Sayonara Hitori

di Blyth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Angolo Autrice:

Desidero fare una piccola intro iniziale: Questa storia presenta temi delicati, quindi se siete sensibili allo sviluppo (grave) di malattie degenerative vi sconsiglio la lettura.
Ho provato a non limitare questa HanahakiAU ad una storia sul "mal d'amore", ho cercato di dare un percoso "medico" alla malattia perché volevo che anche la parte fisica e concreta avesse la sua importanza. Poi ho cercato di rendere la morbosità dell'amore divenuto Hanahaki nelle introspezioni dedicate a Taemin ed il suo amore per Jongin...non voglio definirlo un amore "non sano" ma di certo ho provato a rappresentare un amore che fa ammalare....spero di essersi riuscita.
La storia è stata ispirata dalla musicalità di "Sayonara Hitori" e " Flame of love" di Taemin quindi vi cosiglio di ascoltarle come playlist durante la lettura.


Blyth









Capitolo 1












Le radiografie parlavano già da sole.
Il Glicine aveva oramai completamente messo radici nei suoi polmoni soffocando lui e i fiori di Giacinto che tossiva da mesi insieme a piccole macchie di sangue.
Eppure fu solo alle parole ovvie del dottore che il mondo di Taemin crollò per davvero, facendo diventare tutto improvvisamente reale.
- Signor Lee, la situazione è molto più grave del previsto.- disse guardando con occhio critico prima i fogli delle lastre sulla lavagna luminosa e poi lui - Se non operiamo in tempi brevi...beh lo sa meglio di me. E' un discorso che avevamo già affrontato mesi fa.-
- Non possiamo continuare con la terapia?- mormorò Taemin, dopo la visita era difficile parlare, la gola irritata dagli strumenti di controllo gli bruciava e non faceva che aumentare lo stimolo a tossire rischiando di causare una crisi di tosse.
Il dottore scosse la testa - No, oramai sono ridotte ad un pagliativo. Se la sua situazione non dovesse risolversi in modo naturale nei prossimi mesi l'operazione è l'ultima chance per salvarla.- si chinò sulla scrivania, lasciando che quelle parole facessero presa sul ragazzo emaciato davanti a lui, poi guardandolo dritto negli occhi, più come un padre che come medico, aggiunse -Un sentimento, per quanto caro non può valere una vita.-
Aveva ragione, Taemin lo sapeva bene, dopotutto anche sua madre che piangeva da mesi continuava a ripeterglielo. Eppure il solo pensiero di operarsi e perdere anche ogni ricordo di lui, del sentimento che provava per lui, gli toglieva il fiato anche più dei fiori che impestavano i suoi polmoni malati.
Abbassò la testa annuendo - Lo so bene dottor Cho.-
- Se per lei è troppo difficile affrontarlo da solo posso passarle il numero di un ottima  psicologa, specializzata nel trattamento di pazienti con Hanahaki. Potrebbe aiutarla ad affrontare tutto il processo pre-operatorio.- aggiunse afferrando un biglietto da visita da un piccolo contenitore accanto al suo computer.
Taemin accettò il cartoncino con sui i dati della dottoressa con un piccolo inchino di ringraziamento - Lo prenderò in considerazione, grazie infinite.- era sincero, o almeno sperava di esserlo.
Il dottore gli sorrise - So che può essere una scelta difficile, ma sono sicuro che ne usciremo vincitori.- voleva essere una frase incoraggiante, Taemin ne era sicuro, ma non poteva davvero credergli.
La sua era una situazione da cui non riusciva a vedere il podio di vittoria ma solo una miserabile sconfitta.

***


La metropolitana non era molto piena in quell'orario e Taemin ne era grato,  già l'aria chiusa e vizziata del mezzo gli rendeva difficile la respirazione, il pensiero di dover anche cercare di rimanere in equilibrio o essere schiacciato tra decine di altre persone lo soffocava.
Ma con la metà dei sedili vuoti poteva passare il viaggio comodamente seduto, mentre lasciava che due bambini curiosi lo fissassero mentre la madre guardava il cellulare.
Erano piuttosto piccoli, non più di sei o sette anni, e lo guardavano con quella curiosità innocente che era solo dei bambini, forse si stavano chiedendo come mai quel signore davanti a loro avesse dei segni neri sotto gli occhi, o le braccia così magre da sembrare uno scheletro. Ecco qualcosa che non ti diceva mai nessuno, tutti parlavano di come l'Hanahaki ti soffocasse petalo dopo petalo, ma non di come ti togliesse il sonno e l'appetito.
Non era solo per il dolore della gola ferita dalla tosse continua, era un malessere che ti penetrava nell'anima, che ti toglie ogni forza.
"L'amore che diventa malattia" aveva letto su un post Kakao che la definiva così, e proprio come una cotta appena nata che ti fa dimenticare la fame perché occupa la mente con il pensiero dell'amore, così anche l'Hananaki ti toglieva il pensiero del cibo, la voglia di nutrirti.
Taemin iniziavaa pensare che più che ucciderti ti obbligava a lasciarti morire, impestando la tua mente e non solo il tuo apparato respiratorio.
Come a dargli ragione un moto di tosse violenta interruppe quel flusso di pensieri tristi e contorti, obbligandolo a piegarsi su se stesso mentre tossiva con una violenza tale da sentire male al petto.
Una mano andò istintivamente a coprire la bocca mentre l'altra cercava di recuperare un fazzoletto dalla tasca, con poco successo.
Questa volta la tosse era troppo forte, tanto da obbligarlo a portare anche l'altra mano al viso per evitare di far scappare qualche petalo azzurro.  
Fu una mano gentile a porgli un fazzoletto di tela, posandolo direttamente sopra le sue mani mentre pian piano un'altra mano gli massaggiava la schiena squassata da sussulti. Taemin alzò il viso per trovarsi accanto una donna anziana, appena salita alla fermata, che gli sorrideva gentile.
- Fatti aiutare, ragazzo.- gli disse mentre lo aiutava a togliere le mani insanguinate dalla bocca e sostiuirle con il fazzoletto, fu un gesto lento e dolce, l'anzia non fece smorfie e non emise un singolo suono di disapprovazione mentre si premurava di raccogliere i petali senza farne cadere nemmeno uno.
Taemin sostiuì le mani alle sue, premendo il fazzoletto ricamato sulla bocca mentre dava gli ultimi colpi di tosse.
La donna prese posto sul sedile al suo fianco,  i bambini che lo fissavano dai posti davanti si erano spostati di diversi posti insieme alla madre e non lo guardavano più.
- Stai meglio ora? Non ti affaticare a parlare, un cenno andrà bene.- gli disse l'anziana dai capelli argentati.
Taemin annuì, poi finì di pulirsi la bocca dal sangue.
Guardò il fazzoletto oramai completamente sporco rovinato  e sospirò pesantemente -Mi spiace, l'ho rovinato.- sussurrò con un filo di voce,stando attento a non sforzarsi.
La donna lo liquidò con un cenno della mano -Non fa nulla, puoi tenerlo a me non serve.-
Il giovane si inchinò lievemente per ringraziarla prima di tornare a fissare il piccolo pezzo di stoffa macchiato di sangue.
 


Taemin sospirò rientrando nel proprio piccolo apartamento e chiudendosi sancamente la porta alle spalle, teneva ancora chiuso in un pugno il fazzoletto che quell'anziana di cui non conosceva nemmeno il nome gli aveva regalato.
Adam ed Eve gli corsero subito in contro scodinzolando e abbaiando gioiosi, si piegò sulle ginocchia per accarezzarli entrambi, non impiortava quanto brutta potesse essere stata la sua giornata, rivedere le sue piccole pesti lo metteva sempre di buon umore.
Anche se quel giorno, dopo quella notizia, non poteva che domandarsi cosa ne sarebbe stato di loro se non avesse trovato il coraggio di operarsi.
Tutti i suoi amici avevano già degli animali, chiedergli di tenere anche le sue due piccole palle di pelo sarebbe stato troppo; sua madre? Era troppo anziana per occuparsi di due cagnolini energici.
Già, sua madre, la donna che lo aveva cresciuto con le sue sole forze...cosa ne sarebbe stato di lei? Chi l'avrebbe abbracciata al suo funerale? Chi l'avebbe sorretta? Kimbum? Jonhyun? O forse proprio Jongin? Quello sarebbe stato proprio un brutto scherzo del destino, e non poi così divertente.
Sospirò di nuovo mettendo da mangiare ai suoi cuccioli cercando con tutte le forze di respirare normalmente.
Adam ed Eve continuavano a strusciarsi sulle sue gambe e saltellare, felici di riaverlo a casa dopo una lunga giornata passati da soli. Taemin quasi non ricordava più come fosse la sua vita prima che Jongin glieli portasse a casa, erano due fagottini infreddoliti e malaticci.
Il suo migliore amico li aveva trovati mentre tornava da un viaggio di lavoro, aveva visto una busta muoversi sul ciglio della strada e si era fermato. Per gli altri non c'era già più nulla da fare ma Jongin era riuscito a salvare almeno quei due fratellini, e da chi poteva portarli se non da lui?
"Loro sono soli, tu sei solo" aveva detto cercando di convicerlo a prenderli, lui aveva una vita troppo frenetica per potersene occupare, non era mai a casa con il lavoro che aveva all'epoca e Taemin aveva ceduto alla faccia da cucciolo.
Non quella dei cagnolini ma proprio la sua che gli chiedeva di occuparsene così da poterli vedere quando voleva anche se non poteva tenerli.
Taemin aveva pensato che poi non sarebbe stato così male avere compagnia in casa ed era vero, non si era mai pentito di aver detto sì.
Nemmeno ora che gli ricordavano ogni giorno di Jongin. Loro restavano il motivo per cui la mattina riusciva ancora ad alzarsi e sorridere, almeno aveva smesso di svegliarsi da solo in una casa vuota.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Capitolo 2












