"
"Vengo
con te, più siamo e meglio è" rispose l'ex cavaliere del
cancro, iniziando ad espandere anche lui il suo cosmo. Sion lo
guardò, serio in volto.
"Sei
sicuro? Ormai, non sei più un cavaliere di Athena, non sei costretto
a-"
"Lo
so, ma non posso permettere che qualche bastardo metta a repentaglio
la vita del Grande Tempio" e di Ker, avrebbe voluto aggiungere,
ma si guardò bene dal dirlo.
A
quelle parole Sion gli rivolse un cenno del capo, con fare concitato,
poi iniziò ad espandere anche lui il suo cosmo.
"Va
bene. Andiamo" rispose, dunque, il Grande Sacerdote.
"Sì!"
fu la sola risposta che ottenne da Death Mask, dopodiché si
affrettarono ad uscire dalla quarta casa per raggiungere gli alloggi
della dea.
Al
cimitero dei cavalieri...
Ker
"E
così... tuo padre non vuole che tu sia il nuovo cavaliere del
cancro"
"Leo,
te l'ho già detto: Death Mask non è mio padre"
"Sì,
sì, vabbè, dettagli. Ciò non toglie che non capisco perché non
voglia. Cioè, è assurdo, non trovi?!"
"A
chi lo dici, Leo... A chi lo dici..." sussurrai, infine, più
rivolta a me stessa che non a Leo. Sospirai affranta, mi accasciai al
suolo e mi rannicchiai sulla ginocchia, poggiando la fronte su di
esse ed iniziando a guardare il vuoto.
Era
stata una giornata pesante: il dubbio iniziale prima del
combattimento, l'arena, il duello con Altair, l'investitura... mi
sembrava tutto assurdo, tutto privo di senso. Soprattutto quello
strano sogno che avevo fatto poco prima.
Chissà
cosa voleva dire in realtà,
pensai fra me e me, iniziando a ricordare solo in quel momento ciò
che era successo nel duello con il figlio di Ioria. Corrucciai la
fronte, alla ricerca di risposte che non riuscivo ad ottenere o
tardavano ad arrivare. A quella strana visione che avevo avuto, non
riuscivo proprio a darle un senso. Insomma, un attimo prima mi
trovavo nell'arena, pronta a pestare di botte Altair e l'attimo dopo
mi ritrovavo in quella specie di conca oscura, piena di fuochi fatui.
Senza contare che al risveglio mi ero ritrovata con indosso
l'armatura dorata del cancro.
Davvero
senza senso, non c'era che dire.
L'esplosione
di un cosmo oscuro mi riportò alla realtà. Alzai la testa di scatto
e mi girai in direzione delle stanze della dea Athena.
"Alzati
da terra, la dea necessita della tua presenza"
Mi
voltai di scatto non appena udii quelle parole e mi ritrovai di
fronte una donna, una ragazza forse, ma non riuscivo a distinguerla
bene per via del cappuccio che le copriva il volto. Indossava un
mantello color cremisi e quelli che mi sembrarono degli anfibi neri
lucidi. Ma oltre a ciò non riuscivo a distinguere nient'altro.
Mi
alzai dal suolo ed arretrai leggermente, cauta verso la donna che mi
fissava ostinatamente.
"Chi
sei tu?" domandai con voce flebile, cercando di mantenere una
certa compostezza. Anche se il cosmo ostile che la ragazza produceva
lasciava intendere tutto fuorché fosse un essere affabile.
La
ragazza rimase un attimo in silenzio prima di affermare:
"Non
ha importanza chi sono io. La tua priorità ora è la dea Athena.
Quindi smettila di piangerti addosso e vedi di muoverti"
"Io
non mi piango addos-" tentai di replicare lei, ma fui interrotta
dall'intervento brusco della ragazza.
"NON
MI INTERESSA! MUOVITI E BASTA!"
La
sua voce doppiata mi fece accapponare la pelle ed arretrai ancora,
spaventata.
Chi
era quella donna? E perché mi ordinava di recarmi dalla dea?
Lei
parve leggermi nel pensiero e, cercando di ricomporsi, affermò: "Non
sei tu il nuovo cavaliere del cancro?"
Che
domanda era? Certo che lo ero! Anche se da una manciata di ore, ma lo
ero a tutti gli effetti! L'aveva detto persino Sion, il Grande
Sacerdote, quindi non poteva essere diversamente.
"Sì!"
quindi affermai, più sicura rispetto a prima.
"Allora
corri! La dea ha bisogno di te!"
Stavolta
le sue parole non mi spaventarono, anzi, mi elettrizzarono, facendomi
salire l'adrenalina in corpo. Aveva ragione: ero un cavaliere di
Athena e dovevo smetterla di piangermi addosso.
"Ker..."
sussurrò Leo, cercando di riportarmi ancora alla realtà.
"Dobbiamo
andare, Leo" fu la mia risposta. Ed era vero. Dovevo correre, e
veloce anche.
"Sì"
Mi
voltai ancora una volta in direzione delle stanza della dea, strinsi
i pugni e recuperai tutto il coraggio che avevo dimenticato di
possedere; poi, mi girai in direzione della scalinata ed iniziai a
correre. Sorpassai la ragazza senza esitazione alcuna. La vidi
sorridere appena con la coda dell'occhio, ma non me ne curai troppo.
La dea Athena aveva bisogno d'aiuto.
Ed
il suo cavaliere stava arrivando.
Angolo
Autrice:
Buonasera
a tutti! ^^ chiedo scusa per il ritardo... di nuovo... ma, sempre
causa lavoro, proprio non ce l'ho fatta ad aggiornare prima la
storia. Spero non me ne vogliate. Così come spero che il capitolo vi
sia piaciuto, anche se di passaggio. La storia sta iniziando a
prendere forma e vi anticipo che nel prossimo ne vedremo delle belle.
Vi
avviso che probabilmente lo pubblicherò fra due settimane (visto i
miei impegni lavorativi), tuttavia, nel caso dovessi terminarlo
prima, arriverà fra una settimana, come al solito.
Come
sempre ringrazio tantissimo le persone che hanno recensito i
precedenti capitoli <3, ma anche chi ha solo letto ed ha dedicato
un po' del proprio tempo a leggere la mia storia.
Grazie
a tutti <3 A presto, baci baci, Freya
|
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