Ipnotized- Niente è come sembra. (IT Fanfiction.)

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter one. ***
Capitolo 3: *** Chapter two. ***
Capitolo 4: *** Chapter three. ***
Capitolo 5: *** Chapter four. ***
Capitolo 6: *** Chapter five. ***
Capitolo 7: *** Chapter six. ***
Capitolo 8: *** Chapter seven. ***
Capitolo 9: *** Chapter eight. ***
Capitolo 10: *** Chapter nine. ***
Capitolo 11: *** Chapter ten. ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven. ***
Capitolo 13: *** Chapter twelve. ***
Capitolo 14: *** Chapter tirtheen. ***
Capitolo 15: *** Chapter fourteen. ***
Capitolo 16: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Brace d’inverno
I capelli tuoi
Dove il mio cuore brucia
 
Non so da dove avesse preso quella poesia, ma la ricordo nitidamente nella mia mente come fosse stato ieri.
Ricordo come la sua voce risuonasse nella mia testa, come la sua lingua si muoveva all’interno della sua bocca mentre me la recitava.
E adesso è tutto finito.
Come risolverò questo problema?
Come faccio ad amare la persona che odio di più?
Possibile che sia stato tutto un sogno?
Che lui abbia giocato con la mia mente così…
 
Aprile 1906 – Derry, Maine
 
Gli abitanti della città di Derry stavano abbellendo le case per Pasqua.
In particolare, le ferriere Kitchener dove si sarebbe svolta la famosa caccia alle uova.
Florance Sullivan sfruttava questa festività per andare in giro con il suo accurato vestito da coniglietta: sua madre ci aveva messo tutto l’inverno per cucirglielo, ma ciò di cui la bambina andava fiera, erano i dentini in plastica che poteva mettersi al posto dei due incisivi che le stavano crescendo leggermente storti.
Il signor Sullivan prendeva un misero stipendio come poliziotto e la signora Sullivan restava a casa per occuparsi della figlia di 6 anni.
Quella giornata di aprile le nuvole ricoprivano quel poco di sole che era spuntato nel cielo e rendeva tiepide le strade.
Florance uscì saltellando dalla porta, diretta con sua madre alle ferriere, dove avrebbe incontrato la sua compagnia di gioco, Sandy.
Sandy Willer aveva in dosso un costume da contadinella azzurro, con le ballerine nere e le treccine bionde che le cadevano sulla schiena.
Le ferriere erano stracolme di bambini e bambine che cercavano, in qualsiasi cespuglio, buco e albero, le uova di Pasqua.
-Florence, non ti allontanare troppo, mi raccomando! Resta dove posso vederti!- continuava a ripetere la signora Sullivan.
Ormai il posto si era riempito: Florence e Sandy intravidero qualcosa luccicare di giallo sotto una buca che, si vedeva, era stata precedentemente scavata.
Con le manine, Sandy scavò e ci trovò due uova avvolte nella carta gialla.
Fu in quel momento che, i capelli color rame della signora Sullivan iniziarono a svolazzare: si era alzato un brutto vento, segno di una tempesta imminente.
Di fatti, iniziò a piovere violentemente, tanto da creare una fitta nebbiolina da far perdere alla donna la vista su sua figlia.
Il vento fece roteare a terra le due uova: Sandy e Florence presero ad inseguirle mentre viaggiavano via, portate dall’acqua.
Ogni volta che pioveva, le strade venivano svuotate dall’acqua poiché veniva trasportata verso le fogne principali, chiamate dalla gente del posto “ I Barren”.
Con le loro tenere risate che coprivano il suono della pioggia battente, giunsero agli acquitrini, dove le uova andarono perse nel fiumiciattolo puzzolente.
-Wow, puzza più delle scarpe di mio fratello qui.- commentò Sandy, accorgendosi solo in quel momento che si era messo a piovere.- Oh, ci siamo allontanate troppo. Forse è meglio tornare indietro.-
Florance ci teneva molto ad avere quelle uova e rimase delusa.
Fece per voltarsi e tornare alle ferriere, quando vide qualcosa tra i cespugli.
-Sandy, guarda, un palloncino!- esclamò, saltellando sul posto entusiasta.
L’amica sospirò.- Flo, dobbiamo tornare dai nostri genitori! Ci stiamo inzuppando tutte!-
-Un attimo solo!-
Florance saltellò nel ruscello, tra pietra e pietra per non cadervi all’interno e arrivò sulla collinetta dove il palloncino era incastrato tra i rami.
Con un grande sorriso, liberò il filo e lo prese.- Fatto!- affermò, voltandosi verso la riva.
Ma Sandy non c’era più.
Si guardò intorno, confusa, mentre la pioggia iniziava a cadere meno forte.
-Sandy?-
Si girò in tondo, ma non c’era alcuna traccia di lei.- Sandy?! Non è divertente!- urlò poi.
-Ti sei persa, bimba?-
Una voce quasi acuta le comparve alle spalle.
La coniglietta vide comparire quello che sembrava un clown, seduto su una delle rocce.
-N-No… Io…Stavo cercando…- balbettò, facendo un passo avanti verso di lui.
Improvvisamente inciampò su un masso liscio e cadde a terra, sbattendo la testa.
Iniziò a girarle e i suoi occhi videro sfocato.
Il poco sangue che le usciva dalla testa si mescolò con l’acqua del ruscello, strisciando via.
Vide il clown avvicinarsi a lei, ma non riuscì a vederlo chiaramente: osservò solo la pelle del viso pallida per via del trucco, il contorno delle labbra disegnato di rosso, ma i suoi occhi…I suoi occhi erano gialli come la carta delle uova.
Non seppe dirsi se lo aveva immaginato o se magari il clown era parte della festa organizzata alla ferriera.
Dopo esser svenuta per svariati minuti, Florance riaprì gli occhi e mise a fuoco il cielo: le nuvole c’erano ancora.
La bambina si rialzò, con la testa che le faceva più male di prima e fu allora che si accorse che quelle non erano affatto nuvole, ma fumo e proveniva dalle ferriere.
Barcollando un po', Florance ci corse in contro: stavano tutto scappando, tossendo e urlando terrorizzati.
La bambina si fece piccola piccola, spaventata e non sapendo dove fossero i genitori.
Iniziò perciò a chiamarli incessantemente, piangendo.
Avanzando vide le fiamme provenire dall’edificio e le automobili blu della polizia farsi spazio tra la folla.
Anche Florance iniziò a tossire, inalando fumo e non accorgendosi delle fiamme che ardevano vicino a se.
Esse raggiunsero gli alberi, crescendo sempre di più e pronte a creare una fiammata ancora più violenta.
Prima che il fuoco la divorasse, un uomo in divisa afferrò la bambina, allontanandola dal fumo.
Florance si aggrappò quando riconobbe il viso di suo padre, non smettendo un attimo di piangere.
-Va tutto bene Flo, sei al sicuro.- le disse il signor Sullivan, stringendola a se.
La bambina poggiò la guancia sulla spalla di suo padre e, mentre il fuoco veniva spento, poco più in là, rivide il clown.
Una ragazzina di 6 anni non poteva sapere se ciò che avesse visto fosse reale o no.
Ma quel clown, dagli occhi ipnotizzanti e gialli, prima di sparire, la salutò con il suo guanto bianco, interamente sporco di sangue.

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Capitolo 2
*** Chapter one. ***


 
Ellijay, Georgia – 30 novembre 1931
 
La sveglia era stata messa così alta a posta per farla svegliare.
La maggior parte delle volte Florance non la sentiva affatto, come se le fosse difficile svegliarsi ogni mattina, come se il suo corpo le chiedesse di dormire in eterno.
Ma doveva alzarsi presto, quel giorno, perché sarebbe stato il primo giorno del suo nuovo incarico.
L’America era nel bel mezzo della cosiddetta Grande Depressione e trovare un lavoro era più che difficile.
Florance ricordava pochissimo della sua infanzia a Derry, ma, la morte di sua madre in quel tragico incendio nelle ferriere, quello non se lo sarebbe mai dimenticato.
Dopo l’accaduto, lei e suo padre si erano trasferiti in Georgia.
Il richiamo per il signor Sullivan di andare in guerra, nel ’14 era arrivato quasi subito e così Florance era stata portata in collegio.
Compiuti di 18 anni ne era uscita e aveva iniziato ad accettare qualsiasi tipo di lavoro, fino a raccogliere capelli dentro un parrucchiere per uomini.
La ragazza, in realtà, non aveva esperienza in niente di quei lavori: la gente la prendeva con se per il suo bell’aspetto e i suoi rari capelli rossi lucenti che non si vedevano molto spesso.
Ma la caduta della borsa aveva colpito tutti, specialmente i piccoli negozianti che erano stati costretti a chiudere o a fare dei tagli al personale.
Così, Florance si era ritrovata per strada e con un avviso di pignoramento per la vecchia casa comprata da suo padre prima che partisse per la guerra.
Uscita dal parrucchiere dopo il suo ultimo turno, notò a terra un volantino: in città era arrivato un circo della quale non aveva mai sentito parlare.
Il Gray Circus Father and Son aveva ogni tipo di attrazione e sorprese, ma ciò che Florance notò, fu la scritta in piccolo, in un angolo: “Si cercano nuove meraviglie.”
Prima che suo padre partisse per la guerra, aveva regalato a Florance un hula hoop viola per il suo compleanno.
Da quel giorno in poi, aveva cominciato a giocarci e, col passare del tempo, a creare piccole performance nella sua cameretta.
Dentro di se non sapeva se quelle acrobazie sarebbero state adatte ad un circo, ma Stanley Gray, il proprietario del circo, aveva voluto darle il beneficio del dubbio.
Non lo aveva ancora mai visto di persona, solo il suo volto disegnato sul volantino: un faccione grosso e roseo, con un paio di baffi neri e gli occhi scuri.
Spenta la sveglia, Florance si alzò, si fece una doccia, indossò il suo vestitino blu a fiorellini e, preso l’hula hoop, raggiunse il circo.
Su una delle tante collinette della città, ergeva un tendone bianco a strisce rosse, proprio vicino alla ferrovia dove vi era un treno fermo con dei vagoni.
Su di essi, l’insegna del circo: Gray Circus Father and Son, scritto in giallo.
Intorno al tendone, altre piccole tende: Florance ne contò 7.
Quel circo sembrava così maestoso da ipnotizzarla.
Poco più in là c’era una cabina di vetro dove dormiva un ragazzetto magrolino quanto uno stecchino di legno.
Stava seduto su uno sgabello, con il mento poggiato sulla mano e il ciuffo di capelli neri che gli cadeva sugli occhi.
Sopra la sua testa, la scritta piuttosto sbiadita: Biglietteria.
Florance si aggiustò i lunghi capelli rossi e si schiarì la voce, cercando di ottenere la sua attenzione.
Però egli non si svegliò.
Allora la ragazza bussò alla finestra di vetro, facendolo sobbalzare.
-Oh santo cielo! Chi ti ha insegnato a svegliare la gente così?!- esclamò, pulendosi un po' di bava che gli si era annidata in mezzo alla piega delle labbra.
-S-Scusami, non volevo svegliarti…Sto cercando Stanley Gray.- balbettò lei, arrossendo.
L’uomo si piegò in avanti per squadrarla dalla testa ai piedi.- Ah, devi essere la nuova arrivata. Secondo vagone da destra, c’è il suo ufficio.-
Florance cercò di sorridergli gentilmente.- Grazie.-
Con l’hula hoop, si avviò al vagone indicato e bussò sulla porta di legno, ma fu in quel momento che sentì, all’interno, due voci maschili gridare.
Una più rauca, di qualcuno di avanti con l’età e una più chiara, più giovane.
-Ti avevo detto di dirmi chi avresti scelto!- esclamò il giovane.
-Sta tranquillo, non te ne pentirai, dovrebbe essere qui a momenti.- replicò quella più profonda.
Florence capì subito che la sua presenza non era proprio ben accetta, ma non aveva altra possibilità: le avrebbero tolto la casa se non avesse trovato un lavoro.
Quindi continuò a bussare, fin che non la sentirono.
-Che c’è’?!- urlò il vecchio.
-Mi scusi il disturbo, signore, sono Florance Sullivan.- rispose lei, con voce altrettanto alta per  farsi sentire al di là del legno.
La porta scorrevole si aprì e ne uscì proprio l’uomo disegnato sul volantino: il suo grande pancione usciva fuori dalla camicia bianca, i pantaloni neri gli stavano a malapena, sul capo aveva dei capelli scuri, fin troppo, probabilmente era una parrucca.
I baffi erano sproporzionati rispetto alle labbra e gli andavano quasi la punta del naso.
L’ufficio del proprietario non era altro che una scrivania con sopra delle scartoffie, un piccolo materasso con una coperta e appesi al muro vari volantini del circo.
-Salve Florance, benvenuta al Gray Circus, io sono Stanley.- si presentò egli, baciandole la mano. -Siete anche più splendente di quanto mi immaginassi.-
-E voi dovete farmi fare un ritratto da chi ha disegnato il vostro volantino, siete molto somigliante.- aggiunse Florance, per sembrare divertente quanto lui.
Stanley prese a ridere, sputando dappertutto, con il pancione che gli faceva su e giù. -Che ti avevo detto?! E’ fantastica!- esclamò, dandole una pacca sulla spalla.- Lui è mio figlio Robert.-
Dall’angolo si voltò un ragazzo vestito con delle bretelle su una camicia color panna scuro, sgualcita.
I suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Florance e la ragazza ci trovò dentro qualcosa di famigliare, di già visto, anche se non sapeva dove e quando.
La sua pelle era quasi pallida, le labbra rosee a cuoricino, gli occhi affossati nei buchi, circondati di occhiaie, come di qualcuno che non dormiva da tanto tempo.
Per un attimo Florance pensò ad una specie di vampiro, ma la vena che gli pulsava dal collo per via della precedente litigata con suo padre, stava ad indicare che era pienamente vivo e vegeto.
Il ciuffo di capelli marrone scuro, leggermente all’indietro, scopriva le orecchie quasi a sventola e il suo macabro sguardo su di lei.
-Vi prego, chiamatemi anche Flo, so che Florance può essere troppo lungo.- commentò Florance, stringendogli la mano.
-Di fatti qui, chiamiamo tutti mio figlio Bob.- disse Stanley.
-Nonostante sanno che a me non piace affatto.- borbottò il ragazzo, scendendo dal vagone.
Prima che potesse seguirlo, Stanley le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla: puzzava di gin e paglia, mista a feci, la stessa che si ascolta quando ci si avvicina ad un animale allo zoo.- Non fare caso a Robert, è un po' turbato…Al circo ormai non viene quasi più nessuno di questi tempi e lui è solo preoccupato.- le sussurrò.
-Non si preoccupi, lo capisco…Anche a me servono soldi.- gli disse la ragazza, con un mezzo sorriso.
Robert accompagnò Florance attraverso i piccoli tendoni attorno a quello più grande.
-Lascia l’hula hoop, non ti esibirai oggi, non abbiamo tempo di inserirti nel numero di stasera.- le disse Robert, togliendole il cerchio di mano e lasciandolo appoggiato al vagone.
-O-oh, ok.-
Robert si avvicinò alla biglietteria, battendo sul vetro dove l’uomo di prima si era riaddormentato. -Ed, sveglia! Tra poco arriva la gente!-
Egli sobbalzò.- Mi hai portato le mie salviette imbevute?!-
-Sì, stupido figlio di puttana, ma dovresti farti vedere da qualcuno, signor disturbo ossessivo compulsivo.- rispose Robert, estraendo dalla tasca una pila di cinque fazzoletti di seta appena bagnati e che puzzavano di alcool.
-Nessun disturbo, sono solo pulito!- ribatté Ed, pulendosi prima le mani e poi iniziando a pulire il vetro maniacalmente.
Era un uomo all’apparenza vecchio, ma solo perché i prodotti per l’igiene che usava, gli avevano usurato la pelle tanto da farla sembrare piena di rughe e piegamenti.
Era secco perché non si fidava della maggior parte delle cose che mangiava, tant’è che i suoi occhi azzurri erano ancora più infossati di quelli di Robert.
Capelli biondi chiaro e un accenno di baffetti sul labbro superiore.
-Lui è Edward Sick, è il nostro inserviente, è un po' fissato con il pulito.- spiegò Robert, mentre proseguiva verso una delle tende.
Con sfrontatezza, aprì la tenda che racchiudeva quello che sembrava un camerino: seduta ad una sedia, con davanti uno specchio un po' sporco, vi era una bellissima donna sulla trentina che si stava truccando.
Indossava un costume nero intero con dei brillantini, i capelli rossi vivo lunghi con dei boccoli che le facevano arrivare l’acconciatura sopra il sedere.
-Tesoro, le volte in cui non bussi sono le mie preferite.- commentò lei, con sguardo ammiccante verso il riflesso del suo collega.
Però, quando entrò anche Flo, il sorriso scomparve.
-Red, lei è Flo, la nuova arrivata.- le presentò Robert.
La donna la guardò con un sopracciglio alzato.- Anche lei con i capelli rossi.-
-Lo so, te l’ho detto, l’ha scelta mio padre.- le disse Rob, sotto voce.
A quel punto Red fece un sorriso all’apparenza finto.- Benvenuta tra noi, ragazzina.-
Flo si sforzò di essere gentile.- Grazie.-
Robert abbassò lo sguardo per nascondere una risata sotto i baffi.- Vi lascio da sole a conoscervi.- disse infine, per poi uscire.
Florance si guardò intorno e vide che appesi dappertutto c’erano vari volantini che la ritraevano insieme ad una sfilza di coltelli.
Allora intuì quale fosse il suo numero. -Sei una lanciatrice di coltelli.-
-Sbagliato ragazzina.- esclamò Red.- Io sono LA lanciatrice di coltelli. Ho girato il mondo e visto posti che neanche ti immagini.- raccontò, avvicinandosi per metterle le dita tra i capelli. Il suo sguardo pareva triste, ma allo stesso tempo cercava di nasconderlo con una ineguagliabile sicurezza.- Quando è morta tua madre?-
Flo si chiese come avesse fatto a capire che sua madre era mort.- C-come scusa?-
-Abbiamo tutti una storia triste qui: nessun acconciatura, nessun tipo di trucco, tua madre non ti ha mai insegnato a valorizzare la tua bellezza, ragazzina.- continuò Red, accompagnandola alla sedia.- Vieni, siediti. Vedi, per esempio, Edward viveva in un piccolo buco prima di venir ingaggiato, i topi e le blatte dormivano con lui e perciò, quando finalmente ne è uscito, si è ripromesso che la sporcizia fosse la sua unica nemica. Stanley, d’altro canto, ha sofferto la fame più di tutti noi e adesso si rimpinza come se dovesse morire da un giorno all’altro.- spiegò Red, nel frattempo che le spazzolava i lunghi capelli.
-E la tua qual è?- le chiese Flo.
Red si fermò tutto d’un tratto, prese un bel respiro e ricominciò.- Ero la moglie di un broker di Wall Street: avevamo una bellissima casa, un bellissimo giardino, una macchina stupenda.- La donna non stava neanche più guardando cosa stesse facendo, aveva lo sguardo nel vuoto, con gli occhi lucidi, ma sorrideva.- Poi c’è stato il crollo del ’29 e non è crollato solo quello…Mio marito ha iniziato a dare fuori di testa, a bere e a farsi di cocaina. Una sera torna a casa ubriaco, prende a toccarmi, ma io non ho alcuna intenzione di dargli corda.-
Flo seppe benissimo dove sarebbe andata a finire quella storia, però voleva comunque ascoltare.
-Diviene violento e mi rincorre per tutta casa, ma, alla fine, io prendo un coltello dalla cucina e glielo tirò dritto nel petto.- raccontò, con un ampio sorriso. -E da lì è cominciata la mia carriera.-
-Mi dispiace molto.- commentò Flo. -E la storia di Robert quale sarebbe?-
D’un tratto, Red le tirò i capelli, facendo finta di non averlo fatto apposta.- Nessuna, lui non ne parla o magari è l’unico sano di mente tra noi, ce ne servirebbe uno.- rispose, ridacchiando.
Flo fece una smorfia di dolore e si massaggiò la cute.
Robert si era rivelato più misterioso di quanto pensasse: in quanto mezzo proprietario, Florence si aspettava che lo conoscessero tutti come fosse un vecchio amico e invece non era così.
Quanto a Red, di cui vero nome le era sconosciuto, le parve una donna tristemente sola che aveva fatto del circo l’amore che le mancava.
O, probabilmente, era solo fuggita per non essere incolpata di omicidio.