Ogni settimana che passava, ogni nuovo giorno respirare sembrava un'azione sempre più difficile con l'aria che gli si bloccava in gola e i polmoni irrigiditi dalle radici e i fiori che non volevano espandersi.
Un mese prima aveva dovuto rinunciare al suo posto da insegnate nell'accademia dove lavorava, grazie al cielo la direttrice non era una donna fredda davanti a chi come lui soffriva di questa malattia e non lo aveva licenziato, ma semplicemente spostato in segreteria.
"Riprenderai le tue classi quando starai meglio" aveva detto Kwon Bo-ah sorridendogli con una nota di pietà e lui aveva risposto con un cenno del capo ed un inchino.
"Quando starai meglio" sarebbe mai stato meglio? Esisteva davvero un opzione che non lo uccidesse fisicamente o emotivamente?
Jongin stava per sposarsi, non aveva la minima possibilità di vedere il proprio amore ricambiato.
Taemin guardò il completo appeso ad un armadio, stirato e ritirato da pochi giorni, Jongin gli aveva chiesto di fargli da testimone e lui aveva accettato. Era stato proprio dopo l'invito ufficiale al matrimonio che la condizione di Taemin era peggiorata irrimediabilmente.
Oramai era sempre un po' febbricitante, girava con i fazzoletti sempre in tasca ed era obbligato a dormire seduto per poter respirare la notte e fare almeno qualche ora di risposto. Anche dormire era diventato difficile, la tosse e il dolore al petto non lo lasciavano vivere e quando riusciva a perdere i sensi esausto gli incubi lo tormentavano.
Incubi fatti di Glicini, Giacinti e ricordi di una vita passata insieme come migliori amici.
Ogni sera si addormentava guardando quel bell'abito che gli donava tanto, il matrimonio di Jongin sarebe stato tra un paio di mesi e forse fargli da testimone sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto prima di finire attaccato ad un respiratore.

Cercava di fare del suo meglio, di occuparsi del proprio corpo e cercare di venire a patti con la propria mente, ma in giorni come quello gli sembrava semplicemente di sprofondare in un abisso buio da cui era impossibile riemergere.
Lo aveva svegliato una crisi di tosse, si era girato su un fianco in un moto istintivo per non soffocare tra i petali.
L'addome gli duoleva per lo sforzo, si sentiva le braccia deboli e tremanti, ad occhi chuisi, rannicchiato tra le lenzuola cercava di riprendere fiato e portare il respiro ad un ritmo normale. Sentiva un oramai familiare senso di nausea e la testa gli batteva come un martello pneumatico.
Aprì piano gli occhi per vedere una piccola pozza di sangue e qualche fiore di glicine macchiato di rosso.
Sperò davvero di  non aver macchiato anche il materasso, le medicine costavano e lui non aveva soldi da spendere per far levare una macchia come quella. Una volta ripreso fiato si alzò, tirò via le lenzuola macchiate, grazie al cielo il corpimaterasso aveva fatto il suo dovere, e mise tutto da lavare con la candeggina.
Già stanco per quel brusco risveglio si diresse in cucina, servendo prima le crocchette ad Adam e Eve per poi prepararsi un tè caldo.
Tè e miele erano diventati i suoi più grandi alleati, mangiare al mattino era praticamente impossibile quindi la bevanda calda  zuccherata lo aiutava a non aggiungere la spunta "svenimento" alla sua lista giornaliera di sintomi. Doveva cercare di alzarsi, prepararsi e andare al lavoro anche se sentiva il corpo pesante.
Non era una buona giornata, poteva scommettere che quella sarebbe stata solo la prima delle crisi.
Oramai poteva riconoscere i giorni buoni dai giorni brutti già solo al suo risveglio.
Finì la bevanda e prima di potare fuori i cani si spruzzò in gola la prima delle medicine che doveva prendere, il pesticida per la gola che faceva anche da lenitivo e cicatrizzante per le ferite che lasciavano i fiori che tossiva.


***

-Hey, dormito poco anche oggi?- Kibum gli sventolò davanti al naso un bubble tea caldo.
Taemin lo accettò volentieri, rilassandosi contro lo schienale della sedia e distogliendo per un attimo gli occhi stanchi dallo schermo del computer su cui stava compilando le schedule degli insegnanti.
- Sarebbe una novità?- gli rispose prendendo subito un sorso della bevanda calda.
Kibum, uno degli inseganti di canto della scuola, si sedette sulla scrivania, lanciandogli uno dei suoi sguardi -Spero sempre che tu risponda "già, notte di sesso selvaggio".- quella frase detta con tanta nonchalance e quello sguardo furbo gli strapparono una risata leggera.
Avrebbe voluto ridere di gusto, ma lasciarsi andare ad una risata voleva dire finire per vomitare petali sul posto di lavoro.
- Magari...- mormorò cercando di tirarsi su il morale.
-E perchè? Il bel visino per potarti a casa qualcuno non ti manca.- gli fece notare l'amico prima di sorseggiare a sua volta il caffè nero che teneva in mano.
Taemin sbuffò - Dai, lo sai il perché.-
- Uscire con qualcuno ti aiuterebbe, finché non conosci gente nuova non potrai mai sperare di lasciarti tutto alle spalle.- insistette Kibum.
- Non accetterò un altro appuntamento al buio.- lo anticipò Taemin, conosceva Kibum da abbastanza anni per poter dire con certezza dove sarebbe andato a parare.
-Nemmno un uscita a quattro in amiciza?- provò lui.
Taemin scosse la testa - Assolutamente no.- attento a non cadere nel tranello.
Kimbum fece una smorfia, mettendo su uno dei suoi falsi bronci - Sei tu che ci perdi, lei è davvero carina sai?-
Taemin gli sorrise, sapeva che cercare di farlo uscire, fargli conoscere nuove persone nella speranza che si innamorasse di qualcun'altro era il suo modo di cercare di aiutarlo. Lo aveva visto tossire in bagno il mese scorso e anche se non avevano mai affrontato apertamente il discorso Kibum da allora cercava di portarlo fuori, coinvolgerlo nella sua vita sociale.
-Passerò il mio sabato sera a pentiermene ma davvero...portati Woohyun sono siuro che ti dirà di sì.- gli regalò un occhiolino e una risata leggera per rassicurarlo, cercando ancora una volta di sviare ogni discorso serio prima che Kimbum potesse fare domande.
Non voleva parlarne, anche se lavoravano insieme da anni e lo considerava un caro amico non aveva nessuna intenzione di aprirsi con lui, o con nessun'altro.
Lui intuendo si alzò dalla scrivania con un balzo - Allora vado a cercarlo e ti lascio al tuo lavoro. Prenditi cura di te Taeminnie- lo lasciò dandogli un amichevole pacca sulla spalla, e Taemin gli fu veramente grato per quel discreto segno di comprensione.
Uscire con altre persone, come poteva se in ogni estraneo che incontrava cercava sempre lui? Come poteva sperare di salvarsi cercando l'amore di qualcun'altro quando le radici erano già così profondamente radicate dentro di lui?
Da un sentimento come il suo non si sfuggiva soffocando il desiderio di affetto tra le braccia di un misero sostituto. Ci aveva provato negli anni e non era comunque riuscito a salvarsi.
A quei pensieri un'altra crisi di tosse lo costrinse a corre in bagno per nascondersi e nascondere la sua malattia.

