Sayonara Hitori di Blyth (/viewuser.php?uid=163025)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
sayo1
Angolo Autrice:
Desidero fare una piccola intro iniziale: Questa storia presenta temi
delicati, quindi se siete sensibili allo sviluppo (grave) di malattie
degenerative vi sconsiglio la lettura.
Ho provato a non limitare questa HanahakiAU ad una storia sul "mal
d'amore", ho cercato di dare un percoso "medico" alla malattia
perché volevo che anche la parte fisica e concreta avesse la sua
importanza. Poi ho cercato di rendere la morbosità dell'amore
divenuto Hanahaki nelle introspezioni dedicate a Taemin ed il suo amore
per Jongin...non voglio definirlo un amore "non sano" ma di certo ho
provato a rappresentare un amore che fa ammalare....spero di essersi
riuscita.
La storia è stata ispirata dalla musicalità di "Sayonara
Hitori" e " Flame of love" di Taemin quindi vi cosiglio di
ascoltarle come playlist durante la lettura.
Blyth
Capitolo 1
Le radiografie parlavano già da sole.
Il Glicine aveva oramai completamente messo radici nei suoi polmoni
soffocando lui e i fiori di Giacinto che tossiva da mesi insieme a
piccole macchie di sangue.
Eppure fu solo alle parole ovvie del dottore che il mondo di Taemin
crollò per davvero, facendo diventare tutto improvvisamente
reale.
- Signor Lee, la situazione è molto più grave del
previsto.- disse guardando con occhio critico prima i fogli delle
lastre sulla lavagna luminosa e poi lui - Se non operiamo in tempi
brevi...beh lo sa meglio di me. E' un discorso che avevamo già
affrontato mesi fa.-
- Non possiamo continuare con la terapia?- mormorò Taemin, dopo
la visita era difficile parlare, la gola irritata dagli strumenti di
controllo gli bruciava e non faceva che aumentare lo stimolo a tossire
rischiando di causare una crisi di tosse.
Il dottore scosse la testa - No, oramai sono ridotte ad un pagliativo.
Se la sua situazione non dovesse risolversi in modo naturale nei
prossimi mesi l'operazione è l'ultima chance per salvarla.- si
chinò sulla scrivania, lasciando che quelle parole facessero
presa sul ragazzo emaciato davanti a lui, poi guardandolo dritto negli
occhi, più come un padre che come medico, aggiunse -Un
sentimento, per quanto caro non può valere una vita.-
Aveva ragione, Taemin lo sapeva bene, dopotutto anche sua madre che
piangeva da mesi continuava a ripeterglielo. Eppure il solo pensiero di
operarsi e perdere anche ogni ricordo di lui, del sentimento che
provava per lui, gli toglieva il fiato anche più dei fiori che
impestavano i suoi polmoni malati.
Abbassò la testa annuendo - Lo so bene dottor Cho.-
- Se per lei è troppo difficile affrontarlo da solo posso
passarle il numero di un ottima psicologa, specializzata nel
trattamento di pazienti con Hanahaki. Potrebbe aiutarla ad affrontare
tutto il processo pre-operatorio.- aggiunse afferrando un biglietto da
visita da un piccolo contenitore accanto al suo computer.
Taemin accettò il cartoncino con sui i dati della dottoressa con
un piccolo inchino di ringraziamento - Lo prenderò in
considerazione, grazie infinite.- era sincero, o almeno sperava di
esserlo.
Il dottore gli sorrise - So che può essere una scelta difficile,
ma sono sicuro che ne usciremo vincitori.- voleva essere una frase
incoraggiante, Taemin ne era sicuro, ma non poteva davvero credergli.
La sua era una situazione da cui non riusciva a vedere il podio di vittoria ma solo una miserabile sconfitta.
***
La metropolitana non era molto piena in quell'orario e Taemin ne era
grato, già l'aria chiusa e vizziata del mezzo gli rendeva
difficile la respirazione, il pensiero di dover anche cercare di
rimanere in equilibrio o essere schiacciato tra decine di altre persone
lo soffocava.
Ma con la metà dei sedili vuoti poteva passare il viaggio
comodamente seduto, mentre lasciava che due bambini curiosi lo
fissassero mentre la madre guardava il cellulare.
Erano piuttosto piccoli, non più di sei o sette anni, e lo
guardavano con quella curiosità innocente che era solo dei
bambini, forse si stavano chiedendo come mai quel signore davanti a
loro avesse dei segni neri sotto gli occhi, o le braccia così
magre da sembrare uno scheletro. Ecco qualcosa che non ti diceva mai
nessuno, tutti parlavano di come l'Hanahaki ti soffocasse petalo dopo
petalo, ma non di come ti togliesse il sonno e l'appetito.
Non era solo per il dolore della gola ferita dalla tosse continua, era
un malessere che ti penetrava nell'anima, che ti toglie ogni forza.
"L'amore che diventa malattia" aveva letto su un post Kakao che la
definiva così, e proprio come una cotta appena nata che ti fa
dimenticare la fame perché occupa la mente con il pensiero
dell'amore, così anche l'Hananaki ti toglieva il pensiero del
cibo, la voglia di nutrirti.
Taemin iniziavaa pensare che più che ucciderti ti obbligava a
lasciarti morire, impestando la tua mente e non solo il tuo apparato
respiratorio.
Come a dargli ragione un moto di tosse violenta interruppe quel flusso
di pensieri tristi e contorti, obbligandolo a piegarsi su se stesso
mentre tossiva con una violenza tale da sentire male al petto.
Una mano andò istintivamente a coprire la bocca mentre l'altra
cercava di recuperare un fazzoletto dalla tasca, con poco successo.
Questa volta la tosse era troppo forte, tanto da obbligarlo a portare
anche l'altra mano al viso per evitare di far scappare qualche petalo
azzurro.
Fu una mano gentile a porgli un fazzoletto di tela, posandolo
direttamente sopra le sue mani mentre pian piano un'altra mano gli
massaggiava la schiena squassata da sussulti. Taemin alzò il
viso per trovarsi accanto una donna anziana, appena salita alla
fermata, che gli sorrideva gentile.
- Fatti aiutare, ragazzo.- gli disse mentre lo aiutava a togliere le
mani insanguinate dalla bocca e sostiuirle con il fazzoletto, fu un
gesto lento e dolce, l'anzia non fece smorfie e non emise un singolo
suono di disapprovazione mentre si premurava di raccogliere i petali
senza farne cadere nemmeno uno.
Taemin sostiuì le mani alle sue, premendo il fazzoletto ricamato sulla bocca mentre dava gli ultimi colpi di tosse.
La donna prese posto sul sedile al suo fianco, i bambini che lo
fissavano dai posti davanti si erano spostati di diversi posti insieme
alla madre e non lo guardavano più.
- Stai meglio ora? Non ti affaticare a parlare, un cenno andrà bene.- gli disse l'anziana dai capelli argentati.
Taemin annuì, poi finì di pulirsi la bocca dal sangue.
Guardò il fazzoletto oramai completamente sporco rovinato
e sospirò pesantemente -Mi spiace, l'ho rovinato.-
sussurrò con un filo di voce,stando attento a non sforzarsi.
La donna lo liquidò con un cenno della mano -Non fa nulla, puoi tenerlo a me non serve.-
Il giovane si inchinò lievemente per ringraziarla prima di
tornare a fissare il piccolo pezzo di stoffa macchiato di sangue.
Taemin sospirò rientrando nel proprio piccolo apartamento e
chiudendosi sancamente la porta alle spalle, teneva ancora chiuso in un
pugno il fazzoletto che quell'anziana di cui non conosceva nemmeno il
nome gli aveva regalato.
Adam ed Eve gli corsero subito in contro scodinzolando e abbaiando
gioiosi, si piegò sulle ginocchia per accarezzarli entrambi, non
impiortava quanto brutta potesse essere stata la sua giornata, rivedere
le sue piccole pesti lo metteva sempre di buon umore.
Anche se quel giorno, dopo quella notizia, non poteva che domandarsi
cosa ne sarebbe stato di loro se non avesse trovato il coraggio di
operarsi.
Tutti i suoi amici avevano già degli animali, chiedergli di
tenere anche le sue due piccole palle di pelo sarebbe stato troppo; sua
madre? Era troppo anziana per occuparsi di due cagnolini energici.
Già, sua madre, la donna che lo aveva cresciuto con le sue sole
forze...cosa ne sarebbe stato di lei? Chi l'avrebbe abbracciata al suo
funerale? Chi l'avebbe sorretta? Kimbum? Jonhyun? O forse proprio
Jongin? Quello sarebbe stato proprio un brutto scherzo del destino, e
non poi così divertente.
Sospirò di nuovo mettendo da mangiare ai suoi cuccioli cercando con tutte le forze di respirare normalmente.
Adam ed Eve continuavano a strusciarsi sulle sue gambe e saltellare,
felici di riaverlo a casa dopo una lunga giornata passati da soli.