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Capitolo 3
*** Chapter two. ***


Uscita dalla tenda di Red, Florance fu incuriosita di andare nella tenda grande.
Scansato il sipario, apparve davanti a lei un palcoscenico usurato, con degli spalti tutto intorno.
Alzando lo sguardo, Flo capì che era più grande di quanto si aspettasse.
Saltò sul palco e, dato che era da sola, fece una giravolta, inciampando goffamente con una ridarella.
Sopra due torrette c’erano dei riflettori accesi e, per un attimo, Flo chiuse gli occhi, si immaginò una folla che le applaudiva e lanciava rose bianche dopo il suo numero con l’hula hoop.
Quando riaprì gli occhi, una scura figura le si presentò dritta davanti agli occhi, facendola sobbalzare e cadere dal palco.
Era un uomo sulla quarantina come Edward, scuro di pelle, con un grembiule bianco sporco.
Egli le si accucciò sopra, spaventandola.- Vai via di qui, ti prego! Sei ancora in tempo! Svegliati!- le ripeté.
Florance non capì di cosa stesse parlando, quando Robert entrò nel tendone e la vide stesa per terra.- Mike, ma che fai?!- esclamò, aiutandola a rialzarsi.
-Non è stata colpa sua, sono inciampata.- gli disse Flo, pulendosi il vestito.
-Flo, lui è Micheal Stokes, il cuoco.- spiegò Robert.
Micheal si zittì come un cane con la museruola e le porse la mano.
La prima cosa che la ragazza notò fu una lunga cicatrice sul palmo della mano: pensò che forse si era tagliato in cucina, dato che era il cuoco.
-Piacere, sono Florence, ma puoi chiamarmi Flo.-
L’uomo non disse niente, si limitò ad annuire.
-Okay Mike, perché non torni in cucina? Stanno morendo di fame, di là.-
Egli annuì e se ne andò come comandato.
Florance capì che c’era qualcosa sotto.
Non aveva mai conosciuto così tante persone così strane in un giorno.
-Non fare caso a lui, lavorava come maggiordomo a casa di un riccone, meglio che non ti racconti di come lo trattavano.- spiegò Robert.
A quel punto, Flo si pentì di aver pensato male: probabilmente il poveretto era ancora scosso.
-Oh, mi spiace.-
Robert si morse il labbro, un po' in imbarazzo.- Beh, dopo questa triste storia penso che sia meglio che tu conosca Berta.- le disse, facendole un cenno con la testa.
Incuriosita, Flo lo seguì verso gli ultimi vagoni del treno: due di essi erano aperti e avevano poggiati delle piattaforme come discesa.
Robert fece un fischio e, poco dopo, ecco scendere dal vagone un enorme elefante.
Florance sgranò gli occhi, stupita e si mise subito ad accarezzarla.- Wow, sei bellissima. Non credevo ci fossero anche animali.-
-Mio padre è addestratore: oltre a lei abbiamo quattro cavalli e due zebre, ma lei è l’attrazione principale.- spiegò lui, mentre la proboscide dell’elefantessa tentò di succhiargli via il viso. -Sì Berta, mi piaci anche tu.-
Flo ridacchiò, vedendola salire dentro il vagone.- Non ti ho chiesto che numero fai.-
-Ti do un indizio.- rispose lui, tirando fuori dalla tasca una pallina rossa di gomma che si mise sul naso.
La ragazza alzò le sopracciglia.- Tu fai il clown? Non lo avrei mai detto!-
Robert se lo tolse e la guardò serio, alzando un sopracciglio.- E’ perché non faccio ridere?-
Il suo sguardo le fece venire la pelle d’oca.- N-no, i-io intendevo che…-
Improvvisamente, il ragazzo sorrise.- Ti sto prendendo in giro.-
Flo si asciugò una gocciolina di sudore che senza accorgersene le era caduta dalla fronte e rise con lui.
-Beh, hai fame? Mike dovrebbe aver cucinato qualcosa a quest’ora.-
Per risparmiare sui soldi, Florance mangiava solo due volte al giorno, ovvero a colazione e a cena.
In effetti, lo stomaco prese a brontolarle.- Direi di sì.-
Dietro al grande tendone, c’era un piccolo gazebo con sotto una lunga tavolata da dove veniva un buon odore di minestra.
Seduta in tondo c’era il resto della troupe.
C’era una donna bionda, con degli occhiali da vista, in piedi sulla sedia che parlava con gli altri.- V-ve lo dico a-amici miei! Sono vicinissima a-a creare il mio super marchingegno che s-stavolta non farà accendere s-solo una lampadina, ma tutto il t-tendone!- esclamò, balbettando quasi ad ogni parola.
-Lei è Billie Evergreen, crede di essere una scienziata solo perché, quando era adolescente, per caso è riuscita ad accendere una lampadina collegandola ad una bici.- spiegò Robert. -Ha provato ad esporre la sua invenzione sai, ai piani alti, ma quando ha fatto la sua presentazione si sono messi tutti a ridere per…-
Flo annuì, intuendo cosa stesse per dire.- …La sua balbuzia.-
-D’accordo Billie, perché non ci lavori su? Intanto scendi.- le disse Robert.
-Permesso.- disse una voce profonda alle spalle di Florance.
Dietro di lei c’era un affascinante uomo dagli occhi verdi e i capelli neri che la fece arrossire.
-Oh, s-scusa.-
Il suo sguardo andò inevitabilmente sulla canotta bianca che gli scopriva due possenti braccia muscolose.
-Benjamin Handsome.- intervenne Robert.- Il nostro uomo forzuto.-
-Che c’è per cena?!- gridò un uomo dalla montatura di occhiali enorme.
-Ricky Green.-
Subito dopo di lui, un cagnolino dal pelo sbarazzino, che gli andò dietro come fosse il suo padrone.
Robert sorrise.- E lei è Penny. Ora conosci tutti.-
Florance li guardò tutti insieme e, per quanto tutti sembravano buffi, cercò di farseli andare bene, dopotutto erano i suoi nuovi colleghi.
***
Calò la sera e Florance non vedeva l’ora di assistere i numeri degli altri.
La stanza di Robert si trovava verso la fine del treno, all’ultimo vagone.
Era arredata più o meno come quella di suo padre: con un letto, un armadio e una strana porta.
Quando Florance vi ci salì, Robert non c’era e qualcosa attirò il suo sguardo verso di essa.
Sembrava più vecchia dei muri del vagone, usurata e graffiata.
Tentò di aprirla, ma era chiusa a chiave.
-Che stai facendo?-
Flo saltò all’indietro quando vide un ragazzo con la faccia da clown accanto a se.
Robert si era pitturato la faccia interamente di bianco, marcandosi le labbra con del rossetto rosso.
Il suo aspetto fece improvvisamente ricordare a Florance qualcosa del suo passato, qualcosa che sembrava morto e sepolto, ma che era ritornato a galla.
-S-Scusami, mi hai spaventato.- mormorò, riprendendo fiato.
Robert sospirò.- Spaventato? Dovrei far ridere i bambini! Lo sapevo che Red non era brava a truccare.-
-Oh, n-no stai bene, è solo che mi hai colto di sorpresa.- aggiunse la ragazza, notando un vestito che usciva dall’armadio.
Era un vestito color panna, ma ingiallito col tempo: sul petto tre bottoni rossi morbidi, delle spalline larghe e sul resto dell’abito pieghe che lo facevano sembrare molto antico.
A Flo venne da ridere, in realtà.
-Che hai da ridere?-
Lei si coprì la bocca con la mano.- Oh niente, sono sicura che sei un figurino conciato così.- commentò, prendendo il naso rosso dal comodino per metterglielo sul naso.- Beh…Si va in scena.-
Florance entrò dentro il grande tendone e notò non più di 10 persone, tra cui 4 o 5 bambini.
Salutò Ed sulla torretta del riflettore destro e Micheal a quello sinistro, ma il ragazzo di colore la ricambiò con uno sguardo piuttosto tetro.
Si sedette poi su uno degli spalti per assistere allo spettacolo.
Billie fece capolino per accendere un giradischi che era stato posizionato su un tavolino vicino al palcoscenico e, quando la musica partì, entrò Stanley.
Era vestito interamente di rosso, con un cilindro nero sul capo.
-Signore e signori, bambini di tutte le età, benvenuti al Gray Circus!- esclamò sorridendo ampiamente.
Per primo ci fu il numero di Billie, che, pedalando energicamente su una bicicletta collegata ad una lampadina, la fece accendere.
La ragazza sembrava molto entusiasta della sua invenzione e Flo osservò il nome Silver inciso sulla bici.
Successivamente, Ricky fece fare delle acrobazie alla sua cagnolina Penny attraverso un cerchio.
Flo fu meravigliata quando il meticcio riuscì a saltare attraverso il cerchio circondato dal fuoco e fece un grande applauso.
Seguì Benjamin che alzò un peso da 150 chili come fosse niente, con in dosso una canotta bianca che gli faceva uscire fuori i muscoli possenti.
Dopo di lui, ecco arrivare Red in tutto il suo splendore.
Tutti intorno a lei presero ad applaudire non appena entrò, come se la conoscessero già: soprattutto due uomini seduti in fondo, che parevano esser venuti solo per lei.
Red indossava un costume intero nero, aveva raccolto i capelli rossi in una lunga treccia e dentro una cintura allacciata alla vita aveva messo i coltelli.
Benjamin portò dentro una piattaforma in legno, a rotelle, dove avevano legato Billie a X.
-Massimo silenzio, per favore!- disse Benjamin, attaccando negli spazi vuoti della piattaforma dei palloncini rossi con dei chiodi.
Calò un tombale silenzio per il tendone, mentre Red estrasse un coltello affilato.
Si posizionò a qualche metro e poi lo lanciò, colpendo il palloncino in mezzo alle gambe di Billie.
Flo pensò che fosse strabiliante ciò che faceva.
Fu a quel punto che, nell’osservare la reazione del pubblico, vide una bambina non lontano da se, con un vestito da contadinella azzurra e le treccine bionde.
Le venne d’un tratto la pelle d’oca e, come precedentemente successo con Robert, la sua mente la riportò indietro di 15 anni, a quando giocava con la sua migliore amica nei prati di Derry.
-Sandy?- si ripeté, tra se e se.
Di scatto, la bambina si voltò verso di lei: metà della sua faccia era deturpata, scheletrica e le si vedevano i muscoli della faccia.
Florance si coprì la bocca, disgustata e senza accorgersene i suoi occhi avevano preso a lacrimare per la tristezza.
Sandy era sparita dopo la festa delle uova di Pasqua, a Derry e non era stata più trovata.
Nel corso della sua infanzia, Flo rimpianse ciò che era successo ai Barren, del fatto che non l’avesse più cercata.
A quel punto, Red fece esplodere il terzo palloncino e il rumore assordante la fece riportare al presente.
Si strofinò gli occhi, ma la bambina era sparita.
Benjamin stava coprendo gli occhi a Red con una benda: voleva colpire l’ultimo palloncino alla cieca.
Prese il coltello dalla cintura, se lo portò al naso, prese un bel respiro, come se lo stesse odorando e poi lanciò.
Il palloncino scoppiò, senza ferire Billie e il pubblicò applaudì sorpreso.
Red si tolse la bandana e si inchinò sorridendo.
Quando i tre se ne andarono, Stanley tornò sul palco.- E adesso…Il momento che tutti voi stavate aspettando!-
Mancava solamente il numero di Robert.
-Pennywise, il clown ballerino!-
Robert entrò nel tendone in sella ad un monociclo, facendo il giocoliere con alcune palline.
Al vestiario aveva aggiunto una parrucca color rame e delle scarpe buffe, che ad ogni passo suonavano.
Si avvicinò poi ad un bambino e gli diede un buffetto sul naso.- Oh! Ti ho preso il naso!- esclamò, ridacchiando.- Va bene, va bene, se anche tu prendi il mio, siamo pari!-
Il bambino avvicinò la manina e gli tolse il naso rosso, sorridendo.
Il pagliaccio sgranò gli occhi.- Wow, me lo hai tolto davvero.- aggiunse, facendo ridere tutti.
Poi si inginocchiò davanti ad una bambina più grande, sui 5 anni.- Ti piacciono i fiori, signorina?- le chiese e lei annuì timidamente. -Beh, sembra che ci sia qualcosa che vuole uscire dalla mia manica, perché non mi aiuti?-
Lei inserì la mano nella manica dell’abito e tirò fuori un mazzolino di fiori finti.
Entrambi sgranarono gli occhi.- Wow, ma sei bravissima! Perché non glieli dai a quella bella ragazza?-  gli disse Robert, indicando Flo seduta dietro di lei.
Florance le sorrise e prese i fiori, incrociando poi lo sguardo del clown.
C’era qualcosa nei suoi occhi che le faceva fremerre, l’attraeva quasi, nonostante non lo conoscesse affatto.
Stanley ritornò per la fine dello spettacolo.- Grazie per esser venuti e ricordatevi di tornare il prossimo weekend, ci saranno gli animali!- annunciò, salutando il pubblico che se ne andava.- E portate altra gente!-
Prima di tornare a casa, Flo tornò nel vagone di Robert per restituirgli i fiori.
-Mi spiace, ma non ho il pollice verde.- gli disse, ridacchiando.
Il ragazzo si passò un fazzoletto sul viso per togliersi il trucco e sorrise.- Peccato.-
-E’ stato un bello spettacolo, davvero. Mi spiace che ci fosse così poca gente.- commentò Flo, sedendosi sul suo materasso.
-E’ solo per colpa di questa cazzo di depressione: quando l’America tornerà ad essere come quella di un tempo, la stessa cosa faremo noi.- affermò lui. -Tu sei pronta per domani? Ora tocca a te farci vedere che sai fare.-
La ragazza annuì, arrossendo leggermente.
-Allora ci si vede domani, buonanotte.- le disse infine, baciandole la mano.
Quella fu la prima volta che ebbero un vero contatto e Flo riuscì a percepire il calore della sua pelle come fuoco che ardeva.
Scesa dal vagone, fece per tornare a casa, ma, nella strada, ecco di nuovo Micheal che la fissava mentre toglieva i piatti della cena.
Florance non capì che problema avesse, però forse era meglio starne alla larga.

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Capitolo 4
*** Chapter three. ***