***

Sua mamma gli assomigliava molto, era una donna di cinquantadue anni, con i capelli da sempre portati in un cascetto lungo fino appena sotto le orecchie e i vestiti semplici.
Taemin sapeva di avere un viso estremamente femminile, con i tratti ovali e dolci, da piccolo gli aveva creato un sacco di problemi ma ora, a ventisette anni poteva dirsi orgoglioso di assomigliare tanto alla bellissima e forte donna che l'aveva cresciuto.
Sua mamma si sforzava ancora di far sembrare le cose normali tra loro, Taemin la andava a trovare due sere a settimana e mangiava con lei dopo averla aiutata a cucinare. Lei cercava di non tirare mai fuori il discoroso e di non piangere quando lui si allontanava per calmare il respiro rantolante o una crisi di tosse.
Cercava di non parlane perché ogni volta che avevano tentato di affrontare l'argomento era finita in un litigio, con lei in lacrime e Taemin accasciato per terra alla ricerca di fiato. Almeno in quei momenti avevano deciso di fare finta che fosse tutto normale, ingornado l'elefante nella stanza mentre sua madre gli rivolgeva sguardi ansiosi e pieni di domande a cui non avrebbe mai risposto.
Come quella di chi fosse la persona per cui si era ammalato.
- Jongin ha chiamato questa mattina, per chiedermi del matrimonio.- disse lei affettando le verdure per il brodo.
Taemin tentennò un attimo mentre tagliava la carne vicino al lavandino - Ah, ti hai invitata ufficialmente?-
- Domani passa a portarmi la partecipazione.- annuì lei raggiante - Non vedo l'ora di vederti accanto a lui come testimone! Sarete bellissimi e anche Soo Jung nel suo abito...sai se lo ha già scelto?- domandò curiosa.
Taemin scosse brevemente la testa, senza dire una parola, sua madre non si lasciò sfuggire quel dettaglio.
- Tesoro tutto a posto? Non sembri contento...- gli rivolse uno dei suo sguardi interrogatori, il tipico sguardo che Taemin sapeva di voler evitare da lei o avrebbe capito troppo.
- Oh no ero solo preso da alcuni pensieri, dobbiamo organizzare l'addito al celibato di Jongin e siamo in alto mare hahahah- cercò di mettere su una risata nella speranza di distrarla con un nuovo argomento.
Lei sembrò abboccarci, o almeno finse molto bene di farlo decidendo di lasciarlo stare -Cercate solo di non coinvolgere troppo alcol.-
Taemin le lasciò un bacio tra i capelli bruni - Non posso primetterti niente.- le disse scherzando.
Lui comunque non avrebbe bevuto nulla, già lo sapeva. Non solo per le medicine ma anche per non rischiare di ubriacarsi e confessare l'inconfessabile a Jongin il giorno del suo addio al celibato.
Aveva già rischiato un paio di volte, ma grazie al cielo Jongin era sempre più sfatto di lui, non voleva rischiare anche in una serata così delicata.

Si misero a tavola con il cibo fumante davanti, Adam ed Eve che Taemin aveva portato con sé riposavano sotto il tavolo, sua madre aveva preparato tutti cibi caldi e morbidi ma non bollenti, per aiutarlo a mangiare.
Si era accorta di come fosse dimagrito in quelle settimane, Taemin aveva notato gli sguardi preoccupati che gli rivolgeva quando pensava di non essere vista.
In quel momento invece lo stava osservando attenta e senza timore mentre lui tentava di mandare giù a fatica i primi bocconi.
- Fa tanto male?- gli chiese in un pigolio timoroso.
- Mamma ne abbiamo già parlato...- iniziò a dire lui, non aveva minimamente voglia di una discussione, a dire il vero non ne aveva nemmeno la forza.
Lei alzò le mani - Lo so, lo so...non voglio discutere, ti vedo solo così...magro e pallido e ho paura per te. Posso essere preccupata per mio figlio? Posso?- gli ripetè più volte.
Taemin sospirò mettendo in bocca un altro boccone, masticandolo e mandandolo giù per dimostrarle che andava tutto bene.
Lei sembrò rincuorarsi nel vederlo continuare a mangire in modo normale.
Mentre Taemin cercava di ricacciare in dietro le lacrime per il dolore che gli procurava deglutire.
Non voleva vederla preocuparsi o stare in pena per lui, le aveva promesso che si sarebbe curato che si sarebbe preso cura del proprio corpo.
Era una promessa stupida ma voleva davvero che lei ci credesse, che credesse che sarebbe sicuramente andato tutto bene.
Lui non era suo padre, non l'avrebbe fatta soffrire, non sarebbe morto di Hanahaki mentre lei piangeva disperata per lui.
Taemin a otto anni si era ripromesso di proteggerla da quel tipo di dolore.
























Angolo Autrice:

Ringrazio infinitamente il mio cuore di moglie per aver recensito e deciso di rileggere questa fic nonostante alla prima lettura l'avesse fatta piangere troppo <3 ti amo, sempre e comunque <3
Ringrazio poi i lettori silenziosi, che come mio solito invito a lasciare una piccola traccia nella sezione recensioni, siete davvero più di quelli che mi sarei aspettata.
Una picla curiosità sul significato dei fiori che tossice Taemin:
- Glicine: In epoca vittoriana significava Amore ardente, ossessivo e passionale ma il suo significato è mutato in "Amicizia profonda, durevole e che resiste alle avversità"....ho pensato che fosse il fiore perfetto per l'evoluzione di questi significati.
-  Giancinto:  E' sia simbolo di amore per la storia dell'amore tragico di Giacinto e Apollo, ma in particolare il giacinto blu/azzurro significa costanza e sincerità nei sentimenti.
Non credo che le due definizioni nel linguaggio dei fiori richiedano ulteriori spiegazioni, quindi vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino a qui e vi do appuntamento a Martedì prossimo.


Blyht

P.s. STREAMMATE IDEA CHE TAEMIN SI MERITA TUTTE LE VISUAL DI QUESTO MONDO.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


cap3
Capitolo 3













- Devi dirglielo.- disse Jonghyun sorseggiando un cappuccino davanti a lui.
Taemin scosse la testa, pulendosi le labbra dal sangue e raccogliendo i petali nel fazzoletto dove aveva appena tossito.
- E' innamorato, si sta per sposare e poi un rifiuto diretto non farebbe che farmi peggiorare.- spiegò con calma, usando appena un filo di voce roca.
Jonghyun scosse la testa - Almeno se ti dichiari e ti rifiuta potrai finalmente metterti l'anima in pace e farti operare senza rimpianti, no?- si fermò un secondo per guardarlo dritto negli occhi -Perchè tu ti farai operare in ogni caso, vero?-
Taemin si strinse nel maglione, torturandosi le mani sotto il tavolo, quelle domande lo mettevano all'angolo, Jonghyun era sempre in grado di leggergli dentro e metterlo alle strette; aveva un dono particolare per leggere i veri  sentimenti delle persone.
- Taemin?- insistette sospettoso.
Taemin annuì con forza - Certo, certo che voglio farmi operare....- assicurò con la sicurezza di ogni bugiardo.
Era più forte di lui, era dai tempi delle medie che questo amore cresceva con lui, nascosto nel suo cuore, per questo si era trasformato in Hanahaki, perché alcuni giorni non sapeva dire se a farlo ammalare era un vero sentimento o un malasano attaccamento per quel dolore che provocava amarlo.
Una vita dove non era innamorato di Jongin gli faceva paura, non sapeva nemmeno immaginarla.
Jonghyun non era in grado di bersi una bugia tanto stupida - Giuro su dio che ti trascinerò in sala opeatoria con le mie stesse mani Taemin.-
Adesso iniziavano entrambi ad indispettirsi - Ho detto che lo farò. Jonghyun-ah non ti fidi di me?-
Jonghyun arricciò  le sopracciglia -Assolutamente no. Io so cosa passa in quella tua  testa malata e posso assicurarti che ti sta mentendo...- per un attimo il silenzio, uno di quelli pesanti e pieni di parole, cadde su di loro.
Taemin non riusciva a smettere di torturarsi le mani, la testa iniziava a giargli per le poche forze e l'agitazione.
Jonghyun invece era immobile come una statua e persino più severo di una di quelle statue che si vedono nelle cattedrali Europee.
-...non riesco a decidermi Jong....non riesco a convincermi che sia la scelta giusta...io...- sentiva il proprio petto faticare per alzarsi e abbassarsi -....io non gliel'ho ancora detto.-
- Che sei malato?- il suo amico sembrava essersi un po' addolcito, forse perché finalmente avevano iniziato a parlarsi davvero.
Taemin aveva deciso di essere onesto per la prima volta dopo tanto tempo, scosse la testa chiara - No, lui è preso dal lavoro e i preparativi del matrimonio, è un po' che non ci vediamo e...- le parole gli morirono in gola insieme ad un colpo di tosse.
Jonghyun gli porse velocemente un fazzoletto, attendendo che potesse riprendere a parlare.
Taemin chiuse gli occhi, prese un respiro profondo, tanto profondo per quanto la malattia gli concedesse e poi parlò - ...E lo rivedo dopo domani, solo io e lui. Ho paura, non posso più far finta di stare bene come l'ultima volta. E' palese oramai.- gli veniva da piangere e davanti a Jonghyun in quel caffè semi vuoto sapeva di poterlo fare.
Le lacrime iniziarono a scorrergli sul volto senza che l'altro lo giudicasse.
Jonghyun gli prese la mano - Hey, andrà tutto bene devi solo...dirgli come stanno le cose. Basta bugie, hai il diritto di stare male senza nasconderti.-
Oramai aveva iniziato anche a singhizzare, togliendosi il fiato da solo, lasciando che il torace lo trafiggesse con mille schegge di vetro ad ogni sussulto - Ma io ho il diritto di ferirlo in questo modo?- riuscì a domandare prima di lasciarsi completamente andare al pianto, con Jonghyun prontamente al suo finaco. Pronto a stringerlo in un abbraccio che sapeva di comprensione, anche se lui aveva deciso di dimenticare tutto ricordava il dolore della malattia.
Quello, glielo avevano detto, sarebbe rimasto per sempre.