Taemin quasi non ricordava più come fosse la sua vita prima che
Jongin glieli portasse a casa, erano due fagottini infreddoliti e
malaticci.
Il suo migliore amico li aveva trovati mentre tornava da un viaggio di
lavoro, aveva visto una busta muoversi sul ciglio della strada e si era
fermato. Per gli altri non c'era già più nulla da fare ma
Jongin era riuscito a salvare almeno quei due fratellini, e da chi
poteva portarli se non da lui?
"Loro sono soli, tu sei solo" aveva detto cercando di convicerlo a
prenderli, lui aveva una vita troppo frenetica per potersene occupare,
non era mai a casa con il lavoro che aveva all'epoca e Taemin aveva
ceduto alla faccia da cucciolo.
Non quella dei cagnolini ma proprio la sua che gli chiedeva di
occuparsene così da poterli vedere quando voleva anche se non
poteva tenerli.
Taemin aveva pensato che poi non sarebbe stato così male avere
compagnia in casa ed era vero, non si era mai pentito di aver detto
sì.
Nemmeno ora che gli ricordavano ogni giorno di Jongin. Loro restavano
il motivo per cui la mattina riusciva ancora ad alzarsi e sorridere,
almeno aveva smesso di svegliarsi da solo in una casa vuota.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
sayo2
Capitolo 2
Ogni settimana
che passava, ogni nuovo giorno respirare sembrava un'azione sempre
più difficile con l'aria che gli si bloccava in gola e i polmoni
irrigiditi dalle radici e i fiori che non volevano espandersi.
Un mese prima
aveva dovuto rinunciare al suo posto da insegnate nell'accademia dove
lavorava, grazie al cielo la direttrice non era una donna fredda
davanti a chi come lui soffriva di questa malattia e non lo aveva
licenziato, ma semplicemente spostato in segreteria.
"Riprenderai le
tue classi quando starai meglio" aveva detto Kwon Bo-ah sorridendogli
con una nota di pietà e lui aveva risposto con un cenno del capo
ed un inchino.
"Quando starai meglio" sarebbe mai stato meglio? Esisteva davvero un opzione che non lo uccidesse fisicamente o emotivamente?
Jongin stava per sposarsi, non aveva la minima possibilità di vedere il proprio amore ricambiato.
Taemin
guardò il completo appeso ad un armadio, stirato e ritirato da
pochi giorni, Jongin gli aveva chiesto di fargli da testimone e lui
aveva accettato. Era stato proprio dopo l'invito ufficiale al
matrimonio che la condizione di Taemin era peggiorata
irrimediabilmente.
Oramai era
sempre un po' febbricitante, girava con i fazzoletti sempre in tasca ed
era obbligato a dormire seduto per poter respirare la notte e fare
almeno qualche ora di risposto. Anche dormire era diventato difficile,
la tosse e il dolore al petto non lo lasciavano vivere e quando
riusciva a perdere i sensi esausto gli incubi lo tormentavano.
Incubi fatti di Glicini, Giacinti e ricordi di una vita passata insieme come migliori amici.
Ogni sera si
addormentava guardando quel bell'abito che gli donava tanto, il
matrimonio di Jongin sarebe stato tra un paio di mesi e forse fargli da
testimone sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto prima di finire
attaccato ad un respiratore.
Cercava di fare
del suo meglio, di occuparsi del proprio corpo e cercare di venire a
patti con la propria mente, ma in giorni come quello gli sembrava
semplicemente di sprofondare in un abisso buio da cui era impossibile
riemergere.
Lo aveva svegliato una crisi di tosse, si era girato su un fianco in un moto istintivo per non soffocare tra i petali.
L'addome gli
duoleva per lo sforzo, si sentiva le braccia deboli e tremanti, ad
occhi chuisi, rannicchiato tra le lenzuola cercava di riprendere fiato
e portare il respiro ad un ritmo normale. Sentiva un oramai familiare
senso di nausea e la testa gli batteva come un martello pneumatico.
Aprì piano gli occhi per vedere una piccola pozza di sangue e qualche fiore di glicine macchiato di rosso.
Sperò
davvero di non aver macchiato anche il materasso, le medicine
costavano e lui non aveva soldi da spendere per far levare una macchia
come quella. Una volta ripreso fiato si alzò, tirò via le
lenzuola macchiate, grazie al cielo il corpimaterasso aveva fatto il
suo dovere, e mise tutto da lavare con la candeggina.
Già
stanco per quel brusco risveglio si diresse in cucina, servendo prima
le crocchette ad Adam e Eve per poi prepararsi un tè caldo.
Tè e
miele erano diventati i suoi più grandi alleati, mangiare al
mattino era praticamente impossibile quindi la bevanda calda
zuccherata lo aiutava a non aggiungere la spunta "svenimento" alla sua
lista giornaliera di sintomi. Doveva cercare di alzarsi, prepararsi e
andare al lavoro anche se sentiva il corpo pesante.
Non era una buona giornata, poteva scommettere che quella sarebbe stata solo la prima delle crisi.
Oramai poteva riconoscere i giorni buoni dai giorni brutti già solo al suo risveglio.
Finì la
bevanda e prima di potare fuori i cani si spruzzò in gola la
prima delle medicine che doveva prendere, il pesticida per la gola che
faceva anche da lenitivo e cicatrizzante per le ferite che lasciavano i
fiori che tossiva.
***
-Hey, dormito poco anche oggi?- Kibum gli sventolò davanti al naso un bubble tea caldo.
Taemin lo
accettò volentieri, rilassandosi contro lo schienale della sedia
e distogliendo per un attimo gli occhi stanchi dallo schermo del
computer su cui stava compilando le schedule degli insegnanti.
- Sarebbe una novità?- gli rispose prendendo subito un sorso della bevanda calda.
Kibum, uno
degli inseganti di canto della scuola, si sedette sulla scrivania,
lanciandogli uno dei suoi sguardi -Spero sempre che tu risponda
"già, notte di sesso selvaggio".- quella frase detta con tanta
nonchalance e quello sguardo furbo gli strapparono una risata leggera.
Avrebbe voluto ridere di gusto, ma lasciarsi andare ad una risata voleva dire finire per vomitare petali sul posto di lavoro.
- Magari...- mormorò cercando di tirarsi su il morale.
-E
perchè? Il bel visino per potarti a casa qualcuno non ti manca.-
gli fece notare l'amico prima di sorseggiare a sua volta il
caffè nero che teneva in mano.
Taemin sbuffò - Dai, lo sai il perché.-
- Uscire con
qualcuno ti aiuterebbe, finché non conosci gente nuova non
potrai mai sperare di lasciarti tutto alle spalle.- insistette Kibum.
- Non
accetterò un altro appuntamento al buio.- lo anticipò
Taemin, conosceva Kibum da abbastanza anni per poter dire con certezza
dove sarebbe andato a parare.
-Nemmno un uscita a quattro in amiciza?- provò lui.
Taemin scosse la testa - Assolutamente no.- attento a non cadere nel tranello.
Kimbum fece una smorfia, mettendo su uno dei suoi falsi bronci - Sei tu che ci perdi, lei è davvero carina sai?-
Taemin gli
sorrise, sapeva che cercare di farlo uscire, fargli conoscere nuove
persone nella speranza che si innamorasse di qualcun'altro era il suo
modo di cercare di aiutarlo. Lo aveva visto tossire in bagno il mese
scorso e anche se non avevano mai affrontato apertamente il discorso
Kibum da allora cercava di portarlo fuori, coinvolgerlo nella sua vita
sociale.
-Passerò
il mio sabato sera a pentiermene ma davvero...portati Woohyun sono
siuro che ti dirà di sì.- gli regalò un occhiolino
e una risata leggera per rassicurarlo, cercando ancora una volta di
sviare ogni discorso serio prima che Kimbum potesse fare domande.
Non voleva
parlarne, anche se lavoravano insieme da anni e lo considerava un caro
amico non aveva nessuna intenzione di aprirsi con lui, o con
nessun'altro.
Lui intuendo si
alzò dalla scrivania con un balzo - Allora vado a cercarlo e ti
lascio al tuo lavoro. Prenditi cura di te Taeminnie- lo lasciò
dandogli un amichevole pacca sulla spalla, e Taemin gli fu veramente
grato per quel discreto segno di comprensione.
Uscire con
altre persone, come poteva se in ogni estraneo che incontrava cercava
sempre lui? Come poteva sperare di salvarsi cercando l'amore di
qualcun'altro quando le radici erano già così
profondamente radicate dentro di lui?
Da un
sentimento come il suo non si sfuggiva soffocando il desiderio di
affetto tra le braccia di un misero sostituto. Ci aveva provato negli
anni e non era comunque riuscito a salvarsi.
A quei pensieri un'altra crisi di tosse lo costrinse a corre in bagno per nascondersi e nascondere la sua malattia.