Flo salì le scale del suo palazzo, sbadigliando e ripensando al perché si fosse immaginata la figura di Sandy.
Forse il senso di colpa non se n’era mai andato, anche dopo tutti quegli anni.
Il pensiero venne interrotto quando vide che sopra la porta c’era un biglietto attaccato e tutte le sue cose erano state messe fuori.
-No!- esclamò, sgranando gli occhi: la casa era stata ufficialmente pignorata.
Tentò di aprire la porta con tutte le sue forze, ma era chiusa a chiave.
Si accasciò lungo di essa, scoppiando a piangere.
La casa di suo padre non c’era più.
Credeva che col nuovo lavoro sarebbe riuscita a pagare i debiti, ma era troppo tardi.
Non sapeva che cosa avrebbe fatto.
Dove sarebbe andata a dormire.
O forse sì.
Raccolse le borse e tornò al circo, l’unico posto che l’avrebbe potuta accogliere.
Nel cuore della notte, bussò al vagone di Robert.
Il ragazzo si stropicciò gli occhi, infastidito dal frastuono.- Arrivo, arrivo! Santo cielo!-
Aprì le porte a Florance e osservò che aveva gli occhi gonfi e il naso rosso.
-Mi dispiace, scusami…Mi hanno pignorato la casa, non so dove andare.- balbettò lei, disperata.
Robert capì la situazione.- Va bene, non ti preoccupare, ti troviamo un posto dove stare.-
L’accompagnò in uno dei vagoni, in particolare dove dormiva Billie.
Il suo letto stava nel lato destro della stanza, vicino adesso c’era un armadio da cui Robert tirò fuori un altro materasso.
-Scusa Billie, Flo dormirà con te da stanotte.- le disse Robert.
-N-non fa niente, m-mi ero stufata di s-stare da sola.- intervenne lei, sorridendo a Flo.
Il ragazzo aggiunse delle coperte e un cuscino. -Ecco qua.-
Florance tirò su col naso, tentando di fare un sorriso.- Grazie.-
-Non c’è di che, ci vediamo domani mattina.- rispose lei, facendole un occhiolino e chiudendo la porta.
Indossò la sua camicia da notte e si accomodò nel letto.
Nonostante ci provasse, non riuscì a dormire.
Osservò per tutto il tempo la piccola finestrella in alto che consentiva al vagone di arieggiare.
Non avere più quella casa le fece tornare in mente tutti i ricordi e l’ennesima lacrima le scese sulla guancia.
-Q-Quel cuscino è t-troppo scomodo?- le domandò Billie, accorgendosi che fosse triste.
Florance si asciugò il viso e la guardò.- Un po'.-
-P-Prendi il mio.-
Billie le offrì il proprio e così fecero a cambio.
Fu mentre glielo porgeva che Flo notò qualcosa di già visto sul palmo della sua mano: una cicatrice.
La stessa che aveva anche Micheal.
Prima di addormentarsi per qualche ora, iniziò a chiedersi il motivo: che ce l’avessero tutti gli altri?
***
La mattina dopo, Florance si ritrovò davanti a tutta la troupe, con in mano il suo hula hoop: doveva mostrargli cosa sapesse fare.
Non era proprio dell’umore giusto e in più la stavano tutti fissando.
-Sto diventando vecchio.- commentò Benjanim, sospirando.
Flo si fece piccola piccola, arrossendo.
-Non siate così maligni, ha perso la sua casa ieri sera.- intervenne Robert.
-Tutti qui abbiamo perso qualcosa, non dovrebbe essere una scusa.- aggiunse Red, aspirando dalla sigaretta.
Florance iniziò a chiedersi il perché Red ce l’avesse con lei: forse perché era l’ultima arrivata.
A quel punto spuntò Micheal.- E’ pronta la colazione.-
Tutti si alzarono dagli spalti come sollevati di poter uscire da quella situazione imbarazzante.
Nel tendone rimasero solo lei e Robert, che le si avvicinò con un sorriso.- Ci riproverai più tardi, va bene?-
Florance annuì mentre lui le dava una pacca amichevole sulla spalla.
Riavere il cerchio tra le mani le fece ricordare il giorno in cui suo padre glielo aveva regalato.
Non aveva smesso di giocarci per una settimana.
Allora chiuse gli occhi e per un attimo sognò di essere nella sua stanza: fece roteare il cerchio attorno alla vita, facendolo scendere poi sulla punta del piede.
Con un unico gesto, gli diede una spinta in aria e lo afferrò con la mano.
Tornando ad essere bambina, ormai non si vergognava più: lanciò il cerchio in aria, fece una ruota e poi lo riprese.
Riprese fiato, entusiasta: non poteva credere di saper fare quelle cose.
D’un tratto, si udì un appaluso e Florance vide Robert sotto il palco.
-Allora non sei inutile, sei solo timida.- commentò, incrociando le braccia.
Flo arrossì.- Credo di sì.-
-Riesci a farlo con i riflettori puntati addosso?-
Lorance deglutì nervosamente e prese un bel respiro.- Ce la devo fare.-
-Molto bene…Ti conviene venire a mangiare o si spazzoleranno tutta la colazione.-
Di fatti, il tavolo si era già svuotato e anche la pentola: erano rimasti solo Benjamin e Billie.
Flo si mise nel piatto l’ultimo uovo fritto e un piccolo pezzo di pane.
-Devi imparare a farti rispettare tesoro, altrimenti mangerai per sempre gli avanzi.- le disse Benjamin.
-Ma non saprei come fare.- replicò la ragazza, notando che si stesse accendendo una sigaretta.- Il fumo non fa male al fisico?-
Billi scoppiò a ridere e l’uomo la guardò male.- Uno, non te ne uscire con queste frasi. Due, devi fargli capire che anche tu vali qualcosa.-
Mentre ci pensava, Florance osservò sul palmo di Benjamin l’ennesima cicatrice, ma non sapeva se chiederne le origini o no.
Come aveva detto lui, forse era meglio tacere.
-Ma credo che Red sia solamente gelosa, se te lo stai chiedendo. Era abituata ad essere la star di questo circo, è praticamente la protetta di Robert.- spiegò il ragazzo. -Da quello che so lui la trovò sul ciglio della strada, aveva partorito un bambino da poco, ma di lui nessuna traccia.-
Florance spalancò appena gli occhi.- Lei era incinta?-
-Io non ti ho detto niente, acqua in bocca!-
Durante la conversazione, vide Robert prendere una tazza di caffè dal tavolino vicino e, senza accorgersene, iniziò a fissarlo.
Il naso leggermente a patatina, il ciuffo che sembrava continuamente umido, il modo in cui si bagnava le labbra.
-Oh oh, non ci pensare nemmeno.- aggiunse Benjamin, ridacchiando.
-C-Cosa?- balbettò Florance.
-Robert è un bocconcino per pochi e di sicuro non sarà il tuo.-
-O-Oh andiamo Ben, l-l’ultima somigliava molto a Florance.- disse Billie.
-Sì, capelli rossi e ingenua.-
Flo fu subito incuriosita.- Ha avuto altre ragazze?-
Benjamin divenne serio in volto.- Ma lo hai visto? E’ praticamente la reincarnazione di Dio.-
Sia lei che Billie presero a ridacchiare sotto i baffi e finalmente Flo poté riempirsi lo stomaco.
Allo stesso tempo, si domandò che fine avessero fatto tutte le altre fidanzate di Robert.
A metà mattinata, Stanely e Robert fecero riunire tutti sugli spalti.
-Allora…Ho una stupenda notizia!- annunciò Stanley.
-Hanno inventato le salviette sterilizzanti?- domandò Edward.
-Mandiamo via Florance?- intervenne Red, con un sorrisetto soddisfatto.
Stanley sospirò.- No…Il Gray Circus Father and Son partirà verso una nuova città!-
Tutti furono entusiasti della notizia.
-Broadway!-
-Parigi!-
Robert si grattò la guancia.- Derry.-
Calò un tombale silenzio, dove Benjamin storse la bocca.- Nel Maine? Quella Derry? La città con quell’orribile castoro come mascotte?-
-P-Per n-non parlare della p-puzza che viene d-dalle fogne.- commentò Billie.
Flo alzò le spalle.- Io sono nata a Derry, non è poi tanto male.-
Red alzò un sopracciglio.- Oh, adesso si spiega tutto.-
Robert guardò Florance sorpreso.- Anche io sono nato là.-
-Per l’appunto.- aggiunse Stanley.- E’ la nostra città natale, dove il circo è iniziato! Faremo un grandissimo spettacolo di ritorno! Tutta Derry verrà a vederci e così ci faremo pubblicità.-
-Florance farà il suo numero questo weekend e, dopo aver sbrigato tutte le faccende burocratiche, partiremo.- spiegò Robert.- Red, dalle uno dei tuoi costumi.-
-Che cosa?! Non ci penso proprio!- borbottò la donna.
Robert la fulminò con lo sguardo: le sue pupille si allargarono spaventosamente.- Red, fa quello che ti dico.-
Red tornò a sedersi composta, come spaventata.- Come vuoi.-
Quei due avevano uno strano rapporto che Florance non riusciva a capire, ma tutto ciò che osservò, fu l’ennesima cicatrice anche sul palmo di Red.
Doveva assolutamente sapere che cosa significasse.

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Capitolo 5
*** Chapter four. ***


Nel pomeriggio, anche se era l’ultima delle cose che avrebbe voluto fare, Florance si avviò nella tenda di Red.
Voleva smettere di litigare con lei: come aveva detto Benjamin, doveva iniziare a farsi rispettare.
-Hai trovato un costume per me?- le chiese, mentre Red si spazzolava i capelli davanti allo specchio.
-Non so se la mia 38 entrerà nella tua 42, ma Robert vuole che te ne dia uno, quindi…- disse Red, porgendole un costume intero grigio con delle perline bianche e fissandola direttamente negli occhi. -…Non sarà colpa mia quando morirai soffocata sul palco, davanti a tutti.-
Flo cercò di deglutire ciò che aveva detto e concentrarsi sul loro rapporto.- Ben mi ha detto di tuo figlio.-
La donna si fermò d’un tratto, poggiando la spazzola sul tavolino.- Benjamin ha sempre avuto la bocca larga, in tutti i sensi.- commentò ridacchiando appena.- Non è facendoti gli affari miei che diventeremo amiche del cuore.-
Florance non se lo sognava nemmeno.- Mi piacerebbe solo sapere cosa è successo.- continuò, avvicinandosi.
Red tirò fuori dal cassetto un piccolo carillon che, aprendolo, emise una dolce melodia. -L’unica cosa che ho potuto fare è stato dargli un nome e cantargli una ninna nanna.- raccontò, guardando l’oggetto con gli occhi lucidi. -Il piccolo Alvin…-
Probabilmente il bambino le era stato portato via dopo l’omicidio di suo marito.
-When the night beins to fall…When you hear the siren call…- canticchiò, mentre una lacrima le scese lungo la guancia.
Improvvisamente, quelle parole la riportarono a quando Florance era molto piccola: conosceva quella ninna nanna.
Sua madre gliela cantava nella culla.
-…When the shadows fill the sky…- aggiunse sorpresa.
Red si voltò verso di lei.
-You know it’s time to rise.- dissero insieme, guardandosi negli occhi.
Forse quello era il primo vero momento tra loro due.
-Mia mamma me la cantava.- le disse Flo, sorridendole.
A quel punto, Red tornò a guardarsi allo specchio e a pettinarsi come fosse un robot, come se il suo disco si fosse riavviato. -Prendi il costume e vattene adesso.-
Florance capì che le cose non erano cambiate affatto e, afflitta, se ne tornò nel vagone con il costume.
***
Flo si preparò alla serata e dopo aver indossato il costume, si guardò i piedi, pensando che non aveva nessuna scarpa da mettersi.
-S-Se vuoi dentro l’armadio c-ci dovrebbero essere le vecchie b-ballerine della ragazza c-che c’era prima di t-te.- le disse Billie.
Florance aggrottò le sopracciglia.- C’era un’altra ragazza prima di me?-
-Sì, s-si chiamava Corinne, il letto d-dove dormi era il suo. Non si sa c-con chiarezza p-perché se n’è andata, ma e-era la più b-brava a disegnare tra noi.-
-E’ la ragazza che ha disegnato tutti i volantini e si occupava del trucco di Robert?- domandò Flo, curiosa.
Billie ridacchiò.- Oh, q-quella si occupava d-decisamente di Robert.-
Quella sua frase le fece capire che Corinne e Robert avevano avuto una relazione.
Ma perché lei se n’era andata?
Allora Flo prese a frugare nell’armadio e trovò delle scarpette da danza classica, un po' scurite, ma che sarebbero andate bene.
Però poi, sotto tutte le altre cianfrusaglie e coperte, sentì qualcosa di duro al tatto.
Quando alzò una coperta, si scoprì una pistola.
Florance rabbrividì, non sapendo cosa pensare.
-Trovate?- le chiese Billie, facendola sobbalzare.
Flo le tirò fuori.- Sì.- affermò, cercando di non sembrare tanto sconvolta e le indossò.- E mi stanno anche…- osservò sorpresa e stranita allo stesso tempo, magari era una coincidenza.
Guardandosi allo specchio, pensò che servisse un po' di trucco per la sua serata di debutto.
In realtà era anche una scusa per andare nel vagone di Robert.
Si rese conto di sembrare una ragazzina adolescente che farebbe di tutto pur di passare del tempo con la sua cotta scolastica.
Aprì la porta scorrevole di legno, ma Robert sembrava non esserci.
Trovò i suoi trucchi sul comodino e prese il rossetto rosso per metterselo sulle labbra.
Fu a quel punto che rivide la porta dal riflesso.
D’improvviso la sua mente voleva assolutamente sapere cosa ci fosse dietro, ma, come ben sapeva, era chiusa a chiave.
Pareva che quella porta non c’entrasse dentro quel treno, come se venisse da un’altra parte.
Ti sei persa, bimba?
D’un tratto, udì una voce rauca dietro le sue spalle, ma non c’era nessuno.
Quella frase, quella voce, quella paura che provò non le erano nuove.
Fu talmente inquietata che dovette scendere dal vagone.
Ma quando si avviò verso il grande tendone, sentì la voce di Robert provenire dal camerino di Red.
-Lo sai che non mi piace quando litighiamo.- stava dicendo Red.
Florance si sforzò di non voler ficcanasare, ma era più forte di lei e così scansò appena la tenda, giusto per mettere un occhio all’interno e spiarli.
-Nemmeno a me piace, ma devi cercare di darti una calmata.- replicò Robert, contrariato.
-Ma perché lei?-
-Perché io voglio mangiare, Red!- esclamò il ragazzo, puntandole di nuovo quel terrificante sguardo contro.
Stanley aveva avvisato Florance che per colpa di quel periodo di depressione, Robert non era più quello di una volta.
Forse era per questo che l’aveva ingaggiata, forse credeva che avrebbe cambiato le sorti del circo e perciò non voleva deluderlo.
-Perciò fattene una ragione!- aggiunse poi.
Red iniziò a massaggiargli il petto.- Va bene, va bene, farò tutto quello che mi dirai.- gli sussurrò, portando poi una mano alla sua cintura e slacciandola.- Tu cerca solo di mantenere il controllo.- continuò, infilandogli letteralmente la mano nei pantaloni.
Florance non riuscì a credere a quello che stava vedendo; tuttavia, però, se lo aspettava.
Robert prese un bel respiro e chiuse gli occhi, ansimando e portando il naso tra i suoi capelli rossi, come se stesse annusando il profumo ammaliante di un fiore.
Voltò lo sguardo e se ne andò, con una fitta allo stomaco, tanto da rischiare di vomitare.
Prese un bel respiro e si controllò, doveva essere al meglio per il suo debutto.
***
Salì sul palco con il suo cerchio e i riflettori puntati contro.
C’erano circa una dozzina di persone, non tante, ma erano comunque un pubblico.
Però, Florance si immaginò che l’unica persona che la stesse guardando fosse suo padre.
Le spuntò un gran bel sorriso e prese a fare le acrobazie con il suo hula hoop, proprio come faceva da piccola.
Si sentiva così leggera, non più imbarazzata o spaventata da ciò che aveva intorno.
Le sembrava di esser finalmente passata dall’essere una bambina ad essere una donna e gli applausi la convinsero ancora di più.
Abbassò lo sguardo sul pubblico e, al lato del palco, vide anche Robert che batteva le mani sorridendo.
-Sei stata grande! Hai fatto tipo quella cosa…Dove si immagina il pubblico senza vestiti?- le domandò, entusiasta.
Flo scese dal palco sorridendo: Robert non sembrava più quello che aveva visto nel camerino di Red, ma un ragazzo speranzoso che credeva che le cose sarebbero andate meglio.
-In un certo senso, sì.- rispose lei, ancora in fremito per l’applauso. -E’ stato bellissimo essere là sopra…E’ stato…-
Robert la guardò negli occhi.- Magico?-
Florance ricambiò lo sguardo.- Già…-
A quel punto, lui le prese le mani.- Tu riuscirai a riportare questo circo alla vita, ne sono sicuro.-
Quell’affermazione le fece battere il cuore e aumentare il respiro: non si era mai sentita così in vita sua.
Non capiva come un essere umano riuscisse ad attrarla in quel modo.
Lei alzò leggermente le spalle.- Ci proverò.-
Inaspettatamente, subito dopo, Robert la strinse a se.
Florance non se ne era mai accorta prima, ma il ragazzo profumava di fiori, di un enorme campo di fiori colorati.
Si abbandonò a quell’odore, quando vide, poco più in là, Micheal e Red parlottare fra loro.
Sembravano due predatori che discutevano su come avrebbero ucciso la loro preda.
Di fatti, Micheal e Red erano due delle persone della quale Flo non si fidava.
Senza contare Billie che, non sapeva perché, nascondesse una pistola nell’armadio.
Essere consapevole di quella cosa, non le faceva di certo dormire sogni tranquilli.
Ogni tanto si svegliava, apriva gli occhi e voltava lo sguardo verso di lei, ma solitamente Billie dormiva tranquilla.
Allora perché avere un’arma?

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Capitolo 6
*** Chapter five. ***


La mattina dopo, Florance fu la prima ad arrivare al gazebo della colazione, così gli altri non si sarebbero mangiati tutto, lasciandole solo gli avanzi.
In effetti, Robert fu sorpreso nel vederla.- Siamo mattinieri oggi.- commentò sorridendole.
-Sì, così almeno posso mangiare in pace.- rispose lei, mettendosi un pezzo di pane in bocca.- Benjamin mi ha raccontato di Corinne, la ragazza che c’era prima di me.-
-Sì, lei disegnava i nostri volantini e il suo numero era uno dei migliori che abbiamo mai avuto: lei galleggiava.-
Flo lo guardò confusa.- Galleggiava?-
-Ovviamente aveva le imbracature: voleva come un palloncino e faceva le sue acrobazie.-
-E che fine ha fatto?-
Robert alzò le spalle, sorseggiando il caffè dalla tazza.- Si è messa una pistola in bocca e si è uccisa.-
Florance rabbrividì, non solo per come Robert lo aveva detto così tranquillamente, ma perché iniziò a credere che la pistola che aveva trovato nell’armadio, fosse in realtà di Corinne.
Robert osservò il suo sguardo e scoppiò a ridere, quasi strozzandosi.- Ti sto prendendo in giro.-
La ragazza fece un sospiro di sollievo, tirandogli una forchetta.- Sei un idiota!-
-Semplicemente un giorno si è svegliata e ha dedotto che la vita del circo non faceva più per lei.- spiegò Robert.
-So che avevate una relazione.- affermò Flo, forse azzardando troppo, dato che lui devenne serio.
Alzò un sopracciglio verso di lei.- E che altro sai?-
-Di te e Red.-
-E’ un rapporto puramente professionale.- continuò Robert, unendo le mani sul tavolo e avvicinandosi col busto al suo posto.- Stammi a sentire: ci sono certe cose che non sei tenuta a sapere. Quindi NON ficcanasare.-
Qualsiasi altra ragazza si sarebbe innervosita alle sue parole, ma Florance no, anzi, la sua aria da cattivo ragazzo l’attraeva ancora di più. -E dimmi…In cosa dovrei ficcanasare?- gli domandò, quasi sottovoce, sfidandolo con lo sguardo.
Robert alzò l’angolo della bocca in un ghigno.- Potrei farti una lista o due.-
Rimasero a fissarsi per un istante, fin che non giunsero tutti gli altri a fare colazione.
Fu vedendoli mangiare che Flo si accorse del fatto che Robert non mangiava mai, beveva solo caffè.
-Buongiorno!- esclamò Red, piuttosto entusiasta, sedendosi accanto a Robert a posta per interrompere la loro conversazione. -Sei stata molto brava sul quel tuo cerchietto, ma secondo me dovresti spingerti un po' più oltre…Insomma…E’ un numero da principianti.-
-In realtà sono d’accordo con te.- aggiunse Flo.
Robert aggrottò appena lo sguardo.- Davvero?-
-Sì, beh, se dobbiamo fare il nostro grande ritorno a Derry, sono dell’idea che dovremmo fare qualcosa di speciale, dei nuovi numeri.-
-N-non è una cattiva idea.- intervenne Billie.
-Sì! Numero più strabilianti!- ripeté Benjamin, dando una pacca sul tavolo, mentre la piccola Penny abbaiò, come segno di approvazione.
Red digrignò i denti.- State scherzando?! Facciamo questi numeri da quando abbiamo aperto!-
-Sì e Penny inizia ad annoiarsi.- commentò Ricky.
-Mettiamolo ai voti.- disse Robert.- Chi è a favore?-
Flo, Benjamin, Billie, Ricky e Robert alzarono la mano.
Florance incrociò le braccia e fissò Red con un sorrisetto soddisfatto.- Richiesta accolta.-
-Nessuno cambierà il mio numero.- disse infine la donna, prima di alzarsi e andarsene.
Al suo posto, vennero Stanley e Micheal che teneva un vassoio pieno di piatti.
-Udite, udite, festeggiamo per il nostro ritorno a Derry! Torta per tutti!- gridò Stanley.
Micheal distribuì il piatto a Florance, ma Benjamin glielo tolse subito da davanti.- No, il pezzo più grande a me!-
Lei ridacchiò, mentre Stanley le si sedeva vicino.
-Sai papà, Flo stava pensando di creare nuovi numeri per tutti apposta per la fiera di Derry.- spiegò Robert.
-Potremmo rimodernarci, disegnare altri volantini.- continuò Flo.
-Ma è fantastico, è un ottima idea.- disse Stan.
Nello stesso momento, l’uomo la guardò negli occhi e le poggiò una mano sulla coscia.
Flo rabbrividì, un po' stranita dal suo gesto: da quando era arrivata, non aveva smesso di toccarla.
Se un po' più in là con la sedia, cercando di fare un normale sorriso.
Ma poi, improvvisamente, Benjamin accanto a lei, prese a tossire pesantemente.
-Ben, stai bene?-
Il suo viso si colorò di rosso velocemente, il corpo iniziò a vibrare come le corde di una chitarra e cadde al suolo.
Florance sgranò gli occhi e si accasciò su di lui.- Oh mio Dio, Ben?!- gridò, mentre della schiuma bianca gli usciva dalla bocca.
Robert l’affiancò.- Chiama Finch! Chiama il medico!- urlò, per poi alzare il suo corpo e posarlo sul tavolo.
Era lo scenario più brutto che avesse mai visto.
***
Il dottor Finch, un ometto basso, vestito di uno smoking e con un paio di baffetti neri all’insù, fece stendere Benjamin nel letto della camera che condivideva con Ricky per visitarlo.
Ben aveva smesso di sputare sangue, ma non era ridotto bene: il medico gli aveva fatto un’iniezione e Flo lo aveva visto mettersi da una parte del prato con Robert, perciò decise di avvicinarsi a sentire.
-E’ stato avvelenato.- dedusse il medico.
Entrambi ne furono sconvolti.
-Fortunatamente mi avete chiamato in tempo: un iniezione al giorno di questo dovrebbe pulirgli il sangue.- spiegò, porgendo un cestino con delle fialette dall’etichetta verde. -E vi lascio anche della morfina per il dolore, se gli serve.-
Robert annuì e la poggiò sul comodino di Ben.- D’accordo, grazie.-
Nel frattempo, Florance ripercorse tutto ciò che era successo e si rese conto del fatto che il piatto di torta sarebbe stato destinato a lei se Ben non glielo avesse preso per se.
Robert notò la sua faccia turbata.- Stai bene?-
La ragazza scosse appena la testa, tremando.- Robert…Quel piatto era destinato a me.-
Lui l’abbracciò.- Ehi, sta tranquilla, andrà tutto bene, Ben si riprenderà.- le sussurrò, accarezzandole i capelli.
Flo si lasciò andare al calore del suo abbraccio, ma poi, come era successo la sera prima, osservò Red che entrava nel suo camerino: non sembrava affatto scioccata dell’accaduto.
In più, aveva sempre estraniato il suo odio per Florance.
Nella sua mente iniziò a pensare a che tipo di complotti stesse escogitando per farla andare via e, forse, metterle del veleno nel cibo era una di queste.
Per questo motivo aveva visto Red e Micheal farfugliare tra di loro?
Flo glielo avrebbe chiesto di persona.
Salì nel vagone dove dormiva Micheal, insieme alla cucina e gli si avvicinò con sguardo duro.- Sei stato tu, vero? Hai avvelenato il mio piatto! Hai cercato di uccidermi!-
-No! Io sto cercando di salvarti!- replicò l’uomo, guardandosi attorno come per controllare che nessuno lo sentisse.
-Mettendomi del veleno nel cibo?!-
-Ti devi svegliare Flo, devi andare via da qui!- le mormorò, avvicinandosi col viso al suo.
Florance lo guardò confusa.- Perché continui a dirmi di svegliarmi? Io sono sveglia!-
-Ne sei sicura?-
-Ehi Flo!- gridò Robert, dal prato, facendola sobbalzare.- Vogliono tutti ascoltare le tue grandi idee per i nuovi numeri!-
-S-Sì, arrivo subito, Micheal mi stava chiedendo come stesse Ben.- mentì Flo per farlo andare via.
Robert e Micheal si fulminarono con lo sguardo, ma alla fine lui se ne andò.
-Trova la chiave, apri la porta e capirai tutto.- continuò il cuoco.
Flo assottigliò gli occhi.- Quale porta?-
-La vecchia porta.-
Allora lei capì subito di cosa stesse parlando.- La porta nel vagone di Robert?-
Micheal annuì. - Devi vedere con i tuoi occhi.-
-Dove la tiene?-
Il cuoco si fece d’un tratto nervoso.- La tiene con se..-