***

Taemin e Jongin si erano tovati fuori per mangiare e bere qualcosa, fare un giro da qualche parte e passare tutta la serata insieme come ai vecchi tempi.
Ma appena lo aveva visto Jongin aveva insistito per mangiare e tornare subito a casa,  nonostante le proteste lo aveva caricato in macchina e aveva insistio nel passare la serata tranquilli. Possibilmente con lui in pigiama e al caldo.
Taemin non aveva potuto che cedere e dopo aver comprato qualcosa ad un convenience store sotto casa erano saliti da Taemin per guardare un film e mangiare gelato.
- Puoi farti i popcorn se li vuoi...con un horror vanno bene i popcorn.- disse Taemin guardando Jongin attrezzarsi di tazzine e cucchiai come fosse a casa sua.
Jongin scosse la testa bruna contrariato - Ti ho visto con lo spray per la gola e mentre mangiavi tutto dolorante. Il gelato andrà bene.-
- Ma tu non hai mal di gola e odi il gelato.-
-Tu non puoi mangiarli e io non li mangerò finchè non potremo farlo insieme, okay?- insistette Jongin, con il tono di uno che non ammette repliche.
Taemin si lasciò sfuggire un sorriso amaro, sapientamente nascosto dalla mano che gli reggeva il mento.
Era tenero quel suo modo di fare, Jongin era sempre stato così "stai male tu, sto male anche io" anche quando erano piccoli e Taemin si era preso la tonsillite.
Quando Jongin fu soddisfatto con le porzioni si misero entrambi sul divano, sotto la stessa coperta e con il gelato in braccio. Non faceva freddo, dopotutto era primavera e le serate iniziavano ad essere più calde, ma Jongin era stato irremovibile anche su quello.
- Allora? Cosa vediamo?- gli domandò fissando il catalogo di Netflix e lasciando il telecomando in mano a Taemin.
- Non lo so....li abbiamo già visti praticamente tutti.- si lamentò Taemin sfogliando il catalogo con occhio critico.
- Hanno messo l'esorcita, tutta la trilogia.- gli indicò Jongin e Taemin alzò le spalle, la sapevano entrambi a memoria ma erano i primi film horror che avevano visto insieme, di nascosto perchè all'epoca non gli era permesso vedere certe cose.
Guardare l'esorcista era un po' come tornare a casa e in fondo in quel momento Taemin aveva proprio bisogno di tornare a casa.
Lasciò partire il primo film, accoccolandosi contro lo schienale morbido del divano. Era tremendamente affaticato, nell'ultima settimana era diventato stressante anche solo continuare a condurre la sua vita normalmente, la malattia stava diventando invadente...invalidante.
Non lo avrebbe mai ammesso ma era grato a Jongin per averlo trascinato a casa, così forse sarebbe riuscito a reggere una serata sul divano senza sputare tutti gli organi interni per la tosse. Non voleva avere una crisi davanti a lui, non voleva obbligarlo a soccorerlo e prendesi cura di lui.
Jongin come suo solito si lasciava andare a piccoli commenti e Taemin lo seguiva con qualche battuta, prendere in giro quei vecchi amati film era sempre bello, mai noioso o ripetitivo se a farlo erano loro due. Finita la trilogia era ancora presto e visto che avevano passato più della metà del tempo a chiacchierare nessuno dei due aveva voglia di finire la serata.
Così optarono per lasciar partire il primo film in succesione.
- Compatibile al 80%, sarà sicuramente fantastico....- commentò Taemin scettico già dalla copertina.
- Ah non essere cattivo, siamo noi che ne abbiamo visti troppi.- Jongin gli scompigliò i capelli chiari - Tu nei hai visti così tanti che sei diventato un fantasma.- lo canzonò riempiendo la stanza con la sua bella risata e facendo accellerare il cuore di Taemin, per scompigliargli i capelli lo aveva avvicinato.
Adesso Taemin aveva un suo braccio avvolto attorno alle spalle e abbandonato, non era inusuale tra di loro ma nel suo cuore era sempre come la prima volta. Forse era per questo che si era innamorato di lui al punto da ammalarsi di Hanahaki.
- Yah non è vero!- gli rispose colpendolo bonariamente con un pugnetto all'addome.
Jongin continuò a ridere impietoso -Dico la verità! Capelli bianchi e pallido come sei sembri un fantasma....- gli accarezzò di nuovo una spalla, stringendolo un po'.
Taemin si toccò di riflesso i capelli e la faccia - Forse hai ragione...ma non ho mai voglia di farlo...- anche sua madre glielo aveva fatto notare, più passava tempo meno differenza c'era tra i suoi capelli bianchi e il suo incarnato stile "donzella ottocentesca".
Jongin al suo fianco scattò -Facciamolo ora.-
Taemin lo guardò male - E' mezzanotte...- gli indicò un orologio.
Jongin alzò le spalle, troppo eccitato dalla sua nuova idea per dare importanza ad una cosa come l'orario  - C'è il convenience store, scegliamo un colore che ti piace e ti togliamo l'aria da fantasma... se hai voglia.-
Nel suo sguardo c'era l'eccitazione di un bambino, ed infondo anche Taemin si sentiva contagiato da quell'euforia che solo le idee pazze ti danno. Avevano fatto tante cose un po' folli ma una tinta ai capelli in piena notte? Quella gli mancava.
- Okay, perché no?- disse in fine alzandosi dal divano per primo e allungando una mano veso Jongin, lui la prese ma Taemin lo sentì alzarsi senza fare minimamente forza su di lui.
Era il tipo di gentilezza di Jongin, il suo modo di occuparsi di lui. Così come mangiare gelato anche se non gli piaceva, rinunciare ad una serata fuori o fargli una tinta per ravvivare un aspetto malaticcio.
O farlo ridere e fargli vivere un po' di leggera spensieratezza in una serata in cui il respiro rantolante di Taemin si era sentito anche con l'audio di un film horror in sottofondo.



