***
Sua mamma gli
assomigliava molto, era una donna di cinquantadue anni, con i capelli
da sempre portati in un cascetto lungo fino appena sotto le orecchie e
i vestiti semplici.
Taemin sapeva
di avere un viso estremamente femminile, con i tratti ovali e dolci, da
piccolo gli aveva creato un sacco di problemi ma ora, a ventisette anni
poteva dirsi orgoglioso di assomigliare tanto alla bellissima e forte
donna che l'aveva cresciuto.
Sua mamma si
sforzava ancora di far sembrare le cose normali tra loro, Taemin la
andava a trovare due sere a settimana e mangiava con lei dopo averla
aiutata a cucinare. Lei cercava di non tirare mai fuori il discoroso e
di non piangere quando lui si allontanava per calmare il respiro
rantolante o una crisi di tosse.
Cercava di non
parlane perché ogni volta che avevano tentato di affrontare
l'argomento era finita in un litigio, con lei in lacrime e Taemin
accasciato per terra alla ricerca di fiato. Almeno in quei momenti
avevano deciso di fare finta che fosse tutto normale, ingornado
l'elefante nella stanza mentre sua madre gli rivolgeva sguardi ansiosi
e pieni di domande a cui non avrebbe mai risposto.
Come quella di chi fosse la persona per cui si era ammalato.
- Jongin ha chiamato questa mattina, per chiedermi del matrimonio.- disse lei affettando le verdure per il brodo.
Taemin tentennò un attimo mentre tagliava la carne vicino al lavandino - Ah, ti hai invitata ufficialmente?-
- Domani passa
a portarmi la partecipazione.- annuì lei raggiante - Non vedo
l'ora di vederti accanto a lui come testimone! Sarete bellissimi e
anche Soo Jung nel suo abito...sai se lo ha già scelto?-
domandò curiosa.
Taemin scosse brevemente la testa, senza dire una parola, sua madre non si lasciò sfuggire quel dettaglio.
- Tesoro tutto
a posto? Non sembri contento...- gli rivolse uno dei suo sguardi
interrogatori, il tipico sguardo che Taemin sapeva di voler evitare da
lei o avrebbe capito troppo.
- Oh no ero
solo preso da alcuni pensieri, dobbiamo organizzare l'addito al
celibato di Jongin e siamo in alto mare hahahah- cercò di
mettere su una risata nella speranza di distrarla con un nuovo
argomento.
Lei
sembrò abboccarci, o almeno finse molto bene di farlo decidendo
di lasciarlo stare -Cercate solo di non coinvolgere troppo alcol.-
Taemin le lasciò un bacio tra i capelli bruni - Non posso primetterti niente.- le disse scherzando.
Lui comunque
non avrebbe bevuto nulla, già lo sapeva. Non solo per le
medicine ma anche per non rischiare di ubriacarsi e confessare
l'inconfessabile a Jongin il giorno del suo addio al celibato.
Aveva
già rischiato un paio di volte, ma grazie al cielo Jongin era
sempre più sfatto di lui, non voleva rischiare anche in una
serata così delicata.
Si misero a
tavola con il cibo fumante davanti, Adam ed Eve che Taemin aveva
portato con sé riposavano sotto il tavolo, sua madre aveva
preparato tutti cibi caldi e morbidi ma non bollenti, per aiutarlo a
mangiare.
Si era accorta
di come fosse dimagrito in quelle settimane, Taemin aveva notato gli
sguardi preoccupati che gli rivolgeva quando pensava di non essere
vista.
In quel momento
invece lo stava osservando attenta e senza timore mentre lui tentava di
mandare giù a fatica i primi bocconi.
- Fa tanto male?- gli chiese in un pigolio timoroso.
- Mamma ne
abbiamo già parlato...- iniziò a dire lui, non aveva
minimamente voglia di una discussione, a dire il vero non ne aveva
nemmeno la forza.
Lei alzò
le mani - Lo so, lo so...non voglio discutere, ti vedo solo
così...magro e pallido e ho paura per te. Posso essere
preccupata per mio figlio? Posso?- gli ripetè più volte.
Taemin
sospirò mettendo in bocca un altro boccone, masticandolo e
mandandolo giù per dimostrarle che andava tutto bene.
Lei sembrò rincuorarsi nel vederlo continuare a mangire in modo normale.
Mentre Taemin cercava di ricacciare in dietro le lacrime per il dolore che gli procurava deglutire.
Non voleva
vederla preocuparsi o stare in pena per lui, le aveva promesso che si
sarebbe curato che si sarebbe preso cura del proprio corpo.
Era una promessa stupida ma voleva davvero che lei ci credesse, che credesse che sarebbe sicuramente andato tutto bene.
Lui non era suo padre, non l'avrebbe fatta soffrire, non sarebbe morto di Hanahaki mentre lei piangeva disperata per lui.
Taemin a otto anni si era ripromesso di proteggerla da quel tipo di dolore.
Angolo Autrice:
Ringrazio
infinitamente il mio cuore di moglie per aver recensito e deciso di
rileggere questa fic nonostante alla prima lettura l'avesse fatta
piangere troppo <3 ti amo, sempre e comunque <3
Ringrazio poi i
lettori silenziosi, che come mio solito invito a lasciare una piccola
traccia nella sezione recensioni, siete davvero più di quelli
che mi sarei aspettata.
Una picla curiosità sul significato dei fiori che tossice Taemin:
- Glicine: In
epoca vittoriana significava Amore ardente, ossessivo e passionale ma
il suo significato è mutato in "Amicizia profonda, durevole e
che resiste alle avversità"....ho pensato che fosse il fiore
perfetto per l'evoluzione di questi significati.
-
Giancinto: E' sia simbolo di amore per la storia dell'amore
tragico di Giacinto e Apollo, ma in particolare il giacinto blu/azzurro
significa costanza e sincerità nei sentimenti.
Non credo che
le due definizioni nel linguaggio dei fiori richiedano ulteriori
spiegazioni, quindi vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino a
qui e vi do appuntamento a Martedì prossimo.
Blyht
P.s. STREAMMATE IDEA CHE TAEMIN SI MERITA TUTTE LE VISUAL DI QUESTO MONDO.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
cap3
Capitolo 3
- Devi dirglielo.- disse Jonghyun sorseggiando un cappuccino davanti a lui.
Taemin scosse la testa, pulendosi le labbra dal sangue e raccogliendo i petali nel fazzoletto dove aveva appena tossito.
- E' innamorato, si sta per sposare e poi un rifiuto diretto non
farebbe che farmi peggiorare.- spiegò con calma, usando appena
un filo di voce roca.
Jonghyun scosse la testa - Almeno se ti dichiari e ti rifiuta potrai
finalmente metterti l'anima in pace e farti operare senza rimpianti,
no?- si fermò un secondo per guardarlo dritto negli occhi
-Perchè tu ti farai operare in ogni caso, vero?-
Taemin si strinse nel maglione, torturandosi le mani sotto il tavolo,
quelle domande lo mettevano all'angolo, Jonghyun era sempre in grado di
leggergli dentro e metterlo alle strette; aveva un dono particolare per
leggere i veri sentimenti delle persone.
- Taemin?- insistette sospettoso.
Taemin annuì con forza - Certo, certo che voglio farmi operare....- assicurò con la sicurezza di ogni bugiardo.
Era più forte di lui, era dai tempi delle medie che questo amore
cresceva con lui, nascosto nel suo cuore, per questo si era trasformato
in Hanahaki, perché alcuni giorni non sapeva dire se a farlo
ammalare era un vero sentimento o un malasano attaccamento per quel
dolore che provocava amarlo.
Una vita dove non era innamorato di Jongin gli faceva paura, non sapeva nemmeno immaginarla.
Jonghyun non era in grado di bersi una bugia tanto stupida - Giuro su
dio che ti trascinerò in sala opeatoria con le mie stesse mani
Taemin.-
Adesso iniziavano entrambi ad indispettirsi - Ho detto che lo farò. Jonghyun-ah non ti fidi di me?-
Jonghyun arricciò le sopracciglia -Assolutamente no. Io so
cosa passa in quella tua testa malata e posso assicurarti che ti
sta mentendo...- per un attimo il silenzio, uno di quelli pesanti e
pieni di parole, cadde su di loro.
Taemin non riusciva a smettere di torturarsi le mani, la testa iniziava a giargli per le poche forze e l'agitazione.
Jonghyun invece era immobile come una statua e persino più
severo di una di quelle statue che si vedono nelle cattedrali Europee.
-...non riesco a decidermi Jong....non riesco a convincermi che sia la
scelta giusta...io...- sentiva il proprio petto faticare per alzarsi e
abbassarsi -....io non gliel'ho ancora detto.-
- Che sei malato?- il suo amico sembrava essersi un po' addolcito,
forse perché finalmente avevano iniziato a parlarsi davvero.