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Capitolo 7
*** Chapter six. ***


Anche se era inverno, le giornate era continuamente soleggiate e calde.
Ben si stava riprendendo e, anche se era costretto al letto, tutti gli altri si adoperarono per seguire le nuove idee di Florance.
La ragazza trasportò sul prato il tavolino con le rotelle sopra cui c’era poggiato il giradischi, raggiungendo Robert sul prato.
-Perché il giradischi?- le chiese il ragazzo.
-Beh, ti chiami Pennywise il clown ballerino, ma non ti ho mai visto ballare.- spiegò Florance, inserendo un disco.
Robert arrossì, alzando le mani.- Va bene, mi hai scoperto, non so ballare.- rivelò ridacchiando.- Il nome viene dal nonno di mio padre, loro fanno circo da 100 anni, è una tradizione che passa di generazione in generazione, ma poi sono arrivato io e…Non so ballare.-
-Non credo che serva imparare a ballare, bisogna solo sentire il ritmo.- commentò Florance, iniziando a muovere i fianchi.- Prometto che non ti prenderò in giro.- aggiunse sorridendo e prendendogli le mani.
Robert iniziò a muovere i piedi un po' incerto, seguendo i suoi.
-Visto? Non è difficile!-
Improvvisamente, il ragazzo le fece fare una giravolta e in un attimo si trasformò in un ballerino provetto.
I suoi piedi e tutto il resto del corpo andavano a ritmo come se lo facesse da tanto tempo.
-Wow, impari in fretta!- esclamò, sentendo il calore delle sue mani sul bacino.
Percepì anche il suo fiato sui capelli. -Meglio così, no?- le mormorò, facendola rabbrividire.
L’intero corpo di Florance fremeva accanto al suo e istintivamente girò il volto verso di lui, sfiorandogli il mento con le labbra.
Vide da vicino la sua bocca a cuoricino e la pelle liscia.
Gli occhi scavati e azzurri.
Robert le accarezzò delicatamente la guancia, pronto a baciarla.
-Ehi! Avete organizzato una festa senza di noi?!- gridò Edward, iniziando a ballare goffamente.
-Che bello! S-Si balla!- esclamò Billie, scendendo dal vagone per unirsi a loro.
Florance e Robert si guardarono, capendo entrambi che il loro momento era finito e danzarono tutti insieme, divertendosi e sentendosi più che liberi.
Era il primo momento spensierato che Flo passò in quel circo.
Ad un tratto però, la musica di fermò: qualcuno aveva tolto il disco.
Ricky lo spaccò in due, contrariato.- Ma come fate a ballare mentre Ben è ridotto in quel modo?!-
Robert sospirò.- Ricky, dobbiamo pensare ai nuovi numeri…Ben si riprenderà, sta tranquillo, so che tieni a lui, ma…-
-Tenere a lui?- bofonchiò Ricky, con gli occhi lucidi.- Tu non sai nemmeno cosa vuol dire tenere ad una persona.-
Florance era sorpresa di vedere Ricky comportarsi in quel modo: sembrava importargli di Benjamin più di quanto lei si aspettasse.
-Ricky, non posso fermare tutto solo perché lui sta male.- aggiunse Robert.
-E’ stato avvelenato, bastardo!- gridò Ricky, diventando rosso in volto e andandogli contro con un il pugno pronto.
Però, quando fu a pochissimo dal viso di Robert, la sua mano si bloccò, come se ci fosse una forte barriera che sapeva di non poter colpire.
Si fulminarono con lo sguardo, le lacrime che scendevano dagli occhiali del ragazzo, mentre gli altri assistevano increduli.
-Credo sia meglio che vada a riposare anche tu, Ricky.- affermò Robert, con voce ferma.
Billie gli mise le mani sulle spalle.- A-Avanti, andiamo.-
Le cose stavano diventando piuttosto strane e Flo capì di essersi completamente dimenticata quello che le aveva detto Micheal.
Che ci fossero davvero dei segreti dietro tutto ciò?
Lei non lo sapeva ancora.
Sapeva solo che Red continuava ad osservarla e ne doveva capire il motivo.
***
Quella stessa sera, le parole di Micheal le rimbombavano nella testa, anche se non riusciva a capirle.
Tutto ciò non la fece dormire e fu costretta ad alzarsi per cercare di prendere sonno.
Il cielo era limpido e così decise di sdraiarsi sul prato a guardare le stelle.
Se veramente stesse dormendo, di solito, per svegliarsi, ci si dà un pizzicotto alla pelle.
Goffamente, lo fece anche lei, prendendosi tra le dita la pelle del braccio, chiudendo gli occhi.
Quando li riaprì, era ancora stesa lì, a fissare il cielo notturno.
-Idiota.- sospirò, tra se e se.
Ad un certo punto però, non capì se fosse la stanchezza che glielo stesse facendo immaginare, ma pareva che tre stelle, molto vicine fra loro, fossero molto più luminose delle altre.
Anzi, non sembravano nemmeno stelle, ma grandi sfere di luce, grandi quanto meteoriti.
-Non riesci a dormire?- intervenne la voce di Robert, sedendosi accanto a lei.
Florance distolse lo sguardo e alzò il busto.- Sì, ancora non mi capacito di quello che è successo a Ben…E poi, la reazione di Ricky…- rispose, scuotendo appena la testa.
-Sono solo umani…- borbottò, sottovoce.
Ma Flo lo sentì.- Cosa?-
Robert scosse la testa.- Niente…Forse a Derry le cose miglioreranno, anzi, ne sono sicuro.- affermò, guardandola con un sorriso.
La ragazza arrossì, tentando di nasconderlo.
Ad un certo punto, Robert iniziò ad accarezzarle i capelli.- Mi sono sempre piaciuti i capelli rossi.-
-L’ho notato con Red.- commentò Flo, rabbrividendo al suo tocco.
Il ragazzo ridacchiò, probabilmente carpendo la sua gelosia.
-Brace d’inverno, i capelli tuoi…- mormorò poi, sfiorandole la guancia col pollice. -Dove il mio cuore brucia…-
I loro occhi si incrociarono e solo in quel momento, mettendo la mano sulla sua, Florance si accorse di quanto la sua pelle fosse fredda.
Di come i suoi occhi fossero più scavati del solito, il collo quasi ossuto e la pelle più scura.
-Robert, sei sicuro di stare bene? Non ti vedo mai mangiare…-
Lui le si avvicinò ancora di più.- Ti preoccupi per me?-
Florance annuì, mettendogli la mano sul volto.
-Non mangi perché vuoi lasciare quello che resta agli altri?- gli chiese poi.
-Loro ne hanno più bisogno di me, ma quando sfonderemo, vedrai, avremmo tutti le pance piene.- affermò, lasciandole un bacio sulla guancia. -Galleggeremo tutti insieme.- le sussurrò all’orecchio, prima di baciarla dolcemente sulle labbra.
Flo non aveva neanche fatto caso a quello che aveva appena detto: gli portò le dita nei capelli, ricambiando il bacio.
Sembrava che stesse aspettando quel momento fin da quando era arrivata, fin da quando l’aveva visto per la prima volta.
Si sentiva una sciocca adolescente, ipnotizzata dal suo primo amore.
Non appena entrambi riaprirono gli occhi, Florance notò che i suoi avevano cambiato colore: erano di una tonalità scura di giallo.
-Robert, i tuoi occhi…-
Egli si allontanò velocemente, strizzando le palpebre.- Sì…E’…E’ una cosa che mi succede ogni tanto.-
-Sicuro di stare bene?- gli chiese, notando poi che erano spariti come per magia.
Robert le sorrise, annuendo. -E’ tutto okay.-
Le si avvicinò di nuovo, baciandola lentamente e poggiando la fronte sulla sua.- Dimmi Flo, cosa ti rende felice?-
Flo continuava ad arrossire.- Non lo so…Probabilmente il mio hula hoop.-
-Dove vorresti essere in questo momento?- sussurrò, accarezzandole la guancia.
La ragazza lo fissò intensamente.- In nessun altro posto che non sia questo.-
-Qual è la cosa più importante della tua vita?-
-Il mio hula hoop.- balbettò, senza sapere cosa rispondere e facendo ridere entrambi.
 
***
Con il passare dei giorni, Florance fu così felice mentre creava nuovi numeri per tutti, che si era completamente dimenticata di tutto il resto.
Benjamin si stava riprendendo: per lui, Flo aveva pensato ad un numero in cui non avrebbe più dovuto tenere dei pesi, ma ben sì delle persone vere.
Lei e Billie si sarebbero fatte sollevare da Ben che, oltretutto, avrebbe anche fatto delle flessioni.
Florance aveva notato che anche la piccola Penny ci sapeva fare se si trattava di ballare, così decise di sfruttare questa cosa a loro favore e mostrare al pubblico come la cagnolina sapesse muoversi bene.
Ogni performance sarebbe stata accompagnata dalla musica.
Con Billie si era già messa d’accordo che, con la bicicletta Silver, avrebbe fatto accendere non una lampadina, ma svariate luci all’interno del tendone, creando un meraviglioso gioco di luci.
Red non aveva cambiato la sua decisione e per questo motivo il suo numero non sarebbe cambiato.
Mancavano due giorni alla partenza per Derry e Florance aveva passato tutto il pomeriggio a disegnare i nuovi volantini, perciò era arrivata tardi all’ora di cena.
Seduti sotto il gazebo erano rimasti solo Red ed Edward.
-Se continua così morirà di fame.- stava dicendo Red. -Hai visto com’è ridotto?-
Sentita quella frase, Florance decise di origliare senza farsi vedere.
-Già, ma cosa sta aspettando?- domandò Edward. -Questa cosa mi puzza, secondo me finirà come l’ultima volta.-
-Se l’è cercata, ha aspettato troppo.- commentò Red, aspirando dalla sigaretta.
Improvvisamente, qualcuno mise la mano sulla spalla di Flo, facendola saltare.
Si voltò verso di esso: era Ben che finalmente si era alzato dal letto.
Vederlo stare bene, dopo aver assistito a quell’orrore, la fece sorridere.- Ben, che bello vederti! Come ti senti?-
-Molto meglio grazie, so di poter affrontare il viaggio per Derry adesso.- rispose il ragazzo.- Ho sentito dei nuovi numeri, non male per una principiante.-
Flo ridacchiò: finalmente qualcuno sapeva apprezzare i suoi sforzi.- Grazie.-
D’un tratto, il sorriso sulle labbra di Ben scomparve: aveva lo sguardo di chi aveva appena fatto una cosa che non poteva fare, come se gli dispiacesse dover farlo.
-Tutto bene?-
Benjamin sospirò.- Sì, credo che mi porterò la cena al letto.-
Sia lui che Flo si riempirono il piatto della minestra che stava dentro il pentolone: le giornate si stavano facendo più fredde e Micheal preparava piatti più caldi.
Sedute al tavolo, rimasero solo Florance e Red, a fumare la sua sigaretta giornaliera.
Per Flo era ancora difficile mangiare con tranquillità: fissava il piatto per un po', certe volte fin che non si freddava, prima di prendere il coraggio e mangiare un boccone.
Red la osservò esitare.- Sta tranquilla, non è avvelenato.- le disse ridacchiando.
Allora Flo le porse il piatto.- Perché non l’assaggi?-
Red alzò un sopracciglio, capendo che la stesse sfidando: inzuppò un dito nella minestra e poi se lo portò in bocca, fulminandola con lo sguardo.
Dato che non successe nulla, Flo ci affondò il cucchiaio e mangiò.
-Non mi pare di aver visto il numero che hai deciso per Robert.- aggiunse Red, aspirando dalla sigaretta.
Florance non vedeva l’ora di sbatterglielo in faccia.- Lo faremo insieme, veramente.-
Red spezzò la sigaretta fra le dita e poi la gettò, digrignando i denti. -Credi di poter essere la star del circo solo perché lui ti fa due moine e ti cede la direzione del circo?-
Per Flo questa era la conferma che Red era gelosa di lei. -Magari sì, magari è stanco di farsi mettere le mani nei pantaloni da te e vuole innamorarsi per davvero.-
Red scoppiò a ridere, accavallando le gambe.- Innamorarsi, certo…- borbottò.- Credi che un uomo come Robert possa interessarsi ad una sola donna?-
Quel discorso iniziava ad infastidirla.- Sì.- esclamò, con i pugni chiusi.
Red poggiò i gomiti sul tavolo.- Ne sei sicura?-
Florance ormai non era sicura di niente: il quel circo erano tutti strani e tutti sembravano avere qualche segreto che non avevano intenzione di rivelare.
Al silenzio di Flo, Red sorrise e si alzò, passandole dietro.
Si accucciò alla sua altezza, mettendole le labbra sull’orecchio.- Brace d’inverno, i capelli tuoi. Dove il mio cuore brucia…-
Florance rabbrividì, ma dentro di se cercò di non ascoltarla: Red voleva solo giocare con lei.
-Erano queste le parole, vero?-

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Capitolo 8
*** Chapter seven. ***