Note Autrice:

Scusate per la lunga assenza, potrei dare delle scuse ma sarebbero solo...scuse la verità è che avevo bisogno di una pausa <3.
Da oggi aggiornerò ogni martedì.
Ringrazio di cuore _AnotherWorld_ sempre pronta a supportarmi nei miei progetti e nella vita <3 grazie di cuore tesoro!
Alla prossima,

Blyth

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


c4 Note Autrice:

Mi scuso con chi sta seguendo questa storia per la lunga assenza, non avrei voluto allontanarmi per così tanto mentre avevo questa storia ancora in corso. Spero che continuerete a seguirla, oramai mancano 3 capitoli al finale e ho tutta l'inenzion e di portarli su efp con cadenza settimanale, ogni domenica o Lunedì .
Ringrazio chi ha recensito premurandosi di regalarmi delle parole di incoraggiamento così belle <3
Vi lascio al capitolo,

Blyth












Capitolo  4













Taemin  era piegato sulle ginocchia, i petali sparsi per terra e le mani piene di sangue che cercavano di limitare i danni al tappeto di Soo Jung.
Era stata una crisi improvvisa, la serata era andata bene fino a quando non aveva visto Jongin e Soo Jung scambiarsi un bacio distratto, la tosse aveva iniziato a squassargli il petto e togliergli il fiato prima che potesse afferrare un fazzoletto.
Baekhyun si era prontamente piegato su di lui per massaggiargli la schiena, mentre Taemin tentava disperatamente di respirare. Jongin si piegò davanti a lui cercando di stabilire un contatto visivo mentre gli porgeva della carta da mettere davanti alla bocca.
Taemin aveva gli occhi pieni di lacrime, si sentiva mortificato mentre il suo migliore amico, l'uomo che amava e non avrebbe ma voluto veder soffrire, gli puliva con delicatezza la bocca dal sangue con uno sguardo pieno di preoccupazione.
- Mi dispiace...- sussurrò guardando sconsolato il bel tappeto bianco irrimediabilmente macchiato dai petali che aveva sputato.
Soo Jung scosse la testa e gli sorrise - Non fa niente Taemin...stai meglio? Vuoi sdraiarti?- gli disse per togliergli quel peso dal petto.
Ma il peso dal petto di Taemin non poteva essere tolto, le aveva macchiato il tappeto con il sangue versato per l'amore che provava per il suo fidanzato, per l'uomo che stava per sposare. Un'altra crisi di tosse lo investì obbligandolo ad aggrapparsi a Jongin per non ricadere.
Si sentì stringere tra le sue braccia mentre non voleva fare altro che scomparire da questo mondo per il senso di colpa e la vergonga.
- Ti porto a casa.- gli sussurrò Jongin massaggiandolo in mezzo alle scapole nel futile tentativo di dargli soglievo.
Taemin si ritrovò ad annuire.
- Dormo da te, non ti lascio solo se stai così.-
Taemin provò a protestare ma la gola era così distrutta dai colpi di tosse che non riusciva ad emettere più di qualche verso sconnesso, scosse la testa con forza.
Baekhyun e Soo Jung  annuirono in assenso alle parole di Jongin.
- Taem è meglio così, cosa fai se ti viene un'altra crisi?- insistette Moongyu che era rimasto in disparte accanto al divano, squadrandolo con aria triste.
Taemin sospirò annuendo e cedendo alla richiesta dei suoi amici, non era una buona idea, non per il suo cuore, ma se poteva far stare tutti più tranquilli avrebbe fatto del suo meglio per non dar loro un altro peso.

***

Jongin accese l'umidificatore della camera da letto, che iniziò lentamente ad emettere una nebbiolina bianca  profumata alla salvia.
Taemin già a letto lo guardò con un cipiglio triste mentre si infilava sotto le coperte accanto a lui.
Il solo pensiero di dover passare la notte con lui in quel modo gli provocò un paio di colpi di tosse che fecero subito scattare Jongin verso di lui.
Taemin lasciò che gli accarezzasse i capelli corvini, che gli aveva colorato solo una settimana prima, immaginandosi qualcosa di più che il semplice affetto fraterno dietro quella carezza delicata.
Ogni gesto di Jongin, anche il solo posargli una mano sulla fronte per controllare la febbre oramai costante, era pieno di affetto, di amore...solo, non l'amore di cui Taemin aveva bisogno per guarire.
Deglutendo cercò di ricacciare in un angolo buio quel stretta allo stomaco a la sensazione di tremendo disagio che gli provocava stare sdraiato a letto accanto a Jongin senza poter fare nulla, senza poter rispondere a quelle carezze. Senza potersi girare, salirgli in braccio e baciralo fino a far dolere le labbra.
Un altro colpo di tosse accompagnato da qualche macchia di sangue in un fazzoletto.
Jongin gli sistemò i cuscini prima di farlo sdraiare per bene su un fianco in modo che il busto fosse alzato per aiutarlo a respirare ma senza il rischio che soffocasse nel sonno per il sangue o i petali.
- Cerca di riposare un po', ci sono qui io Minniee...- gli sussurrò dopo aver spento le luci mentre lo avvolgeva con un braccio.

***


Esausto e a corto di fiato dopo appena una rampa di scale Taemin si accasciò su una sedia mentre Jonghyun toglieva il collare ad Adam ed Eve dopo la passeggiata, lasciando che i due cagnolini scorrazzassero tra le loro gambe eccitati.
Taemin accarezzò distrattamente la testa di Eve, riccevendo un guaito di gioia e una leccata affettuosa.
Sorrise debolmente mentre prendeva fiato e si riposava sotto lo sguardo di disapprovazione di Jonghyun.
- Il ventinove Maggio.... Taemin se stai così adesso come credi che ci arriverai? E' tra quasi due mesi...- Taemin sapeva che era solo preoccupato per lui  ma non gli andava di ripetere la stessa discussione ancora e ancora, ne avevano già discusso abbastanza durante la passeggiata.
Posando la testa contro la stampella con cui camminava grugnì mandando giù il sapore ferroso del sangue.
- Va bene, fai quello che vuoi, ma pensi che Jongin sarà felice di vederti al suo matrimonio in queste condizioni? Ti reggi a malapena in piedi...- insistette cercando di farlo ragionare.
Era inutile e lo sapevano entrambi, eppure eccoli di nuovo lì a discutere - Almeno così ci sarò...per l'ultima volta, ci sarò.-
- Dopo l'operazione potrai ancora averlo nella tua vita, non sparirà e tu non sparirai.-
- Non ricorderò più nulla....non sarà lo stesso.- mormorò con un filo impercettibile di  voce Taemin.
Jonghyun borbottò qualcosa sotto voce, pinzandosi il ponte del naso e chiudendo per un attimo gli occhi in segno di disperazione, poi sedendosi davanti a lui gli alzò il mento per farsi finalmente guardare in faccia.
Il volto di un uomo libero, un uomo guarito da oramai tre lunghi anni contro quello malaticcio, bianco cadaverico e scavato di Taemin.
- Non è per forza la fine, può essere un nuovo inizio. Guarda me e Yoobi, abbiamo iniziato qualcosa di nuovo...qualcosa in cui possiamo tutti e due vivere sereni.- gli disse, fissandolo dritto negli occhi.
Taemin, incapace di sostenere quello sguardo abbassò i proprio, puntandolo sulle gambe sempre più magre e tremolanti -Non è la stessa cosa...se io perdo Jongin perdo la mia infanzia, la mia adolescenza...perdo tutto....- sussurrò prima di scoppiare in un pianto disperato - Non voglio operarmi.....non voglio vivere così...- i singhiozzi si unirono a disperati rantoli per afferrare l'aria.
Jonghyun lo abbracciò mentre anche le sue guance si bagnavano silenziose, lo strinse con tutte le sue forze ingornando il petali blu e rossi che gli avrebbero macchiato i vestiti e lasciando che Taemin seppellisse il volto nell'incavo del suo collo per piangare tutte le sue lacrime.
- Devi farlo...se non lo farai non potrai davvero vivere.- tirò in dietro un singhiozzo - Ripensaci, non voglio che  sia troppo tardi.-


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


cap5
Capitolo  5












- Non sei obbligato, dovresti essere con Soo Jung.- ripetè Taemin con quella che era oramai diventata una voce roca e singhiozzata.
Jongin scosse la testa.
- Nini....è il vostro matrimonio dopotutto, lasciami in ospedale e vai da lei.- insistette, tremendamente in colpa perché per Jongin aveva lasciato Soo Jung da sola a scegliere il menu del pranzo per accompagnarlo a quelle visite che li avrebbero impegnati quasi tutta la giornata.
- Smettila, anche lei è d'accordo.- gli disse esasperato Jongin, voleva stargli accanto, aveva promesso a sua madre che si sarebbe preso cura di lui e lo avrebbe fatto.
Taemin continuò a fissare lo sguardo fuori dal finestrino, la città che scorreva accanto a loro, ingara del dolore  e dei sensi di colpa che lo laceravano.
- Io non sono d'accordo.- bisbigliò quasi più a se stesso che al suo amore.
Jongin, per sua sfortuna aveva un udito finissimo - Beh peccato che non sia il tuo matrimonio ma il nostro.- lo zittì così, senza dargli una vera possibilità di replica davanti a quell'ovvio, e doloroso, fatto.
Taemin sospirò lasciando che il resto del tragitto verso l'ospedale scorresse con un piacevole sottofondo musicale. Normalmente avrebbe canticchiato quelle canzoni famose che passavano alla radio, tirando fuori le proprie qualità canore nei pezzi che gli stavano più a cuore.
Adesso però era obbligato al silenzio, il dottore gli aveva già detto che con i danni che aveva portato la malattia sarebbe stato impossibile tornare a cantare e Taemin aveva dovuto rinunciare tra le lacrime a quella classe che Kwon Bo-ah  si era fidata di affidargli appena l'anno prima. Addio serate karaoke con Kibum, Minho, Jinki e Jonghyun.
Addio tante cose.
Forse addio persino al ballo, non aveva dormito tormentato dal pensiero di questa visita. Se la malattia gli avesse portato via anche quello forse avrebbe veramente preferito morire piuttosto che  continuare a vivere senza tutto ciò che amava, Jongin, il canto e il ballo.
L'Hanahaki gli stava portando via ogni cosa.
Jonghyun aveva ragione, si sarebbe dovuto far operare mesi prima, ma il matrimonio di Jongin era così vicino, doveva solo resistere un altro po'.