Taemin aveva deciso di essere onesto per la prima volta dopo tanto
tempo, scosse la testa chiara - No, lui è preso dal lavoro e i
preparativi del matrimonio, è un po' che non ci vediamo e...- le
parole gli morirono in gola insieme ad un colpo di tosse.
Jonghyun gli porse velocemente un fazzoletto, attendendo che potesse riprendere a parlare.
Taemin chiuse gli occhi, prese un respiro profondo, tanto profondo per
quanto la malattia gli concedesse e poi parlò - ...E lo rivedo
dopo domani, solo io e lui. Ho paura, non posso più far finta di
stare bene come l'ultima volta. E' palese oramai.- gli veniva da
piangere e davanti a Jonghyun in quel caffè semi vuoto sapeva di
poterlo fare.
Le lacrime iniziarono a scorrergli sul volto senza che l'altro lo giudicasse.
Jonghyun gli prese la mano - Hey, andrà tutto bene devi
solo...dirgli come stanno le cose. Basta bugie, hai il diritto di stare
male senza nasconderti.-
Oramai aveva iniziato anche a singhizzare, togliendosi il fiato da
solo, lasciando che il torace lo trafiggesse con mille schegge di vetro
ad ogni sussulto - Ma io ho il diritto di ferirlo in questo modo?-
riuscì a domandare prima di lasciarsi completamente andare al
pianto, con Jonghyun prontamente al suo finaco. Pronto a stringerlo in
un abbraccio che sapeva di comprensione, anche se lui aveva deciso di
dimenticare tutto ricordava il dolore della malattia.
Quello, glielo avevano detto, sarebbe rimasto per sempre.
***
Taemin e Jongin si erano tovati fuori per mangiare e bere qualcosa,
fare un giro da qualche parte e passare tutta la serata insieme come ai
vecchi tempi.
Ma appena lo aveva visto Jongin aveva insistito per mangiare e tornare
subito a casa, nonostante le proteste lo aveva caricato in
macchina e aveva insistio nel passare la serata tranquilli.
Possibilmente con lui in pigiama e al caldo.
Taemin non aveva potuto che cedere e dopo aver comprato qualcosa ad un
convenience store sotto casa erano saliti da Taemin per guardare un
film e mangiare gelato.
- Puoi farti i popcorn se li vuoi...con un horror vanno bene i
popcorn.- disse Taemin guardando Jongin attrezzarsi di tazzine e
cucchiai come fosse a casa sua.
Jongin scosse la testa bruna contrariato - Ti ho visto con lo spray per
la gola e mentre mangiavi tutto dolorante. Il gelato andrà
bene.-
- Ma tu non hai mal di gola e odi il gelato.-
-Tu non puoi mangiarli e io non li mangerò finchè non
potremo farlo insieme, okay?- insistette Jongin, con il tono di uno che
non ammette repliche.
Taemin si lasciò sfuggire un sorriso amaro, sapientamente nascosto dalla mano che gli reggeva il mento.
Era tenero quel suo modo di fare, Jongin era sempre stato così
"stai male tu, sto male anche io" anche quando erano piccoli e Taemin
si era preso la tonsillite.
Quando Jongin fu soddisfatto con le porzioni si misero entrambi sul
divano, sotto la stessa coperta e con il gelato in braccio. Non faceva
freddo, dopotutto era primavera e le serate iniziavano ad essere
più calde, ma Jongin era stato irremovibile anche su quello.
- Allora? Cosa vediamo?- gli domandò fissando il catalogo di Netflix e lasciando il telecomando in mano a Taemin.
- Non lo so....li abbiamo già visti praticamente tutti.- si
lamentò Taemin sfogliando il catalogo con occhio critico.
- Hanno messo l'esorcita, tutta la trilogia.- gli indicò Jongin
e Taemin alzò le spalle, la sapevano entrambi a memoria ma erano
i primi film horror che avevano visto insieme, di nascosto
perchè all'epoca non gli era permesso vedere certe cose.
Guardare l'esorcista era un po' come tornare a casa e in fondo in quel momento Taemin aveva proprio bisogno di tornare a casa.
Lasciò partire il primo film, accoccolandosi contro lo schienale
morbido del divano. Era tremendamente affaticato, nell'ultima settimana
era diventato stressante anche solo continuare a condurre la sua vita
normalmente, la malattia stava diventando invadente...invalidante.
Non lo avrebbe mai ammesso ma era grato a Jongin per averlo trascinato
a casa, così forse sarebbe riuscito a reggere una serata sul
divano senza sputare tutti gli organi interni per la tosse. Non voleva
avere una crisi davanti a lui, non voleva obbligarlo a soccorerlo e
prendesi cura di lui.
Jongin come suo solito si lasciava andare a piccoli commenti e Taemin
lo seguiva con qualche battuta, prendere in giro quei vecchi amati film
era sempre bello, mai noioso o ripetitivo se a farlo erano loro due.
Finita la trilogia era ancora presto e visto che avevano passato
più della metà del tempo a chiacchierare nessuno dei due
aveva voglia di finire la serata.
Così optarono per lasciar partire il primo film in succesione.
- Compatibile al 80%, sarà sicuramente fantastico....- commentò Taemin scettico già dalla copertina.
- Ah non essere cattivo, siamo noi che ne abbiamo visti troppi.- Jongin
gli scompigliò i capelli chiari - Tu nei hai visti così
tanti che sei diventato un fantasma.- lo canzonò riempiendo la
stanza con la sua bella risata e facendo accellerare il cuore di
Taemin, per scompigliargli i capelli lo aveva avvicinato.
Adesso Taemin aveva un suo braccio avvolto attorno alle spalle e
abbandonato, non era inusuale tra di loro ma nel suo cuore era sempre
come la prima volta. Forse era per questo che si era innamorato di lui
al punto da ammalarsi di Hanahaki.
- Yah non è vero!- gli rispose colpendolo bonariamente con un pugnetto all'addome.
Jongin continuò a ridere impietoso -Dico la verità!
Capelli bianchi e pallido come sei sembri un fantasma....- gli
accarezzò di nuovo una spalla, stringendolo un po'.
Taemin si toccò di riflesso i capelli e la faccia - Forse hai
ragione...ma non ho mai voglia di farlo...- anche sua madre glielo
aveva fatto notare, più passava tempo meno differenza c'era tra
i suoi capelli bianchi e il suo incarnato stile "donzella
ottocentesca".
Jongin al suo fianco scattò -Facciamolo ora.-
Taemin lo guardò male - E' mezzanotte...- gli indicò un orologio.
Jongin alzò le spalle, troppo eccitato dalla sua nuova idea per
dare importanza ad una cosa come l'orario - C'è il
convenience store, scegliamo un colore che ti piace e ti togliamo
l'aria da fantasma... se hai voglia.-
Nel suo sguardo c'era l'eccitazione di un bambino, ed infondo anche
Taemin si sentiva contagiato da quell'euforia che solo le idee pazze ti
danno. Avevano fatto tante cose un po' folli ma una tinta ai capelli in
piena notte? Quella gli mancava.
- Okay, perché no?- disse in fine alzandosi dal divano per primo
e allungando una mano veso Jongin, lui la prese ma Taemin lo
sentì alzarsi senza fare minimamente forza su di lui.
Era il tipo di gentilezza di Jongin, il suo modo di occuparsi di lui.
Così come mangiare gelato anche se non gli piaceva, rinunciare
ad una serata fuori o fargli una tinta per ravvivare un aspetto
malaticcio.
O farlo ridere e fargli vivere un po' di leggera spensieratezza in una
serata in cui il respiro rantolante di Taemin si era sentito anche con
l'audio di un film horror in sottofondo.
Note Autrice:
Scusate per la lunga assenza, potrei dare delle scuse ma sarebbero
solo...scuse la verità è che avevo bisogno di una pausa
<3.
Da oggi aggiornerò ogni martedì.
Ringrazio di cuore _AnotherWorld_ sempre pronta a supportarmi nei miei progetti e nella vita <3 grazie di cuore tesoro!
Alla prossima,
Blyth
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
c4
Note Autrice:
Mi scuso con chi sta seguendo questa storia per la lunga assenza, non
avrei voluto allontanarmi per così tanto mentre avevo questa
storia ancora in corso. Spero che continuerete a seguirla, oramai
mancano 3 capitoli al finale e ho tutta l'inenzion e di portarli su efp
con cadenza settimanale, ogni domenica o Lunedì .
Ringrazio chi ha recensito premurandosi di regalarmi delle parole di incoraggiamento così belle <3
Vi lascio al capitolo,
Blyth
Capitolo 4
Taemin
era piegato sulle ginocchia, i petali sparsi per terra e le mani piene
di sangue che cercavano di limitare i danni al tappeto di Soo Jung.
Era stata una
crisi improvvisa, la serata era andata bene fino a quando non aveva
visto Jongin e Soo Jung scambiarsi un bacio distratto, la tosse aveva
iniziato a squassargli il petto e togliergli il fiato prima che potesse
afferrare un fazzoletto.