La mattina successiva, Florance e Robert si ritrovarono sul palco per provare il loro numero.
La ragazza aveva chiesto di portare anche Berta, il grande elefante ed Edward, che collegò delle corde all’hula hoop.
Piantò un grande chiodo nel terreno e ci legò le corde, così che il cerchio rimanesse sospeso in aria.
-Sei sicura di voler fare delle acrobazie lì sopra? Non hai paura?- le chiese Robert.
-No, non soffro di vertigini…Sono solo claustrofobica, fin da bambina: una volta sono rimasta chiusa nella dispensa per 5 minuti e ho creduto di morire.- rispose lei, rabbrividendo.- Che ne dici se mi faccio mettere sul cerchio da lei? Come…Come glielo comando?-
-Berta, up!- esclamò Robert, indicando Flo.
La proboscide dell’elefante si attorcigliò al bacino di Florance e la sollevò fino all’hula hoop.
Lei ci si aggrappò e si sedette, cercando di non guardare troppo giù.
-Come si sta lassù?-
Flo si guardò intorno, con l’adrenalina a mille: aveva così tante idee per la testa.- Sembra davvero di galleggiare, è bellissimo!- esclamò sorridendo.- Metti la musica!-
Robert poggiò la puntina sul disco e osservò Florance fare varie acrobazie.
Iniziò prima dondolando col cerchio, ci si tenne con le ginocchia, mentre il corpo si muoveva sinuosamente come una bandiera al vento.
Improvvisamente però, la corda si staccò dal chiodo e sia Florance che il cerchio volarono giù.
La ragazza gridò terrorizzata del vuoto e Robert si precipitò sotto di lei per cercare di prenderla.
Alla fine, Flo si ritrovò illesa su di lui.
-Oh mio Dio, stai bene?!-
Robert fece qualche smorfia di dolore. -Sì, non sei così pesante come pensi.-
Flo si alzò e andò a controllare la corda: non si era spezzata, era integra, però era stata legata male.
-II nodo è stato fatto male.- osservò.
-Beh, l’importante è che stiamo bene.- intervenne lui, prendendole il viso tra le mani, come a distrarla da quella situazione.
-Non hai esitato a buttarti per salvarmi.- commentò Flo, sorridendogli.
-E’ che non voglio che tu muoia.- le sussurrò lui, poggiando la fronte sulla sua.- Letteralmente.- aggiunse, con una risata strozzata.
Flo si perse ancora una volta nei suoi occhi azzurri: erano tornati inspiegabilmente del loro colore naturale.
-Sai, non ho mai conosciuto qualcuno come te.- aggiunse, ad un passo dalle sue labbra.
-E non lo conoscerai mai.- mormorò Robert, baciandola con passione.
In quel momento, con il corpo avvinghiato al suo, Florance capì che era davvero pazza di lui: si sentiva fremere, mentre lui le cingeva i fianchi e li stringeva tra le dita.
Senza accorgersene, la ragazza si ritrovò con lui nel vagone: Robert chiuse la porta con un unico gesto e le slacciò il costume prestatole da Red dalla schiena.
Florance invece gli sbottonò la camicia e gliela tolse, vedendo il suo fisico per la prima volta.
Era proprio come se lo aspettava: secco, pallido, liscio e in quel momento, sudato.
Nessuno dei due ci mise molto a sfilare i vestiti all’altro, nel frattempo, che si adagiavano sul piccolo letto di Robert.
Per le dicerie che aveva sentito crescendo, Florance credeva che avrebbe provato dolore ed eccitazione allo stesso tempo durante il suo primo rapporto sessuale, ma non fu così.
Robert lo fece sembrare passionale e delicato allo stesso tempo, come se la stesse trattando bene apposta.
Magari ci teneva davvero a lei e tutte le parole che le aveva detto Red, scomparvero dalla sua mente.
C’era soltanto il puro piacere, la pelle che rabbrividiva al tocco della sua lingua.
Robert e Florance passarono il resto del pomeriggio tra le lenzuola, a ridere e a scherzare.
Flo non era mai stata così felice in vita sua.
Anche se non sapeva quasi niente di lui, le proprie convinzioni bastavano ad esserne innamorata.
Quando venne la sera, Florance si addormentò e, per la prima volta, dormì un sonno profondo.
Al suo risveglio, nel letto c’era solo lei.
Si guardò intorno: la porta era socchiusa, ma faceva entrare abbastanza luce lunare per illuminare la stanza.
Si stiracchiò nel letto, mettendo una mano sotto il cuscino dove aveva dormito Robert e fu allora che sentì qualcosa di metallico sotto di esso.
Lo tirò fuori e si rese conto che era una chiave argentata: la chiave di cui parlava Micheal, che Robert teneva con se.
Allora gli ritornò in mente il suo discorso, ma parte di lei non volle ascoltare di nuovo.
L’altra parte, però, era troppo curiosa.
Flo posò lo sguardo sulla porta, proprio davanti a lei: era come se la chiamasse, come se volesse essere aperta.
Si rimise il costume e si avvicinò, toccando il legno quasi marcio con la mano.
A quel punto, iniziò a sentire dei sussurri al di là della porta.
Non ci poteva essere un altro vagone, Micheal aveva detto che era un semplice magazzino.
Florance ci poggiò l’orecchio e il suono divenne più nitido: erano risate di bambini.
Inserì quindi la chiave, ma essa sembrava non voler affondare nella serratura, come se ci fosse qualcosa a bloccarla.
Di scatto, schizzò fuori e cadde sul pavimento.
Dal buco iniziò ad uscire qualcosa di rosso fuoco: era un palloncino e si stava gonfiando sempre di più.
Flo non se lo spiegava, sembrava un’allucinazione e in più era sempre stata claustrofobica.
Il palloncino continuò a gonfiarsi, per tutto il vagone, fino a schiacciarla sul pavimento.
-Non può essere vero, è impossibile!- balbettò, tra se e se, terrorizzata. -E’ solo un sogno, è solo un sogno!- ripeté, stringendo gli occhi.
Non appena li riaprì, era tutto sparito.
Rimase per un po' per terra a riprendere fiato.
Forse lo stress degli ultimi giorni non le stava facendo proprio bene, ma dopo quello che era successo, la curiosità di sapere cosa c’era lì dentro era aumentata.
In quell’istante, udì Robert sbraitare di fuori.
-Siete tutti una massa di incapaci!- gridò, più arrabbiato del solito.
Florance lo sentì tornare: velocemente si mise la chiave nel reggipetto e tornò a stendersi nel letto.
Robert entrò contrariato e con le mani nei capelli.
-Che succede?- gli domandò Flo.
-Hanno perso la mia parrucca.- borbottò, sedendosi con rabbia davanti allo specchio.
Flo si alzò e gli si mise dietro, massaggiandogli le spalle.- Non ti preoccupare, ne faremo un’altra…- gli disse, baciandogli la tempia. -Possiamo usare i miei capelli.-
Robert la guardò attraverso il riflesso sorpreso. -Davvero ti taglieresti i capelli?-
Lei gli sorrise di rimando.- Certo, li odio così lunghi.-
Robert la fece sedere sulle proprie gambe.- Partiamo stasera, stanno già smontando le tende. Tu torna pure a dormire.-
-D’accordo.-
Notò Robert continuare a guardarsi allo specchio. -Vedrai, quando arriveremo a Derry, andrà tutto per il meglio.-
Dal suo tono, pareva quasi una minaccia.
Flo sentì il telo del grande tendone cadere a terra.
Non sapeva che cosa l’aspettasse.

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Capitolo 9
*** Chapter eight. ***


Nel cuore della notte, lo sbuffo del treno fece svegliare Florance.
Robert dormiva tranquillamente accanto a se e, cercando di non svegliarlo, lei posò la testa sul suo petto.
Rispetto alle altre volte, era caldo e udì il cuore battergli forte, forse più del dovuto.
Non capiva come un ragazzo che era sempre stato gentile con lei, avere qualche terribile segreto dietro le spalle.
Lo sguardo le andò verso la piccola finestra ritagliata sulla porta sigillata, mentre percepì le dita di Robert accarezzarle la nuca.
-Sarai per sempre mia, vero?- le mormorò.
Florance alzò la testa su di lui e gli sorrise appena.- Sempre.- rispose, baciandolo delicatamente sulle labbra a cuoricino.
***
Quando i raggi del sole filtrarono tra la finestrella e il treno si mosse appena tra i binari, Florance si svegliò e sentì lo stomaco gorgogliare.
Indossò la camicia di Robert per coprirsi le spalle e decise di andare nelle cucine a prendere la colazione per entrambi.
Non poteva tenere la chiave con se, Robert lo avrebbe scoperto subito, quindi doveva trovare un altro nascondiglio.
Delicatamente, per non svegliarlo, la riprese da sotto il cuscino e la nascose di nuovo nel reggipetto.
Per arrivare alle cucine, ovvero uno dei primi vagoni, doveva passare attraverso tutti gli altri, porticina dopo porticina.
Stavano tutti dormendo, così cercò di fare piano.
Oltrepassò la stanza di Billie, quella di Red ed Edward e, infine, nel vagone di Benjamin e Ricky.
Dopo essersi chiusa la porta alle spalle e voltata verso i letti, notò che dormivano insieme.
Ricky era accoccolato al suo petto con dolcezza, ma avvinghiato come a non volerlo lasciare.
Le venne istintivamente di sorridere: ecco perché Ricky si era preoccupato così tanto per Ben.
Camminò in punta di piedi e arrivò nelle cucine dove riposava Micheal.
Si accucciò su di lui e lo scosse appena per svegliarlo. -Mike…- mormorò, mostrandogli la chiave. -Devi tenerla tu.-
-Cosa? No! Io non posso tenerla, lo scoprirebbe.- ribatté il ragazzo.
-Anche se la tenessi io!- replicò Florance.
Micheal aggrottò appena le sopracciglia.- Come l’hai ottenuta?-
Flo non voleva dirgli che era stata insieme a Robert e arrossì, ma lui lo capì subito e fece una smorfia di disgusto. -Sei riuscita ad aprire la porta?-
-No…E’ successa una cosa stranissima, credevo che fosse un’allucinazione…- spiegò Florance, ancora confusa.- E’ uscito…Dalla serratura…Un…- balbettò, ricordando quasi tutto in un attimo il terrore che aveva provato.
-Un palloncino.-
Flo lo guardò sorpresa.- Sì…Come…?-
Micheal sospirò, prese la chiave e la mise nel barattolo della farina. -Robert non mangia e non viene quasi mai in cucina, perciò qui dovrebbe essere al sicuro.-
-Che cosa c’è lì dentro? Ti prego! Dimmelo!-
-Non posso, devi vederlo con i tuoi occhi.- affermò Micheal.
Nello stesso istante, ecco entrare Red.
-Oh buongiorno, abbiamo una mattiniera qui.- commentò la donna, con il solito sorriso falso.- Micheal, preparami un caffè, grazie: se non ne prendo almeno 3 al giorno divento irritabile.-
Florance alzò un sopracciglio.- Ma non mi dire…- aggiunse.- Mi serve uno dei tuoi coltelli.-
Red prese una sigaretta e l’accendino dalla tasca della sua camicia da notte, accendendosela.- E perché mai?-
-Robert ha perso la sua parrucca da clown, gliene faccio una nuova con i miei capelli.-
Nello stesso momento, Red e Micheal si guardarono per un attimo e la donna sorrise.- Ma che ragazza premurosa.- disse, accarezzandole la chioma rossa.- Li trovi sul mio comodino, ma fa attenzione: non vogliamo che la star del circo si faccia male.-
-Non succederà.- affermò Flo, superandola per andare nella sua stanza.
Preso il coltello, si taglio la metà dei capelli e, cucendoli fra loro, fece una nuova parrucca per Pennywise.
Ad un certo punto però, l’ago le sfuggì, andando a pungerle il dito.
Fece una smorfia di dolore, ma ciò che notò di più strano, fu che dal dito non uscì nemmeno una goccia di sangue.
Nel chiedersi perché, ecco che sentì di nuovo le risate dei bambini provenire dalla porta vecchia.
Robert non c’era: era il momento giusto per vedere cosa ci fosse all’interno.
Prese coraggio, la chiave dal barattolo nella cucina e la mise nella serratura.
Aprendola, la porta scricchiolò, come se si trovasse da lì da anni e anni.
Era molto bui e Flo non riusciva a vedere niente.
La prima cosa che si notava a terra, era l’ombra di un paio di scarpe da clown gialle.
Mettendo a fuoco meglio e alzando pian piano lo sguardo, sembrava proprio che ci fosse l’intero costume lì dentro.
Improvvisamente, ne uscì un guanto bianco, un braccio intero, che tentò di afferrarla.
Flo fece un passo indietro, spaventata e inciampò a terra.
Si mise a pancia in sotto e scivolò via, allontanandosi dalla sua presa.
Quando si voltò di nuovo, era tutto sparito.
Anche se col fiatone, era stufa di avere tutte quelle allucinazioni, che la sua mente si immaginasse quelle cose.
-Adesso basta.- borbottò, alzandosi con decisione.
Prese dal comodino la candela che usavano la sera per illuminare la stanza e con un fiammifero l’accese.
Si avvicinò lentamente alla porta e il fuoco indicò degli scaffali vuoti.
Tutto, tranne uno.
C’era una scatola.
Così la prese e si sedette sul letto, facendo luce con la candela.
Al suo interno, impilati per bene, c’erano vari oggetti, per lo più fotografie in bianco e in nero.
Varie fotografie del circo, del tendone, dei camerini, della cucina e dei vagoni.
Ma poi, sotto di esse, delle foto di alcune donne.
Erano tutte molto belle e la particolarità che le univa, era che avevano tutte i capelli rossi proprio come i suoi.
Però perché tenere foto di donne nel magazzino?
Florance ne girò una e lesse cosa ci fosse scritto: Wendy 1922.
Successivamente: Corinne, 1927.
Sull’altra: Nancy, 1925.
Poi ancora: Veronica, 1923.
E infine: Caterine, 1922, come Wendy.
Flo la guardò meglio e, quando capì chi fosse davvero quella donna, le venne la pelle d’oca.- Red…-
Il treno si mosse improvvisamente, come se le rotaie avessero cambiato direzione e la foto le cadde.
Ciò le fece scoprire cosa ci fosse ancora più sotto nella scatola.
Erano ciocche di capelli.
Le loro ciocche.
Disgustata, rimise tutto dentro velocemente, chiuse la scatola, la rimise nel magazzino e chiuse la porta a chiave.
La cosa peggiore non era aver fatto quella scoperta, ma del senso di terrore che aveva provato toccando quelle cose.
Il cuore le batteva a mille, aveva paura.
Una sensazione che non aveva mai provato.
Si accasciò lungo la porta, cercando di mantenere calmo il respiro.
Chiuse gli occhi, inspirò ed espirò, fin che non si addormentò.
***
Mentre fuori iniziò a piovere forte e il treno fece sobbalzare ogni tanto il suo corpo, Florance sognò profondamente.
Mancava poco per arrivare a Derry, sarebbero arrivati giusto in tempo per il periodo di Halloween e della fiera della città.
Ultimamente aveva ricordato più cose di quando era piccola e di come era cresciuta a Derry: come se più si avvicinasse e più tutto riaffiorava.
Purtroppo, anche della caccia alle uova di Pasqua.
Anche l’incendio alla ferriera.
Anche il clown.
Florance si era completamente dimenticata come era fatto, ma non era un pagliaccio qualsiasi.
La faccia era bianca per via del trucco, il contorno delle labbra rosso che nascondeva i denti a castoro, quasi appuntiti.
Il naso colorato di rosso, due fili di trucco che gli attraversavano le guance e gli occhi.
Possedeva una parrucca arancione scuro, con l’attaccatura molto alta.
E poi, i suoi occhi, Florance non se li sarebbe mai dimenticati.
Gialli, luminosi, ipnotizzanti.
Lo mise bene a fuoco nella sua mente che la salutava, come era successo il giorno dell’incidente.
Il particolare di cui si era dimenticata, erano i suoi guanti insanguinati.
D’un tratto, Florance spalancò gli occhi poiché aveva sentito qualcosa.
Un urlo disperato.

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Capitolo 10
*** Chapter nine. ***


Si alzò da terra troppo velocemente, tanto che le fece girare la testa per alcuni attimi.
Seguì l’urlo attraverso i vagoni, fino ad arrivare a quello di Red, prima della cucina: da lì venivano gli urli.
Florance fu pronta a spalancare la porta, ma si bloccò quando percepì un forte vento.
Riuscì però ad aprirla appena e si accorse che la porta del vagone era aperta e non solo.
Edward e Benjamin tenevano Micheal per le braccia, facendolo dondolare verso le rotaie del treno che viaggiavano velocemente.
Florance non capiva cosa stessero facendo e sgranò gli occhi, vedendo il povero Micheal piagnucolare.
-Ti prego, non lo farò più, te lo giuro, non le parlerò più.- balbettò terrorizzato.
Fu a quel punto che, nella visuale di Florance, apparve Stranley.
Il suo sguardo era molto arrabbiato, Flo non lo aveva mai visto così, dato che tendeva a stargli alla larga per come la guardava e toccava.
Non le parlerò più.
Forse era colpa sua: Stanley non voleva che Micheal parlasse con lei.
Sarebbe dovuta intervenire, dirgli che non serviva minacciarlo in quel modo così pericoloso.
Fece per aprire completamente la porta, ma non fece in tempo che Stanley gli diede un calcio sul petto e Micheal volò via giù dal treno.
Florance si coprì la bocca per non urlare e iniziò a piangere.
Improvvisamente, qualcuno le prese il braccio con forza, chiuse la porta e la poggiò su di essa, indicandole di fare silenzio.
Era Red che, silenziosamente, le fece cenno di calmarsi.
Flo annuì e prese un bel respiro.
-Non ci posso credere che lo abbia fatto solo perché ha parlato con me!- esclamò, mettendosi le mani nei capelli. -Ho visto il magazzino! Le foto, le ciocche di capelli, era tutta roba sua, vero?- balbettò velocemente, quasi senza farsi capire.
-Dio, quanto parli, sta zitta!- replicò Red.
-C’era anche la tua foto…-
D’un tratto, Red non era più la cattiva della situazione, ma, egli occhi di Florance, una vittima di quell’uomo.
-Che cosa ti ha fatto, Red? Stai bene?-
Red voltò lo sguardo da un’altra parte, sorridendo, ma con gli occhi lucidi.- Nessuno me lo aveva mai chiesto.-
Florance si avvicinò per tentare di confortarla, quando però, nello stesso momento, Red afferrò uno dei suoi coltelli e tentò di colpirla.
Flo emise un grido, ma giunse Robert che l’afferrò da dietro con forza e le impedì di farle del male.
Dalle cucine arrivarono anche Benjamin ed Edward che, sentendo il rumore, lo aiutarono a fermare Red.
Benjamin le tolse il coltello dalla mano ed Edward la spinse contro il muro.
Robert andò in contro a Flo, prendendole il viso fra le mani.- Stai bene?-
Florance non riusciva a parlare, non si spiegava quello che era successo.
Riuscì a solo ad annuire, mentre le mani le tremavano.
-Andiamo…- le sussurrò poi, conducendola verso il loro vagone.
-La morte è l’unico modo! La morte!- urlò infine Red, prima che cambiassero stanza.
***
Robert entrò nella stanza di Billie e la fece sedere sul letto.
-Ti vado a preparare qualcosa da mangiare.- le disse Robert, accarezzandole la guancia.
Florance alzò lo sguardo su di lui e vide ancora una volta quanto fosse magro, le occhiaie sotto gli occhi, gli zigomi ossuti.
Ancora non si spiegava il perché non mangiasse.
-Dovresti mangiare anche tu.-
Robert le sorrise.- Sto bene.- ribatté, avvicinandosi poi per baciarla appena sulle labbra. -Torno subito.-
Tutta quella situazione la fece però riflettere.
Brace d’inverno, i capelli tuoi, dove il mio cuore brucia.
Perché Robert avrebbe dovuto ammaliare Red con questa poesia se era Stanley che, ipoteticamente, abusava di lei?
A meno che non fosse Stanley a farle del male, dopotutto, la scatola era chiusa a chiave dentro il vagone di Robert e non il suo.
Flo non sapeva se le sue conclusioni fossero giuste o sbagliate, ma sapeva di voler andare via di lì.
Si ripeté tra se e se le parole di Red, anche se non sapeva cosa significassero.
-Non ti preoccupare, non appena avrai mangiato ti sentirai meglio.- intervenne Billie, sorridendole.
-Probabilmente sì.- bofonchiò Florance, passandosi una mano sul viso.
-E quando saremo arrivati a Derry, andrà tutto per il meglio.-
Flo annuì: era almeno la quarta volta che sentiva dire quella frase.- Lo so, continuate a dirlo tutti.-
In quello stesso istante, sentendola parlare, Florance si accorse di qualcosa di strano e la guardò confusa.
-Che c’è?- le domandò la ragazza, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Florance aggrottò le sopracciglia.- Hai smesso di balbettare.-
Billie arrossì, iniziando a gesticolare.- Oh, s-sì, ogni tanto ho qualche momento p-positivo, ma non sempre, s-soprattutto quando sono nervosa.-
Flo doveva assolutamente uscire da quella stanza, tutto ciò iniziava a metterle i brividi.- E perché sei nervosa?- le chiese, alzandosi lentamente.
-Per lo spettacolo, o-ovviamente. Robert mi dice sempre di r-ripetere questa frase, c-così mi calmo: L’assassino è stato assassinato lungo un sentiero di sassi e sterpi.-
Di scatto, Florance si avventò sulla porta, ma Billie si alzò e le strinse il braccio. -Robert ha detto che devi rimanere qui!-
Flo si dimenò e usò la prima cosa che trovò, in quel caso il cuscino, per colpirla alla faccia.
Sapeva di trovare un’arma dentro l’armadio, così corse verso di esso e cercò la pistola tra le coperte.
Però era sparita.
Le si immobilizzò tutto il corpo.
Che cosa sarebbe successo adesso?
Sentì Billie grugnire e poi un ticchettio. -Stavi cercando questa?-
Florance si voltò lentamente, sapeva che aveva la pistola in mano ed era puntata verso di sé.
-E’ la stessa pistola che avete usato per uccidere Corinne?- le chiese Flo, tremando per la risposta.
-Più o meno…Lei se l’è infilata in bocca dopo aver capito tutto. Solo che lei ci è arrivata da sola, invece tu sei troppo stupida e hai avuto bisogno di una mano.- rispose Billie, stringendo l’arma tra le mani.
Tutte le sicurezze di Florance crollarono.- Billie, perché lo fai?- bofonchiò, dispiaciuta.
Le labbra di Billie tremarono e gli occhi le si bagnarono.- Ci ho messo troppo tempo per abituarmi a questa vita…- singhiozzò.- E tu non la rovinerai. Glielo avevo detto di non scegliere persone deboli! Persone come quell’idiota di Micheal che ti ha aiutato.-
-E’ per questo che lo fai? Perché hai paura di quello che potrebbe farti Stanley? Per quello che ha fatto a Red?- continuò Flo: doveva sapere tutta la verità.
Billie scoppiò a ridere e allentò la prese sulla pistola, come se la stesse prendendo in giro.- Sei veramente un’idiota.-
-Billie, fermati.- intervenne Robert, chiudendosi la porticina alle spalle.  -Non puoi ucciderla.-
La ragazza abbassò l’arma, sospirando.- Lo so, volevo solo spaventarla.- gli disse, consegnandogli la pistola.
Florance non capiva cosa stesse dicendo.- Robert, ti prego, dimmi che cosa sta succedendo…-
Robert annuì e tolse il caricatore alla pistola.- Sistemo una cosa e sono subito da te.- rispose, contando a bassa voce i proiettili carichi: erano 9.
Dovevano essere 10, invece, probabilmente, uno era stato usato.
Che fosse collegato a quello che aveva detto Billie?
Al suicidio di Corinne?
Ma perché si sarebbe dovuta uccidere?
Che cosa aveva scoperto?
-I-Io ho fatto q-quello che m-mi è stato detto.- balbettò Billie, singhiozzando ancora.
Robert alzò gli occhi al cielo.- Billie, lo sai quanto mi dà fastidio quando balbetti.- affermò, digrignando i denti.- L’assassino è stato assassinato su un sentiero di sassi e sterpi.-
Billie fece cenno con la testa di sì più volte, deglutendo nervosamente.- L’assassino è s-stato assassinato s-su un…-
Robert scosse la testa, togliendo la sicura alla pistola.
-L’ass-assassino è  s-stato…-
Billie stava diventando ancora più spaventata e continuava a balbettare.
-Ti prego…- piagnucolò, un attimo prima che Robert le sparasse dritto in testa, uccidendola.
Florance gridò, voltando lo sguardo e correndo verso un angolo del vagone: non aveva via di scampo.
Perché Robert lo aveva fatto?
La sua mente non riusciva a pensare.
Tentava solo di non guardare il suo corpo morto, con gli occhi aperti e il sangue sulla sua tempia che, non sapeva perché, stava galleggiando in aria, come attirato da una calamita.
-Non so tu, ma a me stava un po' antipatica.- commentò Robert, come se quello che fosse successo era normale.
Flo non sapeva che fare e si accasciò lungo il muro.- Sei un mostro!-
Robert scoppiò a ridere, mordendosi il labbro con i due incisivi davanti.- E’ vero.- confermò, inginocchiandosi davanti a lei. -E tu sei così bella.- aggiunse, prendendole il mento fra la mano.
Florance cercò di sciogliersi dalla sua presa, ma lui la strinse solo di più, facendole male.
Con rabbia strinse i pugni e lo guardò male.- Va a fanculo!-
Robert aggrottò le sopracciglia, furioso e, infine, la colpì alla testa con il retro della pistola, facendola svenire.