Jongin lo lasciò entrare da solo dal dottore dopo una lunga mattinata tra sale d'attesa, radiografie al torace, un'endoscopia e per finire una broncoscopia.
Il dottor Cho prese subito a visionare i referti e dalla sua faccia Taemin intuiva che non doveva esserci scritto nulla di buono. Non che la continua febbre, il dolore alla gola e al petto, l'irridigimento del collo e delle spalle o le sempre più frequenti emicranie gli avessero fatto credere di star migliorando.
- Dobbiamo anticipare l'operazione.- sentenziò dopo un interminabile silenzio.
 - Non posso....non posso...- disse Taemin con tutta la forza e la voce che gli rimaneva.
Il dottor Cho si abbassò gli occhiali quadrati sul naso - Tra questi referti e le analisi che mi ha inviato non posso che insistere. Dobbiamo agire ora,  il suo Hanahaki si sviluppa troppo velocemente e non posso ignorare l'aggravarsi dell'ipossia a cui si è aggiunta una preoccupante ipertensione ateriosa. Lo sa cosa vuol dire?- fece una picola pausa ma non aspettò risposta - Lo sforzo per respirare nonostante i tralci già grava sul sistema respiratorio. La mancanza di ossigeno rischia di inficiare sul muscolo cardiaco.-
- Un infarto?- bisbigliò Taemin stringendo forte tra le dita deboli il bordo della maglietta troppo grande che portava.
- Infarto? Sì, se non subentra prima una crisi respiratoria fatale....signor Lee, prendiamo una data almeno dieci giorni prima di quella che ha fissato. Sono complicanze su cui non possiamo rischiare.- c'era una certa visibile premura nella sua voce e nei suoi gesti, per un attimo Taemin si sentì andare nel panico.
Sentiva i peggioramenti, ma credeva di avere ancora abbastanza tempo, Jonghyun era stato malato tanto quanto lui eppure non era mai arrivato a sentirsi dire queste cose, perché per lui doveva essere così veloce? Per il matrimonio? Perché era innamorato da più tempo? Perché dio voleva punirlo di essersi innamorato di un uomo, del suo migliore amico? Della persona che avrebbe fatto e che aveva sempre fatto di tutto per lui?
Per un attimo si sentì così in ansia da far impazzire il cuore fino a sentirlo battere nelle orecchie mentre la vista gli si offuscava e l'aria gli veniva a mancare.
Sentì solo il dottore scattere su di lui e posargli qualcosa sul volto.
Dopo un paio di boccate dolorose come se mille coltelli gli si stessero conficcando nel petto, realizzò che si trattava di una mascherina d'ossigeno.
Prese qualche boccata prima di poter tornare a parlare - Mi dia quello che vuole, non posso operarmi prima del ventinove.-
Negli occhi del dottor Cho c'era l'ombra della rassegnazione, la stessa rassegnazione che Taemin ricordava negli occhi del medico di suo padre, quando aveva annunciato la sua morte.
"Un altro paziente perso" era questo che stava pensando il suo dottore, Taemin lo sapeva nel profondo del suo cuore eppure, con tutta la testardaggine di cui era capace un cuore innamorato, doveva resistere un altro paio di settimane.
Solo quattro settimane, doveva continuare a respirare solo quattro settimane  poi sarebbe tutto finito.
Poi avrebbe potuto dire addio a Jongin una volta per tutte.

***

Era un'altra di quelle notti in cui Jongin si era rifiutato di lasciarlo solo.
Avevano cenato da sua madre chiacchierando di vecchi ricordi e nuovi progetti. Sia lui che sua madre avevano evitato più di ogni altra cosa di accennare alla sua condizione, fingendo di non controllare le sue condizioni con sguardi fugaci che Taemin non poteva non notare. Come quello che gli avevano rivolto mentre contava le gocce di erbicida da mescolare ad un bicchiere di acqua calda, convinti che fosse troppo concentrato su quel gesto ordinario per accorgersene.
Si sentivano in dovere di vegliare su di lui, lo capiva, per questo non osava lamentarsi per quell'apprensività sempre più crescente nei suoi confronti.
In quel momento Jongin lo stava aiutando con l'ossigeno, era la prima sera in cui avrebbe dovuto dormire con una mascherina fissata al volto; così da evitare mal di testa e nausea mattutini per la bassa saturazione, o la morte per quel che aveva capito dai discorsi del suo medico.
Una volta pronti per la notte si sdraiarono a letto, l'uno accanto all'altro, come era successo tante volte da bambini durante i loro pigiama party.
- Non vedo l'ora della tua operazione, voglio che tu stia meglio il prima possibile Minnie.- disse Jongin in dopo lunghi istanti di silenzio, accarezzando con apprensione i capelli di Taemin.
Taemin chiuse gli occhi, respirando profondamente gli afferrò la mano per stringerla tra le proprie. Non era un gesto consueto tra di loro, normalmente evitata questo genere di cose per non rendere ancora più ambiguo un rapporto che già lo faceva soffrire troppo.
Quella sera però aveva bisogno di stringere la sua mano con la poca forza che aveva, anche se le sue dita erano diventate ossute e i suoi muscoli deboli.
Sentì Jongin ricambiare il gesto senza dire nient'altro, Taemin non avrebbe potuto dire nulla, avrebbe solo voluto urlare che lui non voleva quell'operazione, che no, non sarebbe affatto stato meglio.
Si sarebbe svegliato perso, privo di una parte importante di sé, della sua metà.
- Ti voglio bene Jongin.- lo disse in modo che potesse sentirlo anche oltre la mascherina di plastica, ignorando le fitte alla gola martoriata.
Aveva tutta la forza e il peso di un "Ti amo", ma lui era troppo vigliacco per riempire il silenzio tra loro con un peso come quello.
Andava bene così, si sarebbe goduto ogni attimo che gli rimaneva con Jongin, lasciando che questo amore lo consumasse ancora un po'.


















Note Autrice:


Ecco qui l'aggiornamento come da promessa <3
Un po' più di introspezione nella mente tormentata di Taemin, nell'aspetto patologico del suo "amore" per Jongin che lo porta a rischiare persino la vita, ma anche un po' di tenerezza fra i due prché Jongin è un caretaker nato.
Al prossimo capitolo, fatemi sapere quali sono le vostre aspettative visto che il finale si avvicina!