Baekhyun si era
prontamente piegato su di lui per massaggiargli la schiena, mentre
Taemin tentava disperatamente di respirare. Jongin si piegò
davanti a lui cercando di stabilire un contatto visivo mentre gli
porgeva della carta da mettere davanti alla bocca.
Taemin aveva
gli occhi pieni di lacrime, si sentiva mortificato mentre il suo
migliore amico, l'uomo che amava e non avrebbe ma voluto veder
soffrire, gli puliva con delicatezza la bocca dal sangue con uno
sguardo pieno di preoccupazione.
- Mi
dispiace...- sussurrò guardando sconsolato il bel tappeto bianco
irrimediabilmente macchiato dai petali che aveva sputato.
Soo Jung scosse
la testa e gli sorrise - Non fa niente Taemin...stai meglio? Vuoi
sdraiarti?- gli disse per togliergli quel peso dal petto.
Ma il peso dal
petto di Taemin non poteva essere tolto, le aveva macchiato il tappeto
con il sangue versato per l'amore che provava per il suo fidanzato, per
l'uomo che stava per sposare. Un'altra crisi di tosse lo investì
obbligandolo ad aggrapparsi a Jongin per non ricadere.
Si sentì
stringere tra le sue braccia mentre non voleva fare altro che
scomparire da questo mondo per il senso di colpa e la vergonga.
- Ti porto a casa.- gli sussurrò Jongin massaggiandolo in mezzo alle scapole nel futile tentativo di dargli soglievo.
Taemin si ritrovò ad annuire.
- Dormo da te, non ti lascio solo se stai così.-
Taemin
provò a protestare ma la gola era così distrutta dai
colpi di tosse che non riusciva ad emettere più di qualche verso
sconnesso, scosse la testa con forza.
Baekhyun e Soo Jung annuirono in assenso alle parole di Jongin.
- Taem è
meglio così, cosa fai se ti viene un'altra crisi?- insistette
Moongyu che era rimasto in disparte accanto al divano, squadrandolo con
aria triste.
Taemin
sospirò annuendo e cedendo alla richiesta dei suoi amici, non
era una buona idea, non per il suo cuore, ma se poteva far stare tutti
più tranquilli avrebbe fatto del suo meglio per non dar loro un
altro peso.
***
Jongin accese
l'umidificatore della camera da letto, che iniziò lentamente ad
emettere una nebbiolina bianca profumata alla salvia.
Taemin già a letto lo guardò con un cipiglio triste mentre si infilava sotto le coperte accanto a lui.
Il solo
pensiero di dover passare la notte con lui in quel modo gli
provocò un paio di colpi di tosse che fecero subito scattare
Jongin verso di lui.
Taemin
lasciò che gli accarezzasse i capelli corvini, che gli aveva
colorato solo una settimana prima, immaginandosi qualcosa di più
che il semplice affetto fraterno dietro quella carezza delicata.
Ogni gesto di
Jongin, anche il solo posargli una mano sulla fronte per controllare la
febbre oramai costante, era pieno di affetto, di amore...solo, non
l'amore di cui Taemin aveva bisogno per guarire.
Deglutendo
cercò di ricacciare in un angolo buio quel stretta allo stomaco
a la sensazione di tremendo disagio che gli provocava stare sdraiato a
letto accanto a Jongin senza poter fare nulla, senza poter rispondere a
quelle carezze. Senza potersi girare, salirgli in braccio e baciralo
fino a far dolere le labbra.
Un altro colpo di tosse accompagnato da qualche macchia di sangue in un fazzoletto.
Jongin gli
sistemò i cuscini prima di farlo sdraiare per bene su un fianco
in modo che il busto fosse alzato per aiutarlo a respirare ma senza il
rischio che soffocasse nel sonno per il sangue o i petali.
- Cerca di
riposare un po', ci sono qui io Minniee...- gli sussurrò dopo
aver spento le luci mentre lo avvolgeva con un braccio.
***
Esausto e a
corto di fiato dopo appena una rampa di scale Taemin si accasciò
su una sedia mentre Jonghyun toglieva il collare ad Adam ed Eve dopo la
passeggiata, lasciando che i due cagnolini scorrazzassero tra le loro
gambe eccitati.
Taemin accarezzò distrattamente la testa di Eve, riccevendo un guaito di gioia e una leccata affettuosa.
Sorrise debolmente mentre prendeva fiato e si riposava sotto lo sguardo di disapprovazione di Jonghyun.
- Il ventinove
Maggio.... Taemin se stai così adesso come credi che ci
arriverai? E' tra quasi due mesi...- Taemin sapeva che era solo
preoccupato per lui ma non gli andava di ripetere la stessa
discussione ancora e ancora, ne avevano già discusso abbastanza
durante la passeggiata.
Posando la testa contro la stampella con cui camminava grugnì mandando giù il sapore ferroso del sangue.
- Va bene, fai
quello che vuoi, ma pensi che Jongin sarà felice di vederti al
suo matrimonio in queste condizioni? Ti reggi a malapena in piedi...-
insistette cercando di farlo ragionare.
Era inutile e
lo sapevano entrambi, eppure eccoli di nuovo lì a discutere -
Almeno così ci sarò...per l'ultima volta, ci
sarò.-
- Dopo l'operazione potrai ancora averlo nella tua vita, non sparirà e tu non sparirai.-
- Non
ricorderò più nulla....non sarà lo stesso.-
mormorò con un filo impercettibile di voce Taemin.
Jonghyun
borbottò qualcosa sotto voce, pinzandosi il ponte del naso e
chiudendo per un attimo gli occhi in segno di disperazione, poi
sedendosi davanti a lui gli alzò il mento per farsi finalmente
guardare in faccia.
Il volto di un
uomo libero, un uomo guarito da oramai tre lunghi anni contro quello
malaticcio, bianco cadaverico e scavato di Taemin.
- Non è
per forza la fine, può essere un nuovo inizio. Guarda me e
Yoobi, abbiamo iniziato qualcosa di nuovo...qualcosa in cui possiamo
tutti e due vivere sereni.- gli disse, fissandolo dritto negli occhi.
Taemin,
incapace di sostenere quello sguardo abbassò i proprio,
puntandolo sulle gambe sempre più magre e tremolanti -Non
è la stessa cosa...se io perdo Jongin perdo la mia infanzia, la
mia adolescenza...perdo tutto....- sussurrò prima di scoppiare
in un pianto disperato - Non voglio operarmi.....non voglio vivere
così...- i singhiozzi si unirono a disperati rantoli per
afferrare l'aria.
Jonghyun lo
abbracciò mentre anche le sue guance si bagnavano silenziose, lo
strinse con tutte le sue forze ingornando il petali blu e rossi che gli
avrebbero macchiato i vestiti e lasciando che Taemin seppellisse il
volto nell'incavo del suo collo per piangare tutte le sue lacrime.
- Devi
farlo...se non lo farai non potrai davvero vivere.- tirò in
dietro un singhiozzo - Ripensaci, non voglio che sia troppo
tardi.-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
cap5
Capitolo 5
- Non sei
obbligato, dovresti essere con Soo Jung.- ripetè Taemin con
quella che era oramai diventata una voce roca e singhiozzata.
Jongin scosse la testa.
-
Nini....è il vostro matrimonio dopotutto, lasciami in ospedale e
vai da lei.- insistette, tremendamente in colpa perché per
Jongin aveva lasciato Soo Jung da sola a scegliere il menu del pranzo
per accompagnarlo a quelle visite che li avrebbero impegnati quasi
tutta la giornata.
- Smettila,
anche lei è d'accordo.- gli disse esasperato Jongin, voleva
stargli accanto, aveva promesso a sua madre che si sarebbe preso cura
di lui e lo avrebbe fatto.
Taemin
continuò a fissare lo sguardo fuori dal finestrino, la
città che scorreva accanto a loro, ingara del dolore e dei
sensi di colpa che lo laceravano.
- Io non sono d'accordo.- bisbigliò quasi più a se stesso che al suo amore.
Jongin, per sua
sfortuna aveva un udito finissimo - Beh peccato che non sia il tuo
matrimonio ma il nostro.- lo zittì così, senza dargli una
vera possibilità di replica davanti a quell'ovvio, e doloroso,
fatto.
Taemin
sospirò lasciando che il resto del tragitto verso l'ospedale
scorresse con un piacevole sottofondo musicale. Normalmente avrebbe
canticchiato quelle canzoni famose che passavano alla radio, tirando
fuori le proprie qualità canore nei pezzi che gli stavano
più a cuore.
Adesso
però era obbligato al silenzio, il dottore gli aveva già
detto che con i danni che aveva portato la malattia sarebbe stato
impossibile tornare a cantare e Taemin aveva dovuto rinunciare tra le
lacrime a quella classe che Kwon Bo-ah si era fidata di
affidargli appena l'anno prima. Addio serate karaoke con Kibum, Minho,
Jinki e Jonghyun.