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Capitolo 11
*** Chapter ten. ***


Florance si risvegliò lentamente e quando i suoi occhi misero a fuoco, capì di non essere più in un treno.
Sentiva una presenza vicino a se e non riusciva a muovere le braccia.
Strizzò bene gli occhi e si guardò intorno: erano in un posto poco illuminato, con le pareti quasi interamente bruciate.
Di fatti, Florance riuscì a sentire bene l’odore di fumo che stava svanendo.
La presenza che sentì accanto a se era Edward che con una corda le stava legando le caviglie alla gamba della sedia.
Florance era seduta su una sedia, con le gambe bloccate e i polsi legati fra di loro.
Una volta ripresa completamente conoscenza, voltò lo sguardo su Edward.
Anche lui la guardò.- Mi dispiace.- le mormorò, stringendo bene il nodo.
Fu allora che Florance notò tutti gli altri membri del circo che la stavano fissando, sparsi per la stanza.
Robert teneva ancora la pistola in mano e con essa indicò il posto dov’erano.- Ti ricordi dove siamo?-
La ragazza però non voleva parlargli, ancora non si era ripresa dallo shock.
-Ti conviene rispondergli, Flo.- intervenne Red.
-Andate a fanculo tutti.- bofonchiò Florance, dimenandosi.
Robert ridacchiò.- Eddie, perché non le copri anche la bocca?-
Florance iniziò a capire tutta la verità. -Hai ucciso tutte quelle donne facendogli credere che il pervertito fosse tuo padre, ma no, eri tu. Anche se si sono suicidate, tu le hai usate, plagiate e poi per la pazzia, si sono uccise. Tranne Red…Red l’hai tenuta con te perché hai capito che aveva più palle di te.-
In silenzio, nel suo angolino, Red versò una lacrima e se l’asciugò subito dopo.
Robert si avvicinò al volto di Florance.- Credi di aver capito tutto quando in realtà non hai capito niente.-
Flo non riusciva più nemmeno a guardarlo negli occhi e non perché era diventato macabro, ossuto e con lo sguardo da pazzo, ma perché non era più il Robert della quale si era innamorata.- So solo che sei un assassino.-
-Io un assassino? Io ho aiutato tutti loro!- esclamò, indicandoli con la pistola.- Senza di me non sarebbero nemmeno qui!- gridò, sputando saliva per la stanza. -Ma mi rendo conto che Billie aveva ragione…- mormorò, togliendo la sicura alla pistola.- Sono così deboli gli umani…-
-Che cosa?- disse Benjamin, guardandolo male.- Io sono quasi morto per far sì che lei non fosse avvelenata!-
-E vuoi un premio, Ben?!- replicò Robert.- L’affascinante Benjamin Handsome, eri un narcisista figlio di puttana anche prima di morire.-
-Adesso basta!- urlò Ricky.- Sono stanco di tutto questo!-
-Oh, Ricky.- gli disse Robert, accarezzandogli la guancia con la mano libera.- Sei il principe azzurro venuto a salvarlo, non è vero? Credevi che non avrei scoperto della vostra piccola tresca?-
-Tu non saprai mai cosa significa amare.- bofonchiò Ricky, stringendo i pugni.
Robert sospirò, alzando le spalle.- Indovina un po' Ricky?- gli rispose, prima di sparargli dritto al cuore.- Non me ne frega un cazzo.-
Vedere qualcun altro morire ormai non faceva più effetto a Florance: solo non capiva il perché il loro sangue galleggiasse in aria in quel modo.
Sembrava quasi un sogno.
Che Micheal avesse avuto ragione?
Che stesse realmente dormendo?
E come ci si poteva svegliare da quell’incubo?
-Ha ragione lei, sei un mostro.- aggiunse Benjamin, abbassando lo sguardo.
Robert ricaricò la pistola e sparò anche a lui.- Le ultime parole famose.-
Florance cercò di tenere i nervi saldi e di riflettere su come andarsene via di lì.
Successivamente, Robert si avvicinò a Red ed Edward.
-Credete che non mi sarei nemmeno accorto di quello che stavate facendo? Ammetto però che è stata una buona idea quella del nodo fatto male.- continuò, ricaricando la pistola ancora una volta.
-Non so di cosa tu stia parlando…Lo sai che ti sono sempre stato fedele.- balbettò Edward.
Robert alzò l’angolo della bocca in un ghigno divertito e gli puntò l’arma sul naso.- Attento a dire troppe bugie, ti crescerà il naso.- mormorò, prima di sparargli dritto sul volto.
In qualche modo, Red sapeva che adesso toccava a lei.
Gli mise una mano sulla spalla, accarezzandola.- Tesoro, non credi di star esagerando?-
Robert prese un bel respiro e in quel momento, Florance vide come il suo viso e il suo intero corpo era cambiato: la faccia non era più scavata, la pelle era più luminosa e il resto meno scheletrico, come se si fosse cibato di tutti quegli omicidi.
-Ti sei sforzato fin ora, non credi sia il momento di riposare?- gli chiese, baciandogli la guancia.
Robert fulminò Flo con lo sguardo.- Probabilmente sì.- disse, prima di voltare le spalle.
In quello stesso momento, senza farsi vedere, con le mani dietro la schiena, Red camminò all’indietro verso Florance con un coltello tra le dita.
Flo non ci poteva credere: la stava aiutando.
La ragazza lo prese al volo iniziò a tagliarsi le corde ai polsi velocemente.
Robert si passò le dita sugli occhi e fermò il suo passo.- Anzi…Ho cambiato idea.- continuò, voltandosi verso di loro.
Sia Red che Florance fecero finta di niente, mentre quest’ultima nascondeva il coltello tra le mani.
-Hai indovinato dove siamo, Flo?- le domandò Robert.
Flo non voleva nemmeno pensarci.- Non lo so.- sputò tra i denti, con i polsi ormai liberi.
Robert le si avvicinò, mettendosi faccia a faccia con lei. -Oh, andiamo, concentrati un po'.-
Florance evitò di guardarlo negli occhi, erano di quel giallo terrificante e, per farlo, il suo sguardò andò su una finestra impolverata.
Fuori di lì sembrava esserci il sole e, se si guardava meglio, si intravidero le fogne di Derry, I Barren.
Allora capì dove si trovassero.- La ferriera…-
-Oh, oh, bingo!- esclamò, con una ridarella acuta. -Ti ho portato dove ci siamo incontrati la prima volta, Flo, non sei contenta?-
Per quanto fosse confusa, alla fine fu in grado di guardarlo negli occhi, con le sopracciglia  aggrottate.- Ma di che diamine stai parlando? Io e te non ci siamo conosciuti a Derry.-
-Sì, soltanto che sei troppo sciocchina per ricordartelo.-
Tutta quella confusione la stava stancando e, improvvisamente, con un unico gesto, piantò il coltello dritto nel fianco di Robert.
-No!- esclamò Red, mettendosi le mani sulla bocca.
Robert serrò i denti, con il fumo che quasi gli usciva dal naso per la rabbia, ma non stava sanguinando come tutti gli altri.
Fece un versetto di dolore e inciampò all’indietro, perdendo la presa sulla pistola.
Sconvolta, Florance lo vide togliersi la lama dalla carne come fosse un aghetto nel dito.
-Ma guarda…Un tuo coltello…- aggiunse Robert, guardando Red.- Perché non sono sorpreso?- si chiese, prendendole il viso tra la mano. -Credevo che fossi più intelligente, mi piacevi per questo.- le sussurrò.
-Ma che razza di mostro sei tu?- bofonchiò Florance, sconvolta.
Robert girò lentamente la testa verso di lei, con uno sguardo macabro e fisso.- Io sono la mangiatrice di mondi.- affermò, prima di tagliare di netto la gola a Red.
Florance gridò e iniziò a piagnucolare, chiedendosi come sarebbe uscita di lì, semmai ce l’avrebbe fatta.
Con le mani ormai tolte dalle corde, le venne in mente di rompere le gambe della sedia usando tutte le forze.
Si liberò le caviglie mentre Robert le veniva in contro con il coltello.
Di fretta, prese il pezzo di legno spezzato e glielo conficcò nel petto, così da guadagnare abbastanza tempo per tentare di fuggire.
Robert ridacchiò di nuovo.- Vuoi uccidermi, Flo?! Ah! Uccidermi! Non essere ridicola. Chi vuoi uccidere? I sono eterno! Io sono immortale!- gridò, sputando saliva.
Nel correre, Florance inciampò nel corpo di Edward e finì accanto a Red che stava ancora respirando, mentre il sangue che usciva dalla sua bocca galleggiava per aria.
-R-Ricorda..- singhiozzò.- Morire è l’unico modo.- aggiunse debolmente, voltando lo sguardo verso la pistola.
Fino a quel momento non aveva capito cosa significasse, ma dopo quelle sue ultime parole, Florance collegò tutto.
Ora afferrò il motivo per cui Corinne si era sparata.
Stava davvero dormendo e doveva assolutamente svegliarsi per mettere fine a quell’incubo.
Morire, perciò, era l’unico modo per andarsene via di lì.
Prima che Robert la raggiungesse, prese la pistola, si alzò e si allontanò da lui il più possibile.
Vide la porta d’uscita, tutta bruciata: ci corse in contro e l’aprì, ma, una volta attraversata, si ritrovò ancora nella stessa stanza, con la sua risata maligna che la riempiva.
-Sei nel mio sogno Flo, non puoi scappare!-
Florance se lo ritrovò davanti, con un ghigno soddisfatto sul volto e lo guardò per un’ultima volta. -Invece un modo c’è.-
-Sei tenace, ne prendo atto.- rispose Robert, facendole un occhiolino.- Ci vediamo dall’altra parte.-
Con decisione, Flo si puntò la pistola alla tempia.- Fottiti, stronzo.-

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Capitolo 12
*** Chapter eleven. ***