Blyth

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


cap6
Capitolo  6












- Sicuro che non devo passare?- domandò Jongin al telefono.
Taemin sorrise - No tranquillo, ci vediamo al tuo addio al celibato. C'è già qui Minho.- lo rassicurò mentre si faceva la sua iniezione serale di morfina, per calmare i dolori che altrimenti lo avrebbero fatto impazzire.
- Va bene...- lo sentì dire soddisfatto di non saperlo da solo - Ah prima che me ne dimentichi, siamo riusciti a rinviare il viaggio di nozze, riuscirò ad esserci quando ti sveglierai!- gli disse con quella voce che faceva intuire un largo sorriso dall'altro capo del telefono.
- Ah...oh...- fu tutto quello che riuscì ad emettere Taemin, mentre lasciava cadere la siringa a terra.
- Minnie tutto bene?- gli sentì chiedere con un repentino cambio di tono.
- Ah io....io...ah ah...- Taemin provava a parlare per dire una qualsiasi falsissima frase per mantere la facciata ma l'aria semplicemente non voleva riempirgli i polmoni e le sue corde vocali, rigide e rovinate, non volevano collaborare.
Si sentiva semplicemente morire.
- Minnie, di qualcosa? Mi stai facendo morire....- era preoccupato, tremendamente preoccupato per quel respiro affannoso e rantolante che sentiva.
Taemin cercò con tutte le sue forze di controllare il fiato, lasciando che le lacrime gli rempissero gli occhi.
- Si...grazie Nini....sono..ahh..ah.. felice.- riuscì a pronunciare con una fatica immane prima che Minho prendesse in mano la situazione levandogli il cellulare dalle mani.
- Hey Jongin sono Minho, Taemin non ha ancora preso le gocce...sì è sempre così quando ritarda...te lo saluto...si sta bene.- Minho gli rovolse un occhiata mentre Taemin tratteneva i singhiozzi con le mani davanti alla bocca - ...Tranquillo, qualsiasi cosa ti chiamo...okay...vai Jongin.- riuscì finalmente a riattaccare.
Fu subito inginocchiato accanto alla poltrona su cui era seduto Taemin, raccolse la siringa per evitare spiacevoli incidenti e la posò su un mobile li accanto.
- Hey Taem, respira. Piangi se vuoi ma respira.- gli stava massaggiando con forza le spalle, non che fosse di vero aiuto ma Taemin appezzava il gesto.
Taemin recuperò un fazzoletto da una manica per tossire qualche petalo mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance come fiumi in piena e tra rantoli e singhiozzi riuscì a dirgli del vaggio di nozze.
Minho, davanti a quelle parole spezzate e piene di dolore, storse le labbra e gli prese una mano, mentre con l'altra gli accarezzava le gambe.
- No, non farti questo. Non anche questa colpa.- gli disse con un tono fermo, un tono che in pochi oramai riuscivano ad usare contro di lui.
Era una richiesta inpossibile, come poteva pretendere che non si sentisse in colpa quando per colpa sua, per amor suo, Jongin aveva rimandato il viaggio di nozze non sapendo che quando si sarebbe svegliato avrebbe riconosciuto tutti tranne lui.
Jonghyun aveva ragione, avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto mettere fine a quella bugia. Confessare tutto e dire a Jongin che se per tutto quel tempo si era rifitutato di confessare il nome della persona di cui era innamorato era stato perché era lui.
Lui e solo lui, il suo unico, grande e tremendamente doloroso amore.
Si sentiva svenire, continuava a respirare affannosamente alla ricerca d'aria mentre i petali gli si incollavano alla gola ad ogni colpo di tosse.
Minho cercava di tenerlo dritto per farlo respirare ma Taemin vedeva solo le proprie lacrime e sentiva solo quel dolore, come se qualcosa lo stesse dilanando dall'interno, al petto.
Continuava a mentire a se stesso dicendo che glielo avrebbe detto, eppure aveva avuto centinaia di occasioni per farlo in quei mesi, le aveva lasciate passare tutte..era solo un codardo incapace di frapporsi tra Jongin e Soo Jung, un vigliacco che non poteva accettare l'idea di un rifiuto diretto.
I singhiozzi lo squassavano come convulsioni mentre le mani si sporcavano di sangue ed i piccoli petali fradici di sangue si attaccavano alle dita e alle braccia.
Perché doveva essere così? Perché doveva innamorarsi proprio dell'unica persona che non avrebbe mai potuto avere? Perché aveva deciso di soffrire in quel modo, accettando quel dolore fino a farlo diventare parte di sé, piuttosto che affrontare la realtà e andare avanti?
Perché doveva essere così egoista da scegliere di far soffrire in quel modo Jongin piuttosto che esporsi davanti a lui?
Con le mani al petto cercava di prendere fiato, era caduto dalla poltrona e Minho continuava a chiamarlo mentre il suo sterno si alzava e abbassava a piccoli intervalli, troppo piccoli per essere chiamati respiri.
Dopo tutto quello che aveva fatto per lui, vederlo aprire gli occhi e non riconoscere il suo volto...Taemin sapeva che gli avrebbe spezzato irrimediabilmente il cuore.
La dichiarazione d'amore postuma più triste e misera di tutti i tempi.


***

Quando si svegliò sua madre piangeva accanto a lui con il volto posato sulla mano che gli stava stringendo.
Taemin si guardò attorno, era steso sul letto di un ospedale ma non ricordava come ci fosse finito.
Sentiva solo il fastidioso tubo dell'ossigeno nel naso e un senso di intorpidimento in tutto il corpo, girando piano la testa guardò fuori dalla finestra, era buio fuori e tutto quello che si vedeva erano le luci di Seoul su uno sfondo nero.
- Sei sveglio!- un esclamazione improvvisa, la voce di Jongin lo portò a girarsi subito verso la porta.
Jongin aveva l'aria sfatta e due pesanti occhiaie sotto gli occhi, sul viso aveva i segni del pianto, come sua madre che gli si buttò addosso baciandolo e accarezzandogli il viso.
-Il mio bambino....grazie Dio....grazie mio Signore...- continuava ripetere mentre gli bagnava il viso con lacrime di gioia e disperazione.
Jongin, che si era avvicinato dopo aver chiamato qualcuno fuori in corridoio gli accarezzò una mano abbandonata sul fianco, sorridendogli senza dire nulla.
Minho fece il suo ingresso, anche lui sembrava esausto ma gli rivolse un mesto sorriso di incoraggiamento.
- Grazie.- mimò Taemin con le labbra, scoprendosi incapace di parlare.
Forse era per via degli anestetici che dovevano avergli dato, forse la sua gola aveva in fine ceduto ma in quel momento si sentiva solo grato per essersi svegliato.
Ricordava vagamente il momento in cui aveva smesso di respirare, ma sapeva di aver pensato "è la fine".
- Grazie a dio Minho era lì.- sua madre, che non aveva smesso per un istante di muoversi agitata tra sentimenti discordanti, si girò verso Minho per abbracciarlo.
Lui le strinse le spalle con forza, lasciando che piangesse continuando a ripetere quanto Taemin fosse stato fortunato ad andare in arresto mentre c'era un miliare in grado di dargli il primo soccorso.
Quando si fu finalmente calmata Jongin riuscì a portarla via per prendere un té caldo e lavarsi la faccia, laciando momentaneamente Minho e Taemin da soli.
Minho prese la sedia su cui era seduta sua madre e si accomodò accanto a lui - Hai smesso di respirare all'improvviso, ho chiamato l'119 e ti ho massaggiato fino a che non hai ripreso a respirare decentemente...- storse leggermente un angolo della bocca, fissandolo sconsolato per un attimo - Potrei averti rotto qualche costola.-
Taemin agitò leggermente una mano per fargli sapere che non gli importava, poi si indicò la gola con un dito tremante.
Minho si incupì e tentennò per un attimo, tamburellando il ritmo dei suoi pensieri con una gamba - Hanno detto che domani ti faranno degli esami, ma dopo averti guardato in bocca...è un po' messa male Taem. Una dottoressa ha accennato a delle operazioni per "arginare le perdite".-
Taemin annuì abbassando piano lo sguardo, come sempre apprezzava la sincerità di Minho, sua madre o Jongin probabilmente avrebbero provato a addolcire la pillola, ma oramai era inutile sentirsi raccontare dolci bugie.
Così Dio lo aveva punito per non aver mai dato voce a quelle parole, gli aveva tolto la parola in un contrappasso.
Se lo meritava.