Addio tante cose.
Forse addio
persino al ballo, non aveva dormito tormentato dal pensiero di questa
visita. Se la malattia gli avesse portato via anche quello forse
avrebbe veramente preferito morire piuttosto che continuare a
vivere senza tutto ciò che amava, Jongin, il canto e il ballo.
L'Hanahaki gli stava portando via ogni cosa.
Jonghyun aveva
ragione, si sarebbe dovuto far operare mesi prima, ma il matrimonio di
Jongin era così vicino, doveva solo resistere un altro po'.
Jongin lo
lasciò entrare da solo dal dottore dopo una lunga mattinata tra
sale d'attesa, radiografie al torace, un'endoscopia e per finire una
broncoscopia.
Il dottor Cho
prese subito a visionare i referti e dalla sua faccia Taemin intuiva
che non doveva esserci scritto nulla di buono. Non che la continua
febbre, il dolore alla gola e al petto, l'irridigimento del collo e
delle spalle o le sempre più frequenti emicranie gli avessero
fatto credere di star migliorando.
- Dobbiamo anticipare l'operazione.- sentenziò dopo un interminabile silenzio.
- Non posso....non posso...- disse Taemin con tutta la forza e la voce che gli rimaneva.
Il dottor Cho
si abbassò gli occhiali quadrati sul naso - Tra questi referti e
le analisi che mi ha inviato non posso che insistere. Dobbiamo agire
ora, il suo Hanahaki si sviluppa troppo velocemente e non posso
ignorare l'aggravarsi dell'ipossia a cui si è aggiunta una
preoccupante ipertensione ateriosa. Lo sa cosa vuol dire?- fece una
picola pausa ma non aspettò risposta - Lo sforzo per respirare
nonostante i tralci già grava sul sistema respiratorio. La
mancanza di ossigeno rischia di inficiare sul muscolo cardiaco.-
- Un infarto?- bisbigliò Taemin stringendo forte tra le dita deboli il bordo della maglietta troppo grande che portava.
- Infarto?
Sì, se non subentra prima una crisi respiratoria
fatale....signor Lee, prendiamo una data almeno dieci giorni prima di
quella che ha fissato. Sono complicanze su cui non possiamo rischiare.-
c'era una certa visibile premura nella sua voce e nei suoi gesti, per
un attimo Taemin si sentì andare nel panico.
Sentiva i
peggioramenti, ma credeva di avere ancora abbastanza tempo, Jonghyun
era stato malato tanto quanto lui eppure non era mai arrivato a
sentirsi dire queste cose, perché per lui doveva essere
così veloce? Per il matrimonio? Perché era innamorato da
più tempo? Perché dio voleva punirlo di essersi
innamorato di un uomo, del suo migliore amico? Della persona che
avrebbe fatto e che aveva sempre fatto di tutto per lui?
Per un attimo
si sentì così in ansia da far impazzire il cuore fino a
sentirlo battere nelle orecchie mentre la vista gli si offuscava e
l'aria gli veniva a mancare.
Sentì solo il dottore scattere su di lui e posargli qualcosa sul volto.
Dopo un paio di
boccate dolorose come se mille coltelli gli si stessero conficcando nel
petto, realizzò che si trattava di una mascherina d'ossigeno.
Prese qualche boccata prima di poter tornare a parlare - Mi dia quello che vuole, non posso operarmi prima del ventinove.-
Negli occhi del
dottor Cho c'era l'ombra della rassegnazione, la stessa rassegnazione
che Taemin ricordava negli occhi del medico di suo padre, quando aveva
annunciato la sua morte.
"Un altro
paziente perso" era questo che stava pensando il suo dottore, Taemin lo
sapeva nel profondo del suo cuore eppure, con tutta la testardaggine di
cui era capace un cuore innamorato, doveva resistere un altro paio di
settimane.
Solo quattro settimane, doveva continuare a respirare solo quattro settimane poi sarebbe tutto finito.
Poi avrebbe potuto dire addio a Jongin una volta per tutte.
***
Era un'altra di quelle notti in cui Jongin si era rifiutato di lasciarlo solo.
Avevano cenato
da sua madre chiacchierando di vecchi ricordi e nuovi progetti. Sia lui
che sua madre avevano evitato più di ogni altra cosa di
accennare alla sua condizione, fingendo di non controllare le sue
condizioni con sguardi fugaci che Taemin non poteva non notare. Come
quello che gli avevano rivolto mentre contava le gocce di erbicida da
mescolare ad un bicchiere di acqua calda, convinti che fosse troppo
concentrato su quel gesto ordinario per accorgersene.
Si sentivano in
dovere di vegliare su di lui, lo capiva, per questo non osava
lamentarsi per quell'apprensività sempre più crescente
nei suoi confronti.
In quel momento
Jongin lo stava aiutando con l'ossigeno, era la prima sera in cui
avrebbe dovuto dormire con una mascherina fissata al volto; così
da evitare mal di testa e nausea mattutini per la bassa saturazione, o
la morte per quel che aveva capito dai discorsi del suo medico.
Una volta
pronti per la notte si sdraiarono a letto, l'uno accanto all'altro,
come era successo tante volte da bambini durante i loro pigiama party.
- Non vedo
l'ora della tua operazione, voglio che tu stia meglio il prima
possibile Minnie.- disse Jongin in dopo lunghi istanti di silenzio,
accarezzando con apprensione i capelli di Taemin.
Taemin chiuse
gli occhi, respirando profondamente gli afferrò la mano per
stringerla tra le proprie. Non era un gesto consueto tra di loro,
normalmente evitata questo genere di cose per non rendere ancora
più ambiguo un rapporto che già lo faceva soffrire
troppo.
Quella sera
però aveva bisogno di stringere la sua mano con la poca forza
che aveva, anche se le sue dita erano diventate ossute e i suoi muscoli
deboli.
Sentì
Jongin ricambiare il gesto senza dire nient'altro, Taemin non avrebbe
potuto dire nulla, avrebbe solo voluto urlare che lui non voleva
quell'operazione, che no, non sarebbe affatto stato meglio.
Si sarebbe svegliato perso, privo di una parte importante di sé, della sua metà.
- Ti voglio
bene Jongin.- lo disse in modo che potesse sentirlo anche oltre la
mascherina di plastica, ignorando le fitte alla gola martoriata.
Aveva tutta la
forza e il peso di un "Ti amo", ma lui era troppo vigliacco per
riempire il silenzio tra loro con un peso come quello.
Andava bene
così, si sarebbe goduto ogni attimo che gli rimaneva con Jongin,
lasciando che questo amore lo consumasse ancora un po'.
Note Autrice:
Ecco qui l'aggiornamento come da promessa <3
Un po'
più di introspezione nella mente tormentata di Taemin,
nell'aspetto patologico del suo "amore" per Jongin che lo porta a
rischiare persino la vita, ma anche un po' di tenerezza fra i due
prché Jongin è un caretaker nato.
Al prossimo capitolo, fatemi sapere quali sono le vostre aspettative visto che il finale si avvicina!
Blyth
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
cap6
Capitolo 6
- Sicuro che non devo passare?- domandò Jongin al telefono.
Taemin sorrise
- No tranquillo, ci vediamo al tuo addio al celibato. C'è
già qui Minho.- lo rassicurò mentre si faceva la sua
iniezione serale di morfina, per calmare i dolori che altrimenti lo
avrebbero fatto impazzire.
- Va bene...-
lo sentì dire soddisfatto di non saperlo da solo - Ah prima che
me ne dimentichi, siamo riusciti a rinviare il viaggio di nozze,
riuscirò ad esserci quando ti sveglierai!- gli disse con quella
voce che faceva intuire un largo sorriso dall'altro capo del telefono.
- Ah...oh...- fu tutto quello che riuscì ad emettere Taemin, mentre lasciava cadere la siringa a terra.
- Minnie tutto bene?- gli sentì chiedere con un repentino cambio di tono.
- Ah
io....io...ah ah...- Taemin provava a parlare per dire una qualsiasi
falsissima frase per mantere la facciata ma l'aria semplicemente non
voleva riempirgli i polmoni e le sue corde vocali, rigide e rovinate,
non volevano collaborare.
Si sentiva semplicemente morire.
- Minnie, di
qualcosa? Mi stai facendo morire....- era preoccupato, tremendamente
preoccupato per quel respiro affannoso e rantolante che sentiva.
Taemin cercò con tutte le sue forze di controllare il fiato, lasciando che le lacrime gli rempissero gli occhi.
- Si...grazie
Nini....sono..ahh..ah.. felice.- riuscì a pronunciare con una
fatica immane prima che Minho prendesse in mano la situazione
levandogli il cellulare dalle mani.