Un’ondata d’aria le pervase i polmoni e fu come se il suo corpo fosse tornato a respirare dopo anni e anni.
Gli occhi le si spalancarono e, senza rendersene conto, Florance cadde a terra, facendo un bel tonfo da una discreta altezza.
La testa iniziò subito a farle male e se la toccò con le dita: le stava uscendo del sangue, ma non abbastanza da farla svenire.
Con l’altra mano toccò il terreno roccioso, cercando lentamente di alzarsi.
Ma prima che lo fece, notò qualcosa a terra, vicino a lei.
Era un vestitino azzurro da contadina, ormai logoro e sporco di terra.
Una sola cosa le ricordava quell’abito e ciò la fece piangere.- Sandy…-
Si era completamente dimenticata del momento in cui erano venute nei Barren e lei l’aveva persa.
Smise quasi subito di piangere e si guardò intorno: non aveva mai visto una cosa del genere in vita sua.
Era un’alta caverna, con una luce accecante verso la fine, in alto.
Però, la cosa più spaventosa, erano i corpi che galleggiavano in aria, come il sangue dei suoi compagni.
-Oh mio Dio…-
La maggior parte erano bambini: il loro corpo era fermo, come messo in pausa e lo sguardo verso il cielo.
Scrutandoli, Florance si accorse di riconoscere uno di loro: la bambina che aveva assistito allo spettacolo, alla quale Robert aveva donato i fiori.
Era abbastanza in basso da raggiungerla e Flo prese a scuoterla.- Svegliati.- bofonchiò, per poi voltarle il viso.
I suoi occhi erano completamente bianchi, ipnotizzati dalla luce.
Sobbalzò per lo spavento e il viso della bambina tornò automaticamente con lo sguardo fisso verso l’alto.
Non aveva idea di dove si trovasse o se quello fosse un altro sogno.
Ma solo in quel momento si rese conto di essere vestita di stracci: le sue parti intime erano coperte a malapena, era sporca e si accorse di avere qualcosa in bocca.
Ci mise una mano dentro e dagli incisivi, con un po' di difficoltà, estrasse due denti finti da coniglio.
Li aveva indossati una sola volta nella sua vita.
-La caccia alle uova…-
Allora si chiese da quanto tempo fosse intrappolata là dentro.
-Ti sei persa, bimba?-
Una voce conosciuta rimbombò per la caverna e di scatto, Florance si voltò a cercarla.
Da dietro una pila di tubi e ferraglia vecchia, venne fuori qualcuno vestito con un abito scolorito, i guanti bianchi, il trucco bianco in viso e una parrucca rossa spenta.
-Il clown.- mormorò Flo, tra se e se.
D’un tratto, Florance ricordò quel macabro clown che aveva incontrato ai Barren, lo stesso giorno della festa di Pasqua.
Era uscito da dietro un palloncino rosso e aveva distratto la piccola Florance, di soli 6 anni.
-Precisamente! Pennywise, il clown ballerino! Vuoi vedere la mia performance? Me l’hai insegnata tu!- continuò egli, ridacchiando.
Ogni volta che sorrideva, faceva uscire dalla sua bocca i suoi denti a castoro, inarcando il labbro inferiore come se gli pendesse dalla faccia.
Florance si tenne ben lontana da lui, continuando a guardandosi intorno in cerca di una via d’uscita. -Dove siamo?-
-Hai perso proprio il senso dell’orientamento, eh?-
Florance osservò ancora una volta il vestitino azzurro per terra e, unito alla puzza che sentiva nell’aria, riuscì a capire dove si trovasse.- Siamo nei Barren.-
-Bingo!-
D’un tratto, le sue sopracciglia si aggrottarono e riguardò i denti finti che aveva in mano.- Da quanto tempo sono qui?-
-Oh..- mormorò il clown, piagnucolando per finta.- Non ci sei ancora arrivata? Sei triste? Prendi un palloncino!- esclamò, facendone apparire uno come per magia.
Florance iniziò a odiare quel posto e soprattutto a pensare che non fosse tutto un sogno: il pagliaccio e i bambini li vedeva, erano veri.
A quel punto, egli iniziò ad avvicinarsi a lei lentamente, mentre una fila di bava gli scendeva dall’angolo della bocca.
Di scatto, Florance prese a correre, dopo aver individuato un buco da cui uscire.
I suoi piedi affondarono nell’acqua putrida, toccando cose che non voleva neanche sapere cosa fossero.
-Flo! Torna a giocare con me! Gioca con il clown!- urlò egli, inseguendola.
La ragazza corse senza guardarsi indietro, accorgendosi di vedere la luce.
Improvvisamente, il clown le si presentò davanti, come se avesse volato per arrivare fin lì.- Bu!-
Florance urlò, sobbalzò all’indietro e cadde in acqua.
Aveva gli occhi serrati, ma riuscì a percepire qualcosa che le stringeva i polsi.
Perciò li aprì e anche se l’acqua era troppo torpida, riuscì a vedere una mano scheletrica che la teneva ferma.
Gridò, dimenandosi e finalmente venne fuori dall’acqua.
Si alzò subito, il clown era sparito e quindi corse velocemente fuori, attraversando il fiumiciattolo di pietre dove cui aveva sbattuto la testa da piccola.
Era ufficiale: si trovava a Derry.
***
Interamente bagnata e a piedi scalzi, Florance attraversò Derry.
Tutti la guardavano perché era vestita di stracci e tentava di coprirsi con le braccia.
Passò davanti al cinema Paramount, alla scuola media e infine alla grande cisterna.
I bambini andavano in giro vestiti con delle maschere: probabilmente era davvero il periodo di Halloween.
Giunse al centro della città, dove vi era una lavagnetta dove di solito appendevano le nuove notizie.
In quel momento, erano circondate di fogli di bambini scomparsi.
Probabilmente la maggior parte erano stati rapiti da quel clown e Florance li aveva visti nei Barren.
Avrebbe voluto fare qualcosa, ma aveva troppa paura.
Il vento fece svolazzare i fogli e, in quel momento, uno più vecchio degli altri, con la foto sbiadita, le saltò all’occhio.
Lo staccò e riconobbe il viso: era il proprio.
Le venne la pelle d’oca nel capire che allora avesse passato anni dentro quel buco.
Lasciò cadere il foglio con mano tremante e si avvicinò alla prima persona che vide.
-Mi scusi, mi può dire che giorno è?- gli chiese, singhiozzando.
L’uomo la guardò stranito.- 31 ottobre.-
-L-L’anno?-
-1931.-
Erano passati più di 15 anni da quel giorno alla ferriera, ma Flo non li aveva passati in collegio o nel Gray Circus, ma intrappolata in quella caverna.
D’un tratto la testa iniziò a scoppiarle: le chiacchiere, le macchine che passavano e tutto il resto, non lo sopportava.
Infine, svenne.
***
Quando Florance riaprì gli occhi, si ritrovò in una stanza completamente bianca.
Sentiva dei bip continui vicino a lei e, non appena mise a fuoco, capì si trattasse di una camera d’ospedale.
Aveva un ago infilato nella mano e nonostante le girasse un po' la testa, si sentiva meglio di quando era fuggita dai Barren.
A quel punto la porta si aprì e ne uscì un infermiere vestito di azzurro.
-Ciao tesoro, come ti senti?- le domandò, controllando la flebo.
Alla sua destra, Florance notò un’ampia finestra che si affacciava sulla città. -Meglio…- bofonchiò, con gli occhi ancora leggermente socchiusi.
-Facciamo un’altra flebo e poi starai meglio.-
D’un tratto pensò che quella voce l’avesse già sentita e, nello stesso momento, un palloncino rosso volò davanti alla finestra.
Flo si guardò la mano e vide che dal tubicino veniva liquido scuro, torpido e puzzolente.
Si voltò verso l’infermiere che non era un infermiere.
La ragazza cercò di allontanarsi da lui, ma non riusciva a muoversi.
Il clown avvicinò la faccia alla sua, con la bava alla bocca. -Dai bimba, svegliati e vieni a galleggiare!- esclamò, ridacchiando.
Improvvisamente, le si spalancarono le palpebre: era ancora nella stanza, ma questa volta con una donna.
Indossava il camice e appuntava qualcosa sulla cartella.
Era stato solo un sogno; sperò però di essere davvero sveglia.
-Buongiorno…Sono la dottoressa Rise, come ti senti?- le chiese, estraendo dalla tasca una piccola torcia per vedere la reazione ai suoi occhi.
Prima di risponderle, Flo guardò fuori: nessun palloncino.
-Sto bene.- rispose, con un sospiro di sollievo.
-Non avevi documenti quando ti hanno portata in ospedale, come ti chiami?-
-Florance.-
-Bene, Florance: l’uomo che ti ha trovato ha detto che eri malconcia, quasi senza vestiti, sai dirmi cosa ti è successo?-
Per un attimo, Flo ricordò di esser scappata da una caverna, per far sì che un pagliaccio assassino non la uccidesse.
Di certo non poteva dirle questo o sarebbe stata scambiata per pazza.
-Non voglio parlarne.- balbettò, deglutendo nervosamente.
-D’accordo, non fa niente. Sei di questa città?-
Flo annuì e da quella domanda iniziò a chiedersi che cosa fosse successo mentre lei era stata rintanata lì dentro.
Sua madre era davvero morta?
Suo padre era davvero andato in guerra?
-Hai qualche parente a Derry?-
-Sì…Mio padre… Henry Sullivan…-
Flo pensò che probabilmente le stesse dando il nome di un morto, ma la dottoressa lo segnò comunque sul suo taccuino.
-Bene, cercheremo di contattarlo. Per quanto riguarda te, dalla tac è risultato un leggero trauma cranico, probabilmente sei caduta…-
Già, perché Flo era stata sospesa in aria per più di 15 anni.
-Eri anemica e molto disidratata, ma grazie a questo flebo ti sentirai meglio e presto potrai uscire.- spiegò la donna, assumendo d’un tratto uno sguardo preoccupato. -Poi…Abbiamo trovato una cosa che non siamo riusciti a spiegarci.-
La donna le girò la stessa mano della flebo e Florance notò subito due piccoli buchi sul polso.
-Sembrano denti, però non ne siamo sicuri…- disse ella, scrutandola negli occhi.- Dove sei stata, Florance?-
Flo non si spiegava il perché avesse quelle ferite, ma solo allora si rese conto di quello che le era successo.
Che fosse davvero salva?
Che fosse tutto finito?
Dopo queste domande, alla fine, il suo pensiero andò inevitabilmente a Robert.
Scoppiò quindi a piangere.

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Capitolo 13
*** Chapter twelve. ***


 
Il giorno dopo, Florance si sentì meglio e grazie ai sedativi, riuscì a fare sonni tranquilli.
L’infermiere di turno fece leggere a Flo le notizie sul giornale di Derry: scrivevano soprattutto di bambini scomparsi.
Flo iniziò a chiedersi perché l’avesse tenuta prigioniera per tutti questi anni.
Che fosse speciale?
Doveva uscire da quell’ospedale.
Capire come distruggere quel killer omicida.
D’un tratto, quindi, la paura scomparve e, con decisione, accartocciò il foglio tra le mani, giurando vendetta.
Non solo per lei, ma anche per Robert.
Nel frattempo, una delle infermiere bussò alla sua porta.- Florance, hai una visita.-
Dall’entrata vide un uomo sulla sessantina, con una divisa da poliziotto e il cappello di pelle marrone.
Il foglio le cadde dal letto e il corpo fremette alla sua vista.
-Papà…-
L’uomo si mise le mani alla bocca, iniziando a piagnucolare.- Flo…-
Anche Flo scoppiò a piangere mentre Henry corse ad abbracciarla.
-Piccola mia, credevo fossi morta…-
La ragazza gli prese il viso fra le mani e lo tastò ovunque: sì, era lui. -C-credevo che ti fossi arruolato…-
Henry la guardò confuso.- Me l’hanno proposto, ma non ho voluto accettare, dovevo cercarti, dovevo trovarti…-
Florance lo strinse a se, non voleva lasciarlo più andare.
-Ma dove sei stata?-
-I-io…Non te lo posso spiegare adesso, ma ti prometto che lo farò. Devo uscire da qui, papà….Ho bisogno di un po' di soldi. Fidati di me e alla fine di tutto questo, ti racconterò.- gli rispose lei, guardandolo negli occhi.
-Va bene, tesoro.- annuì Henry, baciandole la fronte.- Oh, mi sei mancata tantissimo.-
***
Florance aveva finalmente avuto un attimo di serenità con suo padre.
Il giorno successivo però, dopo essersi comprata dei vestiti, decise di iniziare la sua ricerca.
La negoziante l’aveva guardata strana dopo che aveva acquistato maglietta e dei pantaloni da uomo, per non parlare delle calosce verdi e il giacchetto di pelle marrone.
La prima cosa che fece, fu visitare la biblioteca di Darry, dove poteva trovare le informazioni che le servivano e soprattutto fare chiarezza su chi fossero i suoi carcerieri.
Raggiunse la sezione casi irrisolti e prese tutte le scatole che c’erano.
Usò il carrello per via della loro pesantezza e passò l’intera giornata a cercare i loro nomi.
A metà pomeriggio, in un ritaglio di giornale dell’ottobre 1922, lesse un nome conosciuto.
Billie Evergreen, studentessa universitaria di 18 ann, si spara in bocca nella sua stanza dopo una conferenza sulla sua nuova invenzione.
I presenti dichiarano che la maggior parte degli spettatori l’aveva presa in giro per la sua balbuzia.
Allora la storia che Robert le aveva raccontato su di lei era vera, aveva solo tralasciato la parte del suicidio.
Ottobre 1923: Benjamin Handsome uccide prima il compagno omossessuale Richard Green con 8 coltellate, il meticcio Penny con 2 e poi si impicca nella casa dei suoi genitori.
Il parroco della comunità di Derry scopre coppia omossessuale e li denuncia.
-Mio Dio…-
Ottobre 1925: Il serial killer Stanley Gray viene condannato alla sedia elettrica dopo lo stupro e l’omicidio di 7 donne a Derry, tra i 20 e i 25 anni.
Le se accapponò la pelle al solo ricordarsi delle volte in cui Stan l’aveva toccata.
Ottobre 1926: Edward Sick, bidello della scuola elementare di Derry, muore di HIV.
Florance iniziò a capire che quell’essere avesse scelto tutte persone morte tragicamente.
Poi, quando si era fatta sera, trovò gli ultimi tre nomi, i peggiori.
Ottobre 1906: Micheal Stokes, impiegato della ferriera di Derry, ucciso da 3 poliziotti nel cuore della notte.
Indagati i 3 uomini per razzismo e percosse non giustificabili.
Tra la pila di fogli, ad un certo punto, Florance trovò un pezzo di carta senza foto, ma solo un nome:
Ottobre 1922: Caterine Marsh uccide suo marito e partorisce in un edificio abbandonato, morendo dando alla luce suo figlio.
Florance ancora aveva in testa la sua ninna nanna e probabilmente non se la sarebbe mai dimenticata.
Solo allora capì che quella donna, nonostante tutto, aveva cercato di aiutarla fin dall’inizio.
Aveva detto a Micheal di avvelenare il proprio piatto e ad Edward di non legare bene la corda attaccata al proprio cerchio.
Cercava di ucciderla, sì, ma solo per liberarla da quell’incubo.
-Signorina, devo chiudere!- esclamò la donna anziana, facendo risuonare il mazzo di chiave.
-Sì, un attimo solo, la prego!- replicò Florance, cercando disperatamente tra il mucchio. -Dove sei? Devi esserci anche tu…-
Improvvisamente, ecco il suo viso.
Come gli altri, il suo viso era identico a come l’aveva visto Florance.
Settembre 1922: Lo studente Robert Williams entra in aula con una pistola e uccide 25 dei suoi compagni.
Viene poi condannato a morte.
Al contrario del resto del gruppo, Robert non era un suicida, ma un omicida.
Florance non ci credeva, doveva esserci per forza una spiegazione dietro ciò.
Accarezzò il suo viso con le dita e poi decise di piegare il foglio per metterselo in tasca ed uscire di lì.
Mentre tornava a casa le sorse un dubbio: dov’erano i loro corpi?
***
Grazie al lavoro di suo padre, Florance riuscì ad arrivare ai fascicoli di ognuno di loro.
Lesse con attenzione quello di Robert e quello di Red.
La cosa che li accomunava tutti, era che i loro corpi erano spariti dall’obitorio.
Nella cartella di Robert, era segnata la via dove abitava con i suoi genitori.
Così decise di andare a fargli visita.
Neibolt Street era famosa per via della casa abbandonata che spaventava sempre tutti i bambini quando vi ci passavano davanti.
Ma, alcune casa più in là, al civico 33, c’era la casa di Robert.
Florance si postò davanti alla porta e fece un bel respiro, stringendo la sua foto nella tasca della giacca, prima di bussare alla porta.
Ad aprirgli fu una donna sulla cinquantina, con un abito lungo e un maglioncino nero. -Sì?-
-Salve signora Williams, mi chiamo Florance Sullivan…-
-Non compriamo niente, mi spiace.- replicò lei, facendo per chiudere la porta.
-Oh no, non sono qui per venderle qualcosa. Ero…- balbettò, cercando di trovare le parole giuste.- …Amica di suo figlio.-
La donna aggrottò le sopracciglia e aprì la porta.- Mio figlio è morto nel ’22, doveva essere una bambina.-
-Sì, ma andavamo alla stessa scuola e ogni tanto ci vedevamo in cortile.-
La signora annuì e si scostò.- Prego, entri, ho fatto la cioccolata calda.-
Flo le sorrise ed entrò in casa, sedendosi in soggiorno.
Ogni angolo della casa era tempestato di foto di Robert che cambiavano a seconda degli anni.
-I bambini non vengono mai a fare dolcetto o scherzetto in questa strada, ma ogni Halloween mio marito compra sempre dei cioccolatini…Io ci faccio la cioccolata calda.- spiegò la donna, versandone dentro una tazza.
-Probabilmente è per via della casa al civico 29.- pensò Flo.
A quel punto, mentre le porgeva la tazza, la signora Williams tremò e Florance la sorresse. -Sì, probabilmente.- rispose freddamente. -Se conosceva mio figlio, allora sa quello che ha fatto.-
-Sì, ma io non credo a quello che dice la gente: non posso immaginare che una persona si svegli, un giorno e decida di uccidere così i suoi compagni di classe.- commentò Flo, sorseggiando.
Ella si sedette davanti a lei.- Mi dispiace deluderla, ma per mio figlio è successo proprio così…Ma c’è dell’altro.-
Florance la guardò curiosa.- Dell’altro?-
-Nello stesso periodo, diceva di vedere delle cose…Di sentire delle cose...-
-Che cosa?-
-Risate di bambini…E poi… Un… Non ricordo…-
Florance rabbrividì.- Un clown?-
-Sì, esatto, un clown!- esclamò lei. -Ovviamente mio marito credeva che fosse uscito di senno, io invece pensavo che fosse solo un periodo duro per lui. Era così convinto di poter trovare la ragazza e scomparve per due giorni.- raccontò poi. -E quando tornò…Successe quello che successe.-
Quel racconto ne era la dimostrazione: Robert non era un assassino.
La prima cosa che pensò Florance era che quel terribile pagliaccio lo avesse plagiato ad uccidere.
-Avrei solo voluto avere il suo corpo…- singhiozzò appena la signora Williams.
Perché uccidere gli aveva lacerato l’anima, reso un disadattato, un killer, la feccia di Derry e consentito così al clown di prenderlo con se.
Se davvero i corpi non erano stati trovati, forse li aveva presi lui.
La donna si asciugò il viso con un fazzoletto.- Vuole vedere la sua camera?-
Florance annuì con un sorriso, per tirarla su.
Salirono le scale e arrivarono al piano superiore.
La stanza di Robert era interamente blu: la carta da parati, la coperta del letto e sul soffitto c’erano delle miniature dei pianeti.
-Voleva fare l’astrologo, amava le stelle e i pianeti.- spiegò la signora Williams. -Mi ricordo che per quel progetto aveva preso una A…Ne andava così fiero.-
Flo si sedette sul letto, guardandosi intorno.
-Tengo sempre chiusa questa stanza perché non voglio che il suo odore se ne vada.- continuò.- Profumava sempre di…-
-Fiori.- affermò Florance, ricordandosi tutte le volte che lo aveva abbracciato.
In quel momento, la ragazza notò una foto sul comodino.
Robert abbracciava una ragazza della sua età, con dei boccoli rosso acceso.
La sua foto l’aveva già trovata nella scatola sul treno.
-Questa è Wendy, vero?-
-Sì…Erano così innamorati, Robert non faceva altro che parlare di lei.- rispose la donna. -Io ero l’unica a pensare che avesse fatto bene ad andare a cercarla.-
Se Wendy era davvero riuscita ad uscire dal loop, significava forse che era ancora viva.- Sa dove si trovi?-

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Capitolo 14
*** Chapter tirtheen. ***