***


Aveva dovuto firmare per forzare le dimissioni ma alla fine era riuscito ad uscire dall'ospedale per assistere al matrimonio.
Dopo tutto quello che aveva passato non avrebbe mai accettato di restare confinato in una stanza d'ospedale. Aveva dovuto ancora una volta mentire per rasserenare tutti, raccontare di come il medico fosse assolutamente d'accordo perché tanto oramai mancava poco alla data dell'operazione.
Mentire era stato anche più facile ora che non aveva più l'inflessione della voce a tradirlo.
Così adesso era lì nel suo vestito ristretto per tornare a calzargli quanto meno decentemente, la sartoria aveva fatto il possibile e gli stava ancora visibilmente largo ma almeno non dava l'idea di essere un bambino nei vestiti del padre come la prima volta che lo aveva riprovato.
Si era perso l'addio al celibato di Jongin, ma lui era comunque passato in ospedale il pomeriggio prima della grande serata per stare insieme e festeggiare insieme.
Adesso era tremendamente agitato davanti a lui, Taemin lasciò qualche colpo di tosse in un fazzoletto di stoffa nera poi con un pennarello scrisse un paio di parole su un taccquino.
Picchietò un paio di volte la schiena di Jongin per farlo girare, lui si voltò con lo sguardo pallido per l'ansia e Taemin sorrise mentre i petali e il sangue gli riempivano la gola, gli mostrò la scritta.
"Andrà tutto bene, le spose sono sempre in ritardo."
Jongin sorrise - Grazie, sono solo nervoso...ho paura di incepparmi durante i voti e rovinare tutto.- si morse le labbra, come era solito fare quando era nervoso.
Taemin si sbrigò a scrivere la sua risposta mentre lui attendeva con pazienza.
" Soo Jung ti ama, non c'è modo in cui puoi rovinare tutto" l'unico che avrebbe potuto rovinare la festa a tutti era lui, con una delle sue crisi ma Jonghyun e Minho avevano il compito di tenergli l'ossigeno nel caso ne avesse avuta una.
Jongin sorrise, un po' più rilassato e gli regalò una leggerissima pacca sul braccio, tirandolo poi in un abbraccio.
- Grazie per essere qui, non vorrei nessun altro al mio fianco oggi.-
Taemin chiuse gli occhi godendosi quelle parole e dimenticando per un attimo che da li a poco ci sarebbe stata Soo Jung al suo fianco prima di ogni altro.
Sciolsero l'abbraccio poco prima dell'inizio della marcia nuziale che annunciava l'ingresso di Soo Jung, preceduta dalla figlia di Monkyul che spargeva petali sulla navata.
Petali azzurri, come quelli che tossiva Taemin.
Dopo poco fece il suo ingresso nel suo meraviglioso abito da sposa.
Era semplicemente bellissima nel suo vaporoso abito finemente ricamato con motivi floreali in avorio. Le maniche a sbuffo, in tulle come il resto dell'abito le davano un aspetto etereo, come una dolce fata quale era, mentre i capelli le ricadevano su una spalla dall'acconciatura ornata di perline che le incoronava il capo sotto il velo.
Lo sguardo di Taemin corse fugace su Jongin al suo fianco, gli occhi gli brillavano come se stesse ammirando un angelo.
Era uno sguardo che per anni Taemin aveva desiderato che gli rivolgesse e adesso fialmente lo vedeva, ma rivolto su un'altra persona.
Soo Jung era la donna più fortunata del mondo e Jongin era altrettanto fortunato ad averla al suo fianco.
Mentre si volgevano all'altare e Jongin la scopriva dal velo così come si disvela un'opera d'arte in una mostra, Taemin ringraziò il cielo di saperla al suo fianco.
Non la odiava come chiunque si sarebbe aspettato, conosceva Jongin dall'asilo e sapeva di non aver mai, mai in ventisette anni di vita, aver avuto una possibilità con lui. Lei non gli aveva rubato niente e se proprio aveva una colpa era quella di essere troppo gentile, amorevole e meravigliosa per essere odiata, lasciando Taemin senza nemmeno una scusa per poter sfogare il senso di vuoto che vederla tra le braccia di Jongin gli procurava.
























Note Autrice:

Siamo ad un capitolo dalla fine, ci siamo trascinati per tutto il corso della storia il giorno di questo fatidico matrimonio, un po' come un ombra scura che volteggiava sulle nostre teste...ed in fine eccoci qua.
Taemin (con buona pace del suo cuore) ce l'ha fatta, è stato accanto a Jongin nel giorno del matrimonio, anche se gli è costato tutto. Forse non potrà più parlare, forse non riuscirà più a ballare...ma oramai è troppo tardi per i rimpianti, lo vediamo anche nei suoi gesti e nel modo in cui affronta queste ultime "mutilazioni". Ha fatto le sue scelte e deve accettarne le conseguenze. 
E' un amore sano? Ci tenevo a specificare che non lo è, un amore che ti logora fino a questo punto, un amore al quale sei morbosamente legato non è un amore sano. Spero che dalla storia riesca a trasparire ma voglio specificarlo,  perché non voglio romanticizzare certe tematiche (anche se si tratta di una storia con una malattia fittizia).
Ringrazio tantissimo i lettori che si sono aggiunti, chi ha recensito qui e chi mi ha mandato messaggi su varie piattaforme; grazie infinite a tutti vuoi che mi infondete coraggio nel pubblicare quello che scrivo. Vi sono immensamente grata.
Ci vediamo all'epilogo, come finirà? Non vi prometto un finale felice ma vi prometto un finale coerente.

Blyth


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


fine
Capitolo  7












La madre di Taemin aveva scelto una foto bellissima, risaliva a due anni prima, il giorno della premiazione per una gara di ballo vinta con i ragazzi dell'accademia.
Taemin era raggiante, sua madre alla destra e Jongin alla sua sinistra erano stati tagliati dalla foto dal fotografo perché potessere essere utilizzata alla cerimonia.
La camera ardente era aperta solo da alcune ore ma era già piena, amici, parenti, colleghi dell'accademia, persino la direttrice che aveva portato di persona una corona di fiori. I suoi allievi arrivavano a singhiozzi, raggruppandosi in fondo alla stanza per piangere e abbracciarsi per trovare conforto per la perdita del loro amato maestro.
Sua madre era tanto distrutta da non potersi reggere in piedi, Soo Jung, Wonsik e Kibum le stavano accanto per cercare di calmarla da quel pianto feroce che rischiava di farla morire d'infarto.
-Due giorni....mancavano solo due giorni...- continuava mormorare Jongin davanti alla bara nella camera ardente.
Il sorriso felice di Taemin nella foto incoriniciata non faceva che fargli chiedere ancora di più chi potesse averlo spento. Erano cresciuti insieme, sempre insieme e uniti contro tutte le difficoltà della vita, non esisteva un evento importante nella sua memoria che con comprendesse Taemin.
Eppure nell'ultimo anno e mezzo si erano allontanati, Taemin aveva deciso di affrontare la sua malattia da solo, senza dire nulla a nessuno al di fuori dei suoi familiari finché non era diventato palese.
Innascondibile agli occhi di chiunque, solo allora gli aveva permesso di stare al suo fianco.
Quante volte avvano litigato perché gli confessasse chi fosse la causa di tutto quel dolore? Si erano ridotti tante volte alle lacrime ma Taemin non aveva mai ceduto, tenendo quel segreto per sé e solo per sé.
Lo aveva visto deperire, farsi più magro e affatticato mentre il respiro diventava corto e rantolante e la voce spariva. Era rimasto con lui quando lo avevano ricorverato quella dannata notte, gli aveva stretto la mano mentre era sedato ed intubato.
Aveva continuato a stringere quella mano anche quando era diventata fredda.
- Non so neanche per chi....- sussurrò a se stesso, completamente assorbito dal dolore che gli impediva persino di piangere.
- Per te.- la voce di Jonghyun gli arrivò distante, come ottavata da uno spesso muro di vetro.
Jongn arricciò le sopracciglia, girandosi verso l'amico per guardarlo, fin ora aveva parlato da solo senza davvero aspettarsi una voce in risposta -Come hai detto?- nel tumulto dei propri pensieri, dei ricordi che continuavano a scorrergli davanti non aveva afferrato le sue parole.
Jonghyun aveva gli occhi arrossati e gonfi come i suoi dietro gli occhiali - Vuoi sapere chi, no?- gli disse guardandolo dritto negli occhi.
Jongin annuì piano -Sì ma nemmeno sua madre lo sa.-
Jonghyun sembrava diviso tra il trattenere le lacrime e il trattenere un moto di rabbia.
- Io lo so, poteva nasconderlo agli occhi di tutti ma non a me....dopotutto so cosa vuol dire....- si fermò per un attimo, Jonghyun non parlava mai della sua malattia, della sua operazione -...sei tu, non voleva dirtelo perché non ne aveva il coraggio. Lo avresti comunque scoperto dopo l'operazione quindi tanto vale confessare.-
Per un attimo Jongin giurò di aver sentito l'aria fermarsi, ma era solo il suo cuore che si spezzava.
Il mondo che gli cadeva addosso mentre quel sorriso eterno lo fissava dalla foto sulla bara.
Jonghyun lo guardò per un'ultima volta prima di lasciarlo solo alla sua consapevolezza -Aveva posticipato l'operazione solo per venire al tuo matrimonio, perché sapeva quanto fosse importante per te averlo al tuo fianco. Questo non te lo avrebbe mai detto ma voglio dirtelo io.-





































Angolo Autrice:

Eccoci qui, un epilogo breve ma che non ho voluto espandere rispetto alla versione originale (questa storia nasce come oneshot di nemmeno 2000 parole). Non ho voluto mettere troppi fronzoli ma spero che abbia l'impatto giusto.
Mi dispiace per chi fino alla fine ha sperato in un finale trise ma non tragico, spero che questo non vi abbia deluso troppo.
Ringrazio tantissimo chi ha seguito questa storia passo passo, chi mi ha incoraggiata a pubblicarla e chi semplicemente sta leggendo queste parole dopo essersi sorbito questi capitoli  di puro angst.
Grazie infinite, grazie per aver dato una possibilità ad una storia a cui tengo molto e dalla quale faccio fatica a separarmi...mi tremano un po' le mani mentre scrivo la parola "FINE" e mi piange il cuore all'idea di chiudere questa storia ma spero di incontrarvi presto in un nuovo progetto!
Grazie di tutto cari lettori,


Blyth




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