- Hey Jongin
sono Minho, Taemin non ha ancora preso le gocce...sì è
sempre così quando ritarda...te lo saluto...si sta bene.- Minho
gli rovolse un occhiata mentre Taemin tratteneva i singhiozzi con le
mani davanti alla bocca - ...Tranquillo, qualsiasi cosa ti
chiamo...okay...vai Jongin.- riuscì finalmente a riattaccare.
Fu subito
inginocchiato accanto alla poltrona su cui era seduto Taemin, raccolse
la siringa per evitare spiacevoli incidenti e la posò su un
mobile li accanto.
- Hey Taem,
respira. Piangi se vuoi ma respira.- gli stava massaggiando con forza
le spalle, non che fosse di vero aiuto ma Taemin appezzava il gesto.
Taemin
recuperò un fazzoletto da una manica per tossire qualche petalo
mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance come fiumi in piena e tra
rantoli e singhiozzi riuscì a dirgli del vaggio di nozze.
Minho, davanti
a quelle parole spezzate e piene di dolore, storse le labbra e gli
prese una mano, mentre con l'altra gli accarezzava le gambe.
- No, non farti
questo. Non anche questa colpa.- gli disse con un tono fermo, un tono
che in pochi oramai riuscivano ad usare contro di lui.
Era una
richiesta inpossibile, come poteva pretendere che non si sentisse in
colpa quando per colpa sua, per amor suo, Jongin aveva rimandato il
viaggio di nozze non sapendo che quando si sarebbe svegliato avrebbe
riconosciuto tutti tranne lui.
Jonghyun aveva
ragione, avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto mettere fine a quella
bugia. Confessare tutto e dire a Jongin che se per tutto quel tempo si
era rifitutato di confessare il nome della persona di cui era
innamorato era stato perché era lui.
Lui e solo lui, il suo unico, grande e tremendamente doloroso amore.
Si sentiva
svenire, continuava a respirare affannosamente alla ricerca d'aria
mentre i petali gli si incollavano alla gola ad ogni colpo di tosse.
Minho cercava
di tenerlo dritto per farlo respirare ma Taemin vedeva solo le proprie
lacrime e sentiva solo quel dolore, come se qualcosa lo stesse
dilanando dall'interno, al petto.
Continuava a
mentire a se stesso dicendo che glielo avrebbe detto, eppure aveva
avuto centinaia di occasioni per farlo in quei mesi, le aveva lasciate
passare tutte..era solo un codardo incapace di frapporsi tra Jongin e
Soo Jung, un vigliacco che non poteva accettare l'idea di un rifiuto
diretto.
I singhiozzi lo
squassavano come convulsioni mentre le mani si sporcavano di sangue ed
i piccoli petali fradici di sangue si attaccavano alle dita e alle
braccia.
Perché
doveva essere così? Perché doveva innamorarsi proprio
dell'unica persona che non avrebbe mai potuto avere? Perché
aveva deciso di soffrire in quel modo, accettando quel dolore fino a
farlo diventare parte di sé, piuttosto che affrontare la
realtà e andare avanti?
Perché
doveva essere così egoista da scegliere di far soffrire in quel
modo Jongin piuttosto che esporsi davanti a lui?
Con le mani al
petto cercava di prendere fiato, era caduto dalla poltrona e Minho
continuava a chiamarlo mentre il suo sterno si alzava e abbassava a
piccoli intervalli, troppo piccoli per essere chiamati respiri.
Dopo tutto
quello che aveva fatto per lui, vederlo aprire gli occhi e non
riconoscere il suo volto...Taemin sapeva che gli avrebbe spezzato
irrimediabilmente il cuore.
La dichiarazione d'amore postuma più triste e misera di tutti i tempi.
***
Quando si svegliò sua madre piangeva accanto a lui con il volto posato sulla mano che gli stava stringendo.
Taemin si guardò attorno, era steso sul letto di un ospedale ma non ricordava come ci fosse finito.
Sentiva solo il
fastidioso tubo dell'ossigeno nel naso e un senso di intorpidimento in
tutto il corpo, girando piano la testa guardò fuori dalla
finestra, era buio fuori e tutto quello che si vedeva erano le luci di
Seoul su uno sfondo nero.
- Sei sveglio!- un esclamazione improvvisa, la voce di Jongin lo portò a girarsi subito verso la porta.
Jongin aveva
l'aria sfatta e due pesanti occhiaie sotto gli occhi, sul viso aveva i
segni del pianto, come sua madre che gli si buttò addosso
baciandolo e accarezzandogli il viso.
-Il mio
bambino....grazie Dio....grazie mio Signore...- continuava ripetere
mentre gli bagnava il viso con lacrime di gioia e disperazione.
Jongin, che si
era avvicinato dopo aver chiamato qualcuno fuori in corridoio gli
accarezzò una mano abbandonata sul fianco, sorridendogli senza
dire nulla.
Minho fece il suo ingresso, anche lui sembrava esausto ma gli rivolse un mesto sorriso di incoraggiamento.
- Grazie.- mimò Taemin con le labbra, scoprendosi incapace di parlare.
Forse era per
via degli anestetici che dovevano avergli dato, forse la sua gola aveva
in fine ceduto ma in quel momento si sentiva solo grato per essersi
svegliato.
Ricordava vagamente il momento in cui aveva smesso di respirare, ma sapeva di aver pensato "è la fine".
- Grazie a dio
Minho era lì.- sua madre, che non aveva smesso per un istante di
muoversi agitata tra sentimenti discordanti, si girò verso Minho
per abbracciarlo.
Lui le strinse
le spalle con forza, lasciando che piangesse continuando a ripetere
quanto Taemin fosse stato fortunato ad andare in arresto mentre c'era
un miliare in grado di dargli il primo soccorso.
Quando si fu
finalmente calmata Jongin riuscì a portarla via per prendere un
té caldo e lavarsi la faccia, laciando momentaneamente Minho e
Taemin da soli.
Minho prese la
sedia su cui era seduta sua madre e si accomodò accanto a lui -
Hai smesso di respirare all'improvviso, ho chiamato l'119 e ti ho
massaggiato fino a che non hai ripreso a respirare decentemente...-
storse leggermente un angolo della bocca, fissandolo sconsolato per un
attimo - Potrei averti rotto qualche costola.-
Taemin
agitò leggermente una mano per fargli sapere che non gli
importava, poi si indicò la gola con un dito tremante.
Minho si
incupì e tentennò per un attimo, tamburellando il ritmo
dei suoi pensieri con una gamba - Hanno detto che domani ti faranno
degli esami, ma dopo averti guardato in bocca...è un po' messa
male Taem. Una dottoressa ha accennato a delle operazioni per "arginare
le perdite".-
Taemin
annuì abbassando piano lo sguardo, come sempre apprezzava la
sincerità di Minho, sua madre o Jongin probabilmente avrebbero
provato a addolcire la pillola, ma oramai era inutile sentirsi
raccontare dolci bugie.
Così Dio lo aveva punito per non aver mai dato voce a quelle parole, gli aveva tolto la parola in un contrappasso.
Se lo meritava.
***
Aveva dovuto firmare per forzare le dimissioni ma alla fine era riuscito ad uscire dall'ospedale per assistere al matrimonio.
Dopo tutto
quello che aveva passato non avrebbe mai accettato di restare confinato
in una stanza d'ospedale. Aveva dovuto ancora una volta mentire per
rasserenare tutti, raccontare di come il medico fosse assolutamente
d'accordo perché tanto oramai mancava poco alla data
dell'operazione.
Mentire era stato anche più facile ora che non aveva più l'inflessione della voce a tradirlo.
Così
adesso era lì nel suo vestito ristretto per tornare a calzargli
quanto meno decentemente, la sartoria aveva fatto il possibile e gli
stava ancora visibilmente largo ma almeno non dava l'idea di essere un
bambino nei vestiti del padre come la prima volta che lo aveva
riprovato.
Si era perso
l'addio al celibato di Jongin, ma lui era comunque passato in ospedale
il pomeriggio prima della grande serata per stare insieme e festeggiare
insieme.
Adesso era
tremendamente agitato davanti a lui, Taemin lasciò qualche colpo
di tosse in un fazzoletto di stoffa nera poi con un pennarello scrisse
un paio di parole su un taccquino.
Picchietò
un paio di volte la schiena di Jongin per farlo girare, lui si
voltò con lo sguardo pallido per l'ansia e Taemin sorrise mentre
i petali e il sangue gli riempivano la gola, gli mostrò la
scritta.
"Andrà tutto bene, le spose sono sempre in ritardo."
Jongin sorrise
- Grazie, sono solo nervoso...ho paura di incepparmi durante i voti e
rovinare tutto.- si morse le labbra, come era solito fare quando era
nervoso.
Taemin si sbrigò a scrivere la sua risposta mentre lui attendeva con pazienza.