La signora Williams diede a Flo l’indirizzo di un edificio appena fuori città.
La ragazza si ritrovò davanti al grande cancello di un ospedale psichiatrico.
-Perché non sono sorpresa?- commentò, tra se e se.
Fortunatamente era orario di visite e gli infermieri le consentirono di vedere Wendy durante l’ora di svago in una grande sala.
Wendy era ancora la bella ragazza che aveva visto in foto: i capelli rossi erano ancora vivi, però la sua pelle era pallida quanto quella di un vampiro, le occhiaie sotto al viso e le mani tremolanti.
Aveva più o meno la sua stessa età: Florance aveva ormai capito che il pagliaccio preferisse delle ragazze giovani, belle e soprattutto con i capelli rossi.
Non appena si sedette davanti a lei, ella la guardò confusa.- Ci conosciamo?-
All’apparenza non sembrava una persona che era andata fuori di testa, ma solo molto spaventata da quello che le era accaduto.
-No, mi chiamo Florance Sullivan, ma puoi chiamarmi Flo. Sono un’amica di Robert.-
A Flo fece quasi strano parlare al presente, dato che probabilmente Robert era morto.
-Non mi ricordo di te, venivi a scuola con noi?-
-No, io…-
In quell’istante, lo sguardo di Wendy si voltò verso una delle finestre e la sua mano prese a tremare.
Flo guardò nella sua stessa direzione e vide un palloncino rosso volare in aria, di fuori.
-Ti prego, dimmi che lo vedi anche tu…- balbettò Wendy.
Florance lo evitò e le strinse la mano.- Ehi, lui non può farti più del male, chiaro? Sei al sicuro.-
Wendy tornò con gli occhi su di lei.- No, tu non capisci…- mormorò, avvicinando il viso al suo.- Esso è in tutte le cose: nel cielo, nella terra, nel fuoco e nell’acqua…In ogni singola cellula del mio corpo.-
A quel punto Flo capì perché era stata rinchiusa: a qualcuno che non aveva vissuto quell’esperienza, Wendy poteva sembrare una pazza.
Ma non per Florance.
Wendy girò la mano verso l’alto così che Flo potesse vedere i due stessi fori che anche lei aveva sul polso.
-Si è cibato di me per giorni…E’ questo che fa se guardi nei Pozzi Neri.- continuò Wendy, coprendosi il polso con la manica. -Ti ipnotizza, gioca con te…-
Sentendo quelle parole, Florance si ricordò la bambina che galleggiava nella caverna e i suoi occhi bianchi fissi verso l’alto.
I Pozzi Neri.
Flo capì allora che quei fori stavano ad indicare che quell’essere aveva bevuto il suo sangue per chissà quanto, per questo era risultata anemica agli esami.
Non riusciva a soppesare ancora quale fosse la cosa più orribile di tutto ciò, ma non voleva pensarci.
-Wendy, ti prometto che lo ucciderò a qualsiasi costo.- esclamò lei, stringendo i pugni.
-Non si può uccidere, non capisci? Non c’è modo, non sai la sua storia?-
Flo scosse la testa.
-I nativi americani lo chiamavano It, non si sa la sua vera forma, lui ha scelto il clown perché è un qualcosa che può far ridere come spaventare. Venne a Derry tramite un meteorite, è qui da migliaia di anni…- raccontò Wendy, sorridendo appena d’un tratto.- Il mio Robert non aveva alcuna possibilità.-
-Che cosa centra lui con tutto questo?- le chiese Flo. -Che cosa c’entrano Red, Edward, Benjamin…-
-Sono i suoi burattini…It li ha costretti a servirlo.- rispose Wendy, indicandosi il palmo della mano.
-Ma certo, le cicatrici…Sono il segno della loro appartenenza a lui.- capì Flo.
-Ti imploro, credimi, non tornare lì.-
-E’ ora delle tue medicine, Wendy.- intervenne un infermiere, con in mano un bicchierino pieno di pillole.
A quel punto Florance si alzò e lasciò che prendesse le medicine.
Si voltò un’ultima volta a guardarla, prima di uscire.
Wendy guardava fisso nel vuoto, pettinandosi i capelli rossi con le dita.- Brace d’inverno, i capelli tuoi…- mormorò, tra se e se.- Dove il mio cuore brucia.-
Florance non voleva finire come lei, per questo non aveva detto a nessuno ciò che aveva visto.
Voleva essere più forte d’animo di Wendy, senza perdere la speranza o avere paura.
Con i soldi che le erano rimasti, Florance entrò in un negozio di armi: il negoziante la guardò come l’aveva squadrata quella nel negozio di vestiti, dato che non aveva mai incrociato una donna lì.
-Posso aiutarla?- le chiese, stranito.
-Sì, mi occorre l’arma più grande e tagliente che ha.- rispose Flo, avvicinandosi al bancone.
Egli sorrise, credendo di esser preso in giro.- Scusi?-
Florance lo guardò male, estraendo tutte le banconote che aveva.- L’arma più grande e tagliente che ha.- ripeté.
L’uomo contò i soldi e dal suo magazzino portò sul bancone una sacca verde con il manico.- Questo è tutto ciò che ho…Non so nemmeno se gliela posso vendere.-
Flo aprì e ci trovò dentro una robusta ascia con il manico di legno, ben affilata.- E’ perfetta.-
Se la caricò sulla spalla, ma prima di fare qualsiasi altra cosa, decise di andare al cimitero.
Anche se il corpo di Caterinne Marsh non era mai stato trovato, la sua famiglia aveva deciso di farle una tomba.
Flo raccolse dei fiori dal prato e trovò la sua lapide.
Guardandola, si pentì di aver sempre pensato male di lei, di aver creduto che volesse solo farle del male.
-Se solo avessi saputo…-
-Lei chi è?- domandò una voce maschile alle sue spalle.
Era un ragazzo adolescente, con un mazzo di fiori in mano.
Suo figlio.
-Ciao.- gli disse Flo, sorridendo. -Mi chiamo Flo, ero un amica di tua madre.-
Il ragazzo si accigliò e mise i fiori sulla tomba.- Mia madre non aveva amici.-
Flo abbassò lo sguardo, dispiaciuta.- Ah no?-
-Senta, se è una di quei giornalisti che vuole ancora infangare il suo nome, se ne vada!- esclamò, distribuendo i fiori dentro il cestino.
-Oh no, io non sono una giornalista.- replicò la ragazza. -Tu sei Alvin, vero?-
Il ragazzo annuì e scrutò la sua sacca.- Allora cos’ha là dentro?-
Florance non poteva di certo dirgli che possedeva un’ascia affilata.- Strumenti da lavoro.-
Alvin le faceva molta pena e sembrava esser anche molto solo.
-Sai, devo fare una cosa oggi, ma quando ho finito potremmo passare del tempo insieme. E’ Halloween domani.- gli propose lei.
-Io non la conosco, mi lasci stare.- borbottò Alvin, voltandole le spalle.
Florance doveva fargli capire che di lei si poteva fare e così, prima che se ne andasse, iniziò a cantare.- When the night begins to fall…When you hear the sirens call…-
D’un tratto, Alvin si voltò verso di lei e il suo viso era molto più rilassato.- Come fa a conoscerla? L’ha cantata solo a me…-
Flo gli sorrise.- Te l’ho detto, la conoscevo.-
Alvin arrossì timidamente, mettendosi le mani in tasca.- Ci vediamo alla sala giochi in centro, domani alle 4.-
La ragazza sorrise soddisfatta.- Ci sarò.-
Anche il ragazzo le fece un leggero sorriso e poi andò via.
***
La signora Williams aveva detto a Flo che, prima di morire, Robert era attirato dalla casa abbandonata sulla sua stessa via.
Che ci fosse qualcosa di sospetto a suo interno?
Si stava facendo sera quando Flo decise di entrarci.
Il tramonto alle proprie spalle.
Varcò il cancelletto arrugginito e non appena entrò nel vialetto, vide un palloncino rosso legato al regimano delle scalette.
Flo alzò gli occhi al cielo, sbuffando.- Fottuti palloncini.- borbottò, salendo le scale per arrivare alla porta mezza aperta.
Tutto intorno a lei era vecchio, rotto e arrugginito.
Prima di entrare, tolse l’ascia dal sacchetto e anche se era piuttosto pesante, la tenne salda tra le mani.
Le finestre erano spaccate e le ultime luci del giorno entravano tra i buchi illuminando abbastanza la casa da farle vedere cosa avesse intorno.
-Ti sei persa, bimba?-
Florance si voltò di scatto, riconoscendo la sua voce, ma It non c’era.
-No, sono esattamente dove voglio essere.- affermò lei, proseguendo nella prossima stanza.
Era una camera vuota, tranne per un piccolo frigo portatile posto nell’angolo.
Davanti a lei, invece, tre porte arrugginite, proprio come quella che c’era sul vagone di Robert.
Solo che questa volta c’erano tre scritte rosse: Spaventoso, Molto spaventoso, Non tanto spaventoso.
Florance assottigliò gli occhi.- Mi prendi in giro?-
Improvvisamente, il frigo alle sue spalle iniziò a muoversi e la fece sobbalzare.
L’anta si aprì ed ecco il clown: non gli importava che lo spazio fosse troppo stretto per lui dato che, come un acrobata, ci si era infilato in una maniera disgustosa, contorcendo il proprio corpo come fosse gomma.
Fece una delle sue risate e la guardò.- Sei tornata a giocare!-
Flo si voltò verso le porte e scelse in fretta: Non tanto spaventoso, magari non ci avrebbe trovato chissà che.
Era buio, non vedeva niente.
Fin che, ad un certo punto, un bulbo oculare non rotolò a terra.
Le sue cartilagini si muovevano come fossero zampe di un polpo e quasi non la fecero vomitare.
-Hai visto il mio occhio?- borbottò una terribile figura di uno scheletro ancora con un po' di pelle attaccata alle ossa.
Florance gridò e chiuse la porta di scatto.
-Mi prendi decisamente in giro.- tremò Flo.
Dietro di lei, il corpo di It stava tornando in piedi, continuando a fare la sua ridarella buffa.
-D’accordo, allora…-
Flo aprì la porta:  Molto spaventoso: era un corridoio molto stretto, ma almeno vedeva una luce dall’altra parte.
Si mise di profilo e cercò di attraversarlo più in fretta possibile, evitando il guanto bianco del pagliaccio che tentava di aggrapparsi ai suoi capelli.
Flo doveva appellarsi a tutta la sua forza, sia fisica che psicologica.
L’ascia tra le mani pesava e in più non riusciva a respirare in quel posto piccolo.
-Perché ti ho detto che sono claustrofobica? Dannazione!- esclamò, prendendo respiri profondi.
Ma più andava avanti e più il tutto si faceva angusto.
Per un attimo ebbe paura.
-Bellissima, dolce, succulenta paura!-
La voce di It rimbombò per il corridoio, però Florance notò che la luce era sempre più vicina.
Con un grido di sfogo camminò velocemente di lato e, finito il corridoio, cadde giù per delle scale, perdendo la presa sull’ascia.
Sperò che i punti sulla ferita alla testa non fossero saltati, mentre si alzò.
Era una cantina.
Una cantina molto grande e piena di ragnatele.
Ma non era questa la sua caratteristica più importante.
C’erano dei corpi, seduti su delle sedie di legno.
I ragni ne avevano già preso possesso per fare la loro casa.
Erano in 8.

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Capitolo 15
*** Chapter fourteen. ***


La luce traspariva solo dalle piccole finestre in alto, impolverate anch’esse.
Una di essa era rotta e i vetri erano sparsi per la stanza.
Florance ci mise un po' prima di trovare il coraggio di avvicinarsi a quel cerchio di persone.
Erano proprio state messe in cerchio, 4 da una parte, 3 dall’altra e una al centro.
Non seppe nemmeno lei cosa la spinse a fare dei passi avanti.
Forse Red.
Forse il povero Benjamin.
No, era per Robert.
Tra la sedia di Red e quella di Ricky, c’era un buco apposta per entrare all’interno del cerchio.
Il corpo di Robert era in perfetta conservazione, come una mummia senza bende.
Anzi, Florance non se lo ricordava così bello.
Scansò tutte le ragnatele: i suoi occhi azzurri fissi nel vuoto.
A quel punto però, Flo notò che il suo petto faceva su e giù lentamente.
Ci si avvicinò con l’orecchio: bum.
Il suo cuore batteva e i suoi polmoni funzionavano: non era morto.
Era come in trance, ma lei non sapeva come svegliarlo.
Si diresse velocemente dagli altri e dopo aver tolto ad ognuno di loro polvere e ragnatele, capì che anche loro respiravano: Benjamin, Red, Ricky, Billie, Edward e Micheal.
Il corpo di Stanley, invece, non c’era.
-Il suo non c’è… Perché non c’è?- si chiese tra se e se.
-Oh Flo, perché non c’è?-
Una vocina acuta le si presentò alle spalle, facendola voltare di scatto.
It era davanti a lei.
In quel preciso istante, Florance lo guardò negli occhi: erano di un giallo intenso, li aveva già visti.
Quando Robert diceva di essere troppo debole o troppo arrabbiato, i suoi occhi cambiavano colore.
-Non eri sempre tu…- dedusse, quindi. -No, tu dovevi delegarli, guardare dall’altro, non potevi sempre essere tu…- mormorò, guardando di nuovo tutti i corpi e domandandosi perché ne mancasse uno. A quel punto, allora, si ricordò delle parole che le aveva detto Wendy, del fatto che quell’essere non avesse forma. -Può possedere qualsiasi forma…-
Florance si voltò: davanti ai suoi occhi era comparso Stanley Gray, con un ghigno sul volto.- Benvenuta al Gray Circus!- esclamò ridacchiando.
Istintivamente Flo gli diede un pugno e corse a prendere l’ascia.
It non prendeva solo le sembianze del corpo di Robert, ma anche quelle di Stanley.
Ecco perché lui non lo vedeva spesso.
Flo afferrò l’ascia mentre il clown si girò verso di lei, con la mandibola rotta che penzolava dalla sua faccia.
La ragazza fece una smorfia disgustata mentre l’essere se la riaggiustava come se niente fosse.
-Vuoi ancora cercare di uccidermi, Flo?- le chiese, ridacchiando.
-Deve esserci…Deve esserci un modo.-
Flo non sarebbe riuscita a combattere con quell’arma pesante.
Posò lo sguardo sul corpo di Red: il ventre pieno di sangue secco dopo il parto.
Vederla le fece ricordare la prima volta che l’aveva vista lanciare un coltello.
Si portò il manico al naso, chiuse gli occhi e fece un bel respiro.
Con tutta la forza gliela lanciò contro, sperando di colpirlo.
Ma It afferrò il manico di legno come un cane addestrato afferra un frisbee.
La sua bocca si era allargata, mostrando un’infinita fila di denti appuntiti.
Con soli tre morsi riuscì a spaccare l’ascia in due.
-Cazzo.-
Di scatto, le mise una mano al collo e la sollevò in aria.
Nel frattempo, la sua bocca si allargò di più e Flo iniziò ad intravedere una luce accecante.
Non guardare i Pozzi Neri.
Florance serrò gli occhi e voltò la testa dall’altra parte: se l’avesse guardata ancora, sarebbe tornata al punto di partenza.
-Lasciami, stronzo!- gridò, dimenandosi con le gambe.
Nello stesso momento, la luce scomparve e il pagliaccio la guardò male.- Io sono la divoratrice di mondi!-
Capendo di essere al sicuro dalla luce, anche Flo incrociò il suo sguardo.- No, tu sei solo un clown di merda!-
Sentì il guanto tremare sulla propria gola e intuì che qualsiasi cosa stesse facendo, stava funzionando.
-Vecchio, lurido, clown del cazzo!- esclamò, sputandogli in viso.
It fece un gridolino e la lasciò andare, allontanandosi come se lei fosse diventata veleno.
Florance cadde sulle ginocchia, continuando a guardare come il clown si stesse facendo piccolo piccolo.
Prese il pezzo di ascia a terra che aveva ancora del legno attaccato e gli camminò in contro: stavolta era lei a sorridere soddisfatta.- Davvero serve solo questo? Insulti? Non sei poi così grande come dici. Anzi, sei piccolo. Sei un piccolo vermiciattolo.-
Improvvisamente, l’essere ruggì e Florance gli conficcò la lama in testa.
Fece dei passi indietro, mentre la sua testa bianca iniziò a sanguinare.
Le gocce galleggiarono in aria e la sua fronte iniziò a rompersi come porcellana al vento.
Successivamente, un respiro.
Robert batté le palpebre e tossì, guardandosi intorno, disorientato.
Sembrava che It si fosse indebolito abbastanza da allentare la morsa che aveva su Robert.
Florance si accucciò su di lui, prendendogli il viso tra le mani.- Ehi, andrà tutto bene, ci sono io.-
Lo sguardo di Robert era rilassato, mentre le accarezzava la guancia. -Ciao.-
Flo non poteva credere che fosse di nuovo con lui. -Ciao.- mormorò, sorridendo.
Ma poi, Robert sussurrò un nome.- Wendy…-
Non si sapeva con esattezza quanto It avesse controllo su di lui: probabilmente ciò che faceva nei sogni delle donne, lui non lo ricordava.
It non aveva scelto Robert solo perché era un assassino, un ragazzo dall’anima logora, ma perché era innamorato di una ragazza dai capelli rossi.
Perciò, ogni volta che It faceva il suo gioco sadico con una donna, ne sceglieva sempre una simile alla sua amata, simile a Wendy.
Flo capì allora che non avrebbe mai avuto Robert per se.
Annuì, mentre delle lacrime le rigarono le guance.- Sì, sono io.-
Robert gliele asciugò con il pollice, delicatamente.- Dovevo venire a salvarti.-
Florance scosse la testa, accarezzandogli i capelli.- No, adesso sarò io a salvare te.-
Anche Robert negò.- Non puoi ucciderlo…I-io….Ho fatto tante cose brutte.- singhiozzò, tremando.
-Sssh, tu non hai fatto niente di male.- sussurrò Flo, guardandolo negli occhi.- Di cosa hai paura?-
Roberti rilassò il volto, facendo intrecciare le loro mani calde.- Di niente.-
-Dove vorresti essere in questo momento?-
-Qui, con te.-
Flo strinse gli occhi, consentendo ad un’ultima lacrima di scendere.- Qual è la cosa più importante del mondo?-
Il ragazzo poggiò la fronte sulla sua.- Sei tu.-
Florance si avvicinò abbastanza da poterlo baciare dolcemente.
E anche se Florance immaginava di baciare Robert e Robert sognava di baciare la sua Wendy, sembrò durare tutto per un’eternità.
Flo aveva fatto tanta strada per arrivare fino a quel punto, ma dentro di se iniziò a pensare che non voleva che finisse.
E fu come se quel desiderio si fosse esaudito subito.
Robert vide il suo corpo fare un leggero sobbalzo in avanti.
Un leggero verso di dolore, gli occhi fissi suoi propri e poi delle gocce di sangue caderle dalla bocca.
Robert le prese la testa fra le mani, non capendo cosa stesse succedendo.
Poi vide It, dietro di lei, con i guanti bianchi sul manico dell’ascia, conficcata nella sua schiena.
-No!- gridò e pianse, mentre It prese il suo corpo, allontanandolo da lui.
Robert avrebbe voluto fare qualcosa, ma le sue gambe non si muovevano da troppo tempo.
Florance si accasciò a terra, ancora capace di intendere e di volere.
Si voltò a fatica verso Robert: non poteva morire così, non poteva dargliela vinta.
Era arrivata fino a quel punto solo per essere finalmente felice.
Aveva fatto tutta quella strada e si era innamorata.
Chiunque sa che per amore si farebbe qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa pur di stare con la persona che si ama.
Florance vide una piccola speranza a qualche centimetro da se: il frammento della finestra rotta.
Con le ultime forze, strusciò il braccio verso di esso e lo prese.
Si sdraiò sulla schiena e, in preda agli ultimi spasmi, le sembrò che il soffitto fosse in realtà il cielo stellato.
Che Robert fosse accanto a lei.
Infine, prima di morire, usò la parte appuntita del vetro per tagliarsi il palmo della mano.
E i corpi nella stanza, seduti sulle sedie, con gli occhi fissi e i cuori che ancora battevano lentamente, divennero 9.

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Capitolo 16
*** Epilogue. ***


Derry, Maine – Ottobre 1958
 
George Denbrough svolazzava per gli stand della fiera di Derry con l’orsacchiotto appena vinto al tiro a segno.
Nonostante fosse basso per la sua età, era riuscito a colpire il bersaglio tre volte.
Voleva farlo vedere subito al suo fratello maggiore, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Si tolse un ciuffo di capelli della frangetta dall’occhio, quando notò che, poco più in là, su una collina verde, ergeva il tendone di circo.
Riuscì anche a leggere l’insegna: Gray Circus, Father and Son.
-Ciao piccolino.- gli disse una voce femminile alle sue spalle.
Si trattava di una ragazza dai riccioli rosso rame, un vestitino a fiori e un paio di ballerine.
Ma quello che osservò maggiormente il bambino, furono i suoi occhi gialli.
George era fin troppo piccolo per capire se fossero delle semplici lenti colorate o se lei era uno dei tanti personaggi buffi che facevano parte della fiera.
-Come ti chiami?-
George si guardò intorno, un po' imbarazzato.- Non posso parlare con gli sconosciuti.-
-Oh, hai perfettamente ragione, ma mi piacerebbe tanto conoscere il tuo nome, solo il tuo nome.- replicò la ragazza, sorridendogli con le mani dietro la schiena.
-Georgie…-
-Bene Georgie, io mi chiamo Flo.- continuò la ragazza, accucciandosi alla sua altezza e porgendogli quello che aveva in mano.- Lo vuoi un palloncino?-
Il bambino vide un palloncino rosso e lo prese, sorridendo.- Grazie.-
-Allora ci vediamo presto, Georgie.- affermò l’altra, con un ghigno sul volto.
Georgie gli fece un ultimo sorriso e corse via.
Flo si guardò la cicatrice sul palmo della sua mano: una parte di se sapeva che sarebbe rimasta intrappolata su quella sedia, con lo sguardo fisso nel vuoto, accanto a Robert, per chissà quanto.
Probabilmente nessuno li avrebbe mai trovati.
L’altra parte di se, impossessata da It, fece passare la mano sulla spalla di Robert, mettendogli poi le labbra sul suo orecchio.- Portalo da me.-
 
FINE.

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