" Soo Jung ti
ama, non c'è modo in cui puoi rovinare tutto" l'unico che
avrebbe potuto rovinare la festa a tutti era lui, con una delle sue
crisi ma Jonghyun e Minho avevano il compito di tenergli l'ossigeno nel
caso ne avesse avuta una.
Jongin sorrise,
un po' più rilassato e gli regalò una leggerissima pacca
sul braccio, tirandolo poi in un abbraccio.
- Grazie per essere qui, non vorrei nessun altro al mio fianco oggi.-
Taemin chiuse
gli occhi godendosi quelle parole e dimenticando per un attimo che da
li a poco ci sarebbe stata Soo Jung al suo fianco prima di ogni altro.
Sciolsero
l'abbraccio poco prima dell'inizio della marcia nuziale che annunciava
l'ingresso di Soo Jung, preceduta dalla figlia di Monkyul che spargeva
petali sulla navata.
Petali azzurri, come quelli che tossiva Taemin.
Dopo poco fece il suo ingresso nel suo meraviglioso abito da sposa.
Era
semplicemente bellissima nel suo vaporoso abito finemente ricamato con
motivi floreali in avorio. Le maniche a sbuffo, in tulle come il resto
dell'abito le davano un aspetto etereo, come una dolce fata quale era,
mentre i capelli le ricadevano su una spalla dall'acconciatura ornata
di perline che le incoronava il capo sotto il velo.
Lo sguardo di Taemin corse fugace su Jongin al suo fianco, gli occhi gli brillavano come se stesse ammirando un angelo.
Era uno sguardo
che per anni Taemin aveva desiderato che gli rivolgesse e adesso
fialmente lo vedeva, ma rivolto su un'altra persona.
Soo Jung era la donna più fortunata del mondo e Jongin era altrettanto fortunato ad averla al suo fianco.
Mentre si
volgevano all'altare e Jongin la scopriva dal velo così come si
disvela un'opera d'arte in una mostra, Taemin ringraziò il cielo
di saperla al suo fianco.
Non
la odiava come chiunque si sarebbe aspettato, conosceva Jongin
dall'asilo e sapeva di non aver mai, mai in ventisette anni di vita,
aver avuto una possibilità con lui. Lei non gli aveva rubato
niente e se proprio aveva una colpa era quella di essere troppo
gentile, amorevole e meravigliosa per essere odiata, lasciando Taemin
senza nemmeno una scusa per poter sfogare il senso di vuoto che vederla
tra le braccia di Jongin gli procurava.
Note Autrice:
Siamo
ad un capitolo dalla fine, ci siamo trascinati per tutto il corso della
storia il giorno di questo fatidico matrimonio, un po' come un ombra
scura che volteggiava sulle nostre teste...ed in fine eccoci qua.
Taemin
(con buona pace del suo cuore) ce l'ha fatta, è stato accanto a
Jongin nel giorno del matrimonio, anche se gli è costato tutto.
Forse non potrà più parlare, forse non riuscirà
più a ballare...ma oramai è troppo tardi per i rimpianti,
lo vediamo anche nei suoi gesti e nel modo in cui affronta queste
ultime "mutilazioni". Ha fatto le sue scelte e deve accettarne le
conseguenze.
E'
un amore sano? Ci tenevo a specificare che non lo è, un amore
che ti logora fino a questo punto, un amore al quale sei morbosamente
legato non è un amore sano. Spero che dalla storia riesca a
trasparire ma voglio specificarlo, perché non voglio
romanticizzare certe tematiche (anche se si tratta di una storia con
una malattia fittizia).
Ringrazio
tantissimo i lettori che si sono aggiunti, chi ha recensito qui e chi
mi ha mandato messaggi su varie piattaforme; grazie infinite a tutti
vuoi che mi infondete coraggio nel pubblicare quello che scrivo. Vi
sono immensamente grata.
Ci vediamo all'epilogo, come finirà? Non vi prometto un finale felice ma vi prometto un finale coerente.
Blyth
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
fine
Capitolo 7
La madre di Taemin aveva scelto una foto bellissima, risaliva a due
anni prima, il giorno della premiazione per una gara di ballo vinta con
i ragazzi dell'accademia.
Taemin era raggiante, sua madre alla destra e Jongin alla sua sinistra
erano stati tagliati dalla foto dal fotografo perché potessere
essere utilizzata alla cerimonia.
La camera ardente era aperta solo da alcune ore ma era già
piena, amici, parenti, colleghi dell'accademia, persino la direttrice
che aveva portato di persona una corona di fiori. I suoi allievi
arrivavano a singhiozzi, raggruppandosi in fondo alla stanza per
piangere e abbracciarsi per trovare conforto per la perdita del loro
amato maestro.
Sua madre era tanto distrutta da non potersi reggere in piedi, Soo
Jung, Wonsik e Kibum le stavano accanto per cercare di calmarla da quel
pianto feroce che rischiava di farla morire d'infarto.
-Due giorni....mancavano solo due giorni...- continuava mormorare Jongin davanti alla bara nella camera ardente.
Il sorriso felice di Taemin nella foto incoriniciata non faceva che
fargli chiedere ancora di più chi potesse averlo spento. Erano
cresciuti insieme, sempre insieme e uniti contro tutte le
difficoltà della vita, non esisteva un evento importante nella
sua memoria che con comprendesse Taemin.
Eppure nell'ultimo anno e mezzo si erano allontanati, Taemin aveva
deciso di affrontare la sua malattia da solo, senza dire nulla a
nessuno al di fuori dei suoi familiari finché non era diventato
palese.
Innascondibile agli occhi di chiunque, solo allora gli aveva permesso di stare al suo fianco.
Quante volte avvano litigato perché gli confessasse chi fosse la
causa di tutto quel dolore? Si erano ridotti tante volte alle lacrime
ma Taemin non aveva mai ceduto, tenendo quel segreto per sé e
solo per sé.
Lo aveva visto deperire, farsi più magro e affatticato mentre il
respiro diventava corto e rantolante e la voce spariva. Era rimasto con
lui quando lo avevano ricorverato quella dannata notte, gli aveva
stretto la mano mentre era sedato ed intubato.
Aveva continuato a stringere quella mano anche quando era diventata fredda.
- Non so neanche per chi....- sussurrò a se stesso,
completamente assorbito dal dolore che gli impediva persino di
piangere.
- Per te.- la voce di Jonghyun gli arrivò distante, come ottavata da uno spesso muro di vetro.
Jongn arricciò le sopracciglia, girandosi verso l'amico per
guardarlo, fin ora aveva parlato da solo senza davvero aspettarsi una
voce in risposta -Come hai detto?- nel tumulto dei propri pensieri, dei
ricordi che continuavano a scorrergli davanti non aveva afferrato le
sue parole.
Jonghyun aveva gli occhi arrossati e gonfi come i suoi dietro gli
occhiali - Vuoi sapere chi, no?- gli disse guardandolo dritto negli
occhi.
Jongin annuì piano -Sì ma nemmeno sua madre lo sa.-
Jonghyun sembrava diviso tra il trattenere le lacrime e il trattenere un moto di rabbia.
- Io lo so, poteva nasconderlo agli occhi di tutti ma non a
me....dopotutto so cosa vuol dire....- si fermò per un attimo,
Jonghyun non parlava mai della sua malattia, della sua operazione
-...sei tu, non voleva dirtelo perché non ne aveva il coraggio.
Lo avresti comunque scoperto dopo l'operazione quindi tanto vale
confessare.-
Per un attimo Jongin giurò di aver sentito l'aria fermarsi, ma era solo il suo cuore che si spezzava.
Il mondo che gli cadeva addosso mentre quel sorriso eterno lo fissava dalla foto sulla bara.
Jonghyun lo guardò per un'ultima volta prima di lasciarlo solo
alla sua consapevolezza -Aveva posticipato l'operazione solo per venire
al tuo matrimonio, perché sapeva quanto fosse importante per te
averlo al tuo fianco. Questo non te lo avrebbe mai detto ma voglio
dirtelo io.-
Angolo Autrice:
Eccoci qui, un
epilogo breve ma che non ho voluto espandere rispetto alla versione
originale (questa storia nasce come oneshot di nemmeno 2000 parole).
Non ho voluto mettere troppi fronzoli ma spero che abbia l'impatto
giusto.
Mi dispiace per chi fino alla fine ha sperato in un finale trise ma non tragico, spero che questo non vi abbia deluso troppo.
Ringrazio
tantissimo chi ha seguito questa storia passo passo, chi mi ha
incoraggiata a pubblicarla e chi semplicemente sta leggendo queste
parole dopo essersi sorbito questi capitoli di puro angst.
Grazie
infinite, grazie per aver dato una possibilità ad una storia a
cui tengo molto e dalla quale faccio fatica a separarmi...mi tremano un
po' le mani mentre scrivo la parola "FINE" e mi piange il cuore
all'idea di chiudere questa storia ma spero di incontrarvi presto in un
nuovo progetto!
Grazie di tutto cari lettori,
Blyth
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3943720